PERIODICO della icsART N.4 - Aprile ANNO 2018
icsART
In copertina: GILBERTO MORELETTI, NEL TEMPO, 2017, collage e acrilico su compensato, 60x64 cm
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icsART
sommario Aprile 2018, Anno 7 - N.4
Editoriale
pag. 4
Politiche culturali
Da FIDAart 2012-2016 a icsART 2016-2018
Intervista ad un artista
Gilberto Moreletti
Mercato dell’arte?
Egon Schiele
pag. 20-21
Cosmogonia nell'arabesco
Arte misterica
pag. 22-23
Storia dell’arte
AK-47 Kalashnikov - parte 1°
pag. 24-25
pag. 5 pag. 6-19
News dal mondo EGON SCHIELE
Häuser mit bunter wäsche, 1914
pag. 28
EGON SCHIELE
Selbstbildnis mit kariertem hemd, 1917
pag. 29
EGON SCHIELE
Liebespaar (Selbstdarstellung mit Wally), 1914
pag. 30
EGON SCHIELE
Einzelne Häuser (Häuser mit Bergen), 1915
pag. 31
Paese di montagna, 2018
pag. 32
Omaggio a EGON SCHIELE
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EDITORIALE Da FIDAart 2012-2016 a icsART 2016-2018 La rivista digitale FIDAart (dal 2012 al 2016), diventata poi icsART a partire dall'aprile 2016, è entrata nel settimo anno di vita raggiungendo a marzo 2018 il sessantottesimo numero. Un traguardo impegnativo difficilmente immaginabile agli inizi, un servizio offerto a chi fosse interessato a conoscere gli artisti trentini attraverso le interviste e immagini di qualità, e a tenersi informato sull'arte internazionale grazie a articoli sintetici ma ben illustrati. Le riviste sono sempre state scaricabili da vari siti e da Facebook ma, dal 20 marzo, a causa del cambio di politica del server su cui sono archiviati tutti i file, non è più possibile effettuare il loro "download" e tutti i numeri saranno solamente "sfogliabili". Continuerà normalmente, invece, l'invio mensile dei numeri futuri agli indirizzi già presenti nella mailing list e a coloro che ne faranno richiesta all'indirizzo:
archpaolotomio@gmail.com. Per mettere un punto fermo e documentare il lavoro fin qui svolto, sono stati predisposti i seguenti 10 libri digitali, suddivisi tra FIDAart (dal 2012 al marzo 2016) e icsART (dall'aprile 2016 al marzo 2018) contenenti la cronologia degli argomenti più importanti pubblicati mensilmente. INDICI E COPERTINE: nei due volumi sono riportate tutte le copertine con le immagini dell'artista trentino del mese corredate dall'indice dei contenuti di quel numero. Si tratta di un riepilogo indispensabile per trovare le interviste realizzate nel corso di quasi sette anni e anche per farsi un'idea degli altri articoli concernenti argomenti di arte, politica e cultura presenti in ogni numero. PRESENTAZIONI ARTISTI: due volumi in cui sono riportati i brevissimi testi critici che introducono ogni intervista in cui viene sinteticamente presentato l'artista trentino del mese. IL PESO DEL MERCATO: ogni numero della rivista accoglie un articolo in cui si affrontano i rapporti
POLITICA CULTURALE
tra artisti internazionali e mercato dell'arte. Iniziato come sintetica analisi delle tendenze in atto, progressivamente gli sono state dedicate sei pagine di cui quattro illustrate con immagini di grandi dimensioni diventando un inserto che documenta i nomi piĂš importanti dell'arte contemporanea. OMAGGIO A...: vi sono riportate le immagini delle opere realizzate con tecniche varie dall'autore per "rendere omaggio" all'artista internazionale del mese. PHOTO - Inserti fotografici: nei due volumi sono riportate le immagini fotografiche di diversa natura eseguite dall'autore per illustrare e commentare ogni numero. In conclusione, quasi sette anni di lavoro giornalistico, grafico, critico, artistico, fotografico, storico, sono stati condensati in questi 10 libri che possono essere sfogliati sul sito:
www.icsart.it
Intervista a GILBERTO MORELETTI Le ragioni che spingono una persona a diventare artista nascono da un bisogno naturale di esprimersi che generalmente si manifesta sin dalla giovine età. Le motivazioni si affinano poi con il tempo così c'è chi privilegia il piacere espressivo-psicologico, chi l'esigenza filosofico-concettuale, chi la ricerca creativo-estetica, chi l'interesse politico-sociale ecc. Alcuni, come Gilberto Moreletti, vedono l'arte come uno strumento di elevazione spirituale dalla difficile condizione umana e sono intimamente persuasi che ciò richieda innanzitutto di scavare dentro di sé per poter arrivare a una purificazione, una vera e propria catarsi. Nel caso di Moreletti, l'energia psichica che nasce da questa introspezione viene trasferita sulla tela attraverso la materia, che lui lungamente lavora e manipola, indagandola come fosse elemento vivo, alla ricerca di risposte che da essa possano emergere. L'opera intitolata "Così io sono", ci rivela la complessità di questo rapporto che sottende una fatica esistenziale ben esemplificata anche dalla metafora di Gilberto sul «buco profondo in cui si cade, da cui bisogna uscire con tutte le proprie forze». Nelle risposte all'intervista, l'artista usa termini antichi e desueti come peccato, anima, spirito, visione, anima nera, paradiso, al di là, purezza interiore, i quali mettono in luce la sua visione spirituale della pittura come un tutt'uno con la vita. Si spiegano così le sue figure fantasmatiche, simili ad apparizioni, che si sforzano di fuoriuscire dall'impasto di colori tenui e trasparenti misti a grumi di materia, alla ricerca di un equilibrio instabile, espressione di una sensibilità acuta e di una intensa comunione con il proprio mondo interiore. Un vero e proprio inno all'Arte, un fuoco interno che si manifesta in affermazioni 'profetiche' sul valore salvifico della pittura e sul ruolo dell'artista il quale, solo attraverso la solitudine, la sofferenza e la consapevolezza, può riuscire a trovare sé stesso e dare un senso vero alla propria arte. Paolo Tomio A sinistra: SUPERFICIE LUNARE, 2017, collage acrilico, cartoncino su tela, 155x105 cm
In basso: ICEBERG, 2017, acrilico su cartone 64x132 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? All'inizio non è che abbia nutrito un grande interesse per l'arte, anche perché ero molto inconsapevole del suo significato e molto istintivo. Forse anche adesso ciò che faccio è soprattutto una fuga, un mezzo per evadere dalla realtà, una incapacità di affrontare le mie responsabilità, una inadeguatezza sociale, che mi fa sentire perso, fuori dal mondo. Infantilismo che ho difficoltà a superare. Il mio bisogno era ed è soprattutto di carattere umano, di amicizia, un'esigenza insopprimibile di trovare qualcuno che mi potesse comprendere e col quale sentirmi naturale, ero solo. Da qui probabilmente prende avvio il bisogno PERSONAGGI, 2017, collage e acrilico su compensato, 50x70 cm
di mettermi a scarabocchiare su dei pezzi di carta, a scrivere qualche pensiero. Una necessità forte che in certi momenti sembrava mi facesse esplodere la testa, e solo quando disegnavo – scarabocchiavo – istintivamente e scrivevo i miei pensieri mi passava e trovavo un po' di pace. Poi quando ritornava questo malessere istintivamente tornavo a disegnare e di pari passo a scrivere i miei pensieri, così facendo finché è diventata piano piano una necessità ed un bisogno.
Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi? Da qui il passo è breve. Ho incontrato la mia professoressa delle scuole medie Teresa Natale la quale intuiva in me delle possibilità artistiche e le ho chiesto se mi faceva conoscere
ESSERI, 2017, collage e acrilico su compensato, 40x34 cm
Ivo Fruet. Accolto – raccolto ho incominciato a frequentare il suo studio, attratto soprattutto dalla sua umanità, lì portavo i miei pensieri, i miei quadri, vedevo lui lavorare, passavo delle serate in famiglia, sentivo i suoi pareri e ne uscivo sempre arricchito, caricato e rinfrancato.
sionale che conosco. Aldo Caron scultore grandissimo ed emozionante, a riprova del fatto le poche parole che ci siamo scambiati sono rimaste scolpite in me come fossero fusioni in bronzo o ceramiche da lui scolpite. A dimostrazione che se uno è scultore, tutto ciò che fa, anche se parla diventa scultura. Questa per me è la prova del nove che uno è un artista. Ho conosciuto sempre nello studio di Fruet, Paolo Tait, Patrizia Gandini e Roberto Perini.
Nel corso della tua carriera hai conosciuto artisti locali o nazionali? Conosco Ivo Fruet che mi ha sempre aiutato e che considero l'artista più completo e profes-
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Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell'arte contemporanea?
mio avviso inquina e fa confusione.
Per me c'è un'arte che parla delle pulsioni dell'uomo che parla dell'evoluzione spirituale nel modo più libero possibile e che parla attraverso l'immagine, immagine nella quale per me è racchiusa la più forte potenza espressiva che io conosco, un'energia nucleare universale. Poi c'è la l'altra arte che io non capisco e che a
Prima di approdare al linguaggio astratto hai frequentato anche forme più tradizionali di espressione?
NEL GREMBO, 2017, collage e acrilico su compensato, 76x63 cm
Sono passato attraverso vari momenti dell'artigianato fino a costruire un muro, che io chiamo muro della percezione, abbattendolo poi sono passato credo in un altro territorio che io chiamerei dell'arte nel quale uno è libero, non posa
OTTO PIEDI, 2017, collage, acrilico, matita su compensato, 41x52 cm
più piastrelle ma può spaziare nell'infinito. di più figurativo di una immagine astratta, forse perché ne puoi vedere più chiaramente l'anima. Che mi rende riconoscibile è soprattutto il fatto di essermi liberato della materia e rappresentare lo spirito, anche se questo lo pago a caro prezzo perché per avere una relazione con lo spirito l'uomo deve essere cristallino, senza macchia, mentre io sono un'anima nera, come in una sua ceramica rappresenta così bene Gianni Anderle.
Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Si ho attraversato molti periodi per avvicinarmi sempre di più alla mia natura.
Come definiresti il tuo stile? Quali sono secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Astratto, anche se io credo che non ci sia niente
Qual è la tecnica artistica che utilizzi principal11
mente nella tua attività?
Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell'opera?
Ognuna di queste domande parte dalla stessa domanda. Anche la tecnica che si usa è un mezzo che uno si costruisce secondo le sue necessità per esprimersi, di conseguenza nasce e si alimenta di pari passo all'aspetto espressivo conforme alle proprie esigenze. Potrei dire come se io cadessi in un buco profondo e uno mi chiedesse quale tecnica usi per uscirne, l'unico modo è cercare con tutte le tue forze ed i mezzi che hai a disposizione per venirne fuori e questo modo nasce strada facendo di pari passo all'aspetto creativo e poetico. Questi aspetti sono complementari perché si compenetrano e accrescono a vicenda.
Il bisogno è solo quello di dipingere, il resto nasce dalla necessità di vivere, di liberarsi dall'angoscia, dalle paure che sono fonte sia dell'emozione come della mente, di conseguenza entrambi devono collaborare per la riuscita, entrambi fanno parte dello stesso elemento, il corpo. Non può esistere un'arte concettuale o emozionale, perché c'è bisogno di raccogliere tutte le energie di cui disponiamo per raggiungere lo spirito, ed è la fusione di questi elementi che forma l'opera, l'immagine – la visione – altrimenti risulterebbe parziale invece che totale, e
COSI' IO SONO, 2017, collage, acrilico, matita su compensato, 57x89 cm
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ALIENO, 2017, collage e acrilico su compensato 42x49 cm
se non esiste l'emozione l'elettrocardiogramma diventa piatto.
professionalità nel territorio. Aldo Caron non solo perginese, trentino ma anche nazionale e universale, che tuttora le sue parole e i suoi quadri aprono spirali di colori e luci su un nuovo mondo possibile, dove c'è entusiasmo e voglia di vivere.
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d'oggi? Conosco il panorama perginese e lo trovo molto bello soprattutto quando scendo da Viarago verso Pergine, è spettacolare e di grande ispirazione. Il panorama dei pittori lo trovo molto buono e confacente alle mie esigenze, perché ci sono pittori molto validi dai quali posso prendere degli spunti vitali. Artisti che sono molto vicini al mio modo di esprimermi, come Ivo Fruet al quale va la mia riconoscenza per aver saputo seminare con creatività e passione e grande
Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico? Non so nemmeno se esiste una politica culturale trentina, se esiste è solo per interessi politici. Penso si possa portare l'arte più vicino a chi la
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SULLA LUNA, 2017, collage, acrilico, matita su compensato, 70x67 cm
lorizzare le nostre potenzialità. Facendo sì che la popolazione possa essere interessata e vicina alla realtà che l'arte esprime. Perché a mio avviso l'arte e la poesia sono il fondamento sul quale può poggiare una società nuova.
fa e a chi la fruisce, più vicino alla gente inserita nel territorio, valorizzando le potenzialità che esistono in casa nostra, con le risorse che abbiamo a disposizione, senza cercare sempre sulla luna le cose che abbiamo dentro casa. E da qui partire per allargare il discorso e non il contrario, buttando soldi ed energie preziose inutilmente invece che usarli per costruire e va-
Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?
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Cosa manca in Trentino per essere presente sul mercato esterno? Manca il mercato interno!
fo possa essere magica. Da vivere e finalizzata al ritrovamento dell'uomo che pur essendo l'animale più numeroso sulla terra è quello a più a rischio di estinzione.
Cos'è la bellezza? È un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Chi è l'artista? Cos'è la bellezza? La bellezza come la bruttezza sono cose apparenti, superficiali. Il valore non sta nell'involucro bello o brutto che sia, ma nel contenuto. È per questo che certe cose non hanno prezzo pur essendo brutte. La bellezza dunque nasce dalla purezza interiore, la quale fa si che anche una cosa che fa schi-
Chi è l'artista? Per rispondere a questa domanda bisogna essere un artista e questo è quello che io sto cercando di scoprire. Perché è da qui che tutto parte, dalla consapevolezza di chi sei.
DUE PERSONAGGI, 2017, collage, acrilico, matita su compensato, 40x46 cm
Sapere che sei un pittore è fondamentale, non grande o piccolo, migliore o peggiore, bello o brutto ma pittore, che è già di per sé una cosa grandissima un dono dello spirito di inestimabile valore, perché ti permette di entrare in relazione con l'energia universale che è eterna e sempre si rinnova.
E per finire, cosa è per te l'arte? Che cosa è l'arte? L'arte per me è il punto di unione, il filo di Arianna che unisce tutte le espressioni dell'uomo. Di vitale importanza. È invece così trascurata, sconosciuta, bistrattata, emarginata, soprattutto dagli addetti ai lavori, e forse per questo la più importante e necessaria. Attività umane che altrimenti resterebbero slegate, incapaci di costituire un unico corpo in grado di funzionare in modo armonico. L'arte è l'alchimia capace di trasformare le In basso: DRAGHI, 2017, collage e acrilico su cartone, 45x63 cm
energie negative, di riciclare i rifiuti, le immondizie, le scorie, i peccati in energia pulita incontaminata, in consapevolezza utile per guarire i mali che ci assillano e non ci permettono di vivere e morire in pace. Una vita della quale tanto abbiamo paura e timore e non ci permette di esprimerci con nostra natura di esseri unici e irripetibili. Spinge e vorrebbe manifestarsi in noi. Una spontaneità, ma è sempre dominata dall'ipocrisia e dalla finzione, dall'incapacità di abbandonarci alla creatività che tanto vorrebbe entrare in noi per aiutarci a vivere la vita così lontana e alla quale tanto aneliamo al punto di averci costruito un paradiso ed un inferno nell'aldilà. Mentre al di qua? L'arte è la medicina che ha capacità curative risanatrici, la via che porta all'uomo attraverso l'emozione, che ci fa riflettere e che solo la pittura per mezzo dell'immagine ci può dare.
A destra: DALLO SPAZIO, 2017, collage, carboncino, acrilico su compensato, 70x49 cm
Pergine nel marzo 2013. Gilberto Moreletti vive e lavora a Viarago, frazione di Pergine Valsugana in via Vinciguerra, 50. Tel. +39 0461 510521 cell. +39 3382973755 Un percorso non sempre lineare quello di Gilberto Moreletti, un pittore di “casa nostra” che ha saputo tuttavia ricercare con umiltà i consigli di altri e che lo hanno portato dopo una dozzina d’anni a ripresentarsi alla comunità con opere particolarmente interessati. Inspiegabilmente si avvera che un uomo, al di là di ogni possibile programmazione cosciente, un giorno, si ritrovi quasi per caso davanti ad una superficie vuota... senza passato. E cominci ancor più misteriosamente a disegnare..... Moreletti, a volte, nonostante sé stesso, sta percorrendo i giorni di questa storia. Quel filo di Arianna così fragile e incerto è diventato per lui, ora, una solida realtà, perché costruita sopra anni di caparbio lavoro. Il cosiddetto "mondo della cultura" che nella forma imposta e corrente sembra un'esclusiva per professionisti illuminati o illusi o falliti, è invece in ognuno di noi. Perché smarriti nel minestrone delle "rogne quotidiane" continuiamo a deviare, a fare e inventare cose, che appartengono a quella sfera di interessi superiori che si possono riassumere in un termine. Cultura. Questi momenti magici, nella formazione e nelle scelte, si avverano per tutti. Moreletti, quindi, per questo suo modo di essere, sta dando vita ad un linguaggio nuovo e coerente. Le sue forme espressive sono prive di etichette più o meno concertate, ismi vari., pre..pos.. neo.. ultra., iper, eccetera. Le sue strutture in espansione, realizzate con tecniche semplici, possono apparire solo superficialmente istintive. Per l'occhio sensibile, attento o esperto risultano invece molto controllate, calibrate, costruite con metodo, riflessione e lungo lavoro. Fortunatamente esiste ancora l'uomo che lavora rischiando sé stesso. Chi ha goduto di tale franchigia sa quanto è difficile tentare oltre ogni parametro o storie rassicuranti. Il momento della creazione, ai margini, tocca il vuoto. Piccolo o grande che sia, non importa, il risultato è splendido, perché darà ad altri, in ogni caso, un pezzettino di Storia. Ivo Fruet, 1986
GILBERTO MORELETTI Nasce a Trento il 2 ottobre 1954. Manifesta l’attitudine al disegno sin da giovane e pertanto la sua insegnante di educazione artistica della scuola media Teresa Natale, notando che Gilberto, dopo le medie, pur avendo intrapreso studi diversi, nel tempo libero continua a dedicarsi alla pittura, nel 1978 lo incoraggia e lo aiuta ad organizzare la sua prima mostra di pittura presso la sala municipale di Pergine. In tale occasione gli presenta tra gli altri anche l’artista perginese Ivo Fruet, conoscenza che si rivelerà fondamentale per lo sviluppo del suo percorso creativo. Moreletti inizia a frequentarne lo studio, fucina e luogo d’incontro di artisti, tra i quali Gabriella Giovannini, moglie di Ivo, Paolo Tait e Patrizia Gandini, e durante i colloqui negli anni Ottanta e Novanta riceve consigli e stimoli per la sua ricerca pittorica - che d’allora in poi assumerà una valenza continuativa - soprattutto da Ivo, dalla cui energia creativa ed umana si sente attratto. Le esposizioni sono state numerose soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, grazie alla collaborazione della Galleria 9 Colonne di Trento che gli ha organizzato diverse mostre a Trento, Milano, Bologna, Brescia, Bergamo e Savona. A Pergine Moreletti ha presentato le sue opere in alcune mostre personali in Sala Filanda nel 1994 e in Sala Maier nel gennaio 2000. Il Comune di Borgo Valsugana ha ospitato i suoi dipinti nelle sale dello Spazio Klien nel 2000. "Dopo 12 anni, periodo nel quale ha continuato la sua ricerca pittorica per raggiungere un risultato che esprima la sua vera natura, ora che lui stesso può vedere i suoi lavori per quello che esprimono", li ha mostrati alla Sala Esposizioni del Teatro Comunale di
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ART E' possibile sfogliare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017-2018 della rivista icsART (ex FIDAart) sul sito icsART all'indirizzo:
www.icsart.it icsART N.4 2018 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della icsART N.2 - Febbraio ANNO 2018
icsART
In alto: GILBERTO MORELETTI ESSERE TRASPARENTE, 2017, collage, acrilico matita su compensato, 77x28 cm 19
MERCATO DELL’ARTE ? ratteristiche cruciali dei disegni, come i contorni scuri, le prospettive insolitamente distorte, le linee spezzate a cui si aggiungono una tavolozza cupa e un simbolismo oscuro con cui prende le distanze dall’armonioso, ricco e brillante Jugendstil viennese, per sposare le tesi di uno stile espressionista sempre più antiromantico. Nonostante la sua vita brevissima (muore a soli 28 anni, vittima dell'epidemia di spagnola) e spesso drammatica (viene accusato di pedofilia, giudicato e condannato per pornografia), Schiele ha creato migliaia di opere su tela e su carta diventando una figura centrale dell'arte mondiale. Il suo comportamento problematico e gli scarsi risultati scolastici, non impediscono al prodigioso talento artistico del giovanissimo Egon di essere apprezzato da Gustav Klimt, famoso e più anziano, il quale gli diventa amico e mentore e che, in una sorta di affetto paterno, lo aiuterà a lungo. Si possono ritrovare riferimenti a Klimt nella combinazione di decorativismo e di simbolismo anche in opere come "Herbstsonne" (vedi in basso), dipinto tre mesi prima dello scoppio della Guerra Mondiale: un paesaggio espressionista con i girasoli piegati contro un tramonto autunnale in un'atmosfera di malinconia e desolazione che riflette lo spirito dell'artista e sembra presagire l'imminente tragedia epocale. Il tragico, infatti, è la cifra poetica di Schiele, cantore della morte, della crisi e della dissoluzione, il quale scrive: «Tutto è morto mentre vive». Negli inquietanti autoritratti in cui esibisce il proprio corpo nudo e si rappresenta in tutta la sua magrezza con le membra in pose scoordi-
EGON SCHIELE (1890-1918), HÄUSER MIT BUNTER WÄSCHE, 1914, olio su tela, 99x119 cm, venduto da Sotheby's Londra 2011 a GBP 24.681.250 (€ 27.272.800) vedi a pag. 28. In una delle sue tipiche viste 'a volo d'uccello' Schiele raffigura le case della città vecchia di Krumau lungo la riva della Moldava con le caratteristiche file dei panni dai colori vivaci stesi al sole. Le opere pittoriche e grafiche di questo artista hanno raggiunto i meritati, seppur tardivi, riconoscimenti da parte del mercato, ponendolo oggi tra i massimi esponenti del '900. I suoi dipinti ad olio conservano alcune delle ca-
HERBSTSONNE (Sole di autunno), 1914, olio su tela, 100x120 cm, venduto da Christie's Londra 2006 a GBP 11.768.000 (€ 17.187.160)
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EGON SCHIELE nate e asimmetriche, l'artista manifesta già la tendenza a una tormentata autoanalisi caratterizzata da un senso di angoscia esistenziale. I disegni, da lui considerati come la sua principale forma di espressione per la capacità di tratteggiare con pochi tratti qualsiasi soggetto, sono apprezzati in particolare nell'immenso repertorio di ritratti e autoritratti erotici in posizioni sessualmente esplicite: «Anche l'arte erotica ha una certa santità». Con le sue atmosfere emotivamente intense, l'esplorazione del proprio mondo interiore, la distorsione delle figure caratterizzate da angoli e prospettive improbabili e da inconsuete viste dall'alto, Schiele introduce una nuova pratica che modifica la tradizionale visione della bellezza e lo rende il più geniale e innovativo disegnatore del 20° secolo. Il suo approccio incondizionato alla vita e il suo rifiuto di scendere a compromessi lo portano a condurre uno stile di vita considerato scandaloso: come l'appassionata relazione con Wally Neuzil, modella, amante e compagna dell’artista, protagonista della maggior parte dei disegni, in particolare quelli erotici, ha inizio nel 1911 e si conclude nel 1915 quando sposa Edith Harms, una borghese colta e austera, che morirà di febbre spagnola nel 1918 al sesto mese di gravidanza, tre giorni prima dell'artista. Spirito anticonformista e ribelle, Egon Schiele contesta i costumi della società austriaca fondata sui privilegi e le ingiustizie sociali, ricca, spensierata e decadente, denunciandone la morale ipocrita e bigotta attraverso una sua personale e ossessiva rivoluzione sessuale e il disperato e inesausto bisogno di bellezza. AUTORITRATTO CON DITA APERTE, 1909, olio su tela, 74x29,7 cm, venduto da Christie's Londra 2016 a GBP 7.250.500 (€ 8.507.400)
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COSMOGONIA NELL'ARABESCO La cultura occidentale considera l'opera d'arte la creazione di un singolo individuo; in altri contesti , invece, l'artefatto nasce come il risultato di un lavoro collettivo finalizzato alla costruzione di un'idea comune condivisa. Si tratta di una concezione dell'arte proveniente dal passato che, sedimentata nei secoli, resiste tuttora in una piccola comunità Zoroastriana stanziata a Damasco e dedita alla realizzazione di preziosi tessuti riservati alle occasioni speciali. Utilizzati dagli adepti all'interno di riti che si caricano di connotazioni misteriose risalenti ancora alla dottrina dei magi, gli antichi sacerdoti, questi delicatissimi veli sono decorati con migliaia di forme ricche di sinuosità e intrecci che contengono formule occulte e simboli misteriosi, testimonianze di un passato carico di senso mistico e sensuale che evocano un'espressione visibile dell'arte del mondo spirituale. A causa della proibizione della figurazione umana imposta dalle norme maomettane, nella convinzione che l'arte figurativa fosse una forma di idolatria, la calligrafia e le rappresentazioni astratte sono diventate i principali mezzi di espressione artistica nelle culture islamiche. Esse hanno portato allo sviluppo di un infinito repertorio di figure sia geometriche sia fitomorfiche che usano come unità base la foglia o il fiore trasformandoli in forme che suggeriscano la sensazione di immanenza e di immortalità. La parola ricamo deriva all’arabo 'Raqm' che significa segno, e questi raffinate decorazioni con simboli cosmologici eseguite in filo di seta su cotone, sono pazientemente ricamate grazie all'abilità ma-
ARTE MISTERICA nuale delle donne (elogiate nell'antico proverbio arabo "Ella ricamava sopra l'acqua"), che lavorano assieme alla realizzazione di grandi veli ornati di motivi ad arabeschi trasmessi da una generazione all'altra che si riperpetuano nel corso dei secoli secondo rigide variazioni compositive e cromatiche. L'arabesco, la forma islamica di decorazione artistica che utilizza il tradizionale "ornamento a motivo interlacciato" costituito da elementi di forma o aspetto vegetale caratterizzati dalla ripetizione di ricchi motivi di curve intrecciate, incrociate e aggrovigliate, per trasmettere all'osservatore una sensazione di serenità e bellezza. I significati delle simbologie ricamate non sono accessibili ai non iniziati, ma i motivi ossessivamente ripetuti si rifanno agli insegnamenti dell'arte calligrafica e hanno la finalità di coinvolgere l'intero Universo nell'atto rituale che viene celebrato. I disegni hanno radici antiche, ogni elemento rappresenta una porzione di mondo e l’intera composizione, quadripartita e rigorosamente simmetrica, è l’immagine del Cosmo; questa prende l'avvio da un nucleo centrale e occupa tutto lo spazio con una miriade di forme simili ripetute senza soluzione di continuità che si espandono tendenzialmente all'infinito. Questo tipo di decorazioni e colori elegantissimi, così antiche e allo stesso tempo così moderne, ci ricordano che rinunciando a una bellezza legata alla sensibilità dell'uomo, l'arte d'oggi è diventata succube alla cultura materialista e mercantile imperante, perdendo progressivamente la sua dimensione spirituale originaria.
AK-47 KALASHNIKOV - parte 1° Qualche anno fa, il Design Museum di Londra, uno dei più grandi e moderni esistenti, ha acquistato ed esposto tra i suoi "classici del design" un 'AK-47'. Molti si chiederanno, cos'è un AK-47? E' l'Avtomat Kalashnikov 1947', il fucile d'assalto dotato del tipico caricatore curvo, il più famoso e venduto del mondo (85 milioni di pezzi più altri 100 milioni di varianti e derivati), che tutti chiamano semplicemente Kalashnikov dal nome dell'inventore, l'ingegnere russo Michail Timofeevič Kalašnikov. Morto nel 2013 con il grado di tenente-generale, questo personaggio è stato insignito di 37 onorificenze tra cui, il "Premio Stalin" 1949, il Premio Lenin 1964, l'"Eroe della Federazione Russa" 2009, l'"Eroe del Lavoro Socialista" 1958 e 1987 ecc.. Insomma, un genio delle armi e un Eroe della Patria. Progettato nel 1945, entrato in servizio nel 1948, dopo 70 anni di onorevole servizio (opportunamente rinnovato) tuttora in produzione, l'AK-47 aveva la capacità di sparare in modo automatico a raffica 600 colpi al minuto e anche
in modalità semiautomatica, a colpo singolo. Nel film "Lord of War", il trafficante d'armi, l'attore Nicholas Cage, sintetizza perfettamente le sue caratteristiche positive: «È un'arma che tutti i combattenti amano, 4 chilogrammi di acciaio e legno multistrato: non si rompe, non si inceppa né si surriscalda; spara se è coperta di fango o piena di sabbia. È così facile da usare che anche i bambini possono farlo». L'AK-47 è, in realtà, un intelligente "ibrido" tra diverse soluzioni inventate e adottate da altre marche, Garand, Browning e soprattutto il StG 44 tedesco, fatto che, indirettamente, ammette anche il progettista: «Una cosa è certa: prima di provare a creare qualcosa di nuovo, è di vitale importanza apprezzare ciò che già esiste nel tuo campo». Regola aurea che dovrebbe valere per tutta la progettazione, anche se, ovviamente, è impossibile conoscere tutto ciò che è già stato fatto. Ma, com'è possibile che un'arma da guerra così letale possa essere considerata un esempio di design? Premesso che esistono armi di offesa, ma anche quelle di difesa senza le quali,
STORIA DELL'ARTE presumibilmente, il più debole sarebbe condannato a soccombere, se si cerca la locuzione "industrial design" (disegno, o meglio, progetto industriale), si ottiene la seguente definizione: «L'uso sia di arti applicate che di scienze applicate al fine di migliorare estetica, ergonomia, funzionalità e/o usabilità di un prodotto, e si può occupare anche del miglioramento della commerciabilità o persino della produzione. Il ruolo è di sviluppare e concretizzare soluzioni per problemi di forma, utilizzabilità, ergonomia fisica, marketing, sviluppo del brand e vendite». E' evidente che la definizione si adatta perfettamente a un fucile automatico come a molti altri manufatti di uso civile quali poltrone, lampade, automobili, cellulari e così via. Perché, tra il progettare un Kalashnikov, un carro armato o un sommergibile, e disegnare un frigorifero, una motocicletta o una mazza da golf, concettualmente - cioè tralasciando eventuali connotazioni etiche - non c'è alcuna differenza. Tutti questi prodotti rientrano nell'immenso campo dell'industrial design al punto che, paradossal-
mente, si potrebbe affermare che proprio le armi concentrano in sè i fondamenti più evoluti di un buon progetto. Se il design di poltrone o le lampade, infatti, in quanto prodotti legati al gusto e al consumismo, è soggetto a un veloce invecchiamento estetico e commerciale, al contrario, la progettazione delle armi possiede valenze altamente encomiabili perché finalizzata a garantire nel tempo tutte le loro qualità. Si potrà obiettare che è proprio nell'estetica che casca l'asino: cosa c'è di "bello" in un'arma che può uccidere, anzi, che è nata proprio per questo scopo? Eppure, nei musei si trovano armi come corazze, archibugi, balestre, scimitarre, Colt e Winchester, che i visitatori ammirano sia per la fantasia delle forme che per l'abilità tecnica e artigianale della fattura: pochi pensano al loro uso reale e alle sorti dei malcapitati su cui sono state usate. Il paradosso è proprio questo: tutti respingono l'idea di "celebrare" uno strumento di morte ma, a tutt'oggi siamo solo riusciti a crearne di nuovi e sempre più letali. Parte 1° Vergognandocene.
Aprile 2018, Anno 7 - N.4
News dal mondo EGON SCHIELE
H채user mit bunter w채sche, 1914
pag. 28
EGON SCHIELE
Selbstbildnis mit kariertem hemd, 1917
pag. 29
EGON SCHIELE
Liebespaar (Selbstdarstellung mit Wally), 1914
pag. 30
EGON SCHIELE
Einzelne H채user (H채user mit Bergen), 1915
pag. 31
Paese di montagna, 2018
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Omaggio a EGON SCHIELE
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EGON SCHIELE, Häuser mit bunter wäsche, 1914, olio su tela, 99x119 cm, venduto da Sotheby's Londra 2011 a GBP 24.681.250 (€ 27.272.800)
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EGON SCHIELE, Selbstbildnis mit kariertem hemd, 1917 gouache, acquerello e pastello nero su carta, 45.5x30 cm da Christie's 2007 New York a $ 11.353.000 (€ 7.712.000)
EGON SCHIELE, Liebespaar (selbstdarstellung mit Wally), 1914-15 gouache e matita su carta , 47,4x30,5 cm, venduto da Sotheby's 2013 Londra a GBP 7.881.250 (€ 9.114.600)
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EGON SCHIELE, Einzelne Häuser (Häuser mit Bergen), 1915 olio su tela, 109,8x139,7 cm, venduto da Christie's 2006 New York a $ 22.416.000 (€ 17.600.000)
PAOLO TOMIO: Omaggio a EGON SCHIELE PAESE DI MONTAGNA, 2018 stampa su Dibond, 90x63 cm
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