3/2016
Direttore del Museo Riccardo Riganti
Curatori scientifici Fabio Celsi Lino Ronchi Francesco Tadini
Allestimento Antonio Massiroli Franco Meni Carlo Senna Riccardo Riganti Lino Ronchi
Testi Fabrio Celsi Lino Ronchi Francesco Tadini Beatrice Resmini
Segreteria Sara Albergoni Daniela Nisoli Beatrice Resmini Anna Rondalli
I Trevigliesi fattisi in breve certi che “Il denaro, solo lui, governa tutte le cose” “Pecunia una reginem est rerum amnium” PUBLIO SIRO (POETA LATINO I SEC. A. C.) SENTENZE 656 Si misero con lena a trafficarlo. Con il denaro si riscattarono dall’infeudamento, si ressero in terra separata dalla Signoria meneghina, confinarono fuori dalle mura i nobili, considerandoli poco più che parassiti. Ecco enunciato in breve l’anima del commercio. Vendere acquistare guadagnare. Treviglio, terra di confine tra la Repubblica Veneta ed il ducato di Milano adottò subito il commercio come tratto fondamentale della propria economia. Commercio lecito o illecito. Il contrabbando trovava esile argine nel Fosso bergamasco. Pochissimi negli Statuti le regole commerciali. Nulle le pene per frodatori, usurai, falsificatori. Per il benessere del Borgo sembra che quasi tutto fosse lecito. Neinte miniere, foreste, industrie, grama la Gera, floridi i negozi; quasi sempre. Dalla tazza biansata etrusca ritrovata in Campo San Maurizio ed esposta in mostra si deduce che anche in epoca celtica a Treviglio si commerciava con popoli lontani. Il tesoro di via Verga di 2666 monete è l’incipit delle tante sedi bancarie del 2000 d.C. Le vie commerciali, via Roma, via Verga erano e sono ancora più battute della signorile via di Porta Torre con i suoi pretenziosi palazzetti. La mostra attraverso una miriade di documenti ed immagini vuole evidenziare questo precipuo aspetto della storia trevigliese a partire dalle cesoie, dal peso di telaio dell’anno 0,
con attenzione soprattutto a partire dall’Unità d’Italia fino allo stabilirsi in Treviglio del primo supermercato, l’UPIM. Si vuola anche indicare attraverso l’Associazione del Commercianti ed il SUAP le ipotesi del futuro che auguriamo prospero per l’intero territorio trevigliese.
Dr. Riccardo Riganti Direttore Museo Civico “Ernesto e Teresa Della Torre”
È per me un piacere presentare succintamente l’Associazione in occasione dell’ottima mostra “Sumtum faciat, oportet, qui quadri lucrum” che merita una visita da parte dei trevigliesi. Auguro a tutti i commercianti un proficui lavoro, soddisfacente le richieste della clientela. Formulo l’auspicio che il commercio a Treviglio sia in ogni tempo prospero e che le memorie degli avi siano sempre conservate ad incremento della cultura del Borgo. Gabriele Anghinoni presidente
L’associazione locale degli operatori commerciali nasce come cooperativa nel 1981 dalla volontà di alcuni commercianti che operano nel centro storico. Nel corso degli anni la cooperativa si è trasformata in associazione ed ha allargato l'accesso anche ai negozi esterni alla prima circonvallazione. Nel 1997 la denominazione fu modificata in Associazione Botteghe Città di Treviglio, avendo allargato la base associativa alle attività al di fuori del centro storico. E' di aprile 2015 la decisione di variare la denominazione in Commercianti Trevigliesi, professionisti e artigiani Nel suo statuto l'associazione ha come priorità la promozione del commercio trevigliese sul territorio. Durante i suoi anni di attività le BCT hanno allestito mostre didattiche, ideato la Turta de Treì, organizzato eventi di intrattenimento, concerti e spettacoli di varia natura. Accanto a un'idea originaria del commercio come competizione e individualismo, l'Associazione BCT offre un esempio
vincente di collaborazione tra commercianti, amministrazione comunale e la comunitĂ dei cittadini. Attuale consiglio direttivo: Anghinoni Gabriele pres Matteo Testa vice Stefano Redaelli Daria Caldarola Stefano Brivio Elena Ronchi Nadia Brentana Paolo Genovese Samuele Anghinoni Dario Lonati Nadja Nicoli Paola Riva
DAL 1870 ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE La situazione del commercio a Treviglio è illustrata nel 1841 da Serafino Bonalumi e nel 1872 da Carlo Casati. Il primo dà un quadro statistico delle industrie e del commercio a Treviglio e nel suo territorio per controbattere la tesi dei Bergamaschi che si opponevano alla linea Milano-Treviglio adducendo il motivo che quest’area era quasi esclusivamente agricola. A sostegno della sua tesi egli riferisce che l’industria conta 199 fabbriche di 55 rami diversi, che danno lavoro a 1779 operai. Per quanto riguarda il commercio lo stima ad un valore complessivo annuo di L. 8.012.000, comprese le esportazioni verso Milano, Bergamo e altri luoghi. Carlo Casati fa una descrizione articolata e vivace del mercato che allora si teneva in piazza Manara e in piazza Santa Marta, mentre nell’attuale piazza Cameroni si teneva il mercato del bestiame. “Il centro del mercato è nella piazza maggiore (attuale Piazza Luciano Manara) ed in quella di Santa Marta (attuale Piazza Garibaldi), che ne è una continuazione, ma la folla ivi troppo stipata diviene d’imbarazzo a sé stessa e rigurgita nelle contrade e nelle vie di circonvallazione, onde direi quasi che l’intiera città è teatro del mercato. È inutile descrivere tutti quei filari di banche, di tende, quella schiera molteplice di (s)corbe (ceste di vimini), di zanche, di coltroni (trapunte, coperte da letto ripiene di bambagia o di cotone) e di stuoje adagiate sul terreno, quei cumuli di succhi, quelle spalliere portatili, in una parola, i depositi di quanto può offrire l’industria agricola, manifatturiera e commerciale della città e di molte terre anche lontane. Ciascuno sa che cosa voglia dire mercato e quali ne siano i costitutivi e gli accessori, ond’io m’accontenterò di ripetere che il mercato di Treviglio, avuto specialmente riguardo alla varietà delle derrate che vi si vendono, è uno dei più floridi mercati settimanali della Lombardia. Dobbiamo aggiunger che ad oriente del paese ove la via di circonvallazione, che lo divide dai sobborghi, si allarga in una piazza quadrangolare (l’attuale piazza Cameroni ovvero piazza Mercato) havvi un altro centro di mercato, che è quello del bestiame. Là sono cavalli da lavoro, asini, muli, pecore, ma particolarmente branchi di vacche o buoi,
o mandre di porci. All’estremità opposta, sulla piazza chiama-ta da tempo immemorabile il Revellino, evvi il mercato delle piante, che, com’è naturale, si riduce a nulla fuori dall’epoca delle piantagioni. Il trevigliese Bonalumi (nel 1841) faceva ascendere a centomila il numero di forestieri che frequentano questo mercato, a due milioni di lire il denaro che annualmente era posto in commercio... Attualmente e da dati raccolti nel 1864 il commercio del mercato di Treviglio aumentò molto. In fatti in quell’anno si ebbe un spaccio di trenta ai quarantamila capi di bestiame per un valore di un milione e novecento mila lire a due milioni all'anno, e vi si smerciano annualmente più di centotrenta ettolitri di granaglie pel valore di due milioni di lire”. Dai documenti emergono alcune iniziative importanti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. La prima è la costruzione del Macello pubblico nel 1887. Dove finisce Viale Oriano e prima che cominci l’attuale via Cavour, c’era fino al 1880 un grande spazio libero e dei campi. Questo vasto spazio, al limite della circonvallazione, fu nel giro di 50 anni, molto urbanizzato, e assunse l’attuale conformazione. La prima costruzione che sorse su questo vasto spazio fu il Macello Comunale. Ritenuto dal Ministero “opera di pubblica utilità’’, fu progettato nel 1885, inaugurato nel 1887 e svolse il suo compito per più di un secolo. I giornali dell’epoca parlarono di un avvenimento di grande rilievo sia per la struttura, sia per la collocazione in una zona di intenso allevamento del bestiame. Il macello era ben strutturato: aveva stalle per il ricovero dei bovini da macellare, l’entrata da via Dalmazia per motivi di igiene, una gabbia per l’abbattimento, una vasta sala di macellazione con il pavimento i muri lavabili e i canaletti di scolo. Diversi paranchi sollevavano le carcasse per la sezionatura. Inoltre c’erano vasche per la raccolta del sangue e il deposito di visceri, pelli ed ossa. Era dotato di un ufficio per il veterinario, spogliatoi con docce, servizi igienici, locali compressori, deposito di furgoni. Collegato alla sala di macellazione c’era una grande cella frigorifera, per la conservazione e la frollatura delle carni e una cella più piccola destinata ai capi sospetti. I capi macellati erano movimentati tramite
binari che dotati di appositi ganci. Prima dell’avvento delle celle frigorifere, nel macello e nei vari punti vendita, dopo la macellazione le carni si portavano in locali refrigerati con il ghiaccio e detti “giasère’’. Le altre due importanti iniziative furono le esposizioni del 1880 e del 1902, promosse dalla Società di Mutuo Soccorso. Erano l’espressione locale delle esposizioni universali che nella seconda metà dell’Ottocento vennero organizzate in diverse città. Famosissime quelle di Londra e poi di Parigi per autocelebrare la potenza economica e politica delle due grandi nazioni. Anche Treviglio volle celebrare il progresso economico della città e porsi all’attenzione dell’intero territorio circostante, coinvolgendo i comuni limitrofi. Nel 1880 fu organizzata una “piccola esposizione”, promossa nel 18° anniversario di fondazione della Società di Mutuo Soccorso come momento principale della settimana di festeggiamenti. Si tenne presso le Scuole Tecniche, messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale. L’iniziativa ebbe il sostegno del Ministero dell’Agricoltura e Commercio, dell’Amministrazione Comunale, della Camera di Commercio provinciale e della Direzione del Tramway Pistorius. Come espositori furono invitati amministrazioni di Società, aziende, la banca popolare, la cassa di risparmio, tutti coloro che esercitavano un mestiere o una professione. Quella del 1902 si tenne nell’edificio delle Scuole Comunali (attuale scuola elementare De Amicis), dopo che l’Amministrazione aveva provveduto ad una manutenzione straordinaria per renderlo più accogliente. Per aumentare la superficie espositiva vennero erette delle gallerie nel cortile interno e si costruì un apposito padiglione nell’appezzamento di terreno attiguo. Il Comitato organizzatore affidò la costruzione all’ing. Carlo Banfi e divise l’intera esposizione in tre sezioni: industria manifatturiera, agricola e didattica. Gli espositori furono cento quaranta. L’inaugurazione avvenne domenica 24 agosto, alla presenza di tutte le più importanti autorità cittadine e con il discorso inaugurale dell’on. Adolfo Engel, deputato del Collegio di Treviglio e Presidente del Comizio Agrario locale.
LE REALIZZAZIONI DEL VENTENNIO: FORO BOARIO, MERCATO COPERTO, MOSTRA ARTIGIANA Nel “ ventennio” le opere che nell’ ambito del settore commerciale ed artigianale ebbero maggior importanza per la vita della città e per la sua immagine furono sicuramente le costruzioni del Nuovo Mercato Bestiame ( attuale Foro Boario) e del Nuovo Mercato Cittadino ( attuale Piazza Cameroni), realizzate fra il 1928 e il 1933 nonché la realizzazione della Mostra Artigiana del 1934.
La costruzione del Foro Boario
SOLUZIONI E PROGETTI ANTERIORI AL 1928 Com’ è noto, l’ assetto dato nel 1873 al mercato cittadino dalla Giunta Municipale guidata dal Sindaco Cameroni “ onde ovviare allo sconcio che prima riscontra vasi” prevedeva ben 10 localizzazioni in cui i venditori, differenziati per categoria merceologica potevano esercitare la propria attività. Una nuova soluzione , sempre connessa con le problematiche della viabilità cittadina, venne avanzata fra il 1881 e il 1883 con l’
ampliamento di Piazza S. Marta che vide crescere la sua superficie da 1150 a 1512 mq e di cui venne prospettata la suddivisione in 158 piazze di posteggio di circa 3 mq cadauna. Il progetto di ristrutturazione proposto nel 1881 dagli ingegneri Azzolari Angelo e Redaelli Ernesto aveva ambizioni più elevate, tanto è vero che accanto a due ipotesi dai costi contenuti, ( poco più di 2000 lire) i progettisti ne proposero una terza che superava in costi le 9000 lire ma includeva, oltre al rifacimento della “ gradinata che serve d’ ascesa al Teatro”, anche la costruzione di un “porticato in rialzo di cm 20 di forma rettangolare lungo 20 m e largo 8, quindi più ampio dell’ attuale portico”, costituito da “ gradinata di granito, tetto in lamiera zincata di tegole piane in 2 rialzi, appoggiato sopra intelaiatura mista di legno e ferro sostenuto 14 colonne di ferro fuso con ornati” , una fontana, la piantumazione di 11 platani americani e la sistemazione di 4 panchette a sedili di granito come quelle esistenti lungo il Viale Garibaldi. L’ Amministrazione scelse quella a costo più basso e riuscì a coinvolgere nelle spese di realizzazione dell’ opera anche i “ frontisti” della piazza in base alla valutazione che la valorizzazione della Piazza avrebbe di fatto accresciuto anche il valore dei loro immobili. La concordia omnium fu incrinata dalla constatazione, nel 1883, che la realizzazione era difforme da quanto preventivato: la piazza aveva diverse lunghezze ad est e a ovest ed “ il triangolo di spazio in fondo alla piazza” aveva ancora “ un’ assegnazione privata”. Si dovette riprendere le misure del sito, questa volta non solo sulle mappe censuarie e rifare la selciatura. Quanto agli abbellimenti urbanistici riproposti dall’ Ufficio Tecnico, anche questa volta si rinviarono a tempi migliori. Unica ed Invariata restò invece l’ area destinata al Commercio del Bestiame con annesso Macello Pubblico ( antica Piazza d’ Armi e poi Piazza Crivelli). Una ulteriore revisione in questo ambito e motivata da una pluralità di fattori tra cui emergono l’ aumento demografico, problemi di viabilità e decoro della città, fu proposta nel 1922. Il “ Progetto di massima per la costruzione di un nuovo mercato bestiame in Via Caravaggio” che l’ Amministrazione propose al C. C. risulta abbastanza ambizioso in quanto prevedeva l’ acquisto di un’
area adiacente a quella già comunale, la ripartizione dell’ area in reparti alberati, la costruzione della casa del custode e l’ alloggiamento nella medesima sede anche di altri prodotti alimentari. La spesa preventivata assommava a L. 150.000, troppe per affrontarlo con i mezzi di Bilancio ordinari e anche per il R. Sotto Prefetto che, in un nota al Progetto inviatogli, espresse parere negativo sulle fonti di finanziamento ( accensione di un mutuo) con cui si sarebbe dovuto fronteggiare le spese occorrenti . Un’ altra proposta venne elaborata nel 1926 dall’ Ing. Emilio Gentili con l’ acquisizione di un’ area piuttosto ampia contrassegnata dal n. di mappale 1924 che prolungava a sud-est quella già occupata dal Mercato bestiame permettendo la concentrazione in un questo unico spazio, sia del Mercato di frutta e verdura, sia di quello del bestiame. Nel 1928, infine, sempre l’ ing. Gentili presenterà un progetto che accoglieva l’ idea del decentramento del Mercato Coperto e del Mercato Bestiame all’ esterno della prima circonvallazione, ma in aree non adiacenti. Sarà questo a vedere la luce nel quadriennio 1928 – 1932 con un iter di realizzazione attuato in due fasi: la prima relativa alla costruzione del Mercato Bestiame e la seconda a quella del Mercato Ortofrutticolo. COSTRUZIONE DEL MERCATO BESTIAME ( anni 1928 – 1929) Con la delibera n° 2143 del 27 aprile 1928, si de cise di procedere all’ acquisto dei 19.06,20 mq del terreno contrassegnata dal n° di mappale 1937 posseduto da Villa Angelo a L. 4,50 al mq. Il 20 maggio si approvò il Progetto del costruendo Mercato del Bestiame redatto dall’ Ing. Emilio Gentili per una spesa preventivata di 212.000 L. e, sulla base dei risultati dell’ asta avvenuta il 12 luglio, due giorni dopo venne affidato l’ incarico della esecuzione dei lavori alla Ditta Ghilardi. Perfezionato l’ acquisto dell’ area il 4 agosto 1928, si procedette rapidamente alla realizzazione dell’ opera che venne completata entro il maggio del 1929, non senza aver prima nominato Castelli Angelo quale custode del Mercato Bestiame e versato a Villa Angelo, il 27 aprile del 1929, altre 2.400 Lire per mancato raccolto. Un manifesto del 21 maggio annunciò che, a partire dal 1 giugno “ Il mercato settimanale
dei bovini, suini equini, verrà tenuto nella nuova sede di Via Caravaggio in prossimità della Scuola Pratica di Agricoltura G. Cantoni”. E così fu: benedetto dal Prevosto con una semplice cerimonia nel pomeriggio del 31 maggio, il Foro Boario aprì i suoi battenti il giorno successivo. COSTRUZIONE DEL NUOVO COPERTO ( anni 1931-1932)
MERCATO
ORTOFRUTTICOLO
Il 21 febbraio 1931 il Podestà annunciò la volontà di riunire il Mercato della frutta e della verdura che si svolgeva in Piazza Mentana e quello delle uova, pollame e animali da cortile allocato in Piazza Sette Fratelli Buttinoni nell’ area dell’ attuale Mercato, utilizzando sia la dismessa Piazza Crivelli resasi libera a seguito della costruzione di Foro Boario ( circa 5000 mq) sia un’ area adiacente ( 4000 mq) appartenente al Benefizio curiale di S. Martino. Il 16 giugno del 1931 il mercato del pollame fu trasferito in Piazzale Crivelli e il 20 giugno venne approvato il preventivo di spesa di 20.000 lire per sistemare l’ area di proprietà della Chiesa che fu acquistata il 21 ottobre a L. 90.000. Entro il 16 novembre l’ ing. Gentili redasse il Progetto. Perfezionate le operazioni d’ asta, il 31 gennaio del 1932 si procedette alla stipula del contratto di appalto per la realizzazione dell’ opera con la ditta Oscar Gmur & C. a cui fu consegnata l’ area il 22 febbraio, fissando come data ultimativa dei lavori quella del 22 agosto. Come attestato dal verbale di ultimazione lavori, il manufatto venne completato il 20 dicembre 1932, anche se la sua “ inaugurazione” fu anticipata alla data simbolica del 28 ottobre e dal 2 gennaio 1933 il Mercato della frutta, verdura, pollame ed altri generi alimentari venne effettuato nell’ attuale Piazza Cameroni, ovvero nella toponomastica dell’ epoca, in Piazza Diaz e Piazza Crivelli. A partire dal febbraio del 1933, con una nuova delibera podestarile si decideva di dotare il Mercato di un porticato coperto dotato di vetrate fisse, inferriate al piano terra, tendoni a braccio preventivando una ulteriore spesa di 102.000 lire. Il collaudo dell’opera, avvenuto alla fine del 1935 venne affidato all’ Ing. Marchesi Giambattista e coinvolse anche l’ Istituto Superiore di Ingegneria di Milano in quanto le travi di cemento armato presentavano lesioni che non vennero ritenute pericolose per l’ equilibrio statico della struttura, anche se non si mancò di sottolineare che il calcestruzzo utilizzato “ non era probabilmente di
buona qualità”. Conclusasi la fase del collaudo dopo gli opportuni interventi suggeriti dal Politecnico di Milano, l’ iter burocratico venne concluso con la deliberazione podestarile del 15 aprile 1936 da cui si accerta che il costo complessivo dell’ opera fu di 581.970,85 lire.
LA MOSTRA ARTIGIANA DEL 1934 L’ idea della Prima Mostra Artigiana, “ rassegna dell’ attività degli Artigiani dei 44 Comuni dell’ ex Circondario di Treviglio”, nacque nell’ aprile del 1934 con l’ obiettivo di “ dimostrare la capacità e la genialità degli artigiani della zona, stimolare l’ attività creativa di essi, di incrementare alla vendita dei loro prodotti”. Voluta dal Podestà Luigi Cassani, appoggiata dal Segretario Provinciale della Federazione Fascista degli artigiani e dalla Federazione Provinciale del P.N.F., venne realizzata da un Comitato Organizzatore che iniziò ad operare, come attestato dai relativi verbali, nel maggio del 1934 e lavorò alacremente anche nei mesi estivi. Sulla base delle sue scelte, la mostra, a cui parteciparono 114 espositori, venne articolata in 11 sezioni: 1) attrezzi agricole e macchine; 2) Meccanica e metalli in genere; 3 ) Arredamento e ammobiliamento della casa; 4) Abbigliamento; 5) Floricultura; 6) Installatori Impianti; 7) Marmisti, decoratori, stuccatori; 8) Prodotti in legno in genere; 9) Prodotti vari; 10) Mascalchia, selleria; 11) Grafici, Tipografi, fotografi. L’ ideazione e la realizzazione del pregevole manifesto pubblicitario furono affidate al pittore Attilio Mozzi, Presidente della Scuola d’ Arti e Mestieri “ Ing. Grossi”, e la sua stampa, in 300 copie alla Coop. Poligrafica degli Operai di Milano. I 1000 opuscoli e i 100 inviti furono invece realizzati dalla Tipografia Molina e Saccardo per 1253,20 lire; l’ assicurazione dei manufatti fu stipulata per 7.500 lire con la Riunione Adriatica di Sicurtà, il Buffet per l’ inaugurazione fu appaltato al Ristorante Corona a 120 L. Ai partecipanti venne chiesta una tassa di iscrizione di 10 L. e ai visitatori un contributo di 0,50. Pubblicizzata ampiamente sulla “Voce di Bergamo”, sul “Popolo Cattolico” e con un articolo anche su “Il Popolo d’ Italia”, la Mostra venne inaugurata il 2 settembre del 1934, annoverando tra i presenti, l’ on. Buronzo, Presidente della Federazione Fascista Artigiani, il Prefetto,le autorità locali e la signora Maria Longaretti scelta dal Comitato quale madrina del gagliardetto degli artigiani. Nella stessa giornata si celebrò un altro evento culturale con l’ apertura al pubblico delle sale dell’ Esposizione permanente dell’ Era
Conclusasi il 16 settembre con una serata di fuochi d’ artificio, la Prima Mostra Artigiana registrò una buona affluenza di pubblico ( 10.573 paganti , stando ai biglietti venduti, 12.437 secondo la statistica proposta dall’ opuscolo commemorativo) tanto da far ipotizzarne una sua riedizione triennale, ma che, di fatto, non si realizzò.
Inaugurazione della mostra
DAL 1945 ALL’ARRIVO DEI GRANDI SUPERMERCATI Nel secondo dopoguerra, dopo alcuni anni di transizione dovuti alla svalutazione della lira e al forte aumento dei prezzi, il commercio ha un rapido e ampio sviluppo. Il benessere causato dalla ripresa economica provoca un aumento dei consumi e anche del numero dei negozi nella città di Treviglio. Per affrontare le sfide poste dalla nuova società ad alto sviluppo economico nascono due associazioni che hanno lo scopo di coordinare i commercianti e favorire migliori condizioni di approvvigionamento delle merci e prezzi più convenienti e competitivi: la Sa.Dro e le Botteghe del Centro. La prima (acronimo di Salumieri- Droghieri), è fondata nel 1959. Ha come scopo l'acquisto di merce di qualità alle migliori condizioni per
calmierare i prezzi, prendere tutte le opportune iniziative a tutela degli interessi della categoria salumieri-droghieri e migliorare le condizioni economiche morali e sociali dei commercianti. Il problema è quello di eliminare i passaggi che separano produttore e consumatore e che provocano l’aumento dei prezzi. È stato difficile unire i commercianti data la diffidenza e la gelosia allora molto sentita. Collante di questa iniziativa sono l’assessore al commercio Ernesto Bongiovanni e il giovane teologo trevigliese don Sandro Mezzanotti. Nel 1959 si è avviato il primo magazzino di 130 mq, posto al mercato ortofrutticolo di via Crivelli e concesso in locazione dal Comune di Treviglio. Nell’agosto 1963 il magazzino è traslocato in via XXI Maggio, ampio 500 mq, con due celle frigorifere e vari uffici amministrativi. Nel 1970 è ampliato di altri 400 mq. Nel 1976, poiché l'amministrazione comunale di Treviglio ha negato l’area nel centro cittadino, la Sa-Dro si trasferisce a Brignano su una area di sua proprietà di circa 12.000 mq, con 3000 mq di capannone portati alcuni anni dopo a 5000 mq, per poter servire al meglio i soci che avevano raggiunto il numero cento circa. Nel 1970 la Sa-Dro con altri 14 gruppi fonda il super gruppo C.R.A.I, che nel tempo è diventato il maggior centro di distribuzione commerciale e ha servito oltre 3.000 punti-vendita. La seconda associazione che caratterizza il commercio a Treviglio negli ultimi trent’anni è rappresentata da “Le Botteghe del Centro”. Nasce con atto notarile del 1981 come società cooperativa a cura di nove soci. Presidente e vice presidente sono Gian Enrico Bresciani e Silvio Gelmi. Suo scopo è di attuare iniziative di carattere promozionale e di consulenza giuridica a favore degli esercenti del centro di Treviglio. L’esigenza più sentita è di rivitalizzare il centro storico della città che appare piuttosto deserto, nonostante sia già in funzionale l’isola pedonale il sabato pomeriggio. L’intenzione è di superare l’immagine del commerciante dedito solo alla cura dei propri affari per una nuova figura di operatore economico che
vuole valorizzare il suo ruolo favorendo una maggiore vitalità non solo economica, ma anche sociale e culturale del centro storico. L’iniziativa dei primi soci è accolta con entusiasmo e in breve ha l’adesione di 90 esercenti della città. Nel periodo natalizio la società organizza un concerto presso il Teatro Filodrammatici, espone nelle vetrine alberi con palloncini colorati e distribuisce cartine topografiche della città. L’anno seguente le iniziative si moltiplicano: i Madonnari in piazza, il mercatino dell’antiquariato mensile, il concorso “All’ombra del campanile” rivolto agli alunni delle scuole elementari. Nello stesso tempo si avviano anche campagne più propriamente commerciali come gli sconti per il periodo natalizio 1982, la pubblicità sulle radio locali, la stampa e distribuzione di borse e sacchetti con il marchio Botteghe del Centro. Col tempo il numero di attività si intensifica e si instaurano proficue collaborazioni con il Centro Culturale e la Pro Loco: saranno organizzate la mostra di pizzi e merletti, lo spettacolo di rievocazione storica “Miracol si grida”, la musica per le vie, la festa del pensionato, la Torta in piazza, Cortili aperti, Vota la vetrina più bella. Tutte hanno lo scopo di attirare la gente nel centro e di animare le vie e le piazze della città. COSTRUZIONE DELL’ UPIM E ABBATTIMENTO DEL COMUNALE
TEATRO
La rete di distribuzione commerciale trevigliese ebbe una sua significativa diversificazione agli inizi degli anni ’70 con la realizzazione in Piazza Garibaldi dell’ UPIM, non solo perché un importante marchio sceglieva di aprirvi una propria sede e molti negozi tradizionali scompaiono e cedono il posto a nuove attività, ma perché tale scelta coincise anche con la sparizione definitiva del Teatro Comunale.
La documentazione dell’epoca ed in particolare la seduta del Consiglio Comunale del 24 settembre 1970, così ne ricostruisce i fatti. Il 31 dicembre 1969 l’ Amministrazione Comunale rilasciò all’ impresa Gadola di Milano una licenza edilizia per la costruzione del “noto supermercato” da realizzarsi sul terreno prospiciente Piazza Garibaldi contraddistinto con i mappali n. 1549, 2862 e 2987; sui primi due era possibile costruire ex – novo, mentre per il terzo, noto come casa Bacchetta, esisteva il vincolo della ristrutturazione. Nel frattempo, il terreno era stato acquistato dalla ditta Gilardi & C. .s.a.s di Torino che iniziava la costruzione del supermercato senza acquisire preventivamente la volturazione della licenza per cui presenterà domanda il 31 luglio 1970 che completerà con copia del rogito di acquisto addirittura il 9 settembre. Ma non solo: in corso d’ opera demoliva totalmente casa Bacchetta anziché ristrutturarla e, nei lavori di scavo, danneggiava le parti murarie del Teatro Comunale, causando, per di più, l’ allagamento del locale caldaie. Il 4 settembre, dopo aver accertati i danni, l’ irregolarità nella esecuzione delle opere e la mancata volturazione della licenza, il Sindaco elevò contratto di contravvenzione,
ricorse al Tribunale di Bergamo ed emise un’ ordinanza di sospensione lavori per 30 giorni. La Ditta Gilaldi a sua volta, in attesa che il Tribunale di Bergamo procedesse alla nomina del Consulente Tecnico e prima che potessero essere emessi a suo carico altri provvedimenti , contattò il Sindaco e propose, prima verbalmente e poi il 16 settembre per iscritto, sia l’ acquisto del Teatro Comunale per 65 milioni di lire di cui versava nella stessa data deposito cauzionale sia una variante al progetto originario al fine di ottenere una più ampia volumetria. Il 24 settembre il Sindaco convocò d’ urgenza il Consiglio Comunale e indicò nella sua relazione introduttiva quali fossero gli elementi che inducevano ad accettare la proposta della ditta Gilardi e precisamente: 1) l’ inagibilità del teatro e l’ impossibilità a norma di legge di renderlo agibile 2) la congruità della cifra offerta dalla Ditta Gilardi per l’ acquisto 3) l’ opportunità di introitare una cifra così significativa, vista la situazione del Bilancio e tenuto conto della mole di opere che l’ Amministrazione appena insediata aveva intenzione di effettuare, tra cui, non ultima, la realizzazione del Centro Civico Culturale nell’ area dell’ Ospedale di S. Maria recentemente acquistato per 175 milioni. La discussione fu piuttosto ampia, e l’ opposizione denunciò “l’ ingiustificato ritardo con cui l’ ordinanza è stata emessa” la mancata, tempestiva vigilanza sui lavori”; sottolineò inoltre la necessità che la questione venisse vagliata “preliminarmente sotto l’ aspetto urbanistico” in quanto investiva “la sistemazione e l’ assetto dell’ intera Piazza Garibaldi”. Nessuno avanzò, fatta eccezione in qualche misura dell’ avv Pignatelli ( PSU) , l’ idea di una conservazione del Teatro Comunale, mentre la maggioranza accolse due punti emersi durante il dibattito: la destinazione del ricavato della vendita alla realizzazione di un Centro Culturale e l’ assicurazione che il progetto del Supermercato sarebbe “ stato sottoposto al minuzioso ed attento vaglio di esperti qualificati”. La proposta dell’ Amministrazione passò con 18 voti a favore, 10 contrari e 1 astenuto. Il Teatro Comunale sparì ed anche Treviglio, ebbe, in linea con altre città negli anni del primo consumismo di massa, il suo Upim nel cuore della città.
ALCUNE IMMAGINI DI PIAZZA GARIBALDI
Centro Stampa Comunale 2016