Museo Civico “Ernesto e Teresa Della Torre”
Progettazione espositiva Alessandro Frecchiami Giuseppina D’Agostino Beatrice Resmini
Allestimento Alessandro Frecchiami Alberto Manenti Franco Meni
L’invisibile nel visibile M O ST RA FOTOG R A F I CA D I A L ES SAND RO FR ECCH I A M I
Alessandro Frecchiami esporrà le sue fotografie a partire dal prossimo 16 settembre – inaugurazione alle ore 17 - nella Sala Crociera del Centro Civico culturale. “L’invisibile nel visibile” è il titolo di questa personale di Frecchiami che racchiude gran parte delle immagini prodotte in questo ultimi anni di attività, un periodo in cui l’autore ha affinato la propria tecnica ed ha approfondito la propria ricerca espressiva. Ci sono circa 60 immagini e circa novanta diapositive in questa esposizione che meglio definisce Alessandro Frecchiami, un fotografo che non si ferma mai, che ha sempre voglia di sperimentare nuove tecnologie e nuovi percorsi dell’immagine visiva. Il prodotto di questa attività, affinata dall’uso del digitale che per il nostro avviene nel 2009, avvicina la sua produzione all’arte contemporanea ed in particolare all’astrattismo. Gli scatti sono tutti in plein air, ma il risultato dell’immagine è ottenuto con l’uso della più raffinata tecnologia con effetti che ci richiamano alla mente i più grandi artisti dei secoli appena trascorsi, dai macchiaioli all’astrattismo, dall’esperienza dei Fauves al neoespressionismo passando attraverso l’arte povera, visto l’uso di sassi come sfondi, vetri di bottiglia come lenti, strumenti che distolgono dal credere che l’immagine fotografica rappresenti qualcosa di tangibile e di riscontrabile nella realtà. Non vedremo, quindi, paesaggi, volti, panorami in questa personale dell’artista trevigliese, ma la natura è tutta lì, nelle foglie rinsecchite, nelle gocce d’acqua, nella ruggine di una chiusa nei rami strascinati dal vento: una realtà che l’occhio nudo non fa vedere, che la fretta dei nostri giorni non fa più scorgere ma che l’obbiettivo può ancora cogliere e il fotografo può restituire in tutti i suoi particolari. Alessandro Frecchiami ha sempre amato la fotografia, ma negli anni ’70 è stato attratto dall’immagine in movimento. Nell’anno 1975 con un
gruppo di amici dà vita all’Equipe cine 75. Il gruppo partecipa con successo crescente alla rassegna annuale della “Bobina estemporanea” organizzata dal Fedic di Treviglio. Con l’avvento della telecamera molti fotografi prendono strade diverse e l’Equipe si scioglie per dar vita al gruppo fotografico “Terza immagine”. Sono anni di studio di discipline sull’immagine, i colori e la percezione visiva, in particolare la teoria della Gestalt. Nel 2009 con la sua piccola fotocamera digitale Frecchiami studia la saturazione dei colori e la percezione, due elementi che lo conducono alla ricerca percettiva verso il non visto (l’invisibile nel visibile), quello che sfugge al visivo quotidiano. La fotocamera lentamente diventa, per lui l’attrezzo idoneo per generare immagini dove il reale viene interpretato per andare oltre, per andare verso nuovi visioni, di cui le più interessanti sono in questa mostra che è pure la dimostrazione che per mezzo della tecnologia digitale, la fotografia ha sempre meno confini e può sperimentare nuovi linguaggi per dare alla rappresentazione della realtà nuove forme, nuovi colori, nuove composizioni.
Giuseppina D’Agostino
L’invisibile nel visibile L’arte è uno di quei campi necessariamente sgombri da egoismi, che funziona su un semplice meccanismo di comunicazione e quindi, necessariamente, di condivisione. Questa mostra è un’esposizione generosa. L’autore non si limita e ci regala una cosa fondamentale: la sua capacità di vedere e di mettere in evidenza le relazioni formali, cromatiche ed emotive della realtà che ci circonda. La nascita della fotografia fu destabilizzante sotto molti aspetti. D’altra parte tutte le innovazioni sono seguite da un periodo di entusiasmo, perplessità, scetticismo o contrariarietà, fino a che non manifestano il loro potenziale e non si fa chiara la portata del loro cambiamento. Persino i colori chimici in tubetto, che si affiancavano ai tradizionali pigmenti in polvere fino ad allora utilizzati, furono osteggiati, eppure il loro avvento favorì la pittura en-plein-air e la conseguente evoluzione legata all’Impressionismo. Ciò che più veniva rinfacciato alla fotografia era: tempi brevi, pura adesione alla realtà, prevalenza dello strumento. Tutte considerazioni che con il tempo sono state ampiamente superate. Tempi brevi? Sì, se consideriamo solamente il tempo che il fotografo impiega a premere il pulsante di scatto. Ma per nulla vero se consideriamo il tempo che Alessandro Frecchiami, in quanto fotografo, impiega ad immergersi nella natura, a coglierne le valenze cromatiche, le relazioni spaziali, la portata emotiva. Il tempo che serve per isolare, rielaborare e enfatizzare l’immagine. Anche solo il tempo che l’artista impiega a leggere, a formarsi, a raccogliere stimoli che gli saranno indispensabili per ottenere i risultati cercati. Lo scatto è solo uno dei momenti creativi, si trova al centro dell’iter artistico, segue l’osservazione e la scelta, precede la rielaborazione. Pura adesione alla realtà? Ma quale realtà? La forza dell’artista sta proprio in questo. Senza arrivare al relativismo radicale, è un dato di
fatto che ognuno di noi filtri la realtà attraverso la propria esperienza, il proprio vissuto e la propria sensibilità. L’artista ha forse la pazienza o la delicatezza di vedere con un punto di vista più accurato ciò che già esiste. Quante volte sfuggono le cose, quante volte ci rendiamo conto di aver percorso centinaia di volte la stessa strada e non aver mai notato un semplice dettaglio, che era lì da sempre ma che per chissà quale motivo solo in una particolare giornata notiamo. Ecco, Alessandro Frecchiami fa per noi questo: ci offre “l’invisibile nel visibile”, ci regala la sua capacità di analisi, sintesi e rielaborazione e ci accompagna a percepire la realtà in modo nuovo. Prevalenza dello strumento? La macchina fotografica è stato il primo strumento tecnologico messo a servizio dell’arte solo se non consideriamo strumenti tecnologici il carboncino, il pennello, le squadre e i compassi, perfino i sassi con i quali veniva incisa la roccia. L’uomo si è sempre servito di strumenti per ottenere risultati, non c’è nulla di scandaloso in questo. La macchina fotografica è uno degli strumenti disponibili, ed è quello prescelto da Alessandro Frecchiami perché quello più efficace a tradurre il suo pensiero, quello con il quale sente maggior empatia. La fotografia oggi è uno strumento poderoso per mettere in scena ciò che non vediamo. Davanti alle fotografie di Frecchiami nasce lo stupore nel renderci conto proprio di quante cose non focalizziamo, di quanto meravigliosamente più complesso e ricco sia il nostro mondo, di quanti elementi non prenderemmo in considerazione se ci limitassimo a vedere con i nostri soli occhi. L’arte è condivisione di stimoli che ognuno fa propri e utilizza come più ritiene opportuno. D’altra parte anche Alessandro Frecchiami fagocita e trasforma. La curatrice di questa mostra, Giuseppina D’Agostino, mette in luce lei stessa “L’invisibile nel visibile” partendo non dalla realtà ma
dalle fotografie. Compie cioè il percorso inverso, smonta l’immagine finale accostandola a riferimenti pittorici provenienti dai nomi illustri della storia dell’arte che sicuramente sono stato materiale formativo per il percorso di Alessandro Frecchiami. Chiarisce un discorso molto semplice: nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto ciò che vediamo, studiamo, amiamo, diventa in noi materiale da costruzione che consciamente o inconsciamente utilizziamo nel nostro percorso di vita, o nel caso di Alessandro Frecchiami d’arte. Come Museo Civico ci fa ancora più piacere mettere in evidenza questa forte relazione. La forza dei Musei sta nel raccogliere non tanto capolavori, ma stimoli. La ricchezza di un Museo sta nella sua eterna contemporaneità, perché un’opera può appartenere a periodi diversi ma l’impressione che ha sullo spettatore è sempre contemporanea. Il Museo è il luogo in cui è evidente il nostro debito nei confronti di chi ha messo a disposizione la propria sensibilità e capacità artistica per farci vedere nuove prospettive. È un luogo di scambio e arricchimento reciproco, e così avviene anche in questa esposizione. Le fotografie di Alessandro Frecchiami sono cronologicamente lontane dal Rinascimento ma non sono neppure più così vicine all’espressionismo Fauve che tanto richiamano. La società è cambiata, la storia ha fatto il suo corso, ma quello che rimane delle opere d’arte è la potenza evocativa. L’arte, dicevamo prima, è condivisione di sensibilità. La fotografia di Alessandro Frecchiami è un’occasione per ognuno di noi di toccare un nuovo modo di vedere, al quale possiamo sentirci più o meno affini, che ci può conquistare o lasciare perplessi, ma che sicuramente amplia la nostra capacità percettiva, che ne siamo consapevoli o meno. Beatrice Resmini Curatore Museo Civico “Ernesto e Teresa Della Torre”
La fotografia è un segreto intorno ad un segreto: piÚ rivela e meno lascia capire Diane Arbus
Il vero vantaggio, per l’artista, è la sua relativa incapacità d’adattamento; essa gli permette di tenersi lontano dalle grandi vie, di seguire la propria aspirazione e di scoprire ciò che manca agli altri, senza che essi lo sappiano. Il pensiero di Carl Gustav Jung
L’identità fotografica non riguarda la somiglianza e la duplicazione, bensì la costruzione di un altro reale del tutto simile, ma nello stesso tempo “altro”. L’uomo fotografico non rappresenta, non duplica, non ha la pretesa di dire la verità fuori di sé, ma piuttosto è un creatore che dà la vita ad una nuova realtà. Massimo Cacciari
La macchina fotografica è uno strumento semplice, anche il più stupido può usarla, la sfida consiste nel creare attraverso di essa quella combinazione tra verità e bellezza chiamata arte. Il pensiero di Isabel Allende
Vedo la fotografia come uno strumento potentissimo di espressione artistica, di comunicazione, di condivisione, di conferma e rappresentazione identitaria, di rimedio, a quel vuoto che ognuno sente dentro e che deve in qualche modo tentare di riempire, per dare un senso, a questa vita. Il pensiero di Anna Pianura
Le immagini illusive pongono l’osservatore in condizione di un vero e proprio atto di fede. Fabrizio Schiaffati
Le immagini allusive portano in sÊ un senso che non è implicito nelle immagini originali e lasciano uno spazio d’interpretazione. Fabrizio Schiaffati
La realtà si presenta da sola, io posso cercare d’interpretarla. Stendahl
Fra il tranquillo e l’agitato, il mosso e il tempestoso scorre a vita dei viventi. Alessandro Frecchiami
Vi è un nesso fra le immagini e i suoni. I segni delle immagini offrono vibrazioni che ricordano da vicino i suoni. Le varie note musicali si leggono nei colori, che presenti in quantità diverse danno vita a ritmi diversi Alessandro Frecchiami
La fotografia non mostra la realtà , mostra l’idea che se ne ha. Neil Leifer
La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità. Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere. Il pensiero di Henri Cartier Bresson
Nella mia fotografia, colori e composizione sono inseparabili. Io vedo a colori. William Albert Allard
Centro Stampa Comune di Treviglio 2017