IcsART N.07 2016 Rolando Tessadri

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PERIODICO della icsART N.7 - Luglio ANNO 2016

icsART


In copertina: ROLANDO TESSADRI, TESSITURA, 2011, tecnica mista su tela, 50x50 cm


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icsART

sommario Luglio 2016, Anno 5 - N.7

Editoriale

Il Re è nudo

pag. 4

Politiche culturali

Università di Trento: prima

pag. 5

Intervista ad un artista

Rolando Tessadri

Mercato dell’arte?

Peter Doig

pag. 20-21

Arte & robot

Robby-Robot

pag. 22-23

Storia dell’arte

Chi Vespa mangia le mele

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo PETER DOIG

Swamped, 1990

pag. 28

PETER DOIG

Gasthof, 2002-2004

pag. 29

PETER DOIG

Cabin essence, 1993-94

pag. 30

PETER DOIG

Pine House, 1994

pag. 31

Blue Boat on the Golden Beach, 2016

pag. 32

Omaggio a PETER DOIG

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EDITORIALE una istituzione). Il giovane ha caricato le foto dell'esperimento-provocazione sul suo profilo Twitter riscuotendo un notevole successo di pubblico che è poi rimbalzato su centinaia di media internazionali che gli hanno dedicato servizi televisivi e articoli sarcastici. Ma come si spiega tutta questa visibilità a un fatto assolutamente minimale, poco più di una goliardata? In buona parte si motiva con il piacere maligno degli opinionisti di aver trovato la (ennesima) conferma a un'opinione piuttosto diffusa molto critica nei confronti di certa arte moderna. Chi, infatti, davanti alle infinite provocazioni di opere d'arte inguardabili esposte in luoghi prestigiosi, non ha mai pensato fantozzianamente: ma questa roba è una boiata pazzesca? Pochi si arrischiano a esprimere questo concetto ad alta voce, la gente si limita a guardare in un attonito e incredulo silenzio. L'atto estemporaneo del giovane Teejay ha scatenato un astio represso contro un certo tipo di arte tutta intellettuale che gode del favore (peloso) degli addetti ai lavori, critici, galleristi, curatori, i quali magnificano opere che il pubblico in cuor suo ignora o disprezza. In realtà, siamo tutti condizionati dal 'packaging', dal contenitore, e ciò che altrove sarebbe una scemenza, si carica di mille contenuti e valori (tranne la bellezza che non interessa a questi artisti) nelle lussuose sale di un museo che ne certifica la qualità. Ecco quindi, che la notizia dello scherzo diventa un momento catartico e liberatorio per giornalisti, lettori e telespettatori perché vi trovano la prova provata che l'arte contemporanea, oltre ad essere ovvia, noiosa e incomprensibile, è un bluff che un ragazzotto con i suoi occhiali posati sul pavimento di un grande museo, ha avuto l'impertinenza di svelare dimostrando che "il re è nudo".

IL RE E' NUDO Parafrasando Forrest Gump, si potrebbe dire che «Artista è, chi l'artista fa». Il mese scorso tutti i mass media hanno dato grande rilievo a un fatto banalissimo accaduto al MOMA, Museum of Modern Art di San Francisco. Teejay Khayatan, uno studente di 17 anni, mentre nessuno lo notava, ha posto i suoi occhiali da vista sul pavimento dinnanzi a una parete libera del museo; molti visitatori si sono fermati interessati a osservarli, altri, addirittura, li hanno fotografati credendoli un'opera d'arte importante (visto che erano esposti in

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POLITICA CULTURALE UNIVERSITA' DI TRENTO: PRIMA Ogni tanto, almeno dal Trentino, arrivano delle buone notizie che fanno ben sperare per il futuro: come quella che l’Università di Trento anche quest'anno è di nuovo prima tra gli atenei italiani statali. È quanto emerge dalla classifica del Censis per La Repubblica 2016-2017 appena pubblicata. UniTrento ottiene il voto finale migliore di tutte le università statali, inoltre, risulta la prima anche tra quelle di medie dimensioni. L’Ateneo trentino, mantenendo il voto finale di 99,8, quest’anno risulta prima nella classifica assoluta e anche capolista tra le università di medie dimensioni comprese tra i diecimila fino ai 20 mila iscritti. Il voto d’ateneo deriva dalla media aritmetica dei punteggi ottenuti su cinque parametri valutati in una scala compresa tra 66 e 110. L’Università di Trento, nel dettaglio, ha ottenuto i seguenti punteggi: 93 per i servizi rispetto a 96 precedente; 102 per la spesa relativa a borse di studio e altri interventi a favore degli studenti (rispetto a 98); 103 per le strutture (rispetto a 105); per comunicazione e servizi digitali 108 mentre l’anno scorso la voce “web” era a 102 e, infine, 93 per internazionalizzazione rispetto a 98. Si deduce che servizi, strutture e internazionalizzazione sono lievemente arretrati, mentre sono migliorati gli interventi a favore degli studenti e la comunicazione-servizi digitali. Da sottolineare che l’Università di Trento si distingue anche nella classifica assoluta di tutti gli atenei statali italiani seguita dall’Università di Siena (seconda anche nella categoria delle medie). Per quanto riguarda la didattica, ottiene un ottimo piazzamento il corso di laurea magistrale a

ciclo unico in Giurisprudenza che, dal sesto posto del 2014-15 sale al secondo posto. Stabili in quinta posizione i corsi di laurea triennale del gruppo linguistico. Passano dal 15° al 7° posto, a pari merito con quelli dell’Università di Pavia, i corsi di laurea triennali del gruppo ingegneria. Dei leggeri peggioramenti si registrano negli altri gruppi: quello socio-politico passa dal quarto al quinto posto; quelli del gruppo psicologico scendono dal secondo al quarto posto mentre i corsi del gruppo economico-statistico ottengono un 6° posto rispetto al 4°. Ottava posizione per le lauree triennali del gruppo scientifico (erano al quarto posto) e passaggio dal 21° al 24° posto del corso magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura. Si nota, invece, un vistoso crollo nel gruppo letterario-umanistico sceso alla diciasettesima posizione mentre l'anno scorso era alla settima. Per quanto riguarda le università comprese tra i dieci e i ventimila iscritti, troviamo dopo Trento - prima con 99,8 punti - Siena con 99,4, Sassari (95,8), Trieste (93,6), Marche (91,2), Brescia (90,2), Modena e Reggio Emilia (88,8), Udine (88,8), Salento (86,8) l'unica università del Sud, Urbino (84,6), Venezia (84,4), Bergamo (84,0) e Ferrara (82,8). 5



Intervista a ROLANDO TESSADRI L'artista rivoluzionario russo Kazimir Malevitch con i suoi dipinti visionari eseguiti nel 1915 - «espressione pura senza rappresentazione» - è il padre riconosciuto di tutti i monocromi che sarebbero seguiti. Nel corso di un secolo, però, questo "genere pittorico" che ha contato e conta numerosissimi estimatori, è andato perdendo i connotati politici originari per caricarsi dei contenuti più vari. Rolando Tessadri è un pittore trentino che da oltre venti anni realizza monocromi caratterizzati da una gamma cromatica molto ampia e da una cifra personale che li rende particolarmente identificabili: una texture definita 'tessitura', cioè una leggera griglia distesa sull'intera superficie della tela. Le sue opere influenzate dal Minimalismo statunitense e dalle teorie della Pittura analitica italiana degli anni '70, sono il risultato di una tecnica raffinata e curatissima che opera all'interno di un ambito ben delimitato da cui sono programmaticamente espulse la figurazione e l'espressione. La struttura razionale che ordina e regola lo spazio indifferenziato e concettualmente illimitato dei suoi monocromi, è la griglia geometrica, organizzazione cartesiana fisica ma anche mentale di un'idea costantemente perseguita. Il processo compositivo di Tessadri si fonda su limitati elementi grammaticali di base: la superficie (forma, dimensione e orientamento), il colore (gamma cromatica ridotta e colori stesi a campiture piatte o sfumate) e la texture (a maglia stretta o larga), declinati secondo una meticolosa e sistematica progettualità combinatoria. Una pittura, appunto, analitica, in cui l'atto creativo avviene sperimentando sulla pura superficie bidimensionale innumerevoli variazioni cromatiche e tonali (a volte appena percepibili), alla ricerca ininterrotta di una perfezione assoluta. Una risposta di Rolando è illuminante per comprendere la sua concezione di un'arte così radicale: «Non è necessario andare oltre o retrocedere, è sufficiente permanere». Vale a dire che, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, nel lavoro dell'artista non è tanto importante la ricerca di un tema nuovo, quanto l'impegno nell'approfondire le implicazioni e le potenzialità di quello prescelto. Paolo Tomio A sinistra: TESSITURA, 2016, tecnica mista su tela 100x70 cm

In basso: TESSITURA, 2014, tecnica mista su tela 50x100 cm


Quando e perché hai cominciato ad interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?

Da ragazzo mi piacevano Burri e Morandi. Poi ho conosciuto il minimalismo (in particolare Ryman, LeWitt, successivamente Martin e Andre) e le altre ricerche degli anni Sessanta: Dorazio, Castellani, Lo Savio, Alviani, Biasi ecc. Poi anche la pittura analitica degli anni Settanta. Infine, fra gli artisti trentini, Schmid e Senesi.

Il mio interesse per la pittura è maturato nella prima adolescenza. Probabilmente sono stato stimolato dall'ambiente familiare, ma è difficile dire perché sia cresciuta questa passione. Fatto sta che mi sono iscritto all'Istituto d'Arte di Trento e lì ho avuto la fortuna di avere come insegnanti degli ottimi artisti, come Bruno Degasperi e Giancarlo Vitturini. Dopo la maturità ho frequentato l'università e mi sono laureato in storia del cinema con una tesi su Argan. È in quegli anni che ho precisato la mia ricerca in direzione della pittura e che sono entrato in contatto con Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli e Gianni Pellegrini, artisti con i quali successivamente ho anche esposto in varie occasioni.

Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Mi interesso soprattutto agli sviluppi attuali dell'astrazione, ma mi incuriosiscono anche le ricerche sul versante dell'oggettualità e della figurazione. Non mi piace invece quando le opere assumono un carattere troppo didascalico, per cui l'immagine perde la propria forza e viene sostituita dalla parola.

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?

Come definiresti il tuo linguaggio? Quali sono,

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secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

una grande libertà stilistica, ma credo sia abbastanza normale che all'inizio si sperimentino linguaggi diversi. Invece non mi ha mai interessato il naturalismo. Anche quando studiavo disegno a scuola, i miei insegnanti apprezzavano più la mia sensibilità ai materiali che la capacità di resa del dato naturale. La scelta dell'astrazione come campo di indagine esclusivo è avvenuta più o meno verso la metà degli anni Novanta.

La mia è una ricerca su alcuni elementi classici del linguaggio pittorico, come il colore, la linea e la superficie. Prediligo l'approccio analitico e questo credo renda riconoscibile il mio lavoro, perché si sviluppa in modo coerente nel tempo e mantiene inalterate alcune costanti, soprattutto per quanto riguarda l'elaborazione della superficie a texture.

Perché hai sempre lavorato solo sul tema dell'astrazione geometrica sostanzialmente bidimensionale?

Hai subito sperimentato il linguaggio astratto o hai frequentato anche forme più tradizionali di espressione?

Mi piace la progettualità e quindi mi viene abbastanza naturale fare uso di elementi geometrici. Apprezzo la gestualità nel lavoro dei miei colleghi, ma non la pratico perché non è nelle mie corde.

Negli anni della mia formazione mi interessavo all'astrazione, ma mi piacevano anche altre cose, come i quadri di Paladino o di Cucchi. Mi incuriosiva anche il pop e il graffitismo. Le prime esperienze artistiche sono caratterizzate da

In basso: TESSITURA, 2011, tecnica mista su tela 50x200 cm

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TESSITURA, 2008, tecnica mista su tela 110x110 cm

esempio ho recuperato un'intonazione blu scura che garantisce uno sfondamento in profondità dell'immagine. È quello che cerco e il colore che scelgo mette in atto la mia volontà. In altri momenti ho lavorato sul bianco e sui minimi contrasti di luce, perché mi interessava rallentare la lettura, e così via.

In tutte le tue opere il protagonista è il colore. Cosa rappresenta per te? Il colore è l'aspetto che mi avvicina maggiormente alla sfera delle emozioni. Mi muovo per cicli ed ogni ciclo ha tendenzialmente delle cromie che lo identificano. Ci sono colori che accentuano la componente strutturale dei lavori ed altri che ne evidenziano gli aspetti evocativi. Nelle ultime opere ad

L'altra protagonista è la "tessitura", una griglia ortogonale di fondo che regola e ordina la superficie di tutti i tuoi quadri.

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La griglia mi invita a spostarmi fisicamente davanti al quadro e a indagarne la superficie, osservandone i mutamenti, anche minimi. Lo sguardo si organizza seguendo le ortogonali che a tratti dissimulano la trama della tela e a tratti la lasciano riemergere. La lettura quindi è lenta e comporta probabilmente anche uno sforzo di carattere concettuale. Tuttavia qualcuno ha riconosciuto a queste trame anche una funzione semplicemente decorativa. E questo mi sembra bello perché apre una via di fuga dagli schemi classici del cinetismo e invita a vivere la pittura nella sua componente più schiettamente consolatoria, come fosse un momento di distacco dalle tristezze della contingenza.

termine “texture” con cui si definisce una particolare lavorazione della superficie pittorica. È vero che le textures sono state studiate in modo sistematico da chi si è occupato di design, come Munari, ed hanno trovato una vasta applicazione nella produzione industriale, però io non ho mai avuto esperienza concreta con questo mondo. Mi sento vicino piuttosto ad un fare di tipo artigianale. Il termine “tessadro” in passato indicava la figura del tessitore. Quindi il Bauhaus mi offre una tensione morale e ideale che trova scarsa corrispondenza nella concretezza dell'agire.

Tu ottieni questo effetto applicando a ogni tela una tua tecnica personale piuttosto elaborata? Il termine "tessitura" rimanda ad un concetto industriale di tessuto o è solo una similitudine? La parola “tessitura” rimanda più che altro al

Utilizzo dei pannelli in legno preparati con dei TESSITURA, 2014, tecnica mista su tela 80x120 cm


fili da cucito su cui tendo la tela. Il colore viene quindi steso a pennello sulla superficie e rimosso rapidamente con una racla, che è una specie di grande spatola in gomma morbida. Il reticolo di fili sottostanti in questo modo riemerge attraverso il frottage e da vita alle mie textures.

dell'arte si “debba” essere soprattutto se stessi.

In un tuo catalogo ti definisci rigoroso: cosa significa per un artista essere rigoroso? “Astrazione rigorosa” è il titolo dato a una mostra che ho realizzato di recente con Bruno Querci a Livorno. Con questo titolo ritengo si volesse porre l'accento sul fatto che l'approccio analitico implica un certo rigore nella scelta del metodo da utilizzare. Essere rigorosi significa portare avanti la ricerca cercando di mantenere una linea di condotta possibilmente coerente, senza però essere rigidi.

L'artista deve essere un "creativo" o, come ritiene qualcuno, un "ossessivo"? Un classico esempio di artista “creativo” credo sia Picasso, uno che ha saputo rivoluzionare il proprio linguaggio ad ogni stagione, ottenendo invariabilmente dei risultati di altissimo livello. Morandi invece mi pare piuttosto “ossessivo”: in un certo senso l'antitesi di Picasso; uno che per tutta la vita si è concentrato su pochi elementi e che li ha saputi ricomporre all'infinito senza mai perdere di intensità. Credo sia una questione di temperamento e quindi, in definitiva, penso che nel campo

Nel corso della tua attività hai sperimentato altre tecniche artistiche? Recentemente mi sono occupato di decorazio12


TESSITURA, 2010, tecnica mista su tela, 40x160 cm

ne vetraria. Ho realizzato tutte le vetrate della nuova cattedrale di Antibari in Montenegro, in collaborazione con un laboratorio di Bolzano ed uno di Verona. È un'esperienza che mi auguro possa avere un seguito anche in futuro.

Sinceramente no, perché con il linguaggio astratto è piuttosto difficile riuscire a veicolare dei messaggi. Si parte dall'idea che l'opera abbia una propria autonomia e ci si concentra prevalentemente su aspetti di carattere formale. La lettura del lavoro ruota attorno a concetti come quelli di segno, superficie, colore, materia, trasparenza ecc. Insomma, si presuppone che l'immagine abbia una forza tutta sua e che non abbia bisogno di altri supporti per manifestarsi.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Il momento creativo presuppone sempre una partecipazione emotiva molto intensa, però l'espandersi incontrollato delle emozioni non mi porta mai lontano. Mi interessa invece che il lavoro si sviluppi in continuità con ciò che ho già fatto e che ponga delle ipotesi per l'immediato futuro. Quindi, più che una rappresentazione nelle mie tele cerco una rielaborazione in termini di poetica.

Con i tuoi monocromi sei giunto a una sintesi oltre la quale sembra difficile andare: cosa ti immagini per il futuro? Nel mio percorso fino ad ora non ci sono stati momenti di rottura o ribaltamenti negli obbiettivi da raggiungere. Quindi immagino che per

Sei interessato a un “messaggio” nell’opera? 13


il prossimo futuro procederò come ho sempre fatto, selezionando nel mio lavoro ciò che sento vivo e rielaborandolo in una nuova forma. Il monocromo mi si offre ancora come un campo di ricerca estremamente vasto. Non è necessario andare oltre o retrocedere, è sufficiente permanere.

Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Cosa manca al Trentino per poter essere TESSITURA, 2014, tecnica mista su tela 100x100 cm

più presente sul mercato esterno? La pittura in Trentino è praticata da alcuni artisti della mia generazione e da quelli della generazione che mi ha preceduto. Alcuni di loro in realtà sono legati solo in parte al territorio trentino ed espongono prevalentemente fuori regione o all'estero. I giovani invece sono orientati verso linguaggi che sono abbastanza lontani dalla pittura, con poche eccezioni. Ma questo non vuol dire molto, perché sono comunque artisti molto preparati e capaci di muoversi con grande disinvoltura sia sul mercato nazionale


TESSITURA, 2006, tecnica mista su tela, 50x50 cm

sia su quello estero, anche grazie al supporto intelligente delle gallerie locali.

del possibile, fornire un buon supporto finanziario alle attività artistiche ed avere il coraggio di puntare sul contemporaneo. Ci sono realtà museali locali che mostrano vitalità e che vanno sostenute. Così come vanno sostenute tutte le iniziative tese ad avvicinare il pubblico all'arte

Segui la politica culturale trentina: pensi che si possa fare di più per il settore artistico? L'ente pubblico in Trentino dovrebbe, nei limiti

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contemporanea.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Non ricerco mai la bellezza e sinceramente non possiedo nemmeno gli strumenti culturali per poterla definire. Cerco invece di fare in modo che l'opera, una volta finita, abbia senso compiuto, che stia in piedi da sola senza che abbia bisogno di essere sorretta da alcuna parola.

Chi è l’artista? L'artista è un professionista che opera in un sistema e che lavora a stretto contatto con altre In basso: TESSITURA, 2011, tecnica mista su tela 70x100 cm

figure professionali indispensabili al suo funzionamento, come il critico, il gallerista, il collezionista, l'editore ecc. Produce delle opere che hanno un valore culturale, ma anche economico. Quando questi due aspetti sono equilibrati e l'artista ha una sufficiente autonomia decisionale sugli sviluppi della propria ricerca il sistema è sano.

E, per finire, cosa è per te l’arte? L'arte è qualcosa che mi identifica rispetto al mondo in cui sono nato e in cui vivo perché mi fa sentire partecipe di una vicenda che affonda le sue radici nel passato e che proietta le sue fronde verso il futuro.

A destra: TESSITURA, 2015, tecnica mista su tela 120x60 cm



mostra collettiva che vede anche la presenza di Italo Bressan, Giuliano Dal Molin, Giorgio Griffa, Gianni Pellegrini, Nelio Sonego, Rolando Trenti e Valentino Vago. Fra le mostre personali si segnalano: Duale, presso la Galleria La Liba di Pontedera, presentata nel 2006 da Giorgio Bonomi; Igino Legnaghi – Rolando Tessadri, realizzata nel 2010 presso la Galleria Ars Now Seragiotto di Padova, con la presentazione in catalogo di Walter Guadagnini; Arte nello studio, incontri con l’arte contemporanea in uno spazio di lavoro, sempre nel 2010, presso lo Studio Reina Spena Zanolini Ziglio di Trento, con la presentazione di Andrea Viliani; del 2013 è Rolando Tessadri: Casa Gallo, presso l'appartamento Gallo di Carlo Scarpa a Vicenza, presentata da Daria Ghirardini e Gabriele Salvaterra. Fra le pubblicazioni di rilievo si segnala infine il volume Rolando Tessadri, curato da Claudio Cerritelli e Giorgio Bonomi nel 2008, per la collana Percorsi del Colore, edizioni Nicolodi Rovereto.

ROLANDO TESSADRI è nato nel 07/08/1968, vive e lavora a Salorno (BZ). Conseguita la maturità d’arte applicata presso l’Istituto Statale d’Arte di Trento ha frequentato il corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Udine, dove si è laureato con una tesi su “Gli scritti cinematografici di Giulio Carlo Argan”. Nel 1996 è presente all'80^ mostra collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, dove si aggiudica il premio per il manifesto e la copertina del catalogo. A partire dalla fine degli anni '90 inizia la produzione delle Tessiture, opere nelle quali l'elemento caratterizzante è la presenza di una griglia ortogonale ottenuta mediante la tecnica del frottage, applicando dei pigmenti colorati sulla tela e asportandoli con una racla serigrafica. L'interesse per le strutture primarie del linguaggio visivo lo porta quindi a sviluppare la propria ricerca in direzione decisamente minimalista. Nel 2003 espone al MART di Rovereto, nell'ambito di Situazioni – Trentinoarte; nel 2008 è invitato da Claudio Cerritelli alla Fondazione Zappettini di Chiavari per la mostra Aniconica: nuove presenze nella pittura; nello stesso anno è presente allo Spazio SASS di Trento nell'evento parallelo a Manifesta7, Formato Arte – Capolinea Underground; nel 2011 partecipa alla mostra Le silenziose vie dell'astrazione presso Castel Ivano insieme a Mauro Cappelletti, Ennio Finzi, Carlo Nangeroni, Michele Parisi, Gianni Pellegrini e Luigi Senesi. L'anno successivo, presso la Galleria Upload di Trento e NeroCubo di Rovereto, partecipa a Cantos,

Principali mostre personali 1998 Hofkeller, Salorno (BZ), Opere-Werke, a cura di Fiorenzo Degasperi 2000 Biblioteca pubblica, Eppan (BZ), Il salto della mente, a cura di Tilly Meazzi 2002 Galleria Ennevu, Bologna a cura di Orietta Berlanda 2006 Galleria La Liba, Pontedera, Duale, TessadriFiorucci, a cura di Giorgio Bonomi 2008 Grado 12, Trento 2009 Ragenhaus, Bruneck 2010 Galleria Ars Now Seragiotto, Padova, Legnaghi-Tessadri (con Igino Legnaghi), a cura di Walter Guadagnini Studio Reina Spena Zanolini Ziglio, Trento, Arte nello studio, incontri con l’arte contemporanea in uno spazio di lavoro 2011 Galleria Pananti, Firenze 2013 Casa Gallo, Vicenza, a cura di Gabriele Salvaterra e Daria Ghirardini 2014 Galleria Upload, Trento, Confronti, a cura di Federico Mazzonelli 2015 Galleria Giraldi, Livorno, Un'astrazione rigorosa: Bruno Querci – Rolando Tessadri, a cura di Giorgio Bonomi 2016 Villa Salvadori-Zanatta, Meano (TN), L'angolo bello: Gianni Pellegrini – Rolando Tessadri, a cura di Gabriele Salvaterra

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Principali mostre collettive

ics

1996 Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 1997 Spazio Hajech, Milano, Menotrenta 1999 Galleria Linea 70, Verona, Duemila 2001 Accademia di San Luca, Roma, Premio Accademia Nazionale di San Luca 2003 MART, Rovereto, Situazioni - Trentinoarte 2003 2004 Casa Iellici, Tesero, Trio 2006 Galleria Fedrizzi, Cles, Arte e solidarietà per la fondazione Ivo de Carneri 2008 Fondazione Zappettini, Chiavari, Aniconica. Nuove presenze nella pittura, a cura di Claudio Cerritelli Spazio SASS, Trento, Formato Arte - Capolinea Underground (evento parallelo a Manifesta7), a cura di Riccarda Turrina e Franco de Faveri 2009 Villa Betteloni, Antico incontra contemporaneo, S. Pietro in Cariano (Vr) 2010 Villa Ciani Bassetti, Lasino (Tn), Piacere di vederti, a cura di Riccarda Turrina Galleria Ars Now Seragiotto, Padova, Ars Now For Ethiopya 2011 Ragenhaus, Bruneck, E se fosse musica, Castel Ivano, Ivano Fracena; Spazio Klien, Borgo Valsugana; Le silenziose vie dell’astrazione (con Mauro Cappelletti, Ennio Finzi, Carlo Nangeroni, Michele Parisi, Gianni Pellegrini, Luigi Senesi) a cura di Fiorenzo Degasperi. 2012 Galleria Ars Now Seragiotto, Padova, 20082012: Percorsi Galleria Upload - NeroCubo, Trento-Rovereto, Cantos: (con Italo Bressan, Giuliano Dal Molin, Giorgio Griffa, Gianni Pellegrini, Nelio Sonego, Rolando Trenti, Valentino Vago) a cura di Federico Mazzonelli 2013 Studio Caracciolo, Padova, Ars Now in Notarunion 2015 MAG – Museo Alto Garda, Riva del Garda, Supernova, a cura di Dennis Isaia e Federico Mazzonelli 2016 Hortus Artieri, Trento – Biblioteca Civica Tartarotti, Rovereto, Nel segno del libro Galleria Giraldi, Livorno, Review Fotografie delle opere: Nicola Eccher; fotografia di

ART E' possibile scaricare tutti i numeri 2012-2013-2014-2015 e 2016 della rivista icsART (ex FIDAart)

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icsART N.7 2016 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della FinART N. 5 - Maggio ANNO 2016

icsART

Rolando Tessadri: Gabriele Salvaterra.

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MERCATO DELL’ARTE ? dove studia arte alla Wimbledon School, alla S.Martin School e, infine si laurea alla Chelsea School. Nel 1991, subito dopo la laurea, vince il prestigioso Premio Artista Whitechapel e una mostra personale presso la Whitechapel Gallery Art nel corso della quale presenta per la prima volta una serie di tele di grande formato (tra cui, appunto, "Swamped") fondamentali per il suo futuro lavoro. Nel 2002, raggiunta una buona fama, decide di lasciare Londra per ritornare a Trinidad dove tuttora vive e lavora. Doig dipinge paesaggi, ma non avrebbe senso definirlo un 'paesaggista' perché egli crea luoghi immaginari, luoghi lontani, luoghi della memoria, abitati per di più da bizzarri personaggi. Paesaggi riccamente stratificati, sia formalmente e concettualmente in cui si riconosce un'ampia varietà di riferimenti storico-artistici: quasi dipinti onirici che combinano una tavolozza allucinatoria con una pennellata espressiva fortemente influenzata da artisti come Munch, Monet, Kirchner, Friedrich, Klimt e Hopper ma anche con tali influenze dell'arte moderna che, secondo qualcuno, lui non è un pittore di immagini ma un pittore concettuale. Dopo un'ascesa lenta e progressiva, Doig diventa una star internazionale nel 2007 quando un suo olio del 1990-1991, "White Canoe" (vedi a destra), stimato da Sotheby's di Londra 800mila-1.200.000 £, è battuto a 5,7 milioni di sterline (11,3 milioni di $), allora il prezzo più alto mai pagato per l'opera di un artista europeo vivente. Dopo questa asta le quotazioni dell'artista continuano a salire fino a raggiungere l'anno scorso con "Swamped" la cifra sbalorditiva di quasi 26 milioni di dollari. Oggi le sue opere, osannate dalla critica e ricercate da collezionisti e musei, segnalano un'inversione in atto dei gusti a favore di un ritorno alle forme

PETER DOIG (1959), Swamped (Sommerso), 1990, olio su tela, 180x230,5 cm, venduto da Christie's New York 2015 a $ 25.925.000 (€ 23.389.600) (vedi a pag. 23). Questo lavoro del 1990 che ha stabilito il nuovo record di prezzo per questo autore, è uno dei suoi primi dipinti di canoe e considerato un esempio di quello che si potrebbe definire lo "stile Doig". Nato a Edimburgo nel 1959, si trasferisce a Trinidad quando è bambino e subito dopo in Canada dove trascorre la maggior parte della sua giovinezza; nel 1979 si trasferisce a Londra PETER DOIG, Country-rock (Wing-mirror), 1999 olio su tela, 195x270 cm, venduto da Sotheby's Londra 2014 a $ 14.513,560 (€ 10.600.000)

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PETER DOIG e ai contenuti della grande tradizione pittorica. Caratteristica fondamentale di ogni dipinto di Doig è la sorpresa delle sue atmosfere, la capacità di disorientare ed emozionare allo stesso tempo l'osservatore il quale fatica a trovare il filo conduttore e le ragioni che legano quadri tanto diversi tra di loro che appaiono (almeno inizialmente) talmente onirici da risultare inspiegabili. E' la creazione ambigua di luoghi e situazioni tipica di Doig che rende la sua arte così affascinante e stuzzicante: dipinge giungle e montagne innevate, isole paradisiache e rifugi, leoni, piscine e campi da gioco, architetture moderne e mari esotici popolati da personaggi normalissimi eppure inquietanti. Il tutto rappresentato con una ricchezza esasperata e coinvolgente di forme e colori. La biografia di questo pittore-viaggiatore permette di comprendere la coesistenza di mondi lontani e improbabili (Canada, Londra, Trinidad) mentre la conoscenza del processo creativo offre una chiave di lettura dando un senso alla sua produzione non immensa (l'artista realizza solo sette-otto dipinti l'anno) e agli strani soggetti che vi si ritrovano. E' con il 1991 che Doig inizia a dare forma ai suoi dipinti prendendo lo spunto dalle immagini più diverse che lo colpiscono: fotografie personali o trovate su riviste, cartoline, film ecc., e che lui reinventa utilizzandole liberamente all'interno di altri contesti estranei o incongrui. E' il caso, ad esempio, di "White Canoe", la canoa bianca derivata dall'immagine della scena finale del film horror del 1980 "Venerdì 13" che tanto lo aveva colpito da giovane, oppure "Gasthof " (vedi a pag. 29) in cui i due bizzarri personaggi in primo piano che si stagliano su un paesaggio surreale, derivano da una vecchia foto in bianco e nero in cui il pittore e un suo amico sono travestiti con dei costumi

PETER DOIG, White Canoe,1990-91, olio su tela, 201x241 cm, Sotheby's Londra 2007 a $ 11.300.000 (5.700.000 £)

teatrali. Ogni opera di Doig sembra prendere le mosse da episodi e fatti normali o accidentali ma tali da far scattare nell'artista un interesse, un ricordo, un'associazione d'idee e innescare una loro rappresentazione con nuove immagini pittoriche reinterpretate in modo assolutamente imprevedibile. PETER DOIG, The Architect’s Home in the Ravine 1991, olio su tela, 200x250 cm, venduto a Christie Londra 2013 a $ 11.898.600 (8.846.542 €)

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE Nonostante la nostra innata tendenza ad antropomorfizzare tutto ciò che imita i movimenti e, a volte, anche l'aspetto dell'uomo, i robot finora prodotti sono delle macchine estremamente semplici che svolgono perfettamente solo le funzioni per cui sono stati programmati. Ed è sempre l'uomo che li inventa, li progetta e li controlla: almeno, per ora. Siamo ancora lontani dal futuro prefigurato dalle tre 'Leggi della Robotica' di Asimov perché i loro software non sono ancora sufficientemente sofisticati. Nei laboratori di Silicon Valley è allo studio un hardware dotato di AI (Intelligenza Artificiale) in grado di coordinare contemporaneamente le due competenze principali richieste per dipingere un quadro originale: un'abilità "manuale" altamente complessa e una capacità "creativa" autonoma, non controllata dall'esterno. La prima competenza è stata risolta realizzando una vera e propria mano artificiale dotata di micromovimenti simili a quella umana. Più complicato e difficile l'approccio alla creatività il cui funzionamento non è facilmente riproducibile poiché fondato, oltre che su considerazioni logiche anche su quel pizzico di 'irrazionalità' - intuizione, fantasia, casualità, soggettività ecc. - difficile da inserire nel "cervello" di un robot. Esistono da tempo delle macchine in grado di ricopiare meccanicamente - con risultati piuttosto modesti - semplici disegni artistici utilizzando strumenti grafici rigidi come penne o matite. Ma gli obbiettivi che si sono posti i ricercatori sono più ambiziosi: realizzare un androide capace di inventare un dipinto e realizzarlo utilizzando la tecnica pittorica, cioè con strumenti estremamente difficili da controllare come pennelli e colori fluidi. Il problema da affrontare, quindi, era duplice: mettere a punto un software capace di eseguire

Che i robot eseguano certi lavori come e meglio degli uomini, è risaputo. Nessuna persona, infatti, è in grado di lavorare 24 ore su 24 tutti i giorni eseguendo alla perfezione operazioni complesse; i robot, sì. In pochi decenni queste macchine hanno preso il posto dei lavoratori in gran parte dei settori avanzati dell'industria creando, per la prima volta nella storia, le condizioni per liberare l'umanità dalla schiavitù del lavoro. Questa è la visione che viene presentata dai fautori della "robotizzazione"; l'altra faccia della medaglia è, invece, quella di milioni di persone che si trovano senza un'occupazione e, di conseguenza, privi del salario necessario per acquistare le merci che i robot creano a ciclo continuo. Insomma, l'inizio di un sogno per i liberisti oppure l'avveramento di un incubo per i luddisti. Forse è troppo presto per prefigurarsi gli sviluppi futuri, o forse, è già troppo tardi. 22


ROBBY-ROBOT

un'opera d'arte interamente originale e costruire un robot dotato di una manualità quanto più simile a quella del pittore quando stende i colori sulla tela. Nonostante le enormi difficoltà teoriche e pratiche, sono stati messi a punto i primi modelli della serie Arbot (Arte-robot) che hanno permesso di definire via via tutti i parametri fondamentali e arrivare così a un prototipo che soddisfa tutte le esigenze richieste. L'ultimo robot, chiamato Robby, è collegato a un elaboratissimo algoritmo il quale consulta archivi di milioni di dati relativi a stili artistici storici e moderni attinenti al soggetto voluto e, operando un'interpolazione sulla base di parametri prestabiliti, ottiene per "analogia" delle sintesi particolarmente innovative. Pare che il robot riscontri le maggiori difficoltà con l'arte figurativa mentre raggiunge dei livelli più che accettabili in quella astratta; la qualità estetica dei dipinti finora ottenuti non è eclatante (vedi immagini) ma non tanto peggiore di opere prodotte da artisti veri. Dopo aver realizzato una proposta giudicata interessante dall'equipe, il robot è in grado di eseguirne anche altre, uguali oppure connotate da vari gradi di libertà tecnica o espressiva. L'altro grosso problema incontrato dall'equipe di tecnici si è rivelato la costruzione di un'articolazione braccio-mano che sapesse eseguire in tempo reale e senza la tipica rigidità meccanica i comandi inviati per attuare senza soluzione di continuità il flusso di dati inviati dal programma centrale. I movimenti naturalmente fluidi del braccio, del polso e della mano di un artista, sono stati scomposti in fasi e riprodotti in una mano artìficiale dotata di cinque dita indipendenti, ciascuna capace di controllare gli oggetti con la massima precisione. Ogni dito possiede la particolare sensibilità che serve per racco-

gliere, stendere e sovrapporre il colore in pasta, materiale morbido, plastico, soggetto a variazioni fisiche imprevedibili, tramite il pennello, strumento dal comportamento imprevedibile e controllabile solo attraverso la contemporanea applicazione di più piccole azioni coordinate tra di loro. Poiché, infatti, il rapporto tra materia, strumento e 'tocco pittorico' non può essere ripetuto in modo sempre uguale, per ottenere le giuste tonalità, Robby deve riprodurre con velocità diversificate i movimenti complessi necessari per maneggiare il pennello. Il grosso salto di qualità di questo robot rispetto ai modelli precedenti è che il suo software, correggendo via via gli errori che gli vengono segnalati dagli esperti, è capace di continuare ad apprendere e migliorare le proprie abilità.

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CHI VESPA MANGIA LE MELE originale e rivoluzionario rispetto alle motociclette a ruote alte allora in circolazione. Dopo la seconda guerra mondiale la Piaggio, uno dei maggiori produttori italiani di aerei passeggeri e bombardieri, sceglie di riconvertire gli stabilimenti distrutti e incarica D'Ascanio di studiare un mezzo di trasporto che risponda alle esigenze della nuova Italia. Per eliminare la catena, l'ingegnere immagina un mezzo con scocca portante e il motore a presa diretta sulla ruota e, per facilitare la sostituzione delle ruote, sostituisce alla tradizionale forcella un braccio di supporto simile ai carrelli degli aerei. Il conduttore sta in posizione eretta comodamente seduto con i piedi sulla pedana con il cambio sul manubrio e una carrozzeria che lo protegge dagli organi meccanici e dalle intemperie. La prima Vespa 98 cc, così nominata per la sua somiglianza all'insetto, è brevettata il 23 aprile 1946, subito messa in produzione e posta in vendita lo stesso anno in due versioni: il tipo "normale" per 55.000 lire e il tipo "lusso" per 61.000 lire. Nella Vespa V98 del 1946 (vedi immagini in basso), c'è già tutta l'idea che si svilupperà poco a poco nel corso degli anni successivi con in più alcuni simpatici dettagli come la pedana allungata e vicina a terra (dove stava in piedi il figlioletto), il manubrio a bicicletta, la ruota anteriore carenata di derivazione aeronautica con il fanale integrato nel parafango, un unico sellone con eventuale portapacchi posteriore dove sedeva la moglie con il bimbo piccolo. La 'carrozzeria' si caratterizza per il telaio curvilineo, molto trendy ancor oggi con i due gusci coprimotore bombati dalla forma aerodinamica a goccia che gli facevano un baffo agli attuali curvilinei virtuosismi di Zaha Hadid. Quest'anno il Gruppo Piaggio celebra il 70° anniversario della Vespa la quale, con oltre 17

«Chi "Vespa" mangia le mele (chi non Vespa no)» era la frase assurda, incomprensibile, quasi demenziale, apparsa nel 1969 sui manifesti stradali sopra due mele rosse piuttosto evocative. Nessuno capiva il senso di quella frase che rivoluzionava il linguaggio di tutta la pubblicità precedente dato che erano presenti solo labili riferimenti all'oggetto reclamizzato: "Vespa" con la V maiuscola e la minuscola scritta 'Piaggio', ma sta di fatto che dopo 47 anni tutti ricordano ancora quello slogan. L'oggetto del desiderio dei mangiatori di mele era la Vespa, lo scooter inventato dall'ingegnere della Piaggio, Corradino D’Ascanio: un veicolo assolutamente

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STORIA DELL’ARTE milioni di unità prodotte, è annoverata tra i prodotti industriali italiani più conosciuti nel mondo. Un mito che anche Holliwood con il film "Vacanze romane" del 1953, di William Wyler, interpretato da una bellissima Audrey Hepburn e un rigido Gregory Peck, ha contribuito a diffondere (vedi locandina a destra). Già 10 anni dopo, con la Vespa GS 150 del 1955, la forma definitiva è raggiunta: linea più compatta, pedana rialzata da terra, sellone lungo a due posti, fanale in alto sul manubrio, e tale rimarrà a lungo per la gioia dei 'vespisti' rivali storici dei 'lambrettisti'. Ancor oggi la Vespa non denuncia i suoi 70 anni proprio perché tutti gli scooter che sono seguiti al primo modello del '46, sono sempre stati solo piccoli miglioramenti di un prodotto dal design eccezionale. Da sottolineare anche i colori delle Vespe storiche, particolarmente eleganti nelle tinte pastello o metallizzate di derivazione aeronautica, che portavano un tocco di originalità e fantasia in un Paese che usciva dalla guerra affacciandosi alla modernità con una nuova voglia di vivere. Dopo un periodo di concorrenza da parte delle piccole utilitarie, le Vespe, sottoposte a oppor-

tuni restyling, sono ritornate in auge per la loro capacità di muoversi nel traffico delle città e regalare libertà ai giovani dimostrando che le idee intelligenti sopravvivono sempre. Come canta Cesare Cremonini: «Ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi...»

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Luglio 2016, Anno 5 - N.7

News dal mondo PETER DOIG

Swamped, 1990

pag. 28

PETER DOIG

Gasthof, 2002-2004

pag. 29

PETER DOIG

Cabin essence, 1993-94

pag. 30

PETER DOIG

Pine House, 1994

pag. 31

Blue Boat on the Golden Beach, 2016

pag. 32

Omaggio a PETER DOIG

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PETER DOIG (1959), Swamped, 1990, olio su tela, 180x230 cm, venduto da Christie's New York, 2015 a $ 25.925.000 (€ 23.389.600)

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PETER DOIG, Gasthof, 2002-2004, olio su tela, 275x200 cm venduto da Christie's Londra 2014 a 17.040.550 $ (€ 12.459.300)


PETER DOIG, Cabin essence, 1993-94, olio su tela, 230x250 cm, venduto da Christie's Londra 2015 a $ 14.856.000 (€ 13.407.458)

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PETER DOIG, Pine House, 1994, olio su tela, 180x230 cm 31

venduto da Christie's New York 2015 a $ 18.100.000 (€ 14.547.500)



PAOLO TOMIO, Omaggio a PETER DOIG Blue Boat on the Golden Beach, 2016, fine art su tela 238x168x5 cm


ics

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