Optima Salute Gold - Maggio 2016

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N. 245 ANNO XXV Maggio 2016

Alimentazione

La carne fa male? Tutti i pro e contro

Allenamento

Tornare in forma con i piegamenti

Bellezza

I prodotti giusti per la cura dei piedi

Dossier

L’insonnia di bambini e adolescenti

in questo numero

FARMACI EQUIVALENTI TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE



Sommario

Anno XXV n. 245 Maggio 2016

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it

Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Charterhouse in collaborazione con Rotolito Lombarda S.p.A. Via Sondrio, 3 20096 - Seggiano di Pioltello (MI) Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

Post-it

Rubriche

6

Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

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Post-it Pro-memoria della salute

di Francesca Aquino

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Hobby House Cinema, musica e libri

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Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

www.optimasalute.it

OPTIMASALUTE

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Sommario

Anno XXV n. 245 Maggio 2016

Dossier

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L’insonnia di bambini e adolescenti Un’indagine sulle difficoltà notturne dei nostri figli, nella fascia 1-14 anni, rivela che il 35-40% soffre di questo problema soprattutto durante la crescita. Ecco consigli e regole da seguire, rivolto soprattutto ai genitori... di Chiara Baldetti

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Problemi di cuore Le ultime novità su prevenzione e cura: dalla genetica alle moderne tecnologie di Pompeo D’Ambrosio

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Vene varicose ko Insufficienza venosa: prevenzione, terapie, dieta e movimenti mirati di Simona Peretti

1,2,3… piegamenti! Migliorate la parte superiore del corpo, usando seggiole, poltrone e la vostra forza di Roberto Moraldi

Piedi di fata Prendetevi cura delle vostre estremità. Con creme idratanti, esfolianti e pomate

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di Benedetta Ceccarini

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Operazione anti-sudore L’importante aiuto di deodoranti e antitraspiranti in spray e creme

di Francesca Aquino

W la carne (ma con moderazione) Nutrizionisti di fama e Ministero della Salute attenuano l’allarme dell’Oms

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di Filippo Tini

Mamma, voglio un criceto! Come accontentare i vostri figli. Le tre razze da scegliere di Chiara Baldetti



Attualità in Farmacia

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

Excilor Spray Protector 3-in-1: una barriera contro le infezioni del piede

Excilor Spray Protector 3-in-1 è la novità del 2016: un unico prodotto che protegge dalle infezioni più comuni dei piedi, verruche, piede d’atleta e micosi dell’unghia. Ideale per tutti quelli che praticano sport (nuoto, corsa, judo) o attività a piedi nudi in aree comuni (piscine, centri benessere, palestre) che desiderano evitare contaminazioni. È facilissimo da usare: si spruzza sulle piante dei piedi, tra le dita dei piedi e sulle unghie. Asciuga rapidamente e protegge i piedi per 8 ore. Grazie alla tecnologia InvisiBlock™ - un copolimero innovativo - crea un “calzino invisibile”, traspirante, non appiccicoso che non permette a virus e funghi di raggiungere la pelle e ne previene la proliferazione. Può essere utilizzato da 2 anni in su. È un dispositivo medico classe IIa. Flacone da 100 ml prezzo al pubblico consigliato di € 14,90.

Grill calm with Zcare: vinci un barbecue al giorno

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Lady Presteril Cotton Power. Una scelta sicura, anche per la tua pelle

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Swisse, gli integratori completi

La rivoluzione Swisse è finalmente arrivata in Italia e nulla sarà più come prima. Swisse è la linea di integratori pensati per soddisfare ogni esigenza grazie a 30 prodotti esclusivi contenenti vitamine, minerali, estratti di erbe e altre sostanze nutritive. Le formule dei prodotti Swisse sono state sviluppate sulla base di evidenze scientifiche per soddisfare numerosi benefici legati alla salute nutrizionale.

Listerine® Advanced White Denti più bianchi rispetto al solo spazzolino

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Post-it salute

di Francesca Aquino

Una App per frutta e verdura

Tutte le informazioni su frutta e verdura sono da qualche giorno disponibili in un’app gratuita realizzata dall’Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con Unaproa (Unione nazionale tra le organizzazioni dei produttori ortofrutticoli, agrumari e di frutta in guscio). La App, che si chiama emblematicamente ‘Frutta e verdura’ (disponibile gratuitamente su App Store e Play Store) consente di eseguire ricerche basate sul valore nutrizionale, la territorialità e le certificazioni di qualità dei prodotti e per ognuno sono disponibili descrizione, storia, aneddoti, ricette, cosmesi e, soprattutto, benessere.

Perché siamo attratti dalle patatine fritte?

Vi è mai capitato di non riuscire a smettere di mangiare un pacchetto di patatine fritte finché non arrivate in fondo alla busta? Da oggi sembra esserci una risposta scientifica a questa sorta di pulsione: sarebbe colpa del sale. Lo sostiene uno studio pubblicato da un gruppo di ricercatori australiani dell’Università di Deakin sul Journal of Nutrition: il sale ci indurrebbe a consumare circa un 11% in più di calorie. La ricerca, effettuata su un campione di 48 persone sane, ha rivelato come l’aggiunta di sale ai piatti aumentasse nelle persone il senso di piacere unito a un incremento della fame che spingeva i commensali a mangiare di più.

Tumori: aumentate le guarigioni in 15 anni

Il Presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), Francesco Schittulli, presentando la XV edizione della Settimana nazionale per la prevenzione oncologica, ha affermato che, in soli 15 anni, la lotta contro i tumori ha raggiunto un traguardo eccezionale: il tasso di guaribilità è passato dal 40% al 61%. ‘‘Un risultato - ha spiegato Schittulli - che è stato reso possibile grazie anche alla prevenzione, con la promozione di corretti stili di vita, sana alimentazione, che vede l’olio extravergine di oliva come uno dei protagonisti principali, attività sportiva e diagnosi precoce’’.

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Post-it salute

Tai-Chi per il cuore

Secondo i ricercatori dell’Università dello Sport di Shanghai l’esercizio di alcune arti marziali cinesi come il Tai-Chi abbasserebbe la pressione del sangue, trigliceridi e colesterolo, migliorando la salute di chi soffre di cuore. Lo studio, pubblicato sul Journal of American Heart Association, evidenzia l’aumento di forza, flessibilità ed equilibrio grazie alla pratica delle arti marziali cinesi, combinate ad attività fisica dolce, meditazione, consapevolezza del corpo e attenzione ad una corretta respirazione. Precedenti ricerche avevano confermato anche i benefici di questi sport per pazienti con demenza, depressione e tumore.

Glaucoma, un nemico sconosciuto

Le persone affette da glaucoma in Italia sono circa 1 milione, ma solo la metà ne è a conoscenza. Un dato allarmante che richiede sempre più attenzione, tanto che nei mesi scorsi è stata attivata una campagna di sensibilizzazione e prevenzione (“C’è così tanto da vedere. Non perdere nulla: prevenire è semplice”), promossa dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità-IAPB Italia onlus. Questa malattia del nervo ottico è dovuta a un aumento della pressione interna dell’occhio e causa nel tempo danni permanenti alla vista accompagnati da problemi come riduzione del campo visivo. Per questo si consiglia di sottoporsi a controlli periodici dopo i 40 anni perché una visita oculistica è sufficiente a diagnosticare un glaucoma in fase iniziale o ancora non grave.

Estetica al maschile

Nel 2014 sono stati 151mila gli uomini ricorsi a trattamenti estetici. I “ritocchini” più richiesti sono stati soprattutto al volto (mento sfuggente, contorno della mandibola). Durante il Congresso Internazionale di Medicina e Chirurgia Estetica Sies-Valet, Giorgio Astolfi, medico estetico, ha indicato una sorta di percorso ‘ideale’ di trattamenti in base all’età. Tra i 30 e 40 anni, ad esempio, cicli di biorivitalizzazione viso, o di led terapia, mentre dai 40 ai 50 anni e oltre, via a tossina botulinica, filler e altri trattamenti per correggere inestetismi come la couperose.

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Lingua e tonsille cause di russamento

Uno studio dell’Università di Buffalo ha scoperto che avere una lingua e delle tonsille “fuori misura” potrebbe essere la causa biologica del russare oltre a disturbi del sonno più gravi, come l’apnea ostruttiva del sonno legata a ictus e infarto. Lo studio, condotto dall’ortodontico Thikriat Al-Jewair e pubblicato sul Saudi Medical Journal, ha preso in esame 200 pazienti, dei quali il 23% sono stati definiti a rischio. Di questi, l’80% era di sesso maschile. Perciò, anche se i dentisti non possono diagnosticare l’apnea ostruttiva del sonno, possono raccomandarvi di consultare uno specialista di medicina del sonno in base alle dimensioni delle tonsille e della lingua.

Gengive infiammate e calo cognitivo

L’infiammazione delle gengive potrebbe essere collegata nelle persone con demenza a un maggior rischio di soffrire di declino cognitivo secondo uno studio dell’University of Southampton e del King’s College di Londra, pubblicato sulla rivista Plos One. Prendendo in esame 59 persone affette da demenza lieve o moderata i ricercatori hanno misurato i marcatori dell’infiammazione presenti nel sangue, la salute orale e cognitiva e 22 soggetti sono stati trovati con un’importante infiammazione delle gengive, mentre i rimanenti 37 pazienti presentavano un’infiammazione meno evidente. La presenza di malattie gengivali, note anche come parodontiti, è stata associata a un aumento di sei volte nel tasso di declino cognitivo.

Adolescenti: rischio amenorrea

I ginecologi la definiscono nuova malattia dell’era moderna: è la perdita del ciclo mestruale tra le adolescenti. Almeno il 15% delle teenager ne sarebbe oggi colpito e le cause principali sembrano essere lo stress, le diete drastiche ed anche l’eccesso di attività sportiva. Andrea Genazzani, presidente del 17mo Congresso della Società internazionale di ginecologia endocrinologica, parla di ‘‘un nuovo disturbo in crescita tra le giovani nella fase post-adolescenziale tra i 16 ed i 25 anni. Ma guarire è possibile, sottoponendosi ad una terapia ormonale sostitutiva mirata a facilitare la ripresa funzionale a livello ormonale, affiancata anche da un supporto psicologico’’.

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Problemi di cuore

Per prevenire e curare le patologie cardiache è importante conoscere bene il muscolo più importante del nostro corpo. E la medicina sta facendo passi da gigante di Pompeo d’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

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congressi scientifici possono avere vari scopi e funzioni: divulgativo, di approfondimento, di presentazione di prodotti farmaceutici. Un po’ come in tanti campi della vita, è differente il target che si vuole raggiungere, e, in base a questo, anche il linguaggio

e le informazioni che vengono indirizzate al pubblico, quanto mai vasto ed eterogeneo. Questa volta partiamo proprio da un congresso, riservato esclusivamente agli addetti ai lavori, per allargare il tema in senso più generale e coinvolgere un pubblico,

in questo caso i nostri lettori, più vasto e sicuramente interessato al problema. Stiamo parlando di un congresso medico, che, giunto alla trentatreesima edizione, ha sempre lo stesso titolo e la stessa sede: “Conoscere e curare il cuore”, di

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stanza a Firenze. Pur rimanendo sempre in campo strettamente cardiologico, anche questa volta il tema e gli argomenti principali sono differenti: è sembrato giusto, vista la materia trattata, dare voce a queste pro-

blematiche per affrontare un discorso più vasto. Le possiamo riassumere in queste tre domande: 1. Dove sta andando la cardiologia italiana? 2. Quali saranno le malattie del

prossimo futuro? 3. Come possiamo mantenere il nostro cuore in salute? L’evento è organizzato dalla fondazione: “La lotta contro l’infarto”, ed è alla luce di questo che dobbiamo ragionare.

Genetica e nuove tecnologie Lo abbiamo detto più volte, l’infarto miocardico rappresenta una parte importante della cardiopatia ischemica, cioè l’insieme delle patologie che sono causate da un insufficiente apporto di ossigeno al cuore rispetto alle richieste. Perciò, almeno limitatamente alla lotta contro l’infarto, cerchiamo di capire che percorso sta facendo la cardiologia italiana. La maggiore richiesta di ossigeno da parte del miocardio può non essere soddisfatta per tanti motivi, ma di certo il più importante è l’ostruzione, parziale o totale, di una o più rami coronarici, che portano ossigeno al cuore; la componente più importante di ostruzione è la placca aterosclerotica, che, crescendo in modo lento ma costantemente, limita il flusso sanguigno. Bella scoperta, si dirà, questo lo si sapeva già dagli anni 50. È sicuramente vero, la novità è che nel tempo si sono progressivamente conosciuti i meccanismi attraverso cui si deposita la placca all’interno del lume arterioso, le modalità diagnostiche e la successiva possibilità di intervento terapeutico, sia di tipo farmacologico che chirurgico. Queste tecniche si sono progressivamente raffinate, e un consuntivo di quanto delle conoscenze attuali si è fatto proprio nell’ambito del congresso fiorentino. Ad esempio, si è potuto vedere che alla base dello stesso meccanismo causale, la placca, esistono varie possibilità, perciò anche il rischio di un’occlusione

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arteriosa completa è differente a secondo della composizione della placca stessa. A questo proposito, tra le novità reali in campo diagnostico, deve essere considerata l’OCT. Non si vuole sicuramente entrare in discussioni complesse, ma, per condividere la speranza e le nuove aspettative in questo campo, è opportuno dare qualche informazione in più.

La nuova tomografia a coerenza ottica riesce a delineare immagini microscopiche La tomografia a coerenza ottica (OCT) è una nuova tecnica di immagine, che presenta una maggiore risoluzione rispetto alle altre tecniche. In questo modo si riescono a delineare immagini microscopiche, di pochi micron, permettendo così di identificare i singoli componenti della placca aterosclerotica, sia quantitativamente che qualitativamente. Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia di questa tecnica anche per la valutazione della funzionalità dello “stent intracoronarico”, cioè di quella maglia metallica che nel corso dell’angioplastica viene inserita all’interno del vaso,

dopo che è stato ricanalizzato, per impedirne una nuova occlusione. In questo senso, pertanto, la cardiologia italiana è sicuramente all’avanguardia, come pure lo è per un altro aspetto, riguardante la personalizzazione, attraverso una maggiore precisione diagnostica, della terapia individualizzata. Come si arriva a tanto? Attraverso lo studio e la determinazione della sequenza dei geni di ciascun individuo, cioè del corredo genetico, si può (potrà) arrivare a determinare come risponde il soggetto all’attacco di una ben precisa malattia, caratterizzata da proprie caratteristiche molecolari. Si parla perciò di “precision and personalized medicine” proprio per esprimere, quasi con gioia e stupore (parole non propriamente scientifiche, ma che ben esprimono il sentimento positivo conseguente a queste potenzialità), la novità in quel campo di ricerca. La cardiologia italiana, al pari di quella internazionale, sta andando molto velocemente anche nel settore della chirurgia interventistica; soprattutto a livello di patologie valvolari cardiache, la chirurgia tradizionale viene affiancata, tra poco forse radicalmente sostituita, da quella percutanea, in cui, attraverso l’introduzione di un catetere nella vena femorale o radiale, si ottengono gli stessi risultati di un tempo nella riparazione delle valvole, ma con un rischio decisamente più basso.



Sindrome metabolica e apnea notturna Quali saranno le malattie di un prossimo futuro è facile dirlo: prima di tutto bisogna considerare il capitolo delle cardiopatie congenite. Già, perché, proprio grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e chirurgiche, quelle patologie che un tempo concedevano pochi anni di vita, ora sono state, se non sconfitte, perlomeno contrastate con grande forza, e i soggetti colpiti, oltre che arrivare a un’età impensabile una volta, hanno una qualità di vita del tutto soddisfacente. In molti casi non è preclusa nemmeno l’attività fisica, a volte anche di tipo agonistico. C’è poi il capitolo della miocardiopatia da stress, tipica di un regime di vita occidentale, che colpisce prevalentemente il sesso femminile, e che, soprattutto nelle prime fasi della malattia, può sfociare nello scompenso cardiaco acuto, una complicanza molto pericolosa. Tra le altre possibili complicanze della miocardiopatia da stress, a

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lungo andare, bisogna considerare lo shock cardiogeno e una serie di aritmie, tra cui la fibrillazione atriale (capitolo ampiamente trattato in precedenza, come i più assidui lettori ricorderanno). A questo punto, però, vorrei porre l’accento su due manifestazioni sempre più diffuse e attuali, legate da un filo comune: “la sindrome metabolica” e i disturbi respiratori che compaiono durante il sonno, che configurano il quadro della “sleep apnea”. Nel primo caso, per fare diagnosi, il paziente deve avere una circonferenza addominale superiore a 104 cm nell’uomo e a 88 cm nella donna, cui devono essere associate almeno due tra le seguenti condizioni: diabete di tipo 2, ipertrigliceridemia, bassi valori di colesterolo HDL, ipertensione arteriosa. Nel secondo caso si tratta di una condizione patologica associata al sonno, caratterizzata da improvvisi e ripetuti episodi di apnea, legati a un’ostruzione

delle vie respiratorie superiori: il soggetto non respira per un tempo più o meno lungo, e questo fenomeno si ripete per un numero di volte elevato nel corso della notte. In questo modo sono diminuiti e alterati gli scambi gassosi e ciò determina una ridotta ossigenazione del cuore e del cervello, con conseguenze spesso molto gravi. Il tono muscolare solitamente diminuisce nel sonno, e poiché le vie aeree dell’uomo sono composte da pareti di tessuto molle, nel sonno possono facilmente collabire (cioè afflosciarsi fino ad andare a contatto tra di loro, con restringimento), con conseguente facile ostruzione della respirazione, specialmente negli obesi. I sintomi e i segni clinici condizionano la vita del paziente e sono caratteristicamente diversi nelle varie fasi della giornata: di giorno prevale la stanchezza, un senso di spossatezza e sonnolenza continua, cefalea, mal di



gola, incapacità di concentrazione per lunghi periodi, facilità di addormentamento anche mentre si eseguono attività lavorative; nel corso della notte, invece, si ha un sonno disturbato, con frequenti episodi di russamento intermittente, apnee prolungate, bocca asciutta, sete e necessità di urinare frequentemente. Spesso è presente una storia familiare di russamento. Sia nel caso della sindrome metabolica che delle apnee notturne dobbiamo perciò considerare come comune denominatore un notevole eccesso di peso, che, in un modo o nell’altro, caratterizza negativamente la qualità della vita e che alla lunga coinvolge l’apparato cardiovascolare. Addirittura, per i disturbi respiratori, si chiama in causa come fattore predisponente anche un’altra caratteristica, finora poco o punto considerata in medicina, cioè la circonferenza del collo, quando questa è maggiore di 43 centimetri nell’uomo e 41 nella donna. Quanto affermato finora risponde alla domanda iniziale, vale a dire

quali saranno le malattie dell’immediato futuro coinvolgenti l’apparato cardiovascolare. Si può a ragione affermare, lo si era appena accennato prima, che queste nuove (o comunque maggiormente diffuse di un tempo) patologie si fanno strada velocemente nel mondo occidentale, legate come sono, più che al benessere, al cambiamento dello stile di vita che comporta una sempre maggiore sedentarietà. L’alimentazione è condizionata da un eccesso di calorie e da un abuso di grassi saturi estremamente dannosi per la salute, pertanto è molto più comune di un tempo il riscontro di dislipidemie (cioè aumento dei trigliceridi e del colesterolo) nella popolazione; inutile ripetere che il colesterolo rappresenta il principale componente della placca aterosclerotica responsabile dell’ostruzione del circolo coronarico. A questo punto il circolo potrebbe chiudersi con una sorta di dicotomia: da un lato, come risposta alla prima domanda (“dove sta andando la cardiologia italiana?”)

coltiviamo la speranza di diventare, se non proprio immortali, comunque soggetti dalla vita lunghissima e soprattutto con una qualità della stessa estremamente migliorata rispetto a qualche decennio fa; ricerche sempre più sofisticate indirizzano verso una diagnosi accurata ed individualizzata, verso una terapia ancor più efficace e soprattutto priva di effetti collaterali (cosa che non sarà mai possibile, ndr). Dall’altro lato, però, in una sorta di diabolico contrappasso, c’è la risposta alla seconda questione (“quali saranno le cardiopatie del futuro prossimo?”), che, a una lettura superficiale, lascia molte incognite e toglie speranze ai buoni propositi del punto precedente: nuove patologie, legate allo scriteriato stile di vita, si affacciano all’orizzonte, sempre più diffuse e sempre più pericolose. La verità? Come sempre, sta nel mezzo, e questo rappresenta lo spunto per affrontare, brevemente ma in maniera decisa, il tema della terza domanda: “come possiamo mantenere il cuore in salute?”.

Attività fisica personalizzata A questo quesito si può rispondere in molti modi, ma quello più logico potrebbe essere: “cercare di proteggere inalterato ciò che dalla natura ci è stato consegnato sano al momento della nascita”. Molto più semplicemente, per proteggere un cuore sano bisogna attuare un’efficace prevenzione, cioè adottare una condotta di vita che abbassi le probabilità di ammalarsi. Troppo facile? Forse sì, ma oggi abbiamo a disposizione una serie di informazioni e di professionisti del settore preparati in materia, così da poter attuare una corretta prevenzione primaria (cioè prima che si sia manifestato in precedenza un

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danno di alcun tipo). In seconda battuta, cioè dopo che si è contratta una qualunque malattia a carico dell’apparato cardiovascolare, entrano in gioco quei mirabili meccanismi diagnostico-terapeutici che abbiamo analizzato in precedenza (siamo nel campo della prevenzione secondaria); il loro utilizzo, se corretto, consente di attuare una strategia in grado di riportare la situazione quasi alle condizioni di salute da cui si era partiti. Ma non bisogna approfittare di questo. In ogni caso, il “factotum” della situazione, in grado di entrare da attore protagonista nel primo, nel secondo e a maggior ragione in questo terzo

paragrafo non è un mezzo diagnostico particolare né una terapia innovativa. Stiamo parlando della sana, vecchia, insuperabile e mai troppo considerata attività fisica. Anzi, a voler essere precisi, la corretta definizione è “Sport therapy”: perciò, in un certo qual modo, non è scorretto considerare l’attività fisica come una medicina. Anzi, alla luce di quanto detto più volte in questo articolo a proposito della “precision and personalized medicine”, l’attività fisica va individualizzata, programmata, prescritta come e più di un qualunque altro farmaco. Ma questa è un’altra storia e di essa parleremo in futuro. n




Vene varicose KO

L’insufficienza venosa si può combattere efficacemente: con prevenzione, terapie adeguate, dieta e movimenti mirati di Simona Peretti medico, specialista in omeopatia e omotossicologia

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Le vene varicose o varici si manifestano quando le vene non riescono a pompare correttamente il sangue verso il cuore (insufficienza venosa); in questa condizione il sangue ristagna, la vena si riempie e si dilata e può apparire color carne, viola scuro o blu. Questo fenomeno si manifesta prevalentemente a carico della parte interna delle gambe o nei polpacci. Le cause sono diverse: prima di

tutto la familiarità, quindi l’età avanzata, il sovrappeso, la sedentarietà, i lavori che obbligano a stare in piedi o seduti a lungo, la stipsi e la gravidanza. Ne sono colpiti sia i maschi sia le femmine e i sintomi principali sono pesantezza e dolore alle gambe con gonfiore di piedi e caviglie, ma anche crampi e pruriti. I sintomi peggiorano con il calore e l’umidità e si possono verificare

emorragie sottocutanee e flebiti. Questi disturbi non vanno sottovalutati perché spesso precedono la comparsa di ulcere, solitamente dolorose, che fanno molta fatica a guarire (dette ulcere da stasi cronica). La diagnosi è generalmente molto semplice e si basa sull’anamnesi, l’esame fisico e sull’eco Doppler (un esame indolore simile all’ecografia) che permette di vedere in

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maniera molto dettagliata le condizioni delle vene degli arti inferiori. La prevenzione è fondamentale e si basa essenzialmente sullo svolgimento di attività fisica aerobica moderata regolare (corsa, camminata veloce, nuoto, bicicletta...), utilizzo di calze e calzature adeguate (scarpe con 2-4 cm di tacco, calze non troppo strette). I consigli pratici e i provvedimenti che seguono, se eseguiti con regolarità e costanza, sono in grado di dare dei notevoli benefici e possono rappresentare il trattamento principale, soprattutto nei casi meno gravi.

Abbigliamento

Dovrebbero essere preferiti abiti ampi, comodi, freschi e leggeri, evitando i capi d’abbigliamento troppo stretti. Le calzature non devono essere strette o a punta, con tacco molto alto o senza tacco: la misura giusta è compresa fra 2 e 4 cm, meglio se a base larga. Un corretto appoggio plantare è fondamentale per il funzionamento della pompa venosa del piede: fate correggere ogni tipo di deformazione della pianta, con l’aiuto di un podologo. L’uso di calze elastiche é importante nella prevenzione e nel trattamento, seguendo le indicazioni del medico che prescriverà il presidio più adatto alle singole esigenze.

Igiene

Sono fortemente sconsigliati bagni in acqua molto calda, pediluvi caldi, saune, bagni turchi, fanghi,

sabbiature e, in generale, l’esposizione ravvicinata a qualsiasi fonte di calore intenso (es. lampade abbronzanti, cerette a caldo).

Sovrappeso

Favorisce la comparsa e il peggioramento delle varici ed è causa di gonfiori alle gambe, senso di peso e stanchezza degli arti inferiori e dolori muscolo-scheletrici. Il consumo di cibi grassi, insaccati, fritti e alimenti piccanti e di alcolici andrebbe limitato, mentre frutta, verdura, pane integrale, crusca e soia sono consigliabili. L’alimentazione quindi è fondamentale ma, per essere efficace, deve comprendere vitamine B, C ed E, rame, zinco, magnesio e selenio. Per chi soffre di fragilità venosa è da preferirsi un’alimentazione ricca di vitamina C, privilegiando quindi lamponi, mirtilli, more, ribes, ciliegie, prugne viola, tè verde e succo di limone concentrato. Un ruolo importante per il miglioramento della circolazione periferica lo hanno gli acidi grassi essenziali omega-3 contenuti in noci e pesce. La fitoterapia utilizza diversi tipi di piante indicate per migliorare la circolazione, come vedremo in seguito.

Stitichezza

Fate molto movimento, bevete molta acqua durante il giorno, mangiate abbondante frutta e verdura: le fibre vegetali, assorbendo una grande quantità di acqua, favoriscono una regolare funzionalità intestinale.

Gambe sollevate

Consiglio da seguire soprattutto durante la notte. Per mantenere le gambe più in alto rispetto alla testa è sufficiente posizionare dei piccoli cubi di legno, o dei libri, alti 8-10 cm, sotto i piedi del letto, oppure inserire un cuscino sotto il materasso.

In vacanza

I climi freschi e secchi della montagna sono preferibili. Bisogna comunque sempre evitare di esporre le gambe al sole durante le ore più calde della giornata: il calore intenso, infatti, determina una vasodilatazione in grado di aggravare i disturbi da insufficienza venosa. Molto utile e sempre consigliato è camminare nell’acqua di mare immersi fino alle cosce: si viene a creare in questo modo un piacevole e vantaggioso massaggio naturale.

In viaggio

Durante i viaggi in automobile è utile, se possibile, sedersi allungando le gambe, facendo di tanto in tanto una sosta per una breve passeggiata. Questo vale a maggior ragione per chi guida e non può nemmeno allungarsi o sgranchirsi. In caso di lunghi viaggi in aereo o in treno, consigliamo di alzarsi spesso per muovere le gambe. I “soggetti a rischio” dovranno eventualmente assumere un farmaco antiaggregante piastrinico, prescritto dal medico, prima della partenza e usare calze elastiche.

Tutte le terapie: farmaci, omeopatia e chirurgia La visita medica sarà fondamentale per valutare quali siano le migliori opzioni di trattamento in base alle condizioni fisiche e allo stile di vita del paziente, poiché non tutti i casi di vene varicose sono uguali. Il trattamento delle

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varici varia a seconda della sintomatologia, della gravità del distretto venoso coinvolto, dell’età e delle condizioni generali del paziente. Essenzialmente abbiamo a disposizione più tipi di intervento: farmacologico tradizionale,

omeopatia e fitoterapia, elastocompressione, metodi mininvasivi (scleroterapia, laser, radiofrequenza) e intervento chirurgico. 1) La medicina tradizionale prevede l’utilizzo di: • Farmaci anticoagulanti ad ap-



plicazione topica: favoriscono la circolazione sanguigna in caso di lieve insufficienza venosa. • Iniezione di sostanze sclerosanti. • Farmaci flebotonici: aumentano il tono della parete venosa e riducono la sensazione di affaticamento e di pesantezza alle gambe. • Farmaci profibrinolitici, utili per sciogliere gli accumuli di fibrina raccolti nelle vene varicose. 2) L’omeopatia utilizza diversi rimedi, ne prenderemo in considerazioni alcuni per capire quando e per quali sintomi/segni vengono utilizzati: • Aesculus Hippocastanum In presenza di stasi venosa, con dolore a puntura di spillo che migliora con il movimento e con il caldo. • Calcarea Fluorica Le dilatazioni capillari non sono visibili, il ristagno venoso peggiora con il caldo e migliora con il freddo. • Fluoricum Acidum Le vene sono rilevate, dilatate e dolenti. Le applicazioni fredde migliorano i sintomi, il caldo li peggiora. • Hamamelis Virginiana Le vene sono gonfie e congestionate; il dolore peggiora con il movimento, con il caldo e con l’umidità; i traumi, anche minimi, provocano lividi. • Arnica Montana Piccoli traumi provocano dolore e lividi e la dilatazione capillare è ben visibile. • Bellis Perennis Le varici compaiono in seguito a gravidanza o stress fisico elevato. • Vipera Redi Le vene sono molto dilatate e gonfie, i dolori sono brucianti. Sono presenti lividi e petecchie. I sintomi migliorano stando distesi con le gambe sollevate. • Pulsatilla Pratensis La pelle ha un aspetto cianotico e violaceo, i dolori sono estesi alle gambe e alle cosce. • Carbo Animalis Sensazioni di mani e piedi freddi, aggravamento con il caldo e il

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riposo. La cute è a chiazze, tipo marmo. Le donne possono avere ciclo mestruale irregolare e la tendenza ad avere geloni. Esistono in commercio dei composti omeopatici che possono agire sui disturbi del sistema venoso con azione antinfiammatoria, vasoregolatrice venosa e stimolante della circolazione (venotonica) in caso di ristagno di sangue, gonfiore, pesantezza agli arti, crampi notturni. Questi rimedi possono essere assunti oralmente, ma possono essere impiegati anche in mesoterapia, localmente e sui punti di agopuntura. 3) La fitogemmoterapia utilizza alcune specie di piante che vengono utilizzate sotto forma di estratto secco, tintura madre e macerato glicerico; tra questi i più comuni sono il cipresso, utile in caso di insufficienza venosa, la vite rossa per ridurre la fragilità capillare, il mirtillo, ottimo tonico venoso, vasoprotettore della struttura delle arterie e normalizzatore della permeabilità capillare, la centella che stimola la

produzione di collagene e rinforza la parete venosa, rendendo i vasi più elastici e robusti. Altre piante comunemente usate sono il gingko, il castagno, il sorbo domestico, l’amamelide, il cardo mariano, l’ippocastano e la betulla. Sono utili anche i biocatalizzatori come vitamina A e C che riequilibrano le funzioni enzimatiche rigenerative e alcuni litoterapici che hanno azione antinfiammatoria e tonica sui vasi venosi e arteriosi, sulla cute e sulle mucose. Si possono utilizzare pomate che contengono vitamina K poiché, se applicate dopo i microtraumi, riducono al minimo le ecchimosi. Come sempre si sconsigliano “fai da te” e “passaparola” per la prescrizione del rimedio, soprattutto per quanto riguarda i fitoterapici, poiché, se non corretti e appropriati, possono provocare effetti indesiderati. Il medico o il farmacista sapranno consigliarvi il prodotto adatto alle vostre esigenze. 4) Mentre la terapia farmacologica tende a migliorare i sintomi,



la terapia elastocompressiva, nelle diverse gradazioni è indicata in molti casi di insufficienza venosa. Quando le varici sono grosse, anche in assenza di do-

lore, è necessario rivolgersi al proprio medico che deciderà se è necessario l’intervento del chirurgo vascolare. Le procedure invasive sono molteplici:

scleroterapia, chirurgia laser, radiofrequenza e laser endovena, legatura chirurgica e stripping, flebectomia ambulatoriale e chirurgia vascolare endoscopica.

Ginnastica vascolare: 16 esercizi per stare meglio Come ampiamente detto fin qui, la salute delle gambe dipende dal movimento: la vita sedentaria è la prima nemica da combattere. Non bisogna stare quindi a lungo seduti o fermi in piedi: durante posizioni stazionarie prolungate, effettuate a più riprese piccoli movimenti delle gambe, sollevandovi per esempio sulla punta dei piedi. Per alcune professioni maggiormente a rischio (casalinghe, parrucchieri, commesse, insegnanti, commercianti, chirurghi, camerieri), può essere utile, durante le ore lavorative, l’uso di calze elastiche. L’esercizio fisico migliore per le gambe è il nuoto; altre attività sportive favorevoli sono la bicicletta, la marcia, il jogging, il golf. Sconsigliati calcio, sci, equitazione e tennis. Vediamo alcuni facili movimenti da svolgere anche in casa. 1) Camminare sulle punte dei piedi per effettuare il riscaldamento. Mettersi poi davanti al muro con le mani appoggiate all’altezza delle spalle, andare sulla punta del piede destro, mentre il piede sinistro rimane a terra e viceversa. Alternare per 20 ripetizioni. 2) In piedi portare la coscia al petto e le braccia in alto. Alternare per 10 ripetizioni. 3) Con le mani al muro, spostare il busto in avanti e stendere una gamba indietro con la pianta del piede a terra. Mantenere l’allungamento del polpaccio per 20 secondi. Invertire gamba. 4) In piedi a gambe unite con le mani sui fianchi; andare in punta di

piedi e restarci per 5 secondi, quindi scendere a terra e stavolta sollevare le punte dei piedi rimanendo appoggiati solo sui talloni. Resistere per altri 5 secondi. Fare 10 ripetizioni sulle punte e 10 sui talloni. 5) Mettere una gamba davanti all’altra, leggermente divaricate, andare sulle punte, stendere le braccia in avanti e spostarsi in avanti ed indietro. Ripetere le oscillazioni 10 volte. 6) Mentre camminate, inspirare slanciando le braccia in alto ed espirare riportandole lungo il corpo. 7) Camminare portando le gambe al petto, alternandole. 8) Posizionare a terra una corda: camminare a piccoli passi mettendo il piede destro a sinistra della corda poi il piede sinistro a destra della corda. Il peso del corpo deve restare sempre sopra la corda. Poi camminare sopra la corda, mettendo i piedi uno davanti all’altro. 9) In piedi gambe leggermente divaricate un piede più avanti dell’altro. Da questa posizione dondolate il busto a destra e a sinistra spostando l’appoggio dei piedi all’interno e all’esterno. Eseguire 20 oscillazioni. Poi dondolare lentamente in avanti e indietro, senza sollevare i piedi da terra. Cambiare la posizione del piede. 20 oscillazioni. 10) Posizione da seduti: alzare le gambe portando le ginocchia al petto e le punte dei piedi in basso, poi tornare a terra. 15 ripetizioni. Alternare con punte in alto.

11) Tenersi al bordo posteriore della sedia, inclinare indietro il busto, sollevare contemporaneamente le gambe al petto. Eseguire 15 ripetizioni. 12) Sempre partendo dalla stessa posizione iniziale, portare in avanti una gamba piegandola a 90 gradi, toccare la punta del piede a terra, tornare nella posizione di partenza e ripetere con l’altra gamba. Eseguire 15 ripetizioni per gamba. 13) Tenersi con le mani dietro la sedia, alzare una gamba e far ruotare la caviglia. Dopo 10 giri invertire il senso. Ripetere con l’altra caviglia. 14) Sdraiatevi in terra, utilizzando un tappetino rigido ed un cuscino alto circa 20 cm per appoggiarci le gambe. Con i polpacci sul cuscino flettere le caviglie in avanti e indietro: 20 ripetizioni. Successivamente disegnare dei cerchi con le caviglie: 10 verso l’interno e 10 verso l’esterno. Portare le gambe stese in alto e disegnare dei cerchi solo con le caviglie: 10 verso l’esterno e 10 verso l’interno. 15) Con le braccia lungo i fianchi, bicicletta in aria per 20-30 secondi. 16) Infine due esercizi utilizzando piccoli attrezzi. Seduti su una sedia, afferrare con le dita dei piedi una corda o delle piccole palline. Successivamente appoggiare un piede su di un pallone o su un rullo e spostarlo in avanti e indietro. Alternare i piedi. n




1,2,3... piegamenti!

Tre esercizi per migliorare la parte superiore del corpo, servendovi solo di seggiole, poltrone e della vostra forza di Roberto Moraldi Illustrazioni Sabrina Ferrero

s

Se avete fatto i “compiti”a casa,

seguendo i consigli che vi abbiamo fornito nella prima puntata di questo facile allenamento in vista dell’estate (vedi Optima Salute di aprile) a questo punto sarete pronti e speriamo desiderosi, di passare alla seconda parte. Continuiamo anche questo mese con un gruppo di piegamenti che

coinvolgono alcuni muscoli pettorali, spesso dimenticati. Questi esercizi vi consentiranno di lavorare da diverse angolazioni su tutto il petto, da cima a fondo. Perché affidarsi ai classici piegamenti? Perché sono sopravvissuti negli anni essendo facili da fare ovunque, ma questo non è il loro unico lato positivo, perché

con un solo esercizio potrete migliorare gran parte del vostro fisico. Non c’è nessun altro movimento che potenzi contemporaneamente pettorali, deltoidi, lombari e tricipiti, come i piegamenti. La paura di sbattere la faccia a terra vi forza a spendere la stessa quantità di tempo sia per alzar-

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vi che per abbassarvi, una concentrazione di cui non usufruite nell’allenamento con le macchine. Questo ritmo serrato è ciò che vi permette di lavorare su tre tipi di contrazione muscolare (concentrica, eccentrica e isometrica), oltre ad imparare a “fare gioco di squadra”. Ricordatevi sempre i consigli importanti per quanto riguarda la postura da tenere durante gli esercizi. La colonna deve essere mantenuta dritta e in linea con le gambe per tutta la durata dell’esercizio. Andare in avanti ren-

de solo più semplice l’esercizio, mentre inarcarsi all’indietro può spostare la tensione sui lombari e sulla colonna spinale. La faccia deve essere rivolta verso terra e il collo in linea con la schiena. Girare la testa in qualsiasi direzione può causare crampi muscolari e tensione al collo. Guardarsi intorno può anche portare a fastidi cervicali o alle articolazioni vertebrali. Gambe e piedi stendetele dietro di voi, senza serrare le ginocchia. I piedi dovrebbero restare vicini, circa 5-10 cm l’uno dall’altro. Posizionateli in modo

1. Piegamenti reclinati

(pettorali superiori e avambracci) Con una sedia robusta posta alle vostre spalle (la maggior parte delle sedie sono alte circa 50 cm, l’ideale per questi esercizi) assumete la posizione illustrata nel disegno, assicurandovi di avere le spalle in corrispondenza delle mani e le dita delle mani rivolte in avanti. Mantenendo il busto eretto, abbassatevi fino ad avere gli avambracci paralleli al pavimento (1a). Fate una breve pausa poi, contraendo pettorali e muscoli delle braccia, sollevatevi (1b). Continuate fino al cedimento. Extra: se ve la sentite, sostituite la sedia con le scale di casa; così facendo aumenterete il livello di resistenza, coinvolgendo un numero maggiore di fibre muscolari; provate ad eseguire il secondo set poggiando i piedi su uno scalino più in alto del primo, e salite di un gradino anche per il terzo set.

da poggiare il peso delle gambe sugli avampiedi, sollevarsi sulle dita può danneggiare seriamente i legamenti. Infine: mantenete gomiti e avambracci il più possibile vicino ai fianchi. Allargando i gomiti, spostate la tensione sulle articolazioni, rendendo l’esercizio meno efficace per i pettorali e rischiando lesioni ai gomiti. Inoltre le braccia dovranno restare più tese possibile, senza flettere esternamente i gomiti. Il prossimo mese vi presenteremo l’ultima serie di esercizi di questo allenamento.

Consigli prima del via Per ognuno degli esercizi proposti eseguite piegamenti finché ce la fate. Poi riposatevi, recuperando per 60-90 secondi e quindi ripartite. Bastano tre serie per ogni movimento.

1a

1b

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2. Piegamenti inclinati

(pettorali bassi) Inginocchiati a terra, di fronte ad una poltrona robusta, mettete le palme delle mani sul bracciolo (in corrispondenza delle spalle) e stendete le gambe all’indietro (2a). Abbassatevi con il tronco verso il bracciolo piegando i gomiti, mantenendo serrate le ginocchia e il corpo rigido per tutta la durata del movimento (2b). Tornate nella posizione iniziale e continuate fino al cedimento.

2a

2b

3. Piegamenti pliometrici

3a

(pettorali, tricipiti, spalle e addominali) Partite dalla posizione in ginocchio, posizionate le mani in avanti ad un’ampiezza leggermente maggiore di quella delle spalle. Ora, sollevando il bacino stendete all’indietro le gambe in modo da poggiare il peso sulle mani e sulle punte dei piedi, mantenendo la testa in alto e la schiena dritta (3a). Abbassatevi fino ad avere gli avambracci paralleli al pavimento (3b). Eseguite piÚ ripetizioni possibili, fino al cedimento. n

3b

(2. Continua)

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INSERTO GOLD MAGGIO 2016

Equivalenti di efficacia e convenienza I farmaci equivalenti sono ormai entrati (a buon diritto) a far parte della nostra vita quotidiana, almeno nel segmento che dedichiamo alla salute. Il loro acquisto, assolutamente sicuro dal punto di vista della terapia e notevolmente più economico, ha consentito alla sanità pubblica di fare notevoli passi in avanti anche dal punto di vista dei risparmi. Si calcola che dal 2000 ad oggi, l’acquisto sul mercato di farmaci equivalenti e biosimilari ha prodotto risparmi per una cifra superiore a 4 miliardi di euro. I farmaci equivalenti, a differenza di quelli di riferimento, non hanno nomi di fantasia registrati, ma vengono commercializzati sotto il nome del principio attivo che contengono e che bisognerà imparare a conoscere. Il nome è stabilito secondo la Denominazione Comune Internazionale definita dall’OMS ed è una contrazione del nome chimico accettata internazionalmente, seguita dal nome della casa produttrice. Come debbono orientarsi i pazienti? Si potrebbe dire, semplicemente, seguendo le indicazioni terapeutiche dei propri medici o specialisti e i consigli dei farmacisti. In questo speciale vi forniamo le risposte ad alcune delle domande più frequenti.


Il successo dei farmaci equivalenti Sono entrati stabilmente a far parte delle nostre terapie, costano meno ed hanno la stessa efficacia dei farmaci di marca che hanno il brevetto scaduto. Ecco le domande pi첫 frequenti (e le relative risposte) che vengono poste a medici e farmacisti a cura dei farmacisti Valore Salute


s

1. Cos’è un medicinale equivalente? La definizione più completa ed esaustiva è quella che possiamo leggere nel decreto legislativo del 24 Aprile 2006 n. 219: “… (un medicinale generico è) un medicinale che ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farmaceutica del medicinale di riferimento nonché una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità”. In altre parole si tratta di un medicinale sviluppato per essere essenzialmente simile ad un medicinale commercializzato da anni ed il cui brevetto è scaduto.

2. Quali sono le sue caratteristiche? Un medicinale equivalente: • contiene nella sua forma farmaceutica lo stesso principio attivo del farmaco di riferimento; • contiene la stessa quantità di principio attivo che è contenuta nel farmaco di riferimento; • viene formulato con la stessa forma farmaceutica del farmaco di riferimento, ad esempio le varie forme farmaceutiche orali a rilascio immediato sono considerate la stessa forma farmaceutica; • viene somministrato come il farmaco di riferimento; • è bioequivalente rispetto al farmaco di riferimento.

3. Gli eccipienti possono influire sull’efficacia terapeutica e la sicurezza del medicinale equivalente? NO. Gli eccipienti sono ingredienti essenziali per la formulazione di una forma farmaceutica perché permettono di rendere somministrabile uno o più principi attivi. Gli eccipienti consentono di lavorare il principio attivo, solubilizzarlo, accelerare o rallentarne l’assorbimento, dare consistenza alla formulazione, in altre parole consentono di realizzare la forma farmaceutica desiderata. Gli eccipienti sono sostanze inerti e sono prive di attività terapeutiche. Per questa ragione la normativa prevede che un medicinale equivalente possa contenere eccipienti diversi da quelli contenuti nel farmaco di riferimento. In effetti la bioequivalenza di un medicinale equivalente non è minimamente influenzata dalla natura e dalla quantità degli eccipienti utilizzati per la sua formulazione. L’efficacia e la sicurezza del medicinale equivalente, cioè la bioequivalenza con il medicinale di riferimento, devono, infatti, essere dimostrate con uno studio clinico di bioequivalenza che confronta le forme farmaceutiche destinate alla commercializzazione, cioè a valle del processo

di chimica farmaceutica che ha determinato la formulazione del medicinale equivalente. È necessario comunque ricordare che medicinali equivalenti e originatori possono contenere eccipienti che hanno la necessità di una maggiore attenzione per particolari tipologie di pazienti. La presenza di tali eccipienti, nel medicinale generico e originatore, è segnalata con specifiche avvertenze nel foglietto illustrativo. L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) si incarica di redigere un elenco aggiornato di questi eccipienti.

4. Il foglietto illustrativo dei medicinali generici in alcuni casi non è identico a quello del farmaco originatore: ciò determina che i due medicinali non siano equivalenti tra loro? NO. Talvolta il foglietto illustrativo di un medicinale equivalente non è perfettamente identico a quello del medicinale originatore a causa di un ancora incompleto processo di armonizzazione europea. L’Agenzia Europea del Farmaco ha avviato in effetti un impegnativo programma di armonizzazione dei foglietti illustrativi per uniformare il più possibile i testi in tutti i paesi UE. In alcuni casi particolari, come la titolarità da parte di un’Azienda di un brevetto d’uso per quel principio attivo determina una differenza nel foglietto illustrativo. Questa differenza è determinata da ragioni di tutela della proprietà intellettuale e non da ragioni scientifiche che riguardano l’efficacia e la sicurezza dei medicinali che contengono quel principio. Le eventuali differenze nelle avvertenze che riguardano gli eccipienti che possono essere diversi tra un medicinale equivalente e un medicinale di riferimento, sono importanti ma non hanno alcun rilievo per quanto concerne la bioequivalenza.

5. I farmaci equivalenti godono di una legislazione speciale? NO. Le norme che regolano la preparazione, la fabbricazione, il controllo, l’ottenimento dell’immissione in commercio di un medicinale equivalente oppure di un medicinale di riferimento sono le stesse. Un medicinale equivalente, come tutti i medicinali, deve ottenere un’autorizzazione all’immissione in commercio concessa dopo che un’Autorità Regolatoria (Europea o locale) ha esaminato e valutato scientificamente l’efficacia, la sicurezza e la qualità del medicinale. Nel caso del farmaco equivalente è tuttavia opportuno ricordare che la domanda per l’immissione in commercio prevede la presentazione di una documentazione semplificata. In questo caso al richie-


dente non è richiesto di produrre documenti originali per quanto riguarda la farmacologia, la farmacocinetica e il metabolismo, la tossicologia e gli studi di ricerca terapeutica, poiché tutte queste informazioni sono note per quel principio attivo e sarebbero inutili rifacimenti di studi. La domanda di richiesta di immissione al commercio per un farmaco equivalente deve invece essere corredata da dati originali di chimica e tecnologia farmaceutica e da uno o più studi clinici di bioequivalenza che supportino l’equivalenza terapeutica e la sicurezza d’impiego di quel principio attivo.

6. In base a quali norme vengono autorizzati all’immissione in commercio i farmaci equivalenti? La legislazione farmaceutica stabilisce quali siano gli studi necessari per dimostrare che il medicinale equivalente è paragonabile al farmaco di riferimento per efficacia, sicurezza e qualità del medicinale. In particolare per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio di un medicinale equivalente è necessario produrre dati di chimica farmaceutica e di qualità del medicinale. Nella gran parte dei casi è necessario dimostrare la bioequivalenza tra medicinale generico e medicinale di riferimento. Gli studi di bioequivalenza sono obbligatori per tutti i medicinali che vengono assorbiti dall’organismo per essere rilasciati nel sangue, come nel caso, per

esempio, dei medicinali somministrati per via orale. Al contrario, per i medicinali somministrati direttamente per via parenterale, non sono richiesti studi di bioequivalenza.

7. Si parla di farmaci equivalenti ma come viene accertata questa equivalenza? Il concetto di bioequivalenza è fondamentale per valutare l’efficacia di un medicinale equivalente: lo studio di bioequivalenza è in effetti lo studio per valutare l’efficacia terapeutica tra due formulazioni essenzialmente simili che contengono lo stesso principio attivo. Lo studio di bioequivalenza ha lo scopo di confrontare la biodisponibilità tra due medicinali essenzialmente simili, verificando che le differenze osservate non superino intervalli di variabilità definiti nelle linee guida dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). La biodisponibilità di un medicinale è nello stesso tempo una misura di velocità e concentrazione: espressione della velocità con la quale il principio attivo si rende disponibile nel flusso ematico e della quantità di principio attivo che è effettivamente disponibile. Due medicinali essenzialmente simili che contengono la stessa quantità di principio attivo si considerano bioequivalenti quando i profili farmacocinetici e le biodisponibilità delle due preparazioni sono così


simili da rendere improbabile una differenza di comportamento in termini di efficacia e sicurezza.

8. In cosa consiste il confronto di biodisponibilità? Un medicinale somministrato, per esempio per via orale, viene assorbito per via gastro-enterica, passa nel flusso ematico per poi raggiungere il sito o il recettore dove eserciterà i suoi effetti terapeutici. Questo processo, che comprende anche attività metaboliche e l’eliminazione del principio attivo, avviene in un definito intervallo di tempo ed è influenzato dal principio attivo, dalla forma farmaceutica, dalle modalità di rilascio (dissoluzione, disgregazione della forma farmaceutica). Con i dati relativi al medicinale di riferimento (assorbimento, distribuzione, eliminazione, concentrazione plasmatica) si può fare un confronto con un medicinale equivalente che contenga lo stesso principio attivo nella stessa quantità, con la stessa forma farmaceutica e la stessa via di somministrazione. In altre parole, si confronta la biodisponibilità delle due preparazioni per dimostrare che non siano tra di loro significativamente diverse. Due medicinali le cui biodisponibilità siano comparabili posseggono caratteristiche di efficacia e sicurezza sovrapponibili, sono cioè bioequivalenti.

9. Quali sono le caratteristiche di uno studio clinico di bioequivalenza? Lo studio di bioequivalenza è descritto dettagliatamente nelle linee guida dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). Per ottenere l’autorizzazione all’im-

missione in commercio di un medicinale equivalente è necessario che lo studio sia realizzato rigorosamente in accordo con le linee guida europee. Nella gran parte dei casi vengono arruolati per lo studio volontari sani ai quali i due medicinali (riferimento ed equivalente) verranno somministrati secondo uno schema in doppio cieco (chi somministra e chi riceve il medicinale non sono a conoscenza di quale medicinale si tratti), completamente casuale, cross over (lo stesso soggetto riceve in sequenza i due medicinali). Il numero di volontari arruolati è oggetto di calcolo statistico che deve dimostrare l’adeguatezza della numerosità del campione. Dopo la somministrazione del medicinale ciascun volontario viene sottoposto a prelievi di sangue ad intervalli di tempo prefissati. I campioni di sangue prelevati sono sottoposti ad analisi per misurare la concentrazione di principio attivo. I dati raccolti consentono di ricavare parametri farmacocinetici oggetto di analisi biometrica. I risultati delle analisi biometriche, previste e descritte nelle linee guida europee, consentono di verificare la bioequivalenza tra le due preparazioni.

10. Perché si parla sempre di equivalente e non invece di uguale? Come previsto nelle Linee Guida dell’Agenzia Europea del farmaco, la bioequivalenza di due medicinali essenzialmente simili che contengono lo stesso principio attivo nella stessa quantità, nella stessa forma farmaceutica e con la stessa via di somministrazione, deve essere accertata per mezzo di analisi biometriche di tre parametri farmacocinetici: la concentrazione massima del farmaco nel flusso


za medicinali è obbligata a organizzare un sistema efficiente di controllo per i propri medicinali. Tutte le informazioni raccolte sono oggetto di elaborazione e analisi da parte delle Aziende, delle Autorità Nazionali e dell’Agenzia Europea. Le stesse Autorità Sanitarie provvedono a controllare e ispezionare le Aziende per accertarsi che il sistema di Farmacovigilanza sia efficiente e adeguato a raccogliere tutte le informazioni relative alla sicurezza e all’efficacia dei medicinali in commercio.

12. I farmaci equivalenti possono essere utilizzati con sicurezza anche in patologie particolarmente delicate e complesse ?

ematico (Cmax), il tempo necessario al farmaco per raggiungere la Cmax (Tmax), e la curva di concentrazione rispetto al tempo (AUCt, AUCinf). Per questa analisi le linee guida esigono che venga condotta l’analisi della varianza di Cmax e AUC, mentre per Tmax viene richiesto un test non parametrico per dati appaiati. Se a questo livello emergono differenze statistiche, i due preparati vengono dichiarati non bioequivalenti. Se le analisi biometriche non rilevano differenze, Cmax e Tmax vengono sottoposti a un’ulteriore valutazione biometrica per garantire con un controllo supplementare l’effettiva bioequivalenza precedentemente dimostrata: il test T/R. Questo test ha lo scopo di confermare i risultati dell’analisi della varianza, limitando ancor di più i limiti di variabilità dei dati sperimentali. Il termine “uguale” è scientificamente scorretto quando applicato alla biologia e di conseguenza alla ricerca clinica. Poiché per la valutazione della bioequivalenza tra due medicinali vengono utilizzate tecniche biometriche ai risultati di una ricerca clinica, l’uso di questo termine sarebbe scientificamente sbagliato.

11. Come viene controllato il rapporto rischio-beneficio di un farmaco equivalente e il suo profilo di sicurezza dopo la sua commercializzazione? Come tutti i medicinali, anche quello equivalente, dal momento in cui viene immesso in commercio viene sottoposto ad un controllo continuo per tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza di impiego e la sua efficacia. Questo sistema di controllo si chiama Farmacovigilanza e ogni Azienda che commercializ-

Assolutamente SÌ. Già oggi gli Ospedali li utilizzano ampiamente anche in terapie complesse come ad esempio quella antibatterica iniettabile, la terapia antiepilettica, la terapia oncologica e la terapia dell’HIV. Proprio l’opportunità dell’utilizzo dei farmaci equivalenti in ambito HIV è stato il tema principale trattato durante il WEF HIV 2015 - il Workshop di Economia e Farmaci - i cui risultati sono stati pubblicati sul sito “quotidianosanità.it”. Di seguito un estratto della pubblicazione: “L’ingresso dei cosiddetti generici per HIV nella pratica clinica è relativamente recente e riguarda oggi un numero esiguo di molecole, ma il loro numero è destinato di necessità a crescere in maniera significativa negli anni futuri. Proprio perché molte molecole in uso oggi domani saranno generici, e perderanno il brevetto, è importante che, come è avvenuto per altre aree terapeutiche, si faccia su questi farmaci chiarezza e si dissipino eventuali dubbi. Stante la complessità della malattia da HIV è importante che sia chiarito che esiste una farmacoequivalenza tra farmaci originali e generici evitando che si generino non giustificate preoccupazioni in chi quei farmaci li deve prescrivere o assumere. Al riguardo, il ruolo di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) come organo di controllo è essenziale. Nel corso di WEF è stato presentato da Adriano Lazzarin un interessante studio relativamente all’impiego di generici in soggetti HIV che ha fornito più che incoraggianti risultati. Infatti uno studio atto a valutare l’efficacia e sicurezza dello switching (sostituzione da farmaco brand a farmaco equivalente) ha mostrato che non ci sono significative differenze di fallimento o treatment-discontinuation (interruzione e/o abbandono della terapia) nei pazienti che sono passati dal farmaco branded al generico dopo sei mesi di follow-up (trattamento) rispetto ai pazienti non-switchers, in termini di tossicità, efficacia, semplificazione ed interazioni farmacologiche”.


L’abc dei farmaci Composizione In ogni farmaco ci sono due componenti: il principio attivo e gli eccipienti. Il principio attivo è l’ingrediente fondamentale, cioè la molecola che nel nostro organismo svolge un’azione contro la malattia che si vuole combattere o, più in generale, modifica una funzione organica con lo scopo di curare o prevenire una malattia. Gli eccipienti, invece, sono sostanze inerti, senza alcuna capacità di svolgere un’azione nell’organismo. Servono a contenere oppure a indirizzare il principio attivo verso la sua sede d’azione, o a rendere più gradevole l’aspetto o il sapore del medicinale, per rendere cioè la compressa di dimensioni adeguate per essere maneggiate e deglutite. Somministrazione Le “vie di somministrazione”, possono essere diverse. Ognuna di esse influenza in modo differente la metabolizzazione da parte dell’organismo e i suddividono in due grandi categorie: 1. enterali, che coinvolgono l’apparato digerente: • orale; • sublinguale; • rettale; 2. parenterali, che utilizzano altri distretti corporei: • endovenosa; • intramuscolare; • inalatoria; • topica; • sottocutanea. Il foglietto Il foglietto illustrativo è uno strumento che deve contenere tutte le informazioni mediche e scientifiche necessarie, ma nel contempo deve essere leg-

gibile anche da chi non ha studiato medicina. A questo proposito l’Unione Europea sta studiando un decreto che contenga linee guida uniformi per renderlo più comprensibile in tutti i Paesi membri. Molto più semplice il foglietto illustrativo dei cosiddetti farmaci da automedicazione, acquistabili senza ricetta. In questo caso la fonte delle informazioni sono l’azienda produttrice ed il farmacista. Automedicazione Sia gli OTC (Over The Counter = sopra il banco) che i cosiddetti SOP (senza obbligo di prescrizione) sono farmaci da automedicazione che vengono venduti senza ricetta medica ed appartengono prevalentemente alla fascia “C”, in quanto a totale carico del cittadino. L’automedicazione è molto utile e comoda per il paziente, ma occorre rispettare alcune regole fondamentali, usandola per curare da soli piccoli disturbi passeggeri che possono non richiedere l’intervento del medico. Il farmacista, in questi casi, svolge un ruolo importante per informare e consigliare al meglio sia il farmaco più appropriato che il modo per usarlo al meglio. Occorre sempre tenere presente che, sebbene siano di automedicazione, gli OTC e i SOP sono pur sempre farmaci e richiedono un utilizzo responsabile. Anche l’automedicazione ha le sue piccole regole da seguire: evitare il ricorso prolungato ai farmaci da banco: se un disturbo non si risolve entro 24-48 ore o si ripresenta spesso è bene rivolgersi immediatamente al medico.



Dossier 163

L’insonnia di bambini e adolescenti

Nella fascia di età 1-14 anni, il 35-40% dei nostri figli soffre di questo problema soprattutto durante la crescita. Ecco consigli e regole da seguire, rivolte soprattutto ai genitori... di Chiara Baldetti

s

È sempre più frequente, specialmente tra giovanis-

simi e adolescenti, dare scarsissima importanza al sonno, ad un sonno giusto, riposante, efficace per

smaltire le scorie e la stanchezza accumulate durante la giornata. La sensazione, sempre più diffusa, è che l’andare a dormire sia tempo perso, rubato a

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Dossier svaghi elettronici, incontri con gli amici, tivù e giochi in generale per i piccolissimi. Ed è per questo che il 35 - 40% soffre di problemi di sonno durante la crescita. Un modo di pensare che andrebbe contrastato fin da subito, già a partire dall’infanzia, ben sapendo che la medicina ha scoperto gli innumerevoli benefici per la salute derivanti da un sonno corretto. È quindi fondamentale che siano anzitutto i genitori a comprendere quanto sia importante per loro e per il loro bambino un sonno adeguato per quantità e qualità. Su questa tematica la “Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale” (SIPPS) e la “Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche” (SICuPP) hanno elaborato il Progetto “Ci piace sognare”, che ha valutato le caratteristiche del sonno nel bambino e nell’adolescente. Per indagare la durata del sonno e le abitudini individuali e familiari correlate in una popolazione di età compresa tra 1 e 14 anni, sono stati coinvolti 111 pediatri e 2.030 bambini, esaminati in tutto il territorio nazionale.

La durata del sonno è minore quando il bambino guarda un video prima di addormentarsi o ha la TV in camera. Succede per quasi l’80% tra 10 e 13 anni “Lo scopo dell’indagine - ha spiegato il dottor Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS - è stato duplice: raccogliere dati finora mancanti e fornire materiale educativo ai genitori sulle corrette abitudini al sonno nelle varie età pediatriche, preparato specificamente per questo progetto e base per un intervento educativo mirato ove necessario”. “Fattore qualificante dello studio - ha illustrato il dottor Paolo Brambilla, pediatra di famiglia, responsabile del progetto assieme ai colleghi Angela Pasinato e Marco Giussani - è stato quello di affidare l’indagine al pediatra di famiglia, che ben conosce le caratteristiche del proprio assistito e della sua famiglia e che ha potuto raccogliere dati non influenzati dalla

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presenza di patologie acute o croniche. Sono state evidenziate, inoltre, le relazioni tra caratteristiche del sonno e obesità, abitudini alimentari, uso dei media e abitudine alla lettura. Il nostro compito è stato quello di aiutare i genitori a compilare un questionario, che indagava la durata e le caratteristiche del sonno e le abitudini serali dei loro piccoli”. Dai dati del Progetto emerge che solo il 68,4% dei bambini tra 1 e 14 anni dorme in modo adeguato secondo le più recenti raccomandazioni, con una percentuale maggiore al Nord (72,9%) rispetto al Sud (62,8%) e in generale più bassa tra 10 e 13 anni (51,7%). Interessante notare anche il luogo dove il bambino prende sonno. Alla domanda “Dove ti addormenti?”, risulta che solo il 47% dei bambini di età compresa tra 1 e 2 anni si addormenta nel proprio letto. Questa percentuale sale progressivamente con l’età, arrivando all’87% a 10-13 anni. I bambini che si addormentano nel lettone (ben il 39% a 1-2 anni) si riducono con il crescere dell’età, ma sono comunque ancora il 26% a 5-6 anni e il 20% a 7-9 anni. Un 10% circa di bambini ad ogni età si addormenta in un’altra stanza (ad esempio sul divano in salotto). L’indagine mette inoltre in luce come il 20% dei bambini di età 5-6 anni e il 17% di età 7-9 anni trascorra la maggior parte della notte nel letto dei genitori. Complessivamente il 13,1% dei bambini cambia letto durante la notte: la maggioranza va dal proprio a quello dei genitori, ma c’è anche chi compie il percorso inverso ed il fenomeno non è esclusiva dei più piccoli. Circa il 27% dei bambini beve nell’imminenza di addormentarsi, prevalentemente latte nei primi anni di vita ma anche succo di frutta: un’abitudine che viene correlata a una minore durata del sonno. Un dato curioso è invece quello che riguarda l’uso del biberon per addormentarsi: ovviamente è molto frequente nei piccoli (31% a 1-2 anni e 17% a 3-4 anni) ma viene usato ancora dal 5% dei bambini tra i 5 e i 6 anni. Parlando di abitudini per addormentarsi, tivù, videogiochi, tablet e computer la fanno da padroni. “Ciò che emerge - ha sottolineato la dottoressa Marina Picca, Presidente SICuPP - è che si legge davvero poco: basti pensare che il 65% dei bambini nella fascia d’età compresa tra i 3 ed i 4 anni utilizza la TV o un altro video per dormire. Percentuale che scende vertiginosamente al 48% quando si tratta di sfogliare le pagine di un libro. La percentuale dei bambini che usa la TV o un altro video per addormentarsi sale al 72% tra i 5 ed i 9 anni e al 79% tra 10 e 13 anni, ma il dato che maggiormente preoccupa è che sia già il 40% tra 1 e 2 anni. La durata del sonno è risultata minore quando il bambino guarda un video prima di addormentarsi o ha la TV nella propria camera”.


Regole, controindicazioni e ostacoli da saltare Tutto ciò premesso, è bene tenere presente che ogni bimbo è diverso dall’altro. Pensare che tutti debbano comportarsi allo stesso modo al momento di andare a letto e durante la notte è sbagliato. Ci sono bambini che si addormentano facilmente e altri che hanno molte difficoltà a rilassarsi e a prendere sonno, bambini che dormono ininterrottamente e altri che si svegliano di continuo, piccoli che hanno bisogno di poche ore di riposo e altri che invece necessitano di riposare a lungo. Che cosa succede quando manca un sonno regolare? Gli effetti sono molteplici: • Comportamento: aggressività, sentimenti antisociali, iperattività, incapacità di controllo. • Emozione: depressione, ansietà, stress, inquietudine, irritabilità. • Pianificazione: difficoltà nell’organizzarsi, nella gestione dei tempi, arrivare in ritardo a scuola, ripetitività, non memoria dei compiti. • Concentrazione: disattenzione, mancanza di concentrazione. • Creatività: meno stimoli creativi. • Risoluzione dei problemi: scarso controllo del comportamento e difficoltà con gli altri. • Astrazione: difficoltà in matematica, scienze, lin-

gue, concetti astratti. • Coordinamento motorio: diminuzione dell’attività sportiva, rischio di incidenti, goffaggine. • Peso: rischio di obesità e sovrappeso. • Salute: maggior rischio di malattia per ridotta reazione del sistema immunitario. • Apprendimento: il sonno REM e i sogni sono fondamentali per la memoria, in particolare per i ricordi più complessi come concetti matematici e linguaggio. Per contrastare questa serie di effetti… collaterali, la regola più importante da seguire è anche la più semplice: ricordarsi sempre che il pediatra è la persona più idonea che i genitori devono consultare. Solo lui può decidere di prescrivere per periodi specifici e sotto suo controllo prodotti utili a indurre o ripristinare il sonno fisiologico, anche decidere di inviare il bambino a consulto specialistico (neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta) quando la situazione è più complessa o il disturbo è secondario ad altre malattie. In linea generale, per una corretta igiene del sonno bisogna evitare questi “ostacoli”: 1) Nessun uso di video-gioco o del computer, di tablet o della TV un’ora prima di coricarsi.

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2) No alla televisione in camera da letto. 3) Monitorare l’uso del telefono cellulare a letto. 4) Spegnere o evitare che siano a disposizione televisione, computer, tablet, telefoni cellulari nella stanza del ragazzo, per evitare che ne faccia uso spontaneamente durante la notte.

8) Mantenere costante la routine del sonno, l’orario al quale si va a letto, un consiglio molto importante per i più piccoli; usare eventualmente tecniche di rilassamento come la respirazione. 9) Assicurarsi che la camera da letto sia adeguata, confortevole per temperatura, luce, rumori.

5) No a bevande contenenti caffeina, a sostanze molto zuccherine o cibo piccante 3-4 ore prima di coricarsi.

10) Utilizzare un diario del sonno per verificare quante ore si dorme e valutare se è sufficiente il tempo dedicato al sonno.

6) Terminare la cena almeno 2 ore prima di andare a letto. La digestione non aiuta il sonno. Viceversa può essere usata una tisana calda che aiuta a conciliarlo.

11) Convincere i bambini che è importante dormire bene: per questo si mettono e si cercano di applicare le regole.

7) No a esercizi fisici intensi almeno un’ora prima di coricarsi, perché innalzano la temperatura corporea.

12) Imparare a rilassarsi e ad abbandonare le preoccupazioni e stress.

L’igiene del sonno, dalla nascita fino a 14 anni Da 1 a 3 anni: la ricerca dell’indipendenza

Molti bambini in questa fascia di età hanno problemi di sonno perché sono molto combattuti tra il cercare di diventare indipendenti e, all’opposto, rimanere ancora vicini alle persone che amano, cioè ai loro genitori. I disturbi più comuni vanno dall’incapacità o indisponibilità ad addormentarsi da soli alla paura al momento di coricarsi con susseguente rifiuto di andare a dormire. Conseguenza: resistenza al sonno e risvegli notturni frequenti, spesso con incubi. Perché i bambini fanno questo? Per scarsa propensione al sonno e adattamento alle regole (vedi la parte generale sugli ostacoli), per incapacità dei genitori stessi ad applicarle e ad affrontare i risvegli notturni. La conseguenza più immediata è che il bambino si convince di non poter dormire per proprio conto e uno dei due genitori dovrà stargli vicino fino a quando non si addormenterà. Consigli e rimedi. Anzitutto fate attenzione a non eccitarlo troppo in prossimità dell’ora di andare a letto, evitando cibi e bevande che contengono caffeina e teofillina (per esempio, anche cioccolata e tè), ma ricordate che alcuni farmaci contengono alcol e caffeina e possono disturbare il sonno. Non solo: alcuni giochi, specie quelli di movimento, possono essere eccitanti e interferire con l’addormentamento; vanno evitati da una a due ore prima dell’orario abituale di addormentamento. Persino alcune musiche o carillon (con piccole figure di animali che girano) messi sopra il letto del piccolo possono causare sovreccitazioni visive o uditive che interferiscono con l’addormentamento. Meglio

tornare alle vecchie canzoncine o ninna-nanne. La voce della madre è sempre meglio di una musica meccanica. Per alcuni bambini anche il bagno può risultare eccitante e contribuire alle difficoltà dell’addormentamento; nel caso spostatelo in un altro orario della giornata. Se piange, andategli vicino ma non colmatelo di attenzioni. Rassicuratelo con un piccolo massaggio o cambiate il pannolino se necessario (possibilmente senza alzarlo dal letto). Non accendete le luci forti e mantenete il tono della voce al minimo senza fare confusione. La temperatura della stanza deve essere mantenuta ad un livello confortevole (intorno a 20°), perché temperature troppo elevate disturbano il sonno, né il bambino deve essere troppo coperto. Vediamo altri consigli in pillole: 1) Il letto non deve essere troppo grande: il bambino deve poter cercare un bordo per appoggiarsi. Evitate però i teli paracolpi che non gli consentono di esplorare e controllare l’ambiente quando è sdraiato. Ovviamente non bisogna lasciare nel lettino oggetti che possono risultare pericolosi. 2) Aiutatelo ad associare il letto con il sonno seguendo un rituale ben preciso. Per esempio scegliendo insieme le cose da fare prima di andare a dormire (es. quale pigiama, quale canzoncina, ecc.). 3) Separate bene le attività che fa di giorno da quelle

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che fa la sera o la notte; insegnategli che la notte è fatta per dormire. 4) Evitate se possibile di farlo addormentare in braccio o in altri luoghi per poi metterlo nel lettino. Quando si sveglierà si troverà in un posto che non riconosce subito e vorrà ritornare fra le braccia del genitore per riaddormentarsi. Cercate dunque di metterlo nel lettino quando è ancora sveglio. Resistete alla tentazione di usare il ciuccio o il biberon per farlo addormentare. 5) L’orario di addormentamento serale e di risveglio al mattino dovrebbero essere mantenuti costanti. I sonnellini diurni troppo frequenti e troppo lunghi, specie nelle ore serali, dovrebbero essere evitati. 6) Non mandatelo mai a letto affamato ma al contempo evitate di farlo bere troppo prima e durante la notte.

Da 3 a 6 anni: non “sforare” nel weekend

Se il bambino è già grandicello e ancora non ne vuole sapere di dormire non bisogna sentirsi dei genitori incapaci e pensare che la situazione sia irrecuperabile. Innanzitutto, occorre sapere che non si è soli: sono moltissime le coppie di genitori che, per i motivi più disparati, non sono riuscite a impostare le corrette abitudini di sonno nei primi anni di vita. In secondo luogo, va detto che non è mai troppo

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tardi per rimediare. Servono, però, pazienza, calma e perseveranza. Consigli e rimedi. Ribadiamo ancora una volta che è molto importante, fondamentale, mantenere (o impostare) gli stessi orari di risveglio mattutino e messa a letto, senza cedere alle tentazioni di spostarli, specialmente nel weekend, altrimenti si deve ripartire da zero. Il limite di tolleranza è un’ora, ovviamente in più o in meno. Nell’imminenza di andare a letto cercate di non parlargli di argomenti che lo preoccupano, come il litigio con gli amichetti o eventuali tensioni con i nonni. Se invece è già agitato cercate di tranquillizzarlo. Il letto non va mai associato ad episodi spiacevoli. Con i bimbi che non vorrebbero mai andare a dormire o non sono assonnati all’ora stabilita, seguite una piccola strategia: posticipate il momento della messa a letto per facilitare l’addormentamento, poi anticipatelo gradualmente, giorno per giorno, fino a portarlo all’orario originario. Se non riesce ad addormentarsi o a riaddormentarsi, rassicuratelo in modo veloce e poi uscite, dandogli la tranquillità di essere comunque a sua disposizione. Se insiste, non costringetelo a stare nel letto a rigirarsi, molto meglio farlo scendere e impegnarlo in blande attività per una decina di minuti, come leggergli un libro. Altro aspetto fondamentale: mettetelo a letto quando è assonnato, non quando dorme già, essendosi addormentato altrove.



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A questa età solitamente si compera un lettino al posto della culla, una scelta strategica che, per wuasnto possibile, va condivisa con lui. 1) Definite insieme quale sarà il luogo in cui dovrà dormire. Se si decide che è arrivato il momento del lettino, spiegateglielo ed evitate di tornare sui vostri passi, dando segni di incoerenza che avrebbe difficoltà ad interpretare. 2) Non permettetegli di giocare o stare sdraiato a lungo nel letto prima di dormire, altrimenti farà fatica ad associare il luogo al sonno. 3) Se possibile, come detto, non sistemate computer, tv, videogiochi e telefoni cellulari nella cameretta. 4) Cercate assieme a lui un oggetto affettivo che possa fargli compagnia e rassicurarlo durante il sonno, per esempio un orsacchiotto o una bambolina. 5) Attenzione alle condizioni ambientali: indipendentemente dall’età, nell’ora che precede la nanna è utile favorire il rilassamento creando l’atmosfera giusta, abbassando le luci, spegnendo la Tv, proponendo giochi e attività poco stimolanti ed eccitanti. Inoltre, fate il modo che la stanza del bimbo sia tranquilla, silenziosa e non troppo calda: la temperatura deve essere intorno ai 18-20° C. Il bimbo non deve essere troppo coperto. 6) Rispettate sempre la stessa sequenza di eventi prima di andare a letto, usando un rituale costante. Per esempio: mettersi il pigiama, lavarsi i denti, sen-

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tirsi leggere una storia. 7) Dalle 18 in poi vietate al bimbo di mangiare alimenti e bevande che contengono sostanze eccitanti come cioccolato, cola e tè. 8) Cercate di non farlo bere troppo prima e durante la notte. Attenzione, però, a non mandarlo a letto affamato: piuttosto dategli un po’ di cibo. 9) Invogliatelo a praticare un’attività fisica nelle ore diurne o anche solo a giocare al parco o all’aria aperta quando possibile.

Da 6 a 14 anni: il letto serve solo per dormire

Un buon sonno nei ragazzi è fondamentale per far sì che affrontino al meglio la giornata. Influisce sulla loro capacità di concentrazione, sulla memoria e sull’apprendimento, oltre che sull’umore e sulla loro stabilità emotiva. Consigli e rimedi. Anche entrando nell’età scolare valgono i consigli generali, legati ad uno stile di vita sano, ad una corretta alimentazione, ad una buona dose di attività fisica, anche se non strutturata come vero sport. La camera da letto deve essere confortevole, tranquilla e poco illuminata. La temperatura deve stare sui 18-20 gradi al massimo ed occorre evitare di usare il letto per studiare, parlare al telefono, ascoltare musica, oltre ad eliminare, come ormai abbiamo appreso, televisione, computer, tablet e


altri supporti tecnologici. Evitare, per quanto possibile, i sonnellini diurni, perché potrebbero causare difficoltà nell’induzione del sonno notturno. Cercare il più possibile di stare all’aria aperta e alla luce del sole, che aiutano a mantenere normali i ritmi circadiani sonno-veglia. Come per i più piccoli, mantenere orari regolari per andare a dormire e per svegliarsi, stabilendo 20-30 minuti di tempo da dedicare a consuetudini prima del sonno. La routine dovrebbe prevedere attività distensive quali leggere un libro o parlare di ciò che si è fatto durante la giornata. L’ultima fase dovrebbe svolgersi nella stanza da letto. Cercate di lasciar trascorrere almeno due ore dopo la cena, se costituita da un pasto completo; sono invece consentiti piccoli spuntini (frutta, yogurt) per non andare a letto affamati. Evitate l’assunzione di bevande eccitanti nelle 3-4 ore che precedono il sonno e lo svolgimento di attività serali eccitanti o che danno un senso di energia, come esercizi fisici impegnativi o attività stimolanti come i giochi al computer.

Quante ore dobbiamo dormire? I ricercatori che si occupano di sonno ritengono che ci siano molte variazioni legate al singolo individuo, comunque in linea di massima questi sono i periodi medi di sonno, variabili alle diverse età: Fino a 12 mesi: 14-18 ore durante il giorno e la notte. Età prescolare: 12-14 ore distribuite nelle 24 ore. Scuola elementare: 10-12 ore/giorno. Scuola superiore: 8-10 ore/giorno. Adulti: 7-9 ore/giorno.

Adolesecenti: i contraccolpi della crescita Cominciamo questo capitoletto con un esempio che pensiamo suoni familiare a molti genitori: Giovanna ha 12 anni, sua cugina Sara ne ha 14. Spesso si mandano messaggi e foto con WhatsApp la sera dopo cena e messaggiano con altre ragazze del loro gruppo fino a tarda notte.

In questo periodo il fisico dei ragazzi rilascia melatonina in ritardo e induce a prolungare la veglia Spesso al mattino Giovanna non ragiona, è irritabile, ha sonno, fa fatica ad alzarsi, anche se ripete che lei non si sente stanca. A scuola gli insegnanti segnalano ai genitori che la ragazza sembra addormentarsi, durante le prime ore, è distratta, non sta attenta alle lezioni, specie in quella di matematica. Vi ritrovate in questa situazione? Non disperate. Sappiate che gli adolescenti spesso sono insonni la sera perché il loro corpo si rifiuta di mantenere il

regime di un sonno regolare. Ciò è dovuto sostanzialmente alle variazioni del ritmo sonno/veglia legato ai cambiamenti ormonali (alterazione del ritmo circadiano) e alla pressione della società che impone nuovi ritmi (fattori ambientali). Durante l’adolescenza, infatti, c’è un ritardo nel rilascio di melatonina (uno dei nostri ormoni che induce il sonno) da parte del cervello e la conseguenza diretta è che il fisico dei ragazzi di questa fascia d’età non è pronto ad addormentarsi fino a tardi e questo induce a far cose per non annoiarsi (usare il telefono, guardare la TV). Diventa perciò difficile alzarsi la mattina, perché ci si è addormentati tardi e il sonno risulta insufficiente. Consigli e rimedi. Anche per i più grandicelli restano le regole di base, prima fra tutte il consumo di sostanze contenenti caffeina spesso troppo vicino al momento di coricarsi. Per loro vale poi la presenza di impegni molteplici: attività sociali, scuola, sport, più compiti a casa, preoccupazioni o ansia per i programmi del giorno dopo ed i già succitati stimoli mediatici. Tutto è più importante del sonno, che assume un basso valore nella lista delle priorità. Come risultato, gli adolescenti rischiano di perdere ore di riposo durante la settimana, mediamente un

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Dossier paio per notte, fino ad accumulare, un “debito di sonno” di 10 ore, che poi provano a compensare nel weekend. A questa età cominciano a subentrare anche rischi e pericoli di solito connessi ad una vita da adulti.

apprendimento, facilità a distrarsi).

1) Occorre fare molta attenzione ad alcol e sigarette. L’uso di alcolici, anche di bassa gradazione determina assopimenti diurni e quindi può alterare il successivo sonno notturno. Così come la nicotina, che essendo uno stimolante produce gli stessi effetti negativi.

7) Dei sonnellini di recupero di circa 20 minuti nel primo pomeriggio, entro le 16, sono meglio che recuperare le ore perse tutte insieme, nel fine settimana, per ripagare il “debito” contratto.

2) Non somministrate farmaci stimolanti. Sostanze che si trovano in commercio per migliorare l’attenzione e le prestazioni intellettive sono sconsigliate; spesso hanno lo stesso effetto della caffeina. 3) Per garantire un miglior rendimento scolastico bisogna piuttosto puntare a una sana alimentazione, un po’ di movimento e un adeguato numero di ore di sonno. 4) Un’ora prima di coricarsi, come minimo, evitare di ascoltare musica ad alto volume, fare i compiti, giocare al pc o qualsiasi altra attività che impegni troppo la mente. 5) Siate attenti ai segni di stanchezza nei giovani durante il giorno (decadimento delle capacità intellettuali, ansia, depressione, aggressività, scarso

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6) Siate realisti con l’ora di andare a dormire: non pretendete che il ragazzo abbia sonno già dalle 9 di sera.

8) Consigliate a vostro figlio una rilassante routine per andare a dormire: per esempio, un bagno e una bevanda calda prima di coricarsi. 9) Tenete la stanza buia di notte: il ciclo sonnoveglia del cervello è in gran parte legato all’effetto della luce che arriva sugli occhi. 10) Al mattino aprite le finestre per far arrivare luce che stimolando la vista aiuta ad attivare il cervello. 11) Un consiglio finale: non lasciate che la domenica o le festività diventino la regola per recuperare le ore di sonno perdute, perché questo tran-tran spingerà il suo l’orologio biologico sempre in avanti e renderà più difficile arrivare a dormire prima, quando la settimana ricomincerà. Allo stesso modo, evitate di farli stare alzati fino a tarda ora durante i weekend: questo comprometterà tutti gli sforzi intrapresi per una buona routine. n




Piedi di fata

Se temete di passare dalle scarpe chiuse ai sandali è già tempo di prendervi cura delle vostre preziose estremità. Con l’aiuto di creme idratanti, esfolianti e pomate di Benedetta Ceccarini

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La primavera volge al termine, l’estate è alle porte… questo può significare solo una cosa: scarpe aperte! Se non siete tra le fashioniste che non hanno mai abbandonato sandali e décolleté open-toe neanche con temperature sotto zero, la cosa potrebbe mettervi un po’ in pensiero: in che condizioni sono i vostri piedi? Vi siete dimenticate di loro nei mesi passati? Se così fosse è il momento di correre ai ripari! Un piede poco curato presenterà sicuramente problemi e inestetismi come secchezza, duroni, ve-

sciche, unghie deboli o ingiallite, ecc… affrontiamo un problema alla volta e in men che non si dica sarete pronte per i sandali.

Calli

Altro non sono che parti di pelle indurita e sporgente che tendono a formarsi sulle dita dei piedi dopo essere stati troppo a lungo costretti in calze e calzature. Possono comparire soprattutto se durante l’inverno abbiamo indossato troppo spesso le stesse scarpe o abbiamo fatto respirare poco i piedi anche in casa (biso-

gna prestare attenzione anche a ciabatte e pantofole!). Solitamente si manifestano sulle punte e ai lati delle dita e possono causare dolore se toccati. Esiste anche un altro tipo di callo, detto “molle”, che non è indurito come un normale callo e si forma tra un dito e l’altro, ma può comunque provocare dolore. Se volete rimuoverli vi consigliamo di rivolgervi ad un esperto podologo o estetista, ma se l’entità del “danno” non è grave potete fare un tentativo anche da soli con i molti prodotti a base di acido sa-

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Lo smalto giusto Come scegliere lo smalto più adatto ai propri piedi? Fermo restando che si tratta principalmente di una questione di gusti e abbinamenti, sarà bene ricordare che l’effetto finale dipende anche dalla forma del vostro piede. Infatti se li avete piuttosto tozzi sarà bene prediligere smalti chiari, dalle tonalità pastello come avorio, rosa, azzurro, madreperla, ghiaccio o beige. Su un piede snello invece sono indicati gli smalti dai toni scuri e decisi come tutte le tonalità del rosso, il prugna, il viola, il blu e anche il nero. Secondo gli ultimi dettami della moda, poi, è sconsigliato mettere lo stesso colore sulle unghie delle mani e dei piedi, ma andrebbero abbinati con effetti shock (es. giallo e blu) o ton sur ton (marrone e beige o azzurro e rosa pastello).

riodiche limature e costante idratazione.

Secchezza

Pur in assenza di calli o durezze evidenti, i nostri piedi possono apparire secchi, ruvidi e screpolati e causare prurito o fastidio soprattutto nell’area del tallone (più esposta alle sollecitazioni delle calzature). In questo caso dobbiamo agire sull’idratazione della pelle, sia a livello interno (bevendo molta acqua e mangiando frutta e verdura), che esterno (abbigliamento, clima, calzature). Per prevenire la secchezza della pelle su tutta la pianta del piede è bene utilizzare innanzitutto una crema esfoliante, per rimuovere le cellule morte, seguita da una crema idratante contenente sostanze come Urea, Aloe e Cheratina, per riportare l’epidermide a un livello ottimale di idratazione. Per i talloni screpolati esistono anche dei trattamenti specifici alla cheratina, da usare dopo il regolare pediluvio e limatura, e strumenti per facilitare il compito, come roll-on con testine rotanti per l’esfoliazione della pelle e impacchi o maschere per il rinnovamento cellulare.

Verruche licilico in vendita in Farmacia: cerotti, pomate callifughe o lozioni per ammorbidire ed essiccare il callo. Per prevenire la formazione di nuove callosità il consiglio è quello di scegliere sempre calzature adatte, mai troppo strette e usare plantari o cerotti protettivi nei punti doloranti. Inoltre, una buona abitudine, è quella di fare un pediluvio quotidiano e limare le zone più a rischio.

Durezze

Non si tratta di calli veri e propri ma di ispessimenti della pelle, solitamente giallognoli e all’ap-

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parenza disidratati. Occupano una porzione di piede più estesa rispetto ai calli e, a differenza di essi, non causano quasi mai dolore. Li potete trovare in corrispondenza dei bordi esterni delle dita, sulla parte posteriore del tallone e sotto il cuscinetto del piede. Anche questo inestetismo è causato dal tipo di calzatura e dalla sollecitazione continua che questa esercita sulla cute del piede. Il consiglio è di usare prodotti a base di acido salicilico e cerotti in lattice o feltro per alleviare il dolore. Per prevenirli è necessario curare le zone interessate con pe-

Le verruche sono delle piccole infezioni virali che si presentano come delle lesioni carnose e dure sulla pelle del piede. Sono più frequenti di quello che si crede e sono causate dal Papilloma Virus umano. Hanno spesso lo stesso colore della pelle e si notano a causa della loro superficie ruvida e increspata. Si possono manifestare in qualsiasi zona del piede, sia sulle dita che sulla pianta e in quest’ultimo caso possono anche essere molto dolorose a causa della pressione esercitata dal peso del corpo. Si diffondono per contatto, anche autologo (sfregandosi o toccando la verruca con le dita, anche



delle mani), ecco perché luoghi come piscine, docce comuni e spogliatoi delle palestre sono più a rischio. Non tutte le verruche richiedono l’asportazione e le più piccole possono anche scomparire da sole nel giro di qualche mese, ma qualora vogliate procedere con la rimozione i passi da seguire sono: • Ammorbidire la verruca in acqua tiepida e rimuovere la pelle morta sulla superficie della verruca con una limetta. • Applicare il farmaco consigliato dal medico o dal Farmacista (attenzione: i prodotti contro le verruche contengono sostanze chimiche pericolose e dovrebbero essere usati con cautela, per il rischio di ustioni sulla pelle sana). • Tenere la verruca coperta mentre la medicina fa effetto. • Rimuovere la verruca. Nel caso in cui i metodi casalinghi non funzionino sarà necessario

valutare un intervento dermatologico (elettrocoagulazione, crioterapia o laser) con la consapevolezza che la verruca potrebbe anche non scomparire subito ma necessitare di più interventi o ripresentarsi in seguito, in quanto causata da virus.

Unghie

Anche le unghie dei piedi, costrette per troppo tempo nelle calzature, chiederanno pietà e lo faranno mostrandosi ingiallite e inspessite. Gli inspessimenti sono dovuti ad un’eccessiva produzione di cheratina sugli strati superiori dell’unghia che, se non regolarmente tagliata e limata, apparirà eccessivamente dura. Gli step da seguire per una corretta pulizia e cura delle unghie dei piedi sono: pediluvio, idratazione, taglio, limatura e lucidatura. Ma attenzione! Ogni step va eseguito con i giusti prodotti. Perciò

sarà bene procurarsi un kit per unghie che comprenda: tagliaunghie, lima, gel idratante, olio per cuticole e smalto lucidante. Esistono anche kit elettronici per la limatura dotati di testine intercambiabili che limano, levigano e lucidano l’unghia. Per quanto riguarda poi l’uso degli smalti, potete sbizzarrirvi con colori e decorazioni, a patto di usare sempre una base protettiva e far respirare l’unghia di tanto in tanto. Quando decidete di applicare da sole lo smalto sui piedi ricordatevi di mettervi comode, usare un separa-dita (o dei batuffoli di cotone), non esagerare con la quantità, prediligere smalti non troppo densi (difficili da stendere), lasciare qualche millimetro dall’attaccatura dell’unghia e rimuovere eventuali sbavature con la penna apposita o un cotton-fioc imbevuto di acetone.

La micosi dell’unghia L’onicomicosi o micosi dell’unghia è un’infezione piuttosto comune, causata da un fungo sotto la superficie dell’unghia. Si può trasmettere attraverso il contatto diretto o con tappeti, calze, scarpe e collant soprattutto in ambienti caldo-umidi (docce comuni, palestre, piscine). La micosi può comparire inizialmente solo in una piccola parte dell’unghia e manifestarsi come una macchiolina di colore diverso che va dal giallo-marrone al verde e nero. Curare questo fungo è fondamentale per la salute dei vostri piedi, perché se non trattato può arrivare a causare la caduta dell’unghia, oltre che contagiare le altre dita. La prevenzione, come sempre, è molto

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importante, e comprende corrette abitudini igieniche personali che vanno dalla disinfezione di indumenti, calze e scarpe alla massima attenzione nei succitati ambienti a maggiore rischio. Inoltre è di fondamentale importanza l’uso di strumenti corretti per la cura delle unghie. Per evitare il proliferare della micosi è altamente sconsigliato l’uso di unghie finte e smalti in presenza dell’infezione. Il trattamento prevede l’uso di prodotti antimicotici sia sistemici (per via orale) che topici (tinture, lozioni, creme, pomate) più indicati se la micosi è limitata solo a una o due unghie del piede, che penetrano nell’unghia stessa curandola e prevenendo anche la formazione di recidive. n




Operazione anti-sudore È ora di cominciare a combattere l’eccessiva sudorazione e il cattivo odore. L’importante aiuto di deodoranti e antitraspiranti in formulazione spray e creme di Francesca Aquino

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È

maggio e la bella stagione è ormai iniziata. Se questo significa giornate di sole, più tempo trascorso all’aperto e voglia di vacanze, dall’altra parte della medaglia possiamo temere alcuni effet-

ti non del tutto positivi sul nostro corpo. Uno di questi è sicuramente l’eccessiva sudorazione, che insieme al cattivo odore affliggerà non poche ascelle da qui all’autunno.

Innanzitutto è sbagliato pensare che la sudorazione in sé sia qualcosa di negativo o innaturale: è, infatti, il modo che il nostro corpo ha per raffreddarsi quando la sua temperatura interna sale troppo

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(non si suda anche quando si ha la febbre?). Le ghiandole sudoripare addette a questa funzione estraggono liquidi dal sangue e li trasportano alla pelle per raffreddarla ed espellere tossine. Il corpo umano può produrre addirittura fino a 3 litri di sudore all’ora in giornate particolarmente calde o situazioni di stress fisico e/o psichico (per esempio durante attività sportive). Ma questo, come abbiamo spiegato, è un bene altrimenti il nostro fisico si surriscalderebbe troppo! La soluzione, dunque, non è evitare di sudare bensì porre rimedio ad eventuale cattivo odore. Questo effetto collaterale si verifica a causa della presenza di batteri nelle zone in cui si sviluppa (sotto le ascelle e nell’area genitale): qui il sudore si attacca ai follicoli piliferi e viene consumato dai batteri ed i lieviti presenti, causando cattivo odore. Il rimedio principe è sicuramente l’igiene, da accompagnare ad un buon deodorante (o antitraspirante) e ad una corretta idratazione generale. Che differenza c’è tra questi due prodotti? I deodoranti si limitano appunto a togliere il cattivo odore dalle aree in cui vengono usati, mentre gli antitraspiranti agiscono all’origine, cercando di limitare la produzione di sudore chiudendo parzialmente i pori dai quali esso fuoriesce. Con il passare degli anni ed i progressi fatti dalla ricerca, abbiamo oggi a disposizione un’ampissima scelta sia dei primi che dei secondi, l’unica cosa che dobbiamo fare è selezionare il prodotto più adatto alle nostre esigenze. Cattivo odore? Un deodorante coprente dal profumo intenso potrebbe sembrare il più indicato, ma ricordate che il suo effetto è limitato nel tempo, perciò meglio scegliere un prodotto assorbente (con talco, bicarbonato o sali minerali naturali) che limiterà il proliferare di batteri

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ed enzimi responsabili. Oltre ai prodotti naturali contro enzimi e batteri troviamo anche soluzioni chimiche antimicrobiche (triclosan, triclocarban, clorexidina) o antienzimatiche (trietilcitrato e glucarolattone). Chiedete al vostro farmacista per un consiglio ad hoc. Ascelle depilate o disidratate? Nessun problema, ci sono svariate formulazioni in crema o contenenti agenti idratanti naturali, che agiscono sul derma oltre che sulla sudorazione. Se il problema è la ricrescita dei peli superflui (causa di irritazione oltre che di inestetismi) potete scegliere una formula apposita che indebolisce i peli o ne inibisce la ricrescita.

I deodoranti tolgono il cattivo odore, gli antitraspiranti limitano la produzione di sudore Tipologie

Oltre al contenuto specifico, possiamo scegliere anche tra diversi formati a seconda delle nostre esigenze. • Solido/secco: è il più adatto a chi ha una sudorazione abbondante perché dà una maggiore sensazione di asciutto; • Spray/Aerosol: un mix di acqua e deodorante (sono sempre meno i deodoranti in commercio che contengono alcol) ideale per chi non suda molto ma deve limitare i cattivi odori ed è alla ricerca di una sensazione di fresco; • Roll-on/Crema: perfetti per le pelli più sensibili perché spesso contengono elementi idratanti e protettivi.

Pelli delicate

Alcuni tipi di pelle per costituzione o durante specifici periodi risultano particolarmente sensibili a deodoranti e cosmetici. Ecco perché esistono formulazioni delicate, ipoallergeniche o anallergiche studiate sia nel contenuto che nella forma per deodorare nella maniera meno invasiva possibile. La maggior parte di questi deodoranti “light”, “soft” o “delicati” svolgono un’azione protettiva e idratante oltre ad essere privi di allergeni (es. nickel, cobalto, alluminio, cromo o piombo, a volte presenti nei cosmetici), alcol, coloranti, conservanti o profumazioni che possono irritare la pelle. L’azione idratante viene svolta da elementi di origine naturale come la lanolina (una cera secreta dalla pelle della pecora e che si accumula sul vello lanoso come protettivo ed emolliente per l’animale) o bisabolo (un alcol vegetale che si ottiene per distillazione dell’olio essenziale di camomilla oppure per sintesi chimica che calma e lenisce gli arrossamenti di qualunque natura e viene per questo usato anche nei dopobarba o prodotti lenitivi per bambini). Recentemente è stata aggiunta a questi elementi dalle proprietà lenitive e vellutanti anche la Prolina Cutei, un amminoacido vegetale. Queste specifiche formulazioni, sempre provate da test clinici dermatologici, rispettano il pH naturale della pelle anche in caso di patologie dermatologiche quali dermatite atopica o eczema. Anche la forma del deodorante è importante, in caso di pelle sensibile o allergica, infatti, sarebbe meglio usare emulsioni o creme al posto degli spray o prediligere le formulazioni “no gas” per la nebulizzazione. Abbiamo parlato di momenti in cui la pelle delle ascelle e la sudorazione possono subire particolari condizioni, è il caso dell’adolescenza ad esempio, quando gli sbalzi ormonali di ragazzi e ra-


I trucchi anti-sudore Oltre all’uso di deodoranti e antitraspiranti, è necessario adottare comportamenti salutari e corretti per evitare un’eccessiva sudorazione ed i cattivi odori che ne conseguono. Tenete bene a mente questi semplici consigli: 1. Ricordiamo sempre che il deodorante va applicato dopo la pulizia quotidiana e non in luogo di essa. 2. Se la sudorazione vi affligge, cominciate anche ad eliminare dal vostro guardaroba i capi in fibre sintetiche e prediligere lana e cotone, molto più traspiranti. 3. Anche lo stress e l’agitazione possono essere causa di eccessiva sudorazione: cercate di limitarli il più possibile concedendovi almeno mezz’ora di relax quotidiano (un bagno caldo, una tisana rilassante, la lettura di un buon libro o la vostra serie TV preferita). 4. I batteri proliferano sulle cellule epitegazze modificano anche la sudorazione. Per queste fasi della vita esistono deodoranti specifici, delicati, lenitivi e a lunga durata. Le ascelle sono infine particolarmente delicate dopo la depilazione, con qualunque metodo la si esegua. La regola generale è di effettuarla magari di sera e aspettare la mattina successiva per usare il deodorante. In ogni caso evitare l’uso di qualsiasi prodotto subito dopo la depilazione stessa.

Alternative naturali

Anche in tema di sudorazione Madre Natura ci giunge in aiuto con prodotti che possiamo usare in casa per creare i nostri deodoranti naturali, vediamo i principali. • Pietra di allume di potassio (o cristallo di potassio o cristallo di rocca): è un antibatterico naturale

liali morte: ricordatevi che una buona esfoliazione periodica stimola il ricambio cellulare e può aiutare a rimuovere la causa del cattivo odore. 5. L’antitraspirante può essere applicato anche alla sera, prima di andare a letto. In questo modo agirà sulle ascelle nottetempo e al risveglio il cattivo odore sarà sparito. 6. Idratatevi! Bere molta acqua consente di ridurre la sudorazione perché una pelle ben idratata dall’interno non ha necessità di richiedere ulteriori liquidi al sistema sanguigno e perciò la sudorazione viene limitata. 7. Se non riuscite a limitare la vostra sudorazione che vi sembra davvero eccessiva, consultate il vostro medico che vi indirizzerà dallo specialista più indicato. Un’eccessiva sudorazione, infatti, può essere sintomo di disturbi come iperidrosi e diaforesi.

disponibile sotto forma di polvere o di cristallo vero e proprio. Tale sostanza è ipoallergenica, adatta a tutti i tipi di pelle ed elimina gli odori per 24 ore, regolando la temperatura corporea. Il cristallo, bagnato con acqua, va passato delicatamente sulla zona da deodorare. • Bicarbonato di sodio: grazie alle sue proprietà disidratanti, nasconde i cattivi odori e mantiene le ascelle asciutte. Attenzione però alle macchie che può lasciare sui vestiti, è più consigliato l’uso disciolto nell’acqua della vasca da bagno o in combinazione con amido di mais (Maizena) ed oli essenziali per creare una crema deodorante. • Aloe vera: il succo delle foglie di questa pianta, tra le sue molteplici proprietà, è anche un deodorante

naturale molto efficace da applicare sul corpo da solo o in combinazione con oli essenziali per una maggiore profumazione. • Tea tree oil: un altro prodotto naturale che trova impiego in molti campi che riguardano la salute, quest’olio è un ottimo deodorante grazie al suo profumo penetrante e all’azione antisettica, antibatterica e fungicida. • Oli essenziali: lavanda e rosmarino sono i più usati per le profumazioni naturali ed è possibile creare da soli il proprio deodorante spray unendone qualche goccia a 60 ml di acqua distillata e due cucchiai di bicarbonato. Per il rosmarino sarebbe meglio far bollire la soluzione ed aggiungere anche qualche goccia di olio essenziale di bergamotto per migliorarne la profumazione. n

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W la carne

(ma con moderazione)

L’allarme lanciato dall’Oms sull’effetto cancerogeno causato dal consumo di prodotti lavorati, attenuato da nutrizionisti di fama e dal Ministero della Salute di Filippo Tini

s

La carne rossa fa male, anzi no, anzi forse. Negli ultimi mesi siamo stati tutti bombardati da notizie apparentemente discordanti tra di loro, ma in effetti, facendo un po’ di chiarezza ci si renderà conto che i distinguo da effettuare sono sempre i soliti e vertono su qualità e soprattutto quantità

degli alimenti ingeriti. Sarebbe fin troppo facile far notare che si potrebbe stare malissimo, fino a morire, anche per eccessiva ingestione di acqua. Tornando a noi, tutto è iniziato con la lista nera stilata dall’Organizzazione mondiale della Sanità che nel suo report ha definito “le

carni lavorate come wurstel, salsicce e bacon sicuramente cancerogene per l’uomo, in compagnia di amianto, arsenico, alcol e sigarette”. Un gradino sotto la carne rossa fresca, lievemente meno pericolosa dei lavorati, classificata “probabile cancerogena per l’uomo”.

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La classificazione, apparsa sulla rivista The Lancet Oncology, deriva dai risultati cui è giunto il gruppo di scienziati che ha passato in rassegna oltre 800 studi condotti in vari continenti sul legame tra cancro e consumo di carne rossa, fresca e processata. Preso atto di questi dati, però, si è passati alla loro interpretazione. Carmine Pinto, presidente dell’associazione italiana degli oncologi (Aiom) ha cominciato spiegando che “si tratta di cose conosciute, nessuno si sogna di vietare il consumo di carne e come per tutti gli alimenti, serve equilibrio”. La stessa Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha tenuto a puntualizzare che se è vero “che un consumo eccessivo di carni rosse, soprattutto di carni rosse lavorate (salumi, insaccati e carne in scatola), aumenta il rischio di sviluppare alcuni tumori, è anche vero che tutto si deve intendere in proporzione a quantità e frequenza dei

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consumi stessi, per cui gli esperti ritengono che un consumo modesto di carne rossa (una o due volte a settimana al massimo) sia accettabile anche per l’apporto di nutrienti preziosi (soprattutto vitamina B12 e ferro), mentre le carni rosse lavorate andrebbero consumate solo saltuariamente”. Un intervento di peso, di chiarimento, è stato poi quello del professor Giorgio Calabrese, dietologo-nutrizionista e presidente del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute, che ai mass media ha cercato di “tradurre” il report dell’Oms. “Sostanzialmente - ha detto Calabrese - contiene proponimenti e consigli che vanno soppesati e valutati nella loro interezza. Il messaggio è: non vi riempite di carne e fate attenzione a come è lavorata. Qualunque altro concetto è puro terrorismo. Il problema della “carne lavorata” riguarda, appunto, la sua lavorazione, fatta con tem-

perature molto alte e l’aggiunta di grassi che determinano il problema. L’industria italiana, però, usa tecniche di altissimo livello e i prodotti sono tutti controllati e sicuri al cento per cento. Non è un caso che tutta questa faccenda abbia preso il via dalla Gran Bretagna, dove sono molto più a rischio perché hanno un consumo massiccio e spericolato di certi alimenti. Pensiamo al barbecue ad esempio. Quello è il modo peggiore e più pericoloso per cuocere la carne. Di sicuro, dunque, l’allarme dell’Oms vale più per le nazioni più industrializzate e in particolare quelle che hanno più volte dimostrato di fare scelte sbagliate nel campo della sicurezza alimentare. Sempre in Gran Bretagna, per proteggere il consumatore, hanno scelto di classificare con il bollino rosso l’olio extra vergine d’oliva e il latte e con il bollino verde la RedBull e la CocaCola


Zero. Quanto al prosciutto: per la sua lavorazione tutto quel che serve è il sale, dunque non ci sono di mezzo grassi aggiunti e neppure alte temperature”. Sulla stessa linea, a stretto giro, è intervenuto autorevolmente il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare, che cura per il Ministro della Salute la valutazione del rischio nella catena alimentare, a dare parere positivo su un consumo moderato di carne, considerata “un’importante fonte di proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in alcune fasce d’età e condizioni di salute”. Ed a questo proposito la nutrizionista Elisabetta Bernardi, autrice del libro “Oggi cosa mangio”, fornisce 5 preziosi consigli per consumarla in modo corretto. “Nella nostra dieta - spiega - la carne è un alimento che, in quantità moderate, non deve mancare in quanto sicuro e importante fonte di nutrienti essenziali per l’organismo”. Come affermato di recente dal Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA), le carni rosse e trasformate non sono la causa principale dei tumori, la cui insorgenza deriva da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, incluse le abitudini alimentari. Consumare carne in tutta tranquillità è quindi possibile, ancor più se si seguono alcuni piccoli accorgimenti. 1) È consigliabile consumare carni rosse e salumi in combinazione con gli alimenti contenenti vitamina C. L’aggiunta di succo di limone in un piatto a base di carne o il consumo di un frutto a fine pasto - anche di una spremuta d’arancia - grazie al contenuto in vitamina C, non solo facilita l’assorbimento del ferro libero presente nella carne rossa, come accade per i vegetali, ma neutralizza quasi completamente i rischi legati a sostanze poten-

zialmente dannose dovute alla non corretta cottura o a sostanze utilizzate in alcune trasformazione alimentari. Non è un caso che nella carne trasformata venga aggiunto acido ascorbico, ossia la vitamina C.

È importante acquistare carne italiana, garantita da un sistema sanitario tra i più strutturati a livello internazionale 2) La carne si può rivelare un’alleata preziosa della linea grazie al suo elevato effetto saziante ed al basso contenuto calorico. L’effetto anti-fame è dovuto alla soppressione della grelina, l’ormone che stimola la fame, provocato dalla digestione delle proteine. Per stare attenti alla propria forma fisica è importante preferire un taglio di carne magro (ad esempio il filetto per le carni rosse, il prosciutto per il suino e il petto di pollo per quelle bianche). Una recente ricerca pubblicata su una prestigiosa rivista scientifica ha esaminato l’effetto delle proteine della carne suina o dei salumi consumate durante il pasto sulla sensazione successiva di fame. Lo studio ha chiaramente dimostrato che un pasto a medio o alto contenuto di proteine derivate dalla carne suina diminuisce la sensazione di fame fino a quello successivo. 3) Riscoprire la cottura al vapore o utilizzare una buona padella

antiaderente può essere il modo migliore per preparare un buon piatto a base di carne, perché proprio grazie al vapore gli alimenti mantengono quasi inalterate le loro proprietà nutritive, ovvero non perdono vitamine e minerali preziosi di cui tra l’altro la carne è molto ricca. La cottura a temperature elevate o con il cibo in diretto contatto con una fiamma, come il barbecue o la frittura, soprattutto se prolungata, produce invece diversi tipi di sostanze chimiche cancerogene (come gli idrocarburi policiclici aromatici e le ammine aromatiche eterocicliche), un rischio che non insorge con l’utilizzo di padelle antiaderenti di buona qualità. 4) C’è spesso molta confusione sulle quantità corrette per un consumo ideale di carne ed è bene quindi ricordare che, all’interno di una dieta varia ed equilibrata, si può consumare una porzione da 70-100 g di carni rosse e/o bianche 3-4 volte la settimana e 50 g di salumi 1-2 volte la settimana. 5) Infine, è importante acquistare prodotti di provenienza nazionale, la cui sicurezza è garantita da una rigorosa normativa e da un sistema sanitario tra i più strutturati a livello internazionale, grazie ai circa 4.500 veterinari ufficiali che ne fanno parte, con ispezioni e controlli quotidiani non solo sul prodotto finito ma su tutta la filiera produttiva. Per questo il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA) raccomanda di seguire costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo basato sul consumo diffuso ed equilibrato di cereali, frutta, verdura, legumi, frutta secca, olio di oliva, moderato consumo di vino nell’età adulta e alternanza delle diverse proteine animali (pesce, carni bianche e rosse, latte e formaggi, uova)”.

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Veronesi e la cultura vegetariana Per completezza di informazione, e per fornire anche un altro punto di vista, va detto che l’intervento dell’Oms, ancorché ben spiegato e specificato nelle pagine precedenti, è stato ripreso a piene mani dal mondo della cultura vegetariana, che pur essendo in calo, ha pur sempre molte frecce al suo arco, scagliate da personaggi autorevoli e credibili, come il professor Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale, presidente e fondatore della fondazione che porta il suo nome. “Le conclusioni dell’Oms - ha detto recentemente - non sono di certo una novità e rappresentano un motivo in più per intraprendere la strada vegetariana. Da anni diciamo che smettere di mangiare carne è salutare per l’uomo. Ormai ci sono pochi dubbi che un regime alimentare povero di carne e ricco di vegetali sia più adatto a mantenerci in salute. Frutta e verdura rispondono perfettamente ai bisogni del nostro organismo e contribuiscono a proteggerlo. In questi prodotti della terra abbiamo scoperto risorse preziose, vitamine, antiossidanti e inibitori della cancerogenesi come i flavonoidi gli isoflavoni. Studiamo le funzioni protettive delle molecole contenute in alcuni alimenti, come il licopene nei pomodori maturi contro i tumori della prostata, il resveratrolo nell’uva per i tumori gastro-intestinali, gli isotiocianati e l’indolo delle crucifere che hanno mostrato un’azione antitumorale in varie

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forme di cancro. Non solo, i valori pressori dei vegetariani sono nettamente più bassi, sia come “massima” che come “minima”, rispetto a quelli delle persone onnivore. E c’è poi da considerare che nel nostro Pianeta siamo ormai 7 miliardi di esseri umani che hanno il diritto a cibo e acqua pulita, un miliardo di persone soffre la fame e la denutrizione, mentre un miliardo soffre delle malattie della sovralimentazione, come diabete, cardiopatie, tumori. In parole povere: non possiamo più permetterci di consumare 15mila litri d’acqua per ogni chilo di carne prodotto, mentre ne bastano mille per produrre un chilo di cereali, né di destinare quasi la metà delle calorie prodotte in agricoltura a carburanti e mangimi per 4 miliardi di animali d’allevamento oltre a 20 miliardi di polli”. Per tornare alle cifre, secondo il “Rapporto Italia 2016” stilato dall’Eurispes, sommando vegetariani e vegani, ad escludere completamente l’apporto di proteine animali è il 6% degli italiani nel 2013, il 7,1% nel 2014 e il 5,9% nel 2015. Il numero di coloro che aderiscono alla cultura vegana è sceso invece fino allo 0,2% del 2015. Il decremento è addebitato al fatto che uno stile alimentare così rigido, benché completo, possa in molti casi non essere praticato vita natural durante ma si debba limitare a certi periodi della vita. n



Mamma, voglio un criceto! Dopo la richiesta di un fratellino e di un gattino, i vostri figli potrebbero voler ripiegare su un criceto. Qualche consiglio per accontentarli di Chiara Baldetti

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Tutti i bambini prima o poi desiderano un cucciolo. Quando si tratta del desiderio di un cucciolo d’uomo (leggi “fratellino o sorellina”) la richiesta può essere impegnativa da soddisfare, ma anche se si 62 OPTIMASALUTE

tratta di un qualsiasi altro animale la trattativa con i genitori potrebbe essere lunga e sfiancante. Un buon compromesso sono i criceti, piccoli roditori che vivono pacificamente nelle loro gabbiette

e non comportano passeggiate sotto le intemperie o nuvole di peli in giro per casa. Anche adottare un criceto, però, richiede un minimo di impegno e consapevolezza, ecco quello che


c’è da sapere prima di dire “sì” a vostro figlio.

La razza

Forse non tutti sanno che esistono molteplici razze di criceti tra cui scegliere, ma in Italia sono spesso a disposizione soltanto tre di esse, ovvero: il criceto dorato (di gran lunga il più diffuso), il Roborowski o il Winter White. Ognuno ha le sue caratteristiche, vediamole insieme: • I criceti dorati sono molto graziosi da cuccioli, ma crescono molto in fretta fino ad arrivare ad una lunghezza di 20 cm ed un peso di 150 grammi. Hanno un’aspettativa di vita di circa due anni (caratteristica comune a tutti i criceti), ma sono molto intelligenti e attivi, per questo se chiusi troppo tempo nella stessa gabbia potrebbero innervosirsi. Prevedete dunque qualche passeggiata dentro un recinto o una scatola di cartone con i suoi giocattoli, almeno una volta al giorno. Hanno i dentini molto affilati rispetto alle altre razze, perciò non sono consigliabili per i bambini più piccoli. • I criceti Roborowski sono esteticamente i più belli (ecco perché spesso vengono preferiti alle altre razze): piccoli (raggiungono al massimo 10 cm e un peso di 30 grammi), rotondetti e con occhi vispi e baffi lunghissimi. Possono vivere fino a 3 anni e non hanno bisogno di molto spazio. Il carattere però è più diffidente del criceto dorato, infatti non si fanno toccare con facilità e se vengono trascurati non si fanno problemi a fare qualche dispetto. Amano la compagnia ma a distanza, nel senso che potete stare nelle vicinanze ma non infilare le mani nella loro gabbietta. Perciò sono più adatti ai bambini in età scolare che trascorrono qualche ora a casa ma non li tormenteranno.

• Il criceto Winter White prende il suo nome dal mantello completamente bianco o grigio chiaro. Da adulti raggiungono una lunghezza di circa 10 cm ed un peso di 50 grammi ed hanno un carattere tranquillo e amichevole che li rende adatti a padroncini di tutte le età, ma bisogna ricordare che sono esseri viventi con il loro carattere perciò responsabilizzate fin da subito il bambino sul modo in cui trattarli.

Ogni animale mangia mediamente dagli 8 ai 15 grammi di mangime di semi e frutta al giorno Cosa serve

Una volta acquistato il vostro criceto dovrete predisporre tutto il necessario per prendervi cura di lui. Innanzitutto la gabbietta che dovrà essere almeno 60x40 cm (ma fatevi consigliare dal personale del negozio di animali, anche in base a quanti criceti pensate di acquistare) e contenere un dispenser di acqua (i criceti bevono molto), una ciotolina e qualche gioco (indispensabile la ruota). La gabbietta dovrà fornire la giusta ventilazione, tramite coperchio traforato o rete metallica (con una distanza di almeno 0,7 cm tra una sbarra e l’altra) e dovrà essere posizionata lontano dalla luce diretta del sole e dalle finestre... e lontano dalla portata di cani e gatti di casa ovviamente!

Sul fondo della gabbia, per raccogliere i bisogni del criceto ed isolarla termicamente, spargete uno strato di lettiera apposita (i trucioli di legno, il cotone e la carta di giornale non vanno bene per i criceti, perché possono nuocere alla loro salute). Per quanto riguarda l’alimentazione, il piccolo animale va nutrito tutti i giorni con un quantitativo di cibo che varia da razza a razza: 15 g per un criceto dorato, 8 g per un criceto più piccolo. Assicurarsi che abbia ogni giorno del cibo fresco nella sua vaschetta. L’acqua deve essere sempre a disposizione, ma in un dispenser o una bottiglietta perché altrimenti l’animale potrebbe rovesciarla. Oltre al normale mangime di semi e frutta, offrite settimanalmente integratori in blocchetti o pellet alimentare e lasciate un po’ di mangime sparso all’interno della gabbia così che, cercandolo, il criceto sarà costretto a fare un po’ di moto.

Abitudini e accortezze

Una cosa importante da tenere a mente è che i criceti sono animali sostanzialmente notturni, perciò non stupitevi se alle 3 di notte sentirete rumori provenire dalla loro gabbia: si sono probabilmente appena alzati. Cercare di modificare i loro ritmi sonno-veglia è inutile oltre che dannoso, perciò spiegate anche a vostro figlio che se il cricetino dorme la mattina alle 8 è perfettamente normale e non va svegliato. Se volete acquistare una coppia di criceti invece di uno soltanto, è bene sapere che si tratta di una pratica sconsigliata, a meno che i due non facciano parte di una stessa cucciolata e siano dello stesso sesso o siano già abituati alla reciproca presenza. Ricordatevi poi che acquistando un criceto maschio e una femmina vi ritroverete con una nidiata di criceti dopo al massimo 2/3 mesi... meglio essere preparati! n

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Hobby House

di Gelsomina Sampaolo

Libreria Bambini

Una giornata nell’Antico Egitto

Un albo con disegni da colorare, giochi e adesivi per scoprire la vita quotidiana dell’Antico Egitto. Dzierzawska Z.; Franco Cosimo Panini; Euro 4,90

Il secondo libro della giungla

L’originale da cui sono stati tratti film e cartoni animati, 8 racconti con annesso ciascuno un testo in versi, che insegnano a crescere. Kipling R.; BUR; Euro 9,90

In Salute

Il linguaggio segreto dei sintomi

Marco Pacori ci spiega, con molti casi pratici ed esempi concreti, come possiamo riconoscere e risolvere i sintomi che derivano da conflitti, dispiaceri o delusioni. Pacori M.; Sperling&Kupfer; Euro 18,00

Vita di corsia

Storie di ordinaria (e ironica) amministrazione di una giovane dottoressa, sostituto di un medico generico. Episodi assurdi, commoventi, rivoltanti, spassosi. Jaddo; Vallardi; Euro 14,90

Best Seller

Quello che non uccide

Mikael Blomkvist non naviga in buone acque, ma una telefonata inattesa sembra promettere qualche rivelazione. Torna la saga di Stieg Larsson e anche Lisbeth Salander. Lagercrantz D.; Marsilio; Euro 22,00

Cinema Ave Cesare

Regia: J. e E. Coen con G. Clooney, J. Brolin, S. Johansson Trama: un divo della Hollywood degli anni d’oro viene rapito. Giudizio: i Coen creano un altro capolavoro, con ottimi interpreti e un mare di risate.

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L’amica geniale

Best seller assoluto in Italia, un romanzo che è la storia di un’amicizia tra donne e dell’evoluzione di Napoli in oltre 50 anni. Ferrante E.; E/O; Euro 18,00

Musica You & I Jeff Buckley

A 19 anni dalla sua scomparsa, un album di cover e inediti scoperti solo di recente. Un omaggio, una reliquia o un semplice sfruttamento post-mortem?



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ricette

Zuppa di farro e fagioli • Farro 200 g • Fagioli rossi freschi 600 g oppure • Fagioli secchi 400 g • Mezza cipolla • 1 costa di sedano • Pomodoro 200 g • Olio extravergine di oliva • Aglio, salvia, maggiorana, sale e pepe q.b. Lessate i fagioli e a parte, contemporaneamente, fate un soffritto con olio, cipolla, sedano, aglio, salvia, maggiorana, pomodoro, sale e pepe. Quando sarà ben rosolato unire al passato di fagioli con un po’ di acqua di cottura. Mescolare, versare il farro e cuocere per mezzora unendo ogni tanto un po’ di brodo di fagioli tenuto da parte. Servire con un filo di olio crudo.

Leo dixit

Piccoli segreti “L’intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto” (Leo Longanesi)

Lo Sapevate?

A Hollywood premiati anche i peggiori film Oltre agli Oscar, a Hollywood sono stati consegnati anche i temutissimi Razzie Awards, per premiare i film ritenuti peggiori dell’anno. Ha vinto a mani basse “Cinquanta sfumature di grigio” (5 premi su 9 in palio). Tra gli attori pollice verso, tra gli altri, per Johnny Depp, Jennifer Lopez e Gwyneth Paltrow.

Web Zone

Corsie per smartphone Sono sempre di più le persone che camminano mentre usano il cellulare. Per abitudine o per vera necessità che sia, si tratta di un’abitudine pericolosa e in Belgio, nella città di Anversa, hanno pensato di ovviare al problema creando una “corsia preferenziale” sui marciapiedi per chi usa lo smartphone.

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Oroscopo Segno del mese Toro 21/04 - 20/05

Vi aspetta un mese di grande armonia, soprattutto nel campo degli affetti. Approfittatene anche per rilassare corpo e mente. Sul lavoro evitate pericolose fughe in avanti e puntate su attività ben collaudate.

Gemelli 21/05 - 21/06

Evitate scontri frontali, cercate sempre una mediazione.

Cancro 22/06 - 22/07

Per voi è difficile, ma tenete a bada l’entusiasmo. Più realismo!

Leone 23/07 - 23/08

Tenete a bada i cambiamenti d’umore. Provate con lo yoga.

Vergine 24/08 - 22/09

Siete brillanti in compagnia, ma non inondate gli altri con i vostri problemi.

Bilancia 23/09 - 22/10

Selezionate gli impegni, vi aspetta una estate di successi.

Scorpione 23/10 - 22/11

Sempre in cerca di novità stimolanti, ma toglietevi la maschera da rude.

Sagittario 23/11 - 21/12

Più romanticismo in amore, più diplomatici sul lavoro.

Capricorno 22/12 - 20/01

Fate progetti per il futuro, ma tenendo i piedi a terra.

Acquario 21/01 - 19/02

Dite chiaramente alla vostra metà cosa v’infastidisce. Sopportare non serve.

Pesci 20/02 - 20/03

La primavera vi sfinisce, ma lo sport vi farà sentire più rilassati.

Ariete 21/03 - 20/04

Pazienza e armonia vi faranno superare tutti gli scogli incontrati.

Ecco le reactions Da qualche mese Facebook oltre al pulsante “mi piace” sta sperimentando l’uso delle “reactions”, cinque nuove opzioni emotive per rispondere ad un post. Sono emoticon che rappresentano: amore, divertimento, gioia, stupore, tristezza e rabbia. Per reagire in maniera più dettagliata di un semplice like.

Non è un social per vecchi Dall’ultimo rapporto Censis sugli italiani e i social media è emerso che questi attraggono principalmente un pubblico giovane e giovanissimo (dai 14 anni in su), ma anche i più anziani non li disdegnano. Gli over 65 in particolare usano per la maggior parte Facebook, mentre Twitter resta appannaggio della fascia di età dai 14 ai 29 anni.

CONCERTI

Le date del mese Elio e le Storie Tese: 7 Roma, 13 Rimini, 14 Casalecchio di Reno, 15 Torino, 17 Montichiari, 20 Firenze, 21 Padova. Marco Mengoni: 1 Casalecchio di Reno, 3 Firenze, 4 Genova, 6-7 Assago, 10 Perugia, 12-13 Roma, 15 Acireale, 17 Eboli, 19 Livorno, 21-22 Verona. Adele: 28-29 Verona. Muse: 14-15-17-18-20-21 Assago. Elvis Costello: 23 Torino, 24 Milano, 25 Padova, 27 Firenze, 28 Bologna, 29 Roma, 31 Brescia. The Kolors: 16 Milano, 23 Roma. Daniele Silvestri: 12 Cosenza, 13 Catania, 14 Palermo. Niccolò Fabi: 18 Assisi, 21 Napoli, 22 Roma, 23-24 Milano, 26 Bologna, 27 Torino, 30 Verona. Giovanni Allevi: 13 Torino, 21 Napoli, 25 Perugia. Negramaro: 3 Roccaraso, 5-6 Bari, 8 Reggio Calabria, 10 Napoli, 12 Pescara, 14 Forlì, 15 Varese, 18 Genova, 21 Conegliano, 23 Verona.




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