icsART 2021 N.6 Paul Moroder

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PERIODICO della icsART N.6 - Giugno ANNO 2021

icsART


In copertina: PAUL MORODER, BEFANGENHEIT 5, 2020, tecnica mista con catrame su legno, 40 x 40 cm


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icsART

sommario Giugno, Anno 10 - N.06

Editoriale

The Old Boy

pag. 4

Politica culturale

Il ponte più lungo del mondo

pag. 5

Intervista a un artista

Paul Moroder

Mercato dell’arte?

Claes Oldenburg

pag. 20-21

Organisms in E-motion

Fast Flow

pag. 22-23

Storia dell’arte

Arte Deco - parte 5

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo CLAES OLDENBURG

CLOTHESPIN TEN FOOT, 1974

pag. 28

CLAES OLDENBURG

STRONG ARM, 1961

pag. 29

CLAES OLDENBURG

TYPEWRITER ERASER, 1976

pag. 30

CLAES OLDENBURG

YELLOW GIRL'S DRESS, 1961

pag. 31

CIAMBELLE COL BUCO, 2021

pag. 32

Omaggio a CLAES OLDENBURG

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

THE OLD BOY Diciamo la verità, dopo Donald Trump qualsiasi scarpone avesse vinto le elezioni americane, sarebbe stato sicuramente migliore del Platinato. Joe Biden, dunque, partiva favorito, non tanto nelle previsioni sul voto dei suoi concittadini (sempre imprevedibili), quanto nelle speranze di ogni persona sana di mente al mondo. Bisogna dire che questo settantottenne da sempre in Parlamento ma dal viso roseo e liscio come il culetto di un bimbo (grazie a una chirurgia plastica esagerata), non faceva sperare in grossi cambiamenti. Per dire, il giovane, aitante e bello, Barack Obama, appena sedutosi sulla poltrona più importante del mondo, era stato insignito - sulla fiducia - del Premio Nobel per la Pace pur non avendo ancora fatto nulla. Invece, il vecchio-giovane Joe, dopo aver scelto la grintosa Kamala Harris, procuratrice generale e senatrice della California - prima vicepresidente donna e prima vicepresidente asioamericana (madre indiana e padre giamaicano) della storia degli USA - ha atteso con infinita pazienza che il Platinato recedesse dal suo tentativo di golpe. Decisione coraggiosa e lungimi-

rante di Biden in un momento in cui - grazie a Trump - la violenza razzista neo-nazista era stata sdoganata negli Stati Uniti e che è alquanto improbabile che egli possa essere rieletto dopo i suoi primi quattro anni. Invece no, il buon Biden (il primo presidente di fede cattolica dopo John Kennedy), ha sparato una serie di interventi sociali e riforme economiche talmente rivoluzionarie da far impallidire la sinistra nostrana: 200 milioni di vaccini nei primi 100 giorni del suo mandato, 6mila miliardi da investire nell'assistenza dei cittadini e nel rilancio dell'economia, e l'ultima, la proposta di sospendere i brevetti dei vaccini delle case farmaceutiche, le quali si sono super arricchite sulla pandemia. Anche se il profitto negli USA è sacro, non è eticamente accettabile né intelligente dal punto di vista politico, lucrare sulla vita di miliardi di persone che un giorno potrebbero vendicarsi di chi le ha private dei vaccini. Non è detto che le proposte di Old Joe andranno tutte a buon fine: i suoi colleghi repubblicani e democratici non ci sentono molto quando si parla di penalizzare le lobby miliardarie che li finanziano, ma almeno lui ci sta provando. 4


POLITICA CULTURALE

IL PONTE PIÙ LUNGO DEL MONDO Logicamente si riparla del ponte sullo stretto di Messina. Si sentiva il bisogno di un rilancio di questo progetto visto che dovrebbero arrivare i 220 miliardi chiesti alla UE e che tutti sanno come spenderli in modo "utile". In fondo è solo dal 1969 che si parla di un ponte che colleghi la Sicilia al continente e, come è buona norma per le opere pubbliche, siamo alla fase del progetto preliminare di fattibilità tecnica ed economica che rappresenta il primo e più semplice dei livelli di definizione nella stesura di un progetto. Si tratta, infatti, della prima delle tre fasi necessarie per ottenere tutte le autorizzazioni e poter procedere all'appalto dell'opera. Durante questo periodo (si parla di almeno una decina d'anni), i progettisti dovranno cercare di risolvere i giganteschi problemi teorici e tecnici di quello che diventerebbe il ponte più lungo al mondo. In un paese in cui i ponti, viadotti, gallerie, funivie, crollano per totale assenza di manutenzione e ogni anno terremoti, inondazioni, frane distruggono il territorio, ritornare per l'ennesima volta sull'idea di investire cifre iperboliche in un'opera difficilmente realizzabile e in gran parte inutile, è deprimente. Per valutare il progetto sullo stretto basta confrontarlo con il ponte sospeso più lungo del mondo - ma più semplice perché senza binari ferroviari - il giapponese Akashi-Kaikyō, la cui

campata centrale lunga 1.990 mt è sospesa a due torri alte 280 mt. La campata del ponte di Messina è lunga 3.300 mt con due torri alte 440 mt., quindi la sua campata centrale è 1.300 metri più lunga della massima lunghezza finora mai realizzata! La costruzione del Akashi-Kaikyō è iniziata nel 1988 - dopo 20 anni di progettazione - e si è conclusa nel '98 con un costo all'epoca di 3,6 miliardi di dollari per una lunghezza totale di 3.900 metri e larghezza di 35.50 mt. Il costo preventivato oggi per il ponte italiano - della lunghezza totale 5.070 metri e larghezza 60.40 mt, è di 4,8 miliardi di dollari. Cifra palesemente irrealistica che è destinata a raddoppiare o triplicare se e quando l'appalto sarà concluso tra 30-40 anni, a causa dei problemi statici e costruttivi che incontrerà, sia nel corso dei lavori sia dopo che sarà finito. Ai problemi di un territorio ad altissimo rischio sismico si sommano quelli di vibrazione e torsione dell'impalcato creati dall'azione del vento su un'"ala" appesa a quattro cavi, lunga 5 chilometri. Ce n'è già abbastanza per abbandonare un'idea irrazionale e pensare invece ai problemi reali della popolazione anche se sicuramente qualcuno - non del tutto disinteressato - richiamandosi ai valori più alti, affermerà che l'Italia possiede tutte le capacità, le competenze, la forza morale, per costruire il ponte più lungo del mondo. Costi quel che costi! 5



Intervista a PAUL MORODER Figlio di uno scultore di Ortisei che realizzava opere in legno della tradizione gardenese, Paul Moroder non poteva che diventare scultore: un destino scritto sia nel suo talento innato, sia nella cultura storica e materiale di una valle alpina che ha avviato a carriere internazionali un numero impressionante di artisti locali. Anche Moroder figlio ha iniziato intagliando il legno, un materiale in cui eccelle e che rimane sempre il suo riferimento centrale e ha contribuito ad aprirlo verso una sperimentazione a tutto campo. Un’evoluzione connessa alla crescita della sua carriera poiché la ricerca sui materiali nasceva sia dal bisogno di sviluppare nuovi codici espressivi, sia di risolvere le problematiche ad essi legate. Questo approccio lo ha portato a confrontarsi con tante tecniche scultoree diverse come quelle in pietra, in bronzo, in cemento, in nichel argento, raggiungendo ogni volta risultati di altissima qualità. La sua convinzione dell'esigenza di una forte spiritualità nell'operare nel mondo dell'arte, lo ha spinto a ricercare la soluzione più idonea a conseguire ciò che voleva esprimere fino a inventare un tipo di vetro cristallo fuso, grezzo e materico, quasi "carnale", di cui si percepisce la trasparenza solo quando è retroilluminato. Tutti tratti distintivi che si ritrovano anche nella sua pittura informale, connotata da una potente istintualità gestuale e dalla vibrazione della superficie affidate a una ristretta gamma di colori intrisi di sostanze solide. Profondo conoscitore dei contenuti e della simbologia richiesti a chi si voglia impegnare in un'arte di nicchia come quella liturgica (in cui opera ormai da anni), Moroder si avvale di un linguaggio estremamente moderno e innovativo che, nondimeno, è compreso e apprezzato da una committenza evidentemente colta e lungimirante. Paul è un artista a tutto tondo che sente intimamente la responsabilità etica e culturale di svolgere un lavoro privilegiato, sia verso il committente sia, in senso più ampio, nei confronti della comunità cui appartiene e in cui si riconosce pienamente. Paolo Tomio A sinistra: ANNUNCIAZIONE, 2016, fusione

vetro cristallo, h 167 cm

In basso: VIA CRUCIS al Duomo di Trento, 2016, bronzo lucidato, ca. 90 cm


In alto: PEOPLE, 2008, bassorilievo in bronzo lungh. 340 cml

In basso: PEOPLE, 2020, bassorilievo in cemento lungh. 640 cm

Quando hai cominciato a interessarti all’arte e alla scultura in particolare?

L’artigiano è la mano che modella, che usa il materiale. L’arte è lo spirito dell’opera e l’artista è il creatore dello spirito dell’opera.

Era una vera occasione da non perdere. Mio padre conosceva un architetto di Chicago che collaborava con mio padre il quale gli aveva scolpito diverse opere. Finiti gli studi ebbi il coraggio di accettare l’invito dell’architetto e andare a trovarlo. Arrivato lì mi organizzò tutto un ciclo di incontri con il National Institut of Art di Chicago: era interessantissimo un confronto sul posto con diversi artisti per studiare l’arte. Non dimentichiamo che a Chicago hanno lavorato molto Henry Moore, Picasso oppure il famoso architetto Frank Lloyd Wright e tanti altri. Inoltre, mi offrì anche la possibilità di lavorare e di mantenermi. Per me era una esperienza irripetibile e sicuramente mi ha influenzato molto. Dopo due anni trascorsi a Chicago ero al punto di fermarmi a vivere lì. Ma, dopo una visita a casa, mi hanno fatto rimanere le Dolomiti: a rivederle mi hanno veramente emozionato troppo per riuscire a trasferirmi. Le montagne mi danno ispirazione, forza e animo. Sono maestose, forti e fragili nello stesso momento, superbe, monumenti del creato. Osservandole ti rendi conto quanto sei piccolo e inizi a rispettare la natura, colei che ci anima, ci mantiene, ci fa vivere e morire.

Perché, dopo il diploma all’Istituto d’arte di Ortisei, sei andato a perfezionarti a Chicago?

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?

Mio padre, Enrico Moroder, era scultore accademico, mio nonno era pittore, per cui sin dalla nascita ero coinvolto con l’arte. Mi divertivo a passare il tempo nella bottega di mio padre con tentativi di modellare, scolpire e anche dipingere.

Come ha influito sulla tua formazione aver iniziato a scolpire a quindici anni nella bottega di tuo padre? L’arte era per me un’emozione. Per cui era quasi un dovere continuare a lavorare nella bottega di mio padre.

Che differenza c’è, secondo te, tra artigianato e arte?

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Come periodo sicuramente l’arte gotica e subito dopo l’arte romanica. Con questa base è inevitabile l’interesse per l’arte contemporanea. Dall’espressionismo e fauvismo di Modigliani al minimalismo di Rothko, oppure la Transavanguardia di Mimmo Paladino per citarne qualcuno, non ci sono confini all’interesse. Nelle diverse richieste che mi sono pervenute per adeguamenti liturgici, sono stato confrontato con un po’ tutte le correnti artistiche. Come studio parti anche dalle radici del cristianesimo per poi arrivare alla costruzione cui ti chiedono di intervenire.

Pensi che un artista debba rimanere legato alla tradizione e al proprio territorio? Ogni essere umano su questa terra, che sia artista o no, non riuscirà mai a negare la tradizione vissuta della propria patria o del proprio territorio. Intendo dire che il proprio territorio è quello in cui uno vive, abita, lavora; in cui è immerso nella natura e nell’ambiente. In qualsiasi parte dell’emisfero vivi, quello è il tuo territorio. Ad esempio, se uno nato in Val d’Ultimo e si trasferisce in Etiopia e sta bene lì, non negherà nella propria emozione da dove proviene ma neghe-


ALTARE, Basilica S. Maria di Trento, 2012 base in fusione in "Neusilber“ con lastra in pietra Rosso Verzegnis, 160 x 120 cm

scultura in legno “moderna”: come è avvenuta questa evoluzione-rivoluzione?

rà da dove proviene se non stava bene prima. Porterà presso di sé molto del proprio territorio ma lo userà nel nuovo. Se con la domanda intendevi invece la cultura locale, allora la risposta mia è che un artista non riuscirà a negare da dove proviene, ma riuscirà a influenzare il vedere in un modo nuovo.

La Val Gardena ha una storia di oltre 300 anni di scultura nel legno. Gli abitanti, prima che arrivasse il turismo, si dedicarono soprattutto nei periodi invernali a scolpire dei giocattoli e i “marcadënc” come li chiamiamo noi, cioè i commercianti con una specie di zaino viaggiavano e li vendevano. Cosí si potevano mantenere. Dai giocattoli è nata la richiesta dei Crocifissi e al giorno d’oggi qualcuno ci chiamano ancora gli “Herrgottschnitzer” cioè gli scultori dei crocifissi. La richiesta continuó e qualcuno uscì dalla vallata per studiare meglio la scultura e pittura. Con ció è stata, si puo dire, importata la pittura sulle sculture lignee. Ci fu una richiesta enorme in tutto il mondo per delle sculture lignee in stile “tradizionale” per le chiese. Ció ha suscitato anche l’interesse per la vallata ed è nato il turismo. Il turismo ha portato altre ri-

Segui l’arte contemporanea? Cerco di seguirla. Al giorno d’oggi, tramite internet, bisogna selezionare molto e qualche volta in un... direi ingranaggio di pubblicitá. Seguendo invece le gallerie ti ritrovi in un ambiente molto piú qualificato ed interessante.

Oggi la Val Gardena è all’avanguardia nella

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chieste e cosí via, al punto che la domanda era grande. A questo punto è nato il pantografo, la riproduzione meccanica delle sculture che si è sempre piu perfezionato portandolo alla realizzazione odierna tramite il 3D. A questo punto molti scultori si sono dedicati a quel campo, perfezionandosi a progettare le sculture per la riproduzione, rifinendo il lavoro che veniva dal pantografo. Altri passarono al turismo. Altri rimasero nel campo della scultura cercando di maturare un proprio stile entrando nell’artistico. Al giorno d’oggi abbiamo diversi scultori artisti rinomati in tutto il mondo nel campo dell’arte moderna.

mentare il bronzo e la pietra, materiali molto lontani dalla tua storia? Non ho mai abbandonato il legno. Forse lo uso diversamente da come la tradizione della mia valle me lo ha insegnato. I nuovi materiali mi hanno sempre portato delle emozioni forti poiché ogni materiale esige un uso differente che conduce a delle forme nuove e, di conseguenza, a una diversa modalità nell’espressione dello spirito dell’opera. Ecco perché lavoro col legno, bronzo o altre leghe, pietra, marmo, vetro e da diverso tempo anche nella pittura.

In opere recenti hai utilizzato anche il vetro criCome mai hai abbandonato il legno per speriALTARE, Chiesa Domenicani di Bolzano, 2008 fusione in "Neusilber“, 130 x 110 cm


In basso: ANGELO al cimitero di Montecchio Maggiore VI, 2016, bronzo lucidato, h 320 cm

stallo fuso? L’uso del vetro cristallo mi è stato imposto da una ricerca sulla necessità di trovare una soluzione per dei poli liturgici in vetro. Nella ricerca del materiale mi sono detto: “Se il vetro deriva da sabbia/polvere di pietra che con il surriscaldamento diventa trasparente, perché non posso fondere il vetro in una maniera che ritorni all’origine, cioè all’aspetto della pietra?”. Da questo pensiero è scaturita una valanga di prove di fusioni per arrivare al risultato delle mie opere di vetro in cui la materia è quasi irriconoscibile.

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: concetti, emozioni…? Ottenere, tramite la forma nella materia e il colore delle emozioni, un diverso concetto di vedere.

Parallelamente alle sculture “pubbliche”, hai eseguito innumerevoli opere di arte religiosa:

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In alto: PEOPLE, 2018, acrilico e tecnica mista su tela, 30 x 160 cm

che differenze vedi tra i due generi?

In basso: THE ANGEL, 2018, fusione vetro cristallo h 160 cm

Quasi nessuna eccetto qualche differenza tematica. Ogni opera ha uno spirito ed emana un credere nel modo di vedere.

Per realizzare arte sacra, è importante oppure è ininfluente essere credente? Spesso viene usata la descrizione arte sacra. Non esiste l’arte sacra. Si parla di arte ad uso liturgico, cioè che viene usata per la liturgia, oppure arte religiosa cioè arte con un tema religioso, ad esempio la raffigurazione di un santo, un’icona, un simbolo, un’opera astratta con una simbologia come l’amore o altro. Non è ininfluente essere credenti per creare un’opera ad uso liturgico, ma è la profondità dello studio sull’opera da eseguire che è importante. Faccio un esempio: creare un Buddha oppure un Cristo o un’opera astratta, se si è superficiali, si crea una copia oppure una unica emozione senza anima. Uno studio approfondito riesce a dare un’anima all’opera. Un’anima che l’osservatore sente nel suo corpo tramite le emozioni. 13


IË Y TU, dettaglio uomo, 2013, legno castagno con tecnica mista, 200 x 174 cm

e pittorica. Cioè il suono del dintorno mi influenza molto nell’agire e progettare un’opera. Soprattutto se si tratta di opere pubbliche sia in chiese o piazze. Pensiamo ad un’opera nella natura non ancora influenzata dall’uomo, oppure un’opera in mezzo ad una piazza di una grossa cittá molto trafficata. Vabbé…. si puo anche vedere la cittá come una giungla

Che ruolo svolge la pittura nella tua ricerca artistica personale? La pittura nella mia ricerca artistica c’è sempre stata. Non l’ho mai usata prima come opera finita. Una scultura, avendo la tridimensionalità, ha già lo studio del chiaro/scuro ma anche del colore. Per gli schizzi di scultura ho sempre usato anche il colore in quanto è necessario per la scelta del materiale. I colori sono importanti poiché emanano un’emozione molto forte. Pensiamo alla psicologia dei colori e alla possibilitá del mistico. Cosí è anche molto importante il suono che coinvolge anche l’opera artistica scultorea

Come definiresti il tuo stile personale? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? La mia è una continua ricerca dell’anima, spirito, forza interna… chiamatela come volete…

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IË Y TU, dettaglio donna, 2013, legno castagno con tecnica mista, 200 x 174 cm

dell’essere umano. La cerco in ogni forma, colore o materiale. L’umiltà, la grazia e la bellezza sono i temi principali che cerco di trasmettere agli osservatori tramite le mie opere, ad esempio nelle mie forme figurative slanciate che ricordano il salire verso l’alto oppure nella posizione del corpo che fa riferimento alla forza del dolore dello “Stabat” e dell’”amore”.

anche alla lingua e tradizione ladina tra la val Gardena e val Badia con la val di Fassa. Le tradizione con i propri riti e modi di vivere non hanno confini fisici ma territoriali influenzati dalla storia e continueranno ad influenzare tutto il mondo. Pensiamo alla globalizzazione. La globalizzazione non ci tiene divisi nel modo di vivere ma ci condiziona ad un unico modo. È anche una evoluzione terribile poiché molto va perso… va a sparire. Molti modi di vivere, di uso, di rispetto e di tradizione, ció puó distruggere una civiltá.

Riscontri delle differenze tra il mondo artistico altoatesino e quello trentino? Non ci sono confini per l’arte. Penso invece che comunicano e si confrontano sia nel modo di vita che nella tradizione locale in cui sono molto infuenzati dal passato. Faccio riferimento

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? 15


in alto a sinistra: (pittura) PEOPLE, 2021, acrilico su tavola legno, 96 x 92 cm

in alto a destra: (scultura) ANGEL, 2012, bronzo lucidato 180 cm

La bellezza è nella nostra anima che trafigge il corpo/materia per sprigionarsi e farsi sentire. La bellezza non è da confondere con la ricchezza, ma è una ricchezza enorme.

terrogativi su ciò che è accaduto e accade per far vedere anche un altro punto di vista. Cerco di spiegarmi: se uno ha una convinzione, la vede in una sola maniera. L’artista, con la sua arte riesce a fargli vedere anche l'altra faccia e lo influenza …. non dico a pensare diversamente, ma a decidere con molto piú sapere e sinceritá.

Cosa è per te l’arte? L’arte è il mezzo di comunicazione che migliora questo mondo facendo vedere il contenuto “non visibile”.

a destra: (pittura) PEOPLE, 2021, acrilico su tessuto, 135 x 90 cm

E, per finire, chi è l’artista?

a destra: (scultura) SENZA TITOLO, 2020 legno cirmolo con tecnica mista, 160 cm

Siamo messaggeri di una continua serie di in-

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tradizione iconografica». ( D. Serafini) «Per ogni nucleo plastico l'attenzione di Paul Moroder è sempre volta a non impadronirsi di troppo spazio, a non governare di senso artificioso e retorico le proprie opere, per non sottrarre l'importanza al compito per il quale attendono, ovvero di compendiare e chiarire la lettura degli assunti per cui sono preposte. Paul Moroder ne onora l'uso, le sigilla di convenienza e decoro, le sostanzia di lirica compostezza e di sincero sentimento e le incorona, in perfetta tecnica e superba fattura, di bellezza assoluta.» (G. Prandina) Le sue opere sono collocate in ambienti di ciclo urbano, piazze, parchi e ambienti privati. I materiali da lui più usati sono legno, bronzo, pietra e vetro cristallo. Ultimamente si dedica anche alla pittura. Nella sua attività artistica ha acquisito diversi premi e onoreficenze di riconoscimento tra cui la medaglia del Papa Giovanni Paolo II e del Presidente della Repubblica Italiana. Ha vinto diversi concorsi per l'abbellimento di edifici e luoghi pubblici in Trentino. Recentemente ha vinto il 1° premio per il concorso dell’adeguamento liturgico della Cattedrale di Cuneo. Tra le ultime e piú importanti opere ha eseguito il Crocifisso al Santuario Divino Amore Roma, l’arcangelo Michele in bronzo della Sacra S. Michele di Torino ed é l’autore della secondo campana piú grande in Italia al Plan de Corones, come pure diversi adeguamenti liturgici in diverse basiliche, chiese, santuari e capelle in Italia ed all’estero tra cui la basilica del ConcilioS. Maria di Trento. Ultimamente ha eseguito la Via Crucis per il Duomo di Trento. Paul Moroder via Sacun 121, 39046 Ortisei, BZ, tel (0039)335 5887820 e-mail: info@moroderpaul.com, www.moroderpaul.com

PAUL MORODER, scultore e pittore, è nato a Ortisei, Alto Adige/ Sued Tyrol "Sin dal mio inizio dell'attività artistica, mi dedico alla tematica "l'uomo = materia e spirito". Trovare le risorse nell'animo dell'uomo. Approfondire i sentimenti e le emozioni nella forza propria del creato.» (P. M.) Maestro scultore vive e lavora ad Ortisei. Inizia a scolpire a 15 anni nella bottega di suo padre, lo scultore accademico Enrico Moroder Doss, mentre frequenta l’istituto d’Arte di Ortisei, perfezionandosi poi a Chicago negli Stati Uniti. ...«L'artista mantiene per ogni manufatto una declinazione stilistica simile e un unico materiale, in un percorso di rimandi iconografici appena riconoscibili e sempre inclini alla semplificazione e alla personale interpretazione. In questo modo ogni elemento si distingue da un altro, perché il riadeguamento degli oggetti agli spazi architettonici dissimili è necessariamente diverso. E ogni volta Paul Moroder accorda le proprie scelte estetiche ed operative alle indicazioni strutturali. (...) L'ideazione plastica riceve valore cromatico e ritmo chiaroscuro: Moroder accosta i timbri rilucenti del bronzo e quelli garbati e silenti della pietra; il risultato è una creazione armoniosa d'inaspettata vivezza, ma rispettosa sempre e comunque dell'originaria

a destra: PEOPLE, 2021, acrilico su tela 88 x 35 cm

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ics

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2021 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.6 2021 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.6 - Giugno 2021

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MERCATO DELL’ARTE ? importanti sono uniche e "site specific", progettate per essere inserite in uno spazio pubblico. Nato a Stoccolma nel 1929, Oldenburg si trasferisce con la famiglia nel 1936 a Chicago dove suo padre è nominato Console Generale di Svezia. Dopo aver studiato letteratura e storia dell'arte alla Yale University e arte al Chicago Institute of Art, nel '53 ottiene la cittadinanza degli Stati Uniti e nel '56 si trasferisce a New York dove entra in contatto con i maggiori artisti. Qui diventa una delle importanti figure nell'ambito delle performance e degli happening apprendendo come realizzare le scenografie con oggetti artigianali autocostruiti, coinvolgenti e interattivi pensati per abbattere il confine tra l'artista e lo spettatore. Nel '59, la sua prima personale alla Judson Gallery con opere enigmatiche, figure umane mostruose e oggetti creati con tecniche diverse: disegno, collage, cartapesta. La sua mostra-installazione intitolata "The Store" (Il Negozio), inaugurata alla fine del 1961 è il progetto di Oldenburg più significativo e apprezzato dalla critica e quello che dà il via alla sua carriera facendolo riconoscere come un precursore della Pop Art quando questa inizierà a emergere nel '62. Realizzata in un negozio che affitta appositamente per questo scopo, vi espone quasi cento versioni scultoree di comuni oggetti di consumo - vestiti per donne e bambini, camicie, cravatte, cibo e dolci ecc.- creati

CLAES OLDENBURG (1929), CLOTHESPIN TEN FOOT, 1974, acciaio Cor-Ten e inox, 305 x 112 x 61 cm, venduto da Christie's New York 2015 a $ 3.637.000 (€ 3.009.000). A 93 anni Claes Oldenburg è l'ultimo sopravvissuto dei padri storici della Pop art, "fondata" dall'inglese Richard Hamilton nel 1956, ma sviluppatasi e divenuta famosa negli Stati Uniti. Le sue opere non hanno mai raggiunto in asta le quotazioni dei suoi colleghi sia perché solitamente si tratta di pezzi di cui sono tirate più copie, sia perché molte delle sue sculture più

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CLAES OLDENBURG in uno stile ironico e provocatorio utilizzando materiali poveri e grezzi come filo metallico, mussola e gesso poi dipinti direttamente con colori a smalto brillante in una palese parodia del gesto emotivo esasperato dell'Espressionismo astratto che domina dal dopoguerra. Oldenburg ricerca un'arte capace di comunicare una critica culturale e politica alla guerra e al consumismo americano. "The Store" è un originalissimo negozio-studio-galleria d'arte in cui l'artista lavora, espone e mette in vendita i prodotti della cultura materialista americana trasformati da lui in opere d'arte e, allo stesso tempo, ridotti a merci. A partire dalla fine degli anni '60, hanno inizio le sue sculture morbide in tessuto caratterizzate dalla matericità e la tattilità, hamburger, coni gelato e fette di torta, per le quali diventa conosciuto ma che abbandona per progettare opere colossali da proporre nelle città capaci di resistere al deperimento fisico e mantenere la forma voluta. Nel 1967 realizza il suo primo monumento di fronte a Yale, un gigantesco rossetto-missile collocato su un trattore-carro armato. Segue una lunga produzione di sculture eseguite per la committenza pubblica la maggior parte delle quali sono cofirmati con la moglie Coosje van Bruggen e alcuni anche con l'architetto Frank Gehry (vedi la casa binocolo). Il metodo "inventato" da Oldenburg consiste

nell'ingrandire enormemente comunissimi oggetti, attrezzi, strumenti o accessori (l'elenco oggetti è potenzialmente infinito) rendendoli di fatto opere astratte e concettuali, per poi inserirli in siti pubblici per ottenere un effetto di spaesamento e meraviglia: «Il mio unico obbiettivo, è dare esistenza alla fantasia». Amate in tutto il mondo, queste giocose sculture mirano a provocare un senso di estraneità e gioia per il 'quotidiano', quello che Oldenburg chiama "la poesia di tutto il mondo", proclamando con forza l'estetica mistica, persino eroica degli oggetti comuni, una bellezza disponibile a chiunque se disposto ad aprire il proprio mondo percettivo. É in questo atto creativo che si svolge la sua "poesia di ogni luogo". Quella di Claes Oldenburg è un'arte colta e consapevole originata dal bisogno di farsi comprendere da tutti, intimamente popolare, molto americana nel suo essere a dis-misura d'uomo, che vuole attrarre, stupire, divertire con la sua ironia e contraddizione. «Mi piace prendere un argomento e privarlo completamente della sua funzione». Minando la scala, la funzione e la forma di un qualsiasi oggetto comune, Oldenburg ne contraddice il significato e costringe lo spettatore a rivalutare la sua presenza. Ancor oggi l'artista non ha perso lo spirito critico e provocatorio che permeava la sua originaria visione di una società alternativa più libera .

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ORGANISMS IN E-MOTION ambientali in molte nazioni, protestando contro la costruzione delle fonderie di alluminio Alcoa, fondando l'organizzazione Náttúra che mira a promuovere la natura islandese e le industrie di base e raccogliendo i finanziamenti per creare un parco nazionale nel suo paese. Sono state proprio le campagne di Björk a favore della difesa della natura in generale, e islandese in particolare, a spingere la giovane a intraprendere gli studi in questo filone laureandosi in Scienze ambientali e delle risorse all'Università d'Islanda e conseguire un dottorato in biologia cellulare sugli invertebrati marini. Mentre si trovava in qualche luogo sperso tra i ghiacci o su nave da ricerca per raccogliere campioni durante gli anni di studi teorici e pratici sull'analisi delle specie islandesi e l'osservazione di animali vivi secondo le condizioni e le attrezzature consentite, aveva ripreso a disegnare e dipingere. La prima mostra personale importante di "Björg" , una decina di grandi quadri alti più di tre metri, è stata organizzata nelle sale dell'Island University of the Arts dove aveva maturato un diploma in Arte, una pas-

Il titolo FAST FLOW, Organisms in E-motion, rivela già molto delle opere della giovane artista islandese Oddbjörg Lavransdóttir, dove "Organisms in E-motion" può essere inteso sia come Organismi in emozione o anche in movimento. Nata e cresciuta a Reykjavík (capitale dell'Islanda, conta circa 120mila abitanti), ha assunto il nome d'arte "Björg" in omaggio al suo idolo fin da bambina, la cantante e compositrice di musica sperimentale islandese "Björk", artista multimediale, militante che sostiene le cause 22


FAST FLOW sione che è andata avanti di pari passo con la formazione scientifica e che gli ha consentito di coniugare i suoi interessi professionali per la natura e la ricerca microbiologica con quelli più creativi per la pittura astratta. Björg, infatti, si basa sul ricco repertorio fotografico accumulato nel corso delle sue ricerche biologiche sul campo per trarre le idee sulla struttura e sul comportamento complesso di organismi opportunamente reinterpretati per arrivare a delle forme e colori non uguali alla realtà ma dotati di una forte autonomia creativa personale. Per realizzare i suoi grandi dipinti usa delle tecniche miste che comprendono colori ad olio, acrilici, pastelli, applicati su materiali diversi come tele e tessuti recuperati in negozi di usato o modernariato nelle diverse regioni visitate proprio per ottenere delle texture non prevedibili. Procedendo dall'organizzazione di eventuali composizioni che si trovano già sui supporti, l'artista si fa guidare nell'esecuzione della sua pittura, incorporando e fagocitando forme e tonalità nelle sue composizioni. Fà anche ricorso a colori organici estratti da ani-

mali e erbe ottenuti con le antiche ricette degli abitanti delle zone artiche. In questo modo l'operazione culturale che si propone Björg è duplice: lasciarsi influenzare dall'ambiente naturale della sua isola e interagire con il contesto antropologico dell'uomo per arrivare a una sintesi artistica che cerchi di equilibrare entrambi gli elementi. Forse è per il suo spirito che i suoi dipinti hanno riscosso l'approvazione sia degli addetti ai lavori del mondo artistico sia degli esperti delle discipline scientifiche. 23


ART DÈCO - Parte 5 Nel 1925 la Francia vuole superare il trauma della Grande guerra mandando un segnale di fiducia e ottimismo in un domani più luminoso tramite l'Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes che darà origine al nuovo stile ecletticoche sarà definito molto decenni dopo "Art Déco". Le strutture più importanti dell'Esposizione non sono quelle dei Paesi o degli architetti, ma di aziende e grandi magazzini parigini come Le Galeries Lafayette, Le Bon Marché e Le Printemps che allestiscono con artisti decorativi francesi padiglioni in cui si possono ammirare appartamenti e uffici arredati e ornati con i prodotti di serie. Ai mobili che guardano al classicismo si affiancano pezzi sempre più essenziali che pur introducendo alla semplificazione delle forme, sono caratterizzati però da finiture raffinate, colori e materiali esotici come avori e legni rari provenienti dalle colonie. (vedi toeletta) Anche gli oggetti secondari di complemento d'arredo partecipano a definire il gusto generale con forme lussuose e ricche di decorazioni (vedi schermo parafiamma). Dal dopoguerra in poi il cinema diventa un passatempo diffuso e a portata di tutti affermando sempre più la sua importanza come mezzo di comunicazione di massa. Metropolis (vedi poster) è un film muto tedesco del '27 diretto da Fritz Lang che prefigura la città del futuro (già in essere negli Stati Uniti) gestita da un'élite di privilegiati che vivono sullo sfruttamento di una classe di proletari costretti a vivere nel sottosuolo urbano. Si sviluppa l'industria moderna del divertimento e del tempo libero con i grandi locali come le Folies Bergère che adeguano la decorazione di facciata al nuovo stile (vedi bassorilievo); prende piede la moda del turismo nelle località di villeggiatura termali, di mare o montagna dove 24


STORIA DELL’ARTE anche le donne possono praticare gli sport. Sono anni dominati dal mito della velocità e di tutti i nuovi mezzi di trasporto, del viaggio, dell'esplorazione e della fascinazione per le culture e l'arte di paesi esotici in seguito alle importanti scoperte archeologiche. L'affermazione definitiva del modello a benzina dà l'avvio alla costruzione in serie di automobili che diventano il nuovo status symbol che contraddistingue le classi sociali: le linee delle eleganti vetture sportive (che anche le signore cominciano a guidare) vengono disegnate dall'aerodinamica (vedi Talbot 1938). Durante l’età d’oro della pubblicità a Parigi, Cassandre è tra i più importanti creatori di poster commerciali e un innovatore nell’arte del cartellone pubblicitario: suo il manifesto del transatlantico "Normandie" dai lussuosi arredi art déco che, inaugurato nel 1935, collega Le Havre a New York. La grafica dei cartelloni stradali, diventati mezzo pubblicitario normale contribuiscono a diffondere il nuovo gusto assieme alle riviste illustrate che propongono una donna moderna, libera e spigliata con gonne al ginocchio e capelli alla "garçonne". L'accesso al quel gusto, è riservato alle classi abbienti perché la gente normale può solo sognare le cose che ammira a distanza, ma lo spirito del tempo si riflette anche sulla produzione di oggetti di uso comune modificandone forme, materiali e decorazioni. L'Art Déco si diffonde in declinazioni diverse in tutto il mondo, compresa l'Italia fascista e gli Stati Uniti, nazione industriale interessata a utilizzare tutti i motivi e simboli della modernità con intenti decorativi. L'era dell'Art Dèco, con la sua fiducia illimitata nel futuro e la ricerca esasperata del piacere narcisistico, finirà drammaticamente con lo scoppio della grande crisi economica del '29. 25



Giugno 2021, Anno 10 - N.6

News dal mondo CLAES OLDENBURG

CLOTHESPIN TEN FOOT, 1974

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CLAES OLDENBURG

STRONG ARM, 1961

pag. 29

CLAES OLDENBURG

TYPEWRITER ERASER, 1976

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CLAES OLDENBURG

YELLOW GIRL'S DRESS, 1961

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CIAMBELLE COL BUCO, 2021

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Omaggio a CLAES OLDENBURG

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CLAES OLDENBURG, CLOTHESPIN TEN FOOT, 1974, acciaio Cor-Ten e inox, 304,8 x 111,7 x 61 cm, venduto da Christie's New York 2015 a $ 3.637.000 (€ 3.009.000)

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CLAES OLDENBURG, STRONG ARM, 1961, pittura in gesso e smalto, 110,2 x 82,2 x 14 cm, venduto da Christie's New York 2018 a € 2.292.500 (€ 1.899.000)


CLAES OLDENBURG, TYPEWRITER ERASER, 1976, alluminio verniciato, inox, cemento, bronzo, 227 x 203 x 178 cm venduto Christie's New York 2009 $ 2.210.500 (€ 1.830.000)

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CLAES OLDENBURG, YELLOW GIRL'S DRESS, 1961, smalto su intonaco su mussola e filo, 79,4 x 81,3 x 15,2 cm, venduto da Sotheby's New York 2008 a $ 1.721.000 (€ 1.424.000)



PAOLO TOMIO: Omaggio a CLAES OLDENBURG "CIAMBELLE COL BUCO", 2021, fibra di vetro verniciata con smalto, 2.40 x 1.60 x H 4.20 cm


ics

ART


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