N. 238 ANNO XXIV Settembre 2015
Bellezza
I movimenti giusti per spalmarsi la crema
Camminare
5000 passi al giorno elisir di lunga vita
Colon irritabile
Come evitare crampi e dolori addominali
Dossier
Il primo mese col bebè
in questo numero
LA SINDROME DA RIENTRO DALLE VACANZE COME MANTENERE I BENEFICI DELL’ESTATE
Sommario
Anno XXIV n.238 Settembre 2015
Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria 24, 10071 Borgaro Torinese Prezzo per copia € 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 € 250,00 copie 100 € 365,00 copie 150 € 505,00 copie 200 € 655,00 copie 300 € 950,00 copie 500 € 1.545,00 Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it
omaggio del tuo farmacista
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Rubriche
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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità Web.it Le App della salute Post-it Pro-memoria della salute di Francesca Aquino
Hobby House Cinema, musica e libri di Gelsomina Sampaolo
Ultima pagina Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità
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OPTIMASALUTE
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Sommario
Anno XXIV n.238 Settembre 2015
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Dossier
Il primo mese col bebè Come affrontare la vita col neonato, dalla nascita ai primi trenta giorni, dai controlli all’allattamento. Le rassicurazioni e i consigli degli specialisti della Società Italiana di Neonatologia. Ma anche i nomi più comuni dei bimbi italiani a cura della redazione di Optima Salute in collaborazione con la Società Italiana di Neonatologia
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Dieta, istruzioni per l’uso No a privazioni e sacrifici, sì a corretta alimentazione e giusto rapporto peso-altezza
di Pompeo D’Ambrosio
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Un minuto per addormentarsi Con la giusta tecnica di respirazione, seguendo le istruzioni del dottor Weil
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Colon irritabile & depressione Crampi, dolori addominali, nausea, provocano anche disagi psicologici
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di Gelsomina Sampaolo
di Francesca Aquino
I consigli dell’andrologo Come affrontare senza paura il problema prostata e altre patologie. La prevenzione comincia nell’adolescenza
di Maria Mazzoli
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Camminare è salute Lo certifica l’Organizzazione Mondiale della Sanità: fare 5mila passi al giorno può diventare l’elisir di lunga vita
di Roberto Moraldi
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Sei mosse per spalmarsi la crema I movimenti, per stimolare la circolazione e tonificare le fasce muscolari di Maria Mazzoli
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Attenti al cucciolo I 6 virus più comuni nei primi anni di vita: sintomi e trattamenti con l’aiuto del veterinario
di Chiara Baldetti
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Attualità in Farmacia
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia
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Sollievo: per un fisiologico transito intestinale
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Admagra Cell, Dren, Slim: 3 semplici mosse per un trattamento completo
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Infezioni urinarie, cistiti, recidive: Cys-Control MD - Dispostivo Medico
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L’obbiettivo di Cys-Control MD è di limitare l’adesione dei batteri Escherichia coli sulle pareti delle vie urinarie. Questo batterio è responsabile, da solo, di molte infezioni urinarie come le cistiti. Il Cranberry contiene un principio chiamato PAC A (proantocianidicine di tipo A) presente soprattutto nel Cranberry del Nord America, che aiuta a limitare l’adesione di questi batteri alle pareti delle vie urinarie e quindi a limitare i rischi di cistite. Cys-Control MD è disponibile nei formati da 20 capsule e 6 bustine da sciogliere in acqua. Da Arkopharma.
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Le App della salute
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Post-it salute
di Francesca Aquino
Superfarmaci vs colesterolo
Contro il colesterolo troppo alto la Food and Drug Administration (FDA) americana ha dato il primo “sì” a due superfarmaci ancora sperimentali. Sono a base di anticorpi monoclonali e promettono di rivoluzionare la prevenzione delle malattie cardiovascolari, spesso causate dalla presenza eccessiva di grassi nel sangue.
Un intervento contro l’emicrania
Nella lotta all’emicrania, che affligge il 12% della popolazione e spesso non è risolvibile solo con i farmaci, c’è una novità. Si tratta, secondo quanto pubblicato dal “The Journal of Craniofacial Surgery”, di un’operazione poco invasiva e veloce (circa due ore, in anestesia locale) eseguita dalla sezione “Chirurgia della Cute ed Annessi, Mininvasiva, Rigenerativa e Plastica” dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Le percentuali di successo (totale scomparsa dei sintomi o diminuzione importante della frequenza/durata/gravità degli attacchi) sono state del 90% sui pazienti trattati.
Sos piante medicinali
Secondo i dati diffusi dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), un terzo delle piante medicinali europee sarebbe in declino. Tra le 400 principali specie autoctone esaminate, sarebbero a rischio anche specie note e molto usate in medicina, come l’arnica, l’iperico e l’erica. In declino non vuol dire a rischio estinzione, ma è comunque un dato preoccupante, visto che “quasi la metà dei nostri farmaci prescritti dal medico impiega sostanze naturali delle piante”, come dice il commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella. Secondo Jean-Christophe Vié dell’Iucn, invece “raccogliere piante in natura va a beneficio della salute e delle comunità locali, ma perché sia sostenibile devono essere creati sistemi di gestione appropriati”.
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Post-it salute
di Francesca Aquino
Allenare la memoria
“Il miglior antidoto per contrastare efficacemente l’invecchiamento cerebrale è quello di usare costantemente il muscolo-cervello, perché l’inattività lo indebolisce”. Parole del Dott. Giulio Maira, professore di Neurochirurgia presso l’Humanitas di Milano e il Campus Biomedico di Roma. A partire dai 30 anni il cervello comincia a perdere colpi e l’assenza di stimoli dopo una certa età fa il resto. Per conservare una mente attiva e la memoria fresca, il consiglio è di stimolarla con meditazione, letture, uso delle nuove tecnologie (es. lo smartphone), riposo, movimento e una dieta equilibrata come quella mediterranea.
Lavoro: flessibilità antistress
Nel 2020 lo stress sarà la prima causa di malattia o assenza dal lavoro. É il risultato emerso dal recente studio pubblicato dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA). Tra le cause principali ci sarebbero soprattutto motivazioni non direttamente correlate a questo periodo storico, come i carichi di lavoro ingenti, il tempo personale sacrificato, gli spostamenti nel traffico, ecc… Per combatterlo le aziende più moderne stanno abbandonando i vecchi schemi lavorativi, a favore del cosiddetto “smart working”, fatto di flessibilità di spazi e orari, anche grazie ad un uso appropriato delle nuove tecnologie.
Lo smartphone oculista
Grazie a un’app creata dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, lo smartphone potrebbe diventare il nostro oculista. L’applicazione “Peek” è stata pensata soprattutto per i paesi in via di sviluppo, dove l’accesso a cure specialistiche è più difficile. “Peek” è in grado di effettuare l’esame della vista attraverso lettere che diventano sempre più piccole, mentre un dispositivo in abbinamento usa il flash e la videocamera del telefono per esaminare l’occhio a caccia dei segni della cataratta.
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Dieta, istruzioni per l’uso
Sbagliato pensare a privazioni o sacrifici. Concentratevi su un sano stile di vita, inclusa una corretta alimentazione e un giusto rapporto tra peso e altezza. Ecco i consigli per non sbagliare mosse di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo
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Prima di tutto un’opportuna precisazione: quando si pronuncia la parola dieta, automaticamente scatta nel pensiero comune l’associazione con “dimagrimento”,
“sacrificio”, in definitiva “restrizione alimentare”. Non è così. Il termine deriva dal greco antico, e significa semplicemente “regola, stile di vita”. Da qui il con-
cetto si allarga, perché in effetti un sano stile di vita, che includa anche una corretta alimentazione e un giusto rapporto tra peso e altezza, è alla base di tutto. Per
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mantenere un buon compromesso possiamo identificare la dieta, in senso generale, con il “modo di alimentarsi”, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Pertanto, se analizziamo il tutto sotto il profilo energetico, parliamo di dieta ipo, iper o normocalorica, a seconda delle calorie contenute negli alimenti consumati rispetto al fabbisogno effettivo. Possiamo inoltre distinguere, tra le diete, quelle a basso contenuto di grassi, iperproteiche, iposodiche, nel caso in cui la quantità di grassi e sodio sia inferiore al normale, o che le proteine siano in eccesso. Gli esempi in proposito sono molteplici. La dieta è come la stoffa di un vestito: se abbiamo a disposizione i colori, le forbici e tanta fantasia, possiamo confezionare un abito venendo incontro a qualsiasi esigenza: corto o lungo, stretto o della misura giusta, sportivo o elegante, e così di seguito. Basta avere le idee chiare.
Il metabolismo basale
La caloria, meglio kilocaloria, è un’unità di misura utile per quantificare l’energia, e in questo caso possiamo associarla al metabolismo, cioè l’insieme dei processi costruttivi (anabolismo) e di degradazione (catabolismo) che avvengono nell’organismo. In questo ambito il metabolismo basale rappresenta la quantità di energia necessaria per mantenere le funzioni vitali elementari, dopo un digiuno di almeno 12 ore, in assenza di qualsiasi attività fisica, e dopo una notte riposata. In un individuo equivale a circa il 50% del dispendio energetico totale, e può essere calcolato moltiplicando il peso corporeo espresso in kg per 24. Quindi una persona di 70 kg ha un metabolismo basale di circa 1180 calorie, visto che, indicativamente, ogni ora si consuma una caloria per ogni kg di peso. In questo calcolo viene esclusa qualunque attività, anche
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la più elementare come il mangiare; è perciò evidente come un individuo abbia un metabolismo basale più alto o più basso rispetto a un soggetto con un peso minore o maggiore, e come, nel corso di una dieta dimagrante, la perdita di peso sia associato a una diminuzione del valore del metabolismo basale. Di questo bisogna effettivamente tener conto per spiegare la situazione di stallo nel caso in cui, dopo un iniziale calo, il peso rimanga costante o non diminuisca come ci si potrebbe aspettare. Al metabolismo basale bisogna poi aggiungere le calorie utilizzate per svolgere l’attività fisica della giornata, da quella più tranquilla (camminare, svolgere la funzione lavorativa più sedentaria, leggere, guardare la televisione) fino alla più esasperata (correre, andare in bicicletta, ecc.). Se nel corso delle 24 ore si sono introdotte, sotto forma di cibi e bevande, più o meno calorie di quelle consumate (sommando al metabolismo basale le altre attività), il bilancio energetico sarà rispettivamente positivo o negativo: questo indica che la dieta giornaliera è stata iper o ipocalorica riguardo al fabbisogno.
Il peso del grasso
Da un punto di vista strettamente matematico, un chilogrammo di grasso equivale a 9000 calorie, pertanto se, nel corso del tempo, il bilancio calorico si impoverisce di quella quantità, si otterrà una diminuzione del peso corporeo pari a 1 kg. Logicamente il discorso non è così lineare, perché intervengono altri fattori, come la corretta funzionalità delle ghiandole, su tutte la tiroide, la temperatura esterna e via dicendo. Per questo motivo, se associamo la parola dieta al suo primitivo significato, regola o stile di vita (corretto), ci allontaniamo di molto dall’uso che se ne fa attualmente, e questo per vari motivi:
• si può mangiare in modo del tutto scorretto, ciononostante dimagrire (è sufficiente introdurre meno calorie di quelle consumate); • l’affermazione “mettersi a dieta”, intesa come iniziare ad alimentarsi in modo appropriato, è corretta, ma in realtà “si è continuamente a dieta”, intendendo con questo che in ogni momento in cui si assumono cibi o bevande si segue un’indicazione alimentare, giusta o sbagliata che sia; • “stare a dieta” si associa al concetto di ristretto regime calorico: se questo è vero, bisogna aggiungere l’aggettivo “equilibrata”, nel rispetto cioè dei più elementari principi nutritivi. Così facendo, il fatidico chilo di peso perduto equivale in effetti a un kg di tessuto adiposo, altrimenti (ad esempio con un digiuno) il calo ponderale può associarsi a impoverimento di tessuto muscolare.
L’ABC dei cibi
Occorre, a questo punto, un breve elenco delle principali nozioni a proposito dei cibi. • Gli zuccheri o carboidrati forniscono energia prontamente disponibile, pari a 4 kcal ogni grammo. Si distinguono in semplici e complessi. Tra questi il glicogeno rappresenta una forma di riserva, depositata nel fegato e nei muscoli, prontamente disponibile. In un’alimentazione equilibrata devono fornire il 60% delle calorie. • Le proteine hanno una funzione plastica, cioè di costruzione: questo vale sia per gli organismi in crescita (bambini) che per gli adulti. Contribuiscono inoltre alle reazioni biochimiche dell’organismo. Forniscono un’energia simile a quella dei carboidrati, pari perciò a 4 kcal/grammo, ma possono essere utilizzate come carburante solo in situazioni particolari, di assoluta emergenza, come nel caso di digiuno o qualora, in uno sforzo prolungato, si sia esaurita la scorta di carboidrati e grassi. Queste situazioni, al limite della fi-
siologia, rappresentano una sorta di “autocannibalismo”, in cui l’organismo utilizza il muscolo, principalmente costituito da proteine, come sostentamento (fenomeno scientificamente noto come “rabdomiolisi”). La quota proteica consigliata è di 1 grammo al giorno per kg di peso corporeo, che può aumentare del 50% in situazioni particolarmente gravose per i muscoli (atleti di sport di potenza, come lanciatori, lottatori, ecc.). Oltre questa quota le proteine in eccesso vengono trasformate in grassi e costringono l’apparato renale a un surplus di lavoro. • I grassi, o lipidi, sono i prin-
cipali combustibili del corpo, la maggiore riserva energetica, necessari al trasporto di molte sostanze nel sangue e presenti in tutte le strutture dell’organismo. Forniscono circa 9 kcal per grammo, una quantità perciò più che doppia rispetto a carboidrati e proteine. A seconda delle caratteristiche degli acidi grassi che li compongono, i lipidi sono divisi in saturi, di origine animale (burro, lardo, strutto) e insaturi, di natura vegetale (olio di semi, di oliva) e animale (pesci). Va data preferenza agli insaturi, anche per la loro funzione preventiva nei confronti dell’aterosclerosi. I grassi non devono superare il 25-30% delle
calorie totali. • Dell’acqua si è detto di tutto e di più: va solo ricordato che è insostituibile, il suo fabbisogno medio è almeno 1,5-2 litri al giorno, NON è una fonte di energia, pertanto non apporta calorie, indifferentemente se liscia o gassata. • Anche l’alcol fornisce calorie. Ogni volume (grado) equivale a 0,8 grammi, ed ogni grammo fornisce 7 kcalorie: ad es. un litro di vino a 10 gradi contiene 560 calorie. Questo non significa naturalmente che bisogna considerare l’alcol come un buon energetico, perché la quantità che fornisce viene dissipata rapidamente, per di più sotto forma di calore.
Calcolate il vostro “peso ragionevole” Le tabelle del peso ideale, ormai obsolete, devono essere sostituite, per una valutazione iniziale, dall’indice di massa corporea, o BMI (Body Mass Index). Esso si ricava dal rapporto tra il peso corporeo, espresso in kg, e il quadrato dell’altezza. espressa in metri. Per esempio, una persona del peso di 70 kg, alta 1,70, avrà un BMI “normale” pari a 24,22. L’equazione è molto facile: 70 / (1,70) 2 = 24,22. Anche questa misura deve essere interpretata ed ha un valore puramente statistico, non tenendo in alcun conto, ad esempio, della costituzione dell’individuo. Non vanno presi in considerazione neanche i soggetti al di sotto dei 18 anni, che non hanno completato lo sviluppo del tessuto muscolare. Nel calcolo del BMI sono avvantaggiati, se così si può dire, gli individui più bassi, e non viene evidenziata la differenza tra uomini e donne. Meno di 16,5 Tra 16,5 - 18,5 Tra 18,5 - 24,9 Tra 25 - 29,9 Tra 30 - 34,9 Tra 35 - 39,9 Oltre 40
sottopeso eccessivo sottopeso normale sovrappeso obesità 1° grado obesità 2° grado obesità 3° grado. n
Un minuto per addormentarsi Non è uno scherzo: basta imparare la tecnica di respirazione giusta, secondo le istruzioni del dottor Weil, vero guru del sonno negli Stati Uniti di Gelsomina Sampaolo
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Le avete provate tutte: un bagno caldo, una camomilla, contare le pecore e prendere calmanti naturali, ma non c’è niente da fare. Non riuscite a prendere sonno. Ve ne state con gli occhi sbarrati sul letto pensando a cos’altro potre-
ste fare per dormire e più pensate, meno dormite. Se siete tra i tanti italiani (8 su 10 secondo le statistiche più recenti) che soffrono di disturbi del sonno, vi diamo una notizia che ha dell’incredibile: è possi-
bile riuscire ad addormentarsi in un solo minuto. Come? Seguendo la tecnica del 4-7-8 diffusa dal dottor Andrew Weil, medico dell’Arizona, laureato alla Harvard University e ormai guru del sonno negli USA.
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Come spiega lo stesso Weil in un video su YouTube, arrivato alla soglia di un milione di visualizzazioni, la tecnica deriva dalle pratiche di meditazione e controllo del respiro orientali, più specificatamente dal Pranayama Yoga (ovvero “controllo ritmico del respiro”). Questa tecnica, che viene descritta come un tranquillante naturale per il sistema nervoso, è molto semplice e a costo zero e consta di tre fasi: • Inspirare con il naso per quattro secondi; • Trattenere il fiato per sette secondi; • Espirare completamente e con forza attraverso la bocca per otto secondi. Per giungere allo stato di rilassatezza desiderato per il sonno sarà necessario ripetere questi tre step altre tre volte, per un totale di quattro respirazioni. Il dottor
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Weil consiglia, sempre seguendo l’insegnamento orientale, di mantenere la punta della lingua poggiata dietro l’arcata dentale superiore e cercare di espirare “rumorosamente” dalla bocca.
Inspirare, trattenere il fiato, espirare. E funziona! L’espirazione deve durare il doppio dell’inspirazione, ma il tempo totale di ogni fase non è importante, purché si mantenga la proporzione 4-7-8. Questa tecnica sembra funzionare a causa della migliore inalazione di ossigeno nei polmoni, che porta ad un effetto rilassante sul sistema ner-
voso parasimpatico, rallentando il ritmo cardiaco, abbassando la pressione sanguigna, diminuendo lo stress e anche migliorando la digestione. Ecco perché questa pratica può essere adottata anche nei momenti di stress durante la giornata: prima di rispondere male a qualcuno o arrabbiarsi, prima di un esame, per calmare gli attacchi di fame, ecc… Tra le raccomandazioni del dottor Weil anche quella di eseguire l’esercizio almeno due volte al giorno, ma senza superare il ciclo di 4 respirazioni, almeno per il primo mese. Con la pratica poi, i momenti respiratori si faranno più lunghi e, dopo 3 o 4 settimane si potrà adottare anche per calmarsi durante il giorno. Trascorsi due-tre mesi, si vedranno anche i primi risultati sul sistema cardiovascolare e digestivo.
Sei consigli anti-insonnia Oltre alla tecnica del 4-7-8 ricordiamo che ci sono dei passi fondamentali per combattere l’insonnia, tra cui:
1) Svuotare la mente
Da tutti i pensieri della giornata e dai programmi per quella successiva. Sembra più facile a dirsi che a farsi, ma è solo una questione di concentrazione. In questo la meditazione, anche di pochi minuti, prima di andare a dormire aiuta molto.
2) Adottare il concetto di “Mindfulness”
In ambito psicologico essenzialmente “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni. Derivante dal Buddismo e dallo Yoga, consiste nel concentrarsi sul presente, momento per momento, per raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza. Prendendo così la distanza da tutto ciò che non siamo e non pensiamo, allontaneremo anche i pensieri negativi su noi stessi e su ciò che potrebbe accadere di brutto.
3) Mangiare bene
Dovremmo fare attenzione alle quantità e alla qualità del cibo che ingeriamo, nutrendoci con consapevolezza. Potremmo iniziare spegnendo la tv o allontanando il cellulare dalla tavola, per osservare davvero quello che stiamo mangiando. Tutti sanno che la caffeina ha un effetto negativo sul sonno, ma attenzione anche a tè, cioccolato, cibi grassi, piccanti o troppo proteici che richiedono un grande lavoro di digestione ritardando l’arrivo del sonno.
4) Mantenere l’equilibrio del sonno
Andando a letto e alzandosi più o meno alla stessa ora. Avrete notato che durante il weekend o le vacanze questi ritmi saltano e
poi si fa più fatica a recuperare.
5) Dormire nell’ambiente giusto
Temperatura, abbigliamento, rumori, luci, disposizione dei mobili e compagnia sono fattori essenziali durante il sonno.
6) Non fare attività prima di coricarsi
A volte siamo stanchi morti ma
non abbiamo sonno, o, almeno così ci sembra. Questo avviene quando abbiamo esagerato con le attività, soprattutto fisiche, durante la giornata e a ridosso del momento di coricarci: durante il giorno il fisico produce endorfine che lo aiutano a sopportare meglio la fatica, ma probabilmente queste sono ancora in circolo quando vorremmo dormire e non ci riusciamo.
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E la domenica niente sveglia! Lo sapevate che il lunedì mattina i più mattinieri sono gli abitanti del Sud Africa? Ecco quello che emerge dalle statistiche di Sleep Cycle sulle abitudini di sonno nel mondo, giorno per giorno. Lunedì: i primi a svegliarsi sono i Sudafricani, mediamente alle 6:09 del mattino. Martedì: gli americani si alzano presto, intorno alle 7, e, di conseguenza, sono di cattivo umore per tutta la settimana. Altri paesi in cui ci si sveglia col piede sbagliato di martedì sono la Spagna, la Svizzera, il Sud Africa e il Brasile. Mercoledì: nel 58% dei paesi analizzati si dorme meglio di mercoledì, con un record della Cina dove si registra la migliore qualità del sonno al mondo il mercoledì notte.
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Giovedì: i mediorientali dormono meglio il giovedì rispetto a tutti gli altri giorni della settimana e in Kuwait, Arabia Saudita e Emirati Arabi si registra l’umore migliore in questa giornata. Venerdì: gli americani dormono fino a tardi, mediamente la sveglia suona alle 8:24, con conseguente miglioramento dell’umore. Ci si sveglia felici di venerdì anche in Costa Rica, Canada, Nuova Zelanda e Svezia (e, secondo noi, anche in Italia: la settimana lavorativa sta finendo!). Sabato: nel 90% dei paesi analizzati ci si alza tardi e si dorme di più rispetto a qualsiasi altro giorno della settimana. Domenica: nel 66% dei paesi analizzati si trascorre gran parte della mattinata, se non della giornata, a letto di domenica. n
Colon irritabile & depressione Crampi e dolori addominali, nausea, costipazione, dissenteria, provocano disagi psicologici e ben 4 pazienti su 10 soffrono specificamente di ansia di Francesca Aquino
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La
sindrome del colon irritabile (colite o IBS, Irritable Bowel Syndrome) è una patologia che colpisce un numero piuttosto ampio di pazienti, in prevalenza donne e intorno ai 40 anni, il 73% del totale secondo l’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri. La sua sintomatologia comprende crampi e dolori addominali, nausea, costipazione o dissenteria e, da quanto emerso recentemente, può provocare un disagio psicologico che può portare
anche alla depressione. Le sue cause non sono ancora del tutto chiare, tra le varie ipotesi fatte dai ricercatori nel corso degli anni troviamo lo stress, un’eccessiva motilità del colon, un calo delle barriere immunitarie, infezioni e livelli anomali della serotonina presente nell’apparato digerente. Il colon, l’ultimo tratto di intestino, ha la funzione di assorbire l’acqua e le sostanze nutritive dal cibo parzialmente digerito prima che questo venga eliminato attraverso la defecazione. Quando que-
sta funzione viene compromessa si crea uno squilibrio dei liquidi che fuoriescono dal nostro corpo. La motilità del colon è controllata dal sistema nervoso e ormonale e da essa dipende lo spostamento dei liquidi e il loro assorbimento. Queste contrazioni provocano anche lo stimolo della defecazione e, se questo stimolo non è ben controllato, si verificano i sintomi di cui sopra. Un disturbo che risulta ovviamente fastidioso, oltre che doloroso, per il paziente che si ritrova a do-
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ver regolare le proprie giornate in base alla motilità del proprio colon, con conseguenze anche gravi sulla sua vita lavorativa e sociale. Secondo quanto emerso da un recente studio dell’AIGO, su oltre 500 pazienti affetti da questa sindrome, uno su dieci soffre di depressione e quattro su dieci sono colpiti da ansia. E spesso la terapia non si dimostra efficace al 100%, come dichiara il coordinatore dello studio e consigliere nazionale AIGO Marco Soncini: “Lo studio analizza la situazione sia dei pazienti appena diagnosticati (49,9% dei casi osservati) sia di quelli in cura già da tempo (51,1%). Si dovrebbe presumere che chi è già in terapia dovrebbe avere una qualità di vita migliore, ma purtroppo non è così: infatti, non emergono tra queste due categorie differenze di rilievo circa il modo in cui ogni paziente valuta la sua situazione.
Ciò indica che le terapie oggi disponibili non sono soddisfacenti perché non riescono a ridurre le loro difficoltà, controllando i sintomi della malattia”. Per misurare l’intensità dei sintomi, i ricercatori AIGO hanno chiesto ai pazienti di indicare le proprie difficoltà utilizzando una scala visuale, da 1 a 10. I pazienti hanno valutato mediamente il livello del proprio dolore con una intensità pari a circa 5/10 ed una percezione del gonfiore intestinale di poco superiore (5,5/10). Ma quali sono le terapie e le corrette abitudini da seguire per contrastare questi disturbi? Innanzitutto, in seguito alla diagnosi, è necessario modificare la propria dieta eliminando gli alimenti considerati più a rischio, come: latte, dolcificanti, frutta, alcune verdure (cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, rucola, cetrioli, sedano), spezie, caffè, the, alcolici, bevande gassate e contenenti caffeina. Inoltre
i medici consigliano di consumare i pasti senza fretta e ad orari regolari. Altre buone abitudini sono quella di evacuare sempre più o meno alla stessa ora del giorno, praticare una moderata ma costante attività fisica, evitare per quanto possibile situazioni di stress e nervosismo e, sempre su consiglio medico, servirsi di farmaci e integratori specifici per contrastare i sintomi. Tra i più usati troviamo integratori di fibre o lassativi contro la costipazione, farmaci a base di Loperamide per contrastare la diarrea, antispastici per placare i dolori addominali e, se necessario, calmanti e antidepressivi. Attenzione però, ricordiamo che tutti i farmaci hanno effetti diversi da persona a persona e andrebbero assunti solo dietro consiglio medico, in tempi e modi di somministrazione calibrati a seconda del grado di disturbo.
Test: soffro di colite? Se avete sperimentato i sintomi della sindrome del colon irritabile e temete di esserne affetti, l’unico modo per diagnosticarla è sottoporsi ad una visita medica. Il vostro medico di fiducia analizzerà la vostra storia medica, vi chiederà di descrivere con accuratezza tutti i sintomi e procederà ad un esame fisico. Di norma il medico sarà portato a diagnosticare questa sindrome se accerterà: •Dolore addominale protrattosi per almeno 12 settimane (non consecutive) nell’arco degli ultimi 12 mesi. •Almeno due delle seguenti caratteristiche: a) Sembra passare dopo aver defecato. b) Quando inizia, c’è un cambiamento della frequenza della defecazione. c) Quando inizia, l’aspetto o la consi-
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stenza delle feci cambiano. •Cambiamento della frequenza della defecazione. •Cambiamento dell’aspetto delle feci. •Sensazione di urgenza incontrollabile di defecare. •Difficoltà o impossibilità di defecare. •Presenza di muco nelle feci. •Nausea. Purtroppo, ad oggi, non esiste un esame specifico per determinare con certezza la presenza di questa sindrome, ma vengono generalmente eseguiti alcuni esami di laboratorio per accertare i disturbi lamentati dal paziente, tra cui: •Analisi delle feci •Esami del sangue •Radiografie •Colonscopia. n
I consigli dell’andrologo Come affrontare senza paura il problema-prostata e altre patologie. La prevenzione più efficace comincia con una prima visita nell’adolescenza di Maria Mazzoli
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L’appuntamento
con l’andrologo, anche in assenza di sintomi specifici, è uno di quelli che gli uomini dovrebbero sempre mettere in agenda. Visite mediche in particolari fasce di età (tre-quattro nell’arco di una vita se non si hanno problemi), che potrebbero salvare la salute sessuale e an-
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che la vita. Pochi incontri rispetto a quelli consigliati alle donne con il ginecologo, ma comunque fondamentali per prevenire alcune patologie a carico dell’apparato riproduttivo e genitale, occasioni importanti per individuare precocemente, ad esempio, già nei ragazzi, forme di testicoli ritenuti
(criptorchidismo) o varicocele, “tutte patologie che possono ridurre la fertilità, cioè la capacità di fare figli”, avverte il dottor Riccardo Lombi, specialista in andrologia e urologia. È insieme a lui che stiliamo un vademecum della salute per gli uomini, che un po’ per orgoglio, un po’ per
ignoranza e molta vergogna (ma anche fatalismo) difficilmente alzano il telefono per prendere un appuntamento con lo specialista. Dottore, partiamo dalla giovane età: perché fare i controlli? “I ragazzi, fin dall’adolescenza, possono scoprire patologie anche non legate alla fertilità, come la fimosi (restringimento del prepuzio causato da un eccesso di pelle) e l’incurvamento congenito del pene, abbastanza frequenti. Molto spesso soffrono di fimosi, però o non lo sanno o non vanno da nessun medico, perché si vergognano all’ennesima potenza. Arrivano fino a vent’anni senza affrontarla, anche perché i genitori ancora si imbarazzano nell’affrontare certi argomenti con i figli”. E allora, quando bisognerebbe iniziare? “Sarebbe consigliabile un controllo di routine tra i 12-13 anni, quando inizia la pubertà, visto che, tra l’altro, non ci sono più né il servizio militare obbligatorio né la visita scolastica. Dopo questa prima volta si può tornare alla fine della fase post-puberale, verso i 17-18 anni, anche per avere un colloquio con uno specialista, per affrontare l’altro sesso o questioni di relazioni con l’altro o lo stesso sesso, un’omosessualità che semmai non deve essere vista come una malattia. È un’occasione per trovare un conforto morale di una persona che non dà giudizi. Dopodiché, per un uomo, i controlli si riaffacciano dopo gli anta”. Tra le patologie ricorrenti dopo una certa età c’è quella legata alla prostata, cioè la ghiandola che fa parte dell’apparato genitale maschile, la cui funzione principale è quella di produrre ed emettere il liquido seminale… “Anche in questo caso dobbiamo
parlare di medicina preventiva e di diagnosi precoce. Negli uomini di razza bianca andrebbe indagata dopo i 50 anni (in quelli di razza nera circa dieci anni prima) una volta l’anno, attraverso un dosaggio del Psa (l’antigene prostatico specifico), più una visita uroandrologica e l’uroflussometria (per valutare la velocità del flusso e del volume dell’urina durante la minzione). Il Psa è importante per la diagnosi precoce del tumore della prostata, ma questa va soggetta anche ad altre malattie, come l’ipertrofia prostatica benigna, addirittura più frequente del tumore della prostata, ed è quella che genera la sintomatologia.
Consigliabile un controllo a 12-13 anni quando inizia la pubertà La ritenzione (difficoltà ad urinare) la dà l’ipertrofia prostatica benigna e non il tumore, tanto per capirci. Per questo è importante non solo la valutazione del Psa, ma anche la visita e l’uroflussometria. Riassumendo, la prostata può andare incontro sia al tumore che all’ipertrofia prostatica benigna (che provocando un ingrossamento della ghiandola stessa porta ad urinare più spesso e poco, ovvero la pollachiuria), sia all’infiammazione. Quando si sente dire “ho la prostata”, non significa necessariamente tumore. Sul tema c’è un po’ di confusione, a volte anche fra gli stessi medici. Se, per esempio, un uomo inizia ad avere qualche disturbo, come un po’ di pollachiuria, si tende subito a far fare la valutazione del Psa, che potrebbe magari risul-
tare normale e portare a dire che non ha niente. Ma potrebbe esserci, appunto, un’ipertrofia prostatica benigna importante oppure un’infiammazione. Non c’è quindi solo il tumore, che tra l’altro non dà alcuna sintomatologia, tra i nemici dell’apparato sessuale maschile”. Ma l’incubo “valori del Psa” è sempre dietro l’angolo “Il controllo del Psa, tramite un esame del sangue, permette di valutare questa proteina specifica dalla ghiandola della prostata, che però non viene prodotta solo dal tessuto prostatico neoplastico ma può aumentare anche in caso di ipertrofia benigna o di flogosi. Ecco perché il problema interpretativo, qualche volta, può essere complesso. Proprio perché il Psa è organo-specifico (solo la prostata produce questa proteina), pure l’ipertrofia prostatica e un’infiammazione possono far aumentare questo valore. Poiché il Psa è prodotto non solo dal tumore ma anche da altre patologie prostatiche, a volte, occorre vedere come evolve, monitorarlo mentre si somministra una terapia farmacologica. Il tumore alla prostata, anche se è vero che il più diffuso, non è la prima causa di morte e per questo è molto importante controllare il Psa già dai 50 anni, per individuare quelle forme che iniziano a vedersi in età più giovanile. Dopo i 70-75 anni la virulenza è già diversa”. Per ognuna delle sopraindicate patologie, quali sono le cure possibili? “In caso di tumore alla prostata, se viene trovato nelle fasi iniziali occorre puntare alla guarigione completa. Un obiettivo che si tenta di raggiungere con un intervento chirurgico (togliendo radicalmente la prostata) o la radioterapia, a seconda dei casi e dell’entità della patologia. Altro
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equivoco che si fa spesso è che queste patologie prostatiche vengono un po’ associate a problemi di ordine sessuale. Il maschio teme che poi la sessualità ne possa essere inficiata per sempre, ma non è vero. A questo punto, occorre infatti ancora sottolineare che possono esserci varie patologie, quella benigna e quella maligna. Per quella benigna, oltre la terapia farmacologica c’è la terapia chirurgica che oggi si esegue, prevalentemente, in endoscopia. L’ipertrofia prostatica benigna si asporta attraverso l’uretra con la tecnica denominata Turp (dall’espressione inglese TransUrethral Resection of the Prostate) che non crea conseguenze a carico della
sessualità, cosa che invece può a volte dare la prostectomia radicale, poiché richiede un intervento più allargato. Per ovviare a questo, ora si tende ad eseguire la prostatectomia radicale laparoscopica robot-assistita, una tecnica mininvasiva che consente di operare con l’ausilio di un robot, utile per evitare, in una percentuale maggiore, l’impotenza. Inconveniente, questo, che mentre nell’ipertrofia prostatica non accade mai, nella prostatectomia radicale sì, ma che con la robotica si riesce a contenere maggiormente. In ogni caso, anche se dovessero verificarsi danni alla potenza sessuale, si può rimediare sia con i farmaci che con uno spe-
cifico intervento chirurgico”. E in merito alle infiammazioni? “Quelle a carico della prostata sono molto frequenti. Essendo una ghiandola che produce il liquido seminale, molto spesso possono determinarsi delle situazioni di congestione della stessa ghiandola che possono dare alcuni problemi”. Quindi è vero che un’attività sessuale costante è utile alla salute della prostata? “Sì, è vero. È importante averla, perché un’astinenza sessuale porta ad una congestione della prostata… quindi, è meglio che ‘scarichi’ svolgendo la sua funzione”.
Ad ogni problema la sua medicina La salute sessuale e riproduttiva rappresenta per l’uomo un bene molto prezioso. Prevenire ed affrontare eventuali problemi con l’andrologo può sicuramente migliorare la qualità della vita nell’età fertile. Disturbi come l’eiaculazione precoce, la disfunzione dell’erezione e l’infertilità possono essere curati. E la prostata salvata. Ma quando l’uomo va dall’andrologo ci va da solo o si fa accompagnare? “Secondo il tipo di problema che ha - afferma il dottor Lombi - ma possiamo dire che al cinquanta per cento vengono con le mogli. Alcune volte sono molto restii, e delegano molto alla donna la gestione della sanità. Addirittura se chiedi a lui che età ha, risponde lei. Oppure se domandi al paziente ‘Che medicine prende?’, ti senti rispondere ‘… lo sa lei’. Di fatto, vengono da soli o con
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la moglie quando questa li sollecita. A volte, vengono controvoglia per il fatto che l’attività sessuale coniugale è diminuita e magari ne è iniziata una extra. Molto spesso arrivano per la visita prostatica e poi noti che non hanno nessuna patologia di questo tipo, ma hanno problemi sessuali. Ciò accade perché la visita diventa uno schermo, una scusa per andare finalmente dall’urologo, dopo anni di problemi sessuali che si è sempre vergognati di dire. L’eiaculazione precoce, la maggior parte degli uomini non la percepisce come una patologia vera a e propria, la vedono come una virilità più ardente. Neppure si pongono il problema, quando invece ci sono dei farmaci molto efficaci per ritardare l’eiaculazione così da godersi un rapporto sessuale un po’ più lungo ma soprattutto soddisfacente”. n
INSERTO GOLD SETTEMBRE 2015
La sindrome da rientro
Dopo le vacanze si torna alle consuete occupazioni. Ecco i consigli per affrontare lo stress post-vacanza e migliorare l’alimentazione “scolastica” dei bambini a cura della redazione e del team medico di Optima Salute
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Gli americani, formidabili inventori di neologismi, hanno ribattezzato anche lo stress post-vacanza, quel mix di irritabilità, simil-depressione, stanchezza, insonnia, malumori che colpisce tutti a settembre quando è tempo di tornare alle nostre occupazioni (scuola e lavoro, essenzialmente). Ecco come è nato il post-vacation blues o post-holidays blues, dove “blue” è sinonimo di tristezza. Un mix di sensazioni negative non certo qualificabili come malattie o patologie, ma certo di disturbi generalizzati (si stima che ne vengano colpite una persona
su quattro), tutti in gran parte superabili di slancio seguendo pochi piccoli accorgimenti, per poter affrontare al meglio l’autunno che verrà. Insomma cercate di monetizzare le vacanze e non rimpiangerle, sfruttate al massimo il benessere che vi hanno regalato (fisico e psicologico), fatevi aiutare da un’alimentazione sana ed integratori ad hoc, continuate, se possibile, a fare un po’ di salutare attività fisica. L’elenco dei sintomi della post-holidays blues vanno dal sonno disturbato alla ipersudorazione, dalla tachicardia a stanchezza, facile irritabilità, problemi di alimentazione, emicrania, ansia diffusa e stress (da non confondere, però, con quelli, simili, della depressione stagionale che si verifica spesso in autunno). Fondamentalmente vi sentite più stanchi al rientro dalle vacanze di quanto lo eravate prima di partire. Questo ha una ragione psicologica, certo, ma anche una fisica: i surreni, infatti, con il relax delle vacanze rallentano la produzione degli ormoni che ci fanno
reagire allo stress (cortisolo e adrenalina) e al rientro devono mettersi a lavorare a ritmo accelerato per riadattarsi alla vita di tutti i giorni. Cosa fare, dunque, per alleviare questo stress? Innanzitutto non mettete mai troppe aspettative sulle vostre vacanze, potreste tornare carichi di delusione! Poi, se ne avete la possibilità, spezzate le ferie in vari periodi dell’anno, per non concentrare tutto il relax in un solo periodo di tempo. Al rientro non buttatevi a capofitto nel lavoro, come se doveste recuperare chissà cosa, perché quel tempo trascorso lontano dalla scrivania ve lo siete guadagnato! Ultimo, ma non meno importante, in città mantenete alcune buone abitudini della vacanza, come fare sport, leggere, dormire, mangiare più leggero... e il rientro non sarà più così deprimente. E appiccicate sul frigo questo aforisma di Aristotele: “Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero”. Lui l’aveva già capito 2300 anni fa...
Pericolo insonnia L’insonnia è il disturbo del sonno più comunemente presente quando si è insoddisfatti e col malumore addosso, fino a sconfinare in quello che viene definito “disordine stagionale”, spesso legato ad ansia e depressione. Normalmente si parla di insonnia “centrale” (risvegli durante la notte con difficoltà a riprendere sonno), “terminale” (risveglio precoce con incapacità di riprendere sonno) o “iniziale” (difficoltà nell’addormentamento). Meno frequentemente questi soggetti presentano una “ipersonnia”, cioè prolungamento del sonno notturno o sonnolenza durante il giorno. Oggi la cosiddetta “medicina del sonno” ha fatto enormi progressi con i farmaci ipnotici, da usare con cautela e sempre sotto controllo medico. Basta ricordare che l’uso di questi prodotti, negli anziani soli o nelle coppie oltre i 75 anni d’età è la prima causa di cadute mattutine con fratture di femore e bacino. Un’altra classe di età, sempre fra le donne, dove i farmaci per il sonno sono molto utilizzati è quella dai 50 ai 55 anni, durante e dopo la menopausa, anche in considerazione dei continui risvegli da vampate e sudorazioni notturne. Il rimedio è qui costituito dalla terapia ormonale sostitutiva che controllando i disturbi vasomotori, consente di preservare le fasi rem del sonno profondo e di sve-
gliarsi più riposate la mattina. Nei casi di insonnia lievi, come quelli inerenti all’argomento che stiamo trattando, oltre ad integratori alimentari a base di melatonina, magnesio e zinco si può ricorrere anche a rimedi naturali ad azione sedativa e rilassante, come valeriana, passiflora, biancospino e iperico. La valeriana ha proprietà sedative sul sistema nervoso centrale, sia spasmolitiche che favoriscono il sonno. Il biancospino sembra possedere un’efficace azione nel contrastare gli stati ansiosi grazie alla blanda azione sedativa sull’eccitabilità del sistema nervoso e sul battito cardiaco. Alla passiflora viene invece attribuita un’azione depressiva sul sistema nervoso e un effetto ansiolitico simile a quello prodotto dalle benzodiazepine. L’iperico, infine, è consigliato per la sua azione antidepressiva e sedativa grazie all’inibizione di determinati neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale e all’aumento della secrezione notturna di melatonina, che regola il ritmo sonno/veglia. Un discorso diverso va fatto, invece, per l’insonnia che colpisce i bambini, cominciando con l’adottare dei comportamenti utili al piccolo al momento della nanna, cercando, per quanto possibile, di ripristinare i ritmi cittadini. In vacanza, si sa, il “tana libera tutti” vale anche per loro, portati ovunque nei loro
passeggini, anche oltre mezzanotte, abituati a dormire in ogni situazione ed a qualsiasi ora, a saltare il pisolino pomeridiano, a giocare sempre. Molto bene, ma a settembre si ricominciano a piantare alcuni paletti. Per esempio: niente giochi o trasmissioni eccitanti, non bere o mangiare troppo la sera, creare dei “rituali” e delle abitudini (compreso l’orario) che lo aiutino a rilassarsi, farlo dormire in un ambiente confortevole (silenzioso, non troppo caldo, poco illuminato), stargli vicino ma fare in modo che impari ad addormentarsi da solo. È bene parlarne con il pediatra, che saprà dirvi se si tratta di un vero disturbo oppure no, qual è la causa più probabile e la soluzione da intraprendere senza fare mai di testa propria. Se l’insonnia è solo ed esclusivamente da post-vacanza, se ne andrà da sola, seguendo i consigli di cui sopra. Il trattamento farmacologico con melatonina o con agenti dopaminergici e benzodiazepine, pur se adottato come soluzione temporanea, necessita non solo del consiglio del pediatra, ma anche e soprattutto dell’intervento del neuropsichiatra infantile che dovrà associare alla terapia una adeguata ristrutturazione delle abitudini del sonno.
L’Abc degli integratori alimentari Come ben sappiamo l’assunzione di integratori alimentari va sempre fatta su consiglio di un medico, che suggerirà dosaggi e posologia. Parliamo di prodotti sicuri al cento per cento, la cui immissione in commercio è subordinata alla procedura di notifica dell’etichetta al Ministero della Salute. Una volta superata tale procedura, i prodotti sono inclusi in un apposito elenco con uno specifico codice, i cui estremi possono essere riportati nella stessa etichetta. Si tratta, secondo la definizione del Ministero di “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate. Gli integratori alimentari sono solitamente presentati in piccole unità di consumo come capsule, compresse, bustine, flaconcini e simili, e possono contribuire al benessere ottimizzando lo stato o favorendo la normalità delle funzioni dell’organismo con l’apporto di nutrienti o altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. Il campo di azione degli inte-
gratori è perciò molto vasto. Pensiamo all’efficacia di quelli idrosalino-energetici, da assumere in caso di eccessiva sudorazione e spossatezza, composto da sali minerali (magnesio, potassio, creatina). In particolare va sottolineata l’azione della creatina, che aiuta a rafforzare la capacità muscolare ed a ritardare la comparsa di fatica e stress, favorendo il recupero, fisico e mentale. Altri integratori suggeriti nei cambi di stagione, per far fronte ad una carenza energetica, si basano sempre sulla creatina, aggiunta ad arginina, beta-alanina, vitamine e sali minerali. A chi fosse alle prese con un periodo difficile per mantenere alte concentrazione e attenzione (a scuola o sul lavoro) viene consigliato un integratore che abbia tra i suoi componenti fosfoserina, vitamina B6 (contribuisce alla riduzione di stanchezza e affaticamento) e glutamina con eleuterococco, noto anche come gingseng siberiano, uno stimolante psico-fisico ed energizzante. Oppure sempre fosfoserina, associata a iodio e zinco (contribuiscono a sollecitare le normali funzioni cognitive) ferro e acido pantotenico (favoriscono la riduzione di stanchezza ed affaticamento). Infine, come accennato nel paragrafo destinato all’insonnia, è consigliato un integratore di melatonina, magnesio e zinco.
L’aiuto dei fermenti lattici Uno dei disturbi indotti dal cambio di stagione (diremmo di abitudini) fa riferimento diretto alla complessità del nostro intestino e della sua flora batterica, formata da trilioni di microrganismi, dal peso di quasi 1,5 kg, strettamente integrati con lo stato di salute o di malattia individuale. Sono loro che assolvono molti compiti fondamentali per la vita, come l’assorbimento di sostanze nutritive, la produzione di vitamine ed una importante azione sinergica con il sistema immunitario: nel colon, infatti, si trovano circa 33 milioni di batteri per centimetro quadrato! L’intestino, in realtà, è sterile alla nascita ed è stato paragonato a uno stadio con miliardi di posti a sedere vuoti. Poco dopo il parto, i batteri presenti sia sulla madre sia nell’ambiente circostante iniziano subito a occupare il posto disponibile, lasciando così poco spazio a potenziali germi patogeni. La flora batterica intestinale così, già a partire dai primi momenti di vita extra-uterina, quando inizia a formarsi, funziona come una barriera difensiva, capace di modificare l’ambiente intestinale rendendolo sfavorevole alla proliferazione degli agenti patogeni. La composizione della flora batterica non rimane sempre stabile durante le fasi della vita: la concentrazione delle varie specie che la compongono può temporaneamente variare per effetto di diversi fattori ambientali, fisiologici e patologici. Il primo grande cambiamento avviene con lo svezzamento, quando essa si adatta e muta, pur mantenendo la sua fisionomia di base. In ogni caso la flora definitiva dell’uomo è costituita principalmente da batteri anaerobi (per esempio Bacteroides, bifidobatteri) che sono molto più numerosi di quelli aerobi (come Escherichia e lattobacilli). L’importante, però, per il benessere dell’intero organismo è l’equilibrio tra le diverse specie della flora batterica. In essa, infatti, sono presenti essenzialmente 3 grandi gruppi: • batteri nocivi (come Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus, Clostridium, Proteus); • batteri neutri che diventano nocivi solo in determinate condizioni (Escherichia coli, enterococchi, streptococchi, Bacteroides, Eubacterium); • batteri buoni (appartenenti ai generi Lactobacillus, Bifidobacterium). In condizioni normali, i microrganismi nocivi sono tenuti sotto controllo dall’intera flora batterica: ma non è sempre così. Sono note da tempo le alterazioni della flora intestinale in seguito a terapia antibiotica, oppure in situazioni, anche temporanee, di immuno-
deficienza, di stati patologici o in caso di stress fisico ed emozionale. Anche l’avanzare dell’età e variazioni improvvise dell’alimentazione o la malnutrizione possono incidere sulla composizione e le attività della flora intestinale. Per aiutare a prevenire alcune di queste situazioni, i batteri “buoni” dovrebbero contribuire a riportare la flora di nuovo in equilibrio. La prima regola per favorire l’efficienza della flora batterica intestinale è mantenere una corretta alimentazione e cercare di eliminare le condizioni che hanno determinato l’alterazione. Un grande aiuto viene dai probiotici, ovvero microorganismi vivi (fermenti lattici) che si trovano in alcuni prodotti alimentari o integratori i quali, se assunti regolarmente, sono in grado di influenzare positivamente l’ecosistema intestinale e promuovere e migliorare le funzioni di equilibrio fisiologico dell’organismo, attraverso un insieme di effetti aggiuntivi rispetto alle normali attività nutrizionali, esercitando, quindi, funzioni benefiche per l’organismo. Numerosi studi hanno infatti evidenziato una serie di effetti positivi dei probiotici sull’organismo umano, che vanno dal contribuire a mantenere la flora intestinale bilanciata al supporto della funzionalità intestinale fino al rinforzo del sistema immunitario. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica si è concentrata sempre più a indagare sulla capacità di alcuni probiotici ceppo-specifici di proteggere o curare certe malattie. I più comuni tipi di batteri probiotici sono forme di Lactobacillus e Bifidobacterium, a volte combinate con Streptococcus thermophilus.I probiotici si trovano più comunemente sotto forma di prodotti fermentati di fattoria (fermenti lattici). Si possono anche trovare in integratori sotto forma di gocce, pastiglie, capsule o bustine. Per ottenere effetti favorevoli, è necessario consumare regolarmente batteri probiotici vivi, dato che sono gli unici che passano attraverso il tratto intestinale.
Ritorno a scuola: ecco la merenda anti-obesità A settembre suona la campanella, portandosi dietro l’eco di problemi consueti, che conosciamo benissimo. Non tanto e non solo per l’acquisto dei libri, il profitto scolastico, i maestri o professori che cambiano e la riforma che arriva puntuale ad ogni cambio di Governo. Invece uno dei problemi più sottovalutati da noi genitori (e vedremo i dati allarmanti in proposito) è relativo alla tendenza al sovrappeso e peggio ancora all’obesità, dei nostri figli. Questo è un dato certo: nella fascia di età tra 6 e 14 anni 1/3 dei bambini italiani è in una condizione di sovrappeso/obesità con un peggioramento delle percentuali da nord al sud d’Italia. Numeri inequivocabili ed allarmanti quelli
forniti ogni anno da “Okkio alla Salute”, studio promosso dal Ministero della Salute e dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. L’inchiesta, che coinvolge anche genitori e insegnanti, segnala tra le cause dell’aumento precoce di peso, la scorretta gestione dei pasti: il 8 per cento dei bambini intervistati ammette di saltare abitualmente la prima colazione, mentre il 67% confessa di fare spesso un ricco spuntino a metà mattinata. Altri peccati non certo veniali sono quelli di bere frequentemente bibite gassate e zuccherate (43%), e di non consumare sufficientemente frutta e verdura. Ad incidere sull’obesità infantile, però, sono anche
le cattive abitudini legate al difficile rapporto con l’educazione fisica, visto che appena il 16% pratica sport per non più di un’ora alla settimana e gli alunni che hanno detto di svolgere attività motorie extracurricolari sono passati negli ultimi quattro anni dal 62 al 54%. Conclusione quasi logica di tutto ciò, il fatto che ben il 36% ha confermato di passare oltre due ore al giorno davanti alla Tv e ai videogiochi. Ovviamente il compito più importante spetta ai genitori, che dovrebbero controllare i giusti apporti nutrizionali e la varietà dei cibi, a partire dalle calorie assunte nell’arco della giornata, sia suddividendole tra carboidrati (58%), grassi (30%) e proteine (12%), sia cercando di ripartirle tra cinque momenti fondamentali: 20% prima colazione, 5% spuntino del mattino (consumato a scuola), 40% pranzo, 5% merenda del pomeriggio, 30% cena. A questo proposito, l’ultima ricerca sul 2014 riferisce, per quanto riguarda le abitudini alimentari che possono favorire un aumento di peso, che l’8% dei bambini salta la prima colazione, il 31% fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine), il 52% fa una merenda di metà mattina abbondante, il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura, il 41% dei genitori dichiara che i propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e/o gassate. Appaiono invariati gli aspetti relativi al movimento e alla sedentarietà. Nel 2014, infatti: il 16% dei bambini non ha svolto attività fisica il giorno precedente l’indagine, il 18% pratica sport per non più di un’ora a settimana, il 42% ha nella propria camera la TV, il 35% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi più di 2 ore al giorno, solo 1 bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Quello che preoccupa i ricercatori (e noi stessi) è che: “i genitori non sempre hanno un quadro corretto dello stato ponderale del proprio figlio: dai dati 2014, come nel passato, emerge che tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 38% non ritiene che il proprio figlio sia in eccesso ponderale e solo il 29% pensa che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva. Inoltre, solo il 41% delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga poca attività motoria”. Tornando agli spuntini, che spesso vengono fatti disordinatamente ed apportano ben più del 5% delle calorie giornaliere, un consiglio che viene dato spesso alle mamme è quello di preparare le merende a casa, evitando per quanto possibile gli snack confezionati, che spesso contengono coloranti, conservanti e zuccheri in eccesso. Ma mentre nel pomeriggio, a casa propria, è facile far consumare al proprio figlio uno yogurt, un frutto, pane e prosciutto, pane e marmellata, biscotti, torte e crostate fatti in casa, la prospettiva cambia per la merenda consumata sui banchi di scuola.
Un po’ perché la mattina andiamo tutti di fretta, un po’ perché lo spirito di emulazione verso i compagni che scartano coloratissime merendine porta spesso a sviluppare strani sensi di inferiorità o di vergogna che specialmente tra i più piccoli non vanno sottovalutati. Lo spuntino durante le ore di lezione assume invece un ruolo fondamentale, non solo per fornire energia “a rapido consumo”, per prevenire il calo di attenzione e del tono dell’umore tipico della tarda mattinata, ma anche per tenere sotto controllo le calorie: tra le 100-125 necessaria ad un bambino di 6 anni e le 180-200 di un adolescente. Da preferire, dunque, gli alimenti facilmente digeribili, ricchi di carboidrati e poveri di grassi che non impegnino troppo la digestione degli alunni con conseguenze significative sulle prestazioni scolastiche per l’eccessivo apporto calorico. Fermo restando la preferenza per tutto ciò che viene “amorevolmente” fatto in casa, una buona soluzione, sia alimentare sia “psicologica” è costituita dalle barrette di cereali (circa 80/100
calorie per una da 25g). In commercio se ne trovano per tutti i gusti: integrali con miele, vitamine, calcio e ferro, oppure con nocciole, grano e mandorle, uvetta, mirtilli, riso soffiato, frutta secca, mela, melagrana, arachidi, cioccolato. E naturalmente anche in versione bio con cioccolato fondente, mandorle e datteri. Ma anche nel campo delle barrette esiste una via... casalinga “fai-da-te”, come ha esaurientemente spiegato Tata Francesca, insegnante di scuola primaria, scrittrice e soprattutto personaggio televisivo durante una puntata de “La prova del Cuoco”, su Rai Uno. “Le barrette ai cereali - ha illustrato - sono l’ideale per una merenda spezza fame, che appaghi il gusto senza appesantire e che sia anche ricca dal punto di vista nutrizionale. I cereali sono un ingrediente davvero valido per molti aspetti: ricchi di fibre, minerali (come potassio, ferro, calcio, magnesio) e vitamine (B ed E), non solo danno senso di sazietà, ma forniscono un grande quantitativo di energie”.
Dossier 156
Il primo mese col bebè
Come affrontare la vita col neonato, dai primi controlli all’allattamento. Le rassicurazioni e i consigli degli specialisti della Società Italiana di Neonatologia a cura della redazione di Optima Salute in collaborazione con la Società Italiana di Neonatologia
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La
nascita di un bambino rappresenta ancora un’emozione difficilmente spiegabile a chi non l’ha mai provata. Soprattutto per le mamme che mettono sempre e costantemente questo evento al primo posto nella scala dei ricordi piacevoli della loro vita, con buona pace dei mariti (“e il nostro matrimonio,
cara?”), della spensieratezza dell’adolescenza, dei successi lavorativi (chi l’ha avuti), dei viaggi indimenticabili, di quel regalo inatteso e bellissimo. Del resto sulle corse verso la sala parto, le notti insonni, pappe e dentini sono stati scritti fiumi di parole e realizzati decine di film, per non parlare di
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Dossier aforismi e battute. Dall’arguzia di Mark Twain (“I due giorni più importanti nella tua vita sono il giorno in cui nasci e il giorno in cui scopri il perché sei nato”) alla introspezione di Erich Fromm (“Vivere significa nascere a ogni istante. La morte subentra quando il processo della nascita cessa”), fino all’umorismo corrosivo di Richard Kern (Due padri del deserto guardano estasiati lo schiudersi delle uova che una chioccia ha terminato di covare. “Quel che mi stupisce - dice il primo - è come i pulcini riescano ad uscire dai gusci”. “Quel che meraviglia me - fa l’altro - è come vi siano entrati”. O ancora: durante un capitolo generale, in un monastero di Scete viene affrontato un tema di attualità. “Non c’è dubbio - inizia l’abate - che nei villaggi a noi vicini nascono tanti e tanti bambini; forse
troppi”. Interviene un monaco: “Bisognerebbe riaprire la caccia alle cicogne…”). Comunque la pensiate, questo mese abbiamo realizzato un dossier molto specifico, dedicato all’arrivo di un bebè, momento sicuramente lieto, ma allo stesso tempo fonte di ansie, dubbi e incertezze per mamma e papà, alle prese con una nuova vita che sta per nascere. Come affrontare l’evento nel modo giusto? Ecco i consigli di base per rassicurare i futuri genitori, dal momento della nascita al ritorno a casa, ai primi 30 giorni, così come li ha redatti la Società Italiana di Neonatologia, che riunisce circa 2.000 soci, tra medici specialisti in neonatologia operanti in ambito universitario e ospedaliero ed infermieri delle strutture neonatologiche. Vediamoli insieme.
1) La nascita: i primi respiri Appena il bimbo viene alla luce, viene sollevato per farlo vedere a mamma e papà, ma subito dopo si susseguono dei passaggi importanti, sia pure veloci. Innanzitutto si liberano le vie aeree con un sondino, dopodiché, prima ancora di tagliare il cordone ombelicale, si attende che il bimbo compia almeno 2-3 atti respiratori. È un’attesa importante da rispettare, che consente al sangue placentare di passare al bebè e di ossigenarlo meglio, prevenendo disturbi come anemia neonatale o cali pressori. Nella pancia della mamma, infatti, i polmoni non ricevono sangue, ma è solo con i primi atti respiratori che si espandono ed il sangue può irrorarli efficacemente. Per favorire l’afflusso, il neonato viene appoggiato su un piano leggermente più basso rispetto alla mamma, anche se sono le stesse contrazioni uterine, unitamente agli atti respiratori del neonato, a pompare il sangue verso il bambino.
Dopo 1 minuto: il primo test di Apgar
Ad un minuto dalla nascita, si valuta il primo Indice di Apgar, con il quale si verifica il benessere del neonato attraverso 5 parametri: la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, i riflessi, il tono muscolare ed il colorito.
Finalmente tra le braccia della mamma
Dopo queste operazioni, che in tutto durano pochi istanti, il piccolo viene asciugato, avvolto in un telo ed appoggiato finalmente alla mamma. È molto importante perché così si evita un raffreddamento corporeo che può essere pericoloso. Va bene anche il contatto pelle a pelle, ma la schiena deve essere ben protetta.
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L’attaccamento precoce al seno
Una volta in braccio alla mamma, il bambino può essere attaccato al seno. Si tenga presente che nella prima mezz’ora di vita in genere il neonato è molto attivo, dopodiché segue una fase fisiologica di rilassamento dopo lo stress del parto, in cui è normale che si addormenti. Ecco perché i 20-30
minuti successivi alla nascita sono quelli ideali in cui cominciare ad allattarlo, per stimolare da subito la produzione del latte e favorire il legame mammabambino.
Dopo 5 minuti: il secondo Indice di Apgar, visita e vestizione
Anche se il bambino è ancora in braccio alla mamma, dopo 5 minuti è necessario valutare il secondo Indice di Apgar, con il quale si valutano nuovamente i parametri precedentemente controllati a conferma che sia tutto a posto. Trascorso qualche altro minuto, il bambino viene prelevato per essere lavato, pesato e visitato dal neonatologo, che controlla in modo più accurato il respiro, il cuore, palpa la pancia, controlla naso, bocca, orecchie e genitali; infine si medica il cordone ed il piccolo viene vestito. Nel frattempo la mamma resta sul lettino della sala parto per il secondamento (ovvero l’espulsione della placenta e di tutti gli annessi fetali) e per la sutura di eventuali lacerazioni.
Le due ore successive al parto
Nelle 2 ore successive al parto la donna resta in osservazione in una stanza attigua alla sala parto. E il neonato? È probabile che a questo punto si sia già addormentato, per questo è meglio che anche la mamma si rilassi e il bimbo sia portato nel nido, dove può riposare nelle condizioni e alla temperatura ottimale e dove soprattutto le puericultrici ed il neonatologo possono effettuare periodicamente i controlli di battito e respiro.
E se c’è stato il cesareo?
La prassi non cambia di molto se la donna ha partorito con il cesareo. Dal punto di vista pratico, l’unica differenza del cesareo è che difficilmente la mamma potrà abbracciare o attaccare suo figlio al seno appena nato, visto che ha una flebo ad un braccio ed è molto più limitata nei movimenti; di solito lo si avvicina alla mamma per il primo contatto visivo ed un bacio e poi si completa l’intervento chirurgico, mentre il neonatologo effettua la visita.
2) L’allattamento: quando il neonato chiama... Superata la fase dell’adattamento neonatale precoce, l’organismo del neonato presenta alcune importanti modificazioni fisiologiche, tra cui il “calo fisiologico neonatale”. Dopo la nascita tutti i neonati presentano un calo del peso che è dovuto alla perdita di liquidi non compensato dall’apporto alimentare (pochi liquidi ingeriti). Solitamente è inferiore al 10%
e non richiede alcun intervento.
Perdita di peso: come si valuta se il calo è fisiologico
Se si verifica una perdita di peso superiore al 10%, o più del 5% al giorno, che non è più considerato “fisiologico” ed è importante eseguire
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dei controlli specifici (controllo della diuresi e della concentrazione di sodio nel siero al fine di evitare possibili complicanze). Se il calo è tra il 7% e il 10% si integra l’allattamento al seno con latte artificiale in modo da garantire al neonato l’apporto adeguato, si controlla la diuresi visivamente e si danno indicazioni ai genitori sull’alimentazione al seno. Se il calo di peso è maggiore del 10% si controlla la diuresi con il peso del pannolino, si eseguono esami ematochimici (natremia e creatininemia) e si suggerisce un’integrazione alimentare con latte artificiale dopo la poppata al seno. In questo caso la dimissione può essere condizionata dall’esito dei controlli e deve essere fatta solo in assoluta sicurezza per il neonato. È ovvio che per compensare il calo fisiologico è importante un avvio precoce e idoneo dell’allattamento al seno.
giorni dal parto, talvolta anche 4-5 giorni nelle mamme al primo figlio. Nel frattempo, il neonato va attaccato al seno ogni qualvolta ne manifesti il bisogno (e comunque ogni 2 ore) perché viene soddisfatto dal colostro che è il primo prodotto della ghiandola mammaria, che è ricco di proteine, sali minerali, vitamine e fattori che stimolano il sistema immunitario, favorisce la maturazione dell’intestino e lo prepara a ricevere il latte maturo.
Non ho latte! Quando arriva?
Quando devo allattare?
È normale che i primi giorni dopo il parto, le mamme (soprattutto le primipare) non abbiano latte. La montata lattea si realizza solitamente dopo 2-3
Come è possibile che il mio bambino si accontenti di così poco?
I neonati a termine e di peso appropriato sono dotati di scorte di grasso e di glicogeno accumulate durante la vita fetale proprio per disporre, alla nascita, di un piccolo patrimonio calorico, in attesa che il loro sistema gastrointestinale si adatti progressivamente a ricevere quantità crescenti di alimento. È importante attaccare il neonato al seno appena possibile e frequentemente nei primi giorni di vita poiché la suzione dal capezzolo è l’unico stimolo
Nascite in calo: nel 2014 5.000 in meno Le nascite in Italia continuano a calare. L’anno scorso sono state 509 mila, cinquemila in meno rispetto al 2013, il livello minimo dall’Unità d’Italia. Secondo l’Istat la stima del numero medio di figli per donna nel 2014 è di 1,39, come nel 2013. Dopo la fase di timida ripresa dello scorso decennio - con un massimo di 1,46 figli registrato nel 2010 - la fecondità nazionale è così tornata sui livelli pre 2007 (1,4 figli), che la rende ancora distante dalla media dell’Unione europea (1,58 figli nel 2012, fonte Eurostat) e, sottolinea l’Istat, è insufficiente a garantire il necessario ricambio generazionale. Nel frattempo la decisione di mettere al mondo dei figli viene sempre più posticipata, come documenta l’aumento dell’età media delle madri al
parto, che si porta da 31 anni nel 2007 a 31,5 nel 2014. Con 1,65 figli per donna nel 2014 il Trentino-Alto Adige si conferma la Regione più prolifica del Paese, seguita dalla Valle D’Aosta (1,55). In tutte le regioni del nord, eccetto che in Liguria (1,35 figli, dove c’è anche il più alto tasso di mortalità - 13,2 per mille - e, di conseguenza, anche il tasso d’incremento naturale più sfavorevole, -6,3 per mille), si rileva una fecondità superiore alla media nazionale. Con 1,46 figli per donna il Nord, nel suo insieme, è la ripartizione con la più alta fecondità, il Centro registra un valore di 1,36, mentre il Mezzogiorno si attesta a 1,32. Nessuna delle regioni del Mezzogiorno presenta una fecondità di livello superiore alla media nazionale.
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veramente efficace per la produzione del latte. Ogni poppata dovrebbe durare in tutto circa 20-30 minuti (non più di 10-15 minuti per seno) alternando il seno da cui si inizia. In fase di avvio dell’allattamento le poppate sono a richiesta del neonato, ma è bene non far passare più di 2-3 ore tra una poppata e l’altra. Se il neonato dorme un buon sistema per svegliarlo può essere quello di cambiargli il pannolino e lavarlo.
Il bambino non riesce ad attaccarsi! Ho il seno gonfio!
Per favorire la produzione e l’eiezione del latte, ridurre il gonfiore e l’ingorgo mammario è fondamentale il massaggio delle mammelle, lo stiramento e la rotazione del capezzolo. Normalmente queste manovre, così come la posizione da assumere durante l’allattamento e il modo di sostenere il seno e porgere il capezzolo per facilitare la suzione, sono illustrate da ostetriche e infermiere che aiutano nell’accudimento del neonato. Terminata la poppata è bene aiutare il neonato a digerire tenendolo per qualche minuto in posizione verticale con il capo appoggiato alla spalla (se fa il ruttino non c’è da preoccuparsi!). Una volta superata la fase di avvio che richiede un progressivo adattamento di mamma e neonato, tutto sarà molto più semplice.
Il bambino è calato di peso, il latte materno è sufficiente?
Come abbiamo già visto il calo di peso nei primi giorni di vita (fino al 10% del peso di nascita) è assolutamente fisiologico e non deve destare
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preoccupazione. Durante la degenza in ospedale i neonati sono pesati tutti i giorni e se il neonato ha un calo di peso eccessivo si provvederà ad una temporanea integrazione dell’allattamento al seno che non pregiudicherà in alcun modo la riuscita dell’allattamento stesso.
L’ittero neonatale
Già dal giorno dopo la nascita può comparire un colore giallastro della cute: è l’ittero neonatale. Nella vita fetale la bilirubina viene eliminata dalla placenta. Alla nascita il fegato non è maturo per questa funzione, ma la acquisisce nei primi giorni di vita. Il neonato ha un numero elevato di globuli rossi e produce più bilirubina di un adulto con conseguente progressivo aumento dei valori di bilirubina. Il prematuro ha un’iperbilirubinemia più grave e richiede controlli più accurati. L’ittero si manifesta, di solito, nei primi 2-5 giorni di vita. In questo periodo è necessario valutare l’ittero cutaneo (visivo o con la determinazione transcutanea) per decidere se eseguire la bilirubinemia serica e con quale frequenza controllarla in funzione dell’ora di vita del neonato. Infatti, se la bilirubinemia serica aumenta sino a livelli superiori a quelli considerati normali per l’ora di vita, si effettua un trattamento con la fototerapia per ridurne i livelli e prevenire eventuali danni neurologici. Al neonato viene erogata una fonte luminosa di specifica lunghezza d’onda in grado di degradare la bilirubina, che viene eliminata senza la necessità del metabolismo epatico. Va considerato come fenomeno fisiologico e tende ad autolimitarsi nei primi 7-10 giorni di vita.
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3) Dimissioni: tutti gli screening da effettuare Superati i primi due giorni di vita in ospedale ci si accinge ad andare a casa. La degenza in ospedale sta per finire e prima della dimissione il neonato viene sottoposto ad alcuni screening neonatali.
Metabolici
Eseguiti su sangue prelevato dal tallone, servono ad identificare alcune malattie che possono essere curate prima che diano sintomi gravi: ipotiroidismo congenito, fenilchetonuria, fibrosi cistica, galattosemia, leucinosi e omocistinurie. In assenza di notizie entro il mese di vita lo screening va considerato negativo (normale).
Neurologico neonatale
Il test serve solo a verificare la normalità neurologica e ad escludere la necessità di indagini specifiche. In molti anni di esperienza si è verificato che sottoponendo un neonato “apparentemente normale e senza rischio neurologico” a uno specifico esame neurologico è possibile identificare neonati con problemi neurologici altrimenti non identificabili.
Audiologico
Il test dell’udito è rapido, semplice e non invasivo.
Riflesso rosso retinico
Si verifica la trasparenza dei mezzi diottrici dell’occhio e serve a escludere forme di cataratta congenita, il retinoblastoma o altre anomalie più rare. Se il test è negativo sarebbe bene ripeterlo nelle visite pediatriche successive nei primi sei mesi di vita. In caso di positività o dubbio si esegue visita specialistica oculistica.
Saturazione emoglobinica
Questo test non esclude in modo assoluto la
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cardiopatia, ma identifica alcune delle cardiopatie neonatali asintomatiche. La maggior parte delle cardiopatie congenite si presenta con segni clinici alla nascita. Una piccola parte può sfuggire all’ecografia morfologica prenatale, può non avere sintomi evidenti e viene ricercata mediante la misurazione della Saturazione emoglobinica prima della nascita.
Manovra di Barlow-Ortolani
Si esegue sia alla nascita sia prima della dimissione e serve a verificare la normalità dell’articolazione dell’anca. In tal modo si diagnosticano la lussazione congenita e la displasia dell’anca. La manovra deve essere ripetuta nei primi mesi di vita ed è consigliabile eseguire sempre anche l’ecografia delle anche nel corso del terzo mese di vita.
Le dimissioni
Genitori e figlio sono pronti per andare a casa dove li aspetta un adattamento ancora più complesso di quello che hanno vissuto in ospedale. Infatti, l’ospedale è un luogo in cui si sentivano protetti e avevano punti di riferimento (ostetrica/o, pediatra, infermiera pediatrica/puericultrice) costanti e sempre presenti. Persone cui poter fare domande per avere risposte a qualsiasi dubbio. Purtroppo problemi economici, così come convinzioni di dover demedicalizzare l’evento nascita, hanno anticipato di molto la dimissione dei neonati dall’ospedale e questa avviene quando ancora alcuni eventi neonatali non sono completati (vedi l’ittero o il recupero del peso) e quando l’allattamento non è ancora completamente avviato (soprattutto nelle primipare e nelle donne che hanno fatto un taglio cesareo).
4) Ritorno a casa: occhio al pannolino Per la prima settimana a casa la mamma dovrebbe pensare solo ad allattare il proprio bambino. Il neonato si autoregola nell’appetito e piange quando ha fame. Questo è certamente vero quando il colostro iniziale si sarà trasformato in latte maturo (15-20 giorni dopo il parto), ma fino a quel momento cercare un ritmo sarà utile per il neonato e per il seno materno. Se si attacca il neonato al seno ogni 2-3 ore e si cerca di allungare il tempo tra una poppata e l’altra non c’è dubbio che si facilita l’assunzione di quantità di latte maggiori perché il seno ha più tempo per riempirsi. Nello stesso tempo un neonato che mangia quantità sempre maggiori tende ad assumere un ritmo di poppate inferiore lasciando alla madre il tempo di recuperare forze e sonno. Ma la mamma è spesso in ansia perché non sa se il suo latte va bene. E allora il consiglio più semplice è quello che spesso non viene dato: se è vero che il latte è l’alimento ideale per un neonato perché garantisce un apporto proporzionato di liquidi e di calorie, basterà verificare che il neonato bagni il pannolino con regolarità (segno che i liquidi bastano) e che inizi a crescere dopo il calo ponderale (non importa quanto, ma che cresca). Bisogna rassicurare le mamme che se si somministra qualche liquido (acqua, camomilla, tisana) al
neonato questo si attaccherà comunque al seno. Lo stesso dicasi in caso di utilizzo del ciuccio come pacificatore. L’importante è che la mamma sia profondamente convinta di allattare; è questo che fa la differenza tra chi allatta e chi non allatta. Infine, ci sono donne, per fortuna poche, che non riescono ad allattare; non si debbono sentire aliene e frustrate se ci hanno provato fino in fondo e non ci sono riuscite.
Il primo controllo
Normalmente questo primo controllo si fa 4-7 giorni dopo la dimissione, generalmente nello stesso ospedale dove è nato il bambino, ma se la madre ha già identificato il pediatra di famiglia lo può organizzare anche autonomamente. L’importante è che rispetti i tempi del controllo. Perché il neonatologo/pediatra che ha dimesso il neonato dall’ospedale ha identificato un tempo che è utile per verificare che l’adattamento post-natale continui in modo idoneo. Ciò in riferimento al peso del neonato e al recupero del peso della nascita, all’autonomia nutrizionale e all’eventuale presenza di un ittero in via di regressione. Ritardare il controllo potrebbe far correre al neonato qualche rischio aggiuntivo non dovuto. Se tutto procede per il meglio, il successivo controllo
Dopo 4-7 giorni dalle dimissioni verificare col pediatra l’adattamento post-natale
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Dossier - questo sì dal pediatra di famiglia - si fa verso i 1520 giorni. A questo punto sarà caduto il moncone ombelicale e sarà verificata la cicatrice ombelicale, sarà ripetuta la manovra per verificare lo stato dell’anca, potrebbe essere ripetuto il riflesso rosso oculare e la valutazione neurologica confermerà che il periodo neonatale (che termina a 28 giorni di vita) si sia svolto nella normalità. Se invece a 4-7 giorni si verificherà qualche evento non del tutto fisiologico sarà necessario operare i controlli del caso e sarà compito del pediatra che visita il neonato programmare controlli ed eventuali esami.
I primi problemi
L’allattamento non si è avviato bene e il neonato non cresce di peso: il pediatra valuterà se c’è spazio per tentare ancora solo con il latte materno o se è necessario integrare l’alimentazione con un latte formulato. Spesso bastano i consigli giusti e rassicurare la madre per far proseguire adeguatamente un allattamento al seno. Se così non fosse il pediatra si deve adoperare per non far sentire la madre incapace e inadeguata (ciò fomenterebbe la depressione post-partum).
Il neonato ha dolori di pancia (coliche) e non sembra gradire il latte materno? Bisogna convincersi tutti che non esiste il neonato che ha problemi con l’allattamento materno (esclusi gli intolleranti al lattosio, che sono pochi). Il neonato è ancora itterico: sarà il pediatra a giudicare se è necessario fare la determinazione della bilirubinemia. Ma attenzione! Se il neonato si alimenta al seno e cresce bene spesso l’ittero non ha significato patologico e guai a sospendere l’allattamento per verificarne la scomparsa. Non serve a nulla e può creare problemi al prosieguo dell’allattamento. Non ci sono normalmente altri problemi. Molto importante, al momento del ritorno a casa, è mantenere un equilibrio tra le esigenze di tutti i componenti della famiglia. L’allattamento impegna molto la mamma e così lei avrà necessità di essere aiutata in tutti i modi possibili. D’altra parte il neonato deve trovare un ambiente confortevole con temperatura (20-22° gradi) e umidità (50%) adeguate, poco rumoroso (non è necessario il silenzio, ma vanno evitati gli eccessi) che aiuteranno a rispettare i ritmi sonno/veglia del neonato e consentiranno alla mamma di avere delle pause di riposo.
Francesco e Sofia i nomi più comuni ma i vip preferiscono Tobias e Chanel Francesco e Sofia sono ancora i nomi Giorgia, Martina, Chiara, Sara, Alice più gettonati per i nuovi nati nel nostro e Gaia. Paese. Diverso il discorso tra i vip, dove i traUn vero boom, quello registrato l’anno dizionalisti sono davvero pochi: Carlo scorso, soprattutto dopo l’elezione del Conti ha chiamato Matteo il suo prinuovo Papa (13 marzo 2013), se si pen- mogenito, Manuela Arcuri ha scelto sa che sono stati ben 10.553 i “France- Mattia, Daniele De Rossi e Sara Felbersco” rispetto ai 7.235 Alessandro. baum hanno deciso per Olivia. E che la scelta a sorpresa di Bergoglio Grande fantasia, invece, per Melissa abbia inciso profondamente in questa Satta e Kevin Boateng (Maddox Pringraduatoria lo dimostra un semplice ce), Kasia Smutniak e Domenico Prodato: lo “scarto” tra i due primi nomi cacci (Rose Dorothy), Michela Quatdell’anagrafe nostrana, da un anno trociocche e Alberto Aquilani (Diaall’altro, è passato da 53 a 3.318! mante) Francesco Facchinetti e Wilma Nella top ten troviamo di seguito: An- Helena Fassiol (Leone). drea, Lorenzo, Mattia, Matteo, Gabrie- Insuperabili, ancora, Francesco Totti le, Leonardo, Riccardo e Tommaso. (Cristian e Chanel), Gigi Buffon (Louis Tra le femminucce, invece, continua Thomas e David Lee), Antonio Cassail testa a testa tra Sofia (7.987) e Giu- no (Christopher e Lionel) e Alessandro lia (7.313), seguite da Aurora, Emma, Del Piero (Tobias, Dorotea, Sasha). n
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Camminare è salute
La campagna lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto proseliti: tutti ormai sono concordi nel ritenere che fare 5mila passi al giorno può diventare l’elisir di lunga vita. Un programma per cominciare
di Roberto Moraldi
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Si chiama “teoria dei 5000 passi al giorno”, che detta così sembra un’enormità, ma in termini concreti, mettere in pratica questa specie di elisir della salute costa davvero poco. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che promuove il semplice stile di vita basato sul mettere un piede davanti all’altro, cioè la
cosa che facciamo sempre, naturalmente, ha fatto anche un po’ di calcoli: soltanto svolgendo normali mansioni, come passeggiare per guardare le vetrine, uscire per gettare la spazzatura, comprare il pane al negozio all’angolo, portare fuori il cane, fare le faccende in casa, si fanno mediamente i 5.000 passi indicati, più o meno
tre km e mezzo. I sedentari, che devono fare un piccolo sforzo per arrivare almeno a questo livello, si fermano a 2000-2500. Se i due trend fossero regolari, ripetuti ogni giorno della settimana, basterebbe davvero poco per aumentarli, a colpi di 10’ al giorno, ma l’importante è essere coscienti dei vantaggi che una
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semplice passeggiata può portare al nostro organismo, agendo in effetti come un farmaco vero e proprio. Per esempio, camminare un’ora alla velocità di 4 kmh (cioè molto lenta...), fa spendere fra le 100 e le 200 calorie e bruciare almeno 6 grammi di grasso. Ma i benefici riguardano anche il tono dell’umore, poiché camminare aiuta a bilanciare gli ormoni dello stress prodotti nell’arco della giornata. L’Oms ha anche stimato un ipotetico vantaggio economico, deri-
vante dal lasciare l’auto in garage almeno per percorrere i suddetti 5mila passi: 700 euro all’anno, 400 direttamente legati al costo del carburante e alla manutenzione della vettura, 300 di tasse versate al sistema sanitario che servono a curare i cittadini pigri. Del resto che la sedentarietà sia la prima nemica della salute, forse il più importante fattore di rischio per diabetici (quasi 4 milioni in Italia), cardiopatici, ipertesi, malati di cancro e di osteoporosi non è certo una novità.
La sola ipertensione, il nostro killer silenzioso provoca circa 240 mila morti l’anno ed è responsabile del 47% delle cardiopatie ischemiche e del 54% degli ictus cerebrali. Ed è per questo che non solo l’Oms, ma anche medici sportivi, medici di famiglia, specialisti, ormai sono concordi nel consigliare ai propri pazienti di camminare (o pedalare) ogni giorno, usare questa facile attività per tenere sotto controllo molti fattori di rischio e vivere con meno patemi d’animo.
Test: pronti a partire? Giorno più, giorno meno, camminiamo da quando abbiamo un anno. Non è difficile. Allora rispondete intanto a questo piccolo test, scoprirete se davvero siete pronti a ripartire. 1) Riuscite già a rinunciare all’ascensore e a salire agevolmente le scale, senza avere il fiatone? 2) Potete camminare per un chilometro senza fermarvi mai? 3) Pensate di sentirvi meglio, anche psicologicamente, iniziando un programma di walking e migliorando la vostra condizione fisica? 4) Vi piacerebbe arrivare alla fine della giornata senza sentirvi sempre stanchi? 5) Siete disposti ad inserire nelle vostre giornate anche un po’ di tempo per l’attività fisica? 6) Pensate di riuscire a superare con la motivazione anche la pigrizia dei giorni in cui non avete molta voglia o c’è tempo cattivo? 7) Avete abbastanza fiducia in voi stessi per poter almeno iniziare ad esercitarvi per qualche settimana? 8) Se avete mai avuto una condizione fisica accettabile, vi faceva piacere sentirvi in forma o consideravate lo sforzo un prezzo troppo alto da pagare? 9) Avete un posto da raggiungere facilmente per camminare e soprattutto che sia misurabile? 10) Se immaginate una qualsiasi attività fisica, la associate a cose piacevoli? Risultato: se i “sì” superano i “no” siete pronti per partire. A seconda del “vantaggio” avrete più o meno difficoltà. Tenete duro e buona camminata.
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Un programma di 6 mesi A chi vuol iniziare un... viaggio a piedi, verso la salute, proponiamo questa tabella di marcia, che prevede un percorso abbastanza pianeggiante e ben misurato e 4 sedute alla settimana (preferibilmente il martedì, il giovedì, il sa-
bato e la domenica), con un impegno orario diverso e progressivamente crescente. Le velocità di percorrenza sono prestabilite negli allenamenti di martedì e giovedì, mentre sono libere il sabato e la domenica, non dimenticando
di camminare comunque a passo sostenuto. Chi parte già da una buona base ed è abituato a camminare 1 ora senza difficoltà, può cominciare il programma di allenamento dalla quinta-sesta settimana.
Fonte: C.U.R.I.A.MO (Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria) Università di Perugia n
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6 mosse per spalmare la crema La qualità dei prodotti è fondamentale, ma è importante conoscere i movimenti giusti da fare, per stimolare la circolazione e tonificare le fasce muscolari di Maria Mazzoli Illustrazioni di Sabrina Ferrero
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L’estate
è alle spalle e guardarsi senza trucco obbliga a
fare i conti con gli ultimi residui dell’abbronzatura, con qualche
macchiolina di troppo, un certo avvizzimento della pelle e un
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tono piuttosto spento. Inevitabile: con l’arrivo di settembre non resta che cavalcare lo slogan “incremarsi a più non posso”, uno dei rimedi per ridare elasticità, idratazione, luminosità e omogeneità ad un viso stressato dai raggi solari. Ma che senso ha comprare questa o quell’altra crema, anche costosa, e applicarla a caso? Stenderla massaggiando su e giù senza una indicazione, non è la stessa cosa di quando la si spalma seguendo passaggi semplici e ben precisi che vanno a stimolare la circolazione, a tonificare le fasce muscolari. Un bell’incarnato si ottiene non solo scegliendo i prodotti giusti, quelli più adatti alla propria pelle e con sostanze di qualità, ma anche grazie alla fase dell’applicazione, che in tanti danno per scontata. Aprono il barattolino (o spremono il tubetto), con un dito “pescano” un filo di crema, la sfregano fra le mani e la applicano sul viso. O con un dito ne mettono un pizzico qua e là, su fronte, mento, naso e guance e iniziano a strofinare in tutte le direzioni, finché non si assorbe. Per una buona salute della pelle, innanzitutto, occorre cominciare con il piede giusto, quindi dalla fase detersione. Le creme vanno sempre applicate su una pelle perfettamente pulita. Ricordatevi che qualsiasi prodotto scegliate di spalmarvi, non dovete mai acquistarlo in maniera casuale, solo perché in promozione tra gli scaffali del supermercato. La scelta deve cadere su quello più indicato per il vostro tipo di pelle, per le vostre esigenze, che variano a seconda dell’età e della stagione. I componenti base di una crema, così come anche i princi-
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pi attivi aggiunti per rendere il trattamento più specifico, sono importanti per ottenere l’effetto desiderato. Lasciatevi quindi consigliare dal dermatologo o dal farmacista di fiducia, che all’occorrenza sapranno togliervi anche qualsiasi dubbio. Dopodiché iniziate a prendere confidenza con dei movimenti, semplici roteazioni, sfioramenti e frizioni che devono diventare un rito.
Bastano tre minuti al giorno, mentre si applica la crema, per ridare tono e lucentezza alla pelle massaggiando delicatamente La forza di gravità e i segni del tempo incidono sulla muscolatura e sui tessuti, che diventano meno tonici: guance, zigomi e palpebre progressivamente tendono a scendere. Al pari del corpo, anche un breve automassaggio sul viso produce i suoi effetti. Se fatto bene e con costanza può dare risultati visibili, potenziando l’effetto della crema. L’azione morbida, accarezzando senza tirare la pelle, e i polpastrelli delle dita che creano l’effetto di riscaldamento supplementare, fanno meglio penetrare i componenti aggiuntivi. Con tre minuti al giorno, approfittando del momento in cui si applica la crema (la mattina o la sera), si può fare qualcosa
di utile per migliorare il tono e la lucentezza. Come? Seguendo appunto delle regole. Massaggiate delicatamente sempre dal basso verso l’alto. Partite dalla fronte, fate dei piccoli cerchi verso l’esterno. Massaggiate gli zigomi spingendoli verso l’alto e scorrendo con due dita al di sotto di essi. Per le guance partite dal centro del mento e scorrete verso l’alto, più volte, ripartendo da sotto, mai tornare indietro con i movimenti. La zona del contorno occhi (da trattare con un prodotto specifico) va picchiettata con i polpastrelli, facendo attenzione a restare nella zona ossea orbicolare, senza passare sulle palpebre (superiori e inferiori), in modo da evitare che la crema possa finire nell’occhio, causando lacrimazioni o bruciori. Per un effetto rilassante, si può anche disegnare un otto attorno agli occhi. Non dimentichiamo il décolleté che, come il viso, ha bisogno di idratazione e nutrizione: con il palmo, si può fare un massaggio circolare, partendo dal centro del petto verso l’esterno, quindi salendo e seguendo la linea delle clavicole e poi scendendo ancora giù, verso lo sterno. Se desiderate che la pelle del vostro collo rimanga elastica e tonica, non dimenticate di fare gli esercizi per il viso (Tonic face, ne abbiamo parlato nel numero di maggio) e di applicare la crema in modo corretto sulle linee del massaggio. In questa zona, i movimento sono dal basso verso l’alto, per contrastare la forza di gravità. Semplici passaggi che aiutano a far penetrare in profondità la crema, stimolando la circolazione. E allora proviamo!
1. L’automassaggio del viso inizia sempre dal collo. Davanti allo specchio, piegate leggermente la testa all’indietro e alternando i palmi delle mani iniziate a massaggiare il collo dal basso verso l’alto con leggeri sfioramenti, come per accarezzarlo. Eseguite per 5 volte sia a destra che a sinistra, che al centro (1a). Poi (1b) sempre con movimento dal basso verso l’alto, continuate a carezzare anche la zona mento-guance, per 4-5 volte ogni lato.
1A
1B
2. Spostatevi sempre più verso l’alto, senza modificare la pressione dei movimenti, continuate a carezzare ritmicamente la zona degli zigomi, tenendo leggermente la pelle tirata verso l’alto.
2e3
3. Passate poi alla zona dell’avvallamento delle tempie (area delle zampe di gallina) che segna la parte laterale della fronte. Lavorate sia sulla parte destra che sinistra del viso.
4 4. Ora massaggiate con movimenti circo-
lari la zona del naso, delle guance e attorno alla bocca, dove, con il tempo si formano le rughe naso-labiali che appesantiscono l’espressione.
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5. Salite fino alla fronte e, tenendo l’indice e il medio della mano destra a forma di V, cercate
di tenerla ferma, mentre con l’indice della mano sinistra massaggiate dal basso verso l’alto, carezzando con gesti morbidi le rughe.
5
6
6. Scendete un po’ più in basso e posizionate le mani nella zona delle orecchie, fissando
con le dita la pelle davanti e solo il pollice appoggiato sul mento: da qui eseguite degli sfioramenti (dal centro del mento), fino ai lati del viso.
E al risveglio… acqua fredda! È un po’ come prendere il caffè la mattina. Per uscire di casa con un viso più fresco e radioso bisogna puntare su qualcosa di stimolante. Che sia un risciacquo veloce o un automassaggio, la pelle ha bisogno di alcuni gesti base per rinvigorire dopo ore di sonno (o cancellare i segni di una notte in bianco o del cuscino). E il risveglio ha, come sempre, l’oro in bocca. È il momento più importante della giornata anche per la cute, proprio come lo è per noi. E per renderlo ottimale,
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il primo consiglio, una volta in piedi, è quello di lavare bene il viso: per un immediato effetto “sferzante”, passare prima un getto d’acqua fredda, poi tiepida, massaggiando con un detergente delicato così da rimuovere le cellule morte. Dopodiché asciugare tamponando, meglio se con un asciugamano di lino, poi iniziare a stendere la crema da giorno, seguendo le fasi dell’automassaggio che proponiamo in queste pagine. Tempo previsto: 3 minuti. n
Attenti al cucciolo I 6 virus più comuni nei primi anni di vita: sintomi e trattamenti con l’aiuto del veterinario di Chiara Baldetti
s
Sicuramente non c’è gioia più grande per una famiglia che allargarla con un cucciolo, ma se avete da poco adottato o acquistato un cane, dovete ricordare che la prima cosa di cui preoccuparsi è la sua salute. I cuccioli, infatti, proprio come i bambini, sono delicati e maggiormente esposti
alle malattie più comuni. Di seguito trovate un elenco dei 6 virus principali, con sintomi e terapie, per essere pronti a tutto nei primi mesi di vita del cucciolo.
1. Parvovirus
Questa infezione altamente diffusa tra i cani attacca principal-
mente i cuccioli tra le 12 settimane e i 3 anni di vita. Viene trasmessa tramite secrezioni corporee dai cani non vaccinati. Sintomi: un’infezione da parvovirus o CPV canino si manifesta inizialmente con la febbre, a questo punto i cani sono altamente contagiosi (per gli altri
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cani, non per le persone). Dopo qualche giorno possono manifestarsi anche vomito e diarrea, che causano disidratazione, anche grave, nel giro di una settimana. Trattamento: la vaccinazione è sempre la forma di prevenzione da preferire. Nel caso non abbiate provveduto, però, il veterinario potrà porre rimedio con antibiotici e reidratazione tramite flebo. L’animale recupererà in 3-4 giorni di ricovero, per poi proseguire la terapia a casa.
2. Cimurro
Essendo una delle malattie più comuni per i cani, la vaccinazione è tra quelle obbligatorie e più efficaci. Viene abitualmente eseguita tra le 6 e le 8 settimane di vita, con un richiamo dopo 9 settimane. Dopo due-tre vaccinazioni i cuccioli sono immuni.
Lasciate sempre una ciotola d’acqua fresca per evitare che si disidrati Sintomi: è una malattia molto aggressiva che si manifesta in due modi: inizialmente compare sotto forma di disturbo respiratorio, con starnuti e lacrimazione; poi si può evolvere in polmonite o causare problemi neurologici, come l’encefalopatia (con danni cerebrali). Spesso il cimurro è difficile da diagnosticare perché i proprietari credono che il cane abbia un semplice raffreddore e lo portano dal veterinario troppo tardi, quando è già salita la febbre e le difese immunitarie sono al minimo. Trattamento: è necessario ri-
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volgersi tempestivamente al veterinario nel caso notiate sintomi, anche lievi, riconducibili al cimurro. Occorrono settimane per una completa ripresa e spesso è necessaria una terapia per il sistema respiratorio. Inoltre, il cimurro può tornare a manifestarsi anche in seguito, perché rimane silente anche per lunghi periodi e nei cani anziani può causare danni fatali.
3. Tosse canina o di kennel
È causata da virus parainfluenzali canini ed è nota anche come tracheobronchite infettiva. Esiste anche per questa una vaccinazione da fare tra le 6 e le 8 settimane di vita del cucciolo e poi ripetere ogni 6/12 mesi, ma non immunizza al 100%, pur aiutando ad alleviare i sintomi in caso si contragga la tosse. Sintomi: prima di sviluppare la tosse canina vera e propria, il cucciolo manifesta sintomi come letargia, calo dell’appetito e febbre. Trattamento: rivolgendovi al veterinario alla comparsa dei primi sintomi, potrete risolvere il problema in 10/15 giorni. Chiedete l’intervento del medico anche se non siete certi si tratti di tosse di Kennel, perché questo disturbo, se non trattato, può evolvere in polmonite.
4. Adenovirus
Si tratta del virus che causa l’epatite canina, ma è stato quasi del tutto debellato grazie alle campagne di vaccinazione. Si somministra generalmente insieme al vaccino per il cimurro. Sintomi: è davvero difficile notare la presenza dell’adenovirus canino, ma solitamente si manifesta con disturbi gastrointestinali (vomito, diarrea) e itterizia. Trattamento: possono essere necessari reidratazione dei fluidi corporei e integratori. Il medico veterinario prescriverà una cura antibiotica, se necessario.
5. Leptospirosi
Nota anche come febbre da campo, febbre dei sette giorni o febbre autunnale, la leptospirosi è un virus batterico che interessa i reni ed il fegato e viene trasmesso attraverso acqua contaminata o urine infette. È disponibile anche in questo caso un vaccino, da fare tra le 10 e le 12 settimane di vita e ripetere a 13-15 settimane. Non tutte le cliniche veterinarie lo eseguono di prassi, quindi assicuratevi di chiederlo al vostro veterinario, specialmente se il cucciolo trascorre molto tempo all’aperto o insieme ad altri cani. Sintomi: i sintomi della leptospirosi sono simili a quelli dell’influenza: vomito, febbre, letargia... perciò non è facile da riconoscere con certezza. Trattamento: esclusivamente antibiotico. A seconda della gravità dell’infezione, la terapia antibiotica può durare 4 o più settimane.
6. Vomito e diarrea
Sintomi: non sono malattie vere e proprie, ma spesso si manifestano nei cuccioli, a causa della presenza di parassiti intestinali. Se non si tratta di parassiti, 9 volte su 10 il cucciolo ha ingerito o leccato qualcosa che non doveva e il suo sistema lo eliminerà naturalmente. Trattamento: assicuratevi che il cane abbia sempre a disposizione una bella ciotola d’acqua per evitare la disidratazione. Dopo 12 ore di vomito o 24 di diarrea, portatelo dal veterinario che lo visiterà per escludere alcuni dei virus elencati sopra e vi darà una terapia alimentare da seguire. Il cucciolo starà meglio entro 12/24 ore nel caso non abbia parassiti. In caso contrario, il veterinario prescriverà una cura farmaceutica antiparassitaria per eliminarli (la cosiddetta “sverminazione”), che potrete somministrare anche voi stessi a casa. n
Hobby House
di Gelsomina Sampaolo
Libreria Bambini
Pezzettino
Pezzettino è in cerca di sé stesso. È talmente piccolino, infatti, confronto ai suoi amici, che si convince di essere un pezzetto di qualcun’altro. Lionni L.; Babalibri; Euro 5,80
Il trattamento Ridarelli
Il signor Mack, assaggiatore di biscotti, sta per sperimentare il Trattamento Ridarelli, che tocca agli adulti cattivi con i bambini. Doyle R.; Salani; Euro 10,00
In Salute
Le malattie nell’arte antica
La pittura e la scultura antiche offrono una straordinaria galleria di corpi malati, feriti, che la scienza moderna ha imparato a guardare con gli occhi della storia dell’arte e della medicina insieme: l’iconodiagnostica. Drazen Grmek M., Gourevitch D.; Giunti; Euro 18,00
L’intestino felice
Un viaggio divertente e istruttivo attraverso il sistema digestivo, con un linguaggio scientifico, ma brillante, per informare senza trascurare alcun argomento scabroso. Enders G.; Sonzogno; Euro 16,50
Best Seller
La meccanica del cuore
È il 1874 e a Edimburgo Jack nasce con il cuore ghiacciato. La strega-levatrice Madeleine lo salverà applicando al suo cuore difettoso un orologio a cucù. Malzieu M.; Feltrinelli; Euro 8,00
Cinema Youth - La giovinezza
Regia: P. Sorrentino con M. Caine, H. Keitel, J. Fonda Trama: un compositore e un regista ottantenni fanno il bilancio delle proprie vite in vacanza sulle Alpi svizzere. Giudizio: il premio Oscar Sorrentino dirige un cast internazionale riflettendo sul passare del tempo.
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Dimmi che credi al destino
Ornella deve salvare il suo Italian Bookshop a Londra, ma il destino la riporterà in Italia. Tra humour inglese e una malinconia tutta italiana. Bianchini L.; Mondadori; Euro 17,00
Musica No, No, No Beirut
L’ultimo album della band di Zach Condon risale al 2011 e l’uscita di “No, no, no” è prevista per l’11 settembre. Noi gli diamo fiducia sulla parola, perché ci mancano le loro malinconiche armonie zigane.
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ricette Pasta diavolina • 320 gr di pasta corta • 2 confezioni di ciliegine (mozzarella) • 100 gr di olive snocciolate • 200 gr di pomodorini pachino • olio extravergine d’oliva • sale qb • 1 ciuffetto di basilico • peperoncino Tagliate a spicchi i pomodorini, conditeli con olio, sale, peperoncino. Lasciateli insaporire per un po’ di tempo, mescolando ogni tanto. Poi aggiungete le olive e il basilico. Fate cuocere la pasta in abbondante acqua, scolatela e passatela sotto l’acqua fredda. Versate sopra i pomodorini con il condimento ed aggiungete le ciliegine. Mettete in frigo prima di servire.
BORISate
Casa dolce casa “Chi non è sposato non sa cosa significhi tornare a casa e trovare calore umano, affetto e comprensione. Io lo so: significa che ho sbagliato casa”. (Boris Makaresko)
Lo Sapevate?
Il K-way ha 50 anni Il k-way compie 50 anni. Fu inventato a Parigi nel 1965, da LéonClaude Duhamel, ingegnoso commerciante di abbigliamento, in un giorno di pioggia, pensando a qualcosa più pratico di un ombrello e più maneggevole di un impermeabile, da richiudere e infilare in una tasca-marsupio dopo l’utilizzo. Oggi, nonostante molti cambi di proprietà, il marchio è sempre tra i più conosciuti del mondo.
Web Zone
YouTube per giocare È arrivato sul mercato YouTube Gaming, sito e app per giocare online sulla piattaforma di video più nota al mondo. Disponibili oltre 25mila giochi.
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oroscopo Segno del Mese VERGINE Chi ha già un lavoro continuerà ad averlo, anche se sentirà il peso delle responsabilità e della gestione economica, soprattutto se non ha pensato a risparmiare fino ad ora. Sotto il profilo dei sentimenti, per single e coppie inizia un periodo difficile.
Diffamazione “a mezzo” FB La Corta di Cassazione è tornata ad esprimersi sulla diffamazione 2.0 sentenziando che anche nell’offesa arrecata a una persona tramite un “post” pubblicato su Facebook si riscontrano i profili del reato di diffamazione aggravata così come avviene per quella a mezzo stampa. Attenzione, dunque, agli sfoghi in bacheca!
Bilancia 23/09 - 22/10
Da questo mese inizia la stabilità nel lavoro e nel rapporto di coppia.
Scorpione 23/10 - 22/11
Lavoro: si prospetta un periodo più fluido. Pazientate in amore.
Sagittario 23/11 - 21/12
Andamento ancora positivo nel lavoro. Serve impegno in amore.
Capricorno 22/12 - 20/01
No alle spese eccessive. Nella scelte di coppia prendete tempo.
Acquario 21/01 - 19/02
Messaggi privati no limits Dopo la possibilità di creare chat di gruppo e di scrivere anche a chi non è un follower, Twitter ha abbattuto lo storico limite dei 140 caratteri nei messaggi privati. C’è chi pensa che la barriera verrà presto superata anche per i tweet pubblici, ma sarebbe un controsenso che snaturerebbe la vera essenza di sintesi del social network.
Lavoro: inizia la ripresa. In amore meglio tenere i piedi per terra.
Pesci 20/02 - 20/03
Lavoro: serve ancora impegno e sacrificio. Così anche in amore.
Ariete 21/03 - 20/04
Lavoro: andamento positivo. Per le relazioni sempre più stabilità.
Toro 21/04 - 20/05
Lavoro e denaro: tenete duro. In amore inizia un periodo sereno.
Gemelli 21/05 - 21/06
Nel lavoro comincia un periodo di impegno e sacrificio. Coppia: evitate litigi.
Cancro 22/06 - 22/07
Il denaro non manca, ma siate oculati. In amore? Ora... o mai più!
Leone 23/07 - 23/08
Lavoro? Trend ancora positivo, un fluido che inonda anche l’amore.
CONCERTI Le date del mese U2: 4 e 5 Torino Max Pezzali: 23 Morbegno, 25 Ancona, 26 Rimini, 29 Mantova Carmen Consoli: 5 Sesto San Giovanni, 10 Roma Baglioni-Morandi: dal 10 al 22 Roma (10 eventi al Foro Italico) J-Ax: 5 Brescia, 12 Sesto San Giovanni Verdena: 8 Torino, 9 Senigallia Eros Ramazzotti: 12 Rimini, 16-18-19 Verona Mika: 29 Roma, 30 Firenze The Kolors: 10 Prato, 12 Langhirano Subsonica: 5 Modena, 6 Rovereto, 19 Milano Negrita: 1 Taormina, 4 Prato, 5 Varese, 8 Brescia Francesco De Gregori: 4 Modena Sergio Cammariere: 29 Milano