L’editoriale I“Next Eleven” Sono passati dieci anni da quando Jim O’Neill, capo economista di Goldman Sachs, coniò il fortunatissimo acronimo BRIC, stante ad indicare i Paesi in via di sviluppo con le potenzialità economiche più forti relative alla fase iniziale del Ventunesimo secolo: Brasile, Russia, India e Cina. Dato per assodato che i BRIC stanno ancora proseguendo a passo spedito il loro cammino di sviluppo (solo la Russia è apparsa in gravi difficoltà durante la crisi economica globale) e continueranno a rappresentare i pilastri delle economie emergenti, con l’avvento del nuovo decennio O’Neill propone come successori dei BRIC un gruppo di Paesi chiamato N11, “Next Eleven” o i “nuovi undici”, già individuato da Goldman Sachs in un report del 2005: Bangladesh, Corea del Sud, Egitto, Filippine, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Turchia, Vietnam. Otto Paesi del gruppo su undici sono asiatici, confermando le potenzialità economiche del continente per gli anni a venire; due Paesi sono africani ed uno è latinoamericano. Tra i parametri di scelta principali presi in considerazione figurano la proiezione demografica; la stabilità sia politica che macroeconomica; il grado di apertura al commercio internazionale.
ECONOMIA
SUMMARY
THAILANDIA nuovo hub regionale
POLITICA • Brasile: buone prospettive per l’economia
La Thailandia nel corso degli ultimi venti anni ha vissuto due forti ondate di sviluppo interrotte da due importanti crisi economiche: quella del 1997 e quella, più recente, che stiamo vivendo e che ha colpito l’intero globo. Analisi fornita dal Thai Trade Office di Milano, Ministero del Commercio thailandese.
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• La ricerca di terre da parte della Cina > pag. 3
ECONOMIA • Messico: periodo difficile per il presidente Calderòn > pag. 4 > PAG.4
CULTURA
POLITICA
Sudafrica:i primi passi dell’Amministrazione Zuma
Al Cairo l’arte unisce il Mediterraneo
AMBIENTE • La Cina aderisce all’Accordo sul clima > pag. 6
CULTURA • Mostra Prato:“Lo Stile dello Zar Arte e moda tra Italia Russia” > pag. 7
UPSIDETOWN “Music and Theatre of figure: a bridge across the Mediterranean Sea” è il titolo della rassegna musicale e teatrale co-finanziata dall’UE e dall’Istituto Culturale Italiano al Cairo. L’obiettivo del progetto è quello di avvicinare la sponda nord e la sponda sud del Mediterraneo attraverso i linguaggi dell’arte.
PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI:
La vittoria dell’ ANC di Jacob Zuma alle elezioni di Aprile 2009 conferma la volontà dei sudafricani di continuare a sostenere il gruppo dirigente che dalla fine dell’apartheid domina lo scenario politico nazionale. In politica interna, Jacop Zuma è uscito vincitore dalle dispute interne con Tabo Mbeki. In politica estera, invece, il neo Presidente si muove sul solco della continuità, pur portando elementi innovatori, quale il miglioramento dei rapporti con la Cina.
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PANORAMA BY NOBUHIRO
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LINK
STONA 2010: i numeri del successo dell’International Granites & Stone Fair
Via Vigevano, 39 20144 Milano - Italy info@equilibri.net Tel: +39 028360642 Fax: +39 0258109661
ECONOMIA
Continua il miracolo indiano L’India ha percorso molta strada dal 1991, anno in cui aveva dovuto impegnare, presso banche europee, 67 tonnellate di oro per la valuta estera necessaria a garantire le sue importazioni. > PAG.5
AMBIENTE
La Cina aderisce all’Accordo sul clima Si è svolta dal 4 al 7 febbraio scorsi, a Bangalore in India, l’International Granites & Stone Fair (STONA), il più importante appuntamento fieristico indiano dedicato alla pietra naturale ed alle relative tecniche di lavorazione > PAG.8
Non sarà una pietra miliare su cui fondare le future politiche economiche e ambientali del pianeta ma, allo stato attuale delle cose, l’adesione formale della Cina all’accordo di Copenaghen sul clima è da considerarsi un incoraggiante passo avanti > PAG.6
POLITICA
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Marzo 2010
Sudafrica: i primi passi dell’Amministrazione Zuma
La vittoria dell’ ANC di Jacob Zuma nelle elezioni di Aprile 2009 conferma la volontà del popolo sudafricano di continuare a sostenere il gruppo dirigente che dalla fine dell’apartheid domina lo scenario politico nazionale. L’ascesa di Zuma riflette le dispute interne al partito e in particolare la rivalità con Thabo Mbeki, accusato di intrattenere legami sospetti con la magistratura. Sostenuto dalla sinistra radicale e aperto alle diverse fazioni politiche, il nuovo Presidente ha il
difficile compito di coniugare crescita economica e sviluppo sociale, nonché correggere le politiche liberiste del predecessore, che secondo Zuma avrebbero aumentato il divario sociale. Nonostante la nascita di una classe media tra la popolazione nera, il Paese soffre infatti di ineguaglianze sociali radicate sia presso le periferie urbane che nelle campagne. Un terzo della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e secondo il FMI il tasso di disoc-
cupazione nella popolazione nera toccherebbe quasi il 40%. La lotta alla violenza (Johannesburg è tra le città più pericolose al globo) e quella contro la piaga dell’Aids (si stima intorno al 18% il tasso di persone con l’HIV) sono tra le priorità dell’attuale governo in materia di sanità e ordine pubblico. Contrariamente a Thabo Mbeki, che aveva sempre pubblicamente ridimensionato il pericolo AIDS, Zuma ha riconosciuto la necessità di porre un argine al fenomeno assegnando uno specifico mandato in tal senso al Ministro della Sanità Aaron Motsoaledi. Altra priorità del governo è la riorganizzazione del sistema di pubblica istruzione nazionale, uno dei più inefficienti al mondo, ora affidato al Ministro Angie Motshekga Il primo anno della presidenza Zuma non è stato tuttavia l’anno delle attese riforme: sia la difficile situazione economica, che ha im-
pedito di diminuire la tare sui fondi stanziati disoccupazione, sia la per la preparazione dei composizione eteroge- mondiali di calcio, che nea dell’alleanza di go- rappresenteranno un verno hanno finora im- volano per la ripresa pedito il mantenimento dell’economia interna degli impegni elettorali. grazie alla creazione di La recente crisi glo- nuove infrastrutture e bale ha indotto il Paese servizi. in recessione, a causa La linea di politica esdella riduzione delle tera del neo Presidente esportazioni legate presenta elementi di all’estrazione di dia- continuità e discontimanti e platino. nuità rispetto a quella I timori degli investi- del predecessore. Zuma tori internazionali per continua a vedere nella una possibile sterzata stabilizzazione dello a sinistra dell’esecutivo scenario regionale attrasono stati però smen- verso l’Unione Africana titi: il Ministro delle fi- una delle condizioni esnanze Pervin Gordham senziali per lo sviluppo continua a perseguire del continente. una politica macroeco- Al contempo i rapnomica restrittiva atta a porti con la Cina, la cui contenere l’inflazione e intraprendenza era avfavorire gli investimenti vertita da Mbeki come diretti esteri, in linea pericolosa per gli equicon la precedente am- libri geopolitici afriministrazione. cani, sono ora ottimi: la I sindacati, COSATU potenza asiatica è vista in testa, denunciano dal nuovo governo come l’incongruenza del go- un partner su cui invesverno in materia fiscale tire, soprattutto dopo la e monetaria rispetto caduta della domanda alle promesse fatte in europea di ferro e carsede di campagna elet- bone. torale e promettono contestazioni e scioperi. Francesco Pongiluppi Zuma può però con-
Brasile: buone prospettive per l’economia Sembra proprio che il Brasile abbia ripreso a correre. Dopo un 2009 caratterizzato da una crescita molto bassa per gli effetti negativi della crisi globale, l’economia della potenza sudamericana ha ricominciato a viaggiare a grande velocità, sull’onda dei risultati positivi già ottenuti a partire dall’ultimo trimestre dello scorso anno. In particolare, i dati divulgati pochi giorni fa dall’IBGE (l’Istituto Brasiliano di Statistica) testimoniano il trend espansivo in atto:
la produzione industriale a gennaio 2010 è aumentata del 16% rispetto allo stesso mese del 2009. Tale dato, il più alto dal 1995, va in realtà “depurato”degli effetti della crisi, che a inizio 2009 provocò una dura battuta d’arresto per l’industria brasiliana, ma in ogni caso da alcuni mesi è in atto una ripresa sempre maggiore. Il Brasile dovrebbe avere quest’anno una crescita del proprio PIL nell’ordine del 3-4%. Il ciclo espansivo potrebbe ricevere ulteriore
propulsione da un aumento della spesa pubblica, a causa dell’imminenza delle elezioni presidenziali, che si terranno in ottobre e vedranno la sfida tra Dilma Rousseff del PT (scelta come “erede” di Lula) e José Serra, leader del Partito Socialdemocratico e governatore dello Stato di San Paolo. Tale dinamica dovrà però essere tenuta sotto controllo per evitare squilibri nel bilancio pubblico, che finora è in ottime condizioni. Davide Tentori
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La ricerca di terre da parte della Cina
La Cina possiede il 7 % delle terre coltivabili del mondo, ma deve provvedere alla nutrizione del 20 % della popolazione mondiale. Ovviamente ciò va contestualizzato in una prospettiva di sviluppo economico; esso sta generando un aumento del consumo di cibo procapite, con una maggiore presenza di carne e latticini nella dieta dei cinesi, per cui, destinata anche all’allevamento degli animali, la domanda di cereali è in continua crescita. A ciò va aggiunta la perdita di terreno agricolo, dovuta principalmente ad una conversione dell’uso, compensata
solo in parte dall’aumento della produzione agricola. Il Paese, perciò, da tempo non è più autosufficiente in quanto a produzione cerealicola, ed è costretto ad esportarne enormi quantità dall’estero. Ciò spiega quindi la sua ricerca di terreni all’estero. Già una decina di anni fa, Pechino si è rivolta a Cuba e Messico per affittare terre per la produzione alimentare. Secondo notizie raccolte dall’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Politiche Alimentari (IFPRI), la Cina avrebbe in sospeso col Mozambico un accordo che
prevede l’investimento di 800mila dollari per portare la produzione di riso da 100mila a 500mila tonnellate; l’accordo è avversato dall’opposizione politica del Paese. Vi sarebbe anche un accordo tra la società statale cinese ZTE International e la Repubblica Democratica del Congo per la messa a disposizione di 2,8 milioni di ettari di terreno per la produzione di palma da olio per biocarburanti. Nel 2008, la società statale cinese Chongqing Seed Corp. si è assicurata 300 ettari di terreno in Tanzania per la produzione di riso. La stessa azienda è presente nel Laos dal 2005 per la coltivazione del riso. Pechino ha, inoltre, avanzato allo Zambia una richiesta per l’affitto di 2 milioni di ettari per la coltivazione della jatropha, utile per la produzione di biocarburante. Un importante accordo sarebbe in sospeso tra una società cinese e le Filippine; in esso è contenuta la richiesta di affitto di 1,24 milioni di ettari di terreno. Una società privata cinese ha stipulato e attuato un accordo col Camerun per la disponibilità
di 10mila ettari di terreno per la produzione di riso. Molto spesso gli investitori privati sono sostenuti finanziariamente dai governi e dai fondi sovrani, e ciò rende meno agevole una separazione tra il pubblico e privato. La Cina offre un esempio anche di questa compenetrazione. La COFCO (China National Cereals, Oils and Foodstuffs Import and Export Company) è chiaramente un’ azienda statale, ed era impegnata nelle negoziazioni con Mozambico per la concessione di terre per la coltivazione di riso e soia, ma queste sono state sospese. La società statale Yunnan Rubber, sembra abbia acquistato 160mila ettari di terreno in Laos per la coltivazione della gomma. Altre aziende però, pur risultando formalmente private, possono essere indirettamente controllate da società statali, per cui è difficile compiere una netta e sicura classificazione dell’investimento. Nel caso della Cina, non va dimenticato il capitale in entrata. Risulta infatti che la Goldman Sachs abbia acquistato in Cina 10 allevamenti di pollame per 300 milioni di dollari, e allevamenti di maiali per un valore tra i 150-200 milioni di dollari. Pasquale Di Nuzzo
Le tristi olimpiadi russe Questi ultimi anni sono un periodo decisamente fortunato per la Russia e per i suoi governanti. L’economia appare in stabile crescita, trainata in particolare dal settore energetico e da quello militare. Le inesauribili risorse energetiche hanno portato a picchi nella produzione di gas e olio mai raggiunti prima. Le società energetiche russe sono in continua espansione su nuovi mercati e aumentano la loro presenza in quelli storici. Anche dal punto di vista politico, la sua posizione a livello internazioUPSIDETOWN
nale non potrebbe essere al momento più favorevole. Il suo principale competitor, gli Stati Uniti, sta vivendo uno dei momenti più bassi della sua storia recente, i rapporti con l’Europa – soprattutto nel campo energetico - sono improntati a una amichevole deferenza, e anche nello spazio exsovietico gli eventi stanno volgendo a favore di Mosca. In un momento di grande soddisfazione per lo spirito nazionale qualcosa ha però fortemente indispettito l’élite russa: il fallimento pressoché totale della squadra
nazionale ai giochi olimpici. La Russia ha portato a casa uno dei medaglieri più miseri della sua storia alle Olimpiadi invernali: solo 3 ori. Hanno deluso anche le punte di diamante della rappresentativa: il pattinatore russo Plushenko non ha bissato l’oro di Torino 2006 e la squadra di hockey, campione mondiale in carica, è arrivata sesta. Medvedev, che ha disertato la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, tramite un discorso pubblico molto esplicito ha richiesto le dimissioni dei responsabili
del comitato olimpico e dei vertici dello sport. È così iniziato un turbinare di teste, giustificato anche dallo scandalo di “Casa Russia” a Vancouver, dove, secondo le testimonianze di politici in visita, si svolgevano festini alcolici con ragazze vestite in modo succinto. Jacopo Marazia 3
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THAILANDIA nuovo hub regionale dell’ ASEAN
La Thailandia nel corso degli ultimi venti anni ha vissuto due forti ondate di sviluppo interrotte da due importanti crisi economiche: quella del 1997 e quella, più recente, che stiamo vivendo e che ha colpito l’intero globo. Questi eventi non hanno tuttavia fermato le trasformazioni in essere di uno Stato che sta acquisendo sempre maggiore consapevolezza di dove vuole andare e cosa vuole diventare. Per quanto riguarda le esportazioni, secondo gli ultimi dati del World Trade Atlas, la Thailandia è stato, per il 2009, il partner commerciale principale di Cina, Giappone e Stati Uniti, i quali rappresentano circa il 30% delle esportazioni totali. I prodotti principali che vengono richiesti dalla Thailandia rientrano nei settori dell’industria pesante come macchinari (20%),
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apparecchi elettrici ed elettronici (14%), veicoli (9%), gomma (9%) e plastica (5%). Una bella sorpresa è trovare, dopo la Germania, l’Italia come secondo importatore europeo della Thailandia, che acquista dallo Stato siamese metalli preziosi e gemme (26% delle importazioni totali dalla Thailandia), macchinari (21%), gomma (10%), apparecchi elettrici (5 %) e pesce (4%). Per i prodotti che si trovano in seconda, terza e quarta posizione nella classifica è importante sottolineare le performance che hanno visto quasi raddoppiare il valore dell’importazione dal 2008 al 2009: segno di una maggiore attenzione da parte delle aziende italiane che la Thailandia è ormai un ottimo Paese per fare business. Lo sviluppo dell’industria dell’Automotive è definito
dal Governo Thailandese come punto strategico della crescita del Paese. I numeri parlano chiaro: solo a Dicembre del 2009 sono stati prodotti più di 110 mila veicoli di cui 72 mila solo per il mercato interno. L’ultimo piano di sviluppo del Governo (2007-2011) prevede lo sviluppo dell’industria in senso competitivo sul piano asiatico per OEM o REM: gli obiettivi sono il miglioramento dell’efficienza della catena produttiva, l’importanza dei centri d’eccellenza per la ricerca, il design e l’engeneering, la preparazione di personale qualificato internazionalmente riconosciuto e lo sviluppo, come primo passo, del vicino mercato ASEAN come preparazione a sfide più globali. A fronte di un piano così importante che vede investimenti a 360 gradi lo sviluppo delle infrastrutture diventa un punto nevralgico non solo per l’automotive, ma per l’economia e lo sviluppo sociale. La crescita di entrambi i settori deve svolgersi in maniera coordinata e armonica. Il Governo sta valutando le possibili vie di sviluppo di un Paese che già conosce il traffico e lo smog: L’Intelligent Transportation System è la via che si sta seguendo per risolvere le esigenze di un Paese che vedrà una crescita fulminante nei prossimi anni
(con conseguente innalzamento della densità di popolazione) e che necessita di una certa flessibilità per ridurre gli impatti sull’inquinamento, sul deterioramento delle auto e sul consumo di benzina. Lo sviluppo di questi settori deve essere attivato in maniera sinergica anche dal punto di vista degli investimenti: sarà infatti il settore automotive che dovrà concentrarsi, come previsto dal piano di sviluppo, al livello globale per ottenere capitali sia dalle vendite dei prodotti, sia dagli investimenti dei paesi esteri che vogliono aprire nuovi impianti. La Fiera TAPA (Thailand Auto Part & Accessories – www. thailandautopartsfair.com ), che si terrà dal 28 Aprile al 2 Maggio prossimo a Bangkok presso il BITEC, è l’occasione migliore per rendersi conto della preparazione delle aziende thai a sfide globali. La fiera ospita le migliori aziende THAI e dell’ASEAN (circa 300) e prevede per questa edizione ben 16 mila visitatori. Roberta Ronda
THAI TRADE OFFICE IN ITALIA Per una possibile visita alla fiera TAPA è possibile contattare i Thai Trade Office, gli uffici di rappresentanza del DEP, il Dipartimento di Promozione dell’Export del Ministero del Commercio della Thailandia. Questi hanno lo scopo di favorire lo scambio commerciale in uscita dal Paese ed in occasione del TAPA offrono varie agevolazioni. Con i loro uffici a Milano e Roma i Thai Trade Office si occupano di fornire informazioni e supporto alle aziende Italiane che vogliono fare business con lo Stato del Siam. I servizi offerti spaziano dall’elaborazione di liste gratuite di esportatori, all’assistenza organizzativa per visite in fiera o per missioni aziendali. Il Ministero del Commercio Estero Thailandese si occupa di promuovere attraverso i 55 TTO nel Mondo le fiere sui settori di eccellenza della Thailandia. Tutte le fiere possono essere consultate all’indirizzo: www.thaitradefair.com. Milano Via A. Albricci 8 20122 Milano T: 02 89011 467 F: 02 89011478 Mail: ttomilan@thaitradeitaly.com; thaitcmilan@depthai.go.th WEB: www.thaitradeitaly.com ROMA Viale Erminio Spalla 41, 00142 Roma Italia T: 06 5030804-5 F: 06 5035225 E-mail: thaitcrome@thaitcrome.it, thaitcrome@depthai.go.th WEB: www.thaitradeitaly.com
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Continua il miracolo indiano Un mese di speculazioni si è concluso con un budget di natura conservatrice e privo di shock annunciato dal Ministro delle Finanze indiano Mr. Pranab Mukherjee, che ha già riscosso il plauso del mondo imprenditoriale per le agevolazioni fiscali ivi contenute. Sebbene si sia registrata una riduzione della percentuale di crescita rispetto al decennio, l’India insieme agli altri BRIC ha continuato la sua rapida espansione tramite progetti di infrastrutture nazionali, crescita delle esportazioni e flussi di capitali in entrata. L’inflazione dal lato dell’offerta e la crescita nei prezzi dei generi alimentari si sono rivelati tra i maggiori ostacoli alla crescita. Con oltre il 25% della popolazione al di sotto della soglia di povertà, gli effetti dell’aumento dei prezzi alimentari possono essere disastrosi. L’incremento del prezzo dei carburanti è poi una delle questioni più dibattute dall’opinione pubblica. Essendo stata, durante questo periodo di crescita, il più grande importatore di petrolio, generi alimentari e
metalli, l’India attualmente sconta un preoccupante rapporto debito/PIL. Il disavanzo nel bilancio e l’inflazione saranno nel 2010 il tallone d’Achille dell’India. Ciò nonostante, i mercati azionari hanno puntato al rialzo a partire dalla correzione intervenuta a livello globale nel 2008, con gli investitori ancora in cerca di rendimenti più elevati. Bonds/Securities non sono stati abbastanza allettanti dal momento che c’è ancora una grande quantità di denaro disponibile per essere investita nell’economia indiana. Il capitale in India è infatti ritenuto un solido asset su cui investire durante la recessione. Il Bombay Stock Exchange è l’indicatore maggiormente tenuto in considerazione dagli investitori stranieri: un apprezzamento è probabile in caso di ingenti fondi da parte di investitori stranieri. I paragoni tra il dragone e l’elefante vanno avanti da diverso tempo. La Cina ha dato inizio alla sua marcia negli anni ‘70, mentre l’economia indiana è stata liberalizzata negli anni ‘90 sotto la calcolata dir-
ezione dell’allora Ministro delle finanze. Manmohan Singh (l’attuale Primo ministro). La Cina è molto più di un’economia orientata alle esportazioni e, se comparata all’India, si dimostra meno esposta ai rischi dell’attuale recessione. La Cina ha infatti sorpassato gli Stati Uniti come primo partner commerciale dell’India e questa partnership sarà reciprocamente vantaggiosa per entrambi i giganti dell’Asia meridionale. L’India ha percorso molta strada dal 1991, anno in cui aveva dovuto impegnare, presso banche europee, 67 tonnellate di oro per la valuta estera necessaria a garantire le sue importazioni. Circa vent’anni più tardi le riserve estere indiane sono pari a 285 miliardi di dollari, rispetto ai 2 miliardi del 1991. Mentre l’India, per il 2010-2011, prevede ancora una crescita di nove punti percentuali del suo prodotto interno lordo, gli altri Paesi occidentali sarebbero contenti di qualsiasi cifra positiva. I principali fattori di
crescita continueranno ad essere il consumo interno, le aspirazioni di un vasto ceto medio e la base redistribuzione del reddito tra i diversi segmenti dell’economia. Stiamo infatti assistendo all’emergere di una più vasta e più potente classe media, che ha un potere d’acquisto mai detenuto in precedenza. La crescita del settore automobilistico, ad esempio, dimostra proprio che la classe media indiana possiede una discreta quantità di surplus di denaro che ora è disposta a spendere. L’India ha un’economia molto particolare, caratterizzata dal fatto che la
classe media ha davanti a sé una lunga strada da percorrere per costruirsi una buon livello di qualità della vita in armonia con le sue aspirazioni. Con l’inizio della primavera in India si celebra l’Holi, la festa dei colori. Secondo la mitologia indù, tale ricorrenza celebra la fuga miracolosa di un devoto dalle grinfie di Holika, demoniaca creatura maligna. Un metafora quanto mai appropriata, specialmente nel contesto attuale di un Paese che intende sfuggire alle grinfie della recessione globale. Vivek John Cherian ( trad. Andrea Nasti )
Messico: periodo difficile per il Presidente Calderón Tempi duri per il Presidente messicano Felipe Calderón, leader del PAN (Partido de Acción Nacional) giunto a metà del suo mandato. La crisi economica, che ha colpito la potenza latinoamericana in maniera decisa per la forte dipendenza dagli Stati Uniti, e l’aumento dell’insicurezza legata alla criminalità hanno causato un calo della popolarità del Presidente, che secondo i dati rilevati da un recente sondaggio è giunta al livello più basso da quando è in carica (53,4%). Secondo i messicani, comunque, il problema percepito come UPSIDETOWN
più grave è proprio la recessione economica, mentre la mancanza di sicurezza è al momento avvertita con minore intensità. Le statistiche affermano però che il Messico quest’anno dovrebbe riprendersi con slancio dalla crisi, tornando a crescere di un 4% circa per l’aumento della domanda estera. Un’altra sfida che si presenta per il Governo è la riforma del sistema politico, proposta da Calderón e che prevede una riduzione del numero dei parlamentari e la possibilità di essere rieletti per i detentori di cariche pubbliche. In questi giorni
è iniziato l’iter parlamentare per la discussione della riforma. A livello di politica estera, infine, da segnalare il recente vertice del Gruppo di Rio che si è svolto nella città di Cancún e che ha portato alla nascita di una nuova organizzazione regionale, la CELC (Comunità di Stati Latinoamericani e Caraibici). Al momento si tratta di un progetto ancora sulla carta, ma sarà da analizzare con attenzione una probabile competizione per la leadership regionale tra Messico e Brasile. Davide Tentori 5
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La Cina aderisce all’Accordo sul clima
Non sarà una pietra miliare su cui fondare le future politiche economiche e ambientali del pianeta ma, allo stato attuale delle cose, l’adesione formale della Cina all’accordo di Copenaghen sul clima è da considerarsi un incoraggiante passo avanti. Ancora più incoraggiante se visto alla luce delle successive ed immediate adesioni di Stati come l’India che ha seguito l’Indonesia, il Sudafrica, il Messico e il Brasile. A questo punto dei cosiddetti paesi ad alto impatto ambientale l’unico a non aver anco-
ra aderito è la Russia. «Un cattivo accordo è meglio di nessun accordo», aveva sentenziato il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, durante la conferenza stampa delle 2 notte all’indomani dell’intesa raggiunta a margine del vertice climatico del Dicembre scorso. Un accordo fortemente voluto dal Presidente Barak Obama, inizialmente varato dagli USA con la partecipazione della stessa Cina, dell’India, del Brasile e del Sudafrica e appoggiato dall’Europa e dal Giappone
nonostante il manifesto disappunto. Un accordo definito già allora come un traguardo tagliato a metà; con le migliori intenzioni lasciate fuori dalla porta mentre sul tavolo venivano raccolte le briciole di un’intesa che rischiava di venire inghiottita dalle beghe di politica internazionale e dall’opposizione di Stati come Sudan, Venezuela e Tuvalu che in regime di unanimità rischiavano di invalidare l’assenso degli altri paesi. Così un cattivo accordo è meglio di nessun accordo, devono aver pensato un po’ tutti coloro che all’indomani del vertice di Copenhagen si son ritrovati a salutare la capitale danese con in tasca un’intesa al posto di un trattato ratificato unanimemente (invece di approvare il «Copenhagen Accord» proposto da 5 Nazioni, il consesso planetario all’epoca prese semplicemente atto dell’intesa raggiunta tra i 192 Paesi partecipanti impegnandosi a sottoscriverlo nel
2010). Un’intesa parziale e tutt’altro che temeraria; con le briciole che tradotte sulla carta riportano l’obiettivo generico di contenere entro i 2 gradi centigradi l’aumento della temperatura media planetaria e l’impegno finanziario verso i Paesi poveri (30 miliardi di dollari per il triennio 2010-2012 e 100 miliardi all’anno dal 2020 in poi) mentre sparivano del tutto i buoni propositi di riduzione delle emissioniserra. A questo punto sul perché la Repubblica Popolare Cinese, attraverso il suo negoziatore Su Wei, abbia informato il Segretario dell’Onu sui Cambiamenti Climatici, l’UNFCC, che può “procedere a includere la Cina nella lista” dei Paesi che aderiscono all’accordo è presto detto. L’adesione di Pechino appare innanzitutto come un atto dovuto dopo il complicato iter diplomatico intrapreso con gli Stati Uniti durante tutto il summit (un atto dovuto anche
a seguito dell’impegno dichiarato durante lo stesso vertice di ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2020). Ma non solo. Perché d’altra parte l’adesione formale della Cina appare come un’ulteriore conferma delle sempre più incoraggianti stime riguardanti la svolta “verde” della Cina (recentemente è stata varata la legge che vieterà di vendere dal prossimo 1 Giugno in tutto il Paese condizionatori a bassa efficienza energetica). Una svolta che potrebbe consegnare a Pechino sempre maggiore influenza politica su temi di economia ambientale in vista dei prossimi impegni di questa primavera (Bonn, a Giugno) ma soprattutto in Messico, in occasione della prossima conferenza mondiale sul clima (Cancún, 29 Novembre – 10 Dicembre 2010) dove gli accordi dovrebbero trasformarsi in trattati. Niccolò Dagnolo
Russia: la grande assente di Copenhagen La Russia resta il grande assente per quanto riguarda la sottoscrizione degli impegni presi dai 192 Stati membri dell’ONU in occasione dell’atteso vertice del clima di Dicembre. Ora che anche Cina e India hanno annunciato la loro adesione formale al «Copenhagen Accord», Mosca rischia di ritrovarsi isolata in un campo che potrebbe diventare terreno di scontro soprattutto con gli USA. 6
Ma non per questo motivo, grazie anche alla notevole riduzione delle emissioni di gas serra dovuta al crollo ed alla dismissione dell’industria pesante dell’epoca sovietica, i rappresentanti del Governo accettano il ruolo della Russia come “pecora nera” all’interno del delicato equilibrio economico internazionale. «La Russia non ha ancora iniziato a trarre i benefici dei meccanismi
previsti dal protocollo» ha così confermato lo scorso Febbraio a Mosca Alexandr Bedritski, consigliere per il clima del Presidente russo Dmitri Medvedev. «A differenza di alcuni Paesi - ha detto Bedritsk - noi affermiamo che la Russia manterrà tutti gli impegni presi secondo il Protocollo di Kyoto». N.D.
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Al Cairo l’arte unisce il Mediterraneo
“Music and Theatre of Figure: a Bridge Across the Mediterranean Sea” è questo il titolo della rassegna musicale e teatrale co-finanziata dall’UE e dall’Istituto Italiano di Cultura del Cairo. L’obiettivo dichiarato del progetto è quello di dimostrare, in esplicita contrapposi-
zione con la nozione di “scontro delle civiltà”, come sia possibile avvicinare la sponda nord e la sponda sud del Mediterraneo e l’Occidente all’Oriente facendo leva sui linguaggi dell’arte. L’iniziativa è iniziata in Gennaio e si è sviluppata per i primi quattro mesi tramite seminari,
gruppi di lavoro e animazioni dal vivo che hanno visto impegnati fianco a fianco giovani artisti italiani, studenti della Facoltà di Musica dell’Università di Helwan e quelli delle Accademie di Recitazione. La finalità ufficiale di questi primi mesi del progetto era di operare un confronto tra le tradizioni europee, musicali e del teatro di figura (marionette, burattini, pupazzi e ombre), con quelle egiziane. Tuttavia l’obiettivo implicito di questo periodo di collaborazione era da un lato favorire la conoscenza reciproca e l’instaurazione di un dialogo; dall’altro sviluppare la formazione culturale
tra i giovani studenti di entrambi i Paesi, con l’espressione artistica a far da unico mediatore. Parafrasando il titolo della rassegna, l’obiettivo era quello di gettare un ponte sul Mediterraneo che avvicinasse le due rive del mare. Frutto di questa prima parte è stata la programmazione di sei appuntamenti, prevalentemente musicali, per il mese di
marzo, per la cui realizzazione artisti italiani ed egiziani hanno lavorato assieme. Appuntamenti che spaziano dalle “Composizioni del XIX secolo”, in programma l’11 marzo, al “Concerto su musica e cinema”, che si terrà invece il 24 marzo, e che culmineranno il 29 marzo nel “Concerto finale”. Stefano Alberzoni
Holi e l’India si colora per accogliere la primavera
Lo scorso primo Marzo le strade e le piazze indiane sono state letteralmente invase da un universo umano multicolore che urlando “Bura Na Mano Holi Hai” (non ti preoccupare è Holi) ha trascorso la giornata di festa tra spruzzi d’acqua colorata e polveri variopinte. Nemmeno gli animali sono stati risparmiati da questo delirio di fratellanza che accomuna gli indù di tutto il mondo in occasione del pleniluUPSIDETOWN
nio del mese di Phalguna del calendario indù (febbraio-marzo). La notte precedente è stata trascorsa accendendo falò in memoria delle gesta eroiche di Prahalad, figura mitica che riuscì a salvarsi fuggendo dalla demone Holika intenzionata a bruciarlo vivo. Grazie alla fede in Vishnu (la seconda Persona della Trimurti -la Trinità indù-) il giovane sconfisse la demone riservandole lo stesso destino. I fuochi che
hanno brillato durante la notte sono stati numerosissimi al punto da scatenare le proteste degli ambientalisti per l’enorme quantità di legno bruciato ( secondo alcune stime circa 3000 tonnellate), ma gli indù si rifiutano categoricamente di utilizzare altri materiali incendiari perché significherebbe piegare le proprie tradizioni all’influenza occidentale. La festa di Holi coincide con la fine della stagione invernale e l’arrivo della primavera, è nota infatti anche come “festa dei colori” o “festa di primavera”. Riveste grande importanza soprattutto nell’India settentrionale dato che la regione Braj è la più strettamente legata al culto di Krishna (la personificazione di Vishnu), ma è celebrata in tutto il
Paese ed anche dalle comunità indù all’estero oltre che dai Sikh in Nepal. Ci sono molti modi per trascorrere la giornata: c’è chi si immerge in una sorta di “guerriglia urbana” armato di bomboletta spray o, nel caso dei più infidi, di bombe colorate a base di olio, chi invece preferisce passarlo più tranquillamente in casa con parenti ed amici. Molti personaggi famosi, tra cui anche i politici, non perdono l’occasione per farsi fotografare col naso rosso o la fronte blu. Infatti il giorno successivo molti indiani corrono in edicola alla ricerca delle immagini del giorno precedente che ritraggono i loro beniamini in look, per così dire, insoliti. Gabriele Giovannini
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EMERGING MARKETS
Marzo 2010
STONA 2010: i numeri del successo dell’International Granites & Stone Fair
Si è svolta dal 4 al 7 febbraio scorsi, a Bangalore in India, l’International Granites & Stone Fair (STONA), il più importante appuntamento fieristico indiano dedicato alla pietra naturale ed alle relative tecniche di lavorazione. L’evento, che ha cadenza biennale ed è organizzato dalla All India Granites & Stone Association in collaborazione con la Federation of Indian Chambers of Commerce and Indus-
tries, quest’anno è stato ospitato all’interno del nuovo International Exhibition Centre di Bangalore. Giunta alla sua nona edizione, la prima risale al 1987, e diventata un appuntamento internazionale di riferimento per tutti gli operatori del settore, STONA 2010 ha visto la partecipazione di espositori provenienti da tutto il mondo ed in particolare dalla Cina, dall’Egitto, dalla Turchia, dal Giappone, dalla Korea del Sud e da diversi Paesi europei. Particolarmente significativa la presenza italiana, con una missione collettiva, promossa dall’ICE e da Confindustria Marmomacchine, che ha visto la partecipazione dei più importanti marchi italiani del settore tecno-lapideo: tra questi AMS Group, Block & Rock Italia, CO.FI.PLAST, Corazza, GDA Marmi e Graniti, Ghines, Marmi Graniti Favorita, Marini Quarries Group, Marmomeccanica, Prometec, Steinex e Wires Engineering. Rispetto a quelle precedenti, l’edizione 2010 ha registrato un notevole incremento in tutti gli indicatori: dal numero degli espositori cresciuti del 38%, a quello dei visitatori ed ancora a quello degli stands allestiti. Tutte cifre significative che, da una parte ribadiscono la rilevanza assunta dall’appuntamento fieristico organizzato dalla All India Granites & Stone Association, impreziosito quest’anno dalle meravigliose sculture che hanno abbellito gli oltre 190 stands presenti, dall’altra confermano l’importanza strategica del mercato indiano, specie come meta di esportazione di macchinari per l’estrazione e la lavorazione della pietra. Andrea Nasti
La ceramica italiana è di scena a “Revestir 2010”
E’ appena calato il sipario sulla Fiera Internazionale Revestir 2010, esposizione brasiliana annuale dedicata alla lavorazione della ceramica e laterizi ed altrimenti nota come la “Fashion Week” dell’Architettura e della Costruzione. La manifestazione, tenutasi dal 9 al 12 marzo 2010 presso il polo fieristico Transamèrica Expo Center di San Paolo ed ormai giunta alla sua ottava edizione, è stata creata per supportare un settore importante ed in costante crescita, 8
nell’economia brasiliana, come quello dell’industria ceramica. La fiera ha visto la partecipazione di produttori, fornitori e rivenditori del settore delle piastrelle e delle pietre ornamentali provenienti da tutto il mondo: tra gli oltre 125 gli espositori esteri presenti, di particolare rilevanza si è dimostrata la delegazione italiana: due infatti i padiglioni del made in Italy presenti alla manifestazione, allestiti dall’Istituto nazionale per il Commercio Estero: il primo, il “Tecnargilla Brasil”, di
oltre 420 mq, allestito dall’ICE in collaborazione con l’ Associazione di Categoria Macchine per la Lavorazione della Ceramica e dei Laterizi (ACIMAC), ha ospitato otto aziende italiane coinvolte nella collettiva nazionale in missione a San Paolo. Proprio le cifre fornite dall’ACIMAC raccontano quanto sia rilevante per le industrie italiane di categoria implementare la partnership con gli operatori brasiliani: l’Italia è infatti il primo fornitore di macchine per la produzione e la lavorazione della ceramica per il mercato verde-oro, uno scambio commerciale che rappresenta un quarto delle importazioni brasiliane del settore e che interessa un giro di affari attestatosi nel 2008 intorno ai 150 milioni di euro. Il secondo padiglione targato Italia è frutto della collaborazione dell’ICE con Confindustria Marmomacchine e
Confindustria Ceramica. Si tratta di un allestimento, inedito rispetto alle edizioni passate, per la promozione del comparto delle pietre ornamentali e delle ceramiche di rivestimento: uno spazio espositivo, progettato dell’architetto italiano Francesco Lucchese, per avere un comparto centrale dinamico dove ruotavano le creazioni ed i prodotti delle aziende del settore italiano. Parla italiano anche la presentazione, programmata nell’ultimo giorno della fiera, del “Forum Tecnologico Internazionale Tecnargilla Brasil”, grazie alla partecipazione di due esperti italiani: Michele Dondi, ricercatore dell’Istituto di Scienza e Tecnologia della Ceramica, che ha presentato una relazione intitolata “Piastrelle di ceramica a basso spessore: tecnologia, applicazione ed eventuali problematiche”, e Guido Nasetti, capo-dipartimento energia e processi industriali del Centro Ceramico di Bologna intervenuto sul tema “Ultimi sviluppi tecnologici in materia d’efficienza nell’uso delle risorse energetiche per la produzione di materiali ceramici”. A. N.
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