Optima Salute Gold giugno 2014

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IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 226 ANNO XXIII Giugno 2014

Pannolino

Il momento giusto per toglierlo

Corsa

Perché arriva il mal di gambe

Salute

Le trappole nascoste degli smartphone

Dossier

Corpo da bikini

In questo numero

CHECK-UP E PREVENZIONE STRUMENTI INDISPENSABILI PER LA SALUTE



Sommario Anno XXIII N.226 Giugno 2014

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Jeffrey Allan Bodan, Stefano Borgognoni, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini, Gian Marco Tomassini, Mario Tomassini, Gianluca Tuteri Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie Tipsimages - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Officine Grafiche D.A. - 28100 Novara Prezzo per copia euro 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 copie 100 copie 150 copie 200 copie 300 copie 500

€ 250,00 € 365,00 € 505,00 € 655,00 € 950,00 € 1.545,00

Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

di Claudio Sampaolo Zelig LA SPESA DEL BUONSENSO Ci sono in circolazione una serie lità è importante ma ha un costo: sterminata di regimi alimentari dall’olio, al prosciutto, al parmida seguire, di consigli ad hoc per giano) o quelli troppo caserecci. fare acquisti mirati al supermer- Chi ci garantisce che la verdura cato, nel piccolo del contadino è negozio di quartiere migliore di quella o, ancora meglio, a surgelata? Magari chilometri zero. Inla prima è coltivata dicare quale sia la in un campo vicino strada migliore non ad una strada traflo sa nessuno e chi Pannolino ficatissima ed è siIl momento giusto crede di saperlo è per toglierlo c u r a m e n t e Corsa arriva un gran presuntoso Perché peggiore dell’altra il mal di gambe o ha le mani in Salute super controllata. Le trappole nascoste degli smartphone pasta ma non lo Resta un unico, dice. La verità è grande appiglio: Dossier Corpo da bikini che occorre solo e leggere sempre soltanto molto tutte le etichette. buonsenso, e se Ci è capitato di venon si hanno patologie o intolle- dere un miele apparentemente ranze gravi è sempre meglio evi- nostrano, peccato che fosse tare le soluzioni drastiche o stato confezionato in Ungheria, privative, le “diete del niente” per una azienda di Milano e pro(niente pane, niente pasta, venisse dalla Spagna. Per carità, niente carne...) che prima o poi non sarà stato veleno, ma cosaltano e ci riportano alla casella stava incredibilmente poco. di partenza, così come i cibi Troppo poco. Infatti, è rimasto troppo a buon mercato (la qua- sul suo bello scaffale. IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 226 ANNO XXIII Giugno 2014

Rubriche in Farmacia 6 Attualità La hit parade delle novità 9 Post-it Pro-memoria della salute Medicina 11 Flash News dal Mondo House 64 Hobby Cinema, musica e libri 66 Oroscopo del mese www.optimasalute.it

di Francesca Aquino

di Gelsomina Sampaolo

omaggio del tuo farmacista

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

di Rolando Rossi

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Sommario Anno XXIII N.226 Giugno 2014

Dossier Corpo da bikini

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Ecco un perfetto mix per preparare la vostra pelle all’appuntamento più importante dell’estate: alimentazione mirata, ginnastica contro la cellulite, creme, fanghi e massaggi a cura di Maria Mazzoli

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Rubrica dei perché Colpi di calore di Pompeo D’Ambrosio

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Le trappole degli smartphone L’utilizzo esasperato nasconde insidie per la nostra salute di Gelsomina Sampaolo

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Ciao ciao pannolino Si può provare fra 18 mesi e 3 anni, seguendo facili consigli di Gianluca Tuteri

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La corsa “pesante” Gambe indurite? Cambiare allenamento e occhio alle scarpette

Il dolore, democratico e misterioso Colpisce indistintamente, ma le scale di valutazione non sono comprensibili a tutti di Andrea Giordano

di Roberto Moraldi

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Moda d’estate Le tendenze femminili e il boom delle borse da uomo di Gelsomina Sampaolo

bambini

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Il paradiso delle Cicladi L’isola di Amorgos, meta per amanti del silenzio, baie spopolate e passeggiate di Maria Pia Pezzali

56 viaggi

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Tale cane, tale padrone Uno studio inglese conferma la somiglianza tra alcune razze e chi le sceglie di Chiara Baldetti

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Attualità in farmacia INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

Excilor: la risposta alle micosi dell’unghia Unghie giallastre, inspessite o fragili, biancastre? Potrebbe essere una micosi. Excilor è un Dispositivo Medico classe IIa, utile per le micosi dell’unghia, la cui efficacia è clinicamente provata: i risultati sono visibili alla ricrescita dell’unghia. Excilor ha tutte le caratteristiche per essere un prodotto di successo. è facile da applicare e asciuga in pochi secondi senza lasciare alcuna pellicola. è pratico, non è necessario limare l’unghia e non servono accessori. Inoltre è adatto ai diabetici e utilizzabile dalle donne in gravidanza. Oltre al comodo applicatore “a penna” (€ 26,90) è disponibile anche la Excilor soluzione ungueale per chi preferisse questa modalità di applicazione al conveniente prezzo di € 19,90 (circa 250 applicazioni). Excilor è un prodotto Vemedia Pharma. Per maggiori informazioni: www.excilor.com.

Caffé verde Arkopharma Se il metabolismo è “lento”, perdere peso risulta difficile anche se si segue un regime dietetico controllato: l’organismo non fa più differenza tra le sostanze nutritive realmente utili e quelle in eccesso: le assimila tutte. Arkocaffè verde 800 con estratto di caffè verde e zinco contribuisce al metabolismo di grassi e carboidrati (Zinco) e svolge un’azione antiossidante e di sostegno metabolico (estratto di caffè verde). Garantito dai Laboratori Farmaceutici Arkopharma contiene caffè verde puro 100%: 2 capsule al giorno apportano 800 mg di caffè verde, titolato al 50% in Acido Clorogenico, con un tenore in caffeina inferiore al 2%. Arkocaffè verde 800 è disponibile in farmacia in confezione da 30 capsule.

Physiogel, gli alleati della tua pelle Physiogel è una gamma di prodotti dermo-cosmetici dedicati alla pelle secca, sensibile e reattiva. é composta da tre linee: Nutri - Idratante Quotidiano: per pelle secca e sensibile; Sollievo Calmante: per pelle secca, irritata e reattiva; Sensi Cuoio Capelluto: per un cuoio capelluto secco e sensibile. Tutte le creme e lozioni Physiogel contengono l’avanzata tecnologia BioMimic che mima la struttura multi - lamellare della pelle reintegrando la barriera idrolipidica. Sono caratterizzate da formule ipoallergeniche, prive di conservanti, profumi o coloranti e clinicamente testate dai dermatologi. Physiogel è disponibile in Farmacia. ●

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XL-S brucia grassi

Le giornate si stanno allungando e finalmente si può tornare a fare attività all’aperto, guadagnando in salute, fisica e mentale, smaltendo i chili in eccesso grazie alle calorie bruciate. In questo senso un valido aiuto è anche offerto dai principi attivi combinati nello Xanitrol®, la formula brevettata contenuta in XL-S Brucia Grassi, che unisce i vantaggi offerti da Garcinia, tè verde, caffè verde e dalla pianta di Banaba. I quattro elementi presenti in natura e conosciuti già per le loro proprietà, agiscono in maniera combinata e complementare. Il tè verde accelera il metabolismo e aiuta a bruciare i grassi, la Garcinia ne riduce l’accumulo e insieme agli altri due principi contribuisce a controllare il senso di fame. Con XLS Brucia Grassi tornare in forma sarà facile e veloce, e la prova costume non sarà più qualcosa da temere, ma un modo per sfoggiare la propria forma smagliante!

Dr. Schol vs micosi dell’unghia L’onicomicosi è un’infezione fungina che si sviluppa molto facilmente a seguito del distaccamento dell’unghia dal suo letto ungueale, che può avvenire a causa di un trauma o di un taglio troppo “corto” dell’unghia stessa. Il sollevamento permette al fungo di penetrare nello spazio tra la pelle e l’unghia e di svilupparsi approfittando di un ambiente “favorevole”, caldo, umido, protetto e con scarso ricambio d’aria. Per questo è opportuno ricorrere a prodotti specifici come “Trattamento Micosi dell’unghia” del Dr. Schol, un gel che grazie all’azione combinata di Urea, Pantenolo e Benzalconio Cloruro - agisce migliorando l’idratazione e la flessibilità dell’unghia riducendo inoltre, in poco tempo, l’ingiallimento e l’alterazione indotti dalla micosi.

Admagra Cell, Dren, Slim: 3 semplici mosse per un trattamento completo Buccia d’arancia, ristagno di liquidi e chili in eccesso: i tre segnali di una silhouette fuori forma. ADMAGRA è una linea di 3 prodotti specifici per un rimodellamento completo e un corpo sano. ADMAGRA CELL: mix di principi attivi esclusivi senza allergeni, conservanti, parabeni, alcol, profumo e coloranti. è una crema trattamento per gli inestetismi della cellulite ad azione decongestionante e drenante dei tessuti adiposi. ADMAGRA DREN: l’unica tisana pronta concentrata a base di 25 erbe macerate a freddo studiata per favorire il drenaggio dei liquidi in eccesso. ADMAGRA SLIM: 1 compressa al giorno per coadiuvare la stimolazione del metabolismo basale, sfruttando la termogenesi delle cellule adipose per un significativo dimagrimento della massa grassa preservando il tono della massa muscolare.

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Post-it salute di Francesca Aquino

Carenza di sonno killer dei neuroni

Già sapevamo che la privazione del sonno causa danni e disturbi su ogni livello, ma a quanto pare può danneggiare il cervello fino a causare la perdita di neuroni in alcune zone chiave per cognizione e movimento. Lo rivela uno studio su topi condotto all’università della Pennsylvania e pubblicato su The Journal of Neuroscience. Da dimostrare se analoghi danni si verifichino anche negli uomini.

Un naso tecnologico

A quanto pare il nostro naso è in grado di riconoscere oltre mille miliardi di odori: lo dimostra l’esperimento coordinato da Andreas Keller, della Rockefeller University di New York. Ma nonostante l’olfatto sia molto più sensibile di quanto immaginassimo, per alcuni mestieri non è sufficiente. Ecco perché l’Università di Tor Vergata ha progettato un naso tecnologico in grado di sentire l’odore di tappo nel vino, nella fase della produzione. Questo sensore, inserito nella catena d’imbottigliamento, individua il tricloroanisolo, la sostanza prodotta dalle muffe che contaminano il tappo. Il progetto è ancora nelle fasi iniziali, il primo dispositivo-prototipo sarà testato con la collaborazione di due aziende vinicole.

Salvezza in bicicletta

Secondo un recente rapporto dell’Oms Europa se tutti noi prendessimo esempio da Copenhagen, dove il 26% delle persone si muovono in bicicletta, si potrebbero salvare 10mila persone l’anno dalla morte a causa dell’inquinamento, creando allo stesso tempo quasi 8mila posti di lavoro. Per l’Italia è stata presa in considerazione Roma, che potrebbe da sola creare oltre 3mila impieghi salvando 151 persone. In Europa ogni anno si registrano 500mila morti a causa dell’inquinamento, con 90mila persone uccise da incidenti stradali e 70 milioni di persone esposte al rumore eccessivo.

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Flash Medicina di Gelsomina Sampaolo

“Fumo e sclerosi multipla”

I neurologi riuniti a Barcellona per il summit internazionale Brains, organizzato nell’ambito dell’anno europeo del cervello, hanno stabilito che tra le cause della sclerosi multipla non ci sarebbe solo la predisposizione genetica, ma anche fattori ambientali. Tra questi i più pericolosi sarebbero il fumo di sigaretta, la carenza di vitamina D causata dalla vita condotta sempre di più in ambienti chiusi e l’eccesso di igiene, che ha un effetto negativo sul sistema immunitario.

“Il primo rene in 3D”

Per la prima volta, un rene è stato sviluppato utilizzando una stampante 3D, con l’obiettivo di simulare un intervento chirurgico prima di un’operazione di cancro. Lo ha annunciato un team di ricercatori della Kobe University, in Giappone. Questi modelli possono essere “personalizzati” per ogni singolo paziente, rendendo dunque disponibile per i chirurghi un modello in 3D del tumore di ogni malato. La nuova tecnica consente ai chirurghi di effettuale l’intervento in modo più preciso e mirato, con minori margini di errore e anche in casi particolarmente complessi.

“I pediatri: stop ai cellulari”

Secondo la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) l’uso di cellulari al di sotto dei 10 anni andrebbe limitato. “Ad oggi non conosciamo tutte le conseguenze legate all’uso dei cellulari - precisa Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS - ma da un utilizzo eccessivo potrebbero scaturire una perdita di concentrazione e di memoria, oltre ad una minore capacità di apprendimento ed un aumento dell’aggressività e di disturbi del sonno”.

“Emofilia: dalla F1 il bracciale salva-vita”

Il braccialetto “salva-vita”, sperimentato sui polsi dei piloti e dei meccanici di Formula Uno, arriverà ora ai pazienti, garantendo una maggiore sicurezza nell’emergenza-urgenza medica. I primi a sperimentarlo saranno gli emofiliaci. Il progetto, presentato dall’ex pilota Ivan Capelli, si chiama Sameda Life Local Informed for Emergency e consiste in una vera e propria chiavetta Usb che garantisce l’identificazione della persona da parte del personale sanitario e l’accesso ai suoi dati direttamente nel luogo di un incidente tramite smarthphone o pc, evidenziando gli aspetti da tenere sotto controllo nel prestare i primi soccorsi.

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Colpi di calore DOMANDA DEL MESE In estate tutti si buttano senza freni sull’attività fisica. Ma l’improvvisa esposizione al caldo non può far male? di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

Ogni farmaco possiede delle proprietà che consentono, se correttamente somministrato, di esercitare un’azione positiva sull’organismo. È vero anche che si possono avere risultati negativi, legati ai ben noti “effetti collaterali”: ad esempio gli

antinfiammatori hanno un indubbio vantaggio nei confronti delle flogosi, ma possono provocare lesioni della mucosa gastrica, così come alcuni antibiotici stroncano le infezioni ma causano a volte coliti fastidiosissime; l’elenco è pressoché

infinito, perciò si deve tener presente che l’equilibrio a volte è delicatissimo e molto fragile. Insomma, per ogni cosa o situazione si deve considerare un potenziale rovescio della medaglia. A volte, inoltre, certi schemi mentali

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vanno rivisti e riconsiderati nel loro profondo significato. Alzi la mano chi non pensi che l’estate sia la stagione migliore per svolgere attività sportiva di qualunque tipo o che sia il miglior periodo per fare una vacanza, un viaggio, insomma l’apoteosi del benessere. Vero, ma solo in parte. Innanzi tutto, se la natura o chi per essa ha programmato l’alternarsi delle stagioni, in modo tale che nel corso dell’anno si passi da un clima mite a uno francamente più freddo, attraverso una serie di transizioni intermedie, un motivo ci dovrà pur essere. Questo avvicendamento c’è sempre stato, e ha permesso la vita della flora, il letargo degli animali, il cambiamento passeggero delle abitudini dell’uomo, per consentire, trascorsi i 12 mesi dell’anno, il ripristino della situazione precedente. Quindi l’estate non è la stagione ideale? Certo che no, o quantomeno non lo è per tutte le situazioni. Sicuramente vantaggi ci sono, ma è troppo facile elencare solamente quelli, perciò sarà nostro compito, nelle parole che seguiranno, mettere in evidenza problemi e pericoli, per spiegare poi come potersi difendere dall’attacco del caldo. Prima di tutto facciamo riferimento ad una credenza ormai diffusa, cioè che “non esistono più le mezze stagioni”. Non possiamo sostenere che questo sia meteorologicamente corretto, però in effetti la primavera, intesa come periodo di passaggio dal freddo al caldo, si è accorciata e coincide spesso con una fase dell’anno più avanzata che in precedenza. Questo riveste la sua importanza, perché a volte l’organismo è impreparato a un cambio troppo repentino delle temperature e non è in grado di adattarsi rapidamente a una nuova situazione fisiologica.

Quanto detto vale non solo in caso di un’attività fisica sostenuta, ma in generale per tutti, e particolarmente per chi è affetto da alcune patologie. Nel pensiero comune, come anche nelle strategie della comunicazione, l’estate è considerata, nell’ordine, la stagione migliore per svolgere attività fisica, il periodo ideale per riposare corpo e mente, il trimestre climaticamente ideale per affrontare viaggi.

È importante reintegrare le sostanze come sodio e potassio perse con il sudore

Tutto sarebbe straordinariamente bello se non cominciassero gli inconvenienti. Anzitutto, si è del tutto convinti che non ci siano controindicazioni? Facciamo un esempio: una bella corsa a piedi, una volta riscaldati a dovere, è più sostenibile a 5 o a 30 gradi centigradi? Tutti sono apparentemente d’accordo sulla scelta emotiva, che porterebbe ad optare per la seconda ipotesi, ma smontiamo per un momento le convinzioni. Dal freddo ci si ripara, è evidente, semplicemente coprendosi adeguatamente (non a caso si è scelto questo avverbio: sono disponibili sul mercato, a seconda delle diverse esigenze ed opportunità, infinite possibilità), diversamente si deve procedere con il caldo. Non è possibile spogliarsi della propria pelle, e per quanto si tenti di abbassare la temperatura

corporea, quella esterna condiziona il tutto in maniera prepotente. Ecco allora che la natura mette a disposizione il più importante meccanismo per abbassare la temperatura corporea, cioè la sudorazione. Il problema però non è così lineare come sembra; c’è, come detto, un rovescio della medaglia. Prima di tutto consideriamo un aspetto importante, e cioè che non conta la quantità di sudore prodotta, bensì la quota che evapora attraverso la superficie cutanea. Perciò gli indumenti che ne limitano o impediscono l’evaporazione (giacche a vento, tessuti impermeabili, ecc.), e che spesso vengono indossati nel delirante tentativo di “perdere peso”, non solo non sono di alcun aiuto nel malsano progetto (l’acqua persa deve essere reintegrata comunque, e una eccessiva disidratazione comporta una perdita della capacità prestativa, quindi limita anche il consumo delle calorie legate all’esercizio fisico), ma comportano addirittura degli inconvenienti. Qui subentra il collegamento con un altro aspetto negativo: il sudore non è solamente acqua, contiene anche sostanze in esso disciolte, che devono essere reintegrate per evitare ulteriori problemi. Il discorso non è così semplice come si crede, i liquidi persi non rientrano nelle cellule come attraverso una fessura, tutto è legato a complicati meccanismi di concentrazione. Per completare il quadro, esportiamo tutto ciò alla condizione di chi è iperteso e assume farmaci che contengono diuretici: il meccanismo di azione è basato sull’aumento dell’escrezione urinaria di liquidi ed elettroliti, sodio e potassio in particolare. In un colpo solo ecco riassunti tre problemi legati al caldo:


A) La temperatura alta provoca vasodilatazione, perciò abbassamento della pressione arteriosa. B) Chi è iperteso e continua ad assumere la stessa posologia del farmaco si trova con degli aggiustamenti scorretti, che accentuano l’abbassamento pressorio.

C) Chi, tra gli ipertesi, si cura assumendo diuretici, perde ancora più liquidi di chi si disidrata semplicemente con la sudorazione. Ci si dimentica inoltre che le condizioni atmosferiche sono condizionate, oltre che dalle temperature elevate, anche

dall’umidità: se è eccessiva, l’aria è satura di vapor acqueo, cioè non è in grado di accogliere il sudore prodotto in superficie, pertanto non si ha evaporazione, perciò non c’è in alcun modo abbassamento della temperatura corporea.

Reidratazione, abbigliamento e acclimatazione A questo punto, è veramente una manna scesa dal cielo la stagione estiva? Probabilmente per certi versi la risposta è positiva, ma si deve tener conto, per quanto si è detto, anche di tanti altri aspetti, se non negativi, comunque condizionanti la salute individuale. Forniamo a tal proposito l’abituale vademecum, utile per grandi e piccini, giovani e vecchi, malati e non, allo scopo di beneficiare di tutte le opportunità che il caldo può fornire.

1) La stagione estiva è sinonimo di luce, perciò è indispensabile svolgere gran parte delle attività della vita quotidiana, sport compreso, all’aria aperta e alla luce del sole, per godere dei vantaggi che questa esposizione comporta. 2) Un passo indietro va fatto per

le ore più calde della giornata, soprattutto quando i raggi del sole incidono più direttamente sulla pelle; in altra sede, ma su queste stesse pagine, sarete guidati sul comportamento da adottare per la protezione dai raggi ultravioletti nocivi.

3)

È importante, naturalmente sotto controllo medico, aggiustare la terapia nel caso di ipertensione arteriosa, per evitare un abbassamento non fisiologico dei valori che porterebbe a conseguenze spiacevoli.

4) L’abbigliamento estivo ha un ruolo importante, specialmente

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nella pratica di attività fisica: dando per scontato che capo e occhi vanno protetti adeguatamente, si devono utilizzare tessuti che permettano la traspirazione, asciughino rapidamente e lascino scoperti il più possibile il corpo.

5) Si è parlato a lungo di disidra-

tazione, abbassamento della pressione, stanchezza. La reidratazione è un meccanismo

importante per prevenire un calo della prestazione fisica e la comparsa di disturbi anche importanti. È più corretto parlare di integrazione idro-elettrolitica: bere, anche molti litri di acqua al giorno, non è sufficiente se non si associano, nelle condizioni più sfavorevoli climaticamente, sali minerali. Non bisogna prendere alla lettera questo principio, nel senso che a volte è sufficiente un consumo adeguato



di frutta e verdura e una minima quantità di sale da cucina in aggiunta alla quota normalmente usata per evitare questo rischio.

6) Questo punto è intimamente legato al precedente. Un’attività fisica svolta in condizioni particolarmente sfavorevoli (in termini di clima, abbigliamento e reidratazione) può comportare il colpo di calore, una condizione patologica in cui l’organismo non riesce a mettere in atto tempestivamente i meccanismi di difesa; in questi casi la temperatura del corpo sale, con l’associazione di sin-

tomi sempre più importanti che possono arrivare alla perdita di coscienza e oltre. Senza addentrarci nel campo della medicina di pronto soccorso, piuttosto che spiegare come curarlo, è fondamentale porre attenzione a come prevenire il colpo di calore. Rileggendo con attenzione i “comandamenti” precedenti, si intuisce quali sono i pericoli da evitare.

7) In aggiunta a ciò, ricordiamo

quanto sia importante vivere gran parte della giornata in luoghi confortevoli da un punto di vista climatico: oltre che una temperatura

bassa, è utile per l’organismo una percentuale di umidità dell’aria al di sotto del 60-70%. In questo modo è pertanto possibile che il sudore prodotto raggiunga, evaporando, la giusta destinazione, l’aria per l’appunto.

Indossare tessuti che facciano traspirare il corpo

8) Sono da evitare le esposizioni al

sole nei momenti più caldi della giornata, per il pericolo di un colpo di sole, che provoca un aumento della temperatura corporea. Questo porta a un’eccessiva vasodilatazione con calo pressorio, incapacità dell’organismo a mettere in atto l’autoregolazione e conseguente stato di shock, con conseguenze a volte drammatiche.

9) In ogni caso, dato che il buon

senso è alla base di tutto, è importante utilizzare una progressiva acclimatazione: se per necessità si è costretti a stare tante ore all’aria aperta, esposti al sole e al caldo, a praticare sport o comunque esercizio fisico in condizioni sfavorevoli, l’organismo può essere adattato procedendo “a piccoli passi”, vale a dire abituandosi gradualmente alla nuova situazione. È necessario procedere per gradi, con brevi esposizioni nell’ambiente sfavorevole, ma nel giro di un paio di settimane si riescono a creare degli adattamenti che consentono di muoversi ed operare in maniera impensabile fino a poco prima.

10) Naturalmente, buona estate a tutti… ■

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Ciao ciao pannolino

Aiutare i bimbi ad abbandonare questa “comodità” è una delle cose più impegnative dell’infanzia. Si può provare fra 18 mesi e 3 anni, seguendo questi consigli pratici di Gianluca Tuteri, pediatra

Togliere il pannolino è un’attività estiva. Certo, ne preferiremmo tutti delle altre, ma prima o poi arriva un’estate o una tarda primavera in cui mamma e papà guardano negli occhi un piccolo “duenne” e dicono “è ora”, sapendo che i giorni successivi saranno per tutti assai laboriosi.

Molti genitori scelgono, appunto, di iniziare lo “spannolinamento” proprio nell’estate precedente l’inizio della scuola, che può effettivamente rappresentare un periodo privilegiato: durante le vacanze, infatti, gli stessi hanno modo di trascorrere più tempo insieme al bambino e di seguirlo direttamente

in questa evoluzione, e l’utilizzo di pochi indumenti leggeri e facili da togliere agevola sicuramente il tutto. In ogni caso, è fondamentale scegliere un momento in cui sia il piccolo sia voi siete sereni e disponibili a dedicare a questa operazione il tempo necessario. Infatti, tra i tanti momenti delicati e tra le

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imprese più ardue che una mamma si trova ad affrontare durante la crescita del proprio bambino, c’è sicuramente quella relativa all’eliminazione del pannolino; l’inizio di questa fase, coincide con la capacità del bimbo di controllare gli sfinteri, che il piccolo acquisisce tra i 18 e i 30 mesi. Ovviamente i riferimenti temporali sono assolutamente indicativi, in quanto ogni bambino è diverso dall’altro sia a livello di “tempi” personali sia come storia evolutiva e di vita e comunque un’eliminazione troppo precoce del pannolino rischia di essere frustrante per il bimbo e faticosa per la mamma; al contrario, un’attesa prolungata può creare difficoltà soprattutto in previsione dell’ingresso nella scuola materna, dove si richiede un’autonomia nella continenza. Molte mamme spesso mi chiedono come si fa a capire che il proprio figlio ha raggiunto la fase di maturazione giusta per procedere a questo passaggio di crescita e devo dirvi che non c’è una risposta univoca e uguale per tutti. Ci sono bambini che fanno chiaramente capire (anche se non si esprimono ancora bene a parole) di essere molto infastiditi dal pannolino e dall’essere cambiati e lavati; in genere, sono più facilmente le femmine ad esprimere questi comportamenti. Di fronte ad atteggiamenti del genere, se il bambino/a è nell’età “giusta” (fra i 18 mesi e i 3 anni), è utile acconsentire alla sua richiesta di essere lasciato senza pannolino, perché probabilmente è il momento buono. Altri non chiedono esplicitamente che il pannolino sia loro tolto, ma inviano altri “segnali”: ad esempio, durante il giorno, lo trovate spesso asciutto all’ora abitualmente prevista per il cambio; oppure, il bambino è incuriosito dal water, chiede di provare a sedersi; guarda con interesse altri suoi coetanei che usano il vasino o fanno la pipì al-

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l’aperto. Tali bambini sembrano dire “questa cosa mi sembra interessante, ma come si farà?”... In questi casi, potete provare a consentire al bimbo o alla bimba di sedersi sul vasino o sul water e se lo chiede mettetela anche senza pannolino, ma senza aspettarvi che faccia la pipì: non sono veramente pronti! Se poi capita (di solito per caso) che “esca” la pipì, fate chiaramente vedere al bimbo che siete contenti. Non pensate a gratificazioni materiali, per i bambini di questa età, le gratificazioni più belle sono il sorriso della mamma e il papà che batte le mani e lo prende in braccio.

Quando i bimbi iniziano ad usare il water la gratificazione migliore è un sorriso

La gratificazione ricevuta sarà uno stimolo a provarci ancora e ad imparare a controllare volontariamente l’emissione dell’urina. Ci sono poi piccoli che compiono i due anni, poi i due anni e mezzo e non sembrano minimamente interessati alla questione, come se fossero semplicemente un po’ pigri. In questi casi, passati i due anni e mezzo, è legittimo da parte dei genitori (o degli educatori del nido) tentare qualche intervento di stimolazione: far notare al bambino che gli altri usano il vasino o il water, invitarlo a togliersi il panno e provare: non si tratta, in questi casi, di bambini che si oppongono, ma semplicemente sembrano un po’ distratti, non incuriositi dalla questione. Perciò

quando avrete stabilito di levare il pannolino a vostro figlio dovete essere decise, perché continuare a metterlo e toglierlo a seconda dei casi non farebbe altro che ingenerare in lui confusione. In casi eccezionali in cui non vogliate rischiare problematiche fuoriuscite, per esempio durante un lungo viaggio in auto o nel bel mezzo di una cerimonia, potete ricorrere al pannolino mutandina, badando però di prevedere comunque adeguate soste e visite in bagno per il piccolo. Per il resto, quando siete fuori casa non dimenticate di prestare attenzione alle esigenze del bambino, e portatevi in borsetta uno o due cambi per sicurezza. Durante la notte, invece, in un primo momento potete decidere di mantenere l’uso del pannolino; quando di solito nel giro di qualche settimana, comincerete a trovarlo asciutto, allora potrete eliminarlo definitivamente. Presentate al bambino il vasino o il riduttore da wc come oggetti piacevoli, come amici; tenete presente che la padronanza della minzione avviene di solito più in fretta e con maggiore facilità rispetto all’evacuazione delle feci. Siate quindi pazienti e attente a cogliere nel vostro bimbo i segnali che precedono l’arrivo della “cacca”, come per esempio l’agitazione o la tendenza ad appartarsi, potete utilizzare indifferentemente il vasino o il riduttore, invitandoli ad usarli quando percepiscono lo stimolo della pipì o della cacca. Può essere utile stabilire alcuni momenti fissi in cui “provare” a fare pipì, per esempio prima di mangiare o prima di uscire. Se il bambino si bagna o si sporca, care mamme, non sgridatelo, e al contrario lodatelo e gratificatelo quando riesce nell’impresa. Siate coerenti, insomma, ma sempre pacate e serene, perché un atteggiamento nervoso e ansioso contribuirebbe certamente ad au-



mentare le difficoltà del vostro bimbo. Non illudetevi, al 99% se la farà sotto, ma è del tutto normale, anzi direi che è necessario, perché a quel punto prenderà coscienza che si bagna davvero! Avvicinatevi a lui e fategli notare che si è bagnato, ma senza drammatizzare, basterà dire: “Hai visto che la pipì ora cade per terra e ti bagna? Ora ci cambiamo, la prossima volta ricorda di dirlo”... e comunque tutti hanno inse-

gnato ai loro bimbi a depositare feci ed urine al posto giusto (il gabinetto) e tutti i piccoli hanno imparato a farlo, nonostante i modi ed i tempi siano diversi. In fin dei conti un “posto giusto” ce l’hanno tutti gli esseri umani e la maggior parte degli animali che vivono con noi: è facilissimo insegnare il controllo sfinterico a un cagnolino di un mese, ma sembra difficilissimo farlo con un bambino di un anno e mezzo! Come

se evitare di portarsi addosso le proprie feci e la propria urina non fosse un’aspirazione di chiunque. E se questa attesa del momento giusto altro non fosse che il primo passo verso la trasformazione dei bambini… in “bamboccioni”? Al di là della già ripetuta battuta vedrete, cari genitori, che quando la produzione extra territoriale si assottiglierà fino a scomparire, l’obiettivo sarà raggiunto e lì scoppieranno grandi applausi!

CHE COSA FARE... 1) Far trovare al bimbo qualche libro e qualche giochino da utilizzare solo quando è sul water o sul vasino, in modo che non si annoi e che non si stanchi. Anzi, all’inizio sarà stimolato ad andare in bagno poiché saprà che lì ci sono “quei giochi”.

umiliamo il bimbo per questo anzi, rassicuriamolo e raccontiamogli un segreto: a volte è capitato anche a noi che un goccino di pipì sia finito sulle mutandine, non è certo la fine del mondo!

4) Prepariamo il bambino con un po’ di an-

2) Complimentiamoci con lui quando lo ticipo e incoraggiamo tutti i familiari a comusa e gratifichiamolo spesso, ricordiamogli plimentarsi con il bimbo per la sua “grande quanto è stato bravo e quanto siamo fiere impresa”. di lui. 5) Festeggiamo le prime notti senza panno3) Ricordiamo che un incidente di percorso lino in modo che il bambino si senta orgopuò accadere e non scoraggiamoci e non glioso e sicuro di se stesso.

...E COSA NON FARE MAI 1) Far sparire il pannolino da un momento ansia nel bimbo. all’altro senza dare spiegazioni magari di3) Non cominciare mai a togliere il panno-

cendo: “da oggi sei grande e il pannolino non devi usarlo più”. Il piccolo potrebbe non adattarsi a questo cambiamento repentino e diventare nervoso e insofferente. Ci sono molti bimbi che bloccano la popò perché hanno paura di farla “nel vuoto” e si sentono più sicuri a farla nel pannolino ancora per qualche tempo. Non lasciamo che questo avvenga.

lino in concomitanza di eventi importanti (nascita di fratellini o sorelline, ingresso alla materna...).

4) Non cedere mai e stabilire una linea di condotta: un solo ripensamento insegna al bimbo che si può tornare indietro e la volta successiva sarà ancora più difficile.

2) Prendere in giro il bambino dicendo: “così 5) Evitate di fare confronti con altri bimbi e non diventi mai grande” oppure “tutti i tuoi con i loro tempi: ricordatevi che ognuno ha amichetti non lo usano, solo tu ce l’hai an- tante variabili del tutto personali da tenere in cora” in questo modo creeremo una grande considerazione. ■

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La corsa “pesante” Gambe indurite? Forse è ora di cambiare allenamento, tonificare i muscoli ed essere certi di indossare le scarpette giuste di Roberto Moraldi

Le gambe pesanti, come se aveste dei pesetti fissati alle caviglie, oppure i quadricipiti affaticati, o i polpacci indolenziti e induriti, sono quanto di più fastidioso ma anche di più comune può capitare ad un podista. La genesi di questi disturbi può essere addebitata a vari fattori. 1) Se le gambe cominciamo ad accusare la fatica durante la corsa o nella fase successiva,

può trattarsi di un accumulo di acido lattico che si è formato nei muscoli. In questo caso, niente paura: il disturbo sparirà nel giro di 2-4 ore, a seconda, chiaramente del vostro grado di allenamento e dunque di quanto acido lattico avete prodotto. 2) Se l’indolenzimento continua anche nel giorno o nei giorni successivi, significa invece che avete sostenuto un allenamento molto,

forse troppo intenso, che ha determinato la rottura delle fibre muscolari (rabdomiolisi), che scorrono con meno fluidità le une sulle altre. In questo caso le diagnosi possono essere abbastanza precise: se la sensazione di gambe dure è localizzata a livello del quadricipite, per esempio, è facile che la “colpa” sia della corsa in discesa. In quel caso l’impatto con il terreno determina un lavoro di stiramento che si con-

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trappone a quello di accorciamento dei muscoli, che perciò finiscono sotto stress. Dando per acquisito che il primo caso si risolve da solo, che fare nella seconda ipotesi? Diciamo prima che cosa “non” fare: continuare a correre come se nulla fosse, facendo finta di non sapere che la pesantezza delle gambe deriva da allenamenti troppo duri e troppo prolungati, evidentemente eccessivi per la struttura o la preparazione della persona che li effettua. E vi assicuriamo che qualunque allenatore, preparatore o medico sportivo vi dirà che un muscolo sotto stress va sicuramente messo a riposo, defaticato. Esistono, chiaramente, anche situazioni border line nelle quali occorre confrontarsi con un professionista che sappia consigliarvi al meglio. Per esempio, il vostro mal di gambe potrebbe anche derivare da una scelta sbagliata delle scarpette. Se avete dolori ai polpacci è facile che dipenda dall’aver calzato scarpe troppo pesanti e poco elastiche, che li hanno costretti in una fase di continua contrazione per tutto l’allenamento. Ma naturalmente esiste il problema opposto: i muscoli si pos-

sono appesantire anche quando si usano calzature troppo leggere, che costringono il piede a lavorare con stabilità e protezione ridotta. Le scarpe leggere sono prive di supporti di sostegno, e siccome quando si corre a ritmo lento la fase di appoggio del piede a terra è piuttosto lunga, i muscoli del polpaccio sono sottoposti ad un maggior carico. Dunque non sottovalutate mai l’acquisto di una scarpetta valida, chiedendo l’aiuto di un professionista esperto. Ma come si accennava poco sopra, la genesi del mal di gambe non solo ha mille “padri” ma si presenta anche nei modi più disparati e dunque necessita dei rimedi più articolati. Quando si ritiene che il malanno derivi da una carenza di forza muscolare, allora bisognerà ridurre le sedute ed agire in modo specifico. Se la vostra struttura portante è debole, infatti, ogni impatto del piede col terreno comporterà una sollecitazione importante che il tono deficitario dei muscoli non sopporterà, provocando, appunto, dolori assortiti. In questo caso si procede con esercitazioni a carico naturale. Per esempio andando in accosciata

dopo essersi messi con le spalle al muro, oppure salire e scendere da un gradino con la stessa gamba (2-3 serie per gamba, da 15-20 ripetizioni l’una), usare i pesi, ma anche con ripetute in pianura e in salita. L’interval training prevede circa 10 allunghi, della durata di 10 secondi l’uno, con recupero attivo, camminando, tra uno e l’altro. L’andatura deve essere abbastanza sostenuta e serve a richiamare il sangue nelle fibre muscolari; il maggior flusso ossigena i muscoli induriti. Le ripetute in salita, invece, hanno un duplice effetto: quello appena enunciato e quello di tonificare i quadricipiti. Naturalmente non dimenticate, per completare l’opera, un’accurata seduta di stretching. Questo consiglio vale a maggior ragione per chi è abituato a correre a ritmo troppo lento, determinando uno scadimento dell’elasticità e della forza muscolare, una specie di pigrizia fisica che affatica maggiormente le articolazioni, in quanto le articolazioni riducono il loro range di movimento. Gli allunghi servono a dare una scossa a questa apatia e a ritrovare la brillantezza muscolare.

BAGNI & MASSAGGI Altre soluzioni, sempre valide, sono quelle di affidarsi ad un massaggiatore che sicuramente saprà trovare il modo di rilassare le vostre fibre attorcigliate, oppure di riempire la vasca da bagno con acqua calda e restare “in ammollo” per 20 minuti circa, riattivando il circolo sanguigno. In caso di pesantezza muscolare persistente, si può alternare l’immersione delle gambe in acqua calda e fredda. Se invece avete come punto d’appoggio per la vostra corsa una palestra, non

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fatevi sfuggire l’occasione di una bella sauna, seguita da getto freddo della doccia nella parte che si sente maggiormente indurita. L’alternanza del caldo con il freddo provoca dapprima una vasodilatazione, con conseguente richiamo di sangue, alla quale segue una vasocostrizione, che invece lo allontana. Questa ginnastica vascolare, irrorando di sangue la parte contratta, ne migliora la circolazione locale e rilassa le fibre muscolari. ■




Le trappole degli smartphone Sembrano innocui, sono sicuramente utili, ma questi strumenti di ultima generazione possono nascondere delle insidie per la nostra salute di Gelsomina Sampaolo

â–˛

Ogni volta che estraiamo uno smartphone dalla tasca, controlliamo i messaggi, le email, la no-

stra pagina Facebook, chattiamo o giochiamo a Candy Crush, non siamo solo potenzialmente irri-

tanti per chi ci sta intorno o asociali in situazioni come feste o cene, ma stiamo mettendo a ri-

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2. ■ Occhio alla schiena

Spesso il torcicollo arriva per una postura errata

Mantenere la stessa postura a lungo è sempre sbagliato, soprattutto se questa esercita un sovraccarico sulla colonna vertebrale. Spesso scrivendo con lo smartphone o semplicemente guardandone lo schermo trascorriamo un tempo eccessivo con la testa piegata in avanti, aumentando il lavoro di rachide cervicale e lombare con conseguente indolenzimento di collo e spalle che spesso può tradursi in vero e proprio torcicollo da messaggio (o “text neck”). Se questa postura sbagliata viene mantenuta per molto tempo, si possono anche avere problemi come cervicalgia, dorsalgia e lombalgia. A differenza dei dispositivi fissi o dei laptop, infatti, smartphone e tablet hanno la particolarità di poter essere usati sempre e dovunque ci troviamo, portandoci di fatto ad assumere posture sbagliate. Il consiglio, prima di dover ricorrere al medico, è quello di fare pause almeno ogni 30 minuti, fare stretching e cercare di concentrarci sulla posizione che assumiamo ogni volta che prendiamo in mano il cellulare.

3. ■ Vista indebolita schio la nostra salute. Non sembra, ma oggetti apparentemente innocui come i telefoni, negli ultimi tempi, a causa del loro uso sempre più sfrenato, rischiano di minacciare il buon funzionamento del nostro fisico. In realtà non sono i telefoni in sé il problema, ma l’uso eccessivo che ne facciamo. Procediamo con ordine e andiamo a vedere le possibili patologie e rischi connessi a smartphone & co.

1. ■ Problemi alla mano

L’uso compulsivo degli smar-

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tphone con schermo touch, ha sicuramente velocizzato la scrittura di sms e mail, ma può compromettere il buon funzionamento della mano. Gesti ripetitivi del polso e delle dita (in particolare del pollice) possono, infatti, causare tendiniti, sindrome del tunnel carpale ed epicondiliti. Si tratta di patologie già esistenti, soprattutto tra gli sportivi (l’epicondilite altro non è che il famoso gomito del tennista) ma ultimamente si è osservato un aumento della loro incidenza, soprattutto tra i giovani.

Ovviamente, tenere lo sguardo incollato su uno schermo, di qualsiasi tipo esso sia, per molte ore, non può che indebolire la vista. Il consiglio generale, che vale per tutti i dispositivi, è di interrompere l’uso dopo un massimo di due ore consecutive, fare una pausa, e, solo se strettamente necessario, riprendere l’uso. Sconsigliatissima (anche se purtroppo molto diffusa tra i più giovani) la visione di video o addirittura interi film sullo schermo dello smartphone: ha lo stesso impatto sulla vostra vista del lavoro dei monaci amanuensi, con la dif-


ferenza che voi non state copiando opere di inestimabile valore.

4. ■ Il volume dell’udito

Se usare gli auricolari per le conversazioni può essere non solo comodo ma anche obbligatorio per la nostra salute e sicurezza (ad esempio quando siamo alla guida), farlo per ascoltare musica a tutto volume rischia di compromettere il nostro udito. Si rischia, infatti, di danneggiare le cellule ciliate all’interno dell’orecchio che trasformano i suoni in segnali al cervello. Riguarda sempre il campo dell’udito anche lo studio pubblicato su Computers in Human Behaviour secondo cui 9 persone su 10 soffrirebbero di allucinazioni uditive sentendo suonare o, più spesso, vibrare il proprio telefono quando questo non avviene. In questi casi si raccomanda un periodo di “disintossicazione”.

5. ■ Microbi e batteri

Secondo una ricerca pubblicata sul Wall Street Journal lo scorso anno, lo schermo dei nostri smartphone sarebbe un covo di microbi e batteri. Non sarebbero state trovate tracce di E.Coli o stafilococchi, ma un numero notevole di coliformi fecali! Come ovviare? Semplice, per eliminare la maggior parte dei batteri basta passare quotidianamente un panno di microfibra umido sui dispositivi, per i microorganismi più

resistenti potete usare germicidi spray sulla copertura usa e getta che andrà comunque sostituita spesso.

6. ■ Radiazioni

Quella delle radiazioni dei cellulari è una materia piuttosto dibattuta e per la quale non è ancora stata data una risposta definitiva. L’Agenzia internazionale per la ricerca contro i tumori, organismo di consulenza specializzato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha definito tali radiazioni “potenzialmente cancerogene per l’uomo”, alla stregua di pesticidi e cloroformio, ma non c’è ancora alcuna certezza al riguardo. Secondo il nostro Ministero della Salute: “Non sono ancora disponibili osservazioni a distanze superiori ai 15 anni dall’inizio dell’uso e per esposizioni iniziate durate l’infanzia e l’adolescenza. Pertanto, in linea con quanto raccomandato dall’OMS, è opportuno proseguire la sorveglianza epidemiologica dell’andamento dei tumori cerebrali nel tempo e gli studi di coorte prospettici attualmente in corso”. Anche l’Istituto Superiore di Sanità sottolinea la necessità di ulteriori studi.

7. ■ Dipendenza

Abbiamo già parlato su queste pagine della dipendenza dai social network (denominata FOMO), ma più in generale possiamo parlare di dipendenza da strumenti tecno-

logici come smartphone e tablet quando non riusciamo a separarcene nemmeno per andare in bagno (ciò si verificherebbe per il 66% degli utenti). Secondo il rapporto “Cisco Connected World Report 2012” tre giovani su quattro usano il proprio smartphone anche prima di andare a dormire, quasi la metà scrive sms ed email a tavola, anche se sta pranzando con la famiglia o con gli amici e un intervistato su cinque ammette di inviare messaggi o a dare un’occhiata anche mentre sta guidando. Da questa dipendenza derivano tutta una serie di disturbi di insicurezza, problemi sociali e lavorativi. Avere la costante possibilità di controllare tutti i propri contatti e indirizzi email, infatti, può portare anche all’esaurimento nervoso, soprattutto per chi con questi strumenti ci lavora. Questo in Francia ha persino causato una lotta sindacale, che si è recentemente conclusa con un accordo che vieta l’invio di email di lavoro dopo le 18.

8. ■ Sedentarietà

Ultimo, ma non meno importante, il rischio concreto di non fare più alcuna attività fisica, stando sempre attaccati ai mezzi tecnologici e perdendo a volte anche la cognizione del tempo. Questo discorso ha una particolare valenza soprattutto per i più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, che rischiano di non saper nemmeno riconoscere il piacere di una corsa, una passeggiata o una partita a pallone sul piazzale sotto casa, concependo come divertimento solo i videogiochi sui propri dispositivi smart. Un consiglio per tutti: prima di prendere in mano lo smartphone o il tablet, magari a fine giornata, pensate “potrei fare qualcosa di più rilassante e salutare per me stesso?”. ■

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INSERTO GOLD GIUGNO 2014

PAROLA D’ORDINE: PREVENZIONE! IMPARIAMO A PRENDERCI CURA DELLA NOSTRA SALUTE CON I FARMACISTI VALORE SALUTE VALORE SALUTE: IL NETWORK DI FARMACIE AL SERVIZIO DELL’INFORMAZIONE E DELLA PREVENZIONE Questo mese parliamo di prevenzione con uno speciale interamente dedicato ai controlli e agli strumenti per preservare la salute e imparare a riconoscere ed ascoltare i campanelli di allarme che il nostro organismo ci invia in caso di “pericolo”. Una guida alla prevenzione ricordandoci, ancora una volta, che fattore imprescindibile per la salute psico-fisica di ogni individuo è uno stile di vita sano basato su alimentazione bilanciata e attività fisica costante. Le Farmacie Valore Salute che da sempre mettono al centro del loro operato la salute dei cittadini e trovano nell’informazione e nella prevenzione i principi ispiratori del network, ti aspettano per consigliarti e guidarti nella scelta dei prodotti e dei servizi più idonei alle tue esigenze di salute. Oltre ai numerosi servizi di prevenzione già attivi nelle Farmacie del network, da quest’anno sono partite una serie di nuove importanti iniziative e molte altre vedranno presto la luce: scoprile nella tua Farmacia Valore Salute!

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Check-up e prevenzione Esami e comportamenti da tenere, per prevenire una serie di patologie che vanno dall’ipertensione al diabete a cura del team medico di Optima Salute

Già duemilacinquecento anni fa Ippocrate aveva capito tutto. Il “padre” della medicina sosteneva infatti

che “non basta prevedere la malattia per guarirla, occorre insegnare la salute per conservarla”. In altri


termini aveva inventato la prevenzione o per dirla come si direbbe oggi la teoria dello stile di vita e dei check-up mirati. E quando si parla di controlli, non si pensi solamente alle analisi del sangue o alla misurazione della pressione, oppure al viavai dal me-

dico di famiglia che si accentua sempre nella Terza Età. No, i controlli, vanno standardizzati ed eseguiti fin da piccoli. Per questo, andando per ordine, cercheremo di fare un po’ di chiarezza.

La pressione “giusta” Cominciamo dall’ipertensione, cioè quello stato di perenne agitazione e angoscia nel quale vivono molte persone e che ha come risultato immediato di portare la pressione arteriosa fuori controllo. E gli ipertesi sanno bene che hanno a che fare con una patologia difficile da debellare completamente, ma che si può curare usando i farmaci giusti e soprattutto adottando una prevenzione che si chiama unicamente “stile di vita”. Il che, tradotto in parole semplici, significa volersi più bene. L’ipertensione è un fattore di rischio cosiddetto “indipendente” per le malattie cardiovascolari, patologie come infarto del miocardio, ictus, trombosi ed altre ancora, che si sviluppano più rapidamente e più facilmente nei soggetti ipertesi. Non è facile stabilirne con certezza le cause di questa malattia, che secondo il Ministero della Salute si stima colpisca circa 15 milioni di italiani, anche se solo la metà ne sarebbe consapevole. L’ipertensione è definita “essenziale” e si parla di un insieme di fattori predisponenti, che ne favoriscono la comparsa: un aumento del tono del sistema nervoso simpatico, una diminuita capacità di eliminazione di sodio da parte del rene, fattori genetici,

Normale Pre-ipertensione Ipertensione stadio 1 Ipertensione stadio 2 Ipertensione sistolica isolata

La misurazione corretta

alimentari o dello stile di vita, invecchiamento. Aumentano la possibilità di insorgenza dell’ipertensione scorrette abitudini alimentari o stili di vita sbagliati (fumo, alcol, vita sedentaria, sovrappeso e stress). Gli uomini sono più soggetti al rischio di diventare ipertesi fino a 30-40 anni, poi la situazione si inverte. Per quanto riguarda i bambini, nell’80-90% dei casi sviluppano un’ipertensione secondaria (legata a fattori ormonali, renali o ad anomalie cardiache), mentre negli anziani un lieve aumento della pressione sistolica (tra 10 e 20 mmHg in più) è tollerabile a causa dell’età. Secondo la classificazione del JNC 7 (Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure) si considera ‘normale’ una pressione sistolica inferiore a 120 mmHg e una pressione diastolica inferiore a 80 mmHg. Al di sopra dei 140 mmHg di massima o dei 90 mmHg di minima si è ipertesi. Si parla di ipertensione ‘sistolica isolata’ quando è solo la massima ad essere alta (cioè più di140 mmHg). Ecco la classificazione stilata dall’organismo internazionale.

Pressione sistolica

Pressione diastolica

(in mmHg)

(in mmHg)

90 - 119 120 - 139 140 - 159 ≥ 160 ≥ 140

60 - 79 80 - 89 90 - 99 ≥ 100 ≥ 90

Non tutti sanno esattamente quando è bene misurare la propria pressione, in che modo, con quale tempistica. Facciamo un po’ di chiarezza. Se non si hanno sintomi specifici, è importante misurare la pressione arteriosa, a partire dai 20 anni, regolarmente, soprattutto se si hanno i genitori ipertesi. Per chi non ha la pressione elevata, regolarmente significa non più di una volta l’anno. Per le persone ipertese i valori pressori rilevati a casa

sono molto importanti perché danno informazioni aggiuntive rispetto a quelli misurati nello studio del medico o in farmacia, che possono risultare elevati per una reazione d’allarme, la cosiddetta “ipertensione da camice bianco”. Prima di effettuare la misurazione, preferibilmente la mattina al risveglio e la sera, è bene accertarsi di essere a riposo da almeno un quarto d’ora, non fumare da almeno mezzora (se ancora si fuma...), non aver ingerito caffè o altri eccitanti nelle


ultime ore, ed evitare qualsiasi tipo di stress, ivi inclusi problemi apparentemente minori come dover trovare un parcheggio per andare dal medico o dal vostro farmacista di fiducia. Secondo il Ministero della Salute: “Per misurare bene la pressione, è necessario mettersi seduti comodamente, in un ambiente tranquillo con l’avambraccio ben appoggiato (ad esempio su un tavolo) e il braccio all’altezza del cuore, avendo l’accortezza di rimuovere tutti gli indumenti che costringono il braccio. Il manicotto dello sfigmomanometro si avvolge attorno al braccio, al di sopra della piega del gomito, facendo attenzione a renderlo ben aderente al braccio ma né troppo stretto, né troppo lento. Utilizzando lo sfigmo-

manometro a mercurio o l’anaeroide è necessario gonfiare il manicotto fino a 30 mmHg sopra la scomparsa del polso; posizionare il fonendoscopio sulla arteria brachiale (parte interna del braccio, non posizionare il fonendoscopio sotto il manicotto) e sgonfiare lentamente il manicotto: il primo tono udibile corrisponde alla pressione arteriosa sistolica, l’ultimo tono udibile alla pressione arteriosa diastolica. Eseguire due misurazioni a distanza di qualche minuto; il valore medio fra le due misurazioni viene considerato il valore della persona. Utilizzando il misuratore elettronico basta azionare il bottone per il gonfiaggio automatico del bracciale; gli apparecchi automatici offriranno la lettura completa della pressione arteriosa sistolica, della diastolica e delle pulsazioni cardiache. La pressione arteriosa può essere rilevata indifferentemente al braccio destro o sinistro; a volte però possono esserci differenze tra un braccio e l’altro; in questo caso bisogna misurare la pressione dal braccio dove risulta più elevata”. È possibile anche affidarsi all’Holter, un “bracciale” che monitora i valori pressori per 24 ore.

La terapia farmacologica

Se nonostante il cambiamento dello stile di vita i valori pressori non tornano alla norma, dopo circa sei mesi è necessario il ricorso a una terapia farmacologica. Ridurre la pressione arteriosa di appena 5 mmHg, infatti, consente di abbattere il rischio di ictus del 34%, quello di infarto del 21% e permette di ridurre il rischio di sviluppare demenza vascolare, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e di morire per cause cardio-vascolari. Scopo del trattamento non è solo quello di abbassare i valori pressori, per riportarli nei limiti della norma (cioè al di sotto di 140/90 mmHg), ma anche di proteggere gli organi bersaglio dell’ipertensione e di tentare di correggere un eventuale danno d’organo (ad esempio l’ipertrofia ventricolare sinistra). I farmaci maggiormente utilizzati sono: diuretici, simpaticolitici, inibitori adrenergici (betabloccanti), calcio antagonisti (diidropiridine, benzodiazepine, difenilalchilamine, fenilalchilamine), inibitori del sistema renina-angiotensina (captopril, enalapril, lisinopril, perindopril e ramipril), vasodilatatori ad azione diretta. Normalmente i farmaci hanno un tempo di risposta che varia dalle 2 alle 6 settimane dall’inizio della terapia. Se dopo 5-6 settimane non si è raggiunto un risultato adeguato, generalmente si tende ad associare un altro farmaco. Può capitare che nonostante un trattamento farmacologico ottimale della pressione arteriosa e avendo naturalmente escluso cause di ipertensione secondaria, non si riesca di riportare nella norma i valori pres-


sori; in questo caso si parla di “ipertensione resistente”.

I consigli all’iperteso

1. L’ipertensione è uno dei più importanti fattori di ri-

schio per malattie cardiovascolari, pertanto, combattendo questa patologia, si riducono le possibilità di ammalarsi delle altre. 2. Spesso la causa va ricercata nel rapporto diretto tra peso corporeo ed elevati valori pressori; letto all’inverso, però, questo è un dato confortante: è sufficiente difatti perdere il 10% del peso corporeo per ottenere, nel soggetto iperteso, un abbassamento di 10 mm/Hg della pressione arteriosa. 3. Il calo ponderale, oltre che con una ridotta introduzione delle calorie, può essere ottenuto anche con un maggior dispendio, cioè con un aumento dell’attività fisica; il comportamento ideale è quello di abbinare un minor introito ad un aumento dei consumi. Così facendo il vantaggio non sarà doppio, ma esponenziale, perché con l’attività fisica si elimina un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. 4. Lo sport è certo una pratica sana ed utilissima, ma, nel caso specifico, devono essere privilegiate le attività aerobiche, cioè di resistenza, come la corsa, la camminata veloce, il ciclismo, il nuoto; vanno invece assolutamente evitate quelle di potenza, come il sollevamento pesi, e comunque tutte le discipline in cui il meccanismo lattacido è preponderante. 5. Quanta attività fisica? “Il più possibile” sarebbe la risposta immediata, ma 3-4 volte la settimana costituisce la frequenza ottimale, anche per consentire all’apparato cardiovascolare di mettere in atto quegli adattamenti che potrebbero evitare il ricorso ai farmaci, e che in ogni caso agiscono in perfetta sincronia con essi. 6. Attualmente è a disposizione del medico una vasta gamma di farmaci antipertensivi, però è importante partire dal presupposto che la terapia costituisce non il punto di partenza, ma il traguardo di un percorso che ha come tappe intermedie quei meccanismi visti in precedenza (calo ponderale, alimentazione corretta, attività fisica, eccetera). 7. Solo dopo che, trascorsi almeno 6 mesi, non si sono normalizzati i valori pressori, si inizia un percorso terapeutico includente anche i farmaci. 8. Impariamo a misurare la pressione arteriosa da soli, senza il condizionamento psicologico esterno, nella tranquillità della propria abitazione, dopo almeno 10’ di riposo: saranno rilevati valori più corrispondenti alla realtà.

Occhio all’ipotensione

Con l’arrivo dei mesi caldi, non bisogna sottovalutare anche il problema opposto all’ipertensione, ovvero l’ipotensione, in cui la pressione è talmente bassa che


il flusso sanguigno non arriva a sufficienza ai vari distretti, tra cui quello cerebrale. In questo modo si genera quella sensazione di cronica spossatezza che viene imputata a molteplici fattori. Nel periodo estivo che ci attende, quando anche lo svolgimento delle normali attività quotidiane risulta pesante e difficile da portare a termine, si possono riscontrare anche disturbi spiacevoli, come la sensazione di cadere, fino addirittura allo svenimento, ad esempio se ci si alza bruscamente dalla seggiola. Tale disturbo può interessare sia coloro che nei mesi

La sindrome metabolica Come abbiamo detto e scritto più volte le autoanalisi o i controlli fatti in casa vanno bene come piccola sentinella d’allarme, per avere sempre le antenne dritte sul proprio stato di salute ed aiutare anche il medico di base, al quale spettano tutte le decisioni sugli esami da fare. Prendiamo per esempio il diffondersi della sindrome metabolica, una delle più diffuse patologie del mondo occidentale. Molti i fattori che la caratterizzano, in special modo l’associazione tra l’obesità addominale (adiposità centrale) e almeno due dei seguenti segni e sintomi: ipercolesterolemia (eccesso di colesterolo nel sangue) e/o diminuzione del colesterolo HDL (cosiddetto colesterolo buono), ipertrigliceridemia (valori dei trigliceridi alti), ipertensione arteriosa, alterazioni del metabolismo glucidico (diabete, glicemia alta). Per avere un primo facile riscontro si ricorre alla cosiddetta “prova del centimetro”. Con l’aiuto di un metro da sarto misuriamo la circonferenza addominale, tra l’ombelico e le creste iliache: è lì che si deposita il grasso viscerale, che ha un effetto catastrofico sulla salute dell’individuo. Se il valore misurato è superiore a 102 centimetri per l’uomo e 88 centimetri per la donna, deve scattare un campanello di allarme, che non va assolutamente trascurato, e da lì si passa alla seconda mossa: esecuzione di esami del sangue (in gergo ematochimici), che, indispensabili comunque con una cadenza all’incirca annuale, in questo caso devono essere mirati alla valutazione di determinati parametri: colesterolo totale, hdl e ldl; trigliceridi, glicemia a digiuno. In linea generale la serie di esami dovrà comprendere, oltre i parametri appena detti, anche ves, emocromo (che valuta globuli bianchi, rossi e piastrine), azotemia e creatinina (espressione della funzionalità renale), elettroliti, indicatori della funzionalità epatica (bilirubina totale e frazionata, transaminasi, gamma-GT),

freddi hanno una pressione arteriosa normale, sia gli ipertesi in terapia farmacologica. Nel primo caso basterà adottare dei semplici accorgimenti, come alzarsi gradualmente, evitare di stare a lungo in piedi, consumare molta frutta e verdura e aumentare leggermente l’uso del sale, bere molto (utilizzando anche integratori idroelettrolitici, se necessario), relegando l’attività fisica alle ore meno calde della giornata. Per quanto riguarda gli ipertesi in terapia farmacologica, è importante consultare il proprio medico, per adottare le scelte più idonee.


protidemia, elettroforesi proteica ed esame completo delle urine. Fra gli esami ambulatoriali in genere si possono scadenzare anche audiometria, spirometria, misurazione della pressione arteriosa, rx torace ed elettrocardiogramma. La terapia della sindrome metabolica è legata, oltre che alla cura dei singoli fattori, anche e soprattutto a una modificazione dello stile di vita. In questo ambito assume importanza fondamentale l’attività fisica: in generale si può affermare che assumere una quota di 1000 kcal settimanali in meno comporti una significativa diminuzione della mortalità, anche se non è ancora ben chiara la dose ottimale, condizionata com’è

dal sesso, età, eventuali patologie concomitanti, e componenti genetiche e psichiche. Secondo le linee guida 2008 della società internazionale del diabete, la dose ottimale di attività fisica da svolgere è stimata in 3 sedute settimanali di 45-50’ oppure 5 da 30’. L’attività deve essere prevalentemente aerobica, con una frequenza cardiaca compresa tra il 60 e l’80% della propria soglia. Calcolarla è molto semplice: si sottrae al numero fisso 220 la propria età e poi si moltiplica per 60% e 80%. Una persona di 30 anni dovrebbe mantenere la frequenza cardiaca durante l’allenamento aerobico tra i 114 e i 152 battiti al minuto.

Diabete sotto controllo Il diabete mellito, il più comune, si verifica quando aumenta la quantità di glucosio nel sangue; se viene superata di poco il valore limite di 100 mg/dl si parla di iperglicemia (eccesso di zucchero), mentre la diagnosi di malattia viene fatta quando il valore, in due controlli distinti, supera i 126 mg/dl. Il diabete mellito viene poi distinto in due forme, il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 1 è meno frequente (5-10% degli affetti da diabete) e si manifesta in età giovanile: è legato alla mancata produzione, da parte del pancreas (una ghiandola addominale), dell’insulina, un ormone in grado di esercitare un ruolo di sentinella nei confronti della glicemia, e che viene secreto in quantità maggiore o minore a seconda della quantità di glucosio nel sangue. La causa della patologia è spesso sconosciuta, ma potrebbe trattarsi di una malattia autoimmune, in cui cioè l’organismo produce anticorpi contro il pancreas, distruggendo le cellule che producono insulina. Il tipo 2, invece, è molto più frequente, rappresentando il 90% della malattia: la sua incidenza aumenta con l’età, oscillando dallo 0,5% della popolazione sotto i 30 anni sino al 10% ed oltre al di sopra dei 65 anni. Il diabete di tipo 1 (o insulinodipendente) colpisce soggetti in genere giovani senza che ci sia alcuna relazione con l’aspetto fisico, viceversa il tipo 2 si associa al sovrappeso, particolarmente nei soggetti con abbondante deposizione di grasso viscerale. Nel diabete 2 spesso un’alterata secrezione dell’insulina da parte del pancreas si associa ad una ridotta sensibilità degli organi bersaglio alla sua azione (insulino-resistenza). I fattori di rischio associati al tipo 2 sono l’ipertensione arteriosa, la sedentarietà, l’ipertrigliceridemia, un basso livello di colesterolo hdl e l’età avanzata. Il diabete di tipo 1 esordisce nel 50% dei casi ad

un’età inferiore ai 20 anni e più frequentemente durante la pubertà. Non è rara però la sua comparsa nell’infanzia, persino nel primo anno di vita. I sintomi consistono nell’aumento della quantità di urine emesse durante la giornata e accompagnata a una maggiore introduzione di liquidi e di alimenti, ma senza un accrescimento di peso. Gli esami di laboratorio in questa forma evidenziano iperglicemia a digiuno e dopo i pasti e una marcata glicosuria (presenza di glucosio nelle urine). Il diabete di tipo 2, invece, di solito si sviluppa molto lentamente e occorre molto tempo prima che i sintomi si manifestino. Tra le condizioni che più spesso spingono i pazienti ai controlli clinici ed alla scoperta del diabete, frequentemente si annoverano disturbi circolatori legati all’aterosclerosi, in questi pazienti più intensa e più precoce che nella media. Negli esami di laboratorio, oltre all’iperglicemia ed alla glicosuria, sono spesso presenti ipertrigliceridemia e iperuricemia (aumento dell’acido urico). La concomitanza di diabete di tipo 2 (con alterata tolleranza al glucosio e resistenza insulinica), ipertrigliceridemia, iperuricemia, ipertensione e obesità definisce la sindrome metabolica, una condizione clinica di forte rischio per le malattie cardiovascolari. Riassumendo: chi ha problemi di diabete dovrà sottoporsi ad esami di laboratorio per glicemia, emoglobina glicata (o glicosilata), colesterolo totale, ldl/hdl, trigliceridi, transaminasi SGOT e SGPT, creatinemia, uricemia, sodio, potassio ed esame delle urine. La visita diabetologia comprende invece un controllo generale ed esami specifici per fondo oculare, funzionalità renale, SNC e sistema nevoso periferico, oltre ad una valutazione della pelle dei piedi e degli arti inferiori e del circolo periferico in questi distretti.


Check-up... per tutti Prostata Passato il muro dei 50 anni la prostata rappresenta un organo bersaglio per le patologie, sia di tipo infiammatorio che tumorale, e già con un dosaggio ematico del Psa si può avere una prima informazione sullo stato di salute della ghiandola maschile. Mammografia e Pap test Nella prevenzione dei tumori della mammella e del collo dell’utero un ruolo molto importante lo giocano, nel sesso femminile, la mammografia, da effettuare dopo i 45 anni a meno che non sussista una familiarità, e il Pap test unitamente ad una visita ginecologica con ispezione, indispensabili strumenti di prevenzione e da programmare almeno una volta l’anno già dalla giovane età. Sangue occulto Sia per gli uomini che per le donne è importante, a partire dai 40 anni, controllare l’intestino. Una prima, valida indagine è la ricerca del sangue occulto nelle feci, che consiste nel far analizzare, per 3 giorni consecutivi, le proprie feci da un laboratorio di analisi per stabilire l’eventuale presenza di sangue. In caso positivo, una successiva visita chirurgica stabilirà se è necessario fare una retto-colonscopia, che si impone invece in caso di familiarità per tumori di questo tratto intestinale. Il check-up gastroenterologico, finalizzato alla pre-

venzione del tumore del colon-retto oltre alla succitata ricerca di sangue occulto nelle feci e delle mucoproteine, prevede una colonscopia standard oppure con “TAC spirale” specifica per soggetti con megadolicocolon nei quali il normale colonscopio a causa della maggior lunghezza ed ampiezza del colon non riesce a visualizzare la parte iniziale. Moc Dopo la menopausa il check-up deve comprendere in aggiunta una Moc (mineralometria ossea computerizzata) per la prevenzione dell’osteoporosi ed i dosaggi ormonali. Ech/Holter Chi ha problemi cardiologici, oltre all’Ecg da sforzo dovrà sottoporsi ad un ecocardiogramma, un controllo con applicazione di Holter della pressione (monitoraggio dinamico durante 24 ore) ed eventualmente un ecocolordoppler dell’aorta e dei vasi “epiaortici”. Nei La prevenzione dei melanomi, basata sulla “mappatura dei nei”, da controllare almeno una volta l’anno quando si viene individuati come soggetti a rischio, cioè se i nei sono più di 50, se hanno forma asimmetrica, bordi irregolari, a più colori e di dimensioni superiori al mezzo centimetro (5 mm).

La Farmacia Valore Salute al servizio della salute La Farmacia Valore Salute rappresenta il presidio di salute e prevenzione più vicino al cittadino: al vostro farmacista di fiducia potete sempre far riferimento per consigli, informazioni e dubbi, perchè grazie a esperienza e professionalità, può indicarvi la strada migliore da intraprendere a seconda delle vostre esigenze. Il farmacista può indicarvi il farmaco di automedicazione più idoneo, può spiegarvi eventuali effetti indesiderati o consigliarvi qualora assumiate altri farmaci; può guidarvi nella scelta dei prodotti parafarmaceutici più adatti e indicarvi quando è il caso di rivolgersi invece al medico di famiglia. Ma oggi la Farmacia Valore Salute è molto di più perchè oltre che punto di riferimento è una struttura qualificata che eroga servizi importanti per la salute e la prevenzione al cittadino. In molte Farmacie Valore Salute, oggi, è possibile effettuare autoanalisi del sangue, per monitorare valori come ad esempio colesterolo, glicemia, azotemia e molti altri parametri che, a seconda dei casi devono

essere tenuti sotto controllo; è possibile sottoporsi alla misurazione della pressione arteriosa in modo corretto e usufruire, laddove necessario, del servizio di Holter pressorio, fondamentale strumento di prevenzione e controllo dell’ipertensione e della fibrillazione atriale. Nelle Farmacie del network, inoltre, potete effettuare la misurazione del peso, unitamente all’indice di Massa Corporea, indispensabile per la prevenzione del grasso viscerale e quindi, nei casi più gravi, dell’obesità; potete effettuare le prenotazioni per visite specialistiche e, in poco tempo con il supporto del farmacista, scegliere la struttura, il giorno e l’ora più consoni altre vostre esigenze. Questi sono solo alcuni dei servizi che oggi è possibile trovare nelle Farmacie Valore Salute, unitamente a qualità, professionalità e competenza. I farmacisti del network vi aspettano ogni giorno per consigliarvi e guidarvi nella scelta di prodotti e servizi. Cerca la Farmacia Valore Salute più vicino a te su www.valoresalute.it: basta un click!


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Corpo da bikini

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Un mix perfetto per preparare la vostra pelle all’appuntamento più importante dell’estate: alimentazione, ginnastica, creme e massaggi A cura di Maria Mazzoli illustrazioni di Sabrina Ferrero

Il conto alla rovescia con la prova bikini continua a martellarvi, a inondarvi di pensieri negativi? Eppure per contrastare quei chili di troppo sul giro vita o sulle cosce, e soprattutto per quell’odiosa cellulite, quella buccia d’arancia che appesantisce la silhouette, avete fatto poco o nulla. E ora che l’estate incalza sareste disposte a fare un patto con il diavolo per vedervi senza un filo di grasso, con le gambe toniche, levigate, asciutte, drenate dall’anca alla caviglia. Glutei compresi. Ragazze, signore e donne mature: non è mai troppo tardi per iniziare a prendersi cura del proprio corpo. L’importante è capire (e mettersi bene in testa) che bisogna farlo pensando prima di tutto alla salute poiché l’estetica ne è la conseguenza. Quindi partendo dall’alimentazione. Dalla qualità nutrizionale, fondamentale, dall’origine e dalla scelta degli alimenti e dal bilanciamento preciso dei nutrienti. «Meglio un prodotto meno bello, cresciuto spontaneamente o perlomeno il meno trattato possibile. Dobbiamo rieducare la popolazione - avverte Maria Assunta Ciacci, biologa-nutrizionista - ad essere consapevoli di ciò che si mangia e di come lo si mangia. Ormai quando si parla di nutrizione non dobbiamo focalizzare l’attenzione sulle chilocalorie (non siamo delle stufe), né sull’associazione o dissociazione empirica di alimenti (e solo per sentito dire). Oggi la nutrizione è molto importante, e per parlarne è necessario anzitutto rifarsi a fondamenti scientifici che spieghino il viaggio preciso dei nutrienti all’interno dell’organismo e poi perché mangiare in un modo o in un altro fa bene o fa male. Una delle definizioni scientifiche più recenti, proveniente da uno degli scienziati più importanti a livello mondiale nel campo nutrizionale, sul significato di dieta (intesa unicamente come stile di vita per il raggiungimento del benessere psico-fisico) è che essa è una “biotecnologia per silenziare i geni infiammatori”. Sì, perché il cibo movimenta i nostri ormoni e crea infiammazione, quella “silente” di cui non ci accorgiamo, ma che giorno dopo giorno, con la modalità con cui mangiamo e con la scelta degli alimenti che facciamo, si accumula dentro le cellule, provocando danni nel medio-lungo termine. La nostra salute dipende quindi, scientificamente parlando, dall’equilibrio tra le sostanze infiammatorie che si producono e la capacità del nostro organismo di rispondere con sostanze antinfiammatorie. Tutto ciò è “mosso “, per prima cosa, da ciò che mangiamo quotidianamente.

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Quanto incide, quindi, l’alimentazione sulla bellezza della pelle?

“Moltissimo, per i motivi finora esposti. La pelle è l’organo più esteso del corpo ed è lo specchio di quello che avviene dal punto di vista metabolico all’interno delle cellule: se con ciò che mangiamo facciamo pendere la bilancia dalla parte delle sostanze infiammatorie, dei radicali liberi che mettono a dura prova i sistemi difensivi dell’organismo, questo determina con facilità l’invecchiamento precoce della pelle. È quindi auspicabile che la dieta quotidiana sia soprattutto antinfiammatoria”.

Si dice sempre che mangiare molta frutta faccia bene per fare il pieno di vitamine e antiossidanti, che la verdura sia una scorta di minerali... Ci sono alimenti che, effettivamente, aiutano più di altri? “Certamente. La frutta e la verdura hanno grande rilievo nell’alimentazione, non solo per il contenuto di vitamine e sali minerali, utilissimi indubbiamente, ma perché rappresentano, prioritariamente, carboidrati favorevoli all’organismo, essendo classificati come



produrre energia), questo è assolutamente importante quindi anche per la tonicità della pelle che quindi non cede. Di polifenoli ne sono particolarmente ricchi i frutti di bosco, soprattutto mirtilli e maqui (o mirtillo della Patagonia), spezie come cannella, curcuma, pepe nero e rosso, semi di papavero, nonché erbe aromatiche come il rosmarino. Ecco perché è importante scegliere frutta e verdura non trattati, poiché i polifenoli si trovano solo nella buccia e nei semi, se noi scartiamo questi due componenti, della frutta mangiamo solo zuccheri. È altrettanto importante aromatizzare e speziare i cibi”.

Come occorre orientarsi?

alimenti a moderato-basso carico glicemico, che non disturbano enormemente l’asse ormonale dell’insulina, ormone prodotto dal nostro pancreas, stimolato principalmente dai carboidrati e responsabile, non solo dell’immagazzinamento, ma anche, se stimolato troppo, della produzione di sostanze infiammatorie e quindi dell’invecchiamento. Attraverso la dieta quindi possiamo aumentare il potenziale rigenerativo della pelle, così da garantire un ricambio continuo di nuove cellule e questo sia nel derma che è lo strato più profondo, che è formato da proteine come l’elastina e il collagene, responsabili dell’elasticità e della giovinezza della pelle, sia nell’epidermide che è lo strato superficiale, dove si trova una proteina fondamentale, la melanina (presente anche nei capelli), importantissima per difenderci dai raggi ultravioletti e dagli agenti ambientali. Questa proteina è contenuta in cellule che, con il passare degli anni, diminuiscono di numero e, insieme ad una minore difesa della pelle alle radiazioni solari, provoca la formazione di macchie scure sulla pelle”.

E quindi di cosa ha bisogno la sintesi della melanina?

“Di un enzima importante che viene stimolato dai polifenoli, le sostanze estranee alla nostra biologia cellulare, responsabili della colorazione della frutta, della verdura, nonché di spezie ed erbe aromatiche. I polifenoli ci aiutano non solo come sostanze antiossidanti ma anche a mantenere la muscolatura più in forma poiché stimolano la produzione di nuovi mitocondri (la centrale elettrica della cellula che serve a

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“La frutta e la verdura vanno scelte solo di stagione, fresche e possibilmente a chilometri zero. Ci si deve accertare della provenienza, in modo che la pianta sia cresciuta nel modo più naturale possibile, proprio per la presenza maggiore di polifenoli, cercando di scegliere quella meno perfetta: le macchioline nella tonalità del marrone sulla buccia della frutta altro non sono che un tipo di polifenolo che la pianta produce per difendersi dalle cariche batteriche e virali del suo ambiente ed è benefico per la nostra salute. Tra la verdura vanno evidenziati i broccoli e tutte le crucifere (cavoli e cavolfiori) per la presenza di una sostanza che è il sulforafane che stimola nel nostro organismo la produzione di sostanze antinfiammatorie. Consigliamo di mangiare frutta e verdura, perché si tratta di carboidrati favorevoli che evitano i picchi dell’insulina, tenuta alta invece da carboidrati ad elevato carico glicemico, come patate, riso, pasta, pane, pizza, soprattutto derivanti da farine raffinate; questo non significa non assumerli, ma diminuirne la quantità e la frequenza, soprattutto con l’avanzare dell’età. Da evitare i dolci, le bibite, soprattutto quelle zuccherate, e tutti quei cibi dove vi sia l’abbinamento di farine o di zuccheri con oli vegetali industriali e naturalmente i junk-food (cibo spazzatura): a questi è legata una grossa dose di radicali liberi e sostanze infiammatorie”.

Sintetizzando, cosa è meglio mangiare?

“È consigliabile che la dieta quotidiana sia il più variata possibile, basata su un’alimentazione antinfiammatoria. Per questo va rispettato, ad ogni pasto, il bilanciamento del 40% di carboidrati, 30% di proteine, 30% dei grassi. Qui entra in campo in maniera determinante la scelta di quali carboidrati, quali proteine e di quali grassi ingerire. Come già detto nel 40% dei carboidrati devono rientrare soprattutto quelli favorevoli all’organismo, quindi la verdura e la frutta ed anche i legumi perché il loro carico glicemico è buono, lasciando un po’ più indietro i carboidrati meno favorevoli (riso, pasta, pane, pizza, in


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La dieta va integrata con abbondante acqua naturale

particolare quelli “bianchi”). Da evitare, come dicevamo, il cibo spazzatura e le bibite zuccherate. Le proteine vanno scelte tra quelle più magre (carni bianche, pesce soprattutto, formaggi magri come la ricotta, i fiocchi di latte, il primo sale). Tra i formaggi più stagionati, un posto di preminenza lo ha sicuramente il parmigiano per l’ottima quota di proteine. Gli altri tipi di formaggio della nostra tradizione non vanno demonizzati, se consumati con parsimonia e con bassa frequenza. Tra le proteine, per chi predilige un’alimentazione orientata verso quelle vegetali, buona è la soia (rigorosamente biologica) anche con i suoi derivati come tofu e tempeh (alimento fermentato ricavato dai semi di soia gialla; ndr)”.

Ma gli affettati non vanno aboliti?

“No, vanno scelti quelli più magri e consumati con frequenza non elevata, osservando sempre la provenienza ed il contenuto di sale e conservanti”.

E i grassi?

“La qualità di questi è focale. I grassi vanno scelti con cura. Nell’alimentazione quotidiana devono entrare costantemente gli acidi grassi essenziali (quelli cioè che il nostro organismo non riesce a produrre e dobbiamo introdurre necessariamente con l’alimentazione), che sono gli omega 3 e gli omega 6. Se non si ha una quantità buona di questi acidi grassi nella membrana cellulare, la pelle non riesce a trattenere acqua e conseguentemente diventa secca e si sfalda. Inoltre essi favoriscono la sintesi delle proteine strutturali della pelle che sono l’elastina e il collagene, responsabili della sua elasticità. Infatti, quando con l’invecchiamento si ha un calo fisiologico della loro sintesi, e una produzione maggiore di radi-

cali liberi, se non si segue un’alimentazione antinfiammatoria e vi è un’esposizione non controllata ai raggi solari, si formano le rughe. Gli omega 3 li troviamo soprattutto nel pesce e nelle carni magre, e se non sufficientemente rappresentati nella dieta, vanno integrati, proprio per la funzione strutturale e antinfiammatoria. Tra gli omega 9, responsabili di sigillare le cellule della pelle per evitare la perdita di acqua, bisogna consumare quelli buoni. A partire, quindi, dall’olio extravergine di oliva come grasso principe della dieta quotidiana, che insieme all’avocado, alle olive e alla frutta oleosa secca (noci, mandorle, pinoli ecc.) rappresentano i grassi che non disturbano la funzionalità dell’insulina. Al contrario dei grassi saturi e di quelli contenuti negli oli di semi da cui deriva la produzione di sostanze infiammatorie. I pesci di allevamento non sono certo l’optimum, per il fatto che vengono allevati con i mangimi, pertanto non possono contenere una quota adeguata di omega 3. L’origine e la provenienza degli alimenti sono fattori importanti da controllare”.

Finiamo con l’acqua: quanta veramente bisogna berne al giorno?

“Una dieta ricca di frutta e verdura provoca un senso minore di sete, ma va integrata comunque con acqua naturale o naturalmente effervescente. Il bisogno varia naturalmente a seconda delle condizioni atmosferiche ed in presenza di attività fisica e sportiva più o meno intensa; in questo caso il fabbisogno idrico va programmato e gestito, negli altri casi, senza aspettare di aver sete, bisogna bere seguendo le esigenze dell’organismo, quindi ai pasti, al bisogno, ma sempre senza esagerare, come per qualunque altra manifestazione del comportamento alimentare”.

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Gel, creme, fanghi & Co. Parlando anzitutto di alimentazione speriamo di avervi fornito i consigli giusti per iniziare ad intraprendere uno stile di vita diverso, che passi anche per una attività fisica mirata e l’utilizzo di prodotti utili per contrastare cellulite e smagliature, perché anche gel e creme, fanghi e integratori possono aiutarvi a giocare l’ultimo jolly prima di spogliarvi in spiaggia o in piscina. Sempre senza drammatizzare la situazione o peggio ancora piangervi addosso e rimandare ogni azione positiva. Prima di tutto non dimenticate l’esfoliante: dopo un lungo inverno sotto collant e pantaloni, le gambe hanno bisogno di tornare a respirare eliminando le cellule morte. Un bel gommage è anche il segreto per ottenere una pelle liscia e luminosa, nonché per far penetrare al massimo qualsiasi prodotto che si andrà poi a stendere sopra. Si usano velocemente sotto la doccia, massaggiando e risciacquando subito dopo. Le nuove formulazioni, quelle soprattutto con l’aggiunta di oli essenziali, donano un effetto Spa immediato. Risultato garantito: pelle levigata e morbida come seta. Dopodiché la cute sarà pronta per ricevere il trattamento. Per contrastare la cellulite e le adiposità localizzate è necessario affidarsi a dei prodotti efficaci, in grado di ridurre i micro-noduli che creano la cosiddetta “pelle a buccia d’arancia”. Entrando nello specifico, il calo del giro-coscia e l’elasticità della pelle sono possibili con un utilizzo costante anche dei fanghi, ricchi di oligoelementi, prodotti che si presentano anche nella versione a freddo: con le stesse caratteristiche della formula tradizionale, lasciano, in più, una sensazione di freschezza che perdura a lungo, un vero toccasana per l’estate. Per potenziare l’effetto drenante si può agire fin dalla sera prima, facendo penetrare sulla pelle una crema snellente. Tra gli ingredienti base e i principi attivi che dovrebbe contenere una crema anticellulite per risultare efficace, ricordiamo l’alga bruna, il burro di karitè, il rosmarino, la salvia, i fiori d’arancio, la lavanda, la betulla, il tarassaco, tè verde, ecc. Per un trattamento d’urto ci si può invece orientare su quelle contenenti la caffeina, il retinolo-A, l’aminofillina, un farmaco per l’asma che si rivela un potente ingrediente capace di ridurre drasticamente la grandezza delle cellule di grasso sotto la pelle, migliorando quindi sensibilmente l’aspetto a buccia d’arancia. Se invece il problema sono le smagliature, ricordatevi che la questione è legata alla carenza di elasticità della pelle e che sono impossibili da eliminare definitivamente. Le odiose striature si presentano di colore

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rosato o biancastro: le prime sono quelle appena formate, ed è proprio su queste che si può agire con migliori risultati. Tuttavia, la prevenzione è sempre l’arma migliore. In commercio esistono creme specifiche dall’ottimo potere elasticizzante, con ingredienti che nutrono in profondità e rafforzano le fibre di elastina. Favorendo la ristrutturazione dei tessuti cutanei, aiutano a contrastarne il rilassamento. In gel o in creme non untuose, quindi di rapidissimo assorbimento, le

L’importanza del massaggio Il tempo passa, le tecniche si aggiornano, spuntano metodologie nuovissime e rivoluzionarie, ma il massaggio manuale resta un caposaldo insostituibile nella gestione della cellulite. Affidatevi ad un’esperta estetista, le sue abili mani sapranno fare piccoli miracoli in tal senso. Ad affiancare il massaggio manuale vi sono poi svariate apparecchiature elettromedicali (endermologia, ultrasuonoterapia, linfodrenaggio meccanico, elettronoterapia, laserterapia, ionoforesi, etc.) che possono integrarne e potenziarne gli effetti.

Un buon massaggio riattiva la circolazione linfatica e drena l’eccesso di liquidi

E il massaggio fai-da-te? Il mercato offre un’infinita gamma di “prodotti anticellulite” in crema, cerotti, bende e naturalmente oli, anche biologici come quello all’estratto di betulla al quale vengono uniti semi di sesamo e di albicocca, ricchi di acidi grassi essenziali e di vitamine che mantengono intatte le proprie caratteristiche grazie alla spremitura a freddo. Le formulazioni in questo campo sono ovviamente molteplici, partendo da principi attivi come escina, centella, bromelina, caffeina. Un buon massaggio è utile per riattivare la circolazione linfatica, drenare l’eccesso di cataboliti ed eliminare i liquidi. L’efficacia reale di questi trattamenti è soggettiva e dipende dalla effettiva capacità di assorbimento delle varie sostanze attraverso la cute.

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creme antismagliature possono contenere componenti come allantoina, glicosaminoglicani, isoaminoacidi, o un mix di principi attivi, come l’idrossipirolina e l’algosilicio, il karitè e la soia, che appunto idratano e rendono elastica la pelle, sostenendo le sue fibre. L’obiettivo di una crema per questo tipo di inestetismo è quello di attenuare i segni di quelle già presenti, favorendo la rigenerazione delle parti danneggiate, ridensificando e ricompattando.


Cellulite ko in 6 mosse La lotta alla cellulite passa anche per l’esercizio fisico. Il movimento non solo stimola la circolazione, e quindi l’ossigenazione dei tessuti, ma anche la tonificazione, utile per contrastare la pelle a buccia d’arancia. Non si tratta di esercizi magici che eliminano il problema, ma contro l’antiestetico effetto “materasso” danno buoni risultati. Seguendo movimenti mirati si focalizza l’attività nelle zone più colpite dalla cellulite, puntando a snellire la circonferenza di cosce e glutei. Semplici esercizi che abbinati ad una attività

aerobica (e come abbiamo visto ad una sana ed equilibrata alimentazione) possono potenziare il risultato. Attraverso un allenamento da fare anche a casa, comodamente davanti alla tv, si può quindi puntare a rafforzare il tono muscolare per sconfiggere gli accumuli adiposi con la massa magra e rassodare ad esempio i muscoli dei glutei con gli slanci laterali o la pancia con gli addominali. Naturalmente per avere dei benefici tangibili occorre essere costanti, eseguendoli almeno tre volte a settimana.

Prima tappa: i glutei Esercizio 1

Mettetevi in ginocchio e appoggiate i gomiti tenendo la schiena dritta. Sollevate all’indietro la gamba cercando di tenerla tesa e con il piede a martello. Controllate la respirazione: espirate quando stendete la gamba, inspirate quando la riportate nella posizione di partenza. Esecuzione: 15 volte per gamba, per 3 serie.

Seconda tappa: cosce e glutei Esercizio 2

Mettetevi supini con le gambe piegate, poi sollevate lentamente il bacino e il busto, formando un “ponte”, quindi tornate al punto di partenza. Espirate quando sollevate il bacino, inspirate quando tornate giù. Esecuzione: 15 volte, per 3 serie.

Terza tappa: grandi e medi glutei Esercizio 3

Prendete una sedia, appoggiate le mani sulla spalliera e inclinate il busto a 90°. Tenete i piedi ben uniti. Espirate, lanciate la gamba tesa indietro in alto (senza alzare il tallone del piede d’appoggio). Inspirate, tornate alla posizione di partenza. Esecuzione: 15 esercizi per gamba, alternando e ripetendo per 3 serie.

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Quarta tappa: addome Esercizio 4a

Da supine, con le gambe flesse, cercate di trattenere una palla fra i polpacci e le cosce con una lieve pressione. Questo esercizio è molto utile non solo per l’addome ma anche per la muscolatura degli arti inferiori, soprattutto nella parte posteriore della coscia, altro punto dove la cellulite tende ad accumularsi.

Esercizio 4b

Espirate, alzate il bacino e avvicinate le ginocchia al viso. Trattenete la posizione per qualche secondo e tornate alla posizione di partenza mandando fuori l’aria dai polmoni. Esecuzione: 15 volte, per 3 serie.

Quinta tappa: adduttori della coscia Esercizio 5a

Sempre a terra, sedetevi su un gluteo. Tenete la gamba corrispondente tesa e alzata (il piede a martello) e la gamba opposta piegata.

Esercizio 5b

Spingendo sulla mano, alzate il bacino. Cercate di mantenere l’equilibrio. Esecuzione: fate il movimento 15 volte, poi riposatevi e ripetete dall’altro lato.

Sesta tappa: stretching Esercizio 6

In ginocchio poggiate il gluteo sui talloni e rilassate il busto in avanti, inspirate ed espirate lentamente. Restate in questa posizione anche per qualche minuto. ■

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Il dolore, democratico e misterioso

Colpisce ricchi, poveri, adulti, bambini, anziani, gente semplice ed intellettuali, ma non tutte le scale di valutazione sono comprensibili dalla totalità dei pazienti di Andrea Giordano medico internista

Il prolungamento della vita media ha portato ad un importante incremento numerico di patologie degenerative e tumorali che sono causa di dolore cronico e persistente. Abbiamo quindi il dovere morale e professionale di occuparci del sintomo dolore nel tentativo di controllarlo. I primi approcci terapeutici al dolore sono stati timidi ed impacciati mentre ora c’è un interesse costante e crescente su questo tema

ed una coscienza tale della problematica, che spesso porta a pianificare prima di tutto un’efficace copertura antalgica, per poi prendere in considerazione interventi terapeutici di vera e propria cura della patologia di base. La lotta al dolore impegna tutte le specializzazioni mediche, da ciò la necessità di sviluppare un linguaggio omogeneo tra i vari soggetti coinvolti e soprattutto quantificare e misurare il sintomo dolore, per

rendere confrontabili fra loro interventi ed approcci differenti. L’uso condiviso di questionari specifici e scale di valutazione del dolore, oltre che facilitare lo scambio dei dati e favorire la multidisciplinarietà dell’approccio clinico al sintomo dolore, è anche fonte di crescita culturale e professionale, perché l’osservazione condivisa da prospettive diverse arricchisce la veduta d’insieme finale. È noto che il dolore è il sintomo

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che accomuna malattie che hanno caratteristiche ed origini diverse, pertanto questionari e scale spesso hanno limiti di validità in quanto a volte pensate in modo generico e poi adattate a malattie specifiche, oppure impostate su una singola patologia cercando poi di generalizzarne l’applicazione. Il dolore, inoltre, è un “sintomo democratico” che colpisce ricchi, poveri, adulti, bambini, anziani, gente semplice ed intellettuali, quindi non tutti i questionari e non tutte le scale di valutazione sono comprensibili dalla totalità dei pazienti. In questo senso sono moltissimi, a mio parere, i vizi formali dei questionari che essendo, per definizione, domande, hanno un target di popolazione spesso limitato. Di solito con i questionari si cerca di approfondire caratteristiche differenti del dolore come la localizzazione anatomica, il numero di aree coinvolte e l’irradiazione, il periodo temporale, la frequenza, la durata, la distribuzione nell’arco della giornata, i fattori scatenanti. Queste elencate sono caratteristiche piuttosto semplici da indagare e su cui non ci sono difficoltà comunicative. Se però volessimo inquadrare il dolore con uno degli aggettivi riportati nel Mc Gill Pain Questionnaire, quali ad esempio vibrante, pulsante, palpitante, martellante, saltellante, lampeggiante, lancinante, tagliente, lacerante, pressante, rosicchiante, crampiforme, straziante, caldo, noioso ma anche crudele, vizioso, stretto e inoltre fresco freddo e torturante, siamo sicuri che tutti i pazienti capirebbero e che tutti darebbero a ciascun aggettivo lo stesso significato? Altra annosa questione è inerente alla definizione della gravità del dolore la cui entità dipende dal dolore stesso, ma anche dalla soglia di tolleranza del paziente e da molti altri aspetti che influiscono sulla percezione del sintomo (umore, stress, condizioni economiche, condizioni lavorative e rap-

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porti famigliari). Sono un ottimo sostegno, nella pratica clinica, le scale di valutazione della gravità del dolore come, ad esempio, la VNS (Verbal Numerical Scale) che definisce il dolore da assente, lieve, moderato, molto severo o il più forte dolore immaginabile, oppure la NRS (Numeric Rating Scale) che si basa su una successione numerica da 0 (nessun dolore) a 10 (il più forte dolore immaginabile). La scala che per prima ha cercato di superare ogni limite di linguaggio e di comunicazione è stata la VAS (Visual Analogic Scale), ancora oggi comunemente utilizzata negli ambulatori medici. La scala VAS è costituita da un segmento di retta di circa 10 cm alle cui estremità sono riportate le indicazioni “nessun dolore” e “il più forte dolore immaginabile”. Il paziente deve apporre una crocetta nel punto della retta che secondo lui rappresenta meglio l’entità del suo dolore con una libertà di espressione assoluta, data dalla pulizia e linearità del segmento che non presenta numeri o scritte, superando così ogni restrizione e cercando di stimolare nel paziente una visualizzazione vera e propria del livello di dolore. Per i bambini da 3 a 7 anni e in piena sintonia con il moderno linguaggio degli SMS della telefonia mobile c’è la Happy Face Pain Rating Scale o “scala delle faccine” che è costituita da disegni con diverse espressioni facciali, con quella all’estrema sinistra che rappresenta un viso sorridente e

quindi senza dolore, mentre quella all’estrema destra ha un viso molto sofferente reso tale da un dolore insopportabile. Queste scale hanno il grande merito di rendere confrontabili tra loro i dati raccolti sul dolore e sull’efficacia dei trattamenti, mostrando tuttavia limiti importanti, primo fra tutti quello dato dalla pain memory, o memoria del dolore, meccanismo che identifica quel vizio di indagine per il quale il dato riferito dal paziente risente molto del vissuto passato e non è mai un dato real time che descrive solamente il presente. Altri strumenti, ancora, operano in maniera indiretta, valutano cioè il dolore non come tale ma prendendo come parametro la limitazione, di cui il sintomo è responsabile, nello svolgimento di ordinarie attività quotidiane. È intuitivo quanto questo aspetto sia condizionato dall’ambiente, inteso come microcosmo di affetti, avversità e microcosmo architettonico. In conclusione, nonostante gli apprezzabili tentativi della scienza di definire, misurare e confrontare tutto, intorno al sintomo dolore spesso restano solamente paziente e medico, uno di fronte all’altro, accomunati dalla ricerca di un percorso efficace che porti al sollievo da una sofferenza inutile. Nei prossimi mesi continueremo a trattare il tema del dolore cominciando a parlare di terapie antalgiche, integrazione tra medicina convenzionale ed alternativa e dolore muscoloscheletrico.

¡VIVA LA VIDA! “Io non ho narrato il dolore dipingendo l’universo di me stessa, perché il dolore non si può raccontare. Non c’è linguaggio che possa esprimere il dolore. Il dolore è un urlo lacerante, un ruggito a denti stretti, una litania di gemiti, un delirio di parole spezzate, frantumate...”. (da ¡ Viva La Vida! Pino Cacucci; monologo dedicato alla vita di Frida Khalo). ■




Fashion Summer Dagli abiti agli accessori, le tendenze moda per l’estate 2014 di Gelsomina Sampaolo

Con l’arrivo della stagione più bella dell’anno ecco puntualmente arrivare anche tutte le nuove entusiasmanti tendenze per un’estate davvero glamour! Abbiamo stilato una lista dei “must have” direttamente dalle maggiori passerelle dell’alta moda, ma con

capi che potrete trovare anche a prezzi abbordabili.

■ Abiti d’arte

Andranno per la maggiore quelli che hanno tagli classici, da cocktail vintage (tendenzialmente anni ‘50/’60) ma a patto che siano in

fantasie coloratissime e geometriche. Ispirati alle arti figurative di tutte le correnti stilistiche: dagli impressionisti ai realisti, dai paesaggi orientali alla Magna Grecia, passando per la pop-art, gli stilisti sembrano aver ripassato la storia dell’arte.

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■ Bianco splendente

È il colore classico dell’estate, certo, ma quest’anno la farà da padrone sugli accessori: borse e scarpe innanzitutto. Un bianco candido, quasi luminoso, dalle forme geometriche e che può “contagiare” anche il resto del guardaroba per un effetto total white con spolverini, pantaloni e maglie candide.

■ Il denim

Un grande ritorno, soprattutto per le camicie, che dagli anni ’80 erano state lasciate nel dimenticatoio. Abbiamo riscoperto la loro versatilità e comodità e, con i giusti abbinamenti, possono essere rivalutate anche la sera, per un look androgino, lasciate aperte con un top prezioso sotto.

■ Giungla metropolitana

Arrendiamoci, l’animalier non passa mai di moda. Visitato e rivisitato, anno dopo anno, resta una garanzia non solo per le più aggressive, se ben stemperato da abbinamenti sobri. Scongiurate l’effetto safari evitando canotte zebrate e pantaloni kaki, per il resto sentitevi libere di sperimentare.

■ Dichiarazioni di intenti

Che siano sulla t-shirt, sulla shopper o sui gioielli, le frasi ad effetto vanno per la maggiore. Magari informatevi sull’esatto significato se con l’inglese non andate tanto d’accordo ed evitate affermazioni troppo forti se avete superato la pubertà da troppo tempo.

■ Colori pastello

Sono una sicurezza, ma quest’anno non riguardano solo i guardaroba delle signore di mezza età, visto che i colori pastello hanno invaso tutto il prêt-à-porter. Rosa, verde, giallo, tutti i colori dei fiori vanno bene, anche mixati tra loro, per un effetto “vacanze in riviera”.

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■ Il bomber

Non più appannaggio degli aviatori o dei paninari, il bomber viene rivisitato in chiave primaverile, alleggerito e colorato per ricordarci quanto amavamo gli anni ’90.

■ Figlie dei fiori

Non ce ne libereremo mai, gli abiti lunghi e le fantasie etniche o floreali rimangono un elemento costante in tutte le collezioni estive dagli anni ’70 all’eternità. Meglio accettarlo.

■ E luce fu

Qualche elemento con brillantini o scintillii metallici non può proprio mancare nell’armadio delle vere signore, soprattutto per illuminare le serate estive che vi aspettano.

■ Rasoterra

Si sono visti pochi tacchi vertiginosi alle sfilate di presentazione delle collezioni P/E 2014. Che anche gli stilisti abbiano compreso l’importanza della comodità? Sandali bassi o con tacco quadrato e ballerine la faranno da padroni, con un tocco retrò che non fa mai male (soprattutto ai piedi).

■ Capri

Li vedi e pensi subito alla costiera Amalfitana (anche se non ci sei mai stata), non puoi proprio evitarli, i

pantaloni sopra la caviglia, dal taglio maschile e dritto fanno sentire tutte noi un po’ Jackie Kennedy.

■ Top

Pensavamo di averla scampata l’anno scorso, ma i top corti sono in agguato e se non avete gli addominali in forma vi consigliamo di evitarli. Coloratissimi, sia casual che formali, da abbinare a pantaloni e gonne a vita alta che marchino il punto vita faticosamente guadagnato con ore e ore di pilates invernale.

■ Happy days

Riesumate la vostra passione per Fonzie & Co. e buttatevi a pesce sulle gonne a palloncino, plissettate o a pois che ci fanno sentire sempre delle vere signorine.

■ Accessori

Un piccolo appunto lo meritano anche gli accessori, soprattutto gli occhiali, da vista come da sole, basta che si notino per la loro eleganza e il design ricercato. Stop alla montatura pesante da nerd che ci ha tormentato per tutta la stagione invernale e via libera al colore, anche sulle lenti. Per le borse vi consigliamo di orientarvi sulle mignon: tracolle piccole e con dettagli preziosi, magari con catenella dorata alla Chanel.


... e per lui L’uomo con la borsa: 8 modelli per 8 tipi maschili Se un tempo la parola “borsa” e la parola “uomo” erano associabili solo in riferimento agli inestetismi sotto gli occhi causati dalle notti in bianco, dobbiamo ormai ricrederci e ampliare il vocabolario e l’armadio dei maschietti. La moda degli ultimi tempi ha, infatti, sdoganato questo accessorio, prima tipicamente ed esclusivamente femminile, declinandolo in tutta una serie di proposte per adattarsi ai vari gusti e stili maschili. Se fino a qualche anno fa le borse maschili erano contemplate solo come oggetto di lavoro (la valigetta dell’avvocato, il borsello del vigile urbano, il marsupio dell’artigiano...) oggi sfilano in passerella addosso ai modelli più quotati e si vedono passeggiare per le nostre città a tracolla di uomini tutt’altro che effeminati. Tutte le fidanzate e mogli d’Italia tireranno un sospiro di sollievo nel constatare che, grazie alla moda, non si dovranno più fare carico di mazzi di chiavi, cellulari, portafogli e quant’altro, appartenenti ai loro uomini, ogni volta che si varca la soglia di casa per uscire. Ma, proprio come ogni donna, anche ogni uomo necessita e predilige un particolare tipo di borsa. Andiamo a vedere quali...

■ 1. Il lavoratore

È l’uomo che non deve chiedere mai, sempre in moto dalle 9 del mattino alle 18 la sera, il suo habitat naturale è l’ufficio e svolge una professione che richiede di apparire sempre perfetto ed elegante. Per questo tipo di uomo, è chiaro, serve una borsa professionale. La più adatta è la valigetta classica, la cartella di cuoio senza troppi fronzoli, capiente e


facile da aprire e chiudere, di un colore neutro da poter abbinare a tutti i suoi completi impeccabili.

scarpe, tuta. E più grande è, meglio sarà, il peso sicuramente non lo spaventa.

portare rigorosamente sotto braccio, tipo baguette. Meglio se firmate, ovviamente.

■ 2. L’eterno studente

■ 5. Il tecnologico

■ 7. Lo snob

Dai tempi del liceo è cambiato poco o niente, svolge solitamente un lavoro creativo che gli permette orari flessibili e spesso gira in città su mezzi pubblici o bicicletta. Ovviamente vorrebbe usare lo stesso zaino che usava per andare a scuola anche a 40 anni, ma per decoro accetterà di buon grado anche una sua evoluzione, basta che abbia tante tasche, spallacci morbidi e sia lavabile in lavatrice.

■ 3. Il perfettino

Non vorrebbe darlo a vedere ma è sempre aggiornato su tutte le ultime mode, sbircia le vostre riviste in bagno e da in escandescenze se la camicia non è stirata come vuole lui (ecco perché spesso e volentieri se la stira da solo). Il perfettino ci tiene ad inserire sempre qualcosa di unico nella sua vestizione quotidiana, che lo faccia risaltare tra la massa e che gli procuri possibilmente dei complimenti per il suo stile. Per questo la sua borsa sarà classica ma con un tocco in più, che sia la forma originale, il colore, oppure un inserto in un materiale diverso dal solito, l’importante è che si noti... ma non troppo!

■ 4. Il palestrato

Calcola le calorie di tutto ciò che mangia, conta le ore che lo separano dalla palestra e va dovunque correndo (tipo Forrest Gump, ma più muscoloso); per il palestrato la borsa deve essere comoda, ampia e ovviamente pensata per lo sport che preferisce. La sacca con cui esce di casa al mattino è il suo guscio di tartaruga, deve contenere tutto quello che serve e che potrebbe ipoteticamente servire durante la giornata: asciugamano, barrette proteiche, bottigliette d’acqua o integratori,

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Non si separa mai dal suo smartphone e/o tablet, svolge un lavoro che ha a che fare con la tecnologia (o vorrebbe che fosse così) e se cade la connessione wi-fi crolla il mondo. Il tecnologico ha bisogno di una borsa efficiente, come lui: con una tasca pensata per ogni dispositivo che possiede, in materiale tecnico e che protegga da urti, acqua e cadute i suoi preziosi gioielli hitech. E ovviamente dovrà essere una tracolla o uno zaino per lasciare le mani libere di digitare.

■ 6. L’hipster

Avrà sicuramente una barba da hamish o i baffi a manubrio, camicie a quadri e prediligerà la bicicletta o due ruote vintage (Vespa e Lambretta) per muoversi in una delle grandi metropoli che predilige. La sua borsa riflette la passione per i bei tempi andati, quindi sarà un reperto di modernariato tipo cartella da postino o pochette senza manici da

È un tuttologo, soprattutto per quanto riguarda la moda e la cultura, non si perde un vernissage e conosce i segreti di tutti. Per lui è d’ordinanza la shopping bag di tela, magari con una stampa di qualche opera d’arte contemporanea misconosciuta e scandalosa.

■ 8. L’avventuriero

“Into the Wild” per lui non è solo un film, è un precetto di vita. Non conosce vacanza che non preveda una tenda, scalare una montagna in pieno agosto è la sua idea di relax e il suo migliore amico solitamente ha 4 zampe. L’avventuriero non sopravvive senza il suo zaino da trekking, ultraleggero ma con lo spazio necessario per un accampamento improvvisato, in materiale rigorosamente tecnico e indistruttibile da conservare come una reliquia e osservare sospirando ogni volta che è costretto a tornare nella giungla urbana. ■



“Mare profumo di mare, con l’amore io voglio giocare, è colpa del mare del cielo e del mare”... sono le parole che cantava Little Tony nel lontano 1981 nella sua celebre canzone “Profumo di mare” colonna sonora, tra l’altro, anche della fortunata serie di telefilm Love Boat. Per questo viaggio non ci servirà un colosso del mare, una barca a vela sarà il mezzo migliore per prendere il largo. La navigazione a vela è lenta, silenziosa, accogliente. Certo, direte voi, gli spazi sono ridotti, in queste barche. Ed è vero. Ma se siete decisi

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a vivere una settimana o più andando per mare, godendone i colori, i profumi e i suoni, non cercate altro. Questa è l’unica via. La barca a vela è per molti una filosofia, una passione o, per pochi altri fortunati, una scelta di vita. Le giornate trascorrono cullati dalle onde, baciati dal sole, accarezzati dal vento. Ogni giorno è, in verità, un nuovo giorno perché nulla è programmato. L’orizzonte e il mare sono infiniti e nessuno saprà mai cosa saranno capaci di regalarci ad ogni nuova alba. Quello che vi posso assicurare è che ri-

prenderete in mano la vostra vita, i vostri pensieri ed i vostri ritmi naturali. Non serve andare lontani, l’importante è partire. Dove? Tanto per cominciare suggerisco di voltare la prua ad est, in Mediterraneo, verso quell’enorme puzzle fatto di terre e mare che è la Grecia. Cinquantasei isole dalle forme e misure più svariate e solo trentasei di queste, abitate. Una manciata di terre sparse sull’Egeo, battute dai venti, inondate di sole, spruzzate di bianco. Tutto intorno il blu. Intenso, brillante, profondo. Dall’alto delle isole più montane, si


Il paradiso delle Cicladi Benvenuti nell’isola di Amorgos, meta per viaggiatori amanti del silenzio, delle baie spopolate e delle passeggiate lungo vie ciottolose e deserte Testo e foto di MARIA PIA PEZZALI giornalista, scrittrice e viaggiatrice

godono panorami mozzafiato. Siamo alle Cicladi. L’arcipelago, a nord di Creta, comprende numerose isole considerate fra le più tipiche della Grecia, fra cui Amorgos, Andros, Kea, Delos, Mykonos, Naxos, Ios, Paros, Santorini, Sikinos, Kithnos, Serifos, Milos, Sira e Tinos. Le Cicladi sono note per i loro paesaggi, case bianche e mulini a vento, stretti sentieri bordati di fiori, mare di un blu brillante e per la loro intensa vita notturna. Quindi se pensavate che una vacanza in barca a vela sia sinonimo di noia, do-

vrete ricredervi. Le isole greche hanno una anima doppia: quella dei silenzi e dei rumori al tempo stesso: quelli delle cicale e la musica di bouzuki (antico strumento musicale a corda); dei colori abbaglianti del bianco dei villaggi e delle cappelle votive e l’intenso blu del Mediterraneo e del cielo, ma anche gli odori, frutto di quell’ aria tersa che sa di salsedine e che porta il profumo dolce e intenso di ulivi, di tamerici, di mandorli, di macchia mediterranea. Infine i sapori forti e decisi dei cibi, del vino resinoso e dell’ouzo (di-

stillato di mosto). Le Cicladi occidentali, così vicine ad Atene e all’Attica e quelle più Orientali come l’incantevole Amorgos sono ancora lontane dall’idea del turismo di massa e sono pressoché ignorate dai grandi tour operator, tanto da essere frequentate soltanto da pochi appassionati e felici viaggiatori, perlopiù europei. Una vera fortuna per noi che siamo alla ricerca di uno spirito nuovo. Ed è proprio su Amorgos che vi voglio portare. Dev’essere stato proprio il suo mare a stregare il regista Luc Besson quando

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LE GRAND BLEU Film francese del 1988, diretto da Luc Besson, ambientato nella Grecia del 1965. Fra pescatori di spugne e predoni di navi affondate, due bambini, Jacques e Enzo, si sfidano a chi resiste più a lungo sott’acqua. Vent’anni dopo, oramai adulti Jacques Mayol (Jean-Marc Barr) ed Enzo Molinari (Jean Reno) si rincontrano, amici-rivali, nello stesso campionato subacqueo. La loro diventa una sfida senza tempo e senza fine, in abissi sempre più profondi e pericolosi. Una sfida ogni oltre limite. Le Grand Bleu è stato il film di apertura del Festival di Cannes 1988 e un fenomenale successo di pubblico in Francia. ha pensato al film “The Big Blue” , titolo originale “Le Grand Bleu”, pellicola imperdibile per gli appassionati della vita a contatto con l’acqua. Un film che merita non solo di essere visto e rivisto ma, soprattutto, ascoltato. Le musiche, composte da Eric Serra saranno una perfetta colonna sonora alle vostre vacanze in questo piccolo angolo di Paradiso. E un eden sulla Terra lo è per davvero, Amorgos. L’isola, la più orientale dell’arcipelago delle Cicladi, è lunga e stretta, solcata da

una catena montuosa con una superficie totale di 121 chilometri quadrati e ben 112 km di coste. Ad Amorgos, nonostante la scarsità di vegetazione sono presenti numerose varietà di erbe che hanno caratteristiche terapeutiche. L’isola è anche conosciuta con i nomi di Yperia, Patagy o Platagy, Pagali, Psichia e Karkisia e parte dell’isola è chiamata Aspis, dove si trovano i resti dell’antico tempio della Dea Afrodite. Ignorata dal turismo di massa almeno fino al 1988, anno d’uscita della

pellicola di Luc Besson, Amorgos è stata in prima battuta “scoperta” dal turismo francese e solo in tempi recenti anche da quello italiano. In realtà, questo spigolo delle Cicladi è meta per viaggiatori più che per turisti. Qui arrivano gli amanti del silenzio, delle baie spopolate, delle passeggiate lungo vie ciottolose e deserte. Un’isola dove la tranquillità è certa anche nel cuore dell’estate, quando altrove ci si accalca e si litiga per un posto barca in quarta fila. O per un caffè. Qui no. Qui si arriva, si ormeggia, si passeggia sul lungomare, si entra in piccoli negozi carichi di graziosi souvenir e si cena a lume di candela. Si ammira il tramonto. Dorato. Luccicante. La natura primitiva si è salvata dalla cementificazione e dall’aggressione umana che ha invece stravolto la vera origine di molte altre isole della Grecia. L’isola dispone di due porticcioli, Katapola e Egiali, soltanto da pochi anni collegati da una lingua di asfalto. Entriamo nella grande baia di Katapola, una sicura e profonda insenatura naturale, sotto le luci del tramonto.

Il castello veneziano, una sentinella in cima al paese

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Prima di raggiungere le banchine del porto optiamo per una sosta rigenerante in una delle tante piccole baie che orlano l’insenatura. Una minuscola chiesa bassa, bianca con la tipica cupola azzurra, sormonta una stretta lingua di terra che si allunga sul mare come il dito di una mano. Difficile stabilirne il nome ma ci troviamo ai piedi di Nera, piccolo borgo arroccato in alto sulla montagna. Decidiamo di tuffarci anche di fronte alla nostra ignoranza: il richiamo del mare calmo, limpido, dorato dal sole del tramonto e invogliante come una fetta di dolce, è irresistibile. Sospesi e cullati dal mare restiamo in silenzio osservando accendersi le prime luci di Katapola, tremolanti come mille candele. La Chora è invece il centro principale di Amorgos: un borgo delizioso, con le casette tirate a calce bianca con porte e scuri blu,

rossi e verdi, le piccole vie lastricate disposte come un labirinto, le chiesette bizantine e il sole che illumina i tetti. Di origini medioevali, con il castello veneziano (kastro) come una sentinella in cima al paese e con i mulini a vento disposti tutto intorno, la Chora di Amorgos è qualcosa di davvero speciale. Inerpicato alto sulla collina, a quasi 400 metri sul mare, gli abitanti di Amorgos fin dall’antichità la vollero proprio lì, per sfuggire alle incursioni dei pirati. Nella chiesa di Aghii Pandès può capitare di assistere a un matrimonio, cerimonia celebrata dal pope con grani di riso colorati in piccole barche di carta e vassoi di pasteli, dolcetti a forma di rombo, di sesamo, miele, bucce d’arancia e spezie, preparati da amici e parenti degli sposi. Ma l’isola di Amorgos è famosa anche per un suo monastero, Panagia Hozovio-

tissa. Addossato ad una falesia, scavato nella roccia, domina il mare dall’alto dei suoi trecento metri. Bianco, candido come solo le case greche sanno essere, questo monumento dell’XI secolo sarebbe altresì invisibile se non fosse avvolto dalla sua divisa nivea. Noterete ancor di più la sua mole granitica e la sua posizione arroccata quando lo osserverete dal mare, a circa 28 miglia di navigazione dal porto. Visto dal basso, lontano, pare più dipinto sulla roccia che scolpito su di essa. Per raggiungerlo è necessario salire un percorso lastricato, fatto da un migliaio di gradini; uno sforzo necessario per raggiungere Hozoviotissa. Il premio sarà quello di esservi avvicinati un po’ di più al cielo, di ammirare l’immensità dell’Egeo e di sbirciare in basso alla ricerca della prossima isola dove approdare.

NOTIZIE & CONSIGLI BARCA A VELA Dive In Scuba Adventure: www.divein.net DOVE DORMIRE Villa Katapoliani: in una piazzetta tranquilla accanto alla chiesa della Panagia Katapoliani. Con giardino. Tel. 710-64. Hotel Agios Georgiou: dall’altra parte della baia, dietro il campeggio. Costruzione recente, camere confortevoli, semplice ma fresco. Tel. 712-28. DOVE PRENDERSI CURA DEL PROPRIO BENESSERE Aegialis Hotel & Spa: http://www.amorgos-aegialis.com/ In posizione privilegiata, situato sopra la spettacolare e turchese baia di Aegiali. DOVE MANGIARE Bar Le Grand Bleu: al porto, sull’altro lato della baia. Molto accogliente e i due proprietari sanno dare sempre buoni consigli. Tavolini sul mare, silenzioso e rilassante. Aperitivi, colazioni, cocktail e dolci della casa. Tel. 716-33. Caffè-creperia Kalderimi: in un vicoletto tra la

farmacia e la chiesa di Katapoliani. Eccellenti yogurt e buona musica. Tel. 712-22. Taverna Paropoula: accanto al bar Le Grand Bleu. Pesce sempre fresco. Locale gestito dalla figlia di un pescatore. Taverna Liotrivi - La Chora : vicino all’entrata ufficiale di Chora. Taverna, tipica tradizionale con piatti della cucina locale. Ottimo l’Horiatiko, ovvero carne di vitello stufata con verdure (piselli e carote) e poi cosparsa di formaggio e passata in forno. Viene accompagnata da pane caldo, spruzzato di gocce di limone olio e origano. Tel. 71700. COME ARRIVARE L’isola di Amorgos non ha aeroporto, ma si può raggiungere da Atene con traghetto (9ore circa) o navi veloci (il tempo di percorrenza è dimezzato). In alternativa si vola su Naxos e si prende il traghetto Express Skopelitis. Hellenic Seaways Marittime: www.hsw.gr. Blue Star Ferries: www.bluestarferries.com. ■

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Tale cane, tale padrone Uno studio inglese conferma la somiglianza, soprattutto caratteriale, tra alcune razze e chi le sceglie di Chiara Baldetti

È capitato a tutti di osservare un cane in compagnia del proprio padrone e notare che i due si somigliassero. Già all’inizio del cartone “La carica dei 101” (datato 1961) Disney faceva sfilare coppie di cani e umani dalle indiscu-

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tibili caratteristiche in comune (capelli e pelo lungo, età, volti e musi simili...) e l’intuizione era giusta. Ora un gruppo di studiosi della Bath Spa University, nel Regno Unito, ha confermato che la

scelta di un determinato tipo di razza è dovuta spesso a somiglianze anche caratteriali con le persone che cercano un amico a quattro zampe. Gli psicologi inglesi si sono basati su un sondaggio online ed


hanno analizzato le personalità di 1.000 proprietari di cani in relazione alle razze adottate. Nel questionario sottoposto ai volontari si indagavano alcuni tratti della personalità come l’essere estroversi, gentili ed emotivamente stabili, oltre a dettagli sulle razze canine possedute. Le razze sono state poi suddivise in sette gruppi: da riporto, segugi, da pastore, terrier, da compagnia, non sportivi o da lavoro.

Si può addirittura conoscere la personalità di qualcuno basandosi sull’animale scelto

I risultati hanno rivelato delle differenze interessanti tra i gruppi di razze in relazione alle caratteristiche delle personalità dei padroni. In particolare, i proprietari dei cani da pastore o da guardia erano più estroversi, quelli dei cani da riporto o da compagnia più piacevoli e quelli degli altri gruppi più seri. Lo psicologo a capo dello studio, il Dott. Lance Workman, ha affermato che “questo studio indica che potremmo essere in grado di prevedere la personalità di qualcuno basandoci sulla razza di cane che ha scelto. Sembra possibile che alcune personalità siano attratte in maniera subconscia verso determinate razze. Le diverse caratteristiche nelle personalità dei proprietari di razze diverse potrebbe anche essere legata allo stile di vita del padrone. Ad esempio, individui più estroversi possono essere più adatti alle razze da pastore,

come il Pastore tedesco o il Border Collie, mentre quelli emotivamente più stabili possono essere adatti ai segugi come i Beagle o i levrieri”. Vediamo ora più nel dettaglio, gruppo per gruppo, quali personalità vanno con ogni razza.

1. Cani da riporto o sportivi Tipo: Labrador, Cocker Spaniel Chi li sceglie è solitamente una persona piacevole e seria. I Labrador sono la razza più comune nelle famiglie con bambini perché generalmente ritenuti gentili, obbedienti e simpatici.

2. Cani da pastore Tipo: Pastore Tedesco, Belga, Maremmano I proprietari di queste razze sono persone estroverse, perciò scelgono un cane altrettanto allegro e vivace. Il Pastore Tedesco, in particolare, è la seconda razza più diffusa al mondo. Sono impavidi ma non ostili, attenti ed entusiasti. Fanno la guardia sia al gregge che alla casa e sono bravi cani da lavoro (in Italia sfruttati dalle forze dell’ordine per le loro caratteristiche).

3. Segugi Tipo: Beagle, Levriero Chi sceglie queste razze è emotivamente stabile secondo la ricerca inglese. Si tratta di persone calme e razionali (anche il Presidente Lyndon Johnson aveva ben 4 Beagle!). I Beagle sono allegri, amichevoli e adatti alla vita in famiglia, mentre i Levrieri sono la razza più veloce e hanno bisogno di molto movimento.

4. Da compagnia Tipo: i cosiddetti cani-giocattolo, come Chihuaha o Yorkshire I loro proprietari sono risultati essere persone piacevoli, serie e

aperte a nuove esperienze. “L’apertura mentale non deve essere scambiata per leggerezza, ma per intelligenza ed elasticità di pensiero”, afferma sempre il Dr. Workman. Le razze piccole come il Chihuahua sono note per la loro sicurezza di sé e spavalderia.

5. Cani non sportivi Tipo: Chow-chow, Shar-pei, Bulldog inglese Chi li possiede è estroverso e coscienzioso. Il bulldog inglese è noto per la sua indole pacifica, coraggio e comportamento maestoso. Sono anche gentili e protettivi.

6. Terrier Tipo: Staffordshire bull, Scottish Terrier, Jack Russell Dalla ricerca non sono emersi particolari tratti che accomunassero i proprietari di questo gruppo di cani. Secondo Workman “I proprietari dei Terrier sono una via di mezzo in tutto”. Lo Staffordshire Bull Terrier unisce in sé coraggio, tenacia e affetto per gli amici, soprattutto se bambini. Gli Scottish Terrier, invece, trasudano durezza e forza.

7. Cani da lavoro Tipo: Dobermann, Schnauzer, Pinscher Come i padroni dei terrier, anche chi possiede una razza da lavoro non ha tratti della personalità estremi o evidenti. Secondo Workman “tendono ad essere persone piacevoli, come d’altronde lo sono (quasi) tutti i padroni di cani”... Ma allora i padroni di cani sono migliori dei padroni di gatti? Workman, dopo averci pensato un po’ su, ha risposto: “è difficile da dire. Alcuni studi suggeriscono che i padroni di gatti sono più intelligenti, mentre i cinofili sono più socievoli. Ma non è una verità provata scientificamente!”. ■

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Hobby House di Gelsomina Sampaolo

Libreria BAMBINI Fiabe tradizionali italiane Dal Piemonte alla Sicilia, dalla Toscana alla Puglia, da Roma a Venezia, da Napoli a Milano, tante storie con principi e principesse, briganti e signori, maghi e pastori, animali magici e nobili bizzarri e tante altre sorprese. AAVV; Giunti; Euro 9,90

Jackson Pollock - La storia illustrata dei grandi protagonisti dell’arte Fa parte di una collana di colorati volumi monografici, interamente illustrati, per raccontare ai più piccoli la storia dei grandi protagonisti dell’arte. Del Medico E., Aurelio M.; 24 Ore Cultura; Euro 14,90

IN SALUTE Il divano di Freud Mahler, l’Uomo dei Lupi, Hilda Doolittle e altri pazienti illustri e non raccontano il fondatore della psicoanalisi in 40 anni di lavoro. Albano L.; Il Saggiatore; Euro 19,50

Sintomi dalla A alla Z Una guida rapida e sicura per individuare i disturbi principali, interpretare i sintomi e i segni, intervenire in modo corretto per adottare le misure necessarie per ristabilire la salute e il benessere. Brigo B.; Tecniche Nuove; Euro 19,90

BEST SELLER La vita è un viaggio Beppe Severgnini ricorda a tutti noi che la vita è un viaggio, e a un certo punto dobbiamo partire per costruire un futuro migliore per tutti. Severgnigni B.; Rizzoli; Euro 16,00

Cinema I Segreti di Osage County Regia: J.Wells con M. Streep, J. Roberts, E. McGregor Trama: Una famiglia si ritrova a fare i conti con la scomparsa dell’uomo di casa. Giudizio: Parenti serpenti all’americana. Meryl Streep sempre perfetta.

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Nove racconti Salinger non è solo “Il Giovane Holden”. In questi racconti molto dialogati dipinge la sua società triste e squallida in cui solo i bambini e i pazzi si salvano. Salinger J.D.; Einaudi; Euro 11,00

Musica Paolo Nutini Caustic love Il giovane Nutini continua la sua esplorazione dei territori black, con una bravura da artista consumato. Un album senza grosse novità ma godibilissimo, quasi un classico.



Oroscopo di Rolando Rossi giornalista e scrittore, studioso di astrologia

ARIETE dal 21/03 al 20/04

Salute e vita: dovete riprendere quei rapporti altruistici accantonati per presunzione, ma necessari ora per superare con energia innovatrice le opposizioni in atto che v’impediscono di ottenere il desiderato. Sentimenti: è necessario cancellare i rancori che impediscono il dialogo e producono incomprensioni. Studio e lavoro: attenti a non far passare inosservate le occasioni sospese nel tempo, ma che si possono realizzare.

TORO dal 21/04 al 20/05

Salute e vita: il richiamo degli antichi ricordi, come l’odore buono del pane caldo consumato su un prato addobbato di margherite in fiore, può stimolare a superare la rigida osservanza delle noiose terapie o proseguire nei travagli giornalieri con la necessaria convinzione. Sentimenti: non sottovalutate le insinuanti affermazioni, perché sia l’amore che la tosse non si nascondono. Studio e lavoro: può anche essere piacevole starsene distesi sotto la propria ombra a sognare il piacere, ma poi non lamentatevi della magra produzione.

GEMELLI

dal 21/05 al 21/06 Salute e vita: con il sole in vostra compagnia avete soltanto da alzar la mano in segno di comando per indicare al cielo quello che desiderate. Sentimenti: tranquillizzatevi perché dai sogni d’Angelica fino all’ultimo amore alla fine di ogni battaglia ne esce sempre un vincitore, ma voi quasi sempre ricchi di saggezza, fate in modo che il vincitore sia l’amore. Studio e lavoro: attenzione a non farvi destituire da posizioni faticosamente conquistate, perché mentre voi gironzolate ai margini delle occasioni, altri stanno calpestando le vostre strade.

CANCRO

dal 22/06 al 22/07 Salute e vita: cercate di formulare pensieri intelligenti che vi sollevino dal vivere oppressi da paure cliniche e/o burocratiche, perché si sta avvicinando per voi il massimo splendore di luce e calore, che vi dovrebbero aiutare a realizzare quello che desiderate, per innalzare il “Pil” personale. Sentimenti: guardate attraverso gli occhi del vostro ego il librarsi dei gabbiani, per imparare ad affrontare con più coraggio i problemi sentimentali. Studio e lavoro: sarete costretti a travagliare fra gli avari bisogni che impone il giorno, ma con l’aiuto di un Giove amico tutto dovrebbe essere più facile.

LEONE

dal 23/07 al 23/08 Salute e vita: non fatevi ridimensionare dall’ombra del vostro animo, intristito dal pathos delle dissonanze in atto, perché di queste almeno alcune sono destinate a finire presto. Sentimenti: già altre volte avete schivato quella spirale che tentava di avvolgervi d’infamia e d’impostura per adombrare la vostra immagine, ma voi maestri di abilità svicolante, sarete in grado di uscirne immacolati anche questa volta. Studio e lavoro: ci sono forti indizi di buona speranza e visto che questa è una forza magica che se viene a mancare ogni sereno si annebbia e si distrugge, dovete abbracciarla con più convinzione.

VERGINE

dal 24/08 al 22/09 Salute e vita: la pace dovrebbe essere l’obbiettivo di tutti, ma spesso per ottenerla occorre lottare come voi in questo momento, allora è bene sapere che l’arma più efficace per colpire il nemico è il silenzio, niente annulla di più che essere ignorati. Quindi silenzio ed avanti per la vostra strada. Sentimenti: sognerete quei ritrovi, anche clandestini, quale inespugnabile e segreta dimora per far gioire il vostro complicato amore. Studio e lavoro: attenzione alla voce della saggezza: perché chi non impara a piegarsi non può ambire di stare dritto sul mondo.

66 OPTIMASALUTE

BILANCIA

dal 23/09 al 22/10 Salute e vita: sarete costretti a riconsiderare le indicazioni scientifiche come suggerimenti benigni per preservare la vita, la quale ha bisogno d’insegnamenti meno coercitivi, che producano uno stato di salute più personalizzato con dei risultati più soddisfacenti. Sentimenti: nervosismi, paure, opposizioni, il cuore ha le sue ragioni per questo non intende ragione. Studio e lavoro: scoprirete nuove strade prodotte da una giovane e rinnovata umanità che tenta di tracciare un nuovo cammino con regole semplici ma basate su una più onesta finalità.

SCORPIONE

dal 23/10 al 22/11 Salute e vita: sarete mossi da sentimenti puri, dettati da nuovi avvenimenti capaci di generare forti emozioni, che andranno a impattare anche sui vostri atteggiamenti quotidiani, i quali vi lasceranno addosso una magica soddisfazione personale. Sentimenti: l’amicizia dei buoni soggetti assomiglia a un fiume che nasce sottile, s’ingrossa per strada, si allarga con l’andare del tempo e non va mai a ritroso. Studio e lavoro: sognerete di andare a operare in un posto così lontano nel tempo che forse non esiste nemmeno, ma sognate comunque opere grandiose.

SAGITTARIO

dal 23/11 al 21/12 Salute e vita: momenti di opposizioni che vi faranno apparire la situazione ancor più difficile, ma così immaginata anche il dolore per sua natura vi caricherà di reattività, per diventare vincente con risultati positivi nemmeno sperati. Sentimenti: quando una persona o un bene è già perduto, solo allora si conosce il suo valore. Studio e lavoro: ricercherete quei luoghi che hanno segnato il vostro tempo, non per rivendicazioni nostalgiche, ma per provare a voi stessi che si poteva fare in modi meno scellerati.

CAPRICORNO

dal 22/12 al 20/01 Salute e vita: è vero ci saranno opposizioni, ma voi desiderosi di armonia accoglierete tutti coloro che con l’ultimo scatto di speranza cercheranno la via che li riconduca verso di voi, con gli occhi densi di fiducia e l’ottimismo proteso verso l’avvenire. Sentimenti: una Venere magica vi farà incontrare vecchi amori che vi faranno gioire il cuore. Studio e lavoro: è vero! Il vostro desiderio di una seria occupazione sta diventando padrone dei vostri pensieri, ma è giusto! Perché la storia c’insegna che la speranza mischiata con la fantasia ha creato le più grandi realizzazioni.

ACQUARIO

dal 21/01 al 19/02 Salute e vita: sarete depositari di un sofferto segreto proveniente dal vostro mondo quotidiano, tenete presente che si sono rivolti a voi per aver consigli conclusivi, comunque conviene adoperare la massima prudenza. Sentimenti: l’ottimismo vi farà gioire anche per un semplice cinguettio dell’usignolo proveniente dai rami verdeggianti di primavera in fiore. Studio e lavoro: per gli eventi futuri il destino spesso manda dei segnali inequivocabili per farne un attento uso vantaggioso.

PESCI

dal 20/02 al 20/03 Salute e vita: alcune dissonanze salutari dovrebbero svanire nell’allegoria luminosa delle città, sulle spiagge assolate di salmastro o in cima alle vette immacolate dall’ossigeno. Sentimenti: non c’é bisogno di tanti raffinati istruttori, basta un poco di attenzione perché l’amore sia già indovinato prima che la bocca abbia parlato. Studio e lavoro: nelle cose importanti anche un buon amico può essere utile, ma attenzione perché un cattivo amico può impedire di averne dei buoni.




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