12 mesi nell'orto

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• PASSIONE VERDE •


12 mesi nell’orto Progettare e col tivare verdura e legumi

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a cura di Mimma Pallavicini


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Antonio Vallardi Editore s.u.r.l. Gruppo editoriale Mauri Spagnol www.vallardi.it Per essere informato sulle novità del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita: www.illibraio.it www.infinitestorie.it Copyright © 2012 Antonio Vallardi Editore, Milano A cura di Mimma Pallavicini con la collaborazione di Andrea Cattabriga Foto di Mimma Pallavicini Illustrazioni di Rita Ammassari Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, archiviata in sistemi server o trasmessa in nessuna forma e con nessun mezzo elettronico o meccanico, su cassetta, né fotocopiata, registrata o altro, senza il permesso scritto dell’editore. Ristampe:

9 8 2016

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ISBN 978-88-7887-682-8 Finito di stampare nel febbraio 2012 da MS Printing - Milano


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Sommario • Quattro passi nell’orto

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• Capitolo 1 Dove e come realizzare l’orto

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• Capitolo 2 Si va a cominciare: le operazioni iniziali, la semina, i trapianti…

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• Capitolo 3 Ortaggi per 12 mesi

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• Capitolo 4 La manutenzione delle colture

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• Capitolo 5 Prevenzione di malattie e parassiti e metodi per sconfiggerli

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• Capitolo 6 Raccogliere e conservare i prodotti dell’orto

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• Indice

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• Indirizzi utili

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quattro passi nell’orto

• Quattro passi nell’orto •

L’

orto è un giardino commestibile interessante per molti motivi. Innanzitutto ha cicli di coltivazione molto rapidi, perciò si vedono i risultati – e si raccolgono per la tavola tanti ortaggi – al massimo in qualche mese di lavoro. In secondo luogo soddisfa il desiderio di trascorrere piacevolmente qualche ora a giocare con le mani nella terra e in più avere la soddisfazione, con i raccolti, di poter dire “l’ho prodotto io”. In misura ancora maggiore l’orto è un modo di riappropriarsi del principio che, con un’alimentazione ricca di frutta e ortaggi coltivati con metodi naturali e poca chimica, si vive più sani e più a lungo. Questo piccolo libro vi guida a conoscere le regole base per coltivare con successo un orto famigliare, a fare esperienza di giardinaggio e di benessere. Armatevi di vanga, zappa e un po’ di pazienza per cominciare, e i risultati non si faranno attendere.

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dove e come realizzare l’orto

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• Capitolo 1 •

Dove e come realizzare l’orto

L’

ambiente gioca un ruolo fondamentale per la buona riuscita della coltivazione di un orto. Sicché fate attenzione e muovetevi in conseguenza. Perché l’orto dia raccolti significativi, pensate ad una superficie di almeno 50 mq, cioè mediamente di 10 metri di lunghezza e 5 metri di larghezza, o 7x7 m. Tanto meglio se attorno non ci saranno impedimenti perché sole e aria possano raggiungere liberamente l’appezzamento tutto il giorno, tutti i giorni dell’anno. E meglio ancora se invece a nord c’è un edificio o una quinta di alberi: sarà una protezione naturale contro i venti freddi di tramontana e di maestrale, con il risultato che si potranno fare buoni raccolti anche in inverno e coltivare per esempio un olivo, un limone, un giuggiolo o un melograno in una zona climatica non del tutto favorevole per questi alberi piuttosto sensibili al freddo.

• Il disegno dell’orto Potete giocare di fantasia per strutturare lo spazio come meglio vi pare, purché rispettiate il modulo base di circa 2x1 metri di ogni parcella, cioè dell’aiuola destinata alla coltivazione di un ortaggio. Calcolate inoltre almeno 30 cm di larghezza per il sentiero tra una parcella e l’altra. Ma se volete lavorare comodi e fare meno fatica trasportando materiali, attrezzi da lavoro e raccolti con la carriola, calcolate all’incirca una larghezza doppia. Prima di qualunque intervento pratico sul territorio, armatevi di carta quadrettata e penna e tracciate uno schizzo o un disegno ricco di particolari, cercando di prevedere quanti più

Una carriola attrezzata è una buona idea per avere sempre a disposizione attrezzi e prodotti, ma perché possa transitare agevolmente, gli stradelli tra una parcella e l’altra devono essere larghi almeno 60 cm.


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dettagli possibili. Tutto il lavoro valutato e risolto a tavolino evita in tempi successivi di farne di peggiore nell’orto, quando ormai si sarà impegnati nella produzione, per l’esigenza di rimediare a errori di valutazione, di logistica e ergonomia, di risposte ambientali agli interventi.

• Fertilità del terreno

Programmare tutto sin quasi nei dettagli è un modo vincente di mettersi al lavoro per realizzare un orto. I più tecnologici troveranno divertente disegnare gli spazi con il computer: esistono programmi di facile uso per posizionare, in scala, le bordure attorno al perimetro e le parcelle di coltivazione.

Meglio sarebbe che il terreno destinato a diventare orto fosse vergine, cioè coperto dal manto erboso di un prato naturale, mai coltivato. Se avete la fortuna di dissodarlo voi per la prima volta, vi aspetta un po’ di lavoro in più inizialmente, che verrà però ripagato non appena affiderete un seme alla terra: la resa sarà eccellente proprio perché il suolo non è mai stata sfruttato prima. In più, se intendete fare a meno della chimica per coltivare gli ortaggi, avrete la certezza di portare in tavola alimenti sani e in nessun modo contaminati, direttamente o indirettamente, da sostanze residue nel terreno. Ricordate che ne lasciano anche eventuali coltivazioni precedenti, quindi a vostra volta siate rispettosi del terreno pensando a chi verrà dopo. In quanto al lavoro che vi aspetta se dissodate per la prima volta quel terreno, si tratta di asportare le zolle di erba con le radici e vangare lasciando respirare la terra, se possibile, un’intera stagione prima dei passaggi successivi.

Favorire il lavoro dei microrganismi Se invece subentrate ad altri nella coltivazione dell’appezzamento, una buona norma è firmare una tregua di almeno


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sei mesi per dar modo alla vita sotterranea di ristabilire un proprio equilibrio. Girate le zolle e aggiungete letame di stalla ben maturo per favorire il benefico lavoro dei batteri che garantiscono la fertilità del terreno. Abbiate a cuore questa questione: le microscopiche creature che stanno là sotto sono i migliori alleati dell’ortolano. Se il vostro non è un orto di campagna presso una cascina in cui si allevano ancora capi di bestiame in modo tradizionale, avrete sicuramente difficoltà a trovare vero letame di mucca o di cavallo, per di più invecchiato abbastanza perché si siano disperse le sostanze nocive a favore di quelle utili. Una soluzione è non rimanere mai senza un sacco di stallatico disidratato e pellettato, che svolgerà quasi lo stesso ruolo di quello fresco.

Quando il terreno è stanco Quando dovete rigenerare un terreno stanco e molto sfruttato, distribuite stallatico disidratato e pellettato in ragione di un pugno per metro quadrato, poi rastrellate la superficie per fare in modo che le sostanze fertilizzanti si mescolino alle particelle di terra, quindi annaffiate e coprite con teli scuri. Potrete raccontare ai bambini che avete steso una coIn alto: i lombrichi nel terreno sono una formidabile fonte di fertilità, per questo vanno favoriti. Il terreno vergine va preparato per accogliere l’orto, mediante l’asportazione della cotica erbosa e una lavorazione che permetta l’arieggiamento del suolo.


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pertina perché la terra deve fare un sonnellino indisturbata. Non è una bugia, e il telo geotessile nero (acquistabile a metri o in confezioni standard nei garden center e nelle agrarie) serve a impedire che nascano erbacce di ogni tipo. Se è estate il telo inoltre provoca il surriscaldamento del suolo e la sua disinfezione; se è autunno-inverno cattura i raggi del sole mantenendo sopra zero lo strato superficiale, dove si svolgono in massima parte le attività batteriche benefiche per le piante, che il gelo sospende. La facelia va seminata sul terreno appena smosso, interrata con una rastrellatura e seguita da un’annaffiatura generosa. Fiorirà dopo 70-80 giorni circa in modo spettacolare e andrà sfalciata e incorporata alla terra. Sotto: Lupinus polyphyllus, una pianta bella e utile per la fertilità del terreno.

Se è un incolto degradato Una terza evenienza che potrebbe presentarsi è che non sia un terreno vergine, né uno già coltivato in precedenza, ma un incolto degradato, con macerie e semi di erbacce d’ogni genere. Si incontrano di frequente angoli simili a fianco di vecchie case appena ristrutturate e in terreni edificabili abbandonati. Per poter trasformare un posto così in orto bisogna lavorarci parecchio: non vi dispiacerà la prospettiva, sapendo quale sarà il vostro premio. In tutti i casi agirete per gradi: prima lo sfalcio delle erbacce, quindi la rimozione di sassi, calcinacci e macerie, infine la semina di una pianta da sovescio.

Il sovescio Si tratta di una tecnica facilissima, quanto poco utilizzata, per migliorare la terra. In qualche mese al massimo si svilupperanno piante che, giunte alla fioritura, verranno sfalciate, lasciate appassire sul terreno due o tre giorni e poi rigirate nella terra stessa, che in seguito a questa operazione riacquisterà fertilità e una consistenza porosa come si addice agli ortaggi. Una pianta da sovescio davvero utile si chiama Phacelia tanacetifolia: originaria del continente americano, è alta 3040 cm quando si copre di corolle violette ricche di polline e nettare e perciò amate dalle api. Essendo sensibile al freddo, nelle regioni soggette a gelo va seminata in primavera o inizio estate: sarà da sfalciare dopo circa tre mesi. Sono utili anche trifoglio, lupino, senape bianca e altre ancora.


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• L’esposizione Quasi tutti gli ortaggi vogliono il pieno sole per potersi sviluppare. Nell’organizzare lo spazio fate in modo che tutte le parcelle abbiano andamento nord-sud perché possano godere della stessa insolazione, e tanto meglio se al terreno verrà impressa una leggera pendenza verso sud. Vi accorgerete di quanto è utile che il terreno sia in declivio in due momenti dell’anno: in inverno, quando, con il sole basso all’orizzonte, la terra potrà godere di una maggiore insolazione, e nei periodi di pioggia battente, quando la pendenza servirà a far defluire l’acqua che altrimenti si accomulerebbe sulla terra dell’orto, danneggiando ben più di un ortaggio. Quasi tutte le piante ortive, infatti, si ammalano di marciumi e altre malattie fungine se sottoposte al ristagno di umidità presso le radici e il colletto.

Peperoni e peperoncini sono molto esigenti in fatto di esposizione: vogliono il pieno sole.

Ortaggi che vivono in mezz’ombra Potete riservare l’angolo meno esposto al sole a causa dell’ombra proiettata qualche ora al giorno da una costruzione, un grande albero o una siepe, a pochi ortaggi e aromi che sanno accontentarsi. Tra questi segnatevi lattughe e cicorie, sedani, zucche, zucchini, bietole da costa e da taglio, prezzemolo, menta, cavoli rapa, carote, spinaci, finocchi. Il sole comunque deve raggiungere la vegetazione quotidianamente per almeno 4-6 ore.


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É possibile adottare soluzioni alternative alla classica recinzione in rete metallica, come questo grigliato in legno ingentilito da rampicanti.

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• Strutture e impianti nell’orto Che la terra sia o non sia da rendere accogliente per le colture orticole, si può destinare il tempo tra la preparazione della terra e l’avvio di semine e trapianti predisponendo le strutture accessorie dell’orto. Un motivo funzionale è che è opportuno preservare l’appezzamento da incursioni di animali selvatici e domestici e facilitare l’attività di coltivazione e la fruibilità. Per incominciare, la recinzione. Si può migliorare l’aspetto della classica rete metallica a losanghe, di per sé mai bella da vedere, mimetizzandola con una siepe di rose (Rosa rugosa non si ammala e in autunno fornisce le sue grosse bacche per le marmellate), ribes, uva spina, mirtilli americani, amelanchier, Prunus tomentosa e altri arbusti che all’utile dei frutti uniscono il dilettevole del loro aspetto, compresa la bella colorazione delle foglie in autunno. La


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bordura attorno all’intero perimetro non deve portare via molto spazio (profondità 80-100 cm) e, davanti agli arbusti, può ospitare altre piante da frutto erbacee di piccola taglia quali fragole, alkekengi, mirtilli rossi americani (cranberry), oppure fiori che collaborano alla salute del terreno e degli ortaggi (tagete, cosmos, lupini ecc.) e altri da taglio per i mazzi (zinnie, astri annuali, tulipani ecc.) oltre che i girasoli. Ci si può mettere alla prova anche come frutticoltori, riservando una parte della bordura ad alberi da frutto nani o allevati a cordone e candelabro, quali meli, peri, ciliegi, peschi. Unico accorgimento, è destinare alle piante con sviluppo superiore a 1,5 m il lato nord, altrimenti l’ombra che proiettano danneggia gli ortaggi delle parcelle.

• Prevedete la necessità di acqua Nell’orto l’acqua per l’irrigazione è indispensabile. Si tratta di far arrivare almeno una presa d’acqua per attaccare il tubo da irrigazione o di predisporre la raccolta di acque meteoriche (per esempio convogliando quelle delle grondaie in una cisterna alla base della discesa dal tetto). Si può anche, semplicemente, destinare un angolo tecnico a 2-3 bidoni in

Rosa rugosa maschera le brutte recinzioni. Sono belli i fiori e le foglie, coloratissime di giallo e arancio in autunno, quando maturano le grosse bacche da raccogliere per marmellate e tisane vitaminiche.

Un modo semplicissimo per realizzare l’angolo del compostaggio, con paletti e rete metallica disposta a quadrifoglio, Una volta al mese si sposta il compost semimaturo in avanti e, dopo qualche settimana nell’ultima nicchia, potrà essere utilizzato.


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Una siepe di bosso nasconde un angolo di servizio alle spalle del magnifico orto ornamentale del castello di Cormatin, in Borgogna. Sotto: bidoni riciclati per la raccolta dell’acqua, da mimetizzare perché poco estetici.

plastica che contengano almeno 100 litri di acqua ognuno. Si riempiono una o due volte alla settimana facendo arrivare sul posto, al momento, un tubo da irrigazione, per esempio in uso per il giardino o collegato ad un rubinetto di casa, e il vantaggio è che l’acqua di annaffiatura sarà sempre a temperatura ambiente, evitando shock termici alle radici degli ortaggi. Di fianco ai bidoni saranno posizionati i cassoni per il compostaggio, almeno due, perché mentre in uno il compost è quasi maturo, si riempie un poco alla volta l’altro.

• Le strutture accessorie Certo, i bidoni fanno tanto orto povero da scarpata ferroviaria. Però basta poco, per esempio una siepina squadrata e ordinata (di bosso, alloro, ligustro o altre essenze) che magari ricava una nicchia per contenere una panchina, a nascondere la zona di servizio, che peraltro non si può evitare. Potrà essere ricavata anche dietro ad una casetta di legno per gli attrezzi, se il budget stanziato lo consente. Purtroppo piuttosto costose, queste casette ingentiliscono l’aspetto d’insieme


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dell’orto soprattutto se dotate di veranda o pergola e sono estremamente utili per ricoverare attrezzi, sementi, annaffiatoi, vasi, seminiere, prodotti di cura, terricci e concimi. Infine, prima ancora di mettersi alla prova come orticoltori si può decidere l’investimento in un piccolo tunnel con l’intelaiatura metallica ad archi e la copertura in plastica trasparente da agricoltura. Basta una struttura di 2×3 m, alta circa 2 m, per proseguire le colture anche in inverno con insalate, cipollotti, finocchi e altre verdure che non possono crescere a causa del freddo nelle regioni italiane del Centro-Nord, ma anche anche al Sud sui rilievi.

• Analisi e preparazione del terreno Non tutti i terreni sono uguali, e non tutti gli ortaggi crescono ugualmente bene in tutti i terreni. Conoscerne le caratteristiche chimico-fisiche avvantaggia parecchio nella scelta delle specie e delle varietà e nella loro coltivazione. Dedicate un pomeriggio ad analizzare il terreno e, detto in parole povere, sarete a metà dell’opera. Prendetela alla lontana, cercando indizi nella qualità dell’acqua potabile in zona. Quando insaponate le mani si forma una ricca schiuma e dovete sciacquarle a lungo per avere la sensazione che siano pulite? L’acqua è dolce e la terra tendenzialmente acida. L’acqua del rubinetto incrosta le tubature e lascia una sorta di efflorescenza chiara sui vasi di terracotta? Di certo è acqua calcarea, e la terra sarà ricca di calcio. Ci si comporterà in conseguenza nella coltivazione degli ortaggi. In ogni caso usate le cartine al tornasole e seguite le

Ortaggi per terreni acidi e calcarei In generale le piante da orto vivono meglio nei terreni debolmente acidi, che sono anche quelli più ricchi di humus e nutrienti. Invece preferiscono i terreni un po’ calcarei l’asparago, tutti i cavoli (broccoli, cappucci, cavolini di Bruxelles, cavolo nero toscano, verze ecc.) la cipolla, i fagioli.

La forca-vanga è un forcone privo di curvature e rigido che sostituisce la vanga nei terreni molto duri e compatti. Svolge comunque anche tutte le altre funzioni della vanga e della forca.


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modalità d’uso allegate a questa attrezzatura da pochi euro per stabilire se e quanto la vostra terra è acida o basica, poi correte ai ripari se i valori si discostano troppo dal neutro (valore 7), come a dire che sono troppo alti (reazione basica, oltre 7,5) o troppo bassi (meno di 6, cioè a reazione acida).

La tessitura

I terreni argillosi d’estate si fessurano e creano problemi idrici alle colture. Il problema è risolvibile usando come ammendanti materiali organici grossolani, quali paglia, compost semimaturo, torba fibrosa. Sotto: la cenere di legna è un buon ammendante in terra acida, oltre che un concime gratuito.

Non basta stabilire questo valore o pH del terreno, ma è opportuno anche studiare la tessitura, cioè la coesione delle particelle di terra tra loro, in base alle percentuali di materiali minerali e organici miscelati nel substrato. La terra può essere pesante se ricca di argilla, compatta e sempre umida, a danno delle piante che non riescono ad assorbire dal terreno l’acqua e i sali minerali in essa disciolti. La conseguenza sarà l’asfissia delle radici, come se voi vi trovaste sempre immersi sott’acqua, e pure al freddo: non potendo assorbire l’ossigeno atmosferico, indispensabile a tutti i viventi, le conseguenze sono immaginabili. La terra al contrario è sciolta (si dice anche che è leggera) se ha una forte componente di sabbia, che favorisce il passaggio rapido dell’acqua e l’ossigenazione delle radici, tuttavia lascia anche facilmente all’asciutto gli ortaggi. Questo si traduce in stress idrici che debilitano le piante, soprattutto le piantine di ortaggi in crescita e con un apparato radicale molto superficiale. Il terreno migliore, per l’orto ancor più che per il giardino, è quello di medio impasto, scuro e tipicamente profumato di... terra. È fresco, ma mai impregnato di acqua; un po’ colloso, per la presenza di sostanza organica che favorisce la coesione tra le particelle, ma allo stesso tempo poroso e soffice.

Gli ammendanti Nessun terreno è perfetto, ma tutti possono essere migliorati con l’uso di sostanze naturali chiamate ammendanti. Ci sono ammendanti per correggere il pH del terreno: se è troppo acido, in autunno aggiungeteci calce agricola in polvere o granitello di calce, oppure altre rocce frantumate, quali litotamnio e lapillo vulcanico o, molto più semplicemente, cenere di legna.


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Se invece è calcareo aggiungeteci torba acida, terriccio di foglie, compost, letame vecchio, ovvero sostanze organiche ben decomposte. Le stesse sostanze sono utili anche quando la terra è dura e d’estate si riempie di una rete di fessure e quando la percentuale di sabbia è troppo alta, forse facilitando a voi la vangatura, ma rendendo difficile la vita agli ortaggi, non garantendone il nutrimento e la protezione dall’inaridimento. In generale tutti i terreni si avvantaggiano di apporti annuali di materia organica che favorisce la struttura porosa del terreno e la fertilità, anche indirettamente, creando le condizioni ideali perché i microrganismi del suolo possano continuare la loro utilissima attività e la piccola fauna terricola possa fare altrettanto. Per esempio, i lombrichi sono eccellenti collaboratori dell’ortolano; scavano gallerie e digeriscono continuamente la terra, mantenendola arieggiata e ricca di humus.

• I concimi Sin qui l’orticoltura teorica è noiosa, ma è il prezzo da pagare per poter poi trovare divertimento a coltivare e soddisfazione a raccogliere. Resta da dire ciò che è tutto sommato intuitivo: se gli ortaggi si sviluppano grazie al nutrimento che trovano nel terreno, è necessario ad ogni nuova coltura reintegrare ciò che essi hanno sottratto.

I concimi organici Per questo bisogna promuovere la presenza della flora batterica e della piccola fauna con l’uso di concimi organici, cioè di origine animale e vegetale a base di deiezioni animali compostate (letame bovino e equino, pollina della let-

Per formarsi e svilupparsi, le gemme necessitano di fosforo, un concime utile per esempio per i cavolini di Bruxelles. Tutti gli ortaggi da foglia, come gli spinaci, necessitano di molto azoto, giù presente nello stallatico e nella cornunghia della concimazione principale, e somministrabile anche nel corso della coltura in forma minerale.


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Concime con le zolle d’erba Quando togliete la cotica erbosa, cioè lo strato di erba con le sue radici, conservate questo materiale: sarà un ottimo concime. Accumulate le zolle in un angolo del futuro orto, girandole a testa in giù, cioè con l’erba in basso e le radici in alto, le une sulle altre sino all’altezza di 1, 5 m e per la lunghezza necessaria per esaurire le zolle. Tra uno strato e l’altro distribuite una spolverata leggera e uniforme di cornunghia. È un concime naturale e, in questo caso, favorisce la decomposizione dell’erba, trasformandola in terriccio fertile. Annaffiate a fondo; se fa molto caldo e in superficie il cumulo si asciuga, copritelo con un telo o fate in modo che si trovi in mezz’ombra. Nella bella stagione contate tre mesi per la trasformazione, nelle altre stagioni il doppio o anche più. In ogni caso dopo un paio di mesi armatevi di forcone e rigirate la massa per favorirne la maturazione uniforme. Usato al termine di ogni ciclo di coltura, in ragione di qualche palata su una parcella, sarà un modo ecologico per restituire alla terra quanto gli ortaggi hanno sottratto per svilupparsi e maturare.

tiera a dei polli, guano dalle deiezioni di uccelli ecc.), parti animali di scarto torrefatte o essiccate (cornunghia, sangue secco).

I concimi minerali Ci sono poi i concimi minerali, cioè derivati da rocce e inerti che apportano le sostanze minerali indispensabili alla produzione di ortaggi: azoto (simbolo N) per la crescita delle foglie e della vegetazione in genere; fosforo (simbolo K) per rendere vigorosa la crescita, la formazione di boccioli e gemme, l’indurimento dei tessuti legnosi; potassio (simbolo K) per stimolare la fioritura e la produzione di frutti, rendendoli più colorati, zuccherini e aromatici e fare in modo che le piante siano resistenti agli eventi negativi, parassiti e freddo compresi. L’industria chimica mette a disposizione concimi minerali di sintesi, cioè composti creati in laboratorio tramite reazioni chimiche tra diversi elementi. Nell’orto che sceglie un metodo di coltivazione sostenibile


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l’impegno è di limitare al massimo queste sostanze che in parte vengono assorbite dagli ortaggi e finiscono in tavola, e in parte vengono dilavate e scendono in profondità nel terreno sino alla falda d’acqua, inquinandola. La sigla NPK compare in tutti i concimi organici e minerali confezionati ed è seguita da tre numeri, che dichiarano in percentuale e, in ordine, il contenuto di azoto, fosforo e potassio. Per esempio NPK 6-5-13 dice che ci sono 6 parti di azoto, 5 parti di fosforo e 13 di potassio.

Ci sono anche i microelementi Spesso oltre ai tre elementi chimici fondamentali i fertilizzanti dichiarano un contenuto di elementi secondari o microelementi (cosiddetti perché partecipano in minima parte alla composizione dei terreni e dei concimi): ferro, manganese, boro, rame, zinco ecc. Per quanto in dosi minime, sono un sostegno in più alla crescita e alla salute degli ortaggi, soprattutto se provengono da fonti organiche. La loro presenza è dichiarata sulle confezioni, per esempio NPK 6-5-13 + 2Mg + 7S +Fe dice che con i tre elementi principali sono presenti 2 parti di magnesio, 7 di zolfo e tracce di ferro.

Per la maturazione della frutta e degli ortaggi da frutto, la loro colorazione e la conservabilità servono concimazioni ricche di potassio. Sotto: i pomodorini della vecchia varietà ‘Lampadina’ si spaccano facilmente se manca potassio nel terreno.


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