IcsART N.12 2016 Anna Caser

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PERIODICO della icsART N.12 - Dicembre ANNO 2016

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In copertina: ANNA CASER, CANTO IL GIORNO E LA LUNA, IL MARE E IL TEMPO, 2010 tecnica mista su tela, 115x115 cm


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icsART

sommario

Dicembre 2016, Anno 5 - N.12

Editoriale

La testa di Amedeo

pag. 4

Politiche culturali

Scatologia dell'arte

pag. 5

Intervista ad un artista

Anna Caser

Mercato dell’arte?

Richard Prince

pag. 20-21

Arte del Pubblico

Tartan - Angus Lennox

pag. 22-23

Storia dell’arte

Ron Arad

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo RICHARD PRINCE

Runaway Nurse, 2005

pag. 28

RICHARD PRINCE

Untitled, Jokes, 1989

pag. 29

RICHARD PRINCE

Drink Canada Dry , 1991

pag. 30

RICHARD PRINCE

Nurse of Greenmeadow, 2002

pag. 31

Omaggio a RICHARD PRINCE

Running along the river, 2016

pag. 32

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE mentari e appena abbozzate (vedi immagine a lato), sono lestamente attribuite al Maestro. Il ritrovamento, presentato come lo scoop artistico del secolo, appassiona per diversi mesi tutti i media coinvolgendo gli storici e i critici dell'arte più importanti in una serie di temerari giudizi. Cesare Brandi: «Ho visto quelle teste, sono di Modigliani (…) in quelle due scabre pietre c’è l’annuncio: c’è la presenza»; Giulio Carlo Argan: «Io direi che sono autografe. E, su questo punto, credo che non possa esservi dubbio»; Carlo Ludovico Ragghianti: «sono opere fondamentali per Modigliani e per la scultura moderna»; per Dario Durbé è la mano di Modì a rivelare «una commovente e indagante incertezza». Pochi fuori dal coro, come Federico Zeri: «se sono autentiche, le pietre sono orrende, Modigliani fece bene a disfarsene», e «Argan e Brandi non sono dei 'conoscitori' bensì dei teorici». A settembre, mentre è già pronto il ricco catalogo illustrato e commentato sui tre capolavori, tre ragazzotti livornesi confessano di essere i responsabili della burla: hanno realizzato una delle teste e lo dimostrano in televisione rifacendola uguale con un trapano elettrico. Poco dopo esce allo scoperto anche l'autore delle altre due sculture, un artista locale politicizzato che voleva suscitare una polemica sul rapporto mass-media e modi dell'arte. Perché riparlare, dopo trent'anni, di questo incredibile episodio diplomaticamente rimosso dal sistema artistico? Perché la vicenda delle tre teste di Modigliani ha dimostrato la poca credibilità di certa critica, culturalmente preparata ma sostanzialmente priva di capacità di valutare l'opera reale, e ha pesantemente contribuito, purtroppo, ad alimentare nell'opinione pubblica il sospetto dell’inconsistenza di un valore oggettivo dell’arte moderna.

LA TESTA DI AMEDEO Una delle storie più spassose e istruttive accadute in Italia nel mondo dell'arte, risale al luglio 1984 quando, con grande risonanza sui media internazionali, la televisione mostra due teste di pietra di fattura primitiva ripescate nel canale di Livorno. La scoperta, che avviene in cocomitanza con la mostra che commemora il centenario della nascita di Amedeo Modigliani, confermerebbe la leggenda che l'artista, prima di partire nel 1909 per Parigi, avesse gettato nel fosso quattro sue sculture insoddisfacenti. Otto giorni prima, il Comune, convinto da Vera Durbé, direttrice del museo cittadino e curatrice della mostra in corso, aveva dato inizio al dragaggio dei fondali del Fosso Mediceo ma non si trova nulla e quando ormai stava crescendo il malcontento, in poche ore vengono alla luce due sculture, e un mese dopo, una terza, le quali nonostante siano piuttosto ele4


POLITICA CULTURALE SCATOLOGIA DELL'ARTE Cosa vorrà dirci il funambolico Maurizio Cattelan con l'ultima sua opera: un water closet in oro massiccio dal titolo "America" che l'artista ha fatto installare in un servizio igienico del Guggenheim Museum di New York? E, non contento, l'artista ha voluto che la tazza fosse perfettamente funzionante per poter essere utilizzata dai visitatori. Come succede con tutte le provocazioni di Cattelan, è iniziata la corsa alle interpretazioni da dare alla scultura: una critica durissima al mondo dell'arte contemporanea? Al mercato, alle istituzioni, ai collezionisti, al denaro, agli Stati Uniti? L'oro, che da sempre è il simbolo del sole, della luce, della perfezione, della ricchezza, unito a un apparecchio sanitario legato ai "bisogni" più materiali e terreni, è un ossimoro che crea disorientamento e curiosità e sollecita più la risata che il pensiero critico. Cattelan, d'altronde, è un personaggio della comunicazione che ha fatto dello sberleffo e dell'ironia il suo modo d'essere e, proprio per questo, oggi è l'artista italiano vivente più pagato a livello mondiale:. Il suo "Lui", un piccolo Hitler in cera e poliestere inginocchiato a mani giunte, è stato battuto quest'anno a oltre 17 milioni di dollari. Va comunque ricordato che Cattelan è buon ultimo nella gara alla 'scatologia artistica': dopo la "Fontana", l'orinatorio rovesciato di Duchamp, le scatolette di "Merda d'artista" di Piero Manzoni, la "Cacca" gigante in travertino esposta a Carrara da Paul McCarthy (non il Beatle), i lavandini di Robert Gober e altri ancora. Pensandoci bene, però, manca ancora il bidet: attendiamo il prossimo artista che ne proponga uno, magari in vetro Swarovski. Per ora il wc rimane dov'è, pulito coscienziosa-

mente ogni quarto d'ora dagli addetti del museo vista la fila ininterrotta di visitatori che vogliono avere l'ebbrezza di scaricare in una tazza d'oro, magari in contemporanea con un selfie. E' difficile prevedere se il collezionista milionario che acquisterà questa preziosa scultura la esporrà nel suo living, ma non è detto che chi disponga di grandi cifre, sia necessariamente dotato anche di altrettanto buon gusto. In ogni caso, l'oggetto è d'oro, possiede un suo fascino alternativo e si presta a molte battute salaci. Questo tipo di arte di rottura e scandalistica che richiede fantasia, coraggio e faccia tosta piace un po' a tutti perché coniuga spettacolo, cultura, marketing e business dimostrando la lungimiranza (e l'assuefazione) di chi accetta questo tipo di opere provocatorie. In fondo, il circolo si chiude: l'artista-intellettuale produce gli oggetti che fustigano e stigmatizzano il danaro, il collezionista le compera perché sa che queste forme d'arte gli faranno fare altro danaro e, alla fine, siamo tutti contenti. 5



Intervista ad ANNA CASER Nel vasto universo dell'arte moderna, un posto centrale è occupato dall'astrazione lirica e dai due suoi maggiori rappresentanti: Vassily Kandinsky e Paul Klee che, non a caso, Anna Caser indica come propri maestri. In particolare l'arte di Klee che si sviluppa in armonia con le leggi organiche della natura, è stata introiettata e reinventata dalla pittrice grazie a una sensibilità più istintiva, mediterranea e femminile, meno vincolata dalla necessità della teoria e lasciata libera di volare. Nelle opere della Caser è sempre presente una tenace fiducia nella possibilità di cogliere le forme nella loro sostanza primigenia grazie a una visione innocente e depurata dai condizionamenti culturali, come chi per la prima volta volge lo sguardo sul mondo alla ricerca di momenti di meraviglia. Analogamente a un brano musicale, i suoi dipinti si sviluppano come composizioni poetiche su temi astratti, in cui spesso si intuiscono anche delicate figurazioni fantastiche, sospesi nello spazio idealmente privo di confini della tela e dilatato grazie all'uso di una gamma sempre diversa di colori e scandito dal ritmo dei segni graffiti sulla superficie, quasi una "struttura formale" nascosta, libera ma sempre, però, filtrata dall'intelletto. Lo stile personale di Anna è riconoscibile per l'accento posto sul carattere onirico e ludico delle sue atmosfere che convivono con il gioco sapiente di forme geometriche e organiche prive di peso che galleggiano in spazi rarefatti di acqua, terra e cielo dalle infinite tonalità. Si intuisce la necessità intima dell'artista di ricercare mondi spirituali inesplorati che possano comunicare serenità all'osservatore grazie alla loro Bellezza: il linguaggio è lieve, gli elementi grafici bidimensionali come la linea, i piani di colore e le figure resi dinamici mediante affascinanti gradazioni cromatiche che si combinano come tessere musive donando alla sua opera un'elegante leggerezza senza tempo. Paolo Tomio A sinistra: NELLA RETE DELLA LUNA, 2014 tecnica mista su tela, 165x115 cm

In basso: SULL'ARIA DI TELEMANN, 1990 tecnica mista su tela, 50x70 cm


SOTTO LO STESSO CIELO, 2016 tecnica mista su tela, 80x80 cm

sorati si trova oggi nei musei. E poi c’era anche Angelo Barabino. Insomma, c’era un’atmosfera artistica. Quasi tutti nella famiglia paterna disegnavano e dipingevano. Io ho condiviso questo amore per la pittura fin da quando ero bambina. Per me era una cosa del tutto normale dipingere, disegnare. Ho quindi iniziato presto ad avvicinarmi alla pittura. e poi ho fatto la scelta di vita di dedicarmi a rappresentare le immagini che, in fondo, erano e sono tuttora la cosa per me più importante Io non saprei vivere senza la pittura perché per me è la vita. La mia vita si travasa in pittura come la pittura si travasa in vita. C’è uno scambio continuo.

Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Provengo da una famiglia che da generazioni annovera pittori e scultori di professione. Per me è stato molto importante il segno lasciato da un mio prozio, Ettore Caser, fratello di mio nonno, che si era formato nel periodo Liberty. Dopo aver fatto l’Accademia di Belle Arti di Venezia andò a New York nel 1910. Quando tornarono alcuni quadri a casa io ero bambina e per me questi quadri rappresentavano un mondo veramente fantastico. Ettore Caser non era il solo pittore della famiglia, c’erano i cugini Trentini (Attilio, Nurdio, Guido), uno di loro, Guido Trentini, amico di Ca-

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi? 8


Ho fatto il liceo artistico a Genova e l’Accademia a Roma. Le avanguardie storiche erano un momento di riflessione e le mie simpatie andavano ad artisti come Klee e Kandinsky legati anche alla musica, come lo sono anch’io. Ho fatto tesoro della “Teoria della forma e della figurazione” di Klee da cui vengono fuori moltissimi mondi possibili e immaginativi. I maestri sono importanti. Avere un maestro bravo, ma anche saper riconoscere un bravo maestro è importante perché si tratta della tua formazione. E credo che Klee, dal punto di vista della formazione sia un maestro veramente eccezionale. Anche Chagall mi è sempre piaciuto molto, anche Rotko con le sue campiture di colore fluttuanti e Picasso. Le immagini di questi artisti in qualche modo fanno parte di quello che poi sono venuta con il tempo ad esprimere.

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? Di artisti ne ho conosciuto davvero tanti, a casa

mia a Genova dai miei genitori veniva spesso Fiorenzo Tomea amico di mio padre, Emilio Scanavino, Rocco Borella. In seguito ho conosciuto e apprezzato Lele Luzzati che lavorava per l’architetto navale Gustavo Pulitzer padre della mia compagna di banco Natashal al Liceo artistico di Genova, ora architetto a Bassano del Grappa. A Rovereto conobbi l’Arch. Marco Tiella costruttore di strumenti musicali antichi ricostruiti dai quadri del 1600, con lui ho potuto mettere in rapporto musica e pittura. Frequentavo anche Umberto Savoia e Piergiorgio Trotto. Nel periodo in cui ho abitato nella provincia di Varese ho frequentato moti artisti locali: Lischetti, Monti, Bianchi, Ambrosini, Massari, lo scultore Paolo Borghi. Conosco attraverso le molte Fiere a cui ho partecipato artisti italiani e stranieri tra cui Pablo Atchugarry, Hana Silberstein, Annalisa Ramondino, Toni Buso, Alfredo Malferrari e tanti altri. Da sette anni come presidente del Centro Culturale La Firma di Riva del Garda organizzo IN RIVA ALLA VITA, 2015 tecnica mista su tela, 88x108 cm


BUT BEAUTIFUL, 2002 tecnica mista su tela, 20x100 cm

alcune mostre alla Sala Civica “Craffonara” e di artisti ne ho presentati molti e bravi trai quali alcuni altoatesini Herman Josef Rungaldier, Gerald Moroder, Matthias Sief, ma sarebbe troppo lungo citarli tutti

Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Oggi tre quarti di quello che si fa è di tipo postdadaista. Sono idee che fanno ancora scandalo (L’orinatoio di Duchamp, La merda d’artista di Manzoni, i tagli di Fontana etc) perché sono idee estremamente provocatorie e difficili, hanno bisogno di un tempo di evoluzione. In fondo le avanguardie di oggi portano avanti i fermenti

posti dalle avanguardie storiche. L’avanguardia è un fatto positivo, la sua funzione è quella di porsi in ogni modo “oltre”. L'arte contemporanea è il periodo più difficile e complesso della storia dell'arte. Nel suo emanciparsi da ciò che l'ha preceduta, ciascun movimento nuovo nega le forme precedenti e, in questo continuo sommovimento prodotto dalla sperimentazione, il pubblico si trova perennemente spiazzato. La novità delle tecniche di riproduzione implica anche un nuovo atteggiamento creativo. L’artista vive nel mondo d’oggi, con tutti i problemi e le contraddizioni che incontra. Il clima culturale influisce sulle forme artistiche come il clima geografico influisce sulla forma della vegetazione. La creatività dell’artista non è mai slegata dal mondo. Perciò, al fine della comprensione di un’opera, è necessario ricostruire i rapporti con l’ambiente originario.


Prima si approdare al linguaggio astratto hai frequentato anche forme più tradizionali di espressione? Certo soprattutto negli anni 80 con il mio impegno politico in anni difficili per l’autonomia artistica. Sono stati gli anni delle lotte, delle manifestazioni. La strage di Brescia: devo fare un’incisione, è il momento della mia confusione artistica, devono esserci forme riconoscibili, la ricerca del realismo (sembra oggi così lontana) mortificava la mia pittura astratta. I miei personaggi dovevano avere gli occhi, piccoli punti per poter essere riconoscibili. È il periodo dei lavori con l’aerografo e con le bombolette a spruzzo, per riempire grandi spazi, per poter riprodurre in copie uniche e veloci con sagome di cartone, le immagini; per poter essere con Benjamin e l’arte e la società di massa.

Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Essendo lunga la mia storia artistica naturalmente ci sono stati diversi periodi di ricerca. Un periodo intenso è stato quello dello studio del caos e dei frattali culminato nella mostra a Verona “Fractalandia” del 1994. Ultimamente sono stata attratta dalla possibilità espressiva in cui entrano per la prima volta le tecniche digitali e l’elaborazione al computer accanto alle tecniche pittoriche tradizionali. Forme e combinazioni che si situano sotto il segno della metamorfosi. Il ricordo dei frattali ora é evidenziato nel rapporto di variazione di scala: se guardi i licheni e poi li ingrandisci, diventano un bosco. Ancora ho sperimentato alcune “installazioni” FRAMMENTO DI LUCE, 2002 tecnica mista su tela, 20x100 cm


CASA CITTÀ', 1992 tecnica mista su tela, 80x80 cm

Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività?

che prendono il nome ACCA (Anna Caser/Cecco Adriano) insieme all’artista Adriano Cecco. Una di queste è “Il paradosso di Schroedinger”, a seguito delle discussioni tra scienziati sull’attendibilità della meccanica quantistica. Anche l’opera “La pioggia in una giornata di sole” del 2013 per una collettiva è stata un’esperienza interessante. L’acqua, una molecola piccola e semplice, è rappresentata con 3 atomi che si legano formando delle strutture che si ripetono. Questi lavori a quattro mani sono stati un modo per non isolarsi nel micro cosmo degli studi. Importante in definitiva non è vincere ma creare e la sinergia che si crea fra due persone attraverso il dialogo, il confronto, l’agire insieme, è stimolante e divertente.

Quando uso la tela mi piace ricoprirla con strati di stucco per ottenere matericità, quindi intervengo con colori acrilici, ad olio e pigmenti in polvere, a volte uso la foglia d’oro, insomma una tecnica mista.

Contemporaneamente alla pittura, hai anche affrontato altre tecniche artistiche? Certo, l’acquarello con le sue macchie misteriose spesso l’ho utilizzato anche per diversi lavori legati alle favole di Esopo. Il collage l’ho usato molto e mi ha dato grande libertà espressiva, ma ora lo utilizzo in funzione di una rielabora12


zione digitale. Il disegno lo ritengo il momento magico della creazione, infatti ho realizzato centinaia di “bozzetti” che mi servono prima di iniziare un lavoro perché devo sempre partire da una traccia, poi strada facendo il lavoro cambia ma devo avere un riferimento iniziale. Ho anche lavorato su acetati sovrapposti e realizzato piccole sculture in ferro e in plexiglass. Ho realizzato diversi lavori utilizzando l’acquaforte insieme alla tecnica mista. Nella mia pittura i colori emergono dai miei ricordi legati al fascino del vetro soffiato. Nel mio lavoro però non ci sono solo colori, affiora anche la struttura. Mi smarrisco nel quadro e quando ritrovo una linea, emergono antichi ricordi. Diventa allora certezza e costruisce attorno a sé aggregazioni continue. Certi effetti sempre cercati nascono all’impronta come il lampo, e poi li rincorro. A volte cerco passaggi da positivo in

negativo, ma quando penso di aver scoperto la legge, la chiave di lettura, il codice cambia. Amo creare forme uomo-casa-natura non solo misteriose, ma anche ambigue in una continua generazione cristallina, senza tempo, senza spessore, che rimanda a spazi lontani in forme geometriche, unico appiglio reale di una realtà di carta: la cartina stropicciata delle caramelle dell’infanzia. Tutto è carta leggera, increspata, a volte trasparente, che ondeggia come una trama al vento e si accartoccia e volteggia e si posa e si nasconde. Poi appare all’improvviso.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? SENZA TEMPO, 1992 tecnica mista su tela, 70x70 cm


DEL CORVO E DEL PAVONE, «12 favole di Esopo» tecnica mista su tela, 115x115 cm

ipotesi della nuova scienza, studia e tesaurizza le proposte delle ormai così definite “scienze del caos” (particolarmente per ciò che concerne le nuove leggi di equazioni non-lineari nei rapporti di interdipendenza tra le dinamiche del Caos e la sua interna organizzazione di ordini spaziotemporali), nonché il meraviglioso mondo delle immagini “frattali”, prodotte dai grandi computer delle ricerche di nuove geometrie qualitative in Benoit Mandelbrot".

A questo proposito mi riconosco nella frase di Dino Formaggio, filosofo e mio grande maestro di vita, che mi ha seguito e presentato per tanto tempo: “…nelle più avanzate ricerche della sua pittura, è possibile rilevare che il vero valore di una raggiunta “Astrazione concreta” viene a consistere in una positiva liberazione nella pittura di nuove strutture formali nelle quali viene celebrata una raggiunta estrema purezza dell’immagine e della sua interiore rete di “spazialità temporalizzate” dei mondi sensibili. Quindi, la nascita di una interiore poesia che sorge ogni volta daccapo come ordine strutturale sul caos dei sentimenti. Per cui, quando Anna nella sua attenta vivacità culturale si imbatte nelle più avanzate

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessata ad un “messaggio” nell’opera? Sicuramente nei miei quadri ci sono le mie emozioni. Le mie immagini nascono dalla mia curiosità di 14


guardare oltre, sempre incantata e meravigliata di scoprire il processo vitale delle cose. Tanti Alla fine a me interessa la pittura come esperienza di ricerca del costruibile in uno spazio bidimensionale. Mi interessa comunicare le emozioni, il piacere di interpretare alcune forme, le strutture, le trasparenze, le linee, i contrasti. Dipingere è come parlare o fare musica. Qualcuno capisce, altri no.

Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Il livello dei pittori trentini mi sembra buono ho notato professionalità, serietà e cultura, però sono autoreferenziali, la maggior parte di loro si adagia nel proprio orticello nel senso che in trentino i pittori tendono a non confrontarsi nel

grande mare internazionale.

Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno? La voglia di mettersi in gioco.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico? Rispetto ad altre regioni direi che la cultura non viene emarginata dagli addetti ai lavori, il problema caso mai è il poco interesse della gente per la cultura e l’Arte contemporanea. Non bisogna arrendersi! LE SENSE EST JAMAIS FIXÈ, 2016 tecnica mista su tela, 80x80 cm


COME L'ACQUA DEL FIUME, 2010 tecnica mista su tela, 108x90 cm

L’Arte è una comunicazione, è “un fare” che conferisce alle cose, anche alle più semplici e banali, un valore aggiunto che permette agli uomini di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia e dello stupore. L’Arte è libertà dei segni e ti può fornire uno straordinario antidoto contro la disattenzione, il cinismo, la dimenticanza. L’arte diventa così un momento di riflessione altra rispetto alla quotidianità che consuma tutto. Come diceva John Berger, è solamente questione di sguardi. Per capire l’Arte però ci vuole la conoscenza, nessuno si sognerebbe di dire che si può parlare l’inglese senza averlo studiato o capire un concetto scientifico senza una preparazione adeguata. L’Arte è un lavoro non un hobby, richiede tempo e costanza, non basta l’intuizione fantastica.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Per me la bellezza è qualcosa di armonioso che appaga i sensi, è anche legata alla nostra esperienza, alla nostra società, i canoni estetici infatti variano nel tempo. La bellezza la subordino all’espressività, per cui se altero le “belle” proporzioni lo faccio per creare un’emozione.

Chi è l’artista? L’artista è colui che è in grado di produrre una emozione estetica e non da mai nulla per scontato, possiede volontà, passione e desiderio senza il quale non accade nulla.

A destra: NELLA CITTA' D'ASFALTO, 2000 tecnica mista su tela, 100x70 cm

E, per finire, cosa è per te l’arte? 16



presso lo studio Sanguineti quindi in Lombardia curando il progetto, l’impianto e la realizzazione di pubblicazioni impiegando tecnologie di informatica grafica e di editoria elettronica. Ha insegnato Disegno ed Educazione artistica in diverse scuole di ordine e grado curando anche laboratori di ceramica, di cartapesta e allestimenti scenografici per rappresentazioni teatrali. Attualmente vive a Verona. Sue opere sono presso privati e collezioni pubbliche in Italia, Europa, negli USA, in Canada e negli Emirati Arabi. Dal 2009 è presidente del Centro culturale la Firma di Riva del Garda. Mail: info.annacaser@gmail.com Sito: www.annacaser.it Tel: 349 3796728 PERSONALI
 2016 Este Pescheria Vecchia «Antologica 1965 > 2015»; Milano Galleria Cortina; 2015 Michigan USA Judy Ferrara Gallery; 2014 Riva del Garda Galleria Civica G. Craffonara “FLY”; 2012 Verona Villa La Valverde “Sogni, forme e colori”; 2011 San Francisco USA Museo Italoamericano “Dreams, Shapes † Colors”; 2010 Verona Tenuta Musella “Anna Caser percorso artistico” a cura di Gaia Guarienti; 2008 Verona La Meridiana “non solo tela”; Verona Incorniciarte “Digital Painting”; 2007 Verona SpazioArte Pisanello “Metamorfosi delle trame”; Dubai Mondoarte; Riva del Garda Galleria Civica G. Craffonara, “Dimensioni frattali”; 2006 Monaco Istituto Italiano di cultura ,“E ti vestono sogni”; Finale Ligure Galleria Arte Bersani; 2005 Verona Biblioteca Civica “Illustrare Esopo” presentazione di Dino Formaggio; Teolo (Padova) Museo di Arte contemporanea Dino Formaggio “Il tempo delle fiabe”; Padova Galleria Questarte “Almeno sognare”; Riva del Garda, la FIRMA centro culturale; “Stagione d’amore”; 2004 Riva del Garda la FIRMA centro culturale “Il gran ritratto”; Riva del Garda Biblioteca Civica “Natale a colori” quadri e libro edito da Stamperia Valdonega di Mardersteig “Dodici favole di Esopo interpretate da Anna Caser”; 2003 S. Francisco Museo Italo Americano, “Tempo e sogni nelle mie mani/Time and Dreams on my hands” testo critico di Dino Formaggio e Margaret Hawkins; Finale Ligure Chiostri di S. Caterina (Galleria Arte Bersani); Strasbourg One woman show Salon d’Art Contemporain (Galleria l’Ariete); Vienna Artexpo (Galleria l’Ariete); 2002 Chicago Peter Bartlow Gallery “Ghost of Yesterday”; Varsavia Galeria Licorne “Sogni in cammino” testi di Dino Formaggio

ANNA CASER Proviene da una famiglia che da tre generazioni annovera pittori e scultori di professione che hanno operato soprattutto a Venezia, Verona, Tortona e New York (i veneziani Ettore e Piero Caser, i veronesi Attilio, Nurdio e Guido Trentini, il piemontese Angelo Barabino). Ha conseguito la maturità artistica e l'abilitazione all'insegnamento del disegno a Genova nel 1961. Nel periodo 1970/72 ha seguito corsi di specializzazione in figura e teoria del colore con Rolando Monti presso l'Accademia delle Belle Arti di Roma. Un fecondo periodo romano pieno d’incontri, approfondimenti che culmina con la prima uscita pubblica alla galleria “Della Pigna” con una presentazione di Marcello Venturoli. Segue un successivo periodo tra gli anni 19721985, nell’area della provincia di Varese, dal forte impegno organizzativo nel campo artistico e politico, segnato dall’arricchimento di nuove esperienze scenografiche, grafiche e cartellonistiche. Con l’arrivo a Verona nel 1985 si dedica alla pittura a tempo pieno partecipando a mostre personali e collettive in tutto il mondo ricevendo segnalazioni e premi. Nel 2002 è stata scelta tra artisti internazionali a eseguire l’Holiday Card per l’Orchestra Sinfonica di Chicago. Nel 2003, da maggio a settembre, è stata invitata al Museo Italoamericano di S.Francisco per una personale: “Time and Dreams on my Hands” e ancora nel 2011, da agosto a novembre, con la mostra “Dreams, Shapes and Colors”. E’ presente al Museo di Arte Contemporanea “Dino Formaggio”di Teolo (Padova) dove nel 2005 ha tenuto una personale “Il tempo delle fiabe” e un laboratorio per bambini. Ha svolto anche attività grafica/pubblicitaria prima a Genova presso lo studio Lavarello seguendo l’allestimento per la Fiera del mare e altre imprese, poi a Torino

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e Anna Zakiewicz; Riva del Garda, la FIRMA centro culturale “Sussurri di ricordi”; Strasbourg One woman show Salon d’Art Contemporain (Galleria l’Ariete); 2001 Verona Circolo della Rosa “Alberini e fantasmi” presentazione di Dino Formaggio; Nimes One woman show Arte Fiera; 2000 Milano Internazionale Galleria d’Arte “La splendida solitudine nella Caser del 2000” presentazione di Marcello Venturoli; Finale Ligure Galleria Arte Bersani; 1997 Chicago Peter Bartlow Gallery “Anna Caser’s Concrete Abstract Art”; Vicenza Galleria Joannart “L'astrazione concreta”presentazione di Dino Formaggio; 1996 Chicago Peter Bartlow Gallery “The colour and the fable sing”; 1995 Finale Ligure Galleria Arte Bersani “Nuovi mondi sensibili e immaginativi” presentazione di Dino Formaggio; 1994 Milano Galleria Zammarchi; Vicenza Galleria Joannart; Verona SBA Piazza dei Signori “Fractalandia”; 1992 Verona Studio Toni de Rossi “Tra passato e future” presentazione di Marcello Venturoli; Verona Centro Promozione Artistica “I bindakote”; Bologna Galleria l’Ariete presentazione di Marcello Venturoli MUSEI E ISTITUZIONI
 Milano Palazzo della Regione; Teolo Museo d’arte contemporanea Dino Formaggio (PD); Monaco Istituto Italiano di Cultura; San Francisco, Museo Italoamericano
 COLLETTIVE
 2013 Genova, Padova, S. M. B.Albergo, Sanzeno (TN), Trento, Verona; 2012 Mirano (VE), Canale di Tenno (TN), Pergine Valsugana, Verona; 2011 Riva del Garda Sala Civica Craffonara “FRATELLI D’ITALIA”; 2010 Chicago, Riva del Garda, Trento; 2009 Varsavia, Bologna, Verona, Dubai, Verona, Cremona; 2008 Trento; 2007 S. M. Buon Albergo, S. Felice del Benaco; 2005 Gent (Belgique); 2004 Gent (Belgique), Bolzano, Den Haag, Strasbourg; 2003 Vienna, Strasbourg; 2002 Finale Ligure, Verona, Bardolino; 2001 Strasbourg, Chicago, Verona, Camposampiero, Waidhofen, Kranj; 2000 Strasbourg, Finale Ligure, Chicago, Caprino Vr, S. G. Lupatoto, Kranj; 1999 Bologna, Strasbourg, Chicago; 1998 Bologna, Strasbourg, Chicago, Barcellona, Laives, Verona; 1997 Bologna, Roma, Spoleto, Torino, Verona, Caprino Vr; 1996 Bologna, Düsseldorf, Vicenza, Strasbourg, Verona; 1995 Bologna, Parigi, Pordenone, Rovereto, Düsseldorf, Verona, Trieste; 1994 Bologna, Milano, Ginevra, Verona, Gent; 1993

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icsART N.12 2016 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.9 - Settembre ANNO 2016

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MERCATO DELL’ARTE ? fia non è di Prince, o meglio, il quadro battuto da Christie's nel 2005 per 1,248 mila dollari è suo (una di tre copie, tra l'altro), ma l'immagine originale era stata scattata da Sam Abell per la pubblicità delle sigarette Marlboro. Prince, che a quel tempo lavorava al Times ritagliando gli annunci pubblicitari dalla rivista, ha avuto la luminosa idea di "rifotografare" la fotografia, di stamparla e di ripresentarla - tale e quale - però firmata con il proprio nome. Le ragioni artistiche con cui Prince motivava questa ‘rephotography’, un'azione normalmente definita plagio, era basata sul concetto di "appropriazione": il recupero di immagini dai mass media per contestarne successivamente il loro significato originale, problematizzando il rapporto tra copia e originale o tra copia ed emulazione. Anche se, in realtà, l'immagine del RICHARD PRINCE, Nurse Elsa, 2002, stampa a getto d'inchiostro e acrilico su tela, 236x142 cm, venduto Christie New York 2016 a $ 5.847.500

RICHARD PRINCE (1949), RUNAWAY NURSE, 2005, stampa a getto d'inchiostro e acrilico su tela, 280x168 cm, venduto da Christie's New York, 2016 a $ 9.685.000 (€ 8.674.800) (vedi a pag. 28). La storia dell'americano Richard Prince, fotografo che non è capace di fotografare e pittore che non è capace di dipingere, è piuttosto simpatica e merita di essere raccontata. Una delle sue prime opere, oggi famosa, è "Cowboy" del 1989 (vedi a pag. 21), un'affascinante fotocolor di grandi dimensioni in cui si vede un cowboy con il lazo in mano sul suo happaloosa bianco e nero al galoppo nel deserto, mentre si staglia contro un cielo blu gonfio di nuvole: l'immagine avvincente e patinata dell'uomo forte che ama la libertà e l'avventura. Purtroppo, la fotogra20


RICHARD PRINCE "Cowboy", a parte l'eliminazione del testo relativo al prodotto, è esattamente uguale a quella originale e, non a caso, Prince ha subìto (e vinto) diverse cause per le sue immagini disinvoltamente "rubate". Immaginiamo come potrebbe diventare il concetto di "Appropriation Art" se applicato ad altre attività creative come la musica, l'arte, la narrativa, la saggistica, il design, la moda, il cinema, la pubblicità ecc.: la pirateria generalizzato a costo zero del lavoro, delle idee, della creatività altrui, non in nome di una socializzazione dell'arte, ma solo dell'arricchimento personale alle spalle dei veri autori, senza più il bisogno di inventare nulla ma limitandosi a rifare tutto (quasi) uguale. Un altro filone che ha dato grandi soddisfazioni (economiche) a Richard Prince è quello delle barzellette disegnate (vedi a pag. 30) e delle battute di spirito: anche in questo caso Prince compie la sua solita operazione "concettuale" riciclando le vignette di altri disegnatori. Qualcuno avrà difficoltà a credere che il suo "joke", un calembour non molto comprensibile basato sul dialogo tra due leoni, scritto in mezzo a una grande tela monocromatica, sia stato battuto

nel 2014 da Christie's a 17milioni di dollari (vedi a pag. 29). Il compratore deve essere probabilmente un miliardario molto spiritoso il quale, ogni volta che legge la storiella appesa in soggiorno, se la ride soddisfatto dei soldi ben spesi. Un altro ciclo, iniziato nel 2003, che sta gratificando l'artista in tutte le ultime aste, è quello delle "Nurses" (infermiere), una serie di dipinti in cui sono raffigurate belle e intriganti infermiere con il viso sempre coperto dalla mascherina medica. Anche in questo caso le immagini sono il risultato di semplici ingrandimenti di copertine di romanzetti rosa-pulp, stampate su tela e modificate con pittura acrilica in modo che solo i titoli originali e l'infermiera del libro rimangano visibili. Recentemente Prince si è aggiornato e la sua "appropriazione" si è spostata su Internet in Instagram, l'archivio con milioni di immagini digitali postate dagli utenti, tra cui ha pescato a piene mani per poi rivendersele uguali a caro prezzo, sollevando così l'ennesimo polverone e altre cause in tribunale. RICHARD PRINCE, Untitled (Cowboy), 1989 stampa Ektacolor, 127x178 cm, venduto da Christie's New York 2005 a $ 1.248.000


TARTAN l'altro è lo scultore astratto Eduardo Paolozzi, originario di Leith, un distretto a nord di Edimburgo, anche lui figlio di immigrati italiani. Al contrario, Kenna Lennox è scozzese verace e una pittrice sconosciuta al di fuori delle Highlands, che però ha trovato la sua fonte di ispirazione artistico proprio in uno dei maggior "monumenti" culturali ed estetici della sua patria: il Tartan. Il simbolo forse più caratteristico della Scozia perché si tratta del tipico tessuto in lana colorato dai disegni variegati a quadri delle Highland scozzesi con cui da secoli si realizzano i "kilt", i tipici gonnellini, e i "plaid", gli ampi mantelli da spalla, indossati dagli uomini scozzesi, celeberrimo e amato in tutto il mondo per le qualità estetiche e funzionali uniche. Stranamente, il termine inglese Tartan deriva dal francese "Tiretain", il quale probabilmente deriva a sua volta dal verbo 'tirer', in riferimento allo specifico sistema di tessitura. La Lennox vive e lavora a Inverness, una città di 60mila abitanti considerata la capitale delle Highlands, vicina al famoso Lago di Loch Ness. La sua era una pittura figurativa tradizionale: marine del Mare del Nord, paesaggi con le decine di castelli della regione, le centinaia di laghi, fiumi e ambienti del Parco Naturale Cairngorms che vendeva ai numerosi turisti innamorati delle bellezze locali. La sua carriera svolta nel 2000 quando una delle numerose distillerie locali di Scotch whisky di puro malto le chiede di studiare il disegno di un Tartan per l'azienda e così l'artista comincia a studiare i tessuti prodotti in Scozia e poi, via via, negli altri stati del mondo dove è stato esportato questo costume, come il Canada in cui tutte le province hanno il proprio tartan, e nelle molte regioni degli Stati Uniti. Il Tartan è costituito è ottenuto con fili di colori diversi che si ripetono con uno schema de-

Si possono contare su una mano i pittori scozzesi contemporanei conosciuti a livello internazionale. Il primo è Jack (Hoggan) Vettriano che, oltre che artista di origini italiane, si muove in un ambito figurativo molto personale e sostanzialmente poco legato alla realtà della Scozia;

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KENNA LENNOX finito, uguale sia nell'ordito che nella trama, è così che si ottengono blocchi di colore che si ripetono verticalmente e orizzontalmente in un modello distintivo di quadrati, rettangoli e linee che, intrecciandosi, producono nuovi colori miscelati da quelli originali. Una procedura apparentemente elementare ma che dà luogo a un sistema che permette di creare infinite texture dimostrandosi una metodologia progettuale estremamente aperta e feconda. Non a caso, nel libro sui pattern del 1819 erano già stati raccolti ben 250 tartan differenti, mentre oggi i tipi in commercio si aggirano tra i 600 e i 700, anche se ne sono registrati ben 4.000. Per arrivare a inventare il nuovo Tartan richiestole dal committente, la Lennox aveva eseguito centinaia di bozzetti a colori per tentare di comprendere come, tra le migliaia di possibilità, potesse esprimere tramite il disegno di una griglia geometrica astratta e l'uso delle infinite tonalità a disposizione, un'immagine che comunicasse i valori importanti del luogo. Quello che poteva sembrare un lavoro relativamente semplice si è rivelato talmente vasto e ricco di sempre nuove idee, che nel giro di pochi anni la Lennox si è convertita completamente a un tipo di arte astratta geometrica la quale, partendo dai procedimenti acquisiti nel corso della sua ricerca sul Tartan venivano rielaborati in chiave pittorica per ottenere delle emozioni di volta in volta sempre più libere ed espressive. Ma, alla stesso tempo, la pittrice ha voluto mantenere il forte legame con la propria terra anche nella gamma dei colori che ripropongono le atmosfere particolari della storia e della natura locali. L'intuizione si è rivelata vincente perché la gente del luogo, inizialmente scettica rispetto all'astrazione, ha cominciato ad apprezzare questi quadri che rappresentano una variante pittori-

ca su un tema che a loro è sempre stato caro e sembra che anche i forestieri, alle marine e alle vedute paesaggistiche, comincino a preferire quei dipinti totalmente astratti che però ricordano il vero spirito scozzese che hanno conosciuto in quel paradiso.

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RON ARAD l'alluminio superplastico ad alte temperature. La costante sperimentazione di Arad con i materiali e il suo modo radicalmente nuovo di concepire forma e struttura in un dialogo continuo tra realtà fisica e progetto digitale, lo hanno posto all’avanguardia dell’arte e del design contemporanei. Ora ha smesso di occuparsi del suo laboratorio per collaborare con i produttori per sperimentare nuove leghe e tecniche più avanzate e seguire anche i suoi interessi artistici. Alla Pinacoteca l'artista ha presentato una serie di lavori sul tema della mitica Fiat 500: innanzitutto, “Roddy Giacosa" del 2013 (omaggio all'ingegner Giacosa, il progettista della utilitaria), una scultura creata sagomando su un’armatura metallica con la forma reale di una Fiat 500, centinaia di barre in acciaio inox lucido, accostate e saldate tra loro (vedi due immagini in alto). Un lavoro lungo e complesso in cui ogni singola barra è stata piegata affinché seguisse la forma esterna della vettura per riprodurne la carrozzeria. Appese alle pareti, poi, ha installato “Dried Flowers” (2013), sei vere Fiat 500 coloratissime, senza motore e parti meccaniche, schiacciate e appiattite in modo da farle diventare bidimensionali come dei grandi quadri

La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, l'avveniristica struttura sospesa detta lo Scrigno, progettata da Renzo Piano sul tetto del Lingotto, sede della prima fabbrica della FIAT a Torino, ha recentemente ospitato "In Reverse" (In retromarcia), un'interessante mostra del noto architetto, designer e artista nato a Tel Aviv, Ron Arad. Il sessantacinquenne progettista era diventato famoso negli anni '90 per i suoi mobili-scultura realizzati in metallo, uno dei materiali preferiti di Arad il quale ne ha sperimentato le proprietà per più di 30 anni, martellando e saldando l'acciaio e gonfiandolo per ottenere

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STORIA DELL’ARTE materici (vedi due immagini in basso). L'obbiettivo di Arad è finalizzato a esplorare, sia attraverso simulazioni virtuali sia esperimenti fisici, il modo in cui le carrozzerie di queste piccole automobili si comportano quando sottoposte a compressione. L'effetto è paradossale e intrigante perché nel vissuto di tanti ci sono state queste simpatiche utilitarie che hanno contribuito a cambiare l'Italia e la vita degli italiani. In realtà, l'idea non è del tutto nuova perché, già negli anni '60, lo scultore francese César Baldaccini, conosciuto solo come César, esponente di spicco dei Nouveaux Réalistes, aveva iniziato a esplorare la “compressione diretta", che diventò la sua caratteristica riconoscibilità, sottoponendo allo schiacciamento di una pressa idraulica oggetti e molte automobili, fra cui anche delle Fiat 500 nuove poi ridipinte dall'artista. Mentre, però, quelle masse informi di Cesar rappresentavano una critica radicale e una sfida alla nascente cultura consumistica dell'automobile, l'obbiettivo di Ron Arad è diverso, più istituzionale si potrebbe dire, perché finalizzato ad approfondire le sue ricerche estetiche e tecnologiche sulla forma di un oggetto industriale e le trasformazioni a cui è possibile sottoporlo.

Il suo approccio al design, infatti, è stato spesso definito "controintuitivo" in quanto applica processi distruttivi a oggetti prodotti in serie che, perdono la loro funzionalità diventando pezzi unici. Anche se va detto che la 500, vetturetta intelligente e funzionale dalla linea tuttora accattivante, ha avuto un meritato successo e rimane ancor oggi un esempio insuperato di una genialità italica oggi un po' appassita, vedere sul muro quel poco che resta di uno dei simboli della nostra storia, con i suoi miti, le sue speranze e gli esiti non sempre eclatanti, può essere istruttivo.

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Dicembre 2016, Anno 5 - N.12

News dal mondo RICHARD PRINCE

Runaway Nurse, 2005

pag. 28

RICHARD PRINCE

Untitled, Jokes, 1989

pag. 29

RICHARD PRINCE

Drink Canada Dry , 1991

pag. 30

RICHARD PRINCE

Nurse of Greenmeadow, 2002

pag. 31

Omaggio a RICHARD PRINCE

Running along the river, 2016

pag. 32

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RICHARD PRINCE, Runaway Nurse, 2005, stampa a getto d'inchiostro e acrilico su tela, 280x168 cm, venduto da Christie's New York, 2016 a $ 9.685.000 (€ 8.674.800)

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RICHARD PRINCE, Untitled, Jokes, 1989, olio su tela 29

275x200 cm, venduto da Christie's Londra 2014 a 17.040.550 $ (€ 15.459.300)


RICHARD PRINCE, Drink Canada Dry , 1991, acrilico e serigrafia su tela, 221x147 cm, venduto da Christie's New York 2016 a $ 3.637.000 (€ 3.380.500)

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RICHARD PRINCE, Nurse of Greenmeadow, 2002, stampa a getto d'inchiostro e acrilico su tela, 198x147 cm, venduto da Christie's New York 2014 a $ 8.565.000 (€ 7.961.500)



PAOLO TOMIO, Omaggio a RICHARD PRINCE RUNNING ALONG THE RIVER, 2016 stampa a getto d'inchiostro su tela, 240x170 cm


ics

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