UpsideTown Turchia Anno 2 N°3 Marzo 2010

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L’editoriale Ankara e Yerevan nuovamente prigionieri del “genocidio”? Il voto con il quale la Commissione Affari Esteri della Camera statunitense ed il parlamento svedese hanno riconosciuto la natura di genocidio agli eventi successivi al 1915 riporta Turchia e Armenia indietro di anni sulla strada della normalizzazione dei rapporti bilaterali. Al di là delle ricadute nei rapporti tra Ankara, Washington e Stoccolma, principale vittima dei pronunciamenti potrebbe essere proprio il difficile tentativo, iniziato nel 2008, di aprire le frontiere tra i due paesi e stabilire tra essi relazioni diplomatiche. Nessuno, da entrambi i versanti della frontiera turco-armena, ha da guadagnare da una nuova rottura del processo di normalizzazione. Non un’Armenia sempre più isolata politicamente ed economicamente. Non una Turchia per la quale è impensabile perseguire il percorso europeo senza risolvere il nodo della questione armena. Non, più in generale, le principali cancellerie occidentali, per le quali il buon esito della processo di normalizzazione è fattore determinante per la stabilizzazione della volatile area caucasica. Carlo Frappi

SOMMARIO

POLITICA

POLITICA • La “partnership” turco-tedesca

La Turchia e il colpo di stato Ancora una volta, nella storia della Repubblica turca, la classe militare avrebbe ordito contro il potere costituito, nell’estremo tentativo di scongiurare possibili “derive islamiste” derivanti da un governo dichiaratamente ispirato ai valori della cultura islamica. Ondate di arresti si sono susseguite in tutto il Paese, coinvolgendo per-

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sonalità molto importanti delle Forze Armate. Da anni sono in corso tentativi di delegittimare il partito di governo, che pure è l’unico che ha portato stabilità politica ed economica al Paese. La notizia del “fallito colpo di Stato”, però, potrebbe essere letta diversamente e con toni meno allarmistici.

• Riprende la cooperazione militare turco-israeliana > pag. 3

ECONOMIA • Approvato il nuovo piano strategico per l’energia quinquennale > pag. 4

• Il parlamento turco da via libera al Nabuccoporti turcosauditi > PAG.2

ECONOMIA

CULTURA

Il teatro della tradizione ottomana

Le elezioni irachene allontanano le importazioni petrolifere dal Kurdistan

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CULTURA •Bursa, terra natale di Karagöz > pag. 6

• Izmir protagonista del XVII Festival Europeo di Jazz > pag. 7

APPUNTAMENTI • Il Festival Internazionale del Film Indipendente > pag. 8

UPSIDETOWN PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI:

Retaggio della tradizione folcloristica dei cantastorie, del teatro occidentale e della tradizione degli spettacoli di corte, il teatro ha rivestito un ruolo importante nella cultura dell’Impero.

Sembrava tutto fatto il 9 febbraio, quando le autorità irachene annunciarono l’imminente riapertura dell’oleodotto che collega il pozzi del nord Iraq alla Turchia. Il riavvio del normale flusso di greggio nel giro di pochi giorni era dato per scontato, ma qualcosa deve essere andato storto, dato che ad oltre un mese di distanza l’oleodotto è ancora inattivo.

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POLITICA

APPUNTAMENTI

Passa la risoluzione sul genocidio armeno:tensioni traWashington ed Ankara

Il Festival Internazionale delle Marionette di Istanbul

Via Vigevano, 39 20144 Milano - Italy icts@equilibri.net Tel: +39 028360642 Fax: +39 0258109661

ECONOMIA

La crescita del mercato immobiliare in Turchia

Il Sud della Turchia sta registrando un forte flusso di capitali esteri. Negli ultimi cinque anni, quasi 80.000 privati stranieri hanno speso più di dieci milioni di dollari in beni immobili. > PAG.5

CULTURA

Il 9 gennaio scorso il quotidiano ha ospitato un articolo scritto del leader del Pkk dalla prigione di Imrali, dove sconta l’ergastolo per reati di terrorismo. La scelta, provocatoria e contraria alla legge turca, ha evidenziato una volta di più la distanza che separa la Turchia e i suoi alleati europei nella percezione della minaccia terroristica. > PAG.3

Si è aperta lunedì 16 febbraio e terminerà il 18 aprile la mostra dal titolo “PicassoSuite Vollard”. Nei locali del Museo di Pera, 100 incisioni del celebre artista spagnolo. > PAG.8

Le Streghe Di Smirne

La Smirne di inizio secolo fa da sfondo ad un romanzo tutto al femminile, in cui donne intraprenderti e furbe agiscono per realizzare la loro formidabile scalata verso il potere. > PAG.7


POLITICA

TURKEY

Marzo 2010

La Turchia e il colpo di stato

Ancora una volta, nella storia della Repubblica turca, la classe militare avrebbe ordito contro il potere costituito, nell’estremo tentativo di scongiurare possibili “derive islamiste” derivanti da un governo dichiaratamente ispirato ai valori della cultura islamica. Ondate di arresti si sono susseguite in tutto il Paese, coinvolgendo personalità molto importanti delle Forze Armate, nella repressione del gruppo che avrebbe complottato un colpo di Stato, sotto il nome di “Balyoz” (che in lingua turca vuol dire “martello”). Così come già accaduto per la cosid-

detta Ergenekon, organizzazione segreta accusata di voler rovesciare il governo del Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan dell’AKP (il Partito di Giustizia e Sviluppo, al governo in Turchia dal 2002), anche Balyoz avrebbe avuto l’obiettivo di delegittimare il primo partito del Paese. La storia della Turchia non sarebbe nuova a colpi di mano tramite le Forze Armate. E’ accaduto nel 1960, provocando anche la condanna a morte del Primo Ministro allora destituito, Adnan Menderes; è successo poi nel 1971 e ancora nel 1980. L’obiettivo era,

in periodo di Guerra Fredda, quello di scongiurare un’acquisizione di troppo peso politico da parte delle formazioni dell’estrema sinistra e, con il riaccendersi dell’ideologia islamista, anche di questa componente. Proprio per questo motivo, l’ultimo intervento diretto dei militari, nel febbraio del 1997, mirò a destituire l’allora Primo Ministro Necmettin Erbakan, precursore politico di Erdogan e dell’attuale establishment di ispirazione musulmana moderata. L’ondata di arresti, 48 persone in tutto, ha coinvolto tra gli altri l’ex Comandante

della Marina Ozden Ornek e dell’Aeronautica Ibrahim Firtina, insieme ad altri militari di primo livello e alcuni civili. Il gruppo avrebbe tentato di creare una situazione di instabilità nel Paese, tale da richiedere l’intervento militare per la sicurezza nazionale e, di conseguenza, scalzare dal potere Erdogan e il suo partito. Nel progetto vi sarebbe stato un attentato in una delle più importanti moschee di Istanbul, proprio in un venerdì (giorno di preghiere e massimo affollamento delle moschee), da attribuire poi a terroristi di matrice islamica, insieme ad un attentato in un museo militare sempre a Istanbul. In tal modo, si sarebbe messa in cattiva luce l’attività anti-terroristica del governo e lo si sarebbe accusato di non garantire la sicurezza dei cittadini. Inoltre si sarebbero addirittura provocate tensioni con la Grecia, il nemico di sempre di Ankara, tramite l’abbattimento di un aereo di linea turco, che sarebbe stato attribuito proprio ad Atene; tutto ciò per portare la tensione al massimo e poter porsi ai vertici dello Stato con il consenso dell’opinio-

ne pubblica. Da anni i militari tentato di delegittimare il partito di governo, che pure è l’unico che ha portato stabilità politica ed economica nel Paese come la Turchia non aveva mai visto prima. La notizia del “fallito colpo di Stato”, però, potrebbe essere letta diversamente e con toni decisamente meno allarmistici. In quest’ottica, più che preoccupare gli osservatori esterni, soprattutto occidentali ed europei (l’UE ha sempre ribadito, in primo luogo, la preoccupazione per la troppa influenza esercitata dai militari in Turchia, ponendo tale questione come una delle principali da risolvere per l’eventuale accesso di Ankara nel Parlamento di Strasburgo), tale sviluppo dovrebbe piuttosto tranquillizzarli. Non a caso, è lo stesso Stato Maggiore ad essere maggiormente contrario all’accesso turco nell’UE, perché sa che in tal modo non sarebbe più in grado di esercitare una certa influenza sulla vita politica del Paese, come ha fatto fino ad oggi. Stefano Torelli

La “partnership” turco-tedesca La visita in Turchia del Cancelliere tedesco Angela Merkel si è svolta sullo sfondo delle crescenti incomprensioni tra i due paesi legate al trattamento della numerosa minoranza di origine turca residente in Germania. Nelle scorse settimana, la Merkel si è infatti dichiarata contraria alla possibile apertura di scuole

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superiori turche, suscitando dure reazioni da parte dell’esecutivo di Ankara. D’altra parte, la preferenza tradizionalmente attribuita da Berlino ad una “partnership privilegiata” tra Ankara e l’Ue in luogo della piena membership, continua a rappresentare il principale elemento di attrito tra i due paesi.

Minoranze turche e Ue sono stati dunque i due punti attorno ai quali è ruotato l’incontro tra Merkel ed Erdogan, definito da quest’ultimo “positivo e fruttuoso” tentativo di rilancio ed approfondimento della cooperazione bilaterale. Valerio Scafi

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POLITICA

TURKEY

Marzo 2010

Passa la risoluzione sul genocidio armeno: tensioni tra Washington ed Ankara Con l’approvazione della risoluzione 252 sul genocidio armeno si riaccendono tensioni che sembravano ormai superate dall’avanzamento del processo di normalizzazione tra Turchia e Armenia ed ulteriori screzi potrebbero portare, in tempi brevi, ad un peggioramento dei rapporti tra Washington ed Ankara. Dopo un lungo periodo di silenzio, nella capitale statunitense sono tornate a farsi sentire le voci delle potenti lobby armene, prima fra tutte l’ANCA, che hanno chiesto ai Rappresentanti della Commissione Esteri della Camera di ristabilire quella che per il popolo armeno è sempre stata una realtà storica. Ankara non è però rimasta a guardare i lobbisti armeni senza far nulla. Nelle settimane precedenti alla votazione molti rappresentanti turchi, tra i quali anche alcuni parlamentari, hanno visitato Washington ed i loro parigrado con il chiaro obiettivo di fermare la possibile approvazione. L’azione degli inviati di Ankara ha fatto difetto però nell’approccio

alla questione, delicata per ogni qualsivoglia esecutivo turco ma di certo non fondamentale per i legislatori statunitensi. Le parole dei funzionari turchi sono sembrate a molti delle minacce, a volte neanche troppo velate: riduzione dei traffici commerciali e possibile rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi sono stati gli argomenti utilizzati per cercare di ottenere il blocco della risoluzione alla Camera. La risposta della Commissione Esteri non si è fatta attendere ed è

sembrata un monito abbastanza chiaro: Ankara non può porre veti all’azione del Congresso né cercare di intimorire l’alleato. La Casa Bianca ed il Dipartimento di Stato hanno ritardato, colpevolmente, un intervento capace di allontanare i Congressmen dalla tentazione di “punire” il poco diplomatico tentativo turco di salvaguardare la propria immagine a livello internazionale. Le posizioni dei singoli leader statunitensi potrebbero esser stata la causa del ritardo: Barack

Obama non ha mai definito ufficialmente quanto accaduto mentre il vicepresidente Joe Biden e il Segretario di Stato Hillary Clinton si sono sempre schierati a favore del riconoscimento formale del genocidio. Gli Stati Uniti si trovano quindi a dover recuperare una situazione che si è fatta particolarmente tesa. Dopo l’approvazione, Ankara ha infatti richiamato l’ambasciatore a Washington per consultazioni. Un modo, gentile, per dire che le relazioni tra i due paesi sono

al momento congelate, in attesa della marcia indietro da parte del Congresso e di un appoggio convinto da parte dell’esecutivo statunitense. Entrambi arriveranno, in primo luogo perché la Casa Bianca non può permettersi, in questo momento, di incrinare ancor di più le già difficili relazioni con Ankara. Non per una questione che tutto pare essere, fuorché fondamentale. Secondariamente, il Congresso non approverà la risoluzione in entrambe le votazioni necessarie alla ratifica. L’alto livello di tensione diplomatica tra i due paesi andrà probabilmente a scemare nelle prossime settimane e normali rapporti si ristabiliranno con il ritorno dell’ambasciatore turco a Washington. Restano comunque aperte molte questioni che potrebbero sgretolare ancora quella che era una solida alleanza, ma non sembra essere quella armena a poter portare alla rottura Washington ed Ankara. Simone Comi

Riprende la cooperazione militare turco-israeliana L’invio di una prima “tranche” di sei droni Heron alla Turchia da parte di Israel Military Industries (IMI) sembrerebbero parzialmente limitare le ripercussioni sulle relazioni bilaterali tra Ankara e Tel Aviv delle incomprensioni susseguitesi nel corso degli ultimi mesi. Non a caso, la stessa consegna dei velivoli di ricognizione sembrava essere stata congelata a seguito delle tensioni della fine del 2009. Il rilancio della cooperazione militare

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– preannunciato dalla visita condotta in Turchia, in gennaio, dal Ministro della Difesa israeliano Barak – sottolinea una volta di più la solidità del legame che lega Turchia e Israele così come la rilevanza che ciascuno dei due interlocutori attribuisce alla cooperazione bilaterale alla sicurezza. La seconda “tranche” dell’invio di droni Heron dovrebbe essere completata entro la fine di aprile. V.S.

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ECONOMIA

TURKEY

Marzo 2010

Le elezioni irachene allontanano le importazioni petrolifere dal Kurdistan

Sembrava tutto fatto il 9 febbraio, quando il Ministro del Petrolio iracheno Husain al-Shahristani e il Primo Ministro del Governo Regionale Curdo Barham Saleh annunciarono l’imminente riapertura dell’oleodotto che collega il pozzi del nord Iraq alla Turchia. Il riavvio del normale flusso di greggio nel giro di pochi giorni era dato per scontato, ma qualcosa deve essere andato storto, dato che ad oltre un mese di distanza l’oleodotto è ancora inattivo. La pipeline

era stata chiusa in ottobre dopo nemmeno cinque mesi di attività a causa di una disputa tra il Governo curdo (che di fatto esercita la sovranità nell’area) e Baghdad circa le modalità di pagamento delle compagnie straniere che avevano investito in Kurdistan. La cruciale scadenza elettorale del 7 marzo ha ora di fatto azzerato le possibilità di un accordo in tempi brevi. Non solo è improbabile che il Governo uscente prenda una decisione su una questione tanto importante e

occorreranno mesi prima che un nuovo esecutivo si installi a Baghdad. Il raggiungimento di un compromesso sull’oleodotto era legato a ragioni elettorali e il loro superamento ha eliminato il maggior incentivo per una rapida risoluzione della questione. Era infatti cruciale per al-Sharistani e per la coalizione guidata dal premier Nuri al-Maliki incassare un accordo alla vigilia delle elezioni parlamentari e proporsi così come garanti della stabilità del settore petrolifero ira-

cheno, la cui rapida ripresa è vista da vasti strati della popolazione come la sola risorsa per garantire stabilità al Paese e finanziare la ricostruzione. I successi della politica petrolifera e di sicurezza sono giudicati tra gli elementi principali per cui la multiconfessionale coalizione di governo ha registrato un buon risultato nelle aree sciite del sud durante elezioni provinciali dello scorso anno e al-Maliki sperava di aumentare in modo simile il suo (scarso) consenso nelle province curde, in cui si registra da tempo una disaffezione verso i partiti tradizionali. Allo stato attuale delle cose, il destino dell’oleodotto ruota attorno al raggiungimento di un compromesso globale tra governo regionale e centrale. I nodi più complessi riguardano i contratti di esplorazione concessi dai curdi ma mai riconosciuti da Baghdad e Io status della città Kirkuk. Il protrarsi dei tempi per una ripresa dei flussi di petrolio rappresenta una notevole perdita per Ankara. Non è tanto la rinuncia nel breve periodo agli approvvigionamenti curdi a destare preoccupazione (l’oleodotto trasportava solo 100 mila barili al giorno e la Turchia ne riceve quasi un milione tramite l’oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan), quanto la rilevanza strategica che la Turchia perderebbe se continuerà ad essere tanto difficile trasportare idrocarburi dal nord dell’Iraq al suo territorio. Ankara ha assegnato infatti la massima priorità al progetto di diventare un hub per gli idrocarburi iracheni, destinati ad assumere enorme rilevanza nei prossimi anni in seguito all’assegnazione di contratti per lo sfruttamento di una decina di pozzi petroliferi e i progessi del consorzio promotore del gasdotto Nabucco. Inoltre, il possibile riaccendersi della rivalità arabo-curda in Iraq rischia di rompere i fragili equilibri interni al Paese e Ankara, che molto ha investito sul ridisegnamento del suo ruolo nel nuovo Medio Oriente, vorrebbe a tutti i costi evitare questa eventualità. Andrea Bonzanni

Approvato il nuovo piano strategico per l’energia quinquennale La Turchia ha approvato il nuovo piano strategico quinquennale sull’energia per il periodo 2010-2014. Al centro del documento di programmazione strategica, anzitutto l’approfondimento della cooperazione energetica con gli interlocutori regionali nella prospettiva di diversificare maggiormente gli attuali canali di approvvigionamento di petrolio e gas. Accanto all’approfondimento della cooperazione con Unione europea, Iraq, Iran, Siria e Russia, Ankara punta al pieno sviluppo del proprio potenziale estrattivo. Secondo stime recenti, il territorio turco potrebbe infatti produrre sino a 39 milioni di tonnellate l’anno (contro un consumo di circa 31 milioni di tonnellate) ed a 6 miliardi di metri cubi di gas (contro 36 consumati annualmente). L’investimento sul nucleare rappresenta un’ulteriore priorità d’azione per il governo turco, che punta a costruire la prima centrale nucleare turca entro il 2014. Un ambizioso traguardo di sviluppo delle energia rinnovabili (fissato al 30% del totale della generazione energetica entro il 2023) e di razionalizzazione dei consumi (con un risparmio energetico del 20% entro il 2023) completano le linee guida del piano strategico per l’energia. V.S. 4

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ECONOMIA

TURKEY

Marzo 2010

La crescita del mercato immobiliare in Turchia

Negli ultimi mesi si è molto discusso della Turchia come meta fertile per chi volesse investire nel settore delle energie rinnovabili e la forte spinta che il governo sta dando agli investitori

europei per rendere la regione autonoma dal punto di vista energetico. Un altro mercato che desta particolare attenzione è quello immobiliare. Specialmente il Sud della

Turchia sta registrando un forte flusso di capitali esteri. Negli ultimi cinque anni, quasi 80.000 privati stranieri hanno speso più di dieci milioni di dollari in beni immobili, come case, alberghi, attività di ristorazione e locali. Ad Antalia, meta turistica a sud del paese, il 22% di capitali immobili è in mano a investitori stranieri, in particolar modo inglesi, russi e tedeschi. L’interesse verso il mercato immobiliare è legato al continuo e inarrestabile aumento della popolazione. Nel 2008 la Turchia registrava una popolazione di 72 milioni di abitanti residenti, con un tasso di crescita annuo pari al 1.020%.

Dopo la costa sud del paese, le zone che vedono crescere questo mercato sono quelle di Bursa e Izmir, nella parte occidentale della Turchia, già note per quanto concerne il mercato del tessile e come zone di destinazione di grande marche di moda europee. L’attenzione sulla Turchia come nuovo potenziale attore europeo è fomentata anche dalla crescita del turismo in questo paese. La Turchia sta lavorando molto per guadagnarsi l’immaginedinuovalocalità turistica, alla pari di Grecia e Spagna, anche se spesso le fratture politiche interne e il problema curdo non giocano a suo favore. Da tenere in considerazione, per quanto riguarda

Il parlamento turco da via libera al Nabucco

Luca Battiato

La proiezione internazionale del tessile turco

Lo scorso 4 marzo la Grande Assemblea Nazionale turca ha ratificato l’accordo intergovernativo siglato, lo scorso luglio, dai cinque paesi interessati al transito del progetto – Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. Il voto turco conclude il processo delle ratifiche nazionali per la costruzione del gasdotto, che dovrebbe a breve entrare nella fase di “open-season” finalizzata ad aggregare la domanda di gas rivolta al Nabucco dagli acquirenti europei. Alla positiva conclusione della “open-season” è connessa la decisione finale sugli investimenti per il progetto – attesa entro la fine dell’anno. Ulteriore sostegno alla predisposizione del Nabucco è inoltre giunta dall’inserimento del gasdotto nel novero dei progetti energetici di interesse europeo che hanno ricevuto, il mese scorso, un’offerta di co-finanziamento da parte della Commissione europea – offerta di cofinanziamento, per il Nabucco, a 200 milioni di euro. V.S. UPSIDETOWN

la crescita del mercato immobiliare, è il controllo che i militari possiedono ancora su molte terre, il che rende spesso difficile la concessione delle licenze. Anche il pericolo dei terremoti in certe zone sud occidentali costituisce un elemento di instabilità per chi è interessato a investire in questo settore. Nel complesso, la Turchia presenta dunque un’immagine di sé sempre più dinamica ed assimilabile a quella dei suoi partner europei, non solo come terra proficua per gli investimenti nelle energie rinnovabili, ma anche per tutto il settore terziario.

Il 2010 sarà l’anno del rafforzamento della presenza internazionale del settore tessile turco, che già pesa per oltre il 6% sul totale delle esportazioni nazionali e che, nel 2009, ha venduto i suoi prodotti in 124 paesi. Questo dato potrebbe essere incrementato, entro l’anno, fino a 184, secondo il Presidente della Associazione degli Esportatori di Prodotti Chimici di Istanbul, Ismail Gülle. Il rafforzamento della cooperazione con la Russia e l’apertura di nuovi mercati in America Latina potrebbero costituire le priorità per la crescita del settore che tuttavia, secondo Gülle, necessita di interventi statali a protezione dalla concorrenza sleale. V.S. 5


CULTURA Marzo 2010

TURKEY

Il teatro della tradizione ottomana

Fenomeno che incarna la tradizione folcloristica e popolare dei cantastorie, il retaggio del teatro occidentale, la tradizione degli spettacoli di corte, il teatro ha rivestito un ruolo importante nella cultura dell’Impero Ottomano. L’Impero della Sublime Porta testimonia infatti un ricco passato di spettacoli popolari composti da numeri circensi con saltimbanchi e prestigiatori, di battute in prosa o in versi e di ballate e farse contadinesche su personaggi mitici e della storia nazionale. Durante gli spettacoli, che venivano esibiti durante le

feste pubbliche, il dramma teatrale era accompagnato da canti, danze, mimi e giochi d’ombra. Alcuni di questi spettacoli sembra risalgano a tempi lontanissimi, e abbiano origine da riti sciamanici dell’antica regione uralo-altaica. Nel teatro popolare, lo spettacolo messo in scena da attori, cantastorie o burattinai si basava sull’imitazione e la parodia di alcune peculiarità dialettiche e l’imitazione di vari animali, facilmente riconoscibili dal pubblico per l’uso di costumi e danze ormai standardizzate nella tradizione popolare. Il comico o il burattinaionarratore rappresentava

scene della vita quotidiana utilizzando il pittoresco linguaggio del suo tempo, servendosi di giochi di parole, battute volgari, doppi sensi ed equivoci. Questi spettacoli non si svolgevano in ambienti appositi ma in qualsiasi luogo che potesse ospitare grandi folle, come le piazze durante le feste nazionali e religiose o le fiere, nei caffè, nelle osterie e nelle residenze private durante matrimoni o altri eventi importanti. Nel tardo periodo ottomano, questi generi teatrali popolari confluirono anche nel teatro di corte. La nascita di un erede, la vittoria di una battaglia, l’inizio di una campagna

di conquista ed altri eventi fondamentali per la crescita del paese venivano festeggiati con processioni, luminarie, fuochi d’artificio, giochi equestri, ma anche da danze, musiche e spettacoli teatrali. Queste produzioni occasionali di teatro popolare contribuirono in gran parte al delinearsi del Ortaoyunu, ossia la commedia dell’arte turca, ancora oggi rappresentata in Turchia. Questo genere mostra alcune caratteristiche simili alla commedia d’arte italiana, come la recita a soggetto e la tipologia fissa dei personaggi, somiglianze derivate probabilmente dall’intenso scambio con commercianti veneziani e genovesi. Nel Ortaoyunu però, contrariamente che nel teatro occidentale, i personaggi non perdono la loro identità di attori e la consapevolezza del loro ruolo di fronte ad un pubblico. Non esiste una barriera di finzione tra personaggi e spettatori, e gli attori, improvvisando, interagiscono costantemente con il pubblico presente.

Un tema tipico del Ortaoyunu, è il conflitto tra il personaggio di Kavuklu, un popolano ignorante e Pi ekar, un uomo istruito molto abile e astuto. Questi, senza l’ausilio di un testo scritto, personificano i tratti che caratterizzano i rispettivi ceti sociali da cui provengono. Tra tutte queste tradizioni, emerge una delle rappresentazioni più vivaci della cultura e dell’antica tradizione popolare: il teatro delle ombre. In una rappresentazione satirica e canzonatoria, i principali protagonisti Karagöz e Hacivat, il popolano e l’erudito, ritraggono la società ottomana del tempo, accompagnata da un disparato campionario di soggetti, capaci di rispecchiare i mille volti di un vastissimo impero. Amplificando pregi e difetti, il teatro di Karagöz e Hacivat è uno specchio che riflette con toni caricaturali e dissacranti gli aspetti variegati della natura umana: dalla genuinità alla furbizia, dall’inganno al vizio e la virtù. Giulia Di Bernardini

Bursa, terra natale di Karagöz Adagiata sulle pendice dell’Ulu Dag, l’antico Olimpo di Bitinia e Misia, con le sue verdi foreste di abeti, castagni e cedri, prima capitale dell’Impero Ottomano, Bursa conserva ancora il fascino di una città dominata dal verde. Il verde dei numerosi giardini, parchi e frutteti, ma anche degli smalti della celebre Yesil Cami (Moschea Verde). Terra natia del celebre personaggio di Karagöz, nel museo delle Arti turco-islamiche è ancora oggi possibile ammirare una pregevole collezione di marionette del teatro delle ombre che, sviluppatosi per la prima volta proprio a Bursa, si è poi diffuso in tutta l’area dell’Impero Ottomano. G.D.B. 6

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CULTURA

TURKEY

Le Streghe Di Smirne di Mara Meimaridi Una città cosmopolita che ha vissuto ere di grandezza e di decadenza e che ha visto sfilare diversi sovrani e dinastie, sovrani che l’hanno resa un vivace centro commerciale, popoli che l’hanno distrutta e fatta appassire, regnanti che l’hanno ricostruita e riportata in auge. Questa è la storia dell’antica città di Smirne – ora Izmir - che, fondata nel III millennio, rappresenta oggi la terza città più grande della Turchia ed uno dei centri più dinamici e culturalmente attivi del paese. Ed è proprio la Smirne a cavallo tra il XIX e il XX secolo a rappresentare lo sfondo in cui le intraprenderti e furbe donne del romanzo Le streghe di Smirne si muovono ed agiscono per realizzare la loro formidabile scalata verso il potere. Nato dalla fantasia della scrittrice Mara Meimaridi,

un’antropologa con una formazione in filosofia, archeologia e astrofisica, Le streghe di Smirne è una storia di donne, di furbizia, di inganni e di riti magici. Ma è anche la colorita descrizione di una città multiculturale che ospita genti diverse, con le loro ricchezze e la loro povertà, con i loro variopinti costumi e le loro differenti tradizioni. La trama degli intrighi si svolge infatti nella pittoresca Smirne dei bassi fondi, nella Smirne dei greci, dei turchi, degli ebrei e degli armeni. Protagoniste sono le greche Eftalía e la figlia Katina che, giunte da poco a Smirne da un piccolo paese della Cappadocia, saranno artefici, sotto la guida della strega turca Attarte, di una sorprendente ascesa sociale, sollevandosi dalla loro condizione di miseria per giungere al controllo della città. In un vortice di formule arcane contro il malocchio, filtri

d’amore creati con capelli, suole e umori corporali, i successivi matrimoni di Katina con magnati del cotone e del tabacco, armatori e pascià permetteranno alle donne di ottenere una posizione di potere nella città. Sullo sfondo degli intrighi intessuti dalle due protagoniste e dalle donne che orbitano intorno a loro, emerge la vivace descrizione dei quartieri smirnioti e delle loro abitanti. Le immagini della Smirne del tempo si susseguono infatti fotografando con particolare vivacità la vita dei diversi abitanti

dei vari quartieri della città. Il quartiere degli armeni, dove vivevano donne “avvolte completamente nei loro sudari” e che “portavano un velo tre volte più spesso di quello delle donne turche, che fissavano sulla testa sopra un cappello quadrato, come quello dei nostri preti in chiesa.” Il quartiere dei turchi, dove “c’era tutto: moschee, minareti e mercati, ma anche fetore in quantità, fango e miseria”, “i rioni ebraici, pieni di rabbini, e con le case a ridosso del mercato e della mosche Isar” e le donne che vi abitavano, donne pulite che “portavano al collo il simbolo del loro dio con la stella di David e i loro uomini si occupavano di commerci vari.” Accanto agli ebrei vivevano gli armeni ricchi, “tutti col velo ed il cappello quadrato”. E poi una Smirne tutta diversa, quella delle “donne europee, alte, agghindate, pettinate,

Marzo 2010

con creme, cappelli e merletti. Sedute nei caffè, con i guanti e in compagnia di signori,” e dei greci ricchi “nelle loro case grandi come palazzi reali, che si godevano un’altra Smirne, coi suoi teatri, gli ospedali puliti, gli scali, le scuole di altissimo prestigio e i caffè moderni con le orchestrine.” Un romanzo all’insegna della femminilità e della multiculturalità che, avvolto nell’atmosfera magica di formule e riti femminili grazie ai quali le donne contendono il potere all’universo maschile, sembra accompagnare il lettore a passeggiare tra gli stretti e sporchi vicoli dei quartieri poveri di Smirne abitati da greci, turchi o armeni, o di fronte agli ampi boulevard della Smirne dei ricchi commercianti greci ed europei. Giulia Di Bernardini

Izmir protagonista del XVII Festival Europeo di Jazz Città dinamica e vivace, Smirne ha fatto anche quest’anno da sfondo al tradizionale appuntamento con il Festival Europeo di Jazz di Izmir, giunto alla sua XVII edizione. Un evento che, oltre a dare la possibilità agli amanti del genere di

godere di varie mostre, seminari e concerti, ha ospitato celebri artisti da tutta Europa. Tra questi il trombettista tedesco Matthias Schriefl, il chitarrista Django Reinhardt ed il maestro di flamenco Antonio Najarro, che per la prima volta in

Turchia ha portato in scena il suo spettacolo “Jazzing Flamenco” durante la cerimonia d’apertura. Tra i concerti, l’esibizione del quartetto di musicisti italiani Luigi Campoccia, Daniele Malvisi, Rossano Gasperini and Paolo Corsi. G.D.B.

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APPUNTAMENTI

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Marzo 2010

Il Festival Internazionale delle Marionette di Istanbul Si apre il 21 marzo ad Istanbul la XIII edizione del Festival Internazionale delle Marionette. Come parte del Festival, la Giornata Mondiale e la Mostra Mondiale delle Marionette verranno inaugurate contemporaneamente. Burattinai e marionettisti da tutto il mondo, da Taiwan al Brasile, saranno ospiti dell’ evento che quest’anno, in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura, si protrarrà per tre mesi. Rappresentanti di un’antica e variegata tradizione, il teatro delle ombre turco ed i suoi indiscussi protagonisti, Karagöz e Hacivat, sono tra i protagonisti di questo Festival. Esempio tra i più ricchi dell’antica cultura della Turchia nelle sue sfaccettature più diverse - dalla poesia alla musica, dai costumi popolari alla pittura in miniatura, fino alla tradizione popolare orale – il teatro delle ombre turco si pone su una linea di continuità con gli spettacoli di marionette che hanno lunga tradizione in Turchia. Nonostante le rappresentazioni con marionette sembrano essere derivate dalle tecniche teatrali dei popoli dell’Asia centrale, sviluppandosi poi in Turchia con una ricca ed autonoma tradizione, il teatro delle ombre turco sembra invece 8

aver tratto le sue origini dal teatro dell’Egitto mamelucco, da cui i turchi ottomani hanno rilevato la tecnica. Il teatro d’ombre sembra dunque emergere già dal XIV secolo, anche se solo dal XVI secolo in poi si hanno miniature che provano la diffusione del teatro d’ombre turco. Basato su figure tridimensionali che proiettano la loro ombra su uno schermo, il teatro d’ombre ha avuto un notevole successo nell’Impero Ottomano, incarnando una forma popolare di satira nella società ottomana. Karagöz, sfoggiando il suo occhio nero (in turco karagöz significa infatti “occhio nero”), la sua barba scura ed il suo turbante rosso che nasconde la testa calva, appare sullo schermo con il suo linguaggio popolare e comune, la sua impulsività e la sua energia. Di fronte a lui c’è Hacivat, il suo opposto: un personaggio colto, con un linguaggio forbito e conoscenze erudite, sempre misurato e riflessivo. La rappresentazione si svolge nel continuo contrasto tra Hacivat, bonario e altruista, al quale tutti mostrano rispetto, e Karagöz, furbo e sempre pronto ad ingannare gli altri per i suoi interessi, ma che rimane la costante vittima dello scherno dei benestanti e degli scherzi maligni di oppiomani e ubriaconi.

Esempio tra i più significativi della tradizione orale e popolare turca, il teatro delle ombre verrà dunque rappresentato, in occasione del Festival e, sotto la guida di maestri come Tacettin Diker, Orhan Kurt e Metin Özlen Karagöz, le figure di Karagöz e Hacivat torneranno ad essere i protagonisti dello schermo. Sullo sfondo di documentari, laboratori teatrali e mostre, il Festival prevede la rappresentazione da parte di 20 noti gruppi teatrali provenienti da diversi paesi del mondo di 75 spettacoli, allestiti in 17 luoghi diversi. Tra questi il Centro di Cultura Francese, piazza Sultanahmet e Taksim ed il Centro Kukla Istanbul. Giulia Di Bernardini

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