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PROGETTO DI MARCO DE ROSSI

LA PEDAGOGIA DELLA MASCHERA NEUTRA: UN PONTE FRA MONDI INTERIORI

N

el 1998 Jacques Lecoq nell’opera “Il Corpo Poetico” scrisse che la maschera neutra è l’inizio di un viaggio e con essa succede qualcosa di fondamentale tanto da spingere lo stesso maestro a fare della maschera il cardine della propria pedagogia. Oggi, in una realtà complessa e ricca di molteplici ed eterogenei livelli comunicativi, in cui la sovrapposizione dei linguaggi spesso rappresenta un ostacolo alla fluidità della relazione tra le persone, sempre di più diviene necessario trovare strumenti che mettano in contatto i diversi piani comunicativi che ciascuno di noi possiede. A fronte di queste difficoltà che ci espongono a solitudine e rivelano i rischi derivanti da una sovrabbondanza di stimoli, possiamo affermare che la vera esigenza sia quella di creare “zone franche” in cui ritrovarsi per portare la propria ricchezza, sapendo ascoltare quella altrui. La maschera neutra, per il semplice fatto di essere basata sul silenzio, lasciando spazio al corpo, appare sia in campo artistico che in quello formativo ed educativo una di quelle zone. Eliminando il linguaggio verbale, spesso causa di incomprensioni e tentativi inclusivi fallimentari, la maschera spinge ognuno di noi a concentrarsi sul proprio linguaggio non verbale e sull’osservazione di quello degli altri. Teatro, dunque. Per osservare ed osservarsi, vivendo un’esperienza corporea primigenia. Spingendoci in questa nuova dimensione comunicativa, quindi, il semplice movimento con addosso la maschera neutra, attiva una pluralità di meccanismi fisiologici che coinvolgono tutto l’organismo a partire dai neuroni specchio, grazie alla conoscenza dei quali ora siamo certi che “percezione, azione e cognizione, tradizionalmente

5La maschera neutra di Jacques Lecoq

considerate distinte, siano in realtà strettamente interrelate e che ogni atto motorio è in realtà un atto mentale” (G. Oliva). Se è vero tutto questo, è altrettanto vero che, in tutti i casi in cui la comunicazione, per qualsiasi motivo, sia difficoltosa per differenze linguistiche o ritardi,

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o addirittura assente, il lavoro con la maschera è in grado di aprirci all’incontro con l’altro attraverso l’esperienza dell’espressività corporea. In particolare, per i ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, spesso dotati di abilità comunicative fuori dal comune, la maschera può rappresentare un’opportunità di incontro con gli altri, percorrendo


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