Direttore del Museo Riccardo Riganti
Allestimento Franco Meni Antonio Masseroli Marina Cavalleri Riccardo Riganti
D'Adda: colori si, ma il bleu è tutta un'altra cosa. Dinamici, caotici, costruiti, meditati, irruenti, dissolventi, ma bleu è e rimane, bleu acqua, acqua marina, avorio, azzurro, azzurro fiordaliso, azzurro pastello, bleu acciaio, bleu Alice, bleu Bondi, bleu chiaro, bleu di Persia, bleu di Prussia, bleu Dodger, bleu egiziano, bleu elettrico, bleu fiordaliso, bleu marino, bleu notte, bleu oltremare, bleu pavone, bleu polvere, bleu reale, bleu Scozia, bleu scuro, bleu Tiffany, carta da zucchero, celeste, ceruleo, ciano, cobalto, denim, indaco, international, Klein Blue, lavanda, pervinca, zaffiro, … e il bleu D'Adda, si espande. È quasi monocromo. Serpeggia. Affiora qua e là. Ma il Bleu D'Adda marca fortemente la produzione dell'artista, è uno dei colori primari. Per i cinesi è il colore dell'immortalità, per i buddisti rappresenta il cielo, per i cattolici è il coloro mariano per eccellenza e molte altre spiegazioni, ma perché in D'Adda se ne faccia un'orgia è tutto da ricercare, se si vuole un'analisi approfondita. Nella cromoterapia il bleu ha proprietà antisettiche, astringenti ed anestetizzanti. Dal punto di vista fisiologico diminuisce la pressione arteriosa. Ha effetti rinfrescanti e rilassanti. In psicoterapia favorisce il rilassamento. È una luce fredda: quindi intelletto, verità, calma, armonia. Conduce all'introspezione, alla tranquillità. Chi indossa un abito bleu si pone nel suo stato di calma, se di bleu chiaro tende all'introversione e ad una chiusura verso l'esterno. Tessute le fila, è dall'introversione, dal profondo della psiche che si origina in D'Adda questo uso prediletto. Una visione intimistica del dato. Un'inclusione e parimenti, un'esposizione con riserbo. Ad occhio D'Adda sembra una persona riservata. Nel zodiacale l'Artista è bilancia, vuole la tranquillità, ma in coppia con fedeltà, è analitico, entra poco alla volta in confidenza con gli altri. Per lui l'armonia è un'esigenza imprescindibile, anche in arte. In realtà la forma pittorica in D'Adda è sempre preordinata, costruita. Anche quando urla e si aggroviglia, non si scompone. Sono visioni oniriche, che inquietano, ma senza disperazione. L'irrazionale è coartato in un ordine, forse anche solo mentale. La forma è fortemente artistica e costretta in spazialità che spesso diviene addirittura geometrica. La mente ordina l'artistico guidando la forma, attraverso il colore, comunque ad un insieme armonico. Colori primari mai stridenti. Al di sopra di tutto è ricerca di un'armonia, che sa giungere anche all'eleganza.
Se vi appaiono sciabolate di colore si tranquillizzano in uno schema mentale, introspettivo, ostile ad ogni dissonanza. Ecco perché fin dalle prime opere fino alle attuali, D'Adda vi mette del suo profondo nel dipinto. Il dipinto è suo in forma raziocinante. Tutto vi è organicamente composto. Ecco che le opere daddiane non urtano, ma piacciono. Tra pittore e osservatore si sostanzia un'operazione di corresponsione offerta ed accettata. Pur celandosi sempre nel crepuscolare onirico, D'Adda tende tranquillamente una mano per entrare nella bellezza. È tanto è tantissimo, sempre.
Dott. Riccardo Riganti Direttore del Museo Civico “Ernesto e Teresa Della Torre”
TRASFORMAZIONE
Sono le conformazioni della provvisorietà, del mutare colto nel suo momento di trasformazione, quando quello che era prima non è più nella sua interezza ma si sta fondendo e confondendo, ma quello che sarà non c'è ancora e tutto questo si vede come impatto di forze, di energie, che si sommano e si sottraggono, formando combinazioni che sono delle figurazioni e dell'informale, in una conformazione di allucinatorio, di fantasticheria meridiana. E' un impero di colori forti che entrano in conflitto e rendono un brivido di piacevolezza, data dall'essere partecipe all'evento che si svolge lì e che non finisce di svolgersi, rimandando poi nella sospensione per sempre. Avvenendo così un paradosso di stasi che simula il movimento e di pittura che dopo avere prodotto il momento caotico, lo ritrae con certo distacco, quasi interrompendone, per il tempo di uno pausa, la dinamica sconvolgente, che è poi il suo dato scenico, la sua fenomenica di fondo. In questa ottica di passaggio si vedono le “viscere” interiori e i filamenti esteriori, in uno sforzo che vuole portare nell'altro da sé la paura folle di un dissolvimento nel perimetro delle morti e delle vite. Qua e là si sciolgono le lettere alfabetiche, indumenti che vanno in dissolvimento, piramidi che cercano di darsi una ragione nella finzione mimetica. Perché ogni cosa è punto, a capo.”
Francesco Gallo Mazzeo
Astronave 1 (2009) olio e sabbia su tela cm 160x180
Ricordi (2010) olio e sabbia su tela cm 120x100
Memorie (2012) olio e sabbia su tela cm 160x160
Oblò 2 (2014) olio, acrilico e sabbia su tela cm 160x160
Fuori luogo (2015) olio, acrilico e sabbia su tela cm 150x100
Piramide (2015) olio, acrilico e sabbia su tela cm 100x120
NOTE BIOGRAFICHE Superate le esperienze giovanili di matrice realistico-impressionista, Gianni D'Adda giunge alla neo-figurazione mediante il passaggio dal racconto al linguaggio simbolico, in cui l’immagine assume una diversa connotazione e le strutture formali si semplificano. Negli anni '70 e '80 la sua attenzione è rivolta alla comunicazione visiva di massa e lo fa attraverso una pittura di contestazione con la quale denuncia le contraddizioni socio-culturali dell'epoca ma il suo sguardo è anche rivolto al passato: colonne doriche, templi e divinità, sedimenti delle culture e civiltà che ci hanno preceduto, sempre con uno sfondo di cielo azzurro. E' questo un colore che accompagna la pittura del nostro artista nel suo percorso: l'azzurro e il blu procurano un sentimento di soddisfazione e di armonia, presuppongono finezza intuitiva, come pure capacità di riflessione e di meditazione. Ricercatore instancabile, Gianni D'Adda è nato il 15 ottobre 1939 a Canonica D'Adda (BG). Le prime esperienze pittoriche risalgono al 1961. Dal 1965 è presente nel panorama artistico partecipando a numerose mostre in Italia e all'estero. Successivamente frequenta i corsi di Graphic Design all'Accademia di Belle Arti di Brera. Ha realizzato murales e si è dedicato all'illustrazione di libri per bambini lavorando per importanti case editrici. Nel 1984 progetta il monumento alla "Libertà" per il comune di Vaprio d'Adda (MI). Tra le principali esposizioni personali si ricordano: 1982, Volkuniversiteit, Rotterdam; 1985, Galleria Fumagalli, Bergamo; 2005, Università Bocconi; Milano; 2004, Galleria Vinciana, Milano; 2014, Casa Custode delle Acque Ass. Culturale Leonardo, Vaprio d'Adda (MI). Tra le collettive: 1985, Experimental Art Exhibition, Budapest (Ungheria); 2002, Segni e Sogni, Museo Civico, Treviglio (BG); 2005, Museo d'Arte Italiana, Durazzo (Albania); 2013, Biennale d'Arte Contemporanea GenovArte; 2014, A Contemporary Point View, Villa Mussolini, Riccione; 2015, 6x6, Esposizioni Galleria all'Angolo, Mendrisio (Svizzera). Numerosi i critici d'arte e le personalità della cultura che a vario titolo si sono interessati del suo lavoro, firmando presentazioni in catalogo e articoli sulla stampa; tra gli altri si ricordano: Enzo Battarra, Germano Beringelli, Luciano Budigna, Domenica Cara, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Enzo Di Grazia, Elda Fezzi, Marco Guastalla, Lino Lazzari, Mario Monteverdi, Carlo Munari, Marcello Palminteri, Elena Pontiggia, Carlo Alberto Sciascia, Giorgio Seveso. Vive e lavora a Canonica d'Adda (BG).
Francesco Gallo Mazzeo
Centro Stampa Comune di Treviglio 2017