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il quotidiano c’entra sempre in qualche modo, ma non mi interessa raccontare la vita semplicemente così com’è. chi scrive giochi di ruolo dice che i personaggi devono essere un’elite, perché a nessuno interessa impersonare un uomo comune. anche nelle storie credo sia così. come minimo bisognerebbe raccontare una super-realtà più vivace, drammatica o spettacolare del normale, altrimenti ho già la mia normalissima vita, grazie.
francesco mattioli (bologna,
1973),
ha collaborato
con igort pictures, phoenix, black velvet, salani, giunti e mondadori, per la quale ha disegnato l’inquisitore eymerich di valerio evangelisti. per tunué, su testi di luana vergari, ha disegnato a volto coperto.
mattioli album 4
euro 9,90
album
francesco
mattioli
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francesco
mattioli
francesco mattioli collana «album» n. 4 1a edizione - settembre 2009 profilo biografico e intervista a cura di giovanni marchese copyright © immagini francesco mattioli progetto grafico mandarinoadv.com impaginazione tunué.com stampa andersen pubblicità e marketing via brughera iv 28010 frazione piano rosa - boca (no) isbn-13 gs1 978-88-89613-61-0 tunué s.r.l. via bramante 32 04100 latina - italia tel 0773661760 | fax 07731875156 info@tunue.com | www.tunue.com
altri volumi della collana alfred (#1), mauro cao (#2), gud (#3), davide pascutti (#5), luca g. patané (#6), michele petrucci (#7) paco roca (#8), luca russo (#9), paola cannatella (#10), david rubin (#11), stefano piccoli (#12)
profilo
Francesco Mattioli, (Bologna, 1973), da ragazzo dimostra buone doti nel disegno e frequenta la scuola di fumetto La Nuova Eloisa di Bologna. Come illustratore nel 1994 collabora con Anastasis realizzando videogiochi didattici per le scuole, quindi nel 1996 collabora con lo studio Igort Pictures alla realizzazione del videogioco Brillo e i segreti del Bosco Vecchio. Nello stesso periodo inizia la collaborazione per la rivista Carmilla curata da Valerio Evangeli-
sti. Nell’ambito del fumetto pubblica i primi lavori illustrando San Pietro (Phoenix, 1997) su sceneggiature di Otto Gabos, per cui disegna anche Mariadele, fumetto legato a una campagna pubblicitaria, e un episodio per l’antologia Frontiera (Black Velvet, 2000). In seguito disegna su testi di Valerio Evangelisti La Furia di Eymerich (Mondadori, 2003) che si aggiudica il Premio Gianluigi Bonelli e viene tradotto e pubblicato anche all’estero. Nello stesso
periodo sceneggia per i disegni di Giovanni Simoncelli il fumetto Bor (Medicina Nucleare, 2003). Attivo anche nella narrativa per l’infanzia ha illustrato una serie di libri di Guido Sgardoli: George W.Blatt (Salani, 2004), Il grande libro degli Sgnuk (Giunti, 2006), Kaspar, il bravo soldato (Giunti, 2007), Corri Gummo, corri! (Giunti, 2008) e Il Disinfestatutto (NordSud, 2009). Nel 2000 fonda assieme al fratello Emiliano il collettivo f.lli Mattioli con cui realizzano una serie di calendari autoprodotti, cinque edizioni del Mirabolante Almanacco dei f.lli Mattioli e diverse collaborazioni, tra cui il Bustone Sorpresa e Ergo assieme al gruppo Donna Bavosa. Attualmente dopo aver illustrato il graphic novel A volto coperto (Tunué, 2008), su sceneggiatura di Luana Vergari, insegna alla scuola di fumetto La Nuova Eloisa di Bologna e è al lavoro su nuovi progetti legati al fumetto, all’illustrazione e ai giochi da tavolo. www.fratellimattioli.it
intervista Parliamo delle tue origini. Dove sei nato e cresciuto? Quale il contesto rispetto ai fumetti e alle arti grafiche in generale? Come e in che modo questo pensi che ti abbia influenzato? Il mio paese è immortalato in una famosa vignetta di Pazienza: un tizio anonimo e baffuto che con espressione risoluta afferma «Io nel sessantotto ero a Casalecchio di Reno!». Credo che abbia colto molto bene lo spirito di un paese che non si può proprio definire a vocazione artistica... Però da che sono al mondo c’è sempre stata una piccola libreria di fumetti e libri usati, un vero e proprio antro stipato di scaffalature ripiene in tripla fila, dove soprattutto da bambino perdevo giornate a recuperare polverosissimi tesori. Mi ricordo un Lone Sloane di Druillet, ingiallito dagli anni pas-
sati in vetrina, che mi affascinava moltissimo. Mio padre mi ha allevato con la passione per il modellismo, da cui potrebbe derivare la mia attitudine alla ricostruzione e ai particolari (nonché una certa passione per la colla vinilica). Per il resto, a parte gli apprezzamenti che ricevevo a scuola per i miei lavoretti che mi permettevano di saltare qualche lezione (un ottimo stimolo!), mi sembra che più che il luogo sia stato il periodo a influenzarmi. Le illustrazioni dei libri, il design dei giochi, le serie televisive dei primi anni Ottanta, cose che adesso apparirebbero di qualità discutibile, ma avevano forme originali e accattivanti, belle da disegnare all’infinito, quando hai un sacco di tempo libero. Appartengo a quella generazione che è cresciuta pensando che nel 2000 saremmo andati sulla Lu-
na, e questo ha una certa influenza nel proprio immaginario di bimbo. Appena più grande invece ho cominciato ad apprezzare la vicinanza con Bologna, città dove la cultura del fumetto è molto diffusa. Qual è il tuo primo ricordo legato al fumetto, il primo che hai letto, gli autori e i personaggi che ti hanno colpito all’inizio? Da bambino giravano per casa i vari Topolino, Braccio di Ferro e altri che io non sopportavo come Geppo e Nonna Abelarda, cose che già mi sembravano vetustissime, con tutto il rispetto. Dal barbiere c’erano «Lancio Story» e Mister No che non mi dispiacevano (più altre misteriose riviste nel retrobottega a cui non ho mai ottenuto l’accesso). Tutti questi fumetti mi divertivano ma, a parte qualche storia di Topolino, non si può dire che ne fossi appassionato. Invece provavo sinceramente tanto amore per il Mensile dei Barbapapà che mi comprava regolarmente mio nonno. Adesso ogni tanto ne trovo qual-
cuno nelle bancarelle e provo strepitose sensazioni di dejà vu. Poi c’è stato un lungo periodo in cui ho smesso di leggere fumetti, diciamo all’età delle scuole medie. Leggevo tanti libri (Tolkien, Lovecraft, gli Urania, il ciclo di Dune) e mi ero perso nel vortice dei videogiochi da bar e dei librogame di Lupo Solitario. Anni dopo mi è capitato in mano un Dylan Dog disegnato da Montanari & Grassani, Le notti della luna piena, il terzo numero in ristampa acquistato per caso un’estate al mare. Niente di strepitosamente autoriale, insomma. Per me che ero rimasto a Topolino è stata una folgorazione: mentre leggevo pensavo «si possono raccontare delle cose così? incredibile!» e alla fine dell’albo ho deciso che avrei fatto il fumettista. A volte basta poco... Parliamo della tua formazione. L’aver frequentato una scuola di comics pensi sia stato determinante? Senza dubbio. Un anno dopo la mia folgorazione, dopo aver divorato quintali di Dylan Dog,
album
La furia di Eymerich Copertina alternativa. Testi di Valerio Evangelisti. Š Mondadori, 2003
Il mondo di Eymerich Prove per il gioco di ruolo realizzato da Yari Lanzoni.
Illustrazioni Carte per una versione eymerichiana di Lupus in tabula. Ideazione di Luigi Martini.
La furia di Eymerich Locandina per una mostra di tavole.
Disegno commemorativo Per un raduno della mailing list di Valerio Evangelisti (particolare).
Capitan Maccaroni Tavola inedita.
Capitan Maccaroni Finte copertine e pubblicità apparse sul Mirabolante Almanacco dei f.lli Mattioli , realizzate assieme a Emiliano Mattioli. Š Black Velvet, 2002-2004
Strisce di Sor Deodato Fortunato Mirabolante Almanacco dei f.lli Mattioli #1, #3 e inedita. Š Black Velvet
Cartolina pubblicitaria Mirabolante Almanacco Horror dei f.lli Mattioli #3. Š Black Velvet
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francesco mattioli (bologna,
1973),
ha collaborato
con igort pictures, phoenix, black velvet, salani, giunti e mondadori, per la quale ha disegnato l’inquisitore eymerich di valerio evangelisti. per tunué, su testi di luana vergari, ha disegnato a volto coperto.
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