INTERVISTA
PARLA ALESSANDRO PERON, NUOVO SEGRETARIO GENERALE DELLA FIAP
Idee chiare e piglio manageriale per proporre una nuova visione della rappresentanza: aiutare le aziende a crescere sul mercato globale, spingendo i piccoli ad aggregarsi, magari intorno alle medie imprese che hanno flessibilità e solidità. E alla politica chiedere che le norme siano rispettate e siano uguali per tutti
C
opernico è nato a Padova, 44 anni fa. E si chiama Alessandro Peron. Copernico per l’autotrasporto italiano, ovviamente, se riuscirà a realizzare la rivoluzione che ha in testa per il settore, a cominciare dalla Fiap, l’associazione della quale dal 4 dicembre scorso è il nuovo segretario generale. Una rivoluzione fatta di frasi audaci e concetti innovativi: «È arrivato il momento di fare lobby, ma fare lobby vera»; «Dobbiamo portare le nostre imprese a guadagnare almeno il 10-15%, come una qualsiasi azienda. Poi i camion se li cambiano da soli». «Cominciamo a smetterla di dire che piccolo è bello». Tutto pronunciato con il piglio deciso e sbrigativo di un manager. Del resto, Peron, del manager ha la cultura e l’esperienza. Ha cominciato
da startupper, gestendo imprese di tutte le dimensioni («Ho portato la controllata di un’azienda quotata in borsa da 3 a 28 milioni di fatturato»), poi si è messo in proprio con una società di software, Teleinformatica, che sviluppava applicazioni anche per il mondo del trasporto. Di lì il salto in Fiap, prima come fornitore, poi in pianta stabile per avviare il service dell’associazione (ha creato fra l’altro un numero verde con tanto di Service level agreement per gli associati, che ha avuto grande successo), ora come segretario generale. Riassume la sua vita professionale con una sintesi che profuma di slogan: «Per dieci anni ho lavorato per qualcuno, per dieci anni ho lavorato per me stesso, adesso vorrei per dieci anni lavorare per tutti».
Appena nominato Segretario generale di Fiap, lei ha detto che l’associazione sta gradualmente cambiando pelle. In che modo? Oggi il modello associativo che tutti noi conosciamo sta perdendo i pezzi e inevitabilmente dovrà subire un cambiamento. Lo vediamo dalla difficoltà crescente con cui si ottengono risultati. Se si continua a fare sempre le stesse cose e i risultati sono sempre gli stessi, significa che quelle cose bisogna cambiarle e forse cambieranno anche i risultati. Questo vale per Fiap, ma anche per tutto il settore. La nostra associazione deve rendersi conto che ha un’opportunità per tornare a essere protagonista, anche perché è una delle poche rappresentanze che, pur essendo agganciata a un contesto confederale che può limitare lo spazio di azione, vive di vita propria.
24 febbraio 2021
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