IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA
N. 223 ANNO XXIII Marzo 2014
Bambini a tavola I più diffusi errori alimentari
Sos dolori muscolari
Cause, diagnosi e terapie
Pelle a primavera Le idee giuste per il vostro viso
Dossier
Il rebus del mal di testa
In questo numero
AMICI A 4 ZAMPE COME PROTEGGERLI DA PULCI, ZECCHE E ZANZARE
Sommario Anno XXIII N.223 Marzo 2014
Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Jeffrey Allan Bodan, Stefano Borgognoni, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini, Gian Marco Tomassini, Mario Tomassini, Gianluca Tuteri Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie Tipsimages - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Officine Grafiche D.A. - 28100 Novara Prezzo per copia euro 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 copie 100 copie 150 copie 200 copie 300 copie 500
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Testata associata
Zelig PARLATE diCOI VOSTRI FIGLI Claudio Sampaolo È cambiato il mondo. Fino a qualche anno fa non solo si pranzava e cenava tutti assieme, ma erano i genitori, soprattutto il papà, che una volta a tavola zittivano i figli per ascoltare il telegiornale. E per Bambini a tavola I più diffusi errori alimentari seguire le incontiSos dolori nenze verbali di muscolari Cause, diagnosi e terapie Craxi o le battute Pelle a primavera velenose di AndreLe idee giuste per il vostro viso otti, perdevano inevitabilmente un Dossier Il rebus del momento di conmal di testa fronto importante. I figli, i nostri figli, avevano (hanno) bisogno di noi, anche per raccontare le loro piccole imprese di giovani calciatori o ballerine, chiedere aiuto nella costruzione di un robot, essere consolati di
un 4 in matematica o gratificati di un bel sorriso per un 7 nel tema in classe. Adesso accade il contrario. I più piccoli mangiano da soli e rigorosamente imbambolati davanti alla tivù. Gli adolescenti stanno formalmente a tavola, ma sono assenti. Navigano con tablet e cellulari nel loro mondo virtuale, davanti a genitori impassibili e “naviganti” a loro volta. Stanno seduti uno vicino all’altro, in silenzio, e si parlano attraverso la rete, scambiandosi tweet inutili e link demenziali. Che tristezza...
IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA
N. 223 ANNO XXIII Marzo 2014
Rubriche
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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità
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Flash Medicina News dal Mondo di Gelsomina Sampaolo
10 Post-it Pro-memoria della salute House 65 Hobby Cinema, musica e libri
di Francesca Aquino
di Gelsomina Sampaolo
66 Oroscopo del mese
di Rolando Rossi
www.optimasalute.it OPTIMASALUTE
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Sommario Anno XXIII N.223 Marzo 2014
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Dossier Il rebus del mal di testa Si tratta del malanno più diffuso e più enigmatico al mondo. Come arriva? Come si cura? L’importanza di avere sempre una diagnosi corretta e il ruolo fondamentale degli oltre 180 centri cefalee italiani A cura del team medico e della redazione di Optima Salute
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Rubrica dei perché Malati poco immaginari e falsi ipocondriaci
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di Pompeo D’Ambrosio
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di Filippo Tini
Bambini in tavola (e senza tv) Gli errori alimentari più comuni in famiglia
30
di Gianluca Tuteri
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Sos dolori muscolari Ne soffre l’85% della popolazione. Cause, diagnosi e terapie
Nervi in movimento Liberi dalla sciatalgia con la Neurodinamica di Stefano Ciani
Le regole del sonno Dieci idee per dormire meglio e svegliarsi felici
45
Generazione Tartaruga Il 40% degli adolescenti di oggi non fa alcuno sport di Roberto Moraldi
di Chiara Baldetti
17
bambini
49
di Benedetta Ceccarini
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61 viaggi
La primavera della pelle I consigli giusti per prendervi cura del vostro viso
Vivere con un anziano La difficile gestione di un familiare colpito da demenza senile di Francesco Fioroni
61
Maldive, 1000 isole da sogno Un fantastico arcipelago con ben 26 atolli di natura corallina di Maria Pia Pezzali
4 OPTIMASALUTE
Attualità in farmacia
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Che fastidio quell’aria nell’intestino! Flatulenza e meteorismo, entrambe legate alla presenza di gas intestinali in quantità superiore alla norma, possono portare a dolorosi e frequenti spasmi. Colpa di alimentazioni frettolose, masticazione approssimativa, uso eccessivo di bevande gassate, una maldigestione per carenza di enzimi digestivi. La soluzione è Trio Carbone Plus, un prodotto naturale a base di carbone vegetale, che favorisce l’eliminazione dei gas intestinali e di finocchio, che ne limita la formazione. Camomilla, menta e angelica contribuiscono a svolgere una naturale azione calmante, favorendo la normalizzazione delle funzioni intestinali. Trio Carbone Plus è venduto in Farmacia in confezione da 40 compresse facilmente deglutibili con un sorso d’acqua.
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Flash Medicina di Gelsomina Sampaolo
“I neonati riconoscono amici e nemici”
Alcuni psicologi della Chicago University, hanno dimostrato che i bebè di 9 mesi riescono già a capire un atteggiamento da amico o da nemico di chi gli sta di fronte. Lo fanno fissando lo sguardo ed elaborando dinamiche e parole e reagiscono di conseguenza. Lo studio, pubblicato sul Journal of experimental psychology general, dimostra che i bimbi comprendono precocemente il contesto sociale che li circonda.
“Tumore al collo utero, una nuova diagnosi”
Il tumore al collo dell’utero è una malattia che in Italia colpisce 3500 donne ogni anno. I ricercatori della University of Louisville, in Kentucky, con un articolo pubblicato sulla rivista Plos One, avrebbero individuato un metodo alternativo meno invasivo, rapido e basato sull’esame del calore del sangue. La tecnica, però, non sostituisce completamente il pap-test perché non è in grado di prelevare cellule precancerose, essendo basata sull’analisi del plasma.
“Midollo osseo sintetico”
I ricercatori del Karlsruhe Institute of Technology (Germania) sono riusciti a realizzare un ‘midollo osseo artificiale’ dove far crescere le cellule staminali ematopoietiche prima di iniettarle nel paziente. La ricerca, pubblicata su “Biomaterials”, permetterà, con ulteriori studi, di creare una cura personalizzata per ogni paziente entro 10-15 anni.
“Cellule dei linfonodi contro i tumori”
Uno studio condotto dalle università di Verona e Brescia e pubblicato su Nature Communications fa fare un ulteriore passo avanti nella lotta contro il cancro. Lo studio ha infatti identificato delle nuove cellule del sistema immunitario nelle metastasi linfonodali, in grado di contrastare le cellule tumorali maligne. Queste cellule, denominate SlanDc potrebbero giocare un ruolo chiave nell’organizzare la risposta immunitaria ai carcinomi, il gruppo dominante delle neoplasie umane.
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Post-it salute di Francesca Aquino
Dipendenze: lo zucchero come il tabacco
Un gruppo di medici e ricercatori britannici ha lanciato la campagna “Action on Sugar” che paragona lo zucchero al tabacco e chiede all’industria alimentare di ridurne del 30% la quantità nei prodotti. Non solo, per arginare le conseguenze sulla salute, propongono di bloccare la pubblicità su alcune bibite e snack diventati una sorta di ‘‘alcol per l’infanzia’’. Così, secondo gli studiosi, si potrebbe arrestare in 5 anni la crescita dei livelli di obesità nel Paese.
Dottori “spiano” pazienti su google
In un recente articolo uscito sul New York Times, il Dott. Haider Javed Warraich (medico in un ospedale di Boston) rivela che i suoi colleghi reperiscono informazioni sui pazienti tramite i motori di ricerca come Google. I dottori googlano i pazienti con lo scopo di investigare su alcuni aspetti relativi alla salute, che non sempre le persone raccontano al medico, e fare diagnosi migliori.
Obesità: epidemia mondiale in 30 anni
I dati diffusi dall’Overseas Development Institute riguardo l’obesità sono preoccupanti: nel mondo una persona su tre è in sovrappeso e in futuro ci sarà un aumento enorme di attacchi cardiaci, ictus e diabete, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, come Egitto e Messico. Negli ultimi 30 anni si è verificato un boom dell’obesità: globalmente la percentuale di adulti con un indice di massa corporeo superiore a 25 è passata dal 23% del 1980 al 34% del 2008, quasi quadruplicata nei paesi in via di sviluppo.
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Malati poco immaginari DOMANDA DEL MESE “Come distinguere un ipocondriaco da un paziente vero, magari con una malattia reale non ben diagnosticata? di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo
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Malato. È una parola, non tanto bella in verità, che esprime una condizione di “non benessere”, in tutti i sensi. Il malato è una persona degna della massima attenzione, va compatito, rispettato, curato. C’è il malato lieve, grave, quello con patologie che richiedono un intervento urgente e quello che può tranquillamente attendere in astanteria o nella sala d’attesa di un ospedale. Ci sono malati affetti da seri problemi che se ne infischiano della propria condizione, altri che invece per
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una patologia banale si trascinano per mesi dal letto alla poltrona. Possiamo tranquillamente dire che i malati possono riempire, per numero, intere città, o popolare steppe immense, praterie sconfinate e deserti enormi. Sono tutti uguali i malati degni di questo nome? Certo che no! Leggendo tra le righe delle precedenti affermazioni, si può capire come non tutti vivono nelle stesse situazioni. Si può allargare il discorso in questi termini: “La condizione, lo status del malato è lo specchio della
vita di costui”. Parole forse grosse, ma che si sposano, per semplificare, con detti del tipo “mangia e ti dirò chi sei”. Tra le mille pieghe che questo problema possiede, vorrei occuparmi della condizione un po’ particolare del “malato immaginario”. Tutti, a questo punto, saranno andati con il pensiero alla celebre commedia di Molière, “Il malato immaginario”, che per l’appunto ha come tema la malattia, o presunta tale; il meccanismo, d’altra parte, è probabilmente scattato senza nemmeno possedere
una reale conoscenza del contenuto dell’opera e il suo significato, ma tanto basta. Il malato immaginario esiste, non esiste, è un’esagerazione dei parenti per poter parlar male di un proprio congiunto? Insomma, come lo vogliamo considerare? Fatte salve le situazioni in cui uno si finge malato per ottenere un vantaggio, tipo un rimborso da una compagnia assicurativa o un’assenza dal lavoro per poter stare tranquillamente a casa, il prototipo del malato immaginario rientra comunque nel campo della patologia: bisogna tener conto anche del fatto che esistono, oltre alle comuni malattie organiche, legate cioè a un deficit del fisico, anche quelle mentali, non sempre e non necessariamente gravi. Si può “peccare”, sotto questo punto di vista, in molti modi. L’esempio più classico è quello di chi, per attirare l’attenzione su di sé, finge o accentua un comportamento fino a farlo diventare morboso; lo fanno i bambini (basti pensare alla regressione infantile del linguaggio o del comportamento alla nascita di un fratello), figuriamoci gli adulti. Questo atteggiamento può essere consapevole o meno, e, a seconda della sua durata e dell’intensità, è da considerare come esagerazione caricaturale di un fenomeno fisiologico (che poi rientra nei ranghi) oppure come una vera e propria malattia mentale. Esistono casi in cui, dopo un lutto o una disgrazia, le persone evitano di uscire di casa per anni, adducendo le scuse più varie, dalla perdita dell’equilibrio al senso di svenimento una volta all’aperto. Sono malati? Organicamente, dopo aver escluso con accertamenti clinici qualsiasi forma di malattia, sono da considerarsi “normali”, ma non certamente sani. Queste situazioni sono espressione di un grave disagio
psicofisico, che non deve essere trascurato, spesso espressione di forme depressive importanti.
La “verità” dei celiaci
C’è poi il soggetto sempre alla ricerca di malattie, chiaramente in modo inconsapevole, che spesso viene condizionato dall’informazione sbagliata o incompleta trovata “rovistando” nella rete informatica; a questi soggetti è sufficiente un solo indizio per costruire una prova. Basta guardare un telegiornale o un servizio in cui si parla di una determinata malattia per essere quasi certi, anzi certissimi, di averla contratta: indipendentemente dalla realtà oggettiva (che però non coincide con il proprio vissuto), si scatenano una serie di accertamenti, indagini ed esami che, seppur negativi, contribuiscono ad esasperare ancor più la situazione, alla ricerca, spesso costosissima per il paziente (perché a questo punto di tale si parla), dell’esame superspecialistico e sofisticato in grado di farlo gridare alla vittoria (“avete visto che sto veramente male?!). D’altronde non sono esenti da questo comportamento neanche i medici: è descritto come molti studenti in medicina, alle prese con i primi esami di clinica medica, nello studio dei sintomi e segni del tumore polmonare (spesso imprecisi, confusi e facilmente attribuibili a chiunque), si sentano colpiti dalla malattia e irrimediabilmente condannati alla morte. Di contro, a volte non è assolutamente corretto considerare come esatte le proprie convinzioni ed etichettare come immaginario un malato che si lamenta a nostro avviso in maniera esagerata o comunque ingiustificata. Nel corso degli anni, difatti, la scienza medica si è notevolmente affinata, soprattutto in campo diagnostico, pertanto pa-
tologie sconosciute sono diventate perfettamente comprensibili, disturbi di dubbio significato, scrutati alla luce di nuove metodiche, trasformati in segnali inequivocabili di malattia. Questo per dire come, nel corso dei decenni, malati considerati immaginari avevano perfettamente ragione a lamentarsi o comunque a non considerarsi sani. Un esempio per tutto? La celiachia, cioè l’intolleranza al glutine, una proteina contenuta nel frumento e in molti cereali, è una malattia caratterizzata da disturbi molto diversi tra di loro per tipo ed intensità. Considerata molto rara in passato, in realtà la celiachia è presente con una percentuale di 1 a 50/60, vale a dire che ogni 50 persone è presente un celiaco. Come detto, grazie a mezzi sofisticati, in questo caso particolari esami ematochimici e biopsia intestinale, si è scoperto come la diffusione fosse capillare: questo non significa che è aumentato nel tempo il numero dei malati, ma solo che si è diagnosticata la malattia in persone che non si pensava assolutamente ne fossero affette. La celiachia ha sintomi a volte sfumati e vaghi, e disturbi come gonfiore, cattiva digestione, pesantezza, sonnolenza, cefalea venivano considerati come segnali imprecisi legati a malati ipocondriaci, “immaginari” per l’appunto.
La stanchezza cronica
Vogliamo continuare? Quanti si sentono stanchi, affaticati, sempre in difficoltà nel sostenere i ritmi frenetici di una vita quotidiana? Definiti un tempo pigri, per non dire peggio, oppure malati immaginari, ora, almeno in alcuni casi, rientrano nel quadro di una malattia un tempo sconosciuta: la sindrome da stanchezza cronica. Non si pensi ad una burla, né si
faccia della facile ironia su questa patologia al confine tra le malattie organiche e quelle psichiatriche, depressione in primis, e ne è testimonianza il fatto che la terapia è basata su farmaci abitualmente utilizzati per queste ultime. Perciò spesso è proprio la scarsa conoscenza di un problema, non solo in campo medico, che porta a conclusioni affrettate, incomplete, a volte errate. Camminare tanto può far male alla salute? Tutti sarebbero portati a concludere per il no, eppure, dopo l’avvento della moderna radiologia, si è scoperta la possibilità di fratture cosiddette “da stress”, oppure “da marcia”, in cui c’è una lesione del periostio, cioè la membrana esterna dell’osso, legata alla marcia o alla corsa forzata, con la complicità di calzature, terreni e allenamenti errati. La sintomatologia, specie all’inizio, è vaga, aspecifica, ed erroneamente si tende a sottovalutare questi segni e a considerare chi ne soffre un malato immaginario. Così non è. C’è da considerare anche l’aspetto, puramente soggettivo, della sopportazione del dolore e degli altri segni di una malattia, presunta o reale che sia. Il disagio psicofisico viene vissuto anche in base al proprio carattere, alle influenze culturali, geografiche, psicologiche e comportamentali. L’ipnosi, letteralmente “induzione del sonno”, è una tecnica in cui non c’è utilizzo dei farmaci, eppure è dimostrato come in certi casi sia possibile tollerare il dolore di un intervento chirurgico solo con l’ipnosi, che allontana la mente dal punto focale del problema, il dolore. È di facile riscontro la forte relazione tra corpo e mente, in relazione alle vicende umane. Se non fosse implicata fortemente la componente psichica, non si spiegherebbe il diverso aspetto della stessa persona, trasformata in bene o in male a seconda delle alterne situazioni che la vita propone: una
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La diversa sopportazione del dolore può sviare la diagnosi
”
madre che ha appena partorito, anche con grande dolore, ha la pelle radiosa e un aspetto sereno; una persona che ha ricevuto una terribile notizia invecchia improvvisamente di 10 anni. Del resto le endorfine, quella sorta di euforizzanti che si producono in seguito ad una prestazione fisica intensa, e che riducono la sensazione di fatica, sono una sorta di “droga autoprodotta”, che provoca una vera e propria dipendenza, al punto che se non si fa per alcuni giorni attività fisica come di consueto si cade in una specie di leggera depressione. In un certo senso possiamo dire che il malato immaginario (che però in un domani anche non lontano potrebbe perdere questa etichetta per es-
sere considerato un malato reale a tutti gli effetti, semplicemente per un miglioramento delle capacità diagnostiche in medicina) ha una scarsa produzione endorfinica. D’altronde ogni medico di una certa esperienza può candidamente ammettere di aver vissuto, nel corso della propria carriera, situazioni in cui era profondamente convinto di trovarsi di fronte un malato immaginario, salvo poi doversi ricredere nel tempo. Diceva un signore alcuni (molti) anni fa: “Chi è libero dal peccato, scagli la prima pietra”. Per compenso, invitiamo anche chi sta dall’altra parte della barricata a non esagerare, semplicemente ricordando l’altrettanto famoso: “Al lupo, al lupo...”. ■
Bambini a tavola (e senza tv)
Uno sguardo sull’alimentazione dei nostri figli. E qualche dritta per evitare i più diffusi errori commessi in famiglia di Gianluca Tuteri
Nel numero scorso abbiamo riportato uno studio promosso dal Ministero della Salute e dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie secondo il quale in Italia, un bambino di 8-9 anni su tre è particolarmente grasso o in sovrappeso. Diamo ora la parola al pediatra per capire da dove arriva questa autentica patologia e come trovare la strada per uscirne
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Di pari passo con l’evoluzione dell’agricoltura e della zootecnia si è assistito ad un radicale mutamento delle abitudini alimentari delle popolazioni. Nei paesi del cosiddetto “primo mondo” il cambiamento più sostanziale è sicuramente la diffusione della ristorazione collettiva, per cui sono ormai milioni al giorno i pasti che vengono consumati fuori dalle abitazioni. Come già detto inoltre il benessere economico, sicuramente aumentato anche se in proporzioni diseguali,
ha provocato modificazioni negli acquisti e quindi nei consumi anche dei prodotti di origine animale. Infine la crescente presenza delle donne nel mondo del lavoro esterno alle mura domestiche ha privilegiato il consumo di alimenti facilmente cucinabili e tra questi sicuramente la carne occupa un posto di favore. Negli ultimi anni però si sono diffuse valide argomentazioni che confutano le abitudini alimentari più errate e purtroppo ancora troppo diffuse; inoltre la totalità dei medici ricorda
i danni provocati da un’alimentazione non corretta perché sbilanciata a favore della carne, di alimenti ipercalorici e poco nutrienti; ecco dunque che una sana e corretta abitudine alimentare è necessaria fin dalla tenera età per una crescita equilibrata e in salute. Come abbiamo visto su Optima Salute di febbraio, i bambini e gli adolescenti italiani detengono il primato europeo per l’obesità. Colpa di cattive abitudini alimentari e, spesso, anche dei genitori che ricorrono sempre più frequen-
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mettono degli errori alimentari che possono condizionare la salute a lungo a termine.
Troppe proteine
Gli errori più diffusi nell’alimentazione dei più piccoli sono: 1) eccessivo introito calorico (soprattutto di proteine); 2) dieta ripetitiva; 3) mancanza di assunzione della colazione; 4) eccessivo consumo di snack con elevate calorie e nutrizionalmente poveri.
temente a frasi tipo “sei fai il bravo ti porto a mangiare un hamburger” oppure “se fai i compiti senza capricci puoi mangiare le patatine”. A confermarlo è uno studio autorevole, pubblicato dall’Ufficio europeo dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) secondo il quale “l’obesità infantile è in continuo aumento. In molti Paesi europei - è scritto - un bambino su cinque è affetto da obesità o sovrappeso, un preoccupante dato di fatto è rappresentato dalla persistenza dell’obesità infantile nell’età adulta”. In Italia il problema del sovrappeso riguarda il 23% dei bambini in fascia d’età tra 911 anni, il 12% di questi è obeso; secondo quanto riferito dall’Oms, in tutto il mondo sono circa 300 milioni gli individui obesi, problema che riguarda il 4% dei bambini d’Europa: percentuale in netto aumento. Curare l’alimentazione in questo periodo della vita è fondamentale per evitare che il sovrappeso porti con sé problemi alla salute fisica e psicologica del bambino. Si stima, infatti, che circa il 40% dei bambini ed il 60% degli adolescenti obesi rimarranno tali anche in età adulta, con tutte le conseguenze negative del caso. Tali percentuali aumentano anno dopo anno e dati più recenti indi-
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cano che il fenomeno obesità interessa oggi più del 15% dei bambini. Per un bambino avere la madre o il padre obesi è un fattore di rischio importante che aumenta del 40% le probabilità che lui stesso diventi un adulto obeso.
“
Saltare la colazione è uno degli errori più frequenti
”
Se entrambi i genitori sono in evidente sovrappeso tale rischio aumenta sino all’80%. Senza dubbio all’origine del fenomeno esiste una predisposizione genetica, ma ancor più importante è l’influenza delle cattive abitudini alimentari trasmesse dai genitori e dalla società. Esistono dei fattori che possono influenzare le scelte alimentari del bambino tra cui il tipo di offerta di cibo, la disponibilità e la varietà degli alimenti, la loro presentazione e il contesto in cui li si consuma, le abitudini familiari, l’educazione scolastica e i messaggi pubblicitari. La conseguenza è che di frequente il bambino e la sua famiglia com-
L’educazione alimentare impartita dai genitori riveste perciò un ruolo fondamentale per la prevenzione dell’instaurarsi di cattive abitudini alimentari. La famiglia rappresenta l’esempio primario con cui i bambini sono quotidianamente a contatto, delle sane abitudini per tutta la famiglia permettono al bambino di imparare ad alimentarsi in modo adeguato e sano. I genitori sono, infatti, responsabili della scelta e della varietà degli alimenti ed è importante proporre ai propri figli una dieta che rispetti l’adeguata ripartizione tra macronutrienti, che sia il più possibile varia. Questo per garantire al bambino la possibilità di scegliere ciò che più gli piace. Sempre la famiglia ha il compito di insegnare al piccolo che alimenti ipercalorici, con troppi zuccheri, non devono essere delle abitudini alimentari, ma delle eccezioni: bisogna limitare il consumo solo a poche occasioni. La cosa importante è che l’insegnamento non si realizzi attraverso delle imposizioni, né rimproveri, proibizioni o castighi che possono essere controproducenti oltre a non essere utili al bambino a fare delle scelte alimentari sane e consapevoli. Altra cosa importante è consumare i pasti tutti insieme in famiglia, in modo che rappresentino il momento dell’alimentazione in senso stretto, ma anche momenti di aggregazione e di educazione alimentare. C’è un’abitudine, ormai troppo dif-
fusa anche tra i bambini, di non consumare la prima colazione. Si tratta di un atteggiamento che deve essere eliminato perché invece, come sappiamo bene, è un pasto fondamentale, che interrompe il lungo periodo di digiuno notturno e fornisce una quota calorica indispensabile per affrontare gli impegni della mattina e in generale della giornata (per esempio per mantenere un adeguato livello di attenzione durante l’attività scolastica), oltre a contrastare il consumo di snack ipercalorici in occasione dello spuntino mattutino. Anche la merenda è un pasto importante, pur se “minore”, che richiede attenzione: merende e spuntini contribuiscono a una giusta distribuzione delle calorie e dei nutrienti nell’arco della giornata, aiutando a spezzare la fame e a mantenere un peso equilibrato nel bambino. L’appetito è, infatti, una conseguenza diretta del calo della glicemia, che è tanto più importante quanto più è distante nel tempo l’ultimo pasto effettuato. Mangiare spesso aiuta a tenere sotto controllo l’appetito e a non esagerare durante i pasti principali.
La piramide alimentare
in casa alla merendina confezionata. Un momento in cui stare attenti è quello della merenda dopo lo sport: l’errore più frequente è di dare uno spuntino di 200 calorie quando con l’attività fisica il bambino ne ha spese non più di 50 o 60. Frequentemente lo sport si fa a metà pomeriggio e spesso la merenda seguente cade molto tardi come orario, a ridosso della cena. Conseguenza immediata è che si toglie l’appetito in vista del pasto serale; inoltre, tutto questo dà al genitore l’impressione che il bambino non mangi molto, perché non si guarda agli spuntini come a dei pasti. Se leggiamo le linee guida per una corretta alimentazione, osserviamo come le stesse si basino sul principio della piramide dell’alimentazione che indica le diverse quantità dei vari cibi che si devono assumere per mantenere una dieta equilibrata. Ai piani inferiori sono collocati i cibi di cui si dovrebbero utilizzare maggiori quantità; in pratica, in un giorno si dovrebbero assumere: 6-11 porzioni cereali, pasta e pane; 3-5 porzioni di verdura; 2/4 porzioni di frutta; 2/3 porzioni di carne, pesce, uova, formaggi o latte;
1 porzione sola di dolci o zucchero. Alla base della piramide, più ampia, troviamo i cereali e i loro derivati come il pane, la pasta, il riso. Per tradizione sono il pezzo forte della nostra alimentazione, il nostro pane quotidiano. Contengono soprattutto carboidrati complessi, una buona fonte di energia, insieme ad una discreta quantità di proteine di origine vegetale, vitamine, sali minerali e fibra. I cereali, ricchi di amido e di fibre alimentari, oltretutto offrono il vantaggio di “riempire la pancia” e consentire la riduzione del consumo di grassi, limitando l’apporto calorico della dieta. Al primo piano ci sono ancora alimenti di origine vegetale: le verdure e la frutta. Bisogna consumarne con abbondanza ogni giorno perché ci forniscono sali minerali, preziose vitamine e, infine, una buona quantità di fibre alimentari. Queste sostanze, indigeribili, sono contenute anche nei cereali e nei legumi, e vengono associate alla prevenzione dei tumori del colon e di disturbi intestinali, come la stipsi. Al piano superiore, più stretto, ci sono i due gruppi di alimenti ricchi di proteine “nobili”, di origine animale: latte, formaggi e
Bisogna quindi dare ai bimbi due merende nell’arco della giornata: una a metà mattina e l’altra a metà pomeriggio (anche per i bambini con problemi di obesità e sovrappeso). Per rendere gli “spezzafame” davvero utili ad una corretta alimentazione, è però necessario che siano adottati alcuni fondamentali accorgimenti. Il primo consiglio è non consentire che il bambino si fissi su un singolo tipo di spuntino. Se si riesce a mantenere una variazione di tipologie costante, nell’arco della settimana, qualunque possibile errore nella composizione della merenda verrà diluito dalla varietà. Anche se il bambino accetta solo le merende dolci o solo quelle salate, si può passare dalla frutta alla fetta di pane e marmellata, dal dolce fatto
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yogurt da una parte; carne e pesce dall’altra, oltre alle uova e ai legumi secchi (vegetali ma, anch’essi, ricchi di proteine). Questi cibi, in generale, forniscono proteine di buona qualità, calcio, ferro e zinco. Le proteine contenute nel cibo ci forniscono gli amminoacidi, le unità elementari che ci servono per costruire le nostre molecole proteiche. Le proteine dell’uovo, della carne, del latte sono dette, appunto, “nobili” perché hanno una composizione molto simile alle proteine del nostro organismo e, quindi, hanno (per gli uomini) un elevato valore biologico. Dalle inchieste sui consumi alimentari degli italiani, risulta una larga disponibilità di proteine di ottima qualità che supera di gran lunga i nostri fabbisogni. L’eccesso proteico si somma generalmente all’eccesso calorico complessivo della dieta e, quindi, l’organismo trasforma in grasso anche le proteine in più. Inoltre alcuni alimenti di questi due gruppi (formaggi, carni grasse, salumi...) portano una discreta quantità di “grassi nascosti”, contenuti cioè all’interno di questi cibi. Al vertice della piramide ecco i grassi e i dolciumi.
Dal punto di vista nutrizionale forniscono calorie “nude”, cioè accompagnate da pochi nutrienti. I grassi di condimento sono composti esclusivamente, o quasi, di lipidi: una fonte “concentrata” di energia. Ogni grammo di lipidi contiene 9 Kcal, più del doppio dei carboidrati e delle proteine (4 Kcal). Anche nel nostro paese esiste un problema di eccesso nel consumo di grassi e la tendenza ad una dieta troppo ricca di energia. Negli ultimi 40 anni, molti studi hanno evidenziato un rapporto tra alti consumi di lipidi, soprattutto di origine animale, e incidenza di patologie cardio vascolari e obesità. Sono più pericolosi i grassi saturi, non solo quelli delle parti grasse delle carni, ma anche, per esempio, nel burro e nei formaggi. I grassi vegetali sono meno pericolosi e l’olio di oliva, soprattutto quello extra vergine, molto ricco di vitamine e di grassi insaturi, svolge azione favorevole per la salute umana. Però non si può certo dire che i grassi, in assoluto, siano dannosi alla salute: è una questione di qualità, di quantità e di equilibrio nella dieta. La piramide ci dà anche informazioni sulle quantità degli alimenti di cia-
scun gruppo, da consumare ogni giorno. E non c’è bisogno di rompersi la testa con calcoli da ragioniere perché, per i diversi gruppi di alimenti sono indicate le porzioni “casalinghe” (ad esempio una fetta di pane, un’arancia, un piatto d’insalata) invece delle corrispondenti quantità in grammi. Naturalmente il numero delle porzioni da consumare dipende dal nostro fabbisogno calorico. È importante sottolineare come la piramide, nonostante il suo aspetto geometrico e un po’ rigido, ribadisce invece un principio di libertà nelle scelte alimentari: non esiste un solo modo, un solo “linguaggio” della tavola per conservare la salute e il benessere: quel che conta è introdurre varietà, equilibrio (le proporzioni suggerite tra i gruppi alimentari) e moderazione. Bene! Mettiamo in ordine quello che abbiamo imparato e vediamo come sfruttarlo nel “governo”, come va di moda dire oggi, dell’alimentazione dei nostri bambini. Tutto si decide sulla punta della lingua dei piccoli e dei grandi, in modo da nutrirsi inquinando meno e vivendo in salute, iniziando dal luogo di incontro della famiglia: la tavola!
CONSIGLI UTILI 1) Bonificare la casa da cibi spazzatura (soprattutto merendine, bibite zuccherate e dolci). 2) Educare il bambino a mangiare lentamente, poiché la prima digestione avviene in bocca. 3) Imporre al bambino il consumo di un’abbondante colazione, ne gioveranno la sua salute, il suo umore e il suo profitto scolastico. 4) Quando si prepara lo zainetto inserire anche una bottiglietta d’acqua, per abituare il bambino a bere frequentemente. 5) Non utilizzare il cibo come mezzo di pres-
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sione (“mangia tutto quello che c’è nel piatto”), di ricompensa o consolazione (“se fai il bravo ti compro il gelato”) e non trasformarlo in castigo o minaccia (“vai a letto senza cena”). 6) Spegnere la tv durante i pasti e consumarli ad orari e luoghi prestabiliti (non dove e quando capita). 7) Dedicare maggior tempo alla preparazione dei pasti e degli spuntini del proprio figlio utilizzando prodotti il più possibile naturali, non confezionati; presentare i cibi con fantasia per soddisfare tutti i sensi del bambino. ■
Le regole del sonno
Dormire sembra una delle attività più facili del mondo, eppure spesso non è così di Chiara Baldetti
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“Al mattino pensa. A mezzogiorno agisci. Alla sera mangia. Quando è notte dormi”. Già alla fine del ‘700 il poeta William Blake aveva intuito l’utilità e la funzione del ritmo sonno-veglia, quello che per gli esperti prende il nome di ritmo circadiano. Questo non è altro che la distribuzione dei momenti di riposo e attività nell’arco delle 24 ore, cui corrisponde una varia-
zione delle funzioni fisiologiche e delle secrezioni ormonali dell’organismo: temperatura corporea, cortisolo (l’ormone surrenalico detto anche “dello stress” perché la sua produzione aumenta in momenti di particolare tensione psicofisica), testosterone, pressione arteriosa (vedi illustrazione a pagina seguente). Quando questo ritmo viene compromesso o subi-
sce delle variazioni frequenti, il benessere fisico e la salute ne possono risentire fortemente.
Il ritmo sonno-veglia
Un normale ciclo del sonno prevede dalle 7 alle 9 ore di riposo (anche se esistono soggetti, detti “brevi dormitori”, che riescono a recuperare le forze anche con sole 4 ore) che si suddividono in cicli di
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60-90 minuti, a loro volta distinguibili in 5 stadi: 4 non-REM e uno REM. Il primo stadio è la fase di addormentamento, che può durare fino a 20 minuti in un soggetto normale, che non soffra di insonnia. Il secondo stadio è quello del sonno leggero, in cui i muscoli si rilassano, la temperatura corporea e la frequenza cardiaca si abbassano e anche il metabolismo comincia a rallentare. In questa fase il cervello si rilassa e produce pensieri e associazioni creative. Non è raro avere un lampo di genio in questa fase. Il terzo e il quarto stadio sono quelli del sonno profondo e del sonno profondo effettivo, in cui l’organismo si riposa e si rigenera totalmente, rallentando anche le attività cerebrali. Inizia poi la fase REM (Rapid Eye Movements, movimenti oculari rapidi), che si ripete ciclicamente anche 4 o 5 volte per notte. In questa fase, in cui avviene il sogno, il sonno è più debole ed è quindi più facile svegliarsi; infatti, le fasi REM si intensificano a partire dalle 3 di notte. Alle 6 di mattina possono durare anche un’ora ed è per questo che spesso si ricordano i sogni fatti prima di sve-
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gliarsi. I benefici del sonno sono molteplici, e secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Science durante il sonno il sistema linfatico sarebbe fino a 10 volte più attivo che di giorno, permettendo una sorta di pulizia del cervello dalle tossine accumulate. Ma se la mente si libera, cosa fa il corpo nel frattempo? Intorno alle 18 assistiamo ad un picco della pressione arteriosa e della temperatura corporea, poi, dalle 21 circa, inizia la secrezione di melatonina (un ormone fondamentale per il ritmo circadiano), regolata dalla luce (per questo motivo si fa maggior fatica ad addormentarsi quando la stanza non è buia). Alle prime ore del mattino aumenta la produzione ormonale (testosterone negli uomini e cortisolo in entrambi i sessi), con un picco intorno alle 8. Intorno al momento della sveglia aumenta anche l’attività del sistema nervoso autonomo, soprattutto del sistema circolatorio, che si riattiva in previsione della nuova giornata da affrontare.
I disturbi
I disturbi del sonno, a seconda
della entità, possono essere considerati delle vere e proprie malattie, in grado di incidere negativamente sulle attività fisiche e mentali. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno, nel 2011 in Italia si sono registrati 205.638 incidenti stradali con lesioni a persone, il 22% dei quali attribuibile ad eccessiva sonnolenza diurna. I problemi derivanti avrebbero un costo socio-sanitario di circa 6 miliardi di euro l’anno, di cui almeno un miliardo dovuto al fenomeno dei colpi di sonno. La sonnolenza diurna sarebbe in gran parte attribuibile alle apnee notturne che causano frequenti sospensioni del respiro per un periodo di diversi secondi, accompagnate da una diminuzione della saturazione di ossigeno e da frammentazione del sonno. I disturbi del sonno possono distinguersi in: ● disturbi dell’inizio e del mantenimento del sonno o insonnie; ● disturbi da eccessiva sonnolenza o ipersonnie; ● disturbi del ritmo sonno-veglia; ● disturbi associati al sonno, a stadi del sonno o a risvegli par-
“ ziali, detti parasonnie. Le insonnie possono avere un’origine fisica, o psicologica, ed è fondamentale determinarne la causa. Solitamente si verificano nelle prime ore della notte, nella fase dell’addormentamento. Il disturbo può essere ricorrente, transitorio o cronico, con ripercussioni anche a carico del sistema nervoso e circolatorio. Le ipersonnie sono l’esatto opposto delle insonnie e possono anch’esse avere un’origine ambientale, fisica o psicologica. Un’eccessiva sonnolenza può essere determinata anche da farmaci, cibi o bevande e, nei casi più gravi, si parla di narcolessia. Esistono anche le cosiddette “pseudoipersonnie”, ovvero delle simulazioni di ipersonnia dovute a condizioni psichiche alterate o attuate volontariamente per ottenere la prescrizione di farmaci stimolanti. Tra i disturbi del ritmo sonno-veglia rientra la sindrome da jet-lag (cambiamento di fuso orario) e quella da cambiamento di turno di lavoro. Sono definiti disturbi transitori, ma qualora si ripetano
Tisane e infusi aiutano un sonno più riposato
spesso è necessario correre ai ripari, ad esempio con turni più brevi che non de-sincronizzino il ritmo circadiano. Nei turnisti è stata osservata un’incidenza maggiore di disturbi quali obesità, malattie cardiovascolari, neoplasie (la veglia notturna sopprime la produzione di melatonina). Inoltre, è stato dimostrato come le funzioni neurocognitive tra le 2 e le 4 di notte subiscano un calo importante, con un abbassamento della reattività fino al 50%, il che rende questa fascia oraria estremamente a rischio di incidenti sul lavoro. Infine, tra le parasonnie, o disturbi associati al sonno, possiamo includere il sonnambulismo, l’incubo, il bruxismo (digrignamento dei denti durante il sonno), l’asma notturna, ecc. Molti di questi disturbi sono transitori e si verificano frequentemente nell’infanzia o nell’età dello sviluppo e trovano soluzione con la crescita e la regolarizzazione del ritmo sonno-veglia.
I rimedi
Rimanendo su un piano generale,
”
i disturbi del sonno, a seconda della loro frequenza e intensità, possono essere affrontati con rimedi blandi, naturali, casalinghi o terapie psicologiche e farmacologiche. Un classico rimedio naturale sono le tisane e gli infusi “della buonanotte”. Le più indicate per accompagnare il sonno sono quelle contenenti biancospino, camomilla, gelsomino, iperico, lavanda, melissa, passiflora, salice, sambuco, betulla e tiglio. Vi proponiamo questa ricetta: 50 gr. di capolini di camomilla, 20 gr. di fiori di biancospino, 20 gr. di fiori di tiglio selvatico e 10 gr. di fiori di arancio amaro. Lasciare in infuso con acqua bollente per qualche minuto in un bricco aperto e sorseggiare lentamente prima di andare a letto. È indicata per l’insonnia ansiosa e contro il nervosismo, stati di eccitazione e palpitazioni cardiache. Passando ad altri rimedi, un ottimo aiuto può essere fornito dagli integratori di sostanze normalmente prodotte dal nostro organismo. I più indicati sono quelli
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contenenti melatonina, triptofano (precursore della serotonina e della melatonina, stabilizzatore del tono dell’umore) e teanina (un amminoacido del tè che aiuta il rilassamento e aumenta i livelli di serotonina). I farmaci per la cura
dei disturbi del sonno vengono classificati come ipnotici o sedativi e fanno quasi tutti parte del gruppo delle benzodiazepine. Si tratta di sostanze che inducono una depressione del sistema nervoso centrale a livelli più o meno
profondi, a seconda della dose in cui vengono assunti. In ogni caso vanno prescritti da un medico. In passato veniva fatto largo uso di alcuni barbiturici, ormai ampiamente sostituiti dai farmaci di nuova generazione.
IL DECALOGO DEL SONNO Se la quantità di sonno varia da soggetto a e alla sera, prima di coricarvi. soggetto, la qualità deve essere massima. Di seguito proponiamo un decalogo per otte- 6. I colori: esistono delle teorie molto dettagliate sulla scelta dei colori e la disposizione nere un riposo ideale. dei mobili nella camera da letto (potete trovare 1. La posizione: è ottimale adottare una po- indicazioni in merito negli articoli sul Fengstura corretta anche per migliorare la circo- Shui pubblicati su Optima): i colori troppo vilazione. vaci non aiutano il sonno, meglio scegliere toni tenui e naturali. 2. Il materasso: deve sostenere il corpo ed adattarsi ad esso, permettendo alla colonna 7. Sul comodino: non portare in camera da di allungarsi. La consistenza ideale del mate- letto o quantomeno sul comodino strumenti rasso è variabile, ma ogni eccesso in un elettronici come telefoni cellulari, televisioni, senso e nell’altro comporta problemi. Anche radio o radiosveglie, poiché, anche spenti, il materiale in cui è fatto è importante per la emettono onde in grado di disturbare il termoregolazione del corpo (durante il sonno. sonno si abbassa la temperatura). 8. Le abitudini: la regola fondamentale per 3. La rete: anch’essa ha la sua importanza. rispettare il proprio ritmo circadiano è alzarsi Le reti migliori sono quelle in doghe di e andare a letto possibilmente alla stessa ora, legno, con ammortizzatori laterali. cercando di non sconvolgere l’organismo con continui cambi di orario. 4. Il cuscino: ha la funzione fondamentale di sostenere le vertebre cervicali. Deve essere 9. La dieta: è bene evitare pasti pesanti o scelto in base al materasso e alla posizione grassi prima di andare a dormire, così come che si assume nel sonno; anche il materiale gli alcolici e gli eccitanti (caffè, tè). Dicevano deve essere di qualità per evitare disturbi e le nonne (parole sante) “cena corta, vita consentire la traspirazione. lunga”. Anche le attività sportive andrebbero svolte almeno 5 ore prima di andare a dor5. L’ambiente: le condizioni fondamentali mire. Alcuni farmaci influiscono sul ritmo per un buon sonno sono l’assenza di luce e sonno-veglia, perciò, in caso di disturbi del di rumore (variabili a seconda del soggetto), sonno comparsi in seguito ad una nuova teuna temperatura tra i 16 e i 18 gradi ed rapia, è bene informare il medico. un’umidità tra il 50 e il 60%. Attenzione anche alla disposizione del letto 10. L’insonnia: esistono tantissimi tipi di inche non deve essere appoggiato ad una pa- sonnia e altrettanti rimedi. Se non è cronica, rete esterna che trasmetterebbe il freddo. Ri- però, inizialmente ci si può affidare ad una cordarsi infine di aerare la stanza al mattino tisana e un buon libro. ■
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Sos dolori muscolari Ne soffre l’85% della popolazione. Cause, diagnosi e terapie di Filippo Tini
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L’85% della popolazione italiana tra i 25 e i 54 anni - pari a oltre 22 milioni di persone - soffre di dolori muscolari e una fascia consistente, 39%, ne soffre almeno 2-3 volte al mese. Il 43% dei sofferenti
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però non si cura affatto o lo fa solo quando il dolore diventa insopportabile. Questo per i più svariati motivi: dallo scetticismo verso qualunque forma di cura, alla rassegnazione per aver provato tanti
rimedi senza risolvere il problema. È questa la prima macro fotografia che risulta da una ricerca commissionata da Iodosan a duepuntozero/Doxa per analizzare quanto e come viene vissuta la problema-
tica del dolore muscolare (esclusi i traumi sportivi), comprendendo in quest’area: torcicollo cervicale, lombalgia, dolori muscolari dorsali quali mal di schiena e colpo della strega, contratture e crampi. Patologie che incidono notevolmente sullo stile di vita nel quotidiano. I dolori più ricorrenti (87%) sono il mal di schiena, senza differenze nelle diverse fasce d’età, poi il male al collo (77% con punte dell’80%, tra le donne contro il 73% degli uomini e un picco dell’82% nella fascia 25-34 anni), i crampi (53%), il dolore a una spalla (51%) e le contratture (42%). Ma cosa provoca il dolore muscolare? Quasi il 90% della popolazione sofferente vede il proprio dolore in qualche modo collegato alle seguenti cause: 1) Movimenti sbagliati, dovuti a disattenzione per il 59%; a incombenze quotidiane come portare la spesa per il 56%. 2) Postura non corretta al lavoro, sia per quelli sedentari (ufficio) nel 54% dei casi, sia per differenti occupazioni (59%) che richiedono di stare sempre curvi o a lungo in piedi. 3) Lo stress, causato da problemi sul lavoro per il 44% e dalla paura di non arrivare a fine mese per il 35%. Ben il 40% della popolazione sofferente non percepisce la vita sedentaria come possibile motivazione dei propri dolori muscolari. Specularmente, all’attività sportiva viene attribuito solo un 9% come causa riconosciuta per l’insorgere del dolore muscolare. Tra le cause più legate a fatti specifici, rispetto a situazioni come quelle sopra descritte, vengono elencati: l’aria condizionata troppo forte (26%) e l’abitudine di vestirsi in modo troppo leggero o comunque non adeguato (27%). Manca quasi completamente la consapevolezza che tacchi troppo bassi o troppo alti possono causare dolore muscolare, infatti, sono indicati rispettivamente solo dal 7% e dal 4% come motiva-
zione del dolore muscolare. L’approccio più diffuso a questo tipo di dolore è quello dell’autodiagnosi e dell’autoprescrizione di una soluzione: il 62%, infatti, fa da sé. Alto il ricorso, in questa fascia, ad un esercizio fisico leggero, ed è comunque rilevante il ricorso a figure mediche tradizionali, al medico e al farmacista per il 49%, in minor misura a uno specialista come un ortopedico. Limitato invece il confronto con interlocutori alternativi, tipo osteopata o massoterapista. In materia di rimedi, il 42% acquista prodotti da banco in farmacia. In seconda posizione, tra i rimedi utilizzati, si registrano i prodotti farmaceutici con prescrizione medica. Ampio ricorso ai massaggi (29%) e subito a seguire a un’attività fisica leggera come il nuoto o lo stretching (25%). Il primo dei rimedi naturali è la termoterapia (13%) che trova consensi più ampi tra le donne (16% contro un 10% degli uomini).
Vari e numerosi gli ambiti in cui il dolore muscolare ha un impatto negativo sullo stile di vita dei sofferenti. A partire dal contesto più propriamente affettivo/relazionale, tra quanti hanno figli il 59% soffre delle limitazioni che il dolore muscolare gli impone. Il 30% non riesce a giocare con il proprio bambino e il 16% a prenderlo il braccio. E ancora: il 35% subisce gli strascichi del dolore muscolare negli impegni quotidiani: il 25% si è assentato dal lavoro per esempio. Per quanto riguarda il tempo libero, il 51% degli uomini ha saltato l’appuntamento sportivo della settimana, mentre il 35% delle donne ha rinunciato allo shopping con le amiche, il 41% dei sofferenti ha rimandato un’uscita con gli amici. Non si salva nemmeno il sesso: al 29% è capitato di dover rinunciare a un rapporto a causa del dolore muscolare. ■
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Nervi in movimento Liberi dalla sciatalgia con la Neurodinamica di Stefano Ciani dottore in Scienze motorie e fisioterapia, osteopata illustrazioni di Sabrina Ferrero
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Il sistema nervoso svolge un compito sensitivo e motorio nel nostro organismo, comunicando le varie
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sensazioni dagli organi di senso al cervello che poi “impartisce” gli ordini ai muscoli.
Può capitare che a seguito di traumi, interventi chirurgici o disfunzioni croniche (posture alte-
rate o sovraccarichi funzionali), questo meccanismo di controllo vada in tilt manifestando sintomi, apparentemente inspiegabili, a meno che non si tenga conto dell’importanza dei nervi come network all’interno del corpo umano: la disfunzione di queste vie di comunicazione, altera i messaggi recepiti ed inviati dal cervello. Ed è a questo punto che subentra la “neurodinamica”, indicata in tutte le patologie muscolo-scheletriche che coinvolgano la componente neurale, tra cui cervico-brachialgie, sindrome dello stretto toracico (sofferenza dei nervi che passano tra clavicola e collo), tunnel carpale, lombosciatalgie, sindrome del piriforme, fascite plantare, aree cutanee facilmente irritabili, associate, a volte, a sensazioni insolite di caldo e freddo, formicolii (parestesie), mancanza di forza in alcuni movimenti.
Tutti dolori difficilmente classificabili e sintomi genericamente attribuiti, ma che in realtà sono riconducibili ad un’anomalia funzionale dei nervi periferici. In questi casi verranno proposte al paziente specifiche manovre, che coinvolgendo globalmente il corpo, possono riprodurre il sintomo a conferma ulteriore della disfunzione dei rami nervosi interessati (vedi gli esempi illustrati in questo articolo). Tali manovre mettono in tensione il nervo, agendo sulla “guaina meningea”, la fascia che lo avvolge, lo protegge ed accompagna nel suo percorso anatomico, consentendogli di adattarsi al movimento del corpo, scorrendo come la cordicella di un freno di bicicletta nella sua guaina. Sono esattamente queste manovre alla base del trattamento fisioterapico, ispirato al concetto “neurodinamico”, che, se correttamente
eseguite, restituiscono la fisiologica elasticità e funzionalità alle strutture nervose, dopo averle liberate da eventuali “intrappolamenti”, attraversati nel loro percorso. Quando il medico specialista (neurologo, ortopedico o fisiatra) diagnostica questo tipo di patologia, che potrà poi essere ulteriormente sostenuta dalla valutazione del fisioterapista, può prescrivere questo tipo di trattamento, coadiuvato eventualmente dall’assunzione di farmaci o integratori che favoriscano, per via sistemica, il recupero della fisiologica attività delle strutture nervose (ad esempio acido alfalipoico). Il trattamento fisioterapico si esegue attraverso posture, trattamenti manuali sul decorso dei nervi ed esercizi terapeutici organizzati in un programma riabilitativo che condurrà ad una remissione dei sintomi in tempi variabili.
Gli esercizi test per trovare la sciatalgia La valutazione delle strutture in disfunzione, per capire se il dolore è a carico delle radici nervose, e
l’eventuale successivo trattamento, possono essere svolti esclusivamente dal fisioterapista,
partendo da esercizi-test specifici come quelli indicati in questi disegni a titolo di esempio.
Esercizio 1a/1b Lo slump test è un importante esame manuale che serve a mobilizzare il nervo sciatico ed a trovare dove è stato “intrappolato” procedendo per prove successive. Si inizia posizionando il paziente seduto su una sedia o un lettino, con il corpo leggermente flesso in avanti chiedendogli di estendere, singolarmente, la gamba sana, e poi l’altra. Se c’è sciatalgia acuta di solito l’esecuzione dei due movimenti provoca dolore. Se invece il paziente non denuncia alcun disturbo, occorre un’ulteriore accentuazione del nervo sciatico, passando alla dorsi-flessione del piede della gamba dolorante, che va tirato verso l’interno e in alto
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mentre la gamba stessa è estesa. Se non si arriva a far percepire al paziente il punto dolente, gli si chiederà di afferrare la caviglia del piede ora dorsi-flesso (avvicinando la gamba alla linea mediana) tirando la coscia interna. Questo movimento, mettendo ulteriore stress sul nervo sciatico riprodurrà quasi certamente il dolore associato ad un intrappolamento del nervo stesso. La fase finale del test, che di solito si effettua quando le altre sono negative, consiste nel far flettere la testa del paziente verso il petto, innescando uno stress opposto sul midollo spinale e tirando il nervo sciatico in una posizione più tesa.
1B
“
Le manovre per arrivare alla genesi del dolore
Esercizio 2a/2b
”
Passiamo all’esame neurodinamico con tensionamento dell’arto superiore (nervo mediano). Il paziente deve essere in posizione supina, neutra, con il brac-
cio da testare vicino al bordo del lettino. Il fisioterapista procede ad una abduzione, cioè un movimento che allontana il braccio dalla linea mediana del corpo, fino a 90°-110°, successiva-
mente all’estensione del polso, delle dita e del gomito. A seconda della localizzazione dei sintomi il terapista toglierà o aggiungerà una flessione passiva del collo in senso inverso. ■
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INSERTO GOLD MARZO 2014
AMICI A 4 ZAMPE COME PROTEGGERLI DA PULCI, ZECCHE
& C.
Con l’avvento delle belle giornate, del clima più mite e delle ore di luce a disposizione torna la voglia di stare all’aria aperta, a contatto con la natura, soprattutto se in famiglia ci sono degli amici a quattro zampe che non vedono l’ora di scorrazzare felici e rotolarsi nei prati! E proprio a loro va dedicata un’attenzione particolare in questo periodo dell’anno e per tutta la bella stagione, perché in agguato, nei prati, nei boschi ma anche in giardino, possono esserci piccoli ma insidiosissimi nemici della loro salute. Scopriamo insieme come proteggerli e curarli e come preservare l’ambiente dove viviamo insieme a loro, da pulci, zecche & Co. Le Farmacie del Network Valore Salute ti aspettano con tanti prodotti selezionati con attenzione per i tuoi amici a quattro zampe, legati alle esigenze di ogni stagione, rigorosamente delle migliori marche e pensati per te anche nel prezzo! In alcune Farmacie puoi trovare una nuova isola espositiva completamente dedicata alla veterinaria: gli opuscoli contenuti nella apposita tasca ti aiuteranno a conoscere l’assortimento e le promozioni, e il consiglio del farmacista faciliterà la tua scelta.
Sos insetti pungitori Per cani e gatti comincia la stagione piÚ pericolosa, sotto attacco concentrico di pulci zanzare, pappataci e zecche. Per questo occorrono prevenzione, una corretta diagnosi e l’uso di prodotti ad hoc che il vostro veterinario o farmacista di fiducia vi consiglieranno a cura della redazione e del team medico di OPTIMA SALUTE
â–˛
Piccoli insetti apparentemente innocui come pulci e zanzare, insetti pungitori come i flebotomi e le zecche, parassiti della famiglia dei ragni, costituiscono un quartetto temutissimo, visto che ognuno di loro,
preso singolarmente, è capace di devastare anche in maniera irreparabile i nostri animali domestici, il cane in prima fila. Come effettuare una corretta diagnosi, soprattutto
tempestiva, come poter attuare una giusta prevezione? Inutile dire che la prima cosa da fare è di rivolgervi al vostro veterinario di fiducia o chiedere consiglio al vostro farmacista. Se non vi è mai capitato, dovete sapere che quando il proprietario di qualche animale arriva in ambulatorio lamentandosi dell’eccessivo grattarsi del proprio cane o gatto, solitamente si fanno una serie di domande sullo stile di vita e la dieta che esso segue. È fondamentale, specialmente con l’arrivo della primavera, il trattamento con prodotti antipulci (collari, spray, shampoo, pasticche...), secondo il dosaggio e i tempi di somministrazione specifici per ogni animale.
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La dermatite allergica è il disturbo più comune che può colpire i vostri animali
”
Analisi più approfondite vanno sempre prescritte da un veterinario qualificato e quando curate il vostro animale secondo la terapia concordata va fatta particolare attenzione nell’uso dei corticosteroidi topici (pomate, soluzioni, emulsioni...), potenzialmente dannosi non solo per la salute dell’animale ma anche del padrone: ricordatevi sempre di usare i guanti per evitare l’assorbimento tramite contatto cutaneo.
Pulci e dermatite Parliamo del parassita esterno più comune negli animali e la dermatite da allergia causata dalle pulci è quindi il disturbo cutaneo più diffuso tra cani e gatti. Il controllo delle pulci è sempre stato una sfida per i veterinari e i padroni poiché le pulci adulte sono la causa dei segni clinici, ma la maggior parte della popolazione parassitaria (uova, larve e pupe) sono da individuare non sull’animale, bensì nell’ambiente in cui esso vive, quindi in casa o in giardino. Il programma ideale per individuare le pulci utilizza prodotti studiati per sconfiggere tutte le varie fasi del ciclo di vita di questi animaletti fastidiosi e non solo quelli adulti sul pelo dei nostri amici di zampa. Per poter scegliere più facilmente i prodotti più adatti a garantire una vita priva di pulci ai nostri animali, dunque,
sarà bene imparare un paio di cose sul ciclo di vita delle pulci. Le uova vengono depositate sulla pelliccia e dovrebbero poi cadere dall’ospite. Sono immuni agli insetticidi, ma possono essere colpite con alcuni regolatori della crescita degli insetti. Le larve si sviluppano nell’ambiente dell’ospite e si nutrono delle feci delle pulci adulte (sangue) che cadono dalla pelliccia dell’organismo ospite; sono sensibili agli insetticidi tradizionali, ai borati e ai regolatori della crescita degli insetti e producono dei bozzoli (spesso nelle fibre dei tappeti) per la trasformazione in pupe. Le pupe resistono al freddo, all’essiccazione e agli insetticidi. Possono restare in letargo per svariati mesi, finché non vengono stimolate ad uscire dal bozzolo da vibrazioni, calore e aumento di anidride carbonica. Di norma, l’uscita dal bozzolo avviene quando c’è un ospite nelle vicinanze e la nuova pulce trova l’animale dopo pochi secondi. Le nuove pulci sono abbastanza veloci e possono sopravvivere qualche giorno senza un ospite, in condizioni ambientali favorevoli. Le pulci
appena nate iniziano a nutrirsi dopo qualche ora che si sono stabilite sul cane o gatto in questione. Una volta consumato il primo pasto, la pulce può sopravvivere solo per poco tempo se viene tolta dal suo ospite. Le giovani pulci hanno un alto tasso di mortalità quando si trovano su animali adulti e sani, infatti la maggior parte non sopravvive oltre le 72 ore su un animale in grado di grattarsi e pulirsi. Per i cani o i gatti allergici alle pulci, è necessario un controllo continuo e approfondito, per assicurarsi che non si presentino sintomi legati ad esse. Anche un’esposizione minima può essere sufficiente a causare un prurito continuo su un “paziente” ipersensibile. In passato i veterinari e i padroni dovevano controllare le pulci disinfestando l’ambiente in cui viveva l’animale, per debellare anche gli stadi primordiali dei parassiti. Questo approccio, molto utile se effettuato correttamente, è però molto faticoso e richiede un lavoro continuo con ripetuti controlli. Inoltre, alcuni prodotti di vecchia generazione utilizzati per debellare le pulci non le uccidevano istantaneamente oppure non avevano un effetto prolungato che potesse aiutare concretamente i cani o gatti allergici alle pulci, poiché le femmine sopravvivevano abbastanza da depositare alcune uova senza mai interrompere il loro ciclo vitale. Oggi, fortunatamente, i veterinari hanno a disposizione degli ottimi prodotti
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Le giovani pulci non sopravvivono oltre 72 ore su un animale in grado di grattarsi e pulirsi
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per il controllo delle pulci. In commercio esistono dei prodotti altamente efficaci, di lunga durata e sicuri per i nostri animali. Per ogni caso che ci si presenta, inoltre, sarà buona norma studiare il programma di controllo delle pulci più adatto.
Zanzare e filariosi Le prime passeggiate di primavera, nonostante il tepore e la voglia di uscire (di cane e padrone), portano con se un rischio da tenere bene a mente: le punture di zanzara. Infatti, se questi animaletti risultano piuttosto fastidiosi per noi uomini, la cosa può assumere dei risvolti patologici anche gravi per i cani. Questi effetti letali sono il risultato della trasmissione di un parassita, la Dirofilaria Immitis, noto come filaria, che può passare da un cane ad un altro tramite il pungiglione di una zanzara. La pericolosità di questo parassita deriva dal fatto che nella forma larvale vive nel sistema circolatorio, mentre da adulta (dopo 6 mesi circa) risiede nel cuore e nelle arterie polmonari degli animali che ne vengono colpiti e si riproduce molto velocemente. Ne derivano due malattie: la filariosi (o filariasi) cardio-polmonare e la filariosi sottocutanea (in cui i parassiti adulti si localizzano nella sottocute del cane infestato).
La filariosi cardiopolmonare si può prevenire con vari prodotti, come: compresse o tavolette appetibili (una volta al mese da maggio a novembre compreso), fialette (da applicare sulla cute una volta al mese) o iniezioni (per una protezione completa che
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La filariosi si manifesta con dimagrimento, spossatezza, scarsa resistenza allo sforzo, tosse
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La forma sottocutanea può colpire anche l’uomo (zoonosi) e la sua incidenza risulta aumentata significativamente negli ultimi anni. Una zanzara, inoltre, può trasmettere contemporaneamente entrambe le filariosi. Il problema è in crescita nel nostro Paese, poiché è aumentato sia il tempo di esposizione alle zanzare (cominciano a comparire con i primi caldi, se non prima) che la popolazione stessa di questi insetti, con l’arrivo della zanzara-tigre che agisce indisturbata anche di giorno. La filariosi, purtroppo, non presenta dei sintomi immediatamente riconoscibili, ma progressivamente si manifestano dimagrimento, spossatezza, scarsa resistenza allo sforzo, tosse. Quando, però, compaiono questi sintomi significa che sono già in atto lesioni cardiache e polmonari e occorre intervenire al più presto. Il metodo più sicuro per diagnosticarla consiste nell’eseguire un semplice esame sierologico, tramite un piccolo prelievo di sangue; il test però è in grado di svelare la presenza dei vermi adulti nel cuore, ma non quelli giovani ancora in fase di sviluppo. Devono infatti passare almeno sei mesi dalla puntura di una zanzara infestata affinché questo test sia significativo, perciò di norma lo si esegue in primavera, prima di iniziare la prevenzione. Il test andrebbe eseguito almeno ogni due anni prima di iniziare la stagione della prevenzione, in modo che se il cane risulta positivo si procede subito alla cura della malattia prima di vederne i sintomi.
dura tutto l’anno). Si possono sempre adottare altri accorgimenti pratici, come tenere il cane al chiuso la sera, trattarlo con un repellente per zanzare, evitare le aree più probabilmente infestate dalle zanzare... ma è bene ricordare che la prevenzione farmacologica è sicuramente la più sicura ed efficace. Una volta stabilita la presenza di filariosi e accertate le condizioni generali di salute del cane, può iniziare la cura vera e propria.
Se le condizioni di salute sono buone si somministra tramite due iniezioni intramuscolari (a 24 ore l’una dall’altra) della melarsomina, un farmaco che uccide le filarie adulte presenti nel cuore. Se la malattia è in stadio più avanzato si preferisce fare una sola iniezione, aspettare un mese, e poi eseguire le due iniezioni a intervalli di 24 ore. Nelle settimane successive il cane deve stare in assoluto riposo, per permettere all’organismo di eliminare i parassiti morti senza che si creino complicazioni, come l’ostruzione dei vasi sanguigni causata dai frammenti dei parassiti morti. Pur se in misura minore, anche i gatti possono essere colpiti da filariosi cardiopolmonare. Si stima che le filarie adulte, nel gatto, rimangono più piccole del normale e vivono meno (2-3 anni, a differenza dei 5-7 del cane) e che alcuni gatti riescono perfino a liberarsi spontaneamente dell’infestazione, divenendo immuni alla filaria. Ma quando il parassita attecchisce nel gatto, anche allo stato larvale, i rischi sono maggiori, a causa delle ridotte dimensioni cardiache dell’animale. I sintomi, a differenza del cane, interessano più i polmoni, causando tosse e difficoltà respiratoria, spesso accompagnati da vomito intermittente. Per stabilire la presenza di filariosi si esegue un esame del sangue, simile a quello canino, seguito da una terapia che però comporta rischi più elevati. Ecco perché spesso si preferisce non intervenire
farmacologicamente e continuare a fare controlli polmonari periodici se necessario somministrando antinfiammatori in caso di lesioni. Per questo la prevenzione nel gatto è ancora più importante che nel cane, con l’uso di prodotti specifici (fialette, tavolette appetibili) da maggio a novembre, somministrati una volta al mese. La prevenzione va fatta anche sui gatti che vivono in casa, le zanzare infatti non si fanno scrupoli e pungono anche tra le mura domestiche!
Zecche e Ehrlichiosi Chi ha avuto un cane, anche una sola volta nella vita, sa quanto è complicato (per l’uomo) e doloroso (per l’animale) avere a che fare con una zecca, riuscire a toglierla ed eliminarla completamente. Perché in realtà parliamo di un aracnide, grande circa 1 centimetro, appartenente alla stessa famiglia di ragni, acari e scorpioni, dunque abilissimo ad attaccarsi con forza e ostinatamente alla pelle dell’animale, succhiando il suo sangue anche per giorni. Non è facile accorgersene, se non ci si abitua ad “ispezioni” regolari, perché il morso solitamente non è doloroso e non causa prurito (a parte una lesione locale), ma solo piccoli fastidi raramente seguiti da sintomi generali. Le zecche provengono da altri animali domestici, oppure dagli arbusti del sottobosco ed è importante fare
controlli e regolari spazzolature specialmente quando si torna da passeggiate all’aperto. Passate le dita delle mani leggermente contropelo alla ricerca di piccoli noduli e/o sporgenze, per verificare la presenza delle zecche; questa abitudine è molto importante perché la trasmissione del parassita e la sua moltiplicazione avviene solo se la zecca resta attaccata almeno per 48 ore di seguito alla sua vittima. La malattia conseguente prende il nome di Ehrlichiosi: i globuli rossi vengono infettati fino a causare un’alterazione del loro funzionamento e alla minore produzione delle piastrine. Le fasi evolvono molto rapidamente e nel giro di pochi giorni si può passare dalla forma acuta a quella cronica, fino ad essere letale. Come accorgersi se il cane ha addosso una zecca?
Come detto, se procedete regolarmente ad una ispezione dovreste notare subito l’animaletto “aggrappato” al cane, mentre a giorni di distanza dal suo “attacco” si dovrebbe notare un arrossamento della pelle, localizzato nella zona del morso, che tende lentamente ad espandersi. A parte ciò, dovrete cominciare ad alzare le antenne se vedete il cane abbattuto e insonnolito, se ha la febbre alta, è inappetente, ha dolore alle articolazioni. In uno qualsiasi di questi casi chiamate subito il veterinario che con un semplice test sul sangue vi fornirà la diagnosi giusta in una decina di minuti. Se invece siete stati così bravi ad individuare subito la zecca, è opportuno toglierla senza indugi, perché tanto maggiore è il tempo che resta attaccata alla pelle, tanto più aumentano i rischi di contrarre l’in-
fezione. Utilizzando quindi una pinzetta (ne esistono anche specifiche) si deve afferrare la zecca il più vicino possibile alla pelle del cane, operando una torsione vicino alla pelle, e staccarla con una leggera trazione verso l’esterno, senza strappare per evitare che il parassita si spezzi e che quindi il suo apparato boccale rimanga attaccato alla pelle del cane. Una volta staccata, la zecca non va buttata per terra e schiacciata, perché non faremmo altro che perpetuare il suo ciclo naturale, visto che per partorire si stacca dall’animale, fa nascere oltre 500 uova, e muore. Invece la zecca va bruciata o immersa nell’alcol e la parte dove si è attaccata va disinfettata e trattata con una pomata antisettica.
Flebotomi e leishmaniosi
I flebotomi, noti anche come pappataci a causa del loro volo silenzioso durante la ricerca dell’animale da pungere (e del suo sangue...), sono insetti pungitori che assomigliano alle zanzare e la loro pericolosità per gli animali domestici deriva dalla capacità di trasmettere malattie virali, batteriche e protozoarie, tra le quali la leishmaniosi è la più temibile. Le malattie trasmesse dai flebotomi sono un importante problema sanitario per i cani, tanto che è consigliato adottare misure preventive, controllando gli insetti con l’ausilio di un antiparassitario ad efficacia repellente e insetticida. Si tratta di insetti molto piccoli (lunghi 2-3 millimetri), abituati a palesarsi prevalentemente di notte, mentre durante il giorno si nascondono in zone ombreggiate, preferibilmente in vicinanza di abitazioni, cucce di animali, cantine e sottoscala, lungo la riva degli stagni, nei prati, tra le foglie. Una descrizione accurata non può fare a meno di evidenziare l’aspetto peloso, gli occhi enormi, neri, ai lati della testa, le due antenne, i sei arti, le ali tenute, a riposo, in posizione verticale rispetto al corpo. Come salvaguardare il vostro cane? Oltre all’adozione di misure igieniche generali per impedire la costituzione di nuovi focolai dove è possibile lo sviluppo dei flebotomi (per esempio in prossimità di centri di raccolta delle immondizie), bisognerebbe tenere l’animale all’interno della casa durante le ore notturne, specialmente nella stagione calda e nelle zone dove la malattia risulta endemica. In queste zone a rischio il veterinario consiglierà controlli sierologici annuali, nel periodo febbraiomaggio, per evidenziare eventuali infezioni verificatesi nella precedente stagione di trasmissione, prima che la malattia sia annunciata dai classici sin-
tomi clinici. Il cane punto dal pappatacio e infettato si mostrerà abbattuto, sanguinante dal naso, con le articolazioni dolenti e gonfie, dimagrimento e inappetenza, perdita di pelo nella parte interessata, persino crescita anomala delle unghie. La diagnosi si effettua con un test sanguigno che fornisce l’esito in meno di dieci minuti. Oltre alle forme di prevenzione elencate, la terapia considerata più efficace è quella a base di antimoniato.
E anzitutto... igiene in casa
Una volta curati adeguatamente i vostri animali, il lavoro non è ancora finito, perché occorrerà igienizzare in maniera metodica ed efficace anche l’ambiente nel quale vivono, non solo le cucce, ma l’abitazione stessa, sia se circolano in casa, sia se entrano saltuariamente. Basti pensare che le pulci possono sopravvivere nelle case durante l’inverno. Ed anche un animale sano, pulito e sottoposto a periodici controlli veterinari può trasportare dall’esterno sporcizia e parassiti in grado di colonizzare l’abitazione. La prima cosa da fare, dunque, è la cosiddetta “pulizia meccanica”, cioè passare periodicamente l’aspirapolvere, non solo sul pavimento, ma anche su tappeti, cuscini, tendaggi, moquette, mobili rivestiti di stoffa (divani, poltrone, copriletti, sedie), zerbini, zone sotto i mobili bassi e ovunque il cane (o il gatto) sia transitato e abbia “soggiornato”, per asportare le particelle di sporco più grossolane. Poi mettete in lavatrice i rivestimenti delle cucce degli animali infestati, spruzzando prodotti a base di “regolatori della crescita degli insetti” su cucce, tappeti, moquette. Poi toccherà alla ”pulizia chimica” (disinfezione-disinfestazione), per la quale si usano detergenti (anche disinfettanti se agiscono su batteri, virus, funghi) e antiparassitari (detti anche disinfestanti) che agiscono sui parassiti, come pulci, zecche, zanzare e altri insetti nocivi. Si possono utilizzare prodotti facilmente reperibili sul mercato come aceto, alcol etilico, candeggina o lisoformio, mentre è sconsigliata l’ammoniaca, specialmente se si hanno gatti, in quanto contiene composti simili all’urina che possono stimolare la marcatura dei maschi. Buoni risultati si ottengono con i detergenti ecologici a base di sostanze vegetali, come Olio di Tea tree (Maleleuca) e Olio di Neem che ha anche un’azione antiparassitaria. Un’efficace azione disinfestante, invece, si basa sull’utilizzo di prodotti specifici, a base di piretrine sintetiche, anche sotto forma di spray, che ri-
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Il rebus del mal di testa
Si tratta del malanno più diffuso e più enigmatico al mondo. Come arriva? Come si cura? L’importanza di una diagnosi corretta a cura del team medico e della redazione di Optima Salute
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Alzi la mano chi non ha mai avuto il mal di testa. E ne alzi due chi ha individuato la sua genesi e azzec-
cato subito il rimedio giusto per farselo passare. E sì, il mal di testa è un rompicapo, letteralmente,
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tanto che si stima che il 90% della popolazione mondiale soffra di almeno un episodio di cefalea all’anno. Può arrivare per colpa dello stress, del caldo e della fame, per problemi odontoiatrici, poco sonno o troppo sonno, disturbi visivi, ansia, stanchezza, fumo, alimentazione, sforzi fisici, emozioni intense, eccesso di ore davanti al pc o al tablet… insomma un labirinto. Così come le cure che sono essenzialmente di tipo farmacologico, senza però tralasciare i tentativi con agopuntura, fitoterapia, omeopatia, chiropratica, fisioterapia, per non parlare delle soluzioni empiriche, personalizzate. C’è chi si mette a letto al buio, chi va a correre “perché sudare fa passare il mal di testa”, chi usa la borsa del ghiaccio e chi, all’opposto, quella dell’acqua calda. Del resto stiamo parlando di un malanno così diffuso da essere inserito, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le patologie che costituiscono causa di inabilità grave, al pari di quelle neurologiche come epilessia, sclerosi multipla e morbo di Parkinson. In particolare l’emicrania è al 19° posto nel mondo come causa d’inabilità per gli uomini ed al 12° per le donne, posizionandosi prima del diabete. Studi epidemiologici hanno rilevato che soffrono di cefalea, solo in Italia e per almeno una volta nel corso della vita, 44 milioni di persone, per la maggior parte donne (15-18% contro il 6% degli uomini), con un picco di prevalenza tra i 25 ed i 55 anni, nel periodo
di maggiore produttività. Ma di questa grossa fetta di connazionali, ben 1,5 milioni soffrono di mal di testa tutti i giorni e 6 milioni denunciano una vera e propria emicrania. Incredibilmente, però, solo una minoranza di “cefalalgici” si rivolge al proprio medico per cercare aiuto, mentre solo il 16% consulta uno specialista. Se vogliamo è questa la circostanza più allarmante, confermata da una recente indagine sulla cefalea a cura di “Doxa Marketing Advice-Dompé”, che vedremo in questo dossier. I dati pubblicati testimoniano, tra l’altro, che il 39% del totale degli intervistati non conosce di quale mal di testa soffre (cefalea o emicrania?), segno evidente di uno scarso ricorso al medico per una corretta diagnosi. Altri (soprattutto giovani) decidono di fare gli stoici, considerando il dolore una prova da superare stringendo i denti, mentre la categoria degli “indifferenti”, ovvero chi preferisce aspettare che il dolore passi, fa riferimento a uomini adulti con livello di scolarizzazione medio basso. C’è poi la crisi da social network, giovani tra i 35 e i 44 anni, che cercano l’immediata soluzione al dolore. Infine i “risoluti”, in maggioranza donne, che hanno scelto di informarsi e contrastare il problema, in particolar modo perché il mal di testa penalizza la loro qualità di vita. Spesso hanno l’analgesico a portata di mano. Vediamo ora di mettere alcuni punti fermi e stabilire come si distinguono i vari tipi di cefalee.
E SE FOSSE UN PROBLEMA DEL DENTISTA? A volte il mal di testa può derivare da disturbi dei denti o dell’articolazione temporomandibolare. Vediamo quando è necessario rivolgersi al dentista o ad uno specialista in ortodonzia.
Denti A. Cefalea accompagnata da dolore localizzato ai denti e/o alle arcate dentarie che soddisfi i criteri C e D. B. Evidenza di disturbi dei denti arcate dentarie o strutture correlate. C. La cefalea e il dolore si manifestano in stretta relazione temporale con il disturbo. D. La cefalea e il dolore si risolvono entro 3 mesi dal trattamento.
Mandibole A. Dolore ricorrente localizzato a una o più regioni della testa o della faccia e che soddisfi i criteri C e D. B. Segni radiografici, alla risonanza magnetica
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e/o alla scintigrafia ossea di patologia dell’articolazione temporomandibolare (ATM). C. Evidenze che il dolore possa essere attribuito a disturbo dell’ATM, basate sulla presenza di almeno 1 tra: • dolore scatenato da movimenti della mandibola e/o dalla masticazione di cibo duro • limitazione o difetti dell’apertura della bocca • rumori dell’ATM durante i movimenti della mandibola • dolorabilità alla pressione della capsula articolare dell’ATM. D. La cefalea si risolve entro 3 mesi dal trattamento del disturbo.
L’identikit: scoprite che cefalea avete La Società Internazionale del mal di testa (IHS) distinse, nel 1988, cefalee-malattia (4) e cefalee-sintomo (9), suddivise a loro volta in primarie e secondarie, con oltre 90 diverse sottocategorie. Caratteristiche fondamentali per la classificazione sono: la qualità, l’intensità, la ciclicità del dolore e la sua modalità di insorgenza. Le cefalee primarie rappresentano una vera e propria malattia, indotta da cause non sempre immediatamente identificabili, nell’ambito delle quali si possono individuare alcuni fattori scatenanti di natura ormonale o ambientale. Le 4 forme principali sono: la cefalea tensiva, la cefalea a grappolo, l’emicrania e cefalee non associate a lesioni strutturali. Le cefalee secondarie sono invece sintomi indicativi di altri disturbi (allergie, difficoltà digestive, sinusite, ipertensione) o scatenati da un motivo preciso, come l’assunzione o la mancata assunzione di particolari sostanze quali caffeina, alcol ed alcuni tipi di farmaci. Esistono poi altri tipi di cefalee che non sono legate ad alcun tipo di malattia o lesione, ma provocate da cause molto diverse fra loro come il freddo, l’eccessiva pressione sui nervi cranici da parte di cappelli e simili, rapporti sessuali, calo di zuccheri, attività sportiva eccessiva, colpi di tosse, altitudine ed ipertensione.
EMICRANIA
Il paziente evita rumori e luce La parola emicrania deriva dal greco hemikranion, cioè metà della testa, e questo spiega perché quella che viene considerata come la più fastidiosa tra le cefalee, si manifesta soltanto da un lato, irradiandosi abitualmente dall’occhio. Il dolore è continuo e può durare da qualche ora a qualche giorno. Sono attacchi ricorrenti e si presentano con frequenza variabile (da pochi episodi in un anno ad attacchi 2-3 volte la settimana). Il dolore pulsante è di solito riconducibile alla sequenza vasocostrizione-vasodilatazione arteriosa intracranica; il dolore si intensifica con il movimento rendendo chi soffre di questo disturbo incapace di svolgere le abituali attività quotidiane. Esistono due forme di emicrania: con aura e senza aura. L’aura si presenta con alterazioni della vista, come lampi, opacità, di una parte del campo visivo, flash scintillanti della durata di pochi minuti. Questi attacchi sono spesso accompagnati da nausea e vomito. Il paziente con l’emicrania classica è pallido, con l’arteria temporale dolente alla palpazione. Rumori e luce vengono possibilmente evitati, il cibo rifiutato. I sintomi vengono provocati da cambiamenti
ambientali, in momenti di maggior stress o emozioni, durante le mestruazioni o in periodi di rilassamento, la domenica o in vacanza. Fattori esterni come vento forte, freddo, radiazioni elettrostatiche da televisione o da computer sono imputati probabilmente ad attacchi emicranici. Le più afflitte sono le donne che vanno dai 10 ai 30 anni di età. Anche per l’emicrania occorre stabilire una diagnosi differenziale e la cura mirata alle cause. Un tipo molto fastidioso di emicra-
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nia è quella abituale: ci sono persone che soffrono di mal di testa praticamente per tutto l’anno con scarsi momenti di remissione. Questo tipo di mal di testa è stato da molti definito “psicosomatico”.
CEFALEA TENSIVA
Postura errata al pc stress, ansia e depressione È la più diffusa, provocata dalla tensione muscolare che produce una maggiore quantità di acido lattico, intossicando le cellule e facendo crescere progressivamente ed autoalimentando il mal di testa. Il classico cerchio alla testa. Quasi il 90% dei casi è dovuto a stress di natura psicosociale o a disturbi come l’ansia e la depressione, ad esso collegati. Può essere episodica (per meno di 15 giorni al mese e di durata variabile tra la mezz’ora e la settimana) o cronica (il dolore è presente, complessivamente, per sei mesi l’anno). Questo tipo di cefalea comincia di solito alla nuca o alla base del cranio, per poi diffondersi e localizzarsi in un punto qualsiasi dei capo, spesso nella regione occipitale. Possono soffrirne, per esempio, coloro che rimangono a lungo chini sui libri o davanti al computer tenendo i muscoli cervicali contratti. Infatti, l’individuo non se ne accorge, ed i muscoli della testa e del collo s’irrigidiscono, subendo contratture prolungate che provocano una costrizione dei vasi sanguigni e della loro rete nervosa; la circolazione
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impoverita aumenta il dolore dello spasmo muscolare. Il dolore è cupo e persistente, a volte è più avvertito a livello degli occhi ma ha spesso caratteri variabili anche nello stesso soggetto. Generalmente è di lieve o media intensità e non pregiudica le normali attività. Colpisce più le donne che gli uomini (soprattutto studenti o persone che per motivi di studio o lavoro trascorrono molte ore in posizioni scorrette o accumulano stress e tensione); spesso i soggetti colpiti mostrano una certa propensione alla depressione e all’ansia o hanno problemi di relazione con gli altri. I sintomi associati sono rigidità della nuca e manifestazioni ansiose (non c’è nausea, vomito, fastidio alla luce ed al rumore).
CEFALEA A GRAPPOLO
Arriva puntuale in periodi determinati Il nome è dovuto al fatto che le crisi si susseguono l’una all’altra ad intervalli di tempo piuttosto brevi e si raggruppano in determinati periodi del giorno e dell’anno. Il dolore è intenso e violento e di solito è monolaterale, localizzato attorno all’occhio ed allo zigomo ed è di tipo trafittivo ed isolante. Colpisce prevalentemente gli uomini con un picco di incidenza fra i 20 ed i 30 anni. Non si conoscono cause precise, ma le teorie più moderne si basano sull’esistenza di alterazioni ormonali e nervose.
L’importanza di rivolgersi ad un centro cefalee Abbiamo visto all’inizio di questo dossier come uno dei problemi principali del mal di testa sia la scarsa propensione dei pazienti di rivolgersi ad un medico per una corretta diagnosi. Eppure esistono in Italia oltre 180 centri cefalee, cioè reparti dedicati ed altamente specializzati. Vediamo per punti un piccolo vademecum: 1) Quando è necessario rivolgersi ad un centro cefalee? Deve essere il medico di base a stabilire se il suo assistito ha attacchi di cefalea primaria o secondaria. Nel primo caso, con uno-due episodi al mese che peraltro rispondono alle cure sintomatiche con farmaci analgesici, antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti fans) oppure con i triptani, specifici per l’attacco emicranico, non c’è bisogno che il paziente si rivolga al centro. In tutti gli altri casi, con l’aumento delle frequenze o con problematiche complesse che non consentono una diagnosi precisa è bene rivolgersi ad un centro specializzato.
venzione. Un identikit preciso non si può fare, ma tra i fattori scatenanti si passa da un terreno di suscettibilità prettamente genetico (c’è chi nasce con una minore efficienza energetica cerebrale e quando il suo ‘software’ è pieno scoppia il mal di testa…) a fattori ormonali in campo femminile, che nella maggior parte dei casi decadono dopo la menopausa, poi lo stress, il fumo, l’uso di alcol, ma anche andare in alta montagna, fare immersioni subacquee, avere problemi di tiroide, di anemia o di sbalzi di pressione. Ci sono persone che vivono con minore capacità di far fronte agli stimoli sensoriali, sia negativi che positivi e questo si può vedere chiaramente con i test ‘potenziali evocati’, cioè esami che studiano le risposte del sistema nervoso centrale ad uno stimolo sensoriale, analizzando le vie nervose che dalla periferia portano le informazioni verso il cervello.
2) A quali esami viene sottoposto il paziente? Si parte da un’anamnesi attentissima e dettagliata, perché tutto può essere importante: stato civile, professione, abitudini e caratteristiche personali (caffè, fumo, aborti, uso contraccettivi, ciclo mestruale, menopausa) malattie avute, fino ai temi specifici della cefalea. Per esempio numero, durata e frequenza degli attacchi, sede e intensità del dolore, sintomi e segni associati come nausea, fotofobia, vomito, lacrimazione, sudorazione. Poi si passa all’elenco dei farmaci utilizzati, anche questa una notizia non secondaria per evitare che il mal di testa si autoalimenti proprio con l’abuso di farmaci. Si conclude elencando sia i fattori scatenanti (alimentazione, troppo o poco sonno, stimoli sensoriali, fattori stressanti, clima e persino tempo libero) sia quelli allevianti, se esistono, come il movimento, il riposobuio, la compressione della zona dolente, l’aria aperta o lo stesso caffè che compare in tutte e due le caselle. Infine esiste la familiarità, soprattutto per il sesso femminile. 3) Si può disegnare un soggetto tipicamente colpito dall’emicrania? Parliamo della cefalea di tipo tensivo che costituisce il 90% delle cefalee e che va dai 3-4 episodi al mese fino alle forme croniche che arrivano a 15 giorni al mese per tre mesi consecutivi. Si tratta di pazienti che non rispondono alle terapie sintomatiche e per i quali bisognerà pensare ad una terapia mirata di pre-
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4) Il peggior tipo di cefalea classificato è quello a grappolo? Sì, ma fortunatamente colpisce appena lo 0,01% della popolazione. È dolorosissimo, insopportabile e può durare da 1530 fino a 180 minuti nei casi più gravi, con un minimo di un attacco ogni due giorni ed un massimo di 8 attacchi al giorno. L’identikit del soggetto ci porta ad un uomo con una personalità eccessiva, che nella sua vita fa tutto al massimo, dal lavoro alla vita privata, che fuma, beve e in molti casi fa uso di cocaina, che è un antagonista del dolore. Tutto questo porta ad un’alterazione del ritmo circadiano sonno-veglia, non a caso il dolore insorge di notte, quando inizia la fase Rem oppure durante il sonnellino pomeridiano.
5) Esistono terapie di prevenzione? I centri cefalee usano farmaci di diverse categorie, a seconda dei casi, come antidepressivi, calcioantagonisti, betabloccanti che abbiamo scoperto far bene anche alle cefalee oltre che ai cardiopatici, antiepilettici, Ace-inibitori fino ad integratori come vitamina B2 ad alto dosaggio e magnesio. 6) La più pericolosa di tutte è la cefalea secondaria? Ovviamente sì, essendo il sintomo di un’altra malattia ben più pericolosa. Esistono 14 categorie di possibili patologie che si manifestano con il mal di testa, dalla meningite all’ictus, per fare due esempi. Per questo l’intervento di un medico del centro cefalee al pronto soccorso è importante per avere un riconoscimento tempestivo al fine di evitare conseguenze rilevanti per il paziente, dovute alla patologia nascosta.
CRITERI DIAGNOSTICI DELLE CEFALEE PRIMARIE 1. Iniezione congiuntivale e/o lacrimazione EMICRANIA SENZA AURA A. Almeno 5 attacchi che soddisfano i criteri omolaterali (nello stesso lato) 2. Ostruzione nasale e/o rinorrea omolaterali B-D B. Attacchi di cefalea della durata di 4-72 ore 3. Edema palpebrale omolaterale 4. Sudorazione facciale e frontale omolaterale (non trattati o trattati senza successo) 5. Miosi e/o ptosi omolaterali C. La cefalea presenta almeno due delle 6. Irrequietezza e agitazione. seguenti caratteristiche: D. Frequenza degli attacchi: da 1 ogni due 1. localizzazione unilaterale giorni a 8 al giorno per più della metà del pe2. qualità pulsante riodo o tempo se cronica. 3. intensità del dolore media o severa 4. aggravata da o che limita lo svolgimento CEFALEA DI TIPO TENSIVO delle normali attività quotidiane A. Almeno 10 episodi che soddisfano i criteri D. La cefalea è associata ad almeno uno B-D dei seguenti sintomi: B. Durata 30 minuti a 7 giorni 1. nausea o vomito C. La cefalea presenta almeno due delle se2. fotofobia e fotofobia guenti caratteristiche: 1. localizzazione bilaterale CEFALEA A GRAPPOLO A. Almeno 5 attacchi che soddisfino i criteri 2. qualità gravativo-costrittiva (non pulsante) 3. intensità lieve o media B-D. B. Dolore d’intensità forte, unilaterale, in sede 4. non è aggravata dall’attività fisica di routine orbitaria, sovraorbitaria e/o temporale, della durata di 15-180 min (senza trattamento) per D. Si verificano entrambe le seguenti condizioni: più della metà del periodo (o del tempo se 1. assenza di nausea e vomito (può manifecronica). C. La cefalea è associata ad almeno uno dei starsi anoressia) 2. può essere presente nausee o vomito. seguenti sintomi e segni:
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Che cosa pensano gli italiani e la differenza tra uomini e donne L’ultimo “grido” in fatto di mal di testa, l’ultima causa censita è quella dei “sempre connessi”, non solo dei nativi digitali ma anche degli over 40-5060 che non sanno proprio staccarsi da internet e dal suo variegato mondo. È questo uno dei dati più curiosi emersi dall’indagine “Doxa Marketing Advice Dompé” svoltasi attraverso domande online poste ad un campione ampio e rappresentativo della popolazione italiana attiva (509 tra uomini e donne di età 25-54 anni). Inoltre un italiano su tre ha dichiarato di rinunciare al sesso a causa del mal di testa (soprattutto gli uomini), quasi metà alla propria vita di relazione (ad esempio, uscire con gli amici), 1 su 3 ai propri hobby e passioni (sport, cinema e viaggi) e 2 su 10 hanno dovuto saltare il lavoro. Passando ai rimedi farmacologici, per gli intervistati, oltre ad essere efficaci, devono essere a rapida azione, non avere effetti collaterali e utilizzabili anche a stomaco vuoto, facilmente reperibile, cioè, possibilmente “acquistabile senza ricetta” e “da prendere quando si è in giro”. Singolari anche le differenze delle riposte date da uomini e donne alle stesse domande:
1. Mal di testa almeno due volte al mese Donne: 50% Uomini: 42% 2. I fattori scatenanti Uomini: sonno, stress da lavoro, computer, cellulare, serate in compagnia Donne: sonno, stress da lavoro, ciclo mestruale, litigi col partner, figli 3. Mal di testa e difficoltà nelle attività quotidiane Uomini: lavorare, dormire, fare sesso Donne: socialità, vita familiare, attività domestiche 4. Mal di testa e rinunce fatte Uomini: uscire con chi ti piace, fare sport, sesso Donne: uscire con gli amici, giocare con i figli, frequentare un corso (ballo, cucina, ecc.) 5. Mal di testa e rimedi Uomini: spesso non prendono provvedimenti Donne: agiscono subito 6. La scelta del farmaco Uomini: scelgono fra i farmaci che hanno in casa Donne: seguono le raccomandazioni del medico 7. Caratteristiche del farmaco Uomini: specifico per il mal di testa, senza ricetta Donne: rapidità, senza effetti collaterali
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Dossier
OCCHIO A QUELLO CHE MANGIATE Spesso il mal di testa può essere originato anche da sostanze che ingeriamo con i pasti giornalieri, alimenti che possono scatenare la crisi. Altrettanto spesso può avere una forte incidenza mangiare fuori orario, bere vino (o alcolici) quando non si è abituati, essere disturbati dall’odore pungente o sgradevole di un piatto. Anche mangiare un gelato o un alimento ghiacciato può produrre dolore, per il contatto del freddo con il palato e la lingua, in quanto ogni variazione sensitiva o fisiologica può influire sui vasi sanguigni o sui muscoli del cranio e dare vasodilatazione, contrazione o infiammazione che sono poi alla base della cefalea. Scendendo nel dettaglio, vediamo quali sono le sostanze e gli alimenti che possono scatenare il mal di testa:
I CIBI NO Sostanze vasoattive: istamina, tiratina e feniletilamina. Dove si trovano: pesce (soprattutto se conservato), crostacei, insaccati, carne suina, uova, formaggi, pomodori, fragole, banane, nocciole, vino, birra. Sostanze ad azione eccitante: caffeina, teofillina, teobromina. Dove si trovano: caffé, tè e cibi o bevande che li contengono, pomodoro e derivati,
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salse di soia, parmigiano, dadi per brodo e insaporitori. Additivi: monoglutammato di sodio, solfiti, nitrati e nitriti Dove si trovano: alimenti fermentati, vino, formaggi, salumi, carni in scatola, pesci marinati. Coloranti E249,E 250,E251, E252.
I CIBI SÌ Una dieta anti-cefalea ovviamente non esiste, ma esistono cibi consigliati per magiare più sano ed effettuare, nel contempo, una prevenzione alimentare. Perciò è sempre bene puntare su pane, pasta e riso (soprattutto integrali), frutta e verdura fresche e di stagione, legumi freschi o secchi che si digeriscano senza problemi (le lenticchie soprattutto), pesce fresco non affumicato e non salato, carne fresca, sempre meglio bianca (pollo o tacchino), succhi, spremute, centrifugati freschi. Caffé e tè senza esagerare con le quantità. Il consiglio principale, però, al di là delle indicazioni di base appena date è quello di tenere un accurato diario alimentare, da mostrare poi al medico curante o al centro cefalee, per poter eventualmente rilevare l’associazione tra ingerimento di un determinato cibo e insorgenza del mal di testa.
Generazione tartaruga Il 40% degli adolescenti di oggi non fa alcuno sport e i pochi “praticanti” vanno più lenti dei loro padri di Roberto Moraldi
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I ragazzi italiani sono pigri, anzi, i più pigri d’Europa, attratti dalla tecnologia “stazionaria”, in qualsiasi forma conosciuta, a scapito
della pratica sportiva. E questo all’incirca si sapeva, lo avevamo intuito, tanto è vero che anche l’attuale ministro della Pubblica Istru-
zione, Maria Chiara Carrozza, ha recentemente promesso che dirotterà dei fondi europei sull’attività fisica, a partire da quella
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scolastica. Nell’attesa che avvenga questo “miracolo” peraltro atteso da quando portavamo i calzoni corti (mezzo secolo fa...), un altro dato è emerso prepotentemente sui media di tutto il mondo, rimbalzato da una ricerca australiana: i ragazzi di oggi, anche quelli che si dedicano allo sport (per esempio al più facile di tutti, la corsa) vanno più piano di noi. E per loro è stato subito coniato un efficace “Generazione Tartaruga”, molto meno aggressivo dell’inglese Slowpoke Generation, cioè, letteralmente, generazione formata da persone ottuse e lente. Vediamo i dettagli. Sulla distanza di un miglio (1609 metri) i più giovani impiegano mediamente un minuto e mezzo in più dei loro padri o dei coetanei di 30 anni fa. I ricercatori australiani hanno analizzato 50 studi sulla corsa condotti in 28 paesi tra il 1964 e il 2010. Più di 25 milioni di ragazzi sani, tra i 9 e i 17 anni, sono stati presi in considerazione e tutti hanno misurato il fitness in termini di distanza percorsa in un tempo stabilito o quanto impiegavano a coprire una certa distanza. Solo negli Stati Uniti i ricercatori hanno scoperto che la resistenza cardiovascolare dei ragazzi - uno degli elementi fondamentali del benessere fisico - è calata mediamente del 6% ogni dieci anni dal 1970 al 2000. La ragione è semplice, almeno secondo il dott. Grant Tomkinson, capo delle ricerca, professore alla University of South Australia’s School of Health Sciences: “portano addosso troppo grasso corporeo, rendendo più difficile muoversi nello spazio. Inoltre sono costretti a muoversi in un ambiente “tossico” per la loro attività. Non per spezzare una lancia in loro favore, ma la verità è che questo deficit di prestazione rispetto ai loro genitori, questa diminuzione dell’attività aerobica, sono praticamente imposti, non dalla volontà, ma da una serie di fattori
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esterni, di concause determinanti: mancanza di verde, urbanizzazione, cambiamenti nei programmi scolastici di educazione fisica, troppo tempo trascorso davanti a TV o videogiochi”. Ma come “schiodarli” dalla loro seggiola davanti al pc? “I ragazzi non devono fare tutto subito - dice Tomkinson - consigliamo per iniziare almeno 60 minuti di attività fisica al giorno, prevalentemente aerobica. Anche se può sembrare molto, l’attività può essere suddivisa in quarti da 15 minuti l’uno ad esempio.
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Basta un’ora di attività al giorno, anche suddivisa in quarti da 15’
”
Possono correre, andare in bicicletta, nuotare, giocare, fare tutto in brevi lassi di tempo e ottenere dei benefici che vanno oltre il benessere cardiaco. Migliorare il proprio benessere fisico aiuta anche a migliorare l’autostima, l’umore, riduce la depressione e aumenta anche i risultati a scuola. Un piccolo investimento che può dare frutti eccezionali sia adesso che nella vita adulta, perché è ormai accertato che un’inattività fisica durante la crescita può avere delle implicazioni molto serie in futuro”. In un altro studio pubblicato la scorsa estate sul Journal of Adolescent Health, i ricercatori del National Institutes of Health (Maryland, Stati Uniti) hanno scoperto che solo la metà degli adolescenti sono fisicamente attivi per cinque o più giorni a settimana, e meno di uno su tre mangia frutta e verdura quotidianamente. La ricerca su vasta scala ha interes-
sato ben 10.000 bambini tra gli 11 e i 16 anni, in 39 Stati. “Ciò che abbiamo scoperto, insieme ad altri, è che la persona giovane è mediamente sedentaria, fa pochissima attività fisica e livelli bassi di attività fisica da moderata a intensa, e questo - ha spiegato Bruce Simons-Morton, capo ricercatore dell’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development rappresenta un problema per i medici e per il sistema sanitario in generale”. Perché gli studiosi si sono concentrati nei loro test su un miglio di corsa? Perché la capacità di concentrare e gestire lo sforzo in pochi minuti, correndo più velocemente che si può (dai professionisti che vanno sotto i 4’ ai podisti-tartaruga che possono farlo in 10-11’) è considerato un indice piuttosto buono del fitness. L’equivalente anglosassone del Test di Cooper, molto usato da noi, per esempio dagli allenatori delle squadre di calcio quando si inizia la stagione. Ogni calciatore viene fatto correre per 12 minuti ed i metri percorsi da ciascuno rappresentano un valido indice dello stato di forma.
E chi fa sport legge più libri
Se fino ad ora abbiamo analizzato, ad ampio spettro, il comportamento degli adolescenti di tutto il mondo, focalizzandoci su quello che avviene in casa nostra i dati non sono certo rassicuranti. Dall’ultimo congresso nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) è emerso, infatti, che quasi il 40% dei ragazzi nella fascia d’età 13-14 anni non pratica alcuna attività sportiva, oltre alle 2 ore settimanali previste dal calendario scolastico, o la pratica per meno di 2 ore a settimana. Una percentuale che per quanto riguarda le ragazze sale addirittura al 44%.
Tutte cose abbastanza note. Quello che invece non si sapeva è che chi fa più sport ha voti migliori dei sedentari, il che smentisce definitivamente un vecchio luogo comune secondo il quale troppo impegno dedicato alle attività fisiche sottrarrebbe ore preziose e voglia agli studi. Sempre secondo i dati comunicati dall’Osservatorio Sip, gli adolescenti innamorati di uno sport collezionano successi nella vita scolastica in percentuale maggiore rispetto ai sedentari: dichiara di “andare bene a scuola” il 56,5% degli sportivi, contro il 40,3% dei secondi. E questo dedicando allo studio quotidiano un numero di ore pressoché identico. “Un adolescente in questa fascia d’età - è stato il commento del dottor Giovanni Corsello, presidente della Sip - dovrebbe praticare almeno un’ora al giorno di attività fisico-sportiva, che non significa necessariamente attività
agonistica, ma può essere anche solo correre in un parco. Un’esigenza connaturata alla specifica fase di sviluppo, ma che oggi diventa ancora più necessaria considerando sia lo stile di vita troppo sedentario dei nostri ragazzi, sia le abitudini alimentari spesso non corrette e sbilanciate in eccesso”. Ma le sorprese dell’indagine non finiscono qui, visto che la pratica sportiva innesca, a ricaduta, comportamenti virtuosi in altri settori: gli sportivi risultano consumatori più accaniti di libri non scolastici: ne legge più di 6 il 18,2% contro l’11,4% dei sedentari. Inoltre il 50,2% degli sportivi dichiara di avere un’alimentazione molto variata contro il 40% dei sedentari, il 63% fa sempre la prima colazione contro il 50% dei coetanei più pantofolai. Chi fa più sport segue meno diete (24% contro 30%) e scende sensibilmente la percentuale di
chi se la autoprescrive (30% degli sportivi contro il 41% dei sedentari). E poi c’è l’attrazione del vizio che esercita un fascino minore sugli sportivi. In questa categoria è più bassa la percentuale sia di chi fuma sigarette (30,8% contro 35,4% dei sedentari), sia di chi dichiara di avere avuto almeno un’esperienza con fumo di droghe (5,8% contro 9,1%). Lo sport tiene anche gli schermi alla larga: fra i teenager che lo praticano per più di 2 ore a settimana oltre all’attività a scuola, la percentuale di chi trascorre più di 3 ore al giorno davanti alla tv scende dal 19% al 16%, come cala dal 21,5% al 14,2% la percentuale di adolescenti collegati in Rete per più di tre ore. La conferma che la pratica sportiva sottrae tempo principalmente a internet e tivù, cioè due dei grandi Moloch colpevoli di rovinare i nostri adolescenti. ■
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Gli adolescenti che fanno sport vanno meglio a scuola
”
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La primavera della pelle Sta arrivando il momento giusto per sfoggiare un incarnato luminoso e sano, all’altezza delle prime giornate di sole. Ecco i consigli per prendervi cura del vostro viso di Benedetta Ceccarini
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La primavera è nell’aria, entra ufficialmente nel nostro calendario intorno al 20 di marzo e porta con sé temperature miti, giornate di sole, fioriture e risvegli dal letargo invernale. In questo clima viene naturale pensare a visi botticelliani, con incarnati luminosi e perfetti, che
sembrano adattarsi alla natura rigogliosa circostante. Ma il problema della carnagione perfetta sembra affliggere le donne da tempi lontani, se pensiamo che i primi consigli in merito venivano dati già nell’antico Egitto e la leggendaria regina assiro-babilonese Semiramide nell’800 a.C.
era nota per le sue innovative pratiche di cosmesi. Al giorno d’oggi il problema, più che nella ricerca di perfezione, risiede però nella capacità di riuscire a scegliere i prodotti più adatti alla nostra pelle e adottare le giuste abitudini di vita per ridurre al minimo rossori e imperfe-
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zioni. Secondo una recente ricerca, ben il 42% delle donne tra i 25 e i 34 anni su blog e chat parlano spesso dei loro problemi di pelle e sono alla ricerca di soluzioni per pori dilatati, macchie, occhiaie e colorito spento. Affascinate da paragoni con seta, pesca e cashmere, cerchiamo di districarci nel mondo della cosmesi e del benessere per apparire più luminose e “intonate” con la primavera.
Lo stile di vita
Cominciamo dalle basi: se vogliamo una pelle senza difetti dobbiamo partire da un corretto stile di vita, fatto di alimentazione equilibrata e buone abitudini. Le nostre marachelle, soprattutto alimentari, ma non solo, ci si leggono letteralmente in faccia: le imperfezioni sono spesso il diretto risultato di ciò che abbiamo sgranocchiato distesi sul divano. Per quanto riguarda la dieta, esistono una serie di alimenti alleati della pelle luminosa. Uno di questi è lo yogurt naturale o con probiotici che, mantenendo attiva la flora intestinale, permette l’eliminazione delle tossine e un migliore assorbimento dei nutrienti. Sempre per depurare il vostro organismo e, dunque, la vostra pelle, prendete la buona abitudine di sorseggiare tè verde (meglio se senza zucchero e caldo) ricco di antiossidanti che combattono i radicali liberi. Altri cibi che aiutano la purificazione cutanea sono: la frutta secca, in particolare le noci (ricche di omega 3 e 6), il pesce azzurro, la carne rossa (che fornisce collagene, elastina e ferro), i cereali integrali, la frutta e la verdura (specie quella gialla e rossa, ricca di vitamina C per la produzione di collagene, carotenoidi e flavonoidi contro i radicali liberi), la soia (che contrasta il colesterolo) e le uova (le vitamine B12 e B2 stimolano il rinnovamento cellulare).
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Ci sembra quasi superfluo menzionarlo, ma per la salute della pelle è fondamentale bere almeno 1 litro di acqua al giorno, che depura e reidrata. Altre buone abitudini da adottare per la salute in generale e quella della pelle in particolare sono: ● Dormire almeno 7 ore a notte (cercando di andare a letto e alzarsi più o meno sempre negli stessi orari, in proposito leggete anche il nostro articolo sul sonno a pag. 23); ● Eliminare il fumo. Proprio per una delle principali cause di invecchiamento della pelle è stato coniato il termine “smoker’s face” (viso da fumatore) caratterizzato da zampe di gallina e rughe accentuate intorno a occhi, labbra, guance e mandibole, pelle priva di elasticità, colorito diseguale, a chiazze leggermente arrossate, o aranciate, o violacee, spesso innaturalmente pallido (per scarsa ossigenazione del sangue). ● Ridurre o eliminare il consumo di
alcolici che aumentano la seborrea (grasso cutaneo) e causano rossori, eritemi e couperose a causa della dilatazione dei vasi sanguigni. Inoltre l’alcol causa disidratazione, che spegne il colorito della pelle. ● Attenzione ai raggi ultravioletti: oltre a proteggervi dalla luce naturale (soprattutto al mare e in montagna, ma anche in città), limitate per quanto possibile le sedute di abbronzatura artificiale che accelerano l’invecchiamento della pelle. ● Massimo 3 tazzine di caffè: è questo il limite da non oltrepassare perché la concentrazione nel sangue di caffeina così raggiunta può ridurre la sintesi di collagene fino al 15%. ● Proteggersi dagli sbalzi di temperatura: gli eccessi, che siano di freddo o di calore, sono sempre deleteri per la pelle, quindi munitevi di creme protettive che facciano da scudo al freddo esterno o che reidratino in caso di caldi eccessivi.
La routine quotidiana Una volta stabiliti i punti fermi del vostro stile di vita, possiamo passare ai consigli per il trucco. Fermo restando che ognuna di noi ha una pelle diversa e dovrà scegliere le formulazioni più adatte alle proprie esigenze, vi proponiamo un percorso a tappe da seguire nel corso della giornata.
Step 1 ■ Detersione
Dopo il risveglio e la colazione, lavarsi il viso è un’abitudine naturale e quasi automatica. Ma non basta semplicemente buttarsi un po’ d’acqua in faccia per avere una pelle senza difetti, vi pare? Al mattino la detersione è importante perché durante la notte il sebo si accumula, soprattutto nella famigerata zona “T” (fronte, naso, mento). Vi consigliamo di scegliere un buon prodotto detergente (che non sia uno struccante! A quello arriveremo dopo) che risvegli le vostre cellule e le prepari ad affrontare la giornata. Se avete una pelle grassa scegliete prodotti acidi (pH 4,5 o 5), se è secca optate per detergenti delicati, emollienti e idratanti, sempre privi di alcol. Le formulazioni sono svariate, dalla saponetta al gel, alla mousse, alle acque detergenti. Non vi resta che provare e scegliere quella che più vi si confà.
Step 2 ■ Idratazione
Se dall’interno possiamo nutrire la pelle attraverso la dieta (con acqua, frutta e verdura in primis), dall’esterno possiamo agire con prodotti mirati per l’idratazione. Che preferiate le creme o i sieri, l’importante sarà sempre scegliere un prodotto di buona qualità che possa risolvere i vostri problemi specifici: sebo in eccesso, disidratazione, macchie, età, rughe. Esistono formule che coniugano anche fino a 5 funzioni in una e che possono aiutare contro gli ec-
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cessi della vita quotidiana (fumo, stress, alimentazione, raggi UV).
Step 3 ■ Luminosità
Se siete alla ricerca di una pelle luminosa e diafana come una fata degli elfi, potete affidarvi ai sieri di ultima generazione in commercio, da applicare prima del trucco. Con i loro mix di sostanze attive schiarenti e illuminanti, come le alghe, la vite (viniferina), il pisum sativum o la madreperla, donano immediatamente un colorito più acceso e senza macchie o rossori.
Step 4 ■ Base
Prima di procedere con il trucco ricordate di stendere sempre una base, o primer. Dopo aver messo l’idratante, applicate il primer per “riempire” le linee sottili e i pori dilatati, ma attenzione alla quantità per evitare l’effetto opposto, ovvero di evidenziazione delle rughe. Al posto del primer alcune di voi potrebbero preferire un prodotto multifunzione come le BB cream, che eliminano i difetti e colorano
l’incarnato. Di ultimissima generazione sono poi le CC cream (Color Control), un’evoluzione delle BB cream che, oltre a correggere i difetti, offrono un controllo del colore fondendosi con qualsiasi tonalità di pelle e regalando una pelle omogenea, luminosa e naturale senza dimenticare la protezione solare.
Step 5 ■ Trucco
Passando alla fase make-up, scegliete un fondotinta leggero, del colore più vicino alla vostra tonalità di pelle (per evitare fastidiosi “stacchi” tra viso e collo) e possibilmente in formulazione liquida. Questo perché le formule in polvere o mat rischiano di spegnere il colorito e coprirlo invece che esaltarlo. Le nuove formulazioni leggere e impalpabili sono anche a lunga tenuta. Ricordate che il segreto di ogni trucco, in fondo, è che c’è ma non si vede. Per l’applicazione vi consigliamo di stendere dei punti di prodotto su fronte, naso e mento per poi di-
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Prima di acquistare un prodotto stabilite qual è il vostro tipo di pelle
”
stenderlo prima con le dita (per scaldarlo) e solo dopo con una spugnetta, che porterà via anche gli eventuali eccessi (tamponando e non strusciando). Solo dopo aver steso il fondotinta potrete passare al correttore, picchiettandolo dove necessario con le dita e scegliendo un colore a base gialla per le occhiaie e le macchie scure e verde contro i rossori. Infine potete completare il trucco con una cipria che funga sia da fissante che da illuminante, per un effetto vellutato e scintillante.
Step 6 ■ Struccante
La detersione è un momento importante non solo al mattino, ma anche e soprattutto la sera, per rimuovere il trucco e tutti gli elementi atmosferici che sono rimasti sul nostro viso. Per questo la scelta del prodotto serale deve essere oculata e mirata. Innanzitutto dovrete stabilire il vostro tipo di pelle: per quelle secche si consiglia un latte o un gel idratante, per quelle grasse invece è più indicata una formulazione “a secco”. Prima di struccare il viso ricorda-
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tevi di procedere con occhi e labbra, che necessitano di prodotti specifici in quanto parti più delicate del volto. Vi consigliamo un detergente bifasico, da agitare prima di versarlo su un dischetto di cotone e che vi permetterà di rimuovere il trucco facilmente, senza strofinare col rischio di irritare. Potete poi procedere con il resto del viso, o stendendo prima il prodotto e poi rimuovendolo con acqua o passandolo con un batuffolo di cotone (meglio se in dischetti). Cercate di non usare un solo dischetto per fare tutto. Dopo lo struccante sciacquate sempre il viso con acqua, o acqua e sapone delicato, tamponatelo con un asciugamano morbido e procedete con il vostro rituale notturno. Infine, ricordate che le salviette struccanti andrebbero usate solo in viaggio o in caso di particolare fretta perché non puliscono a fondo e possono anche irritare la pelle a lungo andare.
Step 7 ■ Rituale notturno
Anche in questo caso, ognuna ha
quello che preferisce: tonico, crema, impacco o maschera che sia, prima di andare a letto c’è sempre bisogno di un ultimo ritocco. Il tonico, da applicare sul viso con l’aiuto di un dischetto di cotone, può avere funzione purificante, astringente, antiage, ecc… a seconda delle esigenze. C’è anche chi non tollera il tonico perché rende la pelle troppo secca e preferisce affidarsi ad una crema notte idratante, che possa agire per tutta la durata del riposo, quando avviene il rinnovamento cellulare. È preferibile applicare anche i prodotti specifici per contorno occhi e contorno labbra in questo momento della giornata. Almeno una volta al mese si consiglia di eseguire uno scrub leggero, per portare via le cellule morte e donare al vostro viso una luminosità nuova. In alternativa potete anche scegliere una maschera, una volta a settimana, magari creandola con gli ingredienti che trovate in frigorifero: miele, limone, yogurt, cetriolo, mele, carote, semi di lino o burro. ■
Vivere con un anziano La difficile gestione di un familiare colpito da problemi connessi a demenza senile e altre malattie degenerative di Francesco Fioroni Medico psichiatra, psicoterapeuta
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Stare dietro ad un anziano, prendersi cura di lui, è sempre un impegno: la gestione della propria vita quotidiana si somma con quella delle esigenze di chi è avanti con l’età, quando alle patologie croniche sopraggiunge spesso anche la demenza.
Il progredire di una malattia determina un carico costante che comporta implicazioni sul piano relazionale ed emozionale, che richiede costi economici diretti e indiretti che alla fine mettono a dura prova l’equilibrio psicofisico anche del cosiddetto caregiver
(colui che si prende cura) e dell’intero nucleo familiare. Una complessità di assistenza data dal fatto che tuttora non esistono servizi adeguati: pur essendo diventato un “contenitore” assai meno stabile di un tempo, nel nostro Paese l’ambiente famigliare
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CONOSCERE LE MALATTIE Secondo l’Aima, l’Associazione italiana malati di Alzheimer, “chi si prende cura di un malato di Alzheimer (il caregiver) sia esso un familiare, un operatore, una badante o un volontario, per poter essere un efficace ‘curante’, deve conoscere la malattia e le conseguenze che essa ha nel comportamento del malato”. È necessario che acquisisca conoscenza e competenza per essere in grado di affrontare tutti gli ostacoli che la vita quotidiana con il malato presenta. Fare il caregiver è sicuramente un lavoro, che occupa molto più del tempo pieno tradizionale, con le prevedibili conseguenze su tutti gli aspetti della vita, soprattutto nel caso che il caregiver sia un familiare. Ecco allora che diventa fondamentale conoscere le leggi e i propri diritti, per tutelare se stessi e il malato di cui siamo responsabili”. Tutte indicazioni che la stessa associazione offre sul proprio sito (www.alzheimer-aima.it), insieme ad alcuni suggerimenti alcuni consigli per superare le difficoltà più usuali per aiutare a rendere la convivenza con il malato meno difficile. resta ancora il luogo privilegiato della cura. Dove la donna, soprattutto la moglie, tra ore di assistenza e sorveglianza, resta la dispensatrice di cure primarie. Un bisogno di accudimento che aumenta con l’aggravarsi della patologia, quando il dilemma fra mettere l’anziano in un ospizio o affidarlo ad una badante diventa
una strada obbligata. Una scelta, questa, comunque non sempre facile: la qualità del rapporto genitori-figli scatena sentimenti e stati d’animo contrastanti, evoca sensi di colpa o indifferenza. Proprio in questa fase si possono riattivare antichi meccanismi, vecchi sentimenti provati nel corso della crescita, dinamiche
familiari difficili di tanti anni prima che possono destabilizzare, creare difficoltà nel rapportarsi serenamente e mostrare affetto. Lo stesso coniuge anziano può manifestare forti resistenze nel riporre l’assistenza in altre mani: delegare ad un estraneo le cure determina sfiducia (“non gli importa nulla di lui”), un senso di onnipotenza (“come lo curo io non lo sa fare nessuno”), sentimenti di inadeguatezza e di colpa (“mi sembra di abbandonarlo”), la convinzione di venire meno ad un compito doveroso acquisito con il “contratto matrimoniale”. Impatto sui costi, sulla salute e la psiche. I costi, calcolati sia come spese dirette che indirette sono rilevanti, tanto che spesso chi assiste un familiare è costretto a lasciare il lavoro o a scegliere una attività part-time. Stessa cosa per l’impatto sulla salute e sulle condizioni psicologiche e relazionali, tanto da dover ricorrere, in alcuni casi, anche ad ansiolitici e antidepressivi. Non solo. L’assistere un malato comporta forzatamente una modifica dei propri equilibri personali e sociali, ritmi e bisogni che mettono a dura prova le capacità di condivisione dell’ambiente di appartenenza. Sia le condizioni del malato che quelle personali, di salute o socio-am-
PER SEGUIRLI SI LASCIA ANCHE IL LAVORO Secondo uno studio dell’Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano, il 34% degli italiani con un familiare in stato vegetativo rinuncia a lavorare, in maniera temporanea o definitiva, per accudirlo. Nel giro di 2 anni, aumenta la percentuale di coloro che passano più di tre ore al giorno con il malato: dal 55% al 59,7%. Ma le problematiche investono anche la famiglia: nel 32% dei casi la situazione creatasi in famiglia per la presenza
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di un congiunto con disordine della coscienza è causa di grave difficoltà economica, ulteriormente aggravata dalla crisi. Sempre secondo lo stesso Istituto, le condizioni e le capacità dei pazienti possono evolvere clinicamente nel tempo: infatti, il 14% di loro, in un arco di tempo di due anni, è passato dallo stato vegetativo a quello di minima coscienza o da quest’ultima alla gravissima disabilità.
ASSISTENZA AI MALATI: RUOLO FEMMINILE Sono principalmente donne coloro che si dedicano all’assistenza di familiari malati. É la fotografia dei caregivers che emerge dall’ultimo rapporto del Censis. “Mogli-assistenti” che si fanno carico di compiti che in altri Paesi sono svolti da strutture pubbliche, che scontano quindi conseguenze nel mondo del lavoro e sulla propria salute. Un quadro delineato mettendo a confronto i modelli di offerta delle prestazioni per disabilità in Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito. Nel nostro Paese gran parte dell’intervento pubblico si concretizza in misure di sostegno economico, che però sono inferiori rispetto alla media europea. In particolare, secondo il Censis, le donne più an-
bientali, influenzano di conseguenza lo stile e la qualità del caregiving (il modo di cura). Subentra il rischio di burn out (lo stress di chi esercita attività di accudimento), che colpisce maggiormente chi assiste a tempo pieno il coniuge che ha raggiunto ormai una fase avanzata della malattia, senza alcun tipo di aiuto, con scarse relazioni sociali, con alle spalle situazioni conflittuali in famiglia, problemi di salute, e ormai psicologicamente molto provato. Se il paziente viene colpito da demenza, l’altro problema rilevante da gestire è quello dato dalla difficoltà del riconoscimento reciproco, tra chi non “ritrova” nel malato la persona di sempre, soprattutto quando vede comportamenti o reazioni assai diverse rispetto a quelle che aveva conosciuto fino a quel momento, mentre dall’altra parte, quella del paziente, il progredire della malattia fa sì che questi non riconosca più i familiari e l’ambiente che lo circonda. Tanti elementi, differenze, che mettono a dura prova la qualità
ziane tendono a sobbarcarsi il carico assistenziale da sole e ne pagano il prezzo in termini di problemi psicologici e di salute. Le persone bisognose di aiuto nei prossimi decenni tenderanno ad aumentare di pari passo con l’aumento di malattie cronico-degenerative e della non autosufficienza. Per questo occorre quindi organizzare al meglio le reti di supporto, sia attraverso una formazione adeguata delle “badanti”, sia allestendo strutture in grado di accogliere i pazienti una volta usciti dall’ospedale. Sta infatti alla famiglia la responsabilità di decidere se assumere una badante o utilizzare qualche servizio della sanità pubblica che ancora rimane insufficiente rispetto alla domanda.
del legame, un rapporto datato, fino a quel momento inossidabile. Tutte difficoltà che si ritrovano ad affrontare anche le figlie “tuttofare”, impegnate su più fronti oltre che nell’assistenza al malato, con il quale in genere non convivono. Strette nella morsa della “sindrome da compassione”, offrono una dedizione costante, che alla lunga le fa sentire stanche e sovraccariche di responsabilità, elementi che determinano una ricaduta negativa prevalentemente sul piano psicologico e delle relazioni sociali. Inoltre, la graduale riorganizzazione di tempi, spazi e ruoli richiesta dall’assistenza all’anziano, espone l’intero sistema familiare a pressioni e a confronti che rischiano di destabilizzarlo, anche in modo drammatico. Possono attivarsi nuovi conflitti, secondari a stanchezza, problemi economici o decisioni da prendere ma possono riattivarsi antiche tensioni che portano qualche volta a fratture definitive. La cronicità della malattia, comporta tra l’altro, una condizione
dolorosa di anticipazione e di perdita, un’esperienza che coinvolge tutto il corso di malattia con un vasto raggio di emozioni intense e di interazioni complesse, che si sviluppano in relazione alle grandi sfide e ai grossi sforzi che il malato e la sua famiglia si trovano ad affrontare lungo tutte le fasi del decorso di una malattia, spesso gravemente invalidante. Un quadro pesante, quello che ruota intorno all’accudimento delle persone anziane, destinato a salire: si stima che nel Mondo, tra il 2010 e il 2050, il numero totale di anziani con esigenze di tipo assistenziale sia destinato a triplicare, passando da 101 a 277 milioni di persone. Per questo non dobbiamo dimenticarci né del bisogno di cura e assistenza, né di chi si fa carico in modo spontaneo e gratuito, di tutto questo, per anni. Persone avanti con l’età rassegnate alla sorte, propense ad annullare se stesse, ad isolarsi, che necessitano almeno di un supporto psicologico individuale per una migliore qualità della vita. ■
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Maldive, 1000 isole da sogno Sorgono nel bel mezzo dell’Oceano Indiano e formano un fantastico arcipelago costituito da ben 26 atolli di natura corallina. Seguiteci nella magia della piccola Vilu Reef Testo e foto di MARIA PIA PEZZALI giornalista, scrittrice e viaggiatrice
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Sognate il Paradiso? Avete voglia di evasione? Afferrate le valigie e partite! Non si tratta di uno slogan pubblicitario, ma di una vera e propria opportunità da prendere al volo. I mesi invernali sono lunghi e l’estate ancora un miraggio, approfittiamo allora di questo lasso di tempo per una vacanza rigenerante che ben ci disponga per l’ar-
rivo del solleone. Una meta desiderabile, ambita da tutti, sono le Maldive o meglio, l’Arcipelago delle Maldive. Potremmo scrivere 1190 differenti servizi, su queste isole. Tradotto in giorni significa pubblicarne uno al dì (domeniche comprese) per oltre tre anni e uno al mese per quasi cento anni di seguito. Il motivo? È semplice: nel
mezzo dell’Oceano Indiano, il più piccolo di tutti gli oceani, le Maldive formano un arcipelago di 26 atolli per un totale di 1190 isole di natura corallina. Cercando l’arcipelago su di una carta geografica dovremo puntare il dito verso la penisola indiana e da qui farlo scivolare poco più giù, verso i mari aperti, fino a quando una man-
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ciata di puntini interromperanno la monocromia del blu. Per chi ama solcare i mari, gli atolli rappresentano un idilliaco mix tra avventura e relax, dove navigare significa spiegare le vele al vento e zigzagare tra una laguna e l’altra in cerca del proprio esclusivo paradiso. Per molti altri, invece, questi atolli nati dalla lotta tra l’acqua e il fuoco, rappresentano il mondo ideale, dove ritrovare se stessi equivale a sdraiarsi all’ombra di una palma, restare stregati dalle tinte della laguna o perdersi nell’orizzonte infinito.
Il paradiso è qui
L’arcipelago maldiviano si sviluppa verticalmente per più di ottocento chilometri all’altezza dell’Equatore godendo di un clima favorevole per quasi tutti e dodici i mesi dell’anno, anche se quelli che vanno da dicembre ad aprile sono sicuramente i più favorevoli. Periodi ottimali per noi italiani, visto che rappresentano una vera scappatoia ai rigori dell’inverno. Il panorama, visto dall’alto, ci rivela un tappeto color indaco interrotto soltanto da piccole isole e minuscole ciambelle madreporiche. Alcune sono ricche di vegetazione, di modeste dimensioni e strette da una fascia color turchese. Altre sono piatte e spoglie: solitarie distese di finissima sabbia bianca dal cuore blu. Le lagune, all’interno di queste ciambelle dimenticate, già ci riempiono la mente di sogni e racconti, quelli dei pochi avventurieri che per primi arrivarono a scoprire questo angolo d’incanto. Si materializza, d’improvviso, una città che pare emergere dal mare: case, grattacieli, edifici di vario genere emanano un gran fervore. È Malè, la capitale. Una manciata di costruzioni, strade e grattacieli che si contendono l’ultimo granello di sabbia libero. Intorno, il blu abissale dell’oceano. Sembra una città alla deriva. Ad attendervi, una volta atterrati, c’è un minuscolo idrovo-
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lante, pilotato da due aviatori scalzi, capaci di farvi sfiorare le tinte dell’oceano. Almeno fino alla mèta: Vilu Reef, nell’atollo di Nilandhe Sud. Se siete soliti pensare al paradiso come ad uno spazio infinito, beh, qui le misure sono esatte: 390 metri in lunghezza ed appena 170 in larghezza. La ricca vegetazione di palmizi e piante tropicali che la ricopre, conferisce all’isola un aspetto accogliente e fresco. Avvolta senza interruzioni da una cintura di sabbia bianca che “regala” una spiaggia ampia e solitaria, interamente percorribile a piedi. A chiuderla, una laguna dalle tinte tanto cerulee da farsi invisibili laddove le punte delle palme sfiorano la riva. A Vilu Reef non si va soltanto per la sua bellezza, ma perché è l’isola ideale per concedersi, finalmente, una vera vacanza, fatta di relax, armonia, silenzi, cieli stellati e, per coloro che praticano questa attività, passeggiate subacquee. Una, due, tre, quattro immersioni al giorno? Starà a voi decidere.
Fondali da esplorare
La bellezza dei fondali non deluderà e forse, alla fine del viaggio, rimpiangerete di non averne fatta qualcuna di più. Pesci soldato, cernie, balestra, sembrano in coda, con le bocche spalancate, con le pinne allargate e gli opercoli sollevati davanti alle “cleaning station” - una sorta di SPA per pesci - dove gamberetti e piccoli pesci pulitori, con coscienziosa professionalità, si prenderanno cura dei loro denti, delle loro branchie, della loro pelle. Allora liberate la mente e spalancate gli occhi: il colore delle madrepore, la limpidezza dell’acqua, la varietà delle forme di vita vi farà sognare ad occhi aperti per molto tempo. I fondali maldiviani sono ricchissimi di vita. Gli alcionari, che hanno uno scheletro molle e ondeggiano sinuosi, creano autentici giardini
sommersi dove l’alternanza dei colori crea un’armonia da lasciare estasiati. I loro rami costituiscono inoltre un sicuro riparo per i più piccoli abitanti del reef. Tutto intorno interi plotoni di Platax sfileranno davanti alla vostra maschera, incantandovi con la loro eleganza ed i riflessi argentei del corpo. E poi ancora barracuda, pesci angelo, pesci balestra, pesci grugnitori e tutto il campionario di vita che un oceano, bello e solitario, come quello delle Maldive, sa offrire. Anche immergendosi solo con maschera e pinne, dedicandosi allo snorkeling. Con lentezza e solitudine. E se non facciamo immersioni? Non credo vi annoierete… L’isola, date le sue modeste dimensioni, ospita un numero esiguo di clienti, nell’ottica di una vacanza nel pieno del riposo e della tranquillità. E il sogno continua tra un aperitivo alla terrazza del Cafè e un tramonto dalle tinte equatoriali. Il sole rosso fuoco scende all’orizzonte. Seduti a riva, di fronte all’oceano, ascoltiamo il silenzio. Poco lontano un dhoni, l’imbarcazione in legno tipicamente maldiviana, ha gettato l’ancora al riparo di un lunghissimo reef, poco distante dalla spiaggia. Una brezza improvvisa increspa la superficie dell’acqua, di nuovo vitrea al suo passare. Non c’è fretta quaggiù. La notte, a queste latitudini, arriva veloce e inghiotte il giorno. Tra il relax sulla spiaggia e qualche esplorazione di snorkeling, tra i piaceri offerti da una SPA e i silenzi delle notti stellate i giorni voleranno tra le dita. Avvolti dal sole del giorno, e dagli astri delle tenebre, Vilu Reef saprà incantarvi con le sue semplici magie. Lontanissima dai frastuoni, questa minuta isola blindata dalle madrepore, offre quei silenzi che soltanto un luogo perso nell’oceano può ancora regalare.
NOTIZIE & CONSIGLI Lingue parlate: Italiano, Inglese, Francese, Insetti: benché all’interno dei villaggi si diTedesco e Spagnolo. sinfetti la vegetazione quasi ogni giorno, è bene avere sempre con sé uno spray conClima generale: il clima delle isole che for- tro le zanzare. mano l’arcipelago è eterogeneo, dato che sono sparse nell’oceano Indiano vertical- Vaccinazioni: nessuna obbligatoria mente per una lunghezza di oltre 800 chilometri. Tropicale, con temperature da 27° Religione: musulmana. Sono previste pene a 33°. Il monsone da sud-ovest soffia da severissime per chi importa alcolici o dromaggio a settembre-ottobre e rende il ghe. Fino a pochi anni fa era quasi imposmare agitato. Quello da nordest, meno in- sibile notare donne impiegate presso le tenso, da ottobre a dicembre. attività pubbliche. Oggi è possibile incontrarne alle reception degli alberghi ma i laPeriodo migliore: da dicembre ad aprile. vori di fatica spettano comunque all’uomo. È fatto divieto di topless oppure di nudo inCosa portare: abiti leggerissimi, un pullover tegrale. di cotone e sandali. Abbigliamento per le cene ai resort, comunque sempre infor- Temperatura dell’acqua: intorno ai 28 male. Pinne, maschera e boccaglio sono gradi centigradi. Per gli amanti delle imindispensabili, così come il pareo e gli oc- mersioni una muta da 3 mm sarà perfetta. chiali da sole. Creme a protezione totale sono raccomandate: il sole fa sentire la sua Fuso orario: tre ore in più rispetto l’Italia duforza anche sulle pelli meno sensibili. rante l’ora legale. ■
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Hobby House di Gelsomina Sampaolo
Libreria BAMBINI Cat and mouse, come to my house Un gatto americano e un topo inglese insegnano vocaboli e pronunce con questo divertente audiolibro e le sue illustrazioni. In questo volume ti invitano a casa di Cat per cercare il suo pappagallino che è scappato. Husar S., Loic M.; Curci; Euro 13,90
Principessa del disordine Nel castello di Clementina Disordinatina è tutto ordinato, tranne la sua stanza. Il re Livio il Lindo, la regina Renata l’Organizzata e il principe Martino Precisino cercano invano di trasmetterle il buon esempio, ma non c’è nulla da fare. Tyler A.; Guanda; Euro 14,00
IN SALUTE Acqua, salute e benessere In questa semplice guida, con consigli sull’alimentazione, impareremo come è strutturata una molecola d’acqua e in che modo influisce sull’equilibrio del nostro organismo per prevenire patologie, godere di maggiore energia e rallentare il processo di invecchiamento. Pieve A.; Felici; Euro 22,00
Ricordati di te Un’imprenditrice di successo decide di condividere la sua gestione del quotidiano con uomini e donne che hanno voglia di sentirsi dire che si può stare meglio, che è semplice, che la risposta è dentro di loro! Pink M.; Intento; Euro 14,00
BEST SELLER Splendore Due ragazzi si allontanano, crescono distanti, stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell’altro resiste in quel primitivo abbandono che li riporta a se stessi. Un romanzo che non somiglia a nessun romanzo, perché una storia d’amore non somiglia a nessun’altra storia d’amore. Mazzantini M.; Mondadori; Euro 20,00
Cinema Philomena Regia: S. Frears con J. Dench, S. Coogan Trama: Irlanda anni ’50, a Philomena viene strappato suo figlio. Passerà la vita a cercarlo. Giudizio: Frears racconta una storia vera, purtroppo molto comune. Per far pensare e anche divertire grazie a due formidabili interpreti.
Hunger games Per capire il successo planetario dei film tratti da questa saga, iniziamo dal primo capitolo. Qui Katniss si offre volontaria agli Hunger Games, un reality show con una sola regola: uccidi o muori. Collins S.; Mondadori; Euro 13,00
Musica Passenger All the little lights Passenger, vero nome Mike Rosenberg, ricorda James Blunt ma più folk. L’abbiamo conosciuto col singolo “Let her go” e questo album è stato proclamato da iTunes UK il miglior album cantautorale del 2012.
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Oroscopo di Rolando Rossi giornalista e scrittore, studioso di astrologia
ARIETE dal 21/03 al 20/04
Salute e vita: Venere vi farà assaporare un mese di emozioni originali, donandovi fantasia scaccia pensieri, salute energetica e volontà costruttiva. Sentimenti: cercate di non farvi coinvolgere dagli egoismi sentimentali, l’amore è una buona merce di scambio, ma se ne volete un po’ dovete donarne tanta. Studio e lavoro: per superare le opposizioni marziane di questo settore occorrono più scaltrezza e obiettivi mirati.
TORO dal 21/04 al 20/05
Salute e vita: per i ritardi di certe risposte come responsi clinici, documentazioni burocratiche, notizie familiari, causate da dissonanze astrali dalle ingarbugliate conclusioni, dovrete avere tanta pazienza. Sentimenti: gli astri consigliano di prestare molta attenzione alle date ed alle scadenze programmate; ogni giorno dovete interrogare la vostra agenda. Studio e lavoro: ci saranno spese impreviste o aspetterete più del previsto risposte attese e credute già acquisite.
GEMELLI
dal 21/05 al 21/06 Salute e vita: una forma fisica eccellente dovrebbe farvi sentire già la frenesia primaverile. Impostate i vostri programmi in prospettiva futura ma realizzatrice, cercando di far diventare questo periodo come i bei tempi dei quali sentirete la nostalgia fra qualche anno, Sentimenti: Venere ed altre combinazioni astrali vi stanno preparando vacanze armoniose per chi ha famiglia o partner, oppure love story per gli altri. Studio e lavoro: saranno disponibili piccoli o grandi colpi di fortuna per tutti quelli che desiderano novità, ma dovete stare all’erta perché le occasioni transiteranno alla velocità della Formula 1.
CANCRO
dal 22/06 al 22/07 Salute e vita: spese tanto temute non saranno più necessarie o comunque si riveleranno molto più contenute del temuto, anche la forma psicofisica sarà risollevata dopo che Marte vi restituirà la dovuta lucidità, per lasciarvi vivere in piena armonia con voi stessi e con tutto il vostro mondo operativo. Sentimenti: cercate di non limitarvi a guardare la felicità attraverso gli occhi degli altri, non vi manca niente per realizzare il desiderato. Studio e lavoro: anche lo studio ed il lavoro dovrebbero orientarsi verso il decollo concreto, con nuovi progressi e rinnovate alternative.
LEONE
dal 23/07 al 23/08 Salute e vita: alcune opposizioni vi faranno apparire agli occhi delle genti ricurvi sulla vostra stanchezza, ma per poco, perché non mancheranno i soccorsi di un Marte energetico a rischiarare le vostre giornate con una salute più brillante. Sentimenti: luci diffuse da geometrie astrali, vi faranno vedere quanto è bello il mondo pieno d’immagini dell’altro sesso. Studio e lavoro: con tanta energia positiva a disposizione conviene riflettere attentamente: se impiegarla in quello che possedete o cercare nuove e più sicure alternative.
VERGINE
dal 24/08 al 22/09 Salute e vita: sentirete il bisogno di ritirarvi nei vostri pensatoi, per estraniarvi da domande imbarazzanti, ma visto che nessuno è un isola e ad ogni levar di sole ci sarà sempre qualcuno che avrà bisogno di voi, fatelo con il giusto impegno e poche emozioni. Sentimenti: non fraintendete gli atteggiamenti. Spesso alle donne piacciono gli uomini taciturni, perché credono che preferiscono ascoltare, invece anche loro a volte non hanno voglia di parlare. Studio e lavoro: sicuramente lo avete già capito da voi che se anche ci fossero le condizioni non è proprio il momento di staccare la spina.
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BILANCIA
dal 23/09 al 22/10 Salute e vita: con Marte c’è il rischio che saltino i parametri clinici, quindi fate appello ai vostri appoggi celesti che non s’impiccino di pressioni, valori glicemici e patologie varie, ma che vi aiutino a stare calmi, tanto il tutto si aggiusterà senza supplementi di pasticche e tisane rilassanti. Sentimenti: sarete presi da turbamenti amorosi - attenzione perché al geloso basta un sospetto per farlo diventare convinto del tradimento. Studio e lavoro: dice il saggio: beato colui che non aspetta niente perché così non verrà mai deluso.
SCORPIONE
dal 23/10 al 22/11 Salute e vita: anche se non influiranno eccessivamente sui vostri rendimenti sarete visitati da certe malinconie, che vi faranno apparire un po’ adombrati e poco socievoli, ma con il sole ed un po’ di frizzante tramontana vi rimetterete in piena attività operativa. Sentimenti: sentirete il bisogno di dire ai vostri interlocutori senza il timore che si offendano “ma di che cosa vi lamentate?”, perché tutti gli altri vi sembreranno molto fortunati. Studio e lavoro: dice un saggio proverbio agreste: “delle ottime recinzioni fanno buoni anche i vicini”, ma voi non siate bellicosi nemmeno con gli avversari più agguerriti.
SAGITTARIO
dal 23/11 al 21/12 Salute e vita: i destini si sono un po’ intrecciati ed hanno lasciato il rimpianto di una gioia svanita, ma niente è perduto, anzi è possibile recuperare perché a lungo andare solo il capace avrà fortuna, quindi curate la forma psicofisica per essere pronti a saltare sull’occasione quando si ripresenterà. Sentimenti: intanto un’atmosfera frizzantina vi anticiperà dolci occasioni di primavera. Studio e lavoro: un incontro con una persona propositiva vi potrà aiutare a sviluppare un’idea diventata desiderio, per nuove collaborazioni più gratificanti.
CAPRICORNO
dal 22/12 al 20/01 Salute e vita: delle opposizioni e un Marte aggressivo vi costringeranno a rivedere i vostri piani d’azione ma attenzione al detto che chi mena per primo mena due volte, perché ora è più conveniente vestire i panni del paciere. Sentimenti: con dell’ottimismo costruttivo cercate di adoperare l’amore ed il sesso come valvola di scarico per i vostri nervosismi vitali. Studio e lavoro: per il clima di competizione che impera, sarebbe meglio analizzare le vostre proprietà prima di andare all’attacco.
ACQUARIO
dal 21/01 al 19/02 Salute e vita: c’è da gioire, per la fine dell’inverno e per l’arrivo nel vostro segno di Venere e Mercurio portatori di buona salute, allegria e bell’aspetto che vi renderanno ancora più desiderabili. Sentimenti: momenti frenetici per le tante cose da fare, ma attenzione a non esagerare nelle esternazioni e visto che abbiamo due orecchie e una sola lingua ascoltate molto e parlate il giusto. Studio e lavoro: momento ottimo per avanzare richieste, elaborare progetti e suggerire idee.
PESCI
dal 20/02 al 20/03 Salute e vita: oltre che ai festeggiamenti personali, che meritano tutto il folclore che vi aggrada, avete un quadro astrale che vi dovrebbe sostenere in ogni settore. Sentimenti: cercate di non fare gli scorbutici e promuovete il dialogo con il partner, gli amici e le conoscenze importanti. E siccome ci hanno fatto la testa rotonda dovete pensare in tutte le direzioni. Studio e lavoro: le fatiche e le difficoltà nel mondo del lavoro ci saranno ancora, ma è arrivato anche il momento per guardare al futuro con maggior fiducia, perché Giove e Saturno vi stanno orientando verso altre soluzioni più vantaggiose.