UpsideTown Turchia Anno 2 N°6 Giugno 2010

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Giugno

L’editoriale

SOMMARIO

POLITICA

POLITICA • Turchia e Israele dopo un mese difficile

Il rilancio dell’intesa turco-statunitense

In bilico, ma non troppo: Turchia e Israele dopo un mese difficile

L’incontro tra Erdogan e Obama a margine del vertice del G20 di Toronto ha fornito un’importante occasione per i due capi di governo per discutere delle rilevanti tematiche sulle quali gli interessi di Turchia e Stati Uniti sono andati apparentemente divergendo. Come la Casa Bianca ha ormai compreso, l’allineamento della Turchia alle iniziative regionali statunitensi non può più essere dato per scontato e, d’altro canto, Ankara presumibilmente proseguirà nel solco della più autonoma linea di politica regionale inaugurata con l’AKP. Ciò non significa, tuttavia, che gli interessi dei due partner non possano coincidere sui fronti più caldi della politica mediorientale: dalla questione iraniana, alla stabilizzazione dell’Iraq ed al negoziato israeliano-palestinese, l’interesse alla soluzione delle problematiche regionali accomuna infatti i due partner, al di là delle differenti strategie adottate. L’incontro di Toronto ha dato segnali positivi in questo senso. All’Amministrazione Obama il difficile ma imprescindibile compito di ritrovare quell’intesa regionale ed quel senso di comunanza di interessi che sembra essersi indebolito nel corso degli ultimi anni.

L’abbordaggio dell’esercito israeliano alla l’uno all’altro, e i governi di entrambi i panave Mavi Marmara, che lo scorso 31 esi ne sono perfettamente consapevoli. maggio ha provocato la morte di otto passeggeri turchi e di un turco-americano, ha aperto un mese di tese relazioni ed accuse reciproche tra Ankara e Tel Aviv. Nonostante molti analisti abbiano visto nell’incidente un punto di non ritorno nelle relazioni tra Turchia e Israele, i due paesi hanno saputo superare in passato analoghi momenti di crisi e, soprattutto, rimangono interlocutori indispensabili

Valerio Scafi

CULTURA

Le“Donne della Milonga”

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ECONOMIA

Lanciato il progetto di zona di libero scambio tra Turchia,Siria, Libano e Giordania

• Ankara lancia un ‘Piano d’Azione’ per il Kirghizistan > pag. 3

ECONOMIA • Sviluppo del nucleare: accordo con la Corea del Sud > pag. 4

• Avanza il progetto di interconnessione del gas tra Turchia e Italia > pag. 5

CULTURA • L’ud: il Sultano degli strumenti > pag. 7

APPUNTAMENTI • Il Festival Internazionale della Musica di Istanbul > pag. 8

UPSIDETOWN PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI:

Istanbul sta diventando la capitale europea del tango. La vivacità musicale della città e la forza delle sue donne al centro dell’intervista con Nilüfer Narlı.

Il 10 giugno, a margine Forum di Cooperazione TurcoArabo, la Turchia ha ribadito la volontà di instaurare rapporti sempre più stretti con i Paesi arabi dal punto di vista sociale, politico e, soprattutto, economico. In tale cornice è stata proposta la creazione di un’unione doganale e zona di libero scambio con Siria, Giordania e Libano.

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POLITICA

APPUNTAMENTI

Il Festival La nuova ondata di attacchi del Internazionale PKK e gli equilibri interni della Musica di in Turchia Istanbul

Via Vigevano, 39 20144 Milano - Italy icts@equilibri.net Tel: +39 028360642 Fax: +39 0258109661

ECONOMIA

A maggio boom dell’exportitaliano in Turchia Secondo gli ultimi dati ISTAT, l’Italia è stata testimone di un boom delle relazioni commerciali con la Turchia, con una crescita del 46% le esportazioni. > PAG.5

CULTURA

La Turchia è tornata, nel mese di giugno, a fare i conti con quella che rappresenta la problematica per antonomasia riguardo la propria sicurezza interna: la questione curda. Riprendendo la propria strategia di terrore, il PKK ha infatti annunciato la fine unilaterale del cessate-il-fuoco in vigore da più di un anno. > PAG.3

Si è aperto il 3 giugno al Museo di Hagia Eirene, con un concerto della Orchestra Filarmonica Borusan di Istanbul, il tradizionale Festival che durerà sino a fine mese. > PAG.8

The Sound of Istanbul Il film-documentario di Fatih Akin che fotografa una città ed un paese, con le sue contraddittorie sfaccettature, attraverso la sua vivacità musicale. > PAG.7


POLITICA

TURKEY

Giugno 2010

In bilico, ma non troppo: Turchia e Israele dopo un mese difficile

Dopo ventiquattro ore la notizia era già di pubblico dominio: al momento dell’abbordaggio sulla Mavi Marmara non batteva bandiera turca, ma quella delle isole Comore. La nave faceva parte di un convoglio di sei imbarcazioni cariche di passeggeri, viveri e altro materiale umanitario, che il 31 maggio faceva rotta verso le coste di Gaza con l’intenzione di forzare il blocco navale israeliano e che poche ore dopo era stato fermato dall’IDF, l’esercito di Tel Aviv. Il confronto in acque internazionali tra la marina israeliana e gli occupanti delle navi ha provocato la morte di otto passeggeri turchi e di un turco-americano. Prevedibile la reazione di Ankara: al richiamo immediato dell’ambasciatore in Israele ha fatto seguito una serie montante di critiche verso la conduzione dell’operazione da parte

dell’IDF e del governo, dalla non proporzionalità dell’impiego della forza fino a considerazioni di carattere politico nelle quali si accusava Israele di un attacco diretto al territorio turco. Alcuni esponenti del governo di Erdogan si sono spinti fino a ipotizzare l’invocazione dell’articolo 5 del Patto atlantico, che afferma che un attacco al territorio di uno stato membro equivale a un attacco a tutti; solo la bandiera delle Comore ha placato i giuristi e scongiurato ulteriori complicazioni. A rimorchio, il Jerusalem Post ha invece scaricato la colpa dell’accaduto sulla politica da “neoimperialismo ottomano” dell’AKP, reo di aver permesso l’assemblaggio di una flotta di imbarcazioni con l’unico scopo di mettere in discussione il “legittimo diritto di una politica di blocco navale” da parte di Israele. Senza concedere nulla agli

eccessi del Post, è pur vero che dalla fine della guerra di Gaza nel gennaio 2009 Ankara ha lasciato la neutralità per assumere un atteggiamento più assertivo nei confronti di Israele, e che dalla nomina nel maggio seguente di Davutoglu agli Esteri la spinta turca ad assumere il ruolo di leader carismatico delle istanze dei paesi sunniti della regione ha ricevuto un’accelerazione. Inoltre oggi la Turchia tratta con il leader regionale sciita – l’Iran – e lo protegge dall’isolamentodiplomatico al quale Tel Aviv preferirebbe vederlo relegato. Stando ai fatti, e alle opinioni di molti, un fronte di bassa pressione starebbe dunque affliggendo i rapporti turcoisraeliani sin dall’operazione “piombo fuso” su Gaza. La recente ipotesi di unione doganale tra Turchia, Siria, Libano e Giordania non sarebbe che un ulteriore chiodo nella bara delle relazioni

con Tel Aviv. I due paesi non possono tuttavia non tener conto del contesto internazionale e regionale nel quale si muovono e dei loro cruciali legami economici e strategici. Infatti, sebbene Tel Aviv goda da sempre di una relativa indipendenza da Washington e seppure si sia scritto ormai molto in merito alla ritrovata autonomia di Ankara in politica estera, Turchia e Israele sono considerati due dei più stabili alleati degli Stati Uniti nella regione. Anche se Ankara si propone come un attore neutrale, e oggi più che mai percorre un sentiero tortuoso tra la fedeltà all’occidente e la nuova direzione regionale della sua politica estera, le periodiche proteste degli altri paesi arabi non fanno che evidenziare le relazioni preferenziali e insieme ambigue che il sistema politico turco ha con Israele. La Turchia è stato

il primo paese musulmano a riconoscere Israele nel 1949, a invitare un presidente israeliano –Peres– a parlare in Parlamento e a siglare –nel 2000– un accordo di libero scambio con Tel Aviv. E’ anche uno dei più importanti destinatari delle armi e della tecnologia israeliane. Da parte sua Israele non può permettersi di perdere uno dei suoi maggiori interlocutori in Medio Oriente. Già in passato, all’indomani della guerra dei Sei giorni o con l’inizio della prima intifada, le relazioni bilaterali erano state critiche, ma il profondo legame strategico ha sempre contribuito a riavvicinare i lembi di quasi tutte le ferite aperte. Pur tenendo in considerazione il nuovo ruolo che la Turchia ambisce a ricoprire verso il Medio Oriente, sembra improbabile che Ankara abbia optato per un cambio di rotta così drastico, che la costringerebbe ad appiattire la sua posizione su un anti-sionismo di risulta e a rinunciare di fatto alla possibilità di proporsi come mediatore nel conflitto, ruolo pronto per essere raccolto una volta di più da un Egitto in crisi di legittimità. È perciò difficile schierarsi con quanti paiono identificare una svolta idealista nella politica estera turca, mentre questa sembra ancora rifarsi più all’abituale pragmatismo kemalista che al panarabismo del primo Nasser. Turchia e Israele rimangono interlocutori indispensabili l’uno all’altro, e i governi di entrambi i paesi ne sono perfettamente consapevoli. Matteo Villa

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TURKEY

POLITICA Giugno 2010

La nuova ondata di attacchi del PKK e gli equilibri interni in Turchia

Come tutte le questioni sempre aperte a ancora non definitivamente risolte, la Turchia è tornata, nel mese di giugno, a fare i conti con quella che rappresenta la problematica per antonomasia riguardo la propria sicurezza interna: la questione curda. Il Partito dei Lavoratori Curdi, PKK, ha annunciato ad inizio mese la fine unilaterale del cessate-il-fuoco in vigore da più di un anno, da quando cioè il governo dell’AKP aveva tentato per l’ennesima volta di giungere ad una soluzione negoziata con lo stesso leader del movimento curdo, Abdullah Ocalan, tramite quella che era stata ribattezzata la “Iniziativa democratica”. Non solo: il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan si era anche reso protagonista della rottura di due dei tabù storici riguardanti i rapporti tra lo Stato turco e la comunità curda che vive dentro i suoi confini, vale a dire l’alleggerimento del bando sull’uso e l’insegnamento della lunga curda e la possibilità di trasmettere programmi in curdo sui canali televisivi e satellitari. A quanto pare, ciò non è bastato, dal momento che, secondo quanto dichiarato dal PKK stesso, non sono stati fatti progressi sostanziali nei rapporti tra i Curdi e la Repubblica turca, facen-

do sì che si dichiarasse la fine della tregua e la ripresa -massiccia- da un lato degli attentati curdi contro lo Stato e, dall’altro, delle operazioni militari dell’Esercito turco nell’area di confine tra Turchia e Iraq, dove trovano rifugio i guerriglieri del PKK. Già nello stesso giorno dell’attacco israeliano alla Freedom Flottilla, lo scorso 31 maggio, in Turchia un attacco missilistico aveva colpito la base navale turca di Iskenderun, nella Provincia di Hatay, uccidendo sette soldati. Questo era il preludio alla fine del cessate-il-fuoco unilaterale del PKK. Nei giorni successivi si sono susseguiti attentati contro i militari turchi del Sud-Est del Paese e incursioni dell’Esercito di Ankara contro le postazioni dei ribelli curdi, in una nuova ondata di escalation che si è protratta fino all’attentato del 22 giugno ad Istanbul. In questa occasione una bomba è scoppiata contro un convoglio di militari, uccidendo 5 soldati e una ragazza di 17 anni, figlia di un ufficiale che viaggiava sull’autobus colpito. L’episodio segna un momentaneo cambio di tattica della guerriglia curda, arrivata a colpire in un grande centro urbano come Istanbul. La rinnovata lotta interna tra curdi e Stato potrebbe essere interpretata secondo varie chiavi di lettura. In primo luogo, come già accennato, il PKK accusa il governo di Ankara di non essere riuscito a fare abbastanza per raggiungere dei veri progressi nella questio-

ne curda, come sarebbe testimoniato, per esempio, dalla passività dell’AKP rispetto alla decisione della Corte Costituzionale di mettere al bando il partito che rappresentava la comunità curda in Parlamento, il DTP di Ahmet Türk. In secondo luogo, colpisce la concomitanza della ripresa degli attacchi, con l’allacciamento di rapporti sempre più stretti tra la Turchia e i Curdi iracheni, come testimoniato dalla visita ufficiale in Turchia del Presidente della Regione Autonoma del Kurdistan iracheno Massud Barzani. Potrebbe non essere da escludere il fatto che il PKK, vedendo la sua presenza nell’Iraq del Nord messa a repentaglio dai rapporti tra Ankara e Barzani, tenti di minare tale riavvicinamento tramite gli attentati di questo mese. Infine, mentre in alcuni ambienti addirittura si è arrivati a ipotizzare una mano israeliana dietro gli attentati, il Primo Ministro Erdogan è tornato a puntare il dito contro Ergenekon, riportando la questione curda a un affare interno, in cui il cosiddetto “Stato profondo” sarebbe coinvolto. In tal modo, Erdogan starebbe tentando di condurre la sua lotta personale contro gli elementi destabilizzatori all’interno stesso dell’apparato statale turco.

Stefano Torelli

Ankara lancia un ‘Piano d’Azione’ per il Kirghizistan La visita condotta da Davutoglu in l’occasione per annunciare, d’intesa map per aiutare la piccola repubblica momento di crisi. Benché il merito pubblico, essa rappresenta una risposta dell’AKP di aver accantonato uno estera – quello verso le Repubbliche favore della politica mediorientale e in Kirghizistan due tranches di aiuti piano d’aiuti di 20 milioni di dollari per Secondo quanto dichiarato ad Astana, kazako Saudabayev si recheranno meglio le iniziative da intraprendere

Kazakhstan ha fornito ad Ankara con le autorità di Astana, una road centroasiatica a superare l’attuale dell’iniziativa non sia stato reso a quanti avevano accusato l’esecutivo dei tradizionali vettori di politica ex-sovietiche dell’Asia centrale – in caucasica. Ankara, che ha già inviato umanitari, ha inoltre annunciato un assistenza tecnica e progetti comuni. infine, Davutoglu e il suo omologo preso in visita a Bishkek per definire per il Paese. Valerio Scafi

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ECONOMIA

TURKEY

Giugno 2010

Lanciato il progetto di zona di libero scambio tra Turchia, Siria, Libano e Giordania

Il 10 giugno ha segnato un nuovo momento di svolta nelle relazioni tra la Turchia e i suoi vicini arabi. In occasione della annuale riunione del Forum di Cooperazione Turco-Arabo (TAC), cui hanno preso parte i delegati di 21 Paesi insieme al Segretario Generale della Lega Araba Amr Moussa, il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan e il Ministro per gli Affari Esteri Ahmet Davutoglu hanno

ribadito la volontà della Turchia di instaurare rapporti sempre più stretti con i Paesi arabi. Ciò si traduce in varie iniziative dal punto di vista sociale, politico e, soprattutto, economico. E’ in tale cornice che è stata proposta la creazione di una vera e propria unione doganale e una zona di libero commercio tra Turchia, Siria, Giordania e Libano. La proposta sembrerebbe essere la naturale prosecu-

zione della politica iniziata con l’annullamento dei visti di ingresso alle frontiere con i Paesi in questione, portata avanti dai rispettivi governi sin dall’anno scorso. Lo stesso Ministro degli Esteri Davutoglu, nel suo discorso in occasione dell’incontro, ha espresso la volontà della Turchia di poter raggiungere la realizzazione di un sistema in cui ci si possa muovere “dalla Turchia al Marocco senza

alcuna fermata in nessun posto di frontiera”, a sottolineare lo scopo finale delle politiche attuate nei confronti dei Paesi arabi, vale a dire una zona completamente aperta agli scambi commerciali e umani. Del resto, le relazioni tra la Turchia e tutti i Paesi arabi sembrano aver preso una direzione positiva, che potrebbe portare a una cooperazione progressivamente sempre più stretta. In tale ottica, Ankara da anni sta intrattenendo rapporti ottimali anche con le realtà del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), basati sugli investimenti diretti in alcuni settori in particolare, come quello dell’edilizia e del turismo. Non è da dimenticare che la Turchia e l’Arabia Saudita siano gli unici due Paesi dell’area mediorientale a far parte del G20 e, da questa considerazione, appare facile intuire quali potrebbero essere i Paesi che dovrebbero trainare la cooperazione regionale. L’interscambio commerciale tra Ankara e i Paesi arabi appare in costante crescita e attualmente supera di poco i 20 miliardi di dollari, ma l’obiettivo dichiarato del governo turco è quello di arrivare a livelli molto superiori. In quest’ottica, un settore su cui le realtà in questione stanno investendo molte risorse, è quello dei trasporti e delle infrastrutture connesse. Durante l’anno scorso e l’inizio del 2010, progressi significativi sono stati compiuti, per esempio, per ciò che concerne i collegamenti ferroviari tra la Turchia e la Siria, così come si è annunciato il progetto di costruzione della ferrovia che dalla Turchia dovrebbe raggiungere l’Arabia Saudita. Anche i rapporti energetici continuano a costituire una pedina importante nella cooperazione economica tra Ankara e i Paesi arabi, per esempio pensando al progetto dell’Arab Gas Pipeline (AGP). Ma, oltre al livello economico, tutti questi sforzi della Turchia nei confronti del mondo arabo rappresentano anche un chiaro messaggio politico volto al miglioramento delle condizioni di vita della regione, quindi della stabilizzazione e pacificazione dell’area mediorientale. Stefano Torelli

Sviluppo del nucleare inTurchia: nuovo accordo con la Corea del Sud

A margine della visita compiuta dal Presidente della Repubblica Abdullah Gül in Corea del Sud dal 14 al 17 giugno, i due paesi hanno fatto registrare un decisivo passo in avanti sul piano della cooperazione

nucleare. In marzo, in linea con le linee guida del piano strategico quinquennale sull’energia per il 2010-2014, Ankara e Seul avevano raggiunto un’intesa per lo studio congiunto di fattibilità per la costruzione di una centrale nucleare a Sinop, sulla costa del Mar Nero. Lo scorso 16 giugno, il Ministro per l’Energia turco Taner Yıldız e la sua controparte coreana Choi Kyung Hwan hanno siglato un accordo preliminare di cooperazione per la centrale di Sinop. Stando a fonti coreane, l’accordo definitivo per la costruzione della centrale potrebbe essere chiuso entro la fine dell’anno. La dotazione di energia nucleare rappresenta un passo decisivo, per la Turchia, nella prospettiva di riequilibrare un mix energetico nazionale troppo sbilanciato su petrolio e gas, risorse delle quali il paese è povero e che importa principalmente dalla Federazione russa. D’altra parte, l’intesa sul nucleare costituisce un tassello importante per il crescente interscambio turco-coreano che potrebbe, a breve, beneficiare di un accordo di libero scambio. Valerio Scafi

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ECONOMIA

TURKEY

Giugno 2010

Nel mese di maggio boom dell’export italiano in Turchia

Secondo gli ultimi dati resi noti dall’ISTAT, l’Italia è stata testimone di un boom delle relazioni commerciali con la Turchia, che ha portato Roma ad accrescere del 46% le esportazioni verso Ankara nel mese di maggio, rispetto a quello precedente. L’economia italiana in Turchia è forte soprattutto in due settori: trasporti, con le infrastrutture connesse, e difesa, oltre l’energia. Finmeccanica, tramite la controllata Ansaldo Breda, principale azienda italiana

nel settore del trasporto su rotaie, fornisce, per esempio, convogli per le metropolitane di Ankara e Kayseri, oltre che per la linea di tram di Samsun. Sempre nel settore dei trasporti e delle infrastrutture connesse, probabilmente ancora migliore è la prestazione in Turchia di Astaldi, tra i leader mondiali nel settore delle costruzioni, che ha già realizzato l’autostrada Istanbul-Ankara ed è in fase di realizzazione di parte della metropolitana di Istanbul e soprattutto del terzo ponte sul Corno d’Oro. Ancora Finmeccanica, soprattutto attraverso Agusta Westland, continua ad essere leader nel settore della difesa. Ankara acquista dall’Italia gli elicotteri d’attacco Mangusta A129, da utilizzare soprattutto nelle operazioni contro le roccaforti della guerriglia curda del PKK, mentre sempre Agusta Westland ha vinto l’appalto per la progettazione dei T-129, una variante dell’A129, apposta per l’Esercito turco, da realizzare insieme all’industria aerospaziale turca TAI. L’Italia è presente in Turchia con centinaia di altri marchi ed aziende, in quasi tutti i settori più importanti del commercio, così come in quello bancario e finanziario, vista la notevole presenza di Unicredit, non a caso organizzatrice ogni anno del Forum di Dialogo Italo-Turco. Nel settore degli accessori da cucina Bialetti ha un posto di prestigio nel mercato turco, così come si può dire nel settore dell’abbigliamento per il marchio Benetton. Nell’alimentare Ferrero e Barilla sono molto attive e lo stesso si può dire nel settore delle costruzioni, peraltro molto sviluppato e importante in Turchia, per aziende come il Gruppo Italcementi e Barbetti. S.T.

Avanza il progetto di interconnessione del gas tra Turchia e Italia Il 17 giugno, ad Ankara, i rappresentanti di Edison e delle compagnie greca Depa e turca Botas, hanno siglato un Memorandum d’Intesa di fondamentale importanza per la realizzazione dell’Interconnettore del gas Turchia-Grecia-Italia (ITGI). Il Memorandum ha fissato infatti i termini e le condizioni per il transito del gas attraverso il territorio turco e risulta tanto più significativo in ragione della recente risoluzione della vertenza turco-azera legata alla ridefinizione dei termini d’acquisto e transito del metano azero. Il gas che verrà estratto dalla seconda fase di sviluppo dei giacimenti di Shah Deniz, in Azerbaigian, rappresenta la principale fonte di approvvigionamento individuata per l’interconnettore e le difficoltà di definire i termini di una nuova intesa tra Ankara e Baku sull’acquisto e transito di gas dopo la scadenza del precedente accordo nell’aprile 2008 avevano generato seri dubbi sulla concreta realizzabilità dell’ITGI. Sbloccata l’impasse, l’ITGI attende ora solo la decisione finale sugli investimenti, che dovrebbe essere raggiunta entro fine anno.

Il gasdotto, la cui entrata in funzione è prevista per il 2015, consentirà l’intubazione di circa 10 miliardi metri cubi di gas annui attraverso un interconnettore tra Turchia e Grecia – completato nel 2007 – ed un interconnettore tra la Grecia e le coste pugliesi in fase di realizzazione. Finalizzato alle diversificazione dei canali di importazione energetica europei, l’ITGI è stato etichettato come progetto di “interesse europeo” dalla Commissione, che ha offerto all’infrastruttura 100 milioni di euro di cofinanziamento. L’accordo di Ankara segna un punto decisivo per la realizzazione dell’ITGI anche in relazione ai progetti infrastrutturali concorrenti per il trasporto di gas caspico verso i mercati europei – Nabucco e Trans-Adriatic Pipeline (TAP) in testa. Un punto tanto più rilevante in ragione della diminuzione della domanda europea di gas conseguente alla crisi che, generando un potenziale eccesso di offerta di metano, rende inverosimile la contemporanea realizzazione di tutte le infrastrutture progettate nel corridoio meridionale dell’Unione. Valerio Scafi

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CULTURA Giugno 2010

TURKEY

“Donne della Milonga” intervista con Nilüfer Narlı

Non mi trovo nel “barrio” Palermo di Buenos Aires, bensì nel “mahalle” Besiktas ad Istanbul, a pochi passi dal Mausoleo che ospita i resti dell’ammiraglio Khayr al-Din, da noi meglio conosciuto come il pirata “Barbarossa”. La finestra dello studio di Nilüfer dà sul Bosforo e la vista è mozzafiato. Nilüfer Narlı, Preside della Facoltà di Sociologica presso l’Università Bahcesehir, è esperta di relazioni civili-militari e della condizione femminile nel mondo musulmano, è scrittrice, ed è un’affascinante tanguera. Una copia del suo ultimo libro e primo romanzo è appoggiata sulla sua scrivania, uscirà a giorni e già mi ha invitato al party-tanguero che ha organizzato in un ristorante di Beyoglu per lanciare il suo “Milonga Kadınları” (“Donne della Milonga”). Ma come è possibile questa combinazione tango-milonga-Istanbul 6

che ad un occhio superficiale potrebbe sembrare “fuori luogo”? “Il tango e la milonga dagli anni ‘20 erano molto famosi anche nella Repubblica Turca – spiega Nilüfer. Fa parte della nostra cultura. Abbiamo anche delle bellissime foto di Atatürk che balla il tango. Benché all’origine i tangos turchi fossero solo strumentali, la prima registrazione di un tango turco risale al 1932, con l’interpretazione della cantante Seyyan Hanim. Sin dall’inizio si intravede dunque un sovrapporsi di culture, che dalla ‘desembocadura’ del Rio de la Plata, passando per Parigi, sbarcano lungo le coste del Bosforo e qui si combinano. Musica milonguera e tanguera, parole non in ‘lunfardo’ (idioma gergale di Buenos Aires, dalle origini diverse, tra cui il genovese e il napoletano, assurto a lingua ufficiale del tango, ndr) ma in turco,

e cantanti donne che reclamano la propria emancipazione”. Negli ultimi anni Istanbul sta diventando la capitale europea del tango. Frequentando con Nilüfer alcune di queste tanguerias, che attirano un numero crescente di aficionados turchi e stranieri, ci si appassiona a una comunicazione non verbale fatta di musica, passi e sguardi, ed all’utilizzo di una lingua che, quando non trova il giusto termine in turco, si avvale dello spagnolo. Il tutto sempre accompagnato dalla voce del bandoneon. “Questo mio ‘Milonga Kadınları’ è una raccolta di storie di donne, donne di Istanbul, Buenos Aires, Berlino, Parigi – continua Nilüfer sorseggiando il suo immancabile çay ed osservando i traghetti che attraversano il Bosforo. Donne raccontate da un uomo. Un uomo che rappresenta il principale filo conduttore del

romanzo, assieme al significato più profondo dalla milonga. Non solo come spazio dove si danza, ma come un luogo magico per l’anima. Queste donne della milonga – prosegue Nilüfer – sono passate attraverso diverse esperienze che hanno comportato la loro metamorfosi. Malgrado abbiano sofferto all’interno di sistemi autoritari tanto politici quanto culturali, come nel caso della prigionia in famiglie patriarcali, esse hanno avuto la forza di confrontarsi e lottare contro questo complesso opprimente. La forza di non essere trasformate, come ne ‘La Metamorfosi’ di Kafka, in uno scarafaggio dalle zampe deboli. Questa metamorfosi le ha portate invece a divenire

libere farfalle, che con belle e sicure gambe danzano sui petali dei fiori. La milonguera è contro ogni forma di totalitarismo, di fascismo, di chiusura. E’ questo il messaggio che viene lanciato dalla stessa copertina del mio libro. Allo stesso tempo la milonga, il tango, divengono un viaggio interiore, perché se la tematica costante del tango è il ‘volver’ questo è un ‘ritorno’ a se stessi, a rincontrarsi liberi da ogni soggezione, un tornare ad essere liberi dalle tante catene imposte o che ci siamo imposti”. “Milonga Kadınları” tra poco verrà tradotto in spagnolo. Nilüfer mi dedica una copia e salutandomi mi dà appuntamento “questa sera alla Cumparsita”. Giovanni Ercolani

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CULTURA

TURKEY

Giugno 2010

Crossing The Bridge: The Sound Of Istanbul

Un documentario ed un affresco composto di tasselli variegati, multiformi e talvolta stridenti che compongono un ritratto caleidoscopico della città che collega Oriente ed Occidente. È Istanbul, la città cosmopolita dove Est ed Ovest si incontrano e si mescolano, dove culture ed etnie diverse originano una realtà dalle infinite sfaccettature. “Istanbul è la città delle contraddizioni – si dice nel documentario - in essa coesiste il bello e il brutto, il caldo e il freddo, il vecchio e il nuovo, la

ricchezza e la povertà. Ogni cosa in questa città vive di contrasti”. In un viaggio affascinante, il regista Fatih Akin fotografa questi contrasti, immortala i tanti volti della città e le sue infinite voci attraverso il racconto della scena musicale di Istanbul. Se è vero che “per capire la cultura di un posto, bisogna ascoltarne la musica”, Crossing the bridge traccia un ritratto multiforme della realtà di Istanbul, una realtà in continuo fermento, dove i suoni dalle origini più lontane trovano il loro posto e raccontano ognuno una storia diversa. “Se vivi ad Istanbul – si dice infatti nel film - le tue orecchie sono aperte a tutto, anche se tu non vuoi ascoltare”. E così musica tradizionale e moderna, melodie che richiamano gli antichi suoni arabi a ritmo di darbuka e qanun , percussioni orientali e musica sufi, sonorità elettroniche e brani da discoteca convivono nelle strade della megalopoli turca. È la rappresentazione della realtà attraverso la musica, una rappresentazione che oltrepassa le barriere sociali attraverso suoni che incarnano etnie, popoli e generazioni diverse. Nel viaggio dalla sponda occidentale a quella orientale di Istanbul, il regista incontra gruppi e cantanti di ogni genere musicale. Musicisti rap e hip-hop, con la loro intenzione di fare di questo genere un genere “turco”, che racconti cioè la realtà che li circonda ed i suoi problemi. Spettacoli di danze

e musiche gitane prendono vita nel documentario raccontando gli usi antichi della comunità gitana di Istanbul. Minoranze etniche, come quella curda, cantano per mantenere viva la loro storia e la loro cultura. Musicisti che si esibiscono per strada, per i quali le vie sono gli unici palcoscenici perché rappresentano luoghi neutrali, aperti a tutti, dove non esistono classi sociali e che sognano di cambiare il mondo attraverso la musica. Dal documentario emergono inoltre suoni classici, che si rifanno alla musica tradizionale turca: virtuose cantanti accompagnate dall’ud – il cordofono tradizionale considerato il “sultano”degli strumenti musicali nel mondo arabo-islamico – da violini e req – uno strumento a percussione di origine araba – e suonatori di saz , il liuto turco, che fondono suoni di strumenti antichi e tecniche moderne. Istanbul è una città musicale. Una musicalità innata che permea di sé strade, club e locali. Crossing the bridge rappresenta l’affascinante tentativo di raccontare la città e, per esteso il Paese, attraverso i suoi suoni ed i loro interpreti. Stratificazioni di natura sociale, etnica e generazionale vivono e prendono così forma attraverso i vari generi che nella città si incontrano e si fondono. Giulia Di Bernardini

L’ud: il Sultano degli strumenti

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Secondo un’antica leggenda, fu Lamak, nipote di Adamo ed Eva, ad inventare l’ud, l’antico antenato del liuto moderno. Conosciuto anche dagli antichi Egizi, dagli Assiri e dai Persiani, secondo gli storici musicali questo cordofono deriverebbe dal più antico strumento persiano pre-islamico chiamato “Barbat”. Lo strumento, che assunse il nome di ud – letteralmente “legno” – quando fu adottata la tavola armonica in legno in sostituzione di quella originaria in pergamena, possedeva, tra l’VIII ed il X secolo, 4 corde a rappresentare i 4 elementi fondamentali della natura: fuoco, acqua, terra e aria. Quando nel IX secolo Ziryab, un musicista di ud nativo di Baghdad si recò in alAndalus per fondare una scuola di musica a Cordova, aggiunse una quinta corda allo strumento. Dal territorio di al-Andalus l’ud, nel X secolo, fu importato in Europa dove venne utilizzato per accompagnare la musica di corte. In Europa venne poi riadattato nel corso dei secoli fino a divenire quello che è comunemente chiamato liuto. Strumento in grado di seguire tutte le melodie, accompagnamento prediletto dei cantanti solisti, l’ud è considerato il “sultano” degli strumenti musicali e rimane l’imperituro simbolo della musica arabo-musulmana moderna e tradizionale. G.D.B. 7


APPUNTAMENTI

TURKEY

Giugno 2010

Quando la musica classica incontra la folla: il Festival Internazionale della Musica di Istanbul Si è aperta il 3 giugno al Aya rini Müzesi (Museo di Hagia Eirene), con un concerto della Orchestra Filarmonica Borusan di Istanbul, la XXXVIII edizione del Festival Internazionale della Musica di Istanbul. Fino al 30 giugno il Festival presenterà un ricco programma con 21 concerti e più di 600 musicisti provenienti dalla Turchia e da tutto il mondo. Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, tenutasi all’Hotel Four Season sul Bosforo, sono intervenuti Bülent Eczacıba ı, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione per la Cultura e le Arti di Istanbul (Istanbul Kültür Sanat Vakfı, IKSV), Zeynep Hamedi, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Centro Borusan per la Cultura e l’Arte, e Ye im Gürer Oymak, Direttore del Festival. In questa occasione, il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’IKSV ha presentato il programma del Festival della Musica ed ha sottolineato come l’evento, a partire dal 1973, anno della sua prima edizione, abbia svolto un ruolo di primo piano nel panorama della vita artistica e culturale di Istanbul e da allora continui ha presentare il meglio della musica classica. Con 40 anni di esperienza alle spalle, il Festival gode di una lunga tradizione e di una maturità che congiunge nell’evento l’immancabile entusiasmo, l’approccio innovativo di talenti emergenti e giovani musicisti e la maestria di artisti provenienti dalla Turchia e all’estero. 8

Quest’anno, in cui prestigiosi artisti lavoreranno fianco a fianco in progetti originali per il pubblico di Istanbul, il Festival darà un volto giovanile a brani storici della musica classica. Sarà infatti uno degli ospiti più attesi del Festival, il pianista ventisettenne cinese Lang Lang, ad eseguire opere di Frédéric Chopin e Robert Schumann per celebrare il 200° anniversario della nascita dei due grandi musicisti. Aggregandosi alle file dei giovani artisti, il compositore estone Arvo Pärt offrirà una prima mondiale della sua opera “Lamento di Adamo” eseguita dal Coro da Camera della Filarmonica estone e dall’Orchestra Filarmonica Borusan di Istanbul diretta da Tonu Kaljuste. Tra gli altri appuntamenti attesti ci sarà il direttore d’orchestra italiano Riccardo Muti che guiderà la Filarmonica di Vienna, ed il pianista rumeno Radu Lupu che si esibirà per la prima volta in Turchia. Tra i luoghi che ospiteranno i concerti l’Aya rini Müzesi, il Museo Archeologico, il Çinili Kö k (il chiostro piastrellato, sede del Museo di Arte islamica), l’Opera Süreyya ed il Centro Conferenze Haliç. In occasione dell’anno di Istanbul Capitale Europea della Cultura, il Festival della Musica del 2010 sarà permeato dalla tradizionale volontà di avvicinare il grande pubblico alla musica classica, rendendo ancora una volta l’arte, con il suo potere intrinseco di favorire l’aggregazione e la vicinanza, la protagonista assoluta dell’evento. Per informazioni sul Festival: http://www.iksv.org/muzik/program.asp. Biglietti acquistabili on-line sul sito www.biletix.com

Giulia Di Bernardini

Equilibri S.r.l. - Sede legale: Via Vigevano 39, 20144 Milano Tel. +39 028360642 Fax. +39 0258109661 Email info@equilibri.net UPSIDETOWN Anno 2, numero 6. Inserto online del quotidiano Equilibri.net Registrazione presso il Tribunale di Firenze del 19 Gennaio 2004 numero 5320

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