Cinecorriere - Speciale Festival del Cinema di Venezia 2014

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cinema&fiction Anno 66 - numero 5 - settembre/ottobre 2014 - 2,00 € Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Roma

HUNGRY HEARTS I “cuori affamati” di Saverio Costanzo sbarcano al Lido

ANIME NERE Francesco Munzi porta in Laguna il suo western moderno IN RASSEGNA Panoramica su tutte le sezioni della Mostra BRECHT A REBIBBIA Il nuovo lavoro di Fabio Cavalli e degli attori di Cesare deve morire I PERSONAGGI Elena Bonelli David Grieco Davide Marengo Ciccio Merolla

Il poeta Infinito è tornato Elio Germano è Giacomo Leopardi ne Il giovane favoloso di Mario Martone in concorso a Venezia


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Rivista illustrata di Cinema e Fiction fondata e diretta da Alberto Crucillà dal 1948 Autorizzazione del registro n. 473 del 31 ottobre 1948 Direttore Responsabile Renato MARENGO r.marengo@cinecorriere.it Direttore Editoriale Andrea SPLENDORE a.splendore@cinecorriere.it Vicedirettore Luigi AVERSA l.aversa@cinecorriere.it Art Director Stefano SALVATORI dasdesigner@gmail.com Realizzazione Das Designer Grafici&Giornalisti Associati Largo dei Fiorentini, 1 00186 Roma Tel. 06 68308712 (*11) Hanno collaborato Siilvia Gambirasi Antonella Putignano Massimiliano Ferone Editore CDA srl Viale Liegi,7 00198 Roma info@servizieditorialicda.it Pubblicità settoriale A.P.S. Advertising s.r.l. Via Tor De Schiavi 355 00171 Roma Tel. 06 89015166 Fax 06 89015167 info@apsadvertising.it www.apsadvertising.it Stampa Arti Grafiche Celori www.grafichecelori.com © Cinecorriere - tutti i diritti di riproduzione sono riservati. L’opinione espressa dagli autori non impegna la Direzione. Tutto il materiale ricevuto, e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito.

editoriale

NONSOLOCHIACCHIERE?

he c’è di diverso oggi tra le solite promesse non mantenute e il solito atteggiamento dei politici verso il settore del cinema e della cultura in generale? Innanzitutto, di diverso c’è un ministro della cultura che è un uomo di cultura. E questo è fondamentale dopo anni di altalenarsi di ministri che pur di occupare un posto per il proprio partito riuscivano a saltare dall’agricoltura alla sanità, dall’istruzione al tesoro con una disinvoltura pari solo alla loro abissale impreparazione. Ma proprio sulla cultura ne abbiamo sentite, in questa triste era berlusconiana, di tutti i colori. Con la frase: “Con la cultura non si mangia” si è raggiunto forse il top dell’indecenza. E dell’ignoranza, perché ignorare che milioni di persone lavorano e possono produrre reddito nell’industria del cinema, della musica, dell’editoria, dello spettacolo, della creatività e della Cultura in generale è il segno più tangibile dell’arrogante atteggiamento di un ventennio di cafoni al potere che confondono informazione, preparazione, insegnamento, professionalità, crescita, ricerca e sostegno della creatività sotto ogni forma con evasione festivaliera, “driveinesca”, con simili futilità sostituibili con spettacoli fatti di saltimbanchi e ballerine (con tutto il rispetto per i saltimbanchi e le ballerine professionisti). Se lo lasciano lavorare, se gli consentono di procedere con i progetti esposti nell’incontro alla Casa del Cinema il primo agosto, il ministro del Mibact, Dario Franceschini, potrebbe davvero segnare una svolta nel pieno della nostra crisi più nera, per una ripresa della produzione e della programmazione nelle sale sia del nostro cinema che in quello d’autore, nel low budget e nel web. Il mondo del cinema il suo piccolo miracolo di buona volontà, a dispetto di battaglie

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intestine, l’ha fatto. Infatti, l’1 agosto “per la prima volta” tutte le associazioni erano presenti: Anac, 100autori, Wgi, Asifa, Doc.it, Anart, Art, Aidac. E la parola magica, che tutti i relatori hanno usato, è stata: “Parlo a nome di tutti”. Questo spirito unitario, colto da Franceschini, ha fatto sì che sul tavolo siano stati messi con chiarezza, realismo e sintesi costruttiva non solo i problemi ma anche tanti suggerimenti per risolverli. È stata nominata spesso la Francia. E l’esempio francese ci piace perché ci porta a sottolineare che una nazione, di cultura affine alla nostra, per prima ha coraggiosamente messo in pista, nei vari governi, intellettuali nei posti giusti, basti pensare a Jack Lang. «Auspico una legge antitrust che liberi il mercato da posizioni dominanti che impediscono la distribuzione e che sarebbero illegali in altri Paesi» ha sottolineato Paolo Virzì. Seguito da Ettore Scola, che ha ricordato l’importanza che il cinema ha nella formazione etica ed estetica delle nuove generazioni. Nella sua replica, Franceschini ha dimostrato la vicinanza ai temi posti in primo piano, sottolineando «la tutela del diritto d’autore in un mondo globalizzato, l’importanza del cinema e della cultura come volano dell’economia; la necessità di film che raccontino la contemporaneità, anche scollegati da logiche commerciali, e la sua visibilità, in particolare nelle sale dei centri urbani; il ruolo fondamentale della formazione del pubblico a partire dalle scuole». Sante parole che ci auguriamo non restino tali. In una nota l’Anac, a nome di tutti, dichiara che questo incontro è la prima tappa verso un tavolo di lavoro permanente che gli autori e il Mibact hanno intenzione di costituire. Renato Marengo

sommario

www.cinecorrierenews.it

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71. MOSTRA DI VENEZIA Tutto il cinema del mondo 4 Restauri d’autore 7 Orizzonti: novità e sperimentazione 8 I registi del futuro 10 Nuovo pubblico e cinema nuovo 12 di Luigi Aversa Biennale College: film low budget di Massimiliano Ferone 14 Aforismini veneziani di Antonella Putignano

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Elena Bonelli «E ora fatemi fare Anna Magnani» di Luigi Aversa 16

Cinema italiano 2013 Un’ottima annata di Silvia Gambirasi

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Davide Marengo Videoclip, primo amore di Massimiliano Ferone

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Arte reclusa Brecht a Rebibbia di Luigi Aversa

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La macchinazione Gli ultimi giorni di Pasolini di Massimiliano Ferone

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Instant Dialogues Ciccio Merolla: luce, ritmo e passione di Renato Marengo 22


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Il cinema del mondo

sbarca sulla Laguna veneziana

Ecco i film in rassegna Provengono da 40 Paesi i film di Venezia 71 (27 agosto-6 settembre). Tre i titoli italiani in concorso: Il giovane favoloso, Hungry Hearts e Anime nere di Luigi Aversa

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pesso ci si attende dai festival quello che non possono dare. Altrettanto spesso, non si pretende dai festival quello che essi dovrebbero provvedere: non solo una fotografia del presente, ma la capacità di vedere le cose in altro modo, di percepire ciò che risulta invisibile o poco chiaro, di venire a contatto con un altro cinema possibile, di intuire percorsi alternativi o prossimi a venire». Con queste parole, scritte nel suo intervento di presentazione della nuova edizione del Festival di Venezia che si tiene dal 27 agosto al 6 settembre, il direttore Alberto Barbera

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indica il percorso ideale che dovrebbe seguire una rassegna cinematografica. Aggiunge quindi «Se la 71. Mostra sarà capace anche solo di sfiorare questi intendimenti, avrà almeno in parte assolto il suo compito... Cinquanta film possono essere troppi o troppo pochi a seconda dei punti di vista. L’auspicio è che siano sufficienti per dare a ciascun spettatore la possibilità di trovare almeno un buon motivo per poter dire che la Mostra è stata un’esperienza utile e persino necessaria». Quel che è certo è che la panoramica su ciò che si muove nel mondo

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Pagina accanto, in apertura: Il giovane favoloso (©Mario Spada). Sotto, da sinistra: The Cut, Ghesseha, Sivas. Qui accanto: Loin des hommes. A sinistra: Hungry Hearts

in questa nuova edizione della kermesse è praticamente completa. Provengono infatti da più di 40 Paesi le pellicole presenti quest’anno in Laguna. «Probabilmente un record» afferma sempre Barbera. Senza contare le sezioni autonome, Settimana Internazionale della Critica e Giornate degli Autori, i curatori della Mostra hanno visionato ben 3.377 lavori, di cui 1.600 lungometraggi e 1.777 corti. Alla scrematura finale sono rimasti 55 lungometraggi (20 in concorso, 17 fuori e 18 in Orizzonti) e 15 corti. Nonostante la crisi e la sensibile riduzione della circolazione di denaro, i film prodotti annualmente sono sempre di più. E arrivano anche da zone che cinematograficamente sono state sempre considerate ai margini o comunque inedite, come Azerbaijan, Emirati Arabi, Giordania, Macedonia e Qatar. Nel Concorso principale - che si apre il 27 agosto con Birdman di Alejandro G. Inarritu, dopo la preapertura della sera prima con il restaurato Maciste alpino (1916) di 5 set/ott 2014

Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto con Bartolomeo Pagano - ci sono tre film italiani. Mario Martone, il cui ultimo lavoro, Noi credevamo, è stato presentato proprio a Venezia nel 2011, sbarca al Lido con l’attesissimo Il giovane favoloso, biografia di Giacomo Leopardi con Elio Germano nei panni del poeta di Recanati, film che aspira al Leone d’Oro. Sognano il massimo riconoscimento anche Hungry Hearts di Saverio Costanzo - girato a Brooklyn, dove l’italiana Mina (Alba Rohrwacher) e il newyorkese Jude (Adam Driver) mettono al mondo un bambino che sarà fonte di drammatiche tensioni fra i due - e Anime nere, terzo lungometraggio di Francesco Munzi, una sorta di western contemporaneo ambientato all’interno di una famiglia criminale calabrese. Più numerose della pattuglia italiana sono l’americana e la francese, in competizione con quattro film a testa. Manglehorn di David Gordon Green, 99 Homes di Ramin Ba-

A fianco: La rançon de la gloire. Sopra, da sinistra: 3 coeurs, Anime nere (©Francesca Casciarri), Birdman. Sotto: Pasolini

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Qui sopra: The Boxtrolls. A sinistra: Good Kill

hrani, Good Kill di Andrew Niccol, oltre al già citato film di Inarritu, sono i titoli statunitensi; La rançon de la gloire di Xavier Beauvois, 3 coeurs di Benoit Jacquot, Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte e Loin des hommes di David Oelhoffen, quelli francesi. Più la coproduzione franco-belga-italiana, Pasolini, dell’americano Abel Ferrara. Per il resto, ci sono una pellicola russa (The Postman’s White Nights di Andrei Konchalovsky), una svedese (A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson), una tedesca (The Cut di Fatih Akin), un’iraniana (Ghesseha di Rakhshan Bani-Etemad), una turca (Sivas di Kaa Mujdeci), una giapponese (Nobi di Shinya Tsukamoto), una cinese (Red Amnesia di Wang Xiaoshuai) e c’è anche un documentario multinazionale (Danimarca/Finlandia/Indonesia/Norvegia/ Gran Bretagna), The Look of Silence di Joshua Oppenheimer. I premi di Venezia 71, la cui madrina quest’anno è Luisa Ranieri, verranno assegnati dalla giuria presieduta dal musicista francese Alexandre Desplat e composta dalla scrittrice Jhumpa Lahiri, dalla costumista Sandy Powell, dagli attori Joan Chen e Tim Roth, e dai registi

Philip Gröning, Jessica Hausner, Elia Suleiman e Carlo Verdone. Tanti anche gli eventi speciali Fuori concorso, con una carrellata di grandi nomi: da Peter Bogdanovich a Joe Dante, da James Franco ad Amos Gitai, da Ann Hui (film di chiusura) a Barry Levinson, fino a Manoel de Oliveira (105 anni!) e Lars von Trier. Anche qui è nutrito il drappello di italiani: Edoardo De Angelis con Perez, Davide Ferrario con La zuppa del demonio, Sabina Guzzanti con La trattativa e Gabriele Salvatores, con il singolare progetto Italy in a Day, una giornata dell’ottobre 2013 raccontata da 45.000 video, ridotti dal regista a 80 intensissimi minuti. nnn Sopra: Perez (©Paolo Oreste Gelfoo). Qui accanto: The Humbling

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Restauri

d’autore Si può fare un ripasso di storia del cinema attraverso i film della sezione Venezia Classici. Ventidue capolavori rimessi a nuovo

Qui sopra: I racconti di Hoffmann. Accanto: L’uomo di Laramie. In alto, da sinistra: Bulli e pupe, Baci rubati, La maschera di ferro, Suspense, Mouchette 5 set/ott 2014

di L.A.

asterebbe una full immersion nella sezione Venezia Classici per un viaggio scandito da 22 film (19 lungometraggi e 3 cortometraggi) attraverso la storia del cinema mondiale. Le pellicole restaurate coprono infatti un arco temporale che va dall’epoca del muto (Maciste alpino, 1916) al nuovo cinema polacco del maestro Krzysztof Kieslowski (Senza fine, 1984). In mezzo c’è il film di “cappa e spada” di fine anni Venti (La maschera di ferro di Allan Dwan, 1929), il musical degli anni d’oro americano (Bulli e pupe di Joseph L. Mankiewicz, 1955), quello inglese (I racconti di Hoffmann di Powell & Pressburger, 1951) e il nuovo western del dopoguerra (L’uomo di Laramie di Anthony Mann, 1955). Ma c’è anche la nouvelle vague (Baci rubati di François Truffaut, 1968), il cinema riflessivo di Robert Bresson (Mouchette, 1967) e l’horror britannico (Suspense di Jack Clayton, 1961). Per non parlare dei tanti lavori italiani rimessi a nuovo: Senza pietà di Alberto Lat-

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tuada (1948), Umberto D. di Vittorio De Sica (1952), L’udienza di Marco Ferreri (1971), Todo modo di Elio Petri (1976), Una giornata particolare di Ettore Scola (1977) e La Cina è vicina di Marco Bellocchio, Premio speciale della Giuria alla Mostra di Venezia 1967. Sarà Giuliano Montaldo a presiedere la giuria di studenti di cinema che assegnerà il Premio Venezia Classici. Gli studenti della giuria, provenienti da diverse università italiane, sono 28 laureandi in Storia del Cinema indicati dai docenti di 13 Dams e della veneziana Ca’ Foscari. È il secondo anno che questi riconoscimenti vengono assegnati. nnn 7


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Orizzonti veneziani Novità, creatività e sperimentazione

nema mondiale, con particolare riguardo per gli esordi, gli autori emergenti e non ancora pienamente affermati, le cinematografie minori e meno conosciute, ma anche opere che si misurano con i generi e la produzione corrente con intenti d’innovazione e di originalità creativa”. All’interno di Orizzonti è ospitata anche una selezione competitiva di a sezione Orizzonti è diventata cortometraggi della durata massima di competitiva da qualche anno per 20 minuti, scelti in base a criteri di quavolere proprio del direttore della lità e originalità linguistico-espressiva. Mostra Alberto Barbera, che dice: Sono ammessi alla selezione solo i «Con il Concorso si tratta di un’altra lungometraggi e i cortometraggi profaccia della stessa medaglia». posti alla Mostra in prima mondiale. È soprattutto in questo spazio speL’Italia è ben rappresentata anche ciale della kermesse veneziana che si qui da tre pellicole: Senza nessuna possono scovare pellicole azere pietà, esordio registico di Michele Al(Nabat), giordane (Theeb), croate haique, prodotto e interpretato da (These Are the Rules) e coreane (Hill Pierfrancesco Favino; La vita oscena of Freedom), insomma produzioni di Renato De Maria, tratto dal roche arrivano da Paesi solitamente lon- manzo omonimo di Aldo Nove; e Beltani dalle luci dei riflettori. Il regola- luscone, una storia siciliana di mento della manifestazione prevede Franco Maresco, alla seconda espeinfatti che il concorso sia riservato a rienza da regista in solitaria senza il “film rappresentativi di nuove ten- collega della Cinico Tv, Daniele denze estetiche ed espressive del ci- Ciprì, con un film che racconta l’epo-

Competitiva da un paio d’anni, la sezione che esplora le nuove tendenze del cinema mondiale presenta una ricca selezione di di Luigi Aversa titoli. Con altri tre italiani in lizza

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Nella pagina accanto, in apertura: Senza nessuna pietà. In basso: La vita oscena (©Turetta)

pea berlusconiana vista da una delle sue roccaforti privilegiate, la Sicilia. Ad aprire le proiezioni di Orizzonti, il 27 agosto in Sala Darsena, è The President dell’iraniano Mohsen Makhmalbaf. Un film che riflette sulla caduta dei dittatori, coprodotto da Georgia, Francia, Gran Bretagna e Germania. Nel francese Near Death Experience di Benoit Delépine e Gustave Kervern c’è un singolare attore protagonista. Si tratta dello scrittore Michel Houellebecq, quello de Le particelle elementari. Ed è di culto anche un altro film francese in rassegna, Réalité di Quentin Dupieux. La figlia di Michael Mann, Ami Canaan Mann, autrice del nerissimo Le paludi della morte, in concorso a Venezia 68, torna al Lido con Your Right Mind, una storia che ha per protagonista la star di Grey’s Anatomy Katherine Heigl. Merita una segnalazione anche Heaven Knows What, opera prima dei fratelli newyorkesi Ben e Josh Safdie nella quale recitano soltanto due pro5 set/ott 2014

fessionisti. Gli altri sono tutti attori letteralmente presi dalla strada. Sempre made in Usa c’è poi un film con un cast all star: Milla Jovovich, Ed Harris, Dakota Johnson, Anton Yelchin, Ethan Hawke, John Leguizamo, Bill Pullman. S’intitola Cymbeline, è diretto da Michael Almereyda ed è l’adattamento dell’opera teatrale Cimbelino di William Shakespeare, scritta intorno al 1610. Anche Orizzonti ha la sua Giuria internazionale. La presiede Ann Hui, la più importante regista di Hong Kong, che a Venezia porta anche il suo nuovo lavoro, The Golden Era, film di chiusura della 71. Mostra del Cinema. Con lei l’editorialista turca Alin Taşçiyan, le attrici Moran Atias e Pernilla August, i registi David Chase, Mahamat-Saleh Haroun e Roberto Minervini. I film di Orizzonti, e quelli di Biennale College, possono essere visti nella sala “virtuale” web, con una capienza massima di 800 posti. Le proiezioni si tengono in streaming, in contemporanea con quelle del Lido. nnn

Qui sopra, dall’alto in senso orario: Cymbeline, Belluscone - Una storia siciliana, Your Right Mind, Hill of Freedom, Theeb

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Gli autori del futuro

alla Settimana Internazionale di Luigi Av ersa

della Critica

Spaziano dal documentario alla fiction i due film italiani in rassegna. Li firmano Diego Bianchi e Ivan Gergolet. Vengono da Palestina, Vietnam, Cina, Iran, Serbia, Belgio e Germania le altre pellicole

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ome noto, la Settimana Internazionale della Critica, che quest’anno giunge alla sua 29esima edizione, è una sezione indipendente della Mostra di Venezia dedicata alle opere prime. Fondata da Lino Micciché nel 1984, la SIC è da sempre impegnata nella ricerca di talenti emergenti. Negli anni, ha scoperto e lanciato registi importanti. Tra gli altri, Kevin Reynolds (Fandango, 1985), Olivier Assayas (Désordre, 1986), il compianto Carlo Mazzacurati (Notte italiana, 1987), Mike Leigh (High Hope, 1988), Bryan

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Singer (Public Access, 1993), Alix Delaporte (Angèle et Tony, 2010). Anche in questa edizione 29 l’intento è individuare e promuovere nuove voci del cinema mondiale. Tra i 7 film in competizione e i 2 fuori concorso potrebbero esserci quindi gli autori del futuro. L’Italia è rappresentata da un documentario, Dancing with Maria, di Ivan Gergolet, un film che racconta la storia di Maria Fux, ballerina novantenne che a Buenos Aires insegna danza-terapia a persone con deficit, motori e mentali. Fuori concorso c’è l’altro ita-

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Pagina accanto, in alto: Arance e martello. In basso: Dancing with Maria e Binguan. Qui sopra: Melbourne e Villa Touma

liano, Arance e martello, una sorta di Fa’ la cosa giusta ambientato nel mercato rionale di Via Orvieto a Roma. Dirige il blogger e giornalista Diego Bianchi, in arte Zoro. Apre il programma di quest’anno, fuori concorso, l’iraniano Melbourne di Nima Javidi con il protagonista di Una separazione, Peyman Maadi. Un neonato complica il viaggio di una coppia diretta a Melbourne... Bambini e donne incinta ricorono nel programma di quest’anno. Nel serbo No One’s Child di Vuk Rsumovic, il figlio di nessuno è un piccolo selvaggio trovato nelle foreste bosniache. Un giovanissimo tennista è il protagonista, invece, della pellicola franco-belga di Stéphane Demoustier, Terre battue. Nel film choc della vietnamita Nguyen Hoàng Diep, Flapping in The Middle of Nowhere, una giovane incinta che vorrebbe abortire è costretta a prostituirsi dal suo ragazzo che scommette sui galli da combattimento. 5 set/ott 2014

A fianco: Zerrumpelt Herz. Sopra: Terre Battue e No One’s Child. Sotto: Flapping in the Middle of Nowhere

Aspetta un bimbo anche una delle tre protagoniste di Villa Touma, primo lungometraggio di finzione della sceneggiattice palestinese Suha Arraf, che racconta di tre sorelle recluse in una grande casa, mentre fuori soffiano i venti di guerra. Attorno a una possibile gravidanza ruota anche l’intricato noir Xin Yukun, Binguan. Infine, il tedesco Zerrumpelt Herz di Timm Kroeger ci porta negli anni ‘20. Due sposi si recano in una casa immersa nel bosco, invitati da un musicista che vuole far loro ascoltare la sua nuova sinfonia. Il viaggio sconvolgerà la vita dei partecipanti. E degli spettatori. nnn 11


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Le Giornate degli Autori in cerca di “un nuovo pubblico per un cinema nuovo” Con un motto a fare da guida, la rassegna promossa da Anac e 100 Autori inaugura la sua edizione numero 11

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uella delle Giornate degli Autori, è una rassegna di film (quest’anno sono 20 in tutto, di cui 6 opere prime e 3 cortometraggi, provenienti da 12 Paesi) autonomamente promossa dall’Anac e dall’associazione 100 Autori, che viaggia in parallelo alla Mostra da un decennio. L’edizione che si apre il 27 agosto 2014 con la

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di Luigi Av er sa

proiezione, fuori competizione, di One on One del maestro coreano Kim Ki-duk è l’undicesima. «Da qui in avanti - spiega il Delegato generale Giorgio Gosetti - la scelta dei film avviene all’insegna del motto “Scopriamo un nuovo pubblico per un cinema nuovo”». A guidare il comitato di selezione delle GdA, quindi, è «il biso-

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In apertura, nella pagina accanto: I nostri ragazzi. In basso: They Have Escaped e Patria. Qui accanto: The Farewell Party e Metamorphoses. Qui sotto: Before I Disappear. Più in basso: El 5 de Talleres

gno - continua Gosetti - di trasmettere agli spettatori di domani la fame di cinema appartenuta alle generazioni precedenti. Un’occasione per toccare con mano il piacere dell’intelligenza che la creatività sa innescare. Quel che conta è restituire la voglia dello spettatore di riappropriarsi dello “sguardo degli artisti”». I film di questa undicesima edizione puntano in particolare sui giovani e su come autori adulti provino a raccontare le loro inquietudini, la rabbia, i disagi. Talvolta scegliendo anche la strada della provocazione. Come avviene, per esempio, ne I nostri ragazzi, il film che Ivano De Matteo ha liberamente tratto dal romanzo cult dell’olandese Hermann Koch, La cena. I ragazzi del titolo sono i figli 5 set/ott 2014

delle coppie Lo Cascio-Mezzogiorno e Gassman-Bobulova che nascondono un segreto indicibile. O nel finlandese They Have Escaped di JP Valkepaa, dove un ragazzo addetto al servizio civile in un centro per adolescenti problematici s’innamora di una paziente e fugge con lei per un viaggio su una strada senza uscita... S’innamora di una seducente fanciulla anche il sedicenne di The Goob, film del britannico Guy Myhill ambientato durante una inusualmente calda estate inglese. Il sogno di una vita diversa comincia a farsi largo nella sua mente. Per il giovane protagonista di Before I Disappear (Usa) di Shawn Christensen è una telefonata invece che potrebbe cambiargli la vita... Gli altri film in competizione

sono: El 5 de Talleres di Adrian Biniez, Ritorno a L’Avana di Laurent Cantet, Les nuits d’eté di Mario Fanfani, Patria di Felice Farina, Metamorphoses di Christophe Honoré, Between 10 and 12 di Peter Hoogendoorn, The Farewell Party di Sharon Maymon e Tal Granit e Labour of Love di Adityavikram Sengupta. nnn 13


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Alla 71. Mostra di Venezia per il secondo anno spazio alle produzioni giovanili e low budget. I tre lungometraggi del laboratorio di alta formazione di questa edizione s’intitolano: Blood Cells, H. e Short Skin

Biennale College Cinema di Massimiliano Ferone

Fare film a basso costo In alto: una scena di Blood Cells. Qui accanto: H. Sotto: Short Skin

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anciato per la prima volta alla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Biennale College - Cinema è un laboratorio per lo sviluppo e la produzione di opere audiovisive a microbudget che sta proseguendo con la seconda edizione dopo il grande successo dei tre lungometraggi finanziati e inseriti all’interno della precedente rassegna. Quest’anno di scena due opere prime (Blood Cells, Short Skin) e un’opera seconda (H.); un film inglese, uno americano e uno italiano, ma anche di altri Paesi coinvolti per la nazionalità dei registi o dei produttori (Libano, India, Iran), a conferma

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dell'internazionalità del progetto. Biennale College è un’esperienza innovativa e complessa che integra tutti i settori della Biennale di Venezia, promuovendo i giovani talenti e consentendo loro di operare a contatto di maestri, per la messa a punto di “creazioni”. I TRE PROGETTI Blood Cells: Joseph Bull (regista, Gran Bretagna), Luke Seomore (regista, Gran Bretagna), Samm Haillay (produttore, Gran Bretagna). Dopo una catastrofe che dieci anni prima ha distrutto la sua famiglia e la sua fattoria, un giovane è costretto a vivere un’odissea nell’Inghilterra odierna. H.: Rania Attieh (regista, Libano), Daniel Garcia (regista, Usa), Shruti Rya Ganguly (produttore, India), Pierce Varous (produttore, Usa). La storia di due donne che si chiamano

entrambe Helen, le cui vite e relazioni iniziano a sgretolarsi dopo la caduta di un meteorite sulla loro città, Troy, nello Stato di New York. Una rivisitazione immaginaria, moderna e lirica di una classica tragedia greca. Short Skin - Duccio Chiarini (regista, Italia), Babak Jalali (produttore, Iran/Gran Bretagna). Un film che insegna a essere duri senza mai perdere la tenerezza. Un’area del sito web della Biennale (labiennale.org/it/cinema/collegecinema) è dedicata al racconto delle attività di Biennale College – Cinema 2013-2014, seguendo le fasi di realizzazione dei tre progetti ammessi alla seconda fase e permettendo la presenza online a tutti i dodici team selezionati per la prima fase. I nove progetti che non partecipano alla seconda fase potranno usufruire di un follow up online, e si potranno per loro aprire possibilità di trovare coproduttori in collaborazione con IFP di New York, con il Festival Internazionale del Cinema di Dubai e con il TorinoFilmLab. nnn 5 set/ott 2014


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Laguna...

...Calling

Gli aforismini putignanesi di cinecorrierenews.it sbarcano al Lido. Un assaggio di salaci freddure ...in salsa veneziana

In alto: Adam Driver e Alba Rohrwacher. A destra, da sopra: Pierfrancesco Favino, Charlotte Gainsbourg e Benoit Poelvoorde, una scena di Tsili di Amos Gitai. Sopra: Abel Ferrara. Accanto: Mario Martone 5 set/ott 2014

di Antonella Putignano enezia semina bene: corti, ricorsi storici e nuove proposte. Scelto il presidente di giuria della Biennale, il compositore Alexandre Desplat, che perfettamente in tono al tema, mette tutti d’accordo. Per il Leone, non l’orso ma in e fuori concorso, Ferrara porta a Venezia Pasolini. Il controverso regista ha sempre avuto un Davoli per capello. Willem Dafoe è l’Attore di B’Abel. Mario Martone sbarca a Venezia con Il giovane favoloso, interpretato dall’Infinito Elio Germano. Un Po’ di Recanati in Laguna. Che Venezia inCanti con il Ballo del Martone. I cuori a Venezia sono affamati (Hungry Hearts) per Saverio Costanzo. Sullo schermo la collaudatissima e brava Alba Rohrwacher e Adam Driver. Costanzo commenta: “Ho scelto alla guida del mio film un bravo Driver ma queste sono considerazioni Private”. Il regista francese Jacquot, in barba alla crisi, allarga la famosa capanna e porta a Venezia 3 Co-

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eurs con Charlotte Gainsbourg. L’attrice francese, sul Lido anche con Nymphomaniac (volume secondo), non digerisce la censura delle scene erotiche e parafrasando il padre Serge, dichiara: “Je t’aime Maalox plus”. Pierfrancesco Favino produce e interpreta Senza nessuna pietà di Michele Alhaique. Brindiamo a un’interpretazione vera: in Favino veritas. Atteso a Venezia il lavoro del regista israeliano Amos Gitai. L’orrore dell’olocausto narrato in lingua yiddish. Come solo i grandi sanno raccontare, il vero nutrimento del vivere è la comprensione dell’altro. Un film che fa luce in un momento storico così buio, “Gitai al Faro”. nnn 15


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«E adesso fatemi fare

Anna Magnani» Elena Bonelli, artista di fama internazionale nonché interprete e ambasciatrice della canzone romana nel mondo, si propone per il ruolo di Nannarella in tv. Il trattamento e la sceneggiatura ce li ha già, la conoscenza dellla grande attrice è profonda e la passione c’è tutta. Ora non resta che dare fiducia al suo progetto di Luigi Aversa

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nata a Roma, ma nella sua carriera ricorrono Napoli, New York, Parigi. Perché Elena Bonelli è una cittadina del mondo. «È vero, ma soprattutto mi sento artista romana. La mia “mission” è portare la musica romana nei grandi teatri. Il primo ottobre, a questo proposito, farò una cosa sui generis. Per la prima volta in Italia, terrò una lectio magistralis alla Luiss, “dallo stornello al rap”... Spiegherò cos’è la canzone romana ai giovani di oggi. Avranno magari sentito Fatece largo... o Arrivederci Roma, ma non conoscono la filologia della canzone romana. Io faccio il confronto con quella napoletana

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conosciuta universalmente, l’altra invece è rimasta tra le mura di Roma e spiego il perché. La canzone romana ha una grande tradizione. Strehler ha scritto Le mantellate, poi ci sono Rascel, Petrolini, Rustichelli, Gabriella Ferri...». Una vera e propria missione. Una missione culturale. La canzone romana ha tanti aspetti da studiare: le storie, il contesto. Nina se voi dormite è una delle più belle canzoni di fine ‘800. Dopo quel brano, tutte le ragazzine a Roma si chiamavano Nina. Ora magari si chiamano Pamela o Jessica. Le attitudini degli esseri umani restano uguali. Con mia grande gioia, ovunque vada con i miei spettacoli, il risultato è lo stesso: applausi, dal Campidoglio alla Corea. Tutti la conoscono come cantante, ma lei nasce attrice, non è vero? Esatto. Sin da piccola volevo il palcoscenico. Il mio sogno era qualcosa che mi permettesse di portare lo spettacolo nel mondo. Ho unito una laurea in Lingue con il palcoscenico. Ho studiato lingue con indirizzo tea5 set/ott 2014


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trale. Appena laureata, ho cominciato a fare questo mestiere e a girare il mondo. Ho cominciato con Liza inesauribile voglia di essere, poi diventato Liza Napoli-New York andata e ritorno. Da questo ho preso spunto per il mio film da regista. Solo che prima ero la ragazzina, poi la manager… (ride, ndr). A Sud di New York, questo il titolo del suo film, è passato di recente su Rai Movie con buoni ascolti. A me 98.000 telespettatori sembravano pochi, considerato che quando ho fatto lo speciale su Raiuno ne ha raccolti quasi un milione e mezzo, ma mi dicono che è un ottimo risultato: quella fascia oraria non fa questi ascolti. Lo riproporranno a ottobre. È un film innovativo, con un linguaggio diverso, che ha ricevuto tutte critiche positive. È una commedia autobiografica? No, non c’è niente di autobiografico. La giovane protagonista sviene davanti al pubblico, mentre a me piace stare alla ribalta. Non c’è una virgola, anche se tutti pensano sia autobiografico. Io nel film sono una talent scout, l’altra è una ragazzina. È la storia dell’incontro di due donne: una matura, l’altra in erba. L’una aiuta l’altra a uscire fuori da una zona d’ombra. Si servono l’una dell’altra. Ci sono alcune costanti nella sua carriera: New York, Napoli... Ho avuto una nonna napoletana e parlo il dialetto. Ma non sono napoletana. In scena però ho debuttato con De Simone, poi ho lavorato con Tato Russo, Mario Scarpetta. Riguardo al mestiere di attrice, nella sua formazione ci sono altri nomi importanti... Ho studiato recitazione con Gigi Proietti a Roma e con Susan Strasberg a New York. Poi ho fatto un’accademia molto buona, la Sharoff con Aldo Rendine. Mi ha insegnato il metodo Stanislavskij che ho ritrovato all’Actors Studio. Ho sempre preferito avere totale libertà artistica e fare ciò che mi piace. Sono un cane sciolto artisticamente, un’anarchica. Mi sempre piaciuto fare quello che non facevano gli altri. Se la musica romana è rifiorita, credo che molto sia dovuto a quando l’ho por5 set/ott 2014

tata al Teatro dell’Opera, con l’orchestra sinfonica di 60 elementi, diretti dal grande Pippo Caruso. E con la regia di Carlo Lizzani. Nel film Roma è Musica di Lizzani, lei offre una grande interpretazione della Magnani. Mi viene naturale. Mentre il canto richiede studio, lavoro, con la recitazione mi basta poco, imparo a memoria e vado... A mio avviso, recito meglio di come canto e fare la Magnani mi viene facile. Il mio prossimo progetto è proprio su di lei. Vorrei chiedere ai direttori della Rai: perché non me la fate fare? La Magnani la conosco bene. Penso di poterla impersonare. Vorrei che la Rai puntasse non solo sui soliti noti. Si è è già proposta? Sì, però nessuno mi ha chiamato. So pure che hanno tentato con un paio di attrici, poi hanno rinunciato. Perché non dare la possibiilità a chi ha dimostrato negli anni di avere una professionalità internazionalmente riconosciuta di fare un provino? Sono queste le cose che mi mancano nel nostro Paese. Io Anna Magnani

la conosco a memoria. L’ho studiata, ho letto e visto di tutto, la sento. Siamo pure entrambe Pesci: le donne Pesci hanno una grande generosità. Una predisposizione all’arte totale e soprattutto passionalità, estro, creatività, schiettezza. Anna è stata innovativa e unica. Il fatto che l’Italia la dimentichi è inconcepibile. In genere, gli artisti vengono ricordati quando le ricorrenze hanno una cifra tonda. L’anno scorso è stato il quarantennale della morte. Non ho visto niente. Cerco produttori. Ho tutto: trattamento, sceneggiatura, uno spettacolo teatrale. Cerco una produzione che me la faccia fare. Come cantante mi conoscono, ma come attrice no e vorrei far emergere la Bonelli attrice. Se mi definiscono attrice-cantante, ok, solo cantante, no. Si tratta di un altro percorso. Cantanti sono la Pausini, Giorgia. Io non ho mai fatto Sanremo. Sono un’artista che interpreta. Come preferisce essere definita, quindi? Interprete della romanità. nnn

Elena Bonelli è attrice, cantante, regista e autrice teatrale. Nella sua carriera ha cantato e recitato nei teatri di tutto il mondo. I suoi prossimi impegni: 28 settembre, Festival della Canzone Romana al Teatro Olimpico; 1 ottobre, lectio magistralis alla Luiss; 20 ottobre, concerto all'Auditorium della Luiss; 18 novembre, guest di una serata alla Sala Santa Cecilia; dal 15 gennaio 2015 al 15 febbraio tournée in Asia

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Il cinema italiano del 2013? di Silvia Gambirasi

Un’ottima annata

na buona annata, anzi ottima. È quella che il cinema italiano ha fatto registrare nel 2013, incassando il 30 per cento del totale al botteghino e segnando una risalita rispetto al 25% dell’anno precedente. Merito soprattutto de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, poi premiato con l’Oscar, e del “fenomeno” Checco Zalone, il cui Sole a catinelle ha toccato il record assoluto nelle sale per una pellicola italiana: 8 milioni di spettatori e quasi 52 milioni di euro d’incasso. Lo dice il Rapporto 2013 sul Mercato e l’Industria del Cinema in Italia, presentato recentemente dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, analisi consultabile su cineconomy.it, che fotografa lo stato delle 6.204 aziende del settore.

U Sopra: Sole a catinelle e Sabrina Ferilli ne La grande bellezza. A centro pagina: Spaghetti Story. Sotto: Song’e Napule

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Incassi, numeri, successi, costi e tendenze di un anno di Settima arte made in Italy, dove spiccano La grande bellezza e Sole a catinelle, ma anche le rivelazioni Song ‘e Napule e Spaghetti Story

Ma scorriamoli insieme questi numeri. Crescono i titoli distribuiti: da 833 del 2012 a 979 del 2013, e anche i debutti, in genere tallone d’Achille della Penisola, che invece l’anno scorso sono stati 453, rispetto ai 364 del 2012. Inesorabile, a quanto pare, il declino della monosala rispetto alle multisale (nel 2006 erano 713, ora solo 530). Calano pure gli investimenti che tra il 2012 e il 2013 sono passati da 493,1 a 357,6 milioni di euro. Ma quanto costa fare un film in Italia? La quota media si aggira sui 2,1 milioni di euro, che scendono a 1,69 milioni per le pellicole al 100% nazionali. E il sostegno del Fus, il Fondo Unico per lo Spettacolo, destinato al cinema? Ahimé, in calo anche quello: 91 milioni di euro (erano 99,7 milioni nel 2012 e 137,7 milioni nel 2007). D’altra parte «quello cinematografico è un settore chiave dal punto di vista economico, perché da solo produce una ricchezza annuale pari a 4,4 miliardi di euro» ha di-

chiarato il Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo Ivan Maffeis. E allora bisogna sostenerlo e incoraggiarlo. Due successi recenti su tutti ci confortano in questo senso. Song ‘e Napule dei Manetti Bros, commedia di successo del 2014, ha conquistato pubblico e critica tanto che il distributore Microcinema lo ha rilanciato nelle arene per farlo diventare il cult dell’estate. L’altro fiore all’occhiello è Spaghetti Story, perla a costo ridottissimo del cinema indipendente firmata Ciro De Caro, balzata agli onori delle cronache grazie al tam tam dei social network. Se la strada è questa, il lieto fine per il cinema italiano è assicurato. nnn 5 set/ott 2014


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Passione videoclip Tre cantautori per un regista doc Dopo Un fidanzato per mia moglie Davide Marengo torna al suo primo amore: la musica filmata per il trio Fabi-Silvestri-Gazzè di Massimiliano Ferone rima di passare alla regia per il grande schermo, dove ha esordito nel 2007 con Notturno bus, Davide Marengo si è “fatto le ossa” dietro la macchina da presa dirigendo diversi videoclip per vari artisti. Tra gli altri: Patty Pravo, Carmen Consoli, Edoardo Bennato, Biagio Antonacci. Un’antica passione che non ha mai scordato e al quale ogni tanto ritorna. Come ora, firmando il video della canzone L’amore non esiste del trio Niccolò Fabi-Max Gazzè-Daniele Silvestri. Dopo il successo di Un fidanzato per mia moglie torni alla tua prima

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In alto: Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri. Qui sopra: Davide Marengo

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passione, i videoclip. Un approccio al tuo lavoro molto versatile. Mi hanno sempre incuriosito le diverse forme del linguaggio audiovisivo. Nessuna ha mai prevalso sull’altra. Fin dai miei primi lavori ho sperimentato nuovi metodi per sviluppare un’idea e trasportarla in un intreccio di immagini e suoni che arrivino al pubblico. Come si racconta una canzone? Gli elementi per la narrazione di un videoclip sono molteplici e tutti fondati su regole stabilite: ritmo e rapporto di cambio alla pari, insomma una filosofia che non si allontana molto da

quella di un spot pubblicitario. Cosa ti hanno lasciato al termine delle riprese Fabi, Gazzè e Silvestri? La loro musica nel cuore. Ho avuto la fortuna di lavorare con artisti di eccezionale bravura e professionalità. Credo che i loro insegnamenti mi saranno preziosi per i prossimi lavori. Quali sono i gusti musicali di Davide Marengo? Prevalentemente i grandi classici del rock anni ‘70 e della canzone italiana. Ma apprezzo anche molto il legame tra melodie del passato e del presente; insomma, epoche a confronto e miscelate insieme. nnn 19


020_ArturoUe_Cinecorriere Red 06/08/14 16:37 Pagina 20

L’irresistibile Arturo Ué

di Luigi Aversa

dei detenuti-attori di Rebibbia Da Shakespeare a Brecht, da Giulio Cesare a Hitler passando per Dante e il suo Inferno: la sperimentazione artistica dei Liberi Artisti Associati diretti da Fabio Cavalli non conosce confini ome le più consumate compagnie, i detenuti-attori di Rebibbia, dopo aver affrontato in Cesare deve morire uno dei più alti testi shakespeariani, confermano il loro talento nel mettere in scena La resistibile ascesa di Arturo Ui, dramma epico scritto da Bertolt Brecht nel 1941, che il regista Fabio Cavalli ha «tradotto, adattato in italiano e messo in rima». Il protagonista Arturo Ui, che qui diventa Arturo Ué, ha il volto di Angelo Moscato. «Moscato - rivela il regista - ha preso possesso del personaggio solo successivamente, per sostituire il protagonista designato, Antonio Frasca (il Marc’Antonio di Cesare deve morire, ndr), ammalatosi improvvisamente. E questo ha comportato una rotazione di ruoli». Nonostante le

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In alto: la locandina dell’Arturo Ué. Più sotto: Fabio Cavalli con alcuni attori del cast sullo sfondo. Qui sopra: Antonio Frasca e, alle sue spalle, Giacomo Silvano. Sotto: Cesare deve morire

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difficoltà, la prova aperta dell’Arturo Ué è andata in scena presso il Teatro di Rebibbia, di fronte a un pubblico ridotto a pochi ospiti facenti capo ad Angiolo Marroni, il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, e ai compagni di reparto degli attori. «Sono proprio loro gli spettatori più severi» sottolinea Cavalli. Il testo di Brecht racconta l’ascesa di un immaginario gangster della Chicago anni ‘30 che per controllare il commercio dei cavolfiori elimina tutti i rivali. Brecht voleva raccontare agli americani gli accadimenti europei attraverso un’allegoria di Hitler e della Germania nazista. Un tema ponderoso che Cavalli ha virato in chiave grottesca con l’uso dei fumetti «per sdrammatizzare una storia che potrebbe risultare pesante, tra gangster e nazisti, interpretati per di più da detenuti...». I personaggi della messa in scena di Cavalli, egregiamente impersonati da tutti gli attori, sono gli stessi del testo brechtiano, macchiette delle figure reali che gravitavano intorno al Fuhrer. Dogsborough, alias Francesco De Masi, è von Hindenburg. Givola (Leonardo Ligorio) è Goebbels. Roma è Rohm, il capo

delle SA. Cavalli ne accentua l’omosessualità con un paio di ripidi tacchi a spillo fatti indossare all’attore (Giacomo Silvano) per tutta la durata della rappresentazione. Giri corrisponde a Goering, il numero due nazista. Lo interpreta Vincenzo Gallo, il musico Lucio del film dei Taviani. Aveva una parte importante (Decio) in Cesare deve morire anche Juan Dario Bonetti. Qui riveste un duplice ruolo: un imprenditore del cavolfiore e la signora Betty Dullfeet, moglie di un editore canadese (in Brecht il riferimento è al Cancelliere austriaco Dollfuss). Dal punto di vista drammaturgico, la messa in scena è in linea con il teatro epico teorizzato da Brecht. Il pubblico è destinatario attivo della rappresentazione, in una dimensione naturalistica che sottolinea e smaschera la finzione teatrale, grazie allo straniamento. Si passa così dalla riflessione alla risata, dalla commozione alla rabbia, in un tripudio di trame occulte, corruzioni, tradimenti e regolamenti di conti. L’appuntamento con la prima di Arturo Ué è per dicembre. Con il ritorno di Antonio Frasca nel ruolo protagonista. nnn 5 set/ott 2014


021_DavidGrieco_Cinecorriere Red 06/08/14 16:47 Pagina 21

La macchinazione È in produzione il film di David Grieco dedicato al geniale autore di Salò o le 120 giornate di Sodoma. Una inedita ricostruzione della tragica fine del grande artista friulano

Gli ultimi giorni di Pier Paolo Pasolini di Massimiliano Ferone

di Massimiliano Ferone ell’estate del 1975, Pier Paolo Pasolini sta montando il suo film più aspro e controverso, Salò o le 120 Giornate di Sodoma. Coscienza critica e anticonformista del nostro Paese, alla vigilia di cambiamenti epocali per l’Italia, mentre lavora alla pellicola, Pasolini scrive Petrolio, opera che denuncia le trame di un potere politico ormai corrotto fino al midollo. In quegli stessi giorni, il regista-scrittore frequenta Pino Pelosi, un ragazzo proveniente da una borgata dove comincia a muovere i primi passi un’organizzazione criminale che si avvia a diventare padrona della città: la Banda della Magliana. Quando, la notte del 26 agosto, viene sottratto dagli stabilimenti della Technicolor il negativo di Salò, scatta una trappola mortale che vede una pericolosa sinergia fra delinquenza comune, crimine organizzato e una criminalità politico finanziaria che detiene larghe sacche di potere nel nostro Paese. Nella notte fra il primo e il 2 novembre del 1975, Pasolini si reca all’Idroscalo di Ostia per riavere indietro il negativo del film. Ciò che

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In alto: il manifesto dell’edizione restaurata di Salò. Qui sopra: Massimo Ranieri. Accanto: Pier Paolo Pasolini. Sotto: David Grieco

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in realtà si trova ad affrontare è un complotto pianificato in ogni dettaglio da una serie di complici volontari e involontari, tutti ormai indistinguibili, tutti ormai ugualmente colpevoli. La mattina di quel grigio 2 novembre del ‘75 il corpo senza vita del poeta friulano fu ritrovato proprio lì, all’Idroscalo. David Grieco fu tra i primi a

giungere sul posto assieme al medico legale Faustino Durante. Grieco aveva cominciato a lavorare nel cinema giovanissimo proprio con Pasolini e i due erano legati da profonda amicizia. A lui la famiglia chiese di scrivere la memoria di parte civile del primo processo per l’omicidio. Ebbene La macchinazione, il nuovo film di Grieco, racconta gli ultimi tre mesi di vita di Pasolini, interpretato da Massimo Ranieri, e il suo rapporto con il giovane ragazzo di vita Pino Pelosi. Aneddoti dal passato per un regista che ha definito questa sua opera «un film politico ma anche un noir intrigante fruibile da chi non sa nulla degli eventi dell’epoca». Il film è una co-produzione ItaliaFrancia di Propaganda Italia e To Be Continued Productions in associazione con la Lazio Film Commission. Scritto da Guido Bulla e David Grieco, vede la presenza nel cast anche di Libero De Rienzo, Roberto Citran, Milena Vukotic, Matteo Taranto, François Xavier Demaison e del giovane Alessandro Sardelli, per la prima volta sullo schermo. nnn 21


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Instant Dialogues di Renato Marengo

Luce, ritmo e passione Attore in Razza Bastarda di Alessandro Gassman e Song‘e Napule dei Manetti Bros. (con un altro grande musicista, Peppe Servillo), Ciccio Merolla, prima del suo nuovo lavoro rap, pubblica il Cd Instant Dialogues. Al sax c’è Riccardo Veno, la foto della cover è di Mimmo Jodice o avuto già il piacere di presentare, presso la Feltrinelli di Napoli, il Cd strumentale Instant Dialogues di Ciccio Merolla e Riccardo Veno. Dopo una breve introduzione su questo suggestivo dialogo tra percussioni e fiati, c’è stato il gradito intervento di Lello Savonardo, docente di Sociologia alla Federico II e autore del libro Bit Generation, tra i primi a occuparsi dei nuovi scenari hip-hop napoletani con un saggio pubblicato sul mio libro Enciclopedia del pop e del rock napoletano. La parola è quindi passata alla musica e tutti hanno potuto apprezzare l’originalità e la valenza artistica di questo Cd pubblicato dalla Jesce Sole. Le percussioni di Merolla e il sax di Veno producono una vera e propria contaminazione di suoni che spaziano a tutto campo nel Mediterraneo, dall’Africa alla Puglia, dal Marocco all’Algeria. Ma soprattutto c’è tanta Campania, ci sono i suoni urbani e di mare assemblati da chi ha anche vissuto gli echi di quell’ameri-

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Qui sopra: Ciccio Merolla, musicista e rapper ora impegnato anche come attore, è in tournée per tutta l’estate, alternando alle perfomance rap quelle con Riccardo Veno. In alto: Merolla con Veno. A destra: la cover di Instant Dialogues illustrata da Mimmo Jodice

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canizzazione penetrata nei vicoli dei quartieri napoletani. Ma vorrei parlare di musica e dei suoi autori abbinandola a una “vecchia abitudine”, che risale al 1970, anno in cui su Popular Photography curavo una rubrica che, alla luce di quanto avviene oggi osservando la qualità di alcune copertine di Cd, riacquista attualità artistica. L’originalità della rubrica stava nel fatto che recensivo dischi partendo dalle loro immagini, e cioè dalla copertina. Curavo quindi recensioni riservate alle copertine dei dischi pubblicati allora; non c’erano ancora i video e le copertine erano l’unico modo per “vedere” che musica contenesse un ellepì. Battezzai quella rubrica L’Immagine del Suono, titolo che ho rispolverato per il Contest di corti musicali della Cinevox, che dirigo da tre anni. Ben venga, quindi, in tempi di vendita per lo più on line, una copertina importante per un nuovo Cd italiano “in carne e ossa”: quella per Ciccio

Merolla e Riccardo Veno è firmata da uno dei nostri più grandi fotografi, Mimmo Jodice. Che per uno strano gioco del destino, proprio negli anni in cui curavo la rubrica di cui sopra, nella rivista di immagini che dirigevo allora tra Venezia e Napoli, Attuale, accanto a collaboratori come Sinopoli, De Simone, Crepax, Dorfles, era anche lui del gruppo e le sue foto corredavano servizi di denuncia sociale. Ad armonizzare i suoni con le immagini di questa opera sonora di grande intensità non poteva che essere una foto di grande impatto emotivo altrettanto significante. E, come la simbiosi tra i suoni generati nei dialoghi tra i due musicisti, che duettano, si alternano, si scambiano, si sottolineano, si fondono, si contaminano, appare appropriata l’immagine dell’incontro armonico tra spettacoli di luce e di ombre, turbolenze, cumuli tempestosi e imponenti scenari di vento e di spumeggianti risacche in bianco e nero che Jodice ha scelto per la copertina di questo lavoro. nnn 5 set/ott 2014


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MARCO POCCIONI MARCO V VALS ALSANIA E RAI CINEMA PRESENTANO

ALESSANDRO GASSMANN GIOVANNA MEZZOGIORNO LUIGI LO CASCIO BARBORA BOBULOVA

I NOSTRI NO TRI RA RAGAZ GAZZI UN FILM DI

IV VANO O DE MA ATTEO TTEO

ROSABELL LAURENTI SELLERS JACOPO OLMO ANTINORI Liberamente ispirato al romanzo di Herman Koch “La cena”

DAL D AL 5 SETTEMBRE AL CINEMA seguici su

01 distribution

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E CON LLIDIA IDIA VIVITALE TALE ROBERTO ROBERTO AACCORNERO CCORNERO SHA SHARON RON ALALESSANDRI ESSANDRI GIAD GIADAA FRFRADEANI ADEANI CRIS CRISTINA TINA PUCCINE PUCCINELLILLI AANTONIO NTONIO GROSSO LLUPO UPO DE MA MATTEO TTEO ADADAMO AMO DIONISI MEMELINDA LINDA DE MA MATTEO TTEO E LA PPARTECIPAZIONE ARTECIPAZIONE DI AANTONIO NTONIO SALINES SALINES SOGGETT SOGGETTOO VVALENTINA ALA ENTINA FERLAN FERLAN SCSCENEGGIATURA ENEGGIATURA VVAL VALENTINA ALENTINA FFERLAN ERLAN IVANO IVAANO DE MMATTEO ATTEO FFOTOGRAFIA OTOGRAFIA VVITTORIO ITTORIO OMODEI OMODEI ZORINI ZORINI MMONTAGGIO ONTAGGIO CONSUE CONSUELOLO CCATUCCI ATUCCI SCSCENOGRAFIA ENOGRAFIA FFRANCESCO RANCESCO FFRIGERI RIGERI COSCOSTUMI TUMI VVAL VALENTINA ALENTINA TAVIANI TAVIANI AIUAIUTOTO REGIA REGIA SIMONE ASTING DIRE DIRECTOR CTOR PINO PE PELLEGRINO LLEGRINO (U.I.C.D) SUONO AANTONGIORGIO NTONGIORGIO SABIA SABIA MUSICHE RANCESCO CCERASI ERASI PRODU PRODUTTORI TTORI EESECUTIVI SECUTIVI FFRANCESCA RANCESCA DI DONNA COCOTTY TTY CHUBB CHUBB OORGANIZZATORE RGANIZZATORE GEGENERALE NERALE LLUCIANO UCIANO LLUCCHI UCCHI PRODO PRODOTTO TTO DDAA RODE RODEOO DRI DRIVEVE CON RRAIAI CINE CINEMA SIMONE SPADA SPPADA CCASTING MUSICHE ORIGINALI ORIGINALI DI FFRANCESCO MA


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