UpsideTown Japan Anno 2 N°3 Aprile 2010

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Aprile

L’editoriale Yosuke Kondo contro la burocrazia Tra i principali proclami durante la scorsa campagna elettorale, il Premier Yukio Hatoyama aveva promesso lo smantellamento del sistema di potere burocratico tipicamente giapponese, nel quale i quadri dirigenziali assumono un’importanza sproporzionata. Si tratta di un sistema di intrecci tra politica, burocrazia e grandi industrie istituito dal Partito Liberal Democratico, permettendogli di presiedere l’Esecutivo per oltre 55 anni. Tra i membri del Kantei, il Vice Ministro dell’Economia, Commercio e Industria Yosuke Kondo sembra il più intenzionato a voler diminuire il potere detenuto dai burocrati. Ex cronista economico, autore di un libro sui burocrati, Kondo ha dimostrato di passare dalla parola ai fatti quando ha preso di mira un esempio eccellente di burocrate, Kazuhiko Takeshima, ex direttore dell’agenzia delle entrate e dal 2002 al vertice della Japan’s Fair Trade Commission (JFTC) e reo di aver impedito alle imprese di poter far ricorso in tribunale contro le decisioni prese dalla JFTC. Kondo è riuscito a far approvare un disegno di legge che modifichi la legge antitrust, togliendo potere a Takeshima. Qualora la Dieta votasse la proposta di Kondo, saremmo di fronte ad un primo, concreto cambio di rotta.

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ECONOMIA

SUMMARY

Speciale FOODEX - sempre più bio

POLITICA

Tutti pazzi per il bio. Anche quest’anno l’Italia ha puntato sul mercato biologico alla 35esima edizione del Foodex Japan, la più grande esposizione internazionale dei prodotti alimentari in Asia. Mercato in controtendenza rispetto agli altri, l’industria biologica ha registrato segnali positivi nonostante la crisi, ed ha ancora tanto da offrire in un Paese, come il Giappone, che insieme all’alta qualità sta sempre più puntando sulla sicurezza e sull’affidabilità dei prodotti alimentari.

• Il Governo dona al Cile 3 miliardi di dollari > pag. 2

ECONOMIA • Un foodex sempre più bio > pag. 4

• Interviste ad Andrea Pompilio > pag. 5

AMBIENTE • Cactus made in Japan > pag. 7

• Riduzioni gas serra > pag. 7

UPSIDETOWN PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI: > PAG.4

POLITICA

Il Giappone si propone all’Iran come fornitore di uranio arricchito

ECONOMIA

Speciale FOODEX Intervista a Girolamo Panzetta

UPSIDETOWN ha incontrato Girolamo Panzetta (1962), una celebrità per il pubblico giapponese che lo conosce da oltre vent’anni. È considerato un leader d’opinione in programmi TV e fashion magazine. “Gli italiani si sono fermati al sushi, senza considerare

che i punti in comune con la cucina giapponese potrebbero essere tantissimi. Un esempio tra gli altri è la pasta, che in Giappone si ritrova sottoforma di “soba” o di “ramen” e che spesso i giapponesi chiedono di mangiare al dente. Suggerisco ai produttori italiani di studiare a fondo il mercato prima di arrivare in Giappone. Il passo successivo è mettere in piedi una campagna di promozione e marketing.” > PAG.5

TENDENZE

Previsioni del bucato e dei ciliegi! Il 24 febbraio scorso il quotidiano giapponese Nikkei ha riportato, senza citare fonti, l’offerta avanzata da Tokyo a Teheran nel dicembre 2009 per arricchire l’uranio iraniano e fornire barre di combustibile per il suo reattore. Il governo giapponese non ha confermato, né smentito. > PAG.2

In Giappone la scelta se stendere o meno il bucato avviene ascoltando le news della mattina presto. Verso le 7, puntuali dopo l’ampio spazio dedicato alla politica e ai fatti di società e costume, in TV arrivano le previsioni del tempo integrate dalle utilissime “previsioni del bucato”.

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“I Macchiaioli, maestri italiani del realismo”

Dopo la presentazione presso il Fukuyama Museum of Art (Hiroshima) nell’ambito di “Italia in Giappone 2009”, rassegna promossa dall’Ambasciata d’Italia, la mostra ha riscosso nella capitale giapponese un importante successo di pubblico e critica. > PAG.8

POLITICA

Sulla caccia alle balene si alza la tensione tra Tokyo e Canberra L’intensificarsi nelle ultime settimane del braccio di ferro sulla caccia alle balene sta alzando notevolmente la temperatura delle relazioni tra Giappone ed Australia. > PAG.7

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POLITICA

JAPAN

Aprile 2010

Il Giappone si propone all’Iran come fornitore di uranio arricchito

Il 24 febbraio scorso il quotidiano giapponese Nikkei ha riportato, senza citare fonti, l’offerta avanzata da Tokyo a Teheran nel dicembre 2009 per arricchire l’uranio iraniano e fornire barre di combustibile per il suo reattore. Il governo giapponese non ha confermato, né smentito. La notizia giunge in un momento decisivo del confronto sul nucleare iraniano

dato che, non avendo ancora raggiunto un accordo sullo scambio tra uranio iraniano arricchito al 3,5% e uranio al 20%, Ahmadinejad lo scorso 11 febbraio ha annunciato il completamento del primo ’pacchetto’ di uranio arricchito al 20%. I colloqui terminati il 1 ottobre 2009 a Ginevra tra la Repubblica Islamica e i Paesi del 5+1 (i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania) avevano portato alla proposta di trasferire il 75% delle riserve iraniane di uranio prima in Russia per essere arricchito fino al 19,75% ( percentuale che esclude l’utilizzo a finalità militari) e poi in Francia dove dovrebbero essere state trasformate in combustibile idoneo ai reattori per la ricerca medica iraniana (i radionuclidi sono utilizzati a fini diagnostici

e contro le cellule tumorali). Ma dopo aver preso tempo, il 18 febbraio Teheran ha inviato una lettera al Direttore Generale dell’AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica), Yukiya Amano, con la richiesta di forniture di uranio arricchito poiché le scorte del Paese sono in via d’esaurimento. In alternativa alla fornitura diretta da parte dell’Agenzia, il Governo iraniano ha proposto lo scambio simultaneo con i vari Paesi sul proprio territorio. Al momento tale controproposta si trova ancora sul tavolo di Amano, ma l’Ambasciatore iraniano presso l’AIEA, Ali Asghar Soltanieh, ha minacciato il ritiro della stessa. Infatti non avendo ancora trovato un accordo, Ahmadinejad ha ordinato all’AEOI (Atomic Energy Organization of Iran) di procedere all’arricchimento

al 20%. Pesano sulle dichiarazioni di Soltanieh le minacce di ulteriori sanzioni verso l’Iran: già ad inizio febbraio il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva parlato di nuove sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica da parte degli USA e dei propri alleati. La proposta giapponese, accettata dagli USA, si configura dunque come un ulteriore tentativo di risolvere diplomaticamente la questione: dal 24 febbraio al 1° marzo il Presidente del Majlis (il Parlamento iraniano), Ali Larijani ed il Ministro degli Esteri nipponico, Katsuya Okada, hanno discusso a Tokyo i dettagli della proposta. La reazione dei negoziatori iraniani sembra essere stata positiva (sono stati invitati funzionari giapponesi a visitare le centrali nucleari iraniane) e Teheran appare propensa a

continuare i negoziati. Le forti difficoltà nella collaborazione con l’Iran, dovute al prolungarsi ormai dal 2003 dei negoziati, ai sospetti cresciuti conseguentemente alla scoperta dell’impianto nucleare di Qom ed alla disillusione del giapponese Yukiya Amano, sono incrementate dalla scelta cinese di porre il veto qualora in Consiglio di Sicurezza vengano proposte nuove sanzioni. L’offerta del Giappone potrebbe essere letta, quindi, come un tentativo in extremis di bloccare pacificamente l’arricchimento da parte dell’AEOI considerando che il Sol Levante rappresenta il 14,2% delle esportazioni iraniane per un valore di 14 miliardi di dollari nel 2008. Gabriele Giovannini

Il Governo giapponese dona 3 milioni di dollari in favore del Cile Come era già successo in gennaio nei confronti di Haiti, dove il Giappone era intervenuto in soccorso della popolazione con uomini e mezzi, anche nel caso del terremoto che ha colpito duramente il Cile il Giappone ha offerto il proprio aiuto. Tokyo ha promesso un sussidio alla ricostruzione pari a 3 milioni di dollari ed inoltre fornirà 330.000 dollari sotto forma di tende per la prima emergenza, acqua potabile e generatori d’energia. Infatti, una volta 2

rientrata l’emergenza Tsunami che ha interessato le sue coste volte all’oceano pacifico (l’onda più alta registrata non ha superato il metro e cinquanta), il Giappone ha messo in moto la macchina dei soccorsi rispondendo alla richiesta ufficiale del Presidente cileno Michelle Bachelet e dimostrando, ancora una volta, una naturale predisposizione ad assumere un ruolo di responsabilità nella regione. Stefano Alberzoni UPSIDETOWN


POLITICA

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Aprile 2010

Sulla caccia alle balene si alza la tensione tra Tokyo e Canberra

L’intensificarsi nelle ultime settimane del braccio di ferro sulla caccia alle balene sta alzando notevolmente la temperatura delle relazioni tra Giappone ed Australia: il 20 febbraio scorso il Primo Ministro australiano Kevin Rudd ha infatti minacciato di rivolgere un’azione legale alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja se il Giappone, entro il prossimo novembre, non avrà fermato la caccia alle balene nell’Oceano Antartico.

L’ultimatum, lanciato all’indomani della visita a Canberra del Ministro degli Esteri giapponese Katsuya Okada, segue un’escalation di tensione politica che ha caratterizzato i mesi da dicembre a febbraio (quelli estivi in cui si concentra l’attività di caccia) e che è stata innescata dal reiterarsi degli scontri, nelle acque territoriali australiane, tra le baleniere nipponiche e le imbarcazioni degli ambientalisti che cercano di ostacolarne l’attività. L’epi-

sodio che ha suscitato le più vibranti proteste è stato lo speronamento di un trimarano neozelandese della Sea Shepherd Ady Gil, avvenuto lo scorso 6 gennaio e sul quale è stata aperta un’inchiesta incaricata di stabilire le responsabilità. L’eventualità di un’azione legale internazionale sarebbe “estremamente spiacevole”: questo, in estrema sintesi, il monito con cui dal Ministero degli Affari Esteri nipponico è stata ribadita tanto la convinzione del governo di Tokyo nelle proprie ragioni quanto l’auspicio che la questione possa trovare una soluzione diplomatica. La diatriba tra Giappone ed Australia continua da almeno vent’anni, da quando nel 1986 la “Commissione internazionale per la caccia alle balene” (International Whaling Commission IWC) ha siglato una moratoria internazionale, firma-

ta anche da Tokyo, che vieta la caccia dei cetacei per fini alimentari o commerciali, ma ne autorizza l’attività per scopi scientifici. Esattamente il punto intorno al quale si articola il confronto tra le due posizioni: da una parte il governo di Canberra denuncia che, con il pretesto della ricerca scientifica, le baleniere giapponesi uccidono indisturbatamente ogni anno almeno un migliaio di cetacei, dall’altra il governo di Tokyo ritiene che la propria azione sia legittima e che non debba essere fermata in quanto non viola alcun intesa internazionale. Su entrambi i piatti della bilancia, accanto alle ragioni legate alla protezione di una specie a rischio d’estinzione, pesano rilevanti ragioni politiche ed economiche: la necessità giapponese di preservare l’ingente giro di affari legato al consumo della carne di balena, uno

dei piatti tipici della cucina nipponica, e l’esigenza del governo di Canberra tanto di salvaguardare l’industria del whale-watching, che muove ogni anno almeno 180 milioni di euro, quanto di conservare il favore degli ambientalisti e l’appoggio del partito verde australiano. Rimane comunque l’impressione che l’ultimatum lanciato dal Premier Kevin Rudd serva proprio a dare la spinta necessaria per l’avvio di una soluzione diplomatica che possa superare l’attuale impasse: se si considera infatti che tra i due Paesi esiste una forte intesa strategico-militare, e che il Giappone è il principale partner economico dell’Australia, risulta difficilmente prevedibile che sulla caccia alle balene si consumi uno strappo tale da compromettere gravemente le relazioni bilaterali tra Tokyo e Canberra. Andrea Nasti

Tokyo: non modificheremo la legislazione in materia di discriminazione razziale Il 25 febbraio scorso gli esperti legali del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale, sostenuti da ONG giapponesi, si sono scontrati a Ginevra contro una schiera di funzionari pubblici del governo di

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Tokyo (14 per l’esattezza). Gli esperti delle Nazioni Unite hanno portato alla luce diversi casi di discriminazione nei confronti delle minoranze cinesi e coreane, della popolazione indigena di Okinawa e delle comunità “Buraku” presenti sul suolo giapponese. Dal canto suo la delegazione del Sol Levante ha obiettato che i cittadini delle suddette comunità sono da considerarsi in tutto e per tutto giapponesi, mentre le discriminazioni nei confronti della minoranza coreana altro non sono che

una reazione alle continue provocazioni di Pyongyang. Infine gli ufficiali governativi di Tokyo hanno concluso escludendo la necessità di una legge contro la discriminazione razziale; conclusioni raccolte però con perplessità da parte del Comitato. Stefano Alberzoni 3


ECONOMIA SPECIALE FOODEX

JAPAN

Aprile 2010

UN FOODEX SEMPRE PIU’ BIO

Lo sviluppo dell’industria biologica al centro della più grande esposizione internazionale dei prodotti alimentari in Asia Bio, bio, bio, tutti pazzi per il bio: anche quest’anno l’Italia ha puntato sul mercato biologico alla 35esima edizione del Foodex Japan. Mercato in contro-tendenza rispetto agli altri, che ha registrato segnali positivi nonostante la crisi, e che ha ancora tanto da offrire in un Paese, come il Giappone, che insieme all’alta qualità sta sempre più puntando sulla sicurezza e sull’affidabilità dei prodotti alimentari. “L’organico è stato protagonista di una performance straordinaria negli ultimi anni e rappresenta una grande opportunità” - ha dichiarato Natale Marcomini, vice-presidente di Prober (l’associazione dei produttori biologici e biodinamici dell’Emilia Romagna) durante la conferenza stampa di apertura del Padiglione Italia al Foodex. “A livello mondiale il fatturato del bio è duplicato negli ultimi cinque anni, mentre in Italia ha registrato un aumento del 7,4%. Il Giappone non potrà sottrarsi da questa crescita”.

Cos’é il foodex

Uno dei fattori che incide notevolmente sulla scelta di acquisto, nonostante la voglia di “sicurezza” dei giapponesi, rimane il prezzo. “I consumatori giapponesi preferiscono ancora il prodotto meno costoso” - è l’analisi di Taka Yamaguchi, giornalista esperto del settore biologico - “anche se da qualche anno il trend, soprattutto tra i giovani, è quello di scegliere un prodotto buono, sicuro e che rispetti l’ambiente”. Sul versante italiano, anche Marcomini è d’accordo sul

discorso prezzo: “La distribuzione tradizionale incide troppo sul prezzo, che deve essere “giusto”. Il prodotto biologico deve essere un diritto, non un prodotto di élite. Il Giappone è un mercato in costante crescita, e con potenzialità enormi: sta a noi decidere come farlo crescere, attraverso una corretta informazione”. Si punterà dunque, ancora di più, ad una cooperazione bilaterale tra Italia e Giappone per lo sviluppo dell’industria biologica. E che tra il Sol Levante e il Bel Paese

ci siano delle somiglianze che sarebbe bene approfondire, lo ha sottolineato anche Kenji Matsumoto, presidente della JONA (Japan Organic and Natural Association) nel corso del suo intervento alla conferenza stampa - “Riconosciamo che da parte nostra non sono stati fatti sforzi sufficienti per promuovere il bio in Giappone. Dobbiamo guardare al futuro, facendo tesoro dell’esperienza italiana”. testo e foto di Paolo Soldano

L’Esposizione Internazionale dell’Alimentazione e delle Bevande è la più grande esposizione annuale del settore alimentare in Asia. Giunto quest’anno alla sua 35esima edizione, il Foodex ha proposto i prodotti di 2.393 espositori provenienti da 59 Paesi e regioni. Nel corso dei quattro giorni dell’ultima edizione (dal 2 al 5 marzo 2010) sono stati quasi 74.000 tra buyers, ristoratori, importatori, distributori, sommelier ed esperti del settore, ad aver visitato la fiera. Il Padiglione Italia, con 200 espositori e 3.000 mq di superficie, si è riconfermato anche quest’anno il più grande padiglione straniero, e secondo solo a quello del Giappone. Prodotti esposti alimentari: (prodotti agricoli, cerealicoli, biologici, zootecnici, ittici, lavorati a base di carne, alimentari pronti, latticini, cibi precotti, pietanze, gastronomia, cibi organici, condimenti e spezie, paste alimentari varie, prodotti da forno, dolci, cibi per l’infanzia e la terza età). bevande (alcoliche, analcoliche, salutistiche, caffè, tè, acque minerali) Per maggiori informazioni www.jma.or.jp/Foodex

“Il mercato del retail in Giappone” intervista ad Andrea Rasca, amministratore unico di BTG Group Oggi siamo con Andrea Rasca, amministratore del gruppo BTG, attivo sui mercati internazionali da più di 25 anni: quanto è difficile per un’impresa italiana entrare nel canale distributivo giapponese? Il giapponese adora il prodotto straniero, ma adora anche avere a che fare con giapponesi; individua negli stranieri delle persone che non capiscono la cultura, e quindi ne hanno timore, timore reverenziale. Il modo per entrare nel canale distributivo è quello di capirne le logiche e sapere che per certo devi affidarti a dei grossisti, attraverso dei multilayer systems, tipicamente giapponesi, che ti porteranno nelle varie catene distributive. Tuttavia, per poter interagire con questi grossisti devi conoscerne le logiche. 4

Come è strutturato il mercato del retail in Giappone? Il mercato del retail in Giappone prevede una distinzione in quattro, cinque grosse categorie di canali distributivi. Il primo sono i department store: Takashimaya, Isetan, Mitsukoshi, delle nostre Rinascenti o dei nostri Coin, molto più grandi e molto più sviluppati. Prevede poi degli ipermercati, dei supermercati e dei convenience store (questa è la grossa differenza che c’è con il mercato italiano). E prevede poi una serie di ancora piccolissimi punti vendita gestiti da famiglie.

Guarda il video dell’intervista attraverso il QR code oppure vai sul sito www.upsidetown.it

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JAPAN

SPECIALE FOODEX

ECONOMIA Aprile 2010

Interviste Girolamo Panzetta Girolamo Panzetta (1962) è una celebrità per il pubblico giapponese che lo conosce da oltre vent’anni. È considerato un leader d’opinione in programmi TV e fashion magazine. 1) Cosa pensi dell’evoluzione che ha subito la cucina italiana in Giappone negli ultimi decenni? Il boom della cucina italiana è scoppiato circa venti anni fa; ricordo come fosse di moda acquistare prodotti italiani e i grandi magazzini si erano adattati vendendo olio, pasta, vino e alcuni formaggi senza avere tuttavia una vera cultura del cibo italiano. Tokyo ha aperto la strada e a seguire, la cucina italiana si è diffusa anche fuori dalle grandi città, tanto che non è inusuale andare a casa di qualcuno in campagna e trovare in dispensa l’olio extra-vergine d’oliva italiano. Nella diffusione e nell’evoluzione della cucina italiana ha avuto un ruolo importante la TV con numerosi programmi dedicati all’Italia. Il giapponese medio viaggia e si informa; non è esagerato dire che “studia” prima di andare al ristorante! Per questo ora si può affermare che nella maggior parte dei giapponesi ci sia una solida consapevolezza riguardo all’Italia e alla sua cucina. 2) Dal punto di vista alimentare, secondo te, cosa gli italiani non hanno ancora capito dei giapponesi e viceversa? Gli italiani si sono fermati al sushi, senza considerare che i punti in comune con la cucina giapponese potrebbero

essere tantissimi. Un esempio tra gli altri è la pasta, che in Giappone si ritrova sottoforma di “soba” o di “ramen” e che spesso i giapponesi chiedono di mangiare al dente. Ci sono anche altri piatti che piacerebbero molto agli italiani, ad esempio la cucina “teppanyaki” o gli “yakitori”. Il motivo principale di questa scarsa conoscenza è dato da una introduzione sbagliata della cucina giapponese in Italia e poi dal fatto che gli italiani sono tradizionalisti e difficilmente scelgono di non mangiare italiano. I giapponesi, invece, non hanno capito che alla base della cucina italiana c’è molta creatività. 3) Ha ancora senso cercare di portare in Giappone un prodotto di qualità? Ha ancora senso portare un prodotto di qualità, ma la condizione essenziale è che la qualità sia ben presentata. I giapponesi non sentono l’esigenza di più qualità, sentono piuttosto l’esigenza di saperne di più, scoprire le storie e le tradizioni che sono dietro i prodotti. Per questo io suggerisco ai produttori italiani di studiare a fondo il mercato prima di arrivare in Giappone. Il passo successivo è mettere in piedi una campagna di promozione e marketing, magari guidata, se il budget lo permette, da un’agenzia seria di pubbliche relazioni e pubblicità. L’errore che fanno spesso i produttori italiani è quello di essere convinti di vendere i loro prodotti perché “sono i migliori del mondo”, ma non è così che funziona. A questo proposito ci sarebbe bisogno di più collaborazione tra le imprese e le istituzioni come fanno i francesi ad esempio.

Andrea Pompilio Nato e cresciuto a Tokyo da padre italiano e madre giapponese, Andrea Pompilio (1969) ha lavorato in passato come giornalista freelance e come fotografo. È ora autore e conduttore del programma “Modista” su radio J-Wave. 1) Da italo-giapponese cresciuto a Tokyo in un ambiente internazionale cosa ne pensi dell’evoluzione che ha subito la cucina italiana in Giappone? Senza dubbio ho visto una grande evoluzione in questi 20 anni nella cucina italiana in Giappone. Dai famosi “spaghetti alla napolitana” oppure dai classici “spaghetti miito-sosu” a base di ketchup, serviti nei vari “coffe-shop” di Tokyo, si è passati gradualmente, ma abbastanza velocemente, a ristoranti capaci di offrire cibi autentici italiani. Ciò senz’altro grazie all’aumentato afflusso turistico dal Giappone verso l’Italia e, nello stesso tempo, un grande boom di giovani cuochi e allievi di cucina giapponesi partiti per l’Italia per imparare l’essenza della cucina italiana, cioè le sue cucine regionali. La ricerca da parte dei cuochi giapponesi delle specialità regionali ha portato, contemporaneamente, alla ricerca dell’originalità. Ovvero, i cuochi, sfruttando la loro identità “nipponica”, sono in grado di creare piatti originali pur mantenendo la tradizione italiana. A dire il vero a volte la qualità e il livello della cucina italiana qui a Tokyo, supera quella che si può trovare in Italia. UPSIDETOWN

2) Dal punto di vista alimentare, secondo te, cosa gli italiani non hanno ancora capito dei giapponesi e viceversa? Penso che i giapponesi siano più aperti verso la cultura, anche alimentare, degli italiani di quanto lo siano gli italiani verso i giapponesi. Naturalmente grazie all’avanzamento delle tecnologie e i continui interscambi culturali, la situazione è notevolmente migliorata negli ultimi 20 anni. Vedo però che ancora esiste un’enorme differenza fra i due Paesi nella quantità di informazione nella stampa. Quando ero ragazzino per la maggior parte degli italiani, la cucina giapponese si risolveva in “pesce crudo”, divorato appena pescato dal mare. Il termine “sushi” era quasi sconosciuto. Mi ricordo che tutto ciò mi faceva quasi paura. Ora la situazione è notevolmente cambiata. Molti adesso conoscono e apprezzano il “sushi”, e sanno che i giapponesi non mangiano soltanto “pesce crudo”, così come conoscono e apprezzano le bistecche di manzo di altissima qualità - quelle provenienti da animali che in vita vengono massaggiati e bevono birra! Un altro esempio è la tempura (il fritto misto giapponese), non molto diverso dalle specialità regionali di alcune regioni italiane Allo stesso tempo, grazie agli scambi turistici e ai molti ristoranti italiani, i giapponesi hanno capito che la cucina italiana non è limitata agli “spaghetti alla napolitana” o agli “spaghetti miito-sosu”. 5


AMBIENTE

JAPAN

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Cactus made in Japan

Una delle tendenze made in Japan degli ultimi decenni è la continua e vivace ricerca di varietà di cactus che si distinguano dal genere e dalla specie di cui fanno parte anche solo per piccole differenze quali altezza, dimensione, colorazione

ed eventuali “mostruosità”. In realtà questi cactus non hanno nulla di innaturale o mostruoso, ma semplicemente la genetica si evolve e si modifica col tempo; Darwin definirebbe tutto ciò evoluzione! Ecco, dunque, che una piccola macchia gialla

sul corpo di un cactus, oppure una spinagione più corta del normale, diventa una rarità per i collezionisti del genere che fanno di tutto per potersi accaparrare l’esemplare che presenta tale unicità. Come dice la parola stessa, unico significa raro ed in termini economici costoso. Considerando la scarsa probabilità di ritrovare nel mezzo di una semina esemplari così pregiati, i giapponesi sono ai vertici mondiali per l’ingegno e le astuzie che utilizzano per riprodurre queste rare modificazioni. L’arte si è sviluppata a tal punto che sono state coniate nuove

specie, come il Gymnocalicium Mihanowichii Hibotan, pianta ormai comune in tutti i supermercati europei e che si ottiene dalla pianta madre (Gymnocalycium Mihanovichii var. Filadelfiens) a seguito della completa eliminazione della clorofilla. Tale pianta ha però un grande problema, è impossibilitata a vivere su proprie radici! Ecco che per permettere al genere di sopravvivere, si è pensato agli innesti: la rarità così colorata viene appoggiata sopra ad un altro tipo di cactacea (in questo caso una varietà di Hylocereus) particolarmente resistente che permette

al Gymnocalycium di poter sopravvivere; ma non solo, di poter cresce anche con maggior vigore e velocità grazie alle caratteristiche della pianta che lo ha ospitato: il portainnesto. Dott. Geol. Simone Barani

Riduzioni dei gas serra. Le promesse di Hatoyama non convincono

Il 7 settembre scorso, nove giorni prima di diventare Primo Ministro, Yukio Hatoyama in un appassionato discorso tenuto in occasione dell’Asahi World Environment Forum a Tokyo ha delineato gli ambiziosi obiettivi del futuro esecutivo in materia ambientale. Il leader del Partito Democratico fresco di vittoria elettorale ha marcato una frattura decisa rispetto al passato puntando a ridurre entro il 2020 le emissioni di gas serra del 25% rispetto al livello del 1990. Il Giappone, che nell’anno fiscale conclusosi nel marzo del 2009 ha emesso 1,29 miliardi

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di tonnellate di CO2, classificandosi al quinto posto nel mondo, non ha una legislazione a livello nazionale e fino ad oggi si è basato sull’impegno volontario delle imprese. Hatoyama, però, ha sin da subito dovuto confrontarsi con le critiche e le preoccupazioni provenienti dal mondo industriale, più che mai delicate e non trascurabili in un periodo post-crisi caratterizzato da una perdurante deflazione. La legge approvata dal Gabinetto giapponese l’11 marzo, però, ha provocato un senso di disillusione in larga parte dell’opinione pubblica. Al termine di un mese di dibattiti tra i vari Ministri in seno al Gabinetto, è stato varato un testo che pur fissando un tetto massimo

per ogni impresa lascia al governo la libertà di passare in futuro ad un sistema basato su un limite di gas emessi non per azienda, ma per unità prodotta. Ciò implica che le emissioni totali potranno aumentare conseguentemente ad un incremento dell’output. Il Ministro dell’Ambiente, Sakihito Ozawa, ha dovuto cedere alle pressioni del Ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria volte a garantire alle imprese un sistema di “cap and trade” sul modello Europeo. L’Emission Trading Scheme (ETS) introdotto dall’Unione Europea ad inizio 2005 ha infatti istituito un sistema di compravendita di “crediti di emissioni” per incenti-

vare economicamente le industrie a ridurre le emissioni e nello stesso tempo garantendo alle imprese in difficoltà la possibilità di “sforare” acquistando tali crediti. Nel prossimo anno il Governo di Tokyo il governo giapponese procederà quindi disciplinando gli schemi di scambio e opererà sulla base della legge appena inoltrata alla Dieta. C’è da aggiungere, infine, che all’interno della nel testo della legge è contenuta una clausola che dà il via libera alla produzione di energia nucleare nonostante le proteste del Partito Socialdemocratico, che fa parte della coalizione di governo. Gabriele Giovannini

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TENDENZE

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Aprile 2010

Previsioni del bucato e dei ciliegi! In Giappone la scelta se stendere o meno il bucato avviene ascoltando le news della mattina presto. Verso le 7, puntuali dopo l’ampio spazio dedicato alla politica e ai fatti di società e costume, in TV arrivano le previsioni del tempo integrate dalle utilissime “previsioni del bucato”. Si tratta di una breve rubrica che, in una manciata di secondi, guida al quotidiano lavaggio dei panni, consigliando se è meglio stendere il

bucato di mattina oppure di pomeriggio, in base alle temperature e al tasso di umidità presenti nell’aria. In controtendenza rispetto a questo curioso rito, è arrivata la notizia che l’Agenzia Meteorologica Giapponese ha deciso che non si occuperà più delle previsioni sulla fioritura dei ciliegi. Nel suo piccolo, rappresenta una svolta epocale per il Giappone, visto che il servizio andava avanti ininterrottamente dal 1955, nei mesi di

Preghiere d’amore virtuali a San Valentino

In occasione dello scorso San Valentino, presso il reparto di cioccolatini di un grande magazzino di Yokohama, è stata installata una postazione per consentire di pregare “virtualmente” le divinità dell’amore e del matrimonio del santuario Jishu Jinja nel tempio Kiyomizu di Kyoto. La postazione per la

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visita virtuale misurava circa tre metri per due e consentiva, collegati “in diretta” con il tempio, di dar luogo al rito dell’amore a distanza. Secondo la tradizione, recandosi (di persona o “virtualmente”) al santuario ed effettuando correttamente il rito, alla fine si trova il “vero amore”.

marzo e aprile. La decisione arriva dopo che l’Agenzia aveva già interrotto il servizio di osservazione del cambiamento di colore delle foglie durante la stagione autunnale. Ma per i giapponesi “assetati” di informazioni relative all’arboricoltura c’è una buona notizia: tali servizi continueranno ad essere offerti da agenzie private.

Dog life videogame L’ultimo videogioco “made in Japan”: bisogna camminare su una pedana mobile mentre si tiene al guinzaglio un cane bianco: se si cammina troppo veloce, il cane si stancherà; se si cammina troppo lentamente si annoierà. A complicare ulteriormente le cose sono il cane cattivo del vicino o un’automobile che sfreccia a velocità elevata: il primo può sbranarlo, la seconda investirlo.

Upside Town è un prodotto editoriale di Equilibri, società dedita all’analisi degli eventi e delle dinamiche internazionali. La divisione Eq Consulting fornisce ai clienti servizi legati all’internazionalizzazione d’impresa: analisi di mercato, ricerca di partner in loco, gestione day-by-day e problem solving.

a cura di

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45.000 visitatori per la mostra “I Macchiaioli, maestri italiani del realismo” al Tokyo Metropolitan Teien Art Museum (16 gennaio – 14 marzo 2010)

Foto di Valentino Dindelli

Si è conclusa domenica 14 marzo al Tokyo Metropolitan Teien Art Museum la mostra I Macchiaioli, maestri italiani del realismo, inaugurata il 15 gennaio scorso da S.E. l’Ambasciatore d’Italia Vincenzo Petrone, dalla Sovrintendente al Polo Museale fiorentino Prof.ssa Cristina Acidini e dal Cons. del Ministro per le relazioni culturali Giovanni Francesco Accolla. Dopo la presentazione presso il Fukuyama Museum of Art (Hiroshima) nell’ambito di “Italia in Giappone 2009”, rassegna promossa dall’Ambasciata d’Italia, l’evento espositivo ha riscosso nella capitale giapponese un importante successo di pubblico e soprattutto di critica. Tale successo è tanto più significativo se si considera che, mentre è nota la grande passione dei giapponesi per l’arte classica e rinascimentale, più problematica risulta, invece, la presentazione della modernità e della contemporaneità italiana. Nella giornata conclusiva si sono registrati ben 8

2700 visitatori, record di ingressi in un solo giorno per il Teien Museum. In queste 8 settimane sono stati circa 45000 i giapponesi che hanno ammirato i 63 capolavori di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega e di altri importanti maestri toscani. Altro dato interessante è il tutto esaurito al bookshop del Museo Teien delle copie del catalogo realizzato ad hoc in giapponese e in inglese per questa esposizione. Particolarmente significativi sono i risultati in termini di riscontro sui media: oltre ad alcuni programmi televisi sull’emittente nazionale NHK, numerosissimi sono gli articoli usciti sui maggiori quotidiani sia in lingua giapponese che inglese che raggiungono tirature di milioni di copie (Yomiuri Shimbun, Asahi Shimbun, Nikkei Shimbun, The Japan Times, The Daily Yomiuri. “Shhh...the Macchiaioli prefer quiet scenes” è l’accattivante titolo con cui viene presentata la mostra nell’articolo del 5 febbraio uscito sul

Daily Yomiuri. Il Prof. Shuji Takashina, noto critico e Direttore del Museo Ohara, nel saggio del 17 febbraio u.s. pubblicato sul quotidiano Asahi (con una tiratura di 3.500.000 copie) descrive così i maestri Macchiaioli: “Le loro numerose e ricche realizzazioni, tra cui si annoverano i dipinti di Telemaco Signorini, ispirati ad usi e costumi, e quelli di Silvestro Lega, che ritraggono tranquille scene familiari, ancora oggi non hanno perduto il sereno fulgore che si ripercuote sull’animo di chi le ammira”. I traguardi raggiunti sono il risultato di una strategia promozionale integrata che, attraverso una serie articolata di eventi collaterali organizzati da Ambasciata d’Italia, Istituto Italiano di Cultura, ICE, Enit e Camera di Commercio di Livorno, ha consentito al pubblico giapponese di conoscere le eccellenze turistiche ed enogastronomiche delle terre dei Macchiaioli. Parte di questo calendario di iniziative sono state, oltre alle visite guidate, le presentazioni di speciali menù toscani presso rinomati ristoranti italiani della capitale e il workshop dedicato ai vini di queste zone tenutosi presso l’Istituto di Cultura il 13 gennaio scorso. Per quanto riguarda le iniziative da presentare nei prossimi anni in Giappone, gli ottimi risultati raggiunti convincono dell’importanza di proseguire in quest’otti-

ca per appronfondire la presentazione dei movimenti culturali italiani di fine ‘800. In futuro potrebbe, quindi, essere opportuno realizzare un evento espositivo di carattere monografico e dedicato, ad esempio, ad un singolo artista del periodo come Telemaco Signorini o Silvestro Lega. Si ricorda che la mostra I Macchiaioli, maestri italiani del Realismo, realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è stata possibile grazie a: MAE (Ministero degli Affari Esteri) – Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione culturale, MiBAC (Ministero per il Beni e le Attività Culturali), Ambasciata d’Italia, Istituto Italiano di Cultura, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze, Museo Civico “G. Fattori” di Livorno, Fondazione Italia Giappone, Regione Toscana, Ente Cassa di Risparmio di Firen-

ze, Camera di Commercio di Firenze, Provincia e Comune di Livorno, Camera di Commercio di Livorno, Opera Laboratori Fiorentini, Gherardini, Gabriele Poli Group, Tokyo Metropolitan Teien Art Museum, Fukuyama Museum of Art, Yomiuri Shimbun, Japan Association of Art Museums, Lion Corporation, Shimizu Corporation, Dai Nippon Co., Ltd. Elisa Elena Franzoso

Foto di Valentino Dindelli

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