N. 237 ANNO XXIV Luglio/Agosto 2015
Colpi di calore Sintomi, rimedi, pronto soccorso
Gravidanza
Consigli per trucco, capelli e cosmesi
In ferie col bebè Consigli di viaggio e soggiorno
Dossier
Estate al sole
in questo numero
ALIMENTAZIONE E SALUTE tutto quello che c’è da sapere
Sommario
Anno XXIV n.237 Luglio/Agosto 2015
Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria 24, 10071 Borgaro Torinese Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it
omaggio del tuo farmacista
Post-it
Rubriche
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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità
8
Post-it Pro-memoria della salute di Francesca Aquino
64
Hobby House Cinema, musica e libri
66
Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità
di Gelsomina Sampaolo
Testata associata
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OPTIMASALUTE
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Sommario
Anno XXIV n.237 Luglio/Agosto 2015
Dossier
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Estate al sole
Come sfruttare i tanti benefici offerti dai suoi raggi, a partire dalla preziosa Vitamina D. L’importanza delle protezioni solari, la scelta del fototipo e l’attività fisica in riva al mare a cura di Francesca Aquino, Benedetta Ceccarini, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi
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L’alfabeto delle vacanze Come affrontarle con serenità, senza diventare dei superman, e tornare a casa riposati e rilassati
di Pompeo D’Ambrosio
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Pronto soccorso calore I sintomi da rilevare ed i rimedi da attuare per tutte le patologie attribuibili alle ondate di caldo di Francesca Aquino
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In ferie col bebè I consigli della Società Italiana di Neonatologia per trascorrere vacanze sicure di Marcello Lanari
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Coiffeur, trucchi e cosmesi in gravidanza Cura dei capelli, abbronzatura, make-up e smalti per mamme in attesa
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di Maria Mazzoli
I vantaggi del sale iodato Il più valido alleato contro la carenza di iodio, che può portare a seri problemi alla tiroide, in Italia è consumato solo da metà popolazione di Filippo Tini
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L’insonnia digitale La luce blu di computer, smartphone e tablet, usati prima di andare a letto, riduce la produzione di melatonina e provoca disturbi del sonno
di Gelsomina Sampaolo
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In viaggio con fido Consigli e regole per portare in vacanza anche i vostri amici di zampa di Chiara Baldetti
Attualità in Farmacia
Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
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Post-it salute
di Francesca Aquino
Parto indolore: solo 2 donne su 10
Secondo la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, in Italia le richieste di parto indolore vengono spesso disattese. Nel 2011 è stato sottoposto a epidurale il 20% delle partorienti, percentuale modesta a confronto con altri Paesi europei. In Francia, per esempio, già nel 2003 l’epidurale era praticata nel 75% dei parti, in Spagna nel 60%. Tra le cause, il fatto che nei punti nascita più piccoli manca una copertura di guardia anestesiologica H24 e solo il 41% pratica l’analgesia peridurale per il travaglio/parto.
Le malattie più temute dagli italiani
Il Censis ha rilevato che le malattie oggi più temute dagli italiani sono, nell’ordine: i tumori (62,6%), quelle che provocano la non autosufficienza (30,7%), le patologie cardiovascolari (28,3%), quelle neurologiche e le demenze (26,3%). Secondo i nostri connazionali, inoltre, la funzione dei farmaci è: guarire dalle malattie (lo pensa il 36,7%), contribuire a migliorare la qualità della vita (20,9%) e aiutare a convivere in modo accettabile con le patologie (19,5%).
Sale? Cinque grammi al giorno
L’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte: il consumo eccessivo di sale nella nostra dieta è causa di malattie cardio-cerebrovascolari, renali, tumori e osteoporosi ed andrebbe limitato ad un massimo di 5 grammi al giorno. Una priorità anche per il nostro Ministero della Salute, che con il progetto “Meno sale, più salute”, in tre anni, grazie agli accordi con le Associazioni dei panificatori che ne hanno ridotto la quantità messa negli impasti, ha prodotto una contrazione nel consumo di sale del 12%. Nonostante questo, però, il Centro di controllo delle malattie (Ccm) del Ministero ha rilevato che il consumo negli uomini italiani si aggira ancora intorno ai 10,8 grammi e nelle donne a 8,4.
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Un videogame per la vista
L’ambliopia, o ‘occhio pigro’, che affligge il 3% dei bambini in tutto il mondo, potrebbe essere sconfitta da un videogame. Secondo la casa produttrice, infatti, potrebbe risolvere il problema con l’uso di occhiali tridimensionali e un tablet, facendo lavorare il giocatore in maniera differente con l’occhio ‘dominante’ e con quello ‘pigro’. Alcuni studi hanno già mostrato un miglioramento nei pazienti che lo hanno usato, e ora l’azienda insieme ai partner ha chiesto la registrazione alla Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.
I costi dell’obesità
I giovani italiani affetti da obesità sono un milione e 300 mila, il 3% della popolazione. Di questi 10 mila l’anno si rivolgono ai chirurghi per porre rimedio alla propria situazione. La denuncia viene dalla Sicob (Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche), che ritiene che nei prossimi tre anni il numero di interventi debba almeno triplicare e che i centri di alta specialità per la chirurgia bariatrica raddoppino con un investimento necessario di 150 milioni di euro. L’obesità assorbe oltre 8 miliardi di euro l’anno, circa il 7% della spesa sanitaria globale.
Zucchero contro lo stress
Stressati? Provate a zuccherare il vostro caffè. Secondo uno studio della University of California di Davis (pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism), infatti, il consumo di zucchero può sopprimere il cortisolo, l’ormone che viene rilasciato dal corpo quando si è sotto stress. Tuttavia, gli esperti avvertono che consumare quantità eccessive di zucchero può portare all’assuefazione, il che spiega la sensazione di conforto che molti traggono dal cibo.
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Post-it salute
di Francesca Aquino
Sonnambuli si nasce
Un recente studio canadese pubblicato sulla rivista ‘JAMA Pedriatics’ ha evidenziato la forte componente ereditaria del sonnambulismo. Secondo l’indagine, condotta su oltre 2.000 bambini tra 1 e 13 anni, i figli di genitori sonnambuli hanno una tendenza 7 volte maggiore della media a sviluppare lo stesso disturbo. Quando solo un genitore è sonnambulo, le probabilità che lo sia anche il figlio sono 3 volte superiori alla norma.
Zanzare: prede genetiche
Essere “scelti” come pasto dalle zanzare potrebbe avere una causa genetica secondo gli studiosi della London School of Hygiene and Tropical Medicine. In un articolo pubblicato sulla rivista Plos One, infatti, è emerso che alcune persone attirano le zanzare per il loro particolare odore corporeo, fortemente influenzato dalla genetica. Per dimostrarlo gli studiosi hanno liberato delle zanzare della febbre gialla tramite un tubo a Y che permetteva loro di scegliere tra due direzioni. Con coppie di gemelli omozigoti, con lo stesso patrimonio genetico, le zanzare sceglievano entrambi in uguale misura; con coppie di gemelli eterozigoti, che condividevano il 50% del patrimonio genetico, sono risultate attratte in maniera diversa.
Terapia del dolore e oppioidi
In Italia l’uso di farmaci analgesici oppioidi è aumentato del 26% tra il 2012 e il 2014, secondo la relazione sulle cure palliative e la terapia del dolore trasmessa al Parlamento dal Ministero della Salute. Nel documento si legge che la crescita è registrata “in particolare in alcune regioni quali la Valle d’Aosta, la Lombardia, la provincia autonoma di Trento, il Lazio, le Marche, il Molise, la Puglia e la Sardegna”. Indice, secondo il Ministro Lorenzin di “un costante miglioramento nell’attuazione della Legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, che rappresentano un’eccellenza nel panorama europeo”.
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L’alfabeto delle vacanze
Come affrontarle con serenità, senza pretendere di diventare dei superman, e tornare a casa veramente riposati e rilassati di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo
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Siamo ancorati alla solita immagine delle abitudini quotidiane stravolte durante il periodo di vacanza; che sia inverno o estate, nell’emisfero australe o boreale, l’iconografia disegna tanti personaggi allontanati dalla consuetudine e proiettati verso improbabili azioni. Secondo questi schemi, dal nuoto allo sci, dalla corsa al ciclismo, tutti, indistintamente, dovrebbero essere trascinati in un vortice più o meno infernale,
allo scopo di dimostrare che in vacanza si possono modificare in pochi giorni le abitudini di una vita intera. Non vogliamo schierarci con questa linea di pensiero, e per una volta è nostra intenzione favorire il mantenimento di “insane” abitudini di vita: il pigro deve continuare, in vacanza, ad essere pigro, lo sportivo a cimentarsi in ogni sorta di attività, e in definitiva questo più o meno breve periodo dovrebbe essere
ricordato essenzialmente come un proseguimento delle buone abitudini quotidiane. Dove sta il trucco, c’è forse un inganno dietro queste parole così semplici? No, vorrei affermare il concetto che ogni azione è in equilibrio tra psiche e corpo, tra testa e gambe. Se sotto l’ombrellone si prova piacere solo nella lettura, se il massimo della soddisfazione è sempre stata la partita di tennis alle 7 di mattina, bene, la vacanza
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va utilizzata anche per svolgere (o continuare a farlo) attività cui poter dedicare più attenzione, più tempo a disposizione, maggiore serenità, senza dover necessariamente rispettare tempi e modi di vita cittadini. A volte, invece, il sogno consiste nel potersi alzare alle 11, senza dover accompagnare figli a scuola, cani al parco, mogli al lavoro. Per una volta consideriamo la vacanza nel puro significato etimologico: “assenza”, “allontanamento”; da cosa? Da tutto e da niente, come si diceva. Si vogliono rinforzare le abitudini di un anno intero? Bene, lo si faccia. Si desidera invece cambiare il comportamento dei restanti 11 mesi e passa? Altrettanto bene. Perciò, volendo concedere un sottotitolo a questo termine, per interpretarlo nel modo più corretto, o congeniale, a seconda dei casi, possiamo usare il “come ci pare e piace”. Diamo ora una parvenza, un senso scientifico a tutto quanto detto, in una sorta di elenco alfabetico, per rispondere così ad eventuali dubbi, domande e quesiti che insorgessero nel lettore a proposito della vacanza.
A
come “alla fine è arrivata”. Tutti, anche senza ammetterlo, abbiamo bisogno di un periodo di distacco dalla routine quotidiana. Importante è non considerarlo come la liberazione da tutti i mali, ma dargli la giusta importanza, anche per evitare eccessive e pericolose aspettative.
B
come “bevande”. Prestando un po’ di attenzione alla vita quotidiana, è evidente come, per cultura, abitudini, necessità, mancanza di occasioni, si beva davvero poco nel corso della giornata. La giustificazione potrebbe anche essere la mancanza di sete, ma in realtà, dato che il nostro corpo è fatto per gran parte di acqua e l’invecchiamento è legato anche a disidratazione,
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iniziamo ad utilizzare questo periodo per introdurre liquidi, sotto qualunque forma, nell’organismo. È più facile, perché maggiore è il tempo a disposizione, più frequenti le relazioni sociali, più accattivanti i colori e i gusti delle bevande, pur non perdendo mai di vista il fondamento che la più dissetante resta sempre l’acqua.
C
come “caldo”. Nella maggior parte dei casi le ferie sono legate alla stagione estiva; il sole è un grande amico, che con la sua energia ci dà luce, benessere interiore ed energia; ricordiamo però di difenderci anche dal caldo, che può diventare un nemico sotto forma di colpi di sole, colpi di calore, ustioni. Le potenzialità di questo pericolo sono molteplici, ma anche le possibilità di difesa sono altrettante (indumenti, bevande, climatizzatori, accessori, ecc.).
Una vera vacanza-relax non può prescindere dal fare esattamente quello che vogliamo D
come “dolori”. La vacanza è un piacere, ma, nel caso di comportamenti sportivi esagerati, cioè non commisurati all’età, all’allenamento, alle condizioni climatiche, il dolore può diventare un protagonista indesiderato; pertanto, non esitare ad usare ghiaccio, a portare con sé gli antinfiammatori di cui si fa solitamente uso in città e soprattutto a dosare sforzi e tempi di recupero.
E
come “efficacia” o come “elementare”. Per far sì che la vacan-
za sia efficace, cioè che in definitiva permetta di ripartire, una volta tornati alle consuete attività, con entusiasmo (altra “e”, fateci caso), non è necessario pensare a situazioni incredibili, smisurate, fuori del comune. La semplicità, il dedicarsi ad attività elementari, come il camminare, leggere, riposare possono essere molto produttive, certamente di più rispetto ad altre situazioni più impegnative, per il corpo e per la mente.
F
come “falso”. False aspettative, falsi luoghi comuni possono rovinare una vacanza. Andare in un posto solo perché di moda (ma lontano dalle proprie abitudini e dai propri interessi) o pensare che in vacanza si debba diventare necessariamente super atleti quando in città non si trova il tempo neanche per fare una passeggiata non giova al risultato finale. Non parliamo poi delle oscenità fisiologiche come il pensare che correre sotto il sole con il k-way aiuti a dimagrire, o che l’abbronzatura migliore si ottenga nelle ore più calde della giornata…
G
come “gestione”. In questo periodo il tempo libero a disposizione dovrebbe essere infinito, ma nella pratica non sempre è così, perciò è necessario imparare a gestirlo, nel rispetto di sé e degli altri. Non bisogna pretendere che la moglie casalinga continui, in campeggio o in situazioni similari, a sfornare pranzi e cene come se fosse in rosticceria, e neanche pensare di occupare i tanti momenti liberi per avvantaggiarsi nel lavoro, rubando così serenità anche a se stessi e a chi sta intorno.
H
come “habitat”. Parola che deriva dal latino, letteralmente significa “abita, vive”. Indica il luogo in cui si muove ed opera, in tutti i sensi, un individuo o una specie. Nel nostro caso, l’habitat di una vacanza non deve essere
necessariamente quello consueto, ma in un certo senso non deve stravolgere le abitudini, la consuetudine precedenti; il rischio, altrimenti, è di ritrovarsi al termine della vacanza con le pile scariche, debilitati anziché rigenerati.
I
come “ispirazione”. Come in una sorta di poesia, di racconto, in vacanza si deve (si può) trovare l’ispirazione per un cambiamento; se ci si è trovati bene, se si è cominciata un’attività fisica piacevole, se il contatto più stretto con amici e parenti ha procurato benessere, perché non trovare lo spunto (l’ispirazione) per cercare di riprodurre le stesse situazioni anche con il ritorno alle consuete azioni? In questo modo, fisico e spirito troveranno conforto non solo per un limitato spazio temporale.
J come “Juventus”. Non il nome
della squadra di calcio, ma la parola intesa nel suo significato originario, “gioventù, giovinezza”. Vacanza come gioventù, per sentirsi più liberi di tornare indietro nel tempo e fare cose impensabili nel corso dell’anno: andare a letto tardissimo, alzarsi a mezzogiorno, non tornare a pranzo e gironzolare senza metà come quando il concetto di orario era davvero un’utopia. Tornare, o sentirsi giovani significa anche riprovare quella spensierata incoscienza tipica di quella età.
K
come “potassio”. Già, perché k ne è il simbolo chimico. Non siamo sperticati fautori della integrazione e della supplementazione a tutti i costi, però nel periodo estivo la produzione di sudore è sicuramente maggiore; pertanto questo favorisce la disidratazione e la conseguente perdita, oltre che di acqua, anche
dei preziosi minerali contenuti, in particolare sodio e potassio. Non è necessario fare un esame del sangue per accertarne l’eventuale carenza, perché è sufficiente aumentare il consumo di frutta fresca e verdure, molto ricche di questi elettroliti.
L
come “lavoro”. Abbiamo già affermato che vacanza e lavoro non devono assolutamente incontrarsi, un po’ come i binari della ferrovia: è impossibile pretendere la presenza contemporanea; pertanto, “L” deve essere simbolo di lettura, libertà di... fare di tutto. Unica concessione: se nel corso dell’anno si è occupati in attività intellettuali, sì al lavoro fisico, viceversa se il fronte dell’impegno è di natura fisica.
M
come “metabolismo”. Questa parola ha mille accezioni, si vuole qui puntare su un aspetto importante, la sua accelerazione. Niente di complicato, perciò, senza sovraccaricare di eccessive aspettative corpo e spirito, suggeriamo, senza obblighi di tempo, velocità e intensità di lavoro, di aumentare il consumo calorico nel corso della giornata. Come? Facendo delle frequenti mini-attività: niente macchina, utilizzando solo le proprie gambe, anche solo per camminare o fare poche pedalate in bicicletta; brevissime passeggiate, anche pochi minuti, sono sufficienti per aiutare la digestione, il sonno o il recupero muscolare.
N
come “niente e nessuno possono contrastare la mia decisione”. Quale? Quella di considerare la vacanza come un momento di liberazione dalla routine, dallo stress, dalla iperattività (o dalla pigrizia), dalla solitudine (o dalla moltitudine). Il consiglio spassio-
nato è partire con un compagno di avventure, una persona ben conosciuta, che abbia gli stessi interessi e lo stesso approccio alla vita.
O
come “orario”. Bisogna intenderci bene a questo proposito: c’è, infatti, chi è ossessionato dalla puntualità, come pure chi considera l’orologio come un oggetto decorativo senza alcun significato accessorio; in questa situazione, pur nel rispetto degli altri, si può tentare di cambiare abitudini, cercando di liberarsi dell’assillo delle lancette nel primo caso, e nel secondo di associare quello strano oggetto legato al polso al concetto del tempo che trascorre.
P
come “periodo”. Qual è il migliore per andare in vacanza? Oppure, quanto deve durare la vacanza ottimale? La domanda è retorica, si immagina bene. Il periodo, purtroppo, è condizionato dalle esigenze (di lavoro, di famiglia, economiche). Certo, non si può andare a sciare in estate o a nuotare in inverno, ma da un punto di vista medico andrebbero evitate le situazioni climatiche sfavorevoli, con temperature eccessive in un senso o nell’altro, o con valori elevati di umidità, che farebbero somigliare la sospirata vacanza a un bagno turco perenne. Si è detto che non bisogna pensare necessariamente ad attività fisiche intense, ma effettivamente, specie per chi decide di iniziare a “cambiare vita” in vacanza, il clima secco sarebbe un prezioso alleato, anche per permettere l’evaporazione del sudore.
Q
come “quando si torna”. Il rientro non deve essere concepito come un drammatico ripristino delle sfavorevoli condizioni
Ritagliatevi uno spazio per curare i rapporti personali e familiari di base. Se la vacanza è stata un evento positivo, che ha prodotto effetti psico-fisici favorevoli, non deve essere lasciata nel cassetto dei ricordi, che poi finiranno nel dimenticatoio. Per quanto possibile (basta volerlo), bisogna mantenere in vita quanto di bello il periodo ci ha lasciato: • continuare a leggere con costanza; • mantenere l’efficienza fisica; • ritagliarsi un breve ma costante spazio per i rapporti personali; • avere un buon rapporto con l’orologio e il tempo che trascorre; • tutto ciò che viene in mente...
R
come “recupero”. Se finora avete rispettato le indicazioni precedenti, non sarà però assolutamente necessario recuperare dalla vacanza. Il periodo, la compagnia, l’intensità delle attività (o dell’ozio) e il luogo sono stati tutti scelti con attenzione e acutezza; è solo in caso contrario, che le ferie sono causa di stress e stanchezza, al punto tale da dover costringere lo sventurato a riposarsi al ritorno. Siamo sicuri che queste raccomandazioni, casomai ce ne fosse bisogno, contribuiranno a fare di questo perio-
do… la vacanza ideale.
S
come “sudore”. Ormai si dovrebbe sapere tutto su questa complessa miscela di acqua e sale, qui si vogliono solo ribadire alcuni punti fermi: • Il sudore serve ad abbassare la temperatura corporea, è il più importante mezzo a disposizione dell’organismo. • Quanto detto sopra vale però solamente per il sudore evaporato, perciò aumentarne la produzione con l’uso di indumenti non traspiranti, che non permettono l’evaporazione, serve solo ad elevare la temperatura corporea (favorendo il colpo di calore, pericoloso addirittura per la vita), riducendo di conseguenza anche la capacità prestativa dell’organismo. • Il sudore è una soluzione salina, in cui gli elettroliti disciolti sono in concentrazione tanto più bassa quanto maggiore è l’acclimatazione, cioè la capacità di adattamento del soggetto. Perdere sudore significa pertanto impoverire il patrimonio elettrolitico dell’organismo, che deve essere reintegrato, e il meccanismo non è così immediato come sembra.
T
come “tempo”; questo è un concetto molto soggettivo, nel senso che la parola può essere abbinata a molti significati: da “chi ha tempo non aspetti tempo” a “il tempo è denaro o tiranno”. Ma applicato alla vacanza può essere declinato in molti modi e noi preferiamo che la parola venga abbinata alla relatività, vale a dire che “in vacanza c’è tempo per ogni cosa”. Importante è che il tempo non sia perduto e non venga rimpianto in un tempo successivo.
U come “uffa!”. Sì, anche la noia
vuole la sua parte. In un’epoca in cui tutto viene misurato, standardizzato, programmato, la parola “noia” è divenuta fuori moda; invece è necessario riappropriarsene, un po’ come del concetto di ozio. Chi ha più di 50 anni ricorda perfettamente le lunghe vacanze scolastiche, in cui le giornate scorrevano lentamente, a volte anche all’insegna della noia. Non è più così, e anche i bambini più piccoli non sfuggono al mito dei campus estivi, delle vacanze studio, delle cooperative che organizzano passo passo la giornata, scandendo inesorabilmente ogni
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liquido che sta alla base del paesaggio, cioè il mare, quindi nuoto, sempre benefico come attività, ma anche come passeggiate con i piedi che pescano nell’acqua per qualche centimetro, in modo da subire un massaggio terapeutico che aumenta l’efficienza della pompa muscolare delle gambe. E acqua come umidità, (percentuale di vapore presente nell’atmosfera), che può creare disagio quando supera il valore dell’8590% per l’impossibilità di far evaporare il sudore prodotto per abbassare la temperatura corporea (tornare alla lettera “S”).
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momento. Bene, impariamo, durante la vacanza, anche a trascorrere dei bei momenti di relax, che aiutano a crescere.
V come “velocità”. Per rimanere
fedeli al punto precedente, la velocità va riferita al tempo con cui si pensano, si progettano e si mettono in pratica le attività durante le vacanze. Spesso l’ansia, intesa nel senso negativo del termine, deriva solo dal fatto di dover affrontare una prova, anche semplice, nel più breve tempo possibile; c’è chi tollera a malapena solo l’i-
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dea, mentre altri riescono a convivere con queste situazioni, pur a costo di notevoli sacrifici. Bene, in un periodo disincantato come quello delle vacanze, il concetto di sveltezza e velocità, intesi come obbligo di lavorare nel modo più veloce (o meno lento) possibile, deve essere bandito.
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come “acqua”. Sono impazzito, penserete. No, semplicemente acqua come water, dall’inglese. Acqua che sta a significare reidratazione (e ne abbiamo già parlato), acqua come elemento
come “yes”. La raccomandazione è davvero speciale: si deve avere la forza, il coraggio, la determinazione di dire con fermezza “No” al momento giusto. Questo è vero in tante situazioni della vita, a maggior ragione nella vacanza: se l’abbiamo percepita come un momento fondamentale per la salute e il benessere di una persona, nessuno può avere il diritto di rovinarla. Pertanto “no” a pretese fuori luogo da parte di chiunque, riguardo a qualsiasi aspetto di questo periodo che possa turbare la serenità: • Località non gradita • Spesa eccessiva • Compagnia non all’altezza • Eccessivo carico di lavoro (vale specialmente per il gentil sesso) • Obbligo di impegni sociali non gratificanti • Eccessivo impegno fisico.
Z come “zzzzzzzzzzz…!” Spero che questa lunga dissertazione non abbia portato sonnolenza e stanchezza. Buone vacanze! P.S. Naturalmente le lettere dell’alfabeto possono essere stravolte a piacimento: A come annoiarsi, B come battello, C come casa... Già, chi ci dice che, per evitare lo stress da vacanza, non sia meglio rimanersene a casa?! n
Pronto soccorso calore Sono numerose le patologie attribuibili alle frequenti ondate di caldo che caratterizzano questa stagione. Ecco sintomi e rimedi efficaci di Francesca Aquino
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Se siete tra coloro che in questo
periodo ascoltano con attenzione i vari telegiornali, con annessi consigli di comportamento contro il caldo estivo, validi per tutti, saprete già come comportarvi. Cioè: ricordarsi di bere frequentemente, evitare di uscire e di svolgere attività fisica nelle ore
più calde del giorno (nel caso proteggersi almeno con occhiali scuri e cappello), cambiare aria in casa al mattino aprendo le finestre e chiudere tapparelle e imposte non appena il sole sale in alto, fare attenzione al passaggio da ambienti naturalmente caldi ad altri condizionati.
E ancora: accendere il climatizzatore in auto, perché colpi di calore alla guida potrebbero essere molto pericolosi ed usare tendine parasole, specialmente se a a bordo ci sono bambini piccoli e anziani. Quanto ai consigli relativi all’abbigliamento, come sempre indumenti chiari, non aderenti, di fibre
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naturali (lino e cotone...), mentre sarebbe bene evitare quelle sintetiche che impediscono la traspirazione e possono provocare irritazioni, pruriti e arrossamenti. Fin qui siamo nel campo della prevenzione e del buonsenso. Ma quando ci troviamo in mezzo ad una vera e propria ondata di calore (temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione), se ci capita qualche malanno, come dobbiamo comportarci? Fermo restando che, a seconda dei casi, è sempre bene rivolgersi al proprio medico oppure al 118, ecco un elenco di possibili disturbi, come distinguerli e riconoscerli e cosa fare nell’immediato.
Congestioni
Sintomi: i primi sintomi sono costituiti da sudorazione e dolore toracico. La causa è quasi sempre dovuta ad ingestione di bevande ghiacciate in un organismo surriscaldato, durante o subito dopo i pasti. L’eccessivo afflusso di sangue all’addome può rallentare o bloccare i processi digestivi.
Chi si sente male va disteso all’ombra, in un posto fresco e ventilato, con le gambe sollevate
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Cosa fare: far sospendere ogni attività, sedere o sdraiare la persona che si sente male. Se nonostante questo la congestione non si risolve, consultare un medico.
Edemi
Sintomi: senso di pesantezza e gonfiore agli arti inferiori. Cosa fare: togliere vestiti e calzature troppo strette, sdraiarsi tenendo le gambe sollevate, più alte rispetto alla testa; usare, anche per dormire, un cuscino sotto i piedi. Durante viaggi in auto, bus o aereo, fare frequenti soste, alzarsi e camminare ove possibile. Molto utili, al mare, le passeggiate in acqua.
Colpi di calore
Sintomi: improvviso malessere generale, cui seguono mal di testa, nausea, vomito e sensazione di vertigine, fino ad arrivare a stati d’ansia e stati confusionali, con possibile perdita di coscienza. La temperatura corporea aumenta rapidamente (in 10-15 minuti) fino anche a 40-41°, la pressione arteriosa diminuisce repentinamente, la pelle appare secca e arrossata, perché cessa la sudorazione.
Cosa fare: chiedere subito assistenza medica, ma nel frattempo far distendere chi si sente male all’ombra, in un posto fresco e ventilato, con le gambe sollevate rispetto al corpo. Per abbassare la temperatura corporea porre una borsa di ghiaccio sulla testa, avvolgere la persona in un lenzuolo o un asciugamano bagnato in acqua fredda, somministrare acqua fresca, anche con aggiunta di sali minerali.
Crampi muscolari
Sintomi: sudorazione abbondante con perdita di liquidi e sali minerali, spasmi muscolari. Cosa fare: andare in un luogo fresco e ventilato, bere acqua, eventualmente addizionata con sali minerali. Se i crampi persistono, chiedere assistenza medica.
Collassi
Sintomi: sensibile aumento della frequenza respiratoria rispetto alla norma (tachipnea: 16-20 atti respiratori al minuto nelle persone adulte), con aggiunta di sintomi come nausea, cefalea, pressione bassa e cute fredda, pallida, umida. Cosa fare: chiedere subito assi-
stenza medica, ma nel frattempo portare la persona in un posto
fresco e ventilato e farla riposare, liberandola dagli indumenti più
pesanti. Farla bere bevande, eventualmente con sali minerali.
Come ridurre la temperatura corporea La temperatura del corpo può essere ridotta adottando i seguenti semplici accorgimenti: • diminuire il livello di attività fisica; • praticare docce o bagni di acqua fresca; • indossare abiti non aderenti, in cotone, per assorbire il sudore e permettere la traspirazione della cute evitando irritazioni; • bagnare i vestiti, il viso e la nuca con acqua. In casi di temperature molto elevate porre un panno bagnato sulla nuca aiuta a ristabilire i meccanismi di termoregolazione; • mangiare cibi freddi e con alto contenuto di acqua (insalata e frutta); • bere con regolarità preferibilmente
acqua e succo di frutta evitando bevande gassate e zuccherate; • monitorare l’assunzione giornaliera di liquidi, soprattutto nei pazienti anziani e gravemente deperiti; • prestare particolare attenzione a sintomi aspecifici di disidratazione o di colpo di calore che potrebbero essere attribuiti ad altre cause, come: difficoltà di addormentamento, sonnolenza, affaticabilità, disturbi del comportamento, aumento della temperatura corporea, difficoltà respiratorie e aumento della frequenza cardiaca, disidratazione, nausea o vomito, peggioramento delle patologie preesistenti specialmente respiratorie e cardiovascolari.
(Fonte: Ministero della Salute)
Precauzioni per chi lavora all’aperto Il caldo estivo può rappresentare un fattore di rischio per la salute e la sicurezza di coloro che svolgono un’attività lavorativa intensa all’aperto, come ad esempio: agricoltori, giardinieri, operai dell’edilizia stradale e ferroviaria, lavoratori edili, marinai, portuali, operatori ecologici (ecc). I rischi per la salute sono maggiori in caso di ondate di calore e possono causare effetti come: disidratazione e colpo di calore. Inoltre, al caldo, si aggiungono frequentemente altri fattori di rischio, come l’esposizione intensa alle radiazioni solari (patologie della pelle o insolazione) e all’inquinamento atmosferico, specialmente da ozono (disturbi respiratori, iper-reattività bronchiale, ecc.). Cosa fare per prevenire tali rischi? Anzitutto il lavoratore dovrebbe iniziare l’attività in maniera graduale, per dare modo all’orga-
nismo di adattarsi alle particolari condizioni ambientali; alternare momenti di lavoro con pause prolungate in luoghi rinfrescati; bere regolarmente per compensare le perdite di liquidi causate dalla traspirazione; utilizzare un vestiario idoneo (abiti leggeri che consentano la traspirazione, copricapo, occhiali da sole) e creme con filtro solare; evitare pasti abbondanti, il consumo di bevande alcoliche e limitare il fumo. Il datore di lavoro, poi, ha l’obbligo di Legge di valutare “tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori”, compresi quelli riguardanti il rischio di danni da calore, tipico delle attività lavorative all’aperto e mettere in atto le misure di prevenzione e protezione conseguenti. Partendo da informazione e formazione adeguate, passando per dispositivi di protezione individuale e quantitativi suf-
ficienti di acqua potabile fresca, predisporre zone d’ombra o luoghi freschi per le pause di riposo, organizzare l’orario di lavoro in maniera da aumentare la frequenza delle pause di riposo e, ove possibile, fare svolgere l’attività lavorativa nelle zone meno esposte al sole e programmare i lavori più pesanti in orari con temperature più favorevoli (orario mattutino e preserale). Sempre a carico del datore di lavoro è la sorveglianza sanitaria per valutare lo stato di salute dei lavoratori a rischio: cardiopatici, asmatici, bronchitici cronici, ipertesi, diabetici, obesi e in generale di tutti coloro i quali sono portatori di patologie croniche o assumono farmaci, nei confronti dei quali andrebbero adottate particolari precauzioni, come evitare o limitare l’attività all’aperto durante le ore più calde della giornata. n
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In ferie col bebè I consigli della Società Italiana di Neonatologia per trascorrere vacanze sicure con un neonato a cura del dottor Marcello Lanari consigliere Società Italiana di Neonatologia
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neonati, contrariamente a ciò che si pensa, possono affrontare ogni tipo di viaggio, purché si presentino le condizioni necessarie al loro comfort. È co-
munque preferibile differirlo, se possibile, dopo la prima decina di giorni di vita, periodo nel quale alcune condizioni (avvio dell’allattamento, calo pondera-
le, eventuale ittero…) potrebbero essere talvolta da monitorare, col supporto del pediatra scelto. Possono viaggiare in auto, se condizioni climatiche favorevoli
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sono garantite all’interno dell’abitacolo. È meglio quindi viaggiare nelle ore più temperate della giornata e posizionare l’auto all’ombra. È importante rispettare tutte le regole del Codice della Strada Art. 172, per un viaggio in assoluta sicurezza! Il neonato deve essere alloggiato nel suo “ovetto”, conforme alla normativa europea, opportunamente fissato al sedile e sempre rispettandone le regole d’installazione (fino ai 9 chili di peso del bambino, il seggiolino deve essere installato obbligatoriamente in senso contrario a quello di marcia). Ciò perché, in caso di urto, la struttura scheletrica e muscolare ancora poco sviluppata del bambino rischia di subire danni maggiori da parte della cintura di sicurezza, piuttosto che contro lo schienale della navicella. È vietato posizionarli sul sedile anteriore per gli effetti potenzialmente lesivi dell’airbag; il posto più sicuro per il bambino è il sedile centrale posteriore, più riparato in caso di urto sia frontale che laterale. I dispositivi più recenti sono contrassegnati dalla sigla ECE R4403, e per Legge sono gli unici che possono essere venduti nei negozi. In auto non abusare con l’aria condizionata, ma posizionarla a temperature non molto inferiori a quelle esterne e comunque non sotto 22-23 gradi. Occorre inoltre prevedere una sosta ogni due ore circa e ogni volta che il neonato deve essere alimentato; non lasciarlo mai solo, poiché, ad esempio, la temperatura interna dell’auto potrebbe raggiungere livelli elevati e il piccolo potrebbe disidratarsi con facilità. Una soluzione comoda è sicuramente il treno poiché, anche se il neonato non occupa un posto a sedere e quindi potrà viaggiare in braccio alla mamma, c’è sicuramente più spazio per muoversi, per passeggiare e per collocare il passeggino o l’ovetto in caso di necessità. Se stretta-
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mente necessario il neonato può anche prendere l’aereo (previo contatto con la Compagnia per le indicazioni del caso), ma sarà sottoposto ad uno stress dovuto ad eventuali sbalzi di temperatura, di pressione, a luce e rumori che possono disturbarlo. Inoltre, specie in periodi epidemici per malattie respiratorie, la possibilità di contrarre infezioni respiratorie è sicuramente maggiore. La scelta migliore è quella di differire, se possibile, il viaggio in aereo ad età successive. Nel caso dovesse essere utilizzato, è consigliabile stimolare frequentemente la suzione del piccolo, riducendo in questo modo la possibilità che la chiusura della comunicazione tra faringe e orecchio medio crei depressione atmosferica in quest’ultimo, in particolare durante decollo e atterraggio, e dunque dolore.
In auto, il posto più sicuro è il sedile centrale posteriore, più riparato in caso di urto L’ideale è in campagna
Non c’è differenza sulla tipologia del luogo da scegliere, vanno bene sia il mare che la montagna o la campagna per trascorrere le vacanze con un neonato di poche settimane. Nel caso di una località di mare è fondamentale garantire le condizioni climatiche più adatte, che implicano l’uscire nelle ore più fresche, l’essere posto in ambienti temperati e arieggiati, non essere mai esposto direttamente ai raggi solari, soprattutto nelle ore centrali della giornata. Occorre tenere a mente che il neonato risulta particolarmente
vulnerabile in caso di temperature troppo elevate e fortemente a rischio di disidratazione, rilevabile attraverso una scarsa emissione di urine (pannolino spesso asciutto), secchezza delle mucose, avvallamento della fontanella anteriore, irritabilità o sopore, talvolta alterazioni della temperatura corporea. È bene ricordare che una corretta dieta lattea, soprattutto se attuata con latte materno, soddisfa tutti i bisogni non solo calorici, ma anche di liquidi necessari a mantenere un adeguato equilibrio idroelettrolitico del neonato. Non occorre quindi somministrare altri liquidi, compresa l’acqua. Se lo si vede inquieto, è preferibile proporgli il seno più frequentemente. È meglio evitare luoghi troppo isolati (o troppo affollati) e scarsamente sicuri per il bebè, ove il bisogno di una consultazione pediatrica diventi difficile o impossibile. L’ideale è scegliere spiagge “a misura di bambino”, stabilimenti ben attrezzati per la tranquillità dei genitori e la salvaguardia dei piccoli. Si può anche optare per una località montana, ma sempre con le dovute precauzioni. Le temperature, che in estate sono generalmente più miti che in città, sono assolutamente idonee ad una vacanza con un piccolo di poche settimane. Tuttavia, è preferibile che non si tratti di periodi così brevi da non permettere quei fisiologici adattamenti richiesti dal cambio di altitudine e dunque di pressione atmosferica. Altezze elevate (superiori a 2.000/2.500 metri) sono comunque sconsigliabili, così come effettuare gite troppo lunghe ed impegnative passeggiate in presenza di bambini con poche settimane di vita. Ricordate che il neonato non ha una struttura ossea e muscolare adatta ad essere trasportato “a spalla”, cosa invece stimolante per i bambini più grandicelli. La campagna, infine, è la destina-
L’ambiente delle ferie deve essere igienicamente conforme ad accogliere il neonato, a partire da un uso corretto del condizionatore
zione ideale. Il bambino piccolo, che dorme ancora per la maggior parte del tempo, ha bisogno di un ritmo di vita regolare, di calma e clima temperato, tutte cose che la campagna è in grado di offrire; evitare, invece, aree in prossimità di stagni e stalle, nelle quali vi sia una concentrazione eccessiva di insetti così detti “ematofagi” (cioè che si nutrono di sangue) quali zanzare e pappataci, potenziali portatori di malattie anche gravi.
Il soggiorno perfetto
Una volta arrivati nel luogo prescelto è bene accertarsi che tutto ciò che ci circonda sia attrezzato e a misura di bambino. È importante informarsi in anticipo circa pediatri, farmacie, guardia medica e tutto quello di cui
potremmo avere improvvisamente bisogno per dei piccoli inconvenienti che possano presentarsi durante il soggiorno. L’ambiente in cui viviamo col neonato, che sia appartamento oppure albergo, deve essere igienicamente conforme ad accoglierlo e non deve essere né troppo caldo, né troppo freddo. A tal proposito dobbiamo ricordarci di fare un uso consapevole del condizionatore domestico. Non è controindicato, ma è importante adottare alcune precauzioni, quali la pulizia dei filtri prima dell’utilizzo dopo una lunga pausa; la temperatura, come già detto, dovrebbe essere mantenuta non molto inferiore a quella esterna e comunque non sotto 22-23 gradi; è importante non dirigere le boc-
chette dell’aria direttamente sul bambino, ma indirizzarle verso l’alto. Il condizionatore non solo rinfresca, ma deumidifica l’aria riducendone il contenuto di vapore acqueo. Attenzione dunque a non ridurre eccessivamente l’umidità, cosa che potrebbe comportare una secchezza eccessiva delle mucose. Anche i locali climatizzati vanno arieggiati più volte al giorno, specie dove soggiornano i neonati/bambini, per evitare l’accumulo di sostanze inquinanti. Ricordarsi infine nella programmazione del periodo di vacanza, di valutare bene i tempi per le vaccinazioni obbligatorie, evitando così di non ritardare di troppo le date indicate e rispettare le relative scadenze.
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Da mettere in valigia... Per i climi caldi e soleggiati, indumenti chiari e leggeri, di fibre naturali, che lascino scoperti gli arti, un cappellino chiaro a falda ampia per proteggere il piccolo da eventuali congiuntiviti da esposizione solare ed un maglioncino in filo per tutelarlo dall’umidità delle ore serali: questo il bagaglio minimo indispensabile per l’abbigliamento del bebè. E ancora salviette imbevute, una riserva di pannolini ed una copertina per proteggere il piccolo dall’aria condizionata e dei bavaglini (quelli usa e getta sono sicuramente più pratici) e detergenti antisettici per le suppellettili e gli oggetti che verranno in contatto con lui. Avere una piccola scorta di prodotti per la sua cura, poi, non fa mai male. Al di là però di soluzione fisiologica per le narici e pomate contro gli arrossamenti della pelle, si può portare con sé un antipiretico (paracetamolo in gocce), ma mai prendere iniziative: solo il neonatologo/pediatra è in grado di prescrivere farmaci ad un bambino di poche settimane e va pertanto sempre consultato. Può essere utile confrontarsi con lui anche prima della partenza, per un ulteriore eventuale
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consiglio sulla gestione del piccolo. Per prevenire le scottature, anche se è vero che la miglior prevenzione è una scarsa e mai diretta esposizione solare del neonato, da portare con sé e da utilizzare di tanto in tanto per le zone esposte, creme con filtro fisico, ovvero contenenti minerali quali ossido di zinco o titanio che riflettono i raggi solari impedendone la penetrazione, ad alto potere filtrante e non troppo untuose, per evitare l’occlusione dei pori. Contro le punture d’insetto infine sono sconsigliati i fornelletti emanatori di sostanze potenzialmente tossiche e da evitare i prodotti repellenti da spruzzare sulla cute (quelle più efficaci, che contengono il Deet sono controindicate fino ai 12 anni). Anche sostanze profumate vanno evitate, perché possono essere un forte richiamo per gli insetti. La più corretta prevenzione, specie nelle ore serali, è quella fatta con metodi di barriera, quali zanzariere poste su culle, carrozzine e possibilmente anche alle finestre. In linea di massima comunque è preferibile evitare le zone in cui sono presenti molti insetti, come località lacustri o tropicali. n
Coiffeur, trucchi e cosmesi in dolce attesa
Dalla cura dei capelli all’abbronzatura, dal make-up agli smalti, ecco le indicazioni base durante la gravidanza. E anzitutto occorre scegliere con consapevolezza i prodotti da spalmarsi di Maria Mazzoli
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Appresa la bella notizia del bebè in arrivo, arriva l’elenco dei controlli da fare. E delle cose da non fare, per preservare la salute del piccolo durante la gravidanza e poi l’allattamento. Accanto a niente alcol e fumo, si aggiunge la lista delle “beauty-azioni” bandite durante la dolce attesa. Ciò non vuol dire che la gravidanza sia nemica della bellezza, che non ci si possa truccare o tingere i capelli, che non si possano usare lo smalto o il profumo preferito. Nei mesi di gestazione si può essere curate e perfette, dalla testa ai piedi. Si può fare tutto, ma scegliendo accuratamente i prodotti. Perché pur entrando in un periodo particolare, ogni donna deve continuare a prendersi cura del proprio corpo, della propria immagine, escogitare un modo per affrontare anche più in armonia i cambiamenti fisici che si subiranno fino ai nove mesi. Dunque massima attenzione alla scelta dei cosmetici, che tra esposizioni solari e bagni, al mare e in piscina, sono molto utilizzati d’estate. Perché se è vero che in gravidanza la pelle diventa più bella, è anche vero che diventa più sensibile. Una tendenza che si manifesta particolarmente nei primi tre mesi, ma l’attenzione va mantenuta alta anche in seguito. A volte, persino gli stessi cosmetici utilizzati per anni possono causare problemi. Dalla cura dei capelli, all’abbronzatura, ecco le indicazioni base per mamme in attesa (o che stanno pensando di diventarlo). Per garantirsi una gestazione senza irritazione e scegliere con consapevolezza i prodotti da spalmarsi; meglio ancora se su consiglio del medico di base, del dermatologo o del farmacista di fiducia, perché un prodotto non vale l’altro. Semaforo rosso per le tinture. Ci riferiamo soprattutto a quelle che contengono ammoniaca e prodotti chimici aggressivi, sostanze potenzialmente allergiz-
zanti o tossiche. Un alt che non significa rinuncia a priori. Oggi esistono formulazioni molto più delicate e meno aggressive rispetto al passato, certe sostanze potenzialmente tossiche, un tempo contenute nelle tinte, da parecchi anni sono state eliminate, mentre gli ingredienti utilizzati sono testati come anallergici. Nel momento in cui andate ad acquistare la tinta, anche quella usata di routine, non dovete farlo ad occhi chiusi. E dovete comunque informare il vostro parrucchiere quando andrete a fare il ritocco. Per esempio, la pasta colorante non deve entrare in contatto con l’epidermide, quindi va applicata a qualche millimetro di distanza dalla cute, sulle lunghezze. L’effetto poi della tinta sui capelli, in questo periodo, può essere diverso da quello auspicato o indicato dalle istruzioni perché diversa è la concentrazione di ormoni e diversa la reazione del corpo. Per stare più tranquille, i ginecologi ritengono sia meglio orientarsi su prodotti naturali a base di erbe e di adottare cautela anche se si punta sull’henné, poiché potrebbe scatenare dermatiti da contatto. Anche se sono una valida alternativa alle tinte chimico-sintetiche tradizionali, o per ossidazione, che contengono sostanze a rischio, andiamo sul sicuro. Ci sono delle ottime preparazioni, reperibili in farmacia, parafarmacia ed erboristeria, esclusivamente vegetali, realizzate con erbe e piante. Semaforo arancione per i colpi di sole. Biondi o color cioccolato, i riflessi sono ammessi ma solo se si tratta di ritocchi sulle punte. Per le applicazioni ex novo, le parrucchiere adottano l’escamotage di montarle con la cuffia in silicone, ciocca per ciocca. Come suggerito dagli esperti, comunque, per precauzione i trattamenti coloranti andrebbero rinviati di sana pianta alla fine del primo trimestre
di gravidanza. Semaforo verde per maschere e impacchi. Di solito la chioma si fa più lucente in questo periodo. Chi non dovesse ritrovarsi questa fortuna può continuare a prendersi cura della propria capigliatura con maschere naturali, impacchi ed oli ristrutturanti senza traccia di elementi chimici, e shampoo delicati, senza correre rischi inutili. Occhio alla tintarella. Il sole non è nemico della gravidanza, ma l’eccessiva esposizione è poco raccomandata a causa del cloasma gravidico, o “maschera della gravidanza”, cioè una smisurata pigmentazione della pelle del viso con conseguente comparsa di macchie brune su fronte, naso, labbra e zigomi. Va sempre preso con moderazione e nelle ore meno intense. Per mantenere un bel colorito si possono usare, ogni tanto, le creme autoabbronzanti, formulazioni che nel giro di qualche ora riescono a dare un tono dorato. Più attenzione va posta per le lampade abbronzanti: in questo caso rivolgetevi ad un dermatologo. Banditi smalto e solvente? Avere delle belle unghie curate e colorate fa sempre piacere, sono il dettaglio dell’attenzione per il corpo, della femminilità. Ma sugli smalti se ne sentono di tutti i colori, addirittura che contengano pesticidi, vernici e profumi che andrebbero a svolgere un’azione simile agli ormoni estrogeni che ritarderebbero, quindi, nel maschio, lo sviluppo dei genitali. Dalle texture più soft a quelle semipermanenti occorre guardare prima di tutto la qualità, evitando accuratamente che contengano formaldeide, canfora, toluene, ecc. Anche un semplice smalto può nascondere sostanze potenzialmente dannose per il feto, ma anche per la madre. Infatti, alcune di esse possono causare irritazio-
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Leggete bene le etichette dei cosmetici e per qualsiasi dubbio contattate il medico o il farmacista per sapere se il prodotto è sicuro o meno
ni, dermatiti fino anche a reazioni allergiche di grave entità. Tuttavia, secondo quanto sostenuto da specialisti in ginecologia e ostetricia, la Food and Drug Admnistration ha riconosciuto come l’esposizione saltuaria a queste sostanze non sia tale da causare certe complicazioni. Quello che preoccupa sono i fumi esalati sia dagli smalti, ma anche e soprattutto dai solventi utilizzati per rimuoverli, come l’acetone. Meglio quindi non abusare, o dirottare la scelta su smalti e solventi selezionati.
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Make up senza confini. Per il trucco il ventaglio di soluzioni non ha limite. O meglio: solo quello della qualità del prodotto, cosa che però andrebbe sempre tenuta presente, non solo in gravidanza. Prodotti scadenti, non testati o pieni di sostanze tossiche girano ancora a piede libero nel mercato low cost, tra bancarelle e siti internet. Via libera su viso e corpo. Creme, emulsioni, sieri, lozioni: tutto consentito, meno che alcuni trattamenti estetici a base di acido re-
tinoico. Spalmatevi di tutto ma non senza controllare, ovviamente, i componenti e le indicazioni d’uso. Tanto per dire, le creme antismagliature non sono tutte uguali. Così quelle elasticizzanti o antirughe. Puntate sempre su buoni prodotti, di marca e affidabili, che investono in ricerca e materie prime di qualità. Fatevi consigliare o comunque orientatevi su formulazioni studiate per le donne in gravidanza, meglio se contenenti anche olio di mandorla puro, elasticizzante e nutriente e senza controindicazioni.
Cercate sempre qualità e informazioni La qualità di un prodotto è il primo presupposto per volersi davvero prendere cura di sé, del proprio corpo, soprattutto in gravidanza. Un passo importante che
deve associarsi anche ad un utilizzo del cosmetico mantenuto in buono stato di conservazione, quindi lontano dalla luce e da fonti di calore. Vediamo come:
1) Massimo rispetto dei tempi di scadenza: cosmetici e prodotti per la cura del corpo in genere, a meno che la durata non sia superiore a 30 mesi (in questo caso, invece della stampigliatura con la data di scadenza, si trova l’immagine di un vasetto con dentro il numero di mesi necessari prima che si deteriori), riportano sull’etichetta il tempo massimo entro il quale è garantita l’efficacia e la sicurezza del prodotto, una volta aperto. Una precauzione da adottare sempre, a maggior ragione durante la dolce attesa, quando la pelle è più delicata.
cambiato consistenza, colore o odore rispetto al solito. 4) Sempre, ma a maggior ragione in gravidanza, è meglio affidarsi all’esperienza e alla professionalità di aziende serie, preferibilmente certificate. Possono essere usati in tutta tranquillità i cosmetici di marche conosciute, con etichette complete e redatte secondo la nomenclatura internazionale. Tassativamente da evitare i prodotti senza marca o con marche ignote, che si trovano in commercio a prezzi stracciati, ma senza dare alcuna garanzia.
5) Leggete bene le etichette e se non siete certe di conoscere tutti gli ingredienti contattate il medico per sapere se il prodotto è sicuro o meno. Attenzione invece ad alcuni prodotti sui quali non stati condotti test approfonditi e dei quali, dunque, si ignorano gli effetti in gravidanza. Anzi, nei casi migliori le etichette indicano proprio in 3) Al di là della scadenza indi- maniera specifica le sostanze cata, bisogna evitare sempre di che possono essere nocive in usare cosmetici che abbiano gravidanza. n
2) Una volta aperti i contenitori vanno sempre richiusi correttamente per evitare un’eccessiva esposizione all’aria e alla polvere. Nel caso delle creme in barattolino, sarebbe buona norma prelevare la quantità necessaria mediante una spatolina, per evitare di “contaminare” la rimanente con le dita.
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INSERTO GOLD LUGLIO/AGOSTO 2015
ALIMENTAZIONE E ATTIVITA FISICA il segreto per stare bene e prevenire tante malattie
Alimentazione sana e attività fisica sono i fondamenti imprescindibili per un corretto stile di vita, finalizzato al mantenimento dello stato di salute psico - fisico ottimale e alla prevenzione. In questo speciale di Optima Gold scopriremo insieme le basi di un’alimentazione equilibrata, le regole da tenere a mente prima di mangiare ma anche come intraprendere un’attività fisica che ci faccia stare meglio giorno dopo giorno. Le Farmacie Valore Salute ti aspettano ogni giorno per consigliarti, guidarti nelle scelte più adatte alle tue esigenze e per fornirti materiali informativi e prodotti di qualità per un corretto stile di vita incentrato sulla salute e sulla prevenzione. Cerca la Farmacia Valore Salute più vicina a te nel sito www.valoresalute.it.
Alimentazione + attività fisica Come stare in salute, fare prevenzione e adottare uno stile di vita corretto incentrato sul benessere psico-fisico a cura della redazione di Optima Salute
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Ormai, quando si parla di prevenzione, di salute, di
stile di vita sano, non si può fare a meno di accoppiare attività fisica e alimentazione corretta. Un tandem che per la verità i nostri antenati di un secolo fa conoscevano molto bene anche se, probabilmente, non lo cavalcavano secondo un programma prestabilito, seguendo consigli di allenatori, nutrizionisti e medici sportivi. Lo seguivano per necessità, perché si camminava di più e a piedi, anche per raggiungere mete distanti chilometri, al massimo si disponeva di una bicicletta (senza rapporti, dunque più faticosa da muovere) o di un cavallo, e nonostante i tempi fossero grami, il mangiare (poco) era di qualità, oggi diremmo biologico. Che cosa è cambiato da allora? Che il progresso
avendoci dotato dell’automobile, ci ha reso sedentari per postulato, mentre frigoriferi e congelatori, presenti quasi in ogni casa, ci hanno indotto a fare scorte da tempo di guerra, a suon di “occasioni imperdibili”, di “due per tre”, sconti e saldi. Il tutto a scapito del nostro povero organismo, imbottito spesso e volentieri da alimenti troppo elaborati, sofisticati, ricchi di grassi e zuccheri, fornitori di scarsissimo valore nutrizionale. Quello che gli americani chiamano junk-food, cibo spazzatura. Come muoversi in questo labirinto, allora? Come salire sul nostro tandem del corretto stile di vita (alimentazione + attività fisica)? Cominciando a informarsi, dal sapere cosa mettiamo in bocca, a leggere attentamente le etichette delle confezioni, a distinguere tra vari tipi di regimi alimentari/diete.
Cominciamo col sottolineare alcune cose importanti: 1) L’equilibrio alimentare non si costruisce su un unico pasto o su un unico giorno ma piuttosto su una continuità settimanale, mensile, annuale e via avanzando imperterriti. In questo senso non esistono cibi “proibiti” in assoluto (un piatto di fritto una tantum non ha mai ammazzato nessuno) come neanche cibi “miracolosi”, anche se ovviamente alcuni alimenti sono considerati più salutari (frutta, verdura, farinacei, pesce, carne bianca) e altri meno (cibi zuccherati o troppo salati, carni rosse, grassi di origine animale). 2) Un corretto stile alimentare contribuisce a costruire, rafforzare, mantenere il corpo e a fornire l’energia quotidiana indispensabile al buon funzionamento dell’organismo. Una giusta alimentazione è dunque determinante per uno sviluppo fisico sano a partire dalla fase prenatale, poi durante l’infanzia e nelle fasi successive della vita. Una nutrizione equilibrata è per esempio direttamente legata a una buona salute materno-infantile, facilita i bambini nell’apprendimento, aiuta gli adulti a essere più produttivi. 3) Una dieta bilanciata, combinata a uno stile di vita attivo, aiuta a mantenere un peso corporeo adeguato, permettendo una crescita più armoniosa da un punto di vista fisico e più serena da un punto di vista psicologico. Spesso, infatti, le persone in sovrappeso o obese tendono a essere emarginate e sottoposte a una vera e propria stigmatizzazione sociale. In particolare, i bambini sono portati a sviluppare un rapporto difficile con il proprio corpo e con i propri
coetanei, di conseguenza a isolarsi ancora di più con un invitabile aumento delle abitudini sedentarie. 4) Mangiare sano aiuta a prevenire e a trattare molte malattie croniche come l’obesità e il sovrappeso, l’ipertensione arteriosa, le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, le malattie metaboliche, il diabete tipo 2, alcune forme di tumori. Inoltre, una sana alimentazione fortifica il sistema immunitario contribuendo a proteggere l’organismo da alcune malattie non direttamente legate alla nutrizione. Il rischio cardio e cerebrovascolare, per esempio, è fortemente influenzato dal tipo di alimentazione. Per ridurre l’aterosclerosi e le sue conseguenze è importante limitare i grassi di origine animale contenuti nella dieta. È anche consigliabile una riduzione dell’uso quotidiano di sale da cucina per il riequilibrio dei valori di pressione arteriosa e quindi del rischio di ipertensione e di scompenso cardiaco. Va infine ridotto l’apporto di carne e grassi animali perché esiste un’associazione diretta tra un loro consumo eccessivo e il rischio di tumori. 5) Il rischio obesità, in particolare, è determinato non solo da una dieta scorretta (che determina uno squilibrio fra assunzione calorica e spesa energetica a favore della prima) ma anche da uno stile di vita sedentario. Sovrappeso e obesità sono definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come condizioni di anormale o eccessivo accumulo di grasso corporeo che presenti un rischio per la salute.
I cardini della corretta alimentazione Veniamo a noi: cosa significa corretta alimentazione? Il Ministero della Salute lo chiarisce in maniera esplicita: “seguire una dieta variata e bilanciata nella quale ciascun alimento contribuisca con le proprie specificità a garantire un apporto completo di nutrienti per la salute. Un‘alimentazione monotona e basata sempre e solo sullo stesso alimento può portare a disturbi e malattie da carenze e/o squilibri. Infatti, escluso il latte materno nei primi sei mesi di vita, non esiste l’alimento ideale e completo. Ogni alimento ha caratteristiche nutrizionali proprie e può essere sostituito solo da altri con proprietà analoghe. Ciò non toglie che un alimento, alla luce del suo profilo nutrizionale, possa risultare il più adatto per una dieta mirata ed equilibrata”. Consigli? Eccone alcuni validi per tutti: 1) adeguare l’apporto energetico degli alimenti alla attività fisica, in modo da mantenere il tuo peso ottimale, mantenendo il consumo medio di proteine sui 70 g al giorno. 2) variare il più possibile i diversi tipi di carne, privilegiare il consumo di pesce, consumare le proteine derivanti dai legumi, mantenere il consumo quotidiano dei grassi inferiore al 30% delle calorie totali (considerando non solo quelli aggiunti come condimento, ma anche quelli presenti normalmente negli alimenti). 3) privilegiare i grassi di origine vegetale, come l’olio di oliva, a quelli di origine animale (burro, lardo, strutto) essendo questi ultimi più ricchi di acidi grassi saturi e di colesterolo. 4) il consumo dei carboidrati va mantenuto almeno al 55% delle calorie totali, preferendo quelli complessi (come pane e pasta) e limitando quelli semplici (principalmente zucchero) a non più del 10% delle calorie totali. 5) assumere ogni giorno circa 35 g di fibra, privilegiando pane, riso e altri cereali “integrali” meno raffinati e più ricchi di fibre. 6) non consumare troppi dolci e bevande zuccherate. 7) assicurarsi l’apporto di vitamine e minerali attraverso il consumo di alimenti freschi, in particolare frutta e verdura, che devono essere presenti in abbondanza nella dieta, a partire dalla prima colazione. Il latte e i derivati sono preziose fonti di calcio e vitamine del complesso B. 8) limitare il consumo di bevande alcoliche, preferendo quelle a basso tenore alcolico quali vino e birra. 9) limitare, ai pasti, il consumo di alimenti ricchi di sale, usare con moderazione il sale aggiunto, come condimento durante la cottura o direttamente nelle pietanze a tavola; usare sale iodato.
Tabella degli apporti calorici degli alimenti più comuni In ordine alfabetico Alimento
Kcal x 100gr
Banana
94
Braciola suina
150
Burro
754
Latte scremato
47
Macinato bovino
216
Margarina vegetale
722
Mela
54
Melanzana
17
Merluzzo
73
Miele
325
Pane bianco
238
Parmigiano
386
Pasta (spaghetti)
345
Pesce Spada
117
Piselli
272
Pollo arrosto
166
Pomodoro
17
Prosciutto crudo
383
Riso
116
Salmone
202
Scaloppina vitello
100
Sgombro
180
Uovo
159
Zucchero
410
Zucchina
19
Il bello delle diete Tutti, nessuno escluso, quando parliamo di “dieta” pensiamo immediatamente ad un sacrificio necessario, da affrontare per dimagrire, per perdere peso a scopo terapeutico o puramente edonistico. In un caso o nell’altro si tratta in effetti di cambiare “regime alimentare”, di affidarsi ai consigli mirati di uno specialista (medico nutrizionista, dietologo, endocrinologo, esperto in malattie del metabolismo…) capace di stabilire quantità e qualità degli alimenti in base al risultato terapeutico che si vuole conseguire. In pratica il termine più corretto sarebbe “educazione alimentare”, trattandosi di strade da imboccare e seguire il più a lungo possibile. Le diete restrittive, è dimostrato da un’ampia letteratura scientifica, sull’immediato vantano effetti miracolosi, ma sul lungo termine non durano e alla fine peggiorano la situazione, perché chi perde peso senza un adeguato sostegno di un’attività fisica, con diete rigidissime, fatalmente perde anche massa muscolare e quando cessa di fare “sacrifici” rimette solo grasso, più di prima, peggiorando la composizione corporea. Vediamo allora quali sono le caratteristiche delle principali “diete”.
A ZONA
Ideata dal biochimico Barry Sears, consiste in un metodo per mantenere la produzione d’insulina in una “zona” né troppo alta né troppo bassa ed è basata sui concetti di “equilibrio” e “moderazione” degli alimenti, assunti secondo una distribuzione di macronutrienti a piramide. L’obiettivo principale è il raggiungimento della salute psico-fisica, il controllo attraverso il cibo degli ormoni e dei valori di colesterolo e indice glicemico. Si basa sulla divisione degli alimenti in 3 categorie: carboidrati, proteine e grassi, divisi in “blocchi” da assumere secondo uno schema/rapporto ben preciso: 40-30-30 suddivisi in 3 pasti e 2 spuntini al giorno, abbinati ad olio di pesce Omega 3RX e regolare attività fisica. Si può usare il metodo “a occhio” (poco preciso, ma utile per chi intende seguire la Zona senza troppa attenzione a pesare i cibi, e per i pasti fuori casa) o quello “a blocchi”, più accurato, che consente di imparare bene la Zona. Chi decide di usare la prima soluzione sappia che la quota di proteine deve corrispondere al volume, per estensione e spessore, del proprio palmo (senza le dita). Il resto del piatto si riempie con verdure (insalata, pomodori, spinaci, melanzane ecc.). I carboidrati della frutta devono invece corrispondere al volume di 2 dei propri pugni. Oppure se si utilizzano pane, pasta, riso ecc., al volume di un proprio pugno.
Molto più scientifico, naturalmente, il metodo dei blocchi che insegna la corretta associazione e la quantità degli alimenti, sia nei pasti sia negli spuntini.
MEDITERRANEA
Parliamo di un modello nutrizionale per così dire “multirazziale”, visto che deriva da alimenti comuni forniti dai climi dolci di ben 22 paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Gibilterra, Spagna, Francia, Principato di Monaco, Italia, Slovenia, Croazia, BosniaHerzegovina, Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Israele, Libano, Egitto, Libia, Malta, Tunisia, Algeria, Marocco. Nello specifico, però, i capisaldi di questa alimentazione sono tre: Grecia, Italia e Spagna. Nonostante le abitudini alimentari variano e subiscono trasformazioni differenti da Paese a Paese, vi sono alcune caratteristiche comuni: elevato consumo di frutta, verdura, patate, fagioli, nocciole, semi, noci, pane e cereali; uso dell’olio extra vergine di oliva per cucinare o condire, moderate quantità di carne, giuste dosi di pesce, moderate quantità di grasso, consumo moderato di vino (mai a digiuno e sempre ai pasti), alimentazione con prodotti stagionali, freschi a km zero. La dieta mediterranea è basata su un paradosso nutrizionale: i popoli che vivono nelle nazioni del Mediterraneo consumano quantità relativamente elevate di grassi, ma hanno minori tassi di malattie cardiovascolari rispetto alla popolazione statunitense, nella cui alimentazione sono presenti livelli simili di grassi animali. La spiegazione sta nell’ampio utilizzo dell’olio d’oliva in luogo di grassi di origine animale. Per tutto ciò le evidenze scientifiche hanno dimostrato che la dieta mediterranea aiuta a prevenire il declino cognitivo, malattie cardiovascolari, tumori e probabilmente allergie e asma.
VEGETARIANA
Chi segue questo tipo di alimentazione è incluso in diverse tipologie che si contraddistinguono a seconda del diverso livello di rigidità nel consumo e/o nell’esclusione di determinati alimenti. La più diffusa è certamente la dieta ovo-lacto-vegetariana che elimina dalla propria alimentazione i prodotti animali (carne e pesce) ma include i cibi di origine animale come le uova e i latticini. Chi segue la lacto-vegetariana esclude tutti i prodotti animali, uova incluse, fatta eccezione per i latticini, mentre la ovo-vegetariana segue il percorso inverso: esclusi tutti i prodotti animali, latticini inclusi, fatta eccezione per le uova. Infine la pesco-vegetariana nella quale si fa a meno della carne ma non del pesce e la più restrittiva di tut-
te, la vegetaliana, che esclude senza eccezioni tutti i prodotti di origine animale e loro derivati. Tra i benefici che vengono riconosciuti a questo tipo di alimentazione, il più importante riguarda il fatto che essendo priva di prodotti animali (e dunque si evita di ingerire sostanze tossiche e inquinanti presenti nella catena alimentare o antibiotici e anabolizzanti usati nei mangimi), contribuisce alla prevenzione delle patologie cardiovascolari, del diabete, dell’obesità e di alcuni tipi di cancro.
VEGANA
È molto più restrittiva e integralista della vegetariana, in quanto prevede l’eliminazione totale della carne e il consumo di qualsiasi alimento di origine animale
o derivato, dai latticini al miele alle uova. Chi segue questa dieta di solito lo fa per motivi salutistici o per seguire uno stile di vita etico, rigido e rispettoso del mondo animale. Anche in questa dieta si amplificano studi che testimoniano gli innumerevoli vantaggi, per patologie cardiovascolari, diabete, obesità e alcuni tipi di cancro, derivanti dal mancato consumo di prodotti animali. Se ben calibrata, una dieta di questo tipo può essere compatibile con uno stile di vita sano e un fabbisogno normale, ma sempre e comunque è necessario essere seguiti da un medico che fornirà i giusti consigli per opportune reintegrazioni, per andare a colmare le carenze multiple che potrebbero altrimenti minare il benessere psicofisico dell’organismo.
Guida: come leggere le etichette Sappiamo già qual è la vostra obiezione: purtroppo le etichette su barattoli e confezioni sono scritte con un corpo di stampa così piccolo che ci vorrebbero sempre lenti di ingrandimento oppure occhiali da presbite a disposizione. Tutto vero, anche se fortunatamente la circostanza non è valida per la totalità dei prodotti sugli scaffali, per cui se tenete a voi stessi ed alla vostra salute munitevi degli “strumenti” necessari ad essere informati. Noi proveremo a darvi le informazioni giuste, una guida per capire bene simboli e diciture. Denominazione: deve comprendere informazioni relative alle condizioni fisiche del prodotto alimentare o al trattamento specifico che ha subito (prodotto in polvere, congelato, concentrato, affumicato, ecc.). Origine: l’indicazione del paese o della regione d’origine è obbligatoria per alcune categorie di prodotti quali la carne, la frutta e la verdura. Produttore/importatore: debbono esser scritti nome dell’azienda produttrice, di fabbricante, confezionatore e/o importatore. Elenco ingredienti: vanno elencati in ordine decrescente di peso (ad eccezione di preparati a base di frutta o verdura mista), compresi quelli che possono provocare reazioni allergiche (p. es. noccioline, latte, uova, pesce). Quantitativo: (peso netto/peso sgocciolato): indica la quantità netta di prodotto, misurata in volume per i liquidi e in massa. OGM: per i prodotti con un contenuto di OGM superiore allo 0,9%. è obbligatorio l’esplicita indicazione in etichetta, inoltre tutte le sostanze di origine OGM devono essere indicate nell’elenco degli ingredienti con la dicitura “geneticamente modificato”.
Indicazioni nutrizionali: il valore nutritivo del prodotto indica il valore energetico e gli elementi nutritivi (es. proteine, grassi, fibre, sodio, vitamine e minerali). Scadenza: la dicitura “da consumarsi entro...” deve essere riportata su ogni porzione individuale preconfezionata e non più soltanto, sull’imballo esterno. La data di scadenza va applicata agli alimenti molto deperibili da utilizzare in tempi brevi, per gli alimenti durevoli, invece, si indica il termine minimo di conservazione ovvero “da consumarsi preferibilmente entro...”. Modalità di conservazione: per consentire una conservazione e un utilizzo adeguato degli alimenti dopo l’apertura della confezione, devono essere indicate le condizioni di conservazione e/o il periodo di consumo. Obbligo di indicare la data del primo congelamento (giorno/mese/anno) per le carni, le preparazioni di carni e i prodotti ittici non lavorati.
Camminare è salute Fare attività fisica è un concetto che ne riassume decine: correre, andare in bicicletta, in palestra, fare trekking, nordic walking e chi più ne ha più ne metta. Ma per stare bene col proprio fisico non è necessario né partire in quarta con attività troppo pesanti e difficilmente perseguibili con sufficiente costanza, né tantomeno buttarsi alla cieca in situazioni senza ritorno. Tipo correre tutti i giorni per poter poi mangiare quello che uno vuole (errore doppio) o buttarsi a capofitto in sport faticosi e potenzialmente dannosi senza aver consultato un medico sportivo. La cosa più semplice, consigliata da tutti, è cominciare a camminare. Del resto dovrebbe essere la cosa che sappiamo fare meglio, quella che abbiamo imparato prima ancora di parlare. E che camminare faccia bene al fisico, alla mente e serva anche per curare svariate patologie è largamente dimostrato. Per esempio, alle persone ad alto rischio di diabete basta camminare solo trenta minuti al giorno, cinque volte alla settimana, per ridurre del 60% la possibilità di sviluppare questa patologia. Un lavoro eseguito su soggetti diabetici e sedentari, che iniziano a camminare regolarmente per 4-5 km al giorno, rivelò, nel giro
di due anni, una riduzione media della pressione arteriosa, del peso, di 4-5 cm della circonferenza vita e del 20% della glicemia e del 30% dei lipidi ematici, con una conseguente riduzione del rischio d’infarto nei successivi 10 anni pari al 20%”. Del resto il semplice camminare fa bene anche alle funzioni cerebrali, persino su persone anziane ben oltre la terza età. Uno studio pubblicato nella rivista “Gerontology” ha documentato come persone sedentarie che hanno cominciato a camminare 3-4 ore alla settimana hanno ottenuto la crescita di nuovi neuroni e connessioni cerebrali, aumentando la sostanza grigia e bianca del cervello deputate all’elaborazione del pensiero ed alla trasmissione dei messaggi. Inoltre, camminare è utile anche per gestire e migliorare patologie come ansia e depressione e recuperare da stati emotivi negativi. Di più: la popolazione anziana dovrebbe fare esercizi con i pesi in palestra, in modo moderato, ma utile per rinforzare le masse muscolari. Anche in questo caso è stato dimostrato, con uno studio comparato su un campione di 80enni, che l’esercizio fisico consente di ottenere gli stessi risultati ottenuti somministrando GH, l’ormone della crescita.
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ALIMENTA SALUTE è un progetto dei farmacisti Valore Salute per promuovere una cultura alimentare consapevole, perché le scelte alimentari influiscono sulla possibilità di evitare lo sviluppo di malattie, o di provocarne l’insorgenza. Abbiamo voluto tradurre la loro esperienza e l’aggiornamento continuo nel campo della nutrizione e dell’integrazione alimentare in interventi specifici, quali la definizione di un reparto alimentare in farmacia e servizi web, che si attiveranno nel corso dell’anno. Attraverso la proposta guidata di alimenti selezionati intendiamo aiutare i cittadini ad acquisire conoscenze per favorire scelte autonome e consapevoli e stimolare la capacità critica nei confronti delle diverse occasioni di consumo quotidiane, perché la salute vive e cresce nelle piccole cose di tutti i giorni!
Dossier 154
Estate al sole
Come sfruttare i tanti benefici offerti dai suoi raggi, a partire dalla preziosa Vitamina D. L’importanza delle protezioni solari, la scelta del fototipo e l’attività fisica in riva al mare OPTIMASALUTE
35
Dossier
I raggi benedetti che trasmettono l’indispensabile vitamina D di Benedetta Ceccarini
s
Q uando
capita di parlare con 60enni (e oltre) dell’esposizione al sole, dell’abbronzatura, di tutto quello che è connesso alle nostre calde estati al mare (o in montagna), invariabilmente tornano alla ribalta ricordi che riportano indietro a racconti memorabili, di “quando ci abbronzavamo, diventando neri come la pece e senza mai scottarci. Altri tempi, era un sole più buono...”. Luoghi comuni, direbbero gli scienziati. La colpa, aggiungerebbero gli psichiatri, è dell’effetto-gioventù, di quella specie di rimpianto della giovinezza che fa ricordare tutto in maniera positiva. Dimenticando, probabilmente, che le mamme spalmavano ripetutamente i figli, li scoprivano gradatamente, all’ora di pranzo li tenevano in casa e dopo pranzo si faceva il riposino, per tornare in spiaggia dopo merenda, col sole basso e più... innocuo. Era comunque una forma di prevenzione, un’accurata gestione del sole dettata dal buonsenso, quello che serve ancora oggi per non farsi venire inutili paranoie ad ogni estate. Per esempio: vogliamo dire che il sole fa bene, ed è il principale “fornitore” del nostro corpo per quanto riguarda la produzione di vitamina D? Diciamolo. Ben sapendo che questa importante vitamina è un prezioso elemento per il mantenimento di un sistema nervoso stabile e per la salvaguardia di un’azione cardiaca e una coagulazione sanguigna normale, funzioni collegate ad una buona utilizzazione da parte dell’organismo di calcio e fosforo, i cui livelli vengono mantenuti stabili dalla vitamina D che ne stimola l’assorbimento nel tratto gastrointestinale, che mette in circolo quelli presente nelle ossa e che ne stimola la ritenzione da parte dei reni. La vitamina D, che per molto tempo è stata associata solo alla formazione delle ossa, di fatto esercita la sua funzione benefica su tutto l’organismo umano, influenzando in maniera importante le risposte immunitarie e le difese cellulari. Noi abbiamo unicamente due modalità per ottenere ed accumulare vitamina D: attraverso il cibo oppure attraverso l’esposizione a raggi UV. Ma soprattutto per il fatto di vivere in Italia l’esposizione al sole contribuisce quasi totalmente a questa “ricarica” periodica. Protezione a parte, è stato calcolato che per produrre una dose minima di vitamina D bastano 15 minuti sotto il sole in estate, il che sarebbe come bersi un quarto di litro di olio di fegato di merluzzo, o bere 5 litri di latte e consumare 100 uova senza gli effetti collaterali dell’abbuffata. W il sole, dunque, ma attenti al sole…
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“Couperose, vitiligini e pelli sensibili: ecco cosa fare” di Maria Mazzoli
Diafana come la luna, paonazza di couperose, ma anche chiazzata di rosacea, ricoperta di psoriasi o maculata di vitiligine. Tra le cinquanta sfumature di pelle, ce n’è qualcuna ben più sensibile di altre, e per questo richiede un’attenzione particolare sotto il sole. Chi soffre di una qualsiasi malattia cutanea (e non solo) deve scrupolosamente dosare la quantità (e qualità) dei raggi ultravioletti e infrarossi per evitare complicanze o danni irreversibili. Seguire quindi delle indicazioni salutari, le stesse che il dottor Maurizio Hanke, dermatologo di lungo corso, socio delle due principali società italiane di Dermatologia, la SIDEV e l’AIDA, qui suggerisce una dietro l’altra. Veri consigli “salvapelle” per godersi un’estate all’aperto ma anche per salvaguardare giovinezza e benessere fisico. Dottore, partiamo dalla couperose: si sa che il sole è l’acerrimo nemico. “Non è tanto l’ultravioletto che danneggia la couperose ma l’infrarosso, un raggio che scalda, che porta calore sulla pelle, provocando danni, poiché dilata la rete del microcircolo cutaneo, quindi una vasodilatazione, ovvero un affossamento e anche un peggioramento della sintomatologia legata alla couperose. Per scongiurare che l’ultravioletto faccia i suoi danni va messa la protezione. Ma il filtro solare non riesce ad evitare l’arrivo dell’infrarosso, il calore colpisce, comunque, la pelle. Chi soffre di questa malattia, perciò, se si espone al sole, dovrebbe farlo nelle prime ore del mattino, quando l’ultravioletto non si accompagna, o si accompagna molto meno, con l’infrarosso. Quando poi il sole comincia a salire è bene non esporsi più”. Spesso intesa come sinonimo di couperose, anche la rosacea rappresenta un ostacolo per la tintarella del viso? “Sono due cose diverse, ma legate. Si tratta di una complicazione della couperose, perché chi ne soffre può andare incontro alla rosacea, un’infiammazione della pelle del viso, in particolare della regione centrale, che si manifesta con una dermatosi, una dermopatia molto infiammata che, prima di tutto, non vuole calore. In questi casi, l’ultravioletto non va preso: se la pelle infiammata viene colpita anche dai raggi caldi, si corre il rischio di andare incontro a delle complicanze abbastanza gravi. Quando si è guariti, invece, può essere consigliato un filtro solare. Ma vale la stessa regola di un paziente con couperose: non esporsi mai nelle ore centrali della giornata, quindi dalle 11 alle 18”. Sole vietato anche alle pelli molto bianche?
“Tra le pelli delicate ci sono quelle chiare, che distinguiamo con i due fototipi più alti, vale a dire il fototipo 1 e il 2, che hanno una minore resistenza ai raggi ultravioletti. Due tipologie che in alcuni casi, addirittura, non possono neppure andare al sole, come il fototipo 1 (gli albini e coloro che hanno una storia ereditaria di malattie legate all’esposizione solare, carcinomi basocellulari) e il fototipo 2 (cioè le pelli chiare, lentigginose, che con l’esposizione solare rischiano, in età avanzata, melanomi, carcinomi basocellulari, carcinomi spinocellulari). Molta attenzione devono anche porla chi ha i capelli rossi, con fototipo tra 1 e 2, agli antipodi rispetto a chi appartiene al fototipo 3 (chi generalmente non si scotta) e 4 (chi ha la pelle scura)”. Altra questione delicata (e diffusa): il controllo dei nei o nevi, secondo il termine scientifico più corretto. “Non c’è corrispondenza tra la presenza di nevi e l’esclusione dei raggi ultravioletti. Il problema è che il soggetto con nevi di tipo displastico, quelli che cominciano quindi a modificarsi, deve porre una
OPTIMASALUTE
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Dossier attenzione all’esposizione solare. È vero che non abbiamo prove provate che irradiazioni solari sul nevo possano determinare l’insorgenza del melanoma, però è altrettanto vero che il sole può determinare a sua volta delle modificazioni del nevo che già si sta trasformando in senso maligno. Quindi, è bene evitarlo. Chi ha molti nevi dovrebbe, comunque, porre sempre una certa attenzione”. All’inizio accennava alla vitiligine: è sufficiente proteggersi? “Parliamo di un’altra pelle molto delicata. La vitiligine è una malattia che si manifesta con chiazze bianche di pelle, che anche sotto lo stimolo di ultravioletti non presentano la melanina. Non solo: il soggetto è uno che rifugge i raggi solari perché più sole prende più gli si nota la chiazza bianca, poiché la parte circostante si abbronza. Questo vale molto per il viso e per le mani, le zone più esposte. È chiaro che in questi casi il comportamento istintivo sia quello di non andare al sole. In realtà, anche qui studi abbastan-
za contrastanti, ma recenti e validati, sembrano dire che chi è affetto da vitiligine, se si espone ai raggi solari in maniera equilibrata, può avere qualche speranza che questo determini la pigmentazione delle chiazze. Inizialmente con la comparsa, all’interno della chiazza stessa, di piccoli punti di melanina, fino ad arrivare in alcuni casi alla guarigione. Esiste in realtà oggi un trattamento con raggi ultravioletti, a banda stretta, chiamata Narrow Band, che dà uno stimolo molto forte al melanocita per farlo ricominciare a produrre il pigmento. In qualche caso si ottengono incoraggianti quadri di soluzione del problema. Quindi, anche in questo caso, il comportamento giusto è: non escludere l’azione dei raggi ultravioletti perché rappresenta uno stimolo valido. Si può perciò andare al sole, non prolungatamente, ma con un filtro solare, applicato più volte nell’arco della giornata nel caso in cui si stia al sole diverse ore. Un’esposizione controllata può addirittura apportare un sensibile miglioramento”.
“Come proteggere la cute delicata dei bambini” “I bambini meritano un capitolo a parte. Prima di tutto perché il bambino è per definizione un soggetto che ha una cute molto delicata, in quanto tutti i meccanismi di difesa che ci sono nell’adulto ancora non sono andati a maturazione, a cominciare dalla produzione di sebo, visto che le ghiandole sebacee si sviluppano dopo la pubertà. Il sebo è una sostanza che si distribuisce sul piano cutaneo dando protezione alla pelle, perché crea una barriera molto forte verso l’ingresso di germi, funghi, agenti fisici e ambientali ecc., raggi ultravioletti compresi. Il bambino non ha quindi uno schermo, ma una pelle a diretto contatto sia con i raggi che con tutti gli agenti fisici, come caldo/freddo e così via. Nella seconda infanzia, ma anche nella terza, fino all’età preadolescenziale, quando inizia ad avere una certa capacità di protezione, quindi fino a 6-8 anni, può avere dei problemi se lo si espone al sole in maniera non corretta”. Dunque, anche in questo caso è fondamentale la prevenzione… “Sì, è importantissima l’azione che esercitano le creme solari, ma anche la corretta gestione della protezione da parte dei genitori. Evitando sempre, naturalmente, le ore più calde. Per quanto riguarda i piccoli, occorre fare un passaggio sulla dermatite atopica, che si manifesta anche nell’adulto, in quanto è un quadro che si trascina più a lungo. L’atopia, molto diffusa, è geneticamente determinata, quindi ci si nasce; si manifesta nei primi anni di vita e ce la tiriamo dietro fino alla pubertà, in qualche caso an-
38 OPTIMASALUTE
che oltre. È una malattia in cui compare un eczema che si localizza inizialmente nelle pieghe della pelle (dietro le ginocchia, all’interno del braccio, dietro le orecchie) e che, in alcuni casi, può diventare ben più grave. Il bambino con dermatite atopica se va al mare guarisce, quindi non è che bisogna vietare di farlo andare al sole, sia per il beneficio dell’azione dell’acqua sia dei raggi ultravioletti. Ma anche qui occorre esercitare sempre un’azione corretta di protezione solare, rinnovandola”. Come si affronta, invece, la pitiriasi? “Diciamo anzitutto che i casi di “pitiriasi alba”, una malattia che insorge nell’età prepuberale-preadolescenziale, non sono poi così rari. Si manifesta con delle chiazze chiare vicino alla bocca, discromie cutanee che fanno subito allarmare le mamme pensando siano dei funghi. Non è simile alla vitiligine, che ha invece i margini molto netti, un’isola bianca con limiti perfetti. La pitiriasi alba ha una manifestazione più sfumata, il bianco non è madreperlaceo. Per quanti studi siano stati fatti, sia per accertare se fosse una malattia micotica (ed è stata esclusa) o microbica, quindi da batteri (ma è stato escluso), si è arrivati a pensare si tratti di una malattia disreattiva (reazione alterata ed abnorme, ndr) della pelle del bambino. La teoria è che in alcune fasi, come quella della crescita, quando la cute si trasforma, iniziando ad assumere i caratteri adulti, si determina una situazione tale per cui la fisiologia della pigmentazione subisce modifiche. Si parla poi di pitiriasi delle regioni periorali, dove ci può essere un’azione topica
Dossier esercitata anche da tanti fattori, come il cibo (a volte i piccoli si sporcano molto mentre mangiano), la saliva, ecc., un insieme di fattori legati al comportamento del bambino, alla sua alimentazione, ecc. che facilitano l’insorgenza di quadri di questo genere. In questi casi, l’azione dell’ultravioletto non è sconsigliata. Anzi, può essere addirittura risolutiva, però va molto moderata: è importante fare brevi esposizioni, ma protette”. Chiudiamo col melanoma, uno dei grandi nemici… “Una malattia che conferma quanto sia importante proteggersi fin da piccoli. Ci sono dati scientifici riferiti da studi epidemiologici condotti in Australia, il continente dove il melanoma della pelle è più diffuso: su 10mila abitanti, da noi si verificano 10-14 casi, in Australia 40-50. Un fenomeno che ha determinato una certa attenzione da parte della classe medica e dermatologica nel cercare di capire perché accade ciò. E ci si è accorti che in Australia, in ragione delle condizioni climatiche e ambientali, cioè la presenza del mare e di stagioni calde particolarmente lunghe, faceva sì che le famiglie australiane andassero in barca tutti i fine settimana per larga parte dell’anno. Si tratta di una popolazione, oltretutto, abbastanza ricca, per cui può permettersi la barca. Significava che stavano tutto il giorno al sole. Che fin dai 4-5-6
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anni cominciassero a prendere dosi massive e concentrate nel tempo (nei due giorni del weekend) di raggi ultravioletti. Arrivavano a 20 anni e cominciavano a manifestare il melanoma. Ci si è quindi accorti che il rischio più grave di insorgenza del melanoma è nelle persone che da bambini hanno fatto esposizioni solari brevi e intense, non adeguatamente protetti. La stessa cosa è accaduta ai figli dei contadini e dei marinai nelle nostre regioni mediterranee, ma lì il melanoma non compariva. Perché? Perché si esponevano al sole da maggio a settembre continuativamente, non solo il fine settimana e con dosi massive. Iniziavano l’esposizione con i primi soli, ad aprile, piano piano la pelle iniziava a produrre melanina, si proteggeva, e quando arrivava il sole di luglio-agosto il bambino era già protetto. In questi casi l’esposizione continua di raggi ultravioletti, per un arco di tempo sufficientemente lungo, non provocava danno, rispetto al bambino australiano la cui esposizione di due giorni provocava una ustione solare o comunque un attacco piuttosto forte degli ultravioletti”. Infine un consiglio importante per i bambini? “Resta quello delle esposizioni solari brevi anche nel fine settimana, ma comunque sempre con pro-
tezione solare. Se, invece, una famiglia va al mare 15 giorni, 10 o una settimana, per i primi tre giorni deve ben proteggerlo finché la pelle non si è scurita. Una gestione della protezione che dipende dal fototipo di appartenenza del bambino, quelli con pelli molto sensibile devono continuare a metterla. A proposito di creme solari: per un periodo sono andate di gran moda quelle a protezione totale. Falso, una crema schermo totale non esiste, e già l’Unione Europea dovrebbe averlo regolamentato.
Lo schermo totale creava un’illusione di barriera, di conseguenza altri problemi: le mamme australiane andavano in barca, mettevano una bella spalmata di crema schermo totale e tutto il giorno stavano sotto il sole. Il bambino sudava, faceva il bagno, dopo due ore quella crema non ce l’aveva più. Per cui la protezione era solo un utopia. È intervenuto il Consiglio dei dermatologi italiani indicando di fare applicazioni frequenti di crema solare a media protezione”.
La scelta della protezione di Francesca Aquino
Come sappiamo la scelta più importante da fare è quella relativa ai solari, in base al tipo di pelle (trovate il vostro fototipo in questo dossier), all’esposizione, al luogo dove pensiamo di andare (neve, mare, piscina, sabbia, ecc.). Come regolarci? Tra le caratteristiche indispensabili deve, ovviamente, proteggere dalle scottature in qualsiasi luogo e momento, poi prevenire gli effetti nocivi del sole a lungo termine, essere cosmeticamente gradevoli, non provocare intolleranze e fenomeni di fotosensibilizzazione, pur salvaguardando l’abbronzatura. Applicare dunque uno strato sottile ma regolare di crema, senza sforzarsi di farla penetrare. I solari non sono concepiti per penetrare in profondità, ma per restare in superficie come uno scudo per la pelle. Nei primi giorni le applicazioni vanno ripetute ogni ora, poi ogni due ore, e dopo ogni bagno, ricordando che il fatto di essere già abbronzati non costituisce una protezione sufficiente. Leggete comunque, attentamente, le istruzioni dei prodotti: per essere efficaci devono essere applicati correttamente e in quantità adeguata (normalmente 35 grammi di solare per tutto il corpo, ossia circa sei
cucchiaini da te di prodotto); rinnovare l’applicazione, specialmente dopo il bagno, dopo essersi asciugati o se si è sudato molto. Proteggete la pelle anche durante il bagno in mare o in piscina perché i raggi ultravioletti agiscono anche quando siete in acqua. Il viso, il collo e le mani vanno “spalmati” con prodotti più forti, mentre per il resto del corpo è accettabile una protezione inferiore. Non dimenticate le “zone sensibili” che si ustionano subito come il naso, le orecchie e il collo del piede. Per il resto valgono le regole di sempre: evitare il sole nelle ore più calde (11-15) e sostare in un luogo ombreggiato, ricordando però che alberi, ombrelloni e tettoie non proteggono completamente dalle radiazioni solari. Controllate l’indice di UV quotidianamente, anche attraverso le pagine delle previsioni del tempo sui giornali: più alto è l’indice, più importante è proteggersi. Infine: utilizzare prodotti che proteggono sia dai raggi UVA che UVB. Usare prodotti solari che offrono almeno una protezione “media”, ossia un SPF (Fattore di Protezione Solare) di 15 o 20 o 25.
Trovate il vostro fototipo 1: Capelli biondi o rossi, occhi chiari, carnagione molto chiara con efelidi, estremamente sensibile al sole, si scotta sempre e non si abbronza. 2: Capelli biondi o castano chiaro, occhi chiari, carnagione chiara, spesso con efelidi, sensibile al sole, si scotta con facilità e si abbronza con difficoltà. 3: Capelli castani, occhi chiari o marroni, carnagione bruno-chiara, può
scottarsi ma si abbronza. 4: Capelli castano scuro o neri, occhi scuri, carnagione olivastra o scura, si scotta di rado e si abbronza con facilità. 5: Capelli neri, occhi scuri, carnagione bruno olivastra, si abbronza intensamente. 6: Capelli neri, occhi neri, carnagione nera, non si scotta mai, tipo di razza Fonte: Ministero della Salute nera.
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Che cos’è il fattore di protezione solare (SPF) Di grande utilità è la conoscenza del fattore di protezione (Sun Protection Factor: SPF) che indica il rapporto tra la dose minima che causa eritema di esposizione al sole con filtro e senza filtro. In termini pratici, una persona che può stare al sole senza scottarsi per 10 minuti con un filtro solare a protezione 6 potrà stare al sole senza scottarsi per 60 minuti. Ma visto che le valutazioni di laboratorio sono standard e tarate, e visto che si è constatato che il consumatore utilizza di solito poco prodotto e non lo spalma in modo uniforme, sarà bene valutare che la protezione nelle reali condizioni d’uso può essere minore di quella indicata sulla confezione. Ecco, secondo l’Unione Europea, le quattro categorie dei filtri solari in commercio, a seconda del loro grado di protezione:
filtri e gli anti-radicali liberi, sostanze dalle proprietà antiossidanti come il beta-carotene e i flavonoidi. Sono prodotti coadiuvanti del trattamento protettivo e vanno affiancati ai filtri e talvolta agli schermi. I filtri solari possono essere: • oli • gel • emulsioni oli in acqua e schiume aerosol • emulsioni acqua in olio • stick.
Gli oli e i latti, poco viscosi, sono più indicati per la protezione del corpo, i gel e le creme per quella del viso. Quanto agli stick, il loro uso è riservato a zone più specifiche: naso, labbra, nei e cicatrici (mai esporle al sole). Spesso questi prodotti hanno formule concepite per resistere < 6: non può essere una all’acqua, ecco perché contengo crema solare protettiva; no forti proporzioni di grassi. Ma ne 6-10: bassa; esistono in commercio anche versio15-20/25: media; ni più “leggere” per pelli grasse. Da 30-50: alta; controllare bene il fattore di prote50+: molto alta. zione dei filtri, che dipende non solo dagli ingredienti utilizzati ma anche Esistono tre categorie: gli schermi, i dalla loro concentrazione.
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Dossier
Quattro salti sulla spiaggia di Roberto Moraldi
Gli allenamenti intergenerazionali in riva al mare sono ormai diventati un “must” delle vacanze. Bambini, adolescenti, mature signore, sessantenni rubizzi e pure anziani arzilli si alternano spesso per tutta la giornata nell’eseguire balli, salti e movimenti a ritmo di musica. Per non parlare di chi invece preferisce volley, tennis o anche bocce. Insomma non tutto ma di tutto, visto che sono molteplici le attività che si possono fare in spiaggia. Per esempio le passeggiate a piedi nudi sulla sabbia, in grado di stimolare i riflessi propriocettivi del piede e della caviglia, oltre a rinforzare la tonicità dei muscoli delle estremità migliorano anche il senso dell’equilibrio. Le solcature ondulate della sabbia, create dal moto ondoso, adattandosi alla volta plantare distendono e massaggiano la fascia e i muscoli del piede. Questa azione oltre a potenziare il fitto intreccio di vene della pianta del piede costituisce un ottimo momento fisioterapico per patologie molto spesso associate e concausa dell’insufficienza venosa cronica. In spiaggia si possono eseguire anche ginnastica, stretching, persino ballo, sempre nelle ore meno calde e scegliendo zone ombreggiate o ben areate. Camminare nel mare, con l’acqua poco sotto le ginocchia, tonifica invece le masse muscolari e, potenziandone la loro azione, favorisce lo scarico venoso; camminare con acqua al bacino è meno faticoso ed ancora più benefico per il sistema venoso degli arti inferiori, perché la pressione dell’acqua controbilancia la pressione idrostatica del sangue favorendone lo scarico. È pertanto altamente consigliato per le nostre gambe, ed ottimo per l’abbronzatura. La resistenza che l’acqua oppone ad ogni movimento è 12 volte maggiore alla resistenza opposta dall’aria. Ne consegue che un esercizio in acqua equivale a farne almeno una decina a terra. La ginnastica in acqua o aquagym è di grande efficacia, per i motivi anzidetti, mentre negli stabilimenti più organizzati si può anche effettuare qualche seduta di aquaspinning (bici stazionaria in acqua) che unisce all’idromassaggio procurato dal movimento dell’acqua il valido esercizio aerobico lento e prolungato delle pedalate in acqua, permettendo di tonificare e rassodare il nostro corpo. Ricordatevi infine che l’acqua di mare ha caratteristiche e proprietà non dissimili a quelle dell’acqua termale salsobromoiodica benefica negli stati infiammatori cronici dell’apparato osteo-articolare (reumatismi, traumi articolari, ecc.) e per la pelle (psoriasi, dermatite seborroica, acne, ecc.). Si può considerare la più completa acqua minerale, in quanto in essa sono contenuti quasi tutti gli elementi esistenti in natura.
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Dossier
Attenti ai falsi miti 1. Lassativi, diuretici e sauna fanno perdere solo, e momentaneamente, acqua e sali minerali (sodio, potassio e cloro) che poi devono essere recuperati in breve tempo, altrimenti si rischiano crampi muscolari e perdita di efficienza fisica. 2. Massaggi e idromassaggio possono aiutare il recupero dalla fatica muscolare (smaltimento delle tossine), ma non intaccano le riserve di grasso sottocutaneo. L’unico che consuma calorie con il massaggio è il massaggiatore. 3. Qualcuno sostiene che sia meglio camminare che correre. A parità di condizioni fisiche, cioè se non si hanno problemi alle articolazioni la corsa si fa sempre preferire, perché dovendo percorrere più chilometri possibili nel tempo a disposizione dobbiamo aumentare la velocità. Cioè correre. Si può anche ricorrere ad una seduta mista camminata veloce/corsa che specialmente per i primi tempi aiuta
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molto i principianti a prendere confidenza con un diverso modo di muoversi e di respirare. Resta il fatto che è sempre meglio camminare, anche piano, piuttosto che stare in poltrona tutto il giorno. 4. Un vecchio podista diceva che una seduta di meno di 40’ non è valida, nel senso che non viene accettata dal mondo podistico come seduta giornaliera. Chiaro che si tratta di un paradosso con un fondo di verità, perché se è vero che non dovrete timbrare alcunché e fare quello che vi sentite, è ovvio che riducendo i minuti di attività fisica si bruceranno meno calorie. Quello che conta è però la costanza, la frequenza, per cui meglio 20’ tutti i giorni piuttosto che 40’ tre volte la settimana. 5. Lo diciamo per l’ennesima volta: sudare molto non fa smaltire chili, non fa perdere grasso perché non ne contiene e tantomeno innesca ipotetiche reazioni chimiche che coinvolgano i grassi. n
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Vulviti irritative, come prevenirle?
Il ruolo degli assorbenti e salva slip di cotone 100% Ogni anno, circa il 40% delle donne lamenta un disturbo vulvo-vaginale che può essere di natura infettiva o non infettiva. La vulvite è una infiammazione dei genitali esterni femminili, ossia delle grandi e piccole labbra e degli orifizi uretrale e vaginale. La vulvite non infettiva, che costituisce il 40% delle patologie del basso tratto genitale, può essere “da contatto” quando è legata alla reazione di ipersensibilità ritardata nei confronti degli allergeni, oppure “irritativa” quando compare immediatamente dopo l’avvenuto contatto dell’epitelio con la sostanza irritante. La dermatite che ne deriva è caratterizzata da una infiammazione riconducibile ad uno stress indotto di tipo meccanico o chimico, che danneggia sia il film di protezione lipidico che la componente intracellulare dello strato corneo, con conseguenze cliniche legate alla sintomatologia da ipersensibilizzazione ed alle complicanze infettive a lungo termine. La vulvite irritativa si presenta infatti con una sintomatologia caratterizzata da eritema, edema, bruciore e prurito locali, in assenza di vescicole; nella fase di cronicizzazione, può infine predisporre a infezioni batteriche, micotiche e virali. Esistono delle condizioni che predispongono alla comparsa delle vulviti; accanto ai fattori di rischio endogeni, quali la gravidanza, il ciclo mestruale, l’incontinenza urinaria, l’obesità, le patologie concomitanti come il diabete e l’immunodepressione e le terapie antibiotiche, si associano anche fattori esogeni, ossia particolari stili di vita. Tra questi hanno particolare rilevanza l’utilizzo di abiti e biancheria troppo attillati e costituiti da materiale sintetico e non traspiran-
te come nylon e lycra, l’uso di assorbenti o proteggi slip sintetici o poco traspiranti (contenenti cellulosa), l’uso di carta igienica oleosa o profumata, l’abuso di sostanze topiche (spray deodoranti, cere depilatorie, detergenti aggressivi, lavande vaginali), l’attività sessuale ed i contraccettivi di barriera ed infine la dieta povera di acidi grassi essenziali. Questi fattori agiscono alterando la barriera cutanea sia nella sua composizione che mediante trauma meccanico. Il primo approccio alla vulvite irritativa è di tipo preventivo, essendo possibile attuare dei comportamenti che aiutano a ridurre o eliminare i fattori di predisposizione esogeni; questi accorgimenti mirano a proteggere il film idrolipidico, mantenere il pH fisiologico, consentire la traspirazione, evitare l’attrito sulla cute vulvare al fine di minimizzare lo stimolo irritativo. Sono quindi da incoraggiare alcune buone norme comportamentali, come evitare l’uso di indumenti attillati e biancheria sintetica, evitare lavaggi eccessivi o con detergenti non adatti, preferire assorbenti e proteggi slip non irritanti e traspiranti, meglio se in cotone. Un recente studio ha analizzato l’eventuale effetto dei proteggi slip sulle condizioni della cute a livello vulvare mettendo a confronto proteggi slip traspiranti, non traspiranti, in cotone e nessun uso. I parametri considerati sono stati (1) la temperatura, (2) il TEWL, ossia il Trans epidermal water loss, l’indice dell’umidità a livello della superficie cutanea, (3) la capacitanza elettrica, che è espressione del grado di umidità dello strato corneo dell’epidermide e (4) il pH, indice del livello di acidità della superficie cutanea. È ben noto che
tutti questi fattori sono alla base delle modificazioni correlate alla crescita dei microrganismi patogeni. I risultati indicano come i proteggi slip tradizionali modificano il microclima vulvare, aumentando la temperatura, il livello di umidità e il pH, mentre con i proteggi slip traspiranti il microclima vulvare risulta sostanzialmente simile a quello riscontrato nelle pazienti che non ne hanno fatto uso. Questo perché mentre la cellulosa ha un basso indice di traspirabilità e può modificare il microclima vulvare, il cotone è ad elevata traspirabilità e pH naturale. Un secondo studio evidenzia che l’uso di proteggi slip o assorbenti di puro cotone consente di mantenere costante il microclima vulvare attenuando o risolvendo la sintomatologia associata a vulvite irritativa con un miglioramento dell’eritema (71%), dell’irritazione (80%), del bruciore e del prurito (87,5%). È presente in commercio una linea completa di assorbenti esterni ed interni e proteggi slip la cui composizione 100% in cotone rispetta i criteri di traspirabilità senza alterare la triade temperatura - umidità - pH responsabile del mantenimento di un corretto microclima vulvare. La linea “Lady Presteril Cotton Power” è composta da cotone non sbiancato che assicura massima traspirabilità e le caratteristiche di ipoallergenicità del cotone si associano infine ad assenza di cattivi odori, morbidezza e un elevato confort oltre ad un buon potere assorbente legato alle caratteristiche naturali della fibra. Dott.ssa Alessia Goldoni Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia e Ostetricia
I vantaggi del sale iodato Nonostante sia considerato il più valido alleato contro la carenza di iodio, che può portare a problemi alla tiroide, in Italia è consumato solo da metà della popolazione di Filippo Tini
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“A ndiamo al mare a respirare un po’ di aria buona”, dicevano una volta i nostri nonni, e anche se, molto probabilmente, avevano un’idea confusa di cosa respirassimo effettivamente sulle coste dell’Adriatico, alla fine andavamo lì per inalare boccate di iodio. L’idea non era del tutto sbagliata, anche se, in caso di necessità fisiologica, la quantità assorbita dall’aria era, ed è, abbastanza trascurabile. In effetti la carenza alimentare di iodio è
ormai da tempo indicata come obiettivo primario per la salute pubblica dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Food and Agricolture Organization (FAO). E il nostro Ministero della Salute promuove da anni programmi di monitoraggio della iodoprofilassi allo scopo di migliorare gli interventi di sanità pubblica in questo campo specifico. La soluzione più indicata e più semplice consiste nell’integrazione alimentare, usando sale
iodato al posto del comune sale da cucina. Purtroppo, nonostante questa attenzione ai massimi livelli, secondo i dati presentati dall’osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità, la percentuale di sale iodato utilizzato dalle famiglie italiane, rilevata nel 2013, non va oltre il 54%, ben lontana dal 95% raccomandato dall’Oms, raggiunto invece da diversi paesi europei. Ma che cos’è il sale arricchito di
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iodio? Né più né meno di comune sale da cucina a cui sono stati aggiunti dei sali di iodio. Il sapore non cambia, non sono presenti odori particolari, né usarlo per condire altera quello dei cibi a cui viene aggiunto. Per evitare quanto più possibile perdite di iodio, è consigliabile conservarlo in luogo fresco, al riparo della luce e dell’umidità. Ovviamente tutti possono usare il sale iodato, in quanto lo iodio che si assume è del tutto fisiologico e da considerare come naturale complemento della dieta.
Dosi
Naturalmente la presenza di iodio negli alimenti e nelle acque è molto variabile e spesso troppo scarsa rispetto ai fabbisogni umani, dunque è per questo che viene consigliato l’uso di sale iodato, che va utilizzato nelle stesse quantità del normale sale da cucina. Per far sì che la tiroide funzioni in modo adeguato e produca le quantità necessarie di ormoni tiroidei è necessario che tutti - bambini, adolescenti e adulti - assumano quotidianamente la giusta quantità di iodio: l’assunzione giornaliera consigliata è di 150 microgrammi per gli adulti, 175 per le donne incinte e 200 per le donne che allattano. In aggiunta a quello già fornito con la dieta, ogni grammo di sale arricchito di iodio apporta 30 microgrammi di iodio in più (ovverosia, nel caso di un individuo adulto, 1/5 di quello che è necessario assumere ogni giorno). È comunque necessario, al tempo stesso, ridurre il consumo abituale di sale (che attualmente corrisponde mediamente a circa 10 grammi al giorno) per raggiungere un compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi legati al sodio. Una domanda molto frequente che viene rivolta a medici e nutrizionisti è relativa ad even-
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tuali controindicazioni in caso di assunzione elevata di iodio. La risposta è molto semplice: in soggetti normali, e quindi nella grande maggioranza degli individui, un dosaggio elevato di iodio non comporta problemi, perché la tiroide possiede un meccanismo di autoregolazione. Va posta particolare attenzione soltanto nell’uso combinato con alcuni integratori alimentari a base di alghe, perché potrebbero portare ad una assunzione eccessiva.
Identikit
Lo iodio è un elemento come l’ossigeno, l’idrogeno, il calcio… diffuso nell’ambiente in diverse forme chimiche. Presente nelle rocce e nel suolo, per azione delle piogge e dell’erosione, è trasportato dalle acque superficiali nei mari e negli oceani, dai quali evapora nella atmosfera e, con le piogge, ritorna sulla superficie terrestre. Lo iodio presente nel mare si accumula nelle alghe, nei pesci e nei crostacei, mentre quello presente nei terreni viene assorbito dalle piante. Il suo apporto contribuisce allo sviluppo e al corretto funzionamento della ghiandola tiroidea, che regola la produzione di energia dell’organismo, favorisce la crescita e lo sviluppo, stimolando il metabolismo basale. L’attività del sistema nervoso centrale e la salute di molti organi ed apparati dipendono dal buon funzionamento della tiroide. Il corpo umano, normalmente, contiene dai 20 ai 50 mg di iodio, concentrato in prevalenza nella tiroide, in cui viene utilizzato per la produzione di ormoni, il T3 e il T4, regolatori di alcune funzione metaboliche, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l’accrescimento corporeo.
Il gozzo
La manifestazione clinica più diffusa della carenza di iodio è il cosiddetto “gozzo” (ingrossamento
della tiroide con formazione di noduli), che solo in Italia colpisce circa 6 milioni di persone, oltre il 10% della popolazione, con un impatto economico stimato in oltre 150 milioni di euro all’anno. L’insufficiente apporto di iodio durante la gravidanza può portare alla nascita di bambini con ridotto quoziente intellettivo. In età adulta, le donne sono molto più soggette alle patologie coinvolgenti la tiroide rispetto agli uomini, e si stima che una donna ha il 20 per cento di possibilità di avere problemi tiroidei nel corso della vita. La profilassi iodica (cioè sale fortificato con 30mg di iodio per chilo di peso) ha portato alla completa eradicazione del gozzo in altri paesi europei, come la Svizzera e i paesi Scandinavi. Nonostante questo, l’Europa rimane una delle regioni a più basso consumo di sale iodato nelle famiglie (27 per cento contro il 90 per cento di quelle statunitensi).
Fonti
La fonte principale di iodio per l’organismo umano è rappresentata dagli alimenti, in particolare il pesce di acque profonde, le alghe kelp, l’aglio, i fagioli, i semi di sesamo, i fagioli di soia, gli spinaci, le bietole, le zucchine bianche e le cime di rapa. In misura minore lo iodio si trova nelle uova, nei prodotti lattiero-caseari, nei cereali e nella carne. Lo iodio viene assorbito attraverso la pelle e nel tratto gastro-intestinale e trasportato attraverso il flusso sanguigno alla tiroide, che ne trattiene circa il 30%. La parte restante è assorbita dai reni ed eliminata prevalentemente con le urine (in piccola parte anche con il sudore, le lacrime, la saliva e la bile). La quantità assunta con gli alimenti non è però sufficiente a garantirne l’adeguato apporto giornaliero, da qui la necessità di un’integrazione. n
L’insonnia digitale La luce blu di computer, smartphone e tablet,“assorbita” prima di andare a letto, riduce la produzione di melatonina, altera il nostro orologio biologico e provoca disturbi del sonno di Gelsomina Sampaolo
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Partiamo da un semplice dato di
fatto: chi faceva (e fa) uso di pc, smartphone e tablet prima di andare a letto aveva (ha) difficoltà
nell’addormentarsi e disturbi del sonno in genere. Si sono dunque rese necessarie delle ricerche mediche in merito e il professor
Charles Czeisler, della Divisione di Medicina del Sonno dell’Università di Harvard, è stato in grado di dare una risposta sicura: gli
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schermi dei gadget elettronici e della TV, che emettono luce blu, alterano il nostro ritmo circadiano, che regola il sonno e la veglia. La luce blu fa normalmente parte dello spettro naturale cui siamo esposti durante la giornata, ma smartphone e tablet ne emettono troppa, perché è l’unica che rende gli schermi ben visibili anche al sole. La maggiore esposizione a questo tipo di luce anche nelle ore notturne attiva le cellule del cervello, come a dirgli “ehi, è ancora giorno!”, ostacolando la produzione di melatonina, l’ormone che induce il sonno. I nostri occhi hanno cominciato ad essere esposti a questi dispositivi solo negli ultimi 10 o 20 anni, dunque gli effetti a lungo termine della luce blu artificiale rimangono per ora sconosciuti (o per lo meno non del tutto provati). In seguito a queste osservazioni sono stati fatti numerosi altri studi, uno dei quali, pubblicato sulla rivista “Nature”, afferma che il 30% degli adulti e il 44% dei lavoratori notturni hanno riferito di dormire in media sei ore a notte, e in tutto il mondo, i bambini dormono 1,2 ore in meno rispetto ai
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coetanei vissuti un secolo fa. Un ulteriore studio, condotto dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e pubblicato sulla rivista scientifica “Proceeds of the National Academy of Sciences”, poi, afferma che la lettura di libri in formato eBook ha effetti negativi sul sonno rispetto al libro stampato.
Persino i bambini dormono 1,2 ore in meno rispetto ai coetanei vissuti un secolo fa I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in due gruppi: il primo doveva leggere un eBook da un tablet per quattro ore nel corso di cinque sere consecutive, e il secondo un libro cartaceo, per lo stesso periodo di tempo e durata. I partecipanti che avevano letto libri in formato eBook hanno impiegato più tempo ad addormentarsi,
hanno mostrato livelli inferiori di melatonina e una minore capacità di attenzione la mattina, subito dopo il risveglio. In Italia Roberto Manfredini, cronobiologo e direttore della Clinica medica dell’Università di Ferrara, ha dichiarato che: “la luce blu degli schermi di computer, tablet e smartphone ha un effetto molto potente sul nostro orologio biologico e prevale sulla luminosità naturale nel guidare i nostri ritmi. (…) L’effetto è stato dimostrato anche nei giovanissimi, scoprendo che esporsi alla luce blu al mattino, durante l’orario scolastico, migliora l’apprendimento; farlo alla sera invece sposta il cronotipo dei ragazzi, rendendoli più nottambuli”. Inoltre varie ricerche hanno dimostrato che gli adolescenti di città hanno ritmi circadiani spostati verso la notte rispetto a coetanei che vivono in campagna, dato confermato da una ricerca dell’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso di Thiene (Vi). L’istituto di ricerca ha, infatti, analizzato gli effetti sulla melatonina dell’illuminazione dei centri urbani ed è emerso che, rispetto alle
Le altre buone abitudini Non possiamo certo ignorare il fatto che al giorno d’oggi tutti, chi più chi meno, trascorriamo molto più tempo di fronte a dispositivi digitali. Il 30% delle persone oggi utilizza computer, tablet e smartphone per circa 6 ore al giorno, il 14% addirittura per 10 ore circa. Dunque sarà bene ripassare le regole-base per non incorrere in disturbi, non solo del sonno: 1) La postura reclinata in avanti che si assume quando si sta davanti al pc o si usa il tablet favorisce un mal posizionamento della schiena e dolori nella regione lombare. Bisognerebbe avere sempre lo schermo al livello degli occhi (con la schiena dritta) e le braccia a formare un angolo retto con la schiena. 2) Utilizzare i dispositivi tecnologici per un tempo limitato al lavoro e cercare di ridurre le esposizioni durante le ore serali e notturne. 3) Ricorrere all’impiego di lenti in grado di ridurre la quantità di luce blu che arriva agli occhi e di assicurare comfort anche in condizioni di scarsa illuminazione. 4) Mantenere prima di tutto una giusta distanza tra occhi e schermo: per i dispositivi digitali, deve essere pari almeno alla lunghezza dell’avambraccio, appena sotto il livello degli occhi. 5) Lo schermo va regolato in modo che la luminosità non sia troppo scarsa e nemmeno eccessiva il colore di sfondo ideale e più risposante è il grigio (non il bianco). 6) Gli schermi vanno puliti spesso e non vanno posizionati verso la luce esterna, per evitare che vi si rifletta. 7) Impiegare filtri per ridurre il bagliore sul display ed aumentare la dimensione dei caratteri per facilitare la lettura. 8) Evitare di fissare a lungo lo schermo, facendo pause di almeno 20 secondi ogni 2 minuti, tenendo le mani a coppa sugli occhi chiusi: il cosiddetto cupping è un esercizio facile e dona sollievo immediato. 9) Soprattutto per i più giovani, trascorrere troppe ore davanti ad uno schermo può avere effetti negativi sia fisici che psicologici, inibendone la socializzazione: meglio spingerli a fare una passeggiata o un’attività sportiva. 10) Ricordiamoci che la visita annuale dall’oculista resta una pratica fondamentale per prenderci cura della nostra vista. lampade solitamente usate per i lampioni con luce giallo-arancione, quelle più moderne a ioduri metallici riducono di 3 volte la produzione di melatonina e quelle a Led (sempre più diffuse per il basso consumo e la lunga durata) la diminuiscono addirittura di 5 volte. Gli effetti della mancanza o dei disturbi del sonno sono deleteri e possono avere conseguenze anche gravi, soprattutto
sui più giovani, come ad esempio difficoltà di apprendimento e memoria, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, depressione. Ma come ovviare? Innanzitutto con il buonsenso: ridurre l’uso di strumentazione a luce blu allo stretto indispensabile e possibilmente lontano dal momento di coricarsi. Se poi, per lavoro magari, non possiamo fare a meno di usare
tablet e smartphone, possiamo munirci di occhiali “Blublocker”, con lenti arancioni che neutralizzano la luce blu. Esiste anche un programma gratuito per pc, smartphone e tablet che si chiama F.lux e che filtra automaticamente le onde blu dal display man mano che cala la sera. Grazie a questa applicazione lo schermo vira sulle tonalità del rosso dopo l’ora del tramonto. n
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In viaggio con f ido Consigli e regole per portare in vacanza anche i vostri amici di zampa di Chiara Baldetti
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Prima di partire per le vacanze ci
sono tutta una serie di preparativi da fare: prenotare voli e treni, controllare la disponibilità di hotel o campeggi, fare la valigia, controllare la macchina, ecc… per chi poi ha un animale e non vuole separarsene durante le ferie i preparativi aumentano, per includere anche lui/lei. Se decidiamo di viaggiare con il nostro cane (o, meno spesso,
gatto) dobbiamo prima di tutto essere informati sulle regole richieste in Italia e all’estero e, per fare questo, basta dare un’occhiata al sito del Ministero della Salute. Noi l’abbiamo fatto per voi e qui sintetizziamo tutto ciò che serve sapere per partire con Fido.
In Italia. Nel nostro Paese sono innanzitutto obbligatorie l’identificazione e l’iscrizione dei cani
nell’Anagrafe degli animali d’affezione, per i gatti l’identificazione è su base volontaria, anche se consigliabile. Al momento dell’iscrizione il veterinario rilascia al proprietario dell’animale un certificato che è il documento d’identità dell’animale e lo deve accompagnare in tutti i suoi spostamenti. Per quanto riguarda le vaccinazioni obbligatorie, in alcune regioni italiane, compagnie
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aeree e marittime è richiesta l’antirabbica. La stessa vaccinazione è obbligatoria per cani e gatti introdotti in Italia, sia da paesi UE che extra UE.
Unione Europea. Gli animali che viaggiano al seguito del proprietario all’interno dell’Unione europea devono essere identificati con microchip (o tatuaggio chiaramente leggibile apposto prima del 03 luglio 2011) e muniti del passaporto comunitario. Il passaporto deve riportare le seguenti informazioni: • dati del proprietario; • dati dell’animale (specie, razza, sesso, nome, data di nascita e segni particolari); • numero di microchip, data e regione anatomica di inoculazione o n. del tatuaggio e data in cui è stato effettuato; • vaccinazione antirabbica la cui data non deve precedere quella di impianto del microchip.
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Fuori dall’Unione. Se la meta
del nostro viaggio è un Paese non facente parte dell’Unione Europea possono essere richieste particolari condizioni sanitarie e ulteriori documenti. Per viaggiare tranquilli consigliamo di controllare tali richieste presso l’ambasciata del Paese di destinazione.
In aereo. Quasi tutte le compagnie aeree consentono il trasporto di animali anche se non esiste una regolamentazione unica per l’accesso a bordo di cani e gatti a seguito del passeggero. Ogni compagnia può, infatti, stabilire la tipologia e le dimensioni del trasportino, il numero degli animali accettati in cabina ecc. In linea generale, comunque, i cani di media o grande taglia viaggiano nella stiva pressurizzata in apposite gabbie rinforzate. Per questo l’animale dovrà essere abituato a viaggiare nel trasportino, che dovrà essere ampio (per permettere
al cane di girarsi e accucciarsi), ben aerato, impermeabile, resistente e con un telo assorbente sul fondo per sicurezza. Non è necessario che il cane abbia il guinzaglio né la museruola. Per i viaggi in aereo, è bene prima della partenza ridurre la quantità di cibo giornaliera e somministrare acqua a sufficienza. Controllate che l’animale non mostri segni di stanchezza o malattia, consigliamo per questo una visita veterinaria per assicurarsi dello stato di salute dell’animale. Infine, è consigliabile verificare se il volo prevede scali con cambi di compagnia aerea o di velivolo, sia perché i trasferimenti possono comportare stress e rischi per l’animale, sia perché il cane potrebbe essere bloccato nel Paese di transito per eventuali controlli sanitari.
In treno. Anche qui molto dipende dalla compagnia con cui si
viaggia: • con Trenitalia dal 1° dicembre 2008, a seguito dell’intervento del Ministero della salute, è possibile viaggiare con il proprio cane, sia di taglia piccola che grande, in prima e seconda classe. Nelle carrozze ristorante/bar non è consentito l’accesso agli animali. • Con Italotreno, è possibile trasportare animali domestici di piccola e grande taglia, gatti e altri animali da compagnia. Il Ministero della Salute ha inoltre
messo a disposizione per i viaggiatori di Italotreno un decalogo del buon proprietario.
Nave o traghetto. Quasi tutte le compagnie di navigazione consentono l’accesso di animali a bordo, ma è opportuno informarsi per tempo sul regolamento di quella scelta per il nostro viaggio. Questo perché alcune richiedono il certificato di buona salute del medico veterinario (oltre al documento di identità). Se è richiesto
che l’animale viaggi nel trasportino, valgono le stesse raccomandazioni indicate per l’aereo. In ogni caso informatevi sulla possibilità di portare in cabina con voi il vostro amico a quattro zampe o se è prevista la sosta nelle aree comuni. E attenzione al mal di mare! Il vostro veterinario potrà consigliarvi sui rimedi da adottare per prevenirlo.
In auto. Se il vostro viaggio avverrà in automobile, cercate per
Colpi di calore I colpi di calore non colpiscono solamente le persone, ma anche gli animali quando questi sono esposti a temperature ambientali e umidità relativa elevate, scarsa ventilazione, spazi angusti o sforzi eccessivi. In questi casi il sistema di termoregolazione dell’animale non è più in grado di mantenere la temperatura corporea entro i limiti fisiologici e questa si innalza sino a 4143°C. Riportiamo le temperature fisiologiche di alcune specie, per riferimento:
non lasciate l’animale in macchina (non è sufficiente lasciare i finestrini aperti e neanche parcheggiare all’ombra, perché l’abitacolo si riscalda rapidamente). • non lasciate gli animali legati in luoghi esposti alla luce solare diretta. • assicuratevi che gli animali abbiano sempre a disposizione dell’acqua fresca. • evitate di portarli a spasso nelle ore più calde della giornata. • portate i cani in spiaggia solo se ci sono condizioni favorevoli (ventilazione, ombra). Se sospettate che il vostro animale ANIMALE TEMPERATURE presenti sintomi riconducibili al colpo di calore: 38,5 - 39 °C CANE • portatelo rapidamente in un ambien38,5 - 39,5 °C GATTO te fresco e ventilato. 38 - 39,5 °C CAVIA • iniziate a raffreddare il corpo con 36 - 37,5 °C CRICETO acqua di rubinetto, docce o panni 38 - 39,5 °C CONIGLIO bagnati sopra il collo, la testa, le orec36 - 37,5 °C CINCILLÀ chie, le ascelle e la regione inguina38 - 40 °C FURETTO le. Evitate di usare ghiaccio o acqua ghiacciata. Quando l’animale è esposto all’irra- • non forzatelo a bere. diazione diretta del sole, può dunque • consultate subito un medico veteriverificarsi il colpo di sole, ma bastano nario. semplici ma importanti accorgimenti • monitorate la situazione per le successive 24–48 ore. per evitarlo: •
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Più controlli e prevenzione Fate molta attenzione a non lasciare residui di cibo nella ciotola del vostro animale, perché vengono decomposti dai batteri, che con il caldo si sviluppano velocemente e possono dare luogo a tossinfezioni alimentari anche gravi. • Dopo una passeggiata ispezionate accuratamente il mantello, le orecchie e le zampe del vostro animale per individuare la presenza di spighe di graminacee, i cosiddetti “forasacchi”, che possono provocare gravi inconvenienti. Se il cane presenta atteggiamenti anomali come scuotimento della testa, lambimento continuo di parti del corpo e starnuti ripetuti, sintomi che possono far sospettare la loro •
quanto possibile di evitare le ore più calde della giornata ed eccessi di aria condizionata perché gli sbalzi di temperatura sono pericolosi per voi e per i vostri amici. Ricordatevi sempre di portare la ciotola per l’acqua e un piccolo asciugamano per rinfrescare il vostro animale. Guidate il più dolcemente possibile, evitando accelerazioni e frenate non necessarie. Il mal d’auto è un problema comune tra gli animali, più di quanto si possa pensare, soprattutto per i cuccioli. È caratterizzato da agitazione, affanno, salivazione eccessiva, eruttazione e vomito. Chiedete al veterinario farmaci efficaci, sicuri e privi di effetti indesiderati, da somministrare prima del viaggio. Se il viaggio è lungo, fate soste regolari per fare scendere il cane dalla macchina per sgranchirsi i muscoli e per fare i suoi bisognini. Hotel e spiagge. In Italia, a livello alberghiero e nei mag-
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presenza, rivolgetevi prontamente a un veterinario. • Controllate anche la presenza di parassiti come zecche e pulci. A scopo preventivo si consigliano regolari trattamenti antiparassitari, secondo le indicazioni del medico veterinario, efficaci anche contro le punture del flebotomo (pappatacio). Zecche, zanzare e pappataci possono veicolare malattie molto pericolose come ehrlichiosi, rickettsiosi, leishmaniosi e filariosi. • Fate attenzione anche a quello che l’animale può ingerire durante le passeggiate, perché i terreni possono essere concimati o trattati con sostanze tossiche.
giori centri turistici (comprese le spiagge e gli stabilimenti balneari) è promossa l’accoglienza temporanea di cani, gatti e altri animali da compagnia. Per avere informazioni specifiche ci si può rivolgere agli enti turistici regionali e pro loco; inoltre, sui siti di molte associazioni di protezione animale sono censite le strutture turistiche a quattro zampe.
Check-up sanitario. Prima di
andare in vacanza con un animale è sempre opportuno effettuare un check-up dal medico veterinario per assicurarsi del suo stato di salute e verificare la regolarità dei richiami vaccinali e dei trattamenti antiparassitari. Ricordatevi di portare con voi il libretto sanitario e il riferimento del veterinario curante e informatevi anche sulle strutture veterinarie presenti nel luogo di villeggiatura per le eventuali emergenze. È buona norma fare una visita di controllo anche al rientro per as-
sicurarsi che non si siano verificati problemi durante la vacanza.
In valigia. Nella valigia di Fido non devono mancare:
1) Certificato di iscrizione in anagrafe, libretto sanitario e, se richiesti dal luogo di destinazione, certificato di buona salute, vaccinazione antirabbica e passaporto europeo. 2) Strumenti per la raccolta delle deiezioni. 3) Ciotole per acqua e cibo. 4) Una piccola scorta di cibo. 5) Lettiera (gatti). 6) Eventuali farmaci, antiparassitari e un mini-kit di pronto soccorso. 7) Collare o pettorina, guinzaglio di scorta e museruola (cane). 8) Il suo lettino e/o la sua coperta. 9) Prodotti per l’igiene (spazzola, salviettine umidificate, asciugamano). 10) I suoi giocattoli preferiti. n
Hobby House
di Gelsomina Sampaolo
Libreria Bambini
Gatto nero, gatta bianca
Un gatto tutto nero che esce solo di giorno, una gatta tutta bianca che esce solo di notte. Lui ama le margherite, lei bisce e pipistrelli. Cosa nascerà dal loro incontro? Borando S.; Minibombo; Euro 12,90
Cantalamappa, atlante bizzarro...
…di luoghi e storie curiose. Adele e Guido Cantalamappa sono due eccentrici signori che in gioventù hanno girato il mondo: mappe, foto, ricordi e tracce delle loro avventure. Wu Ming; Mondadori; Euro 14,90
In Salute
La terapia dell’umorismo
Umorismo genuino, utile e spirituale, per gestire le relazioni, superare i fallimenti, coltivare tolleranza e solidarietà, stimolare il pensiero creativo e l’intelligenza emotiva, migliorare il carattere e la qualità del vivere. Humour terapia: uno strumento innovativo di crescita e benessere. Cerritelli R.; Carocci; Euro 22,00
Il sonno e i suoi disturbi
Il sonno regola la qualità della nostra vita, il nostro umore, la nostra efficienza durante la giornata. Un esperto internazionale della medicina del sonno ci spiega qui cosa avviene nel nostro cervello mentre dormiamo, i disturbi del sonno, le terapie e i possibili rimedi. Lugaresi E.; Il Mulino; Euro 8,80
Best Seller
Disaccordi imperfetti
Tutti i racconti di Jonathan Coe e un diario della sua ossessione per Billy Wilder scritto per i “Cahiers du Cinéma”. Occasioni mancate, il passaggio inesorabile del tempo, storie compiute, schizzi e frammenti per un’opera di più ampio respiro. Coe J.; Feltrinelli; Euro 10,00
Cinema Mia madre
Regia: N. Moretti con M. Buy, J. Turturro Trama: Margherita, regista impegnata, e il fratello affrontano la malattia della madre in modi diversi. Giudizio: un film profondo e sincero sul rapporto tra realtà e finzione cinematografica, pubblico e privato.
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La sposa giovane
Arriva la sposa giovane e lo sposo non c’è. Comincia un’attesa che coincide con la magia dell’educazione alla bellezza, all’erotismo, all’intelligenza dei sensi. Baricco A.; Feltrinelli; Euro 17,00
Musica The magic whip Blur
Un’attesa di 12 anni è lunga. Ma i Blur, tra gli inventori del Brit-pop anni ‘90, la ripaga con un album classico, voci e ritmi che francamente ci mancavano molto.
Ultima pagina
ricette Sorbetto al melone • 1 melone maturo • 1 cucchiaio di zucchero di canna • 1 limone biologico Eliminate buccia e semi dal melone, tagliatelo a tocchetti. Grattugiate la scorza del limone, spremetene il succo. Frullate: melone, zucchero, scorza e poco succo dello stesso limone. Ponete in congelatore per 1 ora. Frullate di nuovo, riponete in freezer. Ripetete l’operazione almeno 3 volte. Prima di servirlo lasciatelo ammorbidire in frigorifero.
BORISate
La forza di 100 aghi “L’agopuntura è un ottimo rimedio medico. Non ho mai visto un porcospino ammalato” (Boris Makaresko)
Lo Sapevate?
C’è uno snack da 500 calorie Si chiama Plumpyunt, ed è una vera e propria bomba nutrizionale, creta appositamente e distribuita dall’Unicef e distribuita ai bambini malnutriti del Terzo Mondo. Si tratta di una miscela composta da farina di arachidi, zucchero, grassi vegetali, latte in polvere, sali minerali e vitamine, uno snack che i bambini posso succhiare a piacimento senza bisogno di diluizioni in acqua. Tre bustine da 90 grammi al giorno per 8 settimane garantiscono l’uscita dalla fase di pericolo di vita.
Web Zone
Chi c’è nella foto? Esiste uno strumento on-line per identificare in pochi secondi il contenuto di una foto. Image Identify è un tool ideato da Stephen Wolfram che, anche quando sbaglia, lo fa in modo quasi umano. Ad esempio può scambiare un geko per una lucertola, ma resta molto utile per catalogare i database di foto.
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oroscopo Segni dell’estate CANCRO
Stringete i denti nel lavoro e nelle finanze, viste le troppe spese da affrontare. Poi in estate potrebbero arrivare nuove opportunità professionali da valutare. In amore, da agosto ritroverete una ventata di armonia affettiva.
LEONE
Ottimo periodo per i professionisti per aumentare il giro di clienti e prendere anche la decisione di cambiare lavoro. A gonfie vele l’amore: se siete single sfruttate questo bel periodo per fare nuovi incontri sentimentali.
Vergine 24/08 - 22/09
Lavoro: opportunità positive. L’amore busserà alla porta.
Bilancia 23/09 - 22/10
Ottimo periodo in amore e nel lavoro, verso nuove strade.
Scorpione 23/10 - 22/11
Serve ancora senso del risparmio e pazienza in amore.
Sagittario 23/11 - 21/12
Lavoro: si va verso un periodo fertile. Pure in amore.
Capricorno 22/12 - 20/01
Impegnatevi, vedrete i risultati. Positive le relazioni.
Acquario 21/01 - 19/02
Lavoro: tenete duro. Amore: serve impegno e decisione.
Pesci 20/02 - 20/03
Periodo duro per le finanze. Ma anche per le relazioni.
Ariete 21/03 - 20/04
Andamento positivo per il lavoro e per i rapporti a due.
Toro 21/04 - 20/05
Il settore lavoro è sotto una buona luce. Ora pure l’amore.
Gemelli 21/05 - 21/06
Cauti nel lavoro e nelle spese. L’amore? Non è al massimo.
Instant Articles Da qualche mese su Facebook è possibile leggere articoli senza migrare sui loro siti di origine. Tra i primi ad aderire New York Times, National Geographic, The Guardian e Bbc News. Ora toccherà alle testate europee.
Video tweet Secondo una recente indagine di Twitter, la maggior parte degli utenti guarda video sulla piattaforma (82%) e per lo più da schermi mobili e predilige per il 70% quelli che trova nella timeline. Il contrario di ciò che avviene su Youtube, dove invece il 68% cerca video specifici.
CONCERTI
Le date dell’estate
Franco Battiato: 23/07 Parma, 24/07 Castagneto Carducci Fiorella Mannoia: 23/07 Roma, 17/08 Forte dei Marmi, 27/08 Macerata Santana: 20/07 Verona, 21/07 Pistoia Paul Weller: 5/07 Gardone Riviera, 9/07 Roma Elton John: 11/07 Lucca, 12/07 Roma Jovanotti: 5/07 Firenze, 8/07 Bologna, 12/07 Roma, 18/07 Messina, 22/07 Pescara, 26/07 Napoli, 30/07 Bari Patti Smith: 27/07 Collegno, 31/07 S. Stefano Magra, 1/08 Codroipo Spandau Ballet: 6/07 Verona, 14/07 Roma, 16/07 Taormina, 8/08 Lignano Sabbiadoro, 9/08 Torre del Lago, 10/08 Cattolica Litfiba: 17/07 Sesto S. Giovanni, 23/07 Firenze, 24/07 Roma, 26/07 Taormina, 8/08 Brindisi Burt Bacharach: 10/07 Pescara, 11/07 Roma, 13/07 Tortona Bob Dylan: 1/07 Lucca, 2/07 Torino Ben Harper: 18/07 Genova, 20/07 Roma, 22/07 Assago.