Optima Salute Gold novembre 2015

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N. 240 ANNO XXIV Novembre 2015

Tonno da primato La salute in scatola: ricette e consigli

Influenza

Tosse, raffreddore & C. i rimedi pi첫 efficaci

Labbra al bacio

Trucchi e prodotti per un sorriso da star

Dossier

I segreti della tiroide

in questo numero

INFLUENZA E ALIMENTAZIONE REGOLE E CONSIGLI UTILI



Sommario

Anno XXIV n.240 Novembre 2015

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria 24, 10071 Borgaro Torinese Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

Post-it

Rubriche

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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

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Post-it Pro-memoria della salute

di Francesca Aquino

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Hobby House Cinema, musica e libri

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Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

www.optimasalute.it

OPTIMASALUTE

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Sommario

Anno XXIV n.240 Novembre 2015

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Dossier

I segreti della tiroide è una ghiandola piccolissima ma fondamentale per controllare innumerevoli funzioni vitali, una vera e propria centralina del nostro corpo. Per questo un suo malfunzionamento va immediatamente corretto con terapie adeguate: dalla farmacologica alla chirurgica, fino al laser di Claudio Sampaolo

Sport d’inverno: non vestitevi come Fantozzi Usate preferibilmente abbigliamento tecnico, ma va bene anche la cara vecchia maglia di lana

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di Pompeo d’Ambrosio

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è arrivata la simil-influenza Tosse, mal di gola, raffreddore, naso chiuso sono tutti sintomi di malanni facilmente curabili con terapie efficaci

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Acqua “miracolosa” L’80% del corpo dei bambini è composto di acqua, che non deve mai mancare nell’alimentazione giornaliera

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di Filippo Tini

di Francesca Aquino

Tonno superstar È l’alimento in scatola più consumato in Italia: ecco ricette e consigli del professor Migliaccio e dello chef Bernardi di Benedetta Ceccarini

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Labbra al bacio Tutti i trucchi e i prodotti per nascondere i difetti e prendersi cura del proprio sorriso

di Gelsomina Sampaolo

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Quando arriva un gattino I consigli mirati per accogliere al meglio il nuovo arrivato: 6 mesi per farlo sentire a suo agio di Chiara Baldetti



Attualità in Farmacia

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Merendina al Limone senza zuccheri aggiunti Prodotto della Selezione Nutrifree Senza Lattosio

Soffice e leggera, questa merendina racchiude un piacere morbido al sapore di limone. Quaranta grammi di delicata dolcezza senza lattosio, senza zuccheri aggiunti né conservanti, per uno spuntino genuino. Perfetta per chi deve escludere sia glutine che lattosio e deve ridurre anche lo zucchero, ma non vuole rinunciare ad una vita ricca di gusto. Ideale a colazione per iniziare la giornata con bontà ed energia, abbinata a una sana alimentazione e a una regolare attività fisica aiuta e contribuisce al mantenimento di una dieta equilibrata. Disponibile in confezione da quattro.

Malesseri invernali? Ci protegge la natura

L’inverno è alle porte, e con le piogge e il brutto tempo, arrivano anche i malanni di stagione: nasi gocciolanti, gole infiammate, primi colpi di tosse. Il freddo e gli ambienti chiusi, si sa, rendono l’apparato respiratorio più vulnerabile all’attacco di virus e batteri e ne favoriscono la diffusione nell’aria. E proprio la tosse, specie se insistente e fastidiosa, è decisamente un sintomo da non sottovalutare. Si tratta, infatti, di una spia, di un segnale di qualcosa che non va nel nostro apparato respiratorio, per cui ad eccezione di alcune circostanze particolari - come ad esempio quando impedisce il riposo e il sonno - non dovrebbe essere soppressa. Può anche essere semplicemente attenuata. Decisamente consigliabile, quindi, il ricorso ad alcune specifiche sostanze naturali che lavorano sinergicamente per la risoluzione fisiologica del sintomo, agendo con un meccanismo d’azione protettivo.

Solidea Lace: Sexy Glamour & Perfect Fit

La collezione Fashion si arricchisce di nuovi disegni che conquisteranno anche le fashion addicted più estreme: KAREN, MARGOT e SAVANNAH, collant insospettabilmente 70 den, in pizzo, a compressione graduata. Filati e tecniche d’avanguardia per un raffinato design con cui Solidea coniuga il fascino intramontabile del pizzo con l’indiscusso beneficio dell’elastocompressione: tutto il piacere di adornare le gambe con stile, perfetta vestibilità e, perché no, un pizzico di malizia nella segreta cura della compressione graduata che c’è, ma non si vede e rende le gambe più sane e, perciò, anche più belle.

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Novità Lierac: Dioptifatigue - gel correttore anti-fatica trattamento s.o.s.

Diopti, la linea studiata per il contorno occhi, si arricchisce oggi di un nuovo prodotto: Dioptifatigue, il primo trattamento intensivo che corregge i segni della fatica del contorno occhi. Dai Laboratoires Lierac l’unione del meglio di scienza e natura in un complesso esclusivo di 3 attivi (doppio acido ialuronico, vitamina C ed estratto di rusco) arricchito con caffeina pura, che distende, decongestiona e illumina lo sguardo. Una texture attiva gel-balsamo effetto seconda pelle per un’azione levigante e di riempimento immediata. Una sensazione di freschezza istantanea e uno sguardo subito più dinamico. Formula senza profumo e senza coloranti.

La cura dei piedi per il benessere di tutto il corpo con la linea Timodore

Timodore del Dottor Ciccarelli: una gamma completa di prodotti per il benessere dei piedi di tutta la famiglia. I prodotti della linea contengono nella loro formulazione estratti naturali e principi attivi conosciuti per le loro proprietà antisettiche, deodoranti e ammorbidenti che donano ai piedi una sensazione unica di freschezza che dura tutto il giorno, anche quando, come in questo periodo dell’anno, i piedi sono chiusi nelle calzature invernali. La linea Timodore, oggi, comprende anche una gamma di calze realizzate in cotone e Fibra d’argento: tecnologicamente avanzate, sono pensate per un utilizzo quotidiano grazie alla loro composizione che garantisce un ottimo comfort e praticità, donando un effetto Antiodore, Antimicrobico e Termoregolatore. Timodore: il benessere parte di piedi.

“Let’s Play!”

Fai esplodere i tuoi sensi: i pleasure gel Durex® cambiano look e indossano una nuova veste, ancora più intrigante e sensuale; allora “Let’s Play!”. Immaginate una formula più profumata, più persistente ma meno collosa; fatto? Bene, ora immaginate una confezione totalmente nuova, più colorata e sexy di sempre, ci siete riusciti? E ora una gamma di sei favolosi gusti diversi, tutti assolutamente sugar free, da poter usare quanto volete tutte le volte che volete. C’è una sola gamma che risponde a tutte queste pretese con un solo prodotto: i nuovi Durex® play Gel. Per un’estate all’insegna del piacere: “LoveSexDurex”.

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Post-it salute

di Francesca Aquino

Epatite, diffusa e sconosciuta

L’European Center for Diseases Control and Prevention mette in guardia: in Europa dieci milioni di persone hanno un’infezione cronica da epatite B o C, ma la maggior parte non lo sa. E mentre l’epatite B è in calo, la C è in aumento e l’epatite A ha colpito duramente nel 2014 e nel 2015 con tre grandi focolai. Basta un semplice test del sangue per stabilire se si ha il virus o no. Dopo la diagnosi sono disponibili diversi trattamenti, anche se la vaccinazione rimane la misura preventiva più efficace.

Aglio e cipolla vs tumori

Tra le molteplici proprietà dell’aglio e di altri componenti della famiglia delle alliaceae, sono state recentemente evidenziate anche quelle antitumorali. I ricercatori del National Cancer Institute di Bethesda (Maryland, USA) hanno associato il consumo di questo alimento ad un ridotto rischio di tumori (soprattutto del tratto gastrointestinale), specie se consumati crudi.

Stop crisi epilettiche con peacemaker cerebrale

Il primo intervento neurochirurgico per il trattamento dell’epilessia farmacoresistente è stato eseguito, con successo, all’ospedale Molinette di Torino su una bimba di quattro anni. Per fermare le crisi epilettiche sul nascere le è stato impiantato una specie di peacemaker cerebrale, chiamato Aspire, che consente di modificare la reattività delle cellule nervose interessate dall’epilessia. Il sistema riesce a riconoscere l’inizio della crisi tramite l’aumento della frequenza cardiaca e l’analisi dell’elettrocardiogramma incorporato e far partire automaticamente gli stimoli che la bloccano.

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Post-it salute

di Francesca Aquino

Mirtilli salvavita

Il mirtillo rosso potrebbe diventare la base di nuovi farmaci contro il tumore al colon. I ricercatori dell’Università del Massachusetts hanno infatti dimostrato che, alimentando dei topi malati con estratti di mirtillo, i loro tumori diminuivano in termini di dimensioni e numero. La quantità utilizzata sui topi era l’equivalente di una tazza al giorno di mirtilli rossi per l’uomo (non sostituibile con succo di frutta, mancando in questo caso alcune sostanze contenute nella buccia).

Stressati per un’ora e mezza al giorno!

Quanto ci preoccupiamo ogni giorno? Secondo il sondaggio condotto in Gran Bretagna dalla Rescue Remedy, mediamente un’ora e cinquanta minuti al giorno, pari a 12 ore e 53 minuti a settimana: in totale quattro anni e 11 mesi all’interno di un medio ciclo di vita adulta di 64 anni. Le preoccupazioni in pratica ci rubano quasi cinque anni di vita! E non è finita qui: lo stress in generale farebbe anche ingrassare. Lo afferma uno studio dell’Università di Zurigo i cui partecipanti, sottoposti ad un lieve stress, hanno dimostrato di non saper scegliere tra un cibo saporito e uno salutare. Questo perché nei soggetti sotto stress l’area che influenza il desiderio di gratificazione appare più attiva, mentre quella legata agli obiettivi a lungo termine (come il dimagrimento) di meno.

La fibbia salva-bimbo

Mai più bimbi abbandonati in macchina grazie a Nabi, la prima fibbia-allarme intelligente destinata ai seggiolini per auto. L’invenzione è di una mamma-ingegnere, Marcie Miller, e sarà in commercio da questo inverno. Grazie a un sensore e a un sistema di comunicazione Bluetooth, che potrà dialogare con qualsiasi smartphone avvertendo che si è lasciato il piccolo all’interno dell’auto. L’allarme viene attivato da alcuni parametri, come la temperatura all’interno dell’abitacolo, il movimento del bambino e la chiusura della fibbia.

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Sport d’inverno: non vestitevi come Fantozzi Usate preferibilmente abbigliamento tecnico, per unire impermeabilizzazione e traspirazione, ma va bene anche la cara vecchia maglia di lana di Pompeo d’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

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Attenzione ai luoghi comuni. Con questo termine si intendono una serie di situazioni fisse dell’im-

maginario collettivo, non sempre esatte, spesso non corrette, che però si autoalimentano e trova-

no largo spazio nel pensiero della gente comune. Già, abbiamo usato ben due volte l’aggettivo

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“comune”. Il termine non ha in questo caso un significato positivo, perché con esso si intende una situazione in cui, solo per il fatto di crederlo, si pensa che un’affermazione, un detto, un proverbio definiscano qualcosa di esatto. Non è così. “Il calcio ingrossa le cosce degli atleti e ne arcua le gambe”. “Il ciclismo incurva la schiena dei praticanti e ne aumenta la cifosi”. “La corsa non è adatta alle donne perché aumenta la muscolatura degli arti inferiori in modo disarmonico”. Con questi esempi, è evidente, ci siamo limitati solamente ad argomenti coinvolgenti lo sport, ma il campo è vastissimo e potrebbe investire qualunque aspetto. Oggi vorrei occuparmi di un settore in cui di parole a sproposito se ne sentono a iosa: lo sforzo è legato alla parola fatica, a sua volta unita a un altro termine, il “sudore”. Non sembra un argomento adatto alla stagione fredda, ma lo sforzo non ha confini, si fa in inverno e in estate, al caldo e al freddo, al punto che in condizioni estreme si può soffrire il caldo a basse temperature esterne o patire il freddo (o comunque conseguenze ad esso legate) in ambienti surriscaldati. Partiamo dal momento atmosferico in cui ci si trova ora, la stagione fredda, per poi affrontare un discorso più generale. Si è deciso, oppure è stato deciso per noi, lo vedremo successivamente, di effettuare attività fisica in questa stagione. Come vestirsi, come comportarsi per ottenere solo vantaggi, o quantomeno non subire danni? La famosa maglia di lana è ancora valida? Ricordiamo tutti Fantozzi alle prese con una partita di tennis contro l’intramontabile ragionier Filini: freddo, mattina presto, nebbia impenetrabile,

affrontati con un abbigliamento improbabile; entrambi in pantaloncini corti e maglietta a maniche corte, sopra cui erano indossati altri capi a strati successivi. Ecco, per evitare di diventare i Fantozzi del ventunesimo secolo, è opportuno valutare con un atteggiamento “scientifico” l’argomento. In ogni situazione esistono i pro e i contro, e anche qui non si sfugge. L’attività fisica, a qualunque livello, comporta indubbi vantaggi per la salute dell’individuo, ma il vestiario con cui si affronta può rappresentare l’arma vincente o il motivo della sconfitta, da un punto di vista salutistico, ben s’intende. Bisogna innanzitutto fare una distinzione tra attività al chiuso e all’aperto.

Anche per un’attività al chiuso occorre un adeguato riscaldamento muscolare Nel primo caso la scelta è abbastanza facile, quasi obbligata direi: è come se ci si trovasse ad affrontare uno sforzo all’aperto durante la stagione calda. Pertanto, bisogna vestirsi ben poco, nel senso che gli indumenti devono essere leggeri, traspiranti e soprattutto non essere di impaccio. Non bisogna però neanche commettere l’errore opposto: anche se l’ambiente è confortevole, l’organismo ha comunque bisogno di “riscaldamento”, cioè di mettersi in moto gradualmente per poi dare il meglio di sè. Questo si traduce sul piano pratico in un avvio graduale, con gesti non esasperati, sia in termini di

rapidità che di escursione articolare, e il tutto deve essere accompagnato, come detto, da un vestiario adeguato. Non bisogna neanche dimenticare che si arriva all’ambiente chiuso (palestra, palazzetto, piscina, pallone da tennis) provenendo da una situazione climatica spesso opposta, con freddo, umidità, pioggia, che certo non favoriscono un riscaldamento del corpo adeguato e un conseguente rapido avvio allo sforzo. Indumenti leggeri, aderenti, a strati, che permettano perciò, nel corso del riscaldamento, di liberarsi gradualmente in rapida successione. Attenzione anche alla temperatura, che, se alta, all’inizio viene percepita come un fatto gradevole, ma poi si trasforma in un’arma a doppio taglio, favorendo una eccessiva sudorazione, con conseguente perdita di liquidi. Già dopo poco tempo, però, l’esperienza consente di capire rapidamente quando è il momento di iniziare ad alleggerirsi degli indumenti.

Coprire gambe e braccia

Si accennava a Fantozzi e alle gambe e braccia nude: a meno di non trovarsi in una sauna, è meglio coprirsele, per permettere ai muscoli degli arti di aumentare la temperatura e favorire così la giusta messa in tensione delle fibre. Già dopo pochi minuti la piacevole sensazione di tepore deve indurre a scoprire quelle parti del corpo. Non bisogna del resto pensare che il sudore abbondante sia necessariamente sinonimo di adeguata prestazione o di benessere del corpo: magliette strizzate al termine dello sforzo da cui escono litri di acqua sono testimonianza solamente di condizioni climatiche non ideali e di un abbigliamento, per quanto leggero, non idoneo a una giusta



traspirazione. Del resto una temperatura corporea eccessiva, con conseguente eccessiva perdita di liquidi, limita la durata e la qualità della prestazione. Affrontiamo ora il discorso dell’attività invernale svolta all’aperto. La prima cosa è evitare di bagnarsi nei primi minuti di attività: in caso di pioggia, un kway o comunque una giacca impermeabile impedisce all’acqua di penetrare attraverso gli indumenti, limitando in questo modo il riscaldamento del corpo. Dopo poco tempo questo capo di vestiario diventa superfluo, a patto che, una volta terminato l’esercizio, ci sia la possibilità, se non di fare la doccia immediatamente, di cambiarsi e stare in un luogo asciutto. Dal freddo è facile difendersi, più difficilmente si può combattere il caldo. Il consiglio è vestirsi a strati, in modo da potersi liberare gradualmente mano a mano che l’organismo si adatta allo sforzo. Basta semplicemente del buon senso per capire che gli indumenti devono essere leggeri e, soprattutto, isolanti. La classica maglia di lana, una volta inseparabile compagna di avventure e in seguito bistrattata, trova anche oggi un valido motivo di considerazione, a patto che le sue fibre siano tollerate da chi la indossa. Il famoso “Té nel deserto” bevuto dai beduini ci porta ad alcune osservazioni: non necessariamente una bevanda calda è controindicata con temperature elevate, e, soprattutto, coprire con indumenti di lana gran parte della superficie corporea non porta necessariamente a soffrire di caldo. La lana è un tessuto isolante, che crea intorno al corpo come uno sbarramento climatico con una temperatura costante; non si sente troppo caldo, non si patisce eccessivamente il freddo. Ora bisogna anche ammettere che la lana non si asciuga in fretta e una sudorazione copiosa a volte fa infradiciare la maglia, però il concetto

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credo sia chiaro; in ogni caso esistono altri tessuti che consentono la stessa capacità isolante della lana, e si può ricorrere a questi come valida alternativa.

Usare indumenti aderenti

Senza scendere troppo in aspetti tecnici (che comunque affronteremo in seguito), è importante, sempre nell’ottica di quell’isolamento termico di cui si diceva, che la maglia sia aderente al corpo, quasi una seconda pelle. In definitiva, coprirsi interamente all’inizio, poi

alleggerirsi. Non va trascurata, nelle condizioni estreme, la protezione a mani e testa: guanti e una fascia a coprire la fronte, per evitare il pericolo di sinusiti frontali. Si parla tanto di occhiali da sole da indossare nella stagione estiva, ma la situazione in inverno non è molto differente. I raggi del sole sono altrettanto pericolosi, e una buona protezione degli occhi, anche come prevenzione di futuri danni alla retina, è indispensabile. Ora cerchiamo di analizzare più da vicino gli aspetti fisiologici



dell’attività fisica, collegandoli anche al clima e all’alternarsi delle stagioni. Tutto ciò al fine di fornire informazioni apparentemente banali ma che, una volta capite e messe in pratica, consentono di non sbagliare mai più. Lo sforzo fisico non può essere affrontato al massimo delle potenzialità senza un opportuno riscaldamento; in inglese il termine è molto esplicativo: warm up, calore per “salire”, cioè intraprendere lo sforzo. Il termine della prestazione, invece, dovrebbe accompagnarsi al defaticamento, inteso come un graduale rallentamento dell’attività, per tornare alle condizioni basali; l’inglese ci aiuta suggerendo cool down, che significa freddo per “scendere” di intensità. Comune a queste due situazioni è perciò il concetto di calore; lo sforzo fisico inizia con il riscaldamento, processo di graduale adattamento dell’organismo, e termina con il defaticamento. Il calore prodotto è legato a dissipazione dell’energia che non viene utilizzata per produrre lavoro; il corpo umano si riscalda, e la temperatura interna aumenta: anche l’ambiente contribuisce a questo, nel senso che se la temperatura esterna è elevata, anche il corpo si surriscalda prima e più facilmente. E qui entra finalmente in gioco il sudore, cioè un liquido secreto da milioni di ghiandole presenti in tutto il corpo: è una sostanza in cui sono disciolti sali a bassa concentrazione, per cui si dice che è una soluzione “ipotonica”, cioè acqua in cui sono disciolte sostanze a bassa concentrazione (rispetto a quella del sangue); in altre circostanze si parla di isotonica per definire una soluzione della stessa concentrazione, e ipertonica se la concentrazione è maggiore. Il sudore escreto dalle ghiandole va in superficie, dove ha un ruolo molto importante da svolgere, cioè quello di abbassare la temperatura corporea, evitando gravi danni per l’organismo sottoposto

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allo sforzo per lunghi periodi. Non tutto però è così immediato, perché non conta la quantità di sudore prodotto, sarebbe troppo facile. Ciò che è importante, in realtà, è il sudore evaporato in superficie: solo in questo modo si abbassa la temperatura corporea. Tutto questo comporta tante conseguenze sul piano pratico.

Il tessuto traspirante fa uscire il sudore ma non fa entrare l’acqua Innanzitutto, se possibile, andrebbero evitare le temperature estreme, scegliendo nelle stagioni più calde le ore migliori della giornata per svolgere attività fisica; in secondo luogo la scelta dell’abbigliamento deve escludere categoricamente indumenti non traspiranti, perché altrimenti il sudore viene prodotto, anche in abbondanza, ma non evapora, impedendo così la sua principale funzione, cioè l’abbassamento della temperatura corporea.

La regola del sudore

Oltre alla temperatura entra però in gioco un altro fattore, cioè la percentuale di umidità dell’atmosfera, dove oltre all’aria è presente una certa quantità di acqua. Ragion per cui, oltre un certo limite, l’atmosfera non può accogliere il sudore evaporato. Si dice, in questo caso, che l’aria è satura di vapore acqueo, cioè si è superato il limite consentito, e le gocce di sudore “imperlano” la fronte e tutta la superficie corporea. Questa volta non si ha alcun vantaggio; anzi, oltre a non abbassarsi la temperatura del corpo, si ha anche lo svantaggio di perdere liquidi ricchi di elettroliti, con la con-

seguenza che la disidratazione conseguente non consente una prestazione adeguata alle potenzialità del soggetto, oltre ai rischi connessi all’impoverimento del patrimonio idro-elettrolitico. Ma se sulla temperatura e sull’umidità non possiamo intervenire in alcun modo, abbiamo perlomeno la possibilità di difenderci con l’abbigliamento; in un piccolo compendio che racchiuda con poche parole quanto si è detto finora, sia in inverno che in estate il comportamento migliore è l’utilizzo di materiali tecnici. Questa parola può essere subdola e impegnativa al tempo stesso: con essa intendiamo tessuti isolanti, non necessariamente costosi, vale a dire indumenti che permettano l’isolamento termico (cioè che mantengano costante la temperatura corporea) e la traspirazione, cioè il passaggio dell’acqua dall’interno all’esterno (nel nostro caso il sudore), impedendo invece la penetrazione verso l’interno (impermeabilità). Un tempo queste caratteristiche erano impensabili e si poteva quasi parlare di magia, poi è arrivato il “goretex”, un tessuto con le caratteristiche citate, realizzato con innumerevoli minuscoli forellini che consentivano il passaggio di acqua solo da dentro a fuori e non viceversa; ora queste magie si sono allargate anche ad altri tipi di tessuti, utilizzati per trattenere calore in caso di climi freddi, impedire il passaggio del vento nel corso di uscite in bicicletta con basse temperature (ma una volta un foglio di giornale sotto la maglia svolgeva lo stesso compito, sia pure in modo meno elegante) oppure per mantenere al fresco la temperatura corporea. A questo punto, non rimane che cimentarsi con lo sforzo, perchè il resto rimarrebbe solo confinato a chiacchiere da bar, luogo in cui notoriamente l’attività sportiva, esclusivamente riservata agli altri, si commenta e si giudica, ma non si mette mai in pratica. n




è arrivata la simil- influenza Tosse, mal di gola, raffreddore, virus intestinali? Niente paura, sono tutti sintomi di malanni facilmente curabili. Le diagnosi e le terapie più efficaci di Filippo Tini

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In casa è cominciata la catena di

Sant’Antonio dei malanni invernali: il più piccolo della famiglia ha la tosse, il grande il mal di gola (infatti esce sempre con lo scooter, abbigliato come se fosse agosto) i genitori si spartiscono equamente il resto: naso che cola, naso chiuso, occhi arrossati, mal di testa. E quando tutto sembra finito i virus si mescolano e si riparte da capo.

Un turn over impazzito di questi che vengono definiti segnali precisi di “simil-influenza”. A prima vista si potrebbero anche scambiare per l’influenza vera e propria, che invece arriverà in pieno inverno quando le temperature basse diventeranno persistenti, mentre fin qui abbiamo navigato a vista, in mezzo a continui sbalzi termici, che hanno favorito la dif-

fusione dei virus simil-influenzali. Non a caso lo scorso inverno si sono avuti circa 6 milioni di casi di “falsa influenza” e questo, detto per inciso, potrebbe spiegare come mai molte persone che si erano vaccinate si sono poi lamentate dell’inefficacia del vaccino stesso. In realtà il vaccino è efficace, ma solo se usato a proposito contro i ceppi influenzali

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veri e propri. Per i malanni di questo periodo, invece, ecco diagnosi e terapie.

Tosse. Cominciamo dalla tosse, che distinguiamo generalmente in secca e grassa. La tosse secca è segno prevalentemente di una irritazione. Per esempio, se inaliamo polveri o qualcosa di aspro, la normale reazione delle prime vie respiratorie è di cercare di difendersi, espellendo ciò che sta tentando di entrare: così cominciamo ad emettere ripetuti colpi di tosse, a volte in sequenza. Raramente questa situazione diventa più acuta fino ad avere la brutta sensazione di non poter respirare, si tratta invece di episodi di laringospasmo, comuni nei bambini, tanto spaventosi quanto di facile risoluzione: basta inspirare vapore caldo e tutto si risolve grazie al riscaldamento e all’umidificazione delle mucose irritate. La stessa cosa accade quando siamo aggrediti da un virus: le mucose sono rese più vulnerabili dal freddo, perché questo causa una riduzione di afflusso di sangue e quindi di cellule difensive,

così è possibile che virus o batteri si insedino in questi organi. Noi reagiamo immediatamente aumentando in loco l’arrivo di sangue, per questo la gola si arrossa, si contrae, si gonfia provocando dolore, tosse, talvolta reazione febbrile, si generano secrezioni mucose o purulente, come prodotto della uccisione di questi germi aggressori e della loro eliminazione. La tosse grassa, invece, si definisce così perché si accompagna alla produzione di secrezioni mucose, tipica dei fumatori al mattino quando, alzandosi dalla posizione distesa tenuta durante la notte, le secrezioni reattive prodotte dalla bronchite si muovono e sollecitano la tosse per liberarsene. Molti si preoccupano di non riuscire a espellerle, ma in realtà possiamo rimuoverle dalle vie respiratorie anche deglutendole. Le cause della tosse e delle eventuali patologie correlate sono dovute comunemente a infiammazioni e infezioni delle prime vie respiratorie come sinusiti, faringiti e laringiti (tutto ciò che finisce in ite-iti in medicina fa riferimento

allo stato infiammatorio), più raramente delle basse vie, tracheobronchiti, e più eccezionalmente polmoniti. Poi, ci possono essere persone che hanno bronchiti con componente asmatica su base allergica, mentre fra le forme irritative negli ultimi anni siamo orientati a considerare come causa il reflusso gastroesofageo, perché le esalazioni acide correlate a questa situazione risultano irritanti. Molti purtroppo sviluppano una tosse cronica da fumo, raramente inquadrabile nella vera e propria bronchite cronica ostruttiva, che è una grave situazione patologica che porta spesso allo stato di insufficienza respiratoria. Ancora più rara l’evenienza che a causare la tosse siano forme tumorali. Una situazione più complessa va considerata quando si ha a che fare con persone cardiopatiche dove la tosse, prevalentemente notturna può essere segno di uno stato di scompenso cardiaco. Date le molteplici cause che, come abbiamo visto, possono provocare la tosse, l’orientamen-

La terapia per i bambini si basa su paracetamolo e ibuprofene, con dosaggio in base al peso corporeo

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to terapeutico è il seguente: se si presenta in una persona sana, senza patologie conosciute, con sintomi locali e generali semplici (irritazione nasale, mal di gola diffuso, lacrimazione, dolori muscolari diffusi, mal di testa, febbre) si può gestire con qualche semplice rimedio (vedi sopra), informando comunque il proprio medico se la situazione dura più di qualche giorno. Riguardo ai farmaci sintomatici c’è da dire che ciò che è antinfiammatorio e antipiretico dà qualche beneficio per alcune ore, ma si oppone ai meccanismi succitati della infiammazione che, compresa la febbre, sono utili a guarire prima. Specificamente per la tosse secca, se giudicata fastidiosa, esistono preparati a base di antistaminici e sedativi della tosse, da usare dopo aver consultato il medico. Le caramelle hanno in alcuni casi un’azione disinfettante locale, quelle a base di iodio, per esempio o di stimolo sulla produzione di saliva che umidifica le mucose e seda la irritazione che causa la tosse. Se si ha la tosse grassa significa che è iniziato il processo di secrezione di muco che porta alla guarigione; esistono in commer-

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cio una infinità di mucolitici, ma in ogni caso è sempre bene bere molto, meglio liquidi caldi. Se ci si trova dinnanzi a stati febbrili o dolori, nell’adulto si usano farmaci a base dei principi attivi paracetamolo, ibuprofene e diclofenac, dei quali si conoscono perfettamente i possibili effetti collaterali, essendo in commercio ormai da molti anni. Prima di prenderli però è bene consultare il proprio medico di famiglia, per vedere se si rientra in qualche caso particolare, per poter aggiustare meglio la terapia. L’esempio classico è relativo a chi fa già uso di acido acetilsalicilico a basse dosi (aspirinetta) che potrà vedersi semplicemente aumentare la dose in caso di malanni di stagione. La terapia per i bambini si basa invece su paracetamolo e ibuprofene nelle formulazioni che consentono il dosaggio in base al peso corporeo.

Mal di gola.

Per mal di gola si intende una infiammazione acuta o cronica della mucosa della faringe (faringite) o della laringe (laringite). Se sono coinvolte le tonsille si parla di tonsillite. Tutte infiammazioni legate, nella mag-

gior parte dei casi, a improvvisi cambiamenti climatici. È possibile dunque suddividere il mal di gola in due categorie principali: malanno di stagione tipico dell’inverno, oppure malattia che si può manifestare in qualsiasi periodo e che spesso è causata da diversi tipi di microrganismi. Essendo dunque diverse le cause che possono provocarlo, con sintomi differenti tra loro a seconda dell’affezione, la cura deve essere mirata a combattere la causa specifica della malattia: disinfettanti del cavo orale, fluidificanti, antinfiammatori, rimedi naturali (propoli su tutti). Trascurare il mal di gola può portare conseguenze spiacevoli, particolarmente in coloro che soffrono di tonsillite cronica, con episodi che si ripetono nel tempo. Un altro rischio indotto da un non corretto approccio a questo malanno è l’arrivo del mal di gola batterico, caratterizzato da un dolore molto forte e dalla presenza di febbre, arrivando a causare il reumatismo articolare acuto. Tra i consigli più importanti legati alla prevenzione c’è l’assunzione della vitamina C, sia come prevenzione che come coadiuvante alle cure; assieme alla vitamina A contribuisce a rafforzare il sistema immunitario.

Raffreddore.

Il raffreddore è una delle malattie più comuni a livello mondiale: solo in Italia si stima che ogni anno si raffreddi circa il 46 per cento della popolazione al di sopra dei 14 anni. Come ben sappiamo si tratta di una patologia di origine virale che provoca l’infiammazione della mucosa nasale e faringea (gola), facilmente trasmissibile in modo diretto con starnuti, tosse e gocciole di saliva, che permettono il passaggio degli oltre duecento virus “responsabili” da un organismo all’altro. L’escalation del raffreddore è standardizzata: secchezza e prurito nasale,


starnuti, mal di testa, sensazione di avere qualche linea di febbre (che spesso arriva puntuale) naso chiuso ma asciutto, spossatezza e infine ecco il segnale che ci siamo: il naso che cola. Il naso è dunque una delle vittime preferite e nelle prime fasi, quando l’obiettivo è di ridurre lo stato infiammatorio delle mucose nasali, si consiglia l’assunzione di acido acetilsalicilico ed un uso corretto di spray nasali che comportano benefici di breve durata e possono avere effetti collaterali. Si possono anche usare gocce rinobalsamiche, fumenti, aerosol terapia oppure decongestionanti, sostanze che, applicate localmente sulla mucosa, provocano una vasocostrizione che riduce l’edema infiammatorio. Tra le molecole decongestionanti la più conosciuta è l’ossimetazolina, un principio attivo che oltre

ad agire in modo efficace garantisce una durata d’azione prolungata fino a 12 ore, consentendole di essere somministrata solo 2 o 3 volte al giorno. Per evitare che, una volta risolta la congestione, l’uso eccessivo del prodotto causi irritazione da contatto, esistono in commercio nuovi prodotti a base di Aloe Vera.

Virus intestinali.

Parliamo della cosiddetta “influenza intestinale”, cioè di alcune forme specifiche di gastroenterite che non vanno confuse con l’influenza stagionale, derivando da differenti ceppi virali. I sintomi più ricorrenti sono senso di nausea persistente, conati di vomito più volte al giorno, gonfiore e indolenzimento addominale, violente e ripetute scariche di diarrea, febbre non molto alta ma per-

sistente, senso di debolezza e mancanza di voglia di mangiare. Il decorso è piuttosto rapido soprattutto se affiancato a un corretto stile di vita, che prevede anzitutto un’alimentazione il più possibile leggera e priva di grassi, l’assunzione di vitamina C e una corretta idratazione nell’arco della giornata, specialmente nel caso di vomito e diarrea. È anche utile, a questo proposito, somministrare integratori salini per contrastare la disidratazione derivante dalla perdita di elettroliti e sali minerali. Consigliati invece gli antipiretici (paracetamolo) per contrastare la febbre ed equilibrare la temperatura corporea, mentre va fatta attenzione sull’uso di antidiarroici, che possono incidere sulla durata dell’infezione virale. Anche in questo caso è importante rivolgersi al medico curante.

Occhio agli antibiotici Se i tempi di questi malanni simil-influenzali si allungano oltre la settimana o se i sintomi cambiano può essere richiesto l’uso di antibiotici. In particolare con l’arrivo del mal di gola, segno di una infezione da streptococco che, da sola, richiede un trattamento antibiotico, o molto più raramente della mononucleosi infettiva o di una infezione da citomegalovirus, entrambe virali. Ovviamente la decisione di prescrivere un antibiotico deve essere presa dal medico che farà riferimento ad un tampone o a segni clinici come secrezioni aderenti alle tonsille (placche) o purulente dal naso, la presenza di linfonodi gonfi e dolenti sul collo o di un interessamento dell’orecchio medio con dolore persistente, edema del timpano o secrezione purulenta

dallo stesso. Sull’uso degli antibiotici, le linee guida stilate dall’Istituto Superiore della Sanità sono però molto chiare: “Sono (gli antibiotici; ndr) farmaci che agiscono in modo specifico contro i batteri, mentre non hanno alcun effetto sui virus. Dato che l’influenza e la sindrome influenzale sono di natura virale, non serve curarsi con antibiotici, a meno che il medico dopo una visita accurata non riscontri la presenza di complicanze batteriche. Un antibiotico, oltre a non essere necessario, può essere anche dannoso: come tutti i farmaci, perché ci si espone ad inutili rischi di effetti collaterali, come nausea e diarrea, ma in particolare, perché si contribuisce allo sviluppo del fenomeno della resistenza, che ne annulla l’efficacia”.

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Consigli di prevenzione 1) Igiene

La cosa più importante da fare, sempre ma soprattutto in questo periodo in cui viaggiano virus e batteri, è di lavarsi le mani. Non frettolosamente, ma con la necessaria cura. Prima dei pasti, ovviamente, ma anche dopo aver frequentato comunità o persone presumibilmente già influenzate o usato i servizi igienici. Tecnicamente sarebbe sempre meglio usare acqua calda e sapone, strofinando le mani tra di loro per almeno 15-20 secondi. In assenza di acqua è consigliabile l’uso di gel alcolici, strofinando le mani tra loro fino a che non ritornano asciutte. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità lavarsi le mani è l’intervento preventivo di prima scelta, tra i più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali. Fondamentale è l’igiene respiratoria, cioè coprirsi bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, ed usare preferibilmente fazzolettini di carta, gettandoli nel contenitore dei rifiuti subito dopo l’uso. Chi preferisce affidarsi ai vecchi fazzoletti di stoffa, dovrebbe avere comunque l’accortezza di non usarli più volte e lavarli, dopo ammollo, in acqua molto calda, almeno 60°C.

2) Sbalzi di temperatura

Uno dei rischi che si possono agevolmente evitare è relativo agli sbalzi di temperatura, sempre in agguato quando si entra e si esce da case, uffici e luoghi pubblici. La cosa migliore da fare è mantenere la temperatura interna prodotta dai caloriferi non oltre i 20°, ricordandosi di aprire ogni tanto le finestre

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per dare aria ed umidificare le stanze con essenze di timo, verbena, eucalipto. Nella stagione invernale è sempre meglio fare un bagno caldo in luogo della doccia, preferibilmente la sera prima di andare a letto. Il vostro corpo, caldo e rilassato, pronto per mettere il pigiama e dormire, vi ringrazierà.

3) Vitamine e verdure

Importante è l’assunzione della vitamina C, sia come prevenzione che come coadiuvante alle cure, tenendo anche presente che assieme alla vitamina A contribuisce a rafforzare il sistema immunitario. A questo proposito è consigliata una alimentazione ricca di verdure di colore arancione o giallo, come carota e zucca, perché contengono betacarotene da cui l’organismo ricava la vitamina A ed agrumi (arance, limoni, mandarini e pompelmi) e i kiwi, ricchi di vitamina C. Per integrare velocemente le eventuali carenze da vitamina C della alimentazione o per particolari necessità si può ricorrere ad un integratore o ad un prodotto da banco che sicuramente il vostro farmacista vi saprà consigliare. Infine, sempre a proposito di alimentazione e cure, un rimedio efficace per avere un po’ di sollievo durante la notte, specialmente per chi ha problemi di deglutizione è quello di portarsi del miele in una tazzina da caffè, ed ogni tanto assumerne un cucchiaino, cercando di tenerlo in bocca il più a lungo possibile. è anche importante bere molto e mangiare essenzialmente degli alimenti liquidi per diminuire il dolore nel momento della digestione. n




Acqua “miracolosa” L’ottanta per cento del corpo dei bambini è composto di acqua, per questo non deve mai mancare nell’alimentazione giornaliera. I piccoli espedienti per farli bere che ogni genitore deve conoscere di Francesca Aquino

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Non ci stancheremo mai di ripeterlo (e forse qualcuno di voi si sarà anche stancato di leggerlo), ma bere acqua è una necessità fondamentale per tutti, indispensabile al nostro organismo ogni giorno.

Vi basti pensare che, mediamente, un uomo può resistere senza mangiare fino ad una settimana, ma senza bere morirebbe nel giro di circa 3 giorni. E se bere è importante per un adulto, lo è ancora di più per i

bambini, per i quali l’acqua rappresenta un costituente corporeo fino all’80%, contro il 70% degli adulti. I neonati assumono la quantità di liquidi necessari alle loro funzioni vitali direttamente dal latte mater-

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no (composto per il 95% da acqua), perciò bere acqua per loro non è necessario, almeno nei primi mesi di vita. Si può cominciare ad offrire ai bambini una piccola quantità di acqua con le prime pappe, intorno ai 6 mesi di vita (30-50 ml). Per quanto riguarda la scelta dell’acqua da dare al vostro bambino, va benissimo una qualsiasi acqua oligominerale non effervescente (per evitare di introdurre anidride carbonica nel suo pancino, anche se l’effervescenza è naturale). Se l’acqua del vostro rubinetto è potabile e batteriologicamente pura, va bene anche quella. Poi, con il passare degli anni, dovremo prestare maggiore attenzione a quanto e quando i nostri figli bevono nel corso della giornata. Quella dei bambini dall’anno di vita in poi è, infatti, considerata la categoria a maggior rischio disidratazione in quanto il senso della sete è meno sviluppato che negli adulti e sarà più difficile che chiedano dell’acqua spontaneamente. Per questo è fondamentale educarli a bere correttamente fin da piccoli, in modo che il semplice gesto di avere un bicchiere o una bottiglietta di acqua in mano diventi per loro abituale, parte della routine quotidiana. Sia a casa che a scuola dovrebbe essere normale chiedere al bambino se ha sete e farlo comunque bere poco e spesso, magari rendendo la cosa divertente con un bicchiere solo suo, una bottiglietta con la cannuccia o una borraccia personalizzata. Vi accorgerete che spesso raggiungere i quantitativi di acqua consigliati (vedi box) non è sempre facile. Aiuta il passaggio dal biberon al bicchiere o la bottiglietta, con cui il bambino si sentirà più grande e vicino agli adulti. A questo proposito, ricordatevi di dare il buon esempio e non bevete solo a tavola, ma fate in modo

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che la presenza della “bottiglietta amica” sia normale anche in giro per casa, in macchina e nella borsa della mamma. Il rischio disidratazione è più concreto durante l’estate o a seguito di attività fisica, per prevenirlo è essenziale che gli adulti sappiano riconoscerne tempestivamente i sintomi, tra cui troviamo: stanchezza anomala, mal di testa, diminuzione e cambio di colore delle urine, che diventeranno più scure. Un utile suggerimento in merito alla temperatura dell’acqua che diamo ai nostri figli, arriva dal dottor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e docente all’Università di Bologna: “I nostri bambini sono molto sensibili alla temperatura dell’acqua che bevono e porgerla fredda può provocare disturbi gastrici come la congestione. Per questo

motivo bisognerebbe offrire loro acqua a temperatura ambiente, il più simile possibile alla temperatura corporea, preferibilmente a piccoli sorsi e in più riprese. Così come non si devono immergere in acqua troppo fredda subito dopo aver mangiato, allo stesso modo i bambini non devono bere dell’acqua molto fredda durante la digestione. Quando una grande quantità del loro sangue è interessata in questo processo, un’alterazione repentina della temperatura dell’organismo, causata dall’acqua fredda ingerita, può portare ad uno squilibrio nella circolazione, con conseguente scarso afflusso al cervello e blocco della digestione. Nei bambini gli effetti della congestione da acqua fredda possono rivelarsi dannosi quanto quelli legati alla disidratazione”.

Le quantità consigliate Lattanti Da 6 mesi a un anno: 900 ml al giorno Bambini e Adolescenti Da 1 a 3 anni: 1.200 ml al giorno Da 4 a 6 anni: 1.400 ml al giorno Da 7 a 10 anni: 1.800 ml al giorno RAGAZZI Da 11 a 14 anni: 2.000 ml al giorno Da 15 a 17 anni: 2.500 ml al giorno RAGAZZE Da 11 a 14 anni: 1.900 ml al giorno Da 15 a 17 anni: 2.000 ml al giorno



I liquidi giusti e quelli sbagliati Nella scelta delle bevande da porgere, è buona norma tenere a mente questo schema: 1) Sempre e in ogni momento, con ottimo potere dissetante: • Acqua di rubinetto potabile • Acqua minerale (meglio se non effervescente) • Infusi e tisane senza zucchero 2) Ogni tanto e non eccessivamente, con buon potere dissetante e gustose (possono sostituire o accompagnare la merenda): • Latte: contiene tanti importanti nutrienti: proteine, grassi, lattosio, vitamine, minerali. • Bibite a base di latte con aggiunta di frutta o cioccolato: contengono i nutrienti del latte, ma anche molti zuccheri. • Succhi di frutta, spremute: contengono molte vitamine e minerali, ma anche gli zuccheri della frutta. Meglio evitare i succhi confezionati e prediligere le spremute fatte in casa o i succhi senza zuccheri aggiunti. 3) Se possibile raramente, non sono dissetanti: • Tè freddo, coca-cola, bibite dolci: contengono tanti zuccheri. Possono nuocere ai denti, causare sovrappeso o obesità e non apportano sostanze nutritive. • Sciroppo: è una soluzione concentrata che contiene tanto zucchero. Usatelo solo raramente e sempre allungato con acqua. n

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INSERTO GOLD NOVEMBRE 2015

L’alimentazione al tempo dell’influenza Non solo terapie mediche adeguate, ma anche cibi ad hoc per prevenire e superare un malanno che metterà a letto 5 milioni di italiani. I prodigi del miele “tuttofare”, il sollievo dello zenzero e il brodo “miracoloso” a cura della redazione di Optima Salute

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L’influenza sta arrivando, con tutte le sue varianti, le sue appendici, i suoi effetti collaterali. Si stima che nel prossimo inverno saranno circa 5 milioni gli italiani costretti a letto, “colpiti” dai virus influenzali che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni).


I sintomi sono comuni a molte altre malattie: febbre (generalmente accompagnata da brividi), mal di testa, malessere generale, mancanza di appetito, dolori muscolari e osteoarticolari, difficoltà respiratorie (tosse, mal di gola, congestione nasale), congiuntivite. Soprattutto nei bambini si possono manifestare anche sintomi a carico dell’apparato gastro-intestinale (nausea, vomito, diarrea).

L’epidemia influenzale costerà alla collettività circa 5 milioni di euro

Una vera e propria malattia “sociale”, della quale è possibile persino calcolare i costi per la collettività. Secondo “Il Sole 24ore”, durando l’influenza in media dai 5 ai 7 giorni, il costo stimato, diretto (terapie) e indiretto (assenza dal lavoro) può arrivare a circa 1.000 euro per ogni persona. Quest’anno, insomma, l’epidemia influenzale potrebbe arrivare a costare fino a 5 miliardi di euro.

Trasmissione L’influenza si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse, lo starnuto o anche semplicemente parlando. Il periodo di contagiosità comincia un po’ prima che si manifestino i primi sintomi (malessere ecc.) e si prolunga per 3-5 giorni; solitamente il periodo di contagiosità è un po’ più lungo nei bambini che negli adulti. Il periodo di incubazione è molto breve, da 1 a 4 giorni (in media 2). Il virus dell’influenza, che resiste molto bene nell’ambiente esterno in situazioni di bassa temperatura e umidità, si diffonde facilmente negli ambienti affollati.

Complicanze Le complicanze possono portare a polmonite virale, episodi anginosi, disidratazione, peggioramento di malattie preesistenti (ad esempio malattie croniche dell’apparato cardiovascolare o respiratorio), sinusiti e otiti (queste ultime soprattutto nei bambini). Queste complicanze riguardano in particolare soggetti anziani immunocompromessi, cioè con abnorme suscettibilità alle infezioni; quelli con immunodeficienze acquisite (come l’AIDS in seguito ad infezione da HIV), ipertesi e/o broncopneumopatici (soffrono di uno stato d’infiammazione cronica delle vie aeree, che compromette sia i bronchi che i pol-


moni e porta ad una riduzione delle capacità respiratorie) che rimangono a lungo a letto anche senza alterazione febbrile. È importante far alzare sempre queste persone in assenza di febbre.

Il Ministro Lorenzin: “Ho vaccinato i miei bambini”

Cure Nei casi non complicati, in presenza di una temperatura corporea superiore a 38,5 gradi, associata a cefalea e dolori articolari è indicato l’uso di antipiretici. Nei bambini soggetti al rischio di convulsioni febbrili, questi farmaci (in particolare ibuprofene e paracetamolo) vanno utilizzati già a 37,5°. Nell’adulto si possono impiegare anche l’acido acetilsalicilico ed il diclofenac. Il trattamento sintomatico e il riposo (per 24-48 ore dopo la scomparsa della febbre) sono sufficienti nella maggior parte dei casi di influenza; in presenza di complicanze (polmonari o di altro tipo) va naturalmente prescritta e somministrata una terapia specifica sotto controllo medico.

Antivirali È importante tenere sempre presente che il trattamento con gli antivirali è in realtà un metodo per evitare l’insorgenza di complicanze legate all’influenza, ma necessita dell’apporto di altri farmaci, che il loro utilizzo a scopo profilattico non deve mai essere considerato sostitutivo della vaccinazione antinfluenzale, e che come tutti i farmaci anche gli

“È andato tutto benissimo. Ho vaccinato i miei bambini. Nessuno più di me in Italia ha i dati ed è informata da tutti i punti di vista sulla casistica degli effetti collaterali. Spero che il fatto che io sia così tranquilla possa tranquillizzare le tante mamme che ancora oggi hanno paura di vaccinare. Non bisogna avere paura”. È quanto ha affermato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dopo aver vaccinato con l’esavalente i suoi due gemelli, Lavinia e Francesco presso il centro vaccini della Asl RmE. “Le vaccinazioni - ha specificato il Ministro - salvano i nostri bambini e quelli che vivono intorno a loro. Perché i virus vivono intorno a noi. E solo grazie alle vaccinazioni di massa questi virus non entrano nella nostra vita. E vediamo cosa accade quando ci sono falle nel sistema, bambini che muoiono di morbillo, epidemie di pertosse, problemi di meningite. E quindi queste sono cose molto serie”. antivirali hanno delle controindicazioni d’uso e possono essere responsabili dell’insorgenza di reazioni avverse: questi farmaci vanno quindi assunti sempre ed esclusivamente su consiglio del proprio medico curante.


Antibiotici Gli antibiotici non hanno alcun effetto sull’influenza, patologia di origine virale, ma possono essere utilizzati per il trattamento delle complicanze a carico delle alte o basse vie respiratorie sostenute da batteri, che possono verificarsi nel corso della malattia, soprattutto in soggetti predisposti, a causa di fattori di rischio o di malattie concomitanti. È perciò importante evitarne l’uso indiscriminato e l’indicazione al loro utilizzo va riservata al medico.

Prevenzione Oltre alla cura dell’igiene, all’attenzione costante a non frequentare persone malate o ambienti chiusi dove possono circolare virus e batteri, il Ministero della Salute ricorda che “l’influenza è una malattia che ricorre in ogni stagione invernale; può avere un

andamento imprevedibile e, ogni anno, impegna importanti risorse del SSN... per questo è sempre attiva l’offerta della vaccinazione antinfluenzale, indirizzata prioritariamente alle donne che si trovino nel 2° e 3° trimestre di gravidanza, a tutti i soggetti a rischio di complicanze per patologie pregresse o concomitanti, ai soggetti di età pari o superiore ai 65 anni, agli operatori sanitari che hanno contatto diretto con i pazienti e ad altri soggetti a rischio”. Significativo il dato citato dal Ministero: “nella stagione influenzale 2014-2015, caratterizzata da un’incidenza cumulativa medio-alta (108 casi per 1.000 assistiti), purtroppo sono stati segnalati 485 casi gravi e 160 decessi da influenza; solo il 7,6% dei casi gravi segnalati riferiva di essersi vaccinato contro l’influenza dall’inizio della stagione. Tra i casi gravi, 11 donne erano in gravidanza al momento della segnalazione, una di loro è deceduta, nessuna era vaccinata”. Numeri sui quali riflettere.

Miele, brodo di pollo, aglio, agrumi e… cipolla Se i nostri antenati si curavano mangiando, non si facevano prendere dall’ansia e dalla “depressione influenzale” dei nostri tempi moderni, tipo “sto malenon ho fame-non mangio-non bevo-lasciatemi sta-

re”, un motivo ci sarà. E infatti non deperivano, si nutrivano adeguatamente, in modo mirato, e quando si alzavano dal letto (prima di quel che accade ora) erano già in forze. Perché anche per superare una


malattia leggera, ma fortemente debilitante come l’influenza, è fondamentale scegliere la dieta giusta. Ora la moderna scienza della nutrizione ha fatto passi da gigante e accanto ai metodi empirici della nonna si sono aggiunte ricerche scientifiche ad hoc, addirittura diete mirate per prevenire l’influenza o per superarla brillantemente nel periodo di convalescenza.

Miele

È considerato l’alleato numero uno contro l’influenza, una presenza indispensabile nella dispensa di casa. In questo periodo viene usato per innumerevoli scopi terapeutici: a piccoli cucchiai, più volte al giorno, puro o unito ad una goccia di limone serve ad alleviare il mal di gola (bruciore o raucedine); come dolcificante di tè, tisane o bevande calde ha proprietà antisettiche e lenitive.

Le proteine del pollo e gli antiossidanti delle verdure contenute aiutano le difese immunitarie dell’organismo In particolare il miele di tiglio, dal sapore balsamico e aromatico, intenso, è consigliato in caso di bronchite e tosse. La varietà al timo e/o eucalipto è utile in caso di infezioni respiratorie, quello agli agrumi ha proprietà antispasmodiche e sedative, all’acacia funge da antinfiammatorio per l’apparato orofaringeo, di bosco (o d’abete) è particolarmente indicato come prevenzione nelle malattie da raffreddamento. Oltre al miele, le api sono anche produttrici di altre due sostanze entrate ormai a far parte della nostra vita quotidiana: la pappa reale e la propoli. La pappa reale è prodotta dalle ghiandole ipofaringee delle api giovani per alimentare le api regine e gli individui neonati, per questo contiene un gran numero di vitamine del gruppo B e numerosi sali minerali (calcio, rame, ferro, silicio, zinco, magnesio, manganese e altri). Inoltre contiene un fattore antibiotico. Va assunta a piccole dosi una o due volte il giorno con continuità, non assieme ad altri alimenti ed è possibile mescolarla con poco miele in un cucchiaino se risulta troppo amara. La propoli è invece la sostanza che le api utilizzano per rivestire tutte le superfici interne dell’alveare, i favi e le pareti dell’arnia, con lo scopo di impedire il diffondersi di batteriosi e malattie, che la presenza di tanti insetti molto vicini e a

contatto tra loro favorirebbero facilmente.

Brodino

Sul brodo di pollo esiste una letteratura lunga e ben articolata, che ha valutato la sua efficacia nel sollievo dei sintomi influenzali, essendo ricco di proteine che aiutano la ricostruzione della membrana delle cellule del sistema immunitario. Nonostante questo rimedio sia noto da millenni e sia citato nel codice di Hammurabi, solo di recente, con uno studio apparso sull’autorevole rivista specializzata Chest, si è dimostrato che le sue proprietà sono di natura antinfiammatoria e accelerano il flusso del muco nasale. Le proteine del pollo e gli antiossidanti delle verdure contenute nella zuppa (porri, sedano, cipolle, carote, patate, broccoli, fagioli, piselli, prezzemolo...) aiutano poi le difese immunitarie dell’organismo. Esiste anche una variante piccante, sia nella cucina ebraica che in quella cinese: l’aggiunta di aglio e


peperoncino, aumentando sia il potere disinfettante che di vasodilatazione.

Liquidi

Oltre al brodo, il consiglio è di bere molti liquidi caldi, come tè (anche al ginseng, energizzante), latte caldo e minestre. In caso di raffreddore, spesso associato a episodi di diarrea e vomito, bere molti liquidi per evitare la disidratazione.

Tutte le verdure a foglia verde sono ricche di vitamine e sali minerali Cavolo

Fornisce ferro, vitamina C e preziosi sali minerali. Cotto a vapore dà una valida mano contro le affezioni delle vie respiratorie. Il suo succo ha proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche, e le sue foglie, opportunamente riscaldate e applicate sulla parte indolenzita, possono calmare il dolore. Della famiglia delle crucifere fanno parte anche molti altri ortaggi, tra i quali segnaliamo broccoli e verza, che avendo un elevato contenuto di antiossidanti stimolano le mucose e facilitano la secrezione del muco.

Cipolla

Alimento ricchissimo di vitamine (B1, B2, PP, C) e sali minerali (ferro, calcio, fosforo, sodio e soprattutto potassio) è un antisettico naturale, espettorante e disinfettante dell’intestino. La presenza di potenti antiossidanti come i flavonoidi, associati alla vitamina C contenuta negli agrumi, contrasta i batteri che possono aggravare i malesseri tipici dell’inverno.

Aglio

Fornisce una notevole quantità di ferro, sali minerali e svariate vitamine (A, C, Bl, B2, PP). È un ottimo asettico, usato per combattere catarri bronchiali e febbri. L’aglio è ricco di fitonutrienti con proprietà antibiotiche e antivirali, utili in caso di influenza o di raffreddore. Chi non ama l’aglio, può ricorrere ai preparati erboristici che lo contengono.

Zenzero

Quando l’influenza è accompagnata da mal di gola, mangiare un pezzetto di zenzero fresco aiuta ad attenuare bruciore e dolore in breve tempo. Si può anche aggiungere nelle zuppe, nel tè o nelle tisane.

Lattuga

Tutte le verdure a foglia verde (lattuga e simili) sono ricche di vitamine e sali minerali. La lattuga in particolare, che nella medicina popolare viene indicata come depositaria di proprietà sedative, rinfrescanti, emollienti e depurative, contiene ferro, calcio, fosforo, potassio e sodio, oltre alle vitamine A, B1, B2, C, PP.


Frutta

Primo posto in questa speciale graduatoria per gli agrumi, non solo arance, ricchissime di vitamina C, indispensabile per assorbire il ferro dai vegetali e stimolare le difese del sistema immunitario, ma anche kiwi, mandarini e pompelmi. Tra gli altri frutti segnaliamo il cachi che aiuta le difese immunitarie, mele e pere (anche bollite assieme al miele per la cura della raucedine), la banana, ricostituente naturale ricco di fibre e potassio, nonché il melograno. Parliamo di un alimento ricco di vitamine fondamentali come la A, la B e la C, e sali minerali tra cui fosforo e potassio, oltre ai succitati flavonoidi. La frutta e la verdura, necessariamente di stagione, si possono naturalmente consumare anche mescolandole nella centrifuga. Aggiungendo, in caso di mal di gola, zenzero, menta o limone.

Frutta secca

Tra gli alimenti a maggior contenuto di aspirina (aci-

do acetilsalicilico) un posto d’onore spetta alla frutta secca, in particolare a uva passa (6,73 mg ogni 100 grammi di prodotto), datteri (4,5 mg), mandorle (3 mg) e arachidi (1,12).

Pasta

Ebbene sì, nella dieta dell’influenzato è fondamentale la presenza della pasta e dei suoi carboidrati complessi, cioè della principale fonte di energia per cervello, muscoli, globuli rossi, carburante indispensabile per aiutare l’organismo a svolgere le attività quotidiane. Occhio anche al condimento: preferirne uno leggero ma completo a base di olio extravergine di oliva e pomodoro pelato fresco, ottime fonti di vitamine (A, C, E) e di antiossidanti (licopene), aggiungere poi condimento di proteine di origine animale (tonno, carne tritata, pesce sminuzzato) per rendere il pasto equilibrato da un punto di vista nutrizionale e consentire il recupero delle masse muscolari perse con l’inattività.

E per risorgere... integratori Vitamine e sali minerali sono contenuti in macronutrienti come frutta e verdura, ma per essere sicuri del loro apporto possiamo assumere specifici integratori, i quali, a dosaggio mirato, velocizzano la fase di convalescenza, portando in breve tempo il nostro

metabolismo alle sue normali attività. Devono essere utilizzati dopo influenze lunghe o recidivanti, nelle persone che hanno un’alimentazione scorretta, negli anziani e nei bambini, mediamente da un minimo di 10 giorni ad un massimo di 30.


Consigli utili • Complesso B: ha la proprietà di riequilibrare, con i probiotici cui è spesso associato, la funzione dell’intestino dopo pesanti influenze gastrointestinali. • Vitamina C: il dosaggio deve essere di almeno 150 mg/al giorno e per un fumatore almeno 400 mg. È fondamentale per il sistema immunitario come nutrimento per le cellule della prima difesa (come le mucose della bocca). • Magnesio: è un minerale essenziale che rappresenta lo 0,005% del peso del nostro corpo.

Il 70% è presente nelle ossa (come calcio e fosfato). È quindi utile nella convalescenza da influenza che, come si suol dire, lascia le “ossa rotte”. • Probiotici: sono importantissimi per stimolare, riequilibrare, potenziare e mantenere le nostre difese naturali al livello più importante, quello intestinale. Molto opportuno anche assumerli in fase pre-influenzale, all’inizio della stagione fredda. Fra le sostanze in grado di aiutare le difese antivirali si consigliano zinco, ferro, rame, selenio (ad azione antiossidante), vitamine A, B6, C ed E.


Dossier 158

I segreti della tiroide

è una ghiandola piccolissima ma fondamentale per innumerevoli funzioni vitali, una vera e propria centralina del nostro corpo. Perciò un suo malfunzionamento va immediatamente corretto con terapie adeguate di Claudio Sampaolo

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La tiroide, a tradurre letteralmente dal greco, è il nostro scudo (thireòs), una ghiandola piccola, ma ricca di potenzialità, una specie di centralina del nostro corpo, che controlla e regola un’infinità di funzioni,

dal metabolismo energetico al sistema nervoso e molto, molto altro. Proprio per questo un suo malfunzionamento può provocare disfunzioni e patologie in diversi campi.

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Dossier

l’azione delle catecolamine, aumenta la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa massima, mette in condizioni l’organismo, dal punto di vista cardiovascolare, di ottenere la massima performance atletica ed energetica”.

È quindi corretto definirla una vera e propria centralina dell’organismo?

Il professor Pierpaolo De Feo, associato di Endocrinologia dell’Università di Perugia, responsabile della struttura “Malattie Tiroide e Paratiroidi” dell’Azienda Ospedaliera di Perugia

Per avere un’idea precisa di come comportarci con la nostra tiroide, come tenerla sotto controllo e come ovviare a ipertiroidismo e ipotiroidismo, Optima Salute ha chiesto lumi al professor Pierpaolo De Feo, associato di Endocrinologia dell’Università di Perugia, responsabile della struttura “Malattie Tiroide e Paratiroidi” dell’Azienda Ospedaliera di Perugia.

Professore, cominciamo dall’inizio: dove si trova e come è fatta la tiroide? “Si tratta di un organo di piccole dimensioni, della forma di una farfalla, formata da due lobi, le ali della farfalla appunto, connesse da un ponte di tessuto che si chiama istmo. La tiroide è piccola ma ha delle funzioni estremamente importanti perché rilascia due ormoni: il tiroideo vero e proprio, la tiroxina e la calcitonina che regola il metabolismo del calcio. Sono essenziali perché servono a regolare il metabolismo energetico, facendo arrivare dei messaggi alle cellule sui livelli di consumo dell’energia. In più la tiroide attraverso diversi meccanismi va a regolare le funzioni di apparati fondamentali come il sistema nervoso, centrale e periferico. Per esempio aumenta la capacità di concentrazione e lo stato di vigilanza; il sistema cardiovascolare al cui livello sensibilizza

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“Direi di sì. La tiroide controlla la produzione di calore da parte del corpo, agisce quando è molto freddo e facilita la trasformazione dell’energia degli alimenti in energia termica, ma controlla anche la motilità gastrointestinale. Se c’è eccesso di ormoni tiroidei si ha diarrea, quando mancano si ha stitichezza; e attraverso la regolazione del metabolismo energetico la tiroide finisce per controllare anche il peso corporeo. Se c’è eccesso si tende a dimagrire, perdendo tessuto grasso ma anche massa muscolare perché sul tessuto muscolare l’ormone tiroideo è, come si dice, proteolitico, cioè fa perdere le proteine dei tessuti. In caso contrario, cioè quando la tiroide funziona male, la carenza di questo ormone fa accumulare i grassi e incrementare il colesterolo perché l’ormone tiroideo regola l’escrezione dal sangue del colesterolo Ldl, quello cattivo. Parliamo di una struttura molto complessa, indispensabile per la crescita fin dalla fase embrionale, durante la maturazione del feto, tanto è vero che se manca del tutto, e fino a cento anni fa si vedevano queste situazioni, si va incontro nei bambini a quel quadro clinico che veniva definito ‘cretino nano’, cioè ritardo mentale associato a mancanza di crescita staturale. Erano situazioni che si verificavano anche in alcune zone dell’Italia, per esempio nelle valli del bergamasco dove c’è grave carenza di iodio. Ovviamente, al giorno d’oggi, la distribuzione su vasta scala del sale iodato e lo screening obbligatorio alla nascita, per cui tutti i neonati fanno il dosaggio dell’ormone tiroideo, ci consente di ovviare. Per esempio se manca l’ormone per un’agenesia, cioè una malformazione genetica, avere una diagnosi precoce e far assumere l’ormone consente di bloccare sul nascere ogni tipo di problema”.

I problemi connessi alla tiroide vanno controllati periodicamente con dei check-up? “Se alla nascita è tutto a posto non c’è necessità di altri controlli, a meno che non si evidenziano dei sintomi ben precisi, che poi indicheremo, oppure ci si trovi dinnanzi ad un rischio genetico, con parenti di primo grado (madre, padre, fratelli) affetti da patologie connesse, tipo quella nodulare o tiroiditi. In questo caso è opportuno fare dei controlli”.


“Stanchezza, sonnolenza, poca concentrazione i sintomi-sentinella” Quali sono i segnali da tenere sotto controllo? “Ribadiamo che la tiroide può funzionare in difetto o in eccesso. Mettiamo, nel primo caso, di trovarci di fronte ad una tiroide che non produce la tiroxina; il segnale più importante e ricorrente è la sensazione di stanchezza, tarata rispetto ad una normale attività. Compare soprattutto nelle prime ore del pomeriggio ed è associata a sonnolenza e difficoltà di concentrazione. Poi ci sono i casi di aumento ponderale e infine, nelle situazioni più gravi, quando non si interviene con una terapia, dei veri e propri casi di letargia”.

Ma quelle persone che mangiano tantissimo e restano di una magrezza addirittura preoccupante, che tipo di funzionalità tiroidea hanno? “Potrebbe essere una loro caratteristica genetica, perché nei mitocondri, cioè le centraline del nostro organismo dove viene prodotta l’energia ci sono sì dei sistemi di accumulo di energia, ma anche di dissipazione, chiamate proteine dello scoppiamento. E se sono geneticamente ben rappresentate, uno può avere quella che al mondo d’oggi è considerata una fortuna considerevole: alimentarsi a piacere senza ingrassare. L’ormone tiroideo ha la stessa funzione di questi ‘sistemi’ perché in effetti nelle situazioni di ipertiroidismo si tende a trasformare l’energia dei substrati alimentari in calore. Infatti, uno dei segni che andiamo subito a cercare nell’ipertiroideo è la temperatura corporea che aumenta e il paziente sente caldo anche quando è freddo, il tutto associato a sudorazione accentuata e tachicardia; tutti classici sintomi che il medico di base individua immediatamente. La diagnosi può essere un po’ più difficile nell’anziano dove i segni iniziali sono un po’ subdoli. Per esempio la patologia può iniziare

con delle diarree, perché aumenta la motilità gastrointestinale, ma nel resto della popolazione non ci sono problemi a individuare il soggetto con ipertiroidismo. Altri segnali sono costituiti dal tono dell’umore, che cambia rapidamente, con improvvise crisi di pianto, di depressione o sensazione di nervosismo in soggetti che fino a poco prima erano sereni”.

Passiamo alle terapie… “Se la tiroide funziona poco la terapia è semplice, avendo a disposizione un prodotto per bocca uguale a quello prodotto dalla ghiandola. Quindi una volta trovato il dosaggio la persona sta benissimo, tanto da consentire, in campo sportivo, anche prestazioni di altissimo livello; abbiamo esempi di atleti molto famosi in diverse discipline. E le donne possono sostenere gravidanze senza problemi”.

C’è un problema di malassorbimento del medicinale, specialmente nell’anziano? “Se non si rispettano le indicazioni, sì. È importante aspettare 20-30 minuti tra l’assunzione dell’ormone e di qualsiasi altro alimento o bevanda. È stato visto, per dire, che anche il caffè può interferire se preso prima di quel lasso di tempo indicato. Quindi la raccomandazione è di ritardare la colazione di una mezzora dando tempo alla compressa di produrre la sua efficacia. Una buona soluzione alternativa, per chi al mattino ha… fretta, è quella di assumere il prodotto la sera prima di coricarsi, ma a patto di aver mangiato da almeno 2-3 ore. L’assunzione serale non incide sulla qualità del sonno ed ha gli stessi effetti sui livelli circolanti dell’ormone. Bisogna invece fare bene attenzione ai farmaci gastroprotettivi che interferiscono sensibilmente con la cura e inducono malassorbimento, per cui i due medicinali vanno presi a debita distanza”.

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“Ecco quali devono essere le giuste dimensioni della tiroide” Se invece abbiamo in corpo un eccesso di tiroxina? “La cosa è un po’ più complicata. Le opzioni sono tre: terapia farmacologica, radioterapia con iodio radioattivo per ridurre la tiroide, oppure terapia chirurgica per l’asportazione della ghiandola. In prima battuta, come è evidente, si inizia con la terapia farmacologica assumendo dei farmaci “tireostatici” che rallentano la sintesi dell’ormone tiroideo, comunemente si usano quelli con il principio attivo metimazolo (o tiomazolo), disponibile anche in farmacia, oppure un altro, di riserva, il propiltiouracile (prescrizione ospedaliera). Questi farmaci possono, seppur raramente, alterare delle funzioni vitali, tipo ridurre il numero dei globuli bianchi, le piastrine, modificare la funzionalità epatica ed anche muscolare. Per questo motivo vanno usati per un periodo transitorio, uno o due anni. Dopodiché, se c’è una remissione farmacologica, con la tiroide che ritorna nella norma, il problema è risolto, ma se la terapia non funziona bisogna cominciare a pensare alle altre due soluzioni”.

Professore, apriamo una parentesi: cosa vuol dire tiroide nella norma? Parliamo di dimensioni uguali per tutti oppure ognuno ha, per così dire, la sua ghiandola? “Noi possiamo misurare sia i livelli liberi dell’ormone tiroideo (T3 e T4) ma meglio ancora misurare il TSH, cioè l’ormone tireotropo prodotto dall’ipofisi, la ghiandola che controlla l’attività di tute le altre ghiandole endocrine, quindi è in grado di verificare quali sono i livelli ottimali di T4 per l’organismo. In base a questa verifica rilascia il TSH. Per sintetizzare: se il TSH è in un range tra 1 e 2,5 mU/L nell’adulto significa che la tiroide sta funzionando bene. Se va sotto 0,5 significa che la tiroide sta funzionando troppo, l’ipofisi se ne è accorta ed ha abbassato lo stimolo. Valori superiori a 3,5-4, al contrario, ci segnalano che c’è uno scarso funzionamento e l’ipofisi compensa aumentando la stimolazione della ghiandola e dunque il THS. Quanto invece alle dimensioni della ghiandola, non sono in stretto rapporto con le funzioni che svolge. Facciamo degli esempi concreti: una ghiandola di dimensioni normali, o piccola, potrebbe avere un processo infiammatorio in corso, causato da una tiroidite autoimmune e produrre tantissimo ormone; oppure ci può essere la presenza di un no-

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possono verificarsi anche delle situazioni particolari, tipo le donne in gravidanza nelle quali il TSH deve essere mantenuto un po’ più basso di quello che è il range normale, cioè 1-1,5 microunità per millilitro”.

Fin qui abbiamo parlato del primo step di terapia. Vediamo ora come funziona il secondo, la radioterapia... “Il radioiodio viene utilizzato soprattutto nel paziente anziano. Essendo radioattivo si cerca di non usarlo in coloro che sono in età fertile, anche se danni effettivi non sono stati documentati. Questa terapia può provocare alcuni problemi in coloro che sono affetti dal morbo di Basedow, in cui l’ipertiroidismo è autoimmune. La complicanza correlata a questa patologia è un po’ antipatica oltre che antiestetica: si va incontro ad esoftalmo, cioè alla protrusione dei globi oculari in avanti. È stato infatti riscontrato che queste terapie con radioiodio, lasciando il tessuto tiroideo, seppur necrotico, in sede, possono accelerare la comparsa di questo fenomeno. Tanto è vero che a volte per il paziente si rende necessaria una terapia chirurgica per riposizionare i globi oculari. Anche per questo, in presenza di un bravo chirurgo, la scelta più opportuna è l’asportazione della tiroide”.

Si vive normalmente senza questa ghiandola? “Sì, si vive bene, si assume l’ormone tiroideo secondo la dose che normalizza il proprio TSH e il fisico sta a posto”.

E l’intervento chirurgico? Quali sono i rischi e le controindicazioni?

dulo, che si svincola dal “controllo” dell’ipofisi e autonomamente si mette a lavorare e produrre molto più ormone. Addirittura uno può avere anche il cosiddetto gozzo multinodulare, ma se i noduli non sono funzionanti non vanno ad alterare i valori dei quali parliamo. Le oscillazioni, modeste, possono sussistere soprattutto nella fase di accrescimento, fino alla pubertà, quando si possono riscontrare dei valori di TSH decisamente superiori rispetto a quelli dell’adulto, poi

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“Diciamo così: fatto da mani esperte non è un intervento complicato. C’è in letteratura un rischio del 2% di lesione del nervo laringeo ricorrente che passa lì vicino e che può provocare disfonia, abbassamento del tono della voce; l’altro disturbo riguarda le quattro ghiandoline che stanno accanto alla tiroide, le paratiroidi. Se venissero malauguratamente asportate si andrebbe ad alterare il metabolismo del calcio, per cui sarebbe necessario assumere non solo l’ormone tiroideo ma anche vitamina D e calcio per riportare i valori nella norma. Ripeto, comunque, che parliamo di due casi su 100 e per quanto riguarda specificatamente le paratiroidi, oggi l’evoluzione delle tecniche operatorie porta a risultati sempre più efficienti. Presso l’ospedale di Terni, per esempio, il professor Avenia utilizza un sistema di monitoraggio intraoperatorio che le identifica durante l’intervento impedendo di fatto la loro asportazione”.


“Con la termoablazione i noduli benigni eliminati per sempre” Passiamo ai noduli tiroidei, che come abbiamo visto possono avere una presenza indipendente dal funzionamento della ghiandola... “Esatto. Solitamente si asportano perché comportano problemi meccanici di compressione. Vicino alla tiroide ci sono la trachea, l’esofago, il nervo laringeo, tutte strutture che se stirate, deviate o compresse diventano sofferenti. Il nodulo tiroideo può costituire un problema più importante quando evolve in tumore, una possibilità quantificabile nel 4-5%. Per questo anzitutto va fatto un ago aspirato per capire se il nodulo è maligno o benigno”.

Ci si accorge del nodulo perché si avverte fastidio o ci può essere una presenza asintomatica? “Dipende da dove è posizionato. Se sta nella zona a ponte dell’istmo che collega i due lobi, è abbastanza superficiale e si nota bene durante la deglutizione, mentre si parla o (negli uomini) si fa la barba. Se invece sta nelle porzioni più profonde può affondarsi, attraverso il foro giugulare, fino al mediastino (la “clessidra” che occupa circa un quarto del torace; ndr) senza che perciò si noti dall’esterno”.

È importante allora la palpazione? “Sì, ma non è risolutiva quanto l’ecografia, l’esame che risolve ogni dubbio. Tutto questo se si fanno dei controlli a causa di familiarità, oppure se il medico di famiglia esegue una palpazione. Solitamente, però, queste patologie nodulari emergono casualmente, in seguito ad altre patologie ed esami. Per esempio tutti coloro che per controllare la vascolarizzazione carotidea eseguono l’ecocolordoppler delle carotidi, oppure risonanze magnetiche nucleari per il rachide cervicale. La definizione di questi casi è “incidentalomi”, cioè trovati per caso”.

Il reparto che lei dirige è uno dei pochi in Italia e in Europa che esegue la termoablazione laser dei noduli benigni. In cosa consiste? “Nella riduzione mediante energia termica di circa 2/3 del volume del nodulo, il che, specialmente in quelli più grandi, è un risultato più che sufficiente per ridurre i problemi di compressione dei quali abbiamo parlato. Il laser infatti distrugge i vasi sanguigni im-

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pedendo di fatto una ricrescita eventuale del nodulo, come ci confermano i follow-up eseguiti a quattro anni dal trattamento. Abbiamo iniziato a lavorare col laser 9 anni fa, ma con questo di ultima generazione, io e il collega Giovanni Gambelunghe abbiamo un’esperienza di oltre 400 interventi effettuati negli ultimi 4 anni. Per fare questo utilizziamo un apparecchio laser a fibre ottiche che vengono infilate all’interno dell’ago. La punta della fibra fuoriesce di 3-4 millimetri rispetto all’ago e lì si sprigiona il calore che polverizza il nodulo”.

Quanto dura l’intervento? “Dipende dalle dimensioni del nodulo, ma per distruggerlo occorrono dai 10’ ai 20-25 minuti. Se l’intervento finisce alle 9, a mezzogiorno il paziente può mangiare e alle 14 viene dimesso e torna a casa. È importante sottolineare che al paziente non viene somministrata nessuna anestesia, perché l’intervento è assolutamente indolore. L’unico disturbo che sente è relativo all’inserimento di due aghi, attraverso una guida ecografica, che però sono piccolissimi, tipo quelli da intramuscolo. Il paziente non sente af-

fatto quello che è l’effetto dell’intervento, cioè il calore all’interno del nodulo che viene portato a 180 gradi, questo perché al suo interno non ci sono recettori nervosi che sono solo sulla capsula della tiroide. Il fatto che il paziente sia sveglio e vigile ci aiuta anche ad ovviare ad eventuali danni extra-nodulari, perché se sente calore o bruciore sulla superficie della tiroide ci avvisa e provvediamo subito a correggere il posizionamento delle fibre. A questo proposito abbiamo pubblicato un lavoro che dimostra l’importanza di avere un paziente-sentinella, che evita qualsiasi complicanza. Ci fermiamo prima di fare qualche danno. All’inizio, invece, chi ha descritto questa tecnica consigliava di iniettare anestesia con la lidocaina sulla capsula tiroidea da scollare. Altre tecniche che stanno nascendo ora, con l’uso delle radiofrequenze, si basano comunque sullo stesso principio: portare la temperatura interna di questi noduli a livelli elevati. Il vantaggio, come abbiamo visto, è duplice: lasciare intatta la funzionalità tiroidea e non subire nessun tipo di anestesia. Penso che nei prossimi 10-20 anni la microchirurgia diventerà il prevalente tipo di intervento per la patologia nodulare benigna”.

“In Italia da tutto il mondo per farsi operare con la nostra metodica-laser” Altra cosa, immaginiamo, è l’intervento sul nodulo maligno “Certamente: essendo un cancro va asportato chirurgicamente. Anche in questo caso, però, si può ricorrere al laser in casi particolari. Noi lo usiamo quando il paziente è stato operato per un carcinoma, che ha metastatizzato ai linfonodi laterali del collo, asportati dal chirurgo, ma che hanno prodotto recidive, cioè rinascono linfonodi maligni. A quel punto difficilmente il chirurgo riesce a ri-operare perché ci sono le aderenze ed allora interveniamo noi col laser per bruciare il linfonodo. Ci vogliono al massimo un minuto, un minuto e mezzo e il linfonodo scoppia. Abbiamo ottenuto risultati molto brillanti, anche in soggetti giovani”.

Nel vostro ospedale, ma anche negli altri centri di riferimento italiani arrivano pazienti da tutto il mondo. C’è una spiegazione? “Sì, visto che la metodica è nata in Italia, messa a punto dal professor Claudio Pacella, radiologo di Albano Laziale, esperto di laser delle metastasi epa-

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tiche. Ha provato ad usarla anche con la tiroide e dopo le sperimentazioni sui maiali è passato all’uomo. Io ho imparato da lui. La stessa tecnica si è poi sviluppata in Danimarca e da questi due centri europei si è diffusa nel mondo. Ma noi restiamo un punto di riferimento importante. Dagli Stati Uniti sono venuti anche qui, ma poi non hanno portato avanti il progetto. Per cui ora vengono in Italia da ogni dove: noi abbiamo operato statunitensi, brasiliani, russi, iracheni, australiani. Tutti con noduli voluminosi, dai 3-4 fino a più di 10 centimetri. Ad un ingegnere di Sidney abbiamo ridotto dell’85% un nodulo di ben 13 centimetri. Ormai le terapie sono globali, ci si informa certamente su internet (i pazienti), ma soprattutto il mondo medico si tiene in contatto attraverso precisi riferimenti scientifici, pubblicazioni che ben descrivono l’efficacia del metodo. E gli endocrinologi stranieri, consultando la banca dati sui centri con maggiore esperienza, si rivolgono a noi. Il primo contatto e l’analisi di esami e referti citologici avviene via mail. Se sono casi potenzialmente trattabili li facciamo venire. E gli americani che si operano in Italia, mi creda, è una buona notizia per la nostra sanità”. n



INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Autunno e Inverno, tempo di affezioni respiratorie. I vantaggi della aerosolterapia! Con l’estate appena trascorsa e l’arrivo dell’autunno si inizia a parlare di sintomi influenzali ed in particolar modo dalla diffusione di una serie di sintomi tanto fastidiosi quanto tipici: il mal di gola, il raffreddore, la tosse... problematiche a carico dell’apparato respiratorio che colpiscono tutta la popolazione, ma in particolare quella nell’età pediatrica. La terapia inalatoria è la modalità terapeutica più efficace e sicura per la cura delle patologie respiratorie, in quanto consente al farmaco impiegato di agire direttamente sull’organo bersaglio, evitando il ricorso alla somministrazione per via sistemica, offrendo l’opportunità di ottenere lo stesso effetto terapeutico con un dosaggio minore di quello richiesto da una terapia orale o parenterale. L’aerosolterapia necessita di un dispositivo, il nebulizzatore, che trasforma il farmaco in aerosol dalle gocce molto fini. Il liquido, immesso da un ugello, viene disperso da un diffusore, che ne consente la veicolazione attraverso l’albero respiratorio. A seguito dell’inalazione, le particelle finissime (solide o liquide), sospese stabilmente nell’aerosol, che riescono a raggiungere con maggiore facilità le mucose di naso, laringe, trachea, bronchi e polmoni. L’aerosolterapia consente di ottenere, quindi, un’azione locale mirata, senza coinvolgere l’organismo a livello sistemico. La somministrazione per via inalatoria di un farmaco, mediante aerosolterapia, permette un’efficacia terapeutica elevata, soprattutto se si considera: • Il rapporto delle dosi terapeutiche necessarie; • La possibilità di curare selettivamente le vie aeree alte, medie o basse. Ad esempio, solo le particelle con un diametro aerodina-

mico inferiore ai 5 micron sono in grado di raggiungere bronchioli ed alveoli, in quantità significativa per esercitare la loro attività. I vantaggi della aerosolterapia sono: • Massimo effetto a livello locale e rapida azione terapeutica: la biodisponibilità topica del farmaco è notevolmente aumentata e la diffusione sistemica risulta estremamente diminuita; • Il farmaco è diffuso direttamente al bersaglio da trattare; • Sono richiesti dosaggi ridotti del farmaco per sortire l’effetto terapeutico; • Minima incidenza di eventuali effetti collaterali, nettamente inferiori rispetto a quelli determinati dalla somministrazione sistemica. Diverse sostanze farmacologiche assunte per via inalatoria possiedono una scarsa biodisponibilità sistemica, poiché sono inattivate dagli enzimi polmonari (beta 2-agonisti) o inattivati al primo passaggio epatico (corticosteroidi); • Facile uso domiciliare, anche per bambini ed anziani. La diffusione dell’aerosol lungo le vie respiratorie è condizionata da diversi parametri, che dipendono dallo stesso farmaco o da caratteristiche anatomiche, fisiologiche e patologiche del paziente. Importanti proprietà dell’aerosol sono rappresentate dalle dimensioni delle particelle e dalla loro forma, velocità e densità. In base alla dimensione delle particelle i farmaci inalatori si depositeranno in diverse aree del tratto respiratorio. Tanto minore è la grandezza delle particelle di aerosol, tanto maggiore è la loro capacità penetrativa nell’albero bronchiale. La dimensione delle goccioline dell’aerosol è il fattore più importante nel trasporto del farmaco ai polmoni. Le particelle

di dimensioni <1 μm hanno più probabilità di raggiungere le vie aeree periferiche e gli alveoli o di essere espirate; le particelle di dimensioni 1-5 μm si depositeranno nelle vie aeree di grosso calibro, mentre le particelle di dimensioni >5 μm si depositeranno soprattutto nell’orofaringe. La possibilità, disporre di nebulizzatori, che permettono di selezionare le dimensione delle particelle permette di poter mirare la terapia alle alte, medie e basse vie respiratorie e soprattutto di mirare la terapia per le patologie che colpiscono le diverse parti del sistema respiratorio. Molte sostanze terapeutiche vengono somministrate per via aereosolica, le più comuni sono: mucolitici, cortisonici, antibiotici, antinfiammatori, broncodilatatori, antiasmatici e antiallergici prevdentivi. Tutto questo perché l’aerosol è generalmente impiegato nella terapia di molte malattie respiratorie: rinite, sinusite, tonsilliti, raffreddore, bronchite, polmonite, broncopolmonite, tracheiti, pertosse, polmoniti, faringiti ecc. per le quali il modo più efficace di somministrare i farmaci è la via inalatoria. Gli avanzamenti tecnologici, grazie alla possibilità di selezionare le particelle, hanno migliorato la compliance terapeutica anche in età pediatrica, ha permesso una riduzione del tempo di somministrazione degli aerosol, migliorando l’efficienza della somministrazione, riducendo lo spreco di farmaco e adattando l’erogazione al pattern respiratorio del singolo paziente, in linea con le ultime raccomandazioni per l’appropriata somministrazione della terapia inalatoria della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI).




Tonno superstar È l’alimento in scatola più consumato in Italia: ben 2,3 kg pro capite all’anno, ecco ricette e consigli del professor Migliaccio e dello chef Bernardi di Benedetta Ceccarini

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I l tonno in scatola è un grande alleato per la nostra alimen-

tazione: ci fa stare bene ed è facile e pratico da consumare,

grazie alla disponibilità in scatola, tutto l’anno sugli scaffali

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del supermercato. Grazie allo straordinario apporto di proteine di alto valore biologico, acidi grassi omega 3, vitamine e minerali fornisce un insieme di nutrienti fondamentali per il corretto funzionamento del sistema immunitario, ed in generale di tutti gli organi ed apparati, e quindi consente di prevenire e contrastare l’insorgenza di molte patologie. Gli italiani lo amano in maniera particolare, secondo i dati forniti dall’ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici) nel 2014 ne hanno consumato ben 2,3 kg pro capite ed è presente nel 96% delle case; piace soprattutto agli under 25 e alle famiglie dove ci sono i bambini. Questo anche in virtù dei suoi

importanti valori nutrizionali, come le proteine nobili, gli omega 3, lo iodio - di cui la popolazione italiana è carente - e la lisina che è fondamentale per l’accrescimento muscolare. Un capitolo a parte merita la passione degli sportivi per questo pesce in conserva: 7 su 10 lo considerano l’alimento ideale per mantenersi in forma mettendo dietro carni bianche, legumi, yogurt magro e bresaola. Secondo una recente ricerca DOXA/ANCIT, l’ingrediente a cui gli italiani abbinano più spesso il tonno sono i pomodori (31%): un mix di gusto e salute fondamentale per l’apparato cardiovascolare. Subito dietro troviamo pasta (27%), riso (16%), uova (9%), peperoni (4%) e in-

fine carciofi (3%). Gli spaghetti con il tonno sono invece il piatto preferito, seguito a ruota da insalata di riso e insalata di tonno. Ma per variare un po’ le nostre abitudini gastronomiche, il Prof. Pietro Migliaccio, Presidente della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione, ha ideato 5 abbinamenti “virtuosi” tra il tonno in scatola e alcuni tra i più conosciuti “superfoods”. I cosiddetti superfoods sono alimenti che si contraddistinguono per le loro elevatissime proprietà nutrizionali e che, abbinati al tonno, possono creare delle vere e proprie “ricette della salute” diffuse dall’Ancit, con il tocco d’autore dello chef Renato Bernardi, cuoco de “I fatti Vostri”.

Ecco dunque gli abbinamenti, con il commento del prof. Migliaccio (coadiuvato dalle dottoresse in dietistica Martina Comuzzi e Silvana Nascimben) e le ricette suggerite dallo chef Bernardi, da provare direttamente a casa vostra.

1) Tonno e broccoli: eccellente binomio antitumorale Migliaccio: “il tonno in scatola garantisce all’organismo tutti gli amminoacidi essenziali per la sintesi di proteine, ormoni, neurotrasmettitori, anticorpi ed altre sostanze che hanno un ruolo strategico e fondamentale per garantire la salute di ogni organo. In questa condizione di benessere l’organismo è in grado di neutralizzare eventuali sostanze dannose e proteggersi da possibili agenti tumorali. Il tonno è anche una fon-

te eccellente di selenio e vitamina A, cioè antiossidanti in grado di combattere i radicali liberi che sono elementi dannosi in grado di “far impazzire” le cellule e indurre la comparsa di tumori. A loro volta i broccoli sono ricchi anch’essi di provitamina A e contengono sostanze con elevati effetti antitumorali: tra queste ricordiamo i glucosinolati, la zeaxantina e la luteina. Il consumo di un piatto a base di “tonno e broccoli”

permette anche di introdurre una buona quantità di vitamina C, importante in quanto aumenta le difese immunitarie dell’organismo. Inoltre favorisce anche la sintesi del collagene, la sostanza che tra l’altro mantiene integre le pareti dei vasi ed assicura alle cellule una protezione contro i radicali liberi. Il piatto è ideale anche per la regolarità intestinale, grazie all’elevato contenuto idrico e di fibre”.

La ricetta dello Chef Bernardi Orecchiette tonno e broccoli saltati al peperoncino Ingredienti per una persona (449 kilocalorie) • Tonno in olio d’oliva sgocciolato, una confezione da 80 g; • orecchiette fresche 100 g; • broccoli 300 g; • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva; • peperoncino; • uno spicchio di aglio; • un pizzico di sale.

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Preparazione Pulite il broccolo, dividete le cimette ed affettate il gambo. Lessate in acqua salata fino a quando si pungeranno facilmente con una forchetta quindi scolate e conservate l’acqua di cottura. In una larga padella antiaderente mettete l’olio, l’aglio ed il peperoncino. Aggiungete il tonno sgocciolato, i broccoli e

lasciate insaporire per qualche minuto. Nel frattempo fate cuocere le orecchiette nell’acqua di cottura dei broccoli, scolatele al dente e versatele direttamente nella pentola dove c’è il condimento. Fate insaporire a fiamma vivace per qualche istante e servite la pietanza.

2) Tonno e carciofi: rimedio contro ipertensione e osteoporosi Migliaccio: “il tonno in scatola, fornisce proteine nobili, circa 25 grammi per 100 grammi, e pertanto assicura all’organismo tutti gli amminoacidi indispensabili per il ricambio dei tessuti e per la sintesi di sostanze proteiche come ormoni, enzimi e neurotrasmettitori. La sua quota proteica viene arricchita da quella del carciofo che fornisce quasi 3 grammi di proteine per 100 grammi di alimento. A questo apporto eccellente di proteine si deve aggiungere il buon contenuto di acidi grassi polinsaturi della serie omega 3, forniti dal tonno, che hanno effetti benefici sull’ap-

parato cardiovascolare. Da questo abbinamento si ottiene anche un’ottima miscela di vitamine e sali minerali ed in particolare calcio e potassio. Il calcio è un minerale indispensabile durante tutta la vita. In particolare nella prima infanzia e nell’adolescenza il consumo di alimenti ricchi in calcio permette il corretto sviluppo del tessuto scheletrico ed il suo accrescimento ed è importante per il raggiungimento di un buon picco di massa ossea entro la terza decade per evitare in età avanzata, soprattutto nelle donne, l’instaurarsi dell’osteoporosi. Un altro aspetto

nutrizionale importante di questa coppia di alimenti è il loro apporto di potassio, un nutriente che ha un ruolo fondamentale in molti processi fisiologici, particolarmente per quanto interessa il sistema neuroendocrino, e svolge una funzione regolatoria sulla pressione arteriosa. Dunque tonno e carciofi sono una coppia vincente per la prevenzione e la terapia dietetica dell’ipertensione arteriosa e delle patologie cardiovascolari ad essa correlate. Un’altra “eccellenza nutrizionale” di tonno e carciofi è costituita dal suo ottimo apporto di fibra alimentare”.

La ricetta dello Chef Bernardi Carciofi ripieni al tonno Ingredienti per una persona (252 Kilocalorie) • Tonno in olio d’oliva, confezione da 80 g; • un carciofo (150 g); • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva; • 10 g di capperi sott’aceto; • 10 g di mollica di pane; • un pizzico di sale; • un ciuffo di prezzemolo; • uno spicchio di aglio; • ½ limone.

Preparazione Pulite il carciofo, eliminate la parte esterna quindi togliete le foglie più scure e più dure. Tagliate il gambo e lasciatelo da parte. Prendete il carciofo, apritelo al centro ed eliminate la peluria interna poi immergetelo insieme al gambo in acqua acidulata con il limone. Prendete il tonno, sgocciolatelo e schiacciatelo con una forchetta insieme all’aglio e al prezzemolo. Tritate i capperi e

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uniteli al tonno. Amalgamate il tutto aggiungendo anche la mollica del pane. Prendete il carciofo e riempitelo con il ripieno preparato. Prendete una casseruola antiaderente versatevi l’olio, un po’ d’acqua e del brodo vegetale che avrete preparato precedentemente. Adagiatevi il carciofo e lasciate cuocere per circa 30 minuti. Aggiungete ulteriore brodo se necessario.



3) Tonno e pomodori: coppia perfetta per il benessere del cuore Migliaccio: “la forza di questa coppia di cibi è quella di fornire, nel contesto di un apporto energetico moderato, un concentrato di nutrienti eccellente che può aiutare a mantenere in salute il nostro organismo ed in particolare l’apparato cardiovascolare. Si tratta di proteine di elevato valore biologico, grassi “buoni”, vitamine, sali minerali e antiossidanti come il licopene. Gli acidi grassi polinsaturi della serie omega 3 del tonno determinano una riduzione del Colesterolo totale ed aumentano il Colesterolo buono (HDLColesterolo); regolano il processo

di aggregazione piastrinica riducendo il rischio di trombi e di formazione di placche ateromasiche nelle arterie. Il pomodoro è invece molto ricco di licopene un antiossidante eccezionale che combatte la formazione dei radicali liberi e quindi protegge tutti i tessuti dall’invecchiamento e dalla loro degenerazione. Ricordate, però, che il licopene si forma solo a maturazione completa del pomodoro, cioè quando il pomo è rosso, ed essendo liposolubile, viene meglio assorbito se assunto in presenza di grassi, come quelli del tonno. Tonno e pomodori, inoltre, forni-

scono insieme una notevole quantità di potassio, fondamentale per la regolare attività cardiaca ma anche per il corretto funzionamento di tutti i muscoli e per la trasmissione degli impulsi nervosi. Un altro aspetto nutrizionale importante di questa coppia di alimenti è il loro apporto di provitamina A (utile per proteggere e favorire la crescita e l’attività vitale di tutti i tessuti ed in particolare della pelle, delle mucose e dell’occhio), vitamina C e ferro (indispensabile per la sintesi dell’emoglobina cioè la molecola necessaria a portare l’ossigeno a tutte le cellule dell’organismo)”.

La ricetta dello Chef Bernardi Insalata mediterranea di orzo, tonno e pomodori Ingredienti per una persona (436 kilocalorie) • 50 g di orzo perlato; • Tonno sott’olio sgocciolato una confezione da 80 g; • 100 g di fagiolini; • 150 g di pomodori freschi maturi; • un cucchiaio di formaggio grattugiato; • un cucchiaio di olio extravergine di oliva; • 4 foglie di basilico; • sale. Preparazione Pulite e lessate i fagiolini in acqua salata per 10 minuti circa. Scolateli, lasciateli raffreddare e tagliateli a tocchetti. Passate l’orzo sotto l’acqua corrente e cuocetelo in abbondante acqua. Scolatelo e lasciatelo raffreddare sempre sotto l’acqua corrente. Una volta raffreddato mettetelo in una ciotola. Prendete i pomodori, lavateli, tagliateli a dadini e salateli.

Mettete i pomodori in una padella antiaderente, lasciateli cuocere per pochi minuti, aggiungete l’olio e lasciate insaporire per 2-3 minuti. Aggiungete quindi i pomodori all’orzo, poi i fagiolini ed il tonno che avrete sgocciolato. Aggiungete le foglie di basilico e mescolate. Spolverizzate con il formaggio grattugiato e servite. È un piatto che si può anche conservare e consumare freddo.

4) Tonno e Quinoa: mix di proteine per accrescere la massa muscolare Migliaccio: “Tonno in scatola e quinoa insieme forniscono una miscela proteica straordinaria, che garantisce il tono e l’efficienza dell’apparato locomotore ed è fondamentale anche per la sintesi di ormoni e neurotrasmettitori indispensabili per ottimizzare tutto il lavoro mu-

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scolare. Le proteine del tonno e della quinoa sono particolarmente ricche di lisina che è un amminoacido che favorisce l’incremento della sintesi proteica ed ha un ruolo importante per la produzione di carnitina e quindi di energia durante l’attività sportiva. Tonno e quinoa contengo-

no inoltre una quantità modesta di grassi e sono pertanto facilmente digeribili e utilizzabili, oltre ad essere una fonte formidabile di potassio, calcio, ferro e vitamine del gruppo B. Inoltre la quinoa completa il piatto con il suo contenuto di Vitamina C ed E, potenti antiossidanti”.



La ricetta dello Chef Bernardi Pasticcio di tonno e quinoa Ingredienti per una persona (627 kilocalorie) • tonno all’olio d’oliva sgocciolato una confezione da 80 g; • quinoa 60 g; • cipolla; • piselli surgelati 100 g; • una zucchina; • una carota; • due cucchiai di olio extravergine di oliva; • 3-4 foglie di menta. Preparazione Portate a bollore l’acqua e fate cuocere la quinoa per 15 minuti circa dopo averla ben lavata. Una volta cotta scolatela e passatela velocemente sotto l’acqua corrente e lasciatela da parte. Nel frattempo mondate e tagliate le verdure a cubetti sottili. Mettete in una padella antiaderente l’olio e fate rosolare la cipolla per qualche minuto. Aggiungete i piselli e un po’ di acqua se necessario.

Dopo 5 minuti aggiungete le altre verdure, salate e continuate la cottura. Quando saranno quasi cotte aggiungete anche il tonno e saltatelo con le verdure. Poi prendete anche la quinoa ed aggiungetela direttamente in padella. Mescolate gli ingredienti e fate amalgamare per pochi secondi. Spegnete il fuoco decorate con le foglie di menta e servite.

5) Tonno e Avocado: antiossidanti per mantenersi giovani Migliaccio: “Il tonno fornisce 25 grammi di proteine per 100 grammi di alimento e l’avocado 4,4. Ricordo che il fabbisogno proteico per una persona adulta è di circa 1 grammo di proteine per kilogrammo di peso corporeo ideale. Quando si raggiunge la terza e quarta età, questa quota deve essere leggermente aumentata ad 1,1

g/kg di peso corporeo ideale, proprio per contrastare la perdita delle masse muscolari. Il tonno in scatola inoltre fornisce in prevalenza acidi grassi mono e polinsaturi così come l’avocado, mentre il loro apporto di acidi grassi saturi è davvero modesto; questi, infatti, se assunti in eccesso possono danneggiare le arterie e renderle meno ela-

stiche. Un altro elemento fondamentale per mantenersi giovani sono gli antiossidanti, forniti in numero eccezionale dall’accoppiata tonno e avocado! Il tonno, inoltre, è una fonte straordinaria di selenio e betacarotene e l’avocado arricchisce il potere antiossidante di questa pietanza con il suo apporto elevato di vitamina C e vitamina E”.

La ricetta dello Chef Bernardi Insalata di tonno e avocado Ingredienti per una persona (377 kilocalorie) • Tonno in scatola sgocciolato una confezione da 80 g; • 50 g di avocado; • 100 g di finocchi; • mezza mela; • lattughino 80 g; • un cucchiaio di olio extravergine di oliva; • limone; • sale. Preparazione Pulite il finocchio ed affettatelo sottilmente. Lavate l’insalata. Sbucciate la mela e l’avocado e tagliateli a cubetti.

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Mettete in un piatto il lattughino, la frutta e i finocchi e condite con l’olio, il limone e un pizzico di sale. Adagiate il tonno e servite. n




Labbra al bacio Tutti i trucchi e i prodotti per nascondere i difetti e prendersi cura del proprio sorriso. A colpi di balsami, stick, struccanti e scrub di Gelsomina Sampaolo

s

Se

è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, la bocca non è certo da meno: la usiamo per sorridere, parlare, baciare, mangiare, ecc. Insomma, si tratta di una parte del viso da tenere in grande considerazione, anche se spesso ce ne dimentichiamo. Le donne sicuramente la notano di più, spesso e volentieri per lamentarsene: labbra troppo sottili,

secche, denti non bianchissimi o storti, bocche troppo grandi o troppo piccole, insomma, come sempre non ci si accontenta di ciò che si ha “in dotazione”. Per quanto riguarda le labbra, però, alcuni trucchi e accorgimenti possono venirci in aiuto per porre rimedio a piccoli difetti o imperfezioni. Innanzitutto una bella bocca è quella con labbra sane e idratate.

Soprattutto ora che siamo entrati nella stagione fredda e le labbra sono esposte a vento e basse temperature, dobbiamo ricordarci di idratarle il più spesso possibile con un balsamo specifico o un burro cacao di qualità: sempre meglio scegliere quelli a base di grassi naturali (come olio di ricino, burro di karitè, cera d’api o di carnauba) ed evitare accuratamente i prodotti che contengono derivati

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del petrolio (paraffina, petrolato). Per delle labbra turgide e nutrite potete provare stick specifici arricchiti con acido ialuronico, collagene o ingredienti naturali come cannella o menta, che aumentano il volume riattivando la microcircolazione. La sera, poi, cercate di usare sempre struccanti specifici per rimuovere il trucco dalle labbra e una volta a settimana eseguite uno scrub leggero per rimuovere pellicine e cellule morte. Potete anche provare con un esfoliante fatto in casa, mescolando miele e zucche-

ro di canna. L’idratazione passa anche dalla nutrizione, perciò seguite i consigli nel box in questa pagina per una dieta a prova di screpolature.Una volta ottenute labbra sane, possiamo passare a consigli più puramente estetici.

1) Labbra troppo sottili

Cosa fare se si hanno labbra sottili da “rimpolpare”? Cominciamo dal primer, una sostanza da applicare con le dita, creando una base ottimale prima di stendere il rossetto: sono solitamente formulazioni fluide e leg-

Idratazione & alimentazione In genere si pensa che le labbra screpolate siano dovute soprattutto al freddo, ma in realtà in molti soffrono di questo problema anche negli altri mesi dell’anno. Tra le cause principali della disidratazione delle labbra, oltre al freddo, infatti, troviamo: il fumo, l’esposizione al sole, lo smog e un’alimentazione scorretta. Per porre rimedio alle labbra screpolate bisogna quindi seguire uno stile di vita sano e un’alimentazione equilibrata e “idratante” a base di frutta, verdura e liquidi. Il consiglio principale (benché trito e ritrito) resta dunque quello di bere almeno due litri di acqua al giorno, aggiungendo magari bevande idratanti e nutrienti come frullati e centrifughe di frutta, ricche di liquidi, minerali e vitamine. D’inverno cercate di preferire il tè al caffè, poiché permette al sistema circolatorio di aumentare l’idratazione dei tessuti. Ricordatevi, poi, di consumare almeno cinque porzioni al giorno tra frutta e verdura, in special modo gli ortaggi a foglia verde, le carote e i pomodori. Validi alleati dell’idratazione nella dieta sono anche il grano integrale, i cibi che contengono la vitamina A (fegato, uova) e i latticini freschi (ricchi di magnesio e calcio). Tra i cibi da evitare, invece, quelli troppo salati o dolci, le bibite zuccherate o base di caffeina e gli alcolici, perché aumentano la disidratazione.

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gere, trasparenti, che rimpolpano e correggono il colore delle labbra. Dopo il primer possiamo passare al trucco vero e proprio, a cominciare dalla matita per delineare i contorni delle labbra e allargarne leggermente le dimensioni, sceglietela di una nuance leggermente più scura rispetto al colore delle labbra o del rossetto che userete, poi puntate su tonalità di rossetto chiare, idratanti e a effetto liquido. Il tocco finale, poi, consiste nel creare dei punti luce al centro delle labbra con un gloss brillante e concludere applicando un leggero tocco di highlighter appena sopra l’arco di Cupido (l’incurvatura del labbro superiore).

2) Bocca asimmetrica

In questo dovrete imparare a ridisegnarne i contorni come una vera artista, armata di mano ferma e matita color carne. In questo caso optate per rossetti opachi, asciutti, che non tendano a sbavarsi rischiando di vanificare ogni sforzo.

3) Labbra troppo carnose

Per alcuni non esiste il concetto di “ labbra troppo carnose”, data l’associazione di questo tipo di bocca con la sensualità e la bellezza, ma se comunque non vi sentite a vostro agio con le dimensioni delle vostre labbra, vi consigliamo di puntare tutto sul nude look. Delineate prima la forma delle labbra seguendone i contorni con una matita color carne, poi riempite l’interno usando sempre la stessa matita e infine stendete un balsamo o burro-cacao trasparente per uniformare il colore.

4) Oops!

Avete fatto un errore con la matita o siete uscite dai “confini” con il rossetto? Niente paura, non è tutto perduto, potete rimediare con un pennellino da labbra intinto nella crema idratante o nel primer e passato sullo sbaffo e l’errore sarà immediatamente cancellato.



Mandare baci e sorridere fa lavorare ottimamente il muscolo del contorno labbra

La ginnastica del sorriso Il desiderio di labbra perfette, simili a quelle dei divi del grande schermo e che non invecchiano mai, spinge in molte (e molti) a richiedere piccoli interventi estetici e “ritocchini” vari. Ma quando e quanto vale la pena? Secondo quanto afferma il Professor Antonino Di Pietro (Specialista in Dermatologia, Presidente fondatore dell’ISPLAD) sul suo sito internet (www.antoninodipietro.it) la scelta del materiale, della quantità e soprattutto dello specialista è decisiva. Il materiale più usato è senza dubbio l’acido ialuronico, nella formulazione appositamente studiata per riempire le labbra, conservandone la morbidezza. Ormai collagene, silicone e tutti i filler dalla durata eccessiva sono stati praticamente banditi perché possibili cause di pericolose reazioni come rigetto, irrigidimento delle labbra e gonfiori asimmetrici. L’acido ialuronico viene iniettato nelle

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labbra tramite una tecnica denominata “Paris Lip” a tre millimetri di profondità, lungo tutto il contorno delle labbra. A volte basta anche solo un millimetro in più per raggiungere un turgore naturale e armonioso. Di Pietro, poi, consiglia di fare sempre un po’ di ginnastica, anche con le labbra: “Come? Mandando baci e sorridendo: baciare effettuando un movimento fluido che subito dopo si trasforma in un sorriso, almeno 10 volte, impone al muscolo del contorno labbra di aprirsi e chiudersi e pompare sangue a tutta la zona. Così, più ossigenata, la pelle mantiene la turgidità e si segna meno. Un altro esercizio, che lavora sul muscolo vero e proprio, consiste nel fare un sorriso e appoggiare i due mignoli agli angoli della bocca. Tenendoli in questa posizione, stringere le labbra verso il centro, cercando di vincere la resistenza determinata dalle dita. Anche questo esercizio va ripetuto 10 volte”. n



Quando arriva un gattino I consigli mirati per accogliere al meglio il nuovo arrivato: 6 mesi per farlo sentire a suo agio di Chiara Baldetti

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L’avete visto e ve ne siete subito innamorati: piccolo, peloso e tenerissimo. Non potevate proprio evitare di adottare quel gattino. Ma adesso che siete sulla soglia di casa mille dubbi vi assalgono: dove dormirà? Cosa mangerà? Vorrà giocare? Nel primo approccio del gatto con un nuovo ambiente (e questo vale sia per i cuccioli che per i gatti adulti) non bisogna esagerare, per evitare di spaventarlo o farlo sentire spaesato. Cominciate dunque a fargli conoscere pochi ambienti, uno alla volta, per familiarizzare con mobili e oggetti. Consigliamo sin da subito di escludere alcune stanze dalla sua 62 OPTIMASALUTE

portata (ad esempio le camere da letto, gli sgabuzzini e le terrazze, almeno nei primi giorni) per evitare che combini guai o si metta in pericolo. Come esistono le case a prova di bambino, dovrete creare una casa a prova di gattino (almeno per i primi 6 mesi), ovvero: • Ricordatevi di chiudere tutte le finestre per evitare che possa cadere o scappare. • Chiudete l’accesso ai caminetti. • Nascondete i cavi elettrici. Il gattino potrebbe mordicchiarli. • Chiudete sempre la tavoletta del wc. • Spostate le piante potenzialmente velenose (come gigli, ciclamini e stelle di Natale) ed evitate-

gli il contatto con i vasi in generale (per la sicurezza dei vasi e dei fiori, soprattutto). Per facilitare l’adattamento al nuovo ambiente, potrebbe essere utile passare un fazzoletto sulle guance del gatto e poi sugli angoli dei mobili nella stanza e sugli stipiti delle porte, per diffondere il suo odore e rendere l’ambiente più suo. Fornitegli da subito una cuccia calda e confortevole (ricordiamoci che molto probabilmente era abituato alla vicinanza e al calore della mamma e dei suoi fratellini) con una coperta, all’asciutto e al riparo dalle correnti d’aria. Nelle immediate vicinanze lasciate a disposizione acqua e cibo


(vedi box per le scelte alimentari giuste), sempre distanti, però, dalla cassettina dei bisogni alla quale si abituerà ben presto e naturalmente. Le ciotole per acqua e cibo vanno tenute ben distinte, così come la lettiera deve stare distante dalle ciotole perché in natura il gatto non mangia dove ha sporcato e non beve l’acqua sporca di cibo. È buona norma dare un posto fisso a tutti gli oggetti del gatto così saprà dove si mangia, si dorme e si fanno i bisogni e adotterà ben presto le sue abitudini casalinghe. Per quanto riguarda giochi & co. ricordiamoci sempre che il gatto è un felino e, in quanto tale, ha dei bisogni predatori da soddisfare, come quello di graffiare.

Se non volete diventare ospiti del vostro gatto è bene essere severi da subito Procuratevi dunque appena possibile un graffiatoio o un tronco di legno che serva allo scopo e posizionatelo in una zona frequentata della casa: quando il gatto graffia, infatti, vuole lasciare dei segnali ben visibili a tutti e in mancanza di oggetti utili allo scopo il micio sfodererà i suoi artigli su mobili, divani, poltrone e tende! Essendo un cucciolo ed un felino, poi, avrà bisogno della sua dose di giochi e attività quotidiane, quindi lasciate nella sua “zona” palline, nastrini e topi finti e magari anche una palestra di quelle apposite per gatti, che gli permetterà di sfruttare e sfogare la sua naturale abilità nell’arrampicata e

Le regole alimentari Scegliere l’alimento giusto per un gattino è una grande responsabilità: gli permetterà di crescere e di svilupparsi nel migliore dei modi, per cui il primissimo consiglio è quello di rivolgervi al veterinario, che valuterà l’alimentazione da adottare in base a parametri specifici e allo stato di salute generale del micio. Se si tratta di un gatto già svezzato, cercate di scoprire che cosa mangiava prima che lo adottaste voi e proseguite con una dieta simile. Quando deciderete di cambiare alimento tenete a mente che il gatto impiega da 5 a 7 giorni per abituarsi, quindi non datevi subito per vinti o rischierete di viziarlo. La regola di base per l’alimentazione dei gatti è: secco e umido, poco e spesso. I gattini di età compresa tra le otto e le dodici settimane hanno bisogno, infatti, di quattro pasti al giorno, che poi diminuiranno a tre dai tre ai sei mesi e a due al giorno dopo i sei mesi d’età. Come regola generale il cibo secco (croccantini) può essere lasciato nella ciotola a disposizione per tutta la giornata, sarà il gatto ad auto-regolarsi. Gli alimenti umidi (lattina o bustine), invece, vista la loro deperibilità andrebbero somministrati al momento del pasto e dosati. Infine, un consiglio che non molti conoscono: il latte vaccino non è adatto ai gatti, nonostante la cultura popolare ce lo abbia insegnato. Anzi, fa male al suo sistema digerente e intestinale e può causare diarrea. Meglio della semplice acqua pulita e fresca. nei salti. Il gatto, a differenza del cane, non necessita di compagni di giochi e lo vedrete spesso giocare da solo, correre apparentemente senza motivo e fermarsi improvvisamente quando si stanca. Fa parte della sua indole indipendente che lo rende certamente meno impegnativo di un cane, soprattutto dentro casa. Nel caso in cui il micio decida di cimentarsi in attività pericolose o combinare danni a cose o persone dentro casa, sgridatelo subito e con fermezza, prendetelo

in braccio e portatelo nella “sua” zona (vicino alla cuccia, al graffiatoio o ai suoi giochi), poi accarezzatelo, in modo che capisca che quello è il suo posto. Vi consigliamo di essere severi da subito, altrimenti il gatto prenderà il sopravvento e da padroni di casa che eravate diventerete suoi ospiti, a volte anche indesiderati. Infine, se ci sono altri gatti o bambini in casa, scegliete un approccio graduale, per far abituare tutti alla reciproca presenza e non scioccare nessuno. n

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Hobby House

di Gelsomina Sampaolo

Libreria Bambini

No, no e poi no!

Primo giorno di scuola per Marco, ma lui non vuole lasciare la mamma e i propri giochi per stare con degli sconosciuti. D’Allance M.; Babalibri; Euro 11,80

Come funziona la maestra

Albo illustrato che parla ai bambini di oggi e ai bambini di ieri con un ritratto gioioso e scanzonato di tutti i tipi di maestre. Mattiangeli S.; Il Castoro; Euro 14,00

In Salute

Quello che i denti raccontano di te

La dottoressa Caffin, dentista, osteopata e agopuntore, spiega come i denti conservano la memoria di eventi della nostra vita e riflettono stati emotivi e subconscio. Caffin M.; Amrita; Euro 8,50

Mi spieghi, dottore

Un riferimento per tutta la famiglia con tavole esplicative, informazioni raccolte dalla redazione del “Corriere Salute” e commenti di medici specialisti. Ripamonti L., Sparvoli A. (a cura di); Rizzoli; Euro 35,00

Best Seller

La chimera

1610, in un piccolo borgo a sud del Monte Rosa vive Antonia, una trovatella cresciuta dalle monache, ma per tutti “la strega di Zardino”. Una storia vera e tragica di menzogne e fanatismi, Premio Strega 1990. Vassalli S.; BUR; Euro 6,99

Cinema Il racconto dei racconti

Regia: M. Garrone con S. Hayek, V. Cassel, J.C. Reilly Trama: storie di tre re dalla collana “Lo cunto de li cunti “ di Giambattista Basile. Giudizio: Immagini come quadri romantici, fotografia potente. Favole che colpiscono.

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La ragazza del treno

Rachel ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Osserva e immagina le vite degli altri, finché vede qualcosa che non dovrebbe. Hawkins P.; Piemme; Euro 9,99

Musica Smoke+Mirrors Imagine Dragons

Quattro ragazzotti di Las Vegas che hanno raggiunto numeri incredibili con un pop-rock da hipster e hit che entrano direttamente in testa. Poco innovativi ma piacevoli.



Ultima pagina

ricette Pasta zucchine e gorgonzola • 200 g di gorgonzola • 80 g circa di pasta a persona • 300 g zucchine • 1 cipolla piccola • una noce di burro • sale e pepe qb Rosolare nel burro le zucchine a pezzi e la cipolla affettata, condire con sale e pepe e cuocere per 5 minuti. Aggiungere il gorgonzola a pezzi e mescolare bene. Cuocere la pasta al dente, scolare e versarci sopra rapidamente la salsa.

Marchesismi

Tutte favole “È sbagliato raccontare le favole ai bambini per ingannarli, bisogna raccontarle ai grandi per consolarli”. (Marcello Marchesi)

Lo Sapevate?

Il chewing gum inventato da un dentista Nonostante le prime tracce risalgano addirittura ai Maya, che già 3500 anni fa masticavano abitualmente palline di gomma, l’invenzione del chewing (masticare) gum (gomma) è datata ufficialmente 28 dicembre 1869, con il brevetto presentato da William Semple, dentista americano dell’Ohio. Da allora la crescita è stata esponenziale, tanto che al giorno d’oggi solo in Italia mastica gomme abitualmente più del 50% della popolazione, con un consumo annuo stimato in 20mila tonnellate. Nel mondo si avvicina il milione di tonnellate.

Web Zone

Instagram, star dei social Secondo il rapporto 2015 sul Social Media Marketing realizzato da Simply Measured, Instagram è ufficialmente la star social dell’anno. Anche se Facebook ha una crescita inarrestabile, Instagram avrebbe il primato in fatto di numero di iscrizioni: quasi 300 milioni di utenti al mese!

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oroscopo Segno del Mese SCORPIONE

23/10 - 22/11

Non c’è dubbio: voi dello Scorpione siete pieni di risorse ma spesso inclini alla mancanza di tatto. Il consiglio? Cercate di stare attenti a chi vi sta intorno ed evitate di offendere qualcuno. Permalosi come siete, non lasciatevi trascinare dal desiderio di vendetta: meglio essere razionali e superiori.

Sagittario 23/11 - 21/12

Entusiasmo e motivazione in calo. Amore: meglio dal 15 in poi.

Capricorno 22/12 - 20/01

Lavoro: progetti e idee vi rendono attivi. Fermento pure in amore.

Acquario 21/01 - 19/02

Lavoro: sarete ricompensati. Sentimenti? Periodo armonioso.

Un miliardo di utenti Il 24 agosto scorso Facebook ha segnato un record eccezionale: un miliardo di utenti connessi da tutto il mondo. In pratica, quel giorno, una persona su sette si è collegata al social network. Un successo talmente grande da far pensare che nessuno vivrebbe più senza facebook.

I trend del momento Per scrivere tweet seguiti ed avere un maggior numero di interazioni con i vostri follower un consiglio è quello di usare hashtag che vanno “di moda”, giorno per giorno. Li trovate nella colonna sinistra dello schermo e si chiamano “trends”: per essere sempre sul pezzo.

Pesci 20/02 - 20/03

Lavoro e amore: la seconda metà del mese è più propizia.

Ariete 21/03 - 20/04

Mese difficile e ambizioso. In amore meglio la seconda metà.

Toro 21/04 - 20/05

Prosperità e guadagni in vista. Lato sentimentale emozionante.

Gemelli 21/05 - 21/06

Lavoro: mese duro e prove difficili da superare. Gioie in arrivo.

Cancro 22/06 - 22/07

Lavoro e sentimenti: è il mese migliore. Tutto va gonfie vele!

Leone 23/07 - 23/08

Serve uno sforzo, ma i risultati arriveranno. Anche in amore.

Vergine 24/08 - 22/09

Pieni di iniziative e idee da mettere in pratica. Carica sessuale.

Bilancia 23/09 - 22/10

Lavoro: collaborazioni propizie in vista. Mese molto romantico.

CONCERTI Le date del mese Cesare Cremonini: 1 Casalecchio di Reno, 3 Firenze, 5 Eboli, 7 Acireale, 10 Bari, 13 e 14 Assago, 17 Montichiari, 19 Padova, 21 Conegliano, 22 Trieste, 24 Verona. Madonna: 19, 21 e 22 Torino. Briga: 6 Milano, 7 e 8 Roma, 14 Venaria Reale. Jovanotti: 19 e 20 Rimini, 22 e 24 Livorno, 27, 28 e 30 Assago. Raf: 10 Palermo, 11 Catania, 13 Roma, 26 Genova. Editors: 28 Bologna. Deep Purple: 5 Firenze, 6 Roma. Malika Ayane: 3 Roma, 8 Parma, 11 Pescara, 12 Senigallia, 15 Trento, 16 Udine, 27 Catania, 28 Palermo. Deep Purple: 5 Firenze, 6 Roma. Tiziano Ferro: 13 Torino, 16 e 17 Assago, 19 Casalecchio di Reno, 21 e 22 Roma. Bob Dylan: 18 e 19 Bologna, 21 e 22 Milano.




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