icsART 2020 N.12 Luciana Antonello

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PERIODICO della icsART N.12 - Dicembre ANNO 2020

icsART


In copertina: LUCIANA ANTONELLO, MA SI DONNA DEL CIEL.... Purgatorio - Canto I, 2018, acquarello e matita gessata su carta,18 x 22 cm


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icsART

sommario Dicembre 2020, Anno 9 - N.12

Editoriale

Allarmi, siam s-fascisti!

pag. 4

Politica culturale

Il Mart Smart

pag. 5

Intervista a un artista

Luciana Antonello

Mercato dell’arte?

Anselm Kiefer

pag. 20-21

Panneggi e drappeggi

Or et Argent

pag. 22-23

Storia dell’arte

Stolpersteine - Pietre d'inciampo

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo ANSELM KIEFER

DEM UNBEKANNTEN MALER, 1983

pag. 28

ANSELM KIEFER

DEIN ASCHENES HAAR, SULAMITH, 1981

pag. 29

ANSELM KIEFER

MALEN = VERBRENNEN, 1974,

pag. 30

ANSELM KIEFER

ATHANOR, 1991

pag. 31

MEMENTO MORI!, 2020

pag. 32

Omaggio ad ANSELM KIEFER

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE i quali, se il governo vuole chiudere le attività pericolose, scendono in piazza chiedendo di mantenere tutto aperto, quando invece vuole aprire, allora si dichiarano fieramente contrari. Se scienziati e medici spiegano che si deve portare la mascherina e mantenere le distanze, il negazionista butta tutto in caciara e appare in pubblico senza protezione, riunendosi con gli amici di merende per urlare il proprio odio contro i criminali che gli impediscono di fare i suoi porci comodi. Spiega che il Covid non può fermare tutto e tutti e, comunque, i decessi riguardano «pazienti molto anziani, persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese». (vedi il tweet di Toti, Presidente della Regione Liguria). Ad esempio, c'è un esagitato presenzialista che si è fatto portare fuori dal Parlamento come un sacco di patate perché rivendicava il suo diritto inalienabile di sputazzare sui vicini. C'è un parolaio esperto di mojito e chiacchiere da bar che appare quotidianamente in televisione e spara balle stratosferiche su una materia che non conosce né tantomeno capisce, arrivando addirittura a consigliare i farmaci da usare contro il virus! e creando ulteriore confusione mentale nei suoi follower. Il suo idolo è Trump, un demente che ha negato fino all'ultimo la pericolosità del Covid (e infatti si è ammalato) e ha portato gli Stati Uniti a diventare la nazione con il più alto numero di morti al mondo. Ora, se questi disinvolti opportunisti sperano di tornare a "comandare" (vedi minaccia di Cesare Previti) negando le verità scientifiche, si dovranno assumere la responsabilità di aver diffuso menzogne e disinformazione tra i più sprovveduti (il che è normale) contribuendo a propagare contagi (e decessi) tra i cittadini e gli elettori. Compresi i loro.

ALLARMI, SIAM S-FASCISTI! In politica, si sa, ognun la pensa come vuole: c'è chi crede in Dio, Patria, Famiglia, chi si dichiara Liberista perché ama il Libero Mercato che permette ai ricchi di diventare sempre più ricchi, (grazie ai poveri che applaudono felici di aver salvato la Libertà). C'è, infine, chi è s-fascista e negazionista, cioè nega i fatti e la realtà: è NoVax, NoMask, NoCovid, il Coronavirus è un'invenzione dei Poteri Forti per imporre una dittatura e, perciò, chiede Pieni Poteri. Non c'è di che stare allegri ma, in tempi normali, i negazionisti sono solo folkloristici; i problemi nascono quando, per ragioni incontrollabili, scoppia all'interno di una o più nazioni (oggi tutte), una pandemia che colpisce indiscriminatamente le persone di tutti i ceti e tutte le età. E qui si crea il corto circuito perché politici, s-fascisti, negazionisti, im-Prenditori, puntano a sfruttare l'emergenza per trarne i soliti benefici elettorali ed economici. Il tanto peggio tanto meglio è la bussola etica di questi astuti patrioti

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POLITICA CULTURALE

IL MART SMART Tempi duri per l'arte contemporanea visto che il "Mart di Sgarbi" (così lo ha definito il noto Presidente-a-titolo-gratuito nonché storicocritico-sindaco-opinionista-curatore-deputatoscrittore-intrattenitore-intellettuale-polemista ecc.) ospita la mostra "Caravaggio. Il contemporaneo". Nata da «un'idea di Vittorio Sgarbi», (vedi l'apparato dell'evento), l'esposizione si basa sull'ideona di Vittorio Sgarbi che «Tutta l’arte è contemporanea. L’arte contemporanea è in divenire, quindi non ce n’è una, non ce n’è un aspetto soltanto. Il contemporaneo è infinitamente esteso». Nel comunicato stampa si legge: «Il rapporto tra antico e contemporaneo è al centro dell’indagine della nuova stagione del Mart di Rovereto, programmata dal Presidente Vittorio Sgarbi che già in un saggio del 2012 scriveva: “Conviene ribadire due concetti fondamentali e apparentemente contraddittori: tutta l’arte è arte contemporanea; contemporaneo è un dato non ideologico, ma semplicemente cro-

nologico. È questa la forza dell’arte in divenire, che va ritenuta contemporanea non in quanto più o meno sperimentale, più o meno avanzata, ma solo in quanto concepita, elaborata ed espressa nel nostro tempo. Non c’è altro modo di essere contemporanei che essere qui e ora. Così, insieme alla contemporaneità di ciò che esiste, c’è la contemporaneità di ciò che è esistito e continua a vivere” (Vittorio Sgarbi).» La mostra, il cui catalogo contiene un saggio di Vittorio Sgarbi, è stata inaugurata dal Presidente Vittorio Sgarbi ed è stata presentata dal critico Vittorio Sgarbi che faceva le veci del nuovo Direttore del Mart, il quale, essendo un amministrativo, mastica poco dell'argomento. Vittorio Sgarbi è anche il protagonista dello spot radiofonico che invita a visitare la mostra. Enzo Biagi scrisse in merito al narcisismo del Cavaliere: "Se Berlusconi avesse le tette, farebbe anche l'annunciatrice". Si potrebbe parafrasare con: "Se Vittorio Sgarbi avesse le tette, farebbe anche l'addetta alla biglietteria". 5



Intervista a LUCIANA ANTONELLO Luciana Antonello ha compiuto un intenso e laborioso percorso artistico che l'ha vista passare progressivamente da un linguaggio figurativo tradizionale a modalità innovative sia nella tecnica che nei contenuti per approdare, infine, a una propria poetica personale che si potrebbe definire astrazione calligrafica lirica. Una crescita graduale e costante risultante dalla convinzione della necessità di un affinamento continuo delle conoscenze culturali e tecniche nel perseguimento di una qualità estetica considerata ineludibile nell'espressione di un'artista contemporanea. E' il caso dei "muri di luoghi di detenzione" in cui le sue grandi pitture informali riescono a ricreare un universo carcerario in modo simbolicamente credibile e coinvolgente. Oppure del tema delle vittime di una tragedia epocale come l'immigrazione, ombre uguali, grigie, anonime, prigioniere dentro un reticolato; o anche del dilemma della convivenza multietnica trasformata in un arcobaleno multicolore. Antonello usa la pittura per parlare di temi civili, sociali, politici in senso lato, che la colpiscono o le stanno a cuore, sempre però con un tocco lieve e delicato, filtrato dal sentimento e dell'emozione. Contribuisce a questa leggerezza anche l'acquerello, la tecnica che usa abitualmente e che, per sua natura, si presta a immagini morbide, trasparenti, mai aggressive. Il suo linguaggio si arricchisce ulteriormente quando Luciana si innamora della calligrafia, una disciplina caduta in disuso e sconosciuta a chi non ha mai vissuto l'esperienza (fortunata) di imparare la “bella scrittura" alle scuole elementari, vale a dire, a scrivere con asta, pennino e calamaio. Le lettere della calligrafia - "arte - affine al disegno - della bella scrittura a mano"- sono "segni" che possiedono un significato semantico e, allo stesso tempo, sono percepibili come immagini. Ed è questo che fa Luciana quando, nelle sue luminose sfumature gestuali, inserisce frasi tratte dalla Divina Commedia scritte con ordinati ed eleganti caratteri, oppure arcaici messaggi, ermetici ma suggestivi, che si caricano di un'aura di mistero. Colore, testo, calligrafia, si integrano perfettamente inducendo l'osservatore a farsi trasportare in un altro tempo e dimensione. Paolo Tomio A sinistra: MURI DI LUOGHI DI DETENZIONE, 2014 acquarello su carta,300 x 75 cm

NASSYRIA calpestati dalla vita foste presi per mano a guerra persa, 2003, acquarello, 100 x 160 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti all'arte e dedicarti alla pittura? Nel 1985 un trafiletto sull'Alto Adige mi incuriosì. La Provincia, tramite l'Atelier Lungo Passirio di Merano, promuoveva corsi d'arte, tra i quali grafica, olio, acquarello e disegno. Mi iscrissi al corso di grafica. Nonostante fossi attratta dal segno nero, dai materiali e strumenti usati, capii ben presto che non faceva per me. Avevo bisogno di un hobby leggero e optai per il corso di acquerello tenuto da Luisa Gram Cermignani. La competenza dell'insegnante e la sua grande generosità a trasmettere la tecnica e la leggerezza dell'acquerello, mi accompagnarono per ben 10 anni.

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato? All'inizio di ogni percorso si copia, si deve copiare, per imparare a fondo la tecnica. Dopo qualche anno, però, il copiare non mi dava più piacere e sentii la necessità di ampliare le mie competenze. Scelsi un corso di acquarello tenuto dal francese Nicolas Fedorenko alla Scuola Internazionale CLANDESTINI ALL'ISOLA PATMOS, 2011, acquarello e fil di ferro su carta, 50 X 150 cm

di Venezia, corso che si ripetè l'anno successivo con l'americano Keith Achepohl. Per cinque giorni dipingemmo nelle calli, nelle piazzette e sui ponti. Fu letteralmente uno schock e capii che era arrivato il momento di allontanarmi dal figurativo dettagliato che avevo praticato fino ad allora e di iniziare ad astrarre. Tornai a casa che non sapevo più dipingere come in precedenza e neppure come aveva insegnato il maestro. Questo corso era stato una cura che avrebbe dato risultati nei mesi a venire: mai più copiare, ma mettere sulla carta il mio modo di vedere le cose e le sensazioni di quel momento. Da allora non feci più un disegno preliminare prima di realizzare un'opera. A dare una svolta al mio modo di dipingere furono sicuramente i maestri della scuola viennese Heribert Mader e Konrad Planegger all'Accademia Internazionale Estiva di Brunico. Ricordo le prime tre ore di acquarello con Planegger in un bosco a dipingere alberi e sassi. Il suo commento alla vista dei lavori dei partecipanti fu: “6 milioni di persone dipingono così! Dovete dimenticare come avete dipinto fino ad ieri, dovete rischiare, in fin dei conti si tratta solo di rovinare un foglio di carta, nessuno vi taglierà la testa.” Osservarlo dipingere ci aiutò a comprendere le sue spiegazioni. La sua tecnica si basava prima di tutto sull'osservare a lungo il soggetto, guardandolo da diverse angolazioni e


MURI DI LUOGHI DI DETENZIONE, 2014 acquarello su carta, 75 x 100 cm

procedendo poi “bagnato su bagnato” e a molteplici stesure. Una tecnica complessa e sofisticata che influenzerà molto il mio acquarello. Tra gli artisti locali, oltre a Luisa Gram Cermignani, che mi hanno trasmesso il loro sapere, frequentando i loro corsi, annovero Donald Hall per lo studio del colore, Ugo Sasso per il disegno e Gotthard Bonell per il nudo.

pubblico (museo); l'arte contemporanea si fruisce solo in un'esposizione pubblica. Visito molto volentieri musei d'arte contemporanea, mi diverte! Se poi vedo esposta la banana di Cattelan, attaccata alla parete con lo scotch, non rido più. E non rido neppure se Emmanuel Perrotin mi spiega l'opera: “Le banane hanno un doppio significato: sono simbolo del commercio globale e un dispositivo classico dell'umorismo.”

Cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? L'arte contemporanea è interessante, ma anche difficile da apprezzare e da fruire essendo, prima ancora che arte, concetto, idea, progetto. Senza un adeguato supporto museale e senza una guida non si può pretendere di apprezzare l'arte contemporanea come invece può accadere per l'arte del '900. E' vero che anche in questo caso una guida che spieghi l'autore e le sue opere è importante, ma ciascuno può, autonomamente, valutare ed apprezzare ad esempio luci e colori delle opere pittoriche, oppure forme e plasticità di una scultura. Un quadro o una scultura, dal mio punto di vista, sono fatti per un godimento privato (casa) o

Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Ho iniziato a dipingere in maniera molto tradizionale seguendo Luisa Gram Cermignani e copiando dai libri di acquarello. Acquisita la tecnica, ho dipinto dal vero, sia nature morte che paesaggi. Nei primi tempi, se in un paesaggio c'era un elemento estraneo, ad esempio un palo della luce, nonostante capissi che l'estetica del dipinto non se ne sarebbe avvantaggiata, lo dipingevo perchè faceva parte del panorama che vedevo: mi sarei sentita in colpa non farlo.

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AVELENGO, 2012, acquarello su carta, 56 x 76 cm

Nel 2013 partecipai ad un corso estivo che il calligrafo germanico Charly Witschnigg tenne a Ora (BZ). In pochi giorni esercitammo 4 stili diversi: onciale, gotico, italico, romana antica. Capii che avrei dovuto dedicare ad ogni stile mesi di pratica per ottenere il giusto ritmo calligrafico e un buon risultato estetico. Nell'ambito della calligrafia, si dice che per ottenerli è questione di chilometraggio: bisogna scrivere, scrivere, scrivere. Da subito mi ci dedicai con passione e costanza frequentando corsi organizzati dall'Associazione Calligrafica Italiana e tenuti da Luca Barcellona, Ivye Leterme, Christopher Haanes, Alex Barocco, Giovanni de Faccio, Anna Ronchi. L'interesse per la calligrafia estremo-orientale nacque da un grosso pennello che mi regalò mia figlia al ritorno da un viaggio di lavoro in Cina. Mi raccontò che i cinesi lo usavano per scrivere su grandi fogli di carta e anche sul cemento delle strade. Provai ad usarlo per l'aquarello, ma non era adatto avendo un misto di peli di cavallo e capra che non trattenenvano il colore come quelli di martora. La curiosità mi spinse a cercare in internet un

Ad un certo punto del mio percorso artistico sentii la necessità di sviluppare la pittura come atto liberatorio: del paesaggio o dell'oggetto che avevo di fronte consideravo linee e forme che, arrivando sul foglio tramite pennello e colore, assumevano altre fattezze. Questo era l'inizio dell'opera. Il lavoro poi stava sul mio tavolo lunghi periodi durante i quali intervenivo, in momenti diversi, con pennellate di colore, tratti di carboncino, lavature di parti non più interessanti... E questo è quanto avviene ancora oggi. In un'opera ci deve essere una ricerca.

Quando è nato il tuo interesse-passione per la calligrafia? Il mio interesse è rivolto a due tipi di calligrafia, occidentale ed estremo-orientale. Mia figlia è laureata in calligrafia e design all'Università di Sunderland UK. Ho seguito con entusiasmo tutto il suo percorso di studi, ma mai avrei pensato di fare della calligrafia un mio hobby. 10


corso e lo trovai nel 2014 a Trento. Feci così la conoscenza di Norio Nagayama Sensei, giapponese, calligrafo e presidente della Scuola Bokushin Italia che avrebbe tenuto un seminario di calligrafia artistica “SHODO” a Trento. Fu un giorno indimenticabile, mi trovai in un ambiente tutto da scoprire e molto molto affascinante. C'erano una ventina di persone: chi preparava l'inchiostro sfregando con acqua una barretta nera su una pietra (SUZUMI) fino ad ottenere un liquido scuro con la densità giusta per scrivere su fogli di carta di riso, chi consultava un dizionario giapponese, chi scriveva una tavola d'esame... mi colpì l'entusiasmo dei partecipanti, di età compresa tra 20 e 70 anni. Io, con altri tre, mi trovai alle prese con un pennello intriso di inchiostro da tenere perpendicolare sopra il foglio per iniziare a scrivere i primi tratti dei 38 fondamentali della calligrafia

giapponese. Praticamente stavo frequentando la prima elementare della Scuola di SHODO: ero un'alunna disorientata che non capiva fin dove sarebbe arrivata, ma le si era aperta una finestra su un mondo nuovo che voleva decisamente esplorare.

Puoi spiegarci cosa si intende per calligrafia? La calligrafia è una forma di espressione innata in ogni essere umano: basti pensare alle decorazioni rupestri, alla stele di Rosetta per capire le sue lontane origini. La calligrafia viene insegnata a scuola con delle regole per renderla il più possibile formalmente omogenea e usarla come mezzo di comunicazione universale. In alto e in basso: MULTIETNICITÀ, 2011 240 acquarelli su carta, 100 x 600 cm


VILLAGGIO IN COLLINA, 2011, acquarello su carta 16 x 20 cm

cura. Io non volli fermarmi e cercai qualche sostituto del medium tradizionale: arrivai a scrivere con l'acqua di bollitura delle rape rosse e della buccia di melanzana. L'arte della scrittura con pennello e china esprime l'essenza della cultura orientale, una cultura intimamente taoista che si è poi specchiata anche nel buddhismo dando vita in Cina al CHAN e quindi allo ZEN giapponese. SHODO, l'arte della calligrafia, è composta da due ideogrammi: SHO arte della scrittura, DO ricerca e comprensione della vita, ovvero: ricerca e comprensione della vita tramite la pratica della calligrafia.

Crescendo, noi la personalizziamo - dimensione e inclinazione dei caratteri, velocità di compilazione delle parole, ecc. - a tal punto che è nata una scienza, la grafologia, che studia la personalità individuale attraverso la forma grafica delle parole. Ma la calligrafia, attraverso l'evoluzione e la personalizzazione delle regole formalizzate, si trasforma in arte: la tecnica di scrittura è un processo che porta a raccontare una storia. La calligrafia artistica si scrive con cannuccia e pennini di vario genere, inchiostro di china, gouache, mallo di noce. La variabilità della dimensione del tratto è data dall'inclinazione che il calligrafo esercita sulla cannuccia e quindi sul pennino. Per quanto riguarda l'inchiostro di china, ricordo che dopo un breve periodo di esercitazioni mi venne diagnosticata una dermatite al volto. La dermatologa mi sconsigliò di usarlo finchè non ne avessimo capito la causa e trovata la

Come si coniuga con la tua pittura moderna? Negli ultimi anni completo la mia pittura con scritte di calligrafia gestuale. Negli “schizzi di viaggio” più recenti, ad esempio, la calligrafia fa parte della composizione. Ciò che scrivo è in sintonia “spirituale” con ciò che dipingo, cioè

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se la scena richiama alla mia memoria fatti drammatici, al momento uso, a completamento dell'opera, versi del Purgatorio e dell'Inferno di Dante.

Qual è la tecnica che utilizzi nella tua pratica artistica? Uso l'acquarello, e negli anni più recenti anche la calligrafia estremo-orientale o quella occidentale, o due o più di queste tecniche sovrapposte.

Quando inizi una nuova tavola hai già in mente un tema, un soggetto, o ti muovi senza vincoli predeterminati? Ho davanti a me il foglio bianco, il mio campo di battaglia, il vuoto assoluto. Da che parte inizio e come inizio? Osservo ciò che mi circonda e mi allontano dal mio io. Intanto il cervello elabora le immagini, le sceglie, la mano si muove, impugna il pennello intriso di colore e traccia

sul foglio la base di partenza per una nuova opera: è l'inizio di una vittoria sul foglio bianco, perchè da quella macchia di colore iniziano un percorso, una storia nuova. Una storia che è fatta di velature, di abrasioni, di macchie aggiunte, pensieri di quel momento... Una storia che può durare un giorno come un mese; e più il percorso è complicato più mi piace, perchè in quelle macchie e pennellate entra il mio vissuto. Non è un fare a caso, ma non è neppure un fare sapendo esattamento dove arriverò. Ricordo con piacere un aneddoto di 5 anni fa. Ero a Londra. Stavo dipingendo con la mia nipotina dodicenne e parlavamo delle difficoltà che ci possono essere ad iniziare un acquarello senza fare prima un disegno. La mattina seguente trovai attaccato al mio computer il seguente bigliettino: "Non aver paura della carta, lascia che ti attragga. Io non sono spaventata dalla carta, è invitante! Dedicato a mia nonna". Quel biglietto è ancora lì a ricordarmi di non perdermi mai d'animo. CASTELLO, 2018, acquarello e gouache, 18 x 22 cm


STELLE, 2017, acquarello su carta, 19 x 25 cm

a tarda notte. E il giorno seguente continuai su un altro foglio di tre metri. Un'opera di 6 mt nella quale ero riuscita a riversare la mia rabbia e la mia protesta per quegli odiosi eventi. Nel 2011 dipinsi “Clandestini all'isola di Patmos”. In un viaggio dall'Isola di Samos all'isola di Patmos, la motonave si fermò all'isola di Agathonisi per imbarcare una ventina di disperati turchi che, cercando invano di raggiungere a nuoto l'isola di Samos, erano stati intercettati dalla polizia greca. Clandestini che furono poi incarcerati nella prigione di Patmos: giovani ragazzi legati tra loro da una fune, nei loro occhi disperazione e sgomento, che scappavano da una vita misera, senza prospettive, in cerca di un futuro migliore. Nello stesso anno realizzai una delle mie opere più grandi “Multietnicità”. Accompagnando i miei nipotini londinesi a scuola, vidi nell'ingresso dell'edificio una grande carta geografica con appuntate innumerevoli bandierine. Ne chiesi la ragione e mi venne spiegato che si riferivano alle 37 etnie alle quali appartenevano i genitori degli alunni della scuola: come avrei potuto non dipingerne i colori del loro abbigliamento? Ne uscirono circa 300 tessere da 20x16cm che composi in un unico lavoro.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessata a un “messaggio” nell’opera? Come ho spiegato in precedenza, non esiste un'opera d'arte senza un coinvolgimento emotivo, ma se questo si nota nell'opera spetta al pubblico giudicarlo. Credo, invece, che quando intendo trasmettere un messaggio a mezzo di un'opera, questo sia direttamente leggibile senza l'intermediazione di interpretazioni. Ho dipinto più volte a seguito di forti emozioni e di coinvolgimenti sia intellettuali che morali. Nel 2003 dipinsi “la strage di Nassirya” in cui morirono 17 nostri connazionali. Nel 2010 un'opera a seguito degli atti di pedofilia in un istituto religioso veneto a danno di bambini sordo-muti. Erano mesi che pensavo a come portare sulla carta la rabbia che aveva scosso me e l'opinione pubblica per atti orrendi da parte di componenti della chiesa a innocenti, persone indifese e con handicap. Mi ricordai di una frase di Cecco Angiolieri “S'ì fossi papa serei allor giocondo / ché tutti cristiani embrigarei.” Un pomeriggio presi un foglio di carta di tre metri e lavorai fino 14


Come definiresti il tuo stile? Quali sono le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Attualmente Il mio stile nell'acquerello è prevalentemente astratto con inserimento di frasi che arricchiscono la composizione. Sono libera da costrizioni formali, adoro deformare la realtà e quindi quando dipingo sono completamente libera di realizzare ciò che sento, di produrre quello che mi piace. Se con un'opera giungo a un vicolo cieco, non accetto suggerimenti per la sua continuazione. E' una mia storia e non voglio intrusioni, nessuno può sapere perché sono arrivata a quel punto, cosa mi ha spinta a fare ciò che ho fatto. Inoltre, non dipingo mai un'opera perchè piaccia a un possibile pubblico: dipingo per me, prima di tutto il lavoro deve piacere a me.

Esiste, secondo te, una “pittura femminile” oppure l’arte non ha sesso? Rispondo a questa domanda con un episodio che mi è accaduto l'anno scorso. Avevo da poco appeso 4 quadri all'interno del bar del Kunst Merano Arte e stavo bevendo un caffe con mio marito. Entrò una persona che non conoscevo,

guardò i lavori e chiese, rivolgendosi al cameriere: “Come si chiama il pittore che ha esposto queste opere?” Risposi io per il cameriere: sono di una pittrice, sono opere mie. Chiacchierammo un po'. Secondo il visitatore, il soggetto con molto nero, con pennellate così audaci, era stato dipinto da un uomo. Pensando ad una pittura femminile vengono in mente i fiori. Ma non è così: quanti grandi pittori hanno dipinto fiori...

Segui la “politica culturale” altoatesina? Pensi che si possa fare di più per il settore artistico? Ho partecipato di recente alla mostra “HOME SWEET HOME” al centroTrevi di Bolzano. Era stato organizzato anche un incontro con il neo direttore del Museion, Bart van der Heide, un giovane olandese, il quale, dopo aver interloquito con i presidenti delle nove associazioni artistiche altoatesine presenti, ha dichiarato, fra l'altro, di avere l'intenzione di rendere il Museion un luogo di rilevanza sociale anche per gli artisti del territorio. Mi ha trovato completamente d'accordo. DISMALA Purgatorio - Canto XII, 2018, acquarello, china bianca, matita su carta, 36 x 56 cm


In alto: NEL TEMPO CHE IUNONE ERA CRUCCIATA... 2019, Inferno - canto XXX, acquarello, 20 x 30 cm

A destra: MONASTERO, 2015, acquarello e china su carta, 22 x 18 cm

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Chi è l’artista? L'artista è chiunque si cimenti nella realizzazione di un'opera d'arte, impegnando la propria fantasia creativa e le proprie emozioni...

Bellezza? Estetica? Si possono avere anche questi obiettivi quando si crea un'opera d'arte, ma la creazione di un'opera presuppone, dal mio punto di vista, un'intensa emozione che, catturata dagli occhi, attiva il cervello, scorre lungo il sistema nervoso simpatico, scarica la sua energia emozionale sulle dita che manovrano ora il pennello, ora lo scalpello, ora la penna con le sue decine di pennini dedicati ad ogni particolare calligrafia. Per rispondere alla domanda, quindi, la bellezza è il risultato grafico o fisico ottenuto attraverso lo stimolo di un'emozione. L'opera può essere anche brutta, ma deve emozionare.Una vera opera d'arte non deve mai essere solo piacevole alla vista. Deve essere profonda, evocatica e perchè no, anche terrificante e spaventosa.

E, per finire, cos'è per te l’arte? ...per cui l'opera d'arte può essere qualsiasi cosa, in una accezione più generale: può essere un quadro, una scultura, una installazione, ma anche un dolce particolare, i pupazzetti per i miei nipotini, una riparazione delicata andata a buon fine, una costruzione fuori dall'ordinario, delle siepi tagliate in modo decorativo, e così via.

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tutte le biennali che organizza a Trento e Bolzano 2013 inizio percorso calligrafico con il calligrafo Charly Witschnigg. A seguire seminari con calligrafi italiani e europei quali Luca Barcellona, Anna Ronchi, Giovanni di Faccio, Marc l'Argent, Christopher Haanes, Eva Poell. 2014 inizio la frequentazione della Scuola di calligrafia estremo-orientale a Bologna con Norio Nagayama Sensei che prosegue ancora oggi. 2016 Quilt Italia Ass. Naz. Ital. di patchwork sceglie “Multietnicità” per la copertina del magazine. Nel 2019 conseguito il diploma di 1.DAN di SHODO – l'arte della calligrafia. 2020 – partecipato con “SCHIZZI DI VIAGGIO” - 11 blocchi schizzati e dipinti durante una parte dei miei viaggi - alla collettiva HOME SWEET HOME al Centro Trevi di Bolzano. “Multietnicità” - 2011 Moltiplicare e disseminare. Sembra questa la strategia visuale che Luciana Antonello ha scelto per confrontarsi con le insidie della relazione tra “singolare” e “plurale”. Piccole carte che in modo inesorabile invadono, colonizzano lo spazio, creando una sorta di notazione cromatica dove l’elemento iconico che compone ogni singolo elemento quasi svanisce. Le narrazioni sono sovente presenti nella ricerca di Antonello, che tuttavia in questa occasione sembra rinunciarvi, per dar vita ad una costellazione di segni che manifesta la propria dignità e la propria forza attraverso un dialogo inedito con lo spazio, con una sua pacifica aggressione, ma diventandone contemporaneamente elemento formale. Ben inteso: Antonello non rinuncia alla figurazione. Ogni elemento che compone l'insieme mantiene ben presente l'immagine figurale. Quello che in questa disseminazione di acquarelli viene meno è la struttura narrativa, se non altro perchè questi singoli elementi vanno letti in rapporto allo spazio che li ospita, non nella loro intima singolare, necessitata relazione. Questa relazione non c'è: è stata “tolta”. Credo che si sbaglierebbe a cercare una lettura convenzionale dell'opera, una lettura narrativa come se leggessimo un manifesto o una pagina. L’esito è un’opera il cui intreccio stilistico ingloba dentro di sé l’ornamentazione astratta e l’essenzialità figurativa, la fondazione di un ordine linguistico che cerca la definizione formale e non soltanto l’espressione. Prof. Marco Bandini

LUCIANA ANTONELLO 1985 – 1995 corsi d'acquarello con Luisa Gram Cermignani e di disegno con Ugo Sasso e Gotthard Bonell. 1996 seminario en plain air con Renzo Baldessarelli a Malosco. 1996 seminario di acquarello alla Scuola Internazionale di Grafica a Venezia con Nicolas Fedorenko e nel 1997 con Keith Achepohl. 1998 Seminario dI studio del colore con Donald Hall. 1998 primo premio al concorso organizzato dalle Ferrovie dello Stato. 1999 Palazzo Correr Venezia mostra collettiva organizzata da Studio Palazzi. Dal 1999 al 2005 seminari di due settimane all'Accademia Internazionel di Brunico con Heribert Mader e Konrad Planegger. 2002 agosto prima mostra personale presso MASTEN-Merano 2003 Entro a far parte dei Suedtiroler Freizeitmaler coi quali parteciperò a diverse mostre collettive 2005 – concorso A. Duerer - Ora, premio della critica 2007 – mostra personale al Centro Trevi di Bolzano 2007-2012 socia dell'Associazione degli Artisti della Provincia di Bolzano. Partecipazione alle 5 mostre collettive annuali di MODULI, nonché ad altre mostre al Teatro Cristallo, UNI BZ, ArteBUS e a Isera. 2008 e 2010 mostra personale alla Galleria dell' Associazione in Piazza Domenicani a Bolzano. 2013 mostra nel Kunsthaus Caffè di Merano. 2014 socia dell'Associazione Kunst Merano Arte. 2013 entro a far parte di FIDA Trento. Partecipo a

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ics

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2020 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.12 2020 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.12 - Dicembre ANNO 2020

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In alto: CALLIGRAFANDO, 2016, china su carta, 28 x 18 cm in basso:RITMO stile Italico, china su carta 30 x 42 cm

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MERCATO DELL’ARTE ? arte come catarsi. In seguito sarà influenzato e si riconoscerà nei neo-espressionisti Georg Baselitz e Jörg Immendorff. In un'epoca in cui il nazismo era ancora un tabù, per la sua tesi presenta una serie di fotografie provocatorie in cui esegue il saluto hitleriano con indosso l'uniforme del padre con la motivazione: «I tedeschi vogliono dimenticare il passato e iniziare sempre qualcosa di nuovo, ma solo andando nel passato puoi andare nel futuro». Kiefer fa parte di quella generazione di giovani tedeschi i quali, pur non avendone né esperienza diretta né responsabilità personale, sentivano su di sé la vergogna e il senso di colpa per l'Olocausto. In tutta la sua opera successiva si confronterà in modo critico e ossessivo con la storia, con la memoria e la mitologia tedesca facendo riferimento a simboli fondamentali della cultura e dell'identità collettiva germanica. Kiefer è un pittore-intellettuale e i riferimenti colti inclusi nei suoi lavori sono vasti e complessi da necessitare di un'analisi interpretativa approfondita: l'Olocausto, l'opera di Wagner, i dipinti dell'ar-

ANSELM KIEFER (1945), DEM UNBEKANNTEN MALER, 1983, olio, emulsione, gommalacca, lattice e paglia su tela, 189,9 x 260,4 cm, venduto da Christie's New York 2011 a $ 3.554.500 (€ 2.993.000) (vedi a pag.28). Kiefer, pittore e scultore, considerato un esponente del neoespressionismo, con Richter e Baselitz è uno dei più autorevoli e influenti artisti tedeschi viventi i cui lavori sono battuti a livelli elevati. Nasce a Donaueschingen nella Foresta Nera nel marzo 1945, due mesi prima della fine della guerra mondiale, in una famiglia cattolica dove il padre, ufficiale della Wehrmacht e insegnante d'arte incoraggia i suoi primi tentativi artistici. L'infanzia (a suo dire felice) si svolge tra le rovine fisiche e i disagi emotivi della Germania postbellica e per queste ragioni i ricordi della guerra saranno sempre presenti nei suoi dipinti e nelle sue sculture sotto forma di case e oggetti distrutti o di campi bruciati. Dopo aver interrotto gli studi in legge e letteratura il giovane Anselm sceglie di dedicarsi all'arte, studia alla Kunstakademie di Düsseldorf diventando discepolo e amico di Joseph Beuys da cui attinge l'approccio concettuale e l'uso dei simboli recuperando il concetto di

DEIN GOLDENES HAAR, MARGARETHE !!, 1991, olio e paglia su tela, 282 x 381,6 cm Sotheby's New York 2011 a $ 1.594.500 (€ 1.340.800)

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ANSELM KIEFER tista romantico Caspar David Friedrich, il misticismo ebraico della Kabbalah, la guerra fredda, l'esoterismo, l'architettura nazionalsocialista progettata da Albert Speer, le poesie di Paul Celan. Sono tutti temi e soggetti che ritornano incessantemente nel suo approccio poetico e profondamente psicologico che è stato definito dalla critica "massimalismo pesante". Elemento fondamentale del linguaggio espressivo di Kiefer non è il "colore" dato che le sue tonalità si muovono all'interno di una tavolozza molto ristretta - assolutamente personale e riconoscibile - in cui prevalgono le gamme dei grigi (il "colore del dubbio") e delle terre, saltuariamente rese più calde con l'inserimento di materiali naturali. Le sue opere, frutto di una lunga e lenta elaborazione formale e concettuale, appaiono materiche, spesse e aspre, animate da tinte cupe e terrose, da increspature e stratificazioni. L'artista lavora su una complessa cosmologia personale interessato al valore alchemico dei materiali che ama incorporare nelle sue opere: innanzitutto piombo, l'elemento GRAB DES UNBEKANNTEN MALERS, 1983, olio, lattice, emulsione, gommalacca, su tela, 134 x 229 cm Christie's Londra 2016 GBP 2.405.000 (€ 2.702.200)

preferito, poi paglia, fiori secchi, cera, semi, girasoli, terra, lacche, bitume, libri bruciati, vestiti, cemento, ceneri ecc. che usa sia con i loro colori naturali che trattati con acido e fuoco. Negli anni il suo lavoro diviene contemporaneamente più scultoreo, intriso di misticismo e teologia, le opere si presentano alla stregua di palinsesti della memoria, caratterizzate da un segno scabro e forte e da una malinconia plumbea di evidente ascendenza nordica. Cantore di una visione tragica della vita che non lascia molto spazio all'ottimismo, Kiefer spiega: «Se faccio qualcosa che deprime non è perché sono depresso, è perché la vita politica e la storia sono deprimenti». Le atmosfere delle sue tele, dense e di dimensioni epiche, vogliono trasmettere un senso di inquietudine, se non di angoscia, con la precisa intenzione di provocare un impatto emotivo e psicologico nello spettatore. Nei lavori degli ultimi decenni abbraccia il misticismo ebraico e il simbolismo occulto dedicandosi completamente all'esplorazione del significato più profondo della vita e del mito universale dell'esistenza. «L'arte è un tentativo di avvicinarsi alla verità. Non può mai ma può avvicinarsi molto».


PANNEGGI e DRAPPEGGI

Nelle arti figurative i due termini drappeggio e panneggio, erroneamente considerati sinonimi, assumono il significato di rappresentazione e disposizione, con casualità o con intenzione, delle masse e delle pieghe di un tessuto utilizzato, nel primo caso, nella decorazione di un ambiente mediante stoffe a caduta (tendaggi reali, dipinti o anche a rilievo) e, nel secondo caso, nelle vesti (i panni, appunto) che ricoprano una figura, viste in stretta relazione con l'atteggiamento o il movimento del corpo. L’abilità nel panneggiare acquista importanza fin dall’arte greca e tale tecnica continua a variare in concomitanza con i linguaggi stilistici che si sono avvicendati nei secoli. Nella pittura figurativa e nella scultura naturalistica lo studio del panneggio è strettamente collegato alla raffigurazione, anche simbolica del nudo e dei personaggi storici, religiosi o mitologici. Nel Rinascimento assume un valore profondo diventando una vera e propria disciplina: Leonardo gli dedica un capitolo nel suo "Trattato della Pittura". Basta osservare gruppi statuari come la Pietà di Michelangelo

Buonarroti o l'Estasi di Santa Teresa d'Avila di Gian Lorenzo Bernini le cui le vesti sembrano farla galleggiare nell'aria per comprendere che tutti i grandi artisti del passato si sono cimentati in un tema che poi è andato riducendosi fino quasi a scomparire con l'abbandono della raffigurazione mimetica da parte del moderno. L'interesse per panneggi e drappeggi è stato riportato in auge dagli artisti astratti del "Groupe du Maître des études de draperies" (Gruppo del Maestro degli studi sui drappeggi) fondato nel 2015 dal giovane pittore André Focillon quando si era imbattuto casualmente all'École des beaux-arts de Dijon nelle opere del pittore anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Maître des études de draperies (in Germania, Meister der Gewandstudien) dato che in molti suoi dipinti, disegni e schizzi affronta la forma delle pieghe di vestiti come maniche, perizomi o interi indumenti. L'identità di questo autore, riferita via via a innumerevoli artisti dell'epoca come Dürer, Martin Schongauer, Matthias Grünewald, è oggi

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OR ET ARGENT attribuita a Heinrich Lützelmann, un artista alsaziano attivo a Strasburgo tra il 1475 e il 1500. Quando Focillon si è avvicinato alle ricerche di Lützelmann, ha intuito le potenzialità insite in un argomento apparentemente desueto come il drappeggio, se ripreso e reinterpretato in chiave moderna e trattato come un tema autonomo e autosufficiente, in quanto dotato di un intrinseco carattere astratto. Nel corso della ricerche grafico-pittoriche sulle diverse tipologie di tessuti rappresentati sia nelle opere storiche che attuali, l'attenzione del Groupe si è indirizzata su quelli dotati di lucidità naturale come il raso o Satin, un materiale pregiato prodotto con la seta fin dal Medioevo, fine, uniforme e liscio, oggi affiancati dal lamè e dai materiali sintetici. La ragione di questa scelta è motivata dalla constatazione che i tessuti lucidi presentano delle caratteristiche particolarmente interessanti per il loro effetto riflettente che moltiplica ed esalta la conformazione e i chiaroscuri di vesti e tendaggi i quali assumono un aspetto luminescente particolarmente misterioso. Si potrebbe anche dire che l'analisi delle

forme libere, complesse e imprevedibili come quelle di panneggi e drappeggi che tanto hanno attratto gli artisti nel passato, sia alle origini dell'approccio contemporaneo alle teorie dell'astrazione e dell'informale. Proprio questo ultimo aspetto è stato approfondito nelle opere esposte nella mostra "Or et Argent" realizzate dagli artisti del Gruppo Maître des études de draperies i quali hanno collaborato assieme per creare e dipingere una serie di monumentali tele brillanti e quasi iridescenti grandi come i saloni della galleria (vedi in basso). Grazie ad un lavoro certosino sono stati raggiunti dei risultati iperrealistici che esaltano talmente l'illusione della tridimensionalità delle composizioni che i visitatori tentano di toccarle per verificare l'autenticità. Seppur nell'arte contemporanea sia stato abbandonato l'interesse per ogni tipo di riferimento alla realtà, i drappeggi e i panneggi possono costituire ancora una potente fonte d'ispirazione per chi sappia vedere nelle loro pieghe e nella gamma infinita di chiaroscuri, piani tonali e riflessi delle superfici, le infinite forme libere che vi sono nascoste.


STOLPERSTEINE - PIETRE D'INCIAMPO

Non sempre le installazioni trovano la loro ragion d'essere in un'idea portatrice di un valore che sappia superare i limiti di un pensiero puramente artistico-estetico per farsi carico ed entrare in risonanza con dei valori comuni a tutti e, perciò stesso, esprimere ideali universali. L'artista tedesco Gunter Demnig ha dato inizio nel 1992 al progetto "Stolpersteine" un ambizioso proponimento che mirava a commemorare le vittime dello sterminio o della persecuzione nazista collocando uno Stolperstein (in italiano, una pietra d'inciampo) esattamente sul marciapiede davanti al loro ultimo luogo di residenza o di lavoro. Lo Stolperstein è un cubetto di cemento di 10 cm di lato recante sulla faccia superiore a vista una piastra in ottone sui cui sono incisi i dati più salienti della vita della persona da ricordare. Su ogni Stolperstein si può leggere

la cruda sintesi della storia della persona uccisa nel campo di concentramento: Qui visse (lavorò, abitò... ), Nome... Nato il..., Arrestato il..., Deportato il... Nel Lager..., Assassinato il... A... Da notare il termine "ermordet" che appare su tutte le piastre e che significa letteralmente "assassinato" e non "morto", come a volte, si usa dire per mitigare una realtà inaccettabile. Il primo Stolperstein, è stato collocato da Gunter Demnig davanti al municipio di Colonia il 16 dicembre 1992, esattamente cinquanta anni dopo la firma posta da Heinrich Himmler sul "Decreto di Auschwitz" (vedi iscrizione in basso) l'atto che segna l'inizio della deportazione di massa di ebrei, zingari, omosessuali, disabili e chiunque fosse considerato un antinazista. A dicembre 2019, 75.000 Stolpersteine in 20 lingue diverse sono state posati in tutta Europa

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STORIA DELL’ARTE

rendendo il progetto il più grande memoriale decentralizzato del mondo. Si tratta di un'idea tuttora in divenire e sempre più potente dal punto di vista comunicativo ed emozionale perché fondato sul coinvolgimento attivo della popolazione interessata a ricordare. Non sempre è stato tutto facile a causa di remore e ostacoli spesso insuperabili: oltre ai quotidiani problemi burocratici, è stato sollevato il problema da parte di alcune comunità ebraiche della mancanza di rispetto nel fatto che le pietre siano calpestate dai passanti chiedendo che le targhe fossero collocate sulla facciata delle case, un'operazione quasi sempre impossibile da realizzare se i proprietari dell'immobile non hanno alcun rapporto con la persona da commemorare. Le pietre d'inciampo "devono" stare in strada perché create come azioni puntiformi diffuse

negli spazi urbani, molto diverse dai luoghi di commemorazione istituzionali, proprio per rappresentare un intervento più capillare della memoria nella vita di tutti i giorni. Ogni volta che qualcuno per strada "inciampa" per caso in uno Stolperstein, forse potrebbe rivolgere per un momento il suo pensiero a quelle persone normali, donne, uomini e bambini in carne e ossa, che erano vissute in quel preciso luogo prima di essere trucidate da un sistema di criminali fanatici espressione della "Banalità del male". La prima Pietra d'inciampo della città di Trento verrà collocata in via San Martino, davanti alla casa natale di Albino Michelatti, antifascista assassinato nel campo di concentramento di Mauthausen il 24 aprile 1945. Ci auguriamo che possa essere la prima di tante altre Stolpersteine nella nostra provincia.

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Dicembre 2020, Anno 9 - N.12

News dal mondo ANSELM KIEFER

DEM UNBEKANNTEN MALER, 1983

pag. 28

ANSELM KIEFER

DEIN ASCHENES HAAR, SULAMITH, 1981

pag. 29

ANSELM KIEFER

MALEN = VERBRENNEN, 1974,

pag. 30

ANSELM KIEFER

ATHANOR, 1991

pag. 31

MEMENTO MORI!, 2020

pag. 32

Omaggio ad ANSELM KIEFER

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ANSELM KIEFER, DEM UNBEKANNTEN MALER, 1983, olio, emulsione, gommalacca, lattice e paglia su tela, 190 x 260 cm, Christie's New York 2011 a $ 3.554.500 (€ 2.993.000)

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ANSELM KIEFER, DEIN ASCHENES HAAR, SULAMITH, 1981 olio e paglia su tela, 130,2 x 170,2 cm, venduto da Sotheby's New York 2016 a $ 2.112.500 (€ 1.776.700)


ANSELM KIEFER, MALEN = VERBRENNEN, 1974, olio su juta 220,3 x 300 cm, venduto da Christie's New York 2017 a $ 2.407.500 (€ 2.024.912)

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ANSELM KIEFER, ATHANOR, 1991, olio, sabbia, cenere, foglia d'oro e lamina di piombo su tela, 281,9 x 381,6 cm, venduto da Sotheby's Londra 2017 a GBP 2.228.750 (€ 2.504.300)



PAOLO TOMIO: Omaggio ad ANSELM KIEFER MEMENTO MORI!, 2020 olio su tela, 327 x 231 cm


ics

ART


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