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PRATO DELLA VALLE Un teatro di statue recitanti

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Un’isola in città dove rilassarsi, incontr E’ uno dei simboli di Padova, la grande piazza ellittica di Prato della Valle, la maggiore piazza padovana e una delle più grandi d’Europa, un immenso spazio che si apre a sud dell’intricato reticolo di case, palazzi e viuzze medievali che caratterizzano il nucleo storico della città. Ampio circa 90.000 mq, si presenta oggi come uno spazio monumentale di grande impatto visivo costituito da un’isola verde centrale circondata da una canaletta e da un doppio basamento sormontato da statue. Ma nel corso dei secoli la “gran piazza”, come era chiamata nel Settecento, ha subito numerose trasformazioni. In epoca romana vi sorgeva il grande teatro, lo Zairo, sede di spettacoli, che dopo essere stato raso al suolo dalle incursioni barbariche lasciò spazio ad un’ampia distesa di terreno paludoso e malsano, relativamente bonificato nel 1310 da fra’ Giovanni Eremitano su commissione dei monaci benedettini. La particolare conformazione a catino del terreno favoriva il ristagno d’acqua che a poco a poco diede alla grande piazza quell’aspetto di valle che giustifica la denominazione “Prato della Valle” già presente nella cartografia trecentesca. Nel ‘400 risiedevano in Prato illustri rappresentanti della cultura europea del tempo, come il Cardinal Bessarione e Palla Strozzi.

Tra il Cinquecento ed il Seicento sorsero intorno al Prato alcuni importanti palazzi patrizi, abitati da membri dell’aristocrazia padovana e veneziana come i Grimani, i Barbaro, i da Mula, i Duodo, accostati ad un’edilizia residenziale minore, popolata di artigiani e professionisti, a chiese e a conventi. Nonostante lo stato acquitrinoso e male organizzato, Prato della Valle era comunque centro tradizionale di mercati, sagre, giochi e pubblici raduni. Sin dall’VIII secolo vi si svolgevano memorabili tornei poi sostituiti dalle corse dei cavalli e nell’Ottocento delle bighe. Anche le manifestazioni popolari più importanti come le fiere di S. Prosdocimo e di S. Giustina (patroni della città) ed in seguito la fiera franca di S. Antonio (13 giugno) avevano luogo nella grande piazza. Nel 1767 il vasto spazio palu-


rarsi, divertirsi tra i grandi del passato doso ed amorfo, fino ad allora appartenuto in parte ai monaci benedettini di S. Giustina, passò interamente nella proprietà della città e nel 1775 Andrea Memmo, patrizio veneziano nominato Provveditore a Padova, ebbe l’idea di riqualificare tutta l’area per trasformarla in una grandiosa ed innovativa impresa in linea con analoghi progetti che si andavano attuando nelle capitali europee. L’attuale assetto del Prato nasce dunque dall’intento illuminato di risanare il Prato e ridefinirlo come centro funzionale a tutta la città, mantenendone il carattere di luogo di ritrovo e di centro commerciale. Il progetto architettonico-urbanistico fu affidato a Domenico Cerato, professore di architettura pratica all’Università di Padova, che nella sua formulazione si rifece alla grande tradizione veneta

di armonico equilibrio tra natura ed architettura, inserendo un grande giardino a forma ovoidale all’interno di una canaletta attorniata da un alto basamento decorato da un doppio ordine di statue che dovevano rappresentare i personaggi illustri della storia padovana e, all’interno dell’isoletta, botteghe, caffè, luoghi di sosta e di ristoro. Il disegno di Cerato è stato solo parzialmente realizzato poiché l’isola centrale non ospita locali ma un ampio prato attraversato da due vialetti perpendicolari alla cui convergenza si situa ora una grande fontana. Ma il grande Prato della Valle rappresenta comunque uno dei luoghi più affascinanti di Padova, “uno dei più alti esempi di architettura illuminista e di armonia tra arte (architettura e scultura), intelletto (memoria storica e volontà progettuale) e ambiente” (Giorgio Segato). Un’oasi verde dove concedersi una piacevole passeggiata, fare una sosta ammirando le basiliche e i palazzi che circondano il prato. E qui si svolgono ancora oggi fiere, manifestazioni e mercati: dall’affollatissimo mercato settimanale del sabato al mercatino dell’antiquariato della terza domenica del mese, dalla fiera di S. Antonio nel mese di giugno alla tradizionale festa di Capodanno, dai concerti di musica pop ai grandi eventi sportivi, come la Maratona di S. Antonio o il Grand Prix di pattinaggio. Con la loro gestualità teatrale le grandi statue in pietra


tenera dei colli Berici costituiscono una splendida scenografia di statue recitanti. Esse ritraggono 78 personaggi illustri nati o vissuti a Padova, dal mitico fondatore Antenore ai “grandi” del Settecento, tra cui lo stesso Andrea Memmo, immortalati in pose che ricordano la loro professione o la loro principale attitudine: un vero e proprio olimpo di civiche virtù. Si affacciano sulla grande piazza la cinquecentesca Basilica di S. Giustina, che all’interno conserva le spoglie della santa titolare e di S. Luca, oltre ad un antico sacello risalente al VI secolo D.C. e parti della costruzione medievale, e numerosi palazzi nobiliari. In particolare all’angolo con via Umberto I, il bel Palazzo del Cardinal Bessarione, costruito tra il ‘400 ed il ‘500, dove visse lo stesso Andrea Memmo, mentre oggi ospita l’incantevole Museo del Pre Cinema e della Lanterna Magica. Poco oltre sorge Casa Fiocco eretta nel ‘400 da Palla Strozzi. Nell’odierna Casa Tonzig, già Teatro Vacca o Teatro del Recinto, primo teatro padovano, e poi Casa degli Armeni, visse la poetessa Virginia Aganoor. Sul lato meridionale, dopo la Basilica di S. Giustina si trova la Caserma Salomone, insediata in una parte del monastero quattrocentesco dei Benedettini, espropriato da Napoleone. Segue l’ex Foro Boario, costruito nel 1914 da Peretti sull’area che fu della chiesa e monastero benedettino di S. Maria della Misericordia demolito nel 1818. All’angolo con Corso Vittorio Emanuele si trova Palazzo Grimani-Verson, derivato dalla ristrutturazione cinquecentesca di un gruppo di edifici trecenteschi. Sul lato occidentale dopo il cinquecentesco Palazzo Zacco sede del Circolo Ufficiali di Presidio e Ca’ Duodo, sede del Comando del Gruppo Carabinieri, si erge l’ariosa Loggia Amulea, edificio della metà dell’Ottocento in stile neoclassico, sorto sul luogo di un collegio per giovani nobili veneti eretto nel Cinquecento dal Cardinal Da Mula e distrutto da un incendio nel 1822.

Ottobre 2009

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