Optima Salute Gold - Settembre 2016

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N. 249 ANNO XXV Settembre 2016

Alimentazione

Cosa mangiare durante gravidanza e allattamento

Prevenzione

Visita urologica e Psa per salvare la prostata

Bellezza

Pelle luminosa anche in autunno

Dossier

L’identikit delle medicine

in questo numero

LA SINDROME POST-VACANZE

CONTRO LO STRESS DEL DOPO-FERIE, ALIMENTAZIONE ED INTEGRATORI AD HOC



Sommario

Anno XXV n. 249 Settembre 2016

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it

Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Melissa Finali, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Charterhouse in collaborazione con Rotolito Lombarda S.p.A. Via Sondrio, 3 20096 - Seggiano di Pioltello (MI) Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

Post-it

Rubriche

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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

8

Post-it Pro-memoria della salute

di Francesca Aquino

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Hobby House Cinema, musica e libri

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Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

www.optimasalute.it

OPTIMASALUTE

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Sommario

Anno XXV n. 249 Settembre 2016

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Dossier

L’identikit delle medicine Un utile “inventario” su tutto quello che potete trovare in farmacia, dalle svariate forme delle compresse a gocce, pomate, chewingum, sciroppi, unguenti e tanto tanto altro. Come orientarsi ed i suggerimenti utili per chi spezza le pastiglie per ottenere il giusto dosaggio terapeutico a cura di Claudia Ciani

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L’alimentazione della donna I suggerimenti nutrizionali per gravidanza, allattamento e menopausa di Melissa Finali

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Sport, specchio della vita Insegna a gestire rapporti, vittorie e sconfitte a bambini e adolescenti

Rientro in bellezza Come conservare l’abbronzatura e una pelle luminosa anche in autunno di Gelsomina Sampaolo

Lunga vita alla prostata I consigli dell’urologa Elisabetta Costantini: dal Psa all’autopalpazione

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intervista di Claudio Sampaolo

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Il menu del micio La salute dei nostri amici pelosi passa per precise regole alimentari

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4 OPTIMASALUTE

di Pompeo D’Ambrosio

di Chiara Baldetti



Attualità in Farmacia

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Influpirin Viral, più difese immunitarie contro i malanni di stagione

Influpirin Viral è il nuovo integratore alimentare a base di estratto di Olivello Spinoso (germogli fogliari), con azione di sostegno e ricostituente, una sostanza efficace nel contrastare diversi ceppi di virus, tra cui quelli influenzali, sia di frenarne la diffusione in piena fase epidermica. Nella sua formula una preziosa sinergia di Zinco e Vitamina C che contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario e proteggono le cellule dallo stress ossidativo. Può essere assunto sia preventivamente agli esordi della stagione fredda, come coadiuvante nel contrastare la comparsa dei disturbi da raffreddamento, sia in fase di convalescenza per aiutare a favorire il recupero del benessere psicofisico. Disponibile in pratiche compresse pronte da sciogliere in bocca senza bisogno di acqua per agevolare l’assunzione in qualsiasi momento della giornata, a casa o fuori.

Duoliver: integratore alimentare a base di SAMe Silimarina utile a supportare la funzionalità epatica

Con Duoliver si è prodotta una compressa triplo strato (Tecnologia Brevettata) che consente di ottimizzare l’assorbimento dei due principi funzionali aumentandone la biodisponibilità. La sinergia dei due principi funzionali fa si che Duoliver svolga una forte azione antiossidante e detossinante favorendo il mantenimento delle funzioni fisiologiche del fegato. Pertanto l’impiego di Duoliver dev’essere tenuto in considerazione come utile integrazione al trattamento di epatopatie croniche di varia eziologia avente lo scopo di ridurre la progressione verso la fibrosi e cirrosi. Non ultimo va considerato l’impiego di Duoliver per la sua alta tollerabilità e, per la sua natura di integratore alimentare, senza effetti collaterali.

Nella prevenzione delle cistiti e delle infezioni delle vie urinarie: Roter Lactoberry

Roter Lactoberry è un Integratore alimentare con estratto di Mirtillo Rosso, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus plantarum, Inulina e Vitamina A, e svolge un’efficace azione anti-adesiva, pre-biotica e pro-biotica, preventive di eventuali infezioni delle vie urinarie (ad es. le cistiti). Il Mirtillo Rosso Americano di Roter Lactoberry è particolarmente concentrato in proantocianidine o PACS (ne contiene ben 100 mg per capsula), che hanno un’azione anti-adesiva contro l’Escherichia Coli, mentre i due ceppi di Lactobacilli sono stati selezionati per l’elevata affinità con l’ambiente intestinale umano, oltre ad avere proprietà antimicrobiche contro i batteri nocivi. Completa la composizione di Roter Lacotberry, l’Inulina, un pre-biotico efficace nel favorire la crescita dei batteri intestinali benefici e quindi di ridurre quella dei batteri nocivi; inoltre l’inulina migliora la sopravvivenza dei Lactobacilli, fornendo un substrato specifico alla flora batterica dell’intestino. Una capsula al giorno di Roter Lactoberry è in grado di prevenire efficacemente la ricomparsa della cistite.

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Correzione ultra-mirata Trattamenti Specifici Lierac. Fatica, menopausa*, rughe, contorno occhi Alcuni disordini estetici cutanei ultra-specifici richiedono risposte ultra-mirate. Creati da un medico specialista in estetica, da più di 40 anni i Laboratoires Lierac sono esperti della correzione dei disordini cutanei. Ispirandosi alle medicine d’avanguardia, creano trattamenti specifici ultra-performanti che possono essere considerati veri e propri interventi cosmetici. I trattamenti specifici Lierac sono studiati per rispondere a problematiche estetiche mirate: rughe (Déridium), pelle in menopausa (Arkéskin), inestetismi del contorno occhi (Diopti), segni della fatica cutanea (Mésolift). *Effetti della menopausa sulla pelle.

RestivOil: una linea completa di prodotti per capelli e corpo

RestivOil: una linea completa di prodotti per capelli e corpo dalla caratteristica formulazione olio-non olio, senza agenti schiumogeni aggressivi, che assicura una detersione efficace e delicata rispettando la cute più sensibile. In particolare, per il trattamento del cuoio capelluto sono disponibili in farmacia 4 varianti: Shampoo Fisiologico, Shampoo Complex, Shampoo Zero Fisiologico e Shampoo Zero Forfora, questi ultimi due studiati in particolare per chi soffre di cute ultra-sensibile. Test clinici dimostrano che l’utilizzo di RestivOil Shampoo riduce il prurito del 90% e le irritazioni dell’85%, dopo 2 settimane di utilizzo. La stessa delicatezza la trovi disponibile anche per il corpo: Restivoil Fisiobagno Doccia è l’oliodetergente ultra-delicato da usare per il bagno o la doccia per una detersione dolce e seboaffine.

La cura dei piedi per il benessere di tutto il corpo con la linea Timodore Timodore Dr. Ciccarelli: una gamma completa di prodotti per il benessere dei piedi di tutta la famiglia. I prodotti della linea contengono nella loro formulazione estratti naturali e principi attivi conosciuti per le loro proprietà antisettiche, deodoranti e ammorbidenti che donano ai piedi una sensazione unica di freschezza che dura tutto il giorno. La linea Timodore, oggi, comprende una nuova Crema Deodorante a lunga durata 48h, senza parabeni, che agisce efficacemente in caso di ipersudorazione del piede, grazie agli speciali componenti in grado di controllare la sudorazione del piede, in ogni situazione. In Farmacia. Timodore: il benessere parte di piedi.

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Post-it salute

di Francesca Aquino

Testato vaccino contro i tumori

All’università tedesca Johannes Gutenberg di Mainz è stato messo a punto e testato, per ora su tre pazienti con melanoma in stadio avanzato, un vaccino potenzialmente “universale” contro i tumori. Secondo quanto riferito sulla rivista Nature, la sua unicità sta nel fatto che funziona in maniera semplicissima, inducendo una forte reazione immunitaria. Iniettato endovena raggiunge i distretti immunitari del corpo (milza, linfonodi, midollo osseo) dove attiva una forte risposta immunitaria contro il tumore, sostenuta nel tempo. È ancora presto per trarre conclusioni, ma nel 2017 proseguiranno i test su altri tipi di tumore.

Monoporzioni contro l’obesità

I cibi confezionati in singole porzioni possono essere uno strumento utile contro il sovrappeso. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista Obesity. Per combattere l’obesità sempre più diffusa (e i rischi ad essa correlati) il team della Scuola di Medicina dell’Università della California-San Diego ha coinvolto 183 adulti in uno studio durato 3 mesi. Al termine si è visto che il 74% dei partecipanti che hanno consumato quotidianamente due pasti confezionati in porzioni controllate aveva raggiunto una perdita di peso di almeno il 5%, mentre questo stesso risultato era stato raggiunto solo dal 53% di chi avevano mangiato pasti auto-selezionati.

Medicina fiscale, più controlli

Con la nuova Riforma della Pubblica Amministrazione arriverà una sorta di ‘rivoluzione’ della medicina fiscale, grazie all’istituzione del Polo Unico per razionalizzare la spesa e limitare gli abusi. Attualmente nel privato le visite sono gestite dall’Inps mentre nel pubblico dalle Asl. Con il Polo unico tutta la competenza della verifica dello stato di salute dei lavoratori in malattia passerà all’Inps. “Avrà risvolti positivi sulla qualità del servizio perché garantirà un controllo effettivo e più mirato che ad oggi le Asl non riescono a gestire”, commenta Alfredo Petrone, segretario del settore Inps della Fimmg. Una volta in vigore, inoltre, questa novità stabilizzerà molti medici fiscali ora precari.

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Post-it salute

I rischi del fumo in gravidanza

Fumare in gravidanza potrebbe essere la causa di schizofrenia nel nascituro. Questo il risultato di uno studio, pubblicato sull’American Journal of Psychiatry e condotto tra Columbia University e Finlandia. Sono stati considerati 1.000 casi di schizofrenia e relativi coetanei sani di controllo tra i nati in Finlandia nel periodo 19831998. È emerso che se la madre presentava nel sangue livelli elevati di un sottoprodotto della nicotina (la cotinina), il bambino era a rischio di ammalarsi di schizofrenia nel corso della sua vita. Gli esperti hanno stimato che se la gestante fuma molto, il rischio è del 38% più elevato.

Trapianti di flora batterica

Il trapianto di flora batterica - ovvero la ‘somministrazione’ di un nuovo microbiota intestinale da donatori sani - potrebbe aiutare la cura della colite ulcerosa, malattia infiammatoria che colpisce l’intestino (retto e parte del colon) e che può dare dolori addominali e diarrea ricorrente. È quanto dimostrato da una indagine clinica su 81 pazienti, condotta da Sudarshan Paramsothy della University of New South Wales, Australia. I risultati sono promettenti poiché molti pazienti con colite ulcerosa traggono un modesto giovamento dalle terapie farmacologiche attualmente disponibili.

Si sperimenta viagra in cerotto

Gli scienziati del King Abdulaziz University di Gedda, in Arabia Saudita, insieme ai colleghi dell’Università del Cairo hanno sviluppato un nuovo cerotto al Viagra che potrebbe sostituire la famosa pillola blu. Con questo metodo il farmaco agirebbe in pochi minuti anziché impiegare delle ore e il suo effetto sarebbe più duraturo. Il principio attivo del Viagra, il sildenafil citrato, è stato trasformato in nanoparticelle capaci di penetrare la pelle ed entrare nel flusso sanguigno. Il nuovo cerotto, al momento testato con successo sui topi, potrà essere messo sul braccio o sull’addome ed eliminerà gli effetti collaterali tipici della pillola, come mal di testa, indigestione e dolori muscolari.

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Post-it salute

Alzheimer: diagnosi precoce

È possibile anticipare la diagnosi del morbo d’Alzheimer sottoponendo i pazienti a un test per valutare la memoria a lungo termine insieme a una scansione del cervello. Queste le conclusioni di un’approfondita indagine dell’Università di Edimburgo, pubblicata sulla rivista Nature Communications. I ricercatori hanno suggerito, attraverso test su cavie, che i primi deficit causati dall’Alzheimer colpiscono la memoria a lungo termine: “Ci rendiamo conto che i test con gli animali devono essere interpretati con cautela, ma l’uso di questi modelli genetici insieme ai test appropriati sono importanti perché puntano alla diagnosi precoce”, hanno commentato.

Dolcificanti artificiali: diabete 2

L’abuso di dolcificanti artificiali può aumentare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Ciò sarebbe dovuto ai cambiamenti nei batteri intestinali causati da aspartame e saccarina che indurrebbero a sviluppare un’intolleranza al glucosio. Lo afferma la York University (Canada), sulla base di un’indagine pubblicata sulla rivista Applied Physiology, Nutrition and Metabolism. I ricercatori hanno analizzato i dati di 2.856 adulti che hanno preso parte alla “Third National Health and Nutrition Survey”. “Il nostro studio mostra che le persone obese che consumano dolcificanti artificiali, in particolare l’aspartame, possono avere una gestione peggiore del glucosio rispetto alle persone che non utilizzano sostituti dello zucchero”, ha detto Jennifer Kuk, autrice dello studio.

Attenti al sale

Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet dimostra che anche poco sale (3 g al giorno, peraltro quantità maggiore rispetto alla dose giornaliera raccomandata) fa male alla salute, aumentando il rischio di infarto e ictus. Secondo l’autore, Andrew Mente della McMaster University di Hamilton (Canada), l’ammonimento vale solo per chi soffre di ipertensione e mangia troppo sale. È bastato invece riuscire a farli assestare su un consumo di 4-5 grammi al giorno per ottenere minori rischi di morte e di soffrire di patologie cardiovascolari quali infarto e ictus.

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L’alimentazione delle donne Esistono molte piccole accortezze nutrizionali per ognuna delle piÚ importanti fasi della vita. E alcuni luoghi comuni da sfatare di Melissa Finali biologa, nutrizionista

s

La vita di una donna è continuamente scandita da cambiamenti fisiologici ed esigenze nutrizionali diverse che hanno un impatto

decisivo sulla salute. In questo articolo andremo ad approfondire quali dovrebbero essere le accortezze alimentari da ab-

bracciare in condizioni della vita particolarmente delicate, quali: gravidanza, allattamento e menopausa.

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Gravidanza: calcolate di quanti kg si può aumentare La gravidanza, non porta con se semplicemente cambiamenti anatomici ma anche cambiamenti comportamentali che si devono adattare al corretto sviluppo di un’altra vita, che dipende, in tutto e per tutto, dalle scelte della madre. Contrariamente a quanto si pensa, una corretta alimentazione in gravidanza non si discosta molto da quella di base della donna non in gravidanza, l’importante è che questa sia ben bilanciata; la prima cosa da fare è capire la situazione dalla quale si parte, ovvero se si è sottopeso, normopeso, sovrappeso oppure obesi. Questo si può fare con un semplice calcolo, ovvero quello del’IMC (Indice di Massa Corporea, o anche BMI, cioè Body Mass Index), in cui dovremo dividere il nostro peso pre-gravidico per il quadrato della nostra altezza. A seconda del valore risultante capiremo da dove si parte, aiutandoci con la tabella che troviamo di seguito. Piccolo esempio: una donna che pesa 60 kg ed è alta 1,50 avrà un IMC di 26,66 così calcolato: 60 : 2,25 (1,50 x 1,50) = 26,66 rientrando

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nella categoria sovrappeso. È molto importante controllare il peso pre-gravidico in modo che ci si possa rendere conto di qual è il range GWG (Gestational Weigt Gain), cioè aumento di peso raccomandato in gravidanza. BMI

pre-gravidico

Classificazione clinica

GWG*

<18.5

sottopeso

15-25 kg

18.5-24.9

normopeso

13-20 kg

25-29

sovrappeso

12 kg

30-34

obese classe I

10 kg

35-39

obese classe II

9 kg

>40

obese classe III

8 kg

• adolescenti • primigravide • gemellari • sportive

+ 20%

*GWG (Gestational Weigt Gain)=aumento peso in gravidanza

È quindi fondamentale che il peso della donna incinta non superi la soglia di riferimento, per evitare che si vada incontro a tutta una serie di complicanze che possono compromettere il normale andamento della gravidanza. Tra quelle

più eclatanti troviamo:

Diabete Gestazionale

Si tratta di un’alterazione del metabolismo del glucosio, che viene diagnosticata per la prima volta durante la gravidanza e che spesso porta allo sviluppo di feti macrosomici e ad un aumentato rischio di incorrere nel diabete di tipo II dopo la gravidanza. In realtà non è strettamente correlato semplicemente a una dieta sbagliata, ma anche ad una predisposizione genetica della donna; resta il fatto che una dieta adeguata rimane un ottimo approccio per tenere nella norma i livelli di insulina.

Pre-eclampsia ed eclampsia

Legate, tra le altre cose, a valori pressori elevati precedenti alla gravidanza. Nella pre-eclampsia di solito si hanno i sintomi principali ma senza manifestazioni effettive. Si passa invece alla eclampsia quando compaiono sintomi come disturbi visivi, cefalea, dolori addominali ed epigastrici, edemi, con rischio di danni renali per la donna, distacco placentare e danni neurologici seri per il feto. Quindi la credenza,



ormai datata, che in gravidanza sia necessario mangiare per due è da sistemare nel dimenticatoio, posizione appoggiata anche dal Ministero della Salute: per garantire un fisiologico incremento di peso, è richiesto un aumento dell’introito calorico di sole 300 kcal al giorno a partire dal secondo trimestre di gravidanza. Quindi consumare regolarmente 5 pasti al giorno: colazione, merenda a metà mattina, pranzo, merenda a metà pomeriggio e cena. Al massimo, per soddisfare il moderato aumento delle esigenze energetiche, può essere utile aggiungere due piccoli spuntini alla dieta di base, un’ottima abitudine per tenere a freno la nausea all’inizio della gravidanza o anche per ren-

dere meno difficoltoso completare il pasto nelle ultime settimane, quando la compressione da parte del feto sullo stomaco si fa sentire. Pertanto non dobbiamo puntare sulla quantità ma sulla qualità, ampliando la scelta alimentare. Estremamente importanti per lo sviluppo del feto sono:

Grassi omega-3 e omega-6:

Elementi importantissimi per la formazione delle membrane cellulari e per il corretto sviluppo del sistema nervoso, contenuti ad esempio nell’olio di semi di lino, nella frutta secca e nel pesce.

Acido folico

Nel corso del primo trimestre di gravidanza è raccomandata l’as-

sunzione di 400 mcg al giorno di acido folico tramite integratori ed il consumo di alimenti ricchi di questa vitamina come ortaggi (spinaci, asparagi, broccoli), frutta (banane, meloni, limoni) e lievito. Alcune forme di acido folico sono termolabili e idrosolubili, pertanto bisogna fare attenzione alla cottura, specie se avviene in acqua abbondante. Da ricordare che il tubo neurale del feto si chiude entro i primi 28 giorni dal concepimento, e alcune volte non si sa ancora di essere incinta, pertanto sarebbe importante che qualsiasi donna in età fertile assumesse adeguate quantità di acido folico.

Vitamina D

L’esposizione della pelle alla luce solare, senza filtri solari, per 1015 minuti al giorno è il metodo più efficace per attivare la vitamina D. Ha un ruolo importante sulla salute dell’osso, è pertanto vitale in gravidanza per la mineralizzazione dello scheletro fetale in formazione.

Ferro

Il fabbisogno in gravidanza equivale a circa 30 mg al giorno, quantità difficile da raggiungere con qualsiasi tipo di dieta, onnivora o vegetariana. In gravidanza vi è una maggiore necessità di ferro, sia per la mamma che per il bambino che si sta sviluppando. È per questo motivo che durante la gravidanza il corpo materno compensa questa maggiore richiesta migliorando l’assorbimento di diversi minerali, ferro incluso. Inoltre, l’interruzione del ciclo mestruale per i nove mesi della gestazione impedisce un’ulteriore perdita di ferro.

Vitamina B12

Aiuta a costruire il nostro materiale genetico, il DNA, ed è importante per la rapida produzione delle cellule del sangue. Mantiene integre le cellule nervose e, insieme alle altre vitamine del gruppo B, partecipa al metaboli-

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smo energetico. Una sua carenza può causare anemia e danni seri al sistema nervoso. La troviamo principalmente in alimenti di origine animale, ma in quelli da allevamenti intensivi può essere sottratta dalla presenza di antibiotici presenti nei mangimi, pertanto va controllata in qualsiasi mamma, vegetariana o meno, ed eventualmente integrata.

Il calcio

È fondamentale per la donna gravida, perché, oltre ad essere un costituente di ossa e denti, interviene nei meccanismi di contrazione muscolare e cardiaca, nei processi di coagulazione e nel funzionamento del sistema nervoso. Pare inoltre che il calcio nella dieta abbia un ruolo protettivo nel prevenire lo sviluppo dell’ipertensione correlata alla gravidanza. Nella dieta vanno considerati anche altri ioni come il rame, lo zinco, il manganese e il magnesio, indispensabili per la sintesi delle molecole all’interno dell’organismo, che in generale sono presenti in una dieta ben bilanciata.

Allattamento: no a diete dimagranti, sì all’acqua In questo periodo, caratteristico è il grasso che resta accumulato sui fianchi dopo la gravidanza: non è una punizione ma un “dono” di Madre Natura che serve nei primi mesi di allattamento, per produrre latte materno. L’energia necessaria in questo periodo è consistente, considerando che allattando al seno si consumano circa 700 kcal al giorno, per questo motivo le diete dimagranti sono altamente sconsigliate, perché potrebbero andare ad inficiare la produzione di latte. Se il bambino non presenta problemi di allergia ad alcuni alimenti, nè intolleranze particolari, i consigli per una madre che allatta sono piuttosto semplici e si

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possono così riassumere: 1. preferire i grassi vegetali a quelli animali; 2. non eliminare dalla dieta i carboidrati complessi, ma consumarne giuste quantità; 3. limitare/evitare l’assunzione di dolci e zuccheri industriali; 4. aumentare il consumo di verdure e frutta (almeno 400 g al giorno), facendo attenzione a quelle che possono dare al latte un cattivo sapore (cavolo, aglio, cipolla, asparagi, peperoni, rape) a meno che essi non siano stati consumati regolarmente in gravidanza; 5. evitare bevande alcoliche; 6. evitare cibi conservati, inscatolati e carni processate; 7. assumere cibi con elevato

contenuto di calcio, specie quello derivante da alimenti vegetali (legumi, sesamo, verdure a foglia verde); 8. se siete mamme vegetariane, basta con gli allarmismi, potete tranquillamente sopperire agli spauracchi delle “carenze” informandovi da un professionista che rispetti le vostre scelte. Evitiamo comunque il “fai da te”. In tutto ciò l’acqua gioca un ruolo particolarmente importante perché consente una corretta idratazione dei tessuti, aiuta la motilità intestinale, facilita la funzione renale e bilancia le notevoli perdite dei liquidi necessari alla produzione di latte. Quindi bere molto, almeno due litri al giorno.



Menopausa: più fitoestrogeni, legumi e cereali La menopausa non è una malattia, anche se spesso molte donne tendono ad affrontarla con grande disagio, quasi come se lo fosse, proprio per i variegati effetti collaterali (vampate di calore, sudorazione, palpitazioni, disturbi dell’umore), spesso invalidanti, che la accompagnano. Nella maggior parte dei casi questi effetti possono essere controllati con accorgimenti che si basano su uno stile di vita salutare e su una corretta alimentazione, visto e considerato che la menopausa porta con se anche un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e diminuzione della densità ossea, con maggior rischio di fratture e osteoporosi. In quest’ultimo caso, l’uso dei legumi (fagioli, ceci, lenticchie, soia, fave, piselli) alcune verdure (cavoli, broccoli, verze, rape e cime di rapa), cereali integrali, noci, deve essere quotidiano per via del contenuto di fitoestrogeni, sostanze che sembrano tener sotto controllo gli effetti collaterali. Hanno inoltre un effetto protettivo nei confronti di osteoporosi, dislipidemie e malattie cardiovascolari. Per quel che concerne l’osteoporosi, per prevenirla è importante seguire una corretta alimentazione e aumentare l’attività fisica. È quindi importante assumerne la giusta quantità di calcio e contemporaneamente ridurne le perdite con le urine, limitando il consumo di proteine animali, sale, caffè. Sarebbero, infatti, proprio le proteine animali ricche di calcio, al contrario di quello che si è sempre affermato, ad aumentare l’incidenza delle fratture nei Paesi in via di sviluppo, dove l’assunzione è elevata per via dello stato di “benessere”. Come spiega la SSNV (Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana), supportata da molte pubblicazioni scientifiche: “le proteine animali, essendo ricche di aminoacidi solforati, quando ven-

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gono degradate producono scorie acide (acido solforico), le più acide che l’organismo sia in grado di generare, e che deve eliminare al più presto. Ma perché questi prodotti acidi possano passare attraverso le delicate mucose delle vie urinarie, devono essere neutralizzati, ed il tampone che l’organismo utilizza è proprio il calcio. Quel minerale che è depositato nell’osso e lo rende resistente alle sollecitazioni piccole e grandi, anno dopo anno, per tutta la vita. L’assunzione di un alimento ricco di calcio, ma pure di proteine animali, provocherà una tale produzione di scorie acide che tutto il calcio che questo alimento contiene dovrà essere utilizzato come tampone. Spesso anzi questa quantità di calcio non è sufficiente, e l’organismo deve aggiungerne “di suo”.

Il risultato è che l’osso, giorno dopo giorno, cede più calcio di quanto la dieta non gliene possa fornire, andando inevitabilmente incontro a una riduzione della massa ossea, processo denominato appunto osteoporosi”. Fondamentale la frutta secca, soprattutto mandorle e ancora i legumi, gli ortaggi a foglia verde scuro (rucola, prezzemolo, bietole, cicoria); tutti alimenti di origine vegetale che contengono calcio in elevate quantità. A tale proposito l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sta mettendo a punto nuove strategie sul tema, dato che la popolazione invecchia sempre più e promuovere una vecchiaia attiva sarà fondamentale per favorire l’invecchiamento in buona salute in tutti i Paesi. n




Sport, specchio della vita Bambini e adolescenti vanno incitati a cimentarsi, non solo per emergere, ma per imparare a gestire il rapporto con persone alla pari (compagni e avversari) o al di sopra (allenatore, arbitro), vittorie e soprattutto sconfitte di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

s

È meglio parlare della filosofia dello sport o dello sport della filosofia? Concetti a un primo sguardo simili, delineano in realtà due situazioni diametralmente opposte. Nel primo caso, difatti, si tratta di capire e spiegare la funzione, positiva o meno, della pratica di un’attività sportiva sul benessere psicofisico di un individuo; nel secondo stiamo semplicemente parlando di chi si diletta, a tutti i livelli e in ogni contesto, a trattare i più disparati argomenti con il piglio dell’esperto, ma, in realtà,

con i risultati di un frequentatore da bar dello sport, in cui tutti possono discettare di tutto, con una competenza (e una ignoranza) così enciclopedica da permettere di spaziare a sproposito in ogni campo della vita. Ad ogni modo, a prima vista, in entrambe le situazioni si parla di sport. Rimaniamo però fedeli al primo concetto, la filosofia dello sport, intesa come trattazione di ciò che va oltre il mero esercizio fisico. Le aspettative (ma anche le an-

sie), i sogni (ma anche gli incubi), i sacrifici (ma anche le gioie), le certezze (ma anche le insicurezze) che stanno dietro il semplice gesto meccanico ripetuto all’infinito creano una somma di situazioni e di esperienze che incidono profondamente nella psiche e nel comportamento dello sportivo; viceversa, poiché stiamo parlando di tutto e del suo contrario, il carattere di una persona influisce sul suo modo di interpretare lo sport anche sotto l’aspetto competitivo: abbiamo in questo modo ri-

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voltato il problema. Qual è la realtà: lo sport condiziona l’individuo o il carattere di costui si traduce in maniera forte nel modo di concepire anche questa attività? Sono vere entrambe le cose, dipende dalle situazioni e dai comportamenti individuali. Come però si è accennato in precedenza, un marchio forte, in un senso o nell’altro, traspare solamente (o quasi) nella pratica di un’attività agonistica, a qualsiasi età essa sia svolta. Altrimenti si può parlare in termini esclusivamente positivi della pratica di un’attività fisica: il fatto stesso di sollecitare e stimolare l’apparato cardiocircolatorio, di consumare un certo numero di calorie, di favorire la produzione delle magiche endorfine non comporta alcun lato negativo.

Una strategia terapeutica salvavita

Lo sport è entrato a tutti gli effetti nella medicina moderna come strategia terapeutica, in sostituzione o a complemento della cura con farmaci. Si stanno raffinando sempre più le modalità di prescrizione dell’attività fisica, come del resto accade per qualsiasi farmaco. L’impatto dell’attività fisica sulla salute è notevole, ma se è indubbio il dato positivo, è altresì vero che bisogna essere degli esperti del settore per consigliare la strategia opportuna. Facciamo esempi concreti: avere mal di schiena preclude la pratica dell’equitazione, come pure chi è cardiopatico dovrebbe escludere, nella sua attività ludico-ginnica, le partite a calcetto e tutte quelle attività intense con scatti e ripartenze che sollecitano eccessivamente il cuore. Si è sempre sostenuto che, se attività di potenza non sempre sono indicate, quelle di resistenza, definite aerobiche per eccellenza, sono valide in tutte le situazioni. In verità, non sempre è così. Pensiamo a un anziano del tutto sedentario, in cui

la prolungata inattività comporta una riduzione delle dimensioni e della forza della muscolatura. In questo caso, più che un’attività di resistenza, che contribuirebbe certamente a migliorare le prestazioni del motore cardiocircolatorio, sarebbe opportuno un connubio tra resistenza e forza: della prima abbiamo detto, mentre la seconda, invece, dovrebbe essere sollecitata e allenata mediante l’utilizzo di esercizi con modesti sovraccarichi. Questo servirebbe ad impedire un calo eccessivo della muscolatura (degli anziani o comunque delle persone inattive), che nei casi estremi viene definito “sarcopenia”.

L’impatto dell’attività fisica sulla salute è notevole, ma scegliendo la strada giusta da percorrere È necessario però, in questi casi, un esperto del settore, capace non tanto di allenare e ottenere prestazioni di rilievo, quanto di dosare qualità e quantità dell’attività per raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo. Non è una novità che patologie organiche importanti come diabete, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, traggano giovamento dalla pratica sportiva: questo è testimoniato dal fatto che il dosaggio dei farmaci tradizionali utilizzati viene sicuramente ridotto. Anche le patologie psichiatriche sono incluse in questa considerazione. La depressione, ad esempio, si identifica con l’inedia e con l’incapacità e la mancanza di volontà a

svolgere qualsiasi sforzo; l’attività fisica e le discipline aerobiche in particolare, svolgono un importante ruolo terapeutico grazie alla produzione da parte dell’organismo, nel corso dello sforzo, di “endorfine”, che hanno le stesse caratteristiche chimiche degli oppioidi, e aiutano a contrastare “il mal di vivere” legato alla depressione. Ugualmente, l’attività fisica svolge una funzione ansiolitica ed aiuta a sciogliere il “groppo” in gola o “il senso di oppressione” retrosternale che accompagna spesso l’esagerata reazione comportamentale alle situazioni che più o meno quotidianamente la vita prospetta. Perciò non deve esistere alcuna preclusione allo sport inteso come salvavita ed ancora di salvezza psicofisica, senza presupposti competitivi.

Psicologia e dimensione agonistica

Con il concetto di agonismo si entra invece in un campo in cui la posta in gioco è molto più alta. Qui entrano in gioco differenti opzioni e situazioni. Nel momento in cui un arbitro fischia, uno starter spara, un semaforo diventa verde, un beep elettronico dà il via, si entra in un’altra dimensione, e si inizia ad essere soli con se stessi. È questo un bene, un male? Le possibili risposte sono infinite, probabilmente pari al numero delle persone tirate in ballo. “Tot capita, tot sententiae” dicevano i latini, cioè “tante persone, tanti pareri differenti”. Qui non conta più il sesso, la religione, l’estrazione sociale o economica e neppure la fede politica. A nostro parere, lo sport è lo specchio della vita. Ancor più, nella competizione, è come se si vivesse a una velocità molto maggiore della realtà, senza filtri né condizionamenti. Così come un individuo, in una situazione di immediato e reale pericolo, getta alle spalle l’educazione, gli insegnamenti, la morale per cercare una soluzione volta

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alla salvezza, allo stesso modo, in campo agonistico, traspare la vera natura di un soggetto impegnato nella lotta per la vittoria o quantomeno per la salvezza e per non soccombere. Per questo motivo, si trasferisce nella gara il proprio carattere, il modo di essere, a volte aumentato a dismisura, ma sempre con le stesse caratteristiche. Non si assisterà mai, pertanto, alla trasformazione di un pavido (o co-

munque di un indeciso) in un decisionista coraggioso, o di un istintivo in un individuo che pondera tutte le possibili alternative prima di indirizzarsi verso una determinata scelta. Non conta, a tal proposito, il livello prestazionale, l’importanza dell’evento o il talento di cui si è stati forniti: un campione o un atleta di scarso valore non saranno condizionati in alcun modo da queste caratteristiche, ma agiranno secondo il proprio

Sport di gruppo consigliati ai soggetti egoisti, introversi e poco socievoli

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istinto e la loro indole. Questo non significa naturalmente che un atleta di successo, trasferito nella realtà quotidiana, sia allo stesso modo un protagonista, perché entrano in gioco anche tante altre variabili. In ogni caso, l’atteggiamento manifestato in entrambe le situazioni sarà comunque lo stesso, indipendentemente dal risultato finale. Non possiamo però escludere che ci sia la possibilità di educare l’atleta alla competizione. La tattica, la condotta di gara, il rapporto con i compagni, l’abitudine alla gara e la gestione dello stress sono comunque allenabili e modificabili. Di fondo, però, si rimane ciò che si è. È importante, specie se si ha a che fare con giovani e adolescenti, capire chi abbiamo davanti. Ora più che in passato, per un bambino o un adolescente, le possibilità di essere inseriti in un contesto sportivo sono facili. Già l’approccio a una nuova situazione, come è inizialmente, consente di capirne il carattere e la sensibilità. Il rifiuto della competizione può essere interpretato come mancanza di fiducia nei propri mezzi, ma anche come timidezza, assenza di stimolazione adeguata, ansia da stress, incapacità di socializzazione. Sicuramente, utilizzando le giuste dosi, il ragazzo va incitato a cimentarsi, non solo e non tanto per emergere, quanto per imparare a gestire il rapporto con persone alla pari (compagni e avversari) o al di sopra (allenatore, arbitro), in un contesto di lealtà e correttezza che difficilmente poi troverà nel quotidiano. Si deve educare alla sconfitta ma anche alla vittoria, a volte persino più difficile da gestire. Il soggetto egoista, introverso, poco socievole troverà nel gruppo le potenzialità per esprimersi e per imparare a fidarsi e condividere emozioni ed esperienze con altri. Del pari, fare sì che le responsabilità siano limitate e distribuite su più persone è un bene, ma non



deve rappresentare la scusa per evitare di assumersele, “tanto c’è chi ci pensa al posto mio”. In un’organizzazione della società in cui le potenziali scelte della pratica sportiva sono molteplici, il punto centrale deve essere rappresentato dalla competizione. È sacrosanto che bisogna intendere l’attività fisica come un mezzo preventivo e come una strategia terapeutica (in effetti in Italia abbiamo il più alto tasso di obesità infantile), ma bisogna fare un passo in più: in modo graduale e non esasperato bisogna accompagnare i ragazzi in un percorso sportivo che preveda anche l’agonismo e la competizione. Questo è del resto insito anche nel gioco, dove si cerca di primeggiare anche nella più semplice delle attività (per bellezza, talento o qualsiasi altra qualità). La competizione abitua a confrontarsi con tutto quanto ci

si troverà ad affrontare nella vita reale, serve a cercare, più che la vittoria, il confronto, la dialettica e il rapporto con avversari e compagni. Una volta messe in campo le proprie peculiarità caratteriali (non prestazionali, si badi bene), le qualità e i difetti possono essere rispettivamente esaltati e migliorati, con un paziente e delicato lavoro di cesello e smussatura degli angoli.

La marcia in più e… quella in meno

Nella mia generazione lo sport organizzato era meno facile da conoscere e praticare e le discipline ben poche, però sin da allora io e i miei coetanei, senza essere psicologi o educatori, abbiamo preso atto del fatto che nei campetti improvvisati la competizione avveniva ugualmente, e ben presto si delineava la figura del leader e

dello “yesman”, del perdente e del vincente, del leale e dello scorretto, del coraggioso e del pavido, in una specie di campo di battaglia che, allora come adesso, era solo apparentemente puro sport, ma bensì “lo specchio della vita”. Del resto, chi dello sport ha fatto una ragione di vita, non come fonte di guadagno ma come filosofia di comportamento, è come se avesse una marcia in più; non mi si guardi con sospetto o con commiserazione, non si sta dicendo che gli appartenenti a questa categoria sono migliori degli altri, semplicemente sarebbero “molto peggiori di come sono adesso...!”. C’è un tempo per tutto, naturalmente, tanto più in campo sportivo. Attività fisica tutta la vita, come si è detto, ma con il dovuto rispetto per il corpo e la mente. Un giusto rapporto tra gioco e competizione, tra realtà e fanta-



sia, tra studio e sport dovrebbe accompagnare sin dall’infanzia ognuno di noi. È lecito guardare con sospetto chi scopre l’attività agonistica dopo i 40 anni. Meglio tardi che mai, si dirà. Certamente, ma se tutto rimane confinato a una sana partecipazione. Se invece si abbraccia in modo assoluto e totale il mondo delle competizioni, e si cerca di recuperare il tempo perduto in passato, direi allora che non ci siamo. Lavorare 16 ore al giorno non è salutare, così come allenarsi quotidianamente (anche più di una volta al giorno) e partecipare al maggior numero di gare quando in passato non lo si faceva mai. Spesso questo comportamento è indice di tratti compulsivo-ossessivi della personalità, che, in maniera più o meno larvata, portano a trascurare affetti, amicizie e lavoro solo in funzione di un’attività agonistica mai presente in passato. In questi casi la mente umana, prima indirizzata verso altri obiettivi e traguardi, scopre improvvisamente, per i motivi più svariati, il campo dell’agonismo, trasferendo in esso tutto ciò che prima era condiviso con altre situazioni. Di nuovo, perciò, torniamo all’identificazione del comportamento nella vita quotidiana con quello sportivo, cioè all’assunto che “lo sport è lo specchio della vita”. Si potrebbe obiettare che è certamente più salutare la frequentazione di campi da tennis, di atletica o palestre invece che di tavolini o sale da biliardo dei bar; a parte il fatto che così facendo si priverebbero i gestori dei suddetti locali di un giusto guadagno, parlando seriamente si dovrebbe sostenere invece che “est modus in rebus”, cioè esiste una misura in tutte le cose. Un giusto equilibrio dovrebbe guidare il percorso tra le potenziali attività a disposizione di ognuno. D’altro canto anche un comportamento per certi versi opposto non

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è corretto. Mi spiego. Campioni, o comunque atleti di un passato più o meno recente, spesso rimangono nell’ambiente in cui erano protagonisti un tempo, nelle vesti più disparate: c’è chi fa l’allenatore, chi il dirigente, chi il commentatore sportivo o il giornalista, chi si ricava comunque uno spazio in altro modo.

L’attività sportiva deve diventare componente costante della vita di un individuo Siamo d’accordo che per motivi strettamente anagrafici i ruoli cambiano e non si può continuare ad essere protagonisti con le stesse caratteristiche, ma non è certamente corretto o di esempio per i giovani abbandonare completamente la pratica attiva e proporsi agli altri spesso con un fisico deformato dalla pinguedine, dalla sedentarietà, dal fumo. A volte si ha il dovere, proprio per restituire in un certo modo parte di quel capitale (economico e di popolarità) ricevuto in dote dal mondo sportivo, di fornire un’immagine positiva, non solo come contenuti, ma anche sotto il profilo puramente estetico. Resta infatti difficile spiegare la dicotomia tra quello che si è stati e soprattutto in cui si è creduto e il modo in cui ci si presenta fisicamente al mondo esterno, soprattutto se si continua a farne parte, pur se con ruoli e compiti differenti. Si rischia anche di essere poco credibili: è un po’ come quando un medico con la sigaretta in boc-

ca spiega che il fumo è dannoso o, con una circonferenza addominale degna di un omino Michelin, disserta sulla corretta alimentazione. Concludendo, in un ideale percorso cronologico che dall’infanzia conduca fino alle età estreme, possiamo dire che: • non esiste a priori un agonismo sano o insano; il modo di approcciarsi alla competizione, a qualsiasi livello, è dettato dalla personalità; • la competizione è una componente indispensabile per la formazione di ogni individuo; • la vittoria e la sconfitta sono due momenti importanti allo stesso modo, che abituano a gestire in maniera corretta il rapporto con se stessi e con gli altri, compagni o avversari che siano; • ci deve essere un’identificazione tra gioco e sport, a partire dalla più tenera età, e questo contribuirà a rafforzare il concetto che l’attività fisica va fatta tutta la vita; • lo sport è come il gelato o il dolce: non deve essere considerato, come si faceva un tempo, un premio o una ricompensa, ma semplicemente come una componente costante della vita di un individuo; • il talento è un qualche cosa di indipendente dalla volontà di un soggetto. Va però coltivato, allenato e in un certo senso rispettato, anche per non disperdere ciò che si è “immeritatamente” ricevuto; • senza il giusto equilibrio non si sta in piedi, non si cammina, non si corre, non si scia, non si pedala, non si calcia, non si tira a canestro, non si colpisce una pallina; • ugualmente, senza equilibrio, il cammino nella vita è insicuro e pieno di ostacoli. Per questo motivo, la filosofia dello sport ci insegna che bisogna farlo con il giusto equilibrio, ricordando sempre che “lo sport è lo specchio della vita”. n




INSERTO GOLD SETTEMBRE 2016

La sindrome post-vacanze Tornare dalle ferie può a volte rappresentare un periodo difficile da affrontare, tra stress, ansia, irritabilità, fatica e insonnia. Ma con qualche consiglio di buonsenso, una giusta integrazione ed un’alimentazione corretta, tutto si può superare a cura della redazione e del team medico di Optima Salute


s

La nostra testa è come i nostri muscoli. Se sei uno

sportivo più tempo stai fermo, inattivo, più ci vorrà per far riacquistare loro la “memoria”, ritornare tonici, elastici, reattivi, adattarsi allo sforzo. Così quando torniamo a casa, al lavoro o allo studio, dopo essere stati in vacanza. Più stacchiamo la spina, cosa del tutto positiva per il recupero psicofisico, più ci vorrà per rientrare in gruppo. Riprendere il tran-tran di tutti i giorni, faticare ad alzarsi dal letto, magari fare la colazione di corsa, sbadigliare immalinconiti davanti al pc, essere di pessimo umore con i colleghi. Trattasi della cosiddetta sindrome da rientro post-vacanze, nella quale confluiscono stress, depressione, ansia, difficoltà di concentrazione, irritabilità, apatia, fatica, tachicardia, insonnia, persino alterazione dell’appetito. E se avete la sensazione di essere più stanchi al rientro dalle vacanze di quanto lo eravate prima di partire, non sbagliate di molto. C’è una spiegazione scientifica: i surreni, durante il relax delle ferie, rallentano la produzione degli ormoni che ci fanno reagire allo stress (cortisolo e adrenalina) e al rientro devono mettersi a lavorare a ritmo accelerato per riadattarsi alla vita di tutti i giorni.

Regolarizzate il sonno, riprendendo i vostri ritmi abituali Naturalmente, tutti i sintomi che abbiamo elencato sono passeggeri, non costituiscono una vera e propria malattia, ma semmai l’effetto visibile di un processo di adattamento che in alcune occasioni può creare delle difficoltà. E di solito i più colpiti, almeno nel mondo lavorativo, sono coloro che non sono contenti del proprio impiego, fino a considerarlo oppressivo, poco remunerativo, troppo soggetto a sacrifici. Quelli che invece sono impegnati in un lavoro soddisfacente, magari cercato, trovato, coltivato, non avranno nessun problema a ripassare dalla spiaggia alla scrivania o comunque lo faranno in modo meno traumatico. Come superare di slancio questo periodo di passaggio? Seguendo alcuni piccoli consigli, per poter poi affrontare al meglio l’autunno in arrivo. Insomma, le vacanze vi hanno certamente messo in corpo un bel po’ di cose positive (riposo, relax, sole, pelle luminosa, volti più distesi...) e sarà bene monetizzarle, non mandare al macero questo prezioso

investimento, facendovi aiutare da una alimentazione sana e leggera, da una corretta integrazione e magari anche da quelle attività fisiche che vi piacevano così tanto in vacanza. Partiamo dai suggerimenti di base: 1) Se avete programmato una lunga vacanza, diciamo due o più settimane tutte assieme, cercate di non tornare il giorno prima di riprendere posto in ufficio. Bastano appena 48 ore di “decompressione”, nella tranquillità della vostra casa, per aiutarvi a superare l’ostacolo. 2) Regolarizzare il sonno è fondamentale. In vacanza vi siete giustamente lasciati andare: a letto tardi, sveglia a mezzogiorno o giù di lì, un riposo nel tardo pomeriggio. Ve lo chiedeva il vostro corpo ed avete ubbidito. Adesso però tornate indietro, pian piano, cominciando con l’eliminare il riposo pomeridiano. Vedrete che andrete a letto prima la sera e la mattina comincerete a riprendere i vostri ritmi. 3) Come dicevamo: non siete proprio entusiasti del vostro lavoro, ma crucciarvi non serve a nulla. Ricordate lo scorso anno? A metà settembre eravate già reintegrati perfettamente, scegliendo, consapevolmente, di pensare solo ai lati positivi. 4) In estate avete visto poca tivù e vi siete sentiti meglio, vero? Perché allora avete ripreso a percorrere i binari verso il divano per poi afferrare con voracità il telecomando? Se per ogni ora passata davanti alla tivù faceste 10 minuti di attività fisica sareste in perfetta forma sempre. 5) Lo spirito e le sane abitudini delle vacanze si possono mantenere. Dello sport abbiamo detto, ma perché non cucinare il pesce come avete fatto (abbastanza imprevedibilmente) nella casa al mare? Fate un salto in pescheria e invitate gli amici a cena. Oppure decidete di uscire quando l’aria rinfresca con il vostro partner, per un aperitivo, per un film vecchio ma carino, per un museo che apre anche di sera. Un po’ di sano clima vacanziero si può ricreare, anche senza forzare i toni. 6) Che cos’è che ci fa lavorare anche nel lungo inverno? Spesso il pensiero di andare poi in vacanza, programmarla, pensarla, sognarla. E allora perché non porsi ugualmente degli obiettivi per i prossimi mesi? Potete pensare di dimagrire se avete questo problema, di migliorare le performance sportive se fate un’attività che vi impegna, oppure anche dedicarvi ad una collezione e cercare di fare viaggi nei weekend per arricchirla, a caccia di mercatini e rigattieri.


Integratori alimentari, a ciascuno il suo Quando parliamo di integratori alimentari è sempre bene dettare qualche piccola norma, seguendo le linee guida del Ministero della Salute, che come sappiamo, ne raccomanda l’assunzione sempre su consiglio di un medico, e così li descrive: “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate. Gli integratori alimentari sono solitamente presentati in piccole unità di consumo come capsule, compresse, bustine, flaconcini e simili, e possono contribuire al benessere ottimizzando lo stato o favorendo la normalità delle funzioni dell’organismo con l’apporto di nutrienti o altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. L’immissione in commercio è subordinata alla procedura di notifica dell’etichetta al Ministero della Salute, e una volta superata tale procedura, i prodotti sono inclusi in un apposito elenco con uno specifico codice, i cui estremi possono essere riportati nella stessa etichetta. Parliamo di un campo di azione molto vasto, ma limitandoci all’argomento di questo mese (sindrome

post-vacanze o malanni da cambio stagione), spesso è necessario ricorrere al supporto di integratori ad hoc che compensino le défaillances messe in moto da molteplici fattori. I prodotti più consigliati sono i multivitaminici, mix di vitamine e minerali che consentono sia di rifornire l’organismo di fonti di energia immediatamente disponibili ed assimilabili, sia per recuperare in fretta quello che si è perso, ma anche dare una consistente spinta alla prevenzione. Tasto importante da pigiare, questo, perché lo stress psicofisico, specialmente se prolungato, finisce per innescare una serie di effetti collaterali, che vanno dai disturbi allo stomaco e al colon all’ipertensione, dalla tachicardia a stanchezza, sbalzi di umore, ansia, insonnia e irritabilità. Disturbi derivanti da un aumento del metabolismo indotto dallo stress, e, di conseguenza da una carenza di macronutrienti che, a loro volta, in una specie di circolo chiuso, inducono una ridotta tolleranza allo stress stesso. Per questo motivo l’assunzione di micronutrienti, vitamine e minerali, permette di ripristinare il normale funzionamento del metabolismo. Il ragionamento vale anche per coloro che si sentono spossati, fisicamente e psicologicamente, denunciamo amnesie momentanee, scarsa concentrazione e più in generale mancanza di freschezza mentale. Il


che, se rapportato al lavoro o allo studio, qualsiasi lavoro e qualsiasi tipo di scuola, non è proprio il massimo. Per supportare il nostro cervello occorrono dunque integratori contenenti Omega3, indicati per combattere la stanchezza, in particolare quella mentale, e per chi ha problemi di concentrazione e memoria. Occorre la vitamina B12, la cui carenza è appunto segnalata da stanchezza eccessiva (soprattutto muscolare), umore instabile, e sempre concentrazione difficoltosa. Occorrono la vitamina B9 (folati, acido folico), importante per “costruire” globuli rossi in salute, il magnesio, lo zinco e il ferro (anche qui stanchezza e spossatezza indicano una loro carenza). Chi riprende a fare sport in città, invece, dovrà valutare bene il rientro in attività, effettuarlo in maniera graduale. Poi, per tutti, valgono i consigli consueti: recuperare sali minerali e liquidi persi col sudore, maltodestrine come carburante a pronto uso negli sport di resistenza, aminoacidi ramificati e creatina che facilitano il recupero dopo un allenamento intenso e prolungato e l’aumento delle masse muscolari. Un discorso diverso meritano invece i fermenti lattici, integratori indispensabili per supportare il ripristino della flora batterica del nostro intestino. Parliamo di trilioni di microrganismi, strettamente integrati con lo stato di salute o di malattia individuale (massimamente nei cambi di stagione), che funzionano come una barriera difensiva, capace di modificare l’ambiente intestinale rendendolo sfavorevole alla proliferazione degli agenti patogeni. In condizioni normali, i microrganismi nocivi sono te-

nuti sotto controllo dall’intera flora batterica: ma non è sempre così. La prima regola per favorire l’efficienza della flora batterica intestinale è dunque mantenere una corretta alimentazione e cercare di eliminare le condizioni che hanno determinato l’alterazione. Un grande aiuto viene dai probiotici, ovvero microorganismi vivi (fermenti lattici) che si trovano in alcuni prodotti alimentari o integratori i quali, se assunti regolarmente, sono in grado di influenzare positivamente l’ecosistema intestinale, promuovere e migliorare le funzioni di equilibrio fisiologico dell’organismo, attraverso un insieme di effetti aggiuntivi rispetto alle normali attività nutrizionali, esercitando, quindi, funzioni benefiche per l’organismo. Numerosi studi hanno, infatti, evidenziato una serie di effetti positivi dei probiotici sull’organismo umano, che vanno dal contribuire a mantenere la flora intestinale bilanciata al supporto della funzionalità intestinale fino al rinforzo del sistema immunitario. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica si è concentrata sempre più a indagare sulla capacità di alcuni probiotici ceppo-specifici di proteggere o curare certe malattie. I più comuni tipi di batteri probiotici sono forme di Lactobacillus e Bifidobacterium, a volte combinate con Streptococcus thermophilus. I probiotici si trovano più comunemente sotto forma di prodotti fermentati di fattoria (fermenti lattici). Si possono anche trovare in integratori sotto forma di gocce, pastiglie, capsule o bustine di prodotto liofilizzato. Per ottenere effetti favorevoli, è necessario consumare regolarmente batteri probiotici vivi, dato che sono gli unici che passano attraverso il tratto intestinale.


Insonnia? Valeriana, melatonina & C. Sarà colpa delle ultime propaggini del caldo estivo, sarà che ancora non avete smaltito il “jet lag” delle vacanze, ma al rientro in città uno dei disturbi più frequenti è dato dall’insonnia o, se preferite, da un sonno disturbato, non “riposato”. Vi alzate ed avete l’impressione di essere stati svegli per tutta la notte? Non è andata esattamente così, avete persino russato, ma c’era qualcosa che vi disturbava oltre il caldo, il vostro cervello è rimasto sintonizzato sulle ferie, i ricordi si sono affollati, rincorsi ed ecco che la frittata è bella che fatta. Potete consolarvi, comunque: l’insonnia è il disturbo del sonno più comunemente presente quando si è insoddisfatti e col malumore addosso, fino a sconfinare in quello che viene definito “disordine stagionale”, spesso legato ad ansia e depressione. Normalmente si parla di insonnia “centrale” (risvegli durante la notte con difficoltà a riprendere sonno), “terminale” (risveglio precoce con incapacità di riprendere sonno) o “iniziale” (difficoltà nell’addormentamento). Ma ormai la “medicina del sonno” ha fatto enormi progressi con i farmaci ipnotici, da usare, ben intesi, con cautela e sempre sotto controllo medico. Un ammonimento che vale per tutti ma massimamente per anziani che vivono soli o nelle coppie oltre i 75 anni d’età; l’uso scorretto di medicinali per dormire è infatti la prima causa di cadute mattutine con fratture di femore e bacino. Un’altra classe di età, sempre fra le donne, dove i farmaci per il sonno sono molto utilizzati è quella dai 50 ai 55 anni, durante e dopo la menopausa, anche in considerazione dei continui risvegli da vampate e sudorazioni notturne. Il rimedio è qui costituito dalla terapia ormonale sostitutiva che controllando i disturbi vasomotori, consente di preservare le fasi rem del sonno profondo e di svegliarsi più riposate la mattina. Nei casi di insonnia lievi, come quelli che combaciano con i cambi di stagione, oltre ad integratori alimentari a base di melatonina, magnesio e zinco si

può ricorrere anche a rimedi naturali ad azione sedativa e rilassante, come valeriana, passiflora, biancospino e iperico. La valeriana ha sia proprietà sedative sul sistema nervoso centrale, sia spasmolitiche, quindi rilassanti, che favoriscono il sonno. Il biancospino sembra possedere un’efficace azione nel contrastare gli stati ansiosi grazie alla blanda azione sedativa sull’eccitabilità del sistema nervoso e sul battito cardiaco. Alla passiflora viene invece attribuita un’azione depressiva sul sistema nervoso e un effetto ansiolitico simile a quello prodotto dalle benzodiazepine. L’iperico, infine, è consigliato per la sua azione antidepressiva e sedativa grazie all’inibizione di determinati neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale e all’aumento della secrezione notturna di melatonina, che regola il ritmo sonno/veglia. Discorso completamente diverso se parliamo dei bambini, forse i più “colpiti” dal rientro in città, dai vorticosi ritmi estivi con la nanna spostata in avanti di parecchie ore e le regole lasciate (giustamente) un po’ da parte. Adesso, però bisogna ricominciare a piantare alcuni paletti. Per esempio: niente giochi o trasmissioni eccitanti prima di andare a letto, non bere o mangiare troppo la sera, creare dei “rituali” e delle abitudini (compreso l’orario) che lo aiutino a rilassarsi, farlo dormire in un ambiente confortevole (silenzioso, non troppo caldo, poco illuminato), stargli vicino ma fare in modo che impari ad addormentarsi da solo. Se l’insonnia è solo ed esclusivamente da post-vacanza, se ne andrà da sola, se perdura a lungo, consultatevi col pediatra. Il trattamento farmacologico con melatonina o con agenti dopaminergici e benzodiazepine, anche temporaneo, va adottato non solo sotto stretto controllo del pediatra, ma anche dopo l’intervento del neuropsichiatra infantile che dovrà associare alla terapia una adeguata ristrutturazione delle abitudini del sonno.


L’alimentazione post-vacanze Dite la verità: in vacanza avete liberato tutti i vostri freni inibitori in fatto di alimentazione. Gelato a volontà, bibite gasate piene di zuccheri, pizze, patate fritte, hot dog, paste elaborate e ricche di condimenti, dolci di tutti i tipi, l’immancabile drink dopo mezzanotte. Non avete sbagliato, ogni tanto anche il cervello ha bisogno di meno controlli. E adesso? Adesso è arrivato il momento di rimettersi in riga, ma senza affidarsi a diete restrittive e difficili da seguire, senza digiuni incontrollabili strategie cervellotiche. Se non volete mettere a repentaglio la vostra salute e forma fisica ed ottenere invece dei risultati duraturi e visibili, quindi, armatevi di santa pazienza e seguite questi 14 semplici consigli professionali forniti dall’associazione nazionale dietisti (Andid). 1. Non saltare mai i pasti, a partire dalla colazione Se il buongiorno si vede dal mattino, allora sarà meglio cominciare la giornata in modo corretto, con una colazione equilibrata. Oltre ai favorevoli effetti sul metabolismo, sulla regolazione dell’equilibrio fame-sazietà, sulla riduzione del rischio di obesità, le malattie cardiovascolari e il diabete, una prima colazione adeguata sembra essere anche associata ad un miglioramento delle capacità di memorizzazione e del livello di attenzione. Le linee guida italiane per una corretta alimentazione stilate dall’INRAN suggeriscono di assumere a colazione circa il 15-20% delle calorie giornaliere. Gli ingredienti ideali sono: cereali, latticini, tè, caffè o succo di frutta (per idratare e corroborare l’organismo al risveglio) e frutta fresca. 2. Inserire in ogni pasto una porzione di carboidrati (privilegiando quelli di tipo integrale ed a scarso contenuto di grassi) I carboidrati forniscono le energie necessarie (sotto forma di zuccheri a pronto impiego) da investire immediatamente nelle azioni quotidiane, in mancanza delle quali vengono attaccate quelle di riserva, cioè i grassi. Ecco perché spesso si sente dire che se si vuol dimagrire bisogna eliminare i carboidrati. Ma l’eliminazione totale e improvvisa di qualsiasi sostanza nutritiva è di per sé un concetto sbagliato. I carboidrati vanno assunti, infatti, in quantità moderate (es. 80 gr. di pasta condita senza grassi) e accompagnati dalle altre sostanze nutritive in maniera equilibrata a ogni pasto. Una dieta sana ed equilibrata fornisce circa il 50% - 60% delle calorie totali attraverso i carboidrati. 3. Inserire in ogni pasto principale una buona porzione di verdura Che le verdure siano importanti per l’alimentazione lo sappiamo da tempo, più o meno da quando la nonna

ci forzava a mangiarle con la storia di Braccio di Ferro, quindi non è necessario ripeterne i benefici, uno ad uno. Ma vogliamo ricordarvi che il fabbisogno vitaminico di ognuno di noi varia a seconda dello stile di vita, dell’età, del sesso, di eventuali patologie, ecc… e sia le carenze che gli eccessi nutritivi sono in grado di creare scompensi e malattie. Ricordiamo, infine, che anche le verdure sono da annoverare tra i carboidrati, quindi, oltre a fornire vitamine ci danno anche le energie necessarie per affrontare la giornata. 4. Negli spuntini (massimo due al giorno) preferire la frutta Più facile a dirsi che a farsi, in realtà, perché quando a metà mattinata o a metà pomeriggio arriva l’ora “x” della fame nera, una mela o una banana provocano sconforto più che sazietà. Come rendere appetibile la frutta in questi momenti? Potreste sostituire la semplice mela con delle chips di mela disidratata (per avere l’illusione di mangiare di più), o abbinarla spezzettata ad una coppetta di yogurt magro (quello greco è gustoso e leggero), oppure sostituirla con della frutta essiccata, da non confondere con la frutta secca (mandorle, noci…), si tratta infatti di albicocche, prugne, fichi, datteri e uva disidratati, spesso disponibili in mix da portare in borsa. 5. Limitare la frequenza dei formaggi a 2-3 volte a settimana La caratteristica fondamentale dei formaggi è il loro elevato apporto calorico dovuto alla presenza di grassi animali. Poiché risulta difficile fare un pasto completo e sentirsi sazi soltanto con una o due fette di formaggio (nonostante le calorie effettivamente ingerite), è bene limitarsi alla mozzarella sulla pizza ogni tanto e a un cucchiaino di parmigiano sulla pasta. Gli unici formaggi “light” sono i fiocchi di latte e la ricotta, che però non sono dei veri e propri formaggi, dato che vengono prodotti dal siero del latte. 6. Consumare il pesce almeno 2 volte a settimana Il pesce, grazie al suo contenuto di acidi grassi insaturi (cioè di grassi “buoni” omega 3), contrasta la comparsa delle malattie cardiovascolari e apporta sostanze nutritive quali vitamine (soprattutto A e D), proteine (15-25%) e sali minerali. Nonostante il minore apporto proteico, è da inserire nella propria dieta nella stessa quantità della carne, perché meno gravoso sul sistema circolatorio. 7. Inserire almeno 2-3 volte a settimana, in uno dei pasti principali, piatti unici I piatti unici, comodi e veloci da preparare sono un toccasana sia per l’organizzazione pratica delle ca-


salinghe che per la loro salute. Per esempio: a. zuppa di legumi e cereali accompagnati da un contorno di verdura; b. insalatona con uovo, prosciutto cotto magro o mozzarella o tonno accompagnata da una porzione di pane; c. pasta o riso freddo condito con verdure (pomodorini, basilico, piselli, carote, olive, capperi ecc.). 8. Preferire i condimenti vegetali ai primi piatti Come detto al punto 2, carboidrati sì, ma conditi in modo leggero per non sovraccaricare il nostro organismo. I sughi ideali comprendono: pomodoro, zucchine, melanzane, broccoletti… così potrete sbizzarrirvi e creare primi piatti colorati e sani. 9. Limitare i sughi più ricchi, al massimo 1-2 volte a settimana Va da sé, dopo quanto detto al punto 8, che i condimenti a base di ragù, pancetta, panna, ecc… vanno limitati al massimo, solo nei casi in cui non si può proprio fare a meno (es. una cena al ristorante o a casa di amici). Dopo un primo piatto così condito, il consiglio è quello di proseguire al massimo con un contorno di verdure, senza aggiunta di un secondo. 10. Evitare la somma, nello stesso pasto, di alimenti con uguale funzione nutritiva È scorretto abbinare in uno stesso pasto carne + for-

maggio, pane + pasta, patate + pane, ecc... 11. Utilizzare metodi di cottura leggeri Ad esempio gli alimenti andranno: bolliti, al vapore, in umido, alla griglia, brasati, evitando per quanto possibile l’aggiunta di oli e grassi nella cottura. Sempre meglio il condimento a crudo, privilegiando l’olio extravergine d’oliva in minima quantità in cottura e aggiungendolo, sempre a crudo, a fine cottura. 12. Ridurre a minimo i grassi di condimento e la quantità di sale Per evitare problemi ipertensivi, di osteoporosi o obesità, il quantitativo di sodio giornaliero va ridotto al minimo (6 g. al giorno di sale). Per dare più sapore agli alimenti il sale può essere efficacemente sostituito da brodo vegetale, vino, spezie, erbe aromatiche, ma anche limone, aceto e salsa di soia. 13. Limitare il consumo di dolci Se proprio non riuscite a domare la vostra golosità, confinatela al fine pasto o a colazione, piuttosto che fuori pasto, preferibilmente al posto e non oltre altri alimenti, quali pane o sostituti, pasta, ecc. 14. Bere almeno 1½- 2 litri di liquidi al giorno È ormai la regola dietetica più vecchia del mondo, ma repetita iuvant, quindi: bevete più che potete (prevalentemente acqua o bevande non zuccherate!).



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L’identikit delle medicine

Un utile “inventario� per orientarsi su quello che trovate in farmacia: compresse, gocce, pomate, chewingum, sciroppi, unguenti e tanto altro. I consigli per chi spezza le pastiglie per ottenere il giusto dosaggio terapeutico a cura di Claudia Ciani, farmacista

s

Fino

a qualche generazione fa, diciamo quella del Dopoguerra, quando si parlava di medicine, al massimo, si potevano citare pasticche, sciroppi, le temutissime (dai bambini...) supposte e le temutissime

(dagli adulti) iniezioni. Punto. Per il resto esisteva ancora molto fai-da-te mutuato da secoli di tradizioni, usi e costumi tramandati a voce, con abbondante ricorso a impacchi, linimenti, suffumigi declinati nelle

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Dossier più complicate modalità. Oggi, per fortuna, il progresso scientifico consente l’accesso ad una variegata serie di prodotti medicinali, dalle pastiglie che si sciolgono in bocca istantaneamente, senza aver bisogno del classico bicchiere d’acqua, alla siringa predosata e senza ago che trasfonde ugualmente il farmaco, al cerotto che diffonde calore e benessere.

Un ventaglio larghissimo sul quale Optima Salute cercherà di fare un po’ di chiarezza e informazione, per spiegare ai lettori che cosa andranno ad assumere una volta usciti dalla farmacia col loro pacchetto di medicine. Nel prossimo numero parleremo invece delle interazioni dei farmaci con gli alimenti, esaminando uno per uno tutti i principi attivi.

Somministrazioni orali La forma più conosciuta per la somministrazione di una sostanza medicamentosa è da sempre quella orale (dal latino os, cioè bocca, o come pensano gli anglosassoni da Oral Somministration...). Ma la “pasticca” che conoscevamo negli anni ha cambiato aspetto, colore, funzione e modo per introdurre il farmaco nel nostro organismo. La scienza e la tecnologia l’hanno mutata in un piccolo laboratorio che quando mandiamo giù si scioglie, venendo assorbita dove e come è previsto che avvenga senza che noi ce ne preoccupiamo. Ma vediamo insieme quante facce ha la nostra moderna pillolina e cosa dobbiamo sapere affinché svolga al meglio il suo lavoro, conoscendole una per una. Tutto parte dal rendere in polvere la “sostanza” che contiene il principio attivo. Compresse semplici: si ottengono per compressione di una o più sostanze polverizzate che racchiudono una dose singola del farmaco. Hanno superficie liscia, bombata o piatta, bianca o colorata, a volte con impressa una sigla o il logo della ditta che la produce. Possono anche avere un’intacca centrale, se sono divisibili, per facilitare l’operazione. Rivestite: il film o filmogeno è un polimero dissolvibile in acqua, una sostanza senza attività farmacologica che offre una copertura del farmaco che ne isola eventuali odori e sapori, ed è un sistema industrialmente vantaggioso che permette di ottenere un assorbimento “modificato”, cioè in tempi programmati. Confetti: sono compresse rivestite da uno o più strati di sostanze sintetiche (gomme o cere) o naturali (saccarosio) ammesse dal Ministero della Sanità, che non svolgono alcun tipo di attività farmacologica, ma risultano indispensabili a coprire eventuali odori sgradevoli del principio attivo (come la valeriana) o a preservarlo dalla luce, se questa sostanza è fotosensibile, oltre che a mantenere nella stessa compressa sostanze tra di loro non compatibili. Inoltre i rivestimenti rendono più scivoloso e meglio deglutibile il farmaco. Effervescenti: sono compresse semplici, in cui, oltre al principio attivo, vengono impiegate sostanze a reazione acida e carbonato o bicarbonato che, sciogliendosi in acqua, provocano la classica effervescenza, liberando anidride carbonica. Si impiega-

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no per disperdere medicamenti altrimenti insolubili o per migliorarne la tollerabilità gastrica (come nel caso dell’acido acetilsalicilico). Sono inoltre indispensabili per la somministrazione pediatrica o anche quando la quantità del farmaco è talmente elevata da dover preparare compresse impossibili da deglutire. Masticabili: anche in questo caso il vantaggio della facilità di somministrazione è evidente in caso di bambini o di persone impossibilitate alla deglutizione. Essenziale per somministrare farmaci che agiscono a livello gastrico come gli antiacidi e che prevedono spesso una considerevole quantità di principio attivo per compressa.

I rivestimenti sintetici preservano il farmaco e lo rendono più scivoloso e deglutibile Solubili o dispersibili: sono sempre compresse semplici che vengono sciolte o disperse in acqua, ma non possono essere addizionate di carbonati per incompatibilità del farmaco con gli stessi. Sublinguali: si tratta di forme nelle quali il principio attivo non deve raggiungere lo stomaco, perché i suoi acidi lo renderebbero inattivo, ma che si addicono perfettamente a farmaci che devono svolgere velocemente il loro effetto. Si pongono infatti sotto la lingua e si dissolvono rapidamente e altrettanto rapidamente passano nel circolo sanguigno, assorbite dalla mucosa orale che è per sua natura molto vascolarizzata. Uno dei più noti farmaci che si avvale di questo sistema è la nitroglicerina, un potente vasodilatatore. Da sciogliere lentamente in bocca: fanno parte di questa forma tutti quei principi attivi che devono svolgere la loro azione direttamente nella cavità orale, disinfettanti della bocca e della gola e anche alcu-


ni anestetici orali. Tamponate: compresse semplici a cui, per la natura acida del principio attivo, si è aggiunta una sostanza come il bicarbonato di sodio in grado di proteggere la mucosa gastrica (vedi acido acetilsalicilico). Capsule rigide: sono piccoli contenitori con all’interno il farmaco, solitamente in polvere, costituiti di due parti cilindriche e stondate che entrano una nell’altra in modo perfetto. Sono a base di gelatina, agenti elasticizzanti, conservanti e coloranti naturali, che proteggono dagli acidi gastrici (gastroresistenti) permettendo il loro assorbimento nell’intestino (enterosolubili). Un esempio per tutti le capsule inibitrici della secrezione gastrica di acido cloridrico (omeprazolo, lansoprazolo ecc...). Da tutto ciò si evince l’importanza di non aprire mai queste capsule per la somministrazione, che risulterebbe del tutto inutile. Capsule molli: si presentano come involucri spesso a forme tondeggianti, lucide e morbide, sempre di natura gelatinosa, ma con una maggior quantità di plastificante, non apribili se non perforandole. Contengono il principio attivo in forma liquida e spesso oleosa, sono gastroprotette e una volta raggiunto l’intestino tenue si sciolgono velocemente per un’azione più immediata. Granulati: composti da una o più polveri di principio attivo, trattate in maniera che rimangano ben aggregate tra loro, in modo da formare granelli di dimensioni maggiori. L’assunzione dei granulati avviene

per dispersione in un altro liquido (acqua principalmente). Granuli: sono un’altra forma molto usata per l’assunzione di rimedi omeopatici ma non solo. Si tratta di pillole di piccolissime dimensioni che contengono il principio attivo ricoperto da uno strato di zucchero, per lo più si sciolgono in bocca sotto la lingua. Gomme da masticare: sono forme farmaceutiche in cui la sostanza attiva è impastata in una gomma e che durante la masticazione rilascia tale sostanza che viene velocemente assorbita dalla mucosa della bocca. Non vanno mai ingerite. È una comoda via di somministrazione per bambini (sopra i sei anni) e per chi ha difficoltà a deglutire. Boli: si tratta di pillole dalla forma molto voluminosa, utili quando si ritengono necessarie somministrazioni di grosse quantità di farmaco. Ormai non molto in uso. Cachets (o cialdini): usati per somministrare polveri di principio attivo che si devono aprire velocemente, infatti, sono fabbricati della stessa materia delle ostie e vanno inumiditi prima di deglutirli. Usati molto spesso per polveri come carbone vegetale. Tavolette di gelatina: in questa forma il farmaco è incorporato in una sfoglia di gelatina divisa poi in dosi quadrettate. Cioccolatini medicinali: altro modo per unire il principio attivo ad un impasto contenente cacao (ricordate i cioccolatini lassativi?).

Le capsule rigide sono piccoli contenitori con all’interno il farmaco e non vanno mai aperte

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Come dividere le compresse Nel seguire una terapia, uno degli scogli più difficili da superare, soprattutto per quanto concerne la popolazione anziana, è costituito dalla necessità di adattare il dosaggio delle singole compresse alla posologia indicata dal medico. Il che comporta, in moltissimi casi, doverle dividere. E siccome non tutte le compresse sono divisibili, non tutte hanno la linea di pre-rottura, iniziano i problemi. Inoltre, la presenza delle varie specialità in più dosaggi può indurre il paziente a complicati calcoli e divisioni, spesso con lo scopo di risparmiare, acquistando un farmaco al massimo dosaggio per poi suddividerlo in casa frammezzandolo all’occorrenza, il che potrebbe portare ad assumere una terapia non corretta. Il consiglio, se l’operazione di “divisione” deve essere comunque fatta è di dotarsi di un semplicissimo “taglia pillole”, solitamente contenuto all’interno di “portapillole” dosatore. L’operazione da fare è semplicissima, ed una volta spezzata la pillola ricade su due diverse vaschette di raccolta, collocate alla base della lama. Regola importante è quella di spezzare le pasticche una alla volta e non in serie come molti fanno per risparmiare tempo. Bisogna poi fare molta attenzione ad una determinata categoria di

farmaci (es. gli antibiotici gastroprotetti o quelli a lento rilascio), che essendo rivestiti da un film di cheratina, che li avvolge sotto forma di capsula, non vanno mai né aperti né tanto meno divisi perché restando privi della protezione verrebbero “degradati” ad opera dei succhi gastrici perdendo la propria efficacia terapeutica. Ancora: non possono essere divise le compresse contenenti principi attivi associati come alcuni farmaci utilizzati per il morbo di Parkinson o alcuni antiipertensivi o quelle di farmaci per cui il dosaggio deve essere attentamente stabilito e controllato dal medico nel corso della terapia stessa. Diverso il caso che concerne le terapie croniche, quando il farmaco va preso per lunghi periodi, se non a vita. In questo caso, pur restando importante seguire la posologia, la variazione tra una metà pastiglia e l’altra è mediata e riassorbita dai tempi dilatati di assunzione. Per alcuni tipi di terapie, infine, si può ricorrere alle preparazioni galeniche, che rispondono a bisogni singoli con dosaggi individualizzati. In conclusione: se non esistono le controindicazioni appena elencate e se il paziente è in grado di effettuare l’operazione di “rottura” in modo autonomo, senza pericoli (soprattutto nel caso di persone anziane), la divisione delle compresse può ritenersi del tutto appropriata.

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Preparazioni liquide per uso orale Sciroppi: si parte dalla base che è lo sciroppo semplice, una miscela composta da 665 gr. di saccarosio e 335 gr. di acqua, si porta ad ebollizione affinché tutto lo zucchero si sciolga, si filtra e vi si unisce il farmaco. La percentuale di zucchero ed acqua in queste dosi assicura il mantenimento della soluzione che viene preservata così da muffe e batteri, ma una volta aperto ha una durata scadenzata. Elisir: in questa forma liquida insieme all’acqua è presente anche l’etanolo come cosolvente, nel caso in cui il principio attivo non sia completamente solubile in acqua. Succhi: fanno parte di questa categoria sostanze estratte per spremitura da parti di piante o tessuti animali che contengono principi attivi (succo di aloe vera, carciofo). Infusi: con questo metodo si estraggono i principi attivi dalla “droga” che li contiene (foglia, frutti essiccati e sminuzzati) versando sopra la dose acqua bollente e lasciando in infusione dai 5 ai 10 minuti. Decotti: in questo caso, la parte della droga si mette a bollire in acqua per un tempo determinato dal tipo o parte della stessa da cui vogliamo estrarre il principio attivo. Sospensioni: la sostanza farmacologica viene trattata per renderla sospesa in acqua, perché non solubile. Al momento dell’assunzione va quindi debitamente agitata e miscelata. Emulsioni: la sostanza attiva è liquida, ma non completamente miscibile con l’acqua, cosi vengono aggiunte sostanze stabilizzanti, senza attività farmacologica, che ritardano la fase di separazione dei due componenti. Per questo leggerete l’avvertenza “agitare prima dell’uso”.

Paste: sono perlopiù preparazioni molli zuccherine a cui viene aggiunto il farmaco; spesso svolgono la loro azione a livello delle mucose della bocca prima di essere ingerite (antimicotici...). Mucillagini: si tratta di sostanze base vischiose o gommose che possono essere esse stesse medicamenti o contenerli quando non sono solubili o sono di natura oleosa. Tisane: la sostanza in queste preparazioni, più che altro estemporanee, rilascia i suoi principi attivi in acqua calda, poi il tutto viene filtrato e bevuto. Apozemi: si intendono semplicemente delle tisane a più alta concentrazione. Pozioni: si ottengono miscelando acqua calda con un preparato, sottoforma di sciroppo.

Preparazioni per applicazione cutanea Creme: sono forme farmaceutiche di natura molle (appunto cremosa) nella quale sono omogeneamente disciolte sostanze medicamentose in forma di idrolati, distillati in soluzione acquosa. Pomate: qui il principio attivo è miscelato con una base molle di natura grassa (vaselina, lanolina o cere). Unguenti: a base grassa e resinosa, usati per zone di natura corneale dove il derma è più spesso (per esempio nel calcagno). Svolgono una copertura che riduce la traspirazione, aumentando la dilatazione dello strato corneale e permettendo una più efficace penetrazione del farmaco. Lozioni: sono soluzioni acquose o idroalcoliche, si preparano per medicare parti del corpo specifiche

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come il cuoio capelluto o altre parti in cui sono presenti peli. Linimenti: si ottengono miscelando il farmaco con oli, grassi o saponi ed hanno una consistenza semifluida. Saponi medicinali: il medicamento qui è incorporato ad una forma saponosa (alcool saponato per frizioni anti decubito). Cataplasmi: antichissimo metodo per trasfondere il principio attivo attraverso la cute, spalmandolo su un supporto di tela in uno spesso strato. In genere si tratta di sostanze idrofile capaci di trattenere il calore. Schiume: il farmaco si presenta in forma liquida, aggiunto di un tensioattivo è disperso in un gas; il tutto


per assicurarne una uscita schiumosa. Sono forme utili a medicare zone difficili come il cuoio capelluto o altre zone pilifere. Impiastri e cerotti: tornati in ampio uso recentemente sono costituiti da un supporto adesivo su cui è spalmato il farmaco miscelato a sostanze grasse, cere o resine. Il medicamento entra in circolo efficacemente ed offre il vantaggio di una cessione continua e controllata del medesimo per diverse ore. Fasce autoriscaldanti: sistema innovativo privo di farmaci, che sfrutta l’effetto benefico del calore per piccole patologie quali indolenzimenti, strappi muscolari di lieve entità, dolori mestruali. Sono supporti di morbida carta telata con celle che contengono miscele di carbone, acqua e sali e si attivano a contatto con l’ossigeno dell’aria. Il loro calore dura circa 6-8 ore. Shampoo medicati: sono shampoo aggiunti di sostanze atte a medicare, disinfettare o lenire le zone del cuoio capelluto (anti pediculosi, antiforfora...). Lapis o Matite: a forma di bacchette, servono per “toccature” sulla cute lesa da piccoli tagli e contengono perlopiù sostanze coagulanti e stringenti, come le matite emostatiche.

Somministrazione tramite le cavità naturali inferiori Supposte: preparati a base di burro di cacao o gelatina che contengono il farmaco. Si introducono nel retto, fondono al calore del corpo ed il farmaco viene rapidamente assorbito dalle vene emorroidarie che lo portano in circolo. Capsule rettali: sono preparazioni solide rivestite con un composto lubrificante per facilitarne l’introduzione. Clisteri, enteroclismi: soluzioni di farmaci che vengono introdotti nel retto tramite appositi apparecchi. Agiscono specificatamente solo nell’ultima porzione dell’intestino. Possono essere ad effetto purgante, antinfiammatorio, astringente. Irrigazioni lavande schiume e tamponi: sono soluzioni o emulsioni contenenti il farmaco che vengono applicate con appositi apparecchi (irrigatori) alle mucose uretrali, vaginali, vescicali. Candelette: dispositivo a forma cilindrica, di circa 5-10 cm di lunghezza e dai 3 ai 7 mm di diametro, che contiene il farmaco e un eccipiente che fonde a temperatura corporea. Si applica per via uretrale o vaginale dove svolge il suo effetto. Ovuli: forme farmaceutiche per solo uso vaginale. Hanno forma ovoidale e si sciolgono in vagina rilasciando il farmaco (disinfettanti antifungini igienizzanti...).

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Preparazioni per inalazioni Liquidi per inalazione: farmaci in soluzione o dispersi in un liquido, contenuti in un vaporizzatore, utilizzati per la bocca o il naso. Liquidi per nebulizzazione: soluzioni acquose contenenti il farmaco, che vanno poste in appositi apparecchi (areosol), i quali, riducendole in particelle simili a nebbia, ne rendono più facile l’assorbibilità da parte delle vie respiratorie.

Preparazioni pressurizzate con dosatore: il farmaco, sempre in soluzione o emulsionato, è posto in speciali contenitori con valvola dosatrice. Polveri per inalazione: il farmaco può essere preso anche sottoforma di polvere finissima, e contenuto in inalatori che ne pre-dosano la somministrazione. Usati soprattutto per uso orale.

Preparazioni auricolari, nasali e oro-mucosali Collutori: precisamente sono composti semi densi che vengono applicati come toccature all’interno delle mucose buccali, gengive, tonsille. Contengono rimedi sfiammanti e disinfettanti. Possono essere diluiti e usati come sciacqui per tutto l’interno della bocca e non deglutiti. Gargarismi: liquidi medicati sempre destinati alla cura e igiene della bocca. Si agitano in bocca qualche minuto e non si deglutiscono.

Gocce auricolari: possono essere di natura acquosa, oleosa o sospensioni. Contengono il farmaco o solo sostanze che aiutano a sciogliere o ad ammorbidire il cerume auricolare. Lavaggi auricolari: soluzioni acquose a pH fisiologico o lievemente più alto per la pulizia della parte esterna dell’orecchio. Lavaggi nasali: soluzioni acquose a pH fisiologico per la pulizia delle fosse nasali.

Preparazioni oftalmiche Colliri: sono di varia natura e consistenza: liquidi, oleosi, pastosi, molli (pomate oftalmiche) e solidi (polveri). Sempre preparati in ambiente sterile, una volta aperti hanno breve durata. Inserti oftalmici: preparazioni sterili solide o semisolide, si applicano nel sacco congiuntivale dove

rilasciano il farmaco, possono essere totalmente solubili o venire rimossi a fine trattamento. Bagni oculari: soluzioni acquose sterili isotoniche per lavare il globo oculare. Sono corredate da un bicchiere che va riempito con la soluzione fino all’orlo e applicato sull’occhio aperto.

Preparazioni parenterali Iniettabili: preparazioni sterili all’interno di fiale che contengono il farmaco in soluzione, sospensione o emulsione, per esclusivo uso intramuscolare. Possono essere mono o pluri componenti. Infusioni endovenose: soluzioni acquose o emulsioni sterili, isotoniche e che non provocano infezioni al sangue, visto che sono destinate ad entrare direttamente in circolo. Concentrati per preparazioni iniettabili: sono preparati di soluzioni sterili da diluire. Polveri per preparazioni iniettabili: sostanze so-

lide sterili, polverizzate, accompagnate da un liquido solubilizzante da unire al momento. Una volta uniti, i due componenti vanno ben agitati, fino ad ottenere una soluzione limpida. Liofilizzati: alcuni farmaci in forma liofilizzata o liquida possono oggi essere immessi nel circolo sanguigno utilizzando degli iniettori privi di ago che sfruttano la potenza di una molla o di un gas (elio) per trasfondere il farmaco sotto cute ad un profondità uguale a quella di una iniezione intramuscolare. Sono confezioni monouso, predosate.

Preparazioni pressurizzate Spray: si presentano come speciali contenitori, sotto pressione di un gas (propellente), e contengono il farmaco o miscele di farmaci. Le dosi del medici-

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nale vengono erogate tramite una speciale valvola in forma di areosol oppure di spruzzo liquido o semisolido. n




Rientro in bellezza Le vacanze volgono ormai al termine, ecco i consigli giusti per conservare l’abbronzatura ed avere una pelle attraente e luminosa anche in autunno di Gelsomina Sampaolo

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mese di settembre per molti rappresenta, oltre al “temuto” rientro al lavoro, anche uno step importante per la nostra bellezza, che in autunno rischia di veder sfiorire i bei risultati dell’estate, quando tutti, senza eccezione alcuna, ci prendiamo più cura del nostro corpo con depilazioni, massaggi, prodotti idratanti, alimentazione corretta e movimento. Oltre all’abbronzatura che funziona da ciliegina sulla torta. Ma i primi cambiamenti climatici inducono quasi tutti ad essere più pigri, a rimettere scarpe, vestiti e più in generale a coprire la pelle. Quello che c’è sotto? Ci pense-

remo di nuovo in primavera. Ma questo è un errore. Per evitare di perdere quanto guadagnato a luglio e agosto, con il beneficio del sole, del mare e del relax estivo in generale, vi diamo qualche consiglio da seguire per restare sempre in vacanza. Almeno dal punto di vista estetico.

Idratazione: acqua creme e lozioni

Dopo essere stata esposta per molto tempo al sole estivo, al vento e all’acqua salata, al rientro dalle vacanze la nostra pelle potrebbe risultare secca e disidratata. Questa mancanza di idrata-

zione va subito compensata, sia dall’interno (bevendo molta acqua e consumando le canoniche 5 porzioni di frutta e verdura quotidiane) che dall’esterno, grazie a creme, saponi e lozioni idratanti. Se non avete tempo o modo di consumare frutta e verdura quanto dovreste, potete ancora ovviare con frullati e centrifugati, mixando i prodotti che vi piacciono di più e portandoli nella bottiglietta o in una borraccia anche in ufficio, come buona abitudine. Se la pelle del viso tira e vi sembra eccessivamente secca durante la giornata, potrebbe essere dovuto anche all’uso eccessivo

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di condizionatori negli ambienti chiusi (ancora a settembre molti uffici li mantengono accesi). Una buona soluzione, se non potete regolare autonomamente temperatura e umidità dell’ambiente in cui lavorate, può essere quella di tenere un vaporizzatore d’acqua sulla scrivania (fatto in casa con semplice acqua minerale o acquistando quelli specifici con acque termali o mineralizzate in Farmacia) da spruzzare sul viso a intervalli regolari o quando ne sentite il bisogno. Lo stesso vale anche a casa: se il clima risulta troppo secco, procuratevi un umidificatore o un vaporizzatore d’acqua, da arricchire anche con oli essenziali profumati. Per quanto riguarda poi la routine di bellezza giornaliera, non rinunciate mai ad una buona crema idratante sia per il viso che per il corpo, da spalmare mattina e sera e dopo la doccia. Ottime sono quelle arricchite con vitamina E, bioflavonoidi e fitoestratti. Per la doccia infine scegliete dei bagnoschiuma oleosi o cremosi che producono poca schiuma, non aggrediscono il film idrolipidico della pelle e ritardano la desquamazione delle cellule morte, mantenendola morbida e vellutata. Altro piccolo trucco: non sfregate troppo il corpo con l’asciugamano, ma tamponatelo con dolcezza.

Calendula, amica dell’abbronzatura

La domanda che la maggior parte di voi si starà facendo al rientro dalle vacanze sarà sicuramente: come mantenere il più a lungo possibile la tintarella duramente conquistata? Posto che non potrete essere abbronzate per sempre, esistono comunque dei trucchi per far durare più a lungo quel colorito sano acquisito durante le ferie. Il primo è sicuramente la routine di idratazione descritta sopra:

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una pelle disidratata, infatti, si desquama facilmente. Nelle zone che tendono a seccarsi di più e più in fretta (gomiti, spalle, ginocchia...) potete usare il trucco delle attrici di Hollywood: uno strato di unguento alla calendula o di idratante omeopatico che, oltre a ridurre l’irritazione, creerà uno strato superficiale che impedirà la dispersione del contenuto di acqua della pelle. Evitate ovviamente trattamenti invasivi come il peeling e la ceretta, perché portando via il primo strato di cellule epiteliali rimuoveranno anche l’abbronzatura. Quando finalmente deciderete di rinunciare all’abbronzatura e ritornerete al vostro colorito naturale, fate uno scrub accurato: resta il metodo migliore per ripulire la pelle, portando via cellule morte e macchie residue. Evitate i saponi aggressivi e troppo schiumogeni, che rischiano di rimuovere il film idrolipidico della pelle (con conseguente desqua-

mazione) e prediligete quelli a base oleosa. Sarebbero da evitare i bagni in piscina (ma nel caso non resistiate fate subito una doccia appena uscite), vasca idromassaggio e l’aria condizionata alta, perché sia il cloro che l’aria secca sono nemici giurati dell’abbronzatura. Infine, fate scelte oculate anche a tavola, prediligendo alimenti contenenti vitamine A, C ed E (es. melone, carote, pomodori, spinaci, peperoni, arance...) e bevendo molta acqua per idratare la pelle e stimolare la naturale pigmentazione. Sembra scontato dirlo, ma continuate a prendere un po’ di sole quando possibile, al mattino presto prima di andare al lavoro o in pausa pranzo (anche se meno indicato), per fare il pieno di vitamina D, utile per il buonumore. Se infine vi trovate costrette a rinunciare ad un’abbronzatura naturale, potete sempre optare per un buon autoabbronzante.



Autoabbronzanti: istruzioni per l’uso Anche se non tutti ne fanno uso, gli autoabbronzanti sono ancora il rimedio più immediato e meno controindicato per conservare anche in città il bel colore che avete riportato dal mare. Ecco come usarli, prima, durante e dopo l’applicazione: • Prima: depilate le gambe il giorno prima per evitare irritazioni, poi ricordate che la pelle deve sempre essere preparata con una pulizia a fondo, che comprende l’esfoliazione, facendo particolare attenzione ai piedi, alle caviglie, alle ginocchia e ai gomiti. Quindi, dopo aver indossato dei guanti in lattice, stendete il solito idratante, aspettate dieci minuti che la pelle sia perfettamente asciutta poi procedete all’applicazione dell’autoabbronzante. • Durante: cominciate dalle gambe applicando il prodotto con movimenti circolari per evitare la formazione di strisce; usate una minor quantità di prodotto su ginocchia e caviglie che altrimenti diventerebbero più scure del re-

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sto del corpo; evitate le zone delle dita dei piedi, dei talloni e i lati dei piedi per ottenere un risultato più naturale. Ora potete passare alla parte superiore del corpo: pancia, seno, lati del corpo, decollété fermandovi all’altezza del collo. Fatevi aiutare per la schiena perché non c’è niente di più antiestetico del bicolore. Terzo step le braccia: anche in questo caso bisogna usare meno prodotto sui gomiti e fare attenzione a stenderlo in modo uniforme intorno ai polsi e sul dorso delle mani “stirando” un po’ la pelle. Infine, su viso e collo applicate meno prodotto perché la pelle interagisce più rapidamente e intensamente con l’autoabbronzante: evitate la zona delle sopracciglia e l’attaccatura dei capelli perché essendo anche loro ricchi di cheratina possono assumere un colore giallastro; non dimenticate la parte posteriore del collo e la zona dietro le orecchie. • Dopo: se non avete indossato guanti, lavatevi bene le mani,

usando uno spazzolino per pulire anche l’area intorno alle unghie, se non riuscite a far sparire il colore giallastro basterà strofinarle con un po’ di bicarbonato. Evitate il contatto con i tessuti fino al completo assorbimento del prodotto e aspettate, prima di truccarvi e vestirvi, che la pelle abbia assorbito completamente l’autoabbronzante. Dopo l’applicazione del prodotto, per vedere i primi risultati, è necessario attendere un paio di ore, ma se l’abbronzatura ottenuta non soddisfa si può ripetere l’operazione fino a tre volte nell’arco della stessa giornata. Una volta raggiunta la tonalità desiderata, aspettate 4-5 giorni prima di riapplicare nuovamente il prodotto. Regola fondamentale è quella di mantenere sempre la pelle bene idratata e non riapplicare l’autoabbronzante prima di qualche giorno mentre, se sono apparse delle chiazze, si possono ridurre facendo lo scrub anche per due o tre giorni di seguito.



A fior di labbra col burrocacao

Forse le abbiamo trascurate un po’ durante le vacanze, ma ricordiamoci che le labbra sono tra le parti più sensibili del viso, quelle maggiormente predisposte a rischi, soprattutto al mare. Sono sempre umide, esposte a sole, vento e acqua rischiano di riportare danni come screpolature e scottature. Oltre a prendere le giuste precauzioni in vacanza, come burro cacao con SPF alto e corretta idratazione, potete reintegrare anche adesso che siete rientrate alla base. Scegliete innanzitutto un burrocacao o balsamo labbra specifico, con principi lenitivi e nutrienti. Se sono screpolate o vi sembrano secche e spente, potete anche fare un leggero scrub casalingo, massaggiandole delicatamente con un impasto di zucchero di canna grezzo e burro di karité o miele. Sciacquate poi con acqua

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tiepida, tamponate leggermente e stendete uno strato spesso di burro di karité sulla mucosa e sul contorno. Lasciate in posa per 20 minuti, poi eliminate con una velina. Rossetti e trucchi in generale non sono affatto vietati, ma cercate di prediligere quelli a base di sostanze naturali, con pigmenti idratanti e rimpolpanti (chiedete in farmacia!). E infine, non dimenticate di idratare e curare il contorno labbra con specifiche creme antiage.

Capelli: massaggio con oli

Insieme alle foglie, è perfettamente normale che in autunno cadano anche i capelli. Infatti con l’abbassarsi delle temperature e il cambio di stagione, capita che possiate avere capelli stanchi e sfibrati, che tendono a spezzarsi o a cadere quando li pettinate o li lavate. Anche se la cosa è normale, però, non significa che

dobbiate lasciare i capelli al loro destino e non prendervene cura solo perché ci stiamo avvicinando all’autunno. Come per tutte le altre parti del corpo, ci vuole un particolare occhio di riguardo all’alimentazione e alle abitudini quotidiane. Per prima cosa vi consigliamo di sostituire pane, pasta e cereali raffinati con la loro versione integrale, ricca di biotina (vitamina B7) necessaria alla sintesi della cheratina, alla base dei nostri capelli. Se la situazione lo richiede, potete inserire nella dieta anche il lievito, disponibile sia in granuli che in compresse, da aggiungere a verdure cotte, sughi e primi piatti come un condimento. Il lievito vi fornirà i minerali di cui siete carenti, donando maggiore forza e lucentezza ai capelli. Per stimolare la circolazione sanguigna e l’irrorazione dei follicoli piliferi potete anche adottare la buona abitudine del massaggio del cuoio capelluto con un mix olio di sesamo e olio essenziale di rosmarino, meglio se tiepido.

Per capelli danneggiati o disidratati utilizzare shampoo, maschere e balsamo ad azione ristrutturante Non possiamo dimenticarci, poi, di shampoo, balsamo e maschere specifiche per capelli danneggiati o disidratati: scegliete quelli a base di cheratina, oli naturali ed elementi ad azione ristrutturante. Infine, non è sempre necessario, ma una lieve “spuntatina” può rivelarsi un’ottima soluzione, an-



Palestra, Spa & colazione L’autunno comporta anche il ritorno ad uno stile di vita più sedentario e meno attivo, soprattutto per chi lavora in un ufficio e non è abituato a fare sport regolarmente. Per evitare di prendere qualche chilo di troppo e sentirsi appesantiti anche fisicamente (oltre che nell’umore), basta fare una camminata veloce di mezz’ora al giorno: sfruttate la pausa pranzo o l’ora di tempo tra l’ufficio e la cena per fare qualcosa di buono per il vostro fisico. Con una semplice camminata all’aria aperta riattiverete la circolazione, ossigenerete il sangue e migliorerete l’umore grazie al rilascio di endorfine. Se poi decidete di fare sul serio, iscrivetevi subito in palestra, cominciando con un bell’abbonamento semestrale, da sottoscrivere magari insieme a qualche collega: così sareche per affrontare con spirito rinnovato il rientro in città.

Occhio... agli occhi

Il contorno occhi è un’altra zona “a rischio” del viso, per la sua delicatezza ed estrema esposizione agli agenti atmosferici. Dopo le vacanze sarà perfettamente normale notare qualche imperfezione causata dal sole, dalla disidratazione, dal vento e dalla stanchezza (ebbene sì, qualcuno potrebbe ritrovarsi anche più stanco di prima al ritorno dalle ferie!). Uno dei primi segnali del processo di invecchiamento è inoltre la comparsa delle cosiddette “zampe di gallina” intorno agli occhi, causata sia da predisposizione genetica che da foto-

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te anche psicologicamente costretti ad andarci! E se il rientro vi ha particolarmente fiaccato e intristito, ricordatevi che potete ricavarvi un angolino di vacanza anche in città una volta ogni tanto. Trovate una Spa o un centro estetico vicino a casa o all’ufficio e ogni volta che ne sentite il bisogno scappate a fare una sauna, un massaggio o una semplice manicure per ritrovare la serenità e farvi un regalo. Infine, non abbandonate le buone abitudini alimentari acquisite durante l’estate, come una colazione ricca e nutriente (basta mettere la sveglia 15 minuti prima), un consumo bilanciato di frutta e verdura di stagione e magari l’aggiunta di qualche integratore consigliatovi dal vostro farmacista di fiducia, che vi aiuti nella ripresa delle normali attività quotidiane.

esposizione. Anche in questo caso prevenire sarebbe meglio che curare, con una dieta adeguata (che preveda ad esempio la naturale produzione di acido ialuronico, con l’assunzione di alimenti quali pomodori, melone, ecc.) e con l’uso quotidiano di creme e protezione solare (disponibili anche in stick appositi per l’esposizione). Ricordiamoci sempre dell’importanza fondamentale dell’idratazione poiché questa zona presenta una pelle sottilissima e tendenzialmente secca: scegliamo prodotti cremosi, magari arricchiti con acque termali e sostanze specifiche che attenuino i segni della stanchezza (es. caffeina, burro di karité, alghe marine, minerali, ecc...).

Una buona abitudine da adottare quotidianamente è quella di applicare un prodotto in roll-on, facile e veloce da usare, ogni sera prima di andare a letto o la mattina, nel caso di prodotti “2 in 1” che agiscono anche da correttori. Troverete in commercio anche dispositivi massaggianti che rilasciano sostanze arricchenti e ad effetto antiaging come retinolo, vitamine e minerali. Se avete bisogno di un trattamento d’urto rigenerante, potete optare per sistemi naturali e tradizionali (come il classico cetriolo o cucchiaino freddo sulle palpebre) o creme alla menta piperita, caffeina, rosa mosqueta, ribes o malva, dalle proprietà tensive ed antiossidanti. n




Lunga vita alla prostata I consigli della professoressa Elisabetta Costantini: fondamentali esame del Psa e visita dall’urologo, soprattutto negli Over 50. E i teenager imparino l’autopalpazione intervista di Claudio Sampaolo

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Sentirsi dire “lei ha qualche pro-

blema alla prostata”, per un uomo, è a volte devastante psicologicamente, al di là delle diagnosi, delle terapie e delle ipotetiche conseguenze sulla vita futura, soprattutto in tema di sessualità. Per avere un quadro completo della situazione, Optima Salute ha intervistato la professoressa Elisabetta Costantini, docente di Urologia dell’Università di Perugia, responsabile della sezione “Urologia femminile, funzionale e di chirurgia urologica mini invasiva” del Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Biomediche dell’Ospedale Santa Maria della Miseri-

cordia di Perugia, e componente del comitato esecutivo della Società Italiana di Urologia. Professoressa, cominciamo a fare un po’ di chiarezza sulle definizioni delle varie patologie che coinvolgono la prostata, questa fondamentale ghiandola dell’apparato riproduttivo maschile... “Tre sono le patologie prostatiche che possono colpire il sesso maschile, nelle differenti fasce d’età. Tipica dell’età giovanile è la prostatite, ossia un processo infiammatorio della ghiandola prostatica spesso causato da germi che il più delle volte passano dal retto

alla ghiandola prostatica, due siti anatomicamente vicini. Si può presentare in forma acuta o cronica in base alla durata e al numero di eventi sintomatici. Nel primo caso l’esordio è brusco, caratterizzato da sintomi urinari quali: urinare piccole quantità più volte in una giornata, urinare spesso di notte, dolore alla minzione, getto urinario debole, stimolo imperioso, spesso associati a dolore all’eiaculazione, e lungo l’asta peniena fino al glande. Talvolta il dolore può essere avvertito anche ai testicoli, dal momento che questi ultimi sono collegati alla prostata tramite i dotti deferenti nonché

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dotti eiaculatori. In alcuni casi il paziente può avere anche febbre con brivido scuotente. Tali sintomi possono aumentare con l’utilizzo di bevande alcoliche, cibi piccanti, l’uso di veicoli a due ruote, o pratiche sessuali di coito interrotto. Questa forma di prostatite non va confusa con la cistite che è una patologia infiammatoria di pertinenza vescicale, che colpisce maggiormente le donne, ma anche gli uomini in età però più avanzata e spesso con fattori di rischio per infezione. La prostatite cronica si presenta, invece, con sintomi urinari simili alla forma acuta, ma di minor entità, tuttavia caratterizzata da fasi di benessere intervallati da riacutizzazioni. Talvolta può essere presente eiaculazione precoce, bruciore o dolore durante e/o dopo l’eiaculazione, riduzione della libido, dolore perineale e sovrapubico. Vi sono, infine, forme non sostenute da infezioni che entrano nel grande gruppo delle prostatiti abatteriche o sindrome del dolore pelvico cronico”. Che cos’è invece l’ipertrofia prostatica benigna? “Si tratta di un ingrandimento fisiologico della ghiandola, che inizia gradualmente, e in maniera progressiva, intorno ai 50 anni.

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Data la posizione a manicotto della prostata intorno all’uretra, ossia il condotto che porta l’urina dalla vescica verso l’esterno, è naturale che con il suo ingrossamento si possa avere un alterato svuotamento vescicale, e quindi il paziente deve spingere con l’addome per urinare, può avere la sensazione di non urinare tutto, può avere un getto dell’urina debole. A questi sintomi spesso si associano l’aumentata frequenza minzionale durante il giorno e di notte e lo stimolo imperioso di urinare. La terapia diventa necessaria quando questi sintomi hanno un impatto negativo sulla funzionalità dell’apparato urinario, nonché sulla qualità di vita del soggetto. È una terapia step by step, si inizia con un trattamento medico e in caso di mancata risposta si passa all’intervento chirurgico, cosiddetto disostruttivo”. L’ultima categoria riguarda i tumori... “Il tumore della prostata è una patologia molto frequente ed è una delle prime cause di morte nel sesso maschile. I dati che emergono da studi autoptici, però, rilevano che dopo gli 80 anni tutti gli uomini presentano

una ipertrofia prostatica ed il 7080% anche, in qualche zona della ghiandola, un tumore. Se questo dato da un lato allarma, dall’altra vuole anche dire che molti di questi uomini hanno convissuto con la patologia senza saperlo e senza avere segni o sintomi di essa. Esistono quindi dei tumori prostatici cosiddetti silenti, o indolenti, con basso rischio di divenire sintomatici nel corso della vita, non aggressivi, a lentissima evoluzione e non mortale. Ruolo fondamentale è dato dalla prevenzione, fatta con il semplice dosaggio del PSA e con l’esplorazione rettale, cioè la visita urologica. Da qui la grande sfida oggi, quella di capire quale di questi tumori emergeranno e daranno problemi e quali invece resteranno senza sintomi e senza progressione. È lì che siamo impegnati in prima linea con la ricerca: da una parte continuiamo a studiare le terapie mediche e chirurgiche migliori per garantire al paziente una qualità di vita ottimale, dall’altro stiamo cercando di scoprire con tecniche diagnostiche sofisticate quali tumori vanno curati e quali invece vanno solo tenuti sotto controllo”.


“Fare sempre una visita urologica dopo i 50 anni” Torniamo alla cistite nell’uomo e parliamo di prevenzione e check-up. “Nella donna la cistite è spesso una forma “semplice”, cioè in assenza di patologie concomitanti; invece nell’uomo è sempre “complicata” perché si manifesta in soggetti con fattori di rischio quali per esempio l’ipertrofia prostatica benigna, un catetere vescicale a dimora, eccetera... È quindi necessario che ai primi sintomi l’uomo si rivolga allo specialista urologo per capirne le cause e trattarle. La minor frequenza rispetto alla donna è data dalla diversa anatomia; nella donna, infatti, i batteri risalgono facilmente dalla regione anale o vaginale lungo l’uretra, mentre nell’uomo questo è più difficile data la lunghezza dell’uretra”. La terapia della cistite si basa sempre sugli antibiotici? “Certamente. Nell’uomo però, come già accennato prima, l’infezione batterica è la manifestazione di una causa sottostante. Spesso la causa è l’ostruzione al flusso urinario, tipica dell’ipertrofia prostatica. Il mancato o inadeguato svuotamento vescicale consente ai batteri di crescere e poi provocare la cistite. In questo caso va curata l’infezione con l’antibiotico, ma va risolta anche l’ostruzione, per evitare il ripresentarsi spesso in forme più gravi dei sintomi infettivi. In linea generale una terapia medica specifica, che tende a decongestionare la prostata o a diminuirne il volume, potrà permettere al paziente di risolvere in parte l’ostruzione, favorendo la minzione ed evitando che parte dell’urina rimanga in vescica. Per quanto riguarda la terapia medica si possono usare tanti tipi di farmaci: gli alfa litici, gli inibitori della 5-alfa reduttasi, eccetera. Se la terapia medica non

è sufficiente, dovremo intervenire chirurgicamente e oggi ci sono tantissime tecniche, anche miniinvasive”. Dopo i 50 anni vanno fatti dei controlli periodici, tipo PSA, oppure se uno non ha disturbi particolari non c’è bisogno? “In quella fascia d’età consigliamo sempre di farsi vedere da un urologo. Per quanto riguarda il PSA (antigene prostatico specifico) il discorso è complesso. È un test definito organo-specifico, in quanto viene prodotto essenzialmente solo dalla prostata, ma non segnala una patologia specifica perché può aumentare sia per cause benigne (prostatite, ipertrofia prostatica), sia per cause tumorali. Benché oggi nel mondo ci siano idee discordanti sul suo reale potere diagnostico, sappiamo che al momento è l’unico test che utilizzato in mani esperte può indirizzare ad una diagnosi precoce di tumore della prostata. Dopo aver fatto diagnosi e caratterizzato il tumore (indolente o aggressivo) si potrà scegliere una via attendista (la cosiddetta sorveglianza attiva), seguendo il tumore nel tempo, o una via interventista (ad esempio l’intervento chirurgico)”. Una scelta difficile da prendere? “Da noi sì, soprattutto culturalmente. Mentre nel nord Europa molti pazienti accettano di non operarsi e di fare controlli ripetuti nel tempo, l’italiano medio non è predisposto a seguire questa strada, per cui, quando chiediamo al paziente cosa vuole fare, quasi sempre la risposta è: non posso vivere con l’idea di avere questo problema e preferisco operarlo”. Quindi tornando ai check-up, per dare consigli a chi legge, la visita urologica è altamente consigliata dopo i 50 anni?

“Certamente sì, soprattutto se compaiono i primi sintomi o i primi segnali di un’ipertrofia prostatica: l’uomo inizia ad alzarsi la notte per urinare, si accorge che il getto delle urine è debole, deve urinare un po’ più spesso durante la giornata. L’altra cosa tipica è che al mattino, appena sveglio, il paziente deve aspettare un po’ prima che parta la minzione, è la cosiddetta esitazione minzionale. Sono i primi segni di un’ipertrofia prostatica e in questa fase potrebbe essere utile una visita specialistica per ricevere anche semplicemente alcuni consigli utili. Oggi abbiamo a nostra diposizione farmaci che permettono di bloccare o rallentare la progressione della malattia, evitando che i sintomi aumentino e possano alterare la qualità di vita del soggetto. Tuttavia il paziente talvolta si rivolge in ritardo all’urologo. In questa fase avanzata i sintomi sono più gravi, talvolta è stata compromessa già la funzionalità dell’apparato urinario (vescica ispessita, tipica dei muscoli che si contraggono contro una resistenza costante; alterata funzionalità renale; infezioni urinarie ricorrenti) condizione che spesso non migliora del tutto dopo l’intervento. Classico esempio è l’aumentata frequenza minzionale diurna e spesso notturna, che in parte permane anche dopo l’intervento chirurgico disostruttivo e quindi attenzione, aspettare troppo a volte vuol dire non recuperare completamente una funzione troppo danneggiata. Il mio consiglio? L’urologo è il medico dell’uomo a tutte le età, cosi come il ginecologo lo è per la donna, ai primi sintomi, a qualsiasi età bisogna rivolgersi quanto prima allo specialista. La parola chiave è prevenzione, purtroppo ancora non molto praticata nel mondo maschile”.

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“Prevenzione: giovani e autopalpazione testicolare” Ci può fare degli esempi? “Fino a qualche anno fa c’era la visita militare e quindi tutti i ragazzi, intorno ai 18-20 anni, venivano visitati e avevano la possibilità di scoprire precocemente alcune patologie, anche urologiche, come il varicocele. Purtroppo a causa della scomparsa della leva obbligatoria e della reticenza dei giovani a fare una visita urologica, anche solo di prevenzione, queste patologie vengono scoperte in ritardo, spesso con conseguenze non di facile risoluzione. Altro esempio tipico è la mancata conoscenza da parte dei ragazzi dell’importanza dell’autopalpazione testicolare. Cosi come l’autopalpazione della mammella può aiutare le donne a riconoscere lesioni mammarie precocemente, cosi l’autopalpazione dei testicoli può aiutare i ragazzi a riconoscere una lesione neoplastica, tipica dell’età giovanile. Ma per fortuna, tra tutti i tumori,

quello dei testicoli può essere curato con la chirurgia e con terapie mediche mirate, nella stragrande maggioranza dei casi. Basti pensare ai tanti sportivi (calciatori, ciclisti…) che hanno avuto questo problema e che lo hanno anche risolto. Compito dell’urologo e delle scuole è di educare i giovani alla prevenzione, insegnando loro le modalità per farla. Con la Società Italiana di Urologia abbiamo ideato e postato su YouTube un piccolo filmato, molto carino e ben fatto, nel quale spieghiamo ai ragazzi come fare l’autopalpazione ed anche per dare più visibilità al fatto che l’urologo è il medico del maschio, anche se nel mio caso è una donna…”. Accennava al varicocele... “Sì, è una patologia assolutamente benigna del testicolo che molto spesso non dà problemi, ma danneggia la fertilità irrimediabilmente se viene diagnosticata tardiva-

mente. È una specie di varicosità che circonda il testicolo e che in genere non dà molti sintomi. Il problema è che la sua presenza cambia la temperatura del testicolo affetto e questo danneggia la produzione degli spermatozoi. Più tempo il testicolo è affetto dal varicocele, più i danni diventano irreversibili. Oggi succede spesso che il paziente si accorge di averlo nel momento in cui la coppia si rivolge ad un centro di riproduzione assistita perché non riesce ad avere un bambino. Noi urologi sappiamo che le alterazioni dipendono dal tempo. Oggi i ragazzi si sposano molto più tardi rispetto alle vecchie generazioni, perciò con il passare degli anni il testicolo può essere danneggiato talmente tanto che gli spermatozoi non sono più vitali”. Finiamo col tumore alla prostata: si cura solo chirurgicamente?

Una precauzione che consente di scoprire in tempo il varicocele, nemico della fertilità maschile

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Se l’urologo è donna… Ospedale di Gorizia, alcuni mesi fa: un uomo di 54 anni, accorgendosi che la visita urologica programmata sarebbe stata effettuata da una dottoressa ha rinunciato ed ha chiesto la restituzione del ticket. Possibile? “Possibile - sorride la dottoressa Costantini - vengo da una generazione in cui, quando ho cominciato, in urologia le donne non c’erano proprio. È stata veramente dura, perché nessuno ti prendeva per l’urologa, mi scambiavano per l’infermiera o la moglie dell’urologo... Oggi le cose sono cambiate, in Italia il 10% degli urologi è donna e nel direttivo della Società Italiana di Urologia dei 5 membri eletti due sono donne: io e la collega Donata Villari di Firenze. Detto questo, è chiaro che per una donna che vuole fare l’urologo non è assolutamente semplice ed anche a me è successo, soprattutto quan“No, anche con chemioterapia e radioterapia. Ovviamente noi urologi siamo le figure chirurgiche di riferimento ed oggi la tecnologia è all’avanguardia, grazie soprattutto alla chirurgia robotica, che in molti casi permette di diminuire le complicanze tipiche di questi interventi. Dunque, se il tumore è localizzato e non ci sono metastasi, l’intervento chirurgico ha una chiara indicazione ed esso consiste nell’asportazione della prostata e delle vescichette seminali. Le complicanze più frequenti sono l’incontinenza urinaria e il disturbo della funzione sessuale. Nel primo caso il soggetto perde urina, patologia con grande impatto sulla qualità di vita sociale e lavorativa. L’altera-

do ero più giovane, di trovare dei pazienti che non si volevano far visitare. C’era sempre un po’ di ritrosia e di imbarazzo. Oggi questo non mi accade spesso perché ovviamente mi conoscono e i pazienti cercano la professionalità. In ogni caso le possibilità di scelta sono ampie, nel senso che ogni paziente può decidere se recarsi da un uomo e una donna ed anche se è vero che tantissime donne vengono da me perché non vogliono andare da un uomo (è una discriminazione anche questa, no?) è altrettanto vero che ho tantissimi pazienti uomini. Diciamo, senza falsa modestia, che il centro di urologia funzionale di Perugia, dove lavoro assieme alla collega Antonella Giannantoni, è conosciuto in Italia e all’Estero. Vediamo uomini e donne, perchè la salute è salute, e se si lavora bene non ci sono differenze di genere”.

zione della funzione sessuale invece è un problema più complesso. Intanto bisogna vedere com’era la situazione prima dell’intervento, perché di solito parliamo di soggetti in una fascia d’età compresa tra i 60 e i 75 anni dove potevano già essere presenti problemi di erezione e di potenza sessuale, e poi dipende dall’estensione del tumore. Se il tumore è piccolo allora noi riusciamo a risparmiare i nervi “erigentes” che raggiungono i corpi cavernosi del pene e sono fondamentali per l’erezione; se invece il tumore è più grande ed ha invaso anche le regioni circostanti siamo costretti ad essere più radicali e in tale radicalità questi nervi vengono lesi. Grazie all’avvento

della laparoscopia e della robotica queste complicanze sono decisamente diminuite e anche la ripresa della funzionalità è più veloce. Va però aggiunto che oggi ci sono anche altri sistemi che possono aiutare questi pazienti, ad esempio dopo l’intervento utilizziamo tecniche di riabilitazione associate a terapia medica, utili sia per ristabilire la continenza urinaria che la funzionalità sessuale. Nel caso in cui queste metodiche non siano sufficienti, abbiamo a disposizione tecniche di chirurgia ricostruttiva, fino anche alle protesi urinarie e peniene. Insomma, complicanze non piacevoli, ma possiamo fare sempre qualcosa. E non tutto è perduto”. n

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Il menù del micio

Non sono solo i padroni a dover seguire corrette abitudini alimentari per restare in salute. Anche i nostri amici pelosi hanno bisogno di regole di Chiara Baldetti

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Un vecchio detto recita: “tanto va

la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino”. Oltre al significato metaforico del proverbio che invita alla prudenza possiamo coglierne anche uno letterale che riguarda la dieta dei nostri mici. I gatti, infatti, sono ormai da centinaia di anni tra i nostri animali da compagnia prediletti, ma a causa di questa abitudine e convivenza ormai consolidata possono aver perso alcune delle loro caratteristiche naturali di felini. Un gatto domestico, specie se vive in casa, infatti, raramente avrà l’occasione di sfruttare le sue doti di predatore (tranne che con palline e peluche), di agile cacciatore (se escludiamo qualche funambolica

impresa tra tavoli e poltrone) e di carnivoro nato. Perciò, se vogliamo aiutare i nostri amici a vivere appieno la loro vita di felini, dando una mano anche alla loro salute, dobbiamo cominciare dalla dieta. Come abbiamo detto, il gatto è per sua natura un animale carnivoro, perciò dobbiamo fare in modo che ogni suo pasto dovrà essere così composto: 45% proteine, 45% grassi e il restante 10% carboidrati e verdure. Ovviamente la maggior parte dei mangimi per gatti tengono già conto di questa proporzione e dovremo stare attenti soltanto alle quantità giornaliere di scatolette e bustine e applicare il conteggio anche ai

cibi domestici o avanzi dei padroni se il gatto si nutre anche di quelli. Se avete deciso di far seguire al vostro micio un’alimentazione casalinga dovrete dunque prestare molta attenzione alla sua qualità e quantità. I pasti fatti in casa non equivalgono affatto ai vostri avanzi! Dovrete invece cucinare i pasti del gatto proprio come fate per voi, scegliendo ingredienti sani e di qualità (come ad esempio del petto di pollo o manzo magro o del pesce azzurro). Dal macellaio non scegliete gli scarti, perché parti come interiora o il polmone contengono principalmente cartilagine e non sono nutrienti come i tagli magri. La carne va bollita o

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cotta alla piastra, senza aggiunta di grassi di alcun tipo. Se volete potete abbinarla ad un po’ di pasta o riso stracotti (per facilitarne la digestione) e qualche verdura lessata (come carote o zucchine) e frullata insieme al resto. Per il

pesce ci raccomandiamo di assicurarvi di aver tolto tutte le lische, pericolosissime perché il micio, specie quando è affamato, non presta particolare attenzione a cosa ingurgita e rischia di farsi male (lo stesso vale per ossicini di

pollo e simili). La scelta di un’alimentazione casalinga vi permetterà di controllare la qualità delle materie prime, ma potrebbe rivelarsi difficile per il bilanciamento delle quantità e la facile deperibilità dei piatti.

Tutti gli alimenti vietati Ci sono alcuni alimenti che sono assolutamente da evitare nella dieta di un gatto, per la sua salute. I principali da cui tenerlo lontano sono: 1) Sughi e condimenti: spesso si trovano negli avanzi di pasta o carne che vorremmo dargli, ma attenzione agli oli e grassi presenti che fanno malissimo al suo apparato gastrointestinale. 2) Cibo per cani: se è per cani ci sarà un motivo. Infatti presenta meno proteine rispetto a quello per gatti e, alla lunga, rischia di creare delle carenze nutrizionali. 3) Cipolle e aglio: assolutamente da evitare in quanto causano nel gatto una forma di anemia emolitica fulminante. 4) Ossa di pollo e lische di pesce: a differenza dei cani i gatti non amano piluccare gli ossi, anzi, specie quelli più piccoli rischiano di perforargli il tratto gastroesofageo o causare un blocco intestinale. 5) Dolci: forse non lo sapete ma anche i gatti sono a rischio diabete, meglio evitare i dolci, anche quelli fatti in casa. 6) Uovo: soprattutto l’albume e soprattutto se crudo, contiene un’anti vitamina che blocca l’assorbimento della vitamina B. 7) Polmone e fegato: il primo ha un valore nutrizionale bassissimo (è quasi solo cartilagine), il secondo è troppo ricco di vitamina A, difficilmente assimi-

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labile dal micio. 8) Solo croccantini: pur essendo un alimento specifico e bilanciato per il gatto, una dieta costituita esclusivamente da cibi secchi rischia di disidratare il gatto. Infatti i gatti sono meno sensibili alla sete rispetto ai cani e la loro idratazione va integrata con alimenti umidi, oltre che mettendo a disposizione una ciotola d’acqua sempre fresca e pulita. 9) Dieta vegetariana: pretendere che un felino diventi vegetariano è assurdo, oltre che dannoso. Una dieta solo a base di verdure si rivelerà molto povera per il gatto, negandogli le sostanze nutritive di cui ha più bisogno, come ad esempio la taurina (presente solo nei tessuti animali) ed esponendolo a disturbi e malattie anche gravi come la cecità e problemi cardiaci. 10) Latte e latticini: si pensa erroneamente che i gatti amino questi alimenti, ma a causa del contenuto di zuccheri e lattosio possono provocargli problemi intestinali (diarrea) che sarebbe meglio evitare. 11) Cioccolato: mai dare alcun tipo di cioccolato al gatto, poiché contiene metilxantine (caffeina e teobromina) che sono eccitanti del sistema nervoso e del sistema cardiocircolatorio e possono provocare danni come tremori, scosse muscolari, convulsioni, aritmie cardiache e crisi di ipertensione arteriosa.


Ecco perché quasi tutti i padroni di gatti optano per un tipo di alimentazione commerciale (croccantini, scatolette e bustine), sempre più specializzata e differenziata per le varie esigenze degli animali. Alcuni alimenti potranno risultare un po’ troppo cari, ma fidatevi, ne va della salute del vostro gatto ed è sempre meglio spendere un euro in più per la sua alimentazione che decine di euro per cure, farmaci e visite dal veterinario (con sofferenze annesse e connesse). Nell’acquistare il cibo commerciale vi consigliamo di leggere bene le etichette, come fareste per voi e la vostra famiglia: al primo posto devono esserci le proteine animali (carne o pesce) e mai cereali o farine. I livelli di magnesio devono essere minimi o assenti (sotto lo 0,1%), in quanto i gatti, specie quelli sterilizzati, sono esposti al rischio di calcoli e problemi renali e vescicali che potrebbero aumentare con l’assunzione di questo mine-

rale. Per quanto riguarda le abitudini quotidiane il gatto, a differenza del cane, mangia poco e spesso, quindi la cosa migliore è fornirgli piccoli pasti (una bustina o una scatoletta) frequentemente (3-4 volte al giorno). Proprio per questa sua tendenza a “spizzicare” cercate di non lasciare nella ciotola una quantità eccessiva di cibo che, nel corso della giornata, potrebbe seccarsi e diffondere un cattivo odore. Esistono anche gatti che tendono ad abbuffarsi o a richiedere costantemente cibo, miagolando incessantemente davanti alla dispensa o al frigo. Non cedete ai capricci: il rischio obesità è dietro l’angolo (e porta con sé tanti altri disturbi, anche gravi) e spesso la richiesta di cibo è un’abitudine o una richiesta di attenzioni, non un vero segnale di fame. Per quanto riguarda le dosi giornaliere, in linea di massima, un gatto adulto di taglia media, sterilizzato, dovrebbe assumere

circa 280 calorie. Un gatto di corporatura più grande (si considerano grandi quando pesano circa 7 chili), invece, avrà bisogno di 360 calorie al giorno, se è attivo, e di 280 se sedentario. Va ovviamente fatta anche una differenziazione del tipo di cibo in base all’età del micio: fino a 6 mesi va considerato cucciolo e nutrito con alimenti per gattini (“kitten” o “puppy”), dai 6 mesi all’anno di età potrete cominciare a introdurre gli alimenti da adulti gradualmente fino al compimento di un anno, quando il gatto è considerato adulto. Se poi deciderete di sterilizzare o castrare l’animale, ricordatevi sempre di scegliere alimenti specifici per prendervi cura del tratto urinario e non incorrere in calcoli o altri disturbi simili (alimenti “sterility” o “neutralized”). Infine, dopo i 7 anni di vita un gatto è da considerarsi anziano ed avrà bisogno di cibo per “senior” o “gatti maturi”, specifico per le sue esigenze di vecchietto. n

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Hobby House

di Gelsomina Sampaolo

Libreria Bambini

Il mondo di Beatrix Potter

Peter Coniglio, Nutkin Scoiattolo, il signor McGregor e tutti gli indimenticabili personaggi nati dalla fantasia di Beatrix Potter raccolti in un libro. Potter B.; Mondadori; Euro 32,00

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Ben, 11 anni, scopre che la sua nonna nasconde un segreto: è forse una ladra gentildonna? Una specie di Nonna Gangster? E se insieme organizzassero il furto del secolo? Walliams D.; L’Ippocampo; Euro 14,00

In Salute

La cura

Nutrire il cuore

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Cosa pensano le ragazze

A Salvatore viene diagnosticato un tumore al cervello e decide di pubblicare online la sua cartella medica e chiedere letteralmente al mondo intero di partecipare alla sua cura. Iaconesi S., Persico O.; Codice; Euro 15,00

Una cardiologa, un nutrizionista e uno chef stellato uniscono le loro forze per risolvere i problemi che affaticano il nostro cuore. Miggiano G., Galliuto L.; L’Asino d’Oro; Euro 15,00

Best Seller Tre viaggi in Turchia, Iraq e Siria per documentare la vita della resistenza curda in una delle zone calde meno spiegate dai media. Zerocalcare lo racconta a fumetti. Zerocalcare; Bao Publishing; Euro 20,00

Cinema Perfetti sconosciuti

Regia: P. Genovese con M. Giallini, V. Mastandrea, A. Rorwacher, K. Smutniak Trama: un gruppo di amici gioca a leggere l’uno il cellulare dell’altro. Giudizio: i cellulari sono le scatole nere della nostra vita, pericolosissime.

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Un’inchiesta capillare raccoglie un migliaio di storie vere di ragazze italiane, di ogni età e provenienza sociale, per scoprire un tesoro di sentimenti ed emozioni. De Gregorio C.; Einaudi; Euro 16,00

Musica La fortuna che abbiamo Samuele Bersani

Un live per festeggiare 25 anni di carriera, insieme a tanti amici tra cui Carmen Consoli, Caparezza, Marco Mengoni, Luca Carboni ma anche Piera Degli Esposti e Fabio De Luigi.



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ricette

Tagliatelle al sapore di bosco • 400 gr. tagliatelle • 300 gr funghi porcini • tartufo • acciuga • vino bianco • aglio, peperoncino, prezzemolo, sale, olio extravergine q.b. Fate soffriggere nell’olio, per 10 minuti, aglio, peperoncino e funghi macinati, aggiungendo vino bianco e acciuga. Una volta pronta versate la salsa sulle tagliatelle appena cotte, aggiungendo prezzemolo tritato finemente e tartufo a scaglie.

Monsieur Dumas

Cercasi consigli “In generale, si chiedono consigli solo per non seguirli o, se si seguono, è per avere qualcuno da rimproverare per averli dati”. (Alexandre Dumas padre)

Lo Sapevate?

Lo “scudetto” inventato da Gabriele D’Annunzio Lo scudetto, quel triangolino tricolore che porta sul petto (anche) la squadra di calcio italiana che ha vinto il campionato è stato inventato nientemeno che da Gabriele D’Annunzio, il quale, in occasione di un’amichevole disputata da una selezione italiana militare, fece apporre tale distintivo sulle maglie per la prima volta. Tra le squadre di club, invece, la prima a fregiarsi dello scudetto è stato il Genoa nella stagione 1924-25.

Web Zone

La bibbia tradotta in emoji Dopo l’apertura ai social e alla tecnologia di Papa Francesco, le faccette gialle sono diventate protagoniste delle sacre scritture traducendo l’intera Bibbia in emoji. Tutti e 66 i libri sono disponibili su iTunes a 2.99 dollari, per essere compresi e condivisi facilmente anche dalla generazione social. L’operazione di divulgazione prosegue anche via Twitter, con l’account @BibleEmoji.

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Oroscopo

Segno del mese Vergine

24/08 - 22/09

Non portate sul lavoro i problemi personali, anzi è questo il momento di dare una sterzata decisa alla vostra vita.

Bilancia 23/09 - 22/10

Come sempre il vostro proverbiale equilibrio vi eviterà intoppi nella vita di relazione.

Scorpione 23/10 - 22/11

Troppe preoccupazioni represse, sfogatevi almeno con lo sport, eviterete di “scoppiare”.

I veri tifosi sono social Lo stadio più grande del mondo sono i social network, capitanati da Facebook “con oltre 650 milioni di utenti connessi alla pagina di un campionato, una squadra o un atleta. E il calcio è il più seguito, con oltre 400 milioni di utenti”, spiega Dan Reed, Head of Global Sports Partnerships a Menlo Park. Il record assoluto spetta ai mondiali di due anni fa che hanno generato un picco di 350 milioni di interessati e 3 miliardi di interazioni durante l’intera manifestazione.

Sagittario 23/11 - 21/12

In arrivo cambiamenti positivi, facilitati dall’approccio derivante dal relax estivo.

Capricorno 22/12 - 20/01

State diventando magnetici, il che vi aiuterà a catturare la preda desiderata.

Acquario 21/01 - 19/02

Più realismo e meno sogni. Cercate solidi appoggi in famiglia.

Pesci 20/02 - 20/03

Sfruttate creatività e la manualità, avrete importanti novità positive.

Ariete 21/03 - 20/04

Non disperdetevi in cose futili e inutili, valutate bene le vere priorità.

Toro 21/04 - 20/05

Dopo mesi in altalena, in arrivo una offerta di lavoro irrinunciabile.

Gemelli 21/05 - 21/06

Cercate di essere più affettuosi col partner. E senza imporre i vostri gusti.

Cancro 22/06 - 22/07

L’amore innato verso il prossimo e il vostro romanticismo favoriranno nuove relazioni.

Leone 23/07 - 23/08

Vi aspetta un periodo tranquillo, approfittatene per sognare e fare programmi.

Più spazio nei Tweet Restano per il momento i canonici 140 caratteri di Twitter, ma c’è più spazio per gli utenti, visto che il limite non tiene conto di foto, gif, menzioni e video aggiunti come invece avveniva in precedenza. Abbiamo dunque più spazio, ma nessuna espansione, che si temeva avrebbe snaturato l’essenza del social network più sintetico al mondo.

CONCERTI

Le date del mese

Charles Aznavour: 14, Verona; Eagles of Death Metal: 1 Sestri Levante, 2 Cesena; Gianna Nannini: 1 Prato, 3 Spello; Biagio Antonacci: 7-9-10 Assago, 14-16-17 Roma; Emma: 16-17 Assago, 21-23-14 Roma, 28 Ancona, 30 Bari; Max Gazzè: 1 Modena, 3 Langhirano; Ligabue: 24-25 Monza; Carmen Consoli: 4 Prato; Goran Bregovic: 3 Prato; The Who: 17 Casalecchio di Reno, 19 Assago.




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