IcsART N.3 2018 Giorgio Conta

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PERIODICO della icsART N.3 - Marzo ANNO 2018

icsART


In copertina: GIORGIO CONTA, WOMAN WITH YORKSHIRE, 2107, legno, grandezza naturale


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icsART

sommario Marzo 2018, Anno 7 - N.3

Editoriale

Sorry, é la censura

pag. 4

Politiche culturali

America first

pag. 5

Intervista ad un artista

Giorgio Conta

Mercato dell’arte?

Pierre Soulages

pag. 20-21

La patina del tempo

Intonaci 'in fieri'

pag. 22-23

Storia dell’arte

Aston Martin DBR1 / 1 - 1956

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo PIERRE SOULAGES

Peinture 162 x 130 cm 14 Avril 1962

pag. 28

PIERRE SOULAGES

Peinture 195 x 130 cm 7 Mars 1958

pag. 29

PIERRE SOULAGES

Peinture 181 x 143 cm 6 novembre 2007

pag. 30

PIERRE SOULAGES

Peinture 195 x 130 cm 21 Novembre 1959

pag. 31

Pittura 50 x 50 cm 6 Giugno 2017

pag. 32

Omaggio a PIERRE SOULAGES

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE SORRY, É LA CENSURA Si vede che la 'Swinging London' degli anni '60 è decisamente estinta, sostituita da una rinata neocultura elisabettiana bacchettona. Ci riferiamo alla polemica riguardante i manifesti con tre dipinti di Egon Schiele della campagna pubblicitaria di "Viennese mordernism" che l’Ente del Turismo austriaco voleva attaccare sulle pareti della metropolitana di Londra, ma rifiutati dalla Società dei trasporti a causa degli organi sessuali in vista. Nelle immagini sono raffigurati due inquietanti autoritratti del pittore: "Nudo maschile seduto" e Nudo maschile inginocchiato" e la "Ragazza con calze arancioni". Non si comprende se l'intento dell'amministrazione inglese fosse quello di non offendere la pubblica morale oppure salvaguardare lo sguardo dei più giovani poiché la cosa è abbastanza ridicola se si pensi che qualsiasi ragazzino può accedere dal suo cellulare a tutti i siti porno che si trovano su Internet e, quindi, è piuttosto improbabile che si ecciti o si scandalizzi per la cru-

da e livida nudità di questi corpi deformati dalle spigolose prospettive del giovanissimo Schiele. Il veto è stato superato con un brillante escamotage dai viennesi i quali hanno drasticamente censurato le "pudende" dei tre personaggi con uno striscione bianco (vedi in basso) e la scritta: «SORRY» (Spiacenti) in caratteri cubitali, e sotto: «100 years old but still daring today», ovvero: Hanno cento anni ma sono ancora audaci oggi, accontentando la pruriginosa pudicizia dei burocrati inglesi e solleticando al contempo nei passeggeri la curiosità di indagare sugli originali oscurati per vedere cosa ci sia "sotto". Stupisce che, in una metropoli cosmopolita in cui la pubblicità proietta su maxischermi illuminati a giorno collocati nelle piazze principali, donne e uomini smutandati in pose provocanti, dei disegni acquerellati possano creare tanto scompiglio. Si capisce che l'arte "vera", possiede il potere di toccare le corde più profonde poiché mostra all'uomo, quello che egli è realmente.


POLITICA CULTURALE

"AMERICA" FIRST Così come altri suoi predecessori, anche Donald Trump ha chiesto in prestito al museo Guggenheim un dipinto, "Paesaggio con la neve" di Vincent Van Gogh per abbellire il suo studio ovale alla Casa Bianca. La curatrice del museo, Nancy Spector, ha inviato al Presidente la seguente mail: «Ci spiace non poter soddisfare la sua richiesta iniziale, spero che la nostra offerta", il water, "sia di suo gradimento: l'opera America" è stata installata in uno dei nostri bagni pubblici: un meraviglioso atto di generosità». La provocatoria offerta non è neanche tanto campata in aria dato che il water di oro a 18 carati di Cattelan si intitola "America" e lo slogan elettorale che Trump ha utilizzato (e utilizza tuttora su berretti e magliette che vende online), è "America first": Prima l'America, e poi... tutti gli altri. Per il Presidente, il quale gode della disistima degli intellettuali e del mondo artistico statunitensi, stante la grettezza della sua cultura, pac-

chiana, razzista, machista ecc., il messaggio è stato forte e "simbolicamente" esplicito. "Libero", il quotidiano filo-Trump di Feltri, con il consueto garbo titolava: «Donald Trump, affronto in mondovisione. Lo mandano a c***». Fox, televisione repubblicana DOC, commentava invece: «L'offerta del water di Cattelan, installato nei bagni del Guggenheim e già usato da migliaia di persone non solo è uno schiaffo a Trump, ma anche al Paese». Vecchio trucco retorico usato dai politici: "Se sei contro di me, sei contro il Paese!": equazione che fa coincidere l'ego e gli interessi personali (più o meno leciti) di imbonitori ambiziosi con quelli di un'intera nazione. Mai come in questo caso, un'opera d'arte contemporanea si è inserita nel dibattito politico svolgendo un ruolo così pertinente e attuale: anche se Cattelan l'aveva realizzata prima della elezione di Trump, "America" pare fatta su misura per "Big (Pig, per le femministe) Donald". 5



Intervista a GIORGIO CONTA Nascere figlio di un artista può essere al tempo stesso una fortuna e un peso: il vivere quotidianamente a contatto con una guida autorevole permette di assorbire un'atmosfera artistica in modo naturale; dall'altra, la presenza della figura di un Padre-Maestro può essere condizionante perché necessita di una maggior forza di volontà per staccarsi e volare con le proprie ali. Giorgio Conta, figlio del più noto Livio, artista e decano degli scultori in legno, nonostante questi lo sconsigliasse, ha voluto seguire le orme paterne e ora sta percorrendo la propria strada nel corso della quale sta sviluppando e sperimentando un linguaggio artistico sempre più autonomo e personale. Giorgio ha frequentato la scuola gardenese che, in questi anni ha raggiunto livelli di qualità artistica e tecnica di assoluto rilievo rilanciando l'arte del legno la quale, sia a causa del materiale “naturale” che della ripetizione di stereotipi stilistici, è stata spesso vista come antitetica rispetto a un Moderno che privilegiava l’“artificiale” e l'astratto. Oggi, come dimostrano i lavori di Giorgio, la reinvenzione degli stilemi, delle tecniche, dei soggetti, ha riportato questa disciplina a pieno titolo all’interno del dibattito contemporaneo. Al contrario della pittura che consente l'accesso a una sperimentazione senza confini, la complessità della scultura (in legno, pietra o bronzo) richiede, prima di poter arrivare alla forma immaginata, oltre a un indispensabile talento naturale, anche passione e dedizione che si apprendono solo attraverso un impegno lungo, paziente e faticoso. A quarant’anni, Giorgio Conta, artista perfettamente padrone di tutte le tecniche e sostenuto da un'idea nobile dell'arte, ha raggiunto un grado di libertà creativa ed espressiva che gli consente di dare forma compiuta a un ricco immaginario che poggia, sia sull'intima adesione alle proprie radici, sia su valori universali quali l'amore per la Natura ma, al contempo, sempre aperto verso le altre realtà esterne, ben consapevole che l'arte è il modo per capire e migliorare il mondo. Paolo Tomio

A sinistra: WALKING TOGETHER, 2017, legno grandezza naturale

In basso: PENSIERO, NOSCE TE IPSUM, 2017 legno, 180x60x50 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Sono cresciuto in un ambiente dove l'arte l'ho respirata fin da bambino. Quindi non saprei dire quando nasce l'interesse. Dopo le scuole medie avrei voluto frequentare la scuola d'arte, ma mio padre non voleva che facessi questo lavoro. Ho dovuto così fare cinque anni di liceo per poi da maggiorenne decidere di andare a studiare scultura. Prima sono stato per un anno RAGAZZA CON CONCHIGLIA, 2016, legno 150x50x60 cm

alla scuola d'arte di Ortisei per poi accedere alla scuola professionale di Selva Gardena.

Quanto ha pesato sulla tua formazione essere figlio di un artista importante come Livio? E' pesato nel senso che la maggior parte della gente ha delle aspettative, ed è subito pronta al giudizio e al confronto con mio padre, giudizio molto spesso improvvisato, da incompetente, fuori luogo, per sentito dire ecc… Mi sono sentito e a volte mi sento tuttora un "osservato


BUSTO, legno, 2017, 80x70x40 cm

speciale" e sono convinto che tanti avrebbero goduto di un eventuale fallimento, perché bisogna dirlo: la cattiveria e l'invidia esistono purtroppo anche nel mondo dell'arte. Spesso vengono fatti dei confronti. Ma io sono io e mio padre è un'altra persona con un'altra esperienza, un altro vissuto ecc.. ed io ritengo di non dover superare nessuno se non me stesso. Altro aspetto da considerare è che anche nel passato l'artista che andava a bottega, "rubava" e faceva tesoro degli insegnamenti del maestro, tanto è vero che per identificare un quadro si dice della "scuola di…" in base agli elementi stilistici simili a quelli del maestro. E' ovvio che vivendo e lavorando a stretto contat-

to con mio padre sia stato in qualche modo in parte influenzato. Vorrei sottolineare però che è soltanto nella nostra epoca che questa cosa è vista in modo negativo, cioè che tutto quello che è tradizione deve essere cancellato. Io invece ritengo che la tradizione sia un valore, un qualcosa che si tramanda nelle generazioni future. E' anche vero che poi maturando un artista (che non nasce imparato) trova la sua strada che è una sintesi degli insegnamenti ricevuti e di tutto ciò che ha visto negli anni. Credo che ogni insegnante abbia lasciato una traccia, un'impronta 9


PRESENZE NEL PAESAGGO, 2010, olio su tela 80x80 cm

un crocevia di artisti di incontri e scambi di idee e visioni sull'arte

in me che poi è stata elaborata e riproposta con la mia sensibilità. La cosa buffa, che ormai mi fa sorridere, è sentirmi dire "questo dettaglio assomiglia a tuo padre…bello questo lavoro ricorda tuo padre", anche in cose oggettivamente diverse, agli antipodi direi. Essere figlio d'arte in alcune cose può essere un vantaggio, ma vuol dire fare tripla fatica rispetto a chi inizia da zero.

Tu hai studiato alla scuola di scultura in legno di Selva Gardena: quali differenze noti tra il mondo artistico trentino e quello altoatesino? Ho frequentato soprattutto il mondo artistico Gardenese, quindi mi è difficile fare un paragone generale non conoscendo a fondo altre realtà artistiche sudtirolesi. Posso dire che gli scultori gardenesi hanno in mano un lavoro, sanno lavorare bene, hanno una tradizione di secoli alle spalle. Indubbiamente la fama della val Gardena, sia per il turismo che per la scultura aiuta moltissimo anche nel farsi conoscere. Inoltre sono supportati anche dalla provin-

Hai avuto modo di conoscere o frequentare molti artisti locali o nazionali? Si certamente ho avuto modo di frequentare molti artisti. Anche l'ambiente della fonderia è

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DOPO IL TEMPORALE, 2008, olio su tela, 90x90 cm

cia essendo minoranza ladina. Sicuramente un vantaggio dei sudtirolesi è quello della lingua. Essendo bilingue possono avere più facilità nei contatti con Austria e Germania. A differenza del Sudtirolo il grande difetto dei trentini invece è quello di non considerare, o per lo meno molto poco, le risorse locali, mentre vengono subito aperte le porte e stesi i tappeti rossi a chi proviene da fuori regione…ma questo a mio avviso non solo nel mondo dell'arte.

Pensi che un artista debba rimanere legato alla propria storia e al proprio territorio?

sone se ne riempiono al bocca come facessero parte di un'elite superiore), è un individuo unico ed è quindi diverso per personalità, carattere ecc.. quindi credo non ci sia una regola. Io per carattere mi sento legato alla mia terra, alla mia valle, alle mie montagne, alle mie radici ecc… con una parola, alla mia Heimat, e non mi sposterei mai definitivamente in un altro luogo. Certamente non mi dispiacerebbe abitare per dei periodi anche lunghi in altri paesi, perché viaggiare ed incontrare altre persone è sempre un grande arricchimento.

Penso che ogni artista, che ricordiamocelo è una persona normale come tutte le altre, (al giorno d'oggi la parola artista è abusata e alcune per-

Tra i vari tipi di scultura che hai praticato, il legno che rimane il tuo preferito?

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Sì il legno è il mio preferito. Sono cresciuto in montagna e quindi a contatto con il bosco e il legno fa parte della quotidianità, e per questo è un materiale famigliare.

zare, ma da anche maggiori soddisfazioni. E' tridimensionale, quindi si può vedere sotto più punti di vista, si può accarezzare, si può gustare il colore del materiale, volendo si può anche annusare come nel caso di un legno profumato.

C’è il pericolo che la scultura in legno naturale sia vista come uno “stile alpino”?

Prima di approdare al tuo linguaggio vicino alla figura, hai sperimentato anche forme di espressione più astratta?

Questo pericolo esiste anche se negli ultimi anni il legno viene usato da parecchi artisti e quindi come materiale è stato rivalutato anche nell'arte contemporanea

Mi sono sempre concentrato molto sulla figura. Ho fatto solo alcune sperimentazioni in pittura con forme di espressione più astratta, ma dove in qualche modo emergeva sempre una sorta di figura oppure un paesaggio. Di puramente astratto non ho mai realizzato nessun lavoro

Tu affianchi alla professione di scultore anche quella di pittore: che diversità vedi tra la arti visive e la scultura? Credo che la scultura sia più completa rispetto alla pittura. Sicuramente più difficile da realiz-

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Non saprei come definire il mio stile, anche perché negli anni è cambiato parecchio e spero che cambierà anche in futuro. E' una ricerca continua, una maturazione lenta e questo implica dei cambiamenti. Ultimamente per esempio sto sperimentando delle sculture con l'uso di pezzi di legno di essenze diverse assemblati fra loro. La mia ricerca artistica si concentra soprattutto sulla figura. Le mie figure possono essere oniriche avvolte dal mistero che contiene le incognite, l'inquietudine, lo stupore, gli enigmi dell'esistenza. La vita in tutte le sue forme è sempre stata per me un motivo di riflessione. Il tema che scorre in filigrana nelle mie opere è il frammento. Non intendo però la mia figura come in uno stato (frammentario) di rovina, nella convinGIRL WITH BATHROBE, 2016, legno, 180x47x63 cm

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zione che sia esteticamente più eloquente e significativa di quando era completa e intatta. Il frammento nelle mie opere non è da intendersi come un pezzo di un oggetto rotto, una parte staccata, una scheggia di un'interezza perduta e non più raggiungibile, ma piuttosto come un costruire, un assemblare per raggiungere l'interezza, che può essere completata poi nell'occhio e nella mente di chi guarda. Forse più che frammenti sarebbe meglio definirli come delle "parti" staccate, isolate, "particolari", “dettagli” posti in primo piano e quindi messi in risalto. Come ad esempio un piede staccato dal resto del corpo che esce dalla base o una mano separata dal braccio. Questi particolari sono elementi di un puzzle che può essere idealmente ricomposto, come similitudine dell’uomo contemporaneo “frammentato” interiormente, in una sorta di nuova palingenesi. L’ispirazione per le forme delle mie sculture la trovo soprattutto nella natura, nei boschi e nelle montagne che mi circondano. Nelle ultime opere mi sono concentrato maggiormente su questa idea di parti “staccate e ricomposte” anche usando pezzi di legno irregolari, con essenze diverse, assemblati fra loro e successivamente scolpiti. Sono legni che trovo passeggiando nei boschi della mia valle e che generalmente non si usano per la scultura. In alcune parti ho voluto usare del legno di abete, spazzolato in modo da far risaltare le venature. Mi ricordano le travi e le assi sconnesse dei vecchi fienili e i legni secchi degli steccati, i ceppi e le piante sradicate che con il passare degli anni, risultano mangiate dal sole e corrose dalle intemperie. Con questa lavorazione che scava nel legno voglio approfondire il tema del tempo che scorre e lascia il segno, impronte indelebili anche

sull’uomo. I solchi in cui possiamo ritrovare il nostro passato che sono le nostre radici, la nostra storia e identità. Si parla spesso della «perdita d'identità» di cui soffre l'uomo del nostro tempo e si dà a questa espressione il significato di una perdita di orientamento, di una crisi profonda che ha colpito quadri di riferimento, costellazioni di valori in seno a cui gli uomini erano abituati a collocarsi e a conferire un senso alla propria esistenza.

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: concetti o emozioni? Punto ai concetti. Certo è importante anche l'emozione, ma penso che questa nasca automatica nello spettatore quando l'opera d'arte è vera, autenticamente e non è creata per altri scopi. Credo sia difficile in un'opera rappresentare emozioni o dare emozioni, …senza magari

JUANITA, 2015, bronzo, 73x25x50 cm

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aver niente da dire. Poi le emozioni si sa che durano poco, sono effimere e se slegate da un qualcosa di solido rischiano di svanire subito. Diversamente, quando un'opera d'arte è vera ed esprime "bellezza" (che non è solo un concetto estetico), l'emozione rimane. Certamente la società odierna è basata molto sulle emozioni anche a discapito dei valori, la

gente si lascia molto spesso trascinare più dalle emozioni che non dalla ragione.

Come ti sembra il panorama degli artisti trentini d’oggi? Chi apprezzi a livello provinciale? Ci sono senz'altro bravi artisti ma cerco di avere una visione più aperta rispetto al piccolo guscio trentino.

Cosa manca agli artisti trentini per poter essere più presente sul mercato esterno? Si sa che il lavoro e la vita dell'artista non è per niente facile, soprattutto se lo fa di professione. Credo che manchi l'aiuto da parte delle istituzioni a differenza del vicino Sudtirolo. Credo anche che ci voglia più umiltà da parte dei singoli e voglia di confronto aperto.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più per il settore dell’arte moderna? Sicuramente si può fare di più. I trentini come ho già detto, hanno il brutto vizio che snobbano i "prodotti" locali stendendo tappeti rossi a chiunque venga da fuori, anche se magari ha un "prodotto" peggiore del "prodotto nostrano"

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Definire che cos'è la bellezza è molto difficile e si rischia di finire in un ginepraio. Sarebbe un discorso lunghissimo difficile da sintetizzare in poche righe. Soprattutto al giorno d'oggi dove THE COUPLE, 2015, bronzo, 115x35x40 cm

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tutto è relativo e soggettivo. Dove la parola "a me piace" o "secondo me" è diventato ormai uno standard contro il quale non si può nemmeno cercare di ragionare, anche di fronte all'evidenza oggettiva. Io credo invece che ci sia una certa oggettività di base nella bellezza. La bellezza esprime un ordine e l'ordine è opera della ragione. Ciò che definisce la bellezza è la giusta proporzione dei volumi, delle forme, dei colori, dei suoni. La bellezza è quindi equilibrio, gusto, sentimento della misura, amore dell'ordine e orrore dell'esagerazione e del banale, del non senso, dell'assurdo, del kitsch. La bellezza genera amore alla vita. Un tempo si producevano cose belle proprio perché l'uomo riusciva a dare delle risposte serie al senso del vivere, e questo grazie ad un "pensiero forte". Ora che domina un "pensiero debole", incapace di dare senso all'esistenza, l'uomo nutrendo un rapporto negativo con la vita, ha anche iniziato a produrre cose brutte. Un esempio lampante sono le cattedrali costruite nel medioevo (e per fortuna che sono chiamati secoli bui) in paragone alla maggior parte delle chiese moderne (costruite anche da famose archistar), che assomigliano a scatole vuote, palestre, magazzini… San Tommaso diceva: "il bello è ciò che visto, piace". Potrebbe sembrare una definizione semplicistica, ma in realtà centra bene la questione. San Tommaso afferma inoltre che il bello per piacere deve essere visto, deve quindi porsi dinanzi allo sguardo. Quindi non può esserci bello che può rimaner soltanto nel pensiero (arte concettuale che rifiuta la motivazione finale estetica dell'opera, riconoscibile e condivisa). Il bello, se pur pensato dal genio dell'artista, deve concretizzarsi e porsi dinanzi allo sguardo. Il bello deve riconoscersi nella dimensione dell'oggettività, non deve essere solo visto ma

anche riconosciuto. Non può essere definito bello ciò che non ha nessuna corrispondenza con i canoni della realtà ma che anzi stravolge questi canoni, come tante cose fatte a caso, senza senso, deformi, dissacranti, inquietanti. Il bello, dopo essere stato visto e riconosciuto, deve anche appagare, ciò significa godere ciò che si è gustato. Il disordine, il caos, ciò che tur-

PRESENCE, 2015, legno, 180x50x50 cm, copia 2

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ba e inquieta non può porsi in questa prospettiva. Io credo che ci possa essere bellezza anche in certa arte astratta se risponde ai canoni dell'armonia e dell'ordine. E' difficile dare una definizione precisa di bellezza nell'arte, anche perché ci sono tante percezioni estetiche e ci sono persone con diverse sensibilità, con buono o cattivo gusto. Certamente la "bellezza" non corrisponde solo a dei canoni estetici, ma è una realtà più complessa, che ha a che fare con delle categorie come il vero, il giusto, il buono. Il cuore riconosce la bellezza quando la incontra, perché è una cosa innata nell'animo umano, che l'uomo ricerca, riconosce, brama, con-

templa Ma questi discorsi non valgono per l'arte così detta "contemporanea", dove la bellezza è un concetto che non esiste più e tutto è relativo. La bellezza è morta… nessun artista, nessun gallerista, critico, curatore, collezionista cerca la bellezza. Si cerca la cosa al limite "interessante"… Anche il talento non è più considerato, al punto tale che certi critici sostengono che il talento è un ostacolo per l'artista contemporaneo. Per me la bellezza è un valore e cerco nel limite delle mie possibilità di ricercarla.

Cosa è per te l’arte? Vorrei rispondere a questa domanda con un pensiero di Lev Nikolaevic Tolstoj dal trattato filosofico "Che cos'è l'arte" scritto nel 1897. "L’arte vera", sostiene Tolstoj, "è quella che contagia, che è capace di suscitare nell’uomo quel sentimento di gioia nella comunione spirituale con l’autore e con gli altri che contemplano la stessa opera d’arte. In questo modo l’arte può stimolare la convivenza pacifica tra gli uomini mediante la loro libera e gioiosa attività e può dunque contribuire a sopprimere la violenza, facendo in modo che i sentimenti di fraternità e amore per il prossimo, oggi accessibili solo ai migliori, diventino sentimenti abituali, istintivi in tutti."

IL PIANISTA, 2014, legno, 80x80x55 cm

E, per finire, chi è l’artista? L'artista è colui che avendo un talento esprime la sua personalità attraverso le varie forme d'arte. Fare l'artista è un lavoro, spesso faticoso, e ci vuole grande spirito di sacrificio.

A destra: GUARDANDO OLTRE, 2016, legno 140x45x60 cm

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Monclassico (Tn), Municipio, pittura murale Samoclevo (Tn), chiesa parrocchiale, adeguamento liturgico (altare, ambone, sede in marmo) Caltanissetta, curia vescovile (cappella pri vata del vescovo), custodia eucaristica in bronzo Caltanissetta, chiesa di San Pio X, adeguamento liturgico (altare, ambone, sede in marmo, tabernacolo in bronzo e pitture murali) San Cataldo (Cl), chiesa di Sant’Alberto Magno, via lucis in legno Villalba (Cl), chiesa madre, porta in bronzo Vermiglio (Tn), chiesa parrocchiale, porta in bronzo e pittura murale Segno (Tn), monumento in bronzo a P. Eusebio Chini Vigo Lomaso (Tn), chiesa parrocchiale, adeguamento liturgico (altare, ambone, sede in marmo) Montedoro (Cl), chiesa parrocchiale, porta in bronzo Varsavia (Polonia), chiesa di Sant’Antonio Maria Zaccaria, gruppo in legno 350 cm, tabernacolo in argento, lampada eucaristica in argento Vau Dejes (Albania), cattedrale di Madre Teresa di Calcutta, fonte battesimale in marmo Fiumicino (Rm), Aeroporto Leonardo da Vinci, statua in bronzo Padova, facoltà teologica del Triveneto, in legno Mezzolombardo (Tn), scuola materna, in bronzo Mezzolombardo, scuola media, graffito Sutera (Cl), santuario di San Paolino, adeguamento liturgico (altare e ambone in marmo) Aldeno (Tn), chiesa parrocchiale, adeguamento liturgico (altare, ambone e sede in marmo) Romallo (Tn), chiesa parrocchiale, via crucis bronzo Roma basilica di Sant’Anastasia al Palatino, statua in legno Roma, curia generalizia “Figlie della divina Provvidenza”, gruppo in bronzo Castel Condino (Tn), Municipio, pittura murale PRINCIPALI MOSTRE 2017 Legno | Lën | Holz , (Mart), An Itinerary in Contemporary Sculpture, Galleria Civica, Trento MIlano scultura - Step art fair, a cura di Valerio Dehò, Fabbrica del Vapore, Milano PrimaVera, mostra collettiva, Centro Culturale d'Anaunia, Casa de Gentili, Sanzeno (TN) L'emozione si fa materia-Alba Gonzales and friends, XVI Edizione del Premio Pianeta Azzurro, Fregene (ROMA)

GIORGIO CONTA Nato nel 1978, Giorgio Conta cresce in un ambiente stimolante. Fin da giovanissimo entra in contatto con vari personaggi della cultura, tra cui il pianista Arturo Benedetti Michelangeli, amico di famiglia. Dopo il liceo, frequenta la scuola di scultura di Ortisei, dedicandosi anche al disegno e alla pittura. Realizza opere monumentali e partecipa a varie mostre personali e collettive. Prende parte alle mostre "Tesori d'Italia" all'Expo 2015 a cura di Vittorio Sgarbi e alla mostra "da Giotto a de Chirico" al MuSa di Salò sempre su invito di Vittorio Sgarbi. Nel 2016 partecipa alle fiere Context art Miami e Contemporary Istanbul con la galleria Liquid Art System. Nel 2017 è invitato dal Mart ad esporre due opere nella mostra "Legno | Lën | Holz" alla galleria civica di Trento e partecipa a Miano Scultura(Step Art Fair) su invito del critico Valerio Dehò. Di lui hanno scritto Valerio Dehò, Luigi Marsiglia, Massimiliano Castellani, Renzo Francescotti, Paolo Levi, Stefania Severi, Pupi Avati. PRINCIPALI OPERE PUBBLICHE Chicago, Catholic Cemetery and Mausoleum, gruppo bronzeo Pietralba (Bz), santuario di Pietralba, Monumento alla vita, gruppo bronzeo Milano, piazza Frattini, gruppo bronzeo Saronno (Va), Istituto P. Monti, gruppo in legno Bovisio (Mi), chiesa parrocchiale, gruppo in legno Pejo Terme (Tn), Terme comunali, pitture murali e mosaico Terzolas (Tn), convento dei padri cappuccini, scultura in bronzo e scultura in legno

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2016 Context art Miami, presentato da Liquid Art System gallery, Miami, USA Contemporary Istanbul, presentato da Liquid Art System gallery Istanbul, Turchia, Da Giotto a De Chirico, Collettiva di scultura a cura di Vittorio Sgarbi MUSA (Museo Arte Contemporanea Salò), Salò (BS) 2015 Il tesoro d'Italia, Padiglione Eataly, a cura di Vittorio Sgarbi, Padiglione Eataly EXPO 2015, Milano La musica nelle opere di Giorgio Conta, Villa Filippini, Besana in Brianza MIlano scultura - Step art fair, a cura di Valerio Dehò, Fabbrica del Vapore, Milano 2013/14 Giorgio Conta, a cura di Renzo Francescotti e Pietro Marsilli, Palazzo Trentini, Trento. 2013 Opere Sacre, personale a cura dell'associaione Aligi Sassu, presentazione di Luigi Marsiglia, Villa Filippini, Besana in Brianza, 2012 Premio Carlo dalla Zorzxa, mostra collettiva, Galleria Ponte Rosso, Milano 2010 Jazz in mostra, personale con presentazione di Luigi Marsiglia e Massimiliano Castellani, Palazzo Assessorile e Galleria D’arte Fedrizzi, Cles (TN), Jazz Session, mostra personale a cura di Luigi Marsiglia e Massimiliano Castellani Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (MI), Oltre l'orizzonte, Centro D’Arte Contemporanea Cavalese, Palazzo Firmian, Cavalese (TN) 2008 La montagna incantata, mostra personale a cura del Trento Film Festival Della Montagna Presentazione di Luigi Marsiglia, Palazzo Trentini, Trento, Mostra collettiva, Villa Ormond, Sanremo 2007 Terra, mostra personale, Palazzo Conti Martini, Mezzocorona (TN) 2006 Legno da musica, mostra collettiva, Palazzo Roccabruna , Trento 2005 Livio e Giorgio Conta, presentazione di Fiorenzo Degasperi, Alla Sosta Dell’ Imperatore, Folgarida (TN), 2004 Mostra collettiva e asta condotta da Christie’, presentazione a cura di Philippe Daverio, Cantine Rotari, Mezzocorona (TN), 2003 Giorgio Conta, mostra personale, Sala degli Artisti, Teatro Comunale, Malè (TN) 2000 Dessënies dal vif, mostra collettiva, Kreis für Kunst und Kultur, Ortisei (BZ)

ics

ART E' possibile sfogliare o scaricare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017-2018 della rivista icsART (ex FIDAart) dal sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.3 2018 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.3 - Marzo ANNO 2018

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MERCATO DELL’ARTE ? per lui sono una rivelazione e, deluso dall'insegnamento accademico, ritorna a casa per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Durante la guerra, per sfuggire al lavoro obbligatorio dei nazisti, riesce a nascondersi a Montpellier per tre anni durante i quali smette di dipingere. Nel 1946 ritorna a Parigi e comincia a dipingere delle tele astratte: alla sua prima mostra, nel '47, presenta al Salon des Surindépendants i suoi “Brous de noix”, composizioni con grandi tracce marrone ottenute con il colore del guscio di noce usato dagli ebanisti, subito notati poiché si differenziano dalla pittura semi-figurativa e colorata del periodo post-bellico. Partecipa a innumerevoli mostre collettive e nel 1949 inaugura la sua prima mostra personale a Parigi e poi la prima personale negli Stati Uniti, all'importante galleria Betty Parsons. Dai primi anni '50 appare in mostre collettive sia in Europa che negli Stati Uniti e i suoi dipinti entrano nei più grandi musei del mondo. Nel 1957, a 38 anni, apre la sua quarta mostra personale alla Kootz Gallery di New York con un grande successo di pubblico e di vendite. Anche se, apparentemente simili ai dipinti dell'americano Franz Kline, le opere di Soulages - create nel 1947, due anni prima di quelle di Kline - sono più eleganti per la maggior attenzione prestata alla composizione e all'equilibrio formale. La sua filosofia è chiara: «Non parto da una teoria, non parto da principi ristretti e stabiliti, non so cosa farò prima di lavorare, è quello che faccio che mi insegna». Quando la galleria Kootz chiude nel 1967, i lavori di Soulages escono gradualmente dal mercato statunitense che preferisce privilegiare il proprio Espressionismo astratto, ed entrano in un fase di oblio che durerà 30 anni. Nel 1979, l'artista, il quale dipinge da oltre trent'anni, fa

PIERRE SOULAGES (1919), Peinture 162 X 130 CM, 14 Avril 1962, 1962, olio su tela, 162x130 cm, venduto da Christie's Parigi 2017 a $ 6.120.000 (€ 7.666.800) vedi a pag. 28. Alla venerabile età di 98 anni Soulages, il pittore che ha dedicato tutta la vita al "nero", è unanimamente considerato uno dei principali rappresentanti della pittura informale europea del dopoguerra e il maggior artista francese vivente. Nato a Rodez, una cittadina nel sud della Francia, perde a cinque anni il padre artigiano e cresce con la madre e la sorella maggiore. Affascinato dall'arte romanica e dalle antiche pitture rupestri locali, all'età di 18 anni si trasferisce a Parigi per studiare all'École des Beaux-Arts: al Louvre vede le mostre di Cezanne e Picasso che 20


PIERRE SOULAGES una scoperta che cambierà per sempre la sua pittura: dopo aver dipinto furiosamente tutto il giorno su un quadro, quando rivede l'opera rimane come folgorato, «il nero aveva invaso tutto, tanto che era come se non esistesse più». Lo stesso anno espone al Centre Pompidou i suoi primi dipinti completamente neri che chiama "Outrenoir", dove "outre" significa sia "oltre" che "al di là", un qualcosa che porta a una realtà altra. I dipinti che realizza diventano noti per la loro profondità senza fine creata grazie e nonostante il nero, un colore che rappresenta per definizione l'assenza di luce: «Il mio strumento non è il nero ma la luce è riflessa dal nero». L'artista dipinge sul pavimento applicando spessi strati di pigmento e lavorando con spatole e strumenti che si è creato, la superficie dell'impasto per modificare l'uniformità del Peinture 46 X 38 CM, 14 Mai 1961, 1961, olio su tela, 46x38 cm, venduto da Christie's Parigi 2015 a € 843.000

Peinture 324 X 362 CM, Polyptyque 1986, dettaglio 4 elementi 81x362 cm sovrapposti, Musée Fabre

nero: raschiandolo, scavandolo, incidendolo per ottenere irregolarità che assorbano o riflettano la luce a seconda di dove si trovi l'osservatore, facendo apparire di volta in volta il nero scuro o chiaro, opaco o lucido, grigio antracite o quasi bianco. Caratteristica di Soulages è di dare a ogni quadro il titolo "Peinture" seguito da dimensioni, giorno, mese e anno, per certificare una ricerca analitica durata oltre 70 anni. Infine, caso unico per un artista vivente, a Rodez è stato costruito il "Musée Soulages", inaugurato nel 2014, a cui l'artista ha donato oltre 500 opere che riassumono tutta la sua lunga carriera.

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LA PATINA DEL TEMPO L'intonaco, lo strato di rivestimento esterno delle murature che assume una funzione protettiva ed estetica fondamentale nella maggioranza delle costruzioni, è tutt'altro che estraneo al mondo dell'arte in quanto supporto dell'affresco, un tipo di pittura antichissima che consiste nel dipingere con pigmenti di origine minerale su un intonaco 'fresco', appena posato sulla parete, detto "intonachino". Il metodo classico consiste nell'eseguire sul muro il "rinzaffo", uno strato grossolano che ha la funzione di rendere il muro regolare e omogeneo, quindi si posa un secondo strato con la superficie ruvida, chiamato "arriccio", che deve portare l'intonachino finale composto da un impasto di sabbia fine di fiume, polvere di marmo colorato e calce. Il pittore salisburghese Florian Wagner il quale, grazie alla sua esperienza di restauratore degli affreschi barocchi tipici della sua zona, ha studiato a lungo questa tecnica, ha voluto riproporla in chiave moderna nelle sue opere materiche ottenendo risultati molto interessanti. L'artista, però, nei suoi lavori, non è interessato a dipingere affreschi, un tipo di pittura che ha perso ormai la sua importanza, ma solo ad approfondire e valorizzare le qualità estetiche

degli intonaci come forma d'arte autonoma e autosufficiente. Il suo lavoro consiste nello stendere su grandi pannelli portanti più strati di intonaco dotati di spessori e caratteristiche tecniche diverse appositamente studiati per favorire comportamenti tra loro differenti in base alle qualità materiche e cromatiche che variano in funzione degli specifici materiali usati, delle finiture superficiali e dei coloranti minerali inseriti nell'impasto. In ragione della sua formazione professionale di restauratore, Wagner, che conosce perfettamente anche le problematiche della "patina del tempo", ha cercato di riprodurre questo tipico effetto che caratterizza i manufatti antichi sulle proprie opere. Egli espone all'aperto per lunghi periodi i suoi pannelli, in varie aree climatiche e geografiche in modo da controllare come si modifichino i vari strati di intonaco sotto l'azione del tempo; lasciati all'esterno per tempi variabili da qualche mese a diversi anni in modo che essi si ricoprano di quel sottile strato superficiale che, con il trascorrere del tempo assumono i manufatti a seguito di processi spontanei di alterazione a causa della formazione di depositi dovuti a degradazione meteorica e a processi fi-


INTONACI 'IN FIERI'

sici di usura. Una pratica del tutto singolare ma che era usata anche da Edvard Munch il quale lasciava le sue tele dipinte ad olio esposte alle intemperie affinché i colori si combinassero meglio. Gli intonaci tendono a distaccarsi dal supporto sottostante portandolo in vista, cosicché i vari strati interagiscono in modo diverso con l'ambiente, cambiando il colore, la grana e la texture superficiali diventando simili a dei bassorilievi e assumendo quel senso di vissuto caratteristico dei vecchi edifici. Le opere dell'austriaco "invecchiano naturalmente", ricoprendosi della patina del tempo, un velo dovuto a depositi di sporcizia e all'aggressività sia degli agenti atmosferici diretti come il dilavamento e conseguenti efflorescenze, microfratture, rigonfiamenti, disgregazioni, sia ad agenti indiretti come la corrosione chimica dovuta all'inquinamento o alle piogge acide da cui derivano distacchi, rotture,

fessurazioni che incidono sul comportamento dei materiali fino a sfociare in patologie fisiche con erosioni e formazione di muffe e alghe multicolori. Wagner è riuscito ad introdurre nelle sue opere un elemento assolutamente innovativo e finora mai impiegato deliberatamente in arte, il tempo - cronologico e meteorologico - accogliendo il "cambiamento in corso d'opera" come fondamento della sua arte. Un'arte "in fieri", quindi, intonaci in continuo divenire, che non rimangono mai uguali a sé stessi e di cui diventano parte integrante le imperfezioni che vi si creano, casualmente e all'insaputa dell'autore. Un sistema in continua evoluzione perché l'intervento del tempo avviene in simbiosi con la creazione artistica stessa, intervenendo e partecipando attivamente alla trasformazione dell'opera la quale, in questo modo non risulta mai conclusa definitivamente. 23


ASTON MARTIN DBR1 / 1 - 1956

All'asta di RM Sotheby's che si è svolta nello scorso agosto a Monterey, è stata venduta la prima e più importante Aston Martin DB mai costruita, la DBR1 telaio 1, del 1956, per la cifra record di $ 22.550.000 (€ 19.191.400). La DBR1 / 1, un prototipo biposto a ruote coperte progettato e costruito in soli cinque esemplari appositamente per le gare di vettura da corsa, ha spodestato la Jaguar D-type XKD 501 venduta nel 2016 a $ 21.780.000, diventando, allo stesso tempo, la più costosa Aston Martin di sempre, l'auto britannica più costosa mai venduta a un'asta pubblica e la settima vettura battuta all'asta più cara al mondo.

Nel classico verde, il colore nazionale delle auto da corsa inglesi (prima dell'arrivo delle sponsorizzazioni), la DBR 1 / 1 è una commovente figlia del suo tempo quando la "forma a uovo" veniva considerata ottimale dal punto di vista dell'aerodinamica. Carrozzeria curvilinea e sinuosa per una lunghezza di 4 metri e un'altezza inferiore al metro, questo spyder si presentava con una linea filante ed aggressiva grazie ai fari anteriori carenati, la coda arrotondata a quattro luci, ruote a raggi e un parabrezza talmente basso che il pilota doveva guidare in piena aria con casco e occhialoni. Prima di cinque modelli DBR1 costruiti tra il 1956 e il 1958, la DBR1 / 1 è descritta da Sotheby's come la «più corretta delle cinque vetture costruite» perché venduta con il motore da 3.0 litri originale. Inizialmente, infatti, montava un motore anteriore a sei cilindri in linea da 2.500 cc di cilindrata, portato nel 1957, all'inizio della seconda stagione di competizioni, a 3.000 cc. Dotato di una struttura portante a telaio tubolare, trazione posteriore e cambio manuale a cinque rapporti e vagamente simile alla forma del vecchio DB3S, il DBR1 progettato da Ted Cutting era più basso e più snello e, grazie al telaio alleggerito, pesava quasi 90 chilogrammi in meno rispetto al modello precedente. Nella


STORIA DELL’ARTE versione da 3,0 litri la vettura, che produceva circa 250 cavalli per un peso di 800 chilogrammi, era in grado di rappresentare una sfida molto seria per Ferrari, Maserati e Jaguar. Nella stagione del campionato del mondo sport prototipi 1957, la DBR1 ha vinto la 1000 km del Nürburgring. L'anno seguente, le vittorie imposte nuovamente nella 1000 km del Nürburgring e in altri circuiti, hanno permesso alla vettura di classificarsi al secondo posto nel campionato mondiale costruttori sport prototipi, dietro alla Ferrari. Nel 1959 l'Aston si è imposta per la terza volta al Nürburgring coprendo i 1000 km in 7 ore e 33 minuti alla media di 132 km/ora e, per la prima volta, anche alla 24 Ore di Le Mans e a Goodwood. Questa serie di vittorie hanno permesso al marchio britannico di vincere il campionato mondiale sport prototipi 1959 - il primo per una casa britannica - finalmente davanti alle Ferrari. Nel Nürburgring del 1959, aveva contribuito a far entrare la DBR1 nella leggenda anche il pilota inglese Stirling Moss il quale era stato in testa alla gara battendo più volte il suo record del giro prima di consegnare la macchina al co-pilota Jack Fairman; quando quest'ultimo era finito con la macchina in un fosso, Moss aveva ripreso il volante riuscendo a riportare la DBR1 al co-

mando e a tagliare il traguardo con un minuto di anticipo sul secondo concorrente. Dopo aver conseguito il titolo, il costruttore David Brown si era ritirato dalle competizioni sport prototipo per tentare l'avventura in Formula 1. Le automobili stradali dell'Aston Martin (riconoscibili dall'iniziale "DB", dal nome del proprietario), venivano prodotte fin dal 1950 ma, grazie anche alle vittorie conseguite nelle corse, il marchio ha prodotto modelli di successo come quelli apparsi in quasi tutti i film di James Bond, a partire dal celebre DB5 coupé del 1963 di ''Goldfinger', fino al DB10 usato in 'Spectre', l'ultimo film di 007 del 2015.



Marzo 2018, Anno 7 - N.3

News dal mondo PIERRE SOULAGES

Peinture 162 x 130 cm 14 Avril 1962

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PIERRE SOULAGES

Peinture 195 x 130 cm 7 Mars 1958

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PIERRE SOULAGES

Peinture 181 x 143 cm 6 novembre 2007

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PIERRE SOULAGES

Peinture 195x130 cm 21 Novembre 1959

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Pittura 50 x 50 cm 6 Giugno 2017

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Omaggio a PIERRE SOULAGES

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PIERRE SOULAGES, Peinture 162 x 130 cm 14 Avril 1962, 1962, olio su tela, 162x130 cm, venduto da Christie's Parigi 2017 a $ 6.120.000 (€ 7.666.800)

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PIERRE SOULAGES, Peinture 195 x 130 cm 7 Mars 1958 1958, olio su tela, 195x130 cm, venduto da Cristie's 2016 Parigi € 3.757.500


PIERRE SOULAGES, Peinture 181 x 143 cm 6 novembre 2007 2007, olio su tela, 181x143 cm, venduto da Christie's 2017 Paris a € 1.046.500 ($ 1.119.600)

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PIERRE SOULAGES, Peinture 195 x 130 cm 21 Novembre 1959, olio su tela, 195x130 cm, venduto da Christie's 2013 Londra a GBP 4.338.500 (€ 4.882.300)



PAOLO TOMIO: Omaggio a PIERRE SOULAGES Pittura 50 x 50 cm 6 Giugno 2017, particolare acrilico su plexiglas


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