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INCONTRO COI SOCIAL. UNIVERSITÀ E AVANGUARDIA
Oggi intervistiamo Michela Crisci, Responsabile reparto social dell’Università Niccolò Cusano.
Michela, spiegaci un po’ quale percorso ti ha portato a ricoprire il ruolo di Responsabile dei social Mi sono iscritta a Scienze della Comunicazione perché volevo occuparmi del marketing e dei social media. Nel 2008 era una follia credere che i social potessero diventare un lavoro. Il mio primo stage, tuttavia, è stato all’interno di un uf cio stampa a Napoli. Stare sul pezzo ed essere veloci era il nostro motto. Roma è stata una scelta subìta. Una città che non avevo preso in considerazione ma che mi ha accolto e fatta crescere, no a diventare la mia “casa”. Sono approdata nella capitale un mese dopo essermi laureata, per uno stage al Ministero dell’Economia e delle Finanze, mi occupavo di intranet e comunicazione interna. Il passo successivo? Entrare in BNL dove mi sono appassionata e formata sulla comunicazione istituzionale. In ne, nel 2014 sono entrata nell’uf cio marketing della Unicusano per occuparmi di digital strategy a 360°: dalla strategia ai report, dai contenuti in seo alla lead generation, dal link building ai social. Tanto entusiasmo, tanto lavoro, tante soddisfazioni. L’upgrade è arrivato ad ottobre 2021, quando mi hanno proposto di occuparmi totalmente dei social dell’Ateneo, supervisionando e coordinando anche gli altri account come quelli del Cusano Media Group. In una giornata tipo che mansioni svolgi? La giornata tipo di un social media manager dovrebbe essere composta così: panoramica generale dell’engagement degli account gestiti, con una breve analisi dei trend giornalieri, community management, tempo di creazione (che molti danno per scontato ma è l’elemento chiave per creare contenuti virali), brainstorming, realizzazione di contenuti gra ci e copy, piani cazione dei contenuti in base al piano editoriale, controllo campagne adv, reportistica. Nel mio caso, gestendo più aspetti della comunicazione istituzionale dell’Ateneo, esistono tante giornate tipo a seconda degli obiettivi e delle priorità aziendali. Qual è la sfda più grande che ti sei trovata ad afrontare nel corso di questa professione? La nemica più grande è in campo tutti i giorni e riguarda la brand reputation. Con i social si può comunicare tanto e allo stesso tempo si può rischiare tutto: un’idea o una frase mal posta possono generare delle vere e proprie crisi da dover gestire in tempi rapidi. Una delle s de affrontate in passato è stata proprio quella di contenere delle polemiche nate per l’acquisizione del Fondi Calcio da parte dei tifosi, che stavano mettendo a rischio il punteggio di qualità della nostra pagina Fb. Come si struttura un buon piano editoriale? Un buon piano editoriale (in gergo PED) parte da una valida strategia di social media. In primis è fondamentale conoscere il nostro target e de nire quali canali social sono adatti ad esso. Sintetizzando, ci sono 5 step necessari nella costruzione di un PED: de nire gli obiettivi di comunicazione, integrare le date e le giornate in linea con il nostro brand (es. la giornata mondiale del libro è adatta all’account della Casa Editrice), redigere un calendario mensile, attuare delle rubriche ad hoc, ideare post e copy coinvolgenti e piani care le pubblicazioni sui diversi canali social. Quali sono i social più utilizzati e di maggior impatto? Secondo il rapporto Digital 2022, realizzato ogni anno da We Are Social il social più usato è l’app di messaggistica Whatsapp, utilizzato dal 15.7% di utenti tra i 18 e i 64 anni, il 14.8% ha scelto Instagram e il 14.5% ha optato per Facebook. Appena fuori dalla top 3, al quarto posto tra i social network preferiti dagli utenti di tutto il mondo c’è WeChat, votato però da una quasi totalità di utenti cinesi. Al sesto posto della classi ca troviamo TikTok, nonostante sia l’app più scaricata nel 2022. Pensando agli impatti e scenari futuri, credo che la s da sarà sempre più tra quest’ultimo e Instagram, che tra l’altro tende ad implementare tutte le funzionalità di Tik Tok per non lasciargli guadagnare troppo terreno. Se consideriamo, inoltre, che siamo nell’era dei prosumer (n.d.a : coloro che allo stesso tempo sono produttori e consumatori di un bene), possiamo capire che oggi la forza di un brand è veicolata in primis dalle persone che utilizzano un servizio o prodotto, ecco perché gli in uencer hanno così tanto appeal. Quali sono tre strumenti e tre qualità che deve avere un Social Media Manager? Se devo sceglierne solo tre, gli strumenti fondamentali sono: Meta Business Suite & ADS, Canva o Photoshop, Hootsuite. Un social media manager deve essere curioso per tenersi costantemente informato sui trend, creativo per coinvolgere i fan, analitico per
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capire cosa funziona e cosa no sulla fanpage. Come sono strutturati il tuo ufcio e il tuo team? Ad oggi il team social media è composto da me e altre 3 persone; gestiamo ben 10 realtà aziendali per un totale di 27 pro li social attivi; dico attivi perché in realtà abbiamo anche dei pro li “dormienti” ovvero creati in passato e ad oggi non alimentati per una scelta editoriale. Per una maggiore ottimizzazione ed ef cienza, ho puntato su una autonomia della squadra per cui ogni componente gestisce solo alcuni pro li social, fermo restando che siamo coordinati e, dunque, sono a conoscenza di tutto ciò che viene veicolato su ogni account. Qual è la soddisfazione maggiore di questa professione? La soddisfazione maggiore è, a mio avviso, aiutare gli altri nel nostro piccolo. Pensiamo sempre che i social debbano essere usati solo per ottenere un ritorno di immagine, per vendere un prodotto o servizio, dimenticando che attraverso essi passa il contenuto. Ad esempio, sui social Unicusano con i contenuti possiamo motivare uno studente o essere di supporto ad una richiesta; sui social di Radio Cusano Campus o di Cusano Italia Tv con i contenuti possiamo far conoscere progetti di ricerca e associazioni che scendono in campo per fare del bene. Credo che i “grazie” che si ricevono come feedback siano il più alto grado di soddisfazione per chi gestisce una community sui social. E, allo stesso tempo, se la community si sente parte coinvolta e ascoltata, aumenta l’engagement, si forti ca la brand awareness, si incrementano i followers raggiungendo gli obiettivi aziendali pre ssatisi. Come pensi che si evolverà questa professione nel tempo? Evolverà di pari passo con l’evoluzione del nostro modo di comunicare. Alcune tendenze che saranno sempre più importanti riguardano il ruolo dei video e degli short video che acquisiranno sempre più importanza a discapito dei contenuti fotogra ci e delle immagini; l’in uencer marketing diverrà sempre più autentico; l’autenticità del contenuto e della persona diverranno i principali veicoli per il successo della propria strategia sui social. Vorrei dare un suggerimento a coloro che desiderano intraprendere questa professione: l’80% di questa attività ruota attorno al marketing; non improvvisatevi social media manager perché vi sentite creativi o perché avete tanti seguaci sulla vostra pagina personale, studiate e piani cate strategie!
Roberto De Santis e Arianna Bignante