PERIODICO della icsART N.1 - Gennaio ANNO 2017
icsART
In copertina: CLAUDIO FORADORI, 8 STELLE prima versione, 2007, acrilico su tela, 60x60 cm
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icsART
sommario
Gennaio 2017, Anno 6 - N.1
Editoriale
Après moi le déluge!
pag. 4
Politiche culturali
Il nuovo sito icsART
pag. 5
Intervista ad un artista
Claudio Foradori
pag. 6-19
Mercato dell’arte?
Fernando Botero
pag. 20-21
Alaska's Lights
Larry Anaktuvuk
pag. 22-23
Storia dell’arte
Buffalo Bill - parte prima
pag. 24-25
News dal mondo FERNANDO BOTERO
Adamo ed Eva, 1990
pag. 28
FERNANDO BOTERO
La Casa de Las Gemelas Arias, 1973
pag. 29
FERNANDO BOTERO
Cuatro musicos, 1984
pag. 30
FERNANDO BOTERO
The Beach, 2009
pag. 31
La danza di Venere, 2016
pag. 32
Omaggio a FERNANDO BOTERO
Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
EDITORIALE sentanti i quali, poi, decideranno sul che fare. Nel frattempo, è divertente constatare come tra politica e arte ci siano dei tratti comuni che le rendono del tutto particolari. Entrambe, ad esempio, "vendono dei sogni" e, perciò, chiunque, privo di qualsiasi competenza e capacità, può proporsi come politico o come artista, poiché sono "lavori" fondati sull'autocertificazione. Ma, al contrario dell'artista, che rischia il proprio danaro, è l'unico responsabile dei propri fallimenti (e successi) e non costa nulla alla collettività, il politico, spende il danaro dei contribuenti e quando qualcosa va storto, tenta di incolpare il destino cinico e baro oppure gli elettori "che non lo hanno capito". L'altra differenza fondamentale è che l'artista lavora poco ma almeno non crea danni, mentre lo stesso non si può dire del politico il quale lavora poco, e spesso lascia le macerie dietro di sé. Ma, se l'Italia piange e l'Europa trema, gli Stati Uniti non ridono: ancor prima che l'alieno platinato, lo stramiliardario Donald Trump, sia nominato Presidente, arrivano da oltre oceano notizie tutt'altro che rassicuranti. Come si dice: speriamo che can che abbaia, non morda!
APRÈS MOI LE DÉLUGE! Après moi le déluge! («Dopo di me il diluvio!»), la predizione attribuita al re di Francia Luigi XV e fatta propria dal giovane Renzi per paventare il caos e il crollo dell'economia se non fosse passato il suo referendum costituzionale, si è dimostrata infondata. Crollato il governo, mandato a casa l'incauto e ansiogeno premier, svanito lo storytelling compulsivo, la Borsa è risalita, si è insediato un nuovo governo fotocopia (con scadenza come lo yogurth), sono evaporati i bonus promessi e l'economia, in deflazione, continua a ristagnare: «Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima». Ora l'obbiettivo prioritario è arrivare a settembre quando finalmente matureranno pensioni e vitalizi dei nostri rappre-
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POLITICA CULTURALE IL NUOVO SITO icsART Godere di una informazione libera e di qualità a disposizione di tutti è una conquista del nostro tempo, è una forma di diffusione e democratizzazione della cultura che consente di produrre ulteriore cultura. E' per questa ragione che, FIDAart prima, e icsART oggi, sono riviste digitali distribuite e scaricabili gratuitamente e che, il prossimo passo, sarà portare in rete sul nuovo sito icsART, questi documenti in modo che possano essere consultati e utilizzati da chiunque sia interessato agli argomenti. icsART è una pubblicazione nata nel 2012 (con il nome FIDAart), con uno scopo: dare spazio agli artisti trentini, sia a personaggi ormai riconosciuti nel panorama locale e nazionale, sia a giovani meno noti al grande pubblico ma portatori di nuove idee stimolanti. Fornire degli strumenti di analisi, di studio, di dibattito, d'informazione alle persone che si interessano delle arti visive partendo dallo specifico della pratica dell'artista, dalla storia e teoria dell'arte ma anche dalla tecnica e la tecnologia perché la pittura, e ancor più la scultura, necessitano di capacità, conoscenze ed esperienze che troppo spesso sono minimizzate. Leggere come siano arrivati a certe idee e motivino i loro ideali,
quale sia la loro visione dell'arte e del mondo, cosa pensino di concetti come la bellezza, l'arte o il ruolo dell'artista, può servire per capire chi siano realmente gli artisti. L'utilità di una rivista è direttamente proporzionale, oltre che alla qualità dei suoi contenuti, anche ad altri fattori che la rendono uno strumento facilmente consultabile e utilizzabile: siamo nell'epoca dell'informatica e poter accedere in tempi immediati a una documentazione digitale è ormai una prassi a cui siamo assuefatti; il cartaceo è e sarà sempre necessario poiché molti testi e immagini non si trovano in Internet o perché troppo vecchi o perché sottoposti a restrizioni commerciali ed editoriali. Per queste ragioni IcsART si pone come un progetto ambizioso di documentazione, archiviazione e storicizzazione dell'arte trentina che supplisce e copre i vuoti lasciati da chi avrebbe dovuto farsene carico istituzionalmente. Nel frattempo, alcuni artisti sono scomparsi, Diego Mazzonelli e Rolando Trenti dopo la pubblicazione delle loro interviste, altri come Renato Pancheri nel 2009 e Silvano Nebl 25 anni fa, e ciò conferma la validità di un lavoro che lasci una documentazione accurata delle opere e una testimonianza sincera della loro presenza nel nostro mondo dell'arte.
Renato Pancheri, N.1/2012; Diego Mazzonelli, N.3/2012; Rolando Trenti, N.4/2013; Silvano Nebl, N.6/2016
Intervista a CLAUDIO FORADORI Nell'ampio consesso degli artisti trentini, i lavori di Claudio Foradori si situano in un'area di confine posta tra un'astrazione istintiva, radicale e antidogmatica e una ricerca libera, interessata a sperimentazioni linguistiche più articolate. Nato come autore di una pittura ricca di forme e di citazioni e attento a comunicare una poetica che allude ad una dimensione spaziale e psicologica onirica, Foradori si è progressivamente avvicinato a forme di linguaggio astratto fermamente riduzionista, 'informale' come preferisce definirlo, fondato su campi di colore monocromatici, grandi acrilici delicatamente sfumati per creare un senso di profondità su cui galleggiano poche figure piane, appena accennate, simili a frammenti inorganici dispersi nello spazio. In contemporanea a questi dipinti ha sviluppato una ricerca di opere tridimensionali complesse risultato di una volontà più costruttiva e razionale, in particolare tramite le infinite potenzialità offerte dalla vetrofusione che hanno portato a delle sculture-installazioni formalmente sempre più plurisignificanti aperte a letture diversificate. In un certo senso, sembra che la pittura estremamente minimalista e simbolica non sia più sufficiente a rappresentare i mondi interiori dell'artista e che le sculture dalle forme sinuose e sensuali in cui confluiscono, di volta in volta, materiali raffinati, vetro, marmo, acciaio inox, abbiano la capacità di restituire all'autore la narrazione ricercata. Come nel caso del ciclo dei ghiaccioli vagamente venati di un'ironia Pop sottolineata anche dai titoli, non esenti da interpretazioni alternative (le forme vivono anche di vita propria) perché, come spiega Claudio, possiedono la prerogativa di riportare a galla dall'inconscio i ricordi profondi dell'infanzia. Sia come sia, le sue forme in vetro multicolori moltiplicano all'infinito gli effetti di trasparenza e i riflessi, creando un labirinto cromatico fragile e cangiante in cui è facile perdersi. Paolo Tomio A sinistra: IN EQUILIBRIO CON MAMMA E PAPA 2009, ghiaccioli, vetro e acciaio, 17x36x34 cm
In basso: LA COSTRUZIONE DELL'UNIVERSO, 2011, acrilico su tela, 100x160 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all'arte?
Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?
Ho iniziato ad interessarmi all’arte fin da bambino, affascinato dagli imponenti dipinti che vedono sulle pareti della casa del nonno paterno. Ne ricordo due in particolare, uno molto grande, un dipinto ad olio sul quale vi era raffigurata una scena di corteggiamento tra una coppia di giovani seduti vicini ad un caminetto e l’altro una maternità molto coinvolgente.
Come succede a tanti, da ragazzo mi sono avvicinato al surrealismo, soprattutto a Max Ernst che è stato un bel volano alla mia curiosità creativa.
LA COSTRUZIONE DEL TEMPO n 8, 2014, acrilico su tela, 80x80 cm
Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? Nella mia carriera ho conosciuto e frequentato
ANDARE LONTANO, 2011, marmo e vetrofusione 27x62x22 cm
artisti trentini, il primo di questi Marco Arman con il quale ho instaurato un’amicizia che dura ormai da più di quarant’anni. Nel territorio gli artisti che attualmente frequento sono Carla Decarli ed Alessandro Goio, ma ho rapporti con tanti altri artisti locali. Partecipando a simposi internazionali ho stretto amicizia con artisti da tutto il mondo: Francoise Rohmer, francese, e Rudy Benetik,austriaco, li considero come la mia “famiglia“. Una bella amicizia la conservo con un gruppo di artisti di Teheran, tra i quali Shaphari Behzadi e Ahmad Vakili.
pubblico che producono arte fortemente culturale ma probabilmente non emergeranno mai, ed è un peccato che la gente non possa usufruire di queste energie. Se penso alla storia, l’arte era ed è per pochi e ha bisogno di persone colte e sensibili.
Prima di approdare al linguaggio astratto hai frequentato anche forme più tradizionali di espressione? Non so se la mia arte si può definire puramente astratta, ma piuttosto informale perché comunica sentimenti e messaggi ben precisi e vi si trovano tracce di figurativo. All’astratto puro, come l’astratto di Carla Accardi, non ho mai pensato anche se mi affascina molto. I miei esordi sono legati alla raffigurazione di paesaggi ma un giorno, mi piacerebbe misurarmi con il
Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Nell’arte contemporanea che di solito si vede c’è molta confusione e tante ricerche trite e ritrite. Ad alti livelli l’arte è governata da poche persone che se ne servono a soli fini commerciali. Ci sono però artisti sconosciuti al grande
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IN DUE SUL DONDOLO, 2005, vetrofusione 60x12x26 cm
lore, per la pulizia, l’essenzialità e l’allegria che trasmettono. ”Florenz und Bagdad”, un libro di Hans Belting, traduzione italiana “I Canoni dello sguardo”, parla dell’arte dal rinascimento al medio oriente: ”Ecco, sono nato rinascimentale per finire medio orientale o viceversa.” Un punto di partenza che contraddistingue la mia opera pittorica è nell’uso della prospettiva che espongo alla maniera mediorientale, non tenendo conto consapevolmente della costruzione scientifica legata al pensiero rinascimentale ma dipingo evidenziando il focus in un contesto sempre in primo piano.
figurativo, per il quale sento una forte attrazione e noto che nel’arte contemporanea è poco frequente, soprattutto in pittura.
Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Lavoro da sempre a temi. Questi temi, necessitano di espressioni diverse cosicché, lavoro alla pittura in modo informale o floreale e nella scultura in espressione floreale o pop.
Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività?
Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?
in pittura frequento la tecnica dell’acrilico a spatola perché la resa è veloce e l’effetto opaco. Nella scultura abbino la fusione in vetro con l’acciaio e il marmo, ho anche lavorato il legno.
Non saprei definire il mio stile anche se le mie opere si distinguono per i forti contrasti di co-
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Le tue opere sono fondate essenzialmente sul colore: cosa rappresenta per te? Mi viene in mente che da bambini, al mare, dopo un aver leccato un ghiacciolo, ai tempi erano coloratissimi, ci facevamo le lingue. Sfoderavamo delle lingue coloratissime, del colore del ghiacciolo che avevamo scelto. Io preferivo il colore arancio che per me aveva un valore in più rispetto al gusto d’arancia tantoché sopportavo anche la delusione che non colorasse intensamente la lingua come gli altri colori, ma l’emozione di mangiarsi il colore era intensa. Che sia questo il momento che ha segnato la mia vocazione al colore nella produzione artistica? Non lo so, tutto nella vita avviene per tappe e per esperienze incontrate, ma se immagino l’esistenza senza colore, la immagino svuotata
dell’essenza. Il colore mi procura sensazioni forti, suscita in me emozioni e sentimenti tangibili, tanti episodi della mia vita sono legati alla sensazione del colore. Se penso a qualcosa, succede spesso che mi si associa un senso di colore ma anche viceversa, nel senso che se vedo un colore mi si associa un episodio o un'immagine. Poi importante è anche l’odore,…che i colori siano profumati?
Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente un tema, un soggetto, o ti muovi senza vincoli predeterminati? Quando inizio un nuovo dipinto ho già in testa il progetto definito, prima faccio anche degli FIORI ALLA FINESTRA, 2007, vetrofusione con vetrofloat, 60x65x13 cm,
LA COSTRUZIONE DEL TEMPO, 2013, acrilico su tela 100x100 cm
poi proseguire al successivo, che può essere scelto dall’interlocutore con la sua sensibilità. La mia intenzione è creare un’opera che sia singolarmente piena e finita e che possa esistere di per sé ricca e libera.
schizzi, delle prove con il colore e visto che lavoro a spatola ne decido la texture. Tutto questo lavoro deve essere collegato al dipinto precedente e al prossimo in una narrazione unica come in un tema da svolgere. Nel mio progetto mi immagino di lavorare su un enorme cerchio, dove tutto il perimetro è composto dai dipinti che realizzo e quando il cerchio si chiude, l’ultimo dipinto collegherà l’inizio con la fine. Mi piace anche pensare che ciò che voglio dire si possa capire iniziando da qualsiasi dipinto per
Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera? Sono certamente interessato ad esprimere messaggi nella mia opera ma soprattutto stati
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d’animo che dovrebbero portare a mondi diversi e più estesi dell’usuale
Perché è avvenuto il passaggio dalla pittura su tela alle opere in vetro e in acciaio inox? In realtà non è avvenuto nessun passaggio perché le cose si sono evolute con la possibilità che ho avuto nello scoprire nuovi materiali che ho messo a disposizione della narrazione, mantenendo sempre la barra dritta sulla pittura pura. Trovo che la pittura sia un mezzo ancora inesplorato tecnicamente e può dare ancora tante varianti espressive. L’accostamento della pittura con altri materiali, può aggiungere all’espressione nuove possibilità non solo tecniche ma anche di pensiero es-
sendo, nel mio caso, un mezzo per addentrarsi nel profondo del discorso artistico, perché i materiali parlano fra di loro, hanno uno specifico senso, di solito universalmente riconosciuto. E’ quindi relativamente facile usarli accostandoli per creare dei rimandi e dei significati che la sola pittura non può esprimere.
Come consideri le tue opere in vetro: sculture, installazioni, arte applicata? Il vetro è molto importante per me, è un materiale che come si sa, ha delle caratteristiche uniche che da sole creano fascino. Anche se di solito è considerato ”freddo”, esprime una spiDUE STELLE CADENTI, 2009, acrilico su tela 60x60 cm
ritualità profonda data non solo dalla trasparenza che di solito ha, ma anche dal colore che pur trattenuto, si diffonde quando è trapassato dalla luce illuminando e colorando ciò che gli è accanto. E’ una duplice presenza, non lo si deve guardare come oggetto in sé, ma come oggetto che trasforma se stesso e ciò che gli sta attorno. Non credo ci sia un altro materiale con le stesse caratteristiche ed è per questo che definire le mie opere come sculture è poco. Spesso sono istallazioni perché si ambientano trasformando la scena della collocazione, anzi il fruitore stesso può partecipare al suo posizionamento ed intervenire con una messa a punto nella narrazione scenografica. Le mie opere restano sempre delle sculture e nella maggior parte dei casi abbino il vetro con acciaio o marmo.
Che tecnica utilizzi per i lavori in vetro; richiede delle competenze specifiche?
In alto: LA MAGIA DEL VOLO, 2009, acrilico su tela 100x100 cm In basso: LA COSTRUZIONE DEL TEMPO, 2009 acrilico su tela, 100x100 cm
La lavorazione del vetro si basa su vari tipi di procedimenti, dall’utilizzo di vetri d’industria (lastre o barre) o tecniche di fusione a casting che prevede la fusione di lastre in vetro, messe una sopra l’altra. Queste già formattate, attraverso il riscaldamento in forno e la semifusione, diventano un blocco unico. Da spiegare, i procedimenti risultano complessi, c’è da tenere presente che il mio lavoro di artigiano nel vetro è fatto da 40anni di esperienza e sperimentazioni.
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Apprezzi qualcuno a livello provinciale? Il panorama dell’arte contemporanea trentina ha certamente delle eccellenze e questo in tutti i settori dell’arte. Nella pittura e nella scultura ci sono dei bravi artisti che meriterebbero più riconoscenza e visibilità, ma tant’è. Ci sono
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STELLE n 3, 2008, acrilico su tela, 100x100 cm
troppi personaggi che si spacciano per artisti e riempiono la scena espositiva saturandola, e la gente purtroppo conosce solo questi.
zione e questo comporta una dispersione di energie sia economiche che organizzative. Per il settore artistico basterebbe mettere a disposizione degli spazi, fare in modo che si possa esporre senza tanti limiti e su pannelli grandi, adeguatamente illuminati. Magari, come nel caso dello spazio espositivo di Torre Mirana, creare un accesso diretto su via Belenzani e non ostruire le vetrate con inferriate che nascondono la mostra al passante facendolo perdere in labirinti prima di trovare l’entrata.
Segui la politica culturale trentina: pensi che si possa fare di piĂš e meglio per il settore artistico? Non seguo molto la scena politico-culturale trentina perchĂŠ la ritengo poco calibrata e in certi casi sproporzionata rispetto alla popola-
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UNA ROSA E 71 STELLE, 2008, acrilico su tela 40x60 cm
Chi è l’artista?
Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?
Non so chi sia l’artista; non mi piacciono i gossip o i pettegolezzi che girano intorno alla vita dell’artista ma vado diritto al contesto storico e alla produzione artistica e solo lì valuto se è il caso di approfondire e stare dentro l’opera per godermela.
Al mondo artistico trentino, per essere presente sul mercato esterno, non manca niente, si dovrebbe stimolare di più quello interno, perché sul mercato esterno, se un artista ha qualcosa da dire prima o poi viene apprezzato.
E, per finire, cosa è per te l’arte? Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?
L’arte è per me l’unica cosa che l’umanità ha per differenziarsi; l’unica cosa per cui valga la pena di esistere. Con l’arte prima o poi si fanno i conti, passano le mode, le ere e la storia ma l’arte è ciò che rimane dell’umanità.
La bellezza è un’energia, la più importante perché è ovunque, è immediata e gratuita. E’ un valore che ricerco nelle mie opere, in quanto sono convinto che con la bellezza gratifico me stesso e il fruitore.
CACTUS COME UN SOLE CHE ABBRACCIA, 2008 vetrofusione e marmo, 60x13x75 cm
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2004 simposio internazionale “Mit allen sinnen” 2° Malerwoche in Bleiburg-Carinzia - AUSTRIA 2005 mostra personale presso la sede del ”Resto del Carlino” - BOLOGNA mostra personale presso la Galleria 9 colonne MILANO Fiera dell’arte di Bologna 2006 fiera Milano a Montichiari-BRESCIA mostra personale “terra cielo” presso lo spazio espositivo Berlanda di Arco - TRENTO mostra con Joan Taupe “ i colori della poesia” ad Eisenkappel - Carinzia 2007 Fiere Nord Italia 2008 Fiere Nord Italia e personale ELITE ARTE TV mostra personale “la leggerezza della meditazione” presso la sede di Banca Mediolanum - TRENTO 2009 mostra personale “sulla soglia” presso Castel Drena - TRENTO simposio internazionale di Patince - SLOVACCHIA mostra personale “costellazioni” presso Castel S.Angelo di Varna - BOLZANO 2010 simposio internazionale di Patince SLOVACCHIA mostra personale“volo magico” presso la cantina Rosi di Calliano - TRENTO 2011 simposio internazionale di Patince SLOVACCHIA simposio internazionale “i colori del Mediterraneo” di Tourves - FRANCIA mostra collettiva presso il museo d’arte contemporanea di Brignoles - FRANCIA fiera d’arte contemporanea di Istanbul - TURCHIA mostra collettiva “i colori del mediterraneo” ad Istanbul - TURCHIA 2012 mostra collettiva “astrazioni 7” presso torre Mirana - TRENTO 2013 mostra collettiva “4 lander-6 kunster” presso la casa cultura di Bleiburg - AUSTRIA mostra personale presso il Castello di Griffen AUSTRIA simposio internazionale di Tourves - FRANCIA mostra collettiva presso il museo di Six Fours FRANCIA simposio internazionale di Porec - ISTRIA Studio e abitazione: via al Bailo, 16 - 38072 Madruzzo (Tn) cell: +39 335 6812974 www.claudioforadori.it - email: claudioforadori@ gmail.com Fotgrafie opere in vetro: Paolo Pisetta
CLAUDIO FORADORI Nasce a Trento nel 1957 dove vive. Pittore e scultore, ha esposto in Europa e ho lavorato in Medio oriente (Iran, Istanbul). Nel 2011 è stato invitato al simposio di pittura “FROM PERSEPOLIS TO PERSIAN GULF” esponendo in una collettiva a Teheran e Bandarabbas. Altri simposi internazionali in Francia, Austria, Slovacchia. In Trentino ha esposto a Castel Drena e presso la cantina Eugenio Rosi di Calliano con mostre personali. E' presente alle maggiori fiere d’arte contemporanea del nord Italia. La sua ricerca si divide in egual misura tra pittura, acrilico su tela e scultura, dove predilige il vetro, accoppiato talvolta al marmo di Carrara o più frequentemente all’acciaio inox. Realizza vetrate in vetro fusione di grandi dimensioni come “La costruzione del tempo”, a Mori. Da anni collaboro con studi d’architettura in Italia e all’estero. Realizza opere con marmo e vetro che egli stesso fonde nel suo laboratorio. Espone in gallerie in Italia e all’estero e in musei di arte contemporanea. Sue opere sono in prestigiose collezioni come la collezione “Fava”. 1982 Segnalazione giovani ’82 del Trentino Alto Adige 1983 1° PREMIO pittura giovani ’83 del Trentino Alto Adige 1984 personale “20 anni senza arte” presso la galleria Domenicani - BOLZANO 1° PREMIO concorso internazionale “Humanware… natural ispiration” di Monza - MILANO 1° PREMIO concorso per l’abbellimento del Comune di Breguzzo - TRENTO 2003 Arte Fiera Padova mostra “Foradori - Arman” presso la casa cultura Folgaria - TRENTO mostra collettiva dell’artigianato d’arte a Kyoto GIAPPONE
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ics
ART E' possibile scaricare tutti i numeri 2012-2013-2014-2015-2016 e 2017 della rivista icsART (ex FIDAart)
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icsART N.1 2017 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della icsART N.1 - Gennaio ANNO 2017
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VITA DI CONDOMINIO opera n.6, 2010, acciaio e vetro, 170x32x7 cm
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MERCATO DELL’ARTE ? principalmente un autodidatta, le scuole di Madrid e di Firenze contribuiscono a dargli quella formazione classica che si vedrà poi riflessa in tutta la sua opera successiva. L'artista gira un po' il mondo e si stabilisce a New York nel 1960 dove inizia a definire quello che sarà il suo stile pittorico personale; un figurativismo retrò che si scontra con la corrente imperanti dell'Espressionismo astratto cosicché la sua prima mostra riceve recensioni assai negative. Anche le delicate variazioni dei marroni, verde, blu e rosso dei suoi dipinti non sono in sintonia con il tempo: «L'utilizzo di un minor numero di colori rende un quadro più chiaro, più leggibile.» Oggi Botero è amato dal pubblico in tutto il mondo per il suo singolare stile che trasforma persone, animali, figure e oggetti, in simpatici "ciccioni" con un tocco di umorismo e sentimento: un mondo florido e opulento che rispecchia in maniera metaforica e grottesca certe caratteristiche della società. Manipolando lo spazio e la prospettiva e, collocandole in spazi che sembrano troppo piccoli per contenerlie egli richiama l'attenzione sulla monumentalità delle figure. Anche se Botero è fermamente convinto di non dipingere le persone grasse, ma spiega che ciò che vuole rappresentare è il volume e la sensualità della forma: «credo che il volume sia una forma per esprimere la sensualità.» I personaggi di Botero sono immobili e inespressivi, non provano gioia né dolore, hanno lo sguardo perso nel vuoto come delle statue e, infatti, intorno ai primi anni '70 inizia a realizzare le sue prime sculture, punto di arrivo coerente della sua concezione artistica in cui l'accento è posto sullo studio delle masse. Sia pittura, disegno o la scultura di figure umane o animali, di paesaggi o nature morte, egli gioca con le proporzioni e la prospettiva, dilatando le sue for-
FERNANDO BOTERO (1933), Adamo ed Eva, 1990, scultura in bronzo con patina marrone, 358x170x96 e 350x142x117 cm, edizione uno di tre, venduto da Christie's New York nel 2014 a $ 2.573.000 (€ 1.886.500) (vedi a pag. 28). Il pittore e scultore ottantaquattrenne Fernando Botero, l'artista vivente più noto del Sud America e anche il più riconoscibile, nasce nel 1932 a Medellin, in Colombia. Quando Fernando ha quattro anni, il padre muore all'età di 40 anni lasciando in povertà la moglie con tre figli. Comincia a disegnare e dipingere acquerelli fin da bambino e già a 16 anni pubblica le sue prime illustrazioni su un quotidiano locale, a diciannove inaugura la sua prima personale a Bogotà. Nel 1952 lascia la Colombia e si iscrive alla Scuola di Belle Arti di Madrid; qui per un anno si dedica allo studio degli antichi maestri del Prado, poi si trasferisce a Parigi e, infine, all'Accademia di Firenze dove si innamora del Quattrocento italiano. Anche se lui si considera
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FERNANDO BOTERO me a dimensioni intenzionalmente improbabili ma accattivanti. A partire dagli anni 1976-77 si dedica quasi esclusivamente alle sculture molte delle quali monumentali in bronzo o marmo, inserite negli spazi pubblici delle città di tutto il mondo. Il suo lavoro copre soggetti diversissimi sempre, però, strettamente legati alle sue esperienze personali, in relazione a temi come l'amore, la musica, la danza, la vita quotidiana, soffusi di una sottile e bonaria satira, ma anche famiglie con bimbi e animali, nature morte, nudi, ritratti di personaggi politici, suore e cardinali, generali e banditi e prostitute nei bordelli. «Devi sempre dipingere ciò che si conosce meglio» spiega l'artista, e chiarisce «il mondo con cui lavoro è quello che conoscevo a Medellín, e non ho mai dipinto altro che quello.» Nel corso della sua carriera ha anche reinterpretato con il proprio stile innumerevoli opere dei maestri dell'arte occidentale trasformando il passato in una visione decisamente moderna, convinto che «la vera originalità consiste, nel prendere qualcosa che è già stato fatto da qualcuno e farlo in modo diverso.» Da più di sei decenni, l'artista si dedica allo studio dei volumi e della forma, e questa continua ricerca ha portato a un corpo unitario di lavori che è ormai talmente riconoscibile che si può parlare a buon diritto di "boterismo". Infine, va ricordato che Botero, nonostante abbia dichiarato «ho sempre considerato che la grande arte trasmette tranquillità» e le sue opere siano così piacevoli e solari, è l'unico tra tutti gli artisti famosi che ha avuto il coraggio di creare nel 2004-05 un ciclo composto da un´ottantina di olii e disegni di grandi dimensioAbu Ghraib 59, 2005, olio su tela, 133x150 cm
In alto: Una famiglia, 1972, olio su tela 187x187 cm, venduto da Sotheby's New York 2011 a $ 1.398.500 (€ 986.700)
ni che denunciano le torture inflitte dai militari americani ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib (vedi in basso) che l'artista ha deciso di non mettere in vendita ma donare a istituzioni museali.
ALASKA'S LIGHTS L'Alaska, entrata a far parte degli Stati Uniti d'America come 49° Stato solo nel 1959, anche se era stata acquistata dalla Russia ben 90 anni prima, ha goduto di un momento di notorietà internazionale solo quando la sua governatrice Sarah Palin, candidata alla vicepresidenza degli USA nel 2008, ha mandato in onda un suo spot elettorale in cui spara e uccide un caribou e, mentre sgozza l'animale, ridendo pronuncia la frase "io porto sempre a conclusione ciò che inizio." Per fortuna, non tutti gli aleutini (alaskan, in inglese) sono come lei. Pur essendo lo Stato più grande di tutta la Federazione, 1.700.000 km² (quasi sei volte l'Italia), la sua popolazione supera di poco i 736.000 abitanti, in gran parte concentrati ad Anchorage. Le caratteristiche uniche del territorio, le difficoltà negli spostamenti, la tundra che si perde all'infinito, l'inverno artico che al Nord dura 8 mesi con lunghi periodi di buio e
raggiungendo temperature di 60° sottozero, sono fattori che favoriscono l'isolamento delle comunità e rendono problematici i rapporti sociali condizionati da problemi legati allo spazio e al clima. A parte gli sport invernali e le gare di slitte trainate da cani, le temperature proibitive limitano le uscite all'aperto per buona parte dell'anno costringendo gli abitanti a rimanere rinchiusi lunghi periodi. Per queste ragioni, sicuramente l'Alaska non è nota per i suoi artisti locali e meno che meno per quelli che praticano l'arte moderna; l'arte locale, infatti, ha in massima parte privilegiato il verismo naturalistico oppure il recupero e la reinterpretazione della iconografia dei nativi, popoli come gli Inuit e gli Aleutini arrivati in America dal continente asiatico attraversando le acque ghiacciate dello stretto di Bering. Nonostante le condizioni ambientali e climatiche estreme, però, l'Alaska è uno Stato ricco: nel 1898 fu scoperto nello Yukon l'oro (oggi simbolo dello Stato) che causò la corsa dei cercatori raccontata da Jack London e oggi l'economia è fondata, oltre che sull'industria della pesca e
Alla ricerca dell'oro, 2011, acrilico su tela 150x150 cm Il volo della pernice bianca, 2012, acrilico su tela 180x180 cm
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LARRY ANAKTUVUK le miniere di metalli, soprattutto sulle riserve di petrolio e di gas naturale che, da quando, nel 1968, fu scoperto il più grande giacimento di tutto il Nordamerica, hanno garantito agli aleutini un livello di vita superiore a quello degli altri Stati. Anche l'arte astratta conta pochi seguaci tra cui Larry Anaktuvuk, un naturalista di origine Inuit stabilito ad Anchorage il quale, per interesse professionale e anche artistico, frequenta costantemente i territori centrali e del Nord caratterizzati da un tipo di vita portato ai limiti dove l'uomo deve spesso lottare contro gli elementi naturali per sopravvivere e il rapporto con l'ambiente è diretto e privo di intermediazioni. Fare l'artista in Alaska non è una professione che si possa svolgere a tempo pieno perché gli artisti operano prevalentemente a livello locale e la richiesta del mercato interno è ovviamente molto ridotta. Larry Anaktuvuk è un uomo abituato a convivere con i grandi freddi a causa delle sue due passione, il lavoro nella natura e la pittura di "paesaggi astratti", due termini, paesaggio e astrazione, che potrebbero suonare con-
traddittori, ma per Larry l'ambiente in cui vive può essere letto sia tramite le sue conoscenze scientifiche, sia attraverso la mediazione degli insegnamenti ricevuti dalla sua famiglia e dalla visione panteista del popolo Inuit il quale, dietro ogni fenomeno naturale, vede la presenza di un tutto di cui esso si sente parte. Nelle opere della sua mostra personale "Alaska's Lights" (Luci d'Alaska), egli ha voluto esprimere le impressioni ricavate nelle lunghe uscite solitarie e restituire quell'atmosfera particolare che si coglie sulle immense distese di neve dove le ombre sono lunghe e «il bianco della neve è luce e il nero delle ombre è il buio». Infatti, quello che per gli stranieri può sembrare un immenso vuoto privo di colore e di limiti, per l'abitante nativo è uno spazio vivo e cangiante dagli infiniti riflessi in cui, solo la vera conoscenza nata da una lunga esperienza, permette di comprenderne i mille segnali segreti. Battuta di caccia nel fiordo, 2012, acrilico su tela 180x180 cm Segnali nella neve, 2013, acrilico su tela, 200x200 cm
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BUFFALO BILL - parte prima indiane e, infine, attore e interprete principale nonché impresario, della più grandiosa esibizione "teatrale" rappresentata in tutto il mondo. Insomma, un uomo coraggioso, intraprendente ma anche bello e all'occorrenza elegante (vedi fotografia a pag. 25), che ha avuto una vita intensa e avventurosa ed è diventato grazie alla sua viva intelligenza una figura storica. Un personaggio popolare che ha contribuito a inventare e incarnare tutto ciò che il mito del 'Far West' (il lontano Ovest) ha rappresentato nella cultura, nella fantasia, nella visione del mondo degli americani e nella nascita dell'ideologia della Frontiera. Nella biografia scritta nel 1911, "Thrilling lives of Buffalo Bill", egli è definito il cavaliere più amato e l'eroe ideale d'America e, si potrebbe aggiungere senza tema di sbagliare, l'americano di quel tempo, più conosciuto nel mondo. Per capire chi fosse l'uomo basta leggere l'incipit del libro: «Mamma, ho appena ucciso il mio primo indiano, gridò allegramente un ragazzo di undici anni le guance rosee e un viso luminoso, con gli occhi scintillanti che con affetto andavano sul fucile che imbracciava... E' stato troppo emozionante, mamma". "Willie, devi fare attenzione!"». Non che la madre approvasse l'uccisione dell'indiano ma nel 1857 i cosiddetti 'redskins' (pellerossa) massacravano tutti i bianchi e Willie Cody a 11 anni era già il capo e l'unico sostegno maschile della famiglia dopo che il padre, pugnalato alla schiena durante un dibattito in cui si era dichiarato contrario alla schiavitù dei neri, era rimasto inabile. Il piccolo Willie è poco interessato alla scuola, ma sa già cavalcare, sparare, pescare e cacciare e già a dodici anni, dovendo provvedere alla madre e alle quattro sorelle, riesce ad ottenere un lavoro come staffetta-portaordini al seguito di una
Potrà sembrare che Buffalo Bill, questo personaggio leggendario ma realmente vissuto, abbia poco a che fare con l'arte, eppure la grande epopea della Frontiera negli spazi sconfinati del West, è stata e sarà sempre una fonte straordinaria di ispirazione artistica nella storia e nel costume americano e, di riflesso, europeo. William Frederick Cody, meglio noto come Buffalo Bill, è nato a Le Claire nello Iowa il giorno 26 febbraio 1846 ed è morto il 10 gennaio 1917 a 71 anni, a Denver, Colorado, quindi esattamente 100 anni fa. Wikipedia americana lo definisce sinteticamente esploratore (scout), cacciatore di bisonti (bison hunter) a 24 anni (vedi fotografia in alto) e uomo di spettacolo (showman), anche se in realtà è stato molto altro: corriere Pony Express, cacciatore di pellicce, cercatore d'oro, conducente di diligenze, militare durante la guerra civile americana e scout nelle guerre 24
STORIA DELL’ARTE carovana di bestiame da macello. Nel 1859, a 13 anni, durante il suo primo viaggio in Colorado, partecipa con scarso successo alla più grande corse all'oro nella storia del Nord America (100.000 cercatori). Durante il ritorno nel Colorado legge l’annuncio: «Servono ragazzi sotto i diciotto anni, svelti, esperti cavalieri consapevoli di rischiare la morte ogni giorno: si preferiscono gli orfani», ed entra a far parte a 14 anni dei "Pony Express". Il mitico servizio postale privato collegava St.Joseph nel Missouri, a Sacramento in California - distanti 1966 miglia - grazie a un'ottantina di corrieri i quali, in una giornata, dovevano percorrere al galoppo 75-100 miglia fermandosi solo per cambiare il cavallo alle stazioni predisposte circa ogni 10 miglia. Dopo la morte della madre, nel 1863, all'età di 17 anni, si arruola come carrettiere con il rango di privato nel VII Cavalleggeri dello Stato del Kansas rimanendo fino al 1865. L'anno successivo si sposa per poi tornare a lavorare per l'esercito dal 1868 al 1872 come capo degli scout del 3° Cavalleggeri durante le Guer-
re indiane, partecipando a 16 battaglie che gli farannoe guadagnare la Medaglia d'Onore. E' all’età di 22 anni che riceve il soprannome di “Buffalo Bill” quando supera in una gara di caccia al bisonte (68 a 48) il famoso cacciatore William Comstock. Negli anni successivi accresce la sua fama di tiratore uccidendo in 18 mesi 4.280 bisonti per rifornire di carne i 1200 operai addetti alla costruzione della ferrovia della Union Pacific. Cifra elevata ma ben poca cosa rispetto ai circa 3milioni di capi abbattuti dai cacciatori di pellicce tra gli anni 1872-73. Un noto episodio della sua vita, da lui in seguito negato, ma ntrato nella mitologia popolare, narra di quando Buffalo Bill, dopo aver ucciso in duello il guerriero Cheyenne di nome Hay-o-wei (Mano Gialla) nel 1876, subito dopo la battaglia di Little Bighorn, lo scalpa per vendicare la morte del generale Custer (vedi in alto). - continua 25
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Gennaio 2017, Anno 6 - N.01
News dal mondo FERNANDO BOTERO
Adamo ed Eva, 1990
pag. 28
FERNANDO BOTERO
La Casa de Las Gemelas Arias, 1973
pag. 29
FERNANDO BOTERO
Cuatro musicos, 1984
pag. 30
FERNANDO BOTERO
The Beach, 2009
pag. 31
La danza di Venere, 2016
pag. 32
Omaggio a FERNANDO BOTERO
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FERNANDO BOTERO, Adamo ed Eva, 1990, scultura in bronzo con patina marrone, 358x170x96 e 350x142x117 cm, venduto da Christie's New York 2014 a $ 2.573.000 (€ 1.886.500)
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FERNANDO BOTERO, La Casa de Las Gemelas Arias, 1973 olio su tela, 227x187 cm, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 2.105.000 (€ 1.547.000)
FERNANDO BOTERO, Cuatro musicos, 1984, olio su tela, 221x185 cm, venduto da Sotheby's New York 2006 a $ 2.032.000 (€ 1.590.000)
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FERNANDO BOTERO, The Beach, 2009, olio su tela, 98x130 cm, venduto da Fine Art Auctions Miami Miami 2014 a $ 1.547.500 (€ 1.134.000)
PAOLO TOMIO, Omaggio a FERNANDO BOTERO La danza di Venere, 2016, bozzetto per fusione in bronzo, 280x120x80 cm
ics
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