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UNICUSANO BASKET, QUINTO POSTO INTERNAZIONALE CONFERMATO

Il vero miracolo? Battere i giganti di Bratislava nell’ottavo di fnale, dopo aver vinto il girone eliminatorio con Plovdiv e Parigi

Prima di scendere in campo, il giorno 9 novembre, arriva una telefonata da Roma, men-tre il gruppo UniCusano era in albergo, al Catalonya Sagrada Familia: una nostra stu-dentessa, Sara Luciano, appartenente alla Facoltà di Ingegneria dell’UniCusano, gran-dissima appassionata di Pallacanestro, ci suggerisce una cosa importante, che cambierà la storia del contatto umano, in università. Uno dei nostri giocatori, Samuele Bruni, me la passava al telefono, e il suo tono era di dispiacere in assenza di notizie, a parte quelle distribuite tramite i social media: “Noi siamo qua a Roma e non sappiamo come seguirvi, vedervi, e siamo lontane e lontani, da Barcellona. Come facciamo?”. Di qui la preziosa idea

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A Pola la squadra di Pallacanestro maschile era arrivata undicesima su ventiquattro compagini iscritte, nel 2019, nella prima esperienza internazionale a un anno e mezzo dalla nascita della squadra, avvenuta su un campo all’aperto della periferia settentriona-le di Roma (Via di Torrevecchia). A Roma 2021 l’UniCusano Basket si è piazzata quinta uscendo ai quarti di nale contro la Comenius University di Bratislava, che avrebbe vinto quel torneo. Questa volta la squadra dell’ateneo è andata a Barcellona. I ragazzi hanno vinto il girone eliminatorio con due vittorie su due: 35-32 contro i futuri medici di Plovdiv, Bulgaria, che alla ne del primo tempo perdevano di 12 punti. Una partenza a razzo aveva messo ad-dirittura 14 punti, tra l’UniCusano e i primi avversari. La dif coltà di esordire di mattina non è stato un fattore balordo: giocare alle 9 non è una cosa facile, dovendo partire dall’albergo all’alba, di fatto, in taxi per evitare qualsiasi dubbio. Per prendersi da primi lo spogliatoio, per guardarsi in faccia e convincersi delle potenzialità espresse per la prima volta dai tre lunghi sotto canestro: Giulio Francesco Conte, laureato in Ingegneria Mec-canica, per la gioia della facoltà del Prof. Bella e dei suoi preziosi collaboratori; Simone Al eri, Scienze Motorie, per la erezza di Matteo Bandecchi; Dennis Zappini, per la con-tentezza del Prof. Costa, perché il nostro pivot fa parte dei ragazzi di Psicologia. Prime sensazioni postsuccesso: bene per quanto ottenuto ma abbiamo permesso ai generosi avversari in casacca granata di rientrare in partita. E questo signi ca non solo un calo di concentrazione ma la conferma che fossimo ancora lontani da un’accettabile condizione sica collettiva. Cosa che avrebbe presentato un conto inclemente molto più avanti. La difesa è andata bene per tre quarti di partita: in mezzo ha ballato e abbiamo alternato la difesa “a uomo” a una canonica zona 2-3. In attacco la rapidità di Samuele Bruni e Vale-rio Francesconi ha mostrato cose buone, con Gabriele Argentieri pronto a far saltare l’altrui meccanismo difensivo con una buona precisione dall’arco dei 3 punti. Il sacri cio sotto canestro è stato di Zappini, in grande forma atletica, e di Salina, che si è saputo mettere a disposizione della squadra eludendo antiche tentazioni di giocare uno contro tutti. E questo la squadra l’ha percepito come un buon segnale. Quando si arrabbia, il si-ciliano di Palermo, riesce a tenere alta l’attenzione di tutto il gruppo. Bene, per lo spirito di gruppo, l’impiego di Giulio Arturo, con Simone Al eri pronto a dare il suo apporto con grande decisione e umiltà. Prima di scendere in campo, il giorno 9 novembre, arriva una telefonata da Roma: una nostra studentessa, Sara, ci suggerisce una cosa importante, che cambierà la storia del contatto umano, in università. “Noi siamo qua a Roma: come facciamo, a sapere lo svol-gimento delle partite che giocate?”. Non faceva una grinza. E poi: “Ma perché non le da-te in diretta?”. Ho visto il nostro dirigente accompagnatore addetto alle Relazioni Interna-zionali, Luca Lamonaca, accendersi come uno che ha avuto l’innesco di una grande pensata: “Facciamole su Instagram!”. Detto, fatto. Per la prima partita il dubbio su quale pro lo impiegare è stato dipanato da un altro siciliano del gruppo, Giuseppe Samuele Politino. A Roma sapevano di poterci seguire sul suo pro lo.

La vittoria di soli 3 punti ci ha messo in buona posizione, pur con l’alzataccia, di essere in vetta al girone a 3 squadre. Ora, la formula prevedeva il running time, letteralmente tempo corrente, senza bloccare il cronometro, che non fosse sui tiri liberi o per 54

gli infor-tuni o per i time-out che in realtà erano da 30 secondi. Perché, è ovvio, dall’ottica di chi organizza un gran torneo con 28 squadre poi divenute 27, non puoi giocare no a tarda notte. E l’accoglienza al Palasport della nalissima era stata molto bella: fotogra e con le coppe dei primi posti e dei piazzamenti, medaglione bronzeo con la scritta Barcelona 2022, gadget di ogni tipo. Dalle magliette ricordo agli zainetti e alla mascotte, un toro ag-graziato e gaudioso con lo stemma della WIUSC. È la settima volta che Alberto Tanghetti e i suoi valenti e appassionati collaboratori organizzano una manifestazione di portata assoluta, internazionale; e questa ha avuto 3100 studenti e dirigenti, allenatori e dirigenti accompagnatori. Record assoluto, nella terza volta della città catalana.

Cosa fare, tra una partita, e l’ora di pranzo? Semplice. Panino e caffè nella stessa struttu-ra, zona di Barcellona Cem Horta, e si rimane a vedere i francesi contro i quali avremmo giocato nel pomeriggio contro i bulgari appena superati. E facciamo bene perché i ra-gazzi di Plodviv recuperano punto a punto e vanno a vincere di misura, di 3.

Contro i francesi andiamo avanti dopo un pasto frugale e rapido, che ognuno ha avuto la libertà di consumare dove ha ritenuto. Eravamo leggeri di testa e concentrati a ottenere il primo posto per evitare abbinamenti pericolosi, con il rischio di uscire agli ottavi di nale. Ma la squadra di Parigi si è dimostrata onorevole, e ci ha costretto al supplementare per-ché l’ultimo tiro lo abbiamo sbagliato dopo aver vissuto punto a punto e quasi sempre sopra. Per loro sarebbe stata l’ultima spiaggia, in caso di seconda scon tta: tornare a casa subito o giocarsi la partita alla morte. L’UniCusano va bene in attacco ma paga pegno quando scappa di 5 punti poi di 6. Non è una partita uccisa nel primo periodo come quel-la iniziale. Ed è normale, che fosse così. Vinciamo nei 2’ di overtime e non è stato facile. Ma siamo primi. E ritroviamo Bratislava, gli stessi che avevamo beffato l’anno prima con Valerio Francesconi che, da faccia da bravo ragazzo, si era messo a prendere per mano la squadra con una spontanea sicurezza che disse del suo spessore di giocatore. Prima della partita erano loro, i titani, i monti dif cili da scalare. Ma i giganti, in campo, sono sta-ti i nostri, sia sul piano dell’approccio, 9-0 il primo parziale, sia sotto il pro lo mentale. In-fatti vinciamo 39-32. Il giorno del 12 novembre la partita del quarto di nale era ssata per la mattina presto (e dagli!). L’avversario? Una squadra bene organizzata, quella di Praga, che poi avrebbe perso l’ultimo atto con i grandi cestisti di Vilnius, Lituania. Siamo partiti bene e al riposo il punteggio diceva 13-9, per i primi 12 minuti (due frazioni da 12’, ricordate?). Poi…poi si è spenta la luce sul piano atletico e ne ha patito l’organizzazione del gioco d’attacco e una squadra fatta di muscoli e centimetri che aveva più sicità dei nostri pur volenterosi ragazzi. L’UniCusano ha segnato pochissimo, nella seconda fra-zione, e ben presto la lucidità è stata merce rara. Il problema è che la preparazione an-drà organizzata a ridosso dell’estate, se si vuole arrivare a novembre, periodo dell’anno di questa rassegna, con tanta benzina in corpo. Non si può cominciare in base ai rientri di ne settembre. Questa, è stata, una volta di più la lezione, anche se i ragazzi e la spedizione in terra catalana se l’è giocata no al 3’ della seconda parte. Non è bastato. Entusiasmo e curiosità: binomio impiegato per la vi-sita al Museo di Picasso e per la Sagrada Familia, come tappe dovute, quale omaggio al grande popolo catalano e alle bellezze assolute della Catalogna. La volontà, la determi-nazione, l’impegno, non hanno fatto difetto, al gruppo partito alla volta della stupenda Barcellona. Un giorno nemmeno lontano il traguardo sarà quello di salire sul podio. Questa compagine deve lavorare, per migliorare, maturare, seminare. E raccogliere. La ricetta resta sempre una, e inevitabile. Il percorso del lavoro. Costante e deciso.

Buona Pallacanestro a tutte e a tutti.

Massimiliano “Max” Cannalire

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