Optima Salute Gold Maggio 2015

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N. 235 ANNO XXIV Maggio 2015

Primi dentini

Sollievo con anelli refrigeranti, creme e miele

Gambe in forma

Più belle e in salute con le calze elastiche

Viaggi

L’Africa selvaggia di Capo Verde

Dossier

Un viso per l’estate

in questo numero

ARRIVA LA BELLA STAGIONE: Prevenzione, integrazione e protezione



Sommario

Anno XXIV n.235 Maggio 2015

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria 24, 10071 Borgaro Torinese Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

8 Rubriche

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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

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Post-it Pro-memoria della salute di Francesca Aquino

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Hobby House Cinema, musica e libri

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Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

www.optimasalute.it

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Sommario

Anno XXIV n.232 Febbraio 2015

Dossier

Un viso per l’estate

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È tempo di “manutenzione estetica” per la nostra pelle, uscita dai lunghi mesi invernali. Dalla cosmesi al peeling, fino alle novità dell’ossigeno iperbarico e della ginnastica facciale, ecco tutti i trattamenti antirughe per avere un volto pulito, idratato liscio e luminoso a cura di Maria Mazzoli Illustrazioni Sabrina Ferrero

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Alle radici del doping Perché prendere sostanze proibite significa sempre barare di Pompeo D’Ambrosio

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Il compleanno dell’Airc Cinquanta anni di ricerca e prevenzione anticancro di Filippo Tini

E ora, che metto in bocca? Anelli refrigeranti, creme e miele contro l’irritabilità alle gengive provocata dai dentini da latte di Francesca Aquino

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EXPO 2015 Dal 1 maggio al 31 ottobre, a Milano, un viaggio al centro dell’alimentazione di Benedetta Ceccarini

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Cefalea e fisioterapia La manipolazione del terapista può ridurre fino al 70% dolore, durata e intensità dell’attacco di Roberto Moraldi

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Gambe elastiche Calze a compressione graduale e intimo contenitivo per essere più belle e in salute

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di Gelsomina Sampaolo

Capo Verde, beauty farm nell’Oceano Le dieci isole dell’arcipelago africano: panorami selvaggi e bagni salutari tra saline e fanghi neri di Maria Pia Pezzali

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Il decalogo del gatto Le domande (e le risposte) più comuni su vizi e virtù del nostro felino preferito di Chiara Baldetti



Attualità in Farmacia

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

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Post-it salute

di Francesca Aquino

Più obiettivi, meno infarti

Avere uno scopo nella vita aiuta a vivere più a lungo, riducendo del 23% il tasso di mortalità per tutte le cause e del 19% il rischio di infarto e ictus. Questa la conclusione dei ricercatori della Mount Sinai School of Medicine in Usa. I benefici dell’avere un obiettivo per il futuro della nostra vita, non sarebbero dunque solo psicologici, ma anche fisici.

Il cervello innamorato

Una risonanza magnetica cerebrale potrebbe dirci in futuro se quello che proviamo è vero amore. Questo secondo uno studio cinese, della University of Science and Technology of China, pubblicato sulla rivista Frontiers in Human Neuroscience. Esaminando le scansioni cerebrali di 100 persone, in diverse fasi delle proprie relazioni, sono stati individuate e analizzate ben 12 aree del cervello coinvolte nell’innamoramento. Le aree cerebrali maggiormente interessate sono quelle associate alla ricompensa, alla motivazione e all’emozione.

web.it Meteo Polline By Infoallergie

Meteo Polline By Infoallergie è la prima App che combina le previsioni polliniche dell’Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA) con le segnalazioni di presenza pollinica nell’aria degli utenti allergici. Le funzioni principali comprendono: • la possibilità di geolocalizzarsi ed inviare una segnalazione pollinica in base alla propria posizione • la possibilità di ricevere notifiche di allarme polline • la possibilità di cercare la farmacia più vicina • una sezione di informazioni e consigli utili per il trattamento della rinite allergica. L’App è disponibile gratuitamente su iTunes Store e Google Play Store. Scaricala su smartphone e tablet. Utilizza il QR code per trovarla rapidamente.

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Alle radici del doping DOMANDA DEL MESE

Esiste un doping “buono” e uno “cattivo”? Alcune sostanze fanno meno male di altre, sono meno dannose? di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

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Il confessionale accoglie i segre-

ti di ogni persona che, dopo aver sbagliato in qualcosa, si è pentita di ciò che ha fatto e desidera espiare la colpa per ottenere un perdono. Nella religione cristiana esistono peccati lievi e gravi, definiti anche “veniali” e “mortali”. Trasponendo lo sport alla spiritualità, possiamo definire il doping come un peccato mortale, una piaga incalcolabile, distruttiva, sporca fino al midollo. Confessare un re-

ato di doping è un atto positivo, ma spesso viene fatto solamente dopo che si è stati “beccati” o si è giunti alla fine della corsa, cioè a carriera conclusa. L’origine della parola è pressoché sconosciuta, gli effetti, invece, sono più che evidenti e sotto gli occhi di tutti. È un atto assolutamente criminale, che purtroppo trova la sua ragione di essere negli indubbi vantaggi che si traggono dalla sua pratica. Doping, si diceva,

ha un’etimologia sconosciuta, ma l’inizio della pratica si perde nella notte dei tempi. Che altro potrebbe essere, se non doping, la richiesta di aiuto a Minerva da parte di Ulisse nei giochi descritti da Omero nell’Odissea? Improvvisamente, nella gara di corsa, viene aiutato a raggiungere velocità sovrumane grazie all’aiuto della divinità. A Roma, nell’antichità, i gladiatori si sottoponevano a diete iperproteiche a base di

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carne. Questo è significativo di un altro aspetto che, nei tempi moderni, viene definito “supplementazione” o “ipersupplementazione”. C’è bisogno di tutto questo? È necessario integrare l’alimentazione con bevande o sostanze che non farebbero parte di un normale stile di vita?

Cosa dice la Legge

Il discorso è molto complesso e tocca argomenti e concetti che, a seconda dei punti di vista, potrebbero rientrare nella legalità o meno. Che si intende per doping? “Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze fisiologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psichiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”. Questa è la definizione secondo la legge italiana del 2000, che considera il doping come un reato penale. Praticamente, che cosa viene messo in evidenza da queste parole? Procediamo con ordine:

1) normalmente, nell’alimentazione di un atleta, non c’è il ricorso a farmaci o a sostanze al di fuori della normale dieta quotidiana; 2) abitualmente non si fa riferimento, nella pratica sportiva, a figure estranee all’allenatore o al massaggiatore/medico/fisioterapista ai fini del miglioramento della prestazione; 3) un farmaco viene prescritto o

assunto solo per curare patologie;

4) non tutti i farmaci, anche se indicati per la cura di una malattia, sono leciti: esiste una lista di sostanze proibite, aggiornata dalla WADA (world agency anti doping), un organismo internazionale che 12 OPTIMASALUTE

provvede alla sua revisione ogni 6 mesi, che deve essere assolutamente rispettata, pena la squalifica dell’atleta. Bisogna considerare che molti farmaci considerati innocenti perché assunti da gran parte della popolazione (basti pensare ai diuretici usati da nonni, vecchi zii e genitori per la cura dell’ipertensione) rientrano nella categoria delle sostanze illecite. Sarà pertanto cura dell’atleta chiedere al proprio medico, o, a livelli più elevati, al sanitario della società o della squadra nazionale, se un farmaco da prendere è consentito o rientra nella famosa lista di sostanze proibite o comunque sottoposte a restrizione;

5) allo stesso modo, non tutte le procedure sono lecite: ad esempio le trasfusioni di sangue, comunemente utilizzate in caso di perdita di grosse quantità, non sono invece ammesse nel caso di un atleta assolutamente sano, in quanto vengono usate solo per aumentare la capacità di trasporto dell’ossigeno ai muscoli (quindi solo per fini disonesti); 6) doping non consiste solamente nell’assunzione di un farmaco che aumenta le prestazioni, ma anche nell’utilizzo di sostanze che diminuiscono la percezione della fatica e del dolore, ai fini di una innaturale sopportazione dell’immenso disagio provato in certi momenti della pratica sportiva. Le “strane” giustificazioni

Al di là dell’origine della parola è chiaro il concetto che doparsi (o dopare) è sinonimo di alterazione delle regole del gioco, o, come dicono gli anglosassoni “doping is cheating”, cioè doping significa barare. A questo proposito non c’è possibilità di equivoci; è inutile sostenere, ad esempio, che “con quelle lunghissime tappe e quelle montagne da scalare è impossibile non ricorrere nel ciclismo ad aiuti farmacologici”.

Sarebbe come dire che il furto è consentito perché i gioielli in bella mostra nelle vetrine stimolano il povero ladro a volerli possedere a qualunque costo, oppure che si diventa evasori fiscali perché ci sono troppe tasse da pagare. Come si vede, le strade percorribili sono tante, le giustificazioni molteplici, ma la risposta è una sola: dopandosi si truccano le carte e si truffano i compagni di viaggio, gli avversari, il pubblico, gli appassionati. Quindi proviamo a rispondere alle domande iniziali: il doping fa male alla salute? Ne esiste uno che (eventualmente) fa meno male? Con il ricorso a pratiche dopanti si migliora sempre, e, per assurdo, anche un brocco può diventare un campione? Non si deve rispondere punto per punto, è più facile fare riferimento a un problema unico. Bisogna partire dal presupposto che un atleta è prima di tutto un uomo, perciò, come tale, è soggetto alle sollecitazioni, ai problemi e agli errori di qualsiasi suo simile. Non si tratta di giustificare, condannare o assolvere una persona, semplicemente di fare chiarezza su questo argomento. Intanto, il doping non è legato solamente alle competizioni sportive; ci sono esempi di attori che devono accrescere la muscolatura in poco tempo per un film, camionisti che devono star svegli a guidare tutta la notte, tutte situazioni in cui si assumono sostanze per modificare in qualche modo l’anatomia e la fisiologia dell’essere umano.

Dosaggi e terapie

L’attenzione posta dagli organi di controllo dello sport (Wada su tutti) nell’elencare le sostanze proibite, tra le quali, come accennato, sono contenuti a volte farmaci comunemente usati per curare malattie diffusissime, non deve essere interpretato come un attacco alla salute dell’individuo, ma sem-


plicemente come un tentativo di regolamentare il grande “traffico” intorno alle sostanze. Per ogni malattia esistono tante possibilità terapeutiche, e sarà perciò il medico a scegliere, anche in funzione dei controlli antidoping e delle relative regole da rispettare, il farmaco adatto, fermo restando che, in caso di mancanza di alternative, può essere fatta richiesta di utilizzare un determinato farmaco: se ci sono i presupposti, generalmente l’autorizzazione a seguire una determinata terapia viene concessa. Certamente esiste un doping meno pericoloso rispetto a un altro, ma non è questo concetto a fare la differenza. Se si oltrepassano certe barriere si è comunque al di fuori della legalità, però bisogna fare dei “distinguo” tra le varie procedure. Come rubare una mela non equivale a commettere un omicidio, così in campo farmacologico esistono tante variabili nel superare il confine tra il bene e il male. Le differenze possono essere qualitative e quantitative; questo sta a significare che una sostanza proibita genera la squalifica solo nel momento in cui si superano determinate quantità nel sangue o nelle urine, oppure anche che è sufficiente una sola traccia nell’organismo di un atleta per far scattare la squalifica. Un esempio? Nel primo caso, un broncodilatatore utilizzato per la cura dell’asma è consentito fino a una certa dose, superata la quale si configura l’uso solo ai fini del miglioramento della prestazione sportiva (la quantità è cioè superiore al dosaggio terapeutico). Nel secondo caso, il rilevamento di tracce di steroidi anabolizzanti equivale quasi a una prova schiacciante di colpa. La differenza, si diceva, consiste anche nella

diversa pericolosità delle sostanze assunte. Chiaramente, maggiori sono le modificazioni che un farmaco produce sull’organismo, più elevati saranno gli effetti sulla prestazione. Questo non è un dogma, però ragionevolmente si può affermare che una sostanza determina miglioramenti in campo sportivo se viene assunta a dosaggi molto superiori al comune uso terapeutico oppure se va a colmare delle carenze inducendo cambiamenti altrimenti non raggiungibili solo con l’allenamento. Un antidolorifico nel primo caso, l’eritropoietina (una sostanza che aumenta il numero dei globuli rossi nel sangue, determinando un maggiore apporto di ossigeno ai muscoli) nel secondo costituiscono esempi lampanti.

Studiato a tavolino

Si può tranquillamente affermare che, se ben somministrato, il doping produce sempre (quasi) un miglioramento della prestazione sportiva. È inutile trincerarsi solamente dietro un discorso etico, perché purtroppo dietro l’assunzione di sostanze proibite c’è sempre un risvolto utilitaristico: il ricorso al doping può configurarsi come atto di narcisismo, come vantaggio economico, o di potere, fatto sta che primeggiare in uno spettacolo sportivo riservato a pochi intimi o a milioni di persone genera un effetto a cascata di indubbia rilevanza, personale e a volte collettiva. Del resto, come sorvolare sul fenomeno del “doping di massa” o, addirittura, del “doping di Stato”? In passato, ma anche oggi, purtroppo, come dimostrano le cronache, abbiamo assistito a casi in cui per ricavare all’estero un’immagine positiva, alcuni Paesi hanno utilizzato questa scorciatoia, per consentire ai

loro atleti di vincere in competizioni internazionali, dimostrando così l’efficacia e la potenza di quello Stato. Notorietà anche pericolosa perché non si guarda troppo per il sottile: sono infiniti i casi e le testimonianze di atleti/e che in passato sono morti, hanno avuto i cambiamenti nel corpo più terribili che si potesse immaginare, o addirittura si sono suicidati per il devastante effetto dannoso sulla loro psiche. Tutto ciò premesso, con il doping si possono costruire campioni? Sì e no, dipende dalle specialità e dai farmaci. Se è vero, come si sente spesso dire, che non si è mai visto trottare un somaro, d’altro canto si può trasformare l’andatura di un asino al punto da farla assomigliare a qualcosa di simile al trotto. La potenzialità di certi farmaci sono pressoché smisurate; se si pensa che è possibile aumentare la densità del sangue, il cosiddetto ematocrito, a valori una volta e mezzo superiori a quelli di base, già abbiamo delineato i vantaggi che si possono ottenere nelle prestazioni di resistenza. Aggiungendo a ciò una dose di sostanze che aumentano la muscolatura e un “pizzico” di farmaci che aumentano l’aggressività, tolgono l’ansia e la paura della competizione, abbiamo scompaginato la situazione, cambiato le carte in tavola: in questo modo si sarà costruito, se non un atleta perfetto, comunque “una macchina da guerra” in grado di competere con altri atleti falsati dalla farmacologia o spazzare via come fuscelli atleti normali, a volte anche talentuosi, ma senza l’aumento della cilindrata provocata truccando il motore in modo illecito. Questo è vero in tutte le competizioni, perché esiste il do-


ping adattabile agli sport di resistenza, quello per le discipline di potenza, il farmaco per aumentare l’attenzione e la concentrazione, la medicina per rallentare il battito cardiaco e favorire la mira negli sport di tiro. Basta saper scegliere, non il farmaco ma (purtroppo) il medico in grado di assemblare il tutto e fornire la giusta ricetta.

Dall’asma ai muscoli…

La lotta al doping esiste? Sì, ma è come se nella vita reale l’eterno conflitto tra il bene e il male o tra guardie e ladri fosse sempre sbilanciato a favore del secondo combattente: il bene ha meno soldi a disposizione del male, le guardie hanno le scarpe con la suola in ferro e non riescono a correre dietro ai ladri che posseggono invece calzature leggerissime e sono anche più veloci. Perché? Perché gli interessi in gioco sono tanti, e spesso le connivenze sono ad alto livello (anche qui basta leggere i giornali). Del resto il denaro investito nella ricerca di nuove metodologie dopanti è sicuramente maggiore di quello che si spende per estirpare il fenomeno. A basso livello qualche atleta incappa tra le maglie della

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rete, per ignoranza, per incompetenza e soprattutto perché non ha a disposizione l’assistenza medica per agire senza essere colto con le mani in pasta. Per gli atleti di vertice, però, il discorso si fa più complesso e spesso l’antidoping arriva in ritardo rispetto a quanto è stato fatto per creare “in laboratorio” un risultato di livello mondiale. Del resto, per spiegare gli interessi in ballo e l’estrema duttilità e potenzialità dei demoni del doping, possiamo citare un esempio altamente significativo. Fino a qualche tempo fa si pensava, a ragione, che gli atleti facessero uso di sostanze note nella farmacologia ufficiale, utilizzate per curare determinate malattie. Una prima deviazione da questa linea è stato l’utilizzo di un broncodilatatore, il clenbuterolo (normalmente usato per curare l’asma), per accrescere la massa muscolare e quindi la forza degli atleti impegnati nelle specialità di potenza. Questo perché si è scoperto che il prodotto aveva spiccate proprietà anabolizzanti e veniva utilizzato da allevatori e veterinari disonesti per gon-

fiare in modo anomalo e veloce la carne dei vitelli; dall’animale all’uomo il passo è stato molto più veloce di quanto si possa immaginare. Ma non finisce qui. La mossa successiva è stata la creazione di una molecola, sconosciuta fino a quel momento in farmacologia, appositamente studiata per effetti dopanti: il THG (tetraidro-gestrinone), sostanza che compariva nell’esame spettrofotometrico delle urine (è uno dei metodi utilizzati per effettuare il test antidoping: ogni sostanza chimica conosciuta lascia come un’impronta digitale) di molti dei vincitori di medaglie ai mondiali di atletica di Parigi, ma alla quale non si riusciva a dare né un nome né una collocazione chimica. Fu solo grazie alla soffiata di un pentito che si riuscì ad identificare la sostanza e ad individuarla poi, a distanza di mesi, nei campioni di urina (conservati per legge) dei medagliati di quella competizione. Si capisce come pertanto la lotta sia impari, a volte, ma non per questo bisogna gettare la spugna ed arrendersi. E, ricordiamolo sempre “doping is cheating”… n




AIRC 50 anni di ricerca e prevenzione L’associazione fondata nel 1965 ha raccolto nel 2014 quasi 100 milioni di euro. Ecco i consigli su indicazioni nutrizionali e le ricette della salute di Filippo Tini con la collaborazione dell’Airc. Info: www.airc.it

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Ci sono compleanni, soprattutto dopo gli “anta”, che si cercano di dissimulare più o meno abilmente. Altri che si festeggiano come meritano, ed è il caso dell’AIRC (Associazione Italiana per la promozione delle Ricerche sul Cancro) nata nel 1965. In cinquanta

anni di vita, l’associazione fondata per iniziativa di alcune personalità scientifiche dell’Istituto nazionale tumori di Milano e con il prezioso sostegno di diversi imprenditori milanesi, è passata da 568 a 1.737.567 soci distribuiti in ben 17 comitati regionali, e da un

primo versamento di 40 milioni di lire ad un supporto attuale della ricerca oncologica che nel 2014 ha raggiunto quasi i 100 milioni di euro. Un cammino, quello avviato da alcuni ricercatori come Umberto Veronesi e Giuseppe della Porta, che merita di essere rac-

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contato. A cominciare dall’attività svolta, che consiste, appunto, nel raccogliere ed erogare fondi a favore del progresso della ricerca oncologica e nel diffondere al pubblico una corretta informazione in materia. I fondi vengono destinati alla ricerca sul cancro attraverso un processo di selezione e supervisione rigoroso, merito-

cratico e trasparente. La severità e professionalità delle valutazioni dei progetti di ricerca e delle borse di studio sono assicurate dalla Direzione scientifica il cui staff è costituito da persone di rilevante competenza tecnico scientifica. Questo organo coordina il processo di valutazione e il supporto ai lavori del Comitato tecnico scien-

tifico, composto da 24 ricercatori, uomini e donne, che coprono ruoli di primo piano nell’oncologia italiana. A fianco del Comitato lavora un gruppo di oltre 600 ricercatori stranieri, scelti fra gli scienziati al top della ricerca sul cancro. Il loro compito è individuare i progetti migliori attraverso un processo che dura circa nove mesi.

Occhio all’alimentazione Quando si parla di prevenzione si finisce spesso sull’alimentazione e giusto in occasione dei 50 anni di attività, l’Airc ha diffuso un pocket molto interessante e istruttivo che riassume mezzo secolo di ricerca a tavola, dal quale abbiamo estratto i passi più significativi, comprese quattro “ricette della salute” messe a punto dallo chef Sergio Barzetti con la consulenza scientifica di Anna Villarini, biologa nutrizionista dell’Istituto nazionale tumori di Milano. L’idea che il cibo possa influenzare la comparsa delle malattie, infatti, non è nuova, ma tutti i ricercatori che hanno tentato di capire la relazione tra nutrizione e cancro hanno trovato anche altri fattori di rischio strettamente connessi, legati agli stili di vita e all’ambiente in cui viviamo. Gli elementi da

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considerare per arrivare a una relazione univoca e di causa-effetto tra un certo cibo e un rischio aumentato sono tali e tanti da rendere le ricerche molto complesse e dispendiose. Le domande alle quali gli scienziati si sono sforzati di dare risposte sono: quali prove deve avere uno scienziato prima di dichiarare al pubblico che un certo cibo favorisce o riduce il rischio di cancro? Come mettere insieme le raccomandazioni su cibo e stili di vita (fumo, esercizio fisico e altri) e quale peso hanno nel proteggere la salute? Perché la dieta tipica dei Paesi industrializzati sembra essere collegata a un maggior rischio di cancro? E soprattutto, quanti tumori si possono prevenire mangiando in modo corretto? Cominciamo a fare un po’ di chiarezza.

1) Energia e consumo energetico

Come tutti gli animali, anche l’uomo ha bisogno dell’energia che proviene dal cibo (misurata in Kilocalorie o calorie). Il bilancio tra energia introdotta con il cibo ed energia consumata costituisce un elemento importante per la salute e in particolare per la prevenzione del cancro. Studiando la letteratura scientifica in merito, gli esperti hanno concluso che: un eccesso di calorie rispetto a quanto consumato aumenta il rischio generale di ammalarsi, perché promuove anche l’aumento di peso; vi sono prove convincenti a sostegno della relazione tra calorie in eccesso e la comparsa del tumore del seno dopo la menopausa, oltre a un maggior rischio



di tumore dell’endometrio, della cistifellea e del rene. L’attività fisica regolare, invece, protegge colon, polmoni e seno dallo sviluppo di un tumore, e inoltre migliora lo stato di salute generale dell’individuo. Studi su modelli sperimentali hanno evidenziato che una riduzione dell’apporto calorico del 30% rispetto al consumo medio, potrebbe allungare la vita dell’individuo inibendo l’invecchiamento cellulare. Finora mancano studi sull’uomo, per la difficoltà a reclutare persone disponibili a ridurre per lungo tempo i propri consumi alimentari. Per questo i ricercatori lavorano alla messa a punto di farmaci in grado di mimare, a livello della cellula, gli effetti sulla restrizione calorica.

2) Verdura e frutta

I vegetali (escludendo da questo gruppo le radici, i tuberi come le patate, i cereali integrali e i legumi) e la frutta, apportano, nella maggior parte dei Paesi, meno del 5% di calorie sul totale giornaliero. Gli studi epidemiologi tra coloro che ne consumano di più (noi italiani) e di meno (paesi nordici) hanno rilevato una forte relazione tra consumo di verdura e riduzione del cancro a bocca, faringe, esofago, colon-retto, polmone e stomaco. L’effetto della frutta è invece meno marcato, probabilmente per via degli zuccheri che agiscono in modo negativo sui fenomeni infiammatori e innalzando l’insulina nel sangue. I vegetali più preziosi e protettivi per la salute sono quelli a foglia verde (biete e spinaci), le crucifere (broccoli), l’aglio, la cipolla, il pomodoro e agli agrumi.

3) Carboidrati e zuccheri

I carboidrati sono la fonte principale di calorie in moltissimi Paesi, compresa l’Italia. Ma variano da alimento ad alimento come dimostrano numerosi studi. I cibi

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raffinati ricchi di amido e quelli ricchi in zuccheri semplici aumentano anche il rischio di sviluppare i tumori femminili dipendenti dagli ormoni (seno, endometrio) perché stimolano la produzione di questi ormoni attraverso l’innalzamento dell’insulina nel sangue. I cibi integrali che contengono carboidrati come i cereali a chicco intero non raffinati sono, invece, altamente protettivi da molti tumori, in primo luogo quelli che colpiscono colon-retto, stomaco, seno e pancreas. In sostanza, non solo i cibi non raffinati contengono il giusto apporto di calorie e fibre, ma hanno un indice glicemico piuttosto basso, cioè non fanno alzare velocemente la glicemia dopo l’ingestione. Questo permette di evitare i picchi di insulina nel sangue, responsabili a loro volta di un aumento degli ormoni femminili e di alcuni fattori infiammatori. Inoltre mangiare cibi naturalmente ricchi di fibre aiuta anche a controllare il peso.

4) Grassi

Troppi grassi influiscono sul peso corporeo portando anche all’obesità, fattore di rischio diretto per lo sviluppo del cancro. Con 9 calorie fornite ad ogni grammo, i grassi sono i costituenti più energetici della dieta, rispetto alle 4 di proteine e carboidrati. Possono essere di origine animale (contenuti soprattutto nelle carni e nei formaggi) e vegetale (semi, frutta secca e olive). Nel mondo occidentale i grassi costituiscono il 30-40% dell’apporto calorico giornaliero e nella maggior parte dei casi sono di originale animale, quindi poco salubri. Le ricerche epidemiologiche sono a questo proposito molto chiare: diete troppo ricche di grassi aumentano il rischio di sviluppare cancro a polmone, colon-retto, mammella, endometrio, prostata. Il rischio aumenta se i grassi consumati sono saturi (quasi esclusi-

vamente di origine animale). Un eccesso di alimenti ricchi di colesterolo sembra invece associato ad un aumentato rischio per cancro al polmone e pancreas.

5) Proteine e carne (e sale)

Per costruire le proteine di cui è costituito l’organismo umano, è necessario introdurre con l’alimentazione tutti gli amminoacidi essenziali (i mattoncini che compongono le proteine stesse) che il corpo non è in grado di sintetizzare. È quindi impossibile e assolutamente non consigliabile eliminare le proteine dalla dieta, ma è importante distinguere quelle che conviene consumare di più, di origine vegetale (contenute per esempio nei cereali integrali e nei legumi) da quelle che dovremmo consumare di meno, di origine animale (presenti nella carne, nelle uova e nei latticini). È ormai dimostrato che troppe proteine, specie se animali, aumentano il rischio di ammalarsi di tumore. Il consumo di carne rossa è collegato al rischio di cancro del colon-retto, del pancreas, della prostata e del rene. I latticini, fra cui i formaggi, interferiscono con i livelli di insulina e di altri ormoni, per cui sembrano aumentare il rischio di cancro del seno e della prostata. I benefici di una dieta vegetariana non sono dimostrati, ma la ricerca indica che una dieta prevalentemente di vegetali e pesce costituisce il modello nutrizionale più protettivo. Il pesce, infatti, è ricco di grassi omega 3 che agiscono da antinfiammatori, proteggendo da alcuni tumori tra cui seno, colon-retto e ovaio. Un discorso a parte merita la carne conservata (tra cui i salumi), che per essere tale il più a lungo possibile deve contenere sali come nitriti e nitrati. La relazione di questi sali con lo sviluppo di alcuni tumori, in particolare di quello gastrico, è molto forte.


Le ricette della salute Spaghetti integrali con cavolfiore, arancia e mandorle Ricetta vegetariana Impegno: facile Persone: 4 Tempo: 40 minuti Ingredienti 450 g cavolfiore - 300 g spaghetti integrali 80 g cimette di broccolo romano 50 g mandorle con la pelle 2 bacche di ginepro - 2 foglie di alloro Un’arancia - Finocchietto Olio extravergine di oliva - Sale

cetevi la pasta; negli ultimi 5 minuti di cottura aggiungete anche il broccolo romano, poi scolate tutto insieme. Tagliate a pezzetti il cavolfiore e unitelo alla pasta; condite tutto con il succo di mezza arancia e con la salsa alle mandorle. Il nutrizionista dice che il cavolfiore rimarrà un po’ al dente: la cottura non troppo prolungata, oltre a mantenere gustoso e croccante il cavolfiore, consente di non alzare troppo l’indice glicemico dell’ortaggio.

Private il cavolfiore delle foglie esterne più spesse e del fondo. Portate a bollore una pentola d’acqua con la scorza di un’arancia, il ginepro e l’alloro. Immergetevi il cavolfiore e cuocetelo per 10 minuti; spegnete e lasciate il cavolfiore nell’acqua finché non affonda, poi scolatelo con una schiumarola, lasciando l’acqua nella pentola. Frullate le mandorle con un ciuffo di finocchietto tritato, 40 g di olio e un mestolino di acqua di cottura del cavolfiore, ottenendo una salsa. Salate leggermente l’acqua del cavolfiore e cuo-

Insalata di pesce, finocchi e arance Ricetta senza glutine Impegno: Medio Persone: 4 Tempo: 2 ore Ingredienti 850 g polpo - 700 g finocchi - 200 g pera 200 g code di gambero - 100 g radicchio 3 arance - 1 gambo di sedano - 1 carota Alloro - Limone - Olio extravergine di oliva - Sale Mettete il polpo in una casseruola con il sedano e la carota a tocchetti, 2 foglie di alloro e copritelo abbondantemente con acqua fredda. Cuocetelo per 35 minuti dal levarsi del bollore, spegnete e lasciatelo raffreddare nella sua acqua di cottura. Mondate intanto i finocchi e tagliateli a fettine sottili con l’affettatrice o la mandolina. Metteteli a bagno in acqua molto fredda, per renderli più croccanti. Mondate il radicchio e tagliatelo a listerelle. Sgusciate le code di gambero e apritele a metà per il lungo, eliminando il budellino. Pelate a vivo le arance, eliminando la pelle degli spicchi e raccogliendo il succo che sgocciola in una ciotola. Conservate la parte bianca e spugnosa di scarto, tagliatela a pezzetti e frullatela

con il succo d’arancia raccolto, qualche goccia di succo di limone, 40 g di olio, una fettina di pera con la buccia e sale, ottenendo una salsa. Scolate il polpo, lasciando l’acqua nella pentola. Riportatela a bollore e immergetevi i gamberi: spegnete il fuoco, lasciateli cuocere per 7-8 minuti e scolateli. Tagliate a pezzetti il polpo e i gamberi e raccoglieteli in un’insalatiera con i finocchi ben scolati, gli spicchi di arancia, la pera rimasta a tocchetti e il radicchio. Condite con la salsa di arancia e servite.

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Zuppa integrale con olio agrumato Impegno: facile Persone: 4 Tempo: 1 ora e 20 minuti, 12 ore per l’ammollo Ingredienti 500 g polpa di zucca - 180 g topinambur 150 g riso integrale - 50 g ceci secchi Alloro - Finocchietto - Arancia - Limone Olio extravergine di oliva - Sale Ammollate i ceci in acqua per 12 ore; scolateli e sciaquateli. Lessate il riso in acqua leggermente salata e aromatizzata con 2 foglie di alloro per circa 35 minuti. Scolatelo e tenetelo da parte. Pulite i topinambur e tagliateli a pezzetti. Tagliate a dadini la polpa di zucca. Mettete i ceci in una casseruola con 2 litri di acqua, 3 scorzette di limone, 3 rametti di finocchietto, 2 foglie di alloro e cuocete per circa 35 minuti. Aggiungete ai ceci i topinambur e la zucca e cuocete per altri 30 minuti. Prelevate due mestoli di zuppa e frullateli con il mixer a immersione, quindi riunite la crema ottenuta alla zuppa, che acquisterà un po’ più di

consistenza. Unite il riso e mescolate, aggiustando di sale. Emulsionate 4 cucchiai di olio con la scorza grattugiata di 1 arancia e un pizzico di scorza grattugiata di limone, il succo di mezza arancia e un po’ di finocchietto tritato: servite la zuppa completandola con questo olio agrumato. Il nutrizionista dice che potete sostituire i topinambur con gambi di carciofo, accuratamente decorticati.

Plumcake con mele, arance e albicocche Ricetta vegetariana Impegno: medio Persone: 8 Tempo: 1 ora e mezza Ingredienti 200 g farina integrale - 170 g panna di soia 100 g farina di riso integrale 100 g albicocche secche 80 g mandorle con la pelle - 2 uova 2 cucchiaini di miele - 1 mela Annurca 1 arancia - 1 bustina di lievito in polvere per dolci Olio extravergine di oliva delicato Frullate le mandorle riducendole in farina.Separate i tuorli dagli albumi. Lavate la mela e tagliatela a dadini piccoli senza sbucciarla. Tagliate a dadini anche le albicocche. Frullate a metà anche le albicocche secche con i tuorli, 100 g di olio, la scorza grattugiata e il succo dell’arancia e il miele. Aggiungete quindi la panna di soia, frullando ancora per incorporarla agli altri ingredienti. Versate il composto ottenuto in una ciotola. Miscelate la farina integrale e quella di riso con il lievito e incorporatele poco per volta al composto. Unite poi le restanti albicocche e quindi la farina di mandorle, tenendone da parte un po’. Se vi piace, potete aggiungere anche 50 g di cioccolato fondente a pezzettini. Montate a neve gli albumi e incorporateli al composto; infine, aggiungete

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la mela, tenendone qualche dadino da parte. Versate il composto in uno stampo per plum cake da 1,5 litri unto, foderato con carta da forno, unta di olio e infarinata. Cospargetelo con la farina di mandorle e i dadini di mela tenuti da parte e infornatelo a 175 °C nel forno statico; dopo 15 minuti passate alla funzione ventilato per altri 35 minuti. Il nutrizionista dice che per la preparazione di questa ricetta si sfrutta la naturale dolcezza delle albicocche secche, frullate nell’impasto, in modo da evitare l’uso di zuccheri raffinati. La panna di soia e l’olio, poi, consentono di evitare i grassi saturi del burro. n




E ora che mi metto in bocca? Dai due mesi ai due anni spuntano e crescono i dentini da latte, che comportano fastidi alle gengive, irritabilità e altri disturbi. Come curare i bimbi, con anelli refrigeranti, creme e miele di Francesca Aquino

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Pianti inconsolabili e tendenza a

mettere in bocca qualsiasi cosa, dalle dita agli oggetti più disparati, sono il segnale inconfondibile e più evidente che i dentini cominciano a bussare per entrare e infatti per trovare un po’ di sollievo il

bimbo morde soprattutto oggetti duri, che hanno il potere di massaggiare le gengive, attenuando il senso di fastidio. Ma non è solo questo aspetto della crescita dei dentini a preoccupare (quasi sempre inutilmente) i genitori, perché

nel periodo tra cui il dente da latte spinge e quello in cui spunta, accanto e insieme compaiono gonfiori e infiammazioni alle gengive, salivazione abbondante, arrossamenti e irritazioni della pelle localizzati su collo, mento e guance,

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Lo schema della dentizione Anche nel campo della dentizione ogni bambino è diverso dall’altro, per cui, generalmente il processo può avere inizio attorno al secondo mese, mentre il primo degli incisivi inferiori spunta dopo i sei mesi, il secondo dopo 7-8 mesi e via proseguendo, secondo uno schema di massima che dovrebbe portare alla dentatura da latte completa intorno ai due anni. disturbi gastrointestinali e irritabilità, che portano quasi sempre come conseguenza ad un’alterazione del sonno ed a volte febbre. Tutti disturbi, ripetiamo, che tendono a recedere in breve tempo, utilizzando una vasta scelta di rimedi, semplici ed efficaci. Dalle sostanze naturali ad oggettigiocattolo specifici, che contengono liquido refrigerante al loro interno. Quando la dentizione però è accompagnata da febbre alta il pediatra può consigliare un farmaco antipiretico a base di paracetamolo che produce anche un’azione antidolorifica. In caso di diarrea è molto importante reintegrare i liquidi per evitare il rischio di disidratazione e se il bambino mostra inappetenza è bene non insistere troppo ed evitare di proporgli cibi o bevande troppo calde.

Giocattoli da mordere

Si chiamano anelli refrigeranti da dentizione, veri e propri “massaggiagengive”; in commercio se ne trovano di tutti i tipi: dagli animali al gelato a quelli a sona-

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Perdita

Eruzione

6-7 anni

8-12 mesi

7-8 anni 10-12 anni 9-11 anni

9-13 mesi 16-22 mesi 13-19 mesi

10-12 anni

25-33 mesi

Perdita

Eruzione

Denti superiori incisivo centrale incisivo laterale canino primo molare secondo molare Denti inferiori

10-12 anni 23-31 mesi

secondo molare

9-11 anni

primo molare

9-12 anni 7-8 anni 6-7 anni

14-18 mesi 17-23 mesi 10-16 mesi 6-10 mesi

glietto, che attirano l’attenzione del bambino grazie ai colori e alle forme. Sarà naturale per lui portarlo alla bocca per lenire il fastidio. Preventivamente basterà avere l’accortezza di mettere l’anello nel frigorifero per una o due ore prima dell’uso. Quando l’anello si scalda, rimetterlo in frigorifero per refrigerarlo nuovamente. Per questo è sempre bene averne almeno due, così da essere sempre pronti all’uso. Alcune gamme di anelli sono poi diversificate, potendosi adattare ad ogni fase della dentizione: per i bebè che non sono ancora in grado di tenerli in mano (fino a 6 mesi), in materiale morbido che massaggia delicatamente le gengive sensibili durante la suzione, o anche adatti per applicare il gel calmante sulle gengive stesse. In particolare quelli piatti e sottili sono particolarmente adatti quando compaiono i primissimi dentini perché sono leggeri e facilmente maneggevoli.

Creme anestetiche

Un altro accorgimento molto effi-

canino incisivo laterale incisivo centrale

cace per lenire i fastidi provocati dalla dentizione consiste nello spalmare, con leggeri massaggi sulla parte interessata, una crema specifica ad azione calmante. In questo caso è importante rivolgersi al pediatra o al vostro farmacista di fiducia per farsi consigliare il prodotto più giusto, facendo bene attenzione all’eventuale presenza di sostanze anestetiche eccessive e che sia senza zucchero. In genere, l’azione farmacologica dell’anestetico presente è studiata appositamente a concentrazioni sufficienti a produrre un effetto locale, prevenendo la generazione e la conduzione dell’impulso nervoso. Il gusto dolce, invece, è prodotto da saccarina, mentolo, essenze di frutta e miele. Nei casi più lievi si possono usare creme lenitive con componenti di origine vegetale, senza anestetici locali, sostanze di natura farmacologica, alcool e zucchero, che aiutano a diminuire la sensazione di dolore e l’arrossamento della zona interessata. Disponibili anche appositi “applicatori” che consentono un de-


Il miele rosato, oltre che lenitivo è anche un ottimo cicatrizzante in caso di ferite o taglietti

licato massaggio della gengiva, che permette una applicazione igienica. Nei casi di emergenza si può comunque usare una garza sterile imbevuta di acqua fredda.

L’aiuto di miele e omeopatia

Ovviamente anche l’omeopatia, che è insapore e non disturba in alcun modo il gusto del bambino, può fornire un supporto importante sfruttando i principi attivi di alcuni tipi di erbe molto efficaci per contrastare il dolore alle gengive. Ripetendo ancora una volta che è sempre bene rivolgersi ad un medico omeopata, diamo qui alcuni consigli-base. In particolare viene utilizzata la Camilia (contiene belladonna, chamomilla vulgaris e ferrum phosphoricum) in contenitore monodose; oppure aconitum in caso di febbre, ancora camo-

milla per guance arrossate e mal di denti, podophyllum in caso di diarrea, calcare carbonica e silicea per ovviare al ritardo nell’eruzione dei dentini. Anche il miele viene usato con ottima efficacia dalle mamme. Quello rosato, in particolare, va

passato sulle gengive del piccolo con lo stesso sistema usato per le creme. Il miele rosato è anche un ottimo cicatrizzante, quindi in caso di ferite o taglietti può sicuramente essere d’aiuto. Molto efficace anche il miele di fiori d’acacia.

Spazzolini bebè L’uso dello spazzolino, anche nei bebè, è raccomandato fin dalla comparsa del primo dentino da latte, per prevenire le carie e la cura delle gengive. Inoltre il bambino comincerà ad abituarsi a corrette abitudini di igiene orale. Esistono in commercio spazzolini di tutti i tipi, decorati con personaggi dei cartoon, con testina piccola e arrotondata, setole morbidissime, manico ergonomico in gomma, per facilitare la presa. n

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EXPO 2015 Viaggio al centro dell’alimentazione Dal 1° maggio al 31 ottobre, a Milano, il più grande evento mai realizzato al mondo sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Attesi 20 milioni di visitatori di Benedetta Ceccarini

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Pronti, attenti, via. L’Expo 2015

(1 maggio - 31 ottobre) è finalmente arrivato, dopo anni di lavoro duro, qualche inevitabile polemica, ma alla fine ecco ergersi in tutto il suo splendore un villaggio globale, splendido e moderno, che copre un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, con più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolti ed oltre 20 milioni di visitatori attesi. L’Expo, cioè l’Esposizione Universale, dedicato a “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” sarà il più grande evento mai realizzato su questi temi, una vetrina aperta al mondo nella quale tutti i paesi esporranno le loro esperienze, i loro prodotti, le innovazioni, le tecnologie, le peculiarità, per poter dare un contributo importante ad un’esi-

genza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. E sulla piattaforma, per un confronto di idee e soluzioni, saliranno tutti: dalle potenze mondiali ai piccoli paesi. Dalla Cina, che nel suo padiglione di oltre 4mila metri racconterà come il contadino cura e protegge la sua terra, illustrando il processo del raccolto secondo il calendario cinese lunisolare e i cinque colori del suolo, alle realtà di Yemen (caffè Mocha e sidro di miele), Vietnam (acqua e fior di loto), Mauritania (colture irrigate all’ombra dei palmeti nelle zone aride del deserto), fino al riso della Cambogia e al cacao del Camerun. Con un’importante novità: per la

prima volta i Paesi non vengono raggruppati in padiglioni collettivi secondo criteri geografici, ma secondo identità tematiche e filiere alimentari (“cluster”, cioè gruppi omogenei) che riguarderanno riso, caffè, cacao, cereali e tuberi, frutta e legumi, il mondo delle spezie, l’agricoltura e l’alimentazione delle zone aride, isole mare e cibo, bio-Mediterraneo, salute, bellezza e armonia. In questo modo il tema dell’Expo viene trattato in modo diffuso rendendo concreto lo spirito di questi spazi, caratterizzati da aree comuni. Poi, naturalmente, ogni Paese ha una propria esposizione, dove sviluppa una sua interpretazione del Tema di Expo Milano 2015. Iniziamo dunque un viaggio virtuale a tappe attraverso l’Expo.

Padiglione zero Dentro la crosta terrestre Corrisponde all’ingresso dell’Expo, una specie di storia dell’alimentazione dalla creazione ad oggi, le trasformazioni del paesaggio naturale, la cultura e i rituali del consumo. Curato da Davide Rampello e progettato da Michele De Lucchi, il Padiglione Zero è il luogo in cui raccontare questo straordinario percorso con un linguaggio emotivo e immediato. “Vogliamo proporre - spiega Davide Rampello - un racconto che parte dalla memoria dell’umanità, passa attraverso i suoi simboli e le sue mitologie, percorre le varie fasi

dell’evoluzione del suo rapporto con la Natura. Dall’azione di addomesticare il mondo animale e vegetale all’invenzione degli strumenti della lavorazione e della conservazione, fino alle forti contraddizioni dell’alimentazione contemporanea. Un percorso emozionale che da racconto universale si fa storia individuale”. Un padiglione, racconta Michele De Lucchi, che “riproduce un pezzo della crosta terrestre, con montagne, colline e una grande valle centrale.

Al suo interno diverse aree concettuali prendono per mano scenograficamente i visitatori, accompagnandoli in un viaggio al centro della Terra, e guardarla dall’interno è certamente un’esperienza insolita. Siamo, infatti, abituati a pensare di prenderci cura del Pianeta quando ci preoccupiamo della qualità dell’aria, del benessere dell’atmosfera, della salute del terreno che coltiviamo, ma poi ci dimentichiamo della crosta terrestre, impenetrabile e oscura, su cui poggiamo i piedi e che non conosciamo assolutamente”.

Future Food District:

Il rapporto tra cibo e persone Qui si possono scoprire i possibili scenari legati all’applicazione estesa delle nuove tecnologie a ogni passaggio della catena alimentare. È un microcosmo che si

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propone di esplorare modi nuovi di interazione tra il cibo e le persone. Curato da Carlo Ratti, direttore del SENSEable City Lab al Massachusetts Institute of Techno-

logy. Al suo interno potremo riflettere sui modi in cui il cibo è e sarà prodotto, distribuito, preparato e consumato, anche attraverso un laboratorio d’innovazione in cui


tecnologie ed elementi naturali convivono e interagiscono. I Padiglioni del Future Food District sono tutti fortemente interattivi: all’interno del Supermarket

sarà possibile intraprendere un’esperienza di acquisto vera e propria, mediata da display, schermi tattili, tavoli interattivi. Nel Padiglione dedicato alla Cucina si

potranno invece sperimentare nuovi modi di preparare il cibo. La Piazza pubblica che collega i due Padiglioni costituirà uno spazio di scambio e relazione.

Children Park

Il giardino dei mini-esploratori Si tratta di un’area di gioco e scoperta dedicata ai bambini, curato da Sabina Cantarelli e sviluppato dal team di Reggio Children (Centro Internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine), con all’interno un percorso di esperienze, attività e situazioni stimolanti. Il Children Park è un giardino lineare, un bosco che ospita otto installazioni che sviluppano i temi proposti: sono luoghi all’aria aperta costituiti da

piattaforme e coperture attrezzate a sostegno delle diverse attività, a forma di grandi rocchetti sospesi ad alberi artificiali. L’idea base è creare un frammento di natura addomesticata dove si intrecciano naturale e artificiale, un contesto suggestivo e capace di potenziare le esperienze e le esplorazioni dei bambini. “Al Children Park - dice Sabina Cantarelli - i bambini saranno un po’ naturalisti, un po’ Alice nel Paese delle Meraviglie. La scom-

messa è riuscire a interessarli e divertirli nell’esplorare il tema complesso della vita sul Pianeta con approcci e linguaggi diversi. Per esempio con installazioni interattive che prestano particolare attenzione alle azioni collaborative e allo sviluppo di relazioni tra i partecipanti”. Il viaggio è accompagnato da un album, consegnato all’ingresso a ogni bambino, ricco di sorprese e approfondimenti sui contenuti del Children Park.

Biodiversity Park

Grand Tour dell’agricoltura italiana L’area tematica dedicata alla biodiversità copre una superficie di 8.500 metri quadri, con all’interno un teatro e due Padiglioni, quello del biologico e quello dedicato alla Mostra delle Biodiversità. Lo scopo è valorizzare le eccellen-

ze italiane ambientali, agricole e agroalimentari attraverso un percorso che racconta l’evoluzione e la salvaguardia della biodiversità agraria. Il termine agro-biodiversità si riferisce all’insieme delle specie vegetali coltivate e degli

animali allevati in agricoltura, degli agroecosistemi e dei paesaggi agrari. Si parlerà delle risorse genetiche di piante e animali, piante commestibili e colture agrarie, varietà tradizionali e antiche ricette, animali da allevamento, pesci,

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microrganismi del terreno, acque irrigue e terre coltivate, sementi, tipologie di aziende agrarie. Il Padiglione del Biologico e del Naturale rappresenta il cuore del Biodiversity Park, strutturato in aree tematiche: semi, cereali, legumi e derivati, frutta, ortaggi e trasformati, olio e vino, prodotti

da allevamento, erboristeria, integratori, benessere, servizi, tecnologie, formazione, certificazione. Per ciascuna area verranno narrate le eccellenze e le storie di agricoltori che con impegno, passione e innovazione aiutano a salvaguardare gli ecosistemi naturali e la biodiversità. L’area esterna

rappresenta invece un lungo viaggio attraverso la Penisola, che si snoda in cinque tappe per cinque diversi paesaggi: Alpi, Appennini, Pianura padana, Tavolieri altipiani, isole. Infine, dopo l’area del frutteto, il tour si chiude con la rappresentazione dell’agro-biodiversità urbana.

Arts & Food

Il cibo nel linguaggio visivo “Arts & Foods. Rituali dal 1851”, è la mostra a cura di Germano Celant inaugurata lo scorso 9 aprile presso la Triennale di Milano. Grazie alla regia architettonica dello Studio Italo Rota, lo spettatore ha modo di immergersi

fisicamente in un percorso spettacolare in cui opere d’arte, disegni e maquettes di architetti, film, oggetti, documenti, libri, menu e copertine di dischi ruotano intorno al cibo, alla nutrizione e al convivio. Una mostra internazio-

nale che farà ricorso a differenti media così da offrire un attraversamento temporale, dallo storico al contemporaneo, di tutti i livelli di espressività, creatività e comunicazione provenienti da tutte le aree culturali.

Info: aperto tutti i giorni dalle 10 alle 23, dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 www.expo2015.org/it/biglietti

La guida di Milano per i bambini Si chiama “La mia Milano”, 96 pagine, 65 illustrazioni, ed è una curiosa e accattivante guida della città, edita da ElectaKids appositamente per i bambini, in occasione dell’Expo, per conoscere in modo nuovo monumenti, musei, capolavori d’arte, parchi, chiese e architetture di Milano. Suddivisa per zone, da Piazza Duomo, al Castello, ai Navigli, ai grattacieli di Porta Nuova e CityLife, nella guida sono presenti tutte le informazioni indispensabili storico-artistiche, raccontate in modo semplice e facilmente comprensibile. Seguendo l’idea delle autrici per cui “si impara

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facendo e si fa divertendosi”, la guida propone una serie di attività destinate a stimolare la creatività dei giovani lettori e a mettere in relazione, in modo ludico, il bambino con le bellezze di Milano. La guida può essere anche personalizzata diventando un vero e proprio diario di viaggio da conservare come ricordo della visita a Milano. “La mia Milano” è stata realizzata da Martina Fuga (organizzatrice, blogger, documentarista, docente), Lidia Labianca (blogger, esperta di comunicazione e editoria) e Sabrina Ferrero (illustratrice e graphic designer). n




INSERTO GOLD MAGGIO 2015

Più protetti, più felici! Sole, caldo e belle giornate: parole d’ordine prevenzione, integrazione e protezione

Con l’arrivo della bella stagione sboccia la voglia incontenibile di stare all’aria aperta e godere del primo sole tiepido e piacevole. Scopriamo insieme, nello speciale di Optima Salute Gold di questo mese, tutto quello che è importante sapere per vivere al meglio le belle giornate, sfruttando al massimo i benefici di caldo e sole senza incorrere in spiacevoli inconvenienti per la salute. Una guida utile alle insidie delle allergie primaverili, alla giusta integrazione per il cambio di stagione e alla protezione solare, per preparare correttamente la pelle. Le Farmacie Valore Salute ti aspettano ogni giorno con consigli mirati, materiali informativi e i prodotti delle migliori marche per ogni tipo di esigenza specifica.


Allergie, integratori e…

primo sole

Stiamo ancora lottando contro i pollini, ma è ora di pensare all’esposizione estiva ed alla carenza di sali minerali. L’importanza di potassio, magnesio e multivitaminici a cura del team medico di Optima Salute

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Nel bel mezzo dell’anno, sospesi tra la primavera inoltrata e l’estate che muove i passi ormai da molto vicino, capita spesso di doversi confrontare con pensieri variegati, che si assommano in questa sta-

gione, costringendoci, anche nel campo della salute, a sviluppare l’ormai famosa (o famigerata) tendenza “multitasking”. E se siamo così bravi a parlare (contemporaneamente) al cellulare, leggere una notizia


sul pc, rispondere alle domande di mariti/mogli/figli e pure pensare alle prossime vacanze, non dovrebbe essere poi così difficoltoso districarsi tra malanni presenti e futuri. Per esempio tenere sotto controllo le allergie di questo periodo, cominciare una buona integrazione in vista del cambio di stagione, a preparare la pelle al primo caldo sole e contrastare altre piccole patologie, come, per esempio, le gambe stanche e gonfie che possono cominciare ad appesantire la nostra

vita con l’arrivo del caldo. Vediamo di fare un po’ di chiarezza, punto per punto. Partendo, però, da una notazione positiva: la maggiore esposizione alla luce stimola il rilascio degli ormoni del buonumore ed ha effetti benefici sia sul sistema immunitario che sulle ossa, rinforzate attraverso l’assunzione “naturale” di vitamina D. Bastano infatti anche soli 15 minuti al giorno di esposizione al sole (volto, braccia e gambe scoperte), per soddisfare il fabbisogno quotidiano di questa vitamina.

Allergie Non c’è bisogno di essere dei luminari per sapere qual è la cosa più importante da tenere presente per difendersi dalle allergie stagionali: conoscerle e batterle sul tempo, evitando di trascurare un semplice “raffreddore da fieno” che potrebbe sfociare in reazioni più importanti, come riniti, attacchi d’asma e persino shock anafilattico. Un “problema”, quello delle allergie, che ha già cominciato a colpire gli italiani da almeno un mese: si calcola, infatti, che il 20% della popolazione (circa 12 milioni) deve fare i conti, tutti gli anni, con starnuti, occhi rossi che bruciano, naso che pizzica, tosse stizzosa...), provocato e innescato da pollini di piante in fiore. Una percentuale che sale fino al 30% per la popolazione pediatrica, dove la pollinosi è in forte crescita. Perché accade tutto questo? Perché tutti coloro che soffrono di allergie al polline hanno una sensibilità di molto superiore alla soglia di tolleranza dell’organismo, che incamerando istamina sviluppa la cosiddetta reazione allergica. Pur essendo la concentrazione dei pollini nell’atmosfera variabile da specie a specie, normalmente la reazione avviene quando supera i 10-20 grani di polline per metro cubo d’aria. Il mese peggiore in questo senso è proprio quello attuale, durante il quale vengono rilevati fino a 500 grani di graminacea per metro cubo d’aria. Le cause di questo deficit del sistema immunitario non sono state ancora oggi chiarite con assoluta precisione. Pur sapendo come avvengono i meccanismi, non si riesce ancora a stabilire con sicurezza chi è a rischio e chi no. Una delle poche certezze è che pur interessando tutte le persone, di qualsiasi età e sesso, l’allergia non è uguale per tutti, in particolare il tempo di allergizzazione, cioè il tempo che trascorre tra il primo contatto con la sostanza e la comparsa dei sintomi. Numerose ricerche hanno dimostrato che questo periodo può variare da qualche giorno a diversi anni. Mentre invece un ulteriore fattore da tenere presente è l’ereditarietà. Un 30% di bambini che hanno un genitore che soffre di allergia, sviluppa fenomeni allergici dello stesso tipo, non necessariamente da piccoli, ma anche in età adulta.

Prevenzione, vaccini e terapie

La prima cosa da fare è saper valutare bene i sintomi, che sono sostanzialmente di tre tipi: 1) oculari: lacrimazione, prurito, rossore, bruciore; 2) nasali: starnutazione a salve, prurito, rinite con ostruzione nasale, rinorrea; 3) bronchiali: tosse secca e stizzosa o con poco catarro, fino all’asma bronchiale che si manifesta con mancanza di respiro con sibili e costrizione toracica. In alcuni soggetti particolarmente sensibili si possono anche avere reazioni cutanee con arrossamenti e gonfiore soprattutto a livello del volto e delle braccia. Chi nella passata stagione ha avuto anche uno solo di questi sintomi dovrebbe subito farsi visitare da un allergologo che dopo una visita accurata stabilirà se sottoporvi ad un test cutaneo, detto ‘prick-test’, ed eventualmente ai test di funzionalità respiratoria (spirometria, test di provocazione). Individuato il colpevole si passa alla terapia preventiva, da fare prima dell’arrivo della stagione dei pollini e che consiste sostanzialmente nella somministrazione di farmaci a doppia azione, che preparano la mucosa a reagire meno all’impatto, riducendo i sintomi. Scendendo a parlare di stili di vita, alla persona che soffre di allergie viene raccomandato di non sostare a lungo nei prati o in zone di campagna; di lavarsi frequentemente mani, viso ed in genere le parti scoperte dopo l’esposizione all’aria aperta, questo per evitare di ‘ricontattare’ l’allergene che eventualmente si fosse accuratamente nascosto. Infine parliamo di vaccini, cioè dell’unica cura di questa malattia, riconosciuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). I vaccini, infatti, agiscono sull’allergene specifico, con due effetti importanti: bloccano l’evoluzione della malattia e diminuiscono i sintomi. È da tenere ben presente che secondo i dati ufficiali ben il 90% dei rinitici diventa asmatico e ogni soggetto allergico peggiora con il tempo o aumenta le allergie.


I vaccini, somministrati dopo attenta valutazione dell’allergologo alla popolazione maggiore di 6 anni si possono assumere per via sublinguale a casa (spray, gocce e pastiglie) o per via sottocutanea con iniezioni da fare unicamente in ambiente ospedaliero. Per quanto riguarda invece la terapia, può essere distinta in due tipi: d’attacco, sui sintomi, poi più specifica dopo aver individuato l’allergene colpevole. All’inizio dunque ci si basa su cromoglicato bisodico e antistaminici. Il primo è un farmaco decongestionante e antiallergico, utile principalmente nel trattamento delle congiuntiviti, soprattutto primaverili, composto da cromoglicato bisodico (4,00 g) e tetrizolina cloridrato (50,00 mg) la cui azione benefica può arrivare entro pochi minuti dall’instillazione, grazie all’attività del decongestionante. In numerosi lavori clinici il farmaco si è dimostrato sicuro ed efficace determinando la riduzione di sintomi oggettivi e soggettivi. Non si sono riscontrate modificazioni né del diametro pupillare, né della sensibilità corneale. Gli antistaminici invece hanno come effetto quello di contrastare l’azione dell’istamina, uno dei principali responsabili delle manifestazioni allergiche (soprattutto riniti, orticaria e congiuntivite). Agiscono riducendo la secrezione e la congestione nasale e quindi attenuando sintomi come starnuti e lacrimazione continua, inoltre migliorano le sensazioni di prurito, l’arrossamento degli occhi, il senso di gonfiore alla gola e di costrizione ai bronchi. È consigliabile assumere gli antistaminici la sera, poco prima di coricarsi, per evitare pericolosi effetti collaterali dovuti alla sonnolenza indotta, che fa diminuire sensibilmente la soglia di attenzione e può diventare pericoloso sia in caso ci si ponga alla guida sia che si debbano svolgere mansioni che richiedono molta attenzione e concentrazione. Nelle forme più acute di allergia, infine, si utilizzano i cortisonici, farmaci che bloccano il sistema immunitario con maggiore decisione, riducendo i sintomi infiammatori associati alla condizione allergica, ma inducendo anche maggiori effetti collaterali (leggi tossicità). In ogni caso è sempre bene chiedere consiglio al medico o al farmacista di fiducia soprattutto in caso di automedicazione, per evitare effetti collaterali indesiderati; inoltre è importante leggere sempre attentamente il foglio illustrativo. Stessa cosa dicasi per i prodotti naturali, che debbono essere prescritti da uno specialista del settore perché potrebbero contenere proprio piante o principi a cui si è allergici, anche se non indicati in etichetta, visto che per legge questi prodotti non devono specificare l’esatto contenuto, né la percentuale dei vari ingredienti.

Tempo di integratori Partiamo col chiarire, per l’ennesima volta, un concetto base della medicina e del corpo umano: l’integratore nutrizionale è essenzialmente un prodotto che ha lo scopo di “integrare” un’alimentazione insufficiente o sbilanciata: sia che si parli di persone comuni che intendono avere una salute ottimale (dalla gravidanza alla menopausa, alla spossatezza indotta dai cambi di stagione) sia per chi fa sport ad alto livello e vuole restare in forma, reintegrando ciò che si è perso con uno sforzo fisico massimale. Come per ogni altra “terapia” anche il ricorso ad una supplementazione a base di integratori deve essere fatto sotto controllo medico, dopo aver verificato l’esistenza di una reale carenza, non colmabile con una più corretta alimentazione. Tenendo presente che ciascun antiossidante ha un


campo di azione limitato ad uno o due specifici radicali liberi (molecole colpevoli dell’invecchiamento delle nostre cellule), in genere gli integratori maggiormente consigliati sono multivitaminici, vitamina C e acidi grassi essenziali Omega 3, in grado di ridurre la concentrazione dei trigliceridi nel sangue e migliorare il rapporto colesterolo buono/colesterolo cattivo, acido folico e ferro per le donne in gravidanza, integrazione con calcio e vitamina per le donne che hanno più di 50 anni e che cominciano ad avere problemi di osteoporosi. In caso di dolori alle articolazioni, invece, vengono consigliati integratori a base di estratti vegetali ricchi in flavonoidi e saponine, in grado di sostenere e favorire il trofismo del tessuto vascolare e migliorare il microcircolo periferico. Tra gli altri citeremo la rutina, estratto dalla barbabietola, con proprietà antiedematose, che rafforza le pareti dei capillari limitando la fuoriuscita di liquidi dalle vene; l’esperidina, in grado di fissarsi alle pareti del vaso sanguigno, che aiuta a ripararlo e a prevenire le lesioni; il meliloto, che favorisce il riassorbimento dell’edema linfatico e la risalita della linfa verso il dotto linfatico; la Ginkgo Biloba, che favorisce la circolazione arteriosa dei vasi periferici. La terapia va seguita solo dopo consiglio medico. Altra “sezione” del capitolo-integratori da tenere presente è quella dedicata al reintegro dei sali minerali che si perdono sudando, sia nelle normali attività quotidiane sia per chi si impegna in una qualsiasi attività motoria. Se è di breve durata (corsa leggera di 30-40’ tre volte la settimana), una pedalata tra amici o un’escursione in montagna, basta reintegrarsi con sali minerali a base di magnesio e potassio; chi si impegna in attività sportive di lunga durata, come maratone e mezze maratone, vere e proprie gare di ciclismo, sci di fondo, dovrebbe invece fare dei cicli di integrazione con aminoacidi ramificati, utili per il recupero muscolare. Riepilogando: oltre alla bottiglietta d’acqua da portarsi sempre appresso, specialmente nella stagione più calda o comunque durante uno sforzo che porta alla sudorazione accentuata, i componenti più utilizzati negli integratori sportivi sono, come detto, sodio, potassio e magnesio, proposti anche con più elementi contemporaneamente o con l’integrazione di complessi vitaminici, ma anche carboidrati come fruttosio e maltodestrine ed eventualmente, in caso di eccessivo consumo, il ferro. Vediamo allora un piccolo identikit relativo proprio a magnesio e potassio.

Magnesio (Mg)

Dove si trova: per il 70% nelle ossa, il resto nei liquidi intracellulari e plasma. È indispensabile per: la costituzione dello schele-

tro, l’attività nervosa e muscolare, il metabolismo dei grassi e la sintesi proteica. Alimenti che lo forniscono: cereali (crusca), legumi, mandorle, anacardi, noci, bieta. Una carenza provoca: irritabilità, anoressia, vomito, crampi muscolari. Mentre il Magnesio non ostacola l’assorbimento del Calcio, il Calcio inibisce quello del Magnesio. Inoltre, i diuretici, alcuni antibiotici e il diabete mellito aumentano notevolmente l’escrezione di magnesio attraverso i reni.

Potassio (K)

Dove si trova: è presente in forma di ione principalmente all’interno delle cellule e, in quantità inferiore, nei liquidi extracellulari. È indispensabile per: il funzionamento dei muscoli scheletrici e del miocardio; la regolazione dell’eccitabilità neuromuscolare, l’equilibrio acido-base (ovvero, l’insieme dei processi fisiologici atti a mante-


Multiminerali e Terza Età Una categoria che può avere estremo bisogno di integrare la propria alimentazione è quella della Terza Età. Per sopperire alle eventuali carenze dei micronutrienti normalmente associate all’avanzamento degli anni, si consiglia l’assunzione di complessi multiminerali e vitaminici. La carenza può determinarsi per motivi legati all’apporto o all’assorbimento insufficiente del cibo, a consumo eccessivo di alcol e sigarette, malattie dell’apparato digerente, terapie farmacologiche prolungate, convalescenza e stress. I minerali presenti negli integratori utili agli anziani sono: calcio, fosforo, magnesio e silicio utili per le ossa; sodio e potassio per tenere sotto controllo la pressione ed il cuore; calcio, potassio, cloro e magnesio per la memoria ed il sistema nervoso in generale; ferro, zinco e rame per il trasporto di ossigeno ai tessuti ed agli organi; iodio, essen-

ziale per la tiroide, selenio per la sua azione di rinforzo sulle difese naturali dell’organismo. Le persone anziane sono un gruppo a rischio di carenza di vitamina D, sia per la mancanza di esposizione alla luce solare, sia per la diminuita capacità di sintesi. La supplementazione di vitamina B12 è indicata invece nel caso di soggetti vegetariani stretti; una sua carenza può essere responsabile di anemie e neuropatie oltre di deterioramento delle capacità cognitive, specie nella Terza Età. La Vitamina C, molto utile dai 55 anni in poi, in particolare nei fumatori, è essenziale per una sua doppia azione: potenzia il sistema immunitario e combatte lo stress ossidativo, causa di danneggiamento alle cellule e fonte di molte patologie croniche e degenerative di cervello, cuore, articolazioni, ecc.


nere nel corpo un livello di acidità compatibile con lo svolgimento delle principali funzioni metaboliche), la regolazione della ritenzione idrica e della pressione osmotica. Alimenti che lo forniscono: é presente in tutti i cibi, soprattutto cereali, legumi secchi, frutta secca, banane e pesce (sgombro). Una curiosità: è particolarmente abbondante nelle foglie di tè essiccate. Una carenza provoca: debolezza muscolare, aritmie cardiache, sonnolenza, crampi.

Dove sono i sali minerali

I sali minerali, come abbiamo visto, sono assumibili in gran parte attraverso un’alimentazione equilibrata e costituiscono degli elementi fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo. A questo proposito può essere utile consultare la tabella che segue, sulla quale sono riportati i dati forniti dal Ministero della Sanità relativamente alle dosi giornaliere raccomandate.

Elemento

Quantità giornaliera raccomandata*

Calcio Cromo Cloro Ferro Fluoro Fosforo Iodio Magnesio Manganese Potassio Rame Selenio Silicio Sodio Zinco

800 mg 50 - 200 mcg 0,9 - 5,3 g 14 mg 1,5 - 4 mg 800 mg 150 µg 300 - 450 mg 1 - 10 mg 3g 1,2 mg 55 mcg 20 - 50 mg 4-6g 10 mg

* per un soggetto adulto e in buone condizioni fisiche

Primo sole, consigli e protezione Il sole a picco è ancora lontano, ma occorre prepararsi adeguatamente ai primi caldi, proteggendo la cute, onde evitare una serie di reazioni foto biologiche cumulative, responsabili di effetti dannosi acuti e cronici come l’eritema, che in caso di esposizione prolungata può diventare una vera e propria ustione solare. È anche bene ricordare che l’eventuale danno provocato dai raggi ultravioletti emessi dal sole, e ancor più delle lampade Uv, tende ad accumularsi man mano che aumenta il tempo di esposizione, visto che la pelle è dotata di una “memoria solare”, che provoca, di anno in anno, l’incrementarsi del danno. La somma di questi danni si concretizza nel fenomeno di photoaging o fotoinvecchiamento, un processo che si sovrappone al normale processo di invecchiamento cutaneo biologico e si rende evidente con i segni tipici che lo caratterizzano (rughe, macchie scure, ecc.). Inoltre è ormai stata dimostrata la relazione tra esposizione al sole e sviluppo di tumori della pelle compreso il melanoma cutaneo. Per contro si può dire che un’esposizione graduale ed effettuata con le dovute precauzioni, oltre che piacevole è anche molto positiva per alcuni tipi di patologie cutanee, quali ad esempio la dermatite atopica del bambino, la dermatite seborroica e la psoriasi, quindi non bisogna avere paura del sole ma dobbiamo imparare a rispettarlo. Come? Proteggendosi sempre, sia che si abbia una carnagione chiara, sia scura o la pelle già abbronzata. La scelta del protettivo solare deve essere fatta in

base al proprio fototipo, al momento della giornata in cui ci si espone al sole, alla zona (esistono online tabelle assai esplicative ma anche il vostro dermatologo saprà consigliarvi). La chiave per scegliere bene un filtro solare è essenzialmente il numero presente su tutte le confezioni e che viene indicato con la sigla SPF: è il fattore di protezione solare (la sigla deriva dalle parole inglesi Sun Protecting Factor) che oggi arriva fino a un massimo di 50 +. Il numero viene calcolato in laboratorio e indica la quantità di radia-


zione che la pelle protetta dalla crema è in grado di assorbire prima di arrivare alla scottatura, rispetto a un’esposizione della stessa pelle senza protezione. Questo non significa, come purtroppo molti credono, che la durata dell’esposizione può essere moltiplicata per 6, 20 o 50, perché tanti altri fattori influenzano la quantità di raggi assorbiti. Parleremo dettagliatamente nei prossimi mesi di queste problematiche, ma è sempre bene ricordare, fin da ora che una par-

ticolare cura va messa nella protezione delle labbra (usare uno stick solare arricchito di fitoestratti emollienti: abbondate soprattutto sul labbro inferiore, che deve sopportare una maggiore esposizione alla luce) e degli occhi (necessari un buon paio di occhiali da sole che monti lenti di qualità garantita e per riparare eventuali danni provocati da vento, sole e salsedine, ricorrete a qualche goccia di lacrime artificiali o di collirio a base di Camomilla ed Eufrasia).

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Un viso per l’estate

È tempo di “manutenzione estetica”, per un volto pulito, idratato, liscio e luminoso, con trattamenti antirughe mirati a cura di Maria Mazzoli illustrazioni Sabrina Ferrero

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Mantenerla bianca, ambrata o scura dipende dai gu-

sti, purché sia liscia e luminosa. Anzi, di più: letteralmente perfetta. Qualsiasi colorito si voglia ostentare durante la bella stagione, ciò che conta è avere una pelle impeccabile: pulita, idratata, senza macchie. E con meno grinze possibili. Un traguardo che si conquista grazie al Dna, non c’è dubbio, ma anche con cure e attenzioni costanti, compreso quello stile di vita equilibrato che passa per la tavola, l’esercizio fisico e la “manutenzione estetica”. Ad un passo dall’estate è d’obbligo puntare i riflettori sull’epider-

mide: chi non desidera avere una pelle invidiabile? Un’esigenza impellente in questo periodo dell’anno che spinge a scoprire sempre di più il corpo, a mano a mano che le giornate si fanno più calde. E il viso, il primo ad essere messo in mostra, diventa il nostro biglietto da visita. Un patrimonio sul quale è bene investire: un bell’incarnato, fresco e lucente, è anche la base per sentirsi meglio con se stessi e con gli altri. Inizia così la lotta a brufoli, macchie, zampe di gallina, opacità. Basta cute secca, rugosa, macchiata, avvizzita, impura. La pelle merita di salire sul red carpet!

Un trattamento per ogni età Dopo mesi di fondotinta (per le donne) e di rasature (per gli uomini che non si sono lasciati trascinare dal ritorno della barba) è ora di mettere mano ad una cura intensa della pelle. L’intento è concentrarsi su una serie di azioni mirate per ridarle turgore, elasticità e lucentezza, dato che con l’estate si tende a tenerla struccata e più naturale. Posto che abbiate avuto l’accortezza di individuare, innanzitutto, che tipo di pelle avete, così da scegliere il prodotto migliore per le vostre esigenze (sempre facendosi consigliare dagli esperti del settore), è bene suddividere la cura del viso per fasce di età. Fino a verso i venti anni, le regole fondamentali, salvo problematiche dermatologiche specifiche, restano quelle della pulizia del viso, dell’idratazione e della protezione, da portare avanti tutti i giorni. Dopodiché, il trattamento ideale per il viso si distingue. Tra i 25 e i 35 anni è opportuno iniziare ad effettuare uno scrub una volta a settimana (salvo pelli sensibili), usare di giorno una crema idratante con fattore di protezione e di sera una leggermente nutriente. Superati i 40 inizia la lotta vera e propria ai segni del tempo. La pelle comincia a mostrare le prime rughe di espressione, ragion per cui i dermatologi consigliano di utilizzare una crema al collagene capace di restituirle elasticità. Così come suggeriscono di inserire il contorno occhi, un prodotto che tante donne tendono a sottovalutare. Le macchie, dovute ad un’iperpigmentazione, cominciano a fare capolino, per questo i prodotti alleati in questa fascia di età diventano quelli contenenti acidi esfolianti (tipo mandelico, glicolico, ecc.), che si possono utilizzare in sinergia con quello ialuronico o vitamine A, C ed E, in grado di combattere radicali liberi e di stimolare la rigenerazione cellulare. Dai 50 in poi l’approccio è d’urto, integrando alle regole base (pulizia, idratazione, nutrimento) un siero specifico a seconda dell’inestetismo (cedimento cutaneo, ecc.), da applicare ogni mattina prima della

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crema giorno, da combinare ad una contenente acido ialuronico e collagene. Per i cinquantenni si è aperta anche una grande opportunità: grazie ai cosiddetti cosmetici “skin copy”, prodotti di ultima generazione in grado di riprodurre e supportare i processi biologici connessi all’attività cellulare, ricchi di principi attivi non solo ultrafunzionali, ma anche micronizzati (per dare il massimo assorbimento), la lotta all’invecchiamento cutaneo si fa sempre più mirata. Un contrasto a rughe e cedimenti che passa per la cosmetica più tecnologicamente avanzata, ma anche per il fitness: con la ginnastica facciale (o Tonic Face), che proporremo nelle pagine successive, si possono allenare i muscoli del viso per ridare sostegno alla pelle. Laddove, dai 45 anni in poi, quando l’epidermide diventa più esigente, si sentisse il bisogno di dare un supporto consistente ai cosmetici, c’è sempre la possibilità di integrare il trattamento anti-età con microiniezioni rivitalizzanti. Mix di aminoacidi, acido ialuronico e vitamine, dagli effetti portentosi che vanno somministrati però (è bene sottolineare) solo da esperti professionisti. Che altro resta da ricordare? Tre regole che valgono per tutte le stagioni (comprese quelle dell’età). 1) Scacciare la pigrizia: secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori della McMaster University, in Ontario (Canada), un’attività fisica praticata con costanza e regolarità, può far ringiovanire la pelle di parecchi anni (addirittura fino a 20), rendendo la grana molto più elastica e compatta. Un effetto benefico che inizia a notarsi almeno dopo tre mesi di allenamento, grazie alle miochine, sostanze sintetizzate dai muscoli quando sono sotto sforzo, che influiscono positivamente sui tessuti cutanei. 2) Protezione dai raggi Uv 365 giorni l’anno: sarà ripetitivo, ma è la regola numero uno per tenere a bada le rughe e prevenire le macchie scure, in particolar modo il melanoma della pelle. Per questo è bene scegliere la crema da giorno con i filtri Uv.


3) Stile di vita e alimentazione: dormire almeno sette ore ogni notte, ma soprattutto riposare tranquille, prolunga non solo il benessere fisico, ma anche la giovinezza della pelle. Che notoriamente subisce lo

stress, mentre un’alimentazione sana e la giusta idratazione (acqua), sono elementi fondamentali da non trascurare da piccoli, per ritrovarsi giovani anche in tarda età.

Peeling, macchie e inestetismi Un tempo era un rito, un trattamento consigliato almeno una volta al mese per avere una bella pelle. Andare a fare la pulizia del viso dall’estetista, per togliere i cosiddetti punti neri, era una tappa quasi obbligata prima di partire per le vacanze per assicurarsi una tintarella uniforme (o a fine abbronzatura per eliminare le cellule morte). Un appuntamento che con il passare del tempo è diventato self service, grazie alle formulazioni di cosmetici detergenti che si trovano sul mercato, in grado di rendere superveloce la fase dello strucco. Così anche quella della rimozione profonda di impurità, a partire dalle maschere purificanti. E ai peeling, una generazione di prodotti dalle proprietà esfolianti,

che oggi possono essere utilizzati a casa, previa indicazione di un dermatologo o di un farmacista. Da quelli per il viso a quelli per il corpo, in commercio ne esistono di vario tipo, formulazioni che di fatto prendono il nome dall’ingrediente principale utilizzato (es. acido mandelico derivato dall’idrolisi di un estratto di mandorle amare). Infine i peeling chimici che, in concentrazioni più alte, possono essere eseguiti da dermatologi (o chirurghi estetici), per contrastare diversi tipi di inestetismi, dalle rughe alle macchie, dal turgore all’opacità della cute. Trattamenti profondi, questi, da effettuare sotto stretto controllo medico, a causa degli effetti collaterali che possono verificarsi.

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Ginnastica facciale, lifting naturale

Anziché stare lì davanti allo specchio a scrutare controluce le rughe, a controllare con la lente se quelle odiose zampe di gallina si sono allungate di due-tre millimetri rispetto a qualche mese fa, o se le due righe in mezzo alla fronte sono diventate più o meno profonde, iniziate a stirarle. A stenderle, a spianarle… quasi come se sopra la pelle fosse passato un ferro da stiro! Così viene “sponsorizzato” il Tonic Face, la ginnastica facciale utile a distendere e tonificare l’impalcatura del viso, ovvero la muscolatura. Un rimedio antiaging naturale in voga negli States, adottato già da anni anche in Italia dalle signore (e dagli uomini) che temono bisturi e punturine (filler di acido ialuronico). L’effetto non è proprio lo stesso: la ginnastica non cancella le rughe, tutt’al più le attenua. Ma riesce a contrastare quel cedimento cutaneo che negli anni rende il viso appesantito, stanco, spento, invecchiato. E non è poco. Se siamo preoccupati, ansiosi, ma anche se abbiamo dormito poco o digerito male, il nostro viso non lo nasconde. È una cartina di tornasole delle nostre abitudini che non fa sconti. Dalla consistenza della cute traspare il grado di idratazione, dalle sue pieghe trapela il carattere (pessimista o pensieroso). Un libro aperto sul nostro stile di vita, nel quale pesa il fattore ereditario: se memorizziamo i “solchi” del viso dei nostri genitori, dei nostri nonni, possiamo di fatto prevedere che fine faremo. Se, in sostanza, una

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mamma ha una naso-labiale (la ruga tra naso e labbra) molto marcata, sarà meglio porre più attenzione, quando faremo gli esercizi, a questa zona, così da contrastare e rendere meno marcato il “solco”. Per farla breve: un po’ di allenamento fa bene anche alle rughe. Quello mirato, studiato per ogni singolo muscolo del viso, come il Tonic Face. Con quali risultati? Con quale frequenza? Seguiteci. Per essere certi che non sia solo un vezzo, una moda, ma che funzioni, lo abbiamo provato per voi. Ci siamo affidati ad una professionista del settore come Lucia Colaiacovo, un’insegnante di Hatha Yoga e Pilates, con esperienza ventennale nella ginnastica posturale, esperta anche di ginnastica facciale: dopo aver studiato diverse tecniche fino a trovare quella ottimale, lavora su un protocollo tutto suo che, in una lezione, racchiude un mix di esercizi. È con lei che ci siamo addentrate nel mondo della gym facciale, esercizi efficaci per stimolare la circolazione, così da energizzare tutto il viso. Quasi un’ora di lezione, un condensato di “smorfie” (bocca a pesciolino, nonnina, Diabolik, ecc.) che a fine allenamento ha dato i suoi frutti: volto disteso, sguardo più aperto, incarnato luminoso, mimica più coinvolgente e percezione dei muscoli più elastica. Una strategia antirughe che ruba poco tempo e regala risultati eccezionali. Come è possibile? «Il Tonic Face o ginnastica facciale - spiega Lucia



Dossier Colaiacovo, seduta davanti ad una luminosa parete a specchio - è un lifting naturale, una tecnica basata su esercizi specifici per il viso. Non tutti sanno che questa è la parte del corpo più ricca di distretti muscolari: ne ha più di 50, tra quelli superficiali e più profondi, intrecciati e collegati tra di loro. È per questo che prima di iniziare a fare lezione mostro e spiego delle tabelle anatomiche. La forma dei muscoli è molto importante, una conoscenza utile anche nel massaggio del viso per distendere la mimica, perché orienta sul come andare a tonificare e a muovere ogni muscolo, a partire da quelli più importanti. Allo stesso modo con cui si lavora sul corpo, si eserciteranno i muscoli del volto; un’azione che andrà a ritardare, se non addirittura a contrastare, i cedimenti della pelle. Conoscere i muscoli del viso, imparare a sentire quanto sono contratti o rilassati, è fondamentale non solo per sollecitarli, ma anche per usarli in maniera corretta. Molti di questi esercizi vanno anche ad influire sulla postura e su alcune nostre azioni, come masticare, deglutire bene, respirare, coordinare i movimenti, mantenendo tonici i muscoli della lingua, considerata un’importante recettore posturale. Si imparerà, inoltre, a prevenire e modificare le rughe di espressione causate o dall’ipertono muscolare o da una ipotonicità e generale cedimento di altri tessuti». Ribattezzata anche lifting economico e naturale, che risultati dà?

«La tecnica, nata nel mondo del teatro per dare maggiore espressività al viso, poi ripresa nella riabilitazione, nel caso di paresi, cicatrici, viene anche utilizzata appunto come lifting naturale. Stimola la circolazione sanguigna, che migliora se gli esercizi si eseguono con costanza. Migliora il turgore e l’elasticità dei muscoli, drena il viso, riequilibra anche l’aderenza tra il muscolo e la cute, quell’aderenza che con il tempo viene meno, facendo perdere tonicità. La persona acquisisce una percezione più profonda del proprio viso. Si prova la stessa sensazione di quando si ha un quadricipite tonico: mentre uno cammina lo sente. Così per il viso. Si avverte quando il muscolo frontale, o un elevatore della palpebra o un buccinatore (quello che va dall’osso mascellare alla mandibola) sono più tonici. E nel parlare si avrà una maggiore padronanza del viso, una migliore espressività». Questione quindi di allenamento. Ma per quanto tempo? E con quale frequenza? «Come ogni tecnica, va eseguita facendo se non la totalità degli esercizi a disposizione, almeno i più importanti, tutti i giorni, affinché diventi un’abitudine. E sia per l’uomo che per la donna, i momenti migliori possono essere la mattina, mentre si spalma un filo di crema, o la sera, prima di andare a dormire. Sono sufficienti pochi minuti, per energizzare e distendere il viso con un po’ di ginnastica. Ci sono poi degli esercizi che si possono fare benissimo anche mentre

Ossigeno iperbarico, terapia delle star Per viso, collo, décolleté, l’ultima frontiera del ringiovanimento cutaneo è l’ossigeno iperbarico. Pubblicizzato da star internazionali (da Madonna a Brad Pitt), che non ne fanno mistero dopo averlo provato sulla loro pelle, è uno di quei trattamenti in ascesa per rivitalizzare gli strati cutanei. In grado di apportare benefici a tutte quelle patologie della pelle in cui i processi di ricostruzione giocano un ruolo importante (tipo acne, dermatiti, edemi, smagliature, psoriasi, iperpigmentazioni, lassità), dà ottimi risultati sulle rughe. Tono, elasticità e spessore della pelle (grazie alla stimolazione del collagene) sono gli effetti più visibili fin dalla prima seduta. In pratica, la terapia dell’ossigeno iperbarico è un’infusione per-

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cutanea, “somministrata” da un macchinario in grado di estrarre l’ossigeno dall’aria circostante e di concentrarlo portandolo ad una pressione superiore a quella atmosferica. Il gas così prodotto viene a diretto contatto con la pelle tramite un apposito erogatore che consente all’operatore di controllare l’intensità dell’azione. Grazie all’ossigeno puro al 98% è molto più facile rimuovere le impurità dai pori, produrre effetti positivi sul metabolismo cutaneo, migliorando così le pelli opache, correggendo le piccole rughe, e rassodando i tessuti del viso e del collo. Una tecnica non invasiva ed indolore che ridona tono, freschezza e luminosità. Parola di Madonna, regina del pop che sprizza eterna giovinezza.


si cucina, si asciugano i capelli, quando ci si sposta in macchina o si sta in ufficio. Ogni momento della giornata è buono. All’inizio è preferibile porsi davanti allo specchio, per capire bene i movimenti, dato che si tratta di un lavoro di qualità e non di quantità. Fondamentale è la costanza: dopo tre settimane si inizia a vedere un viso diverso, più luminoso, grazie alla stimolazione della circolazione. Si comincia ad avvertire che i muscoli rispondono in maniera differente quando parliamo, li sentiamo, quindi diventiamo più padroni anche del viso. Per esempio notiamo che alcune persone, mentre articolano, hanno una muscolatura completamente passiva, il contrario di quella degli attori, che hanno invece una grande espressività». Tutto a partire da che età? «Dai trent’anni in poi, l’età ideale per imparare a prendere confidenza con la tecnica. Cosa che si può interiorizzare partendo proprio dall’applicazione della crema da notte o da giorno. Non servono chissà quanti minuti, ne bastano due-tre». Si stende il cosmetico idratante o nutriente e si fa ginnastica? «Abbinare alla stesura della crema gli esercizi è interessante per sintetizzare bene, concentrare efficacemente la tecnica. Si possono scegliere delle maxi zone, tipo collo, fronte, palpebre da poter trattare tutte le mattine. Poi ci sono dei richiami, da fare anche durante il giorno». Saper mettere una crema è importante? «Fondamentale. Le rughe bisogna aprirle, distenderle, inutile massaggiare facendo passaggi che non hanno senso. Per questo è essenziale conoscere la forma del muscolo, le sue inserzioni, per rispettarle. Tipo lo sterno-cleido-mastoideo (i muscoli più importanti che sostengono la testa, ndr), il triangolare, il muscolo zigomatico, il frontale, ecc., tutte impalcature che sostengono il viso». Un dubbio banale: facendo tutti questi versi, le rughe di espressione non rischiano di diventare più profonde? «Il problema è che il nostro viso, che è un biglietto da visita, è legato alle nostre emozioni. Se sono sempre ansiosa e preoccupata andrò a corrugare sempre certi distretti muscolari (tipo la fronte) rispetto ad altri. A fine serata, quindi, avrò delle rughe di espressione particolarmente marcate, con il rischio che con quelle “righe” ci vado anche a letto, specialmente se con i pensieri ci vado a dormire. Con questa tecnica, invece, si vanno a conoscere più distretti muscolari, a contrarli e rilassarli, così da distendere la ruga maggiormente, in modo tale che non faccia dei solchi profondi». Parola d’ordine, quindi, contrastare. Facciamo un esempio. «Se tutto il giorno uso il muscolo frontale, a fine

serata mi ritroverò con una ruga marcata verticale nel mezzo della fronte, tra le sopracciglia. L’obiettivo, perciò, è andare a contrastarla massaggiandola “controverso”, come a cancellarla. La tecnica, lavorando su più distretti muscolari, fa in modo che la ruga diventi meno evidente. Non si elimina, ma diventa visibilmente più leggera». Vale a dire ginnastica facciale più automassaggio? «Certo. E importante è anche massaggiare il collo e le orecchie, fatte di cartilagine. Massaggiandole, dal basso verso l’alto e viceversa, quando si mette la crema sul viso, aiuta a contrastare quella disidratazione che nel tempo, con l’avanzare dell’età, le assottiglia. Frizionandole tendiamo a rilassare i muscoli facciali, stimolando la circolazione che dalle orecchie si diffonde al viso, una mossa efficace per attenuare le borse sotto gli occhi. Massaggiarle prima di andare a letto, o al risveglio, è una sana abitudine. Del resto, dallo shiatsu, apprendiamo il beneficio che si ottiene, stimolandole, sui reni». Limiti? «Non ce ne sono. La costanza è l’ingrediente principale. Il Tonic Face fatto tutti i giorni dà risultati, una volta ogni tanto no. Non si cancellano le rughe, e non si può garantire che non si formeranno, ma che il viso migliori sì». E allora elenchiamo i vantaggi. «Il volto avrà dei solchi meno marcati, sarà più tonico e luminoso, più elastico e drenato, grazie agli effetti benefici sulla circolazione sanguigna. I muscoli, direttamente attaccati alla cute, rispondono bene agli esercizi. Si può ridurre quindi il doppio mento, attenuare le occhiaie e le borse sotto gli occhi. Lo sguardo apparirà più aperto, con le palpebre più distese grazie ad una maggiore tonicità dei muscoli della fronte. Il contorno del viso, insieme al collo, risulterà più definito. La pelle sarà più radiosa e drenata, le labbra saranno meno sottili e la cute cambierà consistenza. Migliorando la mimica facciale, si diventerà più espressivi e si avrà una capacità comunicativa più intensa». Volendo iniziare, quanto occorre per imparare la tecnica? «Con una lezione di un’ora circa, davanti allo specchio, si riescono ad apprendere tutti i principali movimenti per distendere molti distretti muscolari. Alla fine, poi, consegno una scheda che, in maniera sintetica, riporta le basi dei movimenti, soprannominati con nomignoli, così da ricordare più facilmente le mosse da fare». Un’interessante, rilassante e piacevole lezione da concedersi una volta nella vita. Da soli, in tandem o in gruppo. Quanto costa? Poco più di una messa in piega, con trattamento maschera ristrutturante aggiunto. Con la differenza che i capelli durano da uno shampoo all’altro, un corso di ginnastica facciale è per sempre.

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Dossier

Sei esercizi davanti allo specchio Siete pronte per provare il Tonic Face? Mettetevi comode davanti allo specchio e seguiteci

passo passo. Vi sveliamo sei esercizi-tipo spiegati, in esclusiva per Optima Salute da Lucia Colaiacovo.

1) La nonnina (ovale e zigomi)

Volete ridisegnare l’ovale del viso e delineare gli zigomi? Affidatevi a questo esercizio, che coinvolge un ampio gruppo di muscoli facciali. Aprite la bocca per formare una “O”, spingendo le labbra contro i denti nel tentativo di “mangiarle”; avvertirete e vedrete una tensione di tutti i muscoli facciali ed una distensione in particolar modo della ruga naso labiale. Mantenete la posizione per 15-20 secondi. Ripetete da 3 a 5 volte.

2) Spazzolamento (anti-righe)

Spingete la lingua in fuori ai lati della bocca, a destra e sinistra. Fate con la lingua dei cerchi in bocca, in modo da stimolare la circolazione ed irrorare i tessuti delle guance. Fate scorrere, internamente, la punta della lingua lungo la piega naso labiale, a destra e poi a sinistra. Andate a spazzolare con la lingua e quindi spingete con la stessa all’interno del labbro superiore e su quello inferiore. Praticando con regolarità questi movimenti, non solo si andrà a rafforzare la lingua ma anche a distendere ed eliminare quelle rughe e pieghe della mimica, dall’interno.

3) Pesciolino (collo e mento stirati)

Avete mai visto come fanno i pesci quando gli date da mangiare? Bene, imitateli! Un trucco ottimo per rafforzare i muscoli del collo un po’ cadenti, per snellire il doppio mento. Con le mani fissate alla base del collo, aprite la bocca e sollevate il mento, spingendolo in alto fino a chiudere la bocca, come se doveste imitare appunto il movimento di un pesce dentro ad un acquario che cerca, salendo sulla superficie dell’acqua, il cibo. L’esercizio può essere ripetuto da 3 a 5 volte, lentamente o facendo dei piccoli movimenti ritmati.

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Dossier

4) Pinza o molletta (e il naso non si allunga)

Sappiamo tutti che con l’età il naso tende a sembrare più grosso, ad allargarsi, e la punta a scendere verso il basso, all’ingiù. Ma con l’esercizio “pinza o molletta” avrete un’arma per contrastare questa antiestetica tendenza. Sostenete il naso, afferrandolo con il pollice e l’indice sopra le narici, come se le due dita fossero una pinza. Tenendo la punta del naso verso l’alto, spingete il labbro superiore in basso, scendendo in direzione della bocca, con le labbra aderenti ai denti. Ripetete dalle 20 alle 30 volte. Sollevate con il dito indice la punta nel naso. Mentre distendete il labbro superiore verso la bocca, spingete le labbra contro i denti formando una “O”. Ripetete dalle 20 alle 30 volte.

5) Diabolik (i solchi delle fronte si attenuano)

Quella riga centrale vi appesantisce lo sguardo? Fissando il dito indice e medio in mezzo alla fronte, fate scivolare le dita in basso mentre sollevate la fronte verso l’alto; così facendo vedrete spingere diagonalmente verso le tempie gli angoli del sopracciglio. Questo esercizio tonifica il muscolo temporale, muscolo sottile che si trova sulle tempie. Allenandolo, si accorcia e trascina l’angolo esterno del sopracciglio verso l’alto. Dopodiché, fate scivolare le dita in alto mentre corrugate l’arco sopraccigliare verso il basso, come se foste adirati. Ripetere l’esercizio dalle 5 alle 10 volte.

6) Palpebre (sguardo aperto)

Appoggiate il dito indice curvato sotto il sopracciglio destro. Spalancate l’occhio e, sollevando e fissando la cute, fate scendere lentamente la palpebra superiore verso quella inferiore. Ripetete 10 volte, poi cambiate occhio. Acquisita la tecnica l’esercizio può essere eseguito lentamente e in maniera veloce e ritmata. Esercizio per la palpebra inferiore: appoggiate il dito indice sulla riga palpebrale di un occhio. Sollevando e fissando la cute in alto, fate salire la palpebra inferiore verso l’alto. n

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Cefalea e fisioterapia tandem vincente La manipolazione del fisioterapista può ridurre fino al 70% dolore, durata e intensità dell’attacco di Roberto Moraldi

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La fisioterapia fa bene e questo si sapeva. Così come che la manipolazione del fisioterapista può ridurre dolori articolari, aiutare la rieducazione post-infortunio o incidente, una somma di attività terapeutiche utili nelle disabilità motorie, psicomotorie e cognitive. Quello che invece è emerso recentemente è che le mani esperte del fisioterapista possono aiutare a ridurre fino al 70% i sintomi e

il dolore in caso di cefalea, il problema neurologico maggiormente prevalente in Europa con il 47% di popolazione adulta colpita e che non risparmia nemmeno i bambini (20%). La circostanza è emersa da uno studio multicentrico, effettuato su oltre 100 pazienti, presentato durante il congresso nazionale dei fisioterapisti AIFI-SIFIR. Lo studio è stato coordinato dal

dottor James Dunning, fisioterapista americano docente all’Università dell’Alabama, in collaborazione col collega italiano Firas Mourad, specializzato in terapia manuale (OMT), dottorando all’Università di Madrid “Rey Juan Carlos”. “La fisioterapia rende possibile un’importante riduzione del dolore e di tutte le sue possibili conseguenze - spiega il dr. Dunning

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- come ad esempio la disabilità, la frequenza, l’intensità e la durata dell’attacco cefalgico. Questa diminuzione dei sintomi comporta implicazioni importanti soprattutto nella riduzione dell’assunzione di farmaci antidolorifici, intorno al 50%. Un risultato molto importante non solo per i risparmi per i sistemi sanitari nazionali, ma anche per il paziente dal momento che i farmaci antinfiammatori spesso hanno conseguenze avverse”. “Abbiamo studiato su un campione di oltre 100 persone - aggiunge il dr. Mourad - come due differenti tecniche fisioterapiche possano ridurre sono solo l’intensità del dolore, ma anche a

dimezzare le frequenze delle crisi nell’arco dei tre mesi successivi al trattamento e la loro durata. Questa è un’altra dimostrazione di come una corretta fisioterapia sia utile nell’affiancare, con eccellenti risultati, le problematiche conseguenti al mal di testa da cefalea, una malattia spesso sotto diagnosticata e male trattata. La fisioterapia, inoltre, può essere fondamentale anche in altri ambiti di intervento come patologie che colpiscono molto frequentemente la popolazione, in particolare colpi di frusta, lombalgie ed artrosi cervicale”. “Alcune patologie complesse, come la cefalea e l’artrosi - pre-

cisa Davide Albertoni, presidente del Gruppo di Terapia Manuale dell’AIFI - richiedono una formazione sempre più specialistica del fisioterapista, che assume un’importanza fondamentale nell’incrementare l’efficacia dei trattamenti”. “Non a caso l’assenza, in Italia, di un ordine professionale che certifichi la qualità del fisioterapista - conclude il presidente AIFI, Antonio Bortone - richiede per il paziente uno sforzo in più: individuare un fisioterapista vero, laureato in fisioterapia che è una laurea abilitante, e con competenze specialistiche adeguate al suo problema”.

Le tecniche di intervento Per combattere la cefalea muscolotensiva esistono svariati metodi e tecniche, di efficacia comprovata, alle quali la fisioterapia fa ricorso.

problemi osteo-muscolo-articolari. L’obiettivo è quello di ripristinare la simmetria delle parti con un lavoro di rieducazione di tipo posturale, attraverso esercizi che favoriscono l’allungamenProtocollo McKenzie to dei muscoli privi di elasticità. Perciò Nel caso il disturbo sia associato a si è rivelato assai soddisfacente nel problemi cervicali. Il metodo ideato caso il mal di testa sia riconducibile a dal terapista neozelandese infatti, si problemi di postura. basa essenzialmente sul concetto di rieducazione alla corretta postura ver- Metodo Souchard tebrale, tramite esercizi volti a rafforzare Questo metodo è derivato direttameni tessuti che vengono danneggiati. Si te dal precedente, tanto è vero che il tratta di una delle tecniche più usate suo ideatore, Philippe Souchard è stato per il trattamento del dolore che si irra- tra i collaboratori più vicini a Françoise dia lungo gli arti ed è costituito da una Mézières. Si basa su una rieducazione serie di esercizi abbastanza semplici posturale globale ed anche in questo che cercano di ridurre la pressione del caso ci sono riscontri di provata efficadisco sul nervo, spingendo la parte di cia nei casi di cefalea. disco che comprime nella sua posizione normale. Massaggio miofasciale Tecnica di terapia manuale che non Metodo Mézières lavora sui muscoli, ma tra i muscoli Messo a punto da Françoise Mézières, (cioè sulla fascia che li riveste), basanfisioterapeuta francese, questo meto- dosi sul contatto manuale per la diado è indicato per normalizzare tutti i gnosi ed il trattamento. n

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Gambe elastiche

Le calze a compressione graduale e l’intimo contenitivo ci rendono più belle e aiutano anche la salute di Gelsomina Sampaolo

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Ricordate la scena del film in cui Bridget Jones deve scegliere tra mutandine sexy di pizzo e mutan-

doni contenitivi prima di un appuntamento? Finisce per optare per i secondi perché, a suo dire,

“più è brutta la mutanda che si indossa, più sono le possibilità per arrivare ad un uomo”.

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Collant elastici in gravidanza Spesso durante la gravidanza è consigliabile l’uso di collant a compressione graduata. Per almeno tre motivi: 1) Problemi venosi a livello delle gambe, causati dal maggiore peso da “trasportare”. 2) Gli ormoni della gravidanza provocano la diminuzione del tono vascolare, perciò il sangue risale con maggiore difficoltà verso il cuore. Va dunque aiutato con la pressione graduale esercitata dalle calze. 3) L’aumento di peso della futura mamma e la pressione del feto sulle vene del bacino provocano un aumento di pressione sulle gambe con conseguente gonfiore delle vene, superficiali e profonde, e presenza di capillari in evidenza che possono anche rompersi.

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Anche se la regola di Bridget Jones non fosse valida per tutte, una cosa è vera: l’intimo contenitivo (o shaping come va di moda dire oggi) ci aiuta ad apparire più magre, ci fa sentire più sicure di noi stesse dentro un vestito un po’ attillato e, ultimo ma non meno importante, aiuta la salute della circolazione in molti casi. Questo succede, ad esempio, con le calze elastiche, o a compressione graduale. Se è vero che fino a qualche anno fa le indossavano solo le nonne e le signore in dolce attesa, ora sono un valido strumento, efficace e completo, per la terapia di disturbi circolatori degli arti inferiori. Il primo metodo, e il meno invasivo, per trattare questi problemi è infatti il massaggio o compres-


sione fisica, che previene il dolore e il peggioramento di eventuali varici, soprattutto nei primi stadi. Le calze elastiche si dividono, a seconda della funzione, in due categorie: quelle da riposo (o preventive) e quelle terapeutiche. Le prime sono più leggere e disponibili in vari gradi di trasparenza e colori, mentre le seconde, dovendo essere più spesse e con una funzione più marcata, non hanno queste qualità estetiche. Su entrambi i tipi di calza la forza di compressione è indicata in millimetri di mercurio (mmHg), da non confondere con i Den (denari), che invece misurano lo spessore del filato utilizzato. Le calze da riposo esercitano una forza di compressione alla caviglia sempre inferiore a 20 mmHg che diminuisce progressivamente a mano a mano che si sale

verso la coscia. L’andamento decrescente fa sì che la maggiore compressione alla caviglia spinga il sangue verso l’alto, incontrando man mano che risale una resistenza sempre minore. Di solito vengono impiegate in assenza di patologia conclamata, per prevenire lo sviluppo di problemi circolatori in soggetti a rischio (ad esempio per familiarità, sedentarietà, uso di contraccettivi orali...). Le calze terapeutiche invece hanno una compressione alla caviglia che va dai 20 mmHg in su e le classi sono generalmente 4: I Classe: 18/21 mmHg II Classe: 23/32 mmHg III Classe: 36/46 mmHg IV Classe: oltre i 50 mmHg. Se si necessita, poi, di una maggiore compressione per patologie particolari come varici semplici e complesse, postumi da

I cosmeto-tessili Da qualche tempo il mondo della moda ha allargato i propri orizzonti anche alla salute e alla cosmesi. Un esempio lampante sono le collezioni di capi intimi shaping come slip, calzoncini, bustini e collant a vita alta contenitivi, per poter modellare il proprio corpo applicando una leggera pressione. Siamo in pratica tornati, anche se in maniera meno invasiva, ai metodi anni ‘50/‘60 quando, per ottenere vitini di vespa a contrasto con petto pronunciato, si ricorreva a bustier e corsetti. Così troviamo non solo capi intimi, ma anche jeans e leggins contenitivi e sottovesti con pancera integrata. Non ci si limita però solo a “comprimere”, ma anche a nutrire e curare la pelle, con i cosiddetti cosmeto-tessili, ovvero tessuti brevettati che contengono microcapsule di principi attivi contro cellulite, inestetismi e rendono la pelle sottostante più elastica, tonica e luminosa. Esistono persino abiti abbronzanti: li indossi e ne esci con la tintarella!

scleropatia, postumi chirurgici, ulcere delle gambe, prevenzione della trombosi venosa profonda, linfoedemi e riduzione degli edemi post-traumatici, gli specialisti raccomandano il metodo del bendaggio-elastocompressivo. Ma come si sceglie la taglia delle calze elastiche? Basta seguire delle semplici indicazioni: innanzitutto prendete le misure al mattino presto, appena alzate, per evitare di misurare la gamba gonfia. Se si è camminato o siamo state in piedi prima di procedere alla misurazione, tenere la gamba in posizione sollevata per qualche minuto. Inoltre, non basatevi su vecchie misurazioni o vecchie calze, ma eseguite una nuova misurazione, direttamente sulla pelle. Una volta prese le misure, consultate le tabelle fornite dalla ditta produttrice della calza per individuare la taglia corrispondente. Poi, se trovate difficile indossarle, aiutatevi con un po’ di talco sulla gamba per farle scivolare meglio, arrotolate la calza fino al calcagno e infilate il piede. Accompagnate poi il tessuto lungo la gamba evitando grinze. Toglierle è sicuramente più facile che indossarle. Per una loro corretta conservazione e maggiore durata vi consigliamo di: a) Lavarle spesso in acqua tiepida (inferiore a 40°) e sapone neutro. A mano, mai in lavatrice. b) Non usare candeggina. c) Dopo il lavaggio non strizzare né far asciugare per esposizione diretta al sole, sui radiatori o vicino a fonti di calore, ma distesa su un piano, possibilmente tra due panni asciutti. d) Non stirare. e) In caso di danni come smagliature e fori, sostituire la calza. f) La durata media di una calza elastica è di 3-4 mesi, perciò vi consigliamo di acquistarne sempre due paia alla volta, per non ritrovarvi sprovviste. n

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Capo Verde, beauty farm nell’Oceano

Le dieci isole dell’arcipelago africano offrono panorami selvaggi, mare trasparente e la possibilità di bagni salutari tra saline e fanghi neri Testo e foto di Maria Pia Pezzali giornalista, scrittrice, viaggiatrice

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Cercate una meta lontana dagli occhi fastidiosi delle grandi masse, che abbia un sapore primordiale e selvaggio e che in più vi offra anche tante possibilità di sport tra terra, cielo e soprattutto mare, per sentirsi come sospesi nel nulla, data la sua celestiale trasparenza? Perfetto, questo è il luogo che fa per voi. Parliamo delle Isole di 54 OPTIMASALUTE

Cabo Verde o Capo Verde, come molti le conoscono. Ci troviamo in terra d’Africa, quella bagnata dall’Atlantico, in uno degli angoli più selvaggi del nostro pianeta. E queste isole l’aspetto selvaggio lo hanno per davvero, così definite anche dal più celebre comandante dei nostri tempi: Jacques Cousteau. A dispetto del nome, che

evoca immagini di verdi foreste e vegetazione lussureggiante, alcune delle isole dell’arcipelago hanno nomi che più si intonano con il loro aspetto geofisico, piuttosto deserto e arido. Come Sal (“del sale”, che fino a qualche anno fa rappresentava la maggior risorsa dell’isola) o Fogo (o fuoco, l’unica isola dell’arcipelago che ospita un


vulcano ancora attivo). Scoperte quasi per caso verso la metà del XV secolo, queste isole hanno svolto un ruolo di primaria importanza all’alba dell’era moderna come punto d’appoggio e rifornimento per le caravelle portoghesi che si spingevano verso sud, nelle coste occidentali dell’Africa. Successivamente hanno costituito per secoli un ponte di fondamentale importanza con il Nuovo Mondo, se si pensa che la maggior parte della tratta degli schiavi vi ha trovato un ideale centro di raccolta e smistamento. Situato a 450 km dalle coste del

Senegal, l’arcipelago di Cabo Verde è suddiviso in due gruppi: “Ilhas de Barlavento” (cioè di sopravento) con Sal, Boavista, Sao Nicolau, Santa Luzia, Sao Vicente e Santo Antao e le “Ilhas de Sotavento” (sottovento) comprendenti Maio, Santiago, Fogo e Brava. Perché andare a Sal, per esempio? Per i panorami a perdita d’occhio, il silenzio e la solitudine. Lungi dall’essere una meta presa d’assalto da milioni di visitatori, Sal mi ha offerto il suo volto più naturale e vero. I bambini che ti osservano incuriositi, le donne con i loro grandi sorrisi, la cordialità di tutti. Eppure

ci troviamo di fronte ad una realtà ancora povera, dove la vita di tutti i giorni è lontana anni luce dalle nostre abitudini europee e cittadine. E poi l’escursione “dentro” il vulcano, alla scoperta delle saline e dei suoi benefici fanghi. Tanto che qui si può trascorrere una giornata intera tra bagni nell’acqua salata (tranquilli, nessuna ciambella perché sarete inaffondabili) e fanghi per la pelle. Un modo tutto naturale per apprezzare quello che solo Madre Natura può offrirci. Vi consiglio il periodo che va da giugno a ottobre, quando gli alisei soffiano di meno.

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Acqua tropicale a 25 gradi Sono tante le virtù di queste isole oceaniche, ma la più apprezzata è il clima tropicale secco, rinfrescato dall’afflato degli Alisei che qui soffiano costanti. Le temperature

medie dell’aria variano fra i 22 ed i 28 gradi e quelle dell’acqua tra i 22 ed i 25 gradi. Condizioni climatiche queste, che ne fanno una meta ideale in ogni periodo dell’anno. No-

nostante il loro stesso nome, sono perlopiù spoglie e senza grandi presenze di verde, fatta eccezione per Santo Antao che ancora oggi offre una ricca vegetazione tropicale.

Sub e sport Quasi per compensare l’asprezza delle terre, i fondali oceanici regalano una varietà di vita a dir poco sorprendente: tonni, aragoste, predatori e granchi giganti non sono che un campionario di quanto queste acque possono offrire. E per tutti gli appassionati di subacquea e degli sport acquatici qui c’è veramente da divertirsi.

Le saline dell’Oceano Ilha de Sal, 216 Km2, vanta ben più di un sito di singolare bellezza:

su tutte “Pedra de Lume” famosa per le sue saline. L’acqua dell’o-

ceano arriva attraverso canali sotterranei ed è distribuita in vasche.

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Palmeira, piscina naturale Le tappe da non mancare sono anche Espargos, capitale dell’Isola, Buracona che oltre ad essere un gettonatissimo punto di

immersione è anche nota per una spettacolare piscina naturale, Palmeira (nella foto) distante pochi chilometri dalla capitale e

che è anche l’unico punto di approdo sicuro per i velisti, e dove attraccano traghetti e navi mercantili.

Il “tesoro” dei resort Unitamente alle saline di Santa Maria, a sud dell’isola, la produzione di sale raggiungeva all’epoca le 20 mila tonnellate

per anno, permettendolo sviluppo economico dell’isola. Oggi la risorsa principale è data dal turismo che sta lentamen-

te espandendosi favorendo la costruzione di resort, villaggi e la pratica di molteplici attività sportive.

Bagni e fanghi La costante temperatura dell’aria fa lentamente evaporare l’acqua lasciando sul terreno un denso strato di sale grezzo che conferisce al luogo un’atmosfera lunare. Si possono fare dei bagni salutari e fanghi neri terapeutici.

In mezzo alla popolazione Benché si tratti di un’isola “povera”, che vive quasi esclusivamente di pesca, qui la cordialità, i sorrisi

e la disponibilità della popolazione sono uno dei patrimoni più ricchi. Le case sono modeste ma digni-

tose, i negozi offrono poco ma tutto, e le scuole sono uno dei punti cardine per l’istruzione dei giovani.

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Notizie & consigli Abbigliamento: consigliati abiti leggeri in tutte le stagioni e capi più caldi per la sera. Non dimenticate le creme protettive. L’isola di Sal è sempre investita da leggeri venti che rendono il clima piacevole ma il rischio di ustionarsi è molto più che concreto. Portate sempre con voi un cappellino e degli occhiali da sole per proteggervi dall’intensità della luce. Artigianato: sulle isole si trovano bellissimi oggetti in cocco, terracotta o legno e preziosi tessuti batik di tutti i colori. Autonoleggio: buone offerte a Sal. Non è necessaria la patente internazionale. Bevande: da assaggiare il grogue (rum locale) il pontche di St. Antao e la Ceris, birra locale. Capitale: la capitale dell’arcipelago è Praia, sull’isola di Santiago. Documenti: sono necessari passaporto in corso di validità e visto. Fuso orario: vi sono due ore di differenza rispetto all’Italia (tre ore quando è in vigore l’ora legale). Lingua: quella ufficiale è il portoghese, anche se la maggioranza della popolazione parla il creolo. Il francese, l’inglese e l’italiano sono parlati nelle principali mete turistiche. Moneta: Escudo Caboverdiano (un euro corrisponde a circa 110 Ecv). L’uso delle carte di credito è ancora poco diffuso, sebbene Visa e Mastercard vengano accettate nelle grandi strutture alberghiere. Consigliamo comunque di viaggiare con dei contanti. Religione: circa il 90% della popolazione è di religione cattolica mentre il restante 10% è di fede protestante. n

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Il decalogo del gatto

Perché sembra che passino le giornate a dormire, mangiare e lavarsi? Perché fanno le fusa? Ecco le domande più comuni, con relative risposte di Chiara Baldetti

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Quando

un nuovo gattino entra in una casa passereste ore e ore ad osservarlo. È un po’ come guardare un documentario “dal vivo” e man mano che l’animale cresce e prende confidenza con i padroni e con la casa, è normale cominciare a porsi qualche domanda sulle sue abitudini e il suo comportamento. Per questioni specifiche di salute, come sempre, vi rimandiamo al vostro veterinario di fiducia, ma in questa sede abbiamo cercato di rispondere alle dieci curiosità più diffuse sui mici di casa.

1. Ma quanto dorme?

Un gatto dorme mediamente tra le 13 e le 16 ore al giorno. I più

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piccini e i più anziani anche di più, tanto che nel regno animale vengono battuti solo dagli opossum e dai pipistrelli che raggiungono le 20 ore di sonno. Il sonno del gatto, però, non è profondo come il nostro, ma fatto di piccole pennichelle di 15-30 minuti. I gatti non dormono mai profondamente troppo a lungo a causa della loro natura di predatori: i loro sensi sono sempre all’erta anche durante il sonno, rendendoli pronti a scattare in caso ci sia una preda nei paraggi. Il sonno più profondo dura appena cinque minuti, poi il gatto ritorna alle onde lente, alternando i due stadi fino a svegliarsi completamente dopo 30-40 minuti. I momenti del giorno in cui

sono più attivi, lo avrete sicuramente notato, sono l’alba e il tramonto, quando c’è la luminosità ideale per la caccia.

2. Il mio gatto sogna?

È stato appurato che anche cani e gatti sognano nella fase del sonno profondo. Se li vedete muoversi, contrarre le zampe o aprire e chiudere la bocca, forse stanno sognando di essere a caccia!

3. Quanto dovrebbe mangiare?

La regola generale è che il gatto debba mangiare al massimo due volte al giorno. La sua dieta, in quanto cacciatore e carnivoro, dovrebbe essere ricca di proteine


e bilanciata. Per quanto riguarda la scelta cibo secco/cibo umido, il consiglio generale è quello di dare al gatto una porzione di umido al mattino e lasciare i croccantini a disposizione durante la giornata. Le quantità consigliate in media per un gatto adulto sono circa 40 grammi di alimento umido per ogni chilo di peso (es. se il gatto pesa 5 kg deve mangiare 200 grammi di umido al giorno) e un terzo di questo quantitativo di cibo secco, perché più nutriente. Inoltre non dimenticate mai di lasciare dell’acqua; anche se sembra interessarlo poco, bere è importante durante il giorno, soprattutto con una dieta secca.

4. Quanto si lava?

I gatti trascorrono un terzo della loro giornata lavandosi. Si tratta di un retaggio genetico dovuto non solo ad esigenze igieniche ma anche di difesa. Leccandosi e lisciandosi il mantello, infatti, creano una barriera isolante durante l’inverno e si rinfrescano d’estate. Noterete, inoltre, che il gatto tende a leccarsi di più dopo essere stato al sole; questo gli permette di assumere la vitamina D che i raggi solari “depositano” sul suo mantello... come una sorta di integratore. Quando invece vi sembra che si stiano mordendo il pelo, non è un atto di autolesionismo ma un modo per stimolare le ghiandole pilifere alla base del mantello. È stato infine osservato come alcuni gatti tendano a lavarsi in maniera più assidua quando sono nervosi, per calmarsi, in una sorta di rimozione psicologica, come per noi umani quando ci aggiustiamo i capelli o ci mangiamo le unghie.

5. E se non si lava? Posso lavarlo io?

Un gatto che non si lava ha sicuramente un problema. Questo può essere di natura fisica (dolore al collo o alla testa, astenia...) o psicologica, ma in ogni caso è necessaria una visita dal veterinario.

Per quanto riguarda la tolettatura fatta da voi, si sa che i gatti non hanno un bel rapporto con l’acqua perciò il consiglio è quello di evitare docce e immersioni complete. Piuttosto usate spugna intrisa d’acqua in direzione del pelo (testa-coda) su dorso, fianchi, collo e arti. Poi, per asciugarlo, evitate il phon; meglio al sole o con un asciugamano.

6. Perché vomita palle di pelo?

Nella sua tolettatura quotidiana ingerisce una certa quantità di pelo che si deposita sul fondo dello stomaco e forma un ammasso che di tanto in tanto viene vomitato. E in un certo senso questo è un bene perché se non se ne libera questi boli possono andare a finire nell’intestino e provocare occlusioni anche serie. Il consiglio per i padroni è quello di fare prevenzione spazzolando spesso il gatto, soprattutto se a pelo lungo, e usando alimenti appositi oltre che i prodotti consigliati dal veterinario per la rimozione dei boli come ad esempio le paste in tubetto da mischiare al cibo o somministrare direttamente in bocca. Un altro rimedio naturale per la digestione e il corretto funzionamento intestinale del micio è l’erba gatta.

7. Perché gli piacciono così tanto scatole e scatoloni?

I gatti sono istintivamente attratti dalle scatole perché li fanno sentire protetti su tre lati e possono guardare quello che succede intorno a loro attraverso l’apertura. C’è anche una componente di caccia: quando si nascondono in una scatola hanno la possibilità di osservare l’ambiente circostante con attenzione, puntano la preda senza essere visti. O almeno così credono loro.

8. Perché fa le fusa?

È il loro modo per esprimere fe-

licità e benessere. Le fusa sono generalmente associate ad esperienze positive, come essere nutriti o accarezzati. I gattini imparano a fare le fusa già pochi giorni dopo la nascita per comunicare la propria gioia alla mamma anche quando hanno la bocca impegnata a bere il latte. Il gatto fa le fusa al proprio padrone per salutarlo o mostrare affetto, ma può farle anche ad altri gatti per tranquillizzarli, in segno di pace. Spesso noterete mentre accarezzate il gatto che le fusa sono accompagnate dal movimento delle zampe, come se impastassero qualcosa, un retaggio del movimento fatto da cuccioli per succhiare il latte dalla mamma.

9. Perché si strofina contro gli oggetti?

È il suo modo di marcare il territorio con il proprio odore per identificarlo e, quindi, sentirsi sicuro al suo interno. Su ciascun lato del muso, tra l’occhio e l’orecchio e ai lati della bocca ci sono delle ghiandole odorifere che producono secrezioni che il gatto lascia sui mobili... e sulle gambe di chi ama.

10. Perché ha sempre fame?

Spesso questa è una falsa credenza dei padroni che, per comodità e pigrizia, scambiano qualsiasi richiesta di attenzione del gatto in richiesta di cibo. Quando un gatto miagola lo fa anche solo perché si annoia, vuol giocare o vuole comunicarvi qualcosa. Se voi prendete l’abitudine di rispondere ai suoi richiami sempre con del cibo sicuramente lui non lo rifiuterà ma a lungo andare potreste causargli dei problemi di salute (sovrappeso, problemi intestinali, ecc...). La continua richiesta di cibo potrebbe anche nascondere disturbi come vermi, diabete mellito, ipertiroidismo. In questo caso sarà necessario l’intervento del veterinario. n

OPTIMASALUTE

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Hobby House

di Gelsomina Sampaolo

Libreria Bambini

Le favole a Rovescio

Rodari rivolta con ironia le fiabe più classiche creando le situazioni più assurde: Cappuccetto Rosso aggredisce il lupo, il Principe sposa la sorellastra, la Bella Addormentata non riesce a prendere sonno... Rodari G., Costa N.; E. Elle; Euro 6,50

Mr Ubik!

Che cosa hanno in comune un gatto annoiato e degli extraterrestri? Scopritelo in questo albo illustrato e divertitevi a seguire gli impossibili dialoghi in geroglifici! Wiesner D.; Orecchio Acerbo; Euro 15,00

In Salute

Educazione strategica

Rimedi strategici ad uso di genitori e insegnanti alle prese con ragazzi difficili. Educare, istruire, ma anche risolvere e superare i diversi problemi dell’infanzia e della fanciullezza fornendo indicazioni chiare ed operative secondo l’approccio della Terapia Breve Strategica Evoluta. Botti M., Dacrema E.; ilmiolibro.it; Euro 18,00

Perché non faccio le cose che mi fanno bene?

Tutti noi sappiamo quello che è giusto fare: seguire una dieta sana, fare sport, non sperperare il denaro…eppure non lo facciamo. Questo libro ci spiega come fare i piccoli cambiamenti necessari. Gallagher B.J.; TEA; Euro 9,00

Best Seller

Perfidia

È il 1941, il Giappone ha bombardato Pearl Harbor e negli Stati Uniti a un passo dalla guerra, scattano gli arresti dei cittadini nipponici sospettabili di tradimento. Una famiglia giapponese viene trovata morta in casa, suicidio rituale o omicidio? Ellroy J.; Einaudi; Euro 22,00

Cinema La teoria del tutto

Regia: J.Marsh con E. Redmayne, F. Jones Trama: film biografico basato sulle memorie di Jane Hawking, moglie di Stephen. Giudizio: straordinaria interpretazione di Redmayne, che ha conquistato l’Oscar.

64 OPTIMASALUTE

Il resto della settimana Il bar Novecento, di fronte allo stadio San Paolo, è un’istituzione, un punto di riferimento dove passare intere giornate. Partite, caffè e la saggezza de O’ Professore. De Giovanni M.; Rizzoli; Euro 17,00

Musica Uptown Special Mark Ronson

Vera e propria dichiarazione d’amore per il soul pop e funk degli anni 70 e anni 80 da parte del Re Mida musicale Mark Ronson (produttore di Amy Winehouse e Adele). Trainato dal travolgente “Uptown Funk” cantato da Bruno Mars.



Ultima pagina

ricette Vellutata light di carote • 400 g di carote • 1 cipolla • 2 bicchieri d’acqua • 1 tazza di latte scremato • 1 dado vegetale • 1 tazzina di olio di oliva • 1 mazzetto di prezzemolo Rosolate la cipolla tagliata finemente con un filo d’olio, quindi aggiungete le carote, pulite e tagliate a pezzi piccoli. Aggiungete il cubetto di dado, versate l’acqua e il latte e lasciate cuocere. A questo punto, frullate il composto e servite guarnendo con una spolverata di prezzemolo fresco tritato.

BORISate

Cin cin «Bevo solo in due occasioni: quando sono solo e quando sono in compagnia». (Boris Makaresko)

Lo Sapevate? Il neon compie 100 anni Georges Claude, ingegnere e fisico francese, inventò l’illuminazione a neon nel 1915, sperimentandola per la prima volta a Parigi in un’insegna pubblicitaria di un negozio di barbiere. Mettendo il neon, gas nobile e incolore, all’interno di un tubo sigillato in cui fece passare una scarica elettrica vide che l’effetto illuminante era semplicemente sbalorditivo. Ripete l’esperimento anche con altri gas inerti (Argon, Krypton) ottenendo altrettanti effetti colorati di diversa illuminazione. Fondò la “Claude Neon” ed ottenne profitti milionari.

Web Zone

Password addio L’uso delle password volge al termine. Yahoo infatti ha cominciato a proporre ai suoi utenti una password “on demand” che può essere usata una sola volta, via app o SMS. Si può richiedere semplicemente cliccando il pulsante con scritto “invia la password” nella pagina di log in.

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oroscopo Segno del Mese TORO Ancorati a quanto accaduto un anno fa, bloccati sul passato? Nella prima settimana di maggio potrebbe presentarsi la svolta per superare l’impasse. Questioni pratiche e finanziarie potrebbero intralciare l’esigenza di una pausa, che non ostacolerà potenziali corteggiatori: si apre la stagione dell’amore.

Gemelli 21/05 - 21/06

Protagonista nel lavoro. Il rapporto a due si fa elettrizzante.

Cancro 22/06 - 22/07

Il lavoro vi assorbe, la vita privata passa in secondo piano.

Leone 23/07 - 23/08

L’energia sale: attenti alle spese. In amore non accontentatevi.

Vergine 24/08 - 22/09

Lavoro: alti e bassi, ma è la vostra strada. L’amore distrae.

Bilancia 23/09 - 22/10

Dopo un anno faticoso, arrivano news. E nel lavoro ripartite.

Scorpione 23/10 - 22/11

Dai sentimenti energia: tenetela stretta, vi aspettano decisioni.

Sagittario 23/11 - 21/12

Cautela, ma se cercate lavoro insistete. Nuova linfa alle coppie.

Capricorno 22/12 - 20/01

Via i rami secchi, largo al nuovo che avanza. Bufera in amore.

Acquario 21/01 - 19/02

Gli ostacoli non mancano: tirate dritti. L’amore vi aiuterà.

Pesci 20/02 - 20/03

Verso un riconoscimento nel lavoro, un grande passo in amore.

Ariete 21/03 - 20/04

Lavoro: arrivano proposte. Amore: la coppia rinvigorisce.

Gli utenti segreti Dopo le numerose proteste giunte alla sede di Facebook, in seguito alla cancellazione dei profili con nomi falsi, il colosso social ha fatto un leggero (leggerissimo) passo indietro.Monika Bickert, responsabile della policy, ha dichiarato: “Non chiediamo che gli utenti utilizzino il nome che hanno sulla patente, ma vogliamo semplicemente che usino lo stesso nome con il quale sono conosciuti nella vita reale”.

Timeline, tv parallela Molti utenti di Twitter lo usano per commentare determinati programmi televisivi in voga. Per questo il social network starebbe sperimentando una sorta di piattaforma parallela che raccoglie via Twitter tutte le informazioni collegate a uno show televisivo in tempo reale. Quando si twitta qualcosa che ha a che fare con un dato programma, Twitter invia un invito a provare la Tv Timeline.

CONCERTI

Le date del mese Marco Mengoni: 5 Mantova, 7 e 8 Assago, 10 Torino, 12 Firenze, 14 Roma, 16 Napoli, 19 Bari, 21 Casalecchio di Reno. Gianna Nannini: 2 Morbegno, 4 Firenze, 7 Roma, 10 Acireale, 12 Napoli, 15 Assago, 17 Torino, 20 Conegliano, 21 Padova, 23 Casalecchio di Reno, 24 Montichiari. Mario Biondi: 5 Torino, 7 Sanremo, 8 Bergamo, 10 Firenze, 12 Milano, 15 Mantova, 16 Cesena, 18 Bologna, 20 Roma, 24 Palermo, 25 Catania. Raf: 15 Roma, 22 Padova. Francesco De Gregori: 2 Tavagnasco, 6 Cremona, 8 Venezia, 9 Mantova, 12 Ferrara, 13 Brescia, 14 Bergamo, 16 Parma, 19 Reggio Emilia, 20 Torino, 23 Sanremo, 25 Genova, 26 Varese, 28 Bassano del Grappa, 29 Bolzano. Nina Zilli: 4 Milano, 7 Torino, 9 Roma. Mark Knopfler: 3 Assago Chiara: 5 Pescara, 6 Roma, 7 Firenze, 9 Padova, 14 Torino.




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