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LE AREE VERDI DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E LA SUA VOCAZIONE GREEN

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Cusano Magazine 7

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TURISMO, SOSTENIBILITÀ E TERRITORIO

Senza nulla togliere a tanti bellissimi insegnamenti del nostro Ateneo, credo che il mio corso di Sociologia del Turismo sia una chiave per capire il mondo in cui viviamo. Una chiave alla portata di tutti, perché noi tutti siamo, siamo stati o vorremmo essere turisti. Gli splendidi hotel e i centri commerciali di Dubai, le ville sull’acqua e le piscine a sfioro dei resort di lusso delle Maldive, le maestose cattedrali gotiche e i musei delle nostre città d’arte, l’elegante skyline di Manhattan, sono luoghi del nostro immaginario collettivo, che ben conosciamo, perché ci siamo stati o vorremmo andarci. Sono però anche coloratissime tessere di un enorme e splendido mosaico, che nel suo insieme costituisce il nostro mondo, con le sue voci, i suoi sapori e i suoi profumi e, se vogliamo, anche con i suoi stereotipi, le sue disuguaglianze e le sue violenze. Studiare Sociologia del Turismo significa studiare noi stessi e ragionare sul nostro modo di viaggiare e di rapportarci con altre culture. Ma vuol dire anche capire come, con il turismo, viviamo e consumiamo il territorio nel suo senso più ampio: come spazio culturale costruito nel corso dei secoli dalle comunità e fatto quindi di città, borghi e campagne, e come spazio naturale, fatto di parchi, deserti, oceani e foreste, culturalizzati dalle nostre pratiche di viaggio, divertimento e consumo.

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Il turismo, per lo meno nella nostra ricca cultura occidentale, costituisce da tempo una pratica identitaria, che contribuisce a definire la nostra identità di cittadini, di consumatori e, soprattutto, come ricordo sempre, di cittadini-consumatori. Il

turismo insomma può essere letto come l’esito di un processo storico che, nel bene e nel male, ha posto al centro del nostro sistema valoriale e del nostro immaginario collettivo mobilità, consumo, libertà e divertimento. Da questo punto di vista, anzi, il turismo può rappresentare uno dei punti di arrivo della civiltà occidentale e dei suoi modelli culturali.

Il turismo ormai costituisce per molti Paesi anche un’importante, e talvolta insostituibile, risorsa di sviluppo economico, modernizzazione e inclusione nella modernità. Per molti giovani rappresenta inoltre una preziosa opportunità di lavoro, in un contesto di sempre maggior impoverimento e precarietà.

Un tema delicato, che chiama in causa anche l’altra faccia del turismo, che, da indiscutibile diritto ed esercizio di libertà, può trasformarsi in un feroce strumento di omologazione globale, impoverimento delle specificità locali, deterioramento o addirittura distruzione del paesaggio. Le Grandi Navi che, con la loro inquietante mole, per anni hanno minacciato il fragile centro storico di Venezia ne sono una testimonianza. Così come le centinaia di migliaia di visitatori che, attratti dalla bellezza dei loro sentieri tra vigne e mare, ogni anno affollano e soffocano i paesini delle Cinque Terre. Lo stesso vale per tante piccole feste locali che si trasformano (o vengono trasformate) in grandi attrattori turistici, finendo per perdere il loro significato originario. O, ancora, pensiamo a città come Roma, dove, in certi orari, i vagoni della metropolitana, già stracolmi di studenti e lavoratori, devono accogliere anche migliaia di turisti che si recano ai Musei Vaticani.

I dubbi e i paradossi legati al turismo diventano ancora più complicati in contesti delicati come Lampedusa o nelle isole greche. Come si può fare turismo, nel senso di prendere il sole in spiaggia, affittare un motoscafo per una bella gita, sorseggiare un buon bicchiere di vino, in spazi dove magari arrivano barconi carichi di migranti o, peggio ancora, i barconi non arrivano, perché si sono rovesciati e arrivano solo dei cadaveri?

Come si possono sposare le diverse e legittime esigenze di chi fa il turista, di chi vive di turismo e di chi semplicemente lo subisce? Come si possono gestire e regolare i flussi? Come si può fare un turismo che sia al contempo sostenibile per le comunità, l’ambiente e il patrimonio culturale? E come, negli scenari sempre più complessi del nostro contradditorio mondo, si può fare un turismo responsabile, rispettoso, senza ipocrisie e senza sensi di colpa, delle dinamiche sociali del nostro mondo? La Sociologia del Turismo ovviamente non ha una risposta per tutto ma ci aiuta a individuare e decifrare alcuni di questi fenomeni, che, nascosti dalle patinate e seducenti immagini di riviste e blog di viaggio, tra acque cristalline e resort mozzafiato, tendiamo a non cogliere.

Prof. Marxiano Melotti

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