UpsideTown Japan Anno 1 N°2 Dicembre 2009

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J A PA N

Dicembre 2009 N° 2

L’editoriale In questo numero, nelle pagine dedicate alla politica, analizziamo la cooperazione allo sviluppo intrapresa dal Giappone, scoprendo che Tokyo è tra i primi erogatori di aiuti internazionali del mondo. A pagina 3 capiamo l’impatto per il Giappone dell’avvio dei negoziati del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Corea del Sud. Nella sezione Business, a pagina 4, scopriamo quali sono i principali investitori in Giappone e quali sono gli Stati dove le imprese giapponesi investono maggiormente. La rubrica Business Etiquette ci insegna l’importanza dei biglietti da visita al fine di una efficace interazione sociale. A pagina 6, la nuova sezione Green Economy, destinata a raccogliere analisi e contributi su energia e tecnologia, utili per il mondo delle imprese, apre con un contributo sullo sviluppo della tecnologia CCS in Giappone ed un articolo concernente lo status quo dell’energia nucleare nel Sol Levante. A partire da questo numero, le sezioni Social Trends e UpsideTown sono curate da Tipi Metropolitani, punto d’incontro della community metropolitana internazionale. A pagina 7 impariamo che una porta usb può riscaldare il bento e perché il wasabi viene utilizzato come dispositivo anti-incendio. Buona lettura! La redazione

Inserto del periodico POLITICA

SUMMARY

La cooperazione allo sviluppo made in Japan

foto: sacchi di farina inviati a Gaza dal Governo giapponese

POLITICS

Il Giappone è sempre stato ai primi posti nella classifica dei principali erogatori di aiuti allo sviluppo. I principali settori di intervento riguardano la creazione di servizi e infrastrutture, la cooperazione tecnica e tecnologia, il sostegno alle istituzioni politiche – il cosiddetto “nation building”. Negli ultimi anni, però, le donazioni made in Japan hanno subito un forte calo a causa del ristagno economico e dell’enorme debito pubblico nazionale, il più alto al mondo. La recente crisi finanziaria globale comporterà molto probabilmente un’ulteriore diminuzione dell’impegno umanitario giapponese. > PAG.2

BUSINESS

UPSIDETOWN

Il sushi più buono del mondo!

All’interno del Tsukiji Fish Market, in un baldacchino difficile da scovare, si trova “il sushi più buono della città, quindi del mondo”. Il Sushi Dai è un territorio franco, una rara oasi di pace nella città che non si ferma mai. > PAG.8

NIPPOMICS BY NOBUHIRO

> pag. 2

BUSINESS • IDE verso il Giappone in aumento > pag. 4

• Business Etiquette > pag. 4

GREEN ECONOMY • Il Giappone vuole interrare la CO2 > pag. 6

SOCIAL TRENDS • Il bento delle stazioni > pag. 7

UPSIDETOWN • Via vai di varia umanità al Sushi Dai

Back to nature: re-farming Japan In tutto il Giappone assistiamo ad un ritorno convinto alla natura. Un movimento diffuso e non facilmente circoscrivibile sotto nomi di associazioni, uno stile di vita ed un modo di pensare che fanno tendenza. Se ne è accorto il mondo del business, inventando un nuovo mercato spendibile in molteplici settori.

• Da Tokyo 5,5 miliardi al Sud-Est asiatico

> pag. 8

UPSIDETOWN PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI: Via Vigevano, 39 20144 Milano - Italy info@equilibri.net Tel: +39 028360642 Fax: +39 0258109661

POLITICS foto di A. Toshiaki > PAG.5

GREEN ECONOMY

Il Giappone e l’energia nucleare Il rapporto del Giappone con l’atomica è scandito da tre eventi: le bombe atomiche dell’agosto del 1945, la crisi petrolifera del 1973 e il protocollo di Kyoto del 1997.

foto tratta da www.world-nuclear.org > PAG.6

Tokyo e le relazioni Bruxelles-Seoul Il Giappone vede con preoccupazione l’avvio dei negoziati per la firma dell’accordo di libero scambio tra UE e Corea del Sud. Un accordo dal valore potenziale di 19 miliardi di euro. > PAG.3

SOCIAL TRENDS

Wasabi anti-incendio Il Wasabi presto potrebbe salvare le persone affette da sordità dagli incendi. Un nuovo tipo di rilevatore di fumo/fuoco permetterà ai disabili di essere avvisati attraverso il forte profumo di wasabi. > PAG.7


Il Giappone finanzia la ricostruzione dell’Afghanistan

POLITICS Dicembre 2009

Tokyo è pronta a finanziare un programma per la ricostruzione dell’Afghanistan del valore di 5 miliardi di dollari US. Il progetto prevede interventi in favore del settore agricolo e della rete stradale (AFP)

La cooperazione allo sviluppo made in Japan

foto: sacchi di farina inviati a Gaza dal Governo giapponese - www.un.org

Il Giappone è sempre stato ai primi posti nella classifica dei principali erogatori di aiuti allo sviluppo. Negli ultimi anni, però, le sue donazioni hanno subito un forte calo a causa della minore disponibilità di capitali dovuta al ristagno economico e all’enorme crescita del debito pubblico, arrivato nel 2009 al 190% del PIL, rapporto più alto al mondo. La recente crisi finanziaria globale comporterà molto probabilmente un’ulteriore diminuzione. “Il Giappone assegna una quota pari a circa lo 0,18% del PIL agli aiuti allo sviluppo, in linea con la quota destinata dall’Italia” Secondo i dati messi a disposizione dell’OSCE relativi al 2007, gli aiuti del governo giapponese allo sviluppo sono indirizzati per circa il 30%, alla regione asiatica, per un ammontare pari a 2,4 miliardi di dollari. In particolar modo, l’Asia orientale, avendo la priorità negli interessi nipponici, beneficia della metà degli aiuti previsti per l’Asia, circa 1,1 miliardi di dollari. I 2

paesi che nella regione usufruiscono maggiormente degli aiuti giapponesi sono il Vietnam (destinatario di circa 640 milioni di dollari), che ora sta attraversando un periodo di transizione da un’economia centralizzata e guidata dallo stato a un’economia di mercato, e la Cina, alla quale il Giappone fornisce assistenza pari a circa il 18% degli aiuti destinati all’Asia, attraverso la costruzione di infrastrutture nelle aree costiere e per lo sviluppo di misure a favore della salvaguardia dell’ambiente, oltre a interventi diversi nei settori di prima necessità, come la sanità e le cure mediche. Una certa attenzione è riservata anche all’Asia meridionale, regione che ospita circa un sesto della popolazione con i suoi 1,4 miliardi di abitanti, e che costituisce la zona di passaggio delle principali vie di trasporto e di comunicazione con il Medio Oriente. Il Giappone assegna parte dei suoi contributi anche alle operazioni di peacekeeping; in particolare, garantisce il suo supporto alle operazioni in Afghanistan, partecipando con aiuti di poco superiori ai 100 milioni di dollari, e Iraq, per un ammontare di

circa 860 milioni di dollari US. I principali settori di intervento giapponese nella cooperazione allo sviluppo sono relativi alla creazione di servizi e infrastrutture sociali ed economiche, che insieme ammontano a un totale di 6,5 miliardi di dollari. Altre tipologie di assistenza riguardano la cooperazione tecnica e tecnologica, e il sostegno alle istituzioni politiche, in particolare con azioni a favore della riduzione del debito pubblico. I tre quarti delle partecipazioni allo sviluppo avvengono attraverso canali bilaterali con la stipulazione di specifici accordi con i paesi destinatari, anche se il governo giapponese rimane uno dei maggiori contributori alle organizzazioni internazionali. Il Giappone assegna una quota pari a circa lo 0,18% del PIL agli aiuti allo sviluppo (circa 7,7 miliardi di dollari), quota appena inferiore alla percentuale del PIL mondiale a questi destinata (circa lo 0,25%) e in linea con la quota destinata dall’Italia. Quest’ultima, però, è ben lontana da quanto stabilito negli

accordi raggiunti nel corso della riunione del Consiglio d’Europa del 2002, quando tutti i paesi si impegnarono ad aumentare fino allo 0,33% del PIL le risorse pubbliche destinate alla cooperazione allo sviluppo. Come per il Giappone, anche gli aiuti italiani sono destinati in maggior misura alla regione strategicamente più importante per il paese, nel nostro caso all’area circostante il Mediterraneo. Diversi, invece, sono i principali settori di intervento, che riguardano la riduzione del debito pubblico e la fornitura di servizi e infrastrutture sociali.

Tokyo destina 5,5 miliardi di dollari in aiuti per il Sud-est asiatico Il Giappone destinerà, nell’arco dei prossimi tre anni, 5,5 miliardi di dollari US in aiuti per i cinque Stati del Sudest asiatico bagnati dal fiume Mekong, così da rafforzare la propria presenza in risposta alla crescente influenza cinese nella regione. (Japan Times)

“I paesi che in Asia usufruiscono maggiormente degli aiuti giapponesi sono il Vietnam e la Cina “ Nonostante l’attuale ammontare del debito pubblico giapponese, il primo ministro Hatoyama ha comunque confermato la previsione all’interno dell’agenda governativa della fornitura di aiuti per la ripresa delle economie regionali. Cristina Passeri

India e Giappone verso un piano di sicurezza comune

La crisi globale ha aggravato la malnutrizione Nel mese di ottobre è stato pubblicato il Rapporto sulla fame nel mondo 2009, prodotto dal Food Policy Research Institute (IFPRI) e dalle ONG Welthungerhilfe e Concern Worldwide. L’Indice sottolinea come la riduzione della fame nel mondo stia procedendo a ritmi davvero troppo lenti. Nonostante i progressi registrati dal 1990, alcune regioni continuano a registrare preoccupanti livelli di malnutrizione, in particolare America Latina, Asia Meridionale e Africa Sub-Sahariana. Inoltre, l’attuale crisi economia globale, assieme al repentino innalzamento dei prezzi delle derrate alimentari nel 2007-2008, hanno aggravato ulteriormente la già malnutrizione nelle aree già più colpite.

La visita del Ministro della Difesa indiano A.K Antony a Tokyo è stata l’occasione per rinnovare l’impegno dei due Paesi volto “allo sviluppo di un piano d’azione per migliorare la cooperazione in materia di sicurezza” (The Hindu) UPSIDETOWN


Un giapponese su sei vive in povertà Il Ministro della Sanità e del Lavoro Akira Nagatsuma ha rivelato che nel 2007 il tasso di povertà relativa dei giapponesi era 15,7%, quasi 1 giapponese su 6. La percentuale nel 2004, secondo l’OCSE, si attestava al 14,9% (Asahi)

POLITICS

Dicembre 2009

L’accordo bilaterale UE-Corea preoccupa il Giappone Dopo quello del 1994 tra Stati Uniti, Canada e Messico, sarà in assoluto il maggior trattato di libero scambio mai siglato: l’accordo tra Unione Europea e Corea del Sud, avviato lo scorso ottobre da Catherine Ashton, Commissario UE responsabile per il commercio, e Kim Jong-Hoon, Ministro del Commercio della Corea, con la rimozione di tutti gli ostacoli tariffari e diversi non tariffari, si prevede porti ad un aumento degli scambi tra le due economie pari a un valore di circa 19 miliardi di euro. “Per l’UE questo accordo, che instaura profondi legami economici con un’altra economia sviluppata, è il primo accordo di libero scambio raggiunto nel XXI secolo” - ha dichiarato Ashton dopo il varo a Bruxelles - “Esso aprirà nuove opportunità di mercato per le imprese europee del settore dei servizi, di quello manifatturiero e dell’agricoltura”. Il Giappone, già duramente colpito nelle esportazioni a causa della crisi economica mondiale, vede con preoccupazione l’intesa: il Ministro degli Esteri giapponese Katsuya Okada ha intenzione di chiedere all’Unione Europea di abbassare i dazi sui prodotti “Made in Japan”, inclusi automobili e pannelli a schermo piatto per le TV. Per ottenere da parte della UE le concessioni richieste, Tokyo ha già allo studio misure di deregulation, per rendere per esempio gli standard di sicurezza delle automobili europee valevoli anche in Giappone e accorciando il periodo di controllo per i nuovi medicinali e attrezzature mediche prodotti in Europa. Okada ha intenzione di studiare le proposte in temUPSIDETOWN

po per la consueta riunione tra UE e leader giapponesi in programma per la prossima primavera. L’avvio dell’accordo di libero scambio comporta che, a conclusione dei negoziati, si produca un testo giuridico stabile che la Commissione europea presenterà formalmente agli Stati membri dell’UE all’inizio del 2010. In seguito alla firma dell’accordo da parte della presidenza dell’UE e della Commissione esso sarà sottoposto al Parlamento europeo per approvazione. L’accordo dovrebbe entrare in vigore nel secondo semestre del 2010. Visti i numeri, è naturale la preoccupazione del Giappone: secondo l’Istituto coreano per le Politiche Economiche Internazionali, l’accordo, che dovrebbe entrare in vigore nel secondo semestre del 2010, per la Corea potrebbe portare oltre che ad un aumento del 3,6% dell’occupazione - anche ad una crescita sul lungo periodo di più del 3% del PIL. Tra le aziende che beneficeranno del nuovo trattato ci sono tutte le imprese votate all’export, da quelle chimiche e farmaceutiche a quelle produttrici di elettronica di consumo (un nome tra tutti, l’olandese Philips). Oltre al Giappone, esiste però anche qualcun altro non contento del trattato: le case automobilistiche europee, le quali lamentano il fatto che aziende come Hyunday e Kia saranno si-

curamente avvantaggiate dal trattato. Basta considerare i numeri per capire di cosa si sta parlando: lo scorso anno la UE ha importato circa 450.000 auto sudcoreane, in un mercato che ha sfornato 15 milioni di auto nuove, contro il solo milione del mercato coreano, dove le vendite dei modelli europei hanno raggiunto le 33.000 unità nel 2008. Paolo Soldano

Gli scambi commerciali UE-Corea del Sud Gli scambi commerciali di beni tra l’UE e la Corea hanno registrato nel 2008 un volume di circa 65 miliardi di euro. L’UE presenta attualmente un deficit commerciale con la Corea per quanto concerne gli scambi di merci, anche se dai dati tendenziali si evince che il mercato coreano offre importanti potenzialità di crescita. Ad esempio, le vendite di automobili dell’UE in Corea tra il 2005 e il 2008 sono aumentate del 78% in termini unitari (39% in valore). Per quanto concerne i prodotti chimici, i prodotti farmaceutici, le parti per automobili, le macchine industriali, le calzature, le apparecchiature mediche, i metalli non ferrosi, il ferro e l’acciaio, i pellami e le pellicce, il legname, la ceramica e il vetro l’UE, registra un consistente attivo commerciale. Analogamente, per i prodotti agricoli, la Corea rappresenta uno dei più importanti mercati d’esportazione al mondo per gli agricoltori dell’UE, registrando vendite annue che superano il miliardo di euro. Sul lato dei servizi l’UE, registra un avanzo della bilancia commerciale con la Corea pari a 3,3 miliardi di euro: nel 2007 le esportazioni raggiungevano il volume di 7,2 miliardi di euro e le importazioni quello di 3,9 miliardi di euro. (fonte: europa.eu)

Il rilancio di Napoli passa anche da Tokyo

foto: “Claudio Agrelli, fondatore di Città di Partenope, durante le riprese del video reportage a Tokyo”

“Un giorno una giornalista mi chiese quale rimedio avrebbe suggerito un pubblicitario per cancellare l’immagine di sporcizia e di caos di cui Napoli godeva nel resto d’Italia e del mondo. Risposi che quando un prodotto non funziona bisogna ripartire da zero, a cominciare dal nome”. Parola di Claudio Agrelli, fondatore e promotore di Città di Partenope, comunità virtuosa (e virtuale) abitata da persone reali, che a fine ottobre è stato a Tokyo per promuovere l’iniziativa “Partenope in Giappone”, con una lecture all’Università Sebigakuen e la realizzazione di un video reportage per sensibilizzare i napoletani e contribuire alla migliore pulizia della città. “Napoli è una città simbolo dell’Italia, è la città delle virtù e dei difetti italiani portati all’eccesso” - ci ha raccontato Agrelli - “Chi è straniero pensa dell’Italia le stesse cose che gli altri italiani pensano dei napoletani”. Qual è lo spirito che vi ha condotti qui? “Promuovere un concetto di sana condotta etica, di legalità, di senso civico e di responsabilità”. Come definire dunque “Città di Partenope?”. “E’ il nome perfetto di un’idea. Partenope significa diversità e discendenza da una civiltà antica. Città di Partenope è un’identità, un vestito messo addosso a un sentimento. Paolo Soldano 3


Pioneer e Sharp insieme per i dischi ottici

BUSINESS

Pioneer e Sharp hanno dato vita ad una joint venture per la produzione di dischi ottici. La nuova società, Pioneer Digital Design and Manufacturing Corp, mira ad incassare 38 miliardi di yen nei primi sei mesi del 2010. (Japan Today)

Dicembre 2009

Con la crisi aumentano gli investimenti diretti esteri in Giappone operazioni di M&A all’estero, ritengono possibile poter superare questo periodo di difficoltà allargando le proprie acquisizioni proprio all’estero. Cristina Passeri foto tratta da www.world-nuclear.org”

Il flusso degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) che ha interessato il Giappone è sempre stato tra i maggiori al mondo. La crisi globale del 2008 ha portato alla contrazione del commercio e dei flussi di capitali nel mondo, causando molte difficoltà alle economie del Giappone e di molti altri paesi asiatici, incentrate sull’esportazione. Il rapporto sui flussi di IDE mondiali del 2009, stilato dalla United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD), notifica una riduzione di circa il 25% dei flussi di investimento a livello globale. In Giappone, negli ultimi anni, si è registrato un aumento degli IDE in entrata dovuto alle politiche introdotte dal governo giapponese a partire dal 2003.

“I primi ricettori degli IDE provenienti da Tokyo sono USA, India e Australia” Nel 2008, infatti, si è registrato un picco pari al doppio degli IDE registrati nel 2001. Le misure prese dal governo nipponico per attrarre investimenti esteri riguardano in particolare la legislazione sulla ristrutturazione aziendale, che ha favorito la promozione di fu4

sioni e acquisizioni (M&A) delle imprese giapponesi da parte di società estere, e la legge sulla bancarotta, finalizzata alla agevolazione di una rapida ripresa delle imprese in crisi a causa del ristagno economico, che ha caratterizzato l’economia giapponese nell’ultimo decennio. Secondo i dati della Japan External Trade Organization (JETRO), gli IDE diretti al Giappone sono aumentati. In particolare quelli provenienti dall’Asia, i quali hanno raggiunto un ammontare di circa 3,4 miliardi di dollari, provenienti in gran parte da Singapore, circa 2,7 miliardi di dollari US, destinati principalmente ai settori finanziario e assicurativo. Altri paesi asiatici che hanno aumentato i propri investimenti verso Tokyo sono Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan, registrando un ammontare di IDE rispettivamente di circa 279, 259 e 66 milioni di dollari. Fuori dal continente asiatico, gli Stati Uniti rimangono i primi investitori nell’economia giapponese con circa 11,8 miliardi di dollari. Gli IDE destinati dal Giappone all’estero hanno subìto una riduzione di circa il 26,7% nel primo semestre del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008. Il primo ricettore degli IDE

provenienti da Tokyo è Washington, in maggior misura destinati a fusioni e acquisizioni. Il totale degli IDE in M&A delle imprese statunitensi da parte delle imprese giapponesi ricoprono circa il 60% del totale degli IDE in uscita dal Giappone, con un totale di circa 38,7 miliardi di dollari.

“Fuori dal continente asiatico, gli Stati Uniti rimangono i primi investitori nell’economia giapponese con circa 11,8 miliardi di dollari” Agli Stati Uniti seguono India e Australia, che ricevono rispettivamente 5 e 4,6 miliardi di dollari. Come per gli IDE entranti nell’economia giapponese, anche quelli diretti all’estero sono destinati in gran parte ai settori finanziario e assicurativo, con l’aggiunta dei settori chimico-farmaceutico e dell’estrazione mineraria. Gli investimenti in quest’ultimo settore sono rivolti prevalentemente verso l’America Meridionale, dove spiccano gli investimenti in Brasile. Nonostante la crisi generalizzata molte aziende giapponesi, che hanno condotto

Business Etiquette: I biglietti da visita Lo scambio di biglietti da visita (in giapponese MEISHI), è il primo passo di una complessa interazione sociale. Il biglietto da visita rappresenta sia l’individuo che l’azienda che rappresenta, e quindi va trattato con enorme rispetto. Esiste un importante rituale che va rispettato: di solito il primo ad offrire il biglietto dovrebbe essere il visitatore, che lo offrirà tenendolo con entrambe le mani e porgendolo rivolto nel senso di lettura alla controparte. Normalmente questa azione è accompagnata da un leggero inchino mentre ci si presenta e si pronuncia il proprio nome ed il nome dell’ organizzazione che si

rappresenta Quando si riceve, invece, lo si deve “leggere” per qualche secondo e non riporlo distrattamente in tasca, bensì posizionarlo di fronte a sè sul tavolo del meeting, oppure riporlo accuratamente nel porta biglietti da visita. E’ un segno di rispetto non scriverci sopra niente, non giocarci e non richiederne un altro al secondo incontro. E’ buon costume, eventualmente, farsi fare biglietti da visita con traduzione giapponese sul retro, anche questo per facilitare la comprensione del proprio titolo e posizione all’interno della propria azienda. Infatti, una delle funzioni fondamentali del biglietto da visita, è proprio quello di permettere di “inquadrare” la controparte e di capirne, quindi, il livello, l’importanza e la funzione. Consiglio quindi di portare con sè un numero adeguato di biglietti da visita (certo non una decina), poichè lo si dovrà scambiare con ogni membro delle aziende che si incontreranno. UPSIDETOWN


7 Eleven nel business del vino di qualità La catena di negozi di prossimità 7 Eleven ha annunciato l’intenzione di commercializzare, attraverso 2 etichette di proprietà, vino di qualità sia nei punti vendita diretti che nelle consociate della capogruppo Seven & i Holdings Co. Ltd. (AP)

BUSINESS

Dicembre 2009

Re-farming Japan

foto: un pupazzo all’Earth Day Tokyo 2009

“Food, for ages 0-100”

“All made in Japan”, “Rice Field Forever”, “Agricool”, “Agrizm” sono solo alcuni degli slogan in cui, recentemente, può capitare di imbattersi nella super metropoli Tokyo. Un ritorno convinto alla natura da parte di un movimento diffuso e non facilmente circoscrivibile sotto nomi di associazioni; è spesso uno stile di vita, un modo di pensare che sta diventando di moda. Ed è così che il mondo del business, stimolato da questa nuova tendenza, “Lohas ”, inventa un nuovo mercato e trova un target con esigenze nuove. Nascono così linee di abbigliamento ispirate alla natura, alla campagna e addirittura diventa cool il pantalone che indossa il contadino per lavorare nei campi, tanto che è nato un sito web dedicato alla vendita on line dei “mompe”, acquistabili anche fuori dal Giappone. Come spesso capita, le nuove tendenze nascono da esigenze e sfide che un Paese è costretto ad affrontare. Nel caso del Giappone la propensione alla “slow life” e al “think and act green” è nata dall’acquisizione di una consapevolezza molto forte del mangiare sano e sicuro, riducendo, ove possibile, l’acquisto di cibo non “made in Japan”. Gli scandali alimentari legati al cibo d’importazione avvelenato o avariato (uno degli ultimi casi eclatanti è stato quello dei gyoza provenienti dalla Cina, nel febbraio 2008) hanno accresciuto tale tendenza, causando un cambiamento nei consumi e di conseguenza nelle importazioni alimentari: sono, infatti, aumentate le importazioni di cibo che rientra nella categoria health food. In un Paese in cui il territorio coltivabile è molto ridotto rispetto alla popolazione e in cui la domanda di carne, in linea con l’occidentalizzazione della dieta giapponese, è in aumento, il tasso di autosufficienza alimentare è sceso sotto il 40%, portando il Giappone a consumare il 10% delle importazioni di agricoltura a livello mondiale. (MAFF). Lo sviluppo dell’industria alimentare in Giappone sembra prendere due strade, che per una volta non sono in contraddizione: il consumatore giapponese sceglie il made in Japan per una questione di fiducia e se deve acquistare straniero allora preferisce il cibo sano, naturale e certificato, organico se possibile. I dati che registravano uno scarso interesse per il biologico quindi, sembrano destinati a cambiare. Letizia De Antoniis

Lo slogan è “Food, for Ages 0-100”, l’azienda si chiama QP Corporation, il loro prodotto vincente è la maionese.

QP è stata la prima azienda in Giappone a lanciare la maionese e ha celebrato questo anno i 90 anni dalla costituzione della società. Kewpie è anche il nome della mascotte che la rappresenta da sempre, diventata così famosa da finire sulle t-shirt di Uniqlo. BY NOBUHIRO

Le ciambelle che riescono con il buco Krispy Kreme più che un negozio di ciambelle è un vero fenomeno. Aperto nel 2006 il primo store a Shinjuku, in seguito ad una joint-venture tra Lotte Group e Revamp Corporation, Krispy Kreme non ha mai smesso di avere la coda fuori dai suoi negozi, tanto che le lunghe attese sono diventate uno strumento di marketing: come un prezzo più alto fa presupporre una qualità superiore, così le code interminabili sono un evidente segnale di popolarità che funziona molto bene in Giappone. La popolarità di Krispy Kreme Doughnuts è indice che i gusti del Sol Levante stanno cambiando e che la credenza che ai giapponesi non piaccia il dolce sia spesso fondata solo su vecchi stereotipi. UPSIDETOWN

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GREEN ECONOMY

Il Governo punta sull’elettricità pulita L’esecutivo ha istituito un panel di esperti al fine di studiare l’estensione del programma che prevede l’acquisto, da parte delle public utilities, di energia elettrica proveniente da fonti di energia pulite e rinnovabili (Japan Times)

Dicembre 2009

La AIE: il Giappone investa nel nucleare Il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’energia (AIE) Nobuo Tanaka ha affermato che se il Governo giapponese intende davvero ridurre le emissioni di C02 del 25% entro il 2020, riportandole ai livelli del 1990, dovrebbe costruire una centrale nucleare all’anno. (AP)

nella foto Nobuo Tanaka

L’energia nucleare in Giappone

foto tratta da www.world-nuclear.org

Il rapporto del Giappone con l’energia nucleare è scandito da tre eventi in particolare: le bombe atomiche dell’agosto del 1945, la crisi petrolifera del 1973 e il protocollo di Kyoto del 1997. Il primo reattore nucleare di Tokai-1 fu costruito 15 anni dopo Hiroshima (1961-1965), e l’energia prodotta venne commercializzata nel Luglio 1966. L’introduzione di un vero piano per il nucleare risale tuttavia al 1973 quando gli alti costi della crisi

petrolifera portarono a ridurre la dipendenza dal petrolio diversificando il portafoglio energetico (nel 1974 circa il 70% dell’energia nazionale era generata dal petrolio). Dei 5 reattori nucleari di cui si disponeva nel 1973 si è passati quindi agli attuali 53, dislocati per più dell’80% nell’isola di Honshū. Ad oggi si stanno completando i lavori per due nuovi reattori, mentre la costruzione di altri 13 dovrebbe cominciare entro il

2015 ed essere ultimata entro il 2019. Nel 2010 il paese dipenderà per il 36% dall’energia atomica generata dall’uranio e dall’idrogeno (terzo al mondo dopo USA e Francia in valori assoluti) e la quota del petrolio sarà scesa al 7%. Parallelamente hanno assunto un ruolo importante il gas (25%) e il carbone (19%), mentre solo il 10 % proviene da fonti rinnovabili, soprattutto energia idroelettrica. L’importazione di uranio avviene principal-

mente dall’Australia, dal Canada e dal Kazakistan. Una seconda ondata di investimenti è dovuta al trattato di Kyoto del 1997: per ridurre le sue emissioni il Giappone raddoppierà entro il 2050 sia la capacità produttiva (circa 90 GWe/anno) che la quota di nucleare sul totale dell’energia prodotta (portandola al 60%). Tale strategia, utilizzata come alternativa ad un abbattimento dei consumi energetici, ha suscitato non poche polemiche a diversi livelli, visto comunque l’alto impatto ambientale delle scorie radioattive. Il Giappone non dispone ad oggi di energia atomica a fini militari ed ha firmato e supportato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare fin dal 1976. Giovanni Spaliviero

Il Giappone mira ad interrare le emissioni di C02: la tecnologia CCS Nubi grigiastre fuoriescono da una centrale a carbone situata nella provincia giapponese, diffondendosi nell’atmosfera. Questo almeno finora, perché un gruppo di ricercatori giapponesi spera di spedire l’inquinamento nella direzione opposta, vale a dire sottoterra. Si tratta della controversa tecnologia Carbon Capture and Storage (CCS), testata nella centrale di Mikawa, Prefettura di Fukuoka. Toshiba Corp. l’ha scelta come sito pilota per lo sviluppo di una tecnologia che considera complemento necessario alle energie rinnovabili, quali eolico e solare, nella battaglia 6

contro le emissioni industriali, ritenute colpevoli del surriscaldamento globale. Il mese scorso la centrale di Mikawa ha incominciato a intrappolare 10 tonnellate di C02 emesse dalla canna fumaria, create dalla combustione del carbone per produrre elettricità. Questo metodo si chiama postcombustione, e consta nel pompare il gas in un boiler, il quale mescola il gas con liquidi solventi. La CO2 prima viene esposta a sbalzi di temperatura, poi compressa in forma liquida. Il passaggio successivo, ancora allo studio, consisterebbe nell’immettere la miscela sottoterra –

in una formazione geologica, un giacimento petrolifero vuoto o in una salina – così da intrappolarla ben lontano dall’atmosfera. Gli ambientalisti avvertono sui rischi di perdite o fuoriuscite di anidride carbonica, mentre alcuni geologi ipotizzano possibili eruzioni in superficie in grado di provocare terremoti di bassa intensità. Infine, gli esperti parlano di costi proibitivi: una centrale CCS brucia il 40% in più di energia rispetto ad una normale centrale, con costi maggiori del 60%. Tuttavia, il Giappone intende abbassare i costi a 2.000 yen (22 dollari US) per

tonnellata entro il 2015 e a 1.000 yen entro il 2020, livelli competitivi con altri tipi di energia alternativa secondo quanto riportato in una recente relazione governativa. Toshiba ha intenzione di commercializzare la tecnologia CCS entro il 2015, contando su ricavi vicini ai 100 miliardi di yen entro il 2020. Altre imprese giapponesi sono impegnate nello sviluppo della CCS, incoraggiate dalla promessa effettuata dal G8 nel 2008, svoltosi in Giappone, di istituire 20 progetti pilota CCS entro il 2010 e oltre 3.000 entro il 2050. (Daily Star) UPSIDETOWN


Il caffè conquista i giapponesi! Secondo le statistiche delle associazioni di categoria, nel 2008 i giapponesi hanno preferito il caffè rispetto al tè. L’87,8% dei giapponesi ha bevuto un espresso, mentre l’87,6% ha consumato il tradizionale tè verde. Un sorpasso storico. (Ansa.it)

SOCIAL TRENDS

Dicembre 2009

Il bento delle stazioni

Wasabi anti-incendio

di comprare il bento attraverso un finestrino di un treno durante la sua fermata alla stazione.

“Oggi raramente i passeggeri comprano il bento attraverso il finestrino di un treno a causa dei treni ad alta velocità” L’ekiben è un tipo di bento venduto alle stazioni ferroviarie, diffusosi a partire dal periodo Meiji. Oltre al makunouchi bento e al sushi bento, esiste una cospicua varietà di cestini da pranzo preparata con specialità locali per cercare di conquistare l’appetito dei viaggiatori. Un tempo, i venditori di bento aspettavano sulla banchina delle stazioni l’arrivo dei treni che avrebbero portato un gran numero di clienti affamati. I venditori erano ben preparati all’evenienza: portavano pile e pile

di cestini aiutandosi con zaini a strappo e li passavano attraverso i finestrini aperti dei treni.

“Un tempo i venditori di bento aspettavano sulla banchina delle stazioni l’arrivo dei treni che avrebbero portato un gran numero di clienti affamati” Al giorno d’oggi molto raramente i passeggeri possono provare la medesima esperienza

Pranzo per cani all’autogrill

Questo perché i treni giapponesi devono seguire una tabella di marcia molto più serrata e perché sono sempre di più quelli con carrozze che non prevedono finestrini apribili - soprattutto per il proliferare di treni speciali ad alta velocità, come lo Shinkansen (treno-proiettile) e i treni espresso. Comunque, comprare un bento a una stazione ferroviaria o all’interno stesso dei treni rimane una piacevole esperienza dei viaggi sui mezzi su rotaia giapponesi.

Il Wasabi è meraviglioso. Esso non solo accompagna il sushi ed il sashimi brillantemente, ma presto potrebbe salvare le persone affette da sordità dagli incendi. Grazie ad un nuovo tipo di rilevatore di fumo / fuoco, invece di usare il suono, i disabili potranno essere avvisati attraverso il forte profumo di wasabi. Questo allarme entra in funzione irrorando da una scatola l’estratto di wasabi in una stanza appena il fumo è rilevato. I risultati di diverse prove in Giappone sono stati impressionanti: con l’allarme “profumo” 13 dei 14 soggetti di prova si sono alzati entro i 2 minuti. In particolare, un soggetto non udente si è svegliato appena 10 secondi dopo che l’allarme è scattato.

Sushi Rolling-Machine

Il produttore di giocattoli Bandai Namco ha prodotto questo oggetto per le feste: la “sushi rolling machine”. Basta inserire gli ingredienti completi nel contenitore ed il vostro maki sushi è servito in pochi secondi: lo hanno già battezzato “sushi for dummies”.

Scalda-bento via USB Realizzato dall’azienda giapponese Thanko, questo strano pranzo al sacco è alimentato da una porta USB: si collega facilmente al vostro PC e scalda qualsiasi cosa fino alla dimensione di un bento tradizionale giapponese ad una temperatura di 60 gradi Celsius. Molto simile ad altri oggetti strani Thanko, questo dispositivo di riscaldamento via USB chiamato Lunchbox Pouch è sicuro da usare e disponibile ora per soli 1,980 yen. Divertente ed utile.

In questi giorni il “Mainichi Shinbun” riporta una notizia al solito divertente: comincerà la distribuzione dei Dorabento negli autogrill per il vostro amico cane a quattrozampe. Il bento canino sarà un pasto veloce per calmare la sua fame lungo il vostro viaggio in Giappone. Incluso nella scatola bento per cane troviamo: petto di pollo, riso, minestra di verdure, contorno e rice cracker come dessert. Il pasto non ha conservanti o additivi artificiali. Il sano piatto viene confezionato in una scatola il cui coperchio può essere capovolto e utilizzato per servire l’acqua per il cane, praticità in puro stile nipponico! a cura di UPSIDETOWN

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UPSIDE TOWN

Tokyo battuta da Londra, New York e Parigi Dal rapporto annuale sulla capacità di attrazione delle grandi metropoli, pubblicato dall’Institution for Urban Strategies, Tokyo si piazza al 4° posto, dietro New York, Londra e Parigi. Il rapporto prende in esame l’ambiente, la cultura, l’economia e l’accessibilità ai servizi

Dicembre 2009

Il viavai di varia umanità nell’alba del Sushi Dai Noccioline da visita Dal Giappone arrivano questi bigliettini decisamente originali: si chiamano “TaberuMe” e sono stampati sulle noccioline, vere. Una confezione da cinquanta costa 50 dollari.

foto tratta da impressive.net

In un angolo del popolare Tsukiji Fish Market di Tokyo, c’è un baracchino in cui viene servito “il sushi più buono della città, quindi del mondo”. Talmente gustoso da far formare fin dalle cinque del mattino una lunga coda d’attesa, composta da una clientela eterogenea: un’occasione per fermarsi, nella metropoli che non si ferma mai. Scovarlo, nel colossale Tsukiji Fish Market, è un’impresa pressoché impossibile. D’altra parte, identificare, nel mercato che è stato ribattezzato “la cucina per dodici milioni di persone a Tokyo”, un locale delle dimensioni di un baracchino è come cercare un bambino in piazza San Pietro alla messa di Natale. Bisogna conoscerlo, il Sushi Dai. Bisogna aver memorizzato l’itinerario per accedervi tra gli indistinguibili viottoli che disegnano questo intricato emporio del pesce. Bisogna conoscerne le coordinate: “Building 6, 3rd alley, 3rd shop on the right”, praticamente 8

una giocata del lotto. Gli orari del Sushi Dai sono scanditi secondo i ritmi del mercato circostante, una baraonda ininterrotta tra pescatori, grossisti, negozianti, gestori di ristoranti, clienti comuni e ovviamente turisti, molti turisti.

“In un angolo del popolare Tsukiji Fish Market di Tokyo, c’è un baracchino in cui viene servito il sushi più buono della città, quindi del mondo” E’ indubbio che lo Tsukiji Fish Market goda di un trattamento speciale, una meticolosità quasi maniacale giustificata probabilmente anche dal suo passato tormentato. Risalente (nella sua forma primitiva) al 1500, nei secoli successivi ha “vissuto appassionatamente”, trovando la propria definitiva consacrazione in occasione di una sciagura: il terremoto del 1923, che distrusse molti quartieri di Tokyo

e, con essi, oltre venti mercati rionali. Fu a quel punto che si decise di concentrare l’attività in un unico “Central Wholesale Market”. Oggi lo Tsukiji è una macchina organizzativa perfetta, in puro stile nipponico. Le procedure quotidiane sono rispettate con scrupolosa precisione: in piena notte arriva il pesce, alle 3 del mattino gli ispettori sanitari lo esaminano per decretare il via libera alla vendita, alle 5 iniziano le aste, alle 7 aprono le bancarelle, alle 8 i gestori di ristoranti e pescherie downtown lo trasportano nei propri esercizi commerciali.

“Il Sushi Dai, seppur integrato nel rito perpetuo del mercato, è un territorio franco dove Tokyo si ritrova ogni giorno a partire dall’alba” Prima tutti insieme, in un “cerimoniale” collettivo, poi ognuno per la sua strada.

Ma il Sushi Dai propaga un’atmosfera diversa. Seppur integrato nel rito perpetuo del mercato, è un territorio franco dove Tokyo si ritrova ogni giorno a partire dall’alba: fin dalle cinque del mattino la lunga coda di un’ora, a volte due, è l’occasione per indugiare negli occhi del vicino, per vivere l’inedita esperienza di fermarsi, nella città che non si ferma mai. Una clientela eterogenea, gomito a gomito, tutti lì per gustare “il sushi più buono di Tokyo, quindi del mondo”, pescato da poco e di una freschezza sublime. Per alcuni è l’ultimo spuntino prima di andare a dormire, per altri la prima colazione. Fuori, il sole inizia a levarsi. Intorno, lo Tsukiji ricomincia a mercanteggiare compulsivamente. La coda all’ingresso del Sushi Dai però non si scompone, il lento viavai quotidiano è appena cominciato. Sushi Dai: Tsukiji Fish Market - Tokyo. Tel. 03.3547.6797

UPSIDETOWN Anno 1, numero 2. Inserto online del quotidiano Equilibri.net Registrazione presso il Tribunale di Firenze del 19 Gennaio 2004 numero 5320 EDITORE Equilibri S.r.l., sede legale: Via Vigevano 39, 20144 Milano Tel. +39 028360642 Fax. +39 0258109661 Email info@equilibri.net SERVER LOCATION C/O Telnet S.r.l., Via Buozzi, 5 27100 Pavia Equilibri S.r.l. è una società del gruppo Bridge That Gap. Bridge That Gap Group: Via Vigevano 39, 20144 Milano Tel. +39 028360642 Fax. +39 0258109661 DIRETTORE RESPONSABILE Riccardo Ferretti COORDINATORE Emanuele Schibotto GRAPHIC DESIGN Claudia Albano ILLUSTRAZIONI Enrico Tresoldi Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Letizia De Antoniis, Sayuki Mishima, Cristina Passeri, Federico Pisanty, Andrea Rasca, Paolo Soldano, Giovanni Spaliviero, Keisuke Takahashi, Tadao Yoshida.

a cura di UPSIDETOWN


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