Un modello di business diverso esiste È in corso una sfida fra QUALITA’ e QUANTITA’, fra Made in Italy e produzione di massa che vede contrapposti valori come autenticità, talento, legame con il territorio, fattore umano, competenza e relazione contro il mercato globale, l’omologazione, la produzione massiva in serie e, spesso, la mancanza di etica. La politica ha il dovere di comprendere su cosa è importante investire in Italia e abbandonare sia la pulsione di avventurarsi in competizioni globali dove è molto probabile perdere, sia la tendenza di portare l’Italia a chiudersi in sé stessa. Abbiamo bisogno di leggi forti a tutela del Made in Italy per non disperdere un patrimonio di ricchezza che è stato il faro dell’Occidente per tanti secoli e che può rappresentare la salvezza della nostra economia. Dobbiamo sostenere politiche che investano in formazione, conservino l’ambiente, che mettano al centro il fattore umano, le competenze, l’ingegno, il talento che ci
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VEDERE ITALIA – nr. 7 / 2021
appartengono in misura di molto superiore ad altre culture e Paesi. Con il nostro passato basato sul rapporto armonico dell’Uomo con il mondo, con la nostra tradizione di socialità e di ricchezza al servizio della collettività come era concepibile nel Rinascimento, il nostro Made in Italy potrebbe essere la salvezza non solo dell’Italia e degli Italiani, ma del mondo intero. Possiamo e dobbiamo raccogliere questa sfida in modo convinto e potente puntando sulla trasmissione delle nostre specialità alle nuove generazioni. Questa è una sfida culturale che non può prescindere dalla comunicazione: saper fare e far sapere. C’è un concetto a cui gli italiani tengono oggi come in passato. È un modo per esprimere un atteggiamento che nasce nel profondo e che non è traducibile in nessun’altra lingua: “fare bella figura”. Non a caso la BELLEZZA è sempre al centro.