cinema&fiction
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Anno 72 - numero 5/6 ottobre 2019 - 2,00 € 90003
SPECIALE 9 771827 195002
HOLLYWOOD SUL TEVERE Martin Scorsese, Ron Howard, Edward Norton: americani in passerella all’Auditorium PREMI SPECIALI Riconoscimenti a Viola Davis, Bill Murray e John Travolta ALICE NELLA CITTÀ Il mondo visto con gli occhi dei giovani adulti
Tra i film della 14a Festa di Roma c’è il biopic sulla Garland con una Renée Zellweger da Oscar
Judy
La donna dietro la leggenda
Rivista illustrata di cinema e fiction fondata da Alberto Crucillà nel 1948 Autorizzazione del registro n. 473 del 31 ottobre 1948 Direttore responsabile Renato MARENGO renatomarengo43@gmail.com Direttore editoriale Andrea SPLENDORE and.splendore@gmail.com Vicedirettore Luigi AVERSA aversaluigi@gmail.com Art Director Stefano SALVATORI s.salvatori1965@gmail.com Realizzazione Das Designer Agenzia di Servizi Editoriali Piazza Augusto Imperatore, 32 00186 Roma dasdesigner@gmail.com Hanno collaborato Andrea Carli, Francesco Ferri Silvia Gambirasi, Rodolfo Masi Irene Sofi Editore MEMA SRLS Viale Parioli, 63 00197 Roma tel. 06 85353394 Pubblicità settoriale A.P.S. Advertising s.r.l. Via Tor de’ Schiavi, 355 00171 Roma tel. 06 89015166 fax 06 89015167 info@apsadvertising.it www.apsadvertising.it Stampa L’Istantanea srl Via Merulana, 213-214 00185 Roma © Cinecorriere - tutti i diritti di riproduzione sono riservati. L’opinione espressa dagli autori non impegna la Direzione. Tutto il materiale ricevuto, e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito.
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editoriale La Festa compie 14 anni Roma è adolescente
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a quattordicesima edizione della Fe- di fan, ma anche, per fare un po’ di numeri, la sta del Cinema di Roma è per me un partecipazione di ben 25 Paesi diversi, con 37 po’ speciale a livello personale. Si anteprime mondiali e 18 italiane. tratta, infatti, della prima edizione, queE 18 saranno anche i luoghi della kermesse, sta del 2019, che vede ricoprire il ruolo di compreso il carcere di Rebibbia femminile, Presidente da una mia carissima collega, dove andrà in scena lo spettacolo delle deteLaura Delli Colli, alla quale sono legato nute Il postino, dedicato a Massimo Troisi. da grande amicizia sin dagli esordi su agenInoltre, tanta musica nei film in rassegna e zie e giornali. Una crescita meritatissima, anche concerti dal vivo ad accompagnare alnella quale questo ruolo di grande prestigio cune proiezioni. nel mondo del cinema si aggiunge agli altri Anche noi, quindi, in queste pagine diamo che Laura ricopre con grande professiona- spazio alle sette note, elemento ormai fondalità già da diversi anni. mentale come le immagini nel nuovo cinema Diverse le novità di quest’anno, tra que- al di fuori della Festa. Dedichiamo così un ste i “Duelli” fra registi, attori, giornalisti, pezzo alla Giovanna d’Arco di Dreyer con scrittori intorno ad alcuni film e taluni per- la musica eseguita dal vivo. Spazio anche al sonaggi che hanno fatto la storia della Setti- jazz, col Roma Jazz Festival e ParmaJazz. ma arte. Ma anche tante conferme, come - e Usciamo quindi con un numero cartaceo la neopresidente ci tiene moltische distribuiamo alla Festa ma lo simo - gli Incontri ravvicinati pubblicheremo, sfogliabile, anche con personaggi come Bill Murin rete dove, come sempre, trovaray, Viola Davis, Fanny Arte aggiornamenti in tempo reale dant, Olivier Assayas, Ethan tutti i giorni su Cinecorriere.it e Coen, Benicio Del Toro, Bret sulle nostre pagine Facebook. Easton Ellis, Ron Howard, Da sottolineare il successo della Kore-eda Hirokazu, Edward rubrica Che anno è? di Giorgio Norton, Bertrand Tavernier, Cavagnaro, sul rapporto tra film John Travolta, Jia Zhangke. Judy famosi e celebri musiche legate Tanti big del grande schermo La donna dietro all’anno preso “di mira”. la leggenda Renato Marengo che certamente attireranno folle cinema&fiction
Anno 72 - numero 5/6 ottobre 2019 - 2,00 €
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SPECIALE
9 771827 195002
Tra i film della 14a Festa di Roma c’è il biopic sulla Garland con una Renée Zellweger da Oscar
HOLLYWOOD SUL TEVERE Martin Scorsese, Ron Howard, Edward Norton: americani in passerella all’Auditorium PREMI SPECIALI Riconoscimenti a Viola Davis, Bill Murray e John Travolta ALICE NELLA CITTÀ Il mondo visto con gli occhi dei giovani adulti
sommario 14. FESTA DEL CINEMA DI ROMA La Selezione ufficiale di Luigi Aversa
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Premi alla carriera di S.S.
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Incontri ravvicinati di Rodolfo Masi
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Duelli, fedeltà e tradimenti di Andrea Carli
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Rai in Festa di Luigi Aversa
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Alice nella Città di Irene Sofi
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Il postino a Rebibbia femminile di Luigi Aversa
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MIA, il mercato del film di Stefano Salvatori
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Torino Film Festival 37 Verso la nuova edizione di Luigi Aversa
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Marco Giallini Oltre Rocco Schiavone di Silvia Gambirasi
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La Passione di Giovanna d’Arco Il capolavoro del cinema muto sonorizzato dal vivo di Andrea Carli 18 Teatro Ciak Fra palcoscenico e grande schermo di Luigi Aversa 19 Roma e Parma Due città a ritmo di jazz di L.A. e F.F. Festival VRE Il futuro è già qui di Francesco Ferri
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L’americano
è la lingua di Roma Oltre venti titoli in rassegna battono bandiera a stelle e strisce e come sempre alcuni di questi già si candidano a correre per gli Oscar n n n di Luigi Aversa In apertura: The Irishman. Sotto: Judy. Qui accanto: Downton Abbey
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ono ben 25 i Paesi che prendono parte alla 14. Festa del Cinema di Roma, che quest’anno si svolge dal 17 al 27 ottobre, ma la nazione più rappresentata, oltre naturalmente all’Italia, sono gli Stati Uniti d’America. Tra produzioni, coproduzioni, partecipazioni a vario titolo, si contano oltre venti pellicole battenti bandiera a stelle e strisce, distribuite nella Selezione ufficiale, ma anche in Tutti ne parlano, Riflessi, negli Eventi speciali e nelle varie Preaperture.
Del resto, la passione per il cinema d’oltreoceano del direttore artistico Antonio Monda, per la quinta stagione consecutiva alla guida della manifestazione romana, è nota. Non solo vive da venticinque anni a New York, ma ha scritto anche diversi libri sulla storia del cinema americano. Per sottolineare il legame che esiste tra la Festa di Roma e Hollywood, in occasione della presentazione di questa quattordicesima edizione, ha voluto ricordare un dato: «Negli ultimi tre anni, l’O-
Sopra: Il ladro di giorni. A destra: Hustlers - Le ragazze di Wall Street. Qui sotto, da sinistra: Fête de famille, The Jesus Rolls, La prima donna
scar per il miglior film è andato per due volte a pellicole viste alla Festa, Moonlight e Green Book, il primo dei quali presentato addirittura in apertura. È un attestato chiaro e imprescindibile della qualità delle scelte operate e del rapporto di reciproca fiducia che si è stabilito tra il miglior cinema mondiale e la nostra manifestazione: la Festa è diventata il palcoscenico dove passano i film che poi vincono gli Oscar!». E anche quest’anno di film in odore di statuetta ce ne sono diversi. A cominciare da The Irishman, la pellicola più attesa della stagione, diretta da Martin Scorsese e interpretata da una coppia di giganti del cinema mondiale: Al Pacino e Robert De Niro. Il regista, entusiasta della professionalità e qualità dimostrate in occasione del premio alla carriera che qui gli è stato conferito l’anno scorso, ha scelto quindi proprio Roma per presentare il suo nuovo capolavoro.
Ma la sua non è l’unica pellicola importante presentata in questa edizione. C’è per esempio Motherless Brooklyn – I segreti di una città, noir diretto e interpretato da Edward Norton, scelto per la serata di apertura. Da non perdere, poi, per le moltitudini di appassionati della saga tv, la versione cinematografica di Downton Abbey, serie di successo interpretata da un cast notevo-
lissimo e affiatatissimo. C’è poi Pavarotti, il documentario di Ron Howard dedicato al grande tenore italiano, e soprattutto Judy, ritratto della iconica cantante e attrice Judy Garland, che ha recitato in numerose pellicole di successo come Il mago di Oz, È nata una stella e Incontriamoci a Saint Louis. Il film, interpretato da una straordinaria Renée Zellweger, si concen-
Qui sopra: La belle epoque. In basso: Motherless Brooklyn - I segreti di una città
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Premi alla carriera
A Viola Davis e Bill Murray Sopra: Military Wives. A sinistra: Pavarotti. Qui sotto, a sinistra: Run with the Hunted. A destra: Scary Stories to Tell in the Dark
tra sull’ultima tournée londinese dell’artista, una serie di concerti che incantarono il pubblico, nonostante la china discendente ormai presa dalla cantante. Judy è la storia di una donna, così come «parlano di donne», sottolinea Laura Delli Colli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, «anche se diretti da uomini, film come Willow di Milcho Manchevski, anteprima mondiale che mette a fuoco con deliBruce Springsteen in Western Stars, il documentario di Thom Zimny dedicato a The Boss
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catezza e realismo il tema della maternità; oppure come Military Wives di Peter Cattaneo, storia della moglie infelice di un militare freddo e austero». Accanto all’attenzione al femminile, ricordata anche nell’immagine simbolo della Festa, la divina Greta Garbo, e dalla presenza di 19 registe, gli altri grandi temi che attraversano la rassegna: sono la musica, l’ambiente e la sostenibilità. nnn
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ue i premi alla carriera assegnati quest’anno (più uno Speciale a John Travolta), sono quelli a Viola Davis e a Bill Murray. L’attrice statunitense, Oscar come migliore attrice non protagonista per il film Barriere, sarà anche al centro di un incontro ravvicinato con il pubblico in cui ripercorrerà il percorso artistico che l’ha vista eccellere fra cinema, televisione e teatro. «Viola Davis è un’attrice straordinaria, che è riuscita a trasformare la sincerità e la dignità in sublime arte recitativa – ha detto il direttore Antonio Monda – È un grande onore per me, e per tutta la Festa, celebrarne il formidabile talento e la sua profonda umanità». La Davis è stata la prima attrice afroamericana ad aggiudicarsi i premi Oscar, Emmy e Tony. Candidata per tre volte agli Academy, ha vinto nel 2017. Ha inoltre ricevuto due Tony per il suo lavoro in Barriere e King Hedley II. L’Emmy lo ha vinto nel 2015 per Le regole del delitto perfetto. La Festa tributerà il Premio anche a Bill Murray e il riconoscimento gli verrà consegnato dal “suo” regista, Wes Anderson. (S.S.)
Incontri ravvicinati A tu per tu con i grandi del cinema e della cultura
Tra le personalità presenti quest’anno, Fanny Ardant, Ron Howard, Bret Easton Ellis e John Travolta n n n di Rodolfo Masi
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iore all’occhiello delle edizioni passate, anche quest’anno gli Incontri ravvicinati sono un valore aggiunto della Festa del Cinema di Roma, che ne caratterizzano la peculiarità, rimarcando la differenza con altri festival cinematografici. Oltre a quelli con i premiati alla carriera Bill Murray - con Wes Anderson che gestirà in prima persona l’incontro con lui - e Viola Davis, la lista dei grandi artisti che interverranno quest’anno è ancora una volta lunga, variegata e di primissimo livello. Da Fanny Ardant, presente qui a Roma con il film La Belle époque di Nicolas Bedos, a Benicio Del Toro, a Ron Howard, a Kore-eda Hirokazu, del quale si potrà vedere anche una ricca retrospettiva nove titoli - in collaborazione con l’Ambasciata del Giappone e con l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma. Una delle novità degli Incontri ravvicinati di quest’anno è rappresentata dal fatto che gli ospiti tratteranno un tema specifico: Olivier Assayas parlerà ad esempio della Nouvelle Vague, Bertrand Tavernier dei grandi registi francesi che non hanno
fatto parte di quel momento rivoluzionario della storia del cinema, mentre Ethan Coen svilupperà un tema a sorpresa che, conoscendo il personaggio, sarà di sicuro curioso e inusuale. Come ogni anno interverrà poi un grande scrittore a condividere il proprio amore per il cinema: quest’anno sarà lo statunitense
Bret Easton Ellis, l’autore di American Psycho, che analizzerà i più bei film degli anni Settanta. Fra i tanti incontri ravvicinati, infine, ci sarà quello con l’icona John Travolta - presente alla Festa di Roma con il thriller The Fanatic di Fred Durst - che ripercorrerà le tappe della sua straordinaria carriera. nnn
Qui sopra: John Travolta. Sotto, da sinistra: Fanny Ardant, Ron Howard, Bret Easton Ellis
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Fedeltà e tradimenti Duelli e sfide in nome dell’arte Fra le novità di questa 14a edizione ci sono due nuovi format in cui quarantacinque personalità della cultura italiana parteciperanno attivamente alla Festa n n n di Andrea Carli Qui sopra: una scena di Apocalypse Now. In basso, da sinistra: Federico Fellini, François Truffaut, Luchino Visconti
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na delle novità più interessanti di questa 14a Festa di Roma è rappresentata dall’inserimento nel programma di due nuovi spazi: Duel e Fedeltà/Tradimenti. Il primo, il cui titolo è ispirato al film d’esordio di Steven Spielberg, vedrà trenta personalità del mondo artistico, della cultura e dello spettacolo sfidarsi davanti al pubblico, confrontando opinioni divergenti su temi legati al cinema, ai suoi protagonisti, alle sue storie, celebrando artisti e opere che rivelano una visione del cinema contrapposta. Avremo così, ad esempio, Fellini contro Visconti, con Emiliano Morreale dalla parte del primo e Caterina D’Amico del secondo; Godard, dife-
so da Giona A. Nazzaro contro Truffaut, di cui prenderà le parti Nicola Giuliano. Poi Il buono il brutto e il cattivo (Nicola Guaglianone) contro C’era una volta in America (Gabriele Mainetti); Il cacciatore (Walter Veltroni) contro Apocalypse Now (David Grieco); Garrone (Federico Pontiggia) contro Sorrentino (Malcom Pagani); e perfino un confronto tra serie cult: Lost (Gabriele Niola) contro Il trono di spade (Jacopo Mosca). Nel format Fedeltà/Tradimenti quindici noti scrittori italiani e internazionali analizzeranno e commenteranno la trasposizione cinematografica di celebri opere letterarie, cercando di misurare il grado di adesione fedele al testo
o al contrario le libertà narrative. Tra gli altri, Melania Mazzucco parlerà de L’ultimo dei Mohicani, Valerio Magrelli di Ombre Rosse, Luca Barbareschi degli adattamenti da David Mamet, Pierluigi Battista del Dottor Zivago, Francesco Piccolo di Non lasciarmi, Fabrizio Gifuni di Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana. Il programma di entrambi i format si svolgerà per la maggior parte presso il Macro Asilo, nuova location della Festa del Cinema. Altri appuntamenti si terranno al Palazzo Altemps – Museo Nazionale Romano, Palazzo Merulana, MAXXI e Auditorium Parco della Musica. A conferma del fatto che la Festa si apre sempre di più a tutta la città. n n n
Tutti i canali Rai all’Auditorium Parco della Musica La Tv di Stato anche quest’anno è main media partner della Festa Da Cinematografo a Hollywood Party, tutto l’evento minuto per minuto
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nche quest’anno, il legame tra la Rai e la Festa del Cinema di Roma si conferma molto stretto. Oltre ai film, ai documentari e ai cortometraggi coprodotti da Rai Cinema presenti nella Selezione ufficiale e in Alice nella Città - tra gli altri Il ladro di giorni di Guido Lombardi, Tornare di Cristina Comencini, Il peccato di Andrei Konchalovsky - la Tv di Stato accompagna con le sue telecamere e i suoi microfoni tutta la manifestazione, documentandola e raccontandola momento per momento, anche in qualità di main media partner dell’evento Rai Movie sarà ancora una volta la Tv della Festa del Cinema, proponendo i momenti più significativi in quattro appuntamenti di seconda serata. Livio Beshir si collegherà direttamente dal red carpet e le immagini andranno in diretta streaming sul sito Raimovie.it. Ma anche le altre testate garantiscono il loro impegno quotidiano: il Tg1 si collegherà con l’Auditorium nelle varie edizioni della giornata; il Tg2 seguirà l’evento anche con il magazine Tg2 Italia e con le rubriche Cinematinée e Week End; il Tg3 coprirà gli appuntamenti con servizi in diretta e con una puntata monografica della rubrica Fuorilinea; Rai
n n n di Luigi Aversa
News24 seguirà la Festa in diretta dal red carpet e con la rubrica Week End al cinema. Ma il resoconto più dettagliato della manifestazione come sempre e come per tutte le grandi rassegne (Venezia, Cannes, Berlino, Torino) sarà quello di Cinematografo, la rubrica di tarda serata di Raiuno ideata e condotta da Gigi Marzullo. Per tutta la durata della kermesse appuntamenti speciali ogni sera con tanti ospiti in studio e in collegamento dall’Auditorium.
Anche Rai Radio sarà presente al Parco della Musica. Radio1 seguirà la Festa con servizi nei Gr e con la rubrica Sciarada. Non mancherà poi Hollywood Party, la storica trasmissione di cinema di Radio3: i conduttori Enrico Magrelli e Dario Zonta dialogheranno tutti i giorni, alle 19.00, con i protagonisti di questa edizione, in diretta dallo stand Rai allestito presso l’Auditorium, uno spazio aperto al pubblico a pochi metri dal tappeto rosso. nnn
Sopra: Gigi Marzullo durante una puntata di Cinematografo. Sotto, da sinistra: Enrico Magrelli con l’attore Stanley Tucci a Hollywood Party, Adele Ammendola del Tg2, Livio Beshir, inviato di Rai Movie sul red carpet
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Alice nella Città
La tenacia dell’innocenza Oltre ai 12 film del Concorso Young Adult, in rassegna 7 eventi speciali, 3 serie, 12 film in Alice Panorama e altrettanti in Panorama Italia, più altre 5 pellicole fuori concorso e 30 corti n n n di Irene Sofi
«I
film di quest’anno ci sembra non siano soli», affermano Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, al timone anche di questa XVII edizione di Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma. «Sono collegati da innumerevoli fili che si legano e completano l’un l’altro: abbracciano generi, decenni e Paesi d’origine diversi; visti insieme generano una relazione fortissima tra l’immaginario, il mondo e la vita, mettendo in scena tutta la tenacia dell’innocenza». Dopo Maleficent - Signora del Male - evento di preapertura della rassegna che il 7 ottobre ha portato nella Capitale due star di fama mondiale come Angelina Jolie
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In apertura: Beyond the Horizon. Qui sopra: Cleo
e Michelle Pfeiffer - Alice nella Città presenta un programma di anteprime assolute ed esordi alla regia. Dodici sono le opere del Concorso Young Adult. C’è il documentario di Emanuele Gerosa, One More Jump, in cui i ragazzi del Gaza Parkour Team sognano di partire all’avventura. L’attivista iraniana Mahnaz Mohammadi, con Son-Mother affronta la situazione femminile nell’attuale Iran. Beyond the Horizon di Delphine Lehericey è una storia d’identità in cui un bambino deve crescere in fretta se vuole resistere agli stereotipi maschilisti. Sunburned di Carolina Hellsgård è il racconto di una stagione in cui tutti noi ci siamo sentiti veramente liberi, dove gli adulti non sono contemplati.
Sopra: La famosa invasione degli orsi in Sicilia. A destra: Don’t Forget to Breathe. Sotto, da sinistra: Lola, One More Jump, Perfect 10
Nel film di Martin Turk Don’t Forget to Breathe, tra vicende quotidiane, passioni e pomeriggi di giochi, emergono i segreti di un’estate. Nella pellicola dal sapore autobiografico di Sarah Suco The Dazzled la protagonista Camille rivendica la sua libertà da una comunità cattolica, che mette in dubbio i suoi desideri e la sua vita sociale. Mentre la Leigh di Perfect 10 diretto da Eva Riley si ritrova a un bivio tra i suoi sogni da ginnasta e un esaltante nuovo mondo adolescenziale, rigorosamente privo di adulti. In Lane 4 di Emiliano Cunha le apparenze ingannano. La Cleo del film di Eva Cool usa il corpo come strumento d’indagine per raccogliere la memoria di un ricordo che le ha lasciato cicatrici profonde. Lola di Laurent Micheli usa il road-movie per raccontare il viaggio di un padre e di sua figlia, che metterà a confronto il fallimento di una vita familiare. I legami di sangue attraversano l’opera prima di Mario Piredda,
L’agnello, che segue la storia di Anita, una ragazza di sedici anni che lotta in una Sardegna ruvida e autentica contro la malattia di suo padre. Ultimo, ma non meno importante, l’abbagliante film d’animazione di Lorenzo Mattotti, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, esordio nel lungometraggio del più grande illustratore italiano, che riprende l’omonima fiaba di Buzzati del 1945. Fra gli eventi speciali e fuori
concorso, spiccano La giovane età di Luc e Jean-Pierre Dardenne; Ailo - Un’avventura tra i ghiacci, primo lungometraggio firmato da un grande autore di documentari sugli animali, Guillaume Maidatchevsky; La famiglia Addams in stop-motion diretto da Greg Tiernan e Conrad Vernon; Il giorno più bello del mondo con Alessandro Siani; Light of My Life, firmato dal premio Oscar Casey Affleck. nnn
Qui sopra, da sinistra in senso orario: Son-Mother, Sunburned, The Dazzled
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La Festa diffusa A Rebibbia femminile fra cinema, teatro e poesia
La kermesse si sposta in periferia ed entra in carcere. Il 26 ottobre omaggio a Troisi con lo spettacolo Il postino, interpretato dalle attrici detenute della compagnia Le Donne del Muro Alto n n n di Luigi Aversa Sopra: Philippe Noiret e Massimo Troisi in una scena del film Il postino di Michael Radford. Sotto, da sinistra: Francesca Tricarico, regista della compagnia “Le donne del muro alto”; Teresa G. e Annalisa D., attrici detenute della sezione Alta Sicurezza; la locandina dello spettacolo
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ono ben diciotto le location di questa 14a edizione della Festa del Cinema di Roma. La manifestazione si diffonde in tutta la città, come auspicato e promesso da Antonio Monda sin dal suo primo mandato come direttore artistico. E tra i luoghi della Festa c’è anche il carcere. Accanto al consolidato Rebibbia Festival - proiezioni, incontri, laboratori che coinvolgono la popolazione reclusa e si svolgono fra l’Auditorium del carcere e l’Auditorium del MAXXI - la Festa si affaccia anche nella Casa Circondariale femminile di Rebibbia.
Le attrici detenute della comopagnia Le Donne del Muro Alto, guidate dalla regista Francesca Tricarico, rendono omaggio a Massimo Troisi con la messa in scena de Il postino. Un testo, Il Postino di Neruda, che le detenute hanno sentito da subito molto vicino grazie alla versione cinematografica di Michael Radford. Un commovente Massimo Troisi è Mario Ruoppolo, un uomo in cerca d’amore che sogna di evadere dalla quotidianità, proprio come le detenute. Mario scopre che la poesia può rendere la sua vita meno grigia e che è lì a portata di mano, è dentro di lui. E così
anche il carcere, con i suoi rumori e le sue sbarre può divenire poesia nel sentire di queste donne. Racconta Francesca Tricarico: «Il postino, visto in carcere, è stato una rivelazione più poetica che altrove. Le speranze, i sogni del postino, metafore dei desideri delle detenute; i dubbi, l’esilio di Neruda delle attese e reclusione di queste donne. La delicatezza con cui il film racconta come la poesia possa svelarsi “a un animo predisposto a comprenderla” ha risuonato con prepotenza tra le mura di Rebibbia, dove la necessità di bellezza è uno strumento di sopravvivenza». nnn
MIA 2019 L’industria dell’audiovisivo
si dà appuntamento a Roma Dal 16 al 20 ottobre produttori e distributori di tutto il mondo tornano nella Capitale per un evento che si è affermato come il più importante mercato in Italia per numero di presenze n n n di Stefano Salvatori Qui sopra: una scena de La dea fortuna, il nuovo film di Ferzan Ozpetek. Sotto, da sinistra: Sergio Castellitto ne Il cattivo poeta, Marco D’Amore ne L’immortale e John Malkovich in Valley of the Gods, tutti titoli presentati al Mercato
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IA, ovvero il Mercato Internazionale Audiovisivo è un appuntamento ormai imperdibile nelle agende di chi si occupa di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva. Anche quest’anno l’evento torna assieme alla Festa del Cinema di Roma, accompagnando in parallelo i primi giorni della kermesse, dal 16 al 20 ottobre. Il MIA, nel corso degli anni, si è affermato come il più importante mercato in Italia per numero di presenze e risultati delle attività: gli esportatori di prodotto italiano ritengono che, dopo sole quattro edizioni, già rappresenti il 25%
delle vendite e del business annuale, mentre i produttori lo considerano ormai un evento da non perdere per le coproduzioni e lo sviluppo di progetti globali, soprattutto alla luce del dato rilevante che vede il 50% dei progetti qui presentati già pienamente realizzato. Ferzan Ozpetek, Sally Potter, Franco Maresco, Edoardo De Angelis, Beppe Fiorello, Lucio Pellegrini, Alessio Cremonini, Toni D’Angelo, Marco D’Amore e Alessandro Rak sono alcuni degli ospiti di questa edizione 2019, una “quattro giorni” ricca di appuntamenti in cui il MIA
presenterà oltre 200 prodotti nuovissimi delle stagioni 2020-2022 per un valore complessivo di 700 milioni di euro. Ai 107 film (di cui 38 italiani) negli screenings della sezione Film, ai 250 episodi di serie televisive presentati di cui oltre il 50% italiani e alle 97 anteprime internazionali di cui 80 italiane, si aggiunge la presentazione di 47 progetti da 25 Paesi, tra film, serie televisive e documentari, per un valore totale di 120 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere la co-produzione, il finanziamento e la diffusione dei più importanti contenuti. nnn
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Torino Film Fest 37 Un festival chiamato desiderio
37a edizione dal 22 al 30 novembre
A un mese circa dall’inizio, annunciate le linee guida e il guest director, Carlo Verdone. Apertura con Scarlett Johansson n n n di Luigi Aversa
M
anca poco più di un mese alla 37a edizione del Torino Film Festival, che si terrà dal 22 al 30 novembre, e già si delineano le linee guida dell’evento. Oltre all’omaggio a Mario Soldati e la scelta del guest director, che quest’anno sarà Carlo Verdone - il quale presenterà i film della sua sezione Ordet, Buon compleanno Mr. Grape, Divorzio all’italiana, Oltre il giardino e Viale del tramonto - è stato annunciato lo speciale focus di TFFdoc che ruota intorno al “desiderio”. I film proiettati iniziano con l’assassinio che De Sade fa del desiderio nel film di Albert Serra Liberté. Desiderio che ritroviamo nella determinazione che travolge i generi di Indianara, diretto da Aude Chevalier-Beaumel e Marcelo Barbosa; negli sguardi curiosi di Delphine et Carole di Callisto McNulty; nei canti d’amore degli uomini di Lonely Rivers, diretto da Mauro Herce, e dell’asino Yoda negli Holy Days di Narimane Mari; nella tensione di Heimat ist ein raum aus zeit di Thomas Heise; nel desiderio infinito di fidarsi dell’Altro che pervade Mi sono innamorato
di Pippa Bacca, diretto da Simone Manetti. La retrospettiva scelta dalla direttrice Emanuela Martini prende le mosse dall’eloquente titolo Si può fare!, che è ciò che esclama il dottor Frankenstein di fronte agli appunti del nonno sulla possibilità di dare nuova vita ai morti. Si tratta quindi di un omag-
gio all’horror classico dal 1920 al 1970, da Il gabinetto del dottor Caligari a La notte dei morti viventi. Una selezione di 35 titoli che hanno dato corpo e volto a paure ed emozioni. Ad aprire TFF37 è Jojo Rabbit di Taika Waititi, satira del nazismo e dei suoi miti, interpretata da Scarlett Johansson. n n n
Sopra: Sam Rockwell e Scarlett Johansson in Jojo Rabbit. Sotto, da sinistra: Carlo Verdone, Delphine et Carole, Mario Soldati
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Marco Giallini
Tra cinema, fiction tormenti e passioni L’attore romano si racconta a ruota libera: dal ruolo di Rocco Schiavone in tv, ai tanti film utili... e “inutili” girati, al dramma per la morte della moglie, al suo rapporto con la fede n n n di Silvia Gambirasi
«L
Marco Giallini nei panni di Rocco Schiavone. In apertura, con Mastandrea e Renato Scarpa in Domani è un altro giorno
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a malinconia? Fa parte dell’essere umano e di malinconia il mio Rocco Schiavone ne ha da vendere». A parlare così è Marco Giallini, attore dissacrante, provocatore, politicamente scorretto, proprio come il poliziotto che interpreta in tv. Nonostante, o forse “grazie”, alla sua schiettezza, che lo induce per gioco, pure con la stampa, a incedere in un turpiloquio tra il comico e il surreale, Marco è amatissimo da pubblico e critica. La fiction Rocco Schiavone, dove è, per la terza stagione, il
vicequestore di polizia nato dalla fantasia di Antonio Manzini, piace molto ai telespettatori, a dispetto della messa in onda su Raidue, che non è certo rete di grandi numeri. D’altra parte, siccome Rocco è allergico alle regole e incline al vizio del fumo e delle canne, non poteva certo andare in scena su Raiuno. E non è finita qui. Schiavone si porta dietro il dolore per la perdita della moglie, così come Giallini, che ha visto spegnersi la propria sotto i suoi occhi nel 2011. È un evento, questo, su cui comprensibilmente non ama
indugiare. A chi, tanto per infilare il coltello nell’ovvietà, oltre che nella piaga, gli chiede cosa prova interpretando un personaggio che ha vissuto il suo stesso dramma, risponde: «Cosa provo? Sto male, c...o, ma come volete che stia? Mi chiedete sempre la stessa cosa e io vi rispondo sempre che sì, forse io e Rocco siamo simili, a parte il fatto che io mia moglie l’ho persa in modo brutto, guardandola e lui no. Beh, così ti rode un po’. A parte questo, io sono un attore, un professionista e cerco di fare cinema».
Qui sotto: Giallini in Rocco Schiavone. A destra: l’attore all’Isola del Cinema 2019 per una premiazione assieme alla conduttrice della serata Carolina Rey
Marco, però Schiavone, rispetto a te, non ha figli. «Già, quindi forse soffre di meno o di più, non saprei». Riguardo alle polemiche sul fumo cosa pensi? «Anch’io fumo, il vizio me lo ha passato mio padre, che fumava come un turco. Se non fumassi, camperei di più, lo so. Ma fumo». Pensi che in questa serie Rocco si sia evoluto? «Semmai involuto. È sempre più solo e più Schiavone». Nella fiction è stato tradito, tu potresti perdonare un tradimento? «No, io porto rancore e pure Schiavone. Ovviamente parlo di tradimento della fiducia, non di cavolate. Per me se tradisci la fiducia, vai a fare in c..o». Anche in amore? «Ma che amore, cosa, verso chi? Sempre con questo cliché». Qual è il tuo rapporto con la religione? «Eccolo (mostra un crocifisso che ha al collo, ndr). Ci parlo e non ci parlo. Non ho un rapporto forse perché credo o non credo. Dio non c’è ma è necessario... domanda bellissima, ma inutile». Però il crocifisso lo porti. «Lo indosso perché è rock. Ahò, io so di Casal Bertone (quartiere alla periferia di Roma, ndr). Se ad esempio ti dico “li mortacci tua” non è per offendere, ma è quasi
un intercalare (sorride, ndr)». Sappiamo che ai poliziotti piace molto Coliandro, vale lo stesso per Rocco Schiavone? «Non credo e non mi risulta. Quanto a Coliandro, confesso che non mi sarebbe dispiaciuto interpretarlo, ma è diverso da Rocco, non ha il suo tormento». Al pubblico giovane Schiavone piace, però, non puoi negarlo. «E chi lo nega? Confermo. E piace pure alle donne. Acchiappo anche se non sono bello: c...o, se ero bello che facevate...». Confermi di essere un grande appassionato di rock? «Non solo appassionato, sono uno dei primi dieci conoscitori di rock di questo Paese, conosco gruppi undrerground finlandesi, norvegesi, svedesi. Suono, la batteria, recentemente ho suonato con De Gregori, la gente all’inizio non mi riconosceva. Ho visto i Clash per la prima volta che avevo 15 anni (Giallini è del 1963, ndr), ricordo che Raf, il cantante pop, faceva loro da spalla...». Altra tua passione forse meno nota: la boxe. Com’è nata? «Noi degli anni ‘60 avevamo questa passione, ma era un pugilato sano, non come oggi in cui il principale scopo è fare male». I tuoi figli che dicono quando ti vedono in tv? «Per il piccolo, Diego, sono il più grande attore europeo, giu-
sto un pizzico dietro a DiCaprio (ride, ndr). Si interessano molto di cinema. Rocco, il maggiore, studia cinema, lettere e filosofia, l’altro fa il quarto ginnasio». Se volessero seguire le tue orme? «Che m’importa, facessero ciò che desiderano. Siamo molto uniti, stiamo sempre insieme. Sono il classico padre che non dorme finché non sono tornati a casa». Non temi di rimanere incastrato nel personaggio di Schiavone? «Ho girato 57 film, più della metà inutili, qualcuno bello, non temo etichette. Comunque è ancora la terza serie, c’è tempo per essere stanchi». Ce ne sarà una quarta? «E io che ne so? Mica comando io in Rai. Però se Manzini continua a scrivere così bene... Come dirgli di no?». nnn
Qui sopra: Marco Giallini sul palco dell’Isola del Cinema 2019. Più in alto: con Gianmarco Tognazzi, Alessandro Gassmann, Ilenia Pastorelli ed Edoardo Leo in una scena di Non ci resta che il crimine
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Cineconcerto La Passione di Giovanna d’Arco Un capolavoro suonato dal vivo
Il mondo interiore della Pulzella d’Orléans rivive attraverso la musica di Corrado Nuccini e Xabier Iriondo, per la prima volta insieme per sonorizzare il film di Carl Theodor Dreyer n n n di Andrea Carli Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) e Xabier Iriondo (Afterhours), per la prima volta insieme sul palco per sonorizzare live un capolavoro del cinema muto: La Passione di Giovanna d’Arco del regista danese Carl Theodor Dreyer
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n esperimento singolare che ha avuto una sua prima uscita pubblica lo scorso 3 ottobre a Villa Medici a Roma. Viene poi riproposto il 18 nel Complesso Monumentale Chiesa di Sant’Oliva di Cori per la rassegna Inkiostro; quindi il 26 a M9 museo del ‘900 di Mestre per Soundyard; e infine il 22 novembre all’Auditorium Loria di Carpi, nell’ambito de Le maschere del Suono. Parliamo de La Passione di Giovanna d’Arco del regista danese Carl Theodor Dreyer, sonorizzato dal vivo da Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) e Xabier Iriondo (Af-
terhours), per la prima volta insieme sul palco per questo capolavoro del cinema muto. Un esperimento che non è una proiezione, né un concerto, ma un’intensa rappresentazione dove le immagini si specchiano nella musica e raccontano un grande poema cinematografico sull’eroismo. Il mondo interiore di Giovanna d’Arco rivive attraverso la musica dell’inedito duo, che produce una sonorizzazione potente e drammatica, che alterna momenti di melodia a silenzi e rumore, prendendo ispirazione da linguaggi musicali che vanno dall’ambient alla musica sciama-
nica e tribale, dal neoclassicismo al rumorismo novecentesco. La Passione di Giovanna d’Arco (1928) racconta il processo alla Pulzella d’Orléans avvenuto il 30 maggio 1431 a Rouen. Forte della memorabile performance di Renée Falconetti, i cui occhi riescono a parlare, a urlare, a sorridere nonostante l’assenza di parole, il film è passato alla storia per la scelta di Dreyer di utilizzare quasi esclusivamente primi e primissimi piani, attraverso i quali descrive la complessità morale dei protagonisti, sondando le profondità spirituali della fede, dell’amore e della morte. n n n
Al Teatro Ciak Gialli, thriller e commedie d’autore Il grande cinema è in palcoscenico
Dalla scena al grande schermo e ritorno: sulla ribalta dell’arena romana nella stagione 2019-2020 arrivano tanti titoli con trascorsi cinematografici di successo. Grandi testi per interpreti d’eccezione n n n di Luigi Aversa In apertura: Cochi Ponzoni, Erika Blanc, Giuseppe Pambieri e Paola Quattrini in Quartet. In basso, da sinistra: Nino Formicola e Max Pisu (La cena dei cretini); Maurizio Micheli in Uomo solo in fila (919 gennaio); Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio in Notte di follia (1215 marzo)
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uello fra il palcoscenico e il cinema è uno scambio che nel tempo non si è mai interrotto. In alcuni casi poi, questo dialogo si fa fittissimo e proficuo, come accade ad esempio sul palcoscenico del Ciak - teatro romano situato sulla Via Cassia, a poche centinaia di metri dalla Tomba di Nerone - che nel suo cartellone presenta diversi lavori scritti per il palcoscenico, esaltati dal grande schermo e poi tornati sulla scena. Nel programma della stagione 2019-2020 del Teatro Ciak troviamo così un trittico di gialli che hanno avuto un enorme successo
sulla ribalta cinematografica: Nodo alla gola, Delitto perfetto e La scala a chiocciola. I primi due, scritti rispettivamente da Patrick Hamilton e Frederick Knott sono noti al grande pubblico per i film diretti da Alfred Hitchcock nel 1948 e nel 1954 (Delitto perfetto è stato anche rifatto da Andrew Davis nel 1998), il terzo, tratto da un romanzo di Ethel Lina White, grazie alla pellicola del 1946 di Robert Siodmak. Sul palcoscenico del Ciak Nodo alla gola, regia di Raffaele Castria, è in cartellone dal 17 ottobre al 3 novembre; Delitto perfetto, regia di Anna Masullo, dal 14 di-
cembre al 6 gennaio; La scala a chiocciola, sempre per la regia di Anna Masullo, dall’8 febbraio all’1 marzo. Hanno trascorsi filmici anche Quartet di Ronald Harwood, debutto alla regia di Dustin Hoffman nel 2012, e La cena dei cretini, scritto e diretto da Francis Veber nel 1998. Al Ciak saranno in scena, il primo, interpretato da Giuseppe Pambieri, Paola Quattrini, Cochi Ponzoni ed Erika Blanc, per la regia di Patrick Rossi Gastaldi, dal 14 al 17 novembre; il secondo, con Nino Formicola e Max Pisu, dal 23 gennaio al 2 febbraio. nnn
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Roma Jazz Festival Migrazioni e integrazione Per un mondo senza confini
Chiusa la Festa del Cinema, all’Auditorium torna la grande musica. Un cartellone ricco di grandi nomi, da Archie Shepp a Dianne Reeves, da Carmen Souza a Paolo Fresu n n n di L.A. Qui sopra: Archie Shepp e Dianne Reeves. Sotto, da sinistra: Carmen Souza; Ismaele Mbaye, in concerto il 9 novembre; Mare Nostrum (Paolo Fresu, Richard Galliano, Jan Lundgren)
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o borders. Migration and integration è il titolo dell’edizione 2019 del Roma Jazz Festival, la più importante rassegna jazz della Capitale, che quest’anno si svolge dal 1° novembre al 1° dicembre all’Auditorium Parco della Musica, pochi giorni dopo la chiusura della Festa del Cinema. Nato nel 1976, nell’ambito dell’Estate romana, vent’anni più tardi, nel 1996, si è trasformato in un festival autunnale. Negli anni ne sono stati protagonisti tutti i più grandi nomi, da Dizzy Gillespie a Miles Davis, da Gato Barbieri a Gerry Mulligan, da
McCoy Tyner a Wayne Shorter, per quasi mille concerti nell’arco delle 33 edizioni. Quest’anno il gigante di turno è Archie Shepp, in concerto lunedì 11 novembre. Il programma 2019 è pensato per indagare come oggi la musica jazz, nelle sue articolazioni geografiche e stilistiche, rifletta una irresistibile spinta a combattere vecchie e nuove forme di esclusione. Nato come sintesi di fenomeni drammatici, come la tratta degli schiavi e le conseguenti discriminazioni razziali, il jazz è un linguaggio universale, capace di rispondere creativamente alle domande e alle tensioni suscitate
da tematiche come confini, migrazioni e integrazione. Così il tema dell’edizione, No borders, si manifesta subito nei concerti che aprono il festival, quelli dei mediterranei Radiodervish e dei londinesi multietnici Kokoroko. Ma anche in quello che lo chiude: Mare Nostrum, ensemble composto da Paolo Fresu, tromba; Richard Galliano, fisarmonica; Jan Lundgren, pianoforte. Fra gli appuntamenti da non perdere, sabato 2 novembre Dianne Reeves e venerdì 29 novembre, Carmen Souza, per un viaggio fra Capo Verde, Angola, Mozambico, Brasile, Cuba e Usa. n n n
ParmaJazz 2019 Antiche presenze, futuri misteri
Oltre le frontiere della musica Dal 25 ottobre, oltre un mese di programmazione, fino ai primi di dicembre, per una manifestazione che mescola produzione, grandi ospiti e formazione n n n di Francesco Ferri Qui sopra: Arve Henriksen. Sotto, da sinistra: Andrea Grossi Blend 3, Morten Halle, Pedro Melo Alves, Roberto Bonati
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armaJazz Frontiere Festival è ai nastri di partenza e, come da ventiquattro edizioni a questa parte, la città emiliana diventa centro del mondo: grandi ospiti e nuovi talenti per un festival che resiste indefesso a disegnare i tratti del jazz di oggi e di domani. E che, non a caso, ha scelto, per quest’anno, il titolo emblematico di Antiche Presenze, Futuri Misteri. Fra gli artisti che, sul filo della passione e dell’inventiva del suo direttore artistico Roberto Bonati, animeranno di note questo appuntamento con la ricerca e la contaminazione ci sono Ar-
ve Henriksen, il Trio Mediæval, il progetto svevo-giapponese dei Trees of Light. Spazio anche alle giovani generazioni con Pedro Melo Alves, Pedro Branco, Gabriele Fava Group, Andrea Grossi con il suo Blend 3 e Roberta Baldizzone White Quartet. Fra i grandi ospiti ci saranno anche Tor Yttredal e Morten Halle. Mario Piacentini presenterà il progetto Kryptikós. E poi: Kudsi Erguner, uno dei più importanti suonatori di flauto ney, e Pierre Rigopoulos alle percussioni. L’appuntamento con la Stanza per Caterina sarà affidato ad Areni Agbabian,
pianista, cantante e compositrice americano-armena. Tra le nuove produzioni il nuovissimo solo di chitarra di Vincenzo Mingiardi. Infine Luca Perciballi. Tornano anche due appuntamenti storici: l’improvvisazione di Bonati con la sua Chironomic Orchestra e, pensato per i più piccoli, Cartoons. Infine, il concerto dell’European Academy Ensemble, che quest’anno vedrà incontrarsi gli allievi dell’Academy of Music and Drama di Göteborg, la Faculty of Performing Arts di Stavanger, la Norwegian Academy of Music di Oslo, oltre al Conservatorio Arrigo Boito. nnn
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VRE a Roma
Virtual Reality Experience Dal 5 al 9 novembre il primo appuntamento italiano interamente dedicato alla tecnologia e al linguaggio immersivo n n n di Francesco Ferri
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e nuove tecnologie aiuteranno a pensare possibile una società inclusiva in cui non ci siano limiti e barriere? Se lo chiede VRE - Virtual Reality Experience, pronto a debuttare nella sua prima edizione a Roma all’Ex Caserma Guido Reni dal 5 al 9 novembre. Cinema, scienza, medicina, cultural heritage, sociale: per un appuntamento di grande ambizione e dal programma ricchissimo. Un osservatorio aperto su un mondo dove la realtà coincide con il desiderio e dove l’unico limite può essere l’immaginazione. E così, indossato un visore, ci immergeremo nella polifonia a 360 gradi di Drumpossible di Omar Rashid e di Playing Together, interpretato dal compositore Giovanni Allevi, e con Bonfire e Crow: the Legend, dei produttori di Madagascar e narrato dalla voce di John Legend, entriamo nel mondo dell’animazione virtuale. Opere VR provenienti dai più im-
portanti festival internazionali, il gaming come strumento raffinato per la valorizzazione del patrimonio culturale, le Talk con alcune tra le voci più autorevoli del settore, le VR Experiences internazionali, le performance live fra teatro, pittura e musica e il loro incontro con la VR. «Siamo alla prima edizione - ci spiega Mariangela Matarozzo - e non abbiamo la presunzione di esaurire il racconto delle Realtà estese (Xr) oggi. Sicuramente il nostro intento è far capire come, lungi dall’essere appannaggio del puro intrattenimento, le tecnologie immersive siano risorse preziose in ogni ambito del nostro quotidiano con un impatto inclusivo ed etico». In programma anche alcuni esperimenti Made in Italy in chiave 360: La Mia Battaglia di Elio Germano e Chiara Lagani con Omar Rashid, il suggestivo Antropocene - L’epoca umana, una finestra sull’impatto dell’uomo sulla Terra nell’ultima versio-
Scenografia Italia
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ne in VR, e ancora l’unico film italiano selezionato nell’ambito di Venice Virtual Reality - Biennale VR 2019, VR Free (We are free) di Milad Tangshir, un’esplorazione immersiva negli spazi della detenzione che riprende frammenti di vita all’interno del carcere di Torino. Prezioso il contributo della svizzera Melodie Mousset con HahnaHana e di interesse The Forest, diretto e creato da Kelsey Boncato e Daniel Oldha, che invita a perdersi in una foresta animata. Spazio alla convivenza sociale, al dialogo interculturale con la presenza della CSER Foundation, con i progetti di Save the Children, Medici sennnn za Frontiere, AICS.
Qui sopra: un’immagine relativa ai lavori presentati al VRE - Virtual Reality Experience di Roma
etti due fratelli esperti di turismo, Massimo e Maurizio Micangeli. Metti un mercato del luxury in crescita che manca, però di un’offerta adeguata. Mescola bene e ne nasce The Grand House, un progetto visionario che mette in contatto i proprietari delle case più belle con i viaggiatori più esigenti e che ha aperto una cordata di investitori che vanno dal più piccolo appassionato di equity crowdfunding (con Mamacrowd) a personaggi del mondo del cinema e del jetset come Kasia Smutniak, Domenico Procacci e Gigi Buffon. Case da sogno, scenografie naturali dense di storia e di bellezza. Nei progetti di questa collezione di eccellenze di casa nostra anche location per set cinematografici. Stiamo insomma riscoprendo che le bellezze di casa nostra possono essere un vero e proprio tesoretto. (F.F.)