Optima Saute Gold - Novembre 2014

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IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 230 ANNO XXIII Novembre 2014

Arriva l’influenza

Prevenzione, igiene e vaccinazione

Bambini

Tutte le cause del mal di testa

Viaggi

Tasmania: alla ricerca dell’estate australiana

Dossier

I consigli dell’otorino

In questo numero

PATOLOGIE INVERNALI COME PROTEGGERSI E COME PREVENIRLE



Sommario Anno XXIII N.230 Novembre 2014

Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Jeffrey Allan Bodan, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini, Gianluca Tuteri Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie AGF Creative - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Bringing ideas to life = Charterhouse

di Claudio Sampaolo Zelig FATE SUDARE I VOSTRI FIGLI!

I luoghi comuni sono duri a morire, specialmente quando riguardano la salute dei nostri figli. Sulle prime, pressoché innocue malattie che vengono “riportate” a casa da scuola materna ed elementari ha già scritto nel numero scorso il nostro pediatra. Preoccupano più i genitori che i bambini, servono in effetti per creare una corazza, “socializzare” con i germi e immunizzarsi. Qualcosa di simile accade attorno agli 8-10 anni, quando cominciano a manifestarsi le esigenze di partecipare a sport di gruppo: calcio, basket, volley, atletica leggera... E qui mamme, papà (e nonni) apprensivi si fanno prendere dalle paure più assurde. Coprono troppo i figli, hanno

paura che sudino, temono la doccia perché poi prendono freddo quando escono dagli spogliatoi. Li terrebbero volentieri in casa dentro una bella cappa di vetro. Eppure non è così: più si sta all’aperto, più si suda, più si abitua il corpo a vivere la stagione corrente, meno ci si ammala. Esistono dati certi, non luoghi comuni. Provare per credere.

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Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

omaggio del tuo farmacista

Rubriche

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Attualità in Farmacia La hit parade delle novità

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Post-it Pro-memoria della salute di Francesca Aquino

Flash Medicina 12 News dal Mondo

www.optimasalute.it

copie 50 copie 100 copie 150 copie 200 copie 300 copie 500

di Gelsomina Sampaolo

Testata associata

Hobby House 64 Cinema, musica e libri

di Gelsomina Sampaolo

Ultima pagina 66 Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità

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Sommario Anno XXIII N.230 Novembre 2014

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Dossier I consigli dell’otorino Come superare i problemi di udito, come combattere le vertigini e la sinusite. Le nuove tecniche chirurgiche e i vantaggi dell’orecchio artificiale illustrati dal professor Giampietro Ricci a cura di Claudio Sampaolo

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bambini

53 viaggi

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Rubrica dei perché I luoghi comuni dello sport di Pompeo D’Ambrosio

A scuola di mal di testa Alimentazione errata e troppi impegni condizionano i nostri figli di Gianluca Tuteri

61 animali

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Quando arriva l’influenza Prevenzione, norme igieniche e vaccinazione, soprattutto per le categorie a rischio di Filippo Tini

53

Tasmania, vacanza selvaggia Se qui fa freddo, è il momento di partire verso l’estate australiana di Maria Pia Pezzali

61

Qua la zampa La compagnia di un animale domestico può curare anche disturbi psico-fisici di Chiara Baldetti

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Attualità in Farmacia INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

Serì 6 bozzoli di seta pura per eliminare il sebo in eccesso e punti neri I bozzoli Serì sono un prodotto innovativo e completamente naturale per la pulizia della pelle del viso. Dopo essere stati immersi per due minuti in acqua calda, vanno massaggiati sul viso con movimenti circolari, questi cancelleranno i punti neri e rimuoveranno il sebo in eccesso. Inoltre durante la pulizia i bozzoli Serì rilasceranno sulla pelle la sericina, proteina della seta dalle spiccate proprietà idratanti e protettive. I bozzoli Serì sono costituiti dalla migliore seta per la cura della pelle, selezionata con la collaborazione del CRA-API: Unità di ricerca sulla bachicoltura del Ministero delle Politiche Agricole Italiano. ogni confezione contiene 6 bozzoli che coprono fino a 18 trattamenti, disponibile ad €11,90 in farmacia. www.seriskincare.it.

Da Nestlè Materna il nuovo integratore per la gravidanza e l’allattamento Da oggi si aggiunge alla gamma Nestlé® Materna® il nuovo integratore multi-vitaminico e multi-minerale per gravidanza e allattamento con DHA in capsula unica. Durante la gravidanza è fondamentale seguire una dieta sana ed equilibrata che fornisca il giusto apporto di vitamine e minerali necessari per la mamma e per il nascituro. Nestlé® Materna® DHA contiene i nutrienti per aiutare a soddisfare i fabbisogni nutrizionali prima, durante e dopo la gravidanza. L’integratore è ricco di Ferro nella formula Ferrochel® altamente biodisponibile, Vitamine B6 e B12, Acido Folico nelle quantità raccomandate e DHA 200 mg. La nuova formulazione è in capsule uniche gastroresistenti per favorire l’assorbimento dei nutrienti ed evitare la comparsa di retrogusto.

Froben Gola, in soccorso del mal di gola

Il mal di gola si manifesta comunemente con bruciore e difficoltà a deglutire. Generalmente un modo per contrastarlo in maniera adeguata è utilizzare antinfiammatori ad azione localizzata, in forma di collutori o spray che agiscono direttamente sulla zona infiammata e sul dolore. Froben Gola Collutorio e Froben Gola Spray, a base di Flurbiprofene, rappresentano una soluzione per sconfiggere il dolore del cavo oro-faringeo, eliminando rapidamente l’irritazione. Alla prima comparsa della sintomatologia bastano due-tre spruzzi al giorno affinché il principio attivo agisca immediatamente sulla zona interessata dall’infiammazione.

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Sono medicinali a base di flurbiprofene che possono avere effetti indesiderati anche gravi, leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 15/09/2014.


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Post-it salute di Francesca Aquino

Tatuaggi: i consigli dei dermatologi

L’American Academy of Dermatology ha stilato le prime linee guida per la manutenzione dei tatuaggi, postando anche un video esplicativo su YouTube. Tra i consigli: no alle creme alla vaselina, meglio quelle a base di acqua (i derivati del petrolio scoloriscono gli inchiostri); attenzione a sole e lampade, meglio affrontarli con fattore di protezione 30 o più; e quando si considera un nuovo tatuaggio, meglio farlo sulla pelle libera da nei perché il disegno può rendere più difficile diagnosticare eventuali problemi.

3+1, la formula della salute

I migliori esercizi per bruciare il grasso in eccesso e tenere a bada gli zuccheri nel sangue sono una semplice e facile sequenza da seguire ogni giorno: 3 più 1 moltiplicato 30, ovvero 3 minuti di riscaldamento e camminata ed 1 minuto di corsa, da ripetere per 30 minuti. Lo sostiene l’American College of Sports Medicine secondo cui l’interval training aiuta a migliorare i livelli di fitness già dopo 15 o 20 minuti di esercizi.

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Influenza? Olivello spinoso…

Anche quest’anno, per difendersi dai tipici malanni invernali si può ricorrere a preparati naturali utilizzati nella medicina tradizionale, tra cui l’estratto secco dei germogli fogliari dell’Olivello Spinoso, un inibitore virale di origine vegetale, un adiuvante particolarmente interessante per chi voglia evitare di rimanere bloccato dall’influenza. L’estratto ha anche importanti proprietà immunostimolanti, che si aggiungono a quelle già note dello Zinco e della Vitamina C, riconosciute dalle Autorità Europee che stabiliscono e autorizzano le proprietà salutistiche degli integratori alimentari.

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Post-it salute di Francesca Aquino

Abiti vitaminici

È nata la Orange Fiber, una fibra per produrre abiti vitaminici, ottimi per la pelle, partendo dagli scarti delle arance. L’idea è di due ragazze, Adriana Santanocito e Enrica Arena, che tramite un importante finanziamento della Provincia autonoma di Trento e del Fondo europeo di sviluppo regionale attraverso il bando ‘Seed Money’ stanno affinando il loro esperimento per avviarne la produzione.

Videocamera diagnostica: aritmia in 15 secondi

Presso l’Università di Rochester (U.S.A.) è stato messo a punto un software collegato ad una videocamera digitale che, analizzando minime variazioni del colore della pelle del viso, in 15 secondi è in grado di diagnosticare un’aritmia cardiaca, la fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale, infatti, crea delle minime variazioni del microcircolo del viso, causando variazioni del colorito impercettibili a occhio nudo. La diagnosi dell’aritmia è importante perché questa può provocare infarto o ictus.

Ginnastica mattutina per bimbi iperattivi

Per uno studio della Michigan State University che ha coinvolto circa 200 bimbi, pubblicato sul Journal of Abnormal Child Psychology, un po’ di ginnastica al mattino ha effetti calmanti e aumenta la concentrazione nei bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). L’ADHD è associata a eccessiva irrequietezza, incapacità di concentrarsi e di portare a termine un compito assegnato, difficoltà di programmazione e di attenzione. L’esercizio fisico aiuterebbe il bambino a quietarsi per affrontare in modo più attento e calmo la mattinata scolastica.

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Flash Medicina di Gelsomina Sampaolo

“HIV, passi avanti per la cura”

Un medicinale anticancro, il romidepsin, ha dimostrato di poter ‘stanare’ sacche di HIV nascoste nelle cellule di pazienti che assumono farmaci anti-HIV, esponendo il virus al sistema immunitario e rendendolo vulnerabile al suo attacco. La ricerca, presentata da scienziati danesi alla Conferenza Internazionale sull’Aids a Melbourne, è stata accolta fra i delegati come una delle maggiori scoperte scientifiche nel settore.

“Un robot per tornare a camminare”

All’Ospedale Bambin Gesù di Roma è arrivato Lokomat, un robot che potrà aiutare oltre 100 bambini all’anno a tornare a camminare. Questo macchinario robotizzato di ultima generazione è progettato per consentire il recupero della funzionalità delle gambe nei pazienti con disabilità motorie dovute a danni neurologici, congeniti o acquisiti. È stato donato dalla Fondazione Roma al MARLab, il laboratorio di robotica e analisi del movimento dell’Ospedale Pediatrico.

“Ue: l’obesità patologica è una disabilità”

L’obesità patologica, se raggiunge un livello tale da ostacolare la vita professionale, può diventare una disabilità, da tutelare sul posto di lavoro. Lo ha stabilito un giudice della Corte di giustizia dell’Unione Europea, chiamato a valutare il caso di un baby-sitter danese licenziato perché pesante oltre 160 chili. Dunque, in particolari casi in cui un lavoratore perde il posto di lavoro a causa del suo sovrappeso, si può parlare di discriminazione. Ovviamente solo nel caso in cui l’obesità è grave o patologica.

“Un nuovo metodo per la tossicità delle sostanze chimiche”

Uno studio della Boston University School of Medicine (BUSM) ha stabilito che sarà possibile predire il rischio di sviluppare il cancro dopo un’esposizione chimica, misurandone gli effetti a breve termine. Ad oggi meno del 2% delle sostanze chimiche sul mercato sono state testate per la loro capacità di causare il cancro. Utilizzando un modello sperimentale, i ricercatori hanno misurato gli effetti sui tessuti sani dopo pochi giorni di esposizione a una data sostanza e, in particolare, hanno valutato gli effetti sulla risposta dell’espressione genica nel fegato.

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Flash Medicina di Gelsomina Sampaolo

“Sclerosi: addomesticare le cellule cattive”

All’ultimo Congresso mondiale sulla Sclerosi Multipla di Boston, sono stati presentati due studi sull’‘Addomesticare’ le cellule ‘cattive’ del sistema immunitario responsabili dell’attacco al sistema nervoso centrale nelle malattie autoimmuni. Un ambito di ricerca con buone prospettive di riuscita, in cui la novità principale è l’intervento mirato contro i linfociti th17, direttamente responsabili degli attacchi al sistema nervoso, senza colpire anche le altre cellule. Un meccanismo di azione simile a quello utilizzato per il vaccino contro le allergie.

“Cellule del naso per curare il ginocchio”

Una piccola sperimentazione clinica svizzera (Policlinico di Basilea) e italiana (Istituto Di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano) su nove pazienti ha usato cellule della cartilagine del setto nasale per ricostruire la cartilagine del ginocchio, con ottimi risultati sia strutturali, sia funzionali, aumento della motilità e riduzione del dolore nei pazienti. Gli esperti hanno pensato di utilizzare una cartilagine del setto nasale perché naturalmente più attiva nel rigenerarsi. Il trial clinico è in corso su un maggior numero di pazienti.

“La dieta anti-glaucoma”

Dall’Università di Valencia, in Spagna, arriva la dieta anti-glaucoma, a base di vino rosso in quantità moderate, cioccolato, frutta, verdura, te verde, caffè e fegato. I ricercatori, in un articolo pubblicato sulla rivista Archivos de la Sociedad espanola de oftalmologia, specificano che non si tratta di una vera e propria terapia per questa patologia oculare che secondo l’Oms colpisce 55 milioni di persone nel mondo, ma piuttosto di alcuni consigli per alleviare i sintomi, sottolineando che la chiave starebbe tutta negli antiossidanti.

“Geni sportivi”

A qualcuno bastano due ore a settimana in palestra per ottenere un fisico scolpito, ad altri non è sufficiente un duro training giornaliero. Niente paura, la colpa non è dell’allenamento fatto male, ma dei nostri geni. Lo hanno stabilito alcuni lavori presentati all’annuale convention dell’Ada (American Diabetes Association) tenuta a San Francisco. Gli esperti, in generale, raccomandano 75-150 minuti di esercizio aerobico a settimana, abbinati a un lavoro muscolare, per restare in forma. Ma se l’allenamento non ha su tutti gli stessi effetti, la chiave sta nelle cellule staminali muscolari. Alcune persone, infatti, ne hanno più di altre. Mentre in alcuni soggetti è migliore la capacità di utilizzarle.

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I luoghi comuni dello sport DOMANDA DEL MESE Sudare molto fa bene o fa male? E il nuoto è davvero l’attività sportiva più completa? di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

Anche in medicina, come nella vita, esistono realtà codificate, leggende metropolitane, miti da sfatare (o ormai sfatati) e via di-

scorrendo. Certe volte si parte da un dato scientifico reale, consolidato successivamente dalla pratica, altre ancora si dà per

scontato ciò che in realtà non è assolutamente vero. Cercheremo di prendere in esame alcune delle situazioni più comuni e delle cre-

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denze più leggendarie, per cercare di fare luce su argomenti che molto spesso fanno parte più del paranormale che dell’oggettività della scienza. Poiché, come dicevano i latini, “historia magistra vitae”, cioè la storia non finisce mai di insegnarci qualcosa, in questo excursus partiamo da lontano. Non siamo certo alla notte dei tempi, però, andando a rivedere alcune affermazioni di un passato neanche troppo remoto, viene spontaneo un sorriso.

1) Non bere, perché sei sudato Non si sa da dove sia partita questa storica affermazione, però chi ha passato almeno la quarantina ricorda benissimo certe raccomandazioni di mamme e nonne solerti, che insegnavano a disdegnare l’acqua nel momento dello sforzo, particolarmente se veniva prodotto sudore. È chiaro che si tratta di una frase senza senso, dettata non si sa in base a quale principio, che negli anni successivi è stata non solo contraddetta, ma addirittura demonizzata dalle incessanti campagne pubblicitarie a favore dell’integrazione idroelettrolitica. La situazione andrebbe addirittura rovesciata, con l’invito a bere sempre, durante l’attività fisica, a maggior ragione nel caso di situazioni climatiche particolarmente sfavorevoli, in cui il sudore, prodotto per smaltire il calore in eccesso, comporta una marcata disidratazione.

2) Prima di fare il bagno devono passare 3 ore Che si trattasse di mare, piscina, lago o vasca da bagno, si accumulavano diktat che imponevano di far passare 3-4-5 ore dall’ultimo pasto, a seconda della severità o dell’ansia di cui erano preda i genitori. Anche questa è una frase storica, che non ci sen-

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tiamo di contraddire in assoluto, ma è bene rivedere alcuni concetti. Se l’organismo è impegnato nella digestione, gran parte del sangue, anziché essere indirizzato ai muscoli, viene sottratto dall’apparato digerente. Un pasto abbondante o a base di cibi particolarmente pesanti o cucinati in maniera elaborata comporta un allungamento di questi tempi, perciò, se a questo si aggiunge una temperatura dell’acqua particolarmente fredda o l’associazione con bevande alcoliche (che provocano vasodilatazione con possibile abbassamento improvviso della pressione) il rischio di avere una congestione con conseguente malore e annegamento è possibile; è però sufficiente fare un pasto contenuto, a base di carboidrati complessi, rapidamente digeribili (semplicemente 60 grammi di pasta al pomodoro cotta al dente, per fare un esempio, oppure frutta) e dopo neanche un’ora il rischio di annegamento è pressoché scongiurato.

3) Si inspira con il naso e si espira con la bocca Quante volte personaggi anche autorevoli hanno così sentenziato sul modo corretto di respirare durante l’esercizio fisico. È giusto? Certo che no! Di sicuro, se lo sforzo consiste nello spostarsi da una stanza all’altra camminando lentamente, non ci sono problemi, ma provate, durante una corsa esasperata, a verificare quanta aria (perciò quanto ossigeno) entra nell’apparato respiratorio a seconda che venga utilizzato il naso o la bocca. Inspirare attraverso le narici è utile quando il clima è particolarmente freddo e l’aria, facendo un percorso più lungo, viene riscaldata di più, ma, come detto, questo ha senso solo in casi di uno sforzo di intensità minima.

4) Le squadre di calcio si preparano in altura per ossigenarsi Siamo completamente all’opposto. A livello del mare, difatti, la pressione atmosferica è, per convenzione, pari a un’atmosfera. Questo significa che l’aria, composta da una miscela di gas in cui l’ossigeno rappresenta circa il 20%, a qualsiasi quota è costituita dagli stessi gas alla stessa percentuale. Discendendo in profondità, negli abissi marini, la percentuale non cambia, così come non si hanno variazioni salendo in quota. A cambiare, viceversa, è la pressione, per cui, se salendo in quota essa diminuisce, calerà di conseguenza anche la presenza assoluta di ossigeno, pur mantenendo la stessa proporzione con gli altri gas. Perciò, più si sale, maggiori sono le difficoltà respiratorie per la carenza di ossigeno. Allora fa male allenarsi in quota? No, semplicemente bisogna prendere atto di questa realtà e adeguarsi. Se l’ossigeno è carente, sicuramente sono danneggiate le attività aerobiche, quelle cioè in cui è richiesto in modo massiccio l’intervento di questo nobile gas; guardando però l’altra faccia della medaglia, si comprende come questa difficoltà rappresenti alla lunga un vantaggio perché, soggiornando e facendo attività fisica a quote superiori a 1000 metri, si mettono in atto quei meccanismi di compenso di cui dispone l’organismo per fronteggiare la difficoltà: ecco che, dopo un soggiorno più o meno lungo (il discorso ci porterebbe troppo lontano) compaiono adattamenti favorevoli, cioè aumento dei globuli rossi, dell’emoglobina, della capacità di cedere ossigeno ai muscoli, e miglioramento, da parte di questi ultimi, della capacità di utilizzo tramite i mitocondri. Una volta tornati a livello del mare, o comunque della



drammatici per la salute) senza ottenere il benedetto (o famigerato?!) calo di peso.

6) Correndo ho perso due chili!

località di partenza, per un certo periodo si potranno continuare ad utilizzare questi miglioramenti, con un aumento della capacità prestativa.

5) Corro a mezzogiorno con il kway, così sudo di più e perdo peso Quante volte questa frase è risuonata nelle nostre orecchie?! I maestri di una volta, abituati a sottolineare gli errori degli alunni con la matita rossa e blu, avrebbero avuto di che sbizzarrirsi a leggere questa frase. Eppure, nonostante il diffondersi di una certa cultura sportiva, si continuano a vedere tante persone, a quell’ora, in quel posto, con quel caldo, soffrire le pene dell’inferno coperti da

giacche impermeabili che impediscono la traspirazione. L’unica certezza dell’affermazione riguarda il sudore: agendo in questo modo, se ne produce tanto. Però il sudore, miscela di acqua e sali minerali, non è altro che il meccanismo più importante a disposizione dell’organismo per abbassare la temperatura corporea. Con un piccolo particolare: questo accade solo grazie al sudore evaporato, vale a dire la parte prodotta che, arrivata in superficie, lascia la cute per disperdersi nell’aria. Già, ma se noi aumentiamo la produzione di questo prezioso liquido e poi ne impediamo, grazie alle indistruttibili giacche cui sopra, il passaggio all’esterno, non faremo altro che disidratare il corpo, rischiare il colpo di calore (situazione con risvolti anche

A integrazione del punto precedente, vanno specificate altre cose. Con la sudorazione abbondante si ha un effettivo calo ponderale, se si controlla il peso prima e dopo l’attività: si tratta però di una perdita effimera, perché, non appena si beve, vengono recuperati i liquidi persi, con lo svantaggio che prima che l’acqua e i sali eventualmente assunti rientrino all’interno della cellula passano molte ore se non addirittura più di un giorno. Non solo: una sudorazione eccessiva e senza traspirazione non comporta assolutamente perdita di peso (acqua e sali che se ne vanno e devono essere reintegrati) ma addirittura compromette la prestazione e, per assurdo, riduce gli effetti sul consumo calorico. Ci spieghiamo. Se in condizioni climatiche ideali, o comunque non particolarmente sfavorevoli, si riesce a sostenere uno sforzo prolungato per un certo periodo di tempo, con il caldo, la mancata traspirazione e il peso del sudore che infradicia gli indumenti, la possibilità si riduce, in misura proporzionale alle difficoltà oggettive. Ogni attività fisica comporta un dispendio energetico, quantificabile con il numero di calorie consumate. Grossolanamente, un chilogrammo di peso in eccesso, cioè di grasso, equivale a 9000 calorie, perciò, per dimagrire di un chilo, bisogna consumare quel numero di calorie. Non è esattamente così, ma prendiamo per buona l’affermazione. Se però lo sforzo viene interrotto prima, l’energia consumata sarà sicuramente minore, e minore pertanto



anche il numero di calorie consumate e, in definitiva, il peso perduto. Perciò, in conclusione, vanno banditi dal corredo sportivo, salvo che nei casi specifici, gli indumenti che non lasciano traspirare.

7) Il nuoto è salutare e fa bene alla scoliosi Questo è quanto si credeva una volta. Non è così, nel senso che si è giunti alla conclusione che questo sport, come tutte le attività fisiche, comporta indubbi vantaggi nei praticanti, ma non è assolutamente il rimedio a tutti i mali. Abbiamo scelto precisamente questa disciplina per sconfessare le facili credenze, ma questo si potrebbe applicare, sia in senso positivo che all’opposto, per qualsiasi altra attività. Nello specifico, le rotazioni vertebrali comportano un aumento della scoliosi, così come la spinta delle gambe determina un accorciamento dei muscoli della catena cinetica posteriore e una conseguente lordosi lombare, cioè un’accentuazione della curva a concavità anteriore della colonna vertebrale. Vogliamo continuare? La contrazione concentrica dei muscoli spinali, portata all’eccesso, determina lombalgia, accentuata anche dall’ipertrofia del muscolo grande dorsale, che nel nuotatore ha una funzione determinante. Armonia del corpo? Questo stesso muscolo determina anche l’antiestetica “spalla in fuori”.

8) La danza aumenta grazia ed eleganza delle bambine La verità nuda e cruda? Le sollecitazioni estreme del corpo vertebrale determinano con il tempo, anche in giovanissima età, schiacciamento e lombalgia, così come le extrarotazioni e le flessioni forzate dell’anca, che comportano movimenti alla lunga

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innaturali e sono causa anche essi di lombosciatalgie. Di ogni attività possiamo elencare gioie e dolori, benefici e svantaggi. È importante avere la consapevolezza che i luoghi comuni sono spesso delle dicerie senza senso, avvalorate solo dall’abitudine e dalla mancanza di sperimentazione.

Conclusioni

La dissertazione fatta fin qui ha coinvolto argomenti che sono progressivamente cresciuti di tono, passando da verità ormai misconosciute da tutti (evitare di bere nel corso dello sforzo) fino a spiegazioni sul come e perché non

esista una verità assoluta a sostegno di questa o quella attività fisica. Concludendo, visto che ci si inoltra nel pieno dell’inverno, forniamo un consiglio che, come gli argomenti precedenti, non rappresenta un dogma ma sicuramente è utile per la salute. Avete fatto caso a come ci si ammala di meno, o addirittura per nulla, facendo sport all’aria aperta anche d’inverno e con le condizioni climatiche più sfavorevoli (chiaramente prendendo le opportune precauzioni in termini di abbigliamento, alimentazione e rispetto delle regole in generale)? Meditate, gente, meditate... ■




A scuola di mal di testa Perché i nostri figli lamentano emicrania e cefalea, a volte mal di pancia e nausea? Alimentazione errata e giornate troppo piene di impegni tra le cause principali di Gianluca Tuteri pediatra

Tutti i genitori si sono trovati, almeno una volta, ad essere chiamati dalla scuola perché il loro bambino ha “mal di testa” o “mal di pancia”. Capita più spesso a primavera, in particolare qualche settimana prima o dopo la pagella,

qualche volta alla fine della scuola. Si stima che circa il 30% dei bambini in età scolare (6-10 anni) e il 14% degli adolescenti dopo la pubertà, soffra di una qualche forma di mal di testa, una delle più frequenti patologie in età pediatrica;

tanto che nei casi più gravi, questi episodi minano le capacità del soggetto sia in ambito scolastico che in quello sociale. Anche i più piccoli ne sono coinvolti, ma poiché spesso non sanno esprimere con esattezza che cosa provino o

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hanno una sensazione di dolore diffuso, è difficile per i genitori capire se il disagio sia proprio il “mal di testa”. Fino alla pubertà il disturbo colpisce maschi e femmine in ugual modo, dai 12-13 anni in poi, invece, colpisce molto più spesso le ragazze a causa dei cambiamenti ormonali che iniziano con lo sviluppo. La cefalea, perciò, è qualsiasi dolore alla testa. Nella quasi totalità dei casi quelle che interessano i bambini sono cefalee primarie (spesso croniche) cioè non riconducibili ad alcuna anomalia, mentre sono rare le cefalee secondarie (spesso acute) ossia sintomatiche di altre patologie come febbre alta, disturbi della vista, traumi, mal occlusioni, sinusite, allergie, fino a malattie fortunatamente sporadiche come la meningite. Tra le cefalee primarie le più frequenti nell’età scolare sono l’emicrania e la cefalea di tipo tensivo, distinte in base alla modalità di presentazione del dolore e degli eventuali sintomi associati. In età pediatrica tuttavia, a differenza dell’età adulta, non è sempre possibile una diagnosi precisa di emicrania o cefalea tensiva, sia perché il mal di testa spesso si presenta con

caratteristiche miste, ossia di entrambe le forme, sia perché può modificarsi nel tempo in rapporto alla crescita ed alla maturazione dei bambini. L’emicrania è caratterizzata da attacchi o episodi ricorrenti di dolore, solitamente, ma non sempre, a localizzazione emisferica unilaterale, ossia confinata in una regione specifica del capo e di durata superiore a un’ora; si tratta per lo più di un dolore pulsante e intenso, tanto che il bambino è costretto ad interrompere le sue attività, sia di gioco che di studio. Il dolore tende ad aumentare con l’attività fisica e spesso si associa a fastidio ai rumori, alla luce, talvolta anche agli odori; durante l’attacco di cefalea possono inoltre essere presenti nausea e vomito ripetuto.

Cibo sbagliato e stress scolastici

Tra i fattori scatenanti, i più importanti sono gli stress psicologici prolungati, scolastici e familiari, alimenti come formaggi, salumi, cioccolato, le bevande gassate, quelle fredde come le granite, ma anche digiuni protratti, tipici di quei bimbi che saltano i pasti; non da meno è lo scorretto ritmo del

sonno-veglia: bambini che riposano poco e con risvegli frequenti sono più interessati da disturbi di tipo cefalico. Spesso l’emicrania è preceduta dalla cosiddetta “aura”, ossia una sintomatologia neurologica, transitoria e per lo più di breve durata, rappresentata nella maggior parte dei casi da disturbi di tipo visivo come flash luminosi, immagini scintillanti, linee a zigzag o a ferro di cavallo; più raramente compaiono disturbi sensitivi, quali formicolii e sensazione di addormentamento di una parte del corpo, o del linguaggio, con difficoltà ad esprimersi. Un fattore importante che indirizza la diagnosi è la familiarità verso tale patologia, infatti, dall’anamnesi familiare molte volte si evince la presenza di un genitore o un parente stretto che soffre dello stesso disturbo. La cefalea di tipo tensivo è legata, invece, ad una contrattura dei muscoli del collo e delle spalle ed è contraddistinta da attacchi ripetuti di dolore bilaterale, alla fronte o alle tempie, alle regioni occipitali o posteriori del capo, o diffuso, come il cosiddetto cerchio alla testa. Il dolore è continuo, di tipo gravativo o costrittivo (cioè con senso di peso) di intensità medio/lieve, non impedisce le normali attività quotidiane e non peggiora con l’attività fisica; inoltre di solito non si presenta in associazione ad altri sintomi. Se si ripete, tuttavia, con elevata frequenza, la cefalea di tipo tensivo può interferire negativamente con le attività quotidiane del bambino (sonno, appetito, gioco, attenzione...). Il mal di testa può essere anche, e non raramente, espressione di un disagio interiore, di tensioni emotive, di preoccupazioni e di stress psico-fisici. La nascita di un fratellino, il cambiamento di scuola o di città, la perdita di un nonno sono tutti fattori che possono creare tristezza, tensione e dispiacere, scatenando il mal di testa più facilmente in un bambino predisposto. Anche andare in vacanza,

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Colazione povera? Calo di zuccheri e mal di testa

lasciare le abitudini di tutti i giorni, gli amici, il proprio ambiente, ma anche immergersi in un contesto più chiassoso, cambiare l’alimentazione ed i ritmi del sonno, possono scatenare delle crisi emicraniche. Il mal di testa può spaventare molto un bambino, per questo non va mai sottovalutato o sminuito, soprattutto se gli episodi si ripetono, possono sembrare un ostacolo insormontabile senza l’aiuto di un adulto. La vicinanza e il conforto dei genitori sono importanti così come essere accompagnato con serenità dal pediatra, appena i sintomi si ripresentano. Il mal di testa può influire molto sulla qualità della vita dei bambini che ne soffrono poiché li limita; sono più affaticabili, non possono praticare tutti gli sport, hanno delle restrizioni alimentari e in alcuni momenti delle difficoltà scolastiche, di cui sono perfettamente coscienti fin da piccolissimi. È essenziale non farli sentire “diversi”, ma aiutarli con molta pazienza e partecipazione a vivere con naturalezza la loro “particolarità”, scegliendo insieme attività sportive divertenti ma poco rumo-

rose, stuzzicandoli con piatti appetitosi preparati “esclusivamente” per loro, trovando un abbigliamento “trendy” che li aiuti a portare cappellini, occhiali da sole, cuffie con cui sentire la musica ma anche creare una barriera con i rumori, stimolandoli a chiedere aiuto nel momento del mal di testa o del mal di pancia e rendendoli partecipi delle cure necessarie. Bisogna mostrarsi attenti ai disturbi lamentati dal piccolo, non colpevolizzarlo né farlo preoccupare per quello che prova. Cercare di capire il malessere e i problemi che sono all’origine dei suoi comportamenti possono aiutarlo moltissimo. Per alleviare la tensione psicologica, è sufficiente prestargli amorevole attenzione, non sovraccaricarlo con gli impegni extrascolastici e aiutarlo con i compiti. I bambini saranno grati e parteciperanno volentieri e con “passione” alla cura di se stessi. Per questo è importante non “medicalizzarli” trasformando in una malattia quella che con opportune precauzioni, con uno stile di vita adeguato e farmaci al bisogno, può essere un disturbo gestibile e curabile.

La cefalea secondaria: possibili cause

Come accennato precedentemente un bambino può lamentare anche un mal di testa causato da altre patologie, che vengono classificate come cefalee secondarie. Nei bambini le cefalee secondarie sono decisamente meno frequenti rispetto alle cefalee primarie e talvolta possono dipendere da difetti della vista o sinusiti, senza considerare, più banalmente, che il mal di testa può essere uno dei sintomi associati di qualunque infezione, dal semplice raffreddore ad un’influenza con febbre, molto più rare invece le patologie neurologiche intracraniche serie. Difetti visivi: in genere si può pensare a problemi alla vista se i bambini lamentano una cefalea frontale dopo una lettura prolungata o altra attività che abbia impegnato particolarmente la loro vista. In ogni caso la visita oculistica con valutazione dell’acuità visiva è sempre opportuna perché consente di completare la valutazione clinica pediatrica generale. Sinusite: la sinusite può essere so-

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spettata se il mal di testa si associa ad altri sintomi, come febbre, rinorrea, secrezioni nasali dense. Anche una rinite allergica può provocare sinusite e quindi mal di testa. Anemia: è una delle prime cause a cui pensano le mamme, in realtà la carenza di ferro si manifesta innanzitutto con stanchezza, facile affaticamento e irritabilità, oltre che con il mal di testa. Traumi: fenomeni contusivi e commotivi che interessano la regione del cranio e del massiccio facciale. C’è poi una forma di mal di testa tipica dello scolaro, in inglese è chiamata abdominal migraine “emicrania addominale”, è piuttosto frequente ed è caratterizzata da vomito ciclico, nausea e dolori addominali che insorgono e si esauriscono nelle ore scolastiche, ma hanno un importante impatto nella qualità della vita del piccolo e della famiglia. Se classificare

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un mal di testa del bambino non è per niente facile, non lo è nemmeno l’approccio terapeutico, che richiede, oltre al corretto inquadramento diagnostico, la rassicurazione dei pazienti e dei genitori, l’individuazione degli eventuali fattori scatenanti, la valutazione degli aspetti emotivi e relazionali, una corretta igiene di vita e una solida alleanza terapeutica. Ai fini di un corretto inquadramento della cefalea è di fondamentale importanza il cosiddetto “diario della cefalea”, nel quale il bambino stesso o i genitori annotano non solo le caratteristiche del mal di testa (durata, localizzazione, tipo) e gli eventuali sintomi associati, ma anche quali fattori scatenano l’attacco e la riposta al riposo o alla terapia farmacologica, se prescritta dal medico. Come per gli adulti, perciò, il primo sistema per curare tale disturbo è correg-

gere e limitare i fattori di rischio; prestando attenzione all’alimentazione, rispettando degli orari precisi per il sonno (dormire almeno otto ore per notte) evitando sforzi prolungati e situazioni stressanti: quindi spazio alla prevenzione primaria. Spesso i bambini che soffrono di mal di testa sono pieni di impegni scolastici ed extrascolastici, hanno pochi momenti di puro svago e tempi ‘vuoti’, così come vanno a letto tardi e dormono poco, mentre alla loro età avrebbero bisogno di almeno 10 ore di sonno. E poi influisce un’alimentazione irregolare, di corsa, soprattutto al mattino, quando molti saltano la colazione o non mangiano a sufficienza, con la conseguenza che a metà mattina arriva il calo di zuccheri che, in bambini predisposti, può scatenare un mal di testa. Bisogna anche considerare che la cefalea può essere favorita dal trascorrere tante ore davanti a tv, tablet o videogiochi; molto spesso pertanto basta correggere le abitudini del bambino, diradare un po’ gli impegni e praticare una regolare attività sportiva, per prevenire attacchi futuri. Ecco perché per calmare un attacco di mal di testa, il più delle volte è sufficiente lasciare riposare il piccolo, in un luogo tranquillo e poco luminoso. I farmaci vengono prescritti solo nei casi più gravi, quando il mal di testa è particolarmente intenso si può ricorrere ad antidolorifici, come il paracetamolo: è sempre consigliabile, però, evitare l’autocura, anche quando si tratta di farmaci considerati sicuri in età pediatrica, e concordare con il pediatra dosi, modalità di somministrazione e se necessario ricorrere ad eventuali esami di laboratorio o strumentali, eventi assai eccezionali. La cefalea dell’età pediatrica, perciò, non deve suscitare spavento, né, al contrario, deve essere accettata come qualcosa di inevitabile e non curabile; ma come una spia “luminosa” che deve essere capita e spenta quanto prima! ■



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Smalti colorati “più sicuri”? a cura della Dott.ssa Paola Minasi, Medico Chirurgo Specialista Chirurgia Plastica e Medicina Estetica

Lo smalto colorato è una lacca sintetica ed è composto da nitrocellulosa unita ad un solvente, che può essere acetato o di butile o di etile, a cui si aggiungono pigmenti colorati e sostanze per migliorarne le performance. Tra queste componenti alcune sono dannose per la salute e provocano allergie e malattie. Quante e quali sono dunque le sostanze che, presenti nello smalto, risultano essere dannose? Il toluene è la sostanza che facilita la stesura dello smalto e ne velocizza l’asciugatura. Risulta pericoloso sia per inalazione che per assorbimento. Per inalazione può causare irritazione alle vie respiratorie, per assorbimento può causare disturbi al sistema nervoso centrale, spasmi, perdita di conoscenza, paralisi respiratoria, blocco cardiovascolare, vomito, irritazione cutanea, dermatite, infezioni secondarie causate dall’eccessivo effetto “sgrassante” che esplica a livello cutaneo, irritazione alle mucose e danni al feto per le donne in gravidanza. Essendo estremamente volatile, arriva facilmente in contatto con le vie respiratorie. La formaldeide ha la funzione di indurente e rende quindi più resistente lo smalto sull’unghia. Le gravi conseguenze sull’organismo umano sono corrosività per la pelle, per gli occhi e per le mucose, potenziale sensibilizzazione cutanea e capacità d’indurre cancro. L’AIRC, Agenzia Internazionale per la ricerca sul Cancro, ha inserito già da alcuni anni la formaldeide tra le sostanze considerate quasi certamente cancerogene per la specie umana, evidenziando altresì la sua capacità d’interferire con il DNA. Il DBP è un plastificante che nello

Oggi si può

smalto aiuta a evitarne l’erosione. Alcuni paesi, come la Francia, ne proibiscono l’uso nei cosmetici. Esso è potenziale causa di danni al feto e può indurre aborti e malformazioni congenite. Studi recenti ne hanno evidenziato l’elevata penetrazione nella pelle e hanno portato a trovarne traccia nelle urine dei soggetti sottoposti al test. La canfora è un plastificante e nello smalto svolge la funzione di ponte di unione tra le catene polimeriche: creando piccoli spazi tra queste, rende l’unghia e lo smalto più flessibili. Sostanza velenosa per la fauna, è già da trent’anni sottoposta a rigide limitazioni d’impiego dalla Food and Drug Administration (USA). é assorbita sia per inalazione che per contatto e i suoi effetti possono essere di varia natura: irritazione per le mucose, difficoltà respiratorie e tosse se inalata, irritazioni da contatto con la pelle, irritazioni per le mucose e gli occhi, nausea, mal di testa, laringite, disturbi al sistema

nervoso centrale. Nella scelta dello smalto è dunque fondamentale scegliere un prodotto in cui siano completamente assenti queste quattro sostanze tossiche. La scelta deve andare su quei produttori che, attraverso l’impegno e lunghi studi e ricerche, sono riusciti a sostituire toluene, formaldeide, canfora e DBP con sostanze aventi le stesse funzioni ma assolutamente non tossiche, creando smalti ad altissime performance tecniche ma senza pericoli per la salute.




INSERTO GOLD NOVEMBRE 2014

BRRR... CHE FREDDO! PATOLOGIE

DA RAFFREDDAMENTO: QUALI SONO, COME PREVENIRLE E COME CURARLE

L’inverno inizia a fare capolino…e con l’arrivo dei primi freddi, puntualmente, anche mal di gola, raffreddore, tosse & co. tornano ad insidiare la nostra salute! Come difenderci? Le regole sono sempre le stesse: informazione e prevenzione, prima di tutto! Scopriamo insieme in questo speciale tutto quello che è importante sapere, quali precauzioni prendere e come evitare o all’occorrenza affrontare al meglio le patologie da raffreddamento, che ogni anno mettono a letto milioni di italiani, evitando complicazioni e ricadute. Le Farmacie Valore Salute ti aspettano per informarti e consigliarti i prodotti migliori per ogni tipo di esigenza in fatto di automedicazione. Cerca la Farmacia Valore Salute più vicino a te su www.valoresalute.it


PATOLOGIE INVERNALI Tosse, raffreddore, mal di gola, naso chiuso? Tutti sintomi della simil-influenza, facilmente curabili con igiene, prevenzione e terapie adeguate. Ecco come fare a cura dello staff medico di Optima Salute

Raucedine, tosse, mal di gola, starnuti, mal di testa, occhi arrossati, febbre. Ogni anno dai 5 agli 8 milioni di italiani hanno a che fare con questi ed altri sintomi, malanni spesso solo fastidiosi (pensate soltanto al naso chiuso) definiti tecnicamente sindromi simil-influenzali. Cosa diversa dall’influenza in senso stretto, come ricorda l’Istituto Superiore di

Sanità: “sono due malattie causate da diversi microrganismi. Virus, in entrambi i casi. Ma virus influenzali di tipo A o B nel caso dell’influenza e uno tra gli oltre duecento diversi tipi di virus (adenovirus, virus parainfluenzali, metapneumovirus, ecc.) nel caso della sindrome influenzale”. Si tratta in entrambi i casi di malattie a guarigione


spontanea (il tempo necessario all’organismo per debellare l’attacco dei virus), ma è sempre consigliato rivolgersi al proprio medico di famiglia, che potrebbe prescrivere farmaci antinfluenzali per ridurre intensità e durata dei sintomi più fastidiosi. In particolare, contro la febbre e contro il dolore nell’adulto si usano farmaci a base dei principi attivi paracetamolo, ibuprofene e diclofenac, dei quali si conoscono perfettamente i possibili effetti collaterali, essendo in commercio ormai da molti anni. La terapia per i bambini si basa invece su paracetamolo e ibuprofene nelle formulazioni che consentono il dosaggio in base al peso corporeo. Il Ministero della Salute invece sconsiglia, nelle sue linee guida, l’uso dell’acido acetilsalicilico, perché nei bambini è associato all’insorgenza della sindrome di Reye, una malattia rara ma grave, che può danneggiare fegato e cervello. Anche sull’uso degli antibiotici le linee guida stilate dall’Istituto Superiore della Sanità sono molto chiare: “farmaci che agiscono in modo specifico contro i batteri, mentre non hanno alcun effetto sui virus. Dato che l’influenza e la sindrome influenzale sono di natura virale, non serve curarsi con antibiotici, a meno che il medico dopo una visita accurata non riscontri la presenza di complicanze batteriche. Un antibiotico, oltre a non essere necessario, può essere anche dannoso. In generale bisogna tener presente che, quando si assumono farmaci, ci si espone a rischi di effetti collaterali come nausea e vomito, in particolare poi, quando si prendono antibiotici, si contribuisce anche allo sviluppo del fenomeno della resistenza che ne annulla l’efficacia. Tutto ciò premesso, come regolarsi in questo periodo per limitare al massimo l’arrivo della... simil-influenza? Vediamo alcuni punti da tenere ben presenti, partendo dalla prevenzione.

1) Anzitutto igiene

Si comincia con le piccole cose, come lavarsi le mani non frettolosamente, ma con la necessaria cura. Prima dei pasti, ovviamente, ma anche dopo aver frequentato comunità o persone presumibilmente già influenzate, usato i servizi igienici o di trasporto pubblico. Tecnicamente sarebbe sempre meglio usare acqua calda e sapone, strofinando le mani tra di loro per almeno 15-20 secondi. In assenza di acqua è consigliabile l’uso di gel alcolici, strofinando le mani tra loro fino a che non ritornano asciutte. Parliamo, per capirci, dall’intervento preventivo di prima scelta, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra i più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali. Importante poi è l’igiene respiratoria, cioè coprirsi bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, ed

usare preferibilmente fazzolettini di carta, gettandoli nel contenitore dei rifiuti subito dopo l’uso. Chi preferisce affidarsi ai “vecchi” fazzoletti di stoffa, dovrebbe avere comunque l’accortezza di non usarli più volte e lavarli, dopo ammollo, in acqua molto calda, almeno 60°C.

2) Bagno caldo e termosifoni

Uno dei rischi che si possono agevolmente evitare è relativo agli sbalzi di temperatura, sempre in agguato quando si entra e si esce da case, uffici e luoghi pubblici. Per non parlare delle metropolitane, vere “enclave” di virus e batteri all’interno delle città. Un comportamento che spiana la strada ai germi, rendendo meno efficienti le difese primarie di cui l’organismo dispone. In particolare le vie respiratorie (trachea e bronchi) proprio perché esposte di continuo ai numerosi microrganismi presenti nell’aria, possiedono un sistema di protezione, un tessuto di rivestimento capace di bloccare e allontanare gli “ospiti inattesi” prima che possano fare danni. Ma se andiamo incontro ad un colpo di freddo, il muco protettivo prodotto dalle nostre cellule, una sostanza viscosa preposta ad intrappolare le particelle estranee (polveri, germi) che penetrano con l’aria inspirata, non funziona più. Ecco allora piombarci addosso dolori articolari, mal di gola, crampi addominali, mal di testa, nevralgie, persino torcicollo. Ma evitare di prendere freddo non significa mandare il termosifone a manetta. L’eccesso di calore, oltre alle controindicazioni suddette, può provocare debolezza, sonnolenza, vertigini e disidratazione se l’aria non è sufficientemente umidificata. Tutti malanni riconducibili alla difficoltà di mettere in atto i giusti meccanismi di termoregolazione che il corpo ha a disposizione. La cosa migliore da fare è mantenere la temperatura interna prodotta dai caloriferi non oltre i 20°, ricordandosi di aprire ogni tanto le finestre per dare aria ed umidificare le stanze con essenze di timo, verbena, eucalipto. Un altro consiglio facile da seguire: nella stagione fredda è sempre meglio fare un bagno caldo in luogo della doccia, preferibilmente la sera prima di andare a letto. Il vostro corpo, caldo e rilassato, pronto per mettere il pigiama e dormire, vi ringrazierà.

3) Se il naso è chiuso...

Come dicevamo all’inizio, una delle cose più fastidiose è il raffreddore, con la sua escalation, che parte da secchezza e prurito nasale, evolve in starnuti, mal di testa, sensazione di essere febbricitanti, naso chiuso ma asciutto (se soffiate non esce nulla) spossatezza. E alla fine il naso che comincia a colare. Che


fare, aspettare 3 giorni, una settimana, stando fermi al caldo? Chi ha un lavoro, chi è attivo, difficilmente può permetterselo. Ecco allora che anzitutto va trovata la causa dell’ostruzione per ripristinare una buona respirazione nasale. Si può procedere con lavaggi nasali a base di soluzioni saline ipotoniche o ipertoniche oppure con vaporizzatori o umidificatori, che favoriscono la fluidificazione del muco, oppure ridurre lo stato infiammatorio assumendo acido acetilsalicilico. Per ridurre lo stato infiammatorio si può assumere acidoacetilsalicilico o decongestionanti nasali che assicurano un beneficio veloce anche se di breve durata (inducono una vasocostrizione della mucosa e permettono una riduzione del gonfiore dei tessuti infiammati); in entrambi i casi è semèpre bene chiedere consiglio al prorpio medico o al farmacista di fiducia.

4) Sos mal di gola

Un altro incubo ricorrente in questi mesi è il mal di gola, sia esso laringite (infiammazione del tratto della gola/laringe, dove transita l’aria che si respira e dove sono poste le corde vocali) o faringite (colpisce la zona dietro il cavo orale). I primi sintomi della laringite sono diminuzione della voce, bruciore in gola, tosse, che inizia secca poi diventa catarrale. Le terapie più comuni prevedono l’assunzione di paracetamolo per mitigare il dolore alla gola, o di un antinfiammatorio a base di ibuprofene. Possono dare sollievo anche le caramelle balsamiche,

meglio senza zucchero (provocano la produzione di saliva, che ha un effetto emolliente sulle mucose), l’ingestione di cibi e bevande fredde, ma anche tisane calde e miele, vero toccasana contro le mucose arrossate sciolto preferibilmente in bocca, in piccole ma frequenti dosi. In linea generale va bene tutto ciò che idrata la gola, perciò anche fumenti e gargarismi. Nei casi più complicati il medico valuterà l’uso di antiinfiammatori più adeguati (es. cortisonici). La faringite, invece, inizia con bruciori in gola via via più insistenti fino a provocare una vera e propria difficoltà a deglutire. In questo caso il medico spesso consiglia la terapia antibiotica. Un suggerimento valido per tutte le patologie delle quali stiamo parlando: non fumate e non sostate in luoghi dove si fuma. E soprattutto riposate. Anche il mal di gola, guarisce prima e meglio con una buona quantità e qualità di sonno e riposo.

5) Colpi di tosse

Innanzitutto sarà necessario stabilire il tipo di tosse a cui andate soggetti: grassa o secca? O, più propriamente, produttiva o improduttiva? La tosse definita come “produttiva” è quella che comporta la presenza di catarro nelle mucose delle vie respiratorie che svolge, attraverso l’espulsione di sostanze estranee, una sorta di pulizia. Infatti, noterete che, una volta scomparso il catarro, anche la tosse vi abbandona. La tosse “improduttiva” è, al contrario, priva di catarro


VIRUS O BATTERI? I batteri sono microbi che hanno la capacità di colonizzare il nostro corpo, si dividono in buoni (per esempio si riproducono nel tratto intestinale e producono vitamine del gruppo B) e cattivi (responsabili di infezioni quali le faringo-tonsilliti di natura streptococcica e le polmoniti). I virus invece, sono anche più piccoli dei batteri, ma hanno la stessa capacità di colonizzare il nostro corpo e provocare infezioni come l’influenza e la varicella. Differenza fondamentale: i batteri vengono uccisi dagli antibiotici, i virus no. e può avere varie cause. Esaminiamone alcune. Può trattarsi del risultato di un’infiammazione della laringe (laringite) e spesso la cosa è accompagnata anche da un abbassamento della voce e, se non trattata correttamente, può sfociare in raucedine e mal di gola. A sua volta, la laringite è causata dal freddo, dal fumo, dall’alcol o dall’uso eccessivo e/o scorretto della voce (esempio: urlare). Altre patologie associate alla tosse “secca” possono essere: bronchite, faringite e tracheite, tutte infiammazioni causate da virus o batteri che si manifestano con una tosse man mano più grassa durante il corso della giornata. Nel caso in cui sia presente anche la febbre si possono assumere farmaci antipiretici (paracetamolo) mentre gli antibiotici devono essere usati limitatamente a bronchiti, faringiti e tracheiti batteriche, sotto stretto controllo medico. Nel caso in cui, infine, vi ritroviate a combattere con una tosse stizzosa, che toglie il fiato, l’origine potrebbe anche essere allergica. Attenzione, però, qualora si manifestasse, soprattutto di notte, e con attacchi spasmodici che terminano con una sorta di “apnea”, potrebbe trattarsi di pertosse, una malattia infettiva causata da un batterio (Bordetella Pertussis) spesso contratta dai bambini in età scolare. Ma come va trattata una tosse improduttiva? La regola di base consiste nel prediligere i farmaci per la produzione di catarro (mucolitici, espettoranti, fluidificanti) ai sedativi della tosse, in quanto, come detto, tale produzione di muco favorisce la guarigione, mentre i sedativi si limitano a calmare il sintomo senza però risolvere in maniera definitiva la causa vera e propria. Perciò sarà buona norma limitare l’uso dei sedativi alle ore notturne, per un riposo adeguato, mentre al giorno saranno destinati i farmaci per lo sviluppo del

muco e il conseguente “ingrassamento” della tosse, oltre ad una consistente idratazione che faciliti l’eliminazione e la fluidità del muco stesso. Per maggior chiarezza ecco qui di seguito una breve classificazione dei farmaci contro la tosse: ● Sedativi: divisi in centrali (es. destrometorfano, butamirato) e periferici (es. dropropizina), agiscono a livello cerebrale, bloccando l’impulso della tosse e sono indicati per le tossi secche o stizzose, comunque “improduttive”. ● Mucolitici: agiscono spezzando le molecole proteiche del muco fluidificandolo per facilitarne poi l’espulsione dal sistema respiratorio. Alcuni esempi di principi attivi mucolitici sono l’acetilcisteina, l’ambroxolo e la bromexina. ● Espettoranti: sono solitamente prodotti a base di estratti vegetali, il cui scopo è l’aumento della produzione di muco. ● Antibiotici: solo su consiglio del medico, per combattere infezioni a bronchi, faringe o trachea. Appartengono alla classe delle penicilline e servono a sradicare una possibile infezione batterica spesso accompagnata da stati febbrili. Un discorso a parte lo meritano i rimedi casalinghi o naturali, che non prevedono l’uso di medicinali. In medicina popolare per combattere le forme infettive si consigliano inalazioni o infusi di piante officinali quali eucalipto, lavanda, malaleuca, timo, olio di nigella e menta. Aggiungere miele o sostanze zuccherate alle bevande riduce il bruciore alla gola che spesso accompagna la tosse, con una lieve azione sedativa sullo stimolo a tossire. Sono state attribuite doti fluidificanti anche alle pere, da mangiare bollite in acqua con qualche cucchiaino di miele, e alla borragine con cui fare un infuso da sorseggiare contro la


La terapia è a base di antibiotici, con uso di farmaci espettoranti, utili per espellere le secrezioni bronchiali dalle vie aeree, riducendone la viscosità e facilitandone così la rimozione.

7) Vitamina C e verdure

tosse secca. Molto efficaci anche gli sciroppi a base di muco di lumache. Tra le erbe officinali espettoranti, poi, troviamo malva, altea, verbasco e lichene islandico. Sono ritenute fluidificanti, invece, edera, anice e finocchio. Tra i vari “consigli della nonna” ricordiamo anche i cataplasmi: una sorta di impacchi caldi ai semi di lino e fecola di patate, da applicare sul torace o sulle zone della schiena in cui è depositato il catarro con poteri ritenuti fluidificanti. Più in generale, il consiglio fondamentale è quello di bere molta acqua (6-10 bicchieri al giorno) per favorire la produzione di catarro e l’espulsione dei batteri. Per lo stesso motivo è utile umidificare l’ambiente in cui si vive (per esempio con vaschette d’acqua sui termosifoni accesi o con apparecchi elettrici che producono vapore) e fare inalazioni di vapore (fumenti).

6) Non fate gli eroi

Prendendo le giuste misure, tutto si risolve in pochi giorni, come nella maggioranza dei casi, ma guai a sottovalutare, anche singolarmente, questi malanni. Guai a fare gli eroi. Se i sintomi durano per più di due giorni senza miglioramento, è necessario rivolgersi al proprio medico che prescriverà la cura più efficace. Del resto, come abbiamo visto, i rimedi specifici non mancano: disinfettanti del cavo orale, fluidificanti, antinfiammatori, rimedi naturali (propoli su tutti). Se i sintomi simil-influenzali vengono trascurati hanno come conseguenza l’insorgenza della bronchite acuta, cioè l’invasione di virus e batteri direttamente nel tessuto dei bronchi. In questo caso il sintomo più evidente è la tosse, spesso violenta, catarrosa e cavernosa, con comparsa di dolori all’altezza dello sterno e febbre. Nei limiti del possibile la tosse non va sedata perché è il meccanismo con cui i bronchi cercano di espellere dal loro interno il muco infetto.

Importante è l’assunzione della vitamina C, sia come prevenzione che come coadiuvante alle cure, tenendo anche presente che assieme alla vitamina A contribuisce a rafforzare il sistema immunitario. A questo proposito è consigliata un’alimentazione ricca di verdure di colore arancione o giallo, come carota e zucca, perché contengono betacarotene da cui l’organismo ricava la vitamina A ed agrumi (arance, limoni, mandarini e pompelmi) e i kiwi, ricchi di vitamina C. Per integrare velocemente le eventuali carenze da vitamina C dell’alimentazione o per particolari necessità si può ricorrere ad un integratore o ad un prodotto da banco che sicuramente il vostro farmacista vi saprà consigliare. Infine, sempre a proposito di alimentazione e cure, un rimedio efficace per avere un po’ di sollievo durante la notte, specialmente per chi ha problemi di deglutizione è quello di portarsi del miele in una tazzina di caffè, ed ogni tanto assumerne un cucchiaino, cercando di tenerlo in bocca il più a lungo possibile. È anche importante bere molto e mangiare essenzialmente degli alimenti liquidi per diminuire il dolore nel momento della deglutizione.


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I consigli dell’otorino

Come superare i problemi di udito, come combattere le vertigini e la sinusite. Le nuove tecniche chirurgiche e i vantaggi dell’orecchio artificiale illustrati dal professor Giampietro Ricci a cura di Claudio Sampaolo

Chi non ha mai avuto, nella vita, problemi alle orecchie, al naso o alla gola? Chi non è andato incontro a principi di sordità, ma anche semplici tappi di cerume, sinusiti, laringiti, faringiti? Quasi tutti, almeno una volta, per non parlare di problemi più seri che ri-

chiedono anche interventi chirurgici. Per fare il punto su questo sconfinato mondo abbiamo interpellato il professor Giampietro Ricci, direttore della struttura complessa di Otorinolaringoiatria del Santa Maria della Misericordia di Perugia.

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Prof. Giampietro Ricci direttore della struttura complessa di Otorinolaringoiatria del Santa Maria della Misericordia di Perugia

“La sordità non deve più esistere” Professore, partiamo dalla sordità. Lei ha detto recentemente che ormai, con le moderne tecniche le persone affette da sordità sono curabili nella quasi totalità dei casi. Può chiarire questo aspetto? “La sordità non dovrebbe esistere più. Si tratta di una patologia che, soprattutto se presente già alla nascita, o se si manifesta nel bambino piccolo, può portare a conseguenze devastanti sotto l’aspetto dello sviluppo del linguaggio e delle funzioni cognitive superiori. Per questo siamo impegnati in una “battaglia” che richiede non solo competenza e professionalità, ma anche tecnologia, organizzazione, approccio multidisciplinare (presso il nostro centro di Perugia opera un team composto da audiologi, otochirurghi, logopedisti, tecnici audiometristi, audio protesisti, pediatri, genetisti) rapporto con i pediatri e i centri di riabilitazione del territorio. L’Umbria, assieme alla Campania, è una delle regioni italiane che ha attivato uno screening esteso alla totalità dei neonati immediatamente o poco dopo la nascita, comunque prima della dimissione del bambino, che avviene di solito in prima/seconda giornata. A questo scopo viene utilizzato uno strumento che emette le cosiddette “emissioni otoacustiche evocate”, seguendo una metodica messa a punto dal fisiologo inglese David Kemp. Nel 1978, Kemp ha scoperto che l’orecchio, oltre ad essere un organo che riceve suoni, è anche in grado di emetterli: quando ar-

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riva un suono c’è una specie di eco di ritorno che può essere così “oggettivato” ponendo una piccola sonda sull’orecchio. Questa eco è presente solo negli orecchi normali. Quindi in pochi secondi, massimo un minuto a orecchio, siamo in grado di discriminare due categorie di bambini: quella che ha echi presenti - che quasi sicuramente ha un udito normale - e un’altra, molto più piccola ovviamente, nei quali l’eco ha un esito negativo e che saranno sottoposti ad altre indagini. Quindi noi con un minuto sappiamo se un orecchio è buono o se necessita ulteriori approfondimenti”.

In quale lasso di tempo? “La diagnosi viene fatta al massimo in tre mesi. Se l’esame è alterato, viene ripetuto dopo un mese, se è ancora alterato vengono fatti accertamenti audiologici più approfonditi, con macchinari più sofisticati che richiedono più tempo però forniscono una diagnosi molto precisa. I Protocolli Internazionali dicono che la riabilitazione deve essere iniziata entro i 6 mesi di età. Il che significa protesizzazione acustica - se c’è necessità - e poi una riabilitazione logopedica. Ovviamente il bambino viene poi monitorizzato: se l’andamento non è buono, soprattutto nello sviluppo del linguaggio, quindi se la protesi acustica non è sufficiente, si può fare l’intervento di applicazione di un impianto cocleare che va condotto entro l’anno di età, massimo un anno e mezzo”.



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“Il miracolo dell’orecchio bionico” Stiamo parlando di una specie di orecchio bionico? “Esattamente, di un orecchio artificiale, il primo organo di senso interamente costruito in laboratorio, con delle performance molto maggiori, migliori, di una protesi acustica. La protesi acustica è un amplificatore di suoni, quindi necessita di un orecchio che ancora senta qualcosa. L’impianto cocleare è invece un orecchio nuovo, un’apparecchiatura che consente di trasformare l’energia sonora in impulsi elettrici, che attraverso l’elettrodo che viene impiantato chirurgicamente nella chiocciola dell’orecchio è in grado di stimolare il nervo acustico e quindi attiva tutte le vie uditive. È un apparecchio che può essere portato per tutta la vita, a meno che non esca qualche aggiornamento, ma al momento non ha una scadenza”.

Quanti bambini soffrono di ipoacusia in Italia? “Circa l’uno per mille dei nati presentano ipoacusia bilaterale grave. Per fare un esempio: l’Umbria ha circa 8.000 nascite l’anno, abbiamo quindi mediamente 8/10 bambini con questo difetto, ai quali facciamo la diagnosi e proponiamo una soluzione. Attualmente gli interventi di impianto cocleare nella nostra struttura sono circa 15-20 l’anno, perché ovviamente operiamo anche adulti, anche nella Terza

Età. È un intervento ormai ben codificato, la tecnica è uguale in quasi tutti i centri. Richiede un’ora e mezza, due al massimo. Dove ci sono attrezzature ed esperienza è diventato un intervento, non dico di routine, ma che ha successo nel 98% dei casi. Ci sono dei pazienti che parlano al telefono, pazienti che una volta sarebbero stati destinati a diventare sordomuti, mentre con questo tipo di diagnosi precoce e con questo tipo di intervento con protesi o impianto cocleare, diventano soggetti in grado di svolgere una vita normale, che possono inserirsi nel normale tessuto scolastico e successivamente lavorativo. Attualmente, se non ha altri deficit cognitivi, visivi, eccetera, un bambino sordo puro, se ben trattato, ben diagnosticato, ha le stesse opportunità di inserimento sociale di un bambino con un udito normale, per questo possiamo affermare che la sordità può essere considerata una malattia emendabile nella quasi totalità dei casi”.

Restiamo sui bambini. La sordità può arrivare successivamente al vostro primo screening? “Sì, esistono delle sordità ereditarie che possono non essere presenti alla nascita, ma che possono manifestarsi nei primi anni di vita, con andamento progressivo. Esiste comunque un follow-up, quando noi abbiamo dei sospetti. Quando un bambino ci arriva con un’otoemissione alterata non è che facciamo un unico esame, se viene alterata ne facciamo diversi. Ma anche se l’esame viene normale, per i primi 2-3 anni di vita facciamo dei follow-up, per cogliere altre patologie. Naturalmente è fondamentale la collaborazione con il pediatra, al quale inviamo una lettera informativa, e con i genitori che sono la prima sentinella di ogni patologia avendo sotto mano la crescita del figlio. All’età di circa 4 anni, poi, il bambino diventa completamente collaborante, anche per un esame audiometrico”.

I controlli vanno poi fatti a scadenze regolari? “Si, per i primi anni di vita. Dall’adolescenza in avanti un paziente riesce a capire da solo quando è il momento di farsi visitare. Diverso il discorso per soggetti in età avanzata. Gli ultimi dati della letteratura scien-

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tifica ci dicono che spesso il problema della loro sordità viene sottovalutato. Si ipotizza una iniziale demenza senile quando l’anziano è poco collaborante o assente, mentre in realtà si tratta solo di un paziente che non sente bene e tende ad isolarsi. Inoltre spesso l’ipoacusia viene considerata quasi una cosa normale per l’età e quindi non da trattare. Questo luogo comune va sfatato.

Si può intervenire anche sugli anziani. Molto spesso la loro sordità provoca depressione e isolamento

L’anziano ipoacusico tende molto di più alla depressione e all’isolamento - questo è scientificamente accertato - e quindi se un soggetto anziano è ben collaborante, ha funzioni cognitive mantenute buone e ha un’aspettativa di vita buona (non ha malattie gravi) noi l’operiamo. Quantomeno consigliamo l’intervento. Ho una signora

di 86 anni in lista d’attesa, è in condizioni ottime, dimostra meno della sua età, collabora benissimo, non sente niente. Non vedo perché, non dovremmo operarla. Il rischio chirurgico non cambia a 1 anno o a 80 anni, cambia semmai il rischio anestesiologico, se un paziente ha delle patologie cardiovascolari o altro”.

Quanto costa un orecchio bionico? “Circa 18-20.000 euro. Nei bambini con ipoacusia bilaterale ora c’è la tendenza ad operare entrambi gli orecchi in maniera simultanea, oppure in sequenza, a distanza di qualche mese l’uno dall’altro. Fino a poco tempo fa si riteneva invece che uno fosse sufficiente per avere una buona vita di relazione. Attualmente è in corso uno studio finanziato dal Ministero della Salute e condotto da cinque centri che hanno particolare esperienza nel campo della audiologia infantile, oltre a noi di Perugia vi è l’ospedale pediatrico Burlo-Garofalo Trieste, la clinica otorinolaringoiatrica dell’Università di Pisa, la clinica otorinolaringoiatrica del policlinico Gemelli di Roma e l’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon di Napoli, che ha il fine di redigere un protocollo che prenda in considerazione tutti i vari aspetti della sordità del bambino, che possa essere poi esteso a tutto il territorio nazionale”.

“Le manovre contro le vertigini” Restiamo ai problemi dell’orecchio: le vertigini... “Parliamo di patologie estremamente diffuse a tutte le età, anche avanzate. Le vertigini possono essere di due grossi gruppi: periferiche o centrali. Le periferiche sono dovute a patologie dell’orecchio, dove oltre ai centri per l’udito, che sono nel labirinto anteriore, ci sono quelli dell’equilibrio, situati nel labirinto posteriore. Ci sono delle malattie che danno delle lesioni a questo labirinto posteriore e che causano vertigini. Altre malattie interessano invece alcune parti del sistema nervoso centrale che sono deputate al mantenimento dell’equilibrio. Quindi si parla di vertigini periferiche quando sono dovute a patologie dell’orecchio e vertigini centrali quando sono dovute a patologie del sistema nervoso centrale. Le patologie dell’orecchio, quelle fondamentalmente di nostra pertinenza, sono vertigini molto acute, molto invalidanti. Le più frequenti sono di

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due tipi: una cosiddetta vertigine posizionale, scatenata dai cambiamenti di posizione della testa. E l’altra, è la cosiddetta neurite vestibolare, che è un’infiammazione del nervo che parte dall’orecchio e va verso il sistema nervoso centrale, appunto il nervo vestibolare - quelle di solito sono in forma virale o in forma tossica”.

Cominciamo con la vertigine posizionale “È una delle più frequenti in assoluto, dovuta a dei “detriti”, noti come “otoliti”, che si staccano dalla membrana otolitica e vanno ad interferire con l’attività delle cellule sensitive del labirinto posteriore. Quindi quando il soggetto si muove questi detriti cosiddetti otoconiali, che non sono più contenuti nella membrana che li conteneva prima, si muovono liberamente, andando ad interferire con l’attività di questi recettori, scatenando così la vertigine.


È facile fare la diagnosi con un semplice esame clinico in un laboratorio. È una malattia molto invalidante ma benigna, che guarisce completamente; o spontaneamente, oppure facendo delle manovre che sono state studiate per far scivolare via questi sassolini dalla zona sensibile: se si allontanano la vertigine scompare. È capricciosa perché quando compare può durare due minuti o due mesi, l’intensità può essere lieve, molto intensa, molto grave. E il periodo di benessere tra una crisi e l’altra - perché quando i sassolini si riavvicinano poi alla zona sensibile si può avere di nuovo la crisi - può essere di pochi giorni o di molti anni”.

Che cosa è invece la neurite vestibolare? “Anche in questo caso parliamo di una patologia probabilmente di tipo virale. Come sappiamo, un essere umano per avere un buon equilibrio deve avere i due “sistemi”, destro e sinistro, perfettamente simmetrici come attività: se uno smette bruscamente di lavorare, come può succedere appunto in caso d’infezione virale, si ha uno scompenso, per cui nasce appunto questa vertigine.

Con le giuste manovre dell’otorino si possono risolvere molti problemi

Ma anche questa è assolutamente benigna perché il cervello ri-arrangia i suoi circuiti neuronali ed esclude l’orecchio non funzionante e basa poi il mantenimento dell’equilibrio sull’orecchio funzionante. C’è quindi un compenso, da parte del sistema nervoso centrale, che porta comunque alla guarigione anche senza il nostro intervento, che prevede per esempio un antinfiammatorio come il cortisone. Nell’anziano la guarigione è un po’ più lenta perché questi circuiti neuronali possono essere alterati dalle malattie degenerative, circolatorie ecc. Una malattia tipica, anche questa caratterizzata da vertigine è la sindrome di Ménière, molto meno frequente, ma invalidante, caratterizzata da tre sintomi fondamentali, che sono l’ipoacusia, mono o bilaterale, l’acufene (una sensazione di rumore, di un fischio, all’interno dell’orecchio in assenza di una stimolazione esterna) e la vertigine a crisi successive che pos-

sono ripetersi ogni 20 anni o anche più frequentemente. La malattia è dovuta ad un accumulo di endolinfa e le forme più lievi si curano con cortisone ma soprattutto diuretici leggeri e dieta iposodica, essendo dovuta ad un accumulo di liquidi. Quando è particolarmente invalidante si può ricorrere ad una terapia chirurgica: si può distruggere il labirinto, cioè quella zona che si irrita facilmente oppure si può sezionare questo nervo vestibolare, con un intervento chirurgico. Infatti, con un accesso creato dietro la mastoide (la prominenza ossea posta in basso, dietro l’attaccatura del padiglione auricolare; ndr) si può sezionare il nervo vestibolare in modo da interrompere le scariche nervose che partono dal labirinto e vanno al sistema nervoso centrale e che rappresentano la causa della vertigine. Per quanto riguarda l’ipoacusia, essa si può correggere con una protesi acustica”.

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“Tumori cavo orale: fumo e alcol fattori di rischio primari” Lei è un chirurgo, parliamo d’interventi sui tumori di pertinenza otorinolaringoiatrica “Si tratta di problemi che riguardano le vie aerodigestive superiori: il naso, il cavo orale, la faringe e la laringe, organi che sono importanti per funzioni vitali come respirazione, deglutizione (e quindi alimentazione) fonazione. Tutte strutture delicate, che una volta compromesse incidono in maniera particolarmente grave sulla qualità della vita. Tra le cause più frequenti, che incidono in maniera pesantissima sui tumori del cavo orale, il fattore di rischio numero uno è il fumo della sigaretta, il secondo è l’alcolismo. Del resto sono tumori quasi del tutto sconosciuti nei soggetti che non fumano e non bevono. In questo caso è dunque facile parlare di prevenzione. Ma l’altro aspetto fondamentale è costituito dall’importanza di avere una diagnosi precoce, a volte difficile perché queste malattie presentano nelle prime fasi una sintomatologia abbastanza sfumata. Bisogna stare attenti, per esempio, quando si mangia, si mastica, si deglutisce, se si avverte dolore, se si presentano delle piccole emorragie e poi non sottovalutare una disfonia che persista per più di 15-20 giorni, segnale di allarme per i tumori alla laringe.

In questo campo come si è evoluta la scienza medica? “La chemio-radioterapia ha fatto degli importanti passi in avanti, tanto è vero che spesso si lascia la chirurgia come trattamento di salvataggio, un presidio a cui rivolgersi quando è fallita la chemio-radio. Dal punto di vista chirurgico negli ultimi 20-30 anni sono migliorate moltissimo le tecniche di ricostruzione, tanto è vero che oggi si possono fare delle demolizioni importanti, ad esempio svuotare tutta la bocca, togliere completamente la lingua e il pavimento-bocca e poi ricostruirlo con dei lembi di tessuto presi dalla regione pettorale, dall’addome, dall’avambraccio oppure dal perone o dalla fibula”.

Passiamo ad esaminare problemi legati al naso... “Sì, grandi progressi si sono avuti anche nel campo della chirurgia nasale, non tanto in quella estetica quanto in quella funzionale, cioè nel trattamento delle patologie che impediscono la respirazione: la deviazione del setto, le sinusiti, le poliposi, i tumori nasosinusali. Mentre un tempo si eseguivano degli interventi piuttosto grossolani, ora con la tecnica

delle fibre ottiche si possono ispezionare anche le zone più recondite del naso e quindi si può fare una pulizia molto più radicale, tenendo presente che il distretto naso-sinusale presenta un’anatomia molto complessa, una specie di labirinto. Si possono ad esempio fare interventi per polipi nasali che ora è possibile asportare pressoché completamente, mentre in altri tempi era facile lasciare del tessuto che poi portava a recidive della malattia con una frequenza molto maggiore. Per patologie più importanti di tipo neoplastico, invece, con queste tecniche è possibile effettuare interventi molto più conservativi che danno risultati molto più soddisfacenti sotto l’aspetto della prognosi, e quindi della guarigione dalla malattia, ma anche sotto l’aspetto estetico, con una migliore qualità di vita”.

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“Prevenzione? Curare le riniti e naso sempre libero” Consigli di prevenzione? “Il campanello d’allarme è la cattiva respirazione e la prevenzione sta nel curare le riniti, che spesso sono di tipo allergico. Vengono identificati gli allergeni con i vari test allergologici e si cerca di eliminarli dalla vita quotidiana (cercare di limitare le polveri, l’aria condizionata...) oppure si utilizzano dei farmaci sintomatici come i cortisonici topici nasali. Sono molecole di tipo cortisonico, prodotte e introdotte sul mercato recentemente, non solubili, che quindi non si sciolgono all’interno delle mucose, che svolgono un’azione locale senza essere assorbite. Il risultato è che si ottengono buone risposte terapeutiche senza avere i disturbi solitamente legati alla somministrazione del cortisone come ad esempio l’aumento della glicemia, la gastrite, l’ulcera gastrica ecc… ”.

La sinusite è una conseguenza della cattiva respirazione nasale? “Esattamente. Tutte le patologie che portano ad un’ostruzione dei seni, delle loro superfici di sbocco all’interno del naso, comportano la sinusite. La prevenzione in questi casi sta nel ripristinare, in soggetti che non ce l’hanno, una buona respirazione nasale: quindi aerosol, antinfiammatori, interventi chirurgici (settoplastica, turbino plastica, rimozione di polipi… tutto ciò che porta alla ostruzione). Il segno distintivo della sinusite è il dolore: spontaneo o provocato facendo una digitopressione sui seni nasali (non c’è diagnosi senza dolore). Per guarirla quindi bisogna ripristinare la pervietà delle vie aeree e migliorare la comunicazione tra i seni paranasali e il naso. Le tecniche endoscopiche che abbiamo servono anche a questo: ad identificare gli orefici di sbocco e quindi ampliare la comunicazione”.

Parliamo del russamento: è un altro aspetto legato al naso? “Entriamo allora nel campo delle cosiddette Osas (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) cioè apnee ostruttive del sonno. Sappiamo che il russamento di per sé non costituisce una patologia, ma è una variante rumorosa del sonno che dà più fastidio a chi è vicino al paziente che non al paziente stesso, però quando al russamento si associa l’apnea possono esserci delle conseguenze, provocando questo una desaturazione cioè un abbassamento della pressione dell’ossigeno nel sangue - e favorendo incidenti circolatori a livello cardiaco e del sistema nervoso centrale (ictus). Come

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accennavo di queste apnee dovrebbe accorgersi chi dorme accanto alla persona che ne soffre. Noi procediamo subito con l’esame della polisonnografia, molto preciso, che monitorizza durante il sonno questi aspetti (quante apnee, quanto prolungate, la saturazione di ossigeno nel sangue, eccetera…) fornendoci alla fine un indice ben preciso della sofferenza del soggetto. Se è di un certo rilievo sono due i provvedimenti: la cosiddetta C-pap (continuos positive airway pressure) una mascherina che fornisce aria a pressione, superando l’ostruzione anatomica del paziente. Molto utile anche se un po’ fastidiosa per la mascherina da indossare e per il rumore dell’apparecchiatura. Altrimenti ci sono degli interventi chirurgici, soprattutto di plastica o di settoplastica, turbinoplastica, se a livello nasale, se l’ostruzione è più bassa, a livello della faringe, allora si parla di interventi di faringopalatoplastica che modificano l’anatomia riducendo l’estensione (si tolgono le tonsille, si accorcia il palato…)”.

L’intervento chirurgico risolve? “Abitualmente fornisce risultati molto buoni. Il paziente non sempre smette di russare, ma vengono eliminati tutti i pericolosi effetti collaterali delle Osas: stanchezza, sonnolenza, rischi continui di addormentamento, durante il giorno, anche alla guida o nello svolgimento del proprio lavoro, costituendo spesso un pericolo, oltre che per se stessi, anche per la collettività”. ■




Quando arriva l’influenza Oltre alla necessaria prevenzione e alle norme igieniche di comportamento, il Ministero della Salute consiglia la vaccinazione, soprattutto per le categorie a rischio di Filippo Tini

Con l’inverno ormai alle porte e i primi sintomi influenzali e parainfluenzali che già sono comparsi nelle nostre case, cominciando a colpire le vie aeree (naso, gola, polmoni) è tempo di prendere le giuste precauzioni per evitare di passare una stagione in continua altalena tra malanni, guarigioni e ricadute. Di certo queste iniziali avvisaglie

non vanno sottovalutate, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette “categorie a rischio”, cioè anziani over 65, bambini, malati, operatori nei servizi pubblici. Come ha ricordato più volte la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) in questo periodo pre-invernale “… sono in aumento le sindromi para-influenzali, ovvero le sindromi respiratorie acute cau-

sate da adenovirus, rinovirus e coronavirus, anche complici gli sbalzi delle temperature. E allora, per tutte quelle che sono chiamate categorie a rischio è il momento di rispondere e aderire all’appello dei medici di famiglia: sottoporsi alla vaccinazione”. L’associazione dei medici di famiglia ha fornito anche quella che può essere definita la contabilità

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dell’influenza e delle sue complicanze, il costo sociale e sanitario. “In media - si legge in un report 330 euro a paziente. In una stagione 4-5 milioni di persone sono colpite dal virus, per cui la spesa totale è di circa 1300-1600 milioni di euro, l’80% dovuto a uscite indirette (assenze dal lavoro e dalla scuola, perdita di produttività, assistenza ai minori e agli anziani, disagi familiari). Le complicanze nei bambini sono rappresentate soprattutto da otiti acute, mentre negli adulti da sinusiti e bronchiti. Per i più piccoli e i grandi anziani l’evento più pericoloso e temibile è la polmonite. Normalmente una parte dei costi sanitari è assorbita dall’acquisto di farmaci sintomatici, ma, quando si verificano le complicanze, la percentuale maggiore delle uscite è dovuta agli antibiotici, alle indagini strumentali, alle visite specialistiche e ai ricoveri ospedalieri. Ricordiamo, infatti, che un giorno di ospedalizzazione costa al Servizio sanitario nazionale tra i 400 e i 600 euro”. A proposito di eventuale trasmissione del virus, è bene ricordare che i pazienti affetti da influenza sono già contagiosi durante il periodo d’incubazione, prima della manifestazione dei sintomi. Una persona adulta può trasmettere il virus da tre a sette giorni dopo l’inizio della malattia. I bambini invece sono contagiosi più a lungo. Tutto ciò premesso, allora, come comportarsi? Fatto salvo il rispetto delle norme igieniche comportamentali (lavarsi le mani, usare fazzoletti di carta, evitare luoghi affollati per non diffondere il virus attraverso le goccioline di muco, saliva e le secrezioni respiratorie...) la vaccinazione costituisce sempre la principale misura di prevenzione.

Vaccinazione: chi deve farla

“Il vaccino antinfluenzale - spiega la circolare del Ministero della Salute - è indicato per tutti i soggetti che desiderano evitare la malattia

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influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni. Tuttavia, in accordo con gli obiettivi della pianificazione sanitaria nazionale e con il perseguimento degli obiettivi specifici del programma d’immunizzazione contro l’influenza, tale vaccinazione viene offerta attivamente e gratuitamente ai soggetti che per le loro condizioni personali corrano un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano l’influenza”. Proprio per questo la vaccinazione antinfluenzale è offerta gratuitamente alle seguenti categorie a rischio: 1) Soggetti di età pari o superiore a 65 anni. 2) Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti fino a 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze

da influenza: malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma persistente, la displasia broncopolmonare e la fibrosi cistica e la broncopatia cronicoostruttiva-BPCO); ● malattie dell’apparato cardiocircolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite; ● diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusa l’obesità e gravi patologie concomitanti); ● insufficienza renale cronica; ● malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie; ● tumori; ● malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci da HIV; ● malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale; ●

I FARMACI ANTIVIRALI Gli antivirali sono medicinali usati per il trattamento dell’influenza. Se assunti tempestivamente entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi, possono ridurre i sintomi stessi, la durata della malattia e le complicanze dell’influenza, oltre alla capacità del virus di replicarsi (e quindi la durata del periodo di contagiosità della persona infetta) ma al contrario dei vaccini non stimolano la produzione di anticorpi e quindi non danno protezione immunitaria. Nei bambini e negli adolescenti, l’uso degli antivirali deve essere limitato a: bambini che accusano sintomi influenzali e che appartengono ai gruppi a rischio per gravi complicanze, bambini senza fattori di rischio, ma ricoverati in ospedale per sintomi gravi attribuibili alla infezione con virus AH1N1(dispnea, ipossia, alterazioni del sensorio) bambini a rischio di gravi complicanze, non vaccinati che abbiano avuto contatti stretti con persone infette, come chemioprofilassi. Nelle donne in stato di gravidanza l’uso dei farmaci antivirali deve essere limitato a donne che presentino malattie croniche preesistenti alla gravidanza, nonché ai casi di malattia influenzale con decorso complicato. In questi casi il trattamento può essere effettuato anche nel primo trimestre, nel più breve tempo possibile dall’insorgere dei sintomi.



patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici; ● patologie associate ad aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari); ● epatopatie croniche. 3) Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale. 4) Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza. 5) Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti. 6) Medici e personale sanitario di assistenza. 7) Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio. ●

La protezione del vaccino dura dai 6 agli 8 mesi

8) Soggetti addetti a servizi pub-

blici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori come forze di Polizia e Vigili del fuoco. 9) Altre categorie socialmente utili potrebbero avvantaggiarsi della vaccinazione, per motivi vincolati allo svolgimento della loro attività lavorativa; a tale riguardo, è facoltà delle Regioni definire i principi e le modalità dell’offerta a tali categorie. 10) È pratica internazionalmente diffusa l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione antinfluenzale da parte dei datori di lavoro ai lavoratori particolarmente esposti per attività svolta e al fine di contenere ricadute negative sulla produttività.

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11) Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani: allevatori, addetti all’attività di allevamento e/o al trasporto di animali vivi, macellatori e vaccinatori, veterinari pubblici e liberoprofessionisti. Il periodo destinato alla conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale è, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato

dalle epidemie influenzali in Italia, quello autunnale, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre. Occorre sottolineare che la protezione indotta dal vaccino comincia due settimane dopo l’inoculazione e perdura per un periodo di seiotto mesi, poi tende a declinare. Per tale motivo, e perché possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale.

ITALIA CAPOFILA MONDIALE DELLE CAMPAGNE VACCINALI L’Italia guiderà nei prossimi cinque anni le strategie e le campagne vaccinali nel mondo. È quanto deciso al Global Health Security Agenda (GHSA) che si è svolto il mese scorso alla Casa Bianca. L’incarico è stato affidato al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, accompagnata dal Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Sergio Pecorelli, dal Summit di 40 Paesi nel corso del quale è intervenuto anche il Presidente Barack Obama. “È un importante riconoscimento scientifico e culturale all’Italia, soprattutto in questo momento in cui stanno crescendo atteggiamenti ostili contro i vaccini - ha dichiarato il prof. Pecorelli -. Dobbiamo intensificare le campagne informative in Europa, dove sono in crescita fenomeni anti vaccinazione. Si tratta di un’operazione che l’Italia intende condurre con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori, incluse le Università. Per prevenire la diffusione di malattie da tempo eradicate nei paesi occidentali e che, oltre all’impatto drammatico che hanno su decessi e patologie evitabili, impongono costi rilevanti ai sistemi sanitari”. “Sul tema della salute dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale - ha affermato il Ministro Lorenzin - e questa sarà una delle priorità durante il semestre italiano di Presidenza Europea. Il nostro Paese si trova al centro dell’area mediterranea e le molte crisi internazionali hanno portato a nuovi imponenti flussi migratori. È necessario rafforzare i controlli nei confronti di malattie endemiche riemergenti come polio, tubercolosi, meningite o morbillo. Se vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa”. ■




Tasmania, vacanza selvaggia

È il momento di partire verso l’estate australiana, dove mare, natura e cibo vi aspettano per un’esperienza indimenticabile Testo e foto di Maria Pia Pezzali giornalista, scrittrice e viaggiatrice

Siamo partiti in inverno e saremmo dovuti arrivare in estate. Nell’estate australe, naturalmente, quella che troviamo all’altro capo del mondo, da dicembre a marzo. Eppure quella che ci ha accolto ad Hobart, capitale della Tasmania, non sembrava di certo una calda giornata pre-estiva.

La cittadina era battuta da una brezza gelida e le nuvole correvano veloci travolte dalla furia dei venti mentre intrepidi raggi di sole cercavano di farsi spazio tra il grigio del cielo. Hobart è un tranquillo e ordinato paese fatto di casette piccole, di legno, circondate da un giardinetto gremito di

fiori. Una veloce passeggiata al porto è sufficiente anche per scoprire l’antica tradizione marinara dell’isola: la piccola flotta di pescherecci, attrezzati con grandi nasse di rami intrecciati, sta scaricando il pescato della mattina: pesci già privati della testa e delle viscere e ceste stracolme di ara-

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goste. L’atmosfera è quella di un qualsiasi paesino inglese, affacciato sul mare e chiuso alle spalle da prati verdi e foreste. Semplicemente meraviglioso. Se deciderete per questa destinazione, il mese di novembre è l’ideale per iniziare a muovere i primi passi nell’organizzazione del viaggio. L’estate, che quaggiù parte ufficialmente il 21 dicembre, è alle porte ed è, senza ombra di dubbio, la migliore delle stagioni per avvicinarsi a questa splendida e selvaggia terra. Atlante alla mano, la Tasmania è quel tassello di natura, staccato dalla terraferma, che troviamo di fronte alla metropoli di Melbourne, in Australia. Se osservate con attenzione, noterete che questa grande isola sembra davvero una tessera di quel magnifico puzzle che è il continente australiano. La sua forma caratteristica e il perimetro della costa settentrionale, sembrano combaciare armoniosamente con il continente al quale appartiene.

Il paese delle mele Grenny

Alcuni storici confermano che i primi ad abitare la Tasmania furono gli aborigeni tasmaniani; al-

cune testimonianze preistoriche dimostrano infatti che i loro antenati vi giunsero non più tardi di 35.000 anni fa, quando ancora la Tasmania non era una terra in mezzo al mare (la definitiva separazione dall’Australia avvenne infatti non più di 10.000 anni fa). In mezzo, a separarla dal continente australiano, c’è solo lo Stretto di Bass, un canale dove il vento gelido del Sud non dà tregua al mare, agitando le sue acque e facendolo rotolare violento contro le coste. È un luogo, questo, dove battono i “Quaranta Ruggenti” e

dove, anche a trenta metri di profondità, l’onda oceanica fa sentire la sua presenza. Se siete dei subacquei, non dimenticatelo. Gli australiani, con il loro brutto vizio di accorciare le parole, la chiamano “Tassie” (così come chiamano “Aussie” l’intero continente); il suo logo pubblicitario è una peccaminosa mela rossa morsicata. Nell’immaginario degli antipodi però, la mela è verde, e non solo perché vi vengono coltivate ed esportate le Grenny Smith, una qualità di mele spesso presente sulle nostre tavole, ma perché la

LA TOP TEN DELLE ESCURSIONI Un viaggio alla scoperta di “Tassie” regala sensazioni indelebili nel tempo, emozioni forti, non solo sulla terraferma, lasciando la consapevolezza che ancora, in un mondo in cui tutto si conosce, esistono angoli sconosciuti e puri. 1) il Salamanca Market ad Hobart 2) il museo MONA (Museum Of Old And New Art ) ad Hobart 3) il Mount Wellington, a circa 20 minuti di auto da Hobart per un panorama a dir poco mozzafiato 4) il sito storico di Port Harbour 5) l’area naturale di Cataract Gorge Reserve

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a due minuti dalla città di Launceston 6) Cradle Mountain National Park, parte del Patrimonio naturale della Tasmania 7) Freycinet National Park, con i suoi graniti rosa, il verde lussureggiante e le spiagge bianche 8) Blow Hole and Tasman Arch, due meraviglie della natura rinvenute all’interno del Tasman National Park 9) Royal Tasmanian Botanical Gardens nei pressi di Hobart, nati nel 1818 e custodi di piante preistoriche e rare 10) il lago di St. Clair, anch’esso parte del patrimonio naturale della Tasmania.



TRA LUPI, PINGUINI E DIAVOLETTI La Tasmania è ricca di incontri straordinari tanto sott’acqua, quanto sulla terraferma. Qui vive ancora, con ogni probabilità, il Tilacino o lupo di Tasmania (Thylacinus cynocephalus). Con una lunghezza testa-corpo di più di un metro, è il più grande marsupiale carnivoro sopravvissuto. Tranne che per la coda a base larga e rigida, ha la forma di lupo, sebbene a strisce come una tigre. Per il suo carattere aggressivo e non sempre pacifico, il Sarcophilus harrisi, si è invece guadagnato l’appellativo di “diavoletto della Tasmania”, e non è raro incontrarlo durante le escursioni nell’entroterra. E quando cala la sera, nascondetevi tra le rocce: attendete e osservate con attenzione i primi sassi battuti dalle onde; presto scoprirete una piccola figura muoversi guardinga. Non si tratta di uno gnomo, ma dell’esploratore di una famigliola di pinguini che, tornata da una giornata di pesca in mare aperto, attende dall’avanguardia il segnale di via libera prima di attraversare saltellando goffamente la spiaggia e tornare stanco al proprio giaciglio tra gli arbusti oltre la sabbia. Tasmania è il luogo che appaga meglio di ogni altro, il desiderio di natura selvaggia. Per noi abitanti del “vecchio mondo” la storia della Tasmania ha inizio il 24 novembre del 1642, quando Abel Tasman avvista “la prima terra nei mari del sud” da bordo della Heemskerk. La battezza “Anthony Van Diemens Land”, in onore del governatore di Batavia che ha finanziato l’operazione. Nel 1792, il navigatore francese Bruni d’Entrecasteaux traccia la mappa della sua costa meridionale. Diventa ufficialmente un’isola sei anni dopo, quando l’inglese Flinders, a bordo della sua Norfolk, la circumnaviga scoprendo lo stretto che la separa dal continente e che battezza con il nome del chirurgo di bordo, George Bass. Nella sua giovane storia venne annessa ufficialmente alla Gran Bretagna nel 1802, trasformandosi in una colonia penale d’oltreoceano. Tutt’oggi sono ancora visitabili sull’isola gli edifici che un tempo erano adibiti a penitenziario. Nel 1855, Van Diemens Land viene ribattezzata Tasmania, in onore del suo scopritore. L’isola è, in un solo aggettivo, incomparabile. Oggi appartiene alla federazione di Stati componenti l’Australia ed è ancora possibile

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visitare gli edifici che un tempo erano adibiti a penitenziario.

Da visitare in bici a piedi, a cavallo

Selvaggia, naturale, ricca di vita sia sopra che sotto il mare. Una terra delle meraviglie tutta da scoprire in auto (noleggiabile sull’isola) ma soprattutto in bicicletta, a cavallo oppure a piedi. In mountain bike abbiamo percorso chilometri e chilometri lungo spiagge deserte, attraverso silenzi interrotti solo dallo stridere degli uccelli o dall’infrangersi delle onde. Alle nostre spalle una vegetazione lussureggiante fatta di dolci colline e foreste impenetrabili. Incontriamo dei curiosi passanti: “wallaby”, piccoli canguri tipici solo della

Tasmania. Il volto sommerso di questa grande isola è straordinariamente eterogeneo. Ricco di vita e colori, queste acque regalano agli appassionati di subacquea avventure, ma soprattutto incontri, più unici che rari. E poi, dopo una giornata trascorsa a

camminare, pedalare, pagaiare e magari nuotare (sott’acqua) non c’è niente di meglio che una bella cena a lume di candela sul waterfront di Hobart oppure una passeggiata per fare shopping, un’attività che vi consiglio di non mancare.

NOTIZIE & CONSIGLI Come arrivare Frequenti i voli della compagnia aerea Quantas che collegano l’Italia con Sydney, Melbourne e Cairns dove è possibile prendere delle coincidenze per Hobart oppure Launceston.

la temperatura dell’acqua (intorno agli 8 gradi centigradi) è d’obbligo l’uso della muta stagna e guanti da 5 millimetri. Visto È necessario il visto, ottenibile in un paio di giorni presso l’ambasciata australiana (06 85.27.21).

Info www.qantas.com www.virginaustralia.com/au/en Valuta www.tigerair.com/au/en Dollaro australiano, pari a circa 0,70 euro. www.jetstar.com/au/en/home Collegamento marittimo da Melbourne a De- Guida vonport con il traghetto Spirit of Tasmania Australia, di Marco Moretti (Clup Guide). (www.spiritoftasmania.com.au). Sito governativo Clima e abbigliamento www.tas.gov.au Si dice che in una giornata in Tasmania passano le quattro stagioni. Niente di più vero. Ente turistico Sia in estate che di inverno non ci sono diffe- www.tourismtasmania.com.au renze sostanziali nella variabilità del clima. Per conoscere di più sull’isola Consigliamo dunque un abbigliamento a www.discovertasmania.com.au strati: t-shirt, camicia in cotone a maniche lunghe, maglione in pile e giacca a vento Parchi naturali leggera. Scarpe comode sia per le lunghe www.parks.tas.gov.au/tpws.html camminate che per la mountain bike. Vista www.tasres.com.au/mainpage.html. ■

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

SOS mal di gola ▲

Gola secca, senso di bruciore, difficoltà a deglutire rappresentano i campanelli d’allarme del mal di gola, soprattutto quando gli sbalzi di temperatura sono frequenti. A volte può essere passeggero: molte irritazioni della gola sono dovute semplicemente a condizioni ambientali, per esempio lo smog che respiriamo o l’inalazione di vapori e polveri irritanti. Il fumo di sigaretta è un’altra importante causa di irritazione della gola. Altri fattori di rischio possono essere le bevande o i cibi troppo caldi, l’aria eccessivamente secca o, al contrario, troppo umida. A seconda della parte colpita si parla di faringiti (tipicamente associate al raffreddore) tracheiti o laringiti (riconoscibili perché accompagnate da abbassamento della voce o afonia). Alcune volte il mal di gola può essere cronico: la faringite cronica è una forma infiammatoria che può colpire i bambini, gli adulti e gli anziani. È una infiammazione della membrana faringea e dei linfonodi presenti in alcuni tessuti del collo. Si manifesta con dolore lungo tutto il tratto della gola, con bruciori alla deglutizione e con alitosi. Per questa malattia è importante consultare il medico per riconoscerne i sintomi e stabilire subito una cura adatta. Le forme lievi di mal di gola, di solito di origine virale, possono trarre giovamento dai farmaci di automedicazione. In questi casi possono essere utili i disinfettanti locali (antisettici) in forma di pastiglie, spray o collutori. Quando non si tratta di un mal di gola passeggero, a seconda dei casi possono essere utili antipiretici, antinfiammatori, antibiotici, ma prima di assumere qualsiasi tipo di farmaco, ogni sintomo va sempre sottopo-

sto alla valutazione del medico. Il mal di gola in genere scompare in pochi giorni, senza lasciare conseguenze. Se la causa è un virus, è l’occasione buona per consentire al sistema immunitario di costruirsi le difese, in modo da essere in grado di sconfiggerlo quando si dovesse presentare di nuovo. Anche il mal di gola provocato da infezione batterica da streptococco si risolve nel corso di qualche giorno. In alcuni casi, però, può essere un sintomo di malattie più gravi ed è necessario consultare un medico se il mal di gola non passa né si attenua dopo 3-4 giorni dal suo inizio, è violento e accompagnato o seguito da febbre alta, si ha grande difficoltà a deglutire o a respirare, si manifesta solo in una zona laterale del collo, è accompagnato da eruzioni cutanee. Molte irritazioni della gola possono essere dovute semplicemente alle condizioni ambientali: in questi casi per evitare il disturbo possono essere utili al-

cune precauzioni come mantenere una buona percentuale di umidità nelle stanze, la temperatura ideale non dovrebbe superare i 20°C, non consumare cibi o bevande troppo calde che possono irritare le mucose, evitare che il fumo di sigaretta ristagni nelle stanze. Un’alimentazione ricca di verdure e frutta è la migliore prevenzione contro il mal di gola. Le vitamine A e C stimolano e rafforzano il sistema immunitario. Sono da preferire le verdure di colore arancione o giallo, come carota e zucca, perché contengono betacarotene da cui l’organismo ricava la vitamina A. Gli agrumi (arance, limoni, mandarini e pompelmi) e i kiwi, poi, sono ricchi di vitamina C. Inoltre, la trasmissione del mal di gola avviene tramite tosse o starnuti di una persona infetta o tramite contatto con mani contaminate dai virus o dai batteri. È importante quindi arieggiare quando è possibile, lavarsi e disinfettarsi frequentemente le mani.




Qua la zampa

La compagnia di un animale domestico pare essere la cura più facile contro depressione e altri disturbi psico-fisici di Chiara Baldetti

La pratica della pet-therapy (vedi box) è conosciuta ormai da molto tempo, ma forse fino ad oggi non c’erano mai giunti risultati così chiari sull’effetto benefico dell’avere un animale in casa. Per animale domestico non si intendono solo i cani, ma anche gatti, uccellini, roditori, pesci e, perché no, rettili. La caratteristica fondamentale è che qualsiasi animale

decidiamo di adottare, questo vivrà in casa con noi e dipenderà da noi in tutto e per tutto, con degli effetti sulla nostra salute che non pensavamo nemmeno lontanamente di poter ottenere. Le ultime ricerche parlano degli animali domestici come dell’ultima, formidabile cura contro la depressione, utile anche a scopo preventivo.

Lo psichiatra e Direttore Sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, Michele Cucchi afferma che “Vivere con un animale in casa è un’esperienza che può aiutare davvero a trovare il proprio equilibrio e la felicità autentica”. In Italia ospitiamo ben 60 milioni di animali domestici in casa: il cane rimane la scelta più diffusa

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(56%) seguito dai gatti (49,7%) dalle tartarughe (7,9%) e dai conigli nani (5,3%). Secondo una recente ricerca, oltre 9 italiani su 10 non possono assolutamente fare a meno della compagnia del loro amico a quattro-zampe in ogni momento della giornata, dalla sveglia al weekend, sia in vacanza che in città. Interrogati sul perché della loro scelta, gli intervistati hanno confessato di ritenere l’animale fondamentale per tenere unita la famiglia (94%) per alzare il morale nei momenti difficili (91%) e per appianare le tensioni e litigi nate all’interno di coppie e famiglie (84%). Spiega sempre Cucchi che “gli animali entrano a far parte della squadra e questo arricchisce tutti i componenti della famiglia. Soprattutto i gatti insegnano il rispetto altrui ma aiutano anche a svagarsi, a non dimenticarsi di come sia bello giocare. Gli animali, quando entrano in famiglia, amano incondizionatamente, trasmettendo un amore unico, puro, che non conosce limiti”. Chi trae i maggiori benefici dalla compagnia di un animale domestico sono soprattutto bambini, anziani e coppie, poiché possedere un animale aiuta a sviluppare il sistema emotivo, il senso di responsabilità e il rispetto delle regole. Per gli anziani, inoltre, un cane o un gatto rappresentano una compagnia insostituibile e anche una fonte di vitalità e un motivo in più per uscire di casa ogni giorno e fare un minimo di attività fisica. Le coppie, infine, grazie ad un animale (soprattutto se non si hanno ancora figli) trovano nuovi stimoli e affiatamento in questo “lavoro di squadra”. Avere un animale domestico è un’ottima medicina contro la depressione per 4 fondamentali ragioni: 1. implica la responsabilità a gestire e prendersi cura di un altro essere vivente, e osservare come

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quotidianamente l’animale ne tragga giovamento, accresce il nostro senso di efficacia e stimola l’autostima. Ci costringe a reagire e a non lasciarci andare, poiché l’animale ha costantemente bisogno di noi, anche solo per nutrirsi. 2. L’animale domestico è una costante amorevole presenza che ci ama incondizionatamente e ci è sempre vicino, spazzando via il senso di solitudine.

3. La presenza di un cane o di

un altro pet interrompe la routine e le catene di pensieri negativi che possono occupare la nostra mente. 4. Prendersi cura di un animale ci costringe ad uscire dall’isolamento e interagire con altre persone (il veterinario, il padrone di un altro animale...) spesso aiutando a relazionarsi con più facilità.

COS’È LA PET-THERAPY La Pet therapy è una pratica terapeutica che prevede l’impiego di animali come supporto per migliorare la salute psico-fisica, curare la depressione ed altri disturbi psicologici. Questo approccio terapeutico, utile soprattutto per risolvere e curare la depressione, è diviso in due rami: il primo è l’Attività Assistita da Animali, consigliato per migliorare la qualità della vita attraverso attività ludiche e ricreative; il secondo metodo, invece, è la TAA, ossia Terapia Assistita da Animali, ed un approccio terapeutico che consiste in programmi che mirano al superamento del disagio psico-fisico. La Pet Therapy è nata nel 1953 grazie al neuropsichiatra americano Boris Levinson che osservò l’effetto positivo del proprio cane su un paziente autistico. La presenza dell’animale aiuta ad aprire un canale di comunicazione tra i pazienti e il neuropsichiatra. Il primo vero approccio terapeutico per curare la depressione altri disturbi con la Pet Therapy, risale al 1977, quando altri due psichiatri americani, Sam ed Elisabeth Corson, dettero la possibilità a 47 pazienti di scegliere un cane, migliorandone la socializzazione, l’indipendenza ed il rispetto verso se stessi. A partire dagli anni ‘80 la Pet Therapy ha cominciato ad essere impiegata in tutto il mondo, anche portando gli animali nei reparti di ospedale, soprattutto per aiutare bambini e anziani. In Italia è stata adottata nel 1987 ma solo nel 2003 è stato firmato “l’accordo StatoRegioni sul benessere degli animali da compagnia e Pet Therapy” con lo scopo di diffondere la terapia come un valido metodo per curare la depressione e altri disturbi psico-fisici. Gli effetti benefici di questo approccio, oltre che sulla depressione, sono stati osservati nella riabilitazione dei disabili, sui bambini autistici, su anziani affetti da Alzheimer, nei tossicodipendenti e nei pazienti usciti dal coma. ■



Hobby House di Gelsomina Sampaolo

Libreria BAMBINI Tre gatti mooolto birichini Un libro interattivo da leggere ad alta voce con il bambino. 3 simpatici gatti invitano il lettore a giocare... non si può resistergli! Schwartz V.; La Margherita; Euro 12,50

Mettete subito in disordine! Oirartnoc è una città al contrario dove le mamme urlano ai figli di mettere tutto in disordine, di saltare e fare rumore “se no i vicini di sotto pensano che siamo tutti morti” e dove i televisorini vengono sgridati perché guardano troppo i bambini... Lamarque V., Costa N.; Einaudi Ragazzi; Euro 15,00

IN SALUTE Ictus, come prevenirlo e affrontarlo Seconda causa di morte della popolazione, l’ictus cerebrale è un vero problema sociale oltre che medico. In questo volume: cause, fattori di rischio, prevenzione, nuovi modelli assistenziali e terapie. Guarino M.; Il Mulino; Euro 11,00

Naturalmente dolci Sostituire lo zucchero con altri edulcoranti più naturali si può, con minore impatto sulla glicemia. Proprietà, ricette e caratteristiche di: miele, sciroppi di acero e di agave, malti di cereali e stevia. Garavini, Capano; Tecniche Nuove; Euro 9,90

BEST SELLER Colpa delle stelle Hazel, 16 anni, con una grave malattia in regressione viene travolta dall’incontro con Augustus. Ma come un peccato originale, il tempo che hanno a disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato. Green J.; Rizzoli; Euro 16,00

Cinema Non dico altro Regia: N. Holofcener con J. Gandolfini, J. Louis-Dreyfus, C. Keener, T. Collette. Trama: due divorziati con figlie in partenza per il college si incontrano e si piacciono subito. Giudizio: ultimo film di un impacciato e convincente James Gandolfini.

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Donne Storie d’amore, incontri di un istante, figure femminili indimenticabili. E non importa che siano realmente esistite o che emergano da qualche capolavoro della letteratura. Camilleri A.; Rizzoli; Euro 17,50

Musica Cesare Cremonini Logico Cremonini, dopo 15 di carriera, si può finalmente definire un autentico cantautore. Uno stile riconoscibile, ma che riesce a sorprendere. E testi in cui ogni ultratrentenne può riconoscersi.



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ricette

Pesce spada alla siciliana 4 tranci di pesce spada 250 gr pomodori pachino 2 cipolle di Tropea 4 cucchiai di olio extravergine di oliva 250 gr di olive verdi 2 manciate di capperi sotto sale 1 bicchiere di vino bianco timo e origano freschi sale ●

In una padella scaldate l’olio, aggiungete le cipolle sbucciate e tritate, rosolatele. Salate. Lavate i pomodorini, tagliateli a spicchi, denocciolate le olive, sciacquate i capperi poi asciugateli. Versate tutto, anche timo e origano, nella padella e cuocete per 5 minuti, mescolando. Aggiustate di sale. Unite il pesce e cuocete per 3 minuti a fuoco molto alto; aggiungete il vino e sfumate. Girate e cuocete per altri 2 minuti.

marxismi Divorzi “Il matrimonio è la causa principale del divorzio”. (Groucho Marx)

QUIZ

Record del cubo Il cubo di Rubik è il giocattolo più venduto della storia, con circa 300 milioni di pezzi acquistati. Il famoso rompicapo colorato inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Erno Rubik nel 1974 ha anche un recordman: il diciottenne olandese Mats Valk, che ha risolto il puzzle in appena 5 secondi e 55 centesimi.

Web Zone Sta per arrivare oculus Rift, maschera per fare la spesa in maniera virtuale. Impugnando un controller con la stessa forma del carrello ci si muove fra scaffali e prodotti disposti come se ci trovassimo in un punto vendita vero e proprio. Il patron di Facebook, Mark Zuckerberg ha già acquisito l’idea dell’italiana “imille” per 2 miliardi di dollari.

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oroscopo Segno del Mese ScorPIone

Carichi di entusiasmo, vi aspetta un mese vigoroso e pieno di affermazioni. Pronti a spronare il partner su scelte future, pianificate il lavoro in maniera logica per evitare risultati deludenti.

SagIttarIo 23/11 - 21/12

Condizioni favorevoli a tutto tondo. In amore meglio smussare.

caPrIcorno 22/12 - 20/01

Annientate l’orgoglio e concentratevi sulle reali opportunità.

acQUarIo 21/01 - 19/02

Un mese di soddisfazioni nel lavoro. Pazientate con il partner.

PeScI 20/02 - 20/03

Sprigionate fascino da tutti i pori. Lavoro: aguzzate l’ingegno.

arIete 21/03 - 20/04

Nuove intese nel lavoro, ma anche amicizie e vincite in vista.

toro 21/04 - 20/05

Lavoro: occhio all’invidia. Amore: più calma con il partner.

geMellI 21/05 - 21/06

Rimettete mano al lavoro. Problemi irrisolti creano tensioni.

cancro 22/06 - 22/07

Amore: non date nulla per scontato. Riconoscimenti nel lavoro.

leone 23/07 - 23/08

Lavoro: serve grinta. Ravvivate l’amore sfoderando lati celati.

VergIne 24/08 - 22/09

Forma, buonumore e vita sociale. Lavoro: cercate il confronto.

BIlancIa 23/09 - 22/10

Proposte di lavoro si concretizzano. E arriva anche il successo.

Post autodistrutti Facebook testa i post che si autodistruggono. La piattaforma social sta sperimentando l’opzione “Choose Expiration”, che consente all’utente di scegliere entro quanto tempo un post pubblicato sparirà dalla sua bacheca. La sperimentazione è per ora riservata a un ristretto numero di utenti che accedono a Facebook tramite l’applicazione per ioS, su iPhone e iPad. Un menu a tendina consente di scegliere entro quanto tempo, da un’ora a sette giorni, un post pubblicato si autoeliminerà.

Tweet analitici Con la nuova funzione Analytics di Twitter è possibile avere i dati su quante volte ogni nostro cinguettio è stato visto, il numero di click ottenuti e il rapporto fra pubblico raggiunto e interazione. Per renderci conto delle reali reazioni alle nostre riflessioni in 140 caratteri.

concertI Le date del mese Francesco Renga: 3/11 Torino (Teatro Colosseo), 7 Sanremo (Teatro Ariston), 8 Firenze (Teatro Verdi), 21 Catania (Metropolitan), 22 Palermo (Politeama), 24 Bologna (Europauditorium); Cesare Cremonini: 9 Bari (Palaflorio), 11 Roma (Palalottomatica), 14 Napoli (Palapartenope), 19 Firenze (Mandela Forum), 22 Torino (Palaolimpico); Biagio Antonacci: 8 e 9 Roma (Palalottomatica), 14 Acireale (Palasport), 16 e 17 Bari (Palaflorio), 26 Genova (105 Stadium); Raf: 29 Padova (Gran Teatro Geox) Paolo Conte: 20 Parma (Teatro Regio); 27, 28, 29 Milano (Conservatorio); Marlene kuntz: 7 Trezzo sull’Adda (Live Club), 13 Bologna (Locomotiv), 14 Roncade (New Age Club); Cat Stevens: 11 Assago (Mediolanum Forum); Emma Marrone:14 Roma (Palalottomatica), 24 Torino (Pala Alpitour), 25 Assago (Mediolanum Forum); John Legend: 12 Padova (Gran Teatro Geox); Lenny kravitz: 10 Assago (Mediolanum Forum).




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