LA REGIA TEATRALE
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secondo Mariagiovanna Rosati Hansen
i è stato chiesto qual è il mio pensiero riguardo la regia teatrale. Il Teatro è per tutti, ma non tutti possono essere Attori o registi. Chi vuole vivere il teatro come professionista, attore o regista che sia, non può pensare di farlo senza studiarne le mille sfumature possibili anche se volesse soltanto viverlo come un passatempo intelligente. Di fatto il Teatro è l’insieme di tutte le arti e forse bisognerebbe conoscerle tutte per pensare di poter “fare teatro” nella sua complessità. Mi rivolgo a coloro che di questa professione vorrebbero farne un’arte e in questo caso l’arte teatrale è quanto di più complesso esista in quanto coinvolge molta parte emotiva e psicologica di coloro che ne fanno parte, spettatori compresi. San Francesco ha detto «chi lavora con le mani è un operaio – chi lavora con le mani e la testa è un artigiano – chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista». E il regista più di chiunque altro, non può non tenerne conto. È difficile scrivere e descrivere le emozioni che derivano dall’esperienza di un allestimento teatrale.
“La vita è sogno” di Calderón de la Barca, regia di Mariagiovanna Rosati Hansen (fotografie di Saida Volpe)
Quando decido di creare uno spettacolo so di intraprendere un “viaggio” ricco di sorprese ed emozioni difficilmente descrivibili. Sono emozioni che nascono dal vedere realizzarsi nella “realtà immaginaria” della scena, come per miracolo, quelle idee che erano fino a poco tempo prima soltanto nella mia testa o perfino nel mio subconscio, in fase ancora larvale. Di fatto realizzarle, cioè renderle reali, è solo il frutto di un durissimo lavoro di tutto il gruppo. Tutto parte dal testo. È questa la ragione per la quale da anni ormai sto dando molto spazio ai giovani autori che seguono in qualche modo la mia scuola dell’Istituto Teatrale Europeo. Essi sono, a mio avviso, coloro i quali potranno dare vita ad un nuovo Teatro, ma spesso non vengono presi in considerazione proprio perché giovani. Sono tante in verità oggi le manifestazioni nelle quali si dà spazio alle giovani “penne” e spesso possiamo leggere copioni di tutto rispetto. Più spesso, però, mi capita di leggere copioni che hanno idee innovative, ma che... nulla sanno di come si fa teatro! Gli autori teatrali che non hanno fatto teatro o non lo hanno almeno vissuto, anche dal di fuori, ma per tanto tempo, non possono avere idea di quali siano le difficoltà per mettere in scena un testo. Io consiglio loro, quelli che non sono anche attori o che non hanno mai fre-
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quentato una scuola di teatro, di seguire gli allestimenti di spettacoli fin dall’inizio, magari come aiuti... di aiuti registi. Quando un testo, una storia, mi colpisce, le immagini delle scene, almeno alcune, appaiono in automatico, come per magia. Di colpo immagino i volti degli attori che dovranno interpretare i ruoli, immagino i costumi... letteralmente “vedo” le scene così come, in seguito, cercherò di realizzarle con i miei attori e tecnici. Credo, però, che la prima cosa per un regista sia quella della scelta del testo in base al “messaggio” che, attraverso quel testo, egli vuole passare agli spettatori. Un artista dovrebbe avere sempre un “messaggio” da passare al pubblico! Senza tale messaggio egli entra a far parte della numerosa schiera di amanti del teatro, anche di ottima qualità, che seguono la loro passione con diligente serietà, ma... non lasciano traccia. Questo mio libro (ndr. “Il guardiano del fuoco”) si rivolge ai Registi teatrali, ma non può non parlare anche agli attori. D’altro canto credo fermamente che un buon regista debba avere avuto anche una lunga esperienza come interprete altrimenti non potrà capire fino in fondo le resistenze e le dinamiche relazionali, consce ed inconsce, che si scatenano durante il periodo delle prove... Se vorrà essere anche una guida per i suoi attori e tecnici, ma non avrà vissuto