PERIODICO della icsART N.8 - Agosto ANNO 2016
icsART
In copertina: ALESSANDRO GOIO, INCLUSIONI DI SPEZIE, 2010, acrilico su carta, 67x60 cm
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icsART
sommario
Agosto 2016, Anno 5 - N.8
Editoriale
La Farfalla atterrata
pag. 4
Politiche culturali
Grandi navi - Atto secondo
pag. 5
Intervista ad un artista
Alessandro Goio
Mercato dell’arte?
Martin Kippenberger
pag. 20-21
Collezionismo e feticismo
Collezionismo e feticismo
pag. 22-23
Storia dell’arte
Araz, l'antica arte della tintura
pag. 24-25
pag. 6-19
News dal mondo MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1988
pag. 28
MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1981
pag. 29
MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1988
pag. 30
MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1981
pag. 31
Verbotene crucify frösche!, 2016
pag. 32
Omaggio a MARTIN KIPPENBERGER
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EDITORIALE LA FARFALLA ATTERRATA Avevamo appena pubblicato nel numero scorso i dati positivi che attestano come l'Università di Trento sia la prima in Italia nel 2015 ed ecco che il mese dopo apprendiamo dalla stampa una notizia sconcertante: a partire da settembre la Provincia Autonoma di Trento sarà costretta a rinviare all’anno prossimo i pagamenti di servizi, fornitori, appalti. Anche se il governatore Rossi ha chiarito che verrà assicurata la copertura delle spese per gli stipendi dei dipendenti, degli enti strumentali ecc., il fatto è abbastanza sconvolgente: ieri il Trentino era l'isola felice che godeva di una situazione fortunata e unica nel nostro Paese, oggi non abbiamo neanche i soldi per pagare i fornitori? Due giorni dopo, il governatore ha spiegato di aver evidenziato durante un’audizione pubblica le difficoltà di cassa della Provincia dovute all’impossibilità di usare i propri fondi a causa del blocco dovuto al patto di stabilità, ma che
che sul conto in Banca d'Italia ad oggi c'è una disponibilità di cassa pari a un miliardo di euro e quindi non esista alcuna necessità di ricorrere ad anticipazioni da parte del tesoriere. Nel 2015, l’istruttoria della Corte dei Conti, infatti, aveva precisato che la Provincia non potrà più ricorrere alle consuete “anticipazioni” da parte della Cassa del Trentino per far fronte alle spese relative agli ultimi quattro mesi dell’esercizio finanziario. La notizia ci fa tirare un sospiro di sollievo: i soldi ci sono, ma non possiamo spenderli fino al 1° gennaio 2017. Attualmente il bilancio trentino si assesta su circa 4 miliardi e mezzo di euro all’anno ma la spesa è destinata a crescere anche a causa delle nuove competenze in materia di Giustizia e Agenzie Fiscali che la PAT si appresta ad assumere facendosi carico di centinaia di stipendi e altri oneri che oggi sono a carico dello Stato. C'è da augurarsi solo che questi ulteriori costi non si traducano in (altri) tagli dei servizi e della qualità di vita per i cittadini.
POLITICA CULTURALE GRANDI NAVI - Atto secondo Finalmente qualcosa si muove a livello di istituzioni internazionali: il fatto che il governo italiano non sia mai intervenuto consentendo ancor oggi il passaggio delle grandi navi da crociera lungo i canali che attraversano Venezia (vedi numero FIDAart N.03 2016) non è piaciuto all'Unesco che a metà luglio ha presentato un ultimatum all’Italia che recepisce il grido di allarme dei veneziani e di coloro i quali temono che questi mostri distruggano gli equilibri già precari della laguna. Questa volta, però, la risoluzione adottata a Istanbul dalla Commissione dell'Unesco che si occupa dei siti patrimonio dell’umanità, la 'World Heritage Committee', è chiarissima: entro il 2017 ci dovrà essere uno stop alle grandi navi nella laguna; altrimenti, a partire dal prossimo febbraio, Venezia sarà inserita nella lista dei siti a rischio. L’Unesco - dopo avere inviato i propri osservatori nella città - ha stigmatizzato l’assenza di una qualsiasi strategia di tutela del sito, allegando altresì una lunga lista di raccomandazioni. Tutti i componenti della commissione composta da ventuno Stati si sono trovati d'accordo sui gravi rischi a cui sta andando incontro Venezia votando all’unanimità un documento di indicazioni senza potere vincolante ma particolarmente duro e perentorio. L’Unesco chiede al governo italiano di presentare entro il 1 febbraio un rapporto dettagliato sullo stato di conservazione dell'area e di attuare contestualmente una serie di misure urgenti: proibire alla grandi navi passeggeri e commerciali di entrare in laguna, bloccare tutti i nuovi progetti infrastrutturali, introdurre il controllo dei limiti di velocità del traffico e sul tipo di scafi e imbarcazioni che transitano in città e in lagu-
na e, infine, pensare una strategia efficace per un turismo sostenibile. L’esponente italiana in commissione ha dichiarato che l'Italia è in grado di tutelare il proprio patrimonio chiarendo che esiste la volontà e la capacità di risolvere i problemi come dimostra il caso di Pompei. Italia Nostra e i gruppi che da anni lavorano per denunciare la latitanza autolesionistica di una politica di tutela, hanno espresso la loro soddisfazione per il documento ultimativo arrivato da un organismo così prestigioso perché pone delle premesse serie per risolvere un problema annoso. Il veneziano Francesco Bandarin, consigliere speciale del direttore dell’Unesco, ha voluto ricordare che dopo la grande alluvione del '66, Venezia con il Mose (le paratoie mobili a difesa della città dall'acqua alta (ancora in corso di costruzione!), era diventata un simbolo della salvaguardia ambientale, ma oggi la città rischia di essere preda di nuovi interessi, portuali e turistici. 5
Intervista ad ALESSANDRO GOIO Alessandro Goio, pur esercitando la professione di architetto, è riuscito a praticare la pittura con costanza e dedizione fin dalla giovane età. Nei suoi primi dipinti astratti che risalgono alla fine degli anni 80 si nota l'influenza di una pittura segnica informale e gestuale che con il tempo si andrà stemperando in un linguaggio più strutturato e personale. A questi suoi due 'impegni' si è affiancata anche l'assidua frequentazione del "gioco" degli scacchi - di fatto l'altra sua 'forma mentis' - la quale, in un'interrelazione laboriosa ma costruttiva, accompagna da sempre il suo approccio all'astrazione in un ambivalente confronto-scontro tra emotività e razionalità, tra controllo e libertà. Questa mi sembra la cifra dell'artista: l'innata attrazione verso un'espressività proveniente dal profondo e un "super io" razionale e critico che non può esimersi dall'analisi a priori e a posteriori del proprio operato. Infatti, Alessandro non si è mai distaccato dalle prime esperienze informali riportate progressivamente, però, dentro una rigorosa struttura (soprattutto mentale) che gli ha permesso di coniugare una grande libertà creativa e cromatica con un ordine scandito da fasce verticali. Vere e proprie cascate di colore addensate e miscelate tra di loro con un effetto dinamico che, in un coraggioso contrasto tra gamme cromatiche complementari inusuali, strutturano e allo stesso tempo contestano la regolarità ripetitiva. Una metamorfosi ininterrotta di un ordine generato da un ritmo, che si trasforma in caos (e viceversa) rimandando alla gestualità primigenia; una sovrapposizionediluizione di colori che determina effetti inaspettati di particolare eleganza simili ad acquerelli orientali o a fotogrammi solarizzati che catturano il divenire di forme astratte dentro un'organizzazione spaziale. Non a caso, è "la coerenza interna" l'obbiettivo esplicito di Goio. Paolo Tomio A sinistra: CROMATISMI VERTICALI, 1988, tecnica mista su carta, 44x33 cm
In basso: QUATTRO ESSENZE, 2002, acrilico su carta 50x70 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?
Quali sono statie le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi?
Verso i sette anni, pur amando il disegno ed il colore, ero particolarmente attratto dalla “solidità” della scultura, stimolato dai contatti con lo scultore Mario Coraiola che pescava a turno nella mia numerosa famiglia per avere dei modelli per i gruppi religiosi che scolpiva in legno. Quando toccava a me posare, il “pagamento”, graditissimo, era in plastilina che poi modellavo in mille modi. A dieci anni ho frequentato un corso di scultura e disegno a Pergine con il prof. Ruggero Rossi dove ho conosciuto il pittore Luigi Senesi. Verso i 12 anni il forte richiamo del colore e del segno mi hanno orientato definitivamente verso la pittura.
Sicuramente prima l’Espressionismo con Vincent Van Gogh, poi con Emil Nolde, Ernst Ludwig Kirchner, Oscar Kokoschka; poi il Neoplasticismo (De Stijl) con Theo van Doesburg e Piet Mondrian. Sono due mondi espressivi antitetici, ma al contempo mi chiariscono nelle mie scelte successive; infatti dell’Espressionismo mi attraggono la forza espressiva e la carica emozionale, mentre del Neoplasticismo mi attraggono la razionalità e l’essenzialità del linguaggio. Evidentemente è destino che rimanga a cavallo di questi due mondi espressivi.
SPAZIO GRAFFITO 1, 1989, acrilico su tela 60x60 cm
Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali?
TEORIA DI STRINGHE, 2013, tecnica mista su tela 50x50 cm
Nel 1961 ho organizzato con il Sindacato Artisti e Belle Arti la 1a Mostra dei Giovani Artisti Trentini (1° premio acquisto a Rosanna Cavallini) per cui ho avuto modo di conoscere quasi tutti gli artisti locali giovani e meno giovani, tra i quali mi piace ricordare con particolare simpatia Cesarina Seppi, mentre tra gli artisti nazionali penso a Carlo Andreani (Roma) e Sergio Dangelo (Milano). Nel 1962 una ventata di novità nel panorama artistico trentino fu portata da Ines Fedrizzi con l’apertura della Galleria Argentario (prima in via Oss Mazzurana poi in via Roma). Le scelte della Gallerista suffragate dalla collaborazione con Paolo Cardazzo della Galleria Cavallino di Venezia, mi hanno dato modo di conoscere, oltre agli artisti locali appartenenti al Gruppo di “Astrazione Oggettiva” (Mauro Cappelletti, Die-
go Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Aldo Schmid, Luigi Senesi e Giuseppe Wenter Marini), opere e artisti d’avanguardia nazionali ed internazionali quali Remo Bianco, Nobuya Abe e Mira Brtka.
Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Mi piace la sperimentazione perché sono convinto che l’Arte deve continuamente rinnovarsi per essere in salute. Naturalmente non apprezzo qualsiasi cosa in quanto “nuova”, ma ritengo che il tentativo di frequentare nuovi percorsi sia stimolante per chi lo fa e per chi l’osserva. Non 9
apprezzo certe forzature per cui un artista viene “pompato” fino a farlo diventare di moda, è un meccanismo simile ai “best seller” delle case editrici (per questo, magari sbagliando, mi rifiuto di leggere “best seller”). Di conseguenza a quanto detto, non apprezzo la mercificazione dell’opera d’arte, anche se purtroppo è inevitabile, ed in particolare il meccanismo del valore preponderante attribuito alla firma indipendentemente dalla qualità della singola opera.
Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Si, come già detto, sono passato gradualmente da una rappresentazione naturalistica ad una rappresentazione sempre più astratta. Questo passaggio si è svolto per tentativi successivi, inizialmente con timidi tentativi, poi con passaggi sempre più decisi, poi con ripensamenti vari ed infine con una frattura non ricucibile. Ma in filigrana ritengo che traspaia sempre, anche se mascherata, qualche citazione del figurativo. Mi piace inoltre pensare che ci sia sempre stato, pur con qualche inevitabile ed utile digressione, un filo conduttore che lega nei diversi momenti espressivi, il mio modo di vedere la “realtà”.
Prima di approdare al linguaggio astratto hai frequentato anche forme più tradizionali di espressione? Anch’io, come tanti altri, ho iniziato con il figurativo. Inizialmente suggestionato dalle opere di artisti quali: Henri de Toulouse-Lautrec, Amedeo Modigliani, Vincent Van Gogh. Poi realizzando lavori, con i seguenti temi: paesaggio, animali, figura (manco a dirlo femminile), teatrini immaginari, ma soprattutto con una spiccata predilezione per il ritratto. Il passaggio verso l’astratto è stato graduale e non lineare.
Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Negli anni ’90 sono stato inserito da Luigi Serravalli nell’ambito dell’espressionismo astratto, 10
CRISTALLI 5, 1993, acrilico su tela 250x70 cm
ora direi astrattismo meno espressionista e più lirico. Ritengo comunque che incasellare il lavoro di un artista in qualche “ismo” sia utile ai fini didascalici ma riduttivo nel suo complesso, perché l’opera. per sua natura, necessita di grandi spazi e non gradisce limitazioni. La riconoscibilità è un tema esterno all’opera, infatti quando lavoro il tema dominante è la coerenza all’interno di ciascun lavoro. Se mi devo mettere al posto dell’osservatore penso che la serialità sia il primo elemento che si evidenzia, poi la scansione dello spazio sottolineata dalla presenza di fasce verticali, infine ultimo elemento, ma non meno importante, l’uso del colore particolarmente deciso sfruttando la forza del contrasto/richiamo dei colori complementari.
ricetta antica citata in un libro di Gino Severini. Poi, a parte qualche sperimentazione con acquarello, acrilico ed olio usati nello stesso lavoro, da anni uso solo l’acrilico spesso su tela e talvolta su cartone o tavola con un’imprimitura di caseato di calcio che ritengo possa aiutare nella valorizzazione della superficie (potendone dosare la scabrosità durante la preparazione), dell’aspetto grafico (permette di essere inciso con facilità) e dell’aspetto coloristico (che viene esaltato dalla granulosità della superficie).
Le tue opere più recenti sono impostate su una griglia regolare: deformazione da architetto o da scacchista? Se ripenso ai miei lavori dal 1990 in poi mi sembra che il tema dominante sia l’incontro tra organicità e razionalità, mi sembra la mia cifra stilistica più evidente. Le fasce verticali ripetute mi permettono di evidenziare l’elemento razionale che si pone in forma dialettica con l’ele-
Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività? Agli esordi usavo quasi esclusivamente i colori ad olio, ed ho anche avuto il coraggio di provare a farmeli, con modesti risultati, utilizzando una 11
ZOLFO AL CARDINALE, 2002, acrilico su carta 50x70 cm
Cosa rappresenta per te la ripetizione seriale di forme e colori?
mento organico. Probabile quindi deformazione da entrambi. A proposito di scacchi, vista l’assiduità con cui li pratico, temo che un giorno mi succederà come a Marcel Duchamp. Come ha scritto Man Ray «Marcel durante la luna di miele, nel sud della Francia, sarebbe andato, dopo cena, a Nizza in autobus per giocare a un circolo di scacchi e sarebbe ritornato tardi mentre Lydie l’aspettava sveglia. Non solo, ma quando ritornò non andò a letto subito ma mise i pezzi nella posizione che aveva giocato per studiarla. Per prima cosa alla mattina Marcel andò alla scacchiera per fare la mossa che aveva pensato durante la notte. Ma i pezzi non si muovevano: durante la notte Lydie si era alzata e li aveva incollati tutti alla scacchiera». Marcel non gradì la cosa e il maimonio finì con un divorzio dopo pochi mesi.
Penso che la ripetizione seriale di una forma valorizzi la forma utilizzata e permetta di creare una scansione precisa dello spazio su cui si opera. I colori, usati quali contrasto dei complementari, hanno una funzione rafforzativa. Se vogliamo trovare una spiegazione di tipo psicologico penso che alla base ci sia la necessità di un ordine che aiuti a controllare la situazione. In questo senso l’accoppiata con la passione per gli scacchi ci sta tutta in quanto chi ama gli scacchi ama controllare le situazioni e non subirle.
Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera? Ho la speranza, o presunzione, di rappresenta12
re entrambi, non credo che gli uni escludano le altre. Se intendi messaggio di tipo politico o sociale sicuramente no; piuttosto vedo il lavoro dell’artista come una comunicazione della sua visione della realtà che entra in rapporto dialettico con la visione della realtà dell’osservatore. Naturalmente la comunicazione è solo un tentativo che spesso, per svariati motivi (diversa lunghezza d’onda, messaggio non sufficientemente chiaro, ecc.) fallisce, ma quando si entra in sintonia il piacere che si prova è immenso.
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi?
Mi sembra abbastanza interessante, ci sono delle personalità consolidate ed altre emergenti, ma comunque mi sembra che l’ambiente sia abbastanza vitale. Forse varrebbe la pena conoscersi un po’ meglio uscendo dal proprio orticello, ma spesso la pigrizia ed a volte, con maggior frequenza, l’egocentrismo e la presunzione impediscono contatti forieri di benefici.
Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico? RITUALE ARCAICO, 2010, acrilico su carta 67x60 cm
Questa è una nota dolente, mi sembra che gli interventi siano troppo pochi, di modesta portata e che manchi una visione d’insieme. Ci sono certe realtà trentine dove non solo non devi pagare la sala, ma chi ti ospita contribuisce, almeno in parte, alle spese di realizzazione della mostra, se le confronto con altre situazione dove devi pagare tutto, direi che la politica culturale trentina ha bisogno di aggiustare il tiro. Anche la disponibilità di spazi espositivi pubblici sono molto limitati. Non vorrei farmi e fare del male a chi mi legge con certi confronti, ma se penso che una città come Santa Fé nel Nuovo Messico con circa 70.000 abitanti a 2194 m di altitudine lontana da altri centri abitati (a 1000 Km da Las Vegas, direi quasi fuori dal OSMOSI CON METAFORA, 2007, acrilico su tela 100x130 cm
mondo), ha oltre 360 gallerie d’arte e rappresenta il terzo mercato degli Stati Uniti, mi dico che Trento merita qualche sforzo in più.
Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno? La voglia di chi opera in campo artistico di uscire dal guscio protettivo della propria provincia ed affrontare il “mare aperto” confrontandosi con gli altri. Predico bene, ma razzolo male perché obiettivamente sono state decisamente poche le occasioni in cui sono uscito in “mare aperto”. D’altra parte non vedo quali possibilità possa avere un artista che si confronta con una realtà provinciale così ristretta dove il numero di abitanti di tutta la provincia è pari più o meno
MUSCHIO SULLO SFONDO, 2011, acrilico su tela 60x50 cm
a quelli di un quartiere di Milano. Naturalmente questo processo di sprovincializzazione necessita di qualche aiuto da parte dell’Ente pubblico, ma mi risulta che qualche cosa la Provincia faccia in questo senso.
tuna. Eppure l'affermazione del principe Miškin nell'Idiota di Dostoevskij, è stata giudicata poi enigmatica nel corso del tempo a causa (anche) di interpretazioni esegetiche contrastanti. La domanda è: quale genere di bellezza salverà il mondo se non esiste un concetto di bellezza universale? Venendo a noi la bellezza è un concetto talmente soggettivo che preferisco non prenderlo in considerazione quando faccio un quadro. L’impegno che metto al primo posto quando lavoro è la ricerca di una coerenza for-
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? “La bellezza salverà il mondo”. Raramente una frase estrapolata da un libro ha avuto tanta for15
male, seguito dalla qualità della tecnica pittorica.
nomia estetica, sia un privilegio di cui godere con grande umiltà.
Chi è l’artista?
E, per finire, cosa è per te l’arte?
Nel senso più ampio l'artista è una persona che esprime la sua personalità attraverso un mezzo che, nel nostro caso, riferiamo all’arte figurativa. Per estensione si intende come un creativo. Io ritengo che, normalmente, sia una persona fortunata che ha la capacità di indagare, più o meno in profondità, il mondo che lo circonda e di organizzarne una visione caratterizzata dal suo punto di vista. Penso che riuscire a creare un'opera che abbia una sua logica ed un suo impatto emotivo, ma soprattutto una sua auto-
Naturalmente le definizioni di arte possono essere infinite. Posso solo rispondere cosa intendo io per arte: è un mezzo per indagare la realtà, che può essere ricostruita attraverso scelte formali coerenti, secondo il proprio stile, e messa in comunicazione con l’osservatore per sollecitarne le emozioni e la curiosità. MI piace concludere questa intervista con una citazione di Paul Klee: “L’arte non rappresenta il visibile, ma spesso rende visibile ciò che non sempre lo è”
In basso: FOSFENI 3, 2013, tecnica mista su tela 50x50 cm
A destra: VELA VERSO EEA, 2002, acrilico su carta 70x50 cm
strato libri di poesie e riviste. E’ stato presentato in catalogo da: Gabriella Belli - Mario Cossali - Fiorenzo Degasperi - Mariella De Santis - Danilo Eccher - Aldo Nardi - Rinaldo Sandri Luigi Serravalli - Marco Tomasini. Gabriella Belli 09/’12 (stralcio da presentazione) Il ritmo delle sequenze cromatiche si impone nella scansione spazio-temporale della superficie, e il segno rimanda a variazioni narrative di forti suggestioni simboliche, con evidenti richiami a memorie di paesaggio, che affiorano dal fondo informale della tela. Un lirismo pacato ma emozionale, lento ma vibrante, silente ma capace di narrare di terre lontane, tutto questo si legge nella felice esplorazione pittorica di Alessandro Goio, un artista che ha saputo declinare, in una forma del tutto originale, la tradizione ancora viva della grande pittura astratta del secondo dopoguerra. In un percorso di ormai lunga durata, la sua opera ha trovato, grazie alla forte capacità evocativa, indubbi legami con la misura, l’equilibrio e l’armonia dei linguaggi orientali, che nel suo lavoro hanno saputo evolvere verso una visionarietà stratificata di storia, emozione, tradizione. I luoghi d’oriente, che animano molte esperienze visive e sensoriali, si ammantano di antiche filosofie che, riportate all’oggi, ancora parlano di spiritualità e valori, tradotti nella poliedrica sinfonia cromatica delle forme appena accennate, essenze immateriali del suo dipingere. Alcune personali: ‘87 “Fogolino” Trento – ‘88 “Novecento” Pergine Valsugana – ‘92 “Le due Spine” Rovereto – “Artespazio” Bologna – ‘01 - ’02 - ‘03 Terme di Comano – ‘14“Palazzo Libera” Villalagarina. Alcune collettive: ‘80 “9 colonne” Trento – ‘86 “Whodunit” Casa degli Artisti Tenno – ‘90 Kunstnernes Hus Århus (DK) –“L’Uomo, l’Albero, il Fiume” Castel Ivano – ‘95 “Correnti & Arcipelaghi” Castel Ivano – ‘03 Plein Air “Artisti europei” Roncegno – ‘07 Galleria Civica Riva del Garda – dal ‘07 al ‘16 “RenArt” (Palazzo Trentini e Sala Thun) Trento – ‘09 “Artisti in Cielo e in Terra”3a Ed. – Milano – ‘10 “Artisti per Italia Nostra” Trento – ‘11 “Fratelli d’Italia” Galleria Civica Riva del Garda –“Italienische Woche” Templin (D) – ‘12 “astrazioni 7” Sala Thun Trento – ‘13 “Lake and the City” Casa
ALESSANDRO GOIO Passa i primi anni di vita, in totale libertà, a Smarano in Val di Non dov’è nato nel 1942. S’interessa presto alle arti figurative, frequentando corsi di disegno pittura e scultura con i proff. Mariano Fracalossi e Ruggero Rossi, e vi si dedica con discontinuità fino alla laurea in architettura, quando ritorna alla pittura con maggior impegno e convinzione. Aver coltivato, con passione, l’esercizio della pittura durante lo svolgimento della libera professione come architetto gli ha consentito di contaminare positivamente, sfruttandone il rapporto dialettico, entrambi gli ambiti. Si presenta al pubblico, per la prima volta, a Palazzo Pretorio a Trento nel 1977 e da allora si propone costantemente in mostre personali e collettive. Nel 1987 soggiorna a Salisburgo nel Landes Atelier presso la Kunstlerhaus Nel 1993 è invitato ad illustrare la sua ricerca artistica al Seminario organizzato dalla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento sul tema “Prospettive e sperimentazioni dell’arte contemporanea in Trentino” a cura di Danilo Eccher. Tra il 2007 e il 2010 ha organizzato e partecipato ad alcuni laboratori di pittura tenuti dal Maestro Italo Bressan. Ha curato progetti grafici per cataloghi d’arte e illu-
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degli Artisti Tenno e “Melamorfosi” Casa dei Gentili Sanzeno – ‘14 “8èmes Rencontres Internationales de Peinture” Maison du Patrimoine - Six Fours (F) – ‘16 “Nel respiro dell’arte” – LIFC Trentino – Sala Thun Trento vive e lavora in via Alle Porte, 87 a TRENTO www.alessandrogoio.it
ics
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icsART N.8 2016 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della icsART N.8 - Agosto ANNO 2016
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CHIOMA DI BERENICE, 2002, acrilico su carta, 70x50 cm - particolare 19
MERCATO DELL’ARTE ? lingua fuori e gli occhi obliqui, mentre regge in una mano un boccale di birra e nell’altra un uovo, esposta al Museion di Bolzano. Una parte del pubblico altoatesino si è offesa per l'uso del crocefisso ritenuto oltraggioso in quanto simbolo religioso cristiano (anche se, storicamente, strumento di tortura e di morte per migliaia di uomini). L’autore, in realtà, considerava la rana, "Fred the Frog" (fatta scolpire in Tirolo da un intagliatore tradizionale di effigi religiose) il suo alter ego, una raffigurazione drammaticamente autoironica della propria dipendenza dall'alcol. Ma queste polemiche non hanno interessato il pubblico di Christie's a New York visto che quest'anno una delle sue rane crocifisse, questa volta verniciata di viola automobilistico (vedi in basso), è stata battuta a 1.325.000 dollari. La biografia di questo artista anomalo, pittore, attore, scrittore, musicista, ballerino, esibizionista, "venditore" come lui stesso si è definito, (ma anche fotografo, curatore, grafico e, so-
MARTIN KIPPENBERGER (1953-1997), Untitled, 1988, olio su tela, 242x202 cm, stimato 15-20 milioni $, venduto da Christie's New York 2014 a $ 22.565.000 (€ 20.486.000). Questo quadro appartiene alle serie 'autoritratti con mutande' (vedi alle pagg. 28 e 30) dipinti in Spagna nell'estate del 1988, lavori che segnano un approccio nuovo a quel tipo di pittura. Dopo la morte prematura dell'artista nel 1997 all'età di 43 anni per la cirrosi causata dall'abuso di alcol, la sua reputazione è cresciuta immensamente così che oggi è considerato uno dei più influenti artisti tedeschi del dopoguerra e la sua sconcertante produzione artistica sempre più richiesta dal mercato. Kippenberger è anche noto per la rovente polemica e la reprimenda del vescovo provocate nel 2008 da una sua scultura kitsch: la rana crocifissa, colorata di verde lucido, la MARTIN KIPPENBERGER, Zuerst Die Füße, 1990, legno laccato, 131x105x22 cm, venduto da Christie's New York 2016 a $ 1.325.000 (€ 1.203.700)
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MARTIN KIPPENBERGER prattutto, instancabile promotor di sè stesso) fornisce una chiave di lettura della sua multiforme produzione associata ai "Neuen Wilden". Kippenberger è un personaggio complesso e contradditorio: iperattivo e dal carattere esuberante, eccessivo e autodistruttivo, grande bevitore e spiritoso in compagnia, anti-eroe istrionico, conduce un'esistenza da nomade in cui è impossibile distinguere la sua auto-promozione dal suo modo di vivere. Nelle sue sfide al perbenismo tedesco del dopoguerra e nella ribellione alla cultura ufficiale si propone come un provocatore irriverente contro ogni tipo di autorità, contro l'establishment' culturale e politico, contro il mercato e la concezione elitaria dell'artista, facendo dello scetticismo un'arma di distruzione estetica, e per questo, spesso più apprezzato all'estero che in patria. Nato in Germania a Dortmund in una famiglia agiata poi trasferita a Essen, il piccolo Martin dal 1956 al 1961 frequenta una scuola evangelica definita molto 'rigorosa'. All'età di 15 anni, dopo aver dato il suo esame del quarto anno per tre volte decide di lasciare la scuola per lavorare come tirocinante in un negozio, quindi inizia un corso da vetrinista ma è licenziato per l'uso di droghe ed entra in terapia. Dimesso dal centro nel 1972 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Amburgo da cui esce dopo sedici semestri. Eredita 700.000 marchi dalla madre morta a causa di un carico caduto da un camion che gli permetteranno una maggior libertà di azione. All'inizio della sua carriera, nel 1976, si stabilisce a Firenze dove cerca di diventare un attore mantre dipinge la serie di tele "Uno di voi, un tedesco a Firenze", 100 opere in bianco e nero di piccolo formato, basate su cartoline o fotografie personali. Al periodo trascorso a Berlino (1978-1980), si devono la maggior parte dei
MARTIN KIPPENBERGER, Untitled, I dipinti che Pablo non poteva dipingere più, 1996, olio su tela 240x200 cm, Christie's New York 2015 venduto a $ 12.485.000 (€ 11.342.000)
temi elaborati durante la sua attività: qui fonda il "Kippenberger Büro", un centro polivalente aperto alle varie forme della cultura punk e new wave, pubblica libri, riviste, suona in gruppi musicali. Diventa anche co-proprietario del celebre club punk "SO 36", uno spazio che organizza festival e concerti e fonda la band punk Grugas con cui incide 'Luxus', il suo primo singolo (a cui ne seguiranno altri tre). Nel 1980 si trasferisce a Parigi dove lavora a un romanzo mai concluso e crea dipinti vicini all'iperrealismo (vedi a pagg. 29 e 31). Nel 1988 si sposta in Spagna, poi l'anno seguente, negli Stati Uniti a Los Angeles dove crea le sue prime immagini ricoperte di lattice e acquista le quote di proprietà di un ristorante italiano. Nel 1990 vive tra Colona e Francoforte dove dipinge, crea sculture e installazioni, insegna in diverse università, continua a viaggiare ed espone con sempre maggior successo. Muore il 7 marzo a Vienna. 21
L'ANTICA ARTE DELLA TINTURA funzione vincolante di legge e rispettato alla lettera dal popolo d’Israele impedendogli ancor oggi non solo la raffigurazione della Divinità, ma di tutto il Creato. La legge divina della "non rappresentabilità del mondo" ha sancito per l’arte ebraica, così come per quella islamica e ortodossa, un destino iconoclasta permettendo solamente lo sviluppo di una concezione antifigurativa contrariamente a quanto è accaduto alla cultura iconica che ha caratterizzato storicamente l’Occidente. Se gli ebrei della diaspora hanno attinto nei secoli da un duplice serbatoio culturale, quello delle origini e quello della nazione in cui vivevano, avvicinandosi sempre più alle altre forme artistiche tra cui anche l'astrazione, figlia dell’iconoclastia, appunto, diverso è stato il destino dei paesi islamici rimasti sempre rigorosamente legati a un'arte decorativa basata su elementi aniconici sostanzialmente indifferenti alle tematiche sviluppate dall'arte moderna. Infatti, mentre il gruppo degli Espressionisti Astratti era composto in buona parte di ebrei come Rothko, Gottlieb, Newman, Guston, Reinhardt, Krasner, l'apporto alla modernità degli artisti musulmani è stato praticamente nullo. Una recente novità ben accolta dal mondo dell'arte è arrivata da "ARAZ", un 'nom de plum' (uno pseudonimo) dietro cui operano due giovani sorelle artiste saudite trasferite a Londra le quali preferiscono mantenere l'anonimato per non creare problemi alla ricca famiglia che teme di essere coinvolta in polemiche da parte dei movimenti fondamentalisti. In questa fase, quindi, le sorelle "ARAZ" si sono limitate a esporre alla loro prima personale occidentale i propri dipinti astratti presenziando con un velo misterioso sul viso e proibendo di scattare fotografie durante la presentazione. Ammesso che la cosa sia vera e non il prodotto di un'abile
"Le ombre del giardino segreto", 2014 tessuto di cotone tinto con pigmenti minerali e vegetali, 300x200 cm
Il monito che compare nella Bibbia, nel libro dell’Esodo: «Non avrai altro Dio all’infuori di me. Non fabbricarti nessun idolo e non farti nessuna immagine di quello che è in cielo, sulla terra o nelle acque sotto la terra», è rivolto dall’Altissimo a Mosè sul Sinai. In quanto dettato dal Verbo divino esso è assunto con la
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ARAZ
trovata pubblicitaria, quello che conta è il risultato artistico, vale a dire le monumentali opere in tessuto di cotone caratterizzate da colori inaspettati dalle delicatissime gamme tonali che si richiamano alla storia e ai miti del loro Paese. Come i velari che ricoprono le finestre per attenuare la luce solare ma si lasciano attraversare dalle leggere brezze, così i lunghi stendardi verticali propongono titoli romanticamente esotici ed evocativi: "Le ombre del giardino segreto" oppure "L'ora del tramonto nel deserto" (vedi immagini a lato). Al di là dei nomi allettanti, però, queste opere sono piacevolmente innovative rispetto alla produzione artistica proveniente da quell'area, innanzitutto perché dipinti impostati sulla pura astrazione e dotati di una qualità estetica che, seppur intuibile solo tramite le immagini fotografiche, risulta particolarmente intrigante. La matura espressività che promana dalle opere si fonda su un uso sapiente di gamme e tonalità calde e delicate allo stesso tempo che si dilatano in vaste campiture orizzontali o verticali e sfumano una dentro l'altra ricordando la tecnica pittorica adottata da Rothko. Alla conferenza stampa è stato spiegato che le grandi tele sono ordite da artigiane arabe abilissime le quali seguono antiche tecniche in cui si utilizzano colori vegetali e pigmenti minerali per tingere le trame. Questa separazione tra l'atto creativo artistico e l'esecuzione pratica del manufatto demandata a meri esecutori, applica uno dei principi tipici della contemporaneità segnando un nuovo passo avanti. Sicuramente le due giovani hanno tutte le carte in regola per piacere sia al pubblico interessato al linguaggio contemporaneo sia alla critica che, in un momento di rapporti difficili con il mondo musulmano, potrebbe guardare con particolare attenzione
"L'ora del tramonto nel deserto", 2014 tessuto di cotone tinto con pigmenti minerali e vegetali, 300x200 cm
ai nuovi fermenti culturali che, nonostante tutto, provengono da questi paesi. Il fatto, poi, che gli artisti siano delle ragazze potrebbe essere il segnale che forse proprio dalle donne arriveranno quelle aperture a una maggior tolleranza e alla convivenza multiculturale da tutti auspicata ma frenata da mentalità tradizionaliste.
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COLLEZIONISMO E FETICISMO te!), è stato pagato da un acquirente anonimo il prezzo più alto di sempre per un lotto di filatelia. Purtroppo, nonostante le stime oscillassero tra i 10 e i 20 milioni, il "British Guyana OneCent on Magenta", da sempre il francobollo più raro del mondo poiché unico esemplare attualmente conosciuto, è andato via a soli 9.480.000 dollari. Privo di dentellatura, il cosiddetto "OneCent" è stato stampato in nero su carta color magenta a tiratura limitata nel 1856 nella Guyana britannica; raffigura una nave e reca il motto latino della colonia «Damus petimusque vicissim» (Diamo e ci attendiamo in cambio). Trovato nel 1873 in Sud America da un dodicenne scozzese e ceduto per pochi scellini, è la quarta volta che il "One Cent" registra la più alta cifra mai pagata nel settore filatelico: nel
Chi non ha mai iniziato da bambino almeno una collezione, di figurine, di francobolli, di oggetti più o meno inutili? Freud, pur essendo lui stesso accanito collezionista di opere antiche (o forse proprio per quello), ha duramente criticato raccoglitori e accumulatori evidenziando il pericolo di comportamenti ossessivo compulsivi e feticisti. Ciò vale, ovviamente, anche per i collezionisti d'arte i quali, pur di conquistare il loro oggetto del desiderio, sono disposti a esborsare somme stratosferiche, in particolare durante i rilanci delle offerte nelle aste. Se qualcuno pensasse che dedicarsi alle collezioni filateliche, di libri o di oggetti, sia economicamente meno impegnativo, dovrà aggiornarsi perché, anche in questi settori di nicchia, c'è sempre qualcuno il quale, pur di possedere le icone a cui fortissimamente anela, è disposto a spendere delle vere fortune. Come, ad esempio, all’asta tenuta da Sotheby's a New York nel giugno 2014 quando, per acquistare un rettangolino di carta rossa di 2,5 centimetri per 3,18 (vedi l'immagine in alto ingrandita di tre vol24
STORIA DELL’ARTE 1922, 352.500 franchi francesi (32.500 dollari dell’epoca), cifra che aveva messo fuori gioco le offerte di ben tre monarchi; nel 1970, comprato per 280mila dollari dell’epoca da un consorzio di investitori, nel 1980 il miliardario americano John E. DuPont l'ha pagato 935mila dollari, infine, nel 2014, a 9.480.000 dollari pari a 8.483.00 euro. Chi, invece, fosse un cultore di cimeli storici, magari legati a eventi tragici, avrebbe potuto tentare di assicurarsi il cartoncino stampato con il menù dell'ultimo pranzo servito il 14 aprile a bordo del RMS Titanic (RMS sta per Royal Mail Ship, prefisso delle imbarcazioni che trasportavano la posta per conto della Royal Mail), la celeberrima nave da crociera affondata dopo la collisione con un iceberg nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912. Il menu (vedi a sinistra), salvato da un passeggero del transatlantico, al tempo definito "Money Boat", commemora anche il 30° anniversario della scoperta del relitto sul fondo dell'Oceano Atlantico. Nell'asta tenuta da Lion Heart Autographs a New York nel settembre dell'anno scorso, il menu, stimato tra i 50 e i 70 mila dollari, è stato battuto a 88.000 $. Per i collezionisti abbienti ma rimasti giovani dentro, segnaliamo le aste dove possono ritrovare gli albi di fumetti dei super eroi della loro infanzia. Come l'asta mondiale che si è svolta su Ebay dal 14 al 24 agosto 2014, un evento che ha stabilito la nuova cifra record per un singolo albo a fumetti. Darren Adams, noto mercante di oggetti da collezione, ha messo in vendita una copia di "Action Comics No.1" datato giugno 1938 (vedi immagine a destra) considerato dal mercato collezionistico uno dei pezzi di maggior valore poiché contiene la prima apparizione di Superman. Anche se le copie stampate all’epoca furono oltre 200.000 e si stima ne
siano rimaste solamente 34 originali, cioè senza alcun intervento di restauro, l’albo ha raggiunto la cifra di $ 3.207.852 (Euro 2.889.000). Nel 2011, un’altra copia di "Action Comics No.1" era stata venduta per 2.161.000 dollari ma questo albo è considerato in condizioni ancora migliori essendo stati definiti la sua qualità e lo stato di conservazione, straordinarie per un fumetto che ha 78 anni: le pagine flessibili, i colori ricchi e profondi e la qualità del bianco della carta senza alcun segno di scolorimento. Insomma, un vero capolavoro. Forse, dopo aver letto le cifre pagate per oggetti che normalmente finiscono nella spazzatura, qualcuno sarà tentato di andare a rovistare in soffitta alla ricerca di vecchi fumetti e raccolte di francobolli. Chissà...
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Luglio 2016, Anno 5 - N.8
News dal mondo MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1988
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MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1981
pag. 29
MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1988
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MARTIN KIPPENBERGER
Untitled, 1981
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Verbotene crucify frรถsche!, 2016
pag. 32
Omaggio a MARTIN KIPPENBERGER
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MARTIN KIPPENBERGER, Untitled, 1988, olio su tela, 242x202 cm, stimato $ 15-20.000.000 $, venduto da Christie's New York 2014 a $ 22.565.000 (€ 20.486.000)
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MARTIN KIPPENBERGER, Untitled, 1981, acrilico su tela 200x300 cm, stima 6-8.000.000, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 6.437.000 (€ 5.847.000)
MARTIN KIPPENBERGER, Untitled, 1988, olio su tela, 201x242 cm, venduto da Christie's New York 12 maggio 2014 a $ 18.645.000 (€ 16.926.900)
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MARTIN KIPPENBERGER, Untitled, 1981, acrilico su tela, 31
300x200 cm, stima 3-4.000.000, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 5.541.000 (€ 5.032.600)
PAOLO TOMIO, Omaggio a MARTIN KIPPENBERGER Verbotene crucify Frรถsche! (Vietato crocifiggere le Rane!), 2016, fine art su polietilene, 238x168 cm
ics
ART