TRADING
Una guida per chi ritiene il trading una propria filosofia di vita
e SHOW v li n. 7 - luglio/agosto 2011
P.I.I.G.S. Come aggiustare i Credit Spreads di E. Pegoraro
Dieci ottimi motivi per operare in opzioni di P. Oliveri
Il prezzo dell’oro e il fenomeno “compro oro� di C. Vallotto
Divieto di vendite allo scoperto di S. Gaziano
Ri - rimbocchiamoci le maniche di A. Facchini
Default della Grecia, le conseguenze di finanzaeinvestimenti.it
Non si dice piacere
Emozioni matematiche di C. Zanetti
di A. Presutti
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editoriale
Difficile commentare quello che sta accadendo... Tante cose sono cambiate in questi due mesi.. In questo numero non voglio parlare di trading ma fare alcune considerazioni a mente aperta.. In questi ultimi mesi l’attacco all’euro è stato forse l’evento finanziario di maggior rilievo... quali siano le motivazioni, da chi sia condotto questo disegno e quale scenario ci porterà ad affrontare nel prossimo futuro nessuno può prevederlo...
di Andrea Renault
Tante parole sono state spese dai media per giustificare la debolezza dei mercati finanziari; è una crisi che nostro malgrado siamo costretti a subire sulla nostra pelle per l’incompetenza, il menefreghismo e lo scarica barile dei governi , che anzichè ricorrere a riforme strutturali che possano invertire la discesa che ci sta portando verso una nuova e più dolorosa recessione creando occupazione e rilanciando i consumi, elementi questi fondamentali per una ripresa economica, pensano bene di aumentare tasse, ecc con manovrine una tantum che altro non servono se non ad alimentare preoccupazione e sfiducia... I media da un paio di mesi ci propinano continuamente il valore dello spread BTP - BUND , ce lo disegnano come lo spauracchio che turba i nostri sonni ed ogni giorno se aumenta c’è da preoccuparsi per la nostra economia ecc.. ma cos’è questo spread? il termine spread rappresenta un concetto molto semplice, è la differenza di rendimento in un dato momento fra btp e bund, trattasi comunque di una parametrazione relativa. Lo spread lo misuriamo in punti ma il rendimento in percentuale, nel linguaggio tecnico 100 punti sono sinonimo di 1% e 125 punti di 1,25%: quindi quando si dice che lo spread è di 350 punti diciamo solo e soltanto che il btp rende il 3,5 % in più del bund senza però dire nulla su quale sia il rendimento dei titoli. Altra considerazione: la nostra “ venerata “ Consob ovvero l’istituto di vigilanza che dovrebbe “ vigilare “ sul normale comportamento delle contrattazioni della Borsa Italiana ha pensato bene di varare un provvedimento restrittivo per le vendite allo scoperto......ma in passato e tutti lo hanno vissuto sulla propria pelle, tali divieti hanno solo portato ulteriori vendite da parte della speculazione che ha palesemente interpretato tale provvedimento come un chiaro segnale di debolezza e di difficoltà alimentando così le aspettative di ulteriori ribassi utilizzando poi strumenti alternativi per aggirare i provvedimenti restrittivi.. Tornando a noi, c’è solo da augurarsi un futuro con meno chiacchere e più concretezza.... Buon trading!!
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TRADING LIVE SHOW
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NUMERO 7
luglio - agosto 2011 in attesa di registrazione
Coordinatore progetto Andrea Renault Collaboratori Paolo Oliveri, Salvatore Gaziano, David Carli, finanzaeinvestimenti.it, Carlo Vallotto, Enrico Pegoraro, Claudio Zanetti, Carmelo de Luca, Alberto Presutti
info@tradingliveshow.it
Stampa Tipografia Il Bandino Bagno a Ripoli Per informazioni sugli abbonamenti
editore
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Dieci ottimi motivi per operare in opzioni
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Quel pasticciaccio brutto del provvedimento che vieta le vendite allo scoperto
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Analisi del cross EUR/CHF
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Default della Grecia, le conseguenze
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Il prezzo dell’oro e il fenomeno “compro oro”
3939292711
a cura di Paolo Oliveri
a cura di Salvatore Gaziano
a cura di David Carli
a cura di finanzaeinvestimenti.it
a cura di Carlo Vallotto
w w w . t r a d i n gl i v e s h o w . i t 4
TRADING LIVE SHOW
live SHOW 20
Emozioni matematiche a cura di Claudio Zanetti
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Come aggiustare i Credit Spreads
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Ri - rimbocchiamoci le maniche
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Relais S. Croce
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Non si dice piacere
a cura di Enrico Pegoraro
a cura di Andrea Facchini
a cura di Carmelo De Luca
a cura di Albeto Presutti
Sommario
TRADING
i n f o @ t r a d i n g l i v e s h o w. i t TRADING LIVE SHOW
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a cura di Paolo Oliveri
DIECI OTTIMI MOTIVI PER OPERARE IN OPZIONI
1) Basso rischio ed alte probabilità di guadagno : le strategie in Opzioni sono asimmetriche e non lineari: si auto rafforzano se il Mercato ci da ragione ( maggior Gain ) e si auto indeboliscono se il Mercato ci viene contro ( minor Loss e possibilità di aggiustamento ). Se il Mercato non si muove il Gain deriva dal decadimento temporale : ogni giorno che passa ci porta soldi.
4) Possiamo creare strategie “su misura “ , diversificare sottostanti, valutare trading range entro i quali prevediamo che il Mercato possa m u o -
Volatilità : non ci importa dove va il Mercato : quando ci sono situazioni di Alta Volatilità e di differenza della Volatilità fra scadenze prossime e scadenze distanti
2) Possiamo operare in ogni condizioni di Mercato : mercati incerti e volatili come al momento ( 20 settembre 2011 ) ? Strategie non direzionali vanno benissimo ( Iron Condor in testa). Mercati direzionali : possiamo far assumere alla nostra strategia una intonazione più o meno marcata, senza essere legati alla rigidità di Azioni e Futures. Mercati tranquilli e poco volatili ? Possiamo comprare volatilità in attesa di un movimento, non importa in quale direzione. 3) Il fattore Tempo gioca SEMPRE a nostro favore : una strategia in Loss si può trasformare in un Gain solo per il fatto che il tempo erode il valore delle Opzioni vendute e ci permette di riacquistarle a poco prezzo o di farle scadere a zero. 6
TRADING LIVE SHOW
versi entro una determinata scadenza, fare aggiustamenti in corso d’ opera per assecondare i movimenti delle quotazioni…una duttilità unica. 5) Possiamo fare Trading di
possiamo vendere Volatilità a breve e comprarla a lungo periodo : il mese di Agosto e settembre 2011 sono stati fantastici in questo senso – ottimi gain in momenti
in cui chi tradava Azioni o Futures si è spesso trovato in difficoltà. 6) Possiamo creare e proteggere un Portafogli Azionario a minor costo : anziché mettere un ordine limitato possiamo vendere una Opzione Put : otterremo l’ Azione ad un prezzo minore – se il prezzo a cui vogliamo acquistare non viene toccato abbiamo comunque un gain dato che ci teniamo il premio incassato vendendo la Put. Una volta realizzato il nostro Portafoglio possiamo pro-
diante l’ uso di Protective Put possiamo evitare l’ uso dello Stop : i Cacciatori di Stop Computerizzati sono molto abili a prenderceli. 7) Possiamo giocare ad armi pari contro gli Investitori Istituzionali : le Opzioni sono regolate da equazioni troppo complesse per essere affidate a Computer : mediante ausili elettronici si ottengono liste di possibili operazioni – sia il Trader che il Big Money devono usare l discrezionalità, gli High Frequency Trading Systems non ci provocano danni.
Dott. Paolo Oliveri paolo-oliveri.blogspot. com www.finance-strategic.ch info@finance-strategic.ch Fb : paolo.oliveri1 0039 3292541737
8) Possiamo lavorare su Mercati molto liquidi e diversificati : il CBOE di Chicago è la più grossa Borsa Mondiale, più di Wall Street e del Nasdaq. Tutto “ è opzionabile “ : indici, futures,azioni, ETF, bonds, commodities, valute… 9) Possiamo dedicare al trading anche poco tempo : molte strategie durano un mese o più , basta monitorarle e fare - se proprio è necessario - aggiustamenti ad hoc; non è indispensabile passare ore in postazione. 10) Possiamo spender poco in Commissioni : pochi trades, commissioni basse praticate dai Prime Brokers multinazionali.
teggerlo con Protective Put e vendendo Call: anche se l’ Azione non si muove abbiamo un Gain, se scende la Put ci para le terga. Me-
Spero che questo decalogo vi abbia incuriosito, sarò lieto di approfondire quanto di vostro interesse.
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a cura di Salvatore Gaziano
QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL PROVVEDIMENTO CHE VIETA LE VENDITE ALLO SCOPERTO
I mercati finanziari attuali possono essere controllati da tecnocrati e politici con qualche risultato in presenza di forti discese? A poche settimane dall’entrata in vigore dalla direttiva di autorità di controllo del mercato italiano, greco, francese, spagnolo e belga che hanno imposto, a partire dal 12 Agosto 2011 (poi prorogato in Italia fino a fine settembre), il divieto di vendite allo scoperto per una serie di titoli azionari facenti parte del comparto bancario/assicurativo, la risposta sembra essere più negativa che positiva. Se si guarda a Piazza Affari dopo i primi due giorni dall’entrata in vigore del provvedimento a venerdì scorso, nel periodo di stop allo short selling, i titoli bancari hanno perso l’8,3% (contro il -6,85% dell’indice generale) ma questa decisione ha generato un’altra serie di effetti collaterali che i “controllori” non avevano forse considerato. Essendo il divieto operante solo su determinati titoli e solo nei Paesi che hanno aderito a questo provvedimento si è, infatti, verificato un doppio fenomeno che sarebbe forse riduttivo considerare solo casuale (e non causale) o effetto di uno sciame sismico. E’ successo, infatti, che nei Paesi dove questo divieto non era in vigore, come la Germania, si è assistito a una forte discesa (-7,6%) delle quotazioni, come rilevato da molti addetti ai lavori, perchè chi non poteva andare short in alcuni nazioni ha deciso di farlo in altre nazioni dove era consentito. Inoltre come altro effetto collaterale è accaduto che i titoli industriali, dall’entrata in vigore del provvedimento, hanno accentuato discesa e volatilità (l’indice DJSx Industrial in Europa ha 8
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perso oltre il 6%). Un effetto anche qui, nell’interpretazione di diversi analisti, della decisione di investitori e hedge fund di andare al ribasso comunque sugli altri titoli non inclusi nella lista “nera” come i titoli non bancari. Si può imbrigliare un fiume che esonda? Le autorità di controllo e i politici (per quanto non sia chiaro chi ha avuto veramente questa bella pensata) hanno provato a mettere una diga da una parte (vietando lo short su alcuni titoli e in alcuni Paesi) ma non hanno probabilmente considerato che la furia dell’acqua avrebbe comunque cercato nuovi percorsi alternativi, facendo comunque danni in altri modi e sistemi. Peraltro, come ha rilevato più di un osservatore e commentatore il fatto che le autorità di controllo si siano mosse con alcune defezioni importanti (come la Germania dove vale solo il divieto per lo short selling senza prestito dei titoli e dove qualche seduta fa senza ragioni apparenti l’indice ha perso il 4% in poche ore) e non sia allargato ad
altri asset (come i Credit Default Swap), a a tutti i broker stranieri o titoli non ha impedito certo la speculazione al ribasso. Soprattutto degli investitori e operatori più grandi a danno di quelli piccoli che vedono invece la loro operatività limitata. Tanti dubbi e confusione ancora sul provvedimento: e ogni banca e sim lo
interpreta a modo suo in mancanza di regole chiare Quella della mancanza di coordinamento fra autorità ma soprattutto di mancanza di chiarezza su questa normativa è un altro tasto dolente. Quando si scrive un provvedimento rivolto agli investitori sarebbe buona cosa scriverlo in modo chiaro, completo e a
prova di dubbi e interpretazioni. Purtroppo l’andazzo (si veda anche il recente provvedimento finanziario che ha riguardato il dossier sui titoli con l’aumento dell’imposta di bollo ma gli esempi che si possono fare sono quasi infiniti come la normativa sulla consulenza finanziaria indipenden-
te) è quello di scrivere provvedimenti “concept” che nella loro reale applicazione si dimostrano zeppi di buchi e omissioni. E che necessitano poi di circolari esplicative, faq, simposi, convegni e chiarimenti come se le leggi e le norme di uno Stato o di un’autorità fossero scritte da qualche epigono di Nostradamus che ha poi bisogno di ulteriori interpretazioni e dove tutti possono dire la propria, non capendo nessuno in modo certo che cosa vuole veramente dire il legislatore. E qui il dibattito si infervora (dalle opinioni raccolte fra operatori istituzionali, trader, risparmiatori e operatori) se questa “ignoranza” è in buona o mala fede. Se soprattutto i politici che “legiferano” e danno l’indirizzo conoscono veramente la materia su cui deliberano e se i “tecnici” che li affiancano nella stesura attuativa o dovrebbero fornire la loro opinione e competenza sono realmente esperti di quella materia e in grado di fornire vero valore aggiunto in grado di rendere le norme chiare (facilmente comprensibili e privi di equivoci), semplici (concise, esenti da elementi superflui) e precise (prive di indeterminatezza). L’abc del diritto. Quello che promette il portale del diritto dell’Unione Europea sugli atti della legislazione comunitaria (si veda eur-lex. europa.eu/it/techleg/1.htm)
Anche perché una banca o una sim che si trova da un giorno all’altro a comunicare ai propri clienti la normativa partorita con questo andazzo non sa spesso che pesci pigliare: i sistemi informatici non sono stati progettati perché da un giorno all’altro qualsiasi pensiero più o meno delirante di un burocrate, tecnocrate o politico venga trasformato in righe di codice. Bisogna poi informare i clienti e questi non hanno tutti frequentato la London School of Economics come il master in “Dalla stele di Rosetta all’interpretazione delle leggi e normative finanziarie in Italia”. Il risultato è la confusione totale dove può capitare, come in questi giorni, di sentire opinioni di tutti i tipi riguardo, per esempio, l’ultimo provvedimento sullo short selling. Ci sono banche che cercano di vietare completamente l’operatività short anche per finalità di copertura (o impongono al cliente azioni e manleve scritte col “sangue”) e altre che sostanzialmente consentono nella realtà anche lo short puro purchè il cliente se ne assuma tutte le responsabilità, rifugiandosi anche dietro al fatto che il provvedimento (ed è vero) non è il massimo della chiarezza. A questo poi occorre aggiungere il fatto che nessun casinò vorrebbe che ai
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suoi giocatori fosse impedito di giocare e quindi un po’ di confusione sull’interpretazione fa persino “gioco” ad alcuni operatori i cui proventi principali derivano proprio dalla compravendita di future e derivati.
I punti controversi di una normativa scritta sotto il sole d’agosto
Cosa dice la Consob sui punti controversi? Dopo l’entrata in vigore del provvedimento sono stati già pubblicate diverse FAQ segno, come sostiene più di un trader, che “dalla stesura originaria non si è capito una mazza”. A onore del vero va detto che le FAQ (le risposte alle domande più frequenti) sono state pubblicate quasi in carta carbone nei contenuti anche sui siti della Autoritè des Marchès Financiers , della Financial Service and Markets Authority belga, della Comision Nacional del Mercado de Valores, della Hellenic Republic Capital Market Commision o della nostrana Consob. Segno evidente che il problema vero di questo provvedimento è che è stato scritto male o in modo incompleto a livello “comunitario”. Ma cosa dice in sintesi questo provvedimento ? Possiamo dire, dopo alcune settimane 10
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dell’entrata in vigore e dalla lettura della FAQ di Consob, quello che in sintesi abbiamo capito fra le norme principali dopo aver letto il provvedimento originario e tutti gli aggiornamenti successivi che si susseguono come foglie che cadono: - non è possibile andare short sulle azioni dei titoli bancari e finanziari che fanno parte degli elenchi (qui è possibile vedere la lista completa); - se si era short su questi titoli prima dell’entrata in vigore del provvedimento (ovvero il 12 agosto) direttamente o tramite derivati (come futures, Etf short, put e altri strumenti “diabolici”) non c’è obbligo di ricoprirsi; - non è consentito (anche intraday) aprire nuove posizioni short dall’entrata in vigore del provvedimento né tramite titoli, né tramite futures, Etf short, covered, certificati e altri derivati se l’indice sottostante il derivato include strumenti finanziari oggetto del divieto. In pratica vendere Fib e Mini Fib o Etf short solo per puntare sul ribasso non è possibile più farlo fino al 30 settembre, data in cui è stata prorogato il provvedimento; - se un investitore deteneva prima dell’entrata in vigore della norma una posizione short e vuole effettuare il cosiddetto roll-over (ovvero traslarla in un mercato a termine su una successiva scadenza) questo è consentito a patto naturalmente di non incrementare la posizione short originaria; Ma è possibile andare short con finalità di copertura? Ovvero se si ha una posizione al rialzo (long) su determinati titoli e si vuole proteggerla con un’operazione short sui derivati, ad esempio vendendo Fib o Mini Fib, è consentito? Qui il sito della Consob, ma in realtà anche quello delle altre autorità di controllo estere che hanno adottato simili provvedimenti, non fa chiarezza ma anzi sembra voler confondere le acque, nascondendosi dietro un dito. L’autorità di controllo italiana dice, in-
fatti, nelle FAQ che gli investitori con posizioni lunghe aperte sul mercato azionario o su di un paniere tra quelle incluse nell’elenco ex Delibera 17902 possono coprire il relativo rischio mediante operatività in derivati o in altri strumenti finanziari (ad esempio Etf ) su indice. Tutto chiaro? No, perché nel capoverso successivo dice “che l’assunzione di posizioni nette corte in strumenti finanziari che possono rinvenire dalla negoziazione di derivati o altri strumenti finanziari su indice” è permessa “purchè siano marginali e a patto che la negoziazione sia finalizzata a coprire il rischio complessivo del proprio portafoglio”. Che significa? Poniamo che abbiate un giardinetto di titoli dal valore di 75 mila euro e magari vi siete sbarazzati (e bene per voi vedendo le attuale quotazioni) negli scorsi mesi dei titoli bancari e assicurativi. Se vendete (ovvero andate “short” o corti) di un contratto sul future FTSE MIB (Fib) di fatto andate in questo modo implicitamente io sinteticamente anche short di titoli bancari e assicurativi che sono oggetto del divieto (Azimut, Intesa, Unicredit, Banco Popolare, Mediolanum, Mediobanca etc…). Sapendo che il peso di questi titoli bancari-assicurativi come capitalizzazione sul derivato della Borsa Italiana sul più importante derivato (il Fib) è di circa il 35% è possibile andare short con finalità di copertura (un’arma importante a disposizione dei risparmiatori per proteggersi nelle fasi avverse e non proprio un qualcosa di speculativo) se non si posseggono nella posizione long nella stessa percentuale questi settori e titoli? Ovvero se io sono al rialzo su un paniere di titoli (e non posseggo quasi alcun titolo bancario e assicurativo oggetto del divieto o il loro peso nel portafoglio è trascurabile e nell’ordine di pochi punti percentuali) per 100 e vado al ribasso per analogo importo attraverso per esempio il Fib o miniFib (che include anche i titoli oggetto del divieto per
Fare trading è un'opportunità di crescita personale e finanziaria alla portata di tutti... fare trading è un'attività imprenditoriale con una importante funzione economica e sociale....
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un peso di circa il 35%) posso farlo? Per avere una risposta definitiva a questa domanda occorre forse affidarsi a Renucio Boscolo, considerato il più importante interprete delle terzine di Nostradamus o organizzare una spedizione capitanata da Indiana Jones a rovistare gli uffici di Stevev Maijoor, presidente della European Securities and Markets Authority (Esma), l’autorità europea sui mercati finanziari per verificare se in qualche appunto a qualche super esperto sia venuto in mente di stabilire a quanto ammonta la “modica quantità” o sia almeno passato per la testa. Inutile avere, infatti, una risposta chiara dalla Consob come dalla Amf francese su questo punto. Chi ci ha provato (compresi noi) si è trovato per ora di fronte a un muro di gomma. I super tecnici delle autorità di controllo di mezza Europa scrivono in un provvedimento che è consentito operare al ribasso con finalità di copertura purchè la posizione short complessiva sui titoli bancari-assicurativi oggetto del divieto sia “marginale” (“à la marge” in francese) ma non definiscono cosa intendono per marginale. Il 2, il 5, 10, 25 o 35 per cento? Chi lo capisce è bravo e la Consob nei quesiti posti dai risparmiatori e dagli operatori su questa tema non si sbottona: “La Consob (così come le altre Autorità europee che hanno adottato analoghe misure di divieto) non ha definito un “livello” di marginalità” risponde ai risparmiatori che chiedono lumi su questo punto. Inutile dire che questa vaghezza è fonte di grande irritazione per banche, sim, operatori e trader e contribuisce a creare solo confusione e atteggiamenti diversi da banca a banca, da sim a sim. Marginale nel dizionario dei sinonimi significa accessorio, secondario, trascurabile, inessenziale, irrilevante e sarebbe bello che invece che consultare il Devoto-Oli, la Treccani o gli esperti dell’Accademia della Crusca chi opera a Piazza Affari possa avere una risposta chiara dalla Consob in merito che pri12
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ma di emanare una norma “fotocopia” (come suggeriscono diversi operatori e responsabili titoli interpellati che nell’anonimato non si esprimono proprio con parole di grande apprezzamento verso la Consob e i Vegas boys) la valuti attentamente e criticamente, fornendo il proprio contributo. “Ci sarà sicuramente qualcuno a Roma che ne capirà di derivati e short e fra questi sicuramente il commissario Consob Michele Pezzinga con un passato operativo in Akros, Eptasim e Centrosim – suggerisce un trader – invece che poi intervenire con FAQ, interpretazioni ex post, risposte sibilline e smozzicate o silenzi imbarazzati o imbarazzanti”. “Siccome la Consob italiana non risulta che sia stata ancora commissariata da Parigi o Berlino – spiega un altro trader – sarebbe auspicabile che Vegas e i suoi funzionari chiarissero veramente e in modo comprensibile tutti i dubbi sulla normativa”. Questo è quello che si dice lontani dalle orecchie di Consob, come carbonari, fra gli operatori bancari e i trader anche se nessuno è disposto a dirlo pubblicamente. Ma siccome non siamo nell’Unione Sovietica di Stalin o nella Libia di Gheddafi ci sembra giusto come MoneyReport.it (fornire un’informazione indipendente vuol dire anche questo e non nascondersi dietro un dito) riportare il sentiment attuale nei confronti della Consob, ben lieti di ospitare un eventuale risposta dell’authority e chiarimento ai punti sollevati (ci abbiamo provato nell’ultima settimana con telefonate e email ma inutilmente con il supporto dello stesso ufficio stampa della Consob che si trova a gestire sicuramente una situazione antipatica se i propri funzionari comunicano, volenti o nolenti, in questo modo).
Le sanzioni per chi trasgredisce il divieto di operare short Ma cosa rischia chi viola questo prov-
vedimento? La Consob ricorda in merito che le sanzioni sono quelle previste nell’articolo dal Testo Unico della Finanza per l’ostacolo alle funzioni di vigilanza. Quello che prevede “fuori dai casi previsti dall’articolo 2638 del codice civile, chiunque ostacola le funzioni di vigilanza attribuite alla Consob è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da euro diecimila ad euro duecentomila“. L’autorità di controllo può fare dei controlli a campione presso gli intermediari e richiedere, infatti, i nominativi dei shortisti. Andare al ribasso su Intesa, Unicredit, Mediolanum e compagnia (magari inconsapevolmente e per effetto anche di una normativa oscura e mal scritta e chiarita a spizzichi e bocconi) merita per un piccolo risparmiatore o trader (diverso è il caso per un istituzionale) una simile pena? Sono proprio i piccoli speculatori e i trader gli “untori” a cui dare la caccia? La colpa della crisi delle Borse e di buona parte dell’economia occidentale è ascrivibile a queste categorie con normative oscure in alcuni punti perfino per chi le ha stilate? Noi crediamo di no e non per demagogia.
E non pensiamo di essere i soli.
a cura di David Carli
Analisi del cross EUR/CHF Con l’accentuarsi della crisi, l’uscita di numerosi downgrade su Paesi e società e con la perdita di appeal dei mercati azionari, gli investitori si sono spostati sulle commodities e sulle valute e in particolar modo su una delle valute “difensive” in questi momenti: il Franco Svizzero. Vediamo molto chiaramente dal grafico accanto l’apprezzarsi della moneta svizzera nei confronti dell’Euro andando, poco prima di Ferragosto, a sfiorare la parità con la stessa. Il trend, come si vede bene, è ribassista con la media mobile a 50 periodi (linea marrone) che fa da resistenza dinamica. Con una Morning Star è cominciato un rimbalzo che, con la seduta di venerdì, ha riportato il cross poco distante dalla resistenza statica a quota 1,18. Inutile dire che il superamento di tale livello è fondamentale per il prosieguo rialzista della moneta unica europea. Sicuramente interessante la seduta di venerdì che ha visto il cross rompere al rialzo sia una breve fase laterale, sia la media mobile a 50 periodi. Vediamo, adesso, quelli che possono essere i futuri scenari. Il primo è quello, in questo momento, meno probabile; un rimbalzo sulla resistenza statica del cross e la ripresa del trend ribassista con nuovi minimi. Ciò, con tutta probabilità, significherebbe un crollo degli indici borsistici europei e americani. Il secondo scenario possibile lo vediamo raffigurato nel grafico qui accanto. Il cross rimbalza sulla resistenza statica a 1,18 e riprende brevemente a scendere fino a toccare la media mobile a 20 periodi (linea interna delle Bande di Bollinger) per poi riprendere a salire e rompere la resistenza. In questo caso, graficamente, si formerebbe un Inverted Head & Shoulders (testa e spalla rovesciato), figura rialzista che comporta un ingresso al rialzo sul cross alla rottura della Neckline (linea del collo).
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Il terzo scenario possibile a cui potremmo assistere è quello evidenziato nel grafico accanto. Simile al precedente, la discesa si arresta sotto la media mobile a 20 periodi ma sopra la banda inferiore di Bollinger per poi riprendere a salire, andando, così, a formare un classico pattern a “W”. Non reputo molto probabile una rottura del livello di 1,18 al primo tentativo, scenario che ho tralasciato. Importante (e da sottolineare), il fatto che a livello giornaliero il cross è tornato sopra la media mobile a 50 periodi, che ha sempre fatto da resistenza dinamica e si è riportato sopra quota 50 nello stocastico con settaggio (34, 5, 3). Prima di concludere questa breve analisi, passiamo a vedere il cross con ottica di più lungo periodo.
Se prendiamo il grafico settimanale (figura accanto) appare ancora più netto il trend ribassista in atto. Il cross si trova da circa un anno all’interno di un canale ribassista e lo stocastico (34, 5, 3) si è sempre mantenuto sotto quota 50 Nelle ultime settimane il ribasso si è acuito e abbiamo assistito alla rottura della trendline di supporto del canale. Tuttavia, il rimbalzo del cross nelle ultime sedute, ha riportato lo stesso nuovamente all’interno del canale. Questo, se a livello giornaliero abbiamo commentato come un fatto indubbiamente positivo (ricordate? Rottura al rialzo della media mobile a 50 periodi…) a livello settimanale non cambia più di tanto la situazione. Fino a quando, infatti, il cross si manterrà all’interno del canale il trend resterà ribassista. Per concludere, quindi, ci sono stati segnali di risveglio dell’Euro nei confronti del Franco Svizzero ma non bastano per mettere la parola fine sul trend ribassista. Importanti, a questo punto, diventano le resistenze statiche a quota 1,18 e 1,23. Fondamentale, per un inversione del trend, la loro rottura al rialzo.
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a cura di www.finanzaeinvestimenti.it
Default della Grecia, le conseguenze
un collasso per l’intero sistema economico L’economia globale negli ultimi mesi sta vivendo una fase di stagnazione, con una bassa crescita in taluni casi anche negativa, ed un elevato debito pubblico. Le manovra messe in atto dai governi per il rientro dal deficit, rischiano di compromettere ulteriormente la crescita, ormai ridotta al lumicino. A minare le fondamenta di un sistema già precario, il sostenuto incremento del tasso di inflazione che nella zona euro si attesta al 2,50% contro una previsione di crescita annuale del Pil dell’1,6%. Con tassi così alti, c’è un concreto rischio di stag-flazione, quel fenomeno che per decenni ha messo all’angolo in Giappone. Ma quello che preoccupa maggiormente l’Eurozona in questa fase, è la gestione di un default della Grecia. Dopo due piani di aiuto da complessivamente oltre 200 miliardi di euro, ci si è resi conto che Atene non ha alternative se non una bancarotta pilotata con taglio del debito. Il destino di Atene era già scritto, ma ancora oggi non si riesce a calibrare perfettamente le conseguenze di un default. Di sicuro, finirebbe per coinvolgere direttamente gli istituti detentori dei titoli greci, che sarebbero quindi costretti a svalutare le partecipazioni detenute in esse. Ci andrebbero di mezzo poi anche i Paesi periferici, contro i quali con ogni probabilità si scateneranno le paure degli investitori. Per terzo anche l’euro tribolerebbe.. e le conseguenza per la moneta unica potrebbero esser devastanti. Questi tre fattori messi insieme basterebbero per fare collassare l’interno sistema economico, e questo la dice tutta su quanto Fmi, Bce ed Ecofin tengano ad evitare che ciò accada. Le conseguenze saranno anche peggiori di quanto avvenne nel caso della bancarotta di Lehman. A rischiare l’insolvenza sarà anche la Bce per via dell’elevata esposizione ai bond della Grecia, e a quelli dei Paesi periferici che potrebbero a loro volta finire in bancarotta. Tornando alla moneta unica, è improponibile pensare alla Grecia ancora nell’euro dopo il default, e questo potrebbe aprire la strada per un’uscita anche ad altri Paesi. Il Portogallo ad esempio, ha più volte espresso un parere incerto sulla permanenza nell’area Euro, ed anche l’Irlanda potrebbe seguire i lusitani. Sulle possibilità di default della Grecia, bisogna ammettere che sono concrete tanto che senza le stampelle internazionali sarebbe da tempo affondata. Ma a tenerla a galla c’è la volontà di non far collassare il sistema, e si farà un ulteriore tentativo per cercar di ridare ossigeno ad un Paese, ormai socialmente in ginocchio, appesantito dai drastici interventi di asterità finanziaria, che non sono serviti a molto per ridurre il debito e che hanno creato ancor più sconforti tra i cittadini ellenici. www.finanzaeinvestimenti.it
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GUANTI
via della Spada, 28R - 50123 Firenze - Tel.: (+39) 055285597
a cura di Carlo Vallotto
IL PREZZO DELL’ORO e il fenomeno “compro oro”
QUANTO ORO HANNO ACQUISTATO GLI ITALIANI? Alcune notizie non vengono mai pubblicate e non ne viene mai tenuto conto nemmeno nelle statistiche ufficiali. Negli ultimi 50 anni gli italiani hanno comprato bracciali, anelli, collane e altri oggetti di oreficeria in oro al ritmo stimato di circa 200 tonnellate l’anno. In Italia un poco alla volta le famiglie hanno accumulato a loro insaputa, un vero e proprio tesoro: circa 10mila tonnellate di oro sotto forma di articoli di oreficeria. Una “riserva aurea” di quasi 7.500 tonnellate di oro grezzo, al pari delle riserve di Fort Knox e il cui valore agli attuali prezzi di mercato si aggira intorno ai circa 225 miliardi di euro. OGGI CHI HA COMPRATO SI RITROVA UN BEL GRUZZOLETTO Cifra che ai prezzi dell’oro odierni, corrisponde a circa il 15% del Pil e al 12% del debito italiano. Peccato che a dfferenza delle popolazioni asiatiche, che acquistato il metallo prezioso proprio a scopo precauzionale, gli italiani lo acquistino e lo abbiano acquistato solo per motivi legati alla moda. Tuttavia oggi volente o nolente, chi ha acquistato in passato, oggi si ritrova un bel gruzzoletto. Ma come si è giunti a scoprire questo tesoro nascosto? La riscoperta di questo tesoro dormiente è legata al fenomeno dei 18
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negozi di “Compro Oro” che secondo stime, si ritiene che nel nostro Paese ve ne siamo circa 7mila, che si aggiungono alle 20mila gioiel-
lerie, anch’esse spesso disposte ad acquistare oro usato dai privati. Il fenomeno si è diffuso progressivamente dal 2006, da quando cioè il
prezzo dell’oro – che per circa 35 anni si era mantenuto stabile attorno ai 10 euro al grammo – ha iniziato a crescere continuamente, fino a superare recentemente i 40 euro al grammo (oro puro). MINIERE CASALINGHE Il prezzo dell’oro ha raggiunto vette mai viste in passato e questo, strettamente legato alla forte crisi economica, e si stà estraendo dalle miniere casalinghe degli italiani,
quantità crescenti di vecchi gioielli, che vengono venduti e ritrasformati in materia prima.Si stima che i negozi “Compro Oro” abbiano acquistato circa 500 tonnellate di oreficeria usata nell’ultimo anno. Dall’altro lato, il consumo tradizionale di prodotti finiti di gioielleria-oreficeria, a causa dell’elevato prezzo della materia prima, langue ormai da qualche anno e sta provocando una grave crisi nei distretti orafi tradizionali (Vicenza, Arezzo e Valenza Po). Nel 2010 si quantifi-
ca in circa 25-30 tonnellate di oro grezzo il consumo del mercato interno, mentre il riacquisto di oro vecchio ammonta a circa 350 tonnellate. In base a tali dati il paese Italia è diventato il più grande “produttore” di oro grezzo del mondo, surclassando le miniere della Cina e del Sudafrica. FORTE DOMANDA PER INVESTIMENTO A mantenere sostenuto il prezzo dell’oro dal 2007 contribuisce in gran parte una domanda supplementare, il cui peso è cresciuto moltissimo, tanto da superare in alcune fasi quella più tradizionale espressa dal settore della gioielleria. Tale domanda ha raggiunto le 2mila tonnellate nell’ultimo anno. Stiamo parlando della richiesta da parte del settore finanziario per investimento, fenomeno che ha assunto un’importanza sempre più rilevante nel corso degli ultimi anni. Tenuto conto che tutto l’oro estratto fino ad oggi nella storia equivale a 160mila tonnellate – una quantità che si potrebbe racchiudere in un cubo con i lati di 20 metri – appare evidente che l’oro rappresenta un bene molto raro rispetto alle altre forme di investimento disponibili sul mercato. La crisi economica, il clima di incertezza e le continue bufere nei mercati finanziari mondiali, hanno spinto l’interesse delle grandi case di investimento, a rivalutare il bene rifugio per eccellenza, creando una domanda che probabilmente resterà forte ancora a lungo. Carlo Vallotto TRADING LIVE SHOW
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a cura di Claudio Zanetti
Emozioni
MATEMATICHE Mi è difficile esprimere l’emozione che provo in questo momento per uno studioso di matematica, numerologia, figure geometriche, cabala e anche esoterismo ma cercherò di farlo spiegandolo con questo report omaggiando il più Grande matematico di tutti, Colui che ha risolto il più complesso problema inverso che sia mai stato posto e cioè determinare le condizioni iniziali giuste (al Tempo zero, quello della creazione) affinchè il sistema dinamico dell’evoluzione dell’Universo arrivasse oggi a possedere questa meravigliosa grandezza.
do quadrato del massimo storico l’ulitmo angolo o nuovo angolo “0” o semplicemente l’1x2. Già questo è emozionante se si pensa che tali quadrati nascono il 07 marzo 2000 - e io che li disegno su carta millimetrata Vi posso assicurare che esistono da allora - e nonostante tutti gli avvenimenti che ci sono stati in questi 11 anni e mezzo e nonostante la globalizzazione che influisce sui mercati finanziari, dimostra come noi mortali - granelli di sabbia nel deserto o gocce d’acqua nell’oceano - siamo governati da leggi universali mol-
Dal grafico sopra faccio vedere il quadrato del massimo storico di 51335, successivamente replicato scaduto il primo, e il quadrato del range tratteggiato - anch’esso replicato - con il prezzo che sta andando ad intercettare il vertice in basso del secondo quadrato del range minimo storico (12905) massimo storico (51335) toccando al 50% del Fattore Tempo del secon-
to più grandi dato che il prezzo sta arrivando esattamente a squadrare nella settimana dal 10 al 17 settembre 2011, sul livello di 12905. La settimana entrante è di fortissima importanza. Vediamo il perchè. Sappiamo che una generazione è di 25 anni composta da 5 lustri (ogni lustro è di 5 anni). Due sono state le generazioni che sono intervenute dai 2 grandi minimi sull’indice Dow Jones e più precisamente
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1932-1982, e 1 generazione è l’intervallo di tempo sempre sul Dow Jones dal minimo del 1982 al massimo storico del 2007 per un totale di 3 generazioni dal 1932 al 2007. Un lustro o 5 anni è il tempo dei due minimi dal 1982 al crollo del 1987 o il rialzo dal 2002 al 2007 tanto per fare esempi e rimanere in tema, e la metà dei 5 anni sono 2 anni e mezzo corrispondenti a 911 giorni solari e sappiamo benissimo il significato di 911 - in inglese la data dell’11 settembre si scrive 9/11 - e in ogni caso considerando che la maggior parte dei Presidenti degli Stati Uniti sono stati Massoni
non è assolutamente un caso che il numero di Pronto Intervento Americano sia il 911. Ritornando al ciclo dei 2,5 anni o 911 giorni solari, questo è il tempo che intercorre dal crollo dell’11 settembre del 2001 all’11 marzo 2004, con conseguenti minimi 10 giorni dopo quei crolli, ma la prossima settimana siamo sempre a 2,5 anni o 911 giorni solari dal minimo del 09 marzo 2009 di 12340 dove il mercato non utilizzò il ciclo per crollare ma per rimbalzare e per poi andare a segnare un minimo anche se più alto - 21 giorni solari dopo e cioè il 30 marzo 2009. Pertanto la data di lunedì 12 settembre - a 10 anni dagli avvenimenti dell’11 settembre del 2001 - e per l’esattezza i primi 20 minuti - deciderà - assieme al movimento di ribasso degli ultimi 10 minuti di venerdì sera - se rimbalzare e andare a segnare il minimo 21 giorni dopo - nella data di lunedì 03 ottobre 2011 a 3 anni dal crollo del 06
ottobre del 2008 dove 3 anni corrispondo a 36 mesi metà di 72 e 1/4 di 144 - o se crollare fino alle scadenze tecniche in concomitanza dell’equinozio di autunno. In ogni caso ecco il target di arrivo del bottom: 11695 - angolo 1x1 che scende dal massimo di 24495 del 16/10/2009; 11640 - 50% del top di quest’anno solare di 23280: 11590 - considerando che il 38,2% dal top di 23280 è il 18815 sul setup del 29/07-01/08/2011: 11565 - considerando che il 61,8% dal top di 23280 è il 16040 fatto il 17/08 dopo il minimo dell’11/08; 11545 - valore naturale di Gann dopo quello di 18435; 11460 - considerando che il 50% dal massimo di 23280 del 18/02 è il minimo di 17370 del 12/07. La media di questi valori si trova a 11582,50 che tra l’altro corrisponde al 38,2% o 3/8 secondo i parametri
Esaminando il frattale con il passato proprio nella giornata di venerdì è scaduto il 203° giorno di ribasso dal massimo del 18 febbraio 2011 cioè lo stesso tempo del ribasso 16 ottobre 2009/07 maggio 2010. Dopo il minimo del 07 maggio 2010 il prezzò rimbalzò e andò a segnare il minimo più basso 18 giorni dopo praticamente il 25 maggio e adesso dalla giornata di lunedì 12 se sommiamo 18 giorni solari ecco che si arriva a venerdì 30 settembre o i primi 20 minuti di lunedì 03 ottobre 2011 ma possiamo calcolare almeno tutta la prima settimana fino al 07 ottobre per dare il cosidetto filtro temporale, soprattutto se i 21 giorni solari andiamo a contarli dal 16 settembre ulitmo giorno lavorativo della prossima settimana in cui ci potrebbe essere il grande minimo. Osservare il grafico:
della scala musicale o Pitagorica al valore di 30785 range del ribasso 2000/2003 e a sua volta il 61,8% circa del massimo storico di 51335. Tale valore verrà molto probabilmente raggiunto dal mercato e sarà la data di lunedì 12 a decretare se verrà fatto nell’ottava entrante o se nella giornata di lunedì 03 ottobre 2011, in cui scadono anche le 90 settimane - ciclo primario di WDGann dal massimo di 24075 dell’11 gennaio 2010.
Faccio notare - come già scritto - che dal minimo del 07 maggio 2010 in 3 giorni il prezzo rimbalzò del 16,66%, e nel caso non rispettasse il frattale - non tanto nella percentuale di reazione quanto nel movimento al rialzo - e ci fosse la discesa del 16,66% dalla chiusura di venerdì sera ecco che verrebbe raggiunta l’area elencata sopra dai 6 target. Pensate che sia finita quì? Neanche per sogno. TRADING LIVE SHOW
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Il ciclo primario di Gann è quello di 90 e di 180 corrispondente ad 1/4 e alla metà del cerchio di 360 espressione del tempo di rivoluzione del Pianeta Terra attorno al Sole (365,2422), e sempre lunedì siamo a 180 giorni solari dal - 15% di Tokyo in un solo giorno e comunque
giorni solari e stessa differenza con l’11 marzo 2011 - il quale massimo arriva dopo 72 settimane dal minimo strutturale del 05 dicembre del 2008 e la cui somma porta a 144 settimane quadrato perfetto. Osservare il grafico:
del ribasso generalizzato su tutti i listini mondiali a causa dell’avvenimento esogeno del terremoto e dello tsunami che colpì il Paese del Sol Levante. Da non trascurare che il ribasso dal 16 ottobre 2009 al minimo del 25 maggio 2010 durò 221 giorni solari (222 doppio del numero esoterico 111 che a sua volta è l’1,618% del Tetragramma Biblico conosciuto come il numero 69) e corrispondente al 61,80% del cerchio di 360. La settimana entrante è la numero 38 - 38,2% Fibonacci e inverso del 61,8% - dall’inizio dell’anno dato che siamo a 261 giorni solari - 261,8 o 2,618 rapporto divino ricavato elevando alla seconda potenza l’1,618% - dal 1° gennaio, ma soprattutto siamo a 72 settimane dal massimo dell’aprile 2010 che arriva a 90 giorni dal massimo del gennaio 2010 - quello in cui andiamo a contare le 90 settimane che scadono il 03 di ottobre 2011 - e a 180 giorni dal massimo del 16 ottobre 2009 quello da cui facciamo partire i 203
In pratica solo un minimo lunedì mattina nei primi 20 minuti che non scenda sotto il livello di 13715 porterà ad una reazione positiva per le scadenze tecniche mentre, in caso di rottura lecito attendersi il minimo a 11600 circa a chiudere secondo la mappa temporale il ribasso iniziato il 07 marzo 2000 e lasciando poi la decisione alla data finale del 03 ottobre. Un uomo cessa di essere un principiante nella scienza della matematica e diventa un esperto quando impara che è destinato a rimanere un principiante per tutta la vita davanti al Grande Costruttore (Robin George Collingwood 1889-1943).
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Claudio Zanetti.
a cura di Enrico Pegoraro
Come aggiustare i CREDIT SPREADS Nel mese di agosto si sono susseguiti degli avvenimenti che “hanno fatto crollare” il mercato in modo repentino facendo rivedere lo spettro della recessione vista nell’ottobre 2008. La velocità di questo genere di movimenti può mettere in seria difficoltà i traders che usano il Credit Spread come strategia. Colgo pertanto l’occasione di parlare di questa situazione e darò una risposta alla piu’ universale delle domande che un trader in opzioni può farsi in questa circostanza: Che cosa succede se i miei Credit Spreads vanno in-the-money? Come posso comportarmi? Ci sono varie possibilità, vediamole una ad una: Scelta numero 1: chiudere il Bull Put Spread che è ITM. Questa è la scelta forse piu’ usata ed è la scelta piu’ semplice che usano i neofiti. Di fatto è anche la scelta più costosa che non richiede alcun tipo di aggiustamento ma che ci fa chiudere con una perdita totale. Un tipico Bull Put Spread su indice che noi tradiamo, per esempio il RUT 610/620 Bull Put Spread, ha 10 punti tra la gamba venduta e la gamba acquistata, di conseguenza la perdita massima per questo spread è di $ 10 o $ 1000/spread, meno il premio che è stato incassato all’apertura dello spread. Questo spread richiede quindi $ 1000 di mantenimento, soldi che vengono bloccati dal nostro broker e non possono essere usati per altri scopi fintanto che o si chiude lo spread, o lo spread scade senza valore per l’acquirente. Se
questo spread dovesse andare totalmente ITM, per esempio se il RUT scende a 580 e se decidessimo semplicemente di chiudere lo spread, perderemmo i $ 1000 di margine meno il premio che abbiamo incassato quando abbiamo aperto lo spread che di solito si aggira sugli 80 centesimi o $ 80 / spread. Come risultato, la nostra perdita sarebbe pari a circa $ 920/spread.
Rolling-out nel mese entrante e/o rolling-down nello stesso mese
Scelta numero 2: se riteniamo che il mercato continuerà a scendere, si potrebbe comprare l’opzione venduta RUT 630 put (ordine tipo BUY TO CLOSE) e lasciare aperta la long RUT 620 put (usando come esempio il RUT 620/630 Bull Put Spread ). In passato questa strategia, in determinate situazioni, ha funzionato bene e ovviamente continuerà a farlo a patto che il mercato continui a scendere. Il presupposto è quindi saper fare una buona previsione sull’andamento futuro dei prezzi. L’aspetto negativo di questa strategia è che è costosa e che punta su una particolare direzione del mercato dal momento che siamo in possesso di una long put su RUT.
Quando i nostri Credit Spreads sono sotto pressione, soprattutto nell’ultima settimana prima della scadenza, noi di solito li rolliamo. È utile sapere che ci sono due diversi tipi di roll: il “roll-out” cioè il rollare al mese successivo e il “roll-down” cioè rollare abbassando gli strikes nello stesso mese. È anche possibile combinare i due tipi di roll abbassando gli strikes al mese entrante. Noi utilizziamo questa procedura per minimizzare le perdite quando lo spread iniziale è in difficoltà. L’approccio tradizionale è quello di chiudere in una transazione lo spread che è a rischio e quindi aprire un nuovo spread più lontano dall’indice sottostante in un’altra transazione sia esso nello stesso mese o nel mese successivo. L’aspetto negativo di questo approccio è che quando si chiude lo spread che è in pericolo in una transazione separata, ci verrà restituito un margine minore rispetto a quanto ci è stato richiesto all’apertura dello stesso spread, in altre parole stiamo incassando la perdita. Conseguentemente, avremo disponibili meno soldi con il risultato che saremo in grado di aprire un minor numero di spreads, i quali ci potranno portare meno
Scelta numero 3: Rollare il Bull Put Spread che è sotto pressione per uno spread piu’ sicuro. Rollare vuol dire chiudere la posizione esistente per aprirne un’altra (che noi riteniamo piu’ vantaggiosa) con strike prices e/o scadenze diverse. Il negativo di questa strategia è se l’indice sottostante continua a scendere, il nostro nuovo spread “più sicuro” potrebbe essere colpito nuovamente.
Abbiamo visto 3 tecniche classiche per gestire un Bull Put Credit Spread che è sotto pressione, o che è gia ITM. Adesso vediamo come ci comportiamo noi di www.condortradingopzioni.it quando un Credit Spread richiede un intervento.
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premio che farà molta piu’ fatica a compensare le perdite. Al contrario, se si chiude lo spread in pericolo e si apre il nuovo spread in una singola transazione, chiamata “roll”, il broker ci permetterà di rollare lo spread vecchio in un pari numero di nuovi spreads consentendoci di compensare meglio le perdite. In altre parole il broker ci lascia rollare il nuovo spread utilizzando il margine iniziale anche se sulla carta abbiamo una perdita e quindi meno soldi disponibili. Facciamo un esempio: abbiamo lo SPY luglio 118/123 Bull Put Spread con il sottostante SPY che ha corretto e si sta avvicinando troppo alla nostra 123 short put. Vediamo cosa significa “rollingdown”. In questo esempio rolliamo in giu gli strikes nel mese stesso il che ci permette di chiudere lo SPY luglio 118/123 Bull Put Credit Spread che è sotto pressione. Cliccando in giu di 2 strikes si ottiene uno SPY luglio 116/121 Bull Put Credit Spread il quale ci da un po’ di respiro. Stiamo mantenendo tutti i nostri spreads nel mese di luglio così possiamo minimizzare la perdita complessiva che prenderemo nel mese di luglio (ammesso che poi alla scadenza SPY rimanga sopra121). la matematica è la seguente: Spread inizialmente aperto: 10 SPY luglio 118 / 123 = $ 0,40 o $ 400 di credito raccolto Margine richiesto pari a $ 5000 ($ 500/spread) meno i $ 400 di premio raccolti Chiusura di: 10 SPY luglio 118 / 123 = $2 di debito o $ 2000 complessivi Aperti: 10 SPY luglio 116/121 = credito $ 0,70 Se SPY scade nel mese di luglio oltre 121, la perdita sarà di 90 centesimi o circa $ 900. 24
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Adesso oltre a rollare in giu’ gli strikes proviamo anche a fare un “roll-out” cioè a rollare al mese entrante. In questo esempio chiuderemo il solito SPY luglio 118/123 Bull Put Spread e lo rolleremo out & giù trasformandolo in uno SPY agosto 110/115 Bull Put Spread. L’ordine è a debito dal momento che stiamo chiudendo lo spread di luglio per un costo di $ 2 e stiamo aprendo lo spread nuovo ad Agosto per un credito di $ 1.30. Al fine di compensare completamente la perdita della chiusura anticipata dello SPY luglio 118/123 Bull Put Spread, saremmo costretti a rollarlo nello SPY agosto 114/119 Bull Put Spread che ha strikes piu’ bassi, ma nonostante questo spread ci permetta di incassare più premio, noi optiamo per aprire il più sicuro SPY Agosto 110/115 Bull Put Spread magari anche in maggiori quantità. La matematica sarà quindi la seguente:
In entrambi i casi si ottiene lo stesso risultato cioè la perdita pari a 90 cents (solo perché ci siamo limitati a spiegare il concetto di roll e non ci siamo focalizzati a recuperare completamente la posizione), tuttavia nel primo esempio, cioè quando abbiamo rollato in giu’ gli strikes nello stesso mese, avendo meno tempo a disposizione e strikes del nuovo spread piu’ vicini a SPY rispetto agli strikes del roll dell’esempio precedente, quasi sicuramente avremmo fatto piu’ fatica a conseguire lo stesso risultato. È comunque vero che nessuno ci vieta di rollare anche al mese successivo una volta che il primo roll fatto in questo esempio ha portato a termine con successo il suo lavoro, ma questo è un altro argomento… che vediamo adesso.
Spread inizialmente aperto: 10 SPY luglio 118 / 123 = $ 0,40 o $ 400 di credito raccolto Margine richiesto pari a $ 5000 ($ 500/spread) meno i $ 400 di premio raccolti Chiusura di: 10 SPY luglio 118 / 123 = $2 di debito o $ 200 complessivi Perdita per luglio “bloccata” = a $ 1.60, o $160/ spread o $1600 totale Aperti: 10 SPY agosto 110/115 = credito $ 0,70
Vediamo un caso reale che si presta bene a spiegare l’argomento dell’articolo. Ad ottobre 2008 il mercato si è schiantato del 35% in 14 giorni di contrattazione ed è abbastanza verosimile la situazione che alcuni di noi siano rimasti incagliati con degli spreads che sono andati ITM. Vista la situazione di stress ed ansia generale che c’era nell’intero pianeta a causa dei miliardi di € e $ che venivano “bruciati” dalle borse giorno dopo giorno, dalla gente che perdeva il lavoro, i mutui sub prime etc etc, era abbastanza lecito porsi delle domande su cosa sarebbe stato opportuno fare con i propri spreads che erano ITM (cioè in perdita). Le opzioni su come si può gestire uno spread o piu’ spreads ITM le abbiamo viste precedentemente, adesso dimostriamo perché la strategia migliore è quella di rollare uno
Se in agosto SPY scade sopra 115, teniamo i 70 centesimi di premio e la perdita si riduce a 90 centesimi o 900 dollari. Con lo stesso ragionamento possiamo rollarlo al mese successivo e a strike diversi fintanto che la perdita viene azzerata completamente.
Un caso reale su come rollare Credit Spreads ITM
Annarita
Fascino & Mistero
spread che è ITM. Entrambi gli scenari di sotto assumono la seguente situazione iniziale: Abbiamo aperto 30 RUT Sep Bull Put Spreads per un credito di 90 centesimi / spread, abbiamo avuto 910 $ bloccati in capitale di rischio (margine) per spread ($ 1000 richiesti meno 90 dollari raccolti in premio = $ 910), abbiamo avuto 30 spreads * $ 910 / spread = $ 27,300 di capitale di rischio totale, abbiamo già speso $ 1,50 in debito (o $ 1,50 * 100 * 30 = $ 4500) negli ultimi 6 mesi di rolling e non siamo riusciti a ottenere questo denaro con l’apertura di ulteriori Bear Call Spreads per completare gli Iron Condors, di conseguenza, abbiamo 22.800 $ bloccati in margine che rappresentano circa l’80% dei nostri $ 27.300 originari del capitale di rischio. Allora perché dovremmo trascorrere del tempo, correndo il rischio, e sopportando l’ansia mensile del rollare mese per mese? Diamo un’occhiata ad alcuni scenari possibili: scenario 1: chiudere subito gli spreads dopo che sono andati ITM e incassare una perdita dell’ 85% sui nostri $ 27.300 del capitale di rischio. Poiché il mercato è caduto così in fretta nell’ottobre 2008 e dato che sembrava che stesse arrivando la fine del mondo… questo sarebbe stato uno scenario piu’ che realistico per la gente che voleva assolutamente uscire dai loro RUT Sep Bull Put Spreads che sono andati ITM. Dopo aver chiuso i 30 Bull Put Spreads incassando una perdita dell’85% sul capitale, avremmo avuto indietro circa $ 4100. Decisamente una miseria, ma chi sarebbe stato preso dall’ansia di salvare il sal26
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vabile probabilmente avrebbe preso questa decisione. Se volessimo prendere questi 4.100 dollari per investirli nuovamente nei Credit Spreads per recuperare l’importo iniziale di $27.300, ipotizzando un rendimento del 45% nominale annuo, ci vorrebbero 51 mesi o 4,25 anni per trasformare $4.100 in $ 27.300.
scenario 2: usare la strategia del rollare fino ad arrivare a sbloccare i 22.800 $ del nostro capitale di rischio originale. Questa strategia prevede che: - Non apriremo alcun Bear Call Spread di supporto per completare gli Iron Condors. Il premio supplementare raccolto con l’apertura di Bear Call Spreads avrebbe coperto una parte o la maggior parte del debito che paghiamo per completare il roll. Tuttavia, aprire i Bear Call Spreads per completare gli Iron Condors, potrebbe creare complicanze qualora il mercato o facesse dei rimbalzi vistosi (cosa che succede quando la volatilità è alta) o entrasse in rally perché metterebbe sotto pressione i Bear Call Spreads, mettendoci di fatto un’altra gatta da pelare in mano. Per questi motivi in questo caso non abbiamo aperto gli spreads superiori e assumendo che il mondo non stava finendo (e non sta fi-
nendo nemmeno ora che è agosto 2011) e che l’economia statunitense ed il mercato azionario prima o poi recupera, ora è solo una questione di tempo prima che possiamo ottenere il nostro capitale di rischio indietro. - L’opportunità di guadagno nominale è di un 45% all’anno perché siamo traders in opzioni e abbiamo intenzione di continuare ad aprire Credit Spreads ed Iron Condors nel corso del 2009 e 2010 e oltre, in piu’ la volatilità è elevata il che rende i Credit Spreads piu’ profittevoli. - Come strategia operativa teniamo sempre da parte un 25% di cash liquido da usare in casi in cui ci siano particolari opportunità di speculazione o momenti impegnativi come questo nei quali il cash libero ci aiuta a risolvere la particolare situazione. Faremo lavorare questo denaro aprendo ulteriori nuovi Bull Put Spreads OTM per generare abbastanza denaro ogni mese per coprire il costo dei nostri rolls mensili. - Paghiamo una media di 10 centesimi di costo per rollare ogni mese. Poiché la volatilità è crollata alla fine del 2008, ora i rolls ci costano da 5
Via Calzaiuoli, 103r - 50122 Florence - Italy Tel. +39 055 2111719 Fax +39 055 2115407 info@apoggi.com www.apoggi.com facebook/armandopoggi
centesimi a 15 centesimi di debito. Assumendo che alcuni mesi abbiamo rollato per un costo di 5-7 centesimi di debito e altri mesi clicchiamo in basso gli strikes pagando un po’ di più diciamo da 15 a 17 centesimi di costo. Considerando una media, assumiamo che tutti i rolls ci costano 10 centesimi di debito. Per 30 spreads il costo sarebbe 0,10 * 100 * 30 = $ 300/mese a roll. Quindi ora abbiamo bisogno di generare $ 300/mese cash (o meglio non vincolati) per coprire il costo mensile dei rolls con l’apertura di nuovi Bull Put Spreads ogni mese. - Siamo in grado di incassare mediamente 80 centesimi di premio per Bull Put Spread OTM al fine di generare almeno $ 32 al mese. Avremo bisogno quindi di $ 4000 in contanti, ma andando sul sicuro, cioè considerando un paio di mesi che potrebbero generare un rendimento pari a 0%, sarebbe prudente muoversi con diciamo $ 5000 per generare circa $ 450/ mese. Ciò presuppone anche che il mercato non avrà un altro crollo del 15% o superiore in 30 giorni o meno. - Rolleremo in basso gli strikes ogni mese, 28
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così il RUT non dovrà recuperare totalmente, ma dovrà solo rimanere sopra lo strike venduto. I
numeri:
Stiamo usando $ 5k ausiliari del denaro che teniamo a disposizione per le evenienze, in questo modo riusciamo sia a mantenere aperti i 30 Bull Put Spreads ITM, sia ad aprire ulteriori Bull Put Credit Spreads che ci permettono di generare credito extra che incassiamo mese dopo mese fino a quando il mercato e l’indice sottostante RUT recuperano parzialmente permettendo ai nostri spreads ITM di scadere OTM. In sostanza, manteniamo in moto i $22.800 rollandoli come abbiamo imparato in precedenza (cioè con un ordine unico di chiusura e apertura) ed impieghiamo i $ 5.000 che teniamo per le evenienze per aprire ulteriori Bull Put Credit Spreads fino a quando il mercato recupera parzialmente in modo che i nostri Credit Spreads alla fine scadono OTM facendoci liberare il capitale di rischio. Continuando a rollare si può / si deve essere in grado di recuperare in meno di 1 anno. Si vede subito che questa è la soluzione migliore perché se la confrontiamo con le altre alternative possibili ci rendiamo conto che se dovessimo prendere
questi 4.100 dollari per investirli nuovamente nei Credit Spreads, ipotizzando un rendimento del 45% nominale annuo, ci sarebbero voluti 51 mesi o 4,25 anni per trasformare $ 4.100 in $ 27.300. In alternativa, se si investissero $ 4.100 dollari in un fondo che ha generato l’8% ogni anno, ci sarebbero voluti 285 mesi o 23,75 anni per crescere a 27.300 $ … campa cavallo! Note sull’autore: Enrico Pegoraro, da sempre appassionato di trading, opera su opzioni da 4 anni. Ha fondato CTO Condor Trading Opzioni, la prima newsletter italiana di segnali operativi focalizzata su Credit Spreads e Iron Condors. www.condortradingopzioni.it info@condortradingopzioni.it
Galleria Michail, Via dei Fossi 44/r 50123 Firenze – 0039 055 292000 – info@michail.it – www.michail.it
a cura di Andrea Facchini
RI-RIMBOCCHIAMOCI le maniche Le ultime vicende della Bce mi stanno appassionando come mai prima d’ora. l’Euro così com’è, rappresenta uno zombie (l’Euro è morto) che cammina verso la meta del fallimento certo. Per trovare un colpevole di tutto ciò non è facile. Dovremmo forse risalire alle origini del trattato di Maastricht, al taroccamento dei conti greci, oppure alla troppa fermezza della Bundesbank, che nel giro di pochi mesi ha svelato il proprio volto, prima con le dimissioni di Weber (in contrasto con la politica della Merkel) e in ultimo con quelle date ieri dal rappresentante tedesco Stark all’interno della Bce. Proprio mentre sto scrivendo sono caduto su un articolo del Sole 24 Ore, che sembra la fotocopia esatta del mio pensiero del quale i lettori riconosceranno la mia buona fede, visto come avevo esordito alla notizia delle dimissioni di Stark, L’articolo del Sole 24 Ore è il seguente: La Bce cambia pelle. E’ un piacere essere in sintonia, non tanto per pretendere di aver ragione, quanto per il fatto di non essere ancora rincoglionito. Proprio ieri dicevo che la Merkel si sarebbe trovata ad un bivio, svelando finalmente la propria identità europeista. “Prendere o lasciare. Secondo me prende” riferito alla Cancelliera tedesca. Come leggo oggi, sembrano sempre più insistenti le voci secondo le quali il sostituto di Stark non sarà scelto all’interno della Bundesbank, bensì dal Ministero delle Finanze. Quindi 1-0 e palla al centro. Ma veniamo a noi........
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Come dicevo, è difficile scoprire l’assassino dell’Euro, visto che con molta probabilità sono più di uno. Tuttavia ritengo alquanto inutile scovarlo al fine di salvare il fratello gemello, agonizzante, scampato all’omicidio. Innanzitutto è doveroso fare una premessa: Se muore anche il fratello gemello dell’Euro non ce n’è per nessuno. Dal Portogallo alla Germania. Se guardiamo ai debiti totali dei vari paesi, privati e pubblici, ci accorgiamo che Germania (274% sul Pil), Italia (298% sul Pil) e Francia (308% sul Pil) sono sulla stessa barca. La Germania nell’ultimo anno ha migliorato leggermente la sua posizione, ma non in un modo tale da essere considerata la verginella dell’UE. Ad una forte crescita dell’economia tedesca ha senza dubbio contribuito un virtuosismo dei tassi sul debito, che ad oggi trovo incoerente con i numeri e con le politiche monetarie efficaci. A proposito della vergine Germania ritengo estremamente interessante il post di Mazzalai: GERMANIA VIRTUOSISMO OCCULTO Chissà cosa sarebbe successo se la Fed, a partire dal 2009, non avesse deciso di acquistare bond nella misura necessaria all’abbassamento dei rendimenti? Quasi sicuramente gli Stati Uniti avreb-
bero visto schizzare il tasso per finanziare il debito, con conseguenze sullo stesso ancora più gravi, mentre la crescita vista nel 2009 e soprattutto nel 2010 sarebbero stati dei lontani miraggi. Purtroppo questa ipotesi è accaduta a noi “europei meridionali”, con l’aggiunta dei conti falsi della Grecia. La Bce, non ha fatto altro che riflettere le spaccature di pensiero all’interno della Ue, con la verginella Germania (purtroppo questo senso di superiorità non lo perderanno mai) timorosa di perdere quelle virtù solo a lei riconosciute dal mercato, come la crescita, il sistema pensionistico, la bassa evasione, l’etica e la serietà professionale. Nel caso in cui la Bce avesse adottato una politica uguale alla Fed i livello degli spread sarebbe stato quasi inesistente, ma ciò non poteva avvenire per diverse ragioni, fiscali, politiche e costituzionali. Detto questo la Bce è intervenuta senza influenzare l’andamento dei tassi di mercato, cosa che invece la Fed ha fatto chiaramente. Ciò è bastato alla speculazione per capire quali fosse le falle da cavalcare e quali invece quelle da scansare. E’ interessante notare come a marzo del 2011 gli asset in mano alla Fed fossero di oltre 3000 mld di dollari, contro i 2000 mld di euro scarsi della Bce. La Fed infatti è intervenuta massicciamente, stampando moneta e abbassando i tassi, la Bce NO.
E’ anche vero che se la Bce fosse intervenuta in stile Fed avrebbe legalizzato le politiche viziose di alcuni stati come Grecia, Portogallo e Irlanda. Tuttavia questa assenza di interventismo ha allargato ulteriormente le falle e ad oggi il tutto sembra irreparabile se non verranno intraprese politiche radicalmente diverse, dando una lezione al mercato da una parte e aiutando gli stati salvabili dall’altra.
passerano pure meglio di noi). In ogni caso un salvataggio, non farebbe gridare allo scandalo, in quanto l’economia ellenica non arriva a rappresentare il 3% dell’Ue, contrariamente all’Italia o alla Spagna che insieme pesano per il 25% abbondante.
Il default della Grecia o l’espulsione dall’Euro della stessa, potrebbe essere un esempio di stabilizzazione se ciò dovesse essere seguito da interventi indiscriminati sul mercato in stile Fed con l’avallo di tutti i paesi dell’area. La Grecia adottando la Nuova Dracma non recherebbe ormai danno a nessuno se non per coloro (veramente una minoranza) che hanno depositi liquidi sul conto corrente di banche greche (magari se hanno qualche titolo rappresentativo di asset se la
della stessa di voler livellare il differenziale tassi. Un passo intermedio potrebbe essere l’emissione di Eurobond, sui quali la Merkel dovrà presto ricredersi, se non vorrà mandare in bancarotta, non tanto l’Europa, ma il proprio sistema finanziario interno. Almeno questo mi era sembrato di intuire dall’esito ufficiale di luglio in tema di EFSF, il cui rafforzamento sarà votato dal parlamento tedesco il 29 di settembre. Così com’è anche il fratello gemello del
Detto questo la soluzione è molto semplice arrivati a questo punto Interventismo della Bce con dichiarazione
vecchio Euro non sopravviverà. L’unica speranza pertanto è che all’interno della Bce ci sia stato davvero un cambiamento di posizione tale da far presto ricredere i mercati. Dovremo pertanto passare da una svalutazione, da un’inflazione più elevata, da tassi reali negativi, da grandi lotte politiche interne, ma non potremo
certo permettere all’Euro di morire una seconda volta. Il tutto rientrerà in quel livellamento che ci richiede da tempo la globalizzazione, alla quale non possiamo più chiudere le porte. Un augurio di “BUONA STAMPA” quindi anche alla Bce borsadocchiaperti.blogspot.com TRADING LIVE SHOW
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RELAIS S. CROCE OMAGGIA GLI UFFIZI
a cura di Carmelo De Luca
Via Ghibellina, un nome evocante nobili casate fiorentine parteggianti per la fazione imperiale nel medioevo, storia, tradizioni, rilevanze artistichea r ch i t e t toniche e in questo ambiente solenne trova dimora un aristocratico palazzo del 700, sede del prestigioso Relais Santa Croce. L’ingresso, ingentilito da due raffinate colonne in stile dorico sormontate da una elegante balcone di rappresentanza, introduce nell’atrio magnificamente arredato con mobilio d’epoca, dove ammirare uno severo cortile interno provvisto di vetrate e la famosissima Enoteca Pinchiorri, indiscusso tempio dell’enogastronomia mondiale. Il solenne scalone d’onore conduce al piano nobile, conosciutissimo per 32
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il sontuoso salone della musica: un tripudio di dorature, delicati stucchi rappresentanti danzatrici, figure mitologiche, putti, fe-
stoni, riempiono le sue pareti e la volta. Questo ambiente, particolarmente curato, possiede un raffinato camino in marmo, arredo privilegiante la pelle black, candelabri di squisita ceramica bianca, vasellame stracolmo di fiori cambiati giornalmente. Le stanze attigue, con le volte decorate da artistici affreschi, ospitano il ristorante Guelfi e Ghibellini famoso per le sue contaminazioni tra cucina toscana e mediterranea elaborate da uno
staff di chefs qualificati pronti a soddisfare le esigenze dei palati sopraffini. Preziose posate in argento, bicchieri di cristallo, piatti in porcellana, personale qualificato, eccellente servizio, minuziosa cura del particolare, rendono il consumo del pasto gradevole; tali caratteristiche connotano l’attigua sala bar dove consumare un cocktail, un
buon vino toscano, un gustoso succo di frutta stagionale. Il rituale non cambia nelle lussuose suites della dimora principesca, infatti un susseguirsi di saloni impreziositi da delicati affreschi preannuncianti lo stile impero fanno da cornice ad un mobilio caratterizzato dagli armonici accostamenti tra l’antiquariato d’autore e il moderno. Quadri di valore, oggettistica raffinata, tendaggi di pregio, tappeti persiani, una variegata scelta di accessori tecnologici, comodis-
veniristico Uffizi Touch®, commercializzato da Centrica, innovativo prodotto della moderna tecnologia racchiudente 1.150 opere della Galleria degli Uffizi e 100 dei Depositi, visibili attraverso immagini digitali con risoluzione dai 40 ai 150 MegaPixel: una coinvolgente quadreria digitale che permette di ingrandire le opere fino a focalizzare difetti, pennellate, dettagli. Innovativo supporto per
simi divani dal design ricercato, toilettes provviste di Jacuzzi, completano le caratteristiche di questo albergo esclusivo racchiuso nel cuore storico di Firenze. Una cornice così aristocratica si presta magnificamente per presentazioni eccezionali non a caso, sino al prossimo 31 ottobre, l’ospite avrà occasione di tastare personalmente l’av-
gli addetti ai lavori, collezionisti, curiosi, Uffizi Touch® possiede il display che può raggiungere la ragguardevole dimensione di 70 pollici, dove ammirare i capolavori del museo simbolo di Firenze selezionando l’autore, la sala espositiva o l’epoca storica.
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a cura di Alberto Presutti
Non si dice piacere
Rubrica di Bon Ton e Comunicazione del benessere Inizia, con questo numero, una collaborazione con il Maestro Alberto Presutti, consulente aziendale di Business e Global Etiquette, ed esperto di Bon Ton e Galateo, noto anche per i suoi interventi televisivi su SKY e RAI, come da suo sito www. albertopresutti.it Per cominciare, tratterò di Social Bon Ton, quindi di regole di comunicazione efficace sui Canali Social. Il professionista che si avvicina ai Social Network come, ad esempio, Facebook, volendo aprire una Pagina Fan o un Gruppo, deve tener presente che quello che andrà a fare non è altro che gestire la propria immagine e quindi il proprio Brand. Il mondo del Web, non è una connessione di pc ma di persone, che in un eco infinito di rimandi, ha la possibilità di amplificare, nel bene e nel male, comportamenti, stili, azioni, correttezza o disonestà, sia fattuali che mentali, di cui l’autore sarà chiamato a rispondere. Sbagliare un post, usando un linguaggio che non può essere proprio dell’autore per professione e credibilità come pubblicare una foto che lo ritrae sbracato e in atteggiamenti non consoni per la immagine che 34
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vuol dare di se stesso e del lavoro che svolge, significa già partire col piede sbagliato e purtroppo, errori simili, si cancellano male, anche se un tasto può far sparire, però a posteriori, quanto scritto o messo online. Il Social Bon Ton, infatti, afferma quattro principi, che devono costituire per il professionista,
rappresentano, e costui non possa essere, conosciuto di persona, l’inverso di quanto pubblicizza sia online che con i mezzi cartacei. Dunque, attenzione anche al look, alla comunicazione, ai dettagli che sono propri del lavoro che si svolge e che devono far emergere quel Brand che si trasformerà in unicità fautrice di differenza, che
l’ossatura dell’agire sui Canali Social e cioè: coerenza, congruenza, fedeltà e passione. Non si può derogare ad alcuno di essi, perché sono un tutt’uno. Così, risulta importante, direi fondamentale, che il sito web, le brochure, i biglietti da visita siano il reale specchio di chi
pertanto, sarà poi distinguibile all’esterno, quale il proprio Brand (SelfBrand). Maestro Alberto Presutti info@albertopresutti.it
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