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PAROLE D’AMORE FAKE NEWS TRA PASSATO E FUTURO

FAKE NEWS TRA PASSATO E FUTURO

Il fenomeno delle fake news è letteralmente esploso negli ultimi tempi all’interno della nostra quotidianità mediatica. Falsi strumenti di comunicazione, notizie create ad arte perché funzionali al raggiungimento di scopi particolari: destabilizzare l’establishment di una nazione, i delicati rapporti politici, interni ed esterni, che intrattiene con altri attori istituzionali, in uenzare le masse sovvertendo gerarchie valoriali e sociali. La deontologia e l’etica comunicativa tout court condannano la proliferazione delle cosiddette bufale, la cui visibilità è ormonata, iperesteriorizzata dalle dinamiche viralizzanti tipiche della Rete. Tuttavia le intrinseche caratteristiche popolari di questo termine lo rendono parte integrante del linguaggio comune e ci consentono di continuare ad utilizzarlo.

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Ma tentiamo di inquadrare meglio il problema e sfatare alcuni miti: il termine inglese fake news (notizie false) indica la creazione di notizie intenzionalmente inventate, ingannevoli o distorte, con il deliberato intento di disinformare attraverso i mass media, intesi come loro catalizzatori diffusivi. Esse non rappresentano un fenomeno moderno, glio della globalizzazione o della postmodernità, ma sono sempre esistite e affondano le loro radici sino al III sec. D. C. con la donazione di Costantino: essa rivela come l’imperatore Costantino, una volta guarito miracolosamente dalla lebbra per intercessione “divina” di papa Silvestro I, in segno di gratitudine, si fosse convertito al cristianesimo e avesse donato un terzo del suo impero alla chiesa. Una fake news strumentale alla necessità di fornire una base eziologico-esplicativa accettabile alle pretese papali sul potere temporale. Nel ‘500 il lologo Lorenzo Valla accertò che il documento apocrifo era un falso ma questo non servì a smentirlo, dato che svolse il suo compito di legittimazione no al 1870 con la presa di Roma. Altro esempio è rappresentato da Il Great Moon Hoax: la grande bufala della luna. Nell’estate del 1835 migliaia di persone iniziarono a leggere con stupore il primo di una serie di articoli che descrivevano il paesaggio della Luna come una sorta di paradiso rigoglioso e incontaminato, popolato da animali di ogni specie, compresi unicorni azzurri e uomini pipistrello. Ad averne la prova, il dott. Andrew Grant, assistente del noto astronomo John Herschel, glio dell’altrettanto illustre William Herschel, scopritore di Urano, che aveva riportato a sua rma sulle pagine del New York Sun le incredibili scoperte fatte dal maestro con il suo potente telescopio. Peccato non esistesse nessun Andrew Grant. Ci vorranno diversi anni prima che tutti si convincano che John Herschel fosse completamente all’oscuro della faccenda e che si trattasse di una bufala, poi passata alla storia come La grande Burla della Luna, messa forse in atto (ma anche questa potrebbe trattarsi di una fake news) dal reporter Richard Adams Locke per aumentare la tiratura del giornale presso il quale lavorava. Un esempio di bufala persistente: molti altri giornali parlarono della grandiosa scoperta, la notizia venne diffusa anche dall’Accademia delle scienze francese e ne furono fatte diverse pubblicazioni, compresa una divenuta piuttosto popolare in Italia.

Di positivo, un gran numero di illustrazioni fantastiche ad opera degli artisti del tempo e senza dubbio un buon modo per sviluppare la fantasia dei lettori. Simile è il caso dell’uomo di Piltdown: è stato necessario che passasse quasi mezzo secolo per riconoscere che l’ominide a cui era stato dato il nome di Eoanthropus dawsoni non era l’anello mancante dell’evoluzione dell’uomo ma semplicemente un falso realizzato combinando la mandibola di un orangutan con frammenti di cranio di un semplice umano moderno. Una bufala paleoantropologica che coinvolse tutta la comunità scienti ca e che è ancora immortalata dal monumento “in memoria della scoperta di Dawson” collocato nel 1938 sul luogo del presunto ritrovamento a Piltdown, in Inghilterra. Una notizia falsa alla quale si devono centinaia di pubblicazioni, la sostanziale deviazione per molti anni degli studi sull’evoluzione umana verso campi completamente errati, dispute e diatribe di ogni genere, comprese teorie razziste che per lungo tempo rafforzarono la convinzione che i popoli con la pelle scura fossero meno evoluti di quelli caucasici. Tuttavia, il più celebre esempio di fake news è stato il caso della trasmissione radiofonica La guerra dei mondi di Orson Welles del 1939. La trasmissione, messa in onda dalla CBS all’interno del programma

radiofonico Mercury Theatre on the Air dello stesso Welles, fu uno degli esempi ancora oggi usati per descrivere il fenomeno della psicologia del panico. La trasmissione, mandata in onda in modo da sembrare una serie di comunicati da parte di autorità statunitensi (tra i quali scienziati, professori, e uf ciali), non aveva lo scopo di diffondere una fake news, tanto che, sia all’inizio che alla ne della trasmissione, fu messo in chiaro che si trattava di un adattamento del romanzo di fantascienza di H.G. Wells, La guerra dei mondi. Nonostante la dichiarazione dello stesso Welles, molti radioascoltatori credettero che si trattasse di una notizia vera dando luogo a fughe improvvisate, scene di panico e intasando le linee di polizie locali e pompieri. La cosiddetta abilità critica, ossia la capacità di veri care la veridicità della notizia era assente in quel tipo di audience, ciò bastò a trasformare in un dramma apocalittico quello che doveva essere un momento d’intrattenimento per il pubblico alla vigilia di Halloween. Oggi le Fake news proliferano grazie alla forza viralizzante del web, ma hanno sempre accompagnato la vita dell’uomo, molte volte in uenzandola e indirizzandola verso scelte e decisioni che hanno cambiato storia.

Prof. Marino D’Amore

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