PERIODICO della icsART N.8 - Agosto ANNO 2019
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In copertina: FRANCO PIVETTI, LA FUGA, 1972, acrilico su tela, 120 x 120 cm
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icsART
sommario
Agosto 2019, Anno 8 - N.8
Editoriale
Grazie a Wikipedia...
Intervista a un artista
Franco Pivetti
Mercato dell’arte?
Agostino Bonalumi
pag. 20-21
Simmetria dell'inconscio
L'arte dei Rorschach
pag. 22-23
Storia dell’arte
Uderzix & Goscinnix
pag. 24-25
pag. 4 pag. 6-19
News dal mondo AGOSTINO BONALUMI
Bianco, 1966
pag. 28
AGOSTINO BONALUMI
Rosso, 1969
pag. 29
AGOSTINO BONALUMI
Blu, 1967
pag. 30
AGOSTINO BONALUMI
Grigio (Grey), 1969
pag. 31
Introflessione argento, 2014
pag. 32
Omaggio ad AGOSTINO BONALUMI
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EDITORIALE ta: pulite, logiche - approfondite quanto basta - che chiariscono i dubbi ed, eventualmente, rimandano ad altri link di approfondimento. Succede, non tanto spesso, che una voce non esista e compaia la frase: «Questa sezione sull'argomento...è ancora vuota. Aiutaci a scriverla!». Sì, perché Wikipedia non è regolata da alcun comitato di redazione centrale: le sue voci sono scritte spontaneamente da centinaia di migliaia di volontari diffusi in tutto il mondo che non si conoscono tra di loro ma si organizzano autonomamente. Wikipedia è talmente utile e comoda che pochi si pongono il problema di come e perché sia nata questa «enciclopedia online a contenuto libero, collaborativa, multilingue e gratuita» lanciata il 15 gennaio 2001. Il suo creatore-fondatore, lo statunitense Jimmy Wales, ha descritto Wikipedia come: «Uno sforzo per creare e distribuire un'enciclopedia libera della più alta qualità possibile per ogni singola persona del pianeta nella propria lingua». Wikipedia è libera e non ha regole fisse ma ha un rigido codice di condotta, richiede ai propri collaboratori di osservare sempre un punto di vista neutrale quando scrivono e di non inserire alcuna ricerca originale dal momento che un'enciclopedia è una "fonte terziaria". Qualcuno potrà nutrire dei dubbi su questa
GRAZIE A WIKIPEDIA... All'interno dell'incommensurabile rivoluzione innescata da Internet, abbiamo assistito nel corso degli ultimi 18 anni, spesso inconsapevolmente, a una delle più grandi trasformazioni culturali di tutti i tempi. Tutti noi, dallo studente al docente universitario, dalla casalinga al manager, clicchiamo quotidianamente e più volte al giorno sui nostri computer-tablet-cellulari per consultare un sito ormai indispensabile dal nome strano: Wikipedia, wiki, dall'hawaiano "wiki", veloce, e il suffisso pedia, dal greco antico "paideia" (formazione). I quesiti posti sono infiniti: calcio, sesso, curiosità, protoni, viaggi, vip, storia, cucina, gossip, arte, politica ecc.. Per ogni quesito, dal più intelligente al più banale, il ricorso al principale strumento di consultazione della nostra epoca è ormai automatico, anche perché è regolarmente il primo sito ad apparire sullo schermo. Ogni qualvolta si pone una qualsiasi domanda, in tempo reale appaiono le inconfondibili pagine della più grande enciclopedia mai esisti4
POLITICA CULTURALE enciclopedia prodotta online sottolineando le tante "fake news" che si trovano su Internet - e quindi anche su Wilkipedia - dimenticando però di ricordare tutte quelle che ci hanno propinato e ci propinano quotidianamente, televisioni, giornali (e anche molti libri). Wikipedia, prima di essere una grande invenzione e uno strumento eccezionalmente utile, è una "Utopia" che, se fosse reso a pagamento o inaccessibile, renderebbe tutti più poveri di informazioni e di conoscenze, di libertà individuale e collettiva e, in ultima analisi, di democrazia. E' per questa serie di ragioni che credo si debbano ringraziare le migliaia di volontari che, in tutto il mondo, scrivono, controllano, correggono le voci lavorando gratuitamente motivati solo dalla voglia di offrire un servizio e partecipare a una grande impresa collettiva. Gratis è una parola ormai scomparsa dal lessico quotidiano visto che la quasi totalità delle prestazioni (online e offline) sono a pagamento, diretto o indiretto, mentre il servizio che offre Wikipedia è, da sempre, totalmente gratuito. Auguriamoci che continui così. Basterebbe che i suoi utenti usuali si ricordassero di offrire una cifra simbolica per sostenerla! Se qualche dietrologo o teorico del "benaltrismo" è scettico e teme manipolazioni o l'interferenza di interessi più o meno occulti da parte
di qualcuno che "tira i fili", allora dovrebbe assumersi l'onere e l'onore di correggere ciò che ritiene errato, oppure - se ne è capace - cerchi di fare di meglio. Wikipedia quindi, è perfetta e intoccabile? Al contrario: essendo soggetta a un perpetuo controllo collettivo, è per definizione in uno stato in divenire, provvisorio e perfettibile come dimostrano le decine di milioni di correzioni a cui è sottoposta annualmente. D'altra parte, la gran parte delle enciclopedie cartacee, oltre che datate e ormai superate, non sono certo immuni da errori che saranno - eventualmente - corretti negli aggiornamenti futuri (a loro volta, ormai datati). In tutti i campi della conoscenza e dell'informazione i cambiamenti oggi sono talmente veloci, improvvisi e inaspettati, che la consultazione di voluminosi tomi enciclopedici è anacronistica e impraticabile poiché contrasta con il bisogno che la vita moderna ci impone di accedere in tempi veloci a fonti attendibili per affrontare i problemi con il maggior grado di approfondimento. E questo, Wikipedia lo fa da sempre. 5
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Intervista a FRANCO PIVETTI Franco Pivetti è personaggio molto conosciuto per essere stato il direttore della Casa degli Artisti a Canale di Tenno, ruolo che lo ha messo in contatto con tante realtà artistiche trentine e nazionali. Sebbene lavori da sempre nel mondo dell’arte, meno note sono invece (anche a causa del carattere schivo), le sue opere come artista, molto apprezzate fuori provincia dove ha realizzato personali di ampio respiro. Parallelamente all'impegno istituzionale, Pivetti ha continuato ad approfondire la sua ricerca espressiva esplorando i temi che gli stavano a cuore e sperimentando le tecniche grafiche e calcografiche di cui è maestro. La sua formazione, infatti, è prevalentemente grafica, sorretta in questo da un talento naturale che gli consente di riassumere in pochi tratti un mondo interiore ancor oggi influenzato dalla sua iniziale adesione alla poetica surrealista. Un’esperienza questa che lo ha arricchito culturalmente e ha liberato la sua fantasia dai limiti di una figurazione realistica tradizionale. Nel corso della lunghissima carriera ha attraversato diversi periodi, sempre però coerenti con il suo approccio introspettivo che lo hanno condotto a definire uno stile estremamente personale e riconoscibile. La peculiarità del suo linguaggio è individuabile nell'estrema eleganza del disegno caratterizzato da fondi delicatamente acquerellati su cui si muovono inquietanti figure antropomorfe e zoomorfe, organismi alieni, mostri mutanti, angeli, demoni cui sono tutt'altro che estranei Eros, Thanatos, il sogno e anche l’incubo. Il segno è sottile ed eseguito con grande precisione - come un'incisione - senza incertezze, esitazioni e interruzioni in un perfetto coordinamento mano-cervello-inconscio secondo quello che i surrealisti definivano 'disegno automatico'. Alla perfezione esecutiva e pittorica, Franco coniuga un processo creativo e inventivo totalmente libero in cui il racconto onirico si intreccia a temi di carattere storico o mitologico, che si conclude solo quando, a suo giudizio, la composizione ha raggiunto il giusto equilibrio formale. Paolo Tomio A sinistra: ANALISI DI UN CERVELLO, 2005, acrilico su tela, 90 x 70 cm
In basso: DANTESCA, acquaforte, acquatinta su carta, 190 x 370 mm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Avevo una zia che viveva in casa perché rimasta orfana, suonava l’organo della chiesa e dipingeva paramenti sacri. Fin da bambino da lei ho avuto le prime lezioni sia di musica che di disegno poi in seguito, un po’ più grandicello, ho incominciato a frequentare lo studio di un pittore a Modena e l’Istituto d’arte. In casa e precisamente nella soffitta, mi ero fatto il mio studio, erano gli anni ‘50 e riuscire a vivere con la pittura era difficile, di conseguenza sfruttai la musica da prima suonando in una orchestra, poi in seguito formai io stesso un quartetto musicale che ebbe la fortuna di far concerti in locali pregiati in Europa, in Nord Africa e Medio
ALICORNO, 1976, acrilico su tela, 80 x 100 cm
Oriente. Questi viaggi mi diedero la possibilità di visitare musei, gallerie d’arte e conoscere artisti. Negli anni Ottanta abbandonai la musica e incominciai a dedicarmi completamente alla pittura. Alcuni anni prima mi ero trasferito a Riva del Garda.
Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi? Le prime correnti artistiche che incominciai a seguire, furono l’Espressionismo e in seguito i Macchiaioli toscani, poi durante un soggiorno in Belgio ebbi l’occasione di vedere le opere di Renè Magritte. Visitai tutti i Musei e Gallerie che avevano opere di questo artista: da quel soggiorno belga, iniziai il mio primo periodo artistico inquadrato nel Surrealismo.
HERMAN, 1983, acrilico su tela, 50 x 70 cm
Nel corso della tua carriera hai conosciuto molti artisti: chi ricordi con piacere?
Segui l’arte contemporanea: c'è qualcosa che ti interessa e cosa non ti piace?
Durante un breve soggiorno parigino ho conosciuto molti artisti, ma un artista che ricordo in particolar modo e che ha lasciato una traccia nel mio lavoro è stato sicuramente Gaston Orellana.
Ogni artista è obbligato a guardarsi intorno e vedere che succede nel mondo dell’arte, per alcuni anni ho avuto lo studio a Venezia e la Biennale era di casa quindi la visitavo e anno dopo anno ho seguito anche il suo trasformarsi che da mostra d’arte è arrivata a mostra spettacolo dove alcune opere sono anche positive ma tante lasciano molti interrogativi.
Tu nasci figurativo e, ancor oggi, mantieni uno stretto rapporto con la figurazione; hai affrontato anche linguaggi più astratti? Dal figurativo inquadrato nell’area surreale, passai poi a un figurativo simbolista che durò poco. In quel periodo sentivo la necessità di trovare un mio linguaggio figurale, altre scuole che siano esse astratte o informali, non le ho mai affrontate.
Dopo il periodo dei dipinti più "concettuali", alla Magritte, sei approdato al linguaggio surrealista più fantastico che ti caratterizza oggi? Fu proprio attraverso una lunga ricerca che arri-
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vai a un automatismo gestuale che pur mantenendo una base figurale, si mescolava con altri elementi. A tutt’oggi mantengo questo rapporto artistico.
ibile nell'intreccio di forme organiche? Non cerco una simbologia, dopo il primo segno lascio correre la mano sulla carta e quello che avviene lo mantengo, come già detto, l’importante è l’insieme formale.
Nei tuoi disegni sono rappresentati diavoli, angeli, mostri: che spiegazione ti sei dato? Credo che l’insieme formale delle mie opere, appartenga al freddo e misterioso regno della mente, possono essere spiegate in vari modi ma mai spiegheranno se stesse.
E la simbologia legata alla carne e al sesso intu-
ANNUNCIAZIONE, 1987, tecnica mista, 30 x 40 cm
Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Lo stile viene definito “automatismo gestuale”. Solitamente una mia opera viene subito riconosciuta anche senza leggere la firma proprio per il suo insieme compositivo e in particolar modo attraverso il segno.
RACCONTO, 1982, acrilico su tela, 90 x 70 cm
Perché il tuo metodo creativo è stato definito "automatismo gestuale"?
gamba, un ramo o altro, da lì la mano va avanti facendo attenzione solo ad un insieme formale, tutto il resto del disegno avviene automatica-
Sulla carta o sulla tela traccio un segno e questo primo segno è voluto, può essere un seno, una 11
mente, ecco il perché di questo insieme di capelli, ossa, rami, seni, scheletri, ecc…
Cosa ti ha spinto a creare il ciclo delle illustrazioni dei grandi libri religiosi e storici? Ho provato a illustrare opere letterarie senza riuscirci, dopo i primi disegni smettevo per mancanza di suggerimento immaginario. In L'ANGELO DEL FREDDO, 1988, acrilico su tela 50 x 40 cm
altre opere, come per esempio l’Apocalisse di San Giovanni, ho trovato nella lettura, il suggerimento dell’immagine surreale e questo mi è bastato per illustrare attraverso il mio modo artistico, per creare l’intera opera.
Ritieni di rappresentare nelle tue opere concetti, emozioni o cos’altro? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera? No, nessun interesse al messaggio emozionale
CANTO II DALLA SERIE INFERNO, 1974 china e spruzzo, 40 x 40 cm
o ad altri messaggi, alla base deve esserci un insieme di forme piacevoli, dove, tali forme appagano il nostro senso del bello.
Hai sempre praticato il disegno e anche tutti i tipi di incisione? Negli anni ’80 ho lavorato molto all’incisione, con preferenza alla calcografia, in tutto avrò dato vita ad una cinquantina di lastre, ma ho sperimentato anche altre tecniche come xilografia, litografia e serigrafia, ma solo a livello sperimentale.
Oggi, qual è la tecnica artistica che utilizzi prevalentemente nella tua attività? Sicuramente il disegno, la penna sulla carta, scorre più felicemente e mi trovo a mio agio.
Quanto conta il colore nei tuoi dipinti? La tua peculiarità è dipingere prima all'interno della tela una carta antica sulla quale poi tracci le tue figure: qual è la ragione?
Non uso molto colore in particolar modo nei disegni, uso pastelli o acquarelli ma sempre in modo leggero, lasciando così emergere il segno che mi interessa più del colore.
Sia sulla tela che sulla carta a volte, attraverso 13
mascherine e spruzzi, metto insieme fogli di carta che sembra siano stati ritrovati e quindi appartengono al passato, in questo modo arrivo spesso a portare il mio discorso grafico vicino alle incisioni rupestri, testimonianze del passato.
Cosa ti ha dato dal punto di vista artistico la lunga esperienza di coordinatore della Casa degli Artisti a Tenno? Non molto, essendo solo a condurre questo importante contenitore culturale, mi ha totalmente impegnato e quindi mi rimaneva poco spazio da dedicare al mio lavoro d’artista. In compenso grazie a questa attività direzionale, per decenSENZA TITOLO, 2015 china e spruzzi, 30 x 40 cm
ni ho avuto modo di incontrare e confrontarmi con centinaia di artisti provenienti da tutto il mondo, con sensibilità, cultura, esperienze artistiche e personali molto diverse. E’ stata un’occasione stimolante e spesso emozionante. Non dimenticherò mai certi incontri, certe cene, certi progetti nati a Canale magari chiacchierando con menti illuminate giunte nel piccolo borgo quasi per caso…
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno? Non seguo molto il movimento dei pittori trentini. Ovviamente nel mio ruolo di coordinatore di un ente culturale di primo piano in provincia, ho potuto e anche dovuto interessarmi a quan-
LUNETTA, 1987, acrilico su tela, 50 x 40 cm
to accade in zona e alle esperienze artistiche maturate tra chi vive nel nostro territorio.
nel suo insieme è molto casalinga, si dovrebbe guardare con più attenzione a quello che succede al di là e al di fuori del nostro territorio.
Segui la politica culturale trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico?
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?
La cultura trentina l’ho sempre seguita. Avendo avuto per molti anni la direzione di Casartisti, ero obbligato a guardarmi intorno e in più occasioni mi sono anche espresso in positivo, però
Come già scritto prima, è un insieme di forme piacevoli e tali forme appagano il nostro senso del bello. Rimane quindi un valore unico su15
bordinato però, a una base culturale, un nudo dei Boscimani è completamente diverso da un nudo greco: questioni culturali.
Chi è l’artista? L’artista è quell’individuo che ha alla sua base: sensibilità, emozioni, originalità, invenzione, buon gusto e sa guardarsi intorno. in basso: ANALISI DI UN CERVELLO, 1978, acquaforte acquatinta su carta, mm 300 x 250
E, per finire, cosa è per te l’arte? Sono d’accordo con Kant. Per lui ciò che contraddistingue l’arte è una serie di proprietà percettibili e formali individuate da particolari facoltà mentali umane quali il gusto e l’estetica che generano il piacere attraverso un linguaggio personale.
A destra: LE FIGLIE DI ORIO, 2010, acrilco su tela 70 x 50 cm
e la Sources di Parigi, nel’1976, incisioni e disegni vengono proposti per la prima volta nelle aste della Wolfgang Ketterer di Monaco. Come incisore e disegnatore raggiunge negli anni Ottanta una buona notorietà che gli permette di essere presente nelle migliori gallerie francesi, tedesche, belghe, svizzere e italiane. Nel frattempo si trasferisce in Trentino, a Riva del Garda, dove nel 1984 gli viene affidato l’incarico di coordinatore responsabile del Consorzio Casa degli Artisti “G.Vittone”, ente di iniziative culturali promosso dai comuni di Tenno, Riva del Garda, Arco e Nago-Torbole. Fra le iniziative più significative che dalla sua mano prendono forma in questi anni segnaliamo: “Biennale Internazionale della Grafica”, “Canzoni in copertina”, “Quaranta artisti per Wolfgang Goethe”, “Aesthetronica in Nuce”, “Rustico Medioevo”, “Convegno di Arteterapia”, “Tra Sogno e Magia”. Più tardi, pur proseguendo nella sua attività pittorica, avvia una serie di collaborazioni e consulenze con il Gruppo Editoriale Fabbri, il Centro Italiano per le Arti e la Cultura, ed altre Associazioni or-ganizzando mostre in numerosi comuni e province della penisola. Vive e lavora a Dro in provincia di Trento. Della sua opera, tra gli altri, si sono interessati: Rinaldo Sandri, Carlo Galasso, Gaius, Fily Alfonsi, Edoardo Benuzzi, Renzo Margonari, Adalberto Scenna, Lu-igi Serravalli, Raffaele Carrieri, Mauro Corradini, Enzo Di Martino, Domenico Difilippo, Dino Pascquali, Regina M.Fletzer, Tommaso Paloscia, Manina, Gabriella Ardizzone, Laurens van Krevelen, Carlo Della Corte, Mario Cossali, Gian Pacher, Luigi Menapace, Angelo Mariani, Franco Solmi, Benvenuto Guerra, Carlo Munari, Giorgio Celli, Paolo Giansiracusa, Rosanna Ricci, Giulio Gasparotti, Enrico Buda, Adriano Cattapesca, Sergio Poletti, Luigi Rucci, Giorgio Segato, Graziella Scavazza, Rosaria Guadagno, Elisabetta Bovo, Mario Cattafesta, Franco Pone, , Giorgio Di Genova, Maurizio Vitello, Caterina Randazzo, Marcello Riccioni, Michele Fuoco, Joan Lluís Montané, Nicola Miceli, Maurizio Vitiello, Alice Tavono.
FRANCO PIVETTI Nasce a Cavezzo, Modena il 10 febbraio 1936. Ancora bambino studia contemporaneamente pittura e musica. Quest’ultima lo porterà a viaggiare in Medio Oriente, Nord Africa ed Europa, con una orchestra attrazione. I colori e i paesaggi incontrati in queste peregrinazioni gli ispirano la prima serie di acquerelli che cos-tituiranno la sua prima mostra personale a Modena nel 1966. Approda al Surrealismo nel 1970 dopo diverse esperienze pittoriche interessando la critica più attenta che lo segnala come uno degli artisti più sensibili e fantasiosi. In un primo momento segue l’opera magrittiana, quindi passa ad un “surrealismo simbolico” dove prevalgono le chine colorate e soggetti come il pugno e i cartelli stradali. Nel 1973 divide lo studio a Riva del Garda, con il pittore cileno Gaston Orellana e conosce a Milano il poeta e critico d’arte Raffaele Carrieri che in seguito collaborerà con una sua poesia alla cartella di incisioni “le altre vite”. Nel 1974, elabora una sua personale interpretazione dell’“automatismo gestuale” che negli anni si perfeziona soprattutto dal punto di vista compositivo mettendo in luce una non comune pulizia segnica. Nel ’75 collabora con la Galleria Angolare di Milano
A destra: IL RICORDO, 1975, particolare acquaforte acquatinta su carta, mm 215 x 170
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ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2019 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:
www.icsart.it icsART N.8 2019 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della icsART N.8 - Agosto ANNO 2019
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MERCATO DELL’ARTE ? do la strada sull'indagine dello spazio tracciata da Lucio Fontana, i tre vogliono reinventare la pittura per superare i confini convenzionali tra bidimensionale e tridimensionale. Il loro rapporto, però, si interrompe bruscamente nel '59 alla vigilia della pubblicazione del primo numero della rivista “Azimuth” fondata da Manzoni e Castellani: da allora, Bonalumi opera come un’individualità artistica del tutto autonoma riuscendo a diventare in breve tempo uno degli esponenti di spicco dell'arte astratta italiana. L'artista si fa conoscere per i suoi "OggettiDipinti" realizzati attraverso l'"estroflessione" delle superfici mediante strutture e centine poste sul retro delle tele grazie a cui ottiene deformazioni sempre più deformate. I modi del suo primo ciclo di lavori si vanno definendo durante il periodo che va dal '62-'63 fino al 1970, considerati gli anni della maturità e delle opere “perfette” che sono prova del lavoro mentale, ma anche manuale, di un artista dotato di un’eleganza naturale innata. Rispetto alle delicate estroflessioni geometriche di Castellani che modellano ritmicamente la superficie, le
AGOSTINO BONALUMI (1935 - 2013), Bianco, 1966, tela sagomata e tempera vinilica, 121 x 190 x 26 cm, venduto da Sotheby's London a 626.500 GBP (€ 790.330) (vedi a pag.28) Agostino Bonalumi, nasce a Vimercate in una famiglia modesta, alla fine della guerra, frequenta le scuole dell’obbligo e - senza poterla finire per dover aiutare il padre- una scuola di avviamento professionale. Pittore autodidatta, inizia a esporre giovanissimo: la prima personale arriva nel 1957 a Milano dove entra in contatto con Enrico Baj, fondatore con Sergio Dangelo del "Movimento Arte Nucleare", il quale gli presenta Piero Manzoni, allora legato al gruppo. L'incontro fortuito e l'amicizia con Enrico Castellani danno inizio a un forte sodalizio che vede i tre giovani artisti cominciare a esporre insieme come un gruppo in cui, però, ciascuno mantiene una propria e ben riconoscibile cifra espressiva. Sono accomunati dalla critica radicale dell'Informale e la Nuova Figurazione, le tendenze artistiche allora dominanti, mentre l'aspetto che li unisce è l'interesse per la pittura oggettuale e la monocromia. SeguenA destra: Blu, 1969, tela sagomata e tempera vinilica, 125 x 154,4 cm, venduto da Christie's Milano 2014 a € 404.400
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AGOSTINO BONALUMI tele di Bonalumi travalicano il concetto stesso di pittura esplorando progressivamente la terza dimensione fino a dilatarsi nell'ambiente e integrarsi con l'architettura per diventare delle sculture a tutto tondo. Nel '67, realizza il suo primo ambiente, "Blu abitabile", un'installazione che copre l'intera parete di elementi tubolari blu a incastro dell'altezza di tre metri che influenzano lo spettatore, evidenziando l'esperienza fisica e psicologica della visione di un'opera d'arte. In seguito costruisce diversi "ambienti" o installazioni a grande scala che si propongono come uno spazio unico al cui interno lo spettatore possa entrare. L'artista esplora l'esperienza sensoriale delle opere d'arte: i volumi, le ombre, la luminosità e il ruolo che svolgono nella percezione da parte dello spettatore diventano il tema centrale della sua produzione. Alla fine degli anni '60, i lavori di Bonalumi superano la convenzione dell'opera appesa alla parete per diventare sculture autonome, oggetti monocromatici che possiedono qualità sensuali accentuate dalle forme aerodinamiche e dalla lucentezza tecnologica dei colori e dei materia-
Grigio (Grey), 1969, tela sagomata e tempera vinilica e, 125 x 154,4 cm, venduto da Christie's London 2014 a GBP 302.500 (€ 380.000)
li direttamente influenzati sia dall'eleganza del design che dallo styling automobilistico italiani di quegli anni. E' a partire dall’inizio del '71 che matura un nuovo ciclo di lavori a griglia geometrica che, una volta esaurito il decennio, si svilupperà in un modello più libero basato su una struttura in tondino d’acciaio che consente estroflessioni quasi gestuali. Nel corso delle sue ricerche, oltre alle tele deformate e poi colorate, Bonalumi ama sperimentare anche una vasta gamma di materiali moderni: il cirè, un tessuto sintetico colorato ed elastico, la fibra di vetro, il PVC, la plastica e ceramica colorata, la fusione in bronzo, i fogli di metallo: «il mio lavoro è il risultato di un interesse attivo nei materiali stessi, nell'intelligenza dei materiali». A sinistra: Nero, 1965, tela sagomata e tempera vinilica, 100 x 80 cm, venduto da Christie's London 2015 a GBP 314.500 (€ 430.600)
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SIMMETRIA DELL'INCONSCIO e inchiostro, si lasciava suggestionare da macchie create casualmente, una tecnica che ha influenzato profondamente lo sviluppo dell'automatismo surrealista. Nel 1890 Justinus Kerner, scrittore, poeta e medico tedesco, inventa le "Klecksographie", macchie accidentali simmetriche ottenute piegando a metà il foglio, che egli poi trasforma in animali fantastici, scheletri, teschi, demoni. Kandinskij realizza il primo acquarello astratto come un insieme di macchie colorate. Surrealismo, Astrattismo, Informale e pure Espressionismo astratto sono tutti movimenti artistici che aspirano a indagare il mondo dell'inconscio tramite le macchie per cercare il significato nel caos, così come il Tachisme, lo stile di pittura astratta nato in Francia nel 1950. Ma è nel 1921 che lo svizzero Hermann Rorschach, psichiatra e artista di talento, che da bambino si divertiva a fare kleksografie, progetta dieci immagini composte da macchie d'inchiostro simmetriche, tre a colori, cinque in bianco e nero, due in rosso e nero, da sottoporre ai propri pazienti schizofrenici per innescare associazioni libere. Influenzato da Kerner nel metodo grafico-visivo e dalle teorie di Freud sul simbolismo dei sogni, il medico presenta al soggetto le tavole in un ordine prestabilito chiedendogli che cosa rappresentino. Purtroppo, la ricerca si conclude quando Rorschach muore all'età di 37 anni, nel '22, l'anno successivo alla pubblicazione del suo libro "Psychodiagnostik" in cui sono riportati i risultati degli studi sui pazienti mentali e le dieci tavole con le macchie che lo renderanno famoso.
Fin dall'antichità le "macchie" hanno affascinato gli artisti: Leonardo esortava i suoi allievi a lasciar vagare lo sguardo sulle macchie sulle pareti per trovare l'ispirazione, Botticelli usava lanciare spugne imbevute sul muro per "creare" i suoi paesaggi, Goya e Rembrandt esprimevano le loro emozioni segrete in macchie misteriose. In tempi più recenti, Victor Hugo, pittore amatoriale, nei suoi "Tache", disegni a penna
In alto: Preghiera di monaci Sufi, 2013, acrilico su tela nera, 300 x 300 cm in basso: Blasone nobiliare con lontre rosse, 2013 acrilico su tela nera, 300 x 300 cm
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L'ARTE DEI RORSCHACH Le sue figure inquietanti affascinano ancor oggi perché trovare una somiglianza fra le immagini astratte e oggetti in natura è una caratteristica umana nota come pareidolia. Anche se non strettamente attinente al fare artistico, la ricerca di Rorschach per collegare l'immagine alla psiche è molto vicina alle strade seguite dall'arte moderna a dimostrazione che le attività emozionali, intellettuali e logiche e quelle percettive e creative, si fondono nell'uomo in un unico processo psico-cognitivo. Al contrario di Andy Warhol il quale - fraintendendo la funzione del test - nel 1984 dipinge i suoi "Rorschach Paintings", enormi tele con macchie simmetriche create da lui stesso, il pittore svizzero Fritz Rorschach, che dichiara di essere un lontano parente dello psichiatra, ha utilizzato i disegni originali dei test psichiatrici per ricavarne un proprio ciclo di dipinti monumentali che ha recentemente esposto alla Burghölzli, la celebre clinica psichiatrica dell'Università di Zurigo dove lo psichiatra aveva iniziato i suoi studi. L'artista racconta di essere stato condizionato fin da bambino dalle immagini dell'illustre parente e che gran parte del suo attuale impegno è stato finalizzato a riproporre in chiave artistica le teorie di Hermann per scoprire come e quanto avessero inciso sulla propria visione del mondo. Poiché il test di Rorschach si basa sul meccanismo psicologico della proiezione, cioè l’attribuzione ad altri, mediante un processo inconscio, dei propri sentimenti, paure, desideri e qualità, da ognuna delle dieci tavole l'artista ha ricavato un enorme dipinto
quadrato con il fondo completamente nero sul quale ha raffigurato le figure originali in colori chiari e vivaci. Attenendosi alla metodologia prevista dai test, il pittore ha poi attribuito ad ogni "macchia" il titolo che meglio esprimeva ciò che percepiva. I visitatori, invitati durante la mostra a proporre nuovi titoli basati sulle impressioni loro provocate dalle figure, hanno partecipato con entusiasmo.
In alto: Corteggiamento di draghi gialli, 2013 acrilico su tela nera, 300 x 300 cm In basso: Ballo sincopato di stripteuses, 2013 acrilico su tela nera, 300 x 300 cm
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UDERZIX & GOSCINNIX I fumetti di Asterix sono ambientati nel 50 AC, poco dopo la conquista di Giulio Cesare della Gallia, in un piccolo villaggio in Armorica (l'odierna Bretagna) dove tutti i nomi finiscono con la "ix", che resiste fieramente all'assedio dell'esercito romano. Il personaggio nasce da un'idea di Goscinny il quale, contrariamente al grande Celto biondo e muscoloso disegnato da Uderzo, immagina il protagonista come «un piccoletto tignoso, rappresentativo del francese d'oggi, astuto più che intelligente, sveglio, capace di cavarsela, un anti-eroe: un uomo comune». Asterix è un ometto smilzo con baffoni biondi e un elmo decorato da due lunghe ali, però dotato di coraggio, astuzia e generosità il quale, grazie anche a un sorso della pozione magica che lo rende un guerriero imbattibile, è in grado di difendere il suo villaggio dai nemici e risolvere le avventure che affronta girando il mondo. Suo inseparabile amico e compagno di tutte le sue avventure, Obelix, un gigantesco ciccione (anche se lui precisa: «Non sono magrolino, ecco tutto»), baffi e chioma rossa con lunghe treccine, è sempre a torso nudo e fasciato da bragoni a righe verticali bianco-azzurre che sottolineano il ventre sferico. Pacioccone e insaziabile divoratore di cinghiali, è dotato di una forza sovrumana permanente acquisita cadendo da piccolo nel paiolo della pozione magica prodotta dal druido Panoramix. Il suo hobby è scolpire menhir che poi trasporta sulla schiena, o addirittura uno per mano, e che usa lanciare al suo minuscolo cagnetto bianco di nome Idefix (ovvero idea fissa, perché sogna sempre di mangiare dei grossi ossi) per addestrarlo a riportarli. È Obelix a pronunciare per la prima volta la celebre frase «Ils sont fous ces Romains» che Marcello Marchesi, il geniale traduttore italiano, trasforma in "Sono Pazzi Questi Romani",
Uderzo e Goscinny: non molti saprebbero riconoscere in questi nomi i due più importanti autori francesi di fumetti. Tutti, invece, grandi e piccini, riconoscono immediatamente gli eroi che la coppia ha creato 60 anni fa: Asterix, il piccolo Gallo che sbaraglia le armate romane a suon di cazzotti e il suo ingenuo e tontolone amico per la pelle, Obelix, nato inizialmente come spalla e diventato nel corso degli anni amato come (e forse più) dello stesso Asterix. La storia di questo personaggio inizia quando Alberto Uderzo, francese figlio di emigranti italiani, e René Goscinny, figlio di ebrei polacchi emigrati in Francia, diventano amici e iniziano una collaborazione nel 1959 che durerà fino al 1977 quando Goscinny muore inaspettatamente a soli 51 anni per una diagnosi errata.
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STORIA DELL’ARTE corrispondente all'acronimo "S.P.Q.R." (Senatus Populusque Quiritium Romanus). Nella divisione del lavoro Uderzo svolge la parte più impegnativa, quella di disegnatore, mentre a Goscinny compete il ruolo di sceneggiatore anche se i loro fumetti sono sempre il prodotto di un costante confronto. Lo stile grafico di Uderzo a china e pennello è morbido e accattivante e la psicologia, le espressioni e i movimenti dei personaggi resi magistralmente. Grazie alla capacità della coppia di ambientare le storie di Asterix in ogni paese antico e coinvolgere grandi personaggi storici come Giulio Cesare, Cleopatra, Vercingetorige ecc., il mondo dei Galli è spesso pretesto per un'arguta rappresentazione satirica della società moderna. Per la sua vena sciovinista Asterix è stato definito un po’ gollista alla Sarkozy e un po’ noglobal alla José Bové, la verità è che non è né di destra, né di sinistra, è semplicemente un autentico francese. «Noi siamo coraggiosi... Ci piace scherzare... Ci piace mangiare bene e bere bene... Siamo brontoloni... Indisciplinati e attaccabrighe... Ma amiamo gli amici! In breve... Siamo Galli!». Che Asterix sia diventato per la Francia nel corso degli anni molto più di
un fumetto, lo dimostrano sia i 380 milioni di copie vendute (il fumetto europeo più venduto al mondo), sia il film "Asterix e Obelix contro Cesare" girato nel '99 con un Gérard Depardieu sovrappeso nei panni di Obelix, costato circa ottanta miliardi, la produzione più costosa del cinema europeo. Lo stesso governo Macron ha voluto commemorare quest'anno il suo eroe nazionale facendo emettere una moneta da 2 euro con il profilo di Asterix sorridente (vedi a sinistra). E anche i disegni di Uderzo sono ormai entrati nell'Olimpo (dei fumetti) come si evince dal prezzo di € 242.000 ($ 270.000) pagato all'asta di Christie's Parigi nel giugno 2017 per una sua tavola originale in inchiostro su carta, 53 x 44 cm tratta da "Asterix e il paiolo" del 1969. (vedi in alto) 25
Agosto 2019, Anno 8 - N.8
News dal mondo AGOSTINO BONALUMI
Bianco, 1966
pag. 28
AGOSTINO BONALUMI
Rosso, 1969
pag. 29
AGOSTINO BONALUMI
Blu, 1967
pag. 30
AGOSTINO BONALUMI
Grigio (Grey), 1969
pag. 31
Introflessione argento, 2014
pag. 32
Omaggio ad AGOSTINO BONALUMI
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AGOSTINO BONALUMI, Bianco, 1966, dipinto estroflesso su tela e tempera vinilica, 121 x 190 x 26 cm, venduto da Sotheby's London a GBP 626.500 (€ 790.330)
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AGOSTINO BONALUMI, Rosso, 1969, scultura in fibra di vetro e smalto 180 x 200 x 180 cm, venduto da Christie's London 2014 a GBP 386.500 (€ 485.600)
AGOSTINO BONALUMI, Blu, 1967, dipinto tela a forma inversa e tempera vinilica, 185 x 168 x 25 cm, venduto da Sotheby's London 2015 a GBP 389.000 (€ 515.500)
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AGOSTINO BONALUMI, Ambiente bianco, 1967, tela sago31
mata e acrilico, in sei parti, 289,5 x 419 x 31 cm, venduto da Christie's London 2016 a GBP 425.000 (€ 473.800)
PAOLO TOMIO: Omaggio ad AGOSTINO BONALUMI Introflessione argento, 2014 scultura in fibra di vetro, 240 x 168 x 50 cm
ics
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