Optima Salute Gold - Ottobre 2014

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IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 229 ANNO XXIII Ottobre 2014

Sport

Da 0 a 100 anni, ad ognuno il suo

Bambini

Nido, materna, elementari la scuola senza segreti

Dieta d’autunno

Uva, castagne & C le ricette della salute

Dossier

Sos osteoporosi

In questo numero

PREVENZIONE! SCOPRI NELLE FARMACIE VALORE SALUTE I SERVIZI DEDICATI ALLA PREVENZIONE



Sommario Anno XXIII N.229 Ottobre 2014

Collaboratori Francesca Aquino, Chiara Baldetti, Jeffrey Allan Bodan, Benedetta Ceccarini, Stefano Ciani, Pompeo D’Ambrosio, Francesco Fioroni, Andrea Giordano, Maria Mazzoli, Roberto Moraldi, Simona Peretti, Maria Pia Pezzali, Giuseppe Rinonapoli, Rolando Rossi, Gelsomina Sampaolo, Filippo Tini, Gianluca Tuteri Consulente scientifico Dottor Pompeo D’Ambrosio Fotografie Tipsimages - Fotolia - iStock Illustrazioni Sabrina Ferrero Editore Comifar Distribuzione S.p.a. Via Fratelli Di Dio, 2 20026 Novate Milanese (MI) Registrazione del Tribunale di Milano n.727 del 04/12/2008 Fotolito e Stampa Bringing ideas to life = Charterhouse MARkETING SERVICES FRoM koNICA MINoLTA

Prezzo per copia euro 1,00 Costi di abbonamento: copie 50 copie 100 copie 150 copie 200 copie 300 copie 500

€ 250,00 € 365,00 € 505,00 € 655,00 € 950,00 € 1.545,00

Rivista ceduta esclusivamente in abbonamento attraverso il canale Farmacia Info e abbonamenti: www.optimasalute.it

Ogni nuovo ministro della Pubblica Istruzione pensa sempre, come primo atto, ad una riforma scolastica. Che riguarda invariabilmente una diversa successione degli anni di studio, rapporti col mondo del lavoro, revisione delle materie, gli stipendi degli insegnanti, le stabilizzazioni dei precari. Tutte cose sacrosante alle quali, sommessamente, vorremmo aggiungerne una nuova: il ripristino dell’educazione civica, per ricominciare ad insegnare ai nostri figli come si sta al mondo. Non occorre inerpicarsi su libri di testo impegnativi o ricordare ai piccoli uomini e alle piccole donne di quando il maestro ci mandava dietro la lavagna. Non capirebbero e ci prenderebbero per vecchi rincoglioniti. Basta molto meno. Per esempio insegnare a dire buongiorno quando ci si presenta a colazione, quando si entra e si esce da un luogo

IL PIÙ DIFFUSO MENSILE DI SALUTE IN FARMACIA

N. 229 ANNO XXIII Ottobre 2014

Sport

Da 0 a 100 anni, ad ognuno il suo

Bambini

Nido, materna, elementari la scuola senza segreti

Dieta d’autunno

Uva, castagne & C le ricette della salute

Dossier

Sos osteoporosi

pubblico (scuola, ufficio, negozio...); alzarsi in piedi quando entra il maestro/professore in classe, rispettare le sue decisioni ancorché ci sembrino ingiuste; trattare tutti con rispetto, a partire dai propri genitori, che in troppi casi sono considerati solo degli amici un po’ più grandi ai quali chiedere soltanto, possibilmente soldi. Siamo all’Abc della buona educazione, che non si insegna più a scuola ma purtroppo nemmeno in famiglia.

Rubriche

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Direttore responsabile Claudio Sampaolo Coordinamento editoriale Roberta Stagno Grafica e impaginazione Enrico Marinelli email: info@studiorocchetti.com Redazione Studio Rocchetti Comunicazione Strada Lacugnano Giardino, 3 06132 Perugia e mail: redazione@studiorocchetti.com Tel. 075 5170247 Fax 075 5171430 Marketing e pubblicità Francesca Capalbo Tel. 06 41481370 Fax 06 41481383 Gabriele Iannella Tel. 06 41481292 email: optima@comifar.it

di Claudio Sampaolo Zelig A SCUOLA DI EDUCAZIONE

in Farmacia 6 LaAttualità hit parade delle novità Post-it 8 Pro-memoria della salute Flash Medicina 11 News dal Mondo Hobby House 64 Cinema, musica e libri Ultima pagina 66 Oroscopo, ricette, appuntamenti, curiosità di Francesca Aquino

omaggio del tuo farmacista

Testata associata

di Gelsomina Sampaolo

di Gelsomina Sampaolo

OPTIMASALUTE

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Sommario Anno XXIII N.229 Ottobre 2014

Dossier

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Sos osteoporosi Ogni anno 5 milioni di italiani sono colpiti da questa malattia, che può generare molti effetti collaterali, con le fratture del femore al primo posto. Alimentazione, prevenzione e terapie mirate aiutano ad evitare o limitare i danni a cura della redazione e del team medico di Optima Salute

Rubrica dei perché Sport, ad ogni età il suo

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20 salute

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di Pompeo D’Ambrosio

Campagna nastro rosa A ottobre visite e controlli per la prevenzione contro il cancro al seno di Maria Mazzoli

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Quando suona la campanella Nido, materna, elementari: istruzioni per l’uso della scuola di Gianluca Tuteri

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Dieta d’autunno Uva, castagne, zucca & C: le salutari ricette di stagione di Francesca Aquino

56

Un sogno chiamato Polinesia Un Eden terrestre dove farsi trasportare dalla natura

25

bambini

56 viaggi

4 OPTIMASALUTE

di Maria Pia Pezzali



Attualità in Farmacia INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Le novità e i prodotti in vendita in Farmacia

Non contare sulla fortuna, conta su Paranix Prevent Non si può evitare di essere attaccati dai pidocchi! Ciò che possiamo fare è creare un ambiente sfavorevole e poco gradito ai nostri parassiti. L’importante è non farsi trovare mai impreparati facendo una corretta attività di prevenzione con i giusti rimedi. Proteggi attivamente la tua famiglia e il tuo bambino con Paranix Prevent che: · Crea un ambiente sfavorevole all’insediamento dei pidocchi · Riduce la possibilità di adesione delle lendini · Aiuta a prevenire eventuali re-infestazioni · Nutre e ammorbidisce i capelli · È naturale e pertanto può essere utilizzato tutti i giorni, senza effetti collaterali.

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Physiogel è una gamma di prodotti dermo-cosmetici dedicati alla pelle secca, sensibile e reattiva È composta da tre linee: Nutri-Idratante Quotidiano: per pelle secca e sensibile. Sollievo Calmante: per pelle secca, irritata e reattiva. Sensi Cuoio Capelluto: per un cuoio capelluto secco e sensibile. Tutte le creme e lozioni Physiogel contengono l’avanzata tecnologia BioMimic che mima la struttura multi - lamellare della pelle reintegrando la barriera idrolipidica. Sono caratterizzate da formule ipoallergeniche, prive di conservanti, profumi o coloranti e clinicamente testate dai dermatologi. Physiogel è disponibile solo in Farmacia. ●

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Destasi: in crema, compresse e spray per gambe sane e belle tutto l’anno Inestetismi, gonfiore e pesantezza delle gambe rappresentano frequentemente “un tormento” per tutte le donne. Hynecos Research, Divisione dermocosmetica di Pool Pharma, interviene realizzando Destasi BB Cream Gambe, la prima BB Cream studiata per idratare la pelle e per correggere i più comuni inestetismi delle gambe. Inoltre, grazie all’innovativo ingrediente Phytocel Tech, contribuisce a tonificare e a rivitalizzare i tessuti. Da oggi la linea si completa con Destasi Ven Compresse, un integratore alimentare in compresse a rilascio controllato, contenente una miscela di attivi solo naturali che svolgono un’azione tonificante su vene e capillari e Destasi Spray No Gas che, grazie ad un esclusivo ed efficace sistema di rilascio - il Niosoma - è in grado di veicolare all’interno della superficie cutanea gli attivi naturali per contrastare stanchezza, gonfiore e pesantezza delle gambe e per un’immediata percezione di leggerezza. Da Pool Pharma in Farmacia.

Solidea Chantal, Miriam e Rachel, il fascino del pizzo nel nuovo millennio Ricama le tue gambe con i nuovi straordinari collant in pizzo che Solidea, unica nel suo genere, è riuscita a realizzare abbinando l’eleganza di un capo intramontabile con l’efficacia della compressione graduata. Solamente Solidea offre i benefici della cosiddetta calza elastica in collezioni di impareggiabile raffinatezza e vestibilità, talmente belle che nessuno crederà mai che sono a compressione graduata. Per questo i capi Solidea sono apprezzati dalle donne di tutto il mondo: non solo come prevenzione e terapia, ma soprattutto come dettaglio di stile, come arma di seduzione, per coccolarsi o semplicemente per sentirsi più belle e più femminili.

Phytosquam: tutta l’efficacia anti-forfora senza dover rinunciare alla bellezza Phyto presenta Phytosquam, un programma completo antiforfora che si compone di due fasi, una di attacco e una di mantenimento, per assicurare risultati e prevenzione delle recidive. La linea si compone di tre trattamenti specifici, clinicamente testati*. Per la fase di attacco: Phytosquam Intense che riduce rapidamente la forfora rispettando il cuoio capelluto e assicurando morbidezza e brillantezza ai capelli e che, utilizzato per almeno due settimane, garantisce un’alta efficacia anti-forfora con risultati visibili**; per la fase di mantenimento, da scegliere a seconda della tipologia di fibra capillare: Phytosquam Hydratant, specifico per i capelli secchi e Phytosquam Purifiant, formulato per capelli a tendenza grassa. *Studio clinico con misurazioni strumentali realizzato su 89 soggetti. **Nel’88% dei volontari è stata riscontrata una diminuzione della forfora dopo 2 settimane. Test clinico realizzato su 89 soggetti / Risultato clinico.

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Post-it salute di Francesca Aquino

Arriva il custode tech del sonno

Una start-up americana ha sviluppato Sense, un sistema a sensori hi-tech in grado di dirci come abbiamo dormito e che cosa eventualmente non ci ha fatto riposare bene. Un sensore andrà posizionato sul comodino per analizzare luce, temperatura e umidità in camera, mentre l’altro sarà incorporato in un cuscino per registrare i nostri movimenti durante la notte. I dati raccolti saranno poi analizzati da una app che ci dirà cosa c’è che non va.

Slow medicine

Dopo Slow Food, arriva anche ‘Slow medicine’, associazione italiana di medici, operatori sanitari e cittadini “con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei pazienti attraverso un paternariato con gli operatori sanitari, non razionalizzando solo l’assistenza per ridurre i costi. I medici dedichino più tempo al colloquio con i pazienti perché solo con una medicina partecipativa si combatte quella difensiva che gli specialisti praticano sempre di più per prevenire denunce e affinché negli ospedali non si guardi solo al numero di visite ma anche alla qualità delle prestazioni”.

Un cane per ringiovanire

Secondo una ricerca della Saint Andrews University, in Scozia, pubblicata sulla rivista Preventive Medicine avere un cane può farci dimostrare 10 anni in meno. Aiuta, infatti, a mantenersi attivi e in forma e previene problemi psicologici, prima fra tutti la depressione. Gli studiosi hanno esaminato 547 volontari proprietari di un cane, di un’età media di 79 anni e hanno scoperto che rispetto ai loro coetanei senza cani risultavano essere il 12 per cento più tonici e in forma, con livello di attività fisica pari a quello di una persona con dieci anni in meno.

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Flash Medicina di Gelsomina Sampaolo

“Esame del sangue per Alzheimer”

Uno studio dell’Università Cattolica di Roma e Fatebenefratelli di Roma e Brescia pubblicato su Annals of Neurology ha dato vita al primo esame del sangue per individuare il rischio di Alzheimer. Il test misura la concentrazione di rame ‘libero’ nel plasma che, se elevata, triplica il rischio di malattia. Gli studiosi hanno presentato una richiesta di finanziamento all’Unione Europea per verificare l’efficacia di terapie che ripristinino i normali livelli di rame.

“Tumore al seno? Anche agopuntura e yoga”

Il nuovo Centro Integrato di Senologia, inaugurato presso il Policlinico universitario ‘Agostino Gemelli’ di Roma, ha come obiettivo la cura della persona nella sua interezza e non solo della malattia. Unirà quindi terapie convenzionali, alta specializzazione medica e innovazioni tecnologiche, ma anche agopuntura, fisioterapia, yoga e riflessologia plantare, tutto nella stessa struttura. “Vogliamo offrire un approccio olistico al problema, ovvero una sintesi tra trattamenti specialistici basati sulle più recenti acquisizioni della medicina e una cura della persona nella sua unità psico-fisica che garantisca il pieno raggiungimento e mantenimento del benessere”, spiega il Riccardo Masetti, direttore dell’U.O. di Chirurgia Senologica del Gemelli.

“Alcol: 3,3 milioni di morti all’anno”

Secondo l’ultimo rapporto diffuso dall’OMS il consumo di alcol ha causato 3,3 milioni di morti nel 2012. Inoltre il 5,1% delle malattie gravi (cirrosi epatica e alcuni tipi di cancro) è connesso al consumo di bevande alcoliche. In media ogni adulto sopra i 15 anni beve 6,2 litri di alcol puro all’anno nel mondo. “Molto deve essere fatto per proteggere le popolazioni”, ha commentato Oleg Chestnov, Vice Direttore Generale dell’Oms, per le malattie non trasmissibili e la salute mentale.

“L’‘ammortizzatore’ del ginocchio”

L’artrosi al ginocchio è un problema che riguarda 2 milioni e mezzo di persone in Italia. Per loro è in arrivo una sorta di ‘ammortizzatore’ che alleggerisce il carico di lavoro dell’articolazione. Il dispositivo, presentato al congresso della European Society for Sports Traumatology, Knee Surgery and Arthroscopy di Amsterdam, impiantabile in meno di un’ora di intervento, può essere usato quando le terapie tradizionali non funzionano ed è ancora presto per l’intervento chirurgico. È in grado di ridurre il carico del ginocchio fino ad un massimo di 13 kg durante la fase di appoggio del piede a terra, con una riduzione del dolore fino all’80%.

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Sport, ad ogni età il suo DOMANDA DEL MESE Ormai tutti fanno tutto, ma ci sono delle differenze quando si affronta l’attività fisica, da piccoli o da ultrasessantenni? di Pompeo D’Ambrosio medico sportivo, cardiologo

Lo sport è una parola universale, come significato, concetto, stile di vita, religione. Volerlo confinare in un recinto o delimitare entro un perimetro è di per sé sbagliato, ma, a causa della diffusione che sta avendo da qualche decennio, è giusto fornire delle linee guida o, comunque, dare delle regole di comportamento che permettano di beneficiare al meglio dei grandi vantaggi che l’attività fisica può dare. Questo perché è facile commet-

tere degli errori, come del resto accade in tanti campi della vita. Ora bisogna aprire una parentesi. Fare del movimento, praticare un’attività fisica, cimentarsi in un qualcosa che comporta dispendio energetico e fatica (anche mentale) rappresenta a nostro avviso, sempre e comunque, un qualche cosa di positivo. È stato detto e sostenuto tante volte, anche dal sottoscritto, come corpo e mente traggano da tutto ciò dei benefici che si au-

toalimentano, a volte in misura esponenziale. Non c’è più necessità di sostenere che lo sport fa bene, lo step successivo, come in un videogioco con vari livelli di difficoltà da affrontare a seconda dell’abilità del giocatore, è capire quale attività preferire basandosi sull’età del praticante. Dopo che anche in Italia si è arrivati alla conclusione che lo sport fa bene in qualunque fase della vita, si è scatenata una battaglia

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socio culturale, senza dubbio con notevole risvolto economico, su chi si debba occupare e prendere cura dell’attività fisica della popolazione al fine di ottenere i famigerati “vantaggi in salute”. Girando per congressi e frequentando network più o meno scientifici, ci si imbatte in goffi tentativi che vengono etichettati come “prescrizione della salute” e via discorrendo. Orbene, avere dei supervisori che controllino e indichino la giusta strada da percorrere può sicuramente essere utile, a patto che tutto questo non si trasformi in una guerra per il controllo di un mercato di grandi risorse economiche. Con questo articolo si vogliono pertanto mettere a fuoco alcune questioni, partendo da due punti fondamentali: 1) È inutile sostenere che lo sport può essere pericoloso. È vero che in ogni attività si nasconde un’insidia, ma se pensiamo al rapporto rischio-beneficio, la bilancia pende sicuramente dalla parte della seconda voce. Del resto, intendendo lo sport come un’attività non legata alla competizione e all’agonismo, ma al solo e semplice diletto di corpo e mente, il rischio è scarso. 2) La scelta è legata al concetto di libero arbitrio, che, da sempre, governa la nostra vita. Scegliere

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un’attività non è impegnativo come un matrimonio o un lavoro, si può sempre cambiare con facilità. Per prendere una decisione ci si può basare sull’imitazione di quello che fa un amico, sul proprio narcisismo, sulle proprie disponibilità economiche e su molto altro ancora: ciò che fa la differenza, indiscutibilmente, è il passaggio da una condizione di quiete a una di moto, come ci suggerisce la fisica. Vediamo le differenze per fasce dì età, citate sommariamente, ma da usare essenzialmente come guida non pragmatica.

Da 0 a 12 anni

Camminare, correre, nuotare Nella fase della vita che va dal momento del parto alla prima infanzia è importante il moto, inteso nella sua accezione primitiva. Dopo aver iniziato a camminare, il passo successivo sarà correre (gesto primordiale, che non ha bisogno di maestri) e imparare a nuotare. Questa azione dovrebbe avvenire il più precocemente possibile, per non perdere il ricordo ancestrale dell’acqua in cui è immerso il bambino per i nove mesi della vita intrauterina e per acquisire quella naturale sicurezza nel mezzo liquido che sarà indispensabile an-

cora di salvataggio per tutte le occasioni della vita futura. Non è importante in questo periodo scegliere con precisione uno sport, che sovente sarà sostituito nel corso degli anni. Ciò che conta, invece, è investire sulla psicomotricità: attraverso il gioco e il movimento si aiutano l’evoluzione e lo sviluppo della personalità, intesa come unità tra corpo, mente ed emozione nelle diverse fasi della crescita e della vita. Importante è anche esercitare la coordinazione e la plasticità del movimento. I campioni, gli atleti e soprattutto gli adulti di domani si costruiscono in questo periodo e diventa fondamentale, a scuola come nelle società sportive, poter contare su professionisti preparati che mettano a disposizione le loro competenze del maggior numero possibile di soggetti. Volendo fare un discorso più specifico, è in questa fascia di età che vanno avviati i bambini nelle discipline contraddistinte, più che da forza e resistenza, dalla destrezza e dalle capacità coordinative in generale; in questa fase il tempo è dilatato, e in un’ora di “istruzione” si ottengono più risultati, in termini di apprendimento, che in un mese di un adulto. In tal senso sono perciò da incoraggiare nuoto, ginnastica, scherma, sci, tennis, arti marziali e specialità simili.

Da 13 a 18 anni

Adolescenza = sport di squadra Nella fase successiva, nel periodo fino all’adolescenza, lo schema motorio è ben delineato e si possono solo rinforzare le caratteristiche viste nel periodo precedente. Soprattutto nel sesso femminile si incrementa la forza, pertanto andrebbero preferite quelle attività che richiedono l’impiego di questa qualità: tennis, varie specialità dell’atletica leggera, calcio e pallacanestro. Le discipline citate prima sono naturalmente sempre valide, ma vanno fatte alcune considera-



zioni. Il nuoto, da sempre considerato ideale, non è indicato in alcune situazioni, soprattutto se praticato in maniera esasperata (a questa età ci si può allenare anche più di una volta al giorno): a seconda dello stile, sono messi in tensione alcuni gruppi muscolari a scapito di altri, e in questo modo si possono accentuare, in chi ha già problemi, patologie della colonna vertebrale, proprio a causa degli squilibri. Discorso a parte meritano invece i cosiddetti sport di squadra, che dovrebbero essere praticati da tutti coloro che hanno bisogno di socializzare, perché timidi, insicuri, aggressivi, egoisti: in tutti questi casi la possibilità di condividere vittorie e sconfitte, ansie e stress con i compagni di squadra aiuta a crescere e a sviluppare appieno le dinamiche di gruppo.

Da 18 a 35 anni L’organismo si consolida

Dopo l’adolescenza, nel periodo fino a 35 anni (logicamente, ripetiamo, indicare in modo preciso un periodo è sbagliato) l’organismo raggiunge e consolida il periodo di maggiore capacità prestativa; non esiste una disciplina da controindicare né una da sostenere in modo particolare. Piuttosto, chi ha iniziato un percorso sportivo in tenera età continuerà probabilmente per la stessa strada mantenendo, nel caso in cui lo avesse fatto finora, anche velleità agonistiche, pur con le possibili limitazioni eventualmente provocate da studio, lavoro o impegni familiari. L’esperienza ci ha però insegnato che si rinuncia a molto, si fanno immensi sacrifici, ma in definitiva il tempo da ritagliare per lo sport si ricava sempre (a patto, chiaramente, che se ne conoscano le infinite sfaccettature positive). Chi non ha avuto la fortuna di praticarlo da ragazzo e si avvicina per la prima volta all’attività fisica sarà limitato, nelle discipline tecniche, dalla mancanza di background specifico: non è questa una

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limitazione alla pratica, ma una semplice constatazione. Del resto, chi si approccia alla settimana bianca con relativo maestro di sci non ha certo ambizioni agonistiche; altrettanto sarà (si spera) l’atteggiamento del tennista neofita o del giocatore di calcio a 5 che inizia dopo i 30 anni, salvo, anziché godere del divertimento, macerarsi nel rimpianto di non aver iniziato prima.

Dai 35 ai 55 anni La seconda giovinezza

Il periodo della seconda giovinezza, del sentirsi invincibili a dispetto della carta di identità è proprio questo, dai 35 ai 55 anni e anche oltre. Siamo stati molto larghi nel delimitare questa foltissima categoria, che una volta avrebbe avuto ben pochi appartenenti.

È sempre meglio non fare sport troppo vicino all’ultimo pasto

Ora possiamo dire che nei 20 anni abbondanti di intervallo non c’è quasi differenza prestativa tra i due limiti: un 35enne malandato ha pressoché le stesse qualità di un 55enne che ha sempre avuto cura di sé. Naturalmente non possiamo dire la stessa cosa a parti invertite, ma il succo del discorso si può così riassumere: esiste un meccanismo osmotico tra praticante e sport, una sorta di connubio indivisibile. Se l’attività sportiva consegna alla vita un soggetto al massimo della sua capacità fisica, allo stesso tempo la prestazione di quell’individuo delega allo sport un ruolo non solo educativo nel campo sanitario ma anche di testimonianza che non c’è limite di età al raggiungimento

di risultati, anche agonistici, di livello assoluto. Non è raro assistere a prestazioni di livello mondiale da parte di atleti ultraquarantenni. Quali discipline consigliare? Prima di tutto, e non se ne è parlato nei punti precedenti perché ritenuto superfluo, una visita medico sportiva scrupolosa con un test da sforzo massimale, per escludere una cardiopatia ischemica: è un periodo della vita particolarmente delicato, in cui i fattori di rischio possono sommarsi, aumentando le possibilità di malattia in maniera esponenziale. È un punto fondamentale, perché, se gli accertamenti sono negativi, non bisogna limitare in alcun modo la pratica, sia in senso qualitativo che quantitativo. Diversamente, a seconda dell’entità della patologia ischemica, sarà il medico a consigliare il tipo di disciplina e l’intensità della stessa. Questa deve essere basata soprattutto sulla percentuale della frequenza cardiaca da raggiungere rispetto al valore massimo riscontrato nel corso del test cardiovascolare. È un dato reale, che ha una rilevanza assoluta: formule standard (tipo sottrarre al numero fisso 220 la propria età) hanno solo un rilievo statistico, peraltro di nessuna importanza. In ogni caso c’è da aggiungere che in questa fascia è molto diffusa l’ipertensione arteriosa, malattia subdola perché non dà generalmente alcun segno di sé e lavora in silenzio. In caso di soggetti ipertesi, vanno sconsigliate le attività anaerobiche, tipo quelle statiche in cui si mantiene una contrazione muscolare isometrica per contrastare una resistenza; in parole povere uso di sovraccarichi impegnativi, come spesso accade in palestra, anche con l’uso delle diffusissime macchine per la muscolazione. Viceversa gli sforzi aerobici, che provocano vasodilatazione, contribuiscono in misura rilevante ad abbassare i valori pressori. In ogni individuo c’è la predilezione per un orario particolare



della giornata in cui fare sport. Questa scelta è dettata a volte dal puro piacere per un momento piuttosto che un altro, altre invece è condizionata da esigenze di studio, lavorative, familiari, stagionali. Gli sportivi dai 35 ai 55 anni appartengono a una categoria in cui il lavoro è esigenza primaria, e tutto il resto vi ruota attorno. A questo proposito va sconsigliato un orario per fare sport troppo vicino all’ultimo pasto, che in ogni caso deve essere frugale e frequente. Questa raccomandazione è valida per tutti, in particolare per questi soggetti. Meglio, tra l’altro, essere a digiuno da diverse ore che in piena fase digestiva. In questa fascia di età che sta particolarmente a cuore al sottoscritto è doveroso pretendere un riscaldamento adeguato, soprattutto per quelle attività frenetiche e rischiose come il calcio a 5 ed il tennis, che godono di una frequentazione e una popolarità forse spropositate rispetto a quanto possano offrire in cambio. Per le signore una raccomandazione

speciale, in quanto potenziali vittime dell’osteoporosi, tipica patologia post menopausa: è una rarefazione della densità ossea, che si accentua con l’immobilità e con un’alimentazione sbagliata. Il miglior rimedio non farmacologico, inutile dirlo, consiste nell’attività fisica, meglio se in movimento e con l’aiuto di modesti sovraccarichi, che stimolano il rinforzo della trabecolatura ossea.

Dai 55 in avanti

Fare attività poco e spesso La categoria successiva, degli ultracinquantacinquenni, ci porta in una dimensione spazio temporale sconosciuta fino a qualche tempo fa. Era il gruppo dei pensionati, buoni solo, dal punto di vista sportivo, per le bocce (intese come passatempo, non già come disciplina agonistica), biliardo e gioco delle carte. Tutto è cambiato, per fortuna. Non ho voluto prendere in esame ulteriori suddivisioni, ché il discorso ci

avrebbe portato troppo lontano. È sufficiente ammettere che, di decennio in decennio, si sono inventate terminologie come “mezza età”, “maturità”, “terza, poi quarta, infine quinta età”, e via dicendo. Non è spettacolarizzazione della scienza, siamo in effetti dinanzi a dei cambiamenti che una volta tanto non è esagerato definire come epocali. Siamo di fronte a un gruppo numerosissimo ancorché eterogeneo, cui ci sentiamo di fornire queste raccomandazioni particolari: a) qualunque sport è assolutamente indicato, basta iniziare o continuare; b) la frequenza settimanale deve essere elevata: meglio poco e spesso anziché molto intensa ed occasionale; c) in questa fase della vita è facile perdere tono e trofismo muscolare, che sono del resto alla base della nostra condizione di bipedi in stazione eretta: per ottenere il massimo è importante perciò contrastare la sarcopenia, cioè l’indebolimento muscolare, attraverso attività che, come nel caso dell’osteoporosi, prevedano l’uso di sovraccarichi, anche modesti ma comunque risolutivi; d) per avere risultati consolidati nel tempo un buon metodo può essere il principio del “cross training” o allenamento incrociato, basato sulla pratica di attività variate, alternando, in base ai propri interessi e capacità, specialità aerobiche e anaerobiche, attività di forza e di destrezza, in modo da stimolare forza e resistenza, equilibrio ed elasticità. Resterebbero i consigli per chi è molto più avanti negli anni, ma a quel punto basta usare il buon senso che non manca mai ad una certa età. Più oltre non andiamo, visto che il dono dell’immortalità non ci è stato ancora concesso. ■



Nicoletta Romanoff (Foto di Alvaro Beamud Cortes)

“Mettete un nastro rosa� Parte a ottobre la campagna di prevenzione contro il cancro al seno: visite e controlli su tutto il territorio nazionale. I consigli del professor Francesco Schittulli di Maria Mazzoli

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Se da un lato i numeri del tumore al seno si fanno più allarmanti (costante aumento dei casi), dall’altro diventano, di anno in anno, maggiormente confortanti con aumentate possibilità di cura e quindi di guarigione. Così evolve la lotta contro il big killer numero uno delle donne. I progressi della ricerca scientifica e i programmi di screening hanno portato, infatti, a risultati impensabili solo 30 anni fa, quando il cancro al seno era considerato una malattia “incurabile”, con una percentuale di guarigione del 25-30%. Come si è modificato davvero lo scenario in questo lasso di tempo? Stando ai dati diffusi dalla annuale campagna nazionale Nastro Rosa della

Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt), l’incremento dei casi è dovuto all’allungamento dell’età media della popolazione femminile e all’aumento dei fattori di rischio. Ma anche al fatto che sta cambiando l’età in cui la malattia si manifesta: il 30% circa si sviluppa prima dei 50 anni, fuori quindi dall’età prevista dai programmi di screening mammografico. Questo il quadro che spinge ogni anno la Lilt a portare avanti, nel mese di ottobre, l’iniziativa che punta ad una capillare sensibilizzazione delle donne, con la diffusione della cultura della prevenzione come metodo di vita e renderle sempre più protagoniste della tutela della propria salute. Un quadro

che tradotto in numeri, diffusi da studi recenti, significa che in Italia «si stimano siano circa 46.000 i nuovi casi annui di carcinoma mammario - afferma il professor Francesco Schittulli, senologochirurgo oncologo, presidente nazionale della Lilt - l’aumento dell’incidenza del tumore al seno è stata pari a circa il 15% negli ultimi sei anni e, in particolare, per le donne tra i 25 e i 45 anni l’incremento è stato di circa il 30%». Cifre che, nel mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, inducono ad una riflessione, anche perché si tratta di una malattia che destabilizza non solo l’universo femminile, ma anche quello familiare e sociale.

Il professor Francesco Schittulli

“Visite senologiche ed ecografie dai 25 anni”

Professor Schittulli, è possibile prevenire il tumore al seno? «Sì, se consideriamo che alla base della prevenzione vi è la corretta informazione. Conoscere la problematica serve per meglio affrontarla». Quali sono le cause? «Per il cancro alla mammella non si hanno certezze di quale possa essere la causa scatenante. Parliamo invece dei fattori di rischio, elementi che possono indurre a sviluppare il tumore al seno.

Circa l’8% è legato ad una predisposizione familiare. Aumenta poi nelle donne obese, ipertese e con diabete. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla registrata rivoluzione dell’attività della sfera riproduttiva. Ieri le donne avevano un menarca tardivo e una menopausa in età precoce. Oggi il menarca si ha in età precoce e la menopausa arriva in età tardiva. Questo comporta un aumento complessivo dei cicli mestruali, che, come sappiamo, influisce sulla mammella, essendo questo un organo ormonedipendente. Il seno svolge infatti tre nobili funzioni: materna, estetica e sessuale. Ieri inoltre le donne avevano più gravidanze e in età giovanile, facendo svolgere alla mammella la propria funzione legata all’allattamento. Ora ci si sposa tardivamente e si ha una gravidanza dopo i trent’anni, si fanno meno figli e si tende a non allattarli. Questo significa che quest’organo è stato messo un po’ in disuso. Ecco perché occorre fare prevenzione, rendendo

la donna consapevole dell’importanza della diagnosi precoce». L’arma vincente è quindi scoprire il tumore prima possibile? «Si, perché ora abbiamo anche la concreta possibilità di guarire dal cancro al seno, non solo di curarlo meglio. E questo grazie alla diagnosi precoce, che consente di affrontare la malattia, solo mettendo in atto tutto ciò che tecnologicamente abbiamo a nostra disposizione. Vale a dire in particolare ecografia, mammografia e risonanza magnetica. Strumenti diagnostici innovativi che consentono di poter scoprire lesioni tumorali minimali, cioè di pochi millimetri (3-4-5). Questo significa che quel tumore ha un grado di aggressività, un indice di malignità molto basso, ed il processo di metastatizzazione, di diffusione cioè in altri organi e/o apparati, è pressoché nullo». Per fasce di età, quali controlli le donne devono fare e con quale frequenza?

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NICOLETTA ROMANOFF, TESTIMONIAL 2014 “DA DONNA NON AVREI POTUTO RESTARE INDIFFERENTE” È Nicoletta Romanoff la testimonial italiana dell’edizione 2014 della Campagna Nastro Rosa dedicata alla prevenzione del tumore al seno, giunta quest’anno alla XXII edizione nel mondo. “Ho scelto di aderire - afferma l’attrice intervistata da Optima Salute - per la sua profonda importanza. I dati parlano di un vero «Il consiglio è che tutte le donne si sottopongano a controlli periodici. A partire dai 25 anni, eseguendo una visita senologica ed una ecografia ogni anno, aggiungendo dai 40 una mammografia annuale. La risonanza magnetica, invece, viene effettuata su indicazione del senologo, a seconda del caso. Va sottolineato che per favorire il percorso di prevenzione la sensibilizzazione a questa problematica dovrebbe iniziare dall’età scolare, informando correttamente le nostre giovani ragazze. Nello stesso tempo si dovrebbe far sì che le donne acquisiscano un rapporto confidenziale con il proprio seno, cosa ottenibile con l’autopalpazione. Prendendo conoscenza e familiarità si può così evidenziare un’eventuale alterazione o anomalia e quindi rivolgersi tempestivamente al proprio medico. È importante per la donna sottoporsi periodicamente a controlli. Intervenire precocemente sul tumore sarà meno deturpante per un organo, come il seno, che svolge una funzione anche estetica, rappresentando il simbolo stesso della femminilità. Un’opportunità incentivante che tutte le donne devono avere. Per questo le Istituzioni devono investire in salute. Anche perché il cancro al seno non coinvolge solo la donna, ma l’intera famiglia e la stessa società. Dobbiamo investire in salute, affinché ad ogni donna possa essere garantita una più lunga e migliore qualità di vita».

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allarme. Il tumore al seno resta una delle patologie più diffuse e la prevenzione fin dai primi sintomi è basilare per debellare il cancro. Da donna non avrei potuto restare indifferente a questa tematica. Nella speranza di poter dare, nel mio piccolo, un contributo per sostenere questa importante iniziativa”.

VISITE E CONTROLLI: TROVATE L’AMBULATORIO PIÙ VICINO La campagna Nastro Rosa, ideata negli Stati Uniti da Evelyn Lauder e promossa in oltre 70 Nazioni, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare sempre più donne sull’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, ma anche per informare quanto le abitudini di vita corrette e sane, insieme a controlli diagnostici, siano fondamentali per difendersi da questa patologia. Un’iniziativa attraverso la quale i 397 Punti Prevenzione (o ambulatori) delle 106 Sezioni Provinciali LILT, saranno a disposizione per visite senologiche e controlli diagnostici clinico-strumentali. Per conoscere giorni e orari di apertura dell’ambulatorio LILT più vicino, si può chiamare il numero verde SOS LILT 800-998877 o consultare i siti www.lilt.it o www.nastrorosa.it. ■




Quando suona la campanella

Nido, materna, elementari: istruzioni per l’uso della scuola, dalle attese dei genitori alle ansie dei piccoli di Gianluca Tuteri pediatra

L’attuale attenzione per l’infanzia e la sua scuola si fonda sempre più sulla precisa consapevolezza dei diritti del bambino così come

sono presenti nella nostra coscienza, riconosciuti dalla costituzione nel quadro dei diritti della persona, più volte riaffermati nei

documenti degli Organismi Internazionali e si connette alle rapide trasformazioni sociali e culturali in atto nel nostro tempo. La scuola per

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La “materna” indispensabile per formare la personalità da 3 a 6 anni

l’infanzia ha assunto la forma di vera e propria istituzione educativa soltanto in periodi relativamente recenti, avendo prevalentemente svolto, in precedenza, funzione di assistenza alle famiglie (e in particolare alle madri lavoratrici) con la custodia dei bambini in un ambiente possibilmente adatto alla loro crescita, configurandosi, attualmente, come il primo grado del sistema scolastico. La scuola dell’infanzia concorre, perciò, a promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini dai tre ai sei anni di età, nella prospettiva della formazione di soggetti liberi e responsabili ed a perseguire sia l’acquisizione di capacità e di competenze di tipo comunicativo, espressivo, logico ed operativo, sia una equilibrata maturazione ed organizzazione delle componenti cognitive, affettive, sociali e morali, apportando con questo il suo specifico contributo alla realizzazione della uguaglianza delle opportunità educative.

Prime regole di vita

All’ingresso nella scuola materna il bambino ha già una sua storia personale, che lo ha condotto a

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possedere un complesso patrimonio di atteggiamenti ed orientamenti: egli appare un soggetto attivo, curioso, capace di interagire con gli altri e di servirsi della loro mediazione per conoscere e modificare la realtà. Il terzo anno di età rappresenta, infatti, il primo vero cambiamento e traguardo che interessa lo sviluppo cognitivo, percettivo, motorio, comunicativo, logico e relazionale, ma anche le dinamiche affettive ed emotive: il bambino è, perciò, capace di affermare se stesso, entrare in rapporto con i coetanei, giocare con maggiore sicurezza, disegnare, ricostruire situazioni secondo nuovi modelli mentali, di orientarsi con sicurezza nello spazio, iniziare a porre domande ed a pronunciare frasi, abbandonare il pannolino, provare a vestirsi da solo e acquisire le norme sociali: abilità, comportamenti e capacità di relazione che vanno oltre l’ambiente familiare rendendolo pronto a fare il suo ingresso nella scuola materna! Tale scuola come sappiamo non è obbligatoria, ma vivamente consigliata perché pone le basi della crescita intellettuale e dello sviluppo psicomotorio del

bambino: importante quindi è la frequenza regolare. Questa prima esperienza scolastica è utile anche per insegnare al bambino a seguire piccole regole, a distinguere i diversi momenti della giornata: quello del gioco, del lavoro e dei pasti. Inoltre coloro che hanno seguito la scuola materna, affronteranno più serenamente il successivo inserimento alla scuola elementare quando, alle piccole regole di vita fuori dall’ambiente familiare e della scuola materna, si aggiungeranno i doveri scolastici della scuola primaria. Nonostante l’ingresso alla scuola materna sia un momento particolarmente importante nello sviluppo di ogni bambino e un’occasione di confronto, di crescita e di curiosità, la maggior parte dei genitori vive questo inserimento con profonda preoccupazione rendendo ancor più impegnativa questa iniziale separazione: ecco perché è indispensabile che la mamma e il papà siano pronti a rassicurare, stimolare e sostenere il piccolo nelle difficoltà dei primi giorni dove ogni azione è non conosciuta e quindi fonte di paura e di ansia per il bambino e indiretta-



mente anche per l’adulto.

Il compito dei genitori

È fondamentale, perciò, che in questo passaggio si rispettino: i tempi e le modalità proprie di ogni bambino adattandosi alle sue necessità in maniera elastica, almeno uno dei genitori accompagni il bambino in aula, lo affianchi nell’incontro con gli altri coetanei nell’esplorazione dell’ambiente, dei giochi e del materiale didattico e soprattutto si istauri un rapporto di fiducia e protezione con le insegnanti, rassicurando il bambino sulla capacità di queste ultime e dell’ambiente di prendersi cura di lui e dei suoi bisogni (mangiare, bere, riposarsi). L’altro aspetto per cui i genitori considerano, molte volte, negativo frequentare la scuola materna è il notevole incremento di malattie che il bambino inevitabilmente contrarrà: si tratta, però, nella quasi totalità dei casi di banali raffreddori, faringiti, tracheiti, tonsilliti, febbri, mal d’orecchio, tossi, enteriti. I bambini si trovano di fronte a un momento importante della loro vita non solo per la socializzazione con gli altri esseri umani ma anche per la socializzazione… con i germi. Parliamo della socializzazione immunologica, cioè l’incontro dell’organismo del bambino, e quindi del suo sistema immunitario che è destinato a difenderlo, con batteri e virus e a produrre anticorpi che si formano proprio perché i bambini vengono a contatto con gli agenti patogeni. Ad eccezione di rari casi non ha, dunque, alcun senso sconsigliare la frequenza alla scuola materna ad un bambino sano sulla base di queste motivazioni.

Un mondo nuovo

Anche l’ingresso nella scuola elementare è un passaggio importante nella vita del bambino e richiede per questo impegno e at-

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tenzione, in quanto coincide con il completamento di un processo di crescita che porta il piccolo a relazionarsi con una realtà basata su nuove figure adulte di riferimento, su regole condivise e ad interagire con il gruppo dei coetanei confrontandosi con attività cognitive sempre più elaborate ed impegnative. È un po’ come uscire dal confine protetto della propria casa, con il personale bagaglio di avventure, ricordi e sentimenti costruito nei precedenti 5 anni ed avventurarsi verso un mondo nuovo, verso la crescita con le sue sfide ed i suoi rischi.

Le malattie dell’asilo “allenano” il sistema immunitario

In genere, in questa fase di vita il bambino ha raggiunto la sua sufficiente autonomia: è in grado di controllare i suoi istinti, possiede un’armonica capacità motoria globale, presenta adeguate capacità visive e uditive, mostra una completa padronanza del linguaggio, ed infine inizia a sperimentare il piacere di investire le sue energie nei processi di conoscenza e di apprendimento del nuovo, relazionandosi con i coetanei, riconoscendo e rispettando i suoi e altrui confini e le regole del gruppo. In genere l’adattamento alla scuola primaria di primo grado avviene con naturalità come un momento di crescita gratificante per il bimbo che si sente grande: si possono, però, riscontrare delle differenze nella facilità o difficoltà di inserimento del piccolo scolaro all’ambiente e alla vita scolastica. Ci sono dei bambini che non mostrano nessun particolare osta-

colo fin dall’inizio, altri che devono superare una fase iniziale di disagio e di incertezza, altri, invece che non sono in grado di affrontare e sostenere i compiti che la scuola pone sia sul piano cognitivo che su quello sociale. Nei casi più difficili si può innescare un intenso rifiuto per la scuola, situazione caratterizzata da una forte ansia e disagio che si manifestano nel momento di andare a scuola, quando il bambino inizia a rendersi conto degli impegni che prevede e del dover stare lontano da casa per un certo periodo di tempo durante la giornata, provocando, anche, una serie di disturbi somatici (dolori addominali, nausea, vomito, mal di testa, inappetenza) che generalmente migliorano nel fine settimana o durante le vacanze.

Idea Piedibus

Le motivazioni che sono alle base del rifiuto della scuola sono molteplici, oltre a quelle già riportate, vanno presi in considerazione i fattori legati all’ansia di imparare, alle difficoltà di approccio con lo studio che comportano la sperimentazione del fallimento e l’incapacità di tollerare un insuccesso sviluppando un senso di inadeguatezza ed il pensiero di non corrispondere alle aspettative dei genitori e degli insegnanti. Ecco perché un buon inserimento ed un’adeguata riuscita scolastica dipendono da un insieme di fattori che interagiscono fra loro quali: il clima scolastico, il rapporto con gli insegnanti, le aspettative che provengono dall’ambiente familiare, le risorse personali, il rispetto delle aspirazioni e delle potenzialità dell’alunno. Il passaggio da un grado di scuola all’altro (nel nostro caso nido, materna, elementare) comporta, inoltre, un certo grado di complessità e di difficoltà, che si sovrappongono con le dinamiche relative alle varie fasi evolutive corrispondenti, per cui si possono



verificare delle situazioni di disagio aspecifico che investono l’ambito scolastico ma che sono più strettamente collegate alla fase evolutiva, essendo molto spesso l’espressione di disagi affettivi e relazionali. Tale disagio si manifesta in diversi modi: difficoltà di apprendimento, disaffezione, iperattività motoria, deficit di attenzione e di concentrazione, disimpegno e rendimento inferiore alle reali capacità cognitive. Daniel Pennac nel suo libro, “Diario di scuola”, afferma: “I nostri scolari non vengono mai soli a scuola, in classe entra una cipolla: svariati strati di paura, preoccupazione, rancore, rabbia, rinunce, desideri, talenti, sorrisi, amicizie, passioni: ecco perché la scuola non è solo dispersione e disturbi, ma anche e soprattutto un luogo di integrazione, di scoperte, di crescita e di attività vissute insieme tra i coetanei”. Ecco perciò alcune iniziative messe in atto in molte scuole elementari, tra cui il Piedibus, un autobus umano fatto da una carovana di bambini in movimento accompagnati da due

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adulti, con capolinea, fermate, orari e un percorso prestabilito: è il modo più sicuro, ecologico, divertente e salutare per andare e tornare da scuola. Il Piedibus viaggia con il sole e con la pioggia, lungo il percorso i bambini possono chiacchierare, apprendono utili abilità nella sicurezza stradale, hanno la possibilità di fare esercizio fisico e di incontrare nuovi amici. Un’altra simpatica iniziativa è lo slogan “ Il giro del mondo in classe”: sembrano tanti, ma sono ancora pochi i bambini stranieri che si siedono nei banchi di scuola, sono nati in Italia o nel paese di provenienza dei loro genitori e sono, in realtà, il 4-5% di tutti i bambini iscritti alle elementari. Sono piccoli scolari albanesi, marocchini, cinesi, rumeni, peruviani: se ci riflettiamo bene è una grandissima opportunità data ai nostri figli di conoscere fin da piccoli le culture e i modi di vivere di tanti popoli che vivono lontano dalle nostre città e paesi. “Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa dif-

ficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, ma è un’orchestra che prova la stessa sinfonia”… quello che racconta Daniel Pennac è in fondo l’idea che la scuola dovrebbe consegnare ad ognuno: ogni persona ha in sé un talento proprio, soltanto suo e l’insegnante deve trovare il modo per tirarlo fuori, metterlo in relazione agli altri e scoprire la risonanza armonica tra il singolo e l’insieme. La classe diventa così la possibilità per educare al rispetto e al valore delle singole capacità e diversità, il luogo dove il gioco diventa il respiro della fatica, la leva della creatività che spinge il pensiero, lo strumento per andare oltre. In fin dei conti “è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa ascoltandola lamentarsi, vantarsi o anche qualche volta tacere, che ha fatto la tua rosa così importante” e la scuola in sinergia con la famiglia ha il compito di rendere ogni bambino che sarà poi un adulto… una rosa. ■



INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

L’influenza stagionale è alle porte: come combatterla ▲

Ogni anno, secondo le condizioni meteorologiche e i tipi di virus, l’influenza può anticipare o tardare e provocare epidemie più o meno intense. Predire l’intensità di un’epidemia influenzale è difficile, perché i virus che la provocano tendono a mutare velocemente. Il prossimo inverno prevediamo tre virus (A/California/7/2009 (H1N1); A/Texas/50/2012 (H3N2) e B/Massachusetts/2/2012) che circolano da alcuni anni, e sono attesi più di tre milioni di casi. La pericolosità dell’influenza è determinata dagli effetti cardiaci e respiratori, soprattutto nei soggetti più fragili. Ha un’elevata incidenza e le complicanze possono comportare talvolta ospedalizzazione e decesso. Spesso capita di pensare che influenza e malanni stagionali siano dovuti al freddo. A provocarli sono invece virus (in pochi casi l’origine è batterica) che penetrano nell’organismo dando origine a raffreddore, tosse, malessere, febbre. È vero però che il freddo gioca un ruolo importante nel diffondere i virus e nel determinare l’inizio dell’epidemia. “Quando si passa da ambienti riscaldati all’aperto, le ciglia che rivestono l’apparato respiratorio e che respingono virus e batteri pericolosi, si bloccano, lasciando campo libero a germi di ogni tipo”, spiega il dottor Fabrizio Pregliasco*. I virus influenzali si trasmettono attraverso tosse, starnuti e oggetti contaminati da queste secrezioni. Presta attenzione ai contatti ravvicinati, soprattutto in ambienti affollati.

Prevenirla

“Il vaccino è l’arma più efficace per prevenire l’influenza. È costituito dai virus che circolano in una certa stagione e pertanto deve essere ripetuto ogni inverno. Garantisce una protezione del 70%, e anche se ci si ammala, i sintomi sono più sfumati e l’influenza se ne va in 3-4 giorni. Viene praticata un’iniezione nel braccio, all’altezza della spalla. Può causare effetti collaterali locali (bruciore o dolore nel sito d’iniezione), e non causa fastidi importanti”, spiega Pregliasco. Il vaccino è gratuito per le categorie a rischio, per chi ha più di 65 anni o soffre di malattie croniche (respiratorie o cardiache). Per maggiori informazioni su come ricevere gratuitamente il vaccino, chiedi alla tua Asl o al tuo medico. Se non appartieni a una di queste categorie, ma vuoi vaccinarti, devi pagare il vaccino: il costo è ridotto (circa 10 Euro). Puoi acquistarlo direttamente in farmacia e chiedere al tuo medico di eseguire la vaccinazione. L’ideale è vaccinarsi tra metà ottobre e fine novembre, poiché il vaccino diventa efficace dopo 15 giorni dall’iniezione, in tal modo sei protetto sin dall’inizio dell’epidemia, che di solito scoppia nel periodo di Natale. Anticipando troppo la vaccinazione, si rischia che l’effetto del vaccino si attenui prima della fine dell’influenza. Per rafforzare le difese contro l’influenza segui anche alcune indi-

cazioni pratiche. Per il freddo e gli sbalzi di temperatura, vestiti a cipolla in modo da coprirti bene quando esci e non “soffocare” al chiuso. Una sciarpa può limitare l’effetto shock del freddo sulle ciglia che rivestono naso e bocca. Attento all’alimentazione. Consuma vitamina C, vitamine del gruppo B (carne, pesce, verdure a foglia verde) che stimolano le difese e facilitano la guarigione, probiotici (yogurt e latte fermentato) “che agiscono riequilibrando la flora batterica intestinale e permettono alle difese locali di combattere più efficacemente i virus stagionali”, dice Pregliasco. Bevi yogurt arricchiti (se sei intollerante al latte ne trovi anche di soia con fermenti lattici) o segui una cura con integratori a base di fermenti lattici.

Riconoscerla

Virus parainfluenzali possono provocare disturbi respiratori e gastrointestinali diversi dai virus influenzali e più limitati. Per riconoscere l’influenza, osserva attentamente i sintomi: la febbre è improvvisa e supera i 38°C, con un fastidioso senso di malessere generale, c’è sempre almeno un sintomo respiratorio, non causa mai sintomi gastrointestinali. * Dott. Fabrizio Pregliasco Ricercatore, Dip. di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, Sovraintendente sanitario IRCCS Istituto Galeazzi di Milano.




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Torniamo a parlare di prevenzione! Trigliceridi, colesterolo, glicemia, funzionalità renale ed epatica, scopriamo insieme cosa sono, quali patologie possono evidenziare e perché è importante controllarli periodicamente. Questo mese dedichiamo il nostro speciale ai parametri del sangue e agli esami fondamentali per uno stile di vita incentrato sulla prevenzione e la salute, con un approfondimento speciale dedicato alle intolleranze alimentari. E ancora una volta ti invitiamo a venire nelle Farmacie Valore Salute per imparare a riconoscere ed ascoltare i campanelli di allarme che il nostro organismo ci invia in caso di “pericolo”. Cerca la Farmacia Valore Salute più vicina a te su www.valoresalute.it.

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PREVENZIONE E ANALISI Dall’emocromo alla glicemia, dai trigliceridi al colesterolo, sono tanti i parametri che occorre tenere sotto controllo per evitare patologie e malanni. Dai check-up standard a quelli per le intolleranze alimentari, ecco un ventaglio di tutto quello che si può fare per stare in salute a cura dei farmacisti del Network Valore Salute


“Lei ha bisogno di fare un po’ di analisi”. Quante volte, perentoriamente o bonariamente, il nostro medico di famiglia ha preso il blocchetto di ricette rosse ed ha cominciato a scrivere una lunga serie di nomi e sigle quasi incomprensibili? Se parliamo di valori che si riferiscono a colesterolo, trigliceridi, ferro e calcio probabilmente tutti sanno già come orientarsi. Ma per tutto il resto? I parametri da tenere sotto controllo e da far valutare al medico sono decine, molto spesso uniti per gruppi di possibili patologie (pensate soltanto alla sindrome metabolica...). Esiste un check-up standard che comprende gli esami appena citati oltre a emocromo con formula leucocitaria e piastrine, ves, sideremia, glicemia, uricemia, creatinina, transaminasi (Got-Gpt/Ast-Alt), bilirubina totale e frazionata, gamma-gt, fattore reumatoide, Psa (per uomini sopra i 40 anni), proteine totali ed elettroforesi proteica, esame urine chimico e microscopico, esame feci per ricerca di sangue occulto su 3 campioni. Poi si scende nei particolari con test epatico, renale, gastroenterologico, cardiovascolare, di pre-gravidanza, tiroideo, endocrinologico, allergologico, reumatologico, dell’apparato respiratorio. In questo numero di Optima Salute Gold cercheremo dunque di fare chiarezza parlando prima di alcune delle analisi più prescritte, poi di altri test ematici in generale.

Colesterolemia

Il colesterolo è un composto organico costituito da lipidi, in parte prodotto dall’organismo e in parte introdotto con l’alimentazione. Per il nostro organismo svolge delle funzioni essenziali come la formazione delle membrane cellulari, la sintesi di alcuni ormoni steroidei maschili e femminili, indispensabili per la crescita, lo sviluppo, la riproduzione (testosterone, progesterone, estradiolo, cortisolo…), la sintesi della vitamina D e la formazione degli acidi biliari che partecipano all’assorbimento intestinale dei grassi. Una piccola parte di colesterolo è presente nel sangue dove è legato a speciali proteine chiamate lipoproteine. Alcune di esse, le HDL (lipoproteine ad alta densità), trasportano il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato, dove viene eliminato; altre, le LDL (lipoproteine a bassa densità), lo trasportano invece in periferia, favorendo il suo deposito nei tessuti. Ed è proprio questa differenza che ci porta a parlare di colesterolo “cattivo” e colesterolo “buono”. Il primo è l’LDL che si distribuisce nelle cellule e può contribuire alla formazione di radicali liberi e, a livello arterioso, di placche che nel tempo ostacolano il flusso sanguigno (aterosclerosi), il secondo è l’HDL che agisce invece da spazzino dell’organismo. Quando il colesterolo circola nel sangue in quantità superiore a 200 mg/dl si parla di ipercolesterolemia.

Questa concentrazione eccessiva può avere una causa endogena, cioè viene prodotto autonomamente dall’organismo, o esogena, ovvero viene introdotto tramite l’alimentazione (specialmente con cibi grassi di origine animale). La maggior parte del colesterolo totale viene prodotto dal fegato, dal surrene e dalle ghiandole sessuali; a volte l’eccessiva produzione è da ricondurre a meccanismi genetici di tipo ereditario. Secondo dati del Ministero della Salute il 20% degli uomini italiani e il 24% delle donne presentano valori del colesterolo al di fuori della norma. Fino ai 40 anni se si è in buona salute il dosaggio del colesterolo andrebbe effettuato ogni 2 anni. La tabella seguente fornisce indicazioni generali:

VALoRI DEL CoLEStERoLo NEL SANGuE <200 mg/dl

Normale

200-249 mg/dl

Ipercolesterolemia lieve

250-299 mg/dl

Ipercolesterolemia moderata

>299 mg/dl

Ipercolesterolemia grave

Più nel dettaglio i valori di riferimento dovrebbero seguire questo schema: ● colesterolo totale: inferiore a 200 mg/dl ● colesterolo buono (HDL): maggiore di 40 mg/dl ● colesterolo cattivo (LDL): inferiore a 160 mg/dl ● indice di rischio (colesterolo totale/HDL): inferiore a 5 se uomo o a 4,5 se donna. Questi valori sono da modificare al ribasso se sono presenti patologie concomitanti (cardiopatie, diabete, ipertensione, malattie renali).


Ipertrigliceridemia

Spesso, quando si parla di grassi nel sangue, oltre al colesterolo è d’obbligo menzionare anche i trigliceridi. Si tratta di molecole grasse contenute principalmente negli alimenti e, perciò, presenti nel sangue in base alla dieta. A differenza del colesterolo, la quantità di trigliceridi nel sangue dopo ogni pasto può aumentare anche di 5/10 volte rispetto al digiuno ed è per questo che il prelievo richiede un digiuno di 12-14 ore. Il valore normale dei trigliceridi a digiuno dovrebbe aggirarsi tra i 50 e i 170 mg/dl. Valori superiori rappresentano un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità e altri disturbi cronici. Solitamente ai trigliceridi alti si associano anche colesterolo totale e colesterolo LDL superiori alla norma. Nella maggioranza dei casi tale condizione è dovuta ad abitudini di vita scorrette (dieta, fumo, alcol ecc.). I casi di ipertrigliceridemia familiare sono invece minori (circa un caso su mille), come pure quelli legati ad un deficit nell’azione delle proteine lipasi (circa un caso su un milione) o a patologie renali o del pancreas.

Glicemia

Il test della glicemia è fondamentale per i malati di diabete, come vedremo nella sezione dedicata specificatamente a questa patologia. Ma oltre al presentarsi di sintomi di diabete, il medico di famiglia può prescrivere l’esame, oltre che per le donne in gravidanza, anche in caso di sintomi anomali derivanti da alti valori di glucosio nel sangue. Per esempio aumento della sete, accompagnato solitamente da minzione frequente, affaticamento, offuscamento della vista, infezioni di difficile guarigione. In questo caso si ipotizza un’iperglicemia. Al contrario, si indaga su un’ipoglicemia (basso livello di glucosio nel sangue) se ci troviamo davanti a eccessiva sudorazione, senso di fame, tremori, ansia, stato confusionale, vista offuscata. Ricordiamo che il glucosio è la principale fonte di energia per la maggior parte delle cellule del corpo, comprese quelle del cervello e viene introdotto con la dieta sotto forma di carboidrati (o glucidi) che si trovano in frutta, cereali, pane, pasta e riso che vengono più o meno rapidamente trasformati. L’assorbimento che si verifica durante e dopo un pasto ha come conseguenza un aumento della quantità circolante nel sangue di zucchero e, nel caso si raggiungano valori eccessivi, possono verificarsi sintomi compresi tra quelli poco sopra elencati. Una volta effettuato il test della glicemia si possono confrontare i valori ottenuti con quelli standard. A digiuno: Tra 70 e 99 mg/dl: soggetto sano; Tra 100 e 125 mg/dl: intolleranza glucidica (pre-diabete); Pari a 126 mg/dl o superiore: diabete. Due ore dopo il pasto

Inferiore a 140 mg/dl: soggetto sano; Tra 140 e 200 mg/dl: intolleranza glucidica; Più alti di 200 mg/dl: diabete. In un momento qualsiasi della giornata Valori di glicemia che supera i 200 mg/dl è considerato segno di malattia diabetica, sopra 400 mg/dl sono considerati pericolosi, occorre rivolgersi immediatamente al medico. Valori sotto 60 mg/dl indicano ipoglicemia.

Sindrome metabolica

Si tratta di una patologia multifattoriale tipica del mondo occidentale e legata a uno scorretto stile di vita. Caratterizzata in special modo dall’associazione tra l’obesità addominale (cioè una circonferenza misurata all’addome di 105 cm o più nell’uomo e 88 cm nella donna) e almeno due dei seguenti segni e sintomi: ipercolesterolemia (eccesso di colesterolo nel sangue) e/o diminuzione del colesterolo HDL (cosiddetto colesterolo buono), ipertrigliceridemia (valori dei trigliceridi sopra 200 md/dl), ipertensione arteriosa (pressione superiore a 140/90 mmHg) e alterazioni del metabolismo glucidico (diabete, glicemia alta). Gli esami del sangue in questo caso devono essere mirati alla valutazione di determinati parametri: colesterolo totale, HDL e LDL, trigliceridi, glicemia a digiuno. In linea generale la serie di esami dovrà comprendere, oltre i parametri appena detti, anche ves, emocromo (che valuta globuli bianchi, rossi e piastrine), azotemia e creatinina (espressione della funzionalità renale), elettroliti, indicatori della funzionalità epatica (bilirubina totale e frazionata, transaminasi, gamma-GT), protidemia, elettroforesi proteica ed esame completo delle urine.

Calcio

È un minerale fondamentale per il corretto funzionamento del nostro corpo, con “compiti” che vanno da formazione e sviluppo di ossa, denti e unghie, fino a coagulazione del sangue, attività muscolare, funzionamento del sistema nervoso centrale e persino digestione di alcuni cibi. L’organismo assume calcio attraverso alimenti come latte e suoi derivati, uova, pesce, frutta, ortaggi a foglia verde. L’apporto giornaliero richiesto dall’organismo è pari a circa 1000 mg di calcio per un soggetto adulto. Distinguiamo la presenza nel sangue in ipercalcemia (eccesso: può causare calcificazioni, alterazioni dell’elettrocardiogramma, stitichezza, nausea, calcoli renali) o ipocalcemia (diminuzione). Sono considerati valori normali 9 - 11 mg ogni 100 ml di sangue (nel bambino 10 - 12).

Fuzionalità renale

Gli esami clinici principali, per valutare la funzionalità


renale sono: creatinina, azotemia, acido urico, esame completo delle urine, clearance della creatinina, proteinuria (presenza di proteine nell’urina). La creatinina in particolare è un componente del sangue che viene eliminato con l’urina e per questo segnala la funzionalità del rene in quanto viene eliminata dai reni stessi attraverso l’urina. Se la presenza è troppo elevata significa che i reni non riescono a farla passare nelle urine e quindi non svolgono bene il loro lavoro. Sono ritenuti valori normali 0 - 1,5 mg/dl (milligrammi per ogni decilitro). Molto importante anche il test dell’azotemia i cui normali valori di riferimento vanno da 10 a 50 mg/dl, con una variabilità che dipende da età e sesso.

Emocromo

Il test dell’emocromo (o esame emocromocitometrico) è l’esame del sangue più eseguito e serve a valutare lo stato di salute generale e determinare la presenza di alcune malattie, soprattutto anemie e infezioni. Numerosi i parametri che vengono determinati: il numero di tutte le cellule del sangue, cioè globuli rossi (eritrociti), globuli bianchi (leucociti) e piastrine (trombociti); la formula leucocitaria, ossia la percentuale dei diversi tipi di globuli bianchi: neutrofili, linfociti, monociti, eosinofili e basofili; la concentrazione dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno ai vari tessuti del corpo; l’ematocrito, il volume di globuli rossi contenuto in 100 ml di sangue; l’analisi delle caratteristiche fisiche (forma, dimensioni) dei globuli rossi e delle piastrine. Queste sono indicate da speciali sigle/parametri come MCV (misura delle dimensioni medie di un globulo rosso), MCH (indica la quantità media di emoglobina contenuta in un globulo rosso), MCHC (indica la concentrazione di emoglobina in un globulo rosso), RDW (indica le variazioni delle dimensioni dei globuli rossi) e MPV (misura delle dimensioni medie di una piastrina).

Fegato

Sono diversi i test ematici che possono dare indicazioni sullo stato di salute del fegato: bilirubina, fosfatasi, alcalina, gamma-gt, transaminasi. Proprio queste ultime sono enzimi molto importanti presenti nel fegato, rintracciabili sotto le sigle GPT (transaminasi glutamico piruvica) o ALT (alanino amino transferasi). Le transaminasi GPT danno l’esatta valutazione della gravità dell’alterazione del fegato. Valori normali dovrebbero essere compresi tra 10 e 40 U/L (unità di enzima per litro) per gli uomini e tra 5 e 35 U/L per le donne.

Diabete

Parliamo del più comune, il diabete mellito, che si verifica quando aumenta la quantità di glucosio nel

sangue; se viene superata di poco il valore limite di 100 mg/dl si parla di iperglicemia (eccesso di zucchero), mentre la diagnosi di malattia viene fatta quando il valore, in due controlli distinti, supera i 126 mg/dl. Il diabete mellito viene poi distinto in due forme, il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 1 è meno frequente (5-10% degli affetti da diabete) e si manifesta in età giovanile: è legato alla mancata produzione, da parte del pancreas (una ghiandola addominale), dell’insulina, un ormone in grado di esercitare un ruolo di sentinella nei confronti della glicemia, e che viene secreto in quantità maggiore o minore a seconda della quantità di glucosio nel sangue. La causa della patologia è spesso sconosciuta, ma potrebbe trattarsi di una malattia autoimmune, in cui cioè l’organismo produce anticorpi contro il pancreas, distruggendo le cellule che producono insulina. Il tipo 2, invece, è molto più frequente, rappresentando il 90% della malattia: la sua incidenza aumenta con l’età, oscillando dallo 0,5% della popolazione


sotto i 30 anni sino al 10% ed oltre al di sopra dei 65 anni. Il diabete di tipo 1 (o insulinodipendente) colpisce soggetti in genere giovani senza che ci sia alcuna relazione con l’aspetto fisico, viceversa il tipo 2 si associa al sovrappeso, particolarmente nei soggetti con abbondante deposizione di grasso viscerale. Nel diabete 2 spesso un’alterata secrezione dell’insulina da parte del pancreas si associa ad una ridotta sensibilità degli organi bersaglio alla sua azione (insulino-resistenza). I fattori di rischio associati al tipo 2 sono l’ipertensione arteriosa, la sedentarietà, l’ipertrigliceridemia, un basso livello di colesterolo hdl e l’età avanzata. Negli esami di laboratorio, oltre all’iperglicemia e alla glicosuria, sono spesso presenti ipertrigliceridemia e iperuricemia (aumento dell’acido

urico). La concomitanza di diabete di tipo 2 (con alterata tolleranza al glucosio e resistenza insulinica), ipertrigliceridemia, iperuricemia, ipertensione e obesità definisce la sindrome metabolica, una condizione clinica di forte rischio per le malattie cardiovascolari. Chi ha problemi di diabete dovrà sottoporsi ad esami di laboratorio per glicemia, emoglobina glicata (o glicosilata), colesterolo totale, ldl/hdl, trigliceridi, transaminasi SGOT e SGPT, creatinemia, uricemia, sodio, potassio ed esame delle urine. La visita diabetologia comprende invece un controllo generale ed esami specifici per fondo oculare, funzionalità renale, sistema nervoso centrale e periferico, oltre ad una valutazione della pelle dei piedi e degli arti inferiori e del circolo periferico in questi distretti.

GLI ALTRI CHECK-UP Prostata Passato il muro dei 50 anni la prostata rappresenta un organo bersaglio per le patologie, sia di tipo infiammatorio che tumorale, e già con un dosaggio ematico del Psa si può avere una prima informazione sullo stato di salute della ghiandola maschile.

nelle feci e delle mucoproteine, prevede una colonscopia standard oppure con “TAC spirale” specifica per soggetti con megadolicocolon nei quali il normale colonscopio a causa della maggior lunghezza ed ampiezza del colon non riesce a visualizzare la parte iniziale.

Mammografia Nella prevenzione dei tumori della mammella e del collo dell’utero un ruolo molto importante lo gioca, nel sesso femminile, la mammografia, unita a Pap test e visita ginecologica con ispezione.

Moc Dopo la menopausa il check-up deve comprendere in aggiunta una Moc (mineralometria ossea computerizzata) per la prevenzione dell’osteoporosi ed i dosaggi ormonali.

Ech/Holter Sangue occulto Chi ha problemi cardiologici, oltre all’Ecg da Sia per gli uomini che per le donne è impor- sforzo dovrà sottoporsi ad un ecocardiotante, a partire dai 40 anni, controllare l’inte- gramma, un controllo con applicazione di Holstino. Una prima valida indagine è la ricerca ter della pressione (monitoraggio dinamico del sangue occulto nelle feci, che consiste durante 24 ore) ed eventualmente un ecoconel far analizzare, per 3 giorni consecutivi, le lordoppler dell’aorta e dei vasi “epiaortici”. proprie feci da un laboratorio di analisi per stabilire l’eventuale presenza di sangue. In Nei caso positivo, una successiva visita chirurgica La prevenzione dei melanomi, basata sulla stabilirà se è necessario fare una retto-colon- “mappatura dei nei”, da controllare almeno scopia, che si impone invece in caso di fami- una volta l’anno quando si viene individuati liarità per tumori di questo tratto intestinale. come soggetti a rischio, cioè se i nei sono Il check-up gastroenterologico, finalizzato più di 50, se hanno forma asimmetrica, bordi alla prevenzione del tumore del colon-retto irregolari, a più colori e di dimensioni supeoltre alla succitata ricerca di sangue occulto riori al mezzo centimetro (5 mm).


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Allergie alimentari e infiammazione da cibo Talvolta, a causa di fatti traumatici, infettivi, virali o per situazioni emotive, le persone sviluppano reazioni agli alimenti. Si tratta dei fenomeni che per lungo tempo sono stati chiamati “intolleranze” e che oggi, in modo scientificamente più corretto, si definiscono con il termine di “infiammazione da cibo” di Attilio Speciani allergologo e Immunologo Clinico

Il mondo delle allergie alimentari è in costante evoluzione e a livello internazionale sta prendendo forma una nuova consapevolezza scientifica che anziché vedere nel cibo un colpevole, lo considera un amico e una fonte di energia; al contrario, ogni persona dovrebbe capire quali segnali invia il nostro corpo per imparare a modificare alcune abitudini alimentari (spesso sbagliate o ripetitive) e recuperare la tolleranza, proprio come accade con lo svezzamento dei neonati. Qualsiasi neonato è allergico e intollerante a qualsiasi cibo: solo attraverso un processo attivo come lo svezzamento si riesce a ricostruire un rapporto corretto con gli alimenti, diventare tolleranti e fare propria l’energia del sole che si nasconde dentro di essi. Eppure talvolta, a causa di fatti traumatici, infettivi, virali o per situazioni emotive, questa tolleranza può essere persa e le persone sviluppano reazioni agli alimenti. Si tratta dei fenomeni che per lungo tempo sono stati chiamati “intolleranze” e che oggi, in modo scientificamente più corretto si definiscono con il termine di “infiammazione da cibo”. Qualsiasi alimento, infatti, può provocare in persone sensibilizzate la produzione di citochine e sostanze infiammatorie che provocano tutta la sequenza di sintomi, malattie e disturbi che un tempo erano messi in relazione con le cosiddette intolleranze alimentari. Il livello di sostanze infiammatorie come BAFF e PAF, molecole che inducono i sintomi delle reazioni a cibo descritte nella tabella, può essere misurato con precisione attraverso test come Recaller e Biomarkers*, prelievi di poche gocce di sangue dal polpastrello effettuati in farmacia e successivamente analizzati da laboratori accreditati.

I sintomi dell’infiammazione da cibo Apparato gastrointestinale

Meteorismo, gastrite, dolori addominali, crampi

Sistema respiratorio Riniti e sinusiti, asma, broncopatia Cute

Eczema, orticaria, acne, dermatiti

Sistema nervoso

Emicrania, cefalea, insonnia, stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione

Apparato genitourinario

Cistiti, vaginiti, candida

Sistema muscolare e articolare

Artrite, dolori muscolari, artropatia reumatica, fibromialgia

Metabolismo, diabete e obesità

Sovrappeso, resistenza insulinica, iperglicemia

Altro

Congiuntiviti, afte, infezioni ricorrenti, eritema solare

Attraverso questi test è possibile capire il livello d’infiammazione correlata al cibo presente in un individuo, definire il profilo alimentare personale e agire in conseguenza per aiutare a ridurre quella stessa infiammazione e a controllarne gli effetti sulla salute. In pratica si può definire che tipo di dieta seguire e quali alimenti controllare per ridurre l’infiammazione e recuperare il benessere. Da una intolleranza alimentare, infatti, si può guarire, in modo semplice. Per capire quanto conti l’infiammazione da cibo, basta pensare che l’infiammazione sia un’esperienza condivisa da tutti, tanto che i farmaci antinfiammatori (che molti conoscono come analgesici, antifebbre, farmaci antidolorifici, antiemicranici e così via) sono in assoluto i più venduti al mondo, almeno come numero di pezzi. La recente definizione della “Gluten sensitivity” (una intolleranza al glutine che provoca gli stessi sintomi della celiachia senza esserla e che riguarda anche oltre il 20% della popolazione sana) ha gettato altre luci sui fenomeni infiammatori da cibo. La reazione al glutine (spesso indistinguibile sul piano clinico da quella della celiachia) dipende dall’attivazione di reazioni infiammatorie difensive dell’organismo nei confronti del glutine (e quindi della pasta, del pane, della pizza e così via). La reazione infiammatoria è una specie di “luce di allarme” perché si cambi il comportamento alimentare. Se poi l’avvertimento non è ascoltato, le conseguenze possono essere anche gravi. Senza toccare malattie immunologiche come il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) o l’Artrite reumatoide, che sono comunque in connessione con questo tipo d’infiammazione, il semplice fatto di ingrassare in modo non compreso (per effetto sulla resistenza insulinica) o soffrire di colite è certamente in relazione con questi aspetti infiammatori. BAFF e PAF, infatti, facilitano l’ingrassamento, causano resistenza insulinica, irritano il colon e inducono dolore e gonfiore a livello delle articolazioni. Lo studio delle reazioni alimentari passa anche attraverso la valutazione delle IgG (Immunoglobuline G per gli alimenti). Grazie a scoperte molto recenti, sappiamo che le IgG nei confronti di un alimento possono essere semplicemente il segno di una precedente attivazione immunologica nei confronti di quel cibo (come quando da piccoli si è sofferto di una particolare reazione alimentare) oppure indicare

*Il test Biomarkers sarà disponibile prossimamente nelle Farmacie Valore Salute


quali cibi si stiano mangiando in modo eccessivo o in modo ripetuto e sistematico. Il profilo alimentare così definito è una guida per impostare un approccio alimentare di riequilibrio verso uno specifico gruppo di cibi o quell’alimento assunto in eccesso che scatena infiammazione. In questo modo si può aiutare l’organismo a recuperare un controllo immunologico della risposta al cibo attraverso una pratica in tutto simile allo svezzamento infantile, ripercorrendo un percorso fisio-

logico di salute alimentare e immunologica e guarire. I risultati dei test indicati forniscono una guida pratica e personalizzata per impostare la propria dieta nel percorso di guarigione. In questo percorso, molti supporti naturali possono aiutare il recupero della tolleranza e il controllo dell’infiammazione: Ribilla (Perilla e Ribes), Minerali, Inositolo, Enzimi, Curcuma e molti antiossidanti naturali che il farmacista è in grado di suggerire in relazione agli specifici bisogni di ciascuno.

LA FARMACIA VALORE SALUTE AL SERVIZIO DELLA PREVENZIONE Oggi la Farmacia Valore Salute ti è ancora più vicina! É una struttura qualificata che eroga servizi importanti per la salute e la Prevenzione. In molte Farmacie Valore Salute è già possibile effettuare autoanalisi del sangue, per monitorare valori come ad esempio colesterolo, glicemia, trigliceridi e molti altri parametri che, a seconda dei casi devono essere tenuti sotto controllo; è possibile sottoporsi alla misurazione della pressione arteriosa in modo corretto e usu-

fruire, laddove necessario, del servizio di Holter pressorio, fondamentale strumento di prevenzione e controllo dell’ipertensione e della fibrillazione atriale. E tutto in poco tempo, con il supporto del farmacista, il giorno e l’ora più consoni alle tue esigenze. Questi sono solo alcuni dei servizi che oggi è possibile trovare nelle Farmacie Valore Salute, e altri seguiranno a breve. Cerca la Farmacia Valore Salute più vicino a te su www.valoresalute.it: basta un click!


Dossier 147

Sos osteoporosi

Colpisce ogni anno milioni di italiani, con pericolosi effetti collaterali, come le fratture del femore. Alimentazione, prevenzione e terapie mirate aiutano ad evitare o limitare i danni a cura della redazione e del team medico di Optima Salute

â–˛

Le nostre ossa sono fragili, a dispetto delle immagini che ci siamo costruite nella memoria sfogliando enciclopedie, visitando siti internet, guardando docu-

mentari. O toccandoci braccia, gambe, schiena, testa. Le ossa sono dure, ma fragili. Ăˆ per questo che ogni anno l’osteoporosi in Italia colpisce 3,5 milioni

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Dossier

di donne e 1 milione di uomini e ha costi sociali altissimi, portandosi dietro anche come effetto indotto 100-110.000 fratture di polso e 60-70.000 di femore. I dati dicono che ormai una donna su tre è affetta da questa patologia già prima dei 60 anni ed è quindi ad alto rischio di fratture. E le cifre, avvertono gli esperti, sono destinate ad aumentare, considerando il progressivo invecchiamento della popolazione. Più specificamente: per una donna con osteoporosi il rischio

di fratture è molto alto, pari al 30-40%, addirittura le possibilità di fratturarsi il femore è maggiore della somma dei rischi di tumore del seno, dell’utero e delle ovaie. Gli uomini con osteporosi corrono lo stesso rischio, anche se in misura minore, ma una frattura di femore è maggiore del rischio di tumore della prostata. Vediamo in questo dossier tutto quello che c’è da sapere su prevenzione, cause e terapie.

Sottovalutata e poco diagnosticata di Giuseppe Rinonapoli Specialista in ortopedia e traumatologia

Per “osteoporosi” si intende una perdita della massa ossea. In pratica l’osso diventa più fragile, meno resistente, con conseguente rischio aumentato di fratture. I soggetti affetti da osteoporosi vanno incontro a fratture con maggiore facilità rispetto ai soggetti non affetti da questa patologia. Addirittura, nei casi più gravi, queste persone si possono fratturare una vertebra o un femore, senza cadere o subire un trauma. L’osteoporosi è più frequente nei soggetti anziani (“osteoporosi senile”) e nelle donne dopo la menopausa (“osteoporosi postmenopausale”), ma esistono un’osteoporosi giovanile e numerose forme secondarie. Fra queste ultime, la più frequente è quella secondaria a terapia cortisonica. Le fratture tipiche da osteoporosi sono quelle del collo del femore, quelle vertebrali, quelle del collo dell’omero, quelle del polso. Anche le altre fratture possono però essere favorite dall’osteoporosi. In tutto il mondo il problema dell’osteoporosi è spaventosamente sottovalutato. Per tale motivo, molto spesso l’osteoporosi, non solo non viene trattata con la terapia opportuna, ma non viene neanche diagnosticata! E questo è grave, perché, per esempio, la frattura di un femore in un anziano, non solo comporta un elevato rischio di disabilità dopo l’intervento chirurgico (incapacità di camminare come prima della frattura), ma un rischio anche di vita. Per dare un’idea della gravità del problema-osteoporosi, voglio riportare alcuni numeri. Nel mondo, si contano un milione di fratture da fragilità all’anno. In Italia i malati di osteoporosi sono circa 5 milioni; una donna su tre e un uomo su dieci di età superiore ai 50 anni sono affetti da osteoporosi. Fra i soggetti operati di frattura del femore prossimale (tipica dell’osteoporosi), nel 20% dei casi permane una disabilità permanente alla deambulazione, e solo il 30-40% riacquista un’autonomia paragonabile a quella prima della frattura. Si è calcolato che la mortalità annua per una frattura del femore da osteopo-

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Dossier

rosi (dovuta alle complicanze che tale frattura può provocare, specie nelle persone anziane) è superiore a quella per cancro del pancreas e dello stomaco. Il 5% dei pazienti affetti da frattura osteoporotica del femore muore nel primo mese dalla frattura, nel 1525% dei casi entro il primo anno dopo la frattura. Una frattura da osteoporosi comporta un aumento del rischio di nuova frattura dell’86%. Il 5-10% dei pazienti con frattura del femore prossimale, si rifrattura in un intervallo medio di 3.3 anni. Tutti i soggetti sopra i 60 anni e le donne dopo la menopausa dovrebbero sottoporsi a mineralometria ossea (M.O.C.) per valutare se sono affetti da osteoporosi. Normalmente le donne, quando raggiungono l’età della menopausa, vengono seguite dal ginecologo, che dovrebbe prescrivere un’adeguata terapia per l’osteoporosi, viste le importanti modificazioni ormonali che si instaurano in tale periodo. Ma non è l’unico periodo in cui la paziente deve essere seguita. Il medico di famiglia in primis dovrebbe indicare alla paziente (ma anche al paziente uomo) quali devono essere gli esami a cui si deve sottoporre e quale deve essere l’eventuale terapia. Tutti i soggetti aldilà dei 60 anni dovrebbero seguire una terapia con vitamina D, soprattutto nel periodo invernale. Infatti, la vitamina D assunta con il cibo non è sufficiente all’anziano, contrariamente a quello che succede in un soggetto giovane. Importante è anche l’assunzione alimentare di calcio. Il calcio si trova soprattutto nei latticini (latte, formaggi), ma anche in altri

Le donne sopra i 60 anni e dopo la menopausa dovrebbero sottoporsi a mineralometria ossea

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alimenti, come la rucola, le cime di rapa, la cicoria, i gamberi, il polpo, e in tanti altri. Da non dimenticare che diverse acque minerali sono ricche di calcio. Se l’apporto di calcio con l’alimentazione è insufficiente, è necessario integrarlo con dei farmaci a base di calcio. Esistono molti farmaci che si sono dimostrati efficaci per la cura dell’osteoporosi. Questi farmaci (che vanno sempre integrati con il giusto apporto di calcio e vitamina D) appartengono per lo più alla classe dei bifosfonati (alendronato, risedronato, ibandronato, clodronato, etc.) ma anche il ranelato di stronzio ed altri, possono essere assunti in varie modalità: esistono quelli in compresse o in bustine (solubili) che vengono assunti per bocca alcuni una volta al giorno, altri una volta alla settimana, altri una volta al mese, altri due volte al mese. Poi esistono in fiale intramuscolo, che si assumono una volta alla settimana, o addirittura in infusioni endovena una volta all’anno. I soggetti affetti da osteoporosi devono, il più possibile, fare movimento (ginnastica, camminare, bicicletta). È necessario sensibilizzare di più i medici e i pazienti sul problema dell’osteoporosi perché è un problema molto diffuso e spesso non trattato. È stato calcolato che ben il 33% dei pazienti non riceve alcun trattamento dopo la diagnosi di osteoporosi, senza contare che la diagnosi di osteoporosi viene fatta in meno del 50% dei casi. La corretta terapia dell’osteoporosi può ridurre fino addirittura al 50% il rischio di fratturarsi.


FARMACI E TERAPIE La scienza medica mette a disposizione numerosi farmaci per la cura dell’osteoporosi. Prima di vederli nel dettaglio però, è bene sapere che la terapia prescritta va assunta regolarmente e non va assolutamente interrotta o modificata in modo arbitrario. Anche la durata, infatti, deve essere ben indicata dal medico, tenendo conto che parecchi dei farmaci

contro l’osteoporosi vanno assunti anche per diversi anni. Naturalmente se dopo l’assunzione si riscontrano effetti collaterali importanti, la circostanza non va sottovalutata mai e bisogna subito rivolgersi al medico, descrivendo accuratamente che cosa è successo. I principali farmaci utilizzati nella terapia dell’osteoporosi sono:

Bifosfonati Utilizzabili da donne e uomini, riducono il riassorbimento osseo. I più usati sono alendronato, risedronato, ibandronato (per bocca); clodronato (per iniezione); ibandronato (per infusione endovenosa, una volta ogni tre mesi, solo in ospedale); zoledronato (per infusione endovenosa una volta l’anno, solo in ospedale). Osteoformativi Favoriscono la formazione ossea (indicati nei casi di osteoporosi più grave o di insuccesso degli altri farmaci). DABA (Dual action bone agents) Hanno dato risultati molto promettenti grazie alla doppia azione sul metabolismo osseo: stimolano la produzione e riducono il riassorbimento dell’osso. Estrogeni Un discorso a parte va fatto per la Terapia Ormonale Sostitutiva (estrogeni con o senza as-

sociazione progestinica) per ridurre il rischio di fratture. Per i suoi effetti collaterali, la TOS, può essere indicata solo per le donne in menopausa non oltre i 55 anni di età. SERM (Selective estrogen receptor modulators) Sono simili agli estrogeni, sempre utilizzabili solo dalle donne, ma che a loro differenza agiscono da agonisti solo a livello osseo e non hanno nessun effetto su utero e mammella. Ranelato di stronzio Farmaco “a doppia azione” sull’osso, capace sia di rallentare il riassorbimento osseo, sia di stimolare la formazione. Teriparatide e ormone paratiroideo Sono i primi farmaci capaci di stimolare specificamente la formazione di osso. Vitamina D e suoi derivati attivi (calcifediolo, calcitriolo, alfa-calcidolo) Sostanze con azione ormonale, capaci di favorire l’assorbimento del calcio nell’intestino e la corretta mineralizzazione dell’osso.

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Prevenzione e buon senso di Benedetta Ceccarini

Uno dei cardini della medicina moderna si basa sulla prevenzione ed è quindi utile, specialmente in questo campo, fornire alcuni consigli sia di tipo igienico-sanitario che di modifica dello stile di vita, al fine di evitare ulteriori problemi a chi soffre di questa malattia.

1)

L’attività fisica è fondamentale: va fatta per almeno 30’ al giorno, cinque giorni la settimana. Dovrebbe essere di tipo aerobico, ma con l’accortezza di inserire anche esercizi con modesti sovraccarichi, per stimolare il tessuto muscolare e favorire l’attività degli osteoblasti (le cellule che contribuiscono alla formazione della matrice ossea). Una sana attività contribuisce a rinforzare i muscoli, migliorare l’agilità, la postura e l’equilibrio.

2) Seguire una dieta ricca di frutta e verdura, che pre-

veda anche un adeguato apporto di calcio. Consideriamo circa 1000 mg al giorno nei primi 8 anni di vita, 1600 mg tra i 9 e i 17 anni, 1100 mg tra i 18 e i 30 anni. 1000 mg al giorno per gli uomini di 50-70 anni, 1200 mg al giorno per le donne al di sopra dei 50 anni e per gli uomini al di sopra dei 70 anni. Indicativamente, considerando un etto di prodotto, parmigiano o emmenthal possono contenere 900-1100 mg di calcio, formaggi a media stagionatura come taleggio, fontina e provolone sono sui 600-900, formaggi freschi (mozzarella, robiola, ricotta) arrivano a 400-600, pesce azzurro 350, rucola o rughetta 300, mandorle, noci, nocciole 250-300, cavoli, rape, verze 250, fagioli, broccoli 100-125, gamberetti 120, latte e yogurt magri 100-120, interi 80-100, spinaci 80-100.

8) Per chi è affetto da osteoporosi vertebrale evitare

movimenti di flessione e cadute in verticale sul fondo schiena.

9) Smettere di fumare e moderare l’assunzione di bevande alcoliche. 10) Particolari forme di prevenzione vanno rivolte so-

prattutto ad evitare cadute, specie nella popolazione anziana, maggiormente esposta al rischio di fratture. Anche i difetti della vista e le turbe dell’equilibrio possono contribuire alle cadute, così come l’uso di sedativi e tranquillanti. Si consiglia quindi di tenere luci notturne o una torcia vicino al letto, nel corridoio delle camere, in bagno ed in ogni altra stanza in cui si può aver bisogno di camminare di notte. Inoltre i tappeti devono essere tolti o ben fissati al pavimento.

11) Non lasciare gli animali domestici camminare troppo vicini ai piedi, specialmente i gatti o i cani di piccola taglia hanno la tendenza ad infilarsi tra le gambe in maniera silenziosa e spesso inattesa. 12) Usare scarpe con tacco basso e largo, con suole di gomma antiscivolo.

13) Impiegare se necessario bastoni o deambulatori

e predisporre punti di appoggio in casa, in particolare in bagno.

3) Esporsi ogni giorno al sole (per almeno 10 minuti)

e prevedere un’adeguata assunzione di vitamina D (800-1000 UI/die, cioè da 20 a 25 grammi). Se necessario ricorrere a supplementi vitaminici al di sopra dei 50 anni o in presenza di carenza di vitamina D.

4) Non cercare di spostare da soli mobili pesanti, o di aprire porte e finestre pesanti o bloccate. 5) Durante le attività domestiche bisogna aver cura

di tenere la testa e le spalle indietro rispetto alle anche, per un maggior equilibrio.

6) Mantenere la schiena dritta mentre ci si piega sulle ginocchia e sulle gambe per raccogliere qualcosa o sollevare un peso. 7) Quando si utilizza l’aspirapolvere o si rastrella il

giardino, muoversi spostandosi avanti e indietro piuttosto che stare fermi sul posto.

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Dossier

Quando arriva l’artrosi di Filippo Tini

Solitamente si tende a fare confusione tra osteoporosi, artrosi e artrite ed è bene fare un po’ di chiarezza, specificando che mentre l’osteoporosi è una malattia dell’osso, l’artrite e l’artrosi sono malattie delle articolazioni, cioè delle strutture che tengono unite fra loro due o più ossa distinte, consentendo che eseguano movimenti reciproci con il minimo attrito. Parliamo di grandi articolazioni (ginocchio, anca, gomito, spalla) e piccole articolazioni (polso, mano, piede, vertebre...). Ogni alterazione o erosione delle facce (o faccette) articolari determina difficoltà e limitazioni nei movimenti, e soprattutto dolore. L’artrosi è ovviamente il pericolo pubblico numero uno fra le malattie croniche, la più comune nella popolazione e la causa di disabilità più frequente, specialmente nell’anziano. Si calcola che l’artrosi sintomatica colpisca in Italia almeno 4.000.000 di soggetti, producendo costi totali tra i 6-7 milioni di euro. Si sta parlando di una malattia degenerativa cronica della cartilagine articolare che ricopre l’osso. Oltre alla cartilagine, le articolazioni che possono essere colpite da artrosi possiedono una capsula, che le avvolge, all’interno della quale vi è una membrana chiamata “membrana sinoviale”. È quella che produce il

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liquido che permette la lubrificazione delle nostre articolazioni e che, quando sono infiammate, viene prodotto in maniera eccessiva (il paziente va spesso dall’ortopedico, spaventato perché “ha il liquido nel ginocchio, o nella spalla, etc.”). In realtà, la nostra membrana sinoviale, quando percepisce un processo infiammatorio, aumenta appositamente la produzione del liquido sinoviale, allo scopo di “proteggere” l’articolazione, aumentandone la sua lubrificazione e diminuendone la sua vulnerabilità. Quindi niente paura se c’è liquido nelle vostre articolazioni, non fa danni! Semmai, quando ce n’è troppo, può dare dolore, in quanto preme sulle terminazioni nervose delle pareti articolari e su tutto quello che c’è intorno. In tal caso, bisogna evacuarlo con la cosiddetta artrocentesi. Quindi l’artrosi è un processo degenerativo che comporta, con il tempo, la progressiva usura della cartilagine articolare, tessuto molto importante, molto complesso e specifico, che non ha il potere di rigenerare. L’usura cartilaginea è progressiva e i processi degenerativo-flogistici si diffondono anche alle strutture vicine, quali appunto la membrana sinoviale, i menischi (nel caso del ginocchio), l’osso stesso. La mancanza dello strato cartilagineo che “protegge” i due capi ossei dell’articolazione, provoca un attrito



Dossier doloroso nell’articolazione. Il sesso più colpito dall’artrosi è il femminile, le articolazioni più frequentemente interessate sono il ginocchio, l’anca, la mano e la colonna vertebrale. Fattori predisponenti all’artrosi sono l’età e il sovrappeso. Più si va avanti con l’età, più aumenta il rischio di insorgenza di artrosi, maggiore è il peso corporeo, maggiore è il rischio di sviluppare artrosi a livello degli arti inferiori (anche, ginocchia, caviglie). Più raramente vengono interessate altre articolazioni, come la spalla o il gomito. L’artrosi è per la stragrande maggioranza dei casi primaria (senza una causa precisa), ma esistono anche forme di artrosi secondaria, che sono tutte quelle che provocano un’incongruenza dei capi articolari o alcune malattie particolari. Per farne alcuni esempi: le fratture articolari, la displasia congenita dell’anca, la necrosi asettica della testa del femore, le artriti settiche, l’artrite reumatoide.

L’artrosi va curata con farmaci, infiltrazioni, tutori specifici e in ultima analisi interventi chirurgici

Il sintomo dell’artrosi è il dolore, che si manifesta principalmente la mattina, al risveglio. In particolare, visto che sono prevalentemente interessate le articolazioni dell’arto inferiore, come il ginocchio e l’anca, il dolore coincide in maniera spiccata con i primi passi. Poi tende a migliorare, per peggiorare nuovamente la sera, quando le articolazioni sono “stanche”. Ma il dolore è variabile, come lo è il suo decorso. È possibile che il dolore si manifesti acutamente o in maniera sorda ma continua o a intervalli, cioè aumenta nei periodi infiammatori e rimane modesto negli altri periodi. Il dolore che per primo lamentano tutti i pazienti affetti da artrosi dell’anca e del ginocchio, è quello di quando si alzano in piedi dopo essere stati seduti su una sedia o su un divano. L’artrosi di ginocchio provoca molto dolore nel fare le scale, quella dell’anca impedisce di infilarsi le calze o di incrociare le gambe da seduti, quella delle mani dà difficoltà al movimento delle dita e tendenza a far cascare gli oggetti, mentre l’artrosi cervicale può accompagnarsi a mal di testa e a capogiri e nausea. La diagnosi viene effettuata in base alla visita me-

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dica e ad una radiografia. Non sono mai necessarie, per fare diagnosi di artrosi, la TAC o la risonanza magnetica. Il trattamento dell’artrosi varia in base all’articolazione colpita. Esistono terapie farmacologiche, infiltrazioni di cortisonici o di acido ialuronico, tutori specifici e, in caso di insuccesso degli altri trattamenti, interventi chirurgici, che vanno dalle osteotomie, alle protesi, ad altri interventi più specifici. Quando l’artrosi dà disturbi continui e tende a peggiorare è opportuno farsi seguire dallo specialista ortopedico che visiterà periodicamente il paziente per proporgli le terapie più opportune.


La terapia del dolore muscolo-scheletrico di Andrea Giordano medico internista

Numerose malattie reumatiche hanno come sintomo dominante, o come primo sintomo, il dolore muscolo-scheletrico, termine col quale si intende un dolore che interessa le articolazioni o i tessuti molli di qualunque distretto corporeo: tendini, borse, entesi - cioè l’inserzione di un tendine o legamento a un osso -, muscoli. Una prima differenza riguarda la localizzazione prevalente del sintomo; ci sono infatti malattie dove è dominante il coinvolgimento della colonna vertebrale, ed altre dominate dal coinvolgimento delle articolazioni periferiche, altre ancora interessano indistintamente tutte le articolazioni. La colonna nella sua totalità, dalla regione cervicale a quella lombo-sacrale, il bacino e le articolazioni sterno-claveari (situate nella zona centrale del petto, nella parte superiore dello sterno) e costo-sternali (congiungono le costole allo sterno) rappresentano le articolazioni assiali. Il bacino in particolare è sede molto studiata in reumatologia, in quanto l’eventuale presenza di coinvolgimento infiammatorio delle articolazioni sacro iliache (sacroileite) è fortemente orientativo di malattie appartenenti al gruppo delle spondiloartriti sieronegative, termine con cui si descrivono le malattie infiammatorie delle articolazioni assiali. Oltre alla sede, una caratteristica del dolore che deve essere subito focalizzata è la tipologia. La priorità è, infatti, distinguere tra dolore meccanico e dolore infiammatorio. Quando il dolore è mattutino e si accompagna a rigidità articolare, ossia difficoltà di movimento per oltre 60 minuti dopo periodo di inattività e riposo, e miglioramento del sintomo con l’attività, è molto probabile che si tratti di un dolore infiammatorio. Per contro, dolore serotino, rigidità mattutina minima e peggioramento con l’attività, suggeriscono una patogenesi non infiammatoria potendo piuttosto ipotizzare un dolore meccanico. Se applichiamo questa didattica distinzione al dolore articolare avremo come esempio di coinvolgimento articolare infiammatorio le artriti, mentre la diffusissima artrosi è una problematica articolare di tipo degenerativo responsabile di dolore meccanico. Di fronte ad un paziente giovane con dolore articolare infiammatorio è più facile orientarsi su una condizione infiammatoria artritica, mentre nell’anziano prevalgono i quadri meccanici artrosici. Un paziente anziano però, che lamenta dolore muscolare infiammatorio di entrambi i cingoli (cingolo scapolare e cingolo pelvico, cioè nella zona delle spalle e del bacino), orienta su una polimialgia reu-

matica, condizione molto frequente negli over 65 anni e terribilmente limitante e disabilitante, ma anche facilmente curabile se diagnosticata tempestivamente. Quando ci si rivolge ad un medico per un dolore muscoloscheletrico o articolare bisogna fornire un’anamnesi molto puntuale senza trascurare alcun particolare. In nessuna branca medica quanto nella reumatologia l’anamnesi cioè il racconto dell’insorgenza dei sintomi è di primaria importanza ai fini diagnostici. Ad esempio di una artrite contano molto sia il numero di articolazioni coinvolte che le modalità di esordio e la durata. Un’artrite di una sola articolazione è detta monoartrite, se coinvolge meno di tre articolazioni oligoartrite; per un coinvolgimento di più articolazioni parliamo di poliartrite. Questo non è solo un vezzo classificativo ma ogni tipologia di artrite è orientativa di una patologia differente: le poliartriti sono più frequentemente espressione di un’artrite reumatoide o connettivite, la monoartrite nel maschio adulto anziano è spesso da cristalli di acido urico (gotta) mentre in soggetti a particolare rischio infettivo (pazienti diabetici o che hanno subito manovre invasive nelle articolazioni) può essere artrite settica (cioè dovuta alla presenza di germi in articolazioni); infine le oligoartriti soprattutto se asimmetriche agli arti inferiori devono fortemente orientare su una artrite sieronegativa (per esempio una artrite psoriasica che è una artrite tipica di pazienti con psoriasi cutanea o familiari di pazienti psoriasici). Quando i dolori muscolo-scheletrici sono diffusi, migranti, mal localizzabili, senza alcuna obiettività di infiammazione articolare o tendinea e con esami di laboratorio nella norma, l’orientamento diagnostico è verso una sindrome fibromialgica. Questa malattia reumatica è un disordine funzionale dell’apparato muscolo-scheletrico caratterizzata da dolore diffuso di lunga durata, senza alcun danno anatomico dimostrabile e con dolorabilità evocata dalla palpazione dei tender points fibromialgici, che sono punti mio tendinei di aumentato dolore se stimolati dalla digitopressione dell’operatore. A volte si ha proprio la percezione di bande o noduli muscolari più duri e dolenti che hanno una maggiore consistenza quando sono palpati; si tratta di punti trigger o punti grilletto che caratterizzano la sindrome mio-fasciale. Nella diagnosi differenziale della patologie muscolo scheletriche giocano ruoli di primo piano sia il laboratorio che la diagnostica per immagini, anche se nessun dato di laboratorio e nessuna metodica strumentale possono essere considerati diagnostici di malattia specifica. L’ipotesi di artrite reumatoide effettuata in laboratorio è un criterio che può orientare

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nel percorso di diagnosi differenziale di una poliartrite. Stesso valore hanno i più recenti anticorpi anticitrullina, la cui specificità è però molto elevata in quanto si positivizzano solo nella artrite reumatoide. Trovare una uricemia elevata suggerisce la gotta, mentre la positività ANA, ENA, anti DNA ed il consumo del complemento sierico consente di inquadrare le connettiviti sistemiche. Assolutamente poco specifici sono VES e PCR, ma la loro anormalità orienta drasticamente la ricerca di una malattia infiammatoria. Anche la diagnostica per immagini aggiunge un tassello nella composizione del mosaico diagnostico ma deve sempre essere inserita in un quadro d’insieme. La radiologia convenzionale e la TAC per esempio valutano il danno osseo e quindi aiutano solo in fase avanzata di malattia, mentre all’esordio di un dolore muscolo scheletrico sia l’ecografia che la RMN forniscono un maggior numero di dati informativi. Per la caratterizzazione delle forme infiammatorie può essere utilizzata anche la scintigrafia ossea che è una indagine funzionale in quanto evidenzia le zone in base alla vascolarizza-

Un’artrite di una sola articolazione è monoartrite, se ne coinvolge meno di tre è oligoartrite, oltre parliamo di poliartrite

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zione ed al rimaneggiamento osseo con tracciante che si accumula in proporzione. Con questa indagine è pertanto possibile carpire l’attività di lesioni ossee ed identificare la sede di infiammazione articolare. È un esame che mostra i tessuti in base al loro impegno flogistico e quindi non dà informazioni anatomiche ma funzionali. Infine un cenno lo merita la MOC, mineralometria ossea computerizzata, che è un esame che si basa sull’assorbimento dei raggi X da parte dei tessuti ossei. L’assorbimento è proporzionale alla densità dei tessuti ossei e consente di misurare il patrimonio minerale dello scheletro. È strumento di diagnosi degli stati di osteopenia/osteoporosi, utilizzato anche per il monitoraggio delle terapie specifiche; la MOC non ha alcun ruolo nella valutazione del dolore muscolo scheletrico ma identifica il grado di rischio di un paziente di avere una frattura ossea (anche non traumatica, definita infatti spontanea) vertebrale o extravertebrale, evidenza questa assai dolorosa che non deve mai essere trascurata in caso di dolore osseo. ■




La dieta autunnale I prodotti di questa stagione sono molti e ricchi di benefici per la salute, vediamoli insieme di Francesca Aquino

Probabilmente in molti vedono l’autunno come una stagione decadente, forse un po’ triste, piovosa e collegata al ritorno al lavoro o sui banchi di scuola. Mentre la primavera e l’estate sono facilmente riconducibili a

sole, fiori e frutti succosi, abbiamo qualche difficoltà ad individuare così su due piedi i prodotti tipici autunnali e le loro qualità, ma in realtà anche in questi mesi la natura ci offre tanta frutta e verdura ottima per

il fisico e la mente. Ecco perché abbiamo deciso di stilare per voi un elenco di tutto ciò che dovrebbe essere presente sulle nostre tavole a Ottobre... e vi diamo anche qualche ricetta buona per il palato e non solo!

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La Frutta Mele

I detti popolari non sbagliano mai: una mela al giorno toglie il medico di torno. Infatti questi frutti autunnali sono ricchi di antiossidanti, polifenoli e flavonoidi che aiutano a prevenire le malattie croniche, l’invecchiamento e agiscono come antiossidanti, anticancerogeni, antibatterici e antinfiammatori.

Mirtilli rossi

I migliori sono disponibili in natura a partire da metà ottobre. I concentrati di mirtillo rosso aiutano a prevenire le infezioni del tratto urinario, alcune infezioni orali, e rallentano la crescita dei tumori al seno, colon, prostata e polmone. Inoltre, la loro azione diuretica aiuta nella cura della ritenzione idrica, delle emorroidi e delle vene varicose e, più in generale, i mirtilli sono un vero e proprio toccasana per l’intero sistema cardiovascolare.

Uva

L’uva (ma anche il vino che ne deriva, in dosi moderate, ovviamente) è un frutto preziosissimo per il nostro organismo. È ricca di zuccheri direttamente assimilabili (glucosio, levulosio, mannosio),

acidi organici, sali minerali, vitamine (A, B e C), tannini (nella buccia) e polifenoli. È indicata in caso di anemia e affaticamento, uricemia e gotta, artrite, vene varicose, iperazotemia, malattie della pelle. Esiste anche una vera e propria terapia disintossicante chiamata ampeloterapia che prevede il consumo massiccio di uva come unico alimento giornaliero per un periodo di tempo di massimo 3 giorni.

Kiwi

Anche se sono originari della Nuova Zelanda, vengono coltivati con successo anche in Lazio con una ricca produzione. I kiwi sono ricchissimi di vitamina C ed aiutano a rinforzare il sistema immunitario preparando l’organismo ad affrontare la stagione fredda.

Pere

Sono un frutto molto ricco di fibre e svolgono per questo un’azione depuratrice, aiutando il nostro corpo ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo o LDL.

Melagrana

Non sono facili da mangiare, ma la “fatica” vale la pena per la

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grande quantità di antiossidanti contenuti nel loro succo. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che possono aiutare a prevenire il cancro al seno e al colon.

Castagne

Sono ricche di carboidrati, sali minerali, potassio, calcio, ferro, sodio, magnesio, cloro, fibre, proteine, vitamine C, PP e gruppo B. Utili in caso di astenia, sia mentale che fisica, e per combattere lo stress, gli stati influenzali, l’anemia e aiutano la motilità intestinale. Sono anche usate per la preparazione di maschere facciali detergenti e idratanti.

Cachi

Non a tutti piaccciono per la loro particolare consistenza, ma sono dolcissimi e, soprattutto, ricchissimi di potassio, magnesio, fosforo, calcio e sodio. Hanno, inoltre, un’elevata percentuale di zuccheri, di fibre alimentari e di vitamine, in particolare la C. Queste caratteristiche lo rendono un frutto ottimo per i suoi effetti positivi su intestino tenue, pelle, prostata, fegato, milza, pancreas e stomaco.



La Verdura Barbabietole

Anche se disponibili tutto l’anno, la qualità migliore lo è solo in autunno. Questo tubero contiene la betaina, una sostanza che aiuta a prevenire le malattie cardiche e del fegato, oltre a potenziare l’afflusso del sangue al cervello riducendo il rischio di demenza.

gono inoltre flavonoidi e vitamina A, C, E e K e numerosi minerali. L’allicina in essi contenuta riduce la produzione di colesterolo ed ha proprietà antibatteriche, antifungine e antivirali.

una preziosa fonte di acido alfalinolineico, un Omega-3 che aiuta la salute del cuore, a regolare la pressione sanguigna e controllare i livelli di colesterolo.

Rape

Funghi

Sono ricchi di niacina e riboflavina e delle vitamine del gruppo B che promuovono la crescita e la produzione dei globuli rossi e controllano i livelli di colesterolo nel sangue. Sono inoltre una buona fonte di sali minerali (potassio, fosforo, selenio e rame) e la lisina e il triptofano in essi contenuti ne aumentano il valore proteico.

Questa radice appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, può aiutare a ridurre il rischio di tumore alla prostata e del polmone ed è una buona fonte di calcio e di fibre.

Zucchine

Sono praticamente uno dei simboli dell’autunno e costituiscono un’ottima fonte di potassio, che aiuta ad aumentare la resistenza muscolare. Hanno anche un’azione diuretica, lassativa e antinfiammatoria.

Patate dolci

Come le zucche, sono ricche di betacarotene che prevengono la carenza di vitamina A. Sono anche una buona fonte di Vitamina C e potassio e la loro buccia cotta ha un’alta concentrazione di fibre.

Cavolini di Bruxelles, Cavolfiori e Cavoli

La famiglia delle crucifere a cui appartengono questi vegetali è una miniera di vitamina C, ma anche un efficace anti-cancerogeno grazie all’alta concentrazione di glucosinolati, responsabili anche del caratteristico odore dei cavoli. I cavolfiori, poi, sono ricchi di vitamina K e di fibre.

Porri

Della stessa famiglia delle cipolle, sono disponibili tutto l’anno, ma il loro sapore è migliore durante la primavera e l’autunno. Sono un’ottima fonte di prebiotici, che aiutano a regolare la funzione intestinale. Conten-

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Sono ritenuti un antibiotico naturale, per il loro potere di rafforzare il sistema immunitario e la medicina non convenzionale ne raccomanda l’assunzione in autunno per prevenire i malanni di stagione.

Zucca

Ricchissima di alfa-beta carotene, è un valido aiuto per la vista e la crescita cellulare. I semi di zucca, tostati e salati, non sono solo un ottimo snack, ma anche


Le ricette di stagione 1. Risotto di zucca Ingredienti per 4 persone: riso g 300, polpa di zucca g 200, cipolla, rosmarino, limone, Grana Padano, burro, vino dolce passito, brodo vegetale, olio d’oliva, sale. Procedimento: riducete a dadini la polpa di zucca, tenetene da parte la metà e soffriggete il resto in un filo d’olio con una piccola cipolla tritata; unite al tutto il riso, tostatelo, sfumatelo con il vino passito, salatelo e portatelo a cottura con circa un litro di brodo caldo, unito poco alla volta; alla fine mantecate il risotto con una noce di burro, Grana grattugiato e un trito di rosmarino e buccia di limone.

2. Pizzoccheri valtellinesi Ingredienti per 6 persone: farina 00 g 200 più un po’ per la spianatoia, coste mondate g 200, castagne lessate, pelate e passate g 150 più 25 intere, verza mondata g 60, farina di grano saraceno g 50, 2 uova, una grossa patata, formaggio casera o fontina g 250, burro, sale, pepe in grani. Procedimento: lavorate energicamente e brevemente le due farine con le castagne passate, le uova, un pizzico di sale e un goccio di acqua ottenendo un impasto sodo e omogeneo. Stendetelo sulla spianatoia abbondantemente infarinata a mm 2-3 di spessore e tagliatelo poi a strisce larghe cm 1,5 circa e lunghe cm 7 (pizzoccheri). Riducete a tocchetti la verza e le coste e tagliate a fettine la patata. Fate bollire la patata in abbondante acqua salata per 10’, aggiungete poi la verza, le coste e i pizzoccheri. Lasciate cuocere tutto per 5’ circa, quindi scolate e condite i pizzoccheri con tanto burro fuso, il formaggio tagliato a fettine sottili e una generosa macinata di pepe. Completate i piatti con le castagne lessate e lasciate intere.

3. Strudel salato Ingredienti per 4 persone: 300 g di pasta sfoglia, 500 g di porcini, 1 spicchio di aglio, 200 g di ricotta di pecora, 50 g di grana grattugiato, 1 cespo di radicchio di Chioggia, 8 gherigli di noce, 2 uova, 1 tuorlo, aceto di vino bianco, olio extravergine di oliva, sale e pepe. Procedimento: lavate e mondate i porcini, quindi tagliateli a tocchetti. Fateli cuocere a fiamma bassa in una padella antiaderente con un filo di olio, una presa di sale e lo spicchio di aglio sbucciato, che poi eliminerete. Mondate e lavate il radicchio, tagliatelo a listarelle e fatelo saltare in una padella con un cucchiaio di olio, sfumando con un cucchiaio di aceto. In una terrina unite i funghi, il radicchio, la ricotta, il grana grattugiato, i gherigli di noce grossolanamente tritati e le uova. Salate, pepate e amalgamate il tutto. Stendete la pasta sfoglia su una placca ricoperta di carta da forno, distribuite al centro la farcia e richiudete lo strudel ripiegando i lembi di pasta. Spennellate la superficie con il tuorlo d’uovo emulsionato con poca acqua e passate in forno preriscaldato a 200 °C per 35 minuti. Sfornate e servite in tavola lo strudel ben caldo.

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4. Vellutata di patate dolci Ingredienti: 1 kg di patate dolci, 1 cipollotto fresco, 2 cucchiai di olio d’oliva, 30 g di burro, 1 litro di brodo vegetale, 150 ml di panna, 4 fette di pancetta affumicata, sale e paprika dolce q.b. Procedimento: mondate i cipollotti e tagliateli sottilmente, quindi metteteli ad appassire a fuoco molto basso assieme all’olio e al burro per almeno 15 minuti in un tegame. Sbucciate le patate e tagliatele a cubetti. Quando i cipollotti saranno appassiti, unite in un tegame le patate dolci a pezzetti e il brodo vegetale; aggiustate di sale, coprite con un coperchio e lasciate cuocere fino a che non diventeranno tenere (circa 20 minuti). Passate il composto con il frullatore ad immersione fino ad ottenere una crema. Unite alla crema la panna fresca, la paprika dolce e aggiustate di sale. Per guarnire la crema di patate fate rosolare su una padella antiaderente le fette di pancetta.

5. Plumcake di zucca e zenzero Ingredienti: 175 g di burro, 130 g di zucchero, 200 g polpa di zucca, 175 g farina, 1 bustina di lievito, un pezzetto di zenzero, 3 uova, 1 cucchiaio di scorza d’arancia grattugiata, zucchero a velo. Procedimento: sbattete le uova con lo zucchero fino ad avere un composto gonfio e spumoso, poi aggiungete la polpa di zucca cotta al vapore e frullata e mescolate. Unite quindi il burro fuso, la scorza d’arancia e lo zenzero grattugiato. Setacciate lievito e farina e incorporateli al composto. Imburrate e infarinate uno stampo da plumcake e versate il composto, poi cuocete il plumcake in fornocaldo a 180°C per 30 minuti circa.

6. Mousse di castagne e cioccolato Ingredienti: 500 g di castagne, 200 g di panna, 200 g di cioccolato fondente, 1 bicchiere di latte, 60 g di zucchero a velo, 50 g di burro, 10 g di cacao amaro, 1 bustina di vanillina. Procedimento: tagliare le castagne su di un lato e farle bollire in acqua finché, inserendo uno stecchino, la polpa non risulti morbida e cedevole. Sbucciarle e passarle una prima volta in modo da ridurle in puré. Aggiungere lo zucchero a velo e il latte tiepido in cui avrete sciolto la vanillina. Ripassare ancora le castagne per omogeneizzarle meglio. Montare la panna ben ferma e aggiungerla alla purea di castagna con un movimento delicato dal basso verso l’alto. Mettere la miscela in una terrina in frigo per almeno 1-2 ore. Al momento di servire, aiutarsi con due cucchiai per fare delle quenelle da disporre sui piatti del dessert. Sciogliere il cioccolato con il burro a bagnomaria, far intiepidire e versarne abbondantemente intorno alle quenelle di mousse. ■

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Un sogno chiamato Polinesia

Chi visita questo Eden terrestre deve farsi trasportare dalla ciclicità della natura rispettando solo l’orologio biologico. E godersi isole, atolli, mare e fondali Testo e foto di Maria Pia Pezzali giornalista, scrittrice e viaggiatrice

Se siete decisi a vivere un sogno, chiudete gli occhi e pensate all’oceano. Aggiungete una manciata di atolli qui e là, lagune turchesi, qualche miriade di spiagge, spazi di sabbia bianca finissima e poi fiori, profumi, frutta, natura e le immancabili “Vahinè”, le belle fanciulle dai capelli lunghi e neri. Aprite gli occhi. Ecco, siete in Polinesia. Il Paradiso?

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Probabile. Per pochi fortunati una vacanza davvero speciale. La Polinesia è così. Nonostante televisioni, riviste, libri e tutto quanto faccia informazione visiva ci bersagli quotidianamente con immagini da ogni angolo del Pianeta, questa manciata di isole e atolli continua a restare un mondo a sé. La politica turistica adottata dai

governanti di Tahiti ha, da sempre, scelto soluzioni che allontanassero le loro isole dall’aggressione di massa. Questo comportamento, in un’era di viaggi e turismo, si è fatto più “elastico” aprendo le porte della bellezza polinesiana ad un pubblico di viaggiatori sicuramente più ampio ma ancora lontano da quell’essere considerato “di


massa”. Una condotta di chiaroveggenza, se vogliamo, che ha saputo salvaguardare e custodire nel tempo ciò che oggi è accreditato essere uno dei beni più preziosi del pianeta: la natura. Un consiglio di lettura su tutti: “Nei mari del Sud” di Robert Louis Stevenson. Definito da alcuni critici uno dei più bei libri di viaggio dell’Ottocento, è anche un manifesto ante litteram contro lo sfruttamento della natura, la corruzione delle popolazioni primitive e l’insensibilità del mondo civilizzato per tutto quanto è “diverso” dai suoi schemi. Sono decine i personaggi curiosi che

popolano il paradisiaco paesaggio della Polinesia e che catturano Stevenson. Una terra dalla quale non riuscirà a staccarsi più.

Vasta come l’Europa

Già, ma si fa presto a dire Polinesia. È come se dicessimo “Europa” dato che l’estensione del nostro continente è paragonabile proprio a tutto l’arcipelago polinesiano. Ma come è possibile generalizzare? Una singola parola dal suono musicale e dal profumo inebriante, nasconde un complesso sistema di isole, isolotti e atolli, impossibili da scoprire in un solo

viaggio. Probabilmente non basterebbe neanche una vita per farlo. Di tutta la sua estensione, oltre cinque milioni di Km², le terre emerse ne coprono soltanto 4000. Il resto è acqua. Turbinosa come quella delle correnti “pass” oppure placida come quella delle lagune ma popolata, comunque essa sia, da una vita marina che ha dell’incredibile. Carta alla mano, troviamo la Polinesia tra i 10 e i 23 gradi Sud, a 6500 km dalle coste californiane e a 5400 Km da quelle australiane, suddivisa in ben 118 isole. Queste sono distribuite in cinque arcipelaghi: le Isole della

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Società tra le quali Tahiti, Moorea e Bora Bora, le Isole Marchesi, le Australi, le Gambier ed infine le isole dell’Arcipelago Tuamotu che ne conta ben 78 comprendendo le celebri Rangiroa, Manihi e Mururoa. Sulla mappa l’insieme appare come un firmamento di stelle, minuscoli puntini dai nomi esotici gettati su un oceano blu cobalto. Nate dalla lotta tra l’acqua e il fuoco la loro origine vulcanica è oggi visibile solo da ciò che resta delle antiche montagne eruttive. Un anello di corallo creato dall’incessante opera delle madrepore mette in risalto l’originario perimetro del vulcano, sprofondato nel corso dei millenni, dando origine alle attuali lagune. Se decidete di visitare questo Eden terrestre, dimenticate la frenesia dei ritmi cittadini, il voler fare tutto e a tutti i costi e lasciatevi trasportare dalla ciclicità della natura rispettando i tempi di un unico orologio: quello biologico.

Il mito delle ragazze indigene con i capelli neri e setosi ornati da collane

Per raggiungere la più celebre delle sue isole, Tahiti, ci vogliono anche 25 ore di volo ma il sorriso di benvenuto delle donne polinesiane unito alla loro grazia nell’adornare i visitatori di collane profumate, hanno il potere di cancellare ogni segno di stanchezza. Qui, oltre 1000 Km² di terre sono dominate dalla natura, profumata di miti e leggende. Le cime sono ricoperte di una lussureggiante vegetazione fatta di palmizi, piantagioni di vaniglia e ananas dove il

LE GUIDE 1) SUD PACIFICO Nove autori coordinati da Rowan McKinnon hanno visitato in lungo e in largo le isole, da Pitcairn alle Salomone, fino all’Isola di Pasqua. Una guida Lonely Planet aggiornata e ricca di consigli accurati, pratici e obiettivi. 2) TAHITI E LA POLINESIA FRANCESE Scritta da Celeste Brash, Jean-Bernard Carillet, Jean-Bernard Carillet, la guida ci conduce nell’entroterra, tra valli nascoste, picchi vertiginosi, massicci vulcanici, siti archeologici di rara bellezza e villaggi in cui il sapore della tradizione ha mantenuto tutta la sua freschezza, di cui già Gauguin e Melville avevano subito l’incanto. colore violento dei fiori risalta sul verde intenso delle foreste.

Vahinè e seduzioni

A soli dieci miglia da Tahiti troviamo l’isola di Moorea, forse meno conosciuta della più celebre cugina, ma dalla bellezza più selvaggia e primordiale. Dominata dal Picco di Mouaroa (simbolo di tutta la Polinesia ed impresso sulla moneta locale) l’isola nasconde cascate, foreste profumate, sculture religiose ed insenature incantevoli, come la leggendaria “Baia di Cook”. Sarà per il mito delle Vahinè con i loro capelli neri e setosi ornati da collane di “tiare” (Gardenia Tahitiana) e Ibisco oppure sarà per la coinvolgente musica di cui l’aria è intrisa, ma queste isole sono quelle che per eccellenza seducono ed hanno sedotto esploratori, navigatori, marinai, artisti e pittori di ogni nazionalità e tempo. Dall’alto di un picco la nostra vista si allarga fino all’orizzonte: sotto i nostri occhi i raggi del sole giocano con l’anello di corallo che avvolge l’isola. Colpito dalla forte luce il blu dell’oceano abissale sfuma verso il turchese delle coste passando attraverso tutta una gamma di

azzurri che soltanto la natura può inventare. Se la vegetazione terrestre merita ampio spazio tra le meraviglie naturali altrettanta attenzione meritano gli oceani di tutto il mondo. La vita marina degli atolli polinesiani è regolata dalle fasi lunari dando origine alle cosiddette “correnti di pass”, movimenti che condizionano il rinnovamento delle acque interne delle lagune e quindi il loro equilibrio biologico. Pass è infatti il nome con il quale si indica il punto di ingresso in un atollo. Ovvero quell’unica apertura (o più se l’atollo è grande) che mette in comunicazione il mare oceanico aperto con il mare interno della laguna. A causa dei cambi di marea e dalla differente profondità (si passa dai fondali abissali dell’oceano a quelli della laguna che spesso contano decine di metri) tra il mare aperto e la laguna interna, le correnti di pass diventano estremamente forti e violente. Quindi se non si conoscono i tempi delle maree può essere pericoloso immergersi in queste aree. Quando le acque che entrano si scontrano con quelle che escono, si crea una sorta di “turbolenza” proprio al-

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l’ingresso della pass, che prende il nome di “mascaret”.

Le perle nere

Anche una passeggiata con maschera e pinne potrà svelarvi alcune delle bellezze nascoste di questo incantevole arcipelago. E poi ci sono le regine per eccellenza: le perle nere. Amate da celebrità, vip, attori, modelle rappresentano un acquisto irrinunciabile se si deciderà per una vacanza in Polinesia. Nere, lucide, brillanti. In sostanza perfette. Sono le “Poe Rava”, forse più conosciute come le perle nere. Nascono dalla Pinctada Margaritifera, un’ostrica che viene coltivata in laguna sin dal suo stato larvale e successivamente innestata con una piccola conchiglia modellata come una piccola biglia, chiamata nucleo. Una volta “intercettato” il corpo estraneo, la P. Margaritifera reagirà isolando l’intruso avvolgendolo lentamente con sottili strati di carbonato di calcio che formeranno una sferetta piccola e lucida: la perla. Contrariamente alle perle più comuni, quelle provenienti dalla Pinctada hanno dei colori che variano dal grigio scuro “canna di fucile” fino alla rarissima e quindi ricercatissima perla di un colore verde quasi metallico. Apparentemente semplice, l’innesto del nucleo all’interno dell’ostrica è in realtà una delicatissima operazione chirurgica. Una volta pronte le Pinctada vengono unite tra loro e disposte lungo dei filari da calare in mare. La quotidiana cura dei coltivatori unita alla ricchezza di nutrimento delle acque delle lagune polinesiane saranno la formula vincente per ottenere, un anno circa dopo, questi piccoli gioielli del mare. I prezzi al pubblico? Variabili, a seconda della loro lavorazione con l’oro e della qualità della perla, suddivise in differenti categorie in base alla loro grandezza e perfezione.

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NOTIZIE & CONSIGLI Clima Caldo del genere subtropicale, costantemente rinfrescato dagli alisei. Le piogge tropicali nel periodo novembre - gennaio sono comunque di breve durata. Temperatura a terra Stagione fresca da maggio ad ottobre, da 20° a 27°; stagione calda e umida da novembre ad aprile, da 24° a 32°. Le immersioni si effettuano sempre durante l’anno e la temperatura dell’acqua varia dai 26° ai 30°, è quindi più che sufficiente una muta da 3 mm. Fuso orario -11 in inverno, -12 in estate. Moneta Franco CFP (Comptoirs Francais du Pacifique). 1 Euro = 119.3320 CFP; 1 Franco CFP = 0.0084 Euro. Telefonate Il consiglio è di acquistare delle carte telefoniche poiché non sempre la copertura cellulare può essere garantita. Varie: serve solo il passaporto, senza alcun visto, né vaccinazione. Corrente Elettrica: 127/220 V 60 Hz.

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Air Moorea www.airmoorea.pf/groupeairtahiti/ Informazioni: Tahiti (689) 86 41 41 Moorea (689) 56 10 34. Per raggiungere Tahiti con soli 10 minuti di volo e viceversa. Helipacific Voli turistici in elicottero a Tahiti, Moorea, Raiatea, Bora Bora Aeroporto di Tahiti-Faaa: Tel. (689) 85 68 00. Navi, traghetti e catamarani di linea Ufficio informazioni Tahiti: Tel. (689) 43 76 50 Ufficio informazioni Moorea: Tel. (689) 56 13 92. Musei a Tahiti Museo Paul Gauguin PK 51.200 Papeari - Tel. (689) 57 10 58 Museo di Tahiti e le sue isole http://www.museetahiti.pf/ PK 15 Punaauia - Tel. (689) 58 34 76. Link utili: www.kiaoraviaggi.it www.besttours.it/wspag_polinesia.asp www.veratour.it/viaggi/destinazione/polinesia www.tahiti-tourisme.com/. ■



Hobby House di Gelsomina Sampaolo

Libreria BAMBINI Le mie due case Un albo illustrato per affrontare il tema della separazione dei genitori. Linguaggio semplice, caldo e familiare, illustrazioni e grandi finestrelle che introducono l’elemento ludico nel flusso narrativo. Walsh M.; Motta Junior; Euro 12,00

Hanno taggato biancaneve Un’email avverte Biancaneve del terribile piano della Regina cattiva, uno specchio magico che sembra un tablet, un cacciatore col GPS... un classico in chiave contemporanea per scoprire il bello e il brutto del mondo del web. Marelli M., Editoriale Scienza; Euro 10,00

IN SALUTE Dipendenza da internet, adolescenti e adulti Un’analisi della dipendenza da Internet, nuova e insidiosa psicopatologia che influisce sugli aspetti socio-affettivi e relazionali della nostra vita quotidiana. Caviglia G., Perrella R.; Maggioli; Euro 18,00

Pronto soccorso Una guida tascabile, ma completa, a tutte le principali tecniche di pronto soccorso, utile sia nei casi di emergenza sia nei piccoli incidenti quotidiani. Tutte le operazioni sono spiegate passo per passo con illustrazioni. Youngson R.M.; Vallardi; Euro 8,50

Figuracce 8 scrittori raccontano con ironia momenti e situazioni grotteschi, spesso assurdi, capitati nella loro carriera di autori: presentazioni deserte e domande imbarazzanti, fan psicopatici ed equivoci surreali. AAVV.; Einaudi; Euro 17,50

Storia di una ladra di libri Nella Germania della II guerra mondiale, una bambina inizia a rubare prima per fame e poi per curiosità, salvando tanti libri dalla distruzione. Dal libro è stato tratto un fortunato film. Zusak M.; Sperling&Kupfer; Euro 16,90

BEST SELLER

Cinema Jersey boys Regia: C. Eastwood; con J. L. Young, E. Bergen, M.Lomenda, V. Piazza, C. Walken. trama: adattamento cinematografico del musical di Broadway su Frankie Valli e i suoi Four Seasons. Giudizio: un bel musical, come quelli di una volta.

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Musica George Ezra Wanted on voyage La voce di un folk-singer consumato che stride con il volto di un innocente 21enne biondino inglese. Successo immediato col singolo “Budapest”, traino di un album che sorprende.



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ricette

Pennette al gorgonzola e curry

150 g di gorgonzola 40 g di burro artigianale 150 g di speck a fiammifero 2 cucchiai di curry 5 foglie di salvia fresca sale, pepe 2 cucchiai di latte 400 g di pennette (rigate) parmigiano grattugiato.

Mentre cuoce la pasta, in una padella sciogliere il burro; unire lo speck e rosolarlo, poi la salvia tritata. In una ciotola versare: gorgonzola, latte, curry, 1 cucchiaio colmo di parmigiano (se occorre anche di acqua di cottura). Scolare la pasta, versarla nella padella. Spolverare con una macinata di pepe e di parmigiano.

marxismi

oroscopo Segno del Mese BILAncIA

Grazie al passaggio del Sole, la bilancia è il segno favorito del mese. Prestanza fisica e freschezza mentale sono le vostre armi vincenti: sarete più vigorosi e attraenti.

ScorpIone 23/10 - 22/11

Grandi occasioni di investimento. Più equilibrio per ottenere benessere e salute.

SAgIttArIo 23/11 - 21/12

Vecchie problematiche si risolvono. Soddisfazioni in amore.

cAprIcorno 22/12 - 20/01

Non fidatevi degli affari. Il lavoro inizia a dare buoni frutti.

AcQUArIo 21/01 - 19/02

Matrimoni “Mi sono sposato davanti a un giudice. Avrei dovuto chiedere una giuria”. (Groucho Marx)

Relazioni a gonfie vele, ma occhio alla competizione.

QUIZ

Il lavoro vi assorbe, ma darà soddisfazioni. Riposate.

I watt di Nibali Quanti watt può esprimere al massimo un ciclista? Durante l’ultimo Tour de France sono stati fatti i conti in tasca al vincitore, Vincenzo Nibali che ha espresso una potenza media di poco superiore ai 400 watt. In linea con il limite “umano” che gli scienziati hanno posto a 6,2 watt/chilo per prove fra i 15’ e i 20’ e 5,8 watt/chilo per prove superiori ai 20’. Armstrong e Indurain, all’epoca, arrivarono anche a 550 watt.

Web Zone Appettegola È nata knozen, l’app per (s)parlare dei colleghi: funziona se si registrano almeno sette persone della stessa azienda o dello stesso ufficio. Ciascuno degli iscritti, in forma rigorosamente anonima, può dare la sua opinione sui comportamenti, sul carattere e sul modo di lavorare degli altri.

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Stress da selfite I giovani sono sempre più maniaci del ‘selfie’, ovvero dell’autoscatto da postare sui social network o scegliere come immagine del profilo. La pediatra dell’Università di Genova Teresa de Toni e lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Federico Bianchi di Castelbianco, parlano di ‘selfite’, come di una vera e propria “patologia legata al mancato riconoscimento del proprio corpo”. Riguarderebbe gli adolescenti alla ricerca della loro identità, impegnati a farsi scatti fotografici fino a 10 ore al giorno per trovare la foto più ‘appetibile’.

peScI 20/02 - 20/03

ArIete 21/03 - 20/04

La stanchezza si fa sentire? Serve un “programma salute”.

toro 21/04 - 20/05

Negli impegni non siate insofferenti: stringete ancora i denti.

geMeLLI 21/05 - 21/06

Le relazioni sentimentali si consolidano. Mantenete la forma.

cAncro 22/06 - 22/07

In famiglia puntate alla condivisione. Pensate ai risparmi.

Leone 23/07 - 23/08

Nel lavoro gli accordi si raggiungono con calma e carisma.

VergIne 24/08 - 22/09

Selezionate le nuove conoscenze. Esplodono amore ed eros.

#sononatonel2007 Gli hashtag, che permettono di “etichettare” un post o un tweet sotto una determinata categoria, sono nati nel 2007 quando, in occasione dell’incendio della foresta di San Diego, Nate Ritter ha usato il tag #sandiegofire per distinguere i suoi upload. Da quel momento in poi gli hashtag si sono diffusi per riunire non solo i tweet relativi a disastri naturali, ma tutti quelli che riguardano particolari situazioni, eventi e argomenti.

concertI Le date del mese Marianne Faithful: 27 Milano (Auditorium), 28 Lucca (Teatro del Giglio) Dear Jack: 4 Forlì (Pala Credito di Romagna), 11 Roma (Palalottomatica), 18 Napoli (Palapartenope), 25 Assago (Mediolanum Forum). kaiser Chiefs: 15 Milano (Fabrique), 16 Firenze (Viper Theatre), 18 Padova (Gran Teatro Geox). Noa: 28 Bologna (Teatro Duse). Claudio Baglioni: 21 Locarno (Palaexpo Fevi), 22 Cuneo (Palasport di S.Rocco), 24 Pavia (Pala Ravizza), 25 Novara (Impianto Sportivo Terdoppio), 29 Pesaro (Adriatic Arena). Anastacia: 27 Milano (Fabrique), 29 Roma (Auditorium Parco della Musica), 30 Firenze (oBIHall). Cesare Cremonini: 29 Assago (Mediolanum Forum), 31 Rimini (105 Stadium).




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