Optima Salute Gold - Aprile 2016

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N. 244 ANNO XXV Aprile 2016

Bellezza

L’aiuto del sonno e degli antiossidanti

Stress & Lavoro

Ritmi, orari, mobbing: tutte le cause scatenanti

Movimento

Gli esercizi in casa per rimettersi in forma

Dossier

Osteoporosi: parola d’ordine prevenzione

in questo numero

ADERENZA ALLA TERAPIA Assumere le medicine correttamente aiuta la cura ad essere più efficace



Sommario

Anno XXV n. 244 Aprile 2016

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Rotolito Lombarda S.p.A. Via Sondrio, 3 20096 - Seggiano di Pioltello (MI) Bringing ideas to life = Charterhouse marketing services from konica minolta Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

Post-it

Rubriche

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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

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Post-it Pro-memoria della salute

di Francesca Aquino

64

Hobby House Cinema, musica e libri

66

Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

www.optimasalute.it

OPTIMASALUTE

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Sommario

Anno XXV n. 244 Aprile 2016

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Dossier

Osteoporosi: parola d’ordine prevenzione Ormai è considerata una vera e propria malattia sociale, che solo in Italia colpisce 5 milioni di persone, in maggioranza donne. Come difendersi con terapia farmacologica, alimentazione equilibrata e diminuzione dei fattori di rischio a cura di Benedetta Ceccarini e Francesca Aquino

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Occhi di primavera Consigli, prevenzione e precauzioni per affrontare allergie e pollini di Benedetta Ceccarini

Prova da sforzo: check-up della Terza Età Sempre più Over 50-60-70 si affidano a questa importante forma di prevenzione

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di Pompeo d’Ambrosio

Se lavoro fa rima con stress Ritmi sostenuti, orari notturni, mobbing ecco le cause scatenanti da rimuovere di Filippo Tini

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Alla scoperta degli antiossidanti Un aiuto per invecchiare meglio. Gli alimenti giusti e dove trovarli

Petto in fuori In forma con facili esercizi “casalinghi”: un programma da qui all’estate di Roberto Moraldi

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di Filippo Tini

Sonno di bellezza Dormire bene è una panacea per salute e aspetto esteriore

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di Gelsomina Sampaolo

I segreti del caffè Nelle giuste dosi è un aiuto per diabetici e cardiopatici

di Francesca Aquino



Attualità in Farmacia

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

Carlo Erba fibre con fermenti lattici

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Restivoil Zero Fisiologico

Dall’esperienza Restivoil, olio-shampoo extra delicato sviluppato per detergere e rispettare il cuoio capelluto sensibile, nasce una variante ancora più delicata: Restivoil Zero Fisiologico. Zero perché è volutamente privo di parabeni, alcool, profumo oltre che SLES e SLS, schiumogeni aggressivi che tendono a rimuovere lo strato fisiologico di film idrolipidico presente sulla cute, alterando i naturali equilibri del capello. Inoltre grazie ai suoi componenti attivi (Boswella Serrata e Polidocanolo) aiuta a lenire prurito, irritazioni e arrossamenti, favorendo il ripristino dell’equilibrio cutaneo. Nickel Tested.

Pelle idratata con Angstrom Protect

Dalla ricerca dermatologica svedese dei laboratori ACO, azienda leader dello skin care nei paesi nordici da 70 anni, nasce la nuova linea Angstrom Protect, che assicura la massima protezione avanzata dai raggi UVA/UVB e una pelle perfettamente idratata e senza segni del tempo. La nuova linea Angstrom Protect, formulata con principi attivi a triplice efficacia idratante e anti age è dedicata a tutte le donne che amano il sole ma che vogliono anche prendersi cura della propria pelle in modo efficace, prevendendo anche il fotoinvecchiamento precoce dell’epidermide.

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Nicoretteicy: per congelare la tua voglia di fumare

Vuoi smettere di fumare? Prova le pastiglie Nicoretteicy, un farmaco utilizzato per alleviare i sintomi di astinenza da Nicotina e aiutarti a smettere di fumare. Quando il corpo smette improvvisamente di ricevere nicotina dal tabacco, si inizia a percepire una serie di sensazioni spiacevoli chiamate “sintomi da astinenza”, quali irritabilità, rabbia, depressione, irrequietezza, scarsa concentrazione, aumento dell’appetito, disturbi del sonno. La nicotina contenuta in Nicoretteicy consente di prevenire o ridurre tali sensazioni e di contenere il desiderio di fumare. Le pastiglie sono comode da utilizzare in quanto si sciolgono in bocca e sono aromatizzate al gusto menta. Una pastiglia contiene 2mg di Nicotina. È un medicinale. Indicato per adulti. Leggere attentamente il foglietto illustrativo.

Swisse, gli integratori completi

La rivoluzione Swisse è finalmente arrivata in Italia e nulla sarà più come prima. Swisse è la linea di integratori pensati per soddisfare ogni esigenza grazie a 30 prodotti esclusivi contenenti vitamine, minerali, estratti di erbe e altre sostanze nutritive. Le formule dei prodotti Swisse sono state sviluppate sulla base di evidenze scientifiche per soddisfare numerosi benefici legati alla salute nutrizionale.

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Post-it salute

di Francesca Aquino

L’allattamento materno può salvare 800 mila bambini

Secondo la ricerca Breastfeeding Series pubblicata dall’OMS sulla rivista The Lancet, i costi globali derivati dalla mancanza di allattamento materno ammonterebbero a più di 300 miliardi di dollari. Non solo: oltre 800 mila morti tra i bambini di tutto il mondo, una cifra pari al 13% del totale al di sotto dei cinque anni, potrebbero essere prevenute grazie ad una maggiore diffusione dell’allattamento al seno, che di fatto risparmierebbe la metà dei casi mondiali di dissenteria e circa un terzo delle infezioni respiratorie. Senza contare i benefici per le madri: allattamenti più prolungati aumentano la distanza fra una gravidanza e l’altra e salvano milioni di vite ogni anno grazie alla riduzione del rischio di cancro al seno e alle ovaie.

Il braccialetto fitness

A San Francisco è stato presentato un braccialetto personalizzabile, il cui scopo è monitorare i propri allenamenti. Il corpo del braccialetto è in acciaio inossidabile e comprende una linea di cinturini alla moda intercambiabili in diversi colori e materiali. Oltre a monitorare automaticamente attività giornaliere, allenamenti e sonno, il dispositivo spinge ad essere attivi tutto il giorno grazie a delle notifiche che incoraggiano l’allenamento, forniscono un feedback visivo sui progressi raggiunti e ricordano all’utente gli appuntamenti del calendario direttamente sul display.

Un libro bianco sul Parkinson

Un “Libro Bianco” sul Parkinson voluto dall’Istituto Superiore di Sanità e da Parkinson Italia ONLUS fornirà per la prima volta il quadro completo della condizione delle persone affette da questa malattia. Un progetto reso necessario dalla percezione errata che si ha del Parkinson, considerata una “malattia dei vecchi”, mentre in Italia ben 150.000 malati (la metà del totale), destinati a raddoppiare entro 15 anni (fonte: OMS) sono in età lavorativa, hanno famiglia, figli, ecc... Attraverso l’analisi dei modelli di assistenza regionali, il “Libro Bianco” ha anche l’ambizione di contribuire all’elaborazione di un unico percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) a livello nazionale.

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Post-it salute

Il collare parlante

Paura di perdere il vostro amico a 4 zampe? Dopo tanti accessori velleitari, ecco arrivare sul mercato il collare hi-tech dotato di un indirizzo web, stampato sopra, e di un microchip NFC che viene attivato non appena uno smartphone dotato di questo tipo di lettore si avvicina al bottone del collare, dove è contenuto. Così chiunque trovi l’animale per strada può inviare un segnale in automatico (che notifica al padrone la posizione esatta del cane) o digitare l’indirizzo internet sul browser del suo telefonino e avvisare direttamente il padrone. Non solo: il sistema è integrato con una rete di più di 50.000 webcam pubbliche.

Cancro: mamme anche dopo la malattia

Diventare madri dopo il cancro è possibile. È questo il messaggio che IVI (Instituto Valenciano de Infertilidad) ha lanciato in occasione dell’ultima Giornata mondiale contro il cancro. Ad oggi sono 725 le pazienti che a partire dal 2007 si sono sottoposte a un trattamento di vitrificazione degli ovuli per preservare la fertilità in caso di malattia oncologica. A ricorrere a questo tipo di trattamento sono soprattutto pazienti affette da un tumore mammario, prima patologia tumorale nelle donne, che ormai registra livelli di sopravvivenza superiori al 70%, motivo per cui diventa ancora più importante poter garantire alle pazienti una volta superata la malattia, la possibilità di diventare madri.

Smartphone notturni: rischi e rimedi

Gli schermi con retroilluminazione a LED, di cui sono dotati dispositivi come smartphone e tablet che molti di noi si portano anche a letto, hanno effetti negativi sul fisico, primo fra tutti l’insonnia. Nello specifico, sembra che a causare disturbi del sonno sia la luce blu degli schermi. Per risolvere questo problema sono nate tutta una serie di app e nuove funzionalità per attenuare i toni del blu a seconda dell’ora del giorno in cui viene usato il dispositivo. Tra le più diffuse: Night Shift, Blue Shade, Twilight e Night Mode.

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Post-it salute

Drogati di cibo

Il cibo? Una droga. Almeno secondo i risultati di uno studio pubblicato sul Nutrition Journal. È stato dimostrato, infatti, che per chi è obeso o sovrappeso mangiare, o anche solo pensare a un alimento goloso, attiva circuiti cerebrali connessi alla gratificazione, innescando modifiche delle cellule nervose simili a quelle che si hanno in chi abusa di alcol o fa uso di stupefacenti. I test, condotti per la prima volta sull’uomo tramite risonanza magnetica, osservando quali aree cerebrali si “accendevano” durante i pasti hanno rivelato che entrambe le zone sono implicate nei circuiti della gratificazione coinvolti nelle dipendenze, oltre che nella valutazione del contenuto energetico dei cibi.

Emergenze neonatali: trasportati 6.298 bimbi

Da un’indagine promossa dalla Società Italiana di Neonatologia è emerso che in Italia sono attivi ben 44 centri che effettuano il Servizio di Trasporto per le Emergenze Neonatali (STEN) che assicurano una copertura totale in 11 regioni e parziale in 3 (Emilia Romagna, Puglia, Sicilia), mentre è ancora completamente assente in 5 regioni (Valle d’Aosta, Umbria, Abruzzo, Calabria, Sardegna). Nel 2014 sono stati trasferiti complessivamente 6.298 neonati di cui 522 altamente prematuri, ossia con età gestazionale (EG) inferiore alle 28 settimane. La media del tempo di trasferimento è pari a 112 minuti. Solo 21 centri (47,7%) trasportano lattanti: bambini con età maggiore di 28 giorni, se nati a termine e con 44 settimane corrette di età gestazionale, se nati pretermine. Può trattarsi di bambini fino ai 10 Kg di peso corporeo e fino ad un anno di età.

Pediatria: l’importanza dei nonni

Per la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, i nonni sono figure fondamentali nella crescita dei bambini: il 33% di loro si prende cura quotidianamente dei nipoti (contro l’1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia) e il 63% degli accessi pediatrici avviene in compagnia dei nonni. L’indagine Eurispes “L’identikit del nonno italiano”, mette in luce come il nonno italiano venga percepito dal nipote con un’età compresa tra i 7 e gli 11 anni: è una figura che comunica affetto, comprende le sue necessità, trasmette esperienze. Di contro, i nipoti che si sentono viziati dai nonni sono una minoranza, anche se discreta (il 27%), e quelli che invece si sentono trattati in modo autoritario rappresentano circa 1/3 degli intervistati.

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Occhi di primavera Consigli, prevenzione e precauzioni per affrontare allergie e pollini senza problemi di Benedetta Ceccarini

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“Aprile, dolce dormire” dice il proverbio, ma per chi volesse tenere gli occhi bene aperti e godersi la stagione primaverile appena iniziata, abbiamo pensato a qualche facile consiglio. Ci sono alcune buone pratiche di cura dell’occhio che valgono per tutti, anche per chi non soffre di allergie. La prima, essenziale, è il mante-

nimento dell’idratazione dell’occhio, uno strato acquoso detto film lacrimale, che garantisce la protezione e la salute di cui quest’organo necessita quotidianamente. Ad ogni battito di ciglia, le palpebre ripristinano naturalmente la corretta idratazione oculare, creando appunto questa pellicola lacrimale e distribuendola in maniera equilibrata, ma quando

l’occhio, per qualsiasi motivo, non produce la quantità necessaria di lacrime si verifica la “secchezza oculare”. Tra le possibili cause di mancata idratazione troviamo: ambienti con un clima troppo caldo o secco, prolungata esposizione a schermi (computer, tv, smartphone, tablet), vento, fumo, polvere e inquinamento.

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I pollini in Italia Nel nostro Paese, i principali allergeni che si presentano nel periodo primaverile sono i pollini di graminacee, parietaria, composite, betullacee, oleacee e cupressacee. Vediamone insieme le caratteristiche.

Fonte: www.italnews.info

1. Graminacee: da aprile a settembre. Costituiscono la principale causa di pollinosi in Italia, soprattutto al nord, dove raggiungono circa il 75% di prevalenza, meno al Centro (60%) e ancor meno al sud e isole (40%). In Italia ne troviamo almeno 120 specie, tra cui diversi generi di cereali e piante spontanee o infestanti. 2. Parietaria: ha una fioritura pressoché Ma come si fa a capire che il nostro occhio è secco? I sintomi più diffusi sono prurito, fastidio, irritazione e bruciore che peggiorano durante il corso della giornata. Ecco i rimedi e le precauzioni da adottare:

1)

idratarsi bevendo molta ac-

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perenne nell’Italia meridionale e nelle isole, con massima intensità a maggio e giugno, ma negli ultimi anni si è registrato un incremento anche al nord. La Parietaria, rispetto alle altre piante, è responsabile assai più frequentemente di crisi asmatiche, ha periodo di manifestazioni cliniche assai elevato e frequenti casi di monosensibilizzazione. 3. Composite: da luglio a settembre. Sono piante erbacee o con arbusto e fiori riuniti in infiorescenza a capolino (come Artemisia, Heliantus, Rarasaxum, Xantium e Ambrosia). 4. Betullacee: da gennaio a maggio. Negli ultimi anni si è segnalato in Italia un notevole incremento delle pollinosi da queste piante, in quanto sempre più piantate per scopo industriale (cellulosa) e ornamentale. 5. Oleacee (Olivo): da maggio a giugno. Il polline dell’Olea europea è quello maggiormente responsabile di sensibilizzazioni soprattutto al centro, al sud e isole oltre che in Liguria. Tutti i pazienti presentano sintomi di rinite e/o congiuntivite e le forme asmatiche sono particolarmente severe. 6. Cupressacee (Cipresso): da febbraio a fine marzo con possibili anticipi a gennaio o continuazioni fino ad aprile. Negli ultimi anni, in Liguria, si è registrato un aumento del numero di soggetti che soffrono di pollinosi da cipresso dovuto ad una politica di rimboschimento intensivo ed uso ornamentale.

qua (ricordatevi che l’idratazione complessiva del corpo comprende anche gli occhi).

2)

Creare le condizioni ambientali ideali per evitare la secchezza oculare abbassando riscaldamento e/o condizionatori e aerando spesso le stanze.

3) Idratare gli occhi anche “meccanicamente” con spray o lacrime artificiali che ripristinano il film lacrimale, soprattutto se si indossano le lenti a contatto per molte ore consecutive. 4) Se si lavora al computer applicare la “regola del 20/20/20”,


ovvero ogni 20 minuti spostare lo sguardo ad una distanza equivalente ai 20 piedi (circa 6 metri) per almeno 20 secondi; tenere inoltre lo schermo a circa 25 centimetri dagli occhi, leggermente in basso e senza luci riflesse di fronte (ad esempio una finestra o una lampada).

5) Potrà sembrare ovvio ribadirlo,

ma ricordatevi di battere gli occhi e riposare lo sguardo ogni tanto,

quando si è concentrati, infatti, si chiudono gli occhi meno spesso del normale.

Allergie

Negli ultimi anni le malattie allergiche sono aumentate, secondo dati della “Commissione Difesa Vista” un italiano su cinque soffre di un’allergia (parliamo all’incirca di 10 milioni di persone), in forma più o meno grave.

Le allergie non colpiscono più soltanto soggetti durante la crescita, ma adulti e anziani. Questo significa che anche chi non è allergico può diventarlo nel tempo. I geni giocano un ruolo importante: un bambino con genitori non allergici ha il 12,5% di possibilità di essere colpito da allergie, con solo un genitore allergico la percentuale sale al 19,8% e con entrambi arriva al 42,9%. Le allergie stagionali insorgono prevalentemente in primavera e persistono poi per tutta l’estate. I pollini (e le allergie ad essi correlate) variano da regione a regione, in base alle piante che vi fioriscono e alla percentuale di umidità ed inquinamento nell’aria. Per questo esiste un calendario pollinico, una sorta di “meteo dei pollini” che viene diffuso periodicamente dall’Associazione Italiana di Aerobiologia all’indirizzo web: www.ilpolline.it/bollettino-pollinico (vedi pagina precedente). Quando poi le stagioni tardano a darsi il cambio, le fioriture si sovrappongono e anche le allergie possono sopraggiungere tutte

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insieme. Nei periodi di fioritura il primo provvedimento da prendere, se si è allergici, è di tipo meccanico: gli occhiali da sole. Un occhiale adatto può, infatti, fungere da scudo contro i pollini ed è importante che sia di qualità (gli occhi vanno salvaguardati anche dai raggi UV oltre che dai pollini!). Inoltre, spesso chi soffre di allergie da polline è soggetto anche a fotofobia, ovvero un fastidio provocato dalla luce e l’uso di occhiali da sole può alleviare anche questo disturbo.

Se indossate le lenti a contatto, nei periodi di acutizzazione dell’allergia è consigliabile sospenderne o limitarne l’uso o usare lenti giornaliere, poiché gli allergeni si depositano sulla lente. Nonostante il forte prurito e bruciore è vietatissimo strofinarsi gli occhi: peggiorereste soltanto la situazione “spargendo” gli allergeni e liberando ulteriore istamina (responsabile della reazione allergica) con il risultato di aumentare ancora di più il prurito. Il consiglio invece è quello di ri-

volgersi al proprio medico o ad un oculista specialista per scegliere il farmaco più adatto a voi (cortisonico o antistaminico, a seconda della gravità dei sintomi) oppure prevedere misure preventive almeno 15 giorni prima della fase acuta, come l’uso di colliri mattina e sera per impedire l’innescarsi della reazione allergica. Infine, portate sempre con voi un collirio antistaminico, lacrime artificiali per “pulire” gli occhi o delle salviettine umidificate per la pulizia del bordo palpebrale.

Cosa fare secondo gli allergologi L’A.A.I.T.O. (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali ed Ospedalieri) ha istituito, al proprio interno una Sezione di “Aerobiologia, Ecologia e Prevenzione ambientale” che gestisce a sua volta una Rete Italiana di Monitoraggio Atmosferico dei pollini e delle spore fungine, ed ha stilato una serie di consigli utili in caso di allergia pollinica che vi riportiamo di seguito:

un temporale: l’acqua rompe i granuli pollinici in frammenti più piccoli che raggiungono facilmente le vie aeree e in maggiore profondità. 6) Evitare i viaggi in macchina o in treno con i finestrini aperti. Utilizzare autoveicoli con aria condizionata e filtri d’aerazione anti-polline.

7) Cambiare le scarpe quando si rientra a casa, e riporre le altre in un arma1) Usare mascherine durante i lavori dio in modo che non trasportino in giro all’aperto e in giardino. le particelle allergizzanti. 2) Non uscire durante le giornate ven8) Attenzione all’utilizzo dell’aspirapoltose, e nelle ore più soleggiate, in cui è vere che può sollevare le particelle alpiù alta la concentrazione di pollini. lergizzanti. 3) Evitare l’aerazione degli ambienti 9) Tappeti, moquette, tappezzerie e durante le ore più calde della giornata tendaggi sono arredamenti rischiosi ed eventualmente usare condizionatoper gli allergici: lì si depositano pollini e ri d’aria. polveri difficili da rimuovere. 4) Fare la doccia e lavare i capelli quo10) Consultare frequentemente il catidianamente. I granuli pollinici spesso lendario dei pollini come ad esempio rimangono intrappolati tra i capelli e la il sito www.pollinieallergia.net che forninotte possono depositarsi sul cuscino, sce la situazione pollinica attuale e le venendo così inalati. previsioni; da poco è disponibile anche 5) Non uscire all’aperto subito dopo la versione per telefoni smartphone. n

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Prova da sforzo: check-up Terza Età

Sempre più Over 50-60-70 si sottopongono ad una visita sportiva di controllo, fondamentale percorso di prevenzione e salute di Pompeo d’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

s

Si sente spesso dire, da parte dei

più svariati personaggi, che uno dei più grandi e irrealizzabili desideri dell’uomo sarebbe quello di poter diventare invisibile o passare del tutto inosservato, in modo da poter curiosare, indisturbato, negli ambienti più nascosti o inaccessibili. Molti lettori avranno subito pensato ai camerini di prova dei negozi di biancheria intima o cose del genere, ma non bisogna essere maliziosi e pensar male. Per una volta, come un prestigiatore, vi farò diventare una mosca per poter volare all’interno di un

ambulatorio di medicina dello sport, per sbirciare e capire quali sono le forze occulte, i desideri, i dubbi, le necessità che spingono un soggetto a frequentare un posto del genere. Chi è il predestinato per svolgere questo tipo di accertamento? Procediamo con cautela. In questi ultimi anni si è giustamente affermato il concetto che la prevenzione è il più importante mezzo a disposizione per salvaguardare la salute dell’uomo e contemporaneamente ridurre la spesa sanitaria. Si è perciò diffusa a larghi

strati l’idea di una corretta alimentazione, finalizzata al raggiungimento di un peso corporeo adeguato. Insieme a questo, anche la teoria dell’attività fisica aperta a tutti è diventata una strategia medica insostituibile.

Anni ’60

Andando indietro nel tempo, sono nati, sull’onda di quanto avvenuto nei paesi del nord Europa a partire dagli anni ‘60, i cosiddetti “percorsi vita”, cioè dei sentieri, concepiti più o meno in mezzo alla natura, al cui interno erano disposte delle

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stazioni di lavoro: scalini da salire e scendere, sbarre cui appendersi o per fare trazioni, ostacoli da superare e via di seguito, il tutto illustrato da tabelle che scandivano numero di ripetizioni e serie da effettuare, con i rispettivi recuperi tra un esercizio e l’altro. Successivamente, è arrivato un messaggio dagli Stati Uniti, paese sempre all’avanguardia, sia nel bene che nel male: le palestre, locali polverosi, maleodoranti e bui, associate all’immagine di luoghi per pochi praticanti (in genere pugili, lottatori o comunque atleti di discipline in cui l’allenamento della forza era preponderante) diventavano bellissime strutture luminose, ricche di attrezzi di ogni tipo, lucenti ed invitanti. Insieme ad essi, aumentava la metratura dei locali, con la creazione di ampie stanze pavimentate con parquet, dove aitanti signorine iniziavano a diffondere la “ginnastica aerobica”, una sorta di esercizio ritmato da musiche di sottofondo. Gli uomini, da sempre nemici di situazioni siffatte, via via si convertirono anch’essi alla nuova religione, iniziando a sbuffare e a sudare per mantenere peso corretto e forma fisica. Contemporaneamente, nel mondo occidentale aveva preso il largo un altro genere di attività, sempre di massa: la corsa, meglio se sotto forma di pseudo agonismo scandito dalla partecipazione alle famose “marcelonghe”, una sorta di anticipazione delle maratone internazionali. In queste primitive competizioni aperte a tutti, però, il traffico era chiuso per modo di dire, e alle morti per cause cardiache si affiancavano i decessi da investimento da parte di automobili. In ogni caso, i pochi corridori di qualche anno prima, additati come pazzi nullafacenti da parte di chiunque si trovasse per qualche motivo a passare per la strada, venivano perciò sdoganati e ammessi nel contesto delle persone “normali”. Con il tempo tutte

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le accuse all’“inventore” del jogging, un americano obeso, iperteso e cardiopatico, morto di infarto mentre espletava il suo doveroso tributo alla corsa, cominciarono a cadere, e una folla sempre più smisurata di “runner” (curioso come la stessa attività nel corso degli anni venga etichettata in modi di volta in volta diversi) iniziò ad imperversare per le strade e i parchi di tutto il mondo. Nel frattempo i morigerati abitanti del nord Europa, sempre loro, avevano tracciato, nell’ambito delle mura cittadine, percorsi per le biciclette assolutamente interdetti a pedoni nonché a veicoli di qualsiasi genere. Tutto ciò, è evidente, aumentava a dismisura il numero dei praticanti attività fisica.

Lo sport in età avanzata aiuta corpo e mente ma non è una sfida al tempo che passa Anche nel nostro paese, peraltro, il concetto di “sportivo”, inteso come frequentatore del bar dello sport o come appassionato fruitore televisivo o dal vivo di eventi sportivi, lasciava il posto a una frequenza “sul campo”, persino tra i pensionati: i pochi che si dilettavano a giocare a bocce in improbabili campi poco levigati e in pendenza sono progressivamente diventati un esercito di ciclisti, prima solo della domenica e in seguito anche in altri giorni, di camminatori (la parola walking per fortuna non ha trovato molti proseliti tra di noi) e di escursionisti in genere.

I Master

Lo sport è stato scomposto, destrutturato e ricomposto in tutte le sue componenti: in questo percorso, l’aggettivo “amatoriale”, lievemente fuori posto ancorché ambiguo, ha progressivamente lasciato il posto a uno apparentemente analogo: “master”. Master in realtà è un sostantivo, e catalogherebbe i partecipanti a competizioni riservate, generalmente in tutti gli sport, ad atleti avanti con gli anni. La qualifica varia a seconda delle federazioni di appartenenza, ma perlopiù comprende soggetti che hanno in precedenza già spento almeno 35 candeline sopra la torta di compleanno. La parola si può prestare a molteplici interpretazioni, non sempre benevole: se interpretata come categoria di atleti che, nel rispetto delle regole, si sfidano lottando, oltre che con gli avversari, con l’incontrastabile avanzare dell’età, nella consapevolezza che a giovarne sono sia il corpo che la mente, ha solamente connotati positivi; intesa invece come una sfida, persa in partenza, al tempo perduto, nella stupida ricerca di prestazioni che scimmiottano gli atleti giovani, a volte anche con l’aiuto del doping, perde di significato. Però, a ben guardare, anche con gli eccessi e le stranezze della situazione, il movimento dei master è stato utilissimo, anche da un punto di vista squisitamente medico, perché ha permesso di studiare atleti di un’età sconosciuta fino a poco tempo prima, consentendo l’acquisizione di dati e informazioni importanti al progresso nella conoscenza della fisiologia dell’anziano. È stato, per questa categoria di persone, un po’ come le macchine di formula uno, che rappresentano l’esasperazione delle condizioni di stress cui è sottoposta una vettura di serie: in questo modo, sia in un caso che nell’altro, le soluzioni ai problemi speci-


fici e coinvolgenti solo piccoli numeri sono state allargate su scala ben più vasta. Come si vede, l’excursus della narrazione è stato finora molto ampio, sia per periodo storico (dagli anni ‘60 fino ai giorni nostri) che per estensione geografica (dall’America all’Europa). Prendendo a prestito parole inglesi che a volte ben esprimono un concetto senza i tanti giri di parole della lingua italiana, inizialmente il traguardo è stato il raggiungimento di un buon fitness, cioè di prestazioni richieste al proprio fisico con l’applicazione costante e con il sacrificio; successivamente ci si è accorti che non sempre salute e prestazione fisica coincidono, pertanto il fitness, cioè la prestazione ai massimi livelli, ha lasciato il posto al wellness, un equilibrio tra salute e forma fisica. Secondo quest’ultima filosofia le prestazioni si sono forse ridotte, ma la salute è sicuramente migliore e l’attività praticata non comporta quello stress spesso dannoso al corpo e talora alla mente, in grado di produrre quei radicali liberi così pericolosi per il benessere psicofisico. Abbiamo visto fin qui, cronologicamente, la successione degli eventi che hanno tentato, con successo, di migliorare la prevenzione, soprattutto in termini cardiovascolari, delle malattie. Ma tornando per un attimo ai quesiti iniziali: perché si dovrebbe entrare in un ambulatorio di medicina dello sport? Chi è il potenziale cliente/paziente? Quali sono i motivi che lo spingono all’ingresso? Cosa ci si aspetta dal professionista? Da quanto affermato finora, non è difficile fornire una risposta.

Il certificato

Lo sport italiano è regolamentato da un decreto ministeriale del 1982, in base al quale, per poter partecipare ad una competizione, a qualsiasi livello, bisogna esse-

re in possesso del certificato di idoneità alla pratica agonistica, rilasciato necessariamente da un medico specialista in medicina dello sport. La visita si basa un esame clinico e strumentale, differente a seconda del tipo di sport, che in ogni caso prevede, come minimo, un elettrocardiogramma a riposo. Pertanto, tutti i praticanti che si vedono all’opera, dai campetti di calcio della più sperduta periferia agli stadi più affollati, dai palazzetti dello sport fino alle arene più prestigiose, tutti, insomma, devono seguire questo iter, indipendentemente dall’età, livello e frequenza dell’attività praticata. Sembra superfluo, ma anche discipline come il bridge, gli scacchi e la dama non sfuggono a queste regole. È difficile però pensare che un utente particolare come il nostro lettore sia un agonista sfegatato. Diciamo che una percentuale non elevata, ma sicuramente in aumento, frequenta l’ambulatorio per questo motivo, il certificato di idoneità. Però, proprio per l’allargamento della base, l’aumento della cultura sportiva e la diffusio-

ne capillare delle informazioni, si è sempre più alla ricerca di maggiori certezze sulla propria salute e su cosa fare per migliorarla o mantenerla il più a lungo possibile. In questo, i mass media hanno svolto una parte importante, anche se ancora non sufficiente: ad esempio, nel cinema si è passati da sequenze in cui la sigaretta era comunemente presente ad altre in cui l’attività fisica, il movimento o addirittura la competizione sportiva sono all’ordine del giorno. Il cambiamento è stato lento ma significativo. Le trasmissioni televisive includono programmi specifici dedicati alla salute, allo sport, alla prevenzione. Anche l’informazione è cambiata: lasciando stare le ipocrite scritte sui pericoli derivanti dal fumo che si leggono sui pacchetti di sigarette, si è effettivamente operato un netto cambiamento delle regole. È vietato fumare nei luoghi pubblici, persino all’aperto, e questo non costituisce più un divieto da superare con disinvoltura, ma una reale presa di coscienza da parte del cittadino. Allora perché la medicina dello

Come si svolge La prova da sforzo è uno dei test più diffusi tra gli sportivi, sia agonisti che praticanti occasionali: in questo modo si ha una più precisa valutazione delle proprie condizioni fisiche e di salute. Solitamente viene effettuata su un tapis roulant o su un cicloergometro, che ad intervalli prestabiliti aumentano la velocità e la pendenza (tappeto) oppure la resistenza che si oppone alla pedalata (bicicletta). Durante l’esecuzione del test viene misurata la pressione arteriosa ad intervalli regolari, e, tramite elettrodi adesivi applicati al torace, il soggetto viene monitorizzato elettrocardiograficamente durante tutta la prova e in fase di recupero, permettendo così al cardiologo una precisa valutazione dell’apparato cardiovascolare.

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sport? Come per le macchine, anche nell’uomo c’è l’esasperazione di un concetto generale che serve per migliorare la base piuttosto che la punta dell’iceberg; si è cioè alla ricerca non tanto delle informazioni sulla cilindrata del proprio motore o su come sbloccare la centralina elettrica per aumentare il numero dei cavalli della propria vettura, quanto, prima di tutto, sulla certezza che la pressione delle gomme sia giusta, che le lampadine siano tutte funzionanti, che le pasticche dei freni siano adeguate a svolgere la loro funzione. Se poi la carrozzeria presenta qua e là qualche riga o i sedili cigolano quando si siede una persona di un “certo peso”, beh, quelli sono dettagli tutto sommato trascurabili e da prendere eventualmente in considerazione in un secondo momento. Se nel negozio di articoli sportivi non ci si stupisce più se un sessantenne acquista la stessa attrezzatura da sci del vincitore delle Olimpiadi, o un corridore occasionale prova le stesse calzature con cui gli esili keniani trionfano nelle manifestazioni più prestigiose del mondo, non è lecito stupirsi se “il nostro lettore tipo”, non necessariamente appassionato di sport, si affacci alla porta della medicina sportiva. Ognuno, a seconda del talento ricevuto (ebbene sì, tutti abbiamo un qualche talento avuto in dono al momento della nascita), della condizione fisica, dello stato di salute, della voglia di stupire se stesso e gli altri, ha il diritto-dovere di controllare la sua efficienza e/o chiedere a un professionista del settore come comportarsi per svariati motivi che ora vi elencherò: 1) aderire ai programmi di prevenzione di cui sente spesso parlare; 2) controllare in generale la condizione fisica; 3) aderire a una campagna, su vasta scala, di educazione sanitaria;

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4) capire se può ancora concedersi certi sforzi con cui mettere alla prova il proprio fisico come una volta; 5) semplicemente fare qualche accertamento in più, al di fuori del vecchio certificato di “sana e robusta costituzione” rilasciato dal medico di base, a volte su semplice richiesta dell’interessato, senza visita di sorta; 6) ottenere il rilascio del certificato di idoneità agonistica; 7) aumentare la capacità di sopportare sforzi, migliorando la capacità aerobica o anaerobica; 8) raggiungere o mantenere il peso ideale, chiedendo consigli sul modo migliore per alimentarsi. Una volta, affacciarsi nella sala d’attesa di un ambulatorio di medicina dello sport poteva essere motivo di disagio se la carta d’i-

dentità segnalava un’età superiore ai 35/40 anni: i frequentatori tipici erano ben al di sotto di questo limite, ed era un po’ come sedersi in attesa di essere vaccinati contro il vaiolo o la poliomielite (questi ricordi ancestrali appartengono a un passato ormai lontano); ora, fortunatamente, non è più così. A questo punto, novella mosca o comunque insetto noiosissimo, vorrei cominciare a volteggiare ronzando intorno ai tavoli e alle sedie della sala di attesa, per capire meglio, volando indisturbato, chi è il paziente tipico e, soprattutto, per infastidire i più giovani costringendoli quasi ad andarsene, per lasciare il posto al nostro lettore, ultraquarantenne, poco allenato, desideroso di conoscenza, ma magari un po’ timido e impacciato. n




Se lavoro fa rima con stress Per superare insonnia, irritabilità, ansia, depressione e disturbi cardiovascolari non c’è che un rimedio: rimuovere la causa scatenante. di Filippo Tini

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Quante

volte abbiamo sentito dire (o detto in prima persona) la frase “sono stressato”? Ebbene, non si tratta di una malattia immaginaria o un atteggiamento di pigrizia, bensì di un fatto accertato: siamo una popolazione di stressati. E la causa sarebbe da imputare principalmente al lavoro. Lo afferma con chiarezza l’Agenzia europea per la sicurezza e la

salute sul lavoro (Eu-Osha), prevedendo che nel 2020 lo stress sarà la prima causa di malattia, o comunque di assenza dall’ufficio. Già oggi si tratta di un disturbo ben identificato che riguarda quasi 40 milioni di individui e prende il nome di “stress lavoro-correlato”, con un costo stimato per la collettività di 617 miliardi di euro all’anno, dati dalla somma delle spese

a carico dei datori di lavoro, dei costi per la perdita di produttività e per l’assistenza sanitaria e le rendite per disabilità. Ciò ha imposto di correre ai ripari con incontri, seminari e conferenze in tutta Europa, attraverso la campagna “Insieme per la prevenzione e la gestione dello stress lavoro correlato”. Esistono sportelli di aiuto atti-

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vi anche nel nostro paese dove psicologi e avvocati, attraverso colloqui mirati, aiutano a ritrovare il benessere sul posto di lavoro. Per informazioni vi invitiamo a consultare il sito dell’Anses, l’Associazione Nazionale Stress e Salute (www.anses.it) e il Centro Medico Santagostino, a Milano, dove è recentemente stato aperto un ambulatorio medico specializzato. Per scendere nel dettaglio, questa particolare forma di stress può causare danni sia psicosociali che fisici, derivanti dalla costrittività organizzativa del lavoro. Tra i possibili disturbi o patologie da “stress negativo” si possono riscontrare: disturbi del sonno, emicrania, modifica dell’umore, affaticamento mentale, disturbi della digestione, anomalie cardiovascolari, dispnea (difficoltà nel respiro), ipertensione arteriosa, iperidrosi (sudorazione eccessiva), tensione muscolare. Ma come si arriva a questo punto, allo sviluppo dei cosiddetti rischi “psicosociali”? “La colpa - specifica l’Agenzia europea Osha - viene attribuita a diverse situazioni di lavoro: 1) carichi eccessivi; 2) richieste contrastanti e mancanza di chiarezza sui ruoli; 3) scarso coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano i lavoratori e mancanza di influenza sul modo in cui il lavoro viene svolto; 4) gestione inadeguata dei cambiamenti organizzativi e precarietà del lavoro; 5) comunicazione inefficace, mancanza di sostegno da parte dei colleghi o dei superiori; 6) molestie psicologiche e sessuali, violenza da parte di terzi. Quando si considerano le richieste lavorative è importante non confondere i rischi psicosociali, come un carico di lavoro eccessivo, con condizioni stimolanti, sebbene talvolta impegnative, in cui esiste un ambiente di lavoro che dà sostegno e i lavoratori

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sono correttamente preparati e motivati a utilizzare al meglio le loro capacità. Un buon ambiente psicosociale consente di promuovere il miglioramento delle prestazioni, lo sviluppo personale e il benessere fisico e mentale dei lavoratori. I lavoratori soffrono di stress quando le richieste della loro attività sono eccessive e più grandi della loro capacità di farvi fronte.

Lavorare sotto stress fa aumentare inefficienza, incidenti, infortuni e pensionamenti anticipati Oltre ai problemi di salute mentale, i lavoratori sottoposti a stress prolungato possono sviluppare gravi problemi di salute fisica come le malattie cardiovascolari o i disturbi muscoloscheletrici. Per le imprese gli effetti negativi possono essere una scarsa redditività complessiva, un maggiore assenteismo, il presenteismo (le persone continuano ad andare a lavorare quando sono malate e non possono essere efficienti) e un aumento dei tassi di incidenti e infortuni. Le assenze tendono ad essere più lunghe di quelle dovute ad altre cause e lo stress lavoro-correlato può contribuire ad aumentare i tassi di prepensionamento”. Vediamo ora di approfondire nello specifico alcuni di questi profili lavorativi a rischio:

Ritmi e monotonia

Esistono varie tipologie di lavoro che possono comportare un impegno modificato mentale da par-

te dei lavoratori. Queste possono provocare, ai due estremi, le seguenti condizioni: • Sovraccarico per eccessiva sollecitazione di lavoro, ovvero per ritmi di lavoro eccessivamente sostenuti (eccessiva pressione temporale ed eccessiva quantità di lavoro da svolgere nell’unità di tempo). • Sottocarico per minima sollecitazione di lavoro, ovvero per lavoro monotono e ripetitivo (ridotta vigilanza e ridotto impegno mentale).

Mobbing

Rappresenta anch’esso causa di stress negativo e consiste in situazioni e condizioni di violenza psicologica, intenzionale e sistematica, perpetrata nell’ambiente di lavoro sul singolo individuo. Il “mobbing” si distingue, a grandi linee, in: • Strategico, quando viene usato strategicamente dalle aziende per stimolare l’allontanamento dal lavoro di soggetti ritenuti scomodi. • Emozionale, quando si scatena tra singole persone: tra “capo” e collaboratore (“bossing”) o tra colleghi (“mobbing orizzontale”). • Senza intenzionalità dichiarata.

Lavoro notturno e turni

Nell’ambito dell’organizzazione aziendale può essere un’esigenza corrente la continuità produttiva per l’intero arco delle 24 ore della giornata e dei 365 dell’anno. Per permettere lo svolgimento a rotazione e distribuire in modo omogeneo l’attività che il lavoro continuativo comporta nell’Impresa può imporsi, quindi, la necessità di ricorrere al lavoro organizzato in turni (ad esempio, mattino, pomeriggio e notte) che può comportare, a carico dei lavoratori coinvolti, una costante modifica dei ritmi fisiologici legati al sonno ed alla veglia, dei cicli di alimentazione e delle attività sociali extralavorative, ovvero ad una serie di fattori di “stress negativo”. Gli


aspetti influenzati da tale organizzazione del lavoro sono schematicamente i seguenti: 1) alterazione del “ciclo circadiano”, ovvero della normale ritmicità delle funzioni biologiche (sonnoveglia, ovvero attività-riposo rispetto al fisiologico sincronismo luce-buio, ovvero giorno-notte); 2) spostamento dei ritmi delle varie funzioni fisiologiche (“desincronizzazione” dei ritmi biologici); 3) stress da adattamento all’orario mutante; 4) fatica, sensazione di spossatezza generale, sensazione di minore efficienza fisica e di maggiore irritabilità; 5) rischio di emarginazione sociale; 6) problemi del sonno; 7) problemi alimentari; 8) abuso di bevande stimolanti (caffè, tè) e di tabacco; 9) malattie dell’apparato digerente; 10) disturbi psichici (ansia, depressione) e neurologici (insonnia, fatica cronica); 11) malattie cardiovascolari; 12) abuso di farmaci.

Solitudine

Nell’ambito dell’organizzazione aziendale e/o per esigenze dettate dal lay-out dell’Impresa (ad esempio le elevate dimensioni dello stabilimento) può essere inevitabile che parte del personale venga a trovarsi in situazioni di solitudine (anche non necessariamente durante il periodo notturno), ovvero senza nessun contatto diretto con altri lavoratori, con tutte le implicanze negative del caso. Per il personale addetto, infine, che svolge attività in cui sia possibile trovarsi in situazioni di solitudine quali, ad esempio, addetti alla vigilanza, alla manutenzione, alla gestione o al controllo, potrebbe avere luogo, in caso di malore o di incidente/infortunio, l’oggettiva difficoltà o impossibilità, per il lavoratore coinvolto, di

allertare i soccorsi e di indicare la propria posizione precisa nell’impianto o altre importanti informazioni, indispensabili per permettere ai soccorsi (esterni o interni) di raggiungere l’infortunato o, addirittura, di accedere all’interno del luogo dove è necessario l’intervento. In conclusione, non essendo vietato, il lavoro in solitudine è comunque da considerare un rischio aggiuntivo rispetto a quelli normalmente presenti in Azienda.

Occorre migliorare le condizioni di lavoro per evitare pericolose ricadute sulla salute dei dipendenti Risulta evidente la necessità che il personale coinvolto venga informato, formato ed addestrato a non effettuare azioni incompatibili con la situazione di solitudine, utilizzare e mantenere efficienti i sistemi di comunicazione con l’interno e con l’esterno, essere in grado di dare indicazioni precise e dettagliate ai soccorsi, ovviamente saper gestire le procedure di emergenza, antincendio e di pronto soccorso.

Mix

Caratteristica di tale amplia tipologia di rischi è quella di sommarsi sinergicamente ad altri fattori, soggettivamente avvertibili dai singoli lavoratori, presenti nei luoghi di lavoro, quali, ad esempio: rumore eccessivo, sbalzi di temperatura, difficili relazioni interpersonali, movimentazione manuale dei carichi, posture incongrue,

scomode, fisse o stancanti e affidabilità, idoneità e manutenzione delle attrezzature di lavoro.

Terapia

Se avete letto fin qui attentamente, si capirà intuitivamente come la vera terapia deve essere attuata migliorando l’organizzazione del lavoro, ragion per cui tutte le condizioni indicate debbono essere valutate attentamente dall’Azienda in quanto possono essere anche causa di infortuni, disturbi o patologie da “disadattamento lavorativo”, inteso, quest’ultimo, come cessazione del normale adattamento dell’individuo, a livello biopsichico, ad un mutamento di condizioni ambientali. È dunque importante individuare un percorso, un colloquio clinico, che attraverso l’utilizzazione di strumenti di psicodiagnostica e l’analisi della memoria narrativa lavorativa del soggetto, permetta un inquadramento più articolato e completo del disagio lavorativo e del vissuto soggettivo ad esso legato. Una strada indispensabile per ottenere informazioni utili tanto sul piano diagnostico e medico-legale che su quello della programmazione di forme di trattamento e prevenzione del rischio psicosociale in ambito lavorativo. Quanto alla terapia farmacologica, anche in questo caso è palese che nessun psicofarmaco è in grado di agire sulle cause di uno stato di malessere o sofferenza psichica, ma esclusivamente sui sintomi attraverso i quali si manifestano le diverse forme di disagio psicologico. Per esempio se il disagio lavorativo comporta disturbi del sonno, possono essere prescritti dal medico curante o dallo psichiatra, farmaci ipnoinducenti o benzodiazepine. Ma finché non sarà rimossa la causa scatenante anche questo disturbo rischia di perpetuarsi senza soluzione. n

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Alla scoperta degli antiossidanti Sono presenti in molti alimenti, contrastano i radicali liberi e aiutano a invecchiare meglio ed evitare pericolose malattie degenerative di Filippo Tini

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ORAC è un acronimo che forse

non tutti avranno ancora imparato a conoscere, ma che ci può aiutare per una sana e corretta

alimentazione. Sta per “Oxygen Radicals Absorbance Capacity”, ovvero capacità di assorbimento dei radicali dell’ossigeno. Questa

valutazione del potere antiossidante degli alimenti è stata effettuata dal Dipartimento dell’Agricoltura statunitense attraverso

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uno specifico test che ha classificato gli alimenti in una scala da più a meno antiossidante, stilando di fatto un elenco di cibi buoni non solo da mangiare, ma anche per la salute. Tutti gli studi più recenti su malattie e invecchiamento additano tra le cause di rischio maggiori la presenza di ossidazione e conseguente produzione di radicali liberi. Questi sarebbero responsabili di un aumentato rischio di cancro, malattie degenerative (Parkinson, Alzheimer e Sclerosi Laterale Amiotrofica), immunitarie e danni al DNA. Per scendere nel dettaglio, diremo che le ossidazioni cellulari sono delle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo milioni di volte in milioni di cellule e rappresentano il prodotto finale di una degradazione, che porta alla formazione di radicali liberi, cioè di quei prodotti di “scarto” che si formano all’interno delle cellule quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (ossidazione). Dal punto di vista biochimico, i radicali liberi sono molecole instabili in quanto possiedono un solo elettrone invece di due. Durante il metabolismo cellulare, i radicali liberi prodotti vengono trasformati in perossido di idrogeno (acqua ossigenata), dannoso per le cellule. Una volta formati, i radicali liberi possono essere resi inattivi dagli antiossidanti che, fornendo l’elettrone mancante, permettono agli enzimi cellulari di tamponare la loro azione dannosa. L’azione distruttiva dei radicali liberi si evidenzia in particolare nel precoce invecchiamento delle

cellule e nell’insorgenza di gravi patologie. L’organismo umano si difende dai radicali liberi producendo antiossidanti endogeni, ma, oltre un certo limite, è necessario un apporto esterno di queste sostanze. È doveroso ricordare che i radicali liberi non si formano solo per cause alimentari, ma anche da fattori come una prolungata esposizione ai raggi UV, il vizio del fumo e l’inquinamento atmosferico. Per contrastare la loro azione, dunque, l’organismo si serve di queste molecole “sentinella” che li catturano e li neutralizzano. Gli antiossidanti, secondo l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione CNR, si possono dividere in: sistemi enzimatici, antiossidanti endogeni prodotti dal nostro metabolismo (glutatione, ubichinolo, acido urico) ed antiossidanti di origine alimentare (oligoelementi, vitamine C, E, carotenoidi, flavonoidi).

Quantità e cibi

Una corretta alimentazione dovrebbe prevedere l’assunzione di circa 5000 ORAC quotidiane. Tra gli alimenti con maggiore potere antiossidante troviamo: le prugne secche (5770 unità/100 gr), seguite da uvetta (2830), mirtilli (2400), more (2036), cavoli (1770), fragole (1540), spinaci (1260) e lamponi (1220). Nella tabella della pagina seguente trovate la classifica completa. Qui possiamo chiarire meglio, in linea generale, che le più importanti sostanze antiossidanti sono contenute nei pigmenti vegetali (polifenoli, bioflavonoidi), nelle vitamine (C, E, e betacaroteni, i precursori dalla vitamina A), nei

micronutrienti (selenio, rame, zinco, glutatione, coenzima Q10). Ogni antiossidante ha un’azione limitata a uno o due specifici radicali liberi, perciò solo un’alimentazione equilibrata e abbondante può svolgere un’efficace azione antiossidante. I polifenoli hanno proprietà antinfiammatorie e antivirali. Proteggono dalla cardiopatia ischemica (malattie delle coronarie, infarto) e hanno un’azione antitumorale. Sono contenuti nella frutta e verdura colorate e nei prodotti naturali da essi derivati: cavolo, carota, zucca, spinaci, peperoni, lattuga, ecc. I bioflavonoidi sono contenuti nei mirtilli, lamponi, more, ciliegie, prugne, albicocche, meloni, mele, cachi, arance uva nera. Nei mirtilli sono contenute anche le antocianine, che hanno un’azione protettiva verso i capillari e la retina. L’uva nera è ricca anche di resveratrolo, principio attivo dotato di azione anticolesterolemica, azione svolta anche dal vino rosso. Le foglie del tè, soprattutto verde sono molto ricche di flavonoidi. La vitamina C è contenuta soprattutto negli agrumi, ma non viene accumulata dall’organismo, pertanto i pasti principali dovrebbero garantirne un apporto giornaliero costante. La vitamina E, conosciuta in passato per le proprietà di antisterilità, ha un’efficace azione protettiva nei confronti delle membrane cellulari e dei globuli rossi. Vitamina A: i suoi precursori sono i carotenoidi (betacarotene, licopene, luteina, ecc.), un gruppo di pigmenti colorati (frutta e verdura) e il retinolo che si trova nelle carni degli animali erbivori.


Un cenno va fatto anche alla melatonina, sostanza soggetta all’esaltazione e alla denigrazione tipiche delle sostanze “alla moda”, che ha un’azione simile alla vitamina E. Chiudiamo con alcuni consigli per quanto riguarda le quantità. Un pasto equilibrato dovrebbe prevedere verdura a volontà (anche 3-400 grammi abbinata a cibi proteici) e una buona quantità di frutta (200-250 grammi), meglio se cruda. Per chi conduce uno

stile di vita attivo, la scelta degli alimenti risulta ancor più di fondamentale importanza, per i suoi effetti sul nostro fisico e sul sistema nervoso in particolare. Recenti studi scientifici documentano gli effetti benefici di abbondanti assunzioni di vegetali e porzioni medie di cibi di origine animale, in particolar modo le carni. Queste prese in quantità eccessive e per il loro contenuto in amine, producono una certa energia, cioè una “carica” interna

all’organismo e una maggiore eccitazione del sistema neurovegetativo. Anche il nostro comportamento dopo l’ingestione di alcuni alimenti o bevande può variare. L’alcol etilico rende euforici e disinibiti, il latte preso alla sera ha un effetto rilassante, e alcuni frutti (specie quelli aciduli, come gli agrumi) oltre che di vitamine A, C e di acidi organici, sono ricchi in bromo, un minerale che agisce con azione sedativa sul sistema nervoso.

La hit parade degli antiossidanti 6.

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...gli altri alimenti Peperone 1 = 530 unità Kiwi 1 = 460 unità Patata americana 1 = 450 unità Fagiolini cotti 100 gr = 400 unità Cavolfiore cotto 100 gr = 400 unità Uvetta nera 1 cucchiaio = 400 unità Cipolla 1 = 360 unità Uva bianca 1 grappolo = 360 unità Melanzana 1 = 330 unità Mela 1 = 300 unità Pesca 1 = 250 unità Banana 1 = 225 unità Pera 1 = 220 unità Melone 3 fette = 200 unità Albicocche 3 = 170 unità Pomodori 1 = 120 unità Fonte: Dipartimento Agricoltura Usa n

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INSERTO GOLD APRILE 2016

Quando assumi un farmaco, ti assumi un impegno: fallo correttamente! Può sembrare un’affermazione banale, ma in realtà l’aderenza alla terapia è soprattutto un’assunzione di responsabilità. Per aderenza alla terapia si intende il conformarsi del paziente alle raccomandazioni del medico riguardo ai tempi, alle dosi e alla frequenza nell’assunzione del farmaco per l’intero ciclo di terapia. La scarsa aderenza alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, rappresentando un danno sia per i pazienti che per il sistema sanitario e per la società. Certo è che i farmaci non possono sostituirsi a corrette abitudini alimentari e di vita, ma è altrettanto vero che, quando prescritti, interferiscono con il nostro stile di vita, inteso come quotidianità scandita dalle fasi di veglia, sonno, colazione, pranzo e cena, che si trovano di colpo a convivere con un “orologio” che recita “ogni sei ore”, anziché “ogni 12 ore”, prima, dopo, durante, lontano dai pasti... Capita spesso a noi farmacisti di compilare un pro-memoria scritto con l’elenco dei farmaci e la relativa modalità e tempi di assunzione, riepilogando ciò che recita la ricetta, e non manca mai il consiglio di far partecipare i componenti della famiglia al rispetto dell’aderenza, soprattutto nel caso di anziani politrattati. Il nostro impegno nell’aiutare i cittadini ad essere protagonisti della propria salute, si tradurrà nel corso dell’anno in attività volte a migliorare l’aderenza alla terapia, attraverso questionari e momenti di educazione, per promuovere la conoscenza e la cultura sul farmaco, aumentare la consapevolezza della propria malattia e incentivare lo sviluppo di comportamenti responsabili. Per noi farmacisti Valore Salute, a cui la vita quotidiana offre infinite occasioni di agire sullo stato di salute degli atri, è un assunzione di responsabilità che siamo felici di condividere con i nostri pazienti. a cura dei farmacisti Valore Salute


Le regole dei farmaci Una cura si può definire appropriata se è stata ben calibrata, ma soprattutto se il paziente vi aderisce perfettamente, seguendo le prescrizioni mediche. In molti casi, invece, succede il contrario e le controindicazioni possono essere davvero pericolose a cura della redazione e del team medico di Optima Salute

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Quando si parla di aderenza del paziente nei con-

fronti della terapia prescritta, di scarsa coscienza nel “prendere� le medicine, secondo dosaggi e frequen-

ze ben definite, si potrebbe banalmente pensare solo agli anziani, che per il naturale evolversi della vita umana, con tutte le sue patologie (dalla demenza se-


nile all’Alzheimer) sono in prima fila tra coloro che alzano la media di chi non segue un percorso terapeutico lineare. Ma come vedremo questo problema non è ad esclusivo carico della popolazione più debole e indifesa, ma anche di altre categorie insospettabili. Un esempio per tutti? Chi tende a curarsi da solo, inseguendo il web e le sensazioni personali, che decide quando e come smettere una terapia o una cura: dal banale antibiotico agli antiipertensivi. Ma come potremmo ben definire una cura “appropriata”? L’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, sintetizza così: “L’adeguatezza delle misure messe in pratica per trattare una malattia, risultato della convergenza di diversi aspetti: quelli relativi alla salute del malato e quelli concernenti un corretto impiego delle risorse”; o, in altri termini concreti “il coinvolgimento attivo, volontario e collaborativo del paziente, finalizzato a produrre un risultato terapeutico”. Gli inciampi nei quali si cade hanno tutti un denominatore comune, che - ad eccezione degli anziani di cui sopra - si chiama superficialità. Si passa dunque da chi cessa di curarsi “perché ormai si sente bene” (ma, per esempio, un colesterolo alto pur essendo asintomatico può determinare infarti o ictus), a chi ritiene la cura inutile ed a tutto pensa meno che a consultarsi col proprio medico (“la pressione non si abbassa, queste medicine non funzionano”) oppure, peggio ancora, chi pensa a possibili interiezioni tra varie terapie e decide da solo cosa tagliare o ridurre. “La scarsa aderenza alle prescrizioni del medico spiega chiaramente l’Aifa - è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è as-

sociata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, rappresentando un danno sia per i pazienti che per il sistema sanitario e per la società. Maggior aderenza significa, infatti, minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie. Com’è ormai noto, la popolazione anziana è quella più a rischio sotto il profilo dell’aderenza alle terapie, specie in compresenza di più patologie. L’Italia è al secondo posto in Europa per indice di vecchiaia, con intuibili conseguenze sull’assistenza sanitaria a causa del numero elevato dei malati cronici”.

La popolazione anziana è quella più a rischio sotto il profilo dell’aderenza alle terapie, specie in compresenza di più patologie Su questo annoso problema fa luce con chiarezza il quadro emerso dal rapporto OsMed (Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali) 2015 per alcune aree terapeutiche. L’analisi dei dati provenienti dalla Medicina Generale, per esempio, mostra che in Italia il 28,3% della popolazione assistibile risulta affetto da ipertensione, patologia maggiore tra le donne (29,0%) rispetto agli uomini (27,6%) e cresce all’aumentare dell’età, raggiungendo il 66,6% tra gli ultra 75enni. L’analisi, però, mostra che il trattamento antipertensivo viene assunto con continuità in poco più della metà dei pazienti (55,5%). Ed è solo un aspetto del problema “adeguatezza della cura”.


Che cosa si può fare per mettere un freno? Diverse possono essere le strategie da attuare per migliorare l’uso sicuro ed efficace dei farmaci, cominciando dall’aderenza alle prescrizioni, ma la ricerca in questo ambito non fornisce evidenze tali da distinguere in modo convincente quali siano efficaci e quali no. Per dire: una persona adulta e in possesso di tutte le facoltà mentali può giovarsi di molti utili strumenti. Dalla semplice prescrizione appiccicata sulla porta del frigo alle app per il cellulare, fino alle confezioni pro-memoria dove inserire i medicinali a seconda dell’ora e del giorno di assunzione (ne esistono manuali o dotati di segnali di alert elettronici). Tutti strumenti che invece non hanno quasi nessun effetto utile nell’anziano in età avanzata o con problemi di demenza senile.

Gli antibiotici non curano le malattie stagionali come raffreddore e influenza che hanno per oltre l’80% causa virale e non batterica Un fattore molto importante, nella maggioranza dei casi, è costituito dall’esatta comprensione delle ragioni per cui un dato farmaco è importante per il benessere del paziente e dal rapporto che si instaura col medico, che dovrà valutare, per esempio, la eventuale complessità del regime terapeutico in presenza di più farmaci, cercando di raggrupparli il più possibile. L’ideale sarebbe concentrarli in una sola volta al giorno, ma questo non è sempre possibile. Di sicuro è statisticamente certo che più farmaci vengono prescritti a un paziente, maggiore è la probabilità di non conformità, soprattutto se si

tratta di un anziano con capacità visive o funzione cognitiva ridotte. Secondo una ricerca statunitense, il tasso medio di aderenza per i pazienti i che assumono un farmaco una volta al giorno è dell’80%, ma il dato diminuisce rapidamente se ai pazienti vengono prescritti più farmaci o se li devono assumere più di una volta al giorno; ad esempio, l’aderenza è solo il 50% per i farmaci che devono essere assunti 4 volte al giorno. Entrando ancor più nel dettaglio vediamo i consigli utili per alcune tipologie di farmaci tra i più comuni.

Antibiotici Vanno usati solo quando necessario, dietro prescrizione medica, osservando scrupolosamente dosi e durata della terapia, di solito un ciclo completo da non interrompere per nessun motivo. Ricordarsi che gli antibiotici non curano le malattie virali, come le patologie stagionali quali raffreddore e influenza che hanno per oltre l’80% dei casi una causa virale e non batterica. Altre affezioni virali dell’apparato respiratorio vanno attentamente valutate dal medico caso per caso. Usare bene gli antibiotici è anche una precisa responsabilità del singolo nei confronti della propria salute ed una responsabilità collettiva, poiché favorire lo sviluppo dell’antibioticoresistenza, attraverso un uso improprio degli antibiotici, mette a rischio la salute di tutti. Gli indicatori di appropriatezza sugli antibiotici ad ampio spettro hanno evidenziato purtroppo che vi è stata una prevalenza d’uso per influenza, raffreddore comune e laringotracheite acuta pari al 40,1%.

Antiipertensivi È importante assumere regolarmente i farmaci prescritti, anche quando non si avverte alcun disturbo. Interrompere il trattamento di propria iniziativa po-


trebbe provocare improvvisi e pericolosi aumenti di pressione, per cui occorre avere sempre una scorta di farmaci adeguata che consenta di superare una eventuale assenza del proprio medico o difficoltà di reperimento. Dopo l’inizio della terapia, è molto importante segnalare al medico i problemi e i disturbi causati dal trattamento in modo che la scelta del farmaco sia, per quanto possibile, personalizzata ed eventualmente modificata sulla base delle esigenze del paziente. È altresì importante ricordare che i farmaci non curano le cause dell’ipertensione ma servono a riportare la pressione elevata entro limiti di normalità ed a tenerla sotto controllo.

Diuretici Sono deputati a favorire l’eliminazione di acqua e sodio attraverso i reni: aumentando la produzione di urina si produce una riduzione del volume di liquido circolante nel sistema cardiovascolare e una conseguente diminuzione della pressione arteriosa I diuretici vanno assunti preferibilmente al mattino: se vengono presi di sera o nel tardo pomeriggio, possono indurre il bisogno di urinare durante la notte costringendo il paziente ad alzarsi più volte con conseguenti disturbi del sonno. L’assunzione dopo colazione riduce i possibili disturbi di stomaco. Essendo molte le controindicazione e le interiezioni con altri farmaci ed alimenti, l’uso dei diuretici, pur importantissimo, deve essere rigorosamente seguito dal medico, che va informato tempestivamente di ogni possibile problema (senso di stanchezza, mal di stomaco, nausea, diarrea, senso di vertigine e di testa vuota).

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Utile e pratico: il portapillole con timer

Un utilissimo strumento per poter seguire una terapia il più possibile aderente alla prescrizione medica è il pratico e utile portapillole tascabile, dotato di timer, che suona e avvisa quando è il momento di assumere il farmaco. Molto apprezzati dai pazienti sia il doppio spazio per dividere le pillole dalle compresse, sia il conto alla rovescia che parte da 19 ore e 59 minuti. In farmacia si possono trovare anche portapillole con 7 scomparti, uno per ogni giorno della settimana, nei quali predisporre ordinatamente ed in sequenza le medicine da prendere.

Gli antiipertensivi tengono la pressione sotto controllo ma non curano le cause

Anticoagulanti Categoria di farmaci in grado di modificare la capacità di coagulare del sangue, riducendo il rischio della formazione di trombi in pazienti che, per la loro malattia, corrono questo rischio. La terapia serve dunque a mantenere il sangue più fluido così da ridurre il rischio di formazione di trombi e coaguli all’interno dei vasi sanguigni (vene e arterie). Non possono essere somministrati a dosi fisse come

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avviene invece per altri farmaci, ed ogni paziente richiede una dose personalizzata per raggiungere il livello di anticoagulazione adeguato, perché se da un lato prevengono la formazione di trombi dall’altro espongono l’individuo ad un aumentato rischio di emorragia. Solitamente si assumono una volta al giorno, meglio se lontano dai pasti, nelle ore centrali del pomeriggio o la sera prima di andare a letto. È comunque consigliabile prendere il farmaco sempre alla stessa ora e registrare con attenzione le dosi assunte in un diario per ridurre le possibilità di errore, che sono maggiori in quanto la dose spesso viene modificata, dopo aver effettuato il test INR (tempo di coagulazione) che all’inizio della terapia si effettua anche 2-3 volte la settimana.

Quasi il 50% dei pazienti in trattamento con antidepressivi sospende la terapia nei primi tre mesi

Antidiabetici Parliamo di insulina e di antidiabetici orali, che possono essere assunti solo dietro prescrizione medica, farmaci che aiutano a mantenere i livelli di glicemia (glucosio nel sangue) nella norma e ad alleviare i sintomi del diabete, come sete, poliuria (minzione abbondante e frequente), perdita di peso e chetoacidosi. La terapia va ovviamente seguita sotto controllo medico: se si dovessero verificare problemi gastrici, per esempio, basta assumere gli antidiabetici orali con il cibo. Il loro utilizzo deve inoltre essere abbinato a un regolare controllo della glicemia, a una dieta appropriata e a un’attività fisica costante.

Antidepressivi Le linee guida ministeriali raccomandano un trattamento di almeno 6 mesi nei pazienti affetti da depressione, in virtù dell’alto rischio di recidiva a cui si attribuisce gran parte dei costi economici e sociali della depressione. Precedenti studi osservazionali hanno tuttavia dimostrato che quasi il 50% dei pazienti in trattamento con antidepressivi sospende la terapia nei primi tre mesi di terapia e oltre il 70% nei primi 6 mesi.


La risposta del paziente (completa, parziale o del tutto insoddisfacente) dipende certamente dalla gravità o tipologia della patologia, ma anche dall’eventuale scarsa collaborazione col professionista. In ogni caso, la sospensione brusca deve essere evitata, specialmente se si stanno assumendo gli psicofarmaci da molto tempo. Sarà lo psichiatra a consigliare una graduale riduzione a scalare utile ad evitare la comparsa di reazioni da sospensione.

Malattie Cardiovascolari Le malattie cardiovascolari rappresentano in Europa la maggiore causa di decesso: il 43% sono uomini e il 55% donne. In Italia l’onere finanziario dovuto ai costi sanitari, alla produttività persa e alle cure informali equivale ad un costo pro capite di 235 euro

all’anno, pari a circa il 10% della spesa sanitaria complessiva nazionale. Tuttora si stima che circa l’80% degli eventi cardiovascolari che insorgono prima dei 75 anni è prevenibile. L’identificazione dei soggetti ad elevato rischio cardiovascolare rappresenta pertanto uno degli obiettivi principali della prevenzione e costituisce la premessa necessaria per poter ridurre i fattori di rischio sui quali è possibile intervenire, dal cambiamento dello stile di vita all’intervento farmacologico. L’analisi dell’OsMed ha mostrato che l’aderenza al trattamento con farmaci per l’ipertensione e lo scompenso cardiaco risulta pari al 58,8% del totale dei pazienti ipertesi trattati nel 2011. La non-aderenza alla terapia farmacologica esercita un duplice effetto sui costi sanitari, sia come conseguenza del costo di una prescrizione non efficace, sia in relazione ad una mancata riduzione dell’incidenza di eventi cardiovascolari.

Nontiscordardime “Nontiscordardime” è un pro-memoria efficace ed efficiente, un blister che il vostro farmacista vi metterà a disposizione, completo di medicine, suddivise per giorno, fascia oraria e appuntamenti-standard (colazione,

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pranzo, cena, sera). Si tratta a tutti gli effetti di un pratico astuccio che si apre e chiude facilmente, predisposto per agevolare la corretta somministrazione dei farmaci, con all’esterno le informazioni stilate dal farmacista preparatore ed i consigli di base (scadenza delle medicine, avvertenze in caso di interazione con altri farmaci, eventuali disturbi, cambi di terapia). All’interno, oltre alle pastiglie e/o compresse suddivise secondo prescrizione, anche le indicazioni terapeutiche ed una scheda il più possibile chiara ed esauriente del contenuto dell’astuccio con il colore del farmaco, la posologia, eventuali osservazioni e raccomandazioni importanti (conservare le medicine in un luogo secco, evitando luce diretta. Mantenere lontano dalla presenza dei bambini).



Dossier 162

Osteoporosi: parola d’ordine prevenzione

È una vera e propria malattia sociale che colpisce 5 milioni di persone, in maggioranza donne. Come difendersi con terapie, alimentazione e diminuzione dei fattori di rischio a cura di Benedetta Ceccarini e Francesca Aquino

s

L’osteoporosi è una malattia definita sociale, un ne-

mico silenzioso che lavora nell’ombra e colpisce soprattutto le donne. Per definizione si tratta di una pa-

tologia caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione quali-quantitativa dell’architettura scheletrica.

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Dossier Si definisce “osteoporosi primaria” la forma che compare dopo la menopausa o con l’avanzare dell’età (senile), per distinguerla dalle forme secondarie (iperparatiroidismo primario, osteoporosi da farmaci, da glucorticoidi o da trapianto d’organo). Secondo recenti stime, nel mondo ogni 3 secondi si verifica una frattura da fragilità osteoporotica a carico di femore, polso e vertebre, dati che ci portano a somme eclatanti: circa 25 mila fratture al giorno, 9 milioni all’anno. Dati preoccupanti, destinati tuttavia a crescere, ipotizzando che entro il 2050 il numero delle sole fratture di femore salirà dagli attuali 1,6 milioni annui ad un numero compreso fra 4,5 e 6,3 milioni. Malattia a prevalenza femminile, dicevamo, visto che

colpisce il 33% delle donne tra i 60 e i 70 anni di età, il 66% di ultra 80enni, contro il 20% degli uomini. Solo in Italia il 25% delle donne di età superiore ai 40 anni ed il 17% degli uomini di età superiore ai 60 anni ne è affetto. La forma più comune di osteoporosi maschile è associata a ipogonadismo (produzione insufficiente di ormoni da parte delle ghiandole sessuali), alcolismo, mieloma multiplo, iperparatiroidismo, malassorbimento ed uso di corticosteroidi. Per concludere con le cifre, diremo che nonostante colpisca quasi 5 milioni di italiani (dei quali 3.600.0000 donne) sono molti ancora i lati oscuri da illuminare. Cercheremo in questo dossier di darvi i consigli giusti, soprattutto nel campo della prevenzione, che anche in questo caso, è la miglior cura di ogni malattia.

La prima diagnosi parte dalla densitometria L’osteoporosi si manifesta inizialmente con una diminuzione della quota di calcio nella massa ossea, soprattutto nelle vertebre dorso-lombari, nel polso e nel femore. Con l’evoluzione del processo è possibile incorrere in fratture definite patologiche (perché provocate da un trauma di lieve entità). Non è facile, almeno allo stadio iniziale, individuare i sintomi della malattia, che non provocando quasi mai gravi disagi, induce il paziente a rivolgersi al medico solo qualora si verifichi una complicanza, come ad esempio una frattura. Il metodo diagnostico per eccellenza è la densitometria, consistente nella misurazione della massa ossea, che peraltro comporta un’esposizione minima alle radiazioni. In pratica un fascio di raggi X con due diversi picchi energetici attraversa l’osso e i tessuti molli. Un picco energetico viene assorbito dall’osso, l’altro dai tessuti molli. Il contenuto minerale osseo viene determinato in base alla riduzione di intensità del fascio, sottraendo matematicamente la componente legata al tessuto molle. Le macchine moderne consentono una maggiore definizione dell’immagine e una minore durata dell’esame. In particolari casi sono utili esami di laboratorio, e talvolta si può fare una diagnosi di tipo istologico (biopsia della cresta iliaca). È bene eseguire una densitometria ossea nelle donne oltre i 65 anni; in quelle di età inferiore, e negli uomini, tale indagine va riservata ai casi di menopausa precoce (prima dei 45 anni), magrezza eccessiva, uso di farmaci che possono causare riduzione della massa ossea, condizioni morbose potenzialmente pericolose, ecc. Successivamente alla diagnosi, sarà necessario effettuare un follow-up, per valutare l’efficacia della terapia. La densitometria andrebbe ripe-

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tuta ogni 2 anni nei soggetti a rischio.

Terapia

Il trattamento di tipo farmacologico ha come fine ultimo la riduzione del rischio di fratture ed è giustificabile nel caso in cui il rischio a 10 anni superi il 20-30%. Esistono molti farmaci che integrati con il giusto apporto di calcio e vitamina D si sono dimostrati efficaci nell’inibire il riassorbimento osseo. Appartengono per lo più alla classe dei bifosfonati (principalmente alendronato, risedronato, ibandronato, clodronato, ecc.). Abbiamo poi gli osteoformativi, che favoriscono la formazione ossea, indicati nei casi di osteoporosi più grave o di insuccesso degli altri farmaci. I DABA (Dual action bone agents), rappresentati principalmente dal ranelato di stronzio, hanno dato risultati molto promettenti grazie alla doppia azione sul metabolismo osseo: stimolano la produzione e riducono il riassorbimento dell’osso. Sono stati notati effetti positivi anche con terapie a base di: diuretici tiazidici (trattengono il calcio altrimenti eliminato con le urine) e anti-infiammatori non steroidei (FANS, come paracetamolo, acido acetilsalicilico e nimesulide). Un discorso a parte va fatto per la Terapia Ormonale Sostitutiva, che consiste nella somministrazione di estrogeni (con o senza associazione progestinica) per ridurre il rischio di fratture. Tale terapia non è indicata nella maggior parte dei casi, in quanto i rischi (carcinoma della mammella, ictus, cardiopatia ischemica, ed eventi trombo-embombolici) sono maggiori dei benefici. La TOS può essere utile per le donne in menopausa non oltre i 55 anni di età che soffrono di sindrome climaterica (transizione dalla vita riproduttiva alla menopausa).



Tutti i fattori di rischio: menopausa, alcol, fumo & C. Possono essere molteplici le cause scatenanti dell’osteoporosi. Fattori di rischio che il Ministero della Salute raggruppa in quattro categorie:

malattie infiammatorie croniche intestinali (celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa), anoressia nervosa, ipertiroidismo.

1) Anagrafici, genetici, costituzionali Età avanzata, sesso femminile, costituzione minuta, familiarità per osteoporosi o fratture da fragilità ossea, razza bianca o asiatica.

3) Ambientali e comportamentali Dieta povera di calcio, troppo ricca di proteine e/o di fibre non digeribili (cibi integrali), carenza di vitamina D, vita sedentaria, eccesso di fumo, alcol, caffeina. Abuso di lassativi.

2) Alterazioni ormonali Menopausa precoce (prima dei 45 4) Uso di farmaci anni, anche chirurgica), periodi pro- Corticosteroidi, anticoagulanti, antielungati di amenorrea (più di 1 anno), pilettici.

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Dossier

Fratture del femore, pericolo per gli anziani di Giuseppe Rinonapoli, ortopedico

Le fratture tipiche da osteoporosi sono quelle del collo del femore, vertebrali, del collo dell’omero e del polso, ma anche altre fratture possono però essere favorite da questa patologia. In tutto il mondo il problema dell’osteoporosi è spaventosamente sottovalutato, tanto che molto spesso non solo non viene trattata con la terapia opportuna, ma non viene neanche diagnosticata! E questo è grave, perché, per esempio, la frattura di un femore in un anziano, non solo comporta un elevato rischio di disabilità dopo l’intervento chirurgico (incapacità di camminare come prima della frattura), ma un rischio anche di vita. Fra i soggetti operati di frattura del femore prossimale (tipica dell’osteoporosi), nel 20% dei casi permane una disabilità permanente alla deambulazione, e solo il 30-40% riacquista un’autonomia paragonabile a quella prima della frattura. Si è calcolato che la mortalità annua per una frattura del femore da osteoporosi (dovuta alle complicanze che tale frattura può provocare, specie nelle persone anziane) è superiore a quella per cancro del pancreas e dello stomaco. Il 5% dei pazienti affetti da frattura osteoporotica del femore muore nel primo mese dalla frattura, nel 1525% dei casi entro il primo anno dopo la frattura.

Una frattura da osteoporosi comporta un aumento del rischio di nuova frattura dell’86%. Il 5-10% dei pazienti con frattura del femore prossimale, si rifrattura in un intervallo medio di 3.3 anni. Tutti i soggetti sopra i 60 anni e le donne dopo la menopausa dovrebbero sottoporsi a mineralometria ossea (M.O.C.) per valutare se sono affetti da osteoporosi. Normalmente le donne, quando raggiungono l’età della menopausa, vengono seguite dal ginecologo, che dovrebbe prescriverle un’adeguata terapia per l’osteoporosi, viste le importanti modificazioni ormonali che si instaurano in tale periodo. Ma non è l’unico periodo in cui la paziente deve essere seguita. Il medico di famiglia in primis dovrebbe indicare alla paziente (ma anche al paziente uomo) quali devono essere gli esami a cui si deve sottoporre e quale deve essere l’eventuale terapia. È necessario sensibilizzare di più i medici e i pazienti su questo problema, molto diffuso e spesso non trattato. È stato calcolato che ben il 33% dei pazienti non riceve alcun trattamento dopo la diagnosi di osteoporosi, senza contare che la diagnosi viene fatta in meno del 50% dei casi. La corretta terapia dell’osteoporosi può ridurre fino addirittura al 50% il rischio di fratturarsi.

Check-up e consigli pratici casalinghi di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

L’osteoporosi, come sappiamo, è una patologia che riguarda l’organismo in generale, ma che colpisce specificamente l’osso, che perde la sua matrice, quindi la densità, e va incontro più facilmente a fratture. In definitiva la struttura interna dell’osso, costituita di fosfato di calcio, si impoverisce di questi due elementi e diventa più debole. L’osso è una struttura viva, in continuo rimodellamento grazie all’attività di due tipi di cellule, gli “osteoblasti”, che contribuiscono alla formazione, e gli “osteoclasti”, con effetto opposto, di riassorbimento della matrice ossea. Sappiamo che la menopausa (donna di 60 anni) riduce la produzione di estrogeni, che favoriscono la produzione di osteoblasti, perciò il tessuto osseo si indebolisce, così come l’inattività fisica protratta (caso limite: l’astronauta in orbita, senza forza di gravità) comporta un aumento del riassorbimento osseo, per la prevalenza dell’attività osteoclastica. Parimenti,

l’allettamento (anziano nella casa di riposo) si associa al rallentamento del fisiologico turn-over dell’osso (produzione alternata a riassorbimento), con conseguente aumento della possibilità di fratture. La frattura è, per definizione, un’interruzione della continuità dell’osso. È provocata da una causa scatenante, come un trauma, una caduta, insomma un evento che vince la normale resistenza dell’osso. Quando però la frattura viene provocata da un trauma minimo, si parla di frattura “patologica”, cioè causata da un meccanismo normalmente non in grado di provocare un danno simile. L’osteoporosi si associa molto spesso a fratture patologiche, che avvengono perciò per traumi non importanti, a volte per banali cadute. Esistono, come per tutte le patologie, fattori di rischio, in grado di aumentare la possibilità di sviluppare l’osteoporosi, distinti in modificabili e non. Tra questi ultimi il più importante è l’età, ed è evidente come l’aumento della vita media abbia am-

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plificato la possibilità di ammalarsi. Fare diagnosi di osteoporosi è oggi semplice, ma è sempre bene ricordare come la medicina moderna sia basata prevalentemente sulla prevenzione, più che sulla terapia, pertanto cerchiamo di fornire alcuni consigli, sia di tipo igienico sanitario che di modifica dello stile di vita, al fine di evitare ulteriori problemi a chi soffre di questa malattia. Dal nostro punto di vista è importante ricordare questi consigli. 1) L’attività fisica è fondamentale: va fatta per almeno 30’ al giorno, almeno 5 giorni la settimana. Dovrebbe essere di tipo aerobico, ma con l’accortezza di inserire anche esercizi con modesti sovraccarichi, per stimolare il tessuto muscolare e favorire l’attività degli osteoblasti. 2) L’alimentazione (vedi approfondimento specifico) deve privilegiare latte, latticini, proteine. Ideale, da questo punto di vista, il parmigiano, poco calorico, digeribile e ricco di calcio e magnesio. 3) È molto importante assumere vitamina D, secondo le modalità stabilite dal medico, per favorire l’assorbimento intestinale del calcio (che abbiamo visto è un costituente fondamentale della struttura dell’osso). 4) È bene tenere luci notturne o una torcia vicino al letto, nel corridoio della casa, in bagno ed in ogni altra stanza in cui si può aver bisogno di camminare di notte.

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5) I tappeti devono essere ben fissati al pavimento. 6) Non bisogna tenere fili elettrici sparsi per il pavimento. 7) Si devono salire le scale reggendosi fermamente alla ringhiera, assicurandosi anche che siano ben illuminate. 8) Non lasciare gli animali domestici camminare troppo vicini ai piedi. 9) Usare scarpe con tacco basso e largo, con suole di gomma antiscivolo. 10) Non cercare di spostare da soli mobili pesanti, o di aprire porte e finestre pesanti o bloccate. 11) Durante le attività domestiche bisogna aver cura di tenere la testa e le spalle indietro rispetto alle anche, per un maggior equilibrio. 12) Mantenere la schiena dritta mentre ci si piega sulle ginocchia e sulle gambe. 13) Quando si utilizza l’aspirapolvere o si rastrella il giardino, muoversi spostandosi avanti e indietro piuttosto che stare fermi sul posto. 14) Per chi è affetto da osteoporosi vertebrale evitare movimenti di flessione e cadute in verticale sul fondo schiena.



Dossier

Alla ricerca del calcio: latte, pesce e verdure Più che di diete, come ben sanno i nostri lettori, cerchiamo sempre di parlare di “regime alimentare”, di alimentazione equilibrata, soprattutto di una corretta conoscenza di cosa mangiamo. A partire dalla lettura delle etichette, passando per la pesatura del cibo. Perché spesso la differenza la fanno (in peggio) la troppa quantità finita nel piatto e (in meglio) la qualità, la scelta tra tutto ciò che troviamo in commercio. A questo assunto non si sottrae nemmeno la “dieta” più indicata per tamponare le problematiche indotte dall’osteoporosi, che dunque dovrà comprendere nella giusta dose tutti i tipi di cibi, che concorrono in buona misura alla salute delle nostre ossa, soprattutto nelle prime fasi della vita, quando si gettano le basi per il futuro e non sempre vengono soddisfatte le richieste quotidiane di calcio fatte dall’organismo. Il calcio, è bene ricordarlo, si trova principalmente nel cibo, in particolare nel latte e altri prodotti lattiero caseari come yogurt e formaggi, nel tofu, il cosiddetto “formaggio di soia”, nel pesce azzurro, nei polpi, nei calamari e nei gamberi, in molte verdure verdi come rucola, cime di rapa, broccoli, carciofi, cavolo riccio, spinaci e cardi. Tuttavia, il calcio delle verdure è molto meno assimilabile di quello dei latticini. Altre fonti importanti di calcio si trovano nella frutta secca (man-

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dorle, arachidi, pistacchi, noci, nocciole) per la quale vale il discorso fatto all’inizio: occhio alle quantità perché essendo molto calorica si potrebbero ottenere vantaggi da un lato e svantaggi dall’altro. Da non dimenticare i legumi come ceci, lenticchie, fagioli cannellini, borlotti e occhio nero. Adesso che sappiamo dove trovare il calcio utile alle nostre ossa, passiamo ai consigli - redatti dal Ministero della Salute - che contribuiscono alla sua efficace assimilazione. 1. Bevi ogni giorno almeno una tazza di latte (200ml), meglio se parzialmente scremato. 2. Fai ogni giorno uno spuntino ricco di calcio: uno yogurt naturale o alla frutta (125 gr) o un frullato di frutta e latte. 3. Bevi ogni giorno almeno 1,5 litri di acqua, meglio se ricca di calcio. 4. Consuma 1 porzione di formaggio alla settimana (100gr. di formaggio fresco come mozzarella, crescenza, quartirolo, ecc. o 60gr. di formaggio stagionato come grana, parmigiano, fontina, provolone, ecc.). 5. Mangia pesci ricchi di calcio 3 volte alla settimana (alici, calamari, polpi, crostacei o molluschi ecc.). 6. Evita l’assunzione di alimenti ricchi di calcio insieme ad alimenti ricchi di ossalati come spinaci,


rape, legumi, prezzemolo, pomodori, uva, caffè, tè perché queste sostanze ne impedirebbero l’assorbimento. Ad esempio abbinare formaggio e spinaci, significa sprecare una parte del calcio contenuta nel latticino. 7. Riduci l’uso del sale da cucina e di cibi ricchi di sodio (insaccati, dadi da brodo, alimenti in scatola o in salamoia): il sodio in eccesso fa aumentare la perdita di calcio con l’urina.

8. Evita di consumare un’elevata quantità di proteine perché aumentano l’eliminazione di calcio con le urine. 9. Non eccedere con gli alimenti integrali o ricchi di fibre perché un giusto apporto è salutare, ma possono ridurre l’assorbimento di calcio. 10. Limita gli alcolici perché diminuiscono l’assorbimento di calcio e riducono l’attività delle cellule che “costruiscono l’osso”.

Varietà in tavola Come alternare gli alimenti? Anche in questo caso ci aiutano le linee guida del Ministero della Salute. Eccole: 1) Il turn-over del “secondo” Variare molto gli alimenti, soprattutto i secondi piatti, consumando: • almeno 2-3 volte a settimana pesce fresco o surgelato; • non più di 1-2 volte a settimana affettati in preferenza prosciutto cotto, crudo, bresaola e speck privati del grasso, evitando possibilmente gli insaccati; • 2-3 volte a settimana le uova; • carni bianche; • almeno 2 porzioni di legumi alla settimana, in alternativa al secondo piatto; • cinque porzioni al giorno di verdura (cotta e cruda) e frutta. 2) Ridurre gli zuccheri semplici Fare attenzione in particolare a quelli presenti nelle bevande gassate dolci, che dovrebbero essere eliminate o assunte occasionalmente, limitare allo

stretto indispensabile l’uso di zucchero, miele, marmellate. Possono essere assunti sino a 2-3 quadretti di cioccolata fondente alla settimana. 3) Usare olio di oliva e/o extravergine Preferibilmente crudo nella quantità di circa 3 cucchiai al dì, tra cucina e condimento mentre non più di 5-10 g al giorno possono essere sostituiti da burro crudo. 4) Acqua e alcol Anche l’acqua, alcune acque mediominerali e le acque potabili ad alto contenuto in calcio, contribuiscono in maniera non trascurabile alla copertura del fabbisogno quotidiano di questo prezioso minerale. Privilegiare le acque con contenuto di calcio superiore ai 300 mg/lt. Evitare il vino o assumerlo solo in modeste quantità ai pasti (un bicchiere al giorno) e preferibilmente rosso. Evitare birra, aperitivi, alcolici e superalcolici.

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Livelli raccomandati di assunzione giornaliera di calcio A titolo esemplificativo, un litro di latte (anche totalmente scremato) contiene circa 1,2 grammi di calcio, mentre 80 grammi di grana/parmigiano (o 120 g di fontina, caciocavallo o provolone) ne contengono circa 1 grammo. È importante sottolineare che il latte parzialmente o totalmente scremato e lo yogurt magro contengono le stesse quantità di calcio dei prodotti “interi” se non di più. Il latte totalmente scremato, inoltre, è un’ottima fonte di calcio e di proteine e fornisce pochissime calorie. Alcune avvertenze importanti: nella donna durante il terzo trimestre di gravidanza e nell’allattamento, la quantità ottimale è di circa 1,5 grammi di calcio al giorno. Nelle donne in età post-menopausale, si consiglia un apporto di calcio da 1,2 a 1,5 grammi in assenza di terapia sostitutiva con estrogeni, invece in presenza di terapia sostitutiva con estrogeni, il fabbisogno è uguale a 1 grammo. ETÀ

GRAMMI/GIORNO

Lattanti < 1 anno

0,6

da 1 a 6 anni

0,8

da 7 a 10 anni

1

da 11 a 17 anni

1,2

da 18 a 29 anni

1

uomini da 30 a 59 anni

0,8

donne da 30 a 49 anni

0,8

uomini 60 + anni

1

donne 50 + anni

1,2-1,5

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Dove cercare (e trovare) la vitamina D Per soddisfare il fabbisogno di vitamina D è fondamentale l’esposizione alla luce solare, che la sintetizza a livello della pelle, grazie ai raggi ultravioletti (UVB). Stare all’aperto un’ora al giorno, con mani, braccia o viso scoperti, è sufficiente per una normale produzione di vitamina D. Negli anziani, che escono poco e sempre molto coperti, possono essere indicati supplementi di questa vitamina, che per molto tempo è stata associata solo alla formazione delle ossa, ma di fatto esercita la sua funzione benefica su tutto l’organismo. Per esempio l’apporto di vitamina D è ormai unanimemente riconosciuto indispensabile per regolare il ritmo circadiano (influsso sulla produzione di ormoni e più in generale sul ritmo fisiologico degli esseri viventi), la moltiplicazione cellulare, il sistema immunitario, per il mantenimento di un sistema nervoso stabile e per la salvaguardia di un’azione cardiaca e una coagulazione sanguigna normali. Queste funzioni sono, infatti, collegate ad una buona utilizzazione da parte dell’organismo di calcio e fosforo, i cui livelli vengono mantenuti stabili dalla vitamina D che ne stimola l’assorbimento nel tratto gastrointestinale, che mette in circolo quelli presente nelle ossa e che ne stimola la ritenzione da parte dei reni. In che modo, allora, il nostro corpo la può accumulare? Tecnicamente l’organismo umano ha unicamente due modalità: attraverso il cibo e con l’esposizione a raggi ultravioletti, derivanti sia dalla luce solare sia da quella prodotta da apparecchiature abbronzanti. Occorre sottolineare che generalmente, come in Italia, la vitamina D è prodotta per un buon 90% dal corpo in seguito all’esposizione ai raggi, mentre invece nel Nord Europa, per esempio nei paesi scandinavi, le percentuali sono molto diverse, essendo il consumo di salmone, mer-

luzzo e fegato di merluzzo veramente elevato. Come avviene la “cattura” dei raggi? La pelle esposta al sole li “assorbe” grazie ad un precursore del colesterolo. A questo punto produce un composto inattivo che arriva al fegato e che dal fegato passa ai reni producendo calcitriolo che è la forma attiva della vitamina D3. Da qui viene immesso nell’organismo dando vita ai benefici elencati all’inizio. Per produrne una dose minima bastano 15 minuti sotto il sole italiano in estate, il che equivale a bere un quarto di litro di olio di fegato di merluzzo, 5 litri di latte, oppure mangiare 100 uova, ma senza avere gli effetti collaterali di una simile sconsiderata alimentazione.

A rischio fratture? Ecco il test online Dai 50 anni di età, per ogni donna è fondamentale conoscere il proprio rischio fratturativo. Sul sito www.stopallefratture.it è disponibile il Defra Test online, test di autodiagnosi per valutare il rischio personale di fratturarsi nei successivi 10 anni (basso, medio, elevato, molto elevato). A seconda del risultato ottenuto, verranno indicate, per tutte, raccomandazioni e consigli su come prevenire eventuali fratture da fragilità ossea. n

Quindici minuti sotto il sole d’estate equivalgono a bere 5 litri di latte o mangiare 100 uova. Senza effetti collaterali

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Petto in fuori Cominciamo a tonificare il nostro corpo, con nove facili esercizi, dedicati a pettorali, deltoidi, lombari e tricipiti da fare in casa propria. Un programma in tre tappe, che vi accompagnerà fino alla prossima estate

di Roberto Moraldi Illustrazioni Sabrina Ferrero

s

Decidere di mostrare i muscoli può voler dire tante cose, anche negative se vogliamo. Ma in senso letterale, chi può realmente permettersi di sfoggiare pettorali, tricipiti, deltoidi, senza sfigurare? A meno di avere una bella età

(in quel caso si è anche attraenti a prescindere, no?), frequentare assiduamente una palestra o essere un/una body builder, occorre sapersi accontentare. E vi assicuriamo che basta davvero poco per tonificare il nostro corpo che

sta uscendo a forza dagli infagottamenti invernali. Occorreranno pochi minuti al giorno, tranquillamente sdraiati su un tappeto a casa vostra, per migliorare il fisico e anche l’umore, dotandosi per l’occasione di seggiole, poltrone,

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scalini, palloni e… elenchi del telefono. In questo primo mese di allenamento cominceremo da una serie di piegamenti per principianti e da qualche consiglio importante sulla postura da mantenere per tutto il programma. Dorso: la colonna deve essere sempre dritta e in linea con le gambe per tutta la durata dell’esercizio. Andare in avanti col busto rende forse più semplice l’esercizio, ma ne mina l’efficacia; inarcarsi all’indietro, invece, può spostare pericolosamente la ten-

sione sui lombari e sulla colonna spinale. Testa: la faccia deve essere rivolta verso terra e il collo in linea con la schiena. Girare la testa in qualsiasi direzione può causare crampi muscolari e tensione al collo. Guardarsi intorno può anche portare a danni cervicali o compromettere le articolazioni vertebrali. Gambe: allungatele all’indietro, ben distese, senza serrare le ginocchia. Piedi: manteneteli distanti circa 10-15 cm l’uno dall’altro. Posi-

zionateli in modo da poggiare il peso delle gambe sugli avampiedi. Attenzione a non sollevarsi sulle dita, si potrebbero provocare danni ai legamenti. Gomiti: mantenete gomiti e avambracci il più possibile vicini ai fianchi. Allargando i gomiti la tensione si sposta sulle articolazioni, rendendo l’esercizio meno efficace per i pettorali e rischiando lesioni ai gomiti stessi. Inoltre le braccia dovranno restare più tese possibile, senza flettere esternamente i gomiti.

Consigli: 4 secondi per ripetizione, movimenti lenti Prima di iniziare ad allenarvi esageratamente, dovrete abituare il corpo a lavorare orizzontalmente. Per questo allenamento da principianti abbiamo unito i piegamenti semplici ad alcune

variazioni che vi permetteranno di non mandare in pensione troppo presto i pettorali. Eseguite tre serie di esercizi con quante più ripetizioni potete per ciascuna serie, recuperando un minuto/

un minuto e mezzo tra una e l’altra. Per tutti gli esercizi cercate di impiegare almeno 2 secondi a scendere e 2 a salire. Più i movimenti sono lenti, più sforzo muscolare farete.

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Piegamenti semplici 1a

1b

Piegamenti sulle braccia con pausa

(tricipiti, pettorali, spalle) Con le palme delle mani a terra (in corrispondenza delle spalle), mantenendo le braccia tese e i gomiti flessi, stendete le gambe all’indietro, unendo i piedi e poggiandovi sulle punte. Avvicinate le mani a circa 30 cm di distanza, con le dita rivolte le une verso le altre (2a). Questa variazione fa lavorare i tricipiti più del solito, senza spostare la tensione su polsi e gomiti. Scendete lentamente verso terra, facendo una pausa a circa un terzo del movimento (2b). Abbassatevi di un altro terzo e fermatevi, poi scendete fino a toccare terra con il petto. Tornate su lentamente fino a tendere completamente le braccia, senza serrare i gomiti e continuate fino al cedimento.

(pettorali, spalle, tricipiti) Con le palme delle mani a terra (in corrispondenza delle spalle), mantenendo le braccia tese e i gomiti flessi, stendete le gambe all’indietro, unendo i piedi. Salite sulle punte dei piedi: il corpo dovrebbe formare una linea retta dalla testa ai piedi, gli occhi fissi a terra (1a). Senza muovere la testa, abbassatevi lentamente finché gli avambracci non saranno paralleli al pavimento. Evitate di flettere esternamente i gomiti (spostereste il peso sulle spalle). Fermatevi e poi spingetevi di nuovo in alto per quante più ripetizioni potete (1b).

2a

2b

Piegamenti sulla sedia (pettorali bassi, spalle e tricipiti) Posizionate due sedie robuste e della stessa altezza e ampiezza delle spalle e inginocchiatevi davanti. Ora poggiate le palme delle mani una per sedia e stendete indietro le gambe (3a). Mantenendo le spalle in corrispondenza delle mani, abbassatevi lentamente il più che potete (3b). Tornate su e continuate fino al cedimento. n 3a

3b

(1. Continua)

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Sonno di bellezza

Dormire è un piacere, ma sapevate che fa anche bene alla salute e al vostro aspetto esteriore? Basta seguire alcuni semplici consigli di Gelsomina Sampaolo

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Le dive di un tempo erano solite imputare il merito del loro aspetto al “sonno di bellezza”, intendendo un numero sufficiente di ore di riposo a cui dovevano la propria pelle pulita e luminosa. Come in tutte le leggende, anche qui c’è un fondo di verità, appurata da tutti gli studi e le ricerche

più recenti. Il fatto che il sonno sia ristoratore, non solo per la mente ma anche per il corpo, è ormai assodato: durante la notte il nostro fisico recupera le forze, le cellule si rinnovano e il cervello “riordina” le informazioni ricevute nel corso della giornata. Qualche tempo fa è stata pubblicata,

a questo proposito, una ricerca sul British Medical Journal che suggeriva come il dormire almeno otto ore a notte rendesse più belli. Ad avvalorarne i risultati è giunto uno studio più recente dell’University Hospitals Case Medical Center di Cleveland (USA) per cui dormire poco ren-

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derebbe più brutti, a causa di un accelerato invecchiamento della pelle. E non solo: lo studio ha dimostrato anche che una carenza di sonno aumentava sì la presenza di rughe sul viso, ma causava anche un più lento recupero nei confronti di tutta una serie di fattori di stress ambientali (compresa la rottura della barriera cutanea contro i raggi ultravioletti) e un aspetto complessivo peggiore rispetto a chi dormiva bene e a lungo durante la notte. Lo studio ha dimostrato come la carenza di sonno fosse responsabile di una guarigione più lenta da scottature, arrossamenti ed eritemi, con tempi che andavano oltre le 72 ore, mostrando una difficoltà nell’efficienza riparatoria della pelle e del sistema immunitario. E, purtroppo per noi e la nostra salute, la mancanza di sonno è assai diffusa: nel nostro Paese gli insonni cronici sono oltre 4 milioni. Di questi, due milioni e mezzo seguono un trattamento farmacologico da oltre un anno. Gli effetti dell’insonnia non sono solo estetici; tra i più gravi troviamo stress e depressione (causata da uno squilibrio nella produ-

Una carenza di sonno aumenta la presenza di rughe sul viso e peggiora le difese cutanee zione di serotonina, che regola il buonumore e si produce durante il sonno), problemi cardiovascolari (l’attività cardiaca senza sonno non rallenta mai), cali nelle difese immunitarie, ipotiroidismo e obesità (con l’insonnia aumenta la produzione dell’ormone segnalatore della fame, la grelina, e diminuisce quella della leptina, che segnala la sazietà) e, secondo un recente studio dell’American Association for Cancer

Research, la carenza di sonno potrebbe aumentare anche il rischio di cancro alla prostata e al seno. Ma cosa accade esattamente alla nostra pelle durante il sonno? Come il resto del corpo anch’essa si serve del ritmo sonno-veglia per regolare le proprie funzioni, nello specifico il momento di massima attività delle cellule epiteliali è intorno alla mezzanotte, quando sono stimolate dall’attività di alcuni ormoni, tra i quali il cortisolo (noto anche come ormone dello stress), il GH (ormone della crescita), e la melatonina. Durante questa attività rigenerativa, la pelle è maggiormente permeabile e ricettiva: il momento ideale per assorbire i principi attivi di creme e sieri specifici. Per “approfittare del sonno” ci sono molteplici prodotti ad uso specificatamente notturno, soprattutto anti-invecchiamento, rigenerativi, idratanti, drenanti (anche per il corpo), riparativi, energizzanti, restitutivi e, più in generale, tutti i prodotti appositamente pensati per un uso notturno.

Quelle benefiche dormite... Sono molteplici i benefici di un corretto ritmo sonno-veglia. Secondo tutti i più recenti studi basterebbe dormire 7 ore a notte per vedere subito i risultati sulla nostra salute. Eccone alcuni: Longevità: secondo uno studio pubblicato su Sleep Medicine, le donne che dormono troppo o troppo poco hanno una durata della vita inferiore rispetto a chi dorme tra le 6 e le 7 ore e mezza per notte. Maggiori difese immunitarie: durante il sonno più profondo, l’organismo libera le citochine, che modulano la risposta immunitaria dell’organismo nei confronti

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delle malattie. Chi dorme meno non ne produce a sufficienza ed è perciò maggiormente esposto a virus e infezioni. Antidepressivo: i ricercatori della Columbia University di New York hanno scoperto che nei ragazzi che dormono meno di 5 ore a notte il rischio di depressione aumenta più del 70%. Antistress: un recente studio australiano su ragazzi tra i 17 e i 24 anni ha dimostrato che la privazione del sonno causava un aumentato livello di stress, a sua volta causa di altri disturbi. Dimagrante: secondo l’Univer-

sità di Chicago chi risulta ben riposato perde il 55% di grasso in più grazie a buoni livelli di GH (ormone della crescita) che, se troppo bassi, causano un aumento di peso e un rallentamento generale del metabolismo. Rigenerante fisico e psicologico: aumentando le ore di sonno notturno aumentano anche le prestazioni fisiche e psicologiche come la creatività, la memoria e la soglia di attenzione (secondo i ricercatori dell’Università della California di Berkeley bastano 90 minuti di sonno pomeridiano per avere una memoria migliore).



Un decalogo “soporifero” Il termine “soporifero”, spesso usato con connotazione negativa (riferito ad amici logorroici, programmi tv pomeridiani o interminabili pranzi di famiglia) è in realtà positivo quando siamo alla disperata ricerca di sonno. Deriva infatti dal latino “sopor” (‘sopore, sonno’) e “fer” (portare), ovvero “portatore di sonno”. Vediamo quindi insieme qualche consiglio per rilassarsi e riposare meglio:

1. Partite col piede giusto: se prima di addormentarvi cominciate a pensare a tutto quello che dovete fare il giorno successivo, guardate ripetutamente l’ora o trafficate con smartphone e tablet non partite certamente bene. Stendetevi, chiudete gli occhi e cercate di svuotare la mente. Se proprio dovete concentrarvi su qualcosa leggete un buon libro o pensate ai benefici del sonno, fate pensieri positivi per cullarvi. 2. Seguite un ritmo prestabilito: cercare di andare a letto e svegliarsi più o meno sempre alla stessa ora è la base del ritmo circadiano che regola il nostro meccanismo sonno-veglia. Questo vale anche per i fine settimana: se il ritmo viene sconvolto impiegherete più tempo a recuperare. 3. Create l’ambiente ideale: la vostra stanza da letto deve essere silenziosa, ben aerata e non troppo umida (intorno al 30%). Se vivete in un quartiere o un palazzo rumoroso potete coprire i suoni che vi infastidiscono con una musica di sottofondo strumentale e rilassante come il suono delle onde del mare, della pioggia, il battito cardiaco, ecc... potete trovarli anche on-line e impostare lo spegnimento automatico di computer o tablet dopo

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un tempo ragionevole perché vi siate addormentati.

4.

La scelta delle lenzuola: le lenzuola ideali per conciliare il sonno devono essere delicate, in materiali naturali anallergici e possibilmente bianche, colore che rilassa e aiuta la formulazione di pensieri positivi.

5. Il materasso giusto: secondo gli esperti il materasso ideale dovrebbe essere più morbido nella parte alta, dove appoggiamo testa e spalle, e più rigido nella zona lombare-bacino per evitare l’affossamento della colonna vertebrale. Oggigiorno c’è un’ampissima scelta di materiali e dimensioni: fatevi consigliare dal vostro medico e dai rivenditori, soprattutto se soffrite di patologie della colonna.

Spegnete tv, tablet e cellulare. Preferite sempre leggere un buon libro 6. Il cuscino perfetto: ognuno di noi ha un’ideale di cuscino, c’è chi si trova meglio su guanciali alti, chi bassi, chi soffici e chi più rigidi. In linea generale comunque il cuscino dovrebbe avere uno spessore non eccessivo ed essere in materiale anallergico. Molto dipende anche dalla posizione che assumiamo durante il sonno: chi dorme su un fianco dovrebbe preferire un cuscino medio-alto e rigido, chi dorme supino invece morbido e di medio spessore e

chi è abituato a dormire sulla pancia si troverà meglio con un cuscino morbido e basso.

7. Fai un bagno rilassante: quella di fare il bagnetto e andare a letto era un’abitudine che avevamo da piccoli e ovviamente non era affatto sbagliata. Un bagno caldo (36-38 gradi) con bagnoschiuma agli oli essenziali o con un’essenza rilassante ha un sicuro e immediato effetto rilassante. Così come un bel massaggio con una crema o un olio idratante specifico prima di indossare il pigiama. 8. Erbe aromatiche: se siamo alla ricerca di riposo ci vengono in soccorso anche i poteri della natura: provate a mettere le erbe aromatiche come luppolo (tranquillante ed eutonico: favorisce l’equilibrio psicofisico), lavanda (contro cefalea e disturbi del sonno), arnica (antinfiammatoria, antidolorifica) o essenza di fragranza di rosa (migliora la memoria) nella federa del cuscino o sotto il materasso. Ne beneficerete immediatamente. 9. Evitate di dormire a pancia in giù: le abitudini del sonno sono dure da cambiare, ma dormire con la faccia nel cuscino rende difficoltosa la respirazione e causa rughe e altri segni ancora più difficili da cancellare! 10. L’alimentazione giusta: l’in-

sonnia si combatte anche a tavola, innanzitutto a cena. Prima di coricarsi il pasto dovrà essere leggero e contenere zuccheri (sia semplici che complessi), come pasta, pane, patate o frutta e un dolce, che favoriscono il riposo producendo triptofano, un aminoacido che aumenta la produzione cerebrale di serotonina. n




I segreti del caffè Una recente ricerca rivela che sappiamo molto poco sui suoi effetti, quelli negativi e i tantissimi positivi. Scopriamo quali di Francesca Aquino

s

Il rapporto degli europei, e più in

particolare degli italiani, con il caffè è un rapporto di odio e amore. Amore perché abbiamo decine di modi di farlo e gustarlo, perché c’è chi senza proprio non riesce ad iniziare la giornata (il 40% degli europei decide di iniziare la giornata con una tazzina di caffè) e perché è pur sempre ritenuto il link necessario ad un’occasione di incontro. Odio perché sempre più spesso ci ritroviamo a doverne ridurre il consumo, dietro consiglio medico, per i suoi effetti negativi sulla salute. Ma quanto sappiamo, invece, degli effetti positivi di questa bevanda?

Ben poco a giudicare dalla recente ricerca condotta dall’ISIC (Institute for Scientific Information on Coffee, istituto di informazione scientifica sul caffè), secondo cui meno della metà degli europei conosce gli effetti beneficidella bevanda sulla salute, segno che i messaggi nutrizionali vengono spesso poco compresi dai consumatori. La ricerca effettuata si è svolta su un campione di 4.000 consumatori in 10 Paesi europei ed è emerso che 7 su 10 ritengono di seguire uno stile di vita salutare, ma effettivamente più della metà degli intervistati non conosce gli

apporti positivi del caffè. Sono stati evidenziati, inoltre, una grande quantità di miti in proposito ancora da sfatare e lacune da colmare per quanto riguarda comportamenti e corretti stili di vita che possono aiutare a ridurre il rischio di insorgenza dei maggiori disturbi che affliggono la società occidentale (diabete di tipo 2, Alzheimer, cancro, disturbi cardiovascolari...). L’età rappresenta un fattore determinante: i più giovani e i più anziani mostrano il maggiore “gap” di conoscenze. Andando più nel dettaglio: il 71% degli europei crede che bere il caffè non aiuti a ridurre il

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rischio di diabete di tipo 2; in realtà l’evidenza epidemiologica ha dimostrato che il consumo di tre o quattro tazze di caffè al giorno, comparato con il consumo nullo o inferiore a due tazze al giorno, può essere associato a una riduzione approssimativa del 25% del rischio di sviluppo del diabete 2. Per quanto riguarda l’associazione tra caffè e declino cognitivo: il 63% degli europei crede che bere il caffè non contribuisca a ridurre il declino mentale nelle persone anziane, mentre le ricerche suggeriscono che un regolare e moderato consumo di caffè (3-5 tazzine al giorno) aiuti a ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer fino al 20%, mentre il consumo di caffeina è associato anche ad un rischio ridotto di sviluppo del

morbo di Parkinson. Un’altra convinzione errata degli europei è quella che il caffè faccia male al cuore e al sistema cardiovascolare (secondo il 42% degli intervistati). In realtà, numerose evidenze scientifiche suggeriscono un’associazione tra consumo di caffè e diminuzione del rischio cardiovascolare, e che un consumo giornaliero moderato possa avere effetti positivi. Passando a ciò che invece sappiamo del caffè, il 79% degli europei ritiene che un moderato consumo possa aumentare la concentrazione e la vigilanza. Questa convinzione è stata confermata dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA): l’assunzione di 75 mg di caffeina (una tazzina circa) può incrementare l’attenzione e la vi-

gilanza. Infine, sarà perché ne consumiamo tanto o perché ci riteniamo i maggiori esperti mondiali in merito, noi italiani siamo la popolazione europea più consapevole, tra quelle intervistate in merito, agli effetti benefici del caffè: il 75% dei nostri connazionali pensa che il consumo di questa bevanda possa influire positivamente sulla salute, mentre più della metà degli europei ha le idee confuse sul ruolo del caffè per l’organismo. Gli italiani, inoltre, hanno dichiarato di volerne sapere di più in fatto di nutrizione e benessere: il 56% degli intervistati ha, infatti, affermato di volere maggiori informazioni per seguire uno stile di vita sano.

Caffeina: dosi e consigli La dose di caffeina consigliata in una dieta equilibrata è di 300 mg al giorno (ma dipende dal tipo di caffè; vedi tabella), equivalente più o meno a tre tazzine di espresso o a circa 5 tazze di tè. La stessa quantità può essere ingerita anche con un altro tipo di alimentazione contenente caffeina e proprio per questo motivo bisognerà prestare attenzione alla

combinazione nella propria dieta di questi elementi ed eventualmente anche di farmaci stimolanti. Per gli uomini la dose “pericolosa” di caffeina è di circa 100 grammi, certamente difficilmente raggiungibili per via alimentare, ma comunque da tenere in conto per quanto riguarda tutti gli effetti collaterali associati ad un consumo eccessivo di caffè. Per quanto

riguarda le calorie, poi, una tazzina di caffè amaro ne contiene circa 2, un caffè amaro macchiato con latte 10, un caffè con un cucchiaino di zucchero circa 20. Il contenuto in caffeina è basso nel caffè solubile, medio nell’espresso e alto nella moka tradizionale. Il caffè che contiene più caffeina è quello ottenuto con la caffettiera napoletana, non filtrato.

100 gr di cioccolato sfuso per dolci

130 mg

1 tazza Americano

100-125 mg

1 tazzina fatto in casa (moka o simili)

60-130 mg

1 tazzina di espresso

50-120 mg

1 tazzina solubile

40-110 mg

1 tazza di tè caldo

15-90 mg

50 gr di snack al cioccolato

45 mg

1 lattina di bevanda gassata dolce

30-40 mg

1 lattina di tè freddo

20-35 mg

100 gr di cioccolato al latte

20 mg

1 tazza di cioccolata

10 mg

1 tazzina decaffeinato

2-5 mg

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I benefici nello sport Numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato una corrispondenza tra assunzione di caffeina prima della pratica di sport e qualità delle performance muscolari durante l’attività. L’Institute for Scientific information on Coffee (ISIC) ha segnalato un’interessante ricerca dell’Università di Derby (UK) intitolata “L’effetto del consumo di caffeina sulla torsione e l’attività muscolare durante l’esercizio fisico di resistenza negli uomini”. La ricerca è stata condotta su un campione di

uomini adulti allenati dell’età media di 22 anni, ai quali sono stati somministrati caffeina (6 mg/ kg) e placebo. Sessanta minuti dopo l’assunzione, i partecipanti hanno effettuato sei ripetizioni di estensione del ginocchio a tre velocità angolari diverse. Ripetute misurazioni hanno indicato che la torsione muscolare era significativamente più alta se associata all’assunzione di caffeina rispetto al placebo. Inoltre, con l’aumento della velocità angolare, l’attività muscolare è ri-

sultata maggiore nei soggetti che avevano assunto caffeina. Certamente questi risultati sono un’ulteriore prova degli effetti positivi del caffè sulla salute, ma ricordate che un atleta risulta positivo ai controlli antidoping quando la concentrazione di caffeina nelle sue urine supera i 0,012 mg/ml. In genere si consiglia di non assumere più di 6-8 tazzine di caffè espresso o due tre tazze di caffè tradizionale, nelle tre ore precedenti la competizione.

Le abitudini degli italiani Noi italiani abbiamo un rapporto speciale con il caffè, tanto che il 61% degli intervistati afferma di non immaginare una vita senza. Vediamo le nostre abitudini espresse attraverso i questionari, comprese quelle relative agli stili di vita. Dove lo prendiamo? A casa (77%), al bar (45%) al lavoro (41%). Cosa ci piace del caffè? Per il 65% il gusto e per il 36% l’aroma. Perché lo beviamo? Il 43% perché fa iniziare bene la giornata, il 20% perché chiude bene il pasto, il 19% perché rappresenta un’abitudine a cui non poter rinunciare, 10% perché aiuta a socializzare con la famiglia, i colleghi e gli amici, 9% perché consente di ritagliarsi una pausa di relax e 2% perché è la bevanda preferita. Stile di vita. Il 76% considera il proprio stile di vita ‘abbastanza salutare’ e ‘molto salutare’ rispetto alla media

europea (70%). Diabete. Il 74% ritiene che il consumo di caffè aiuti a ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Concentrazione. Quasi 9 italiani su 10 pensano che il caffè aiuti la concentrazione e la vigilanza. Sport. Oltre metà degli intervistati ritiene che migliori le performance sportive. Propositi. Il 63%, come proposito per il nuovo anno, vorrebbe fare più attività fisica, il 54% vorrebbe mangiare in maniera più sana e 38% vorrebbe perdere peso. Stanchezza. Il 25% degli italiani vorrebbe sentirsi più energico e meno stanco (il Paese più “stanco” è la Finlandia, con il 45% di finlandesi preoccupato per la stanchezza). Stress. L’Italia invece è il paese più stressato, con oltre un terzo degli intervistati che si dichiarano preoccupati. n

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Hobby House

di Gelsomina Sampaolo

Libreria Bambini

La fattoria, aguzza la vista!

Tanti animali e oggetti diversi da cercare e contare nelle 25 scenette coloratissime di questo divertente libro. Per sviluppare la capacità di osservazione. Robson K.; Usborn; Euro 11,00

Harry Potter e la pietra filosofale

Il primo capitolo della saga di Harry Potter: tra incantesimi e scope volanti, i bambini si appassioneranno e non smetteranno più di leggere! Rowling J.K.; Salani; Euro 10,00

In Salute

Il mio bambino è allergico

I cibi antiossidanti anticancro

Ho sposato una vegana

Noli me tangere

Una guida per riconoscere allergie e intolleranze alimentari, soprattutto nei bambini, per individuare le terapie più adatte, che passano anche attraverso regole e ricette. Trapani G.; Red; Euro 12,00

100 ricette all’insegna della salute e per pasti nutrienti. Con un piano alimentare di 28 giorni e consigli per una vita attiva e sana. Coy J. F., Maren F.; Tecniche Nuove; Euro 21,90

Best Seller Sposare una vegana può avere conseguenze imprevedibili. Come brucare l’erba da un vaso sul terrazzo e sentirti in colpa per tutte le telline mangiate nella tua “crudele vita precedente”. Brizzi F.; Einaudi; Euro 12,50

Cinema Zoolander 2

Regia: B. Stiller con B. Stiller, O. Wilson, P. Cruz Trama: il supermodello Derek Zoolander deve tornare all’alta moda per salvare le popstar del mondo. Giudizio: Secondo capitolo del film divenuto ormai cult. Pieno zeppo di star.

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Laura, giovane e bella storica dell’arte, è sposata ma si concede ad altri uomini, senza sensi di colpa. Una notte, però, scompare e il commissario Maurizi capirà che di Laura ognuno ricorda un volto diverso. Camilleri A.; Mondadori; Euro 17,00

Musica Singles going steady Buzzcocks

In occasione del loro arrivo in Italia questo mese, rispolveriamo un classico del punk-rock della band inglese anni ’70. La raccolta è del ’79 e comprende la hit “Ever fallen in love”.



Ultima pagina

ricette

Formaggio impanato • 4 fettine di formaggio • 1 uovo • Farina • pangrattato • olio extravergine di oliva • sale e pepe q.b. Tagliate 4 fette di pecorino, con uno spessore di mezzo centimetro (ma vanno bene anche mozzarella o provola), passatele prima nella farina, poi nell’uovo ed infine nel pangrattato. La cottura si può fare in una pentola antiaderente dove avrete riscaldato l’olio oppure in forno. Girate le fettine per avere una doratura uniforme.

Leo dixit

Vizi nostrani “Alla manutenzione, l’Italia preferisce l’inaugurazione”. (Leo Longanesi)

Lo Sapevate?

L’Expo 2020 si terrà a Dubai La prossima Expo, “Dubai United Arab Emirates” si terrà nel periodo fra il 20 ottobre 2020 e il 10 aprile 2021 nel nuovo quartiere fieristico da 400 ettari della Capitale araba. Il tema previsto è Connecting Minds, Creating the Future (collegare le menti, creare il futuro), che fa riferimento specifico al nome arabo della città, che significa “il collegamento”. Tutti i viali e la stessa piazza centrale saranno posti sotto tende ricoperte da materiale fotovoltaico che genererà il 50% dell’energia richiesta dall’intero sito espositivo. I trasporti all’interno di Expo saranno garantiti da una cabinovia.

Web Zone

Crescono gli Ad Blocker Gli Ad Blocker sono servizi che bloccano le pubblicità online, sempre più usati da parte degli utenti web (tra il terzo e quarto trimestre 2015 gli utenti sono passati dal 28% al 38%). La crescita è dovuta anche alla disponibilità di Ad Blocker in versione mobile, adottati sia da Android che Apple per i browser dei propri smartphone.

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Oroscopo

Segno del mese Ariete 21/03 - 20/04

Vi aspetta un periodo con meno frenesia e più riposo per il corpo e per la mente. Approfittatene per esaminare nuovi importanti progetti e consolidare legami affettivi in corso. Riconquistate un po’ di intimità.

Uno strumento per capire gli interessi del pubblico Facebook ha lanciato il nuovo strumento Audience Optimization, per aiutare i gestori delle pagine a capire gli interessi del loro potenziale pubblico. Stilando una classifica emerge che tra gli interessi più diffusi ci sono Beyoncé, i Minions, ma anche Disney on Ice e Game of Thrones. Tra le categorie astratte più cercate troviamo “peccato”, “Noia” e “pianto”, ma anche l’amore e la felicità.

Toro 21/04 - 20/05

Tendete a farvi trascinare dai sentimenti. Cercate di essere più realisti.

Emanerete energia positiva verso tutti, ma occhio ai facili entusiasmi.

Arrivano i tweet anonimi È nata un’estensione di Google Chrome per rendere anonimi i tweet. Si chiama Blind Twitter e il suo scopo è quello di presentare all’utente i tweet come scritti da un generico “Twitter user”. Lo scopo è evitare pregiudizi su chi twitta.

Leone 23/07 - 23/08

CONCERTI

Gemelli 21/05 - 21/06

Mettete un freno alla vostra irrequietezza, sarete meglio compresi.

Cancro 22/06 - 22/07

Se avete bisogno d’aiuto raccontate anche agli altri i vostri pensieri.

Vergine 24/08 - 22/09

Vi aspetta un periodo di stabilità generale, ma non isolatevi.

Bilancia 23/09 - 22/10

Riesaminate qualche piccolo errore, vi aiuterà per avere un lavoro di successo.

Scorpione 23/10 - 22/11

Mostrate più pazienza nel lavoro e negli affetti, il successo è dietro l’angolo.

Sagittario 23/11 - 21/12

Selezionate chi vi sta attorno, non tutti meritano le vostre energie.

Capricorno 22/12 - 20/01

Vi capiterà una ricca opportunità lavorativa. Afferratela!

Acquario 21/01 - 19/02

Sognate una avventura? Uscite di casa e buttatevi.

Le date del mese Daniele Silvestri: 1 Padova, 2-3 Milano, 5 Reggio Emilia, 7-8-9 Roma, 14 Udine, 15 Trento, 16 Cesena, 18 Torino, 19 Firenze. Alex Britti: 2 Mantova, 8 Torino, 9 Padova, 15 Lecce, 18 Milano, 22 Palermo, 23 Catania, 27 Napoli, 29 Civitanova Marche. Franco Battiato e Alice: 2 Santa Croce sull’Arno, 4-5 Catania, 7-8 Palermo. Malika Ayane: 1 Cesena, 7 Collesalvetti, 8 Monteroni d’Arbia, 14 Venaria Reale, 16 Fontaneto d’Agogna, 18-19-20 Milano, 23 Taneto di Gattatico, 28 Napoli, 29 Maglie, 30 Modugno. Chris Cornell: 15 Trieste, 18 Roma, 19 Milano. Macklemore & Ryan Lewis: 4 Assago. Hevia: 23 Venaria Reale, 24 Milano. Mariah Carey: 16 Assago. Buzzcocks: 27 Milano, 28 Ciampino, 29 Roncade, 30 Pinarella di Cervia. Florence + The Machine: 13 Casalecchio di Reno, 14 Torino.




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