VENICE FILM FESTIVAL press conferences sala casinò
12.00 CONFERENZA STAMPA DEI DIRETTORI DI FESTIVAL EUROPEI INVITATI ALL’APERTURA DELLA MOSTRA 13.00 CONFERENZA STAMPA DI APERTURA della 77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA, Presentazione delle Giurie VENEZIA 77, ORIZZONTI, VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” 14.00 MILA (APPLES) (Orizzonti) 15.00 LACCI (Fuori Concorso) Solo accreditati, prenotazione obbligatoria/ Press holders, only upon reservation
8.30
Sala Darsena
14.00
Sala Giardino
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA press - industry
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
MILA (Apples)
8.30
PalaBiennale
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry
LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
8.30
Sala Perla
GIORNATE DEGLI AUTORI press industry
OAZA (Oasis)
Ivan Ikić (121’) v.o. serbo st. italiano/inglese
9.00
Sala Giardino
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry
LACCI (The Ties)
14.15
Sala Perla
SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC EVENTO SPECIALE DI APERTURA press - industry
LES AIGLES DE CARTHAGE (The Eagles of Carthage) Adriano Valerio (20’) v.o. arabo, francese st. italiano, inglese
THE BOOK OF VISION Carlo S. Hintermann (95’) v.o. inglese st. italiano
16.00
Sala Darsena
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA pubblico - tutti gli accrediti
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
9.15
LACCI (The Ties)
Sala Casinò
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA press - industry
MILA (Apples)
16.00
PalaBiennale
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA pubblico - tutti gli accrediti
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
11.00
17.15
Sala Darsena
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry
LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
11.00
PalaBiennale
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA press - industry
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
11.00
Sala Volpi
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA press - industry
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
11.15
Sala Perla
GIORNATE DEGLI AUTORI press industry
KONFERENTSIYA (Conference)
Ivan Tverdovskiy (130’) v.o. russo st. italiano/inglese
11.30
Sala Giardino
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry
LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
DAILY#1
Sala Perla
GIORNATE DEGLI AUTORI FILM DI APERTURA tutti gli accrediti
CIGARE AU MIEL (Honey Cigar)
Kamir Aïnouz (100’) v.o. francese, berbero st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A
18.30
PalaBiennale
FUORI CONCORSO press - industry
NAK-WON-EUI-BAM (Night in Paradise)
Hoon-jung Park (131’) v.o. coreano st. italiano/inglese
19.00
Sala Grande
77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA inviti
CERIMONIA DI APERTURA OPENING CEREMONY CERIMONIA DI PREMIAZIONE
LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A TILDA SWINTON
a seguire FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA
LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
SEGUE A P. 8
2 September 2020
LEXUS. VENEZIA. DALLA PASSIONE NASCE UN CAPOLAVORO.
LEXUS AUTO UFFICIALE DELLA 77. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA . Lexus UX 300e. Valori di emissioni e consumi non disponibili perché in corso di omologazione. Valori rilevati in fase di test preliminari riferiti alla gamma UX 300e Lexus UX 300e: Consumo di elettricità in kWh/100 km 18; Emissioni di CO2 in g/km: 0; Consumo di carburante in l/100 km: 0; Autonomia Elettrica in km: fino a 400 km. Tutti i predetti dati non sono definitivi in quanto in corso di omologazione. Peraltro gli stessi non sono indicativi del tipo di percorso scelto dopo la ricarica. Il tempo di ricarica dipende anche dalla temperatura, dall’usura della batteria, dalla potenza erogata dalla colonnina, dallo stile di guida e dal livello di carica. Immagine vettura indicativa.
2
#1
Tilda Swinton
intervista Roberto Cicutto di Massimo Bran
E
ra un anno speciale questo per la Biennale, con una nuova Presidenza e un compleanno importante, i 125 anni dalla fondazione dell’Istituzione. Roberto Cicutto, veneziano di nascita, uomo di cinema ma grande cultore in generale delle arti, si è insediato proprio nei giorni in cui l’anno più che speciale si è fatto unico ed irripetibile. Lo sconvolgimento pandemico ha mandato in un attimo per aria tutto, sospendendo attività, eventi, programmazioni. In primavera inoltrata pochi avrebbero scommesso sul fatto che Venezia avrebbe saputo confermare almeno uno dei suoi grandi appuntamenti internazionali. E invece... eccoci qua a reimmergerci nel nostro amato cinema, in un’edizione per mille ragioni già memorabile prima ancora di aver mosso il suo primo passo. Non potevamo che partire da qui, intervistando il nuovo Presidente della Biennale.
Genesi e progettazione di un’edizione epocale. Nei primi mesi del 2020 ‘qualcuno’ ha spento un interruttore e siamo più o meno tutti piombati in modalità stand by. Anche la luce del proiettore (unica cosa rimasta nel modificarsi velocissimo delle tecnologie di proiezione) si è spenta. Temevamo sarebbe successo anche al Lido dopo la cancellazione di tanti festival grandi e piccoli. Siamo stati fortunati e anche un po’ coraggiosi, assieme al Direttore Alberto Barbera, a tutto il team della Biennale, ai cugini delle Giornate degli Autori e della Settimana della Critica, a decidere di realizzare, in presenza di autori, tecnici e pubblico, nelle date stabilite, la nostra Mostra del Cinema. Non siamo orgogliosi di essere i primi, dopo la forzata pausa, a poterlo fare. Ma siamo orgogliosi di aver dimostrato che (tenuto conto della situazione della pandemia in Italia e nel mondo) si può fare, mettendo in atto tutte le misure di sicurezza e allestendo un programma che non ha molto da invidiare a quello degli anni precedenti. La cosa più importante è creare un grande laboratorio di convivenza attorno alla situazione sanitaria, attraverso una collaborazione tra noi, che forniamo gli strumenti perché la gente possa fruirne in sicurezza la Mostra, e le persone che vengono comportandosi responsabilmente e rispettando le misure. Credo che queste due cose insieme possano costruire una modalità che tutti gli altri festival o eventi equiparabili in giro per il mondo potranno poi seguire.
di Cesare Stradaioli
C
© Foto Asac - La Biennale di Venezia
Una straordinaria continuità. Ci siamo detti: «il Cinema magari sarà un po’ più spoglio di testimoni, di talenti e di registi che accompagnano i film ma ha un supporto che consente di viaggiare molto più facilmente». È stato un percorso a tappe di avvicinamento, ci siamo dati delle date, per il cinema entro il 31 maggio, per decidere se l’avremmo fatto nel caso le condizioni lo avessero permesso. «Questa mostra è fatta in casa», ci siamo detti, l’avremmo fatta comunque! La Mostra presenta tutti i titoli delle sue sezioni principali: Concorso, Fuori Concorso e Orizzonti. Abbiamo fatto qualche sacrificio, ma abbiamo imparato molto. Ora sappiamo più di prima quanto la gente del cinema, e non solo, ami il più antico festival del mondo, sappiamo quanto gli autori affermati o emergenti vogliano essere al Lido, e possiamo contare su professionalità ed eccellenze che ci hanno aiutato ad affrontare l’imprevisto. Molte manifestazioni di rilevanza mondiale hanno accettato la via del web per presentare i loro lavori. Noi non rifiutiamo la possibilità che il digitale offre per coprire spazi che rimarrebbero vuoti, ma siamo certi che il cinema, come le altre arti, vada vissuto in presenza e condivisione. La Mostra e i 125 anni Biennale: una celebrazione all’incrocio dei linguaggi contemporanei. La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, assieme a tutte le altre discipline che danno vita alla Biennale di Venezia, è un appuntamento fondamentale non solo per celebrare il cinema e, sempre di più, anche altre forme di audiovisivo, ma soprattutto per arricchire il nostro patrimonio di conoscenza, per confrontarci con il passato, per ipotizzare contenuti, linguaggi e nuove tecnologie nelle arti dei prossimi decenni. Per questo la Mostra è diversa da qualsiasi altro festival, perché fa parte di una famiglia che da 125 anni fa delle arti contemporanee il terreno di confronto, proposte, ricerca nei settori che davvero, tanto se non più delle discipline scientifiche, possono cambiare il mondo.
Focus Cate Blanchett
Tilda's five Edoardo II (1991) È il culmine del suo lungo sodalizio con il grande e tragico Derek Jarman: il potere sfugge fra le dita come sabbia e, come in Time Table dei Genesis, scomparsi dame e cavalieri, non resta niente. Coppa Volpi per l’interpretazione femminile.
Orlando (1992) È il film della sua definitiva consacrazione internazionale, nello splendido finale dove niente è come sembra e mai come in questo caso sono “sante parole”. Il maschile è femminile e il femminile è maschile. Sontuosa. Zona di guerra (1999) L’esordio alla regia di Tim Roth. Come nei viali del centro di Lucio Dalla, c’è guerra anche dentro le famiglie più ordinarie e i mansueti, dai quali secondo la Bibbia bisogna guardarsi: in genere non fanno prigionieri.
di Sara Sagrati
C
i sono persone che sembrano venute da un altro pianeta. Creature sovrannaturali difficili da accomunare ad altri esseri umani. Eppure lo sono – umane, si intende – e tra queste una delle più eteree viene dall’Australia e si chiama Cate Blanchett. Padre texano, madre australiana, Cate cade sulla terra il 14 maggio 1969 e si fa notare – ma guarda un po’ – fin da piccola: a 12 anni è già drama captain della sua scuola. Eppure non sceglie il teatro; all’università si iscrive a economia e belle arti. La vocazione per la recitazione arriva dopo essere stata notata – ma dai? – mentre era in vacanza in Egitto nel 1989, dove le viene chiesto di fare la cheerleader nel film sulla boxe Kaboria. Lei accetta e al ritorno in patria si iscrive al National Institute of Dramatic Art. Il resto è storia: il teatro con Geoffrey Rush, i primi riconoscimenti, la parte in Elizabeth, il successo internazionale e la conquista della Terra, quella reale e quella “di mezzo”.
apace di interpretare personaggi enigmatici non meno di quanto lo sia la sua figura di professionista (per non parlare della sua vita personale, talmente misteriosa e refrattaria a qualsiasi voce o notizia al punto da scoraggiare qualsiasi gossip), Tilda Swinton, continuamente difforme nel modo di dare vita a caratteri contorti, scaleni e contraddittori, riesce a essere comunque sempre uguale a sé stessa, rendendo agevole individuarla, vederla subito, nei primi secondi di una sua entrata in scena, anche da posizioni retrostanti, secondarie, perfino timide. La sua potente espressività, inscindibile dal profilo quasi etereo, può mutare da un momento all’altro con un semplice sguardo da quei suoi occhi così diafani da sembrare senza ciglia; e subito il tono sommesso diventa tempesta. Disinvolta, totalmente disinibita nelle scelte professionali, talvolta forse criticabili, capace di realizzare – caso pressoché unico – un ideale femminile nella disperata e vitale galleria umana del suo vero compagno d’arte, Derek Jarman (nove film insieme e solo la prematura morte del grande regista britannico ha interrotto il loro percorso), così delicata e solo apparentemente distante come splendidamente rende l’improvviso e sconcertante nudo finale di Orlando. Il meritato Leone d’Oro alla carriera che le verrà conferito appare in verità essere solo un punto di ripartenza.
Nessuna altra Galadriel al di fuori di lei, Cate incarna la sacralità dylaniata, onora il Marvel e l’Indiana Jones universe, santifica la nevrosi alleniana, si dà alle serie, si fa manifesto vivente e (in futuro) sarà l’icona Lucille Ball per Aaron Sorkin. «Rappresenta la donna per la quale io creo», dice di lei Giorgio Armani, per il quale è testimonial dal 2003. In pratica una dea in Terra con due Oscar, una Coppa Volpi, un marito commediografo dal 1997 e quattro figli. Già presidente di giuria a Cannes nel 2018, torna nello stesso ruolo al Lido perché… perché SÌ!
Michael Clayton (2007) Ricatti, bugie e veleni multinazionali. Fra due mostruose interpretazioni (George Clooney e Tom Wilkinson) spunta il demonio in tailleur e ha lo sguardo tagliente della banalità del male, per un meritatissimo Oscar come non protagonista. Snowpiercer (2013) Non è scienza, non è fantascienza, non è fantasy. Il treno che copre ininterrottamente la superficie terrestre è come una specie di Truman Show su rotaie: classi inferiori, milizia, vagoni esclusivi e una crudele, spietata caposala.
#1 3
D#1 today
Post-digital Archipelago
The Festival at a D#2
Venezia chiede presenza: è il luogo qui a fare la differenza, è l’esperienza a contare. Ma offre anche distanza: tra corpi o negli eventi dislocati o telematici. La Mostra dell’emergenza sanitaria - che ha rivelato al mondo la necessità della tecnologia - entra a testa alta nell’era in cui il digitale è naturale e non contraddice la presenza fisica. Il primo festival del cinema restaurato ai Giardini, la sala web, le mostre fotografiche (Giardini e Forte Marghera), la cerimonia di apertura in streaming nelle sale di tutta Italia, le proiezioni VR dislocate nel mondo: ci siamo. Apertura, anziché chiusura. Perché presenza e distanza non sono più in contrapposizione: è tutta questione di posizione e di esperienza. L’edizione 77 apre in tricolore con Lacci diretto da Daniele Luchetti, film che sarà proiettato in anteprima nelle sale a seguito della diretta streaming della cerimonia di apertura: bella iniziativa, anche per gli esercenti. L’interessante (profetico?) Mila (Apples), del millennial greco Christos Nikou, parabola su un misterioso morbo che causa la perdita della memoria. Le Giornate degli Autori puntano sulla lotta al patriarcato: Cigare au miel, della giovane franco-algerina Kamir Aïnouz, è il racconto della vicenda di una giovane donna berbera che si scontra con i valori della famiglia tradizionale. Una selezione ridimensionata, certo, ma anche più coraggiosa e attuale, che rilegge il cinema nell’era che chiede il superamento della dicotomia reale-virtuale. Per questo Venezia, arcipelago post-digitale, ha già vinto. Riccardo Triolo The first Festival of the pandemic era appears at a time when digital is natural and does not contradict physical presence. A festival of restored films at the Giardini, the web room, the photographic exhibitions, the opening ceremony streamed in cinemas all over Italy, the VR screenings all around the world: here we are, open. The 77th edition starts with Lacci by Daniele Luchetti, that will premiere in theaters after the live streaming of the opening ceremony. Apples by Christos Nikou (Orizzonti) is a parable about a disease that causes memory loss. Honey Cigar (Venice Days) by Kamir Aïnouz is the story of a young Berber woman who clashes with the values of the traditional family. A smaller selection, but a more courageous and current one, which re-evaluates cinema. So Venice, a post-digital archipelago, has already won.
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#1
3sept
I film di oggi sono accomunati da memorie di esperienze di un passato non troppo lontano in termini di spazio-tempo, come Quo Vadis, Aida? di Jasmila Z̄banić che racconta del coraggio e della resilienza di una traduttrice per le Nazioni Unite sullo sfondo del massacro di Srebrenica; o Final Account di Luke Holland, incentrato sulle inedite testimonianze di cittadini dell’ultima generazione sopravvissuta al Terzo Reich; o ancora il regista di Oaza, Ivan Ikić presenta la storia di un triangolo amoroso ambientato all’interno di un ricovero psichiatrico. Sul fronte orientale, il film The Wasteland di Ahmad Bahrami narra le condizioni marginali degli operari di un mattonificio, mentre, spostandoci in India, il protagonista di Milestone di Ivan Ayr desidera riscattarsi all’interno di una società permeata da forti disuguaglianze. Dalla Corea, Hoon-jung Park propone Night in Paradise, le vicende di un uomo criminale che tenta di dare una svolta alla sua vita e, dopo aver ricevuto il Leone
alla Carriera appena lo scorso anno, Pedro Almodóvar con il corto La voce umana porta in Laguna Tilda Swinton.
D#3
4sept
Oggi si dà spazio a donne e uomini mossi da un senso di giustizia e volontà di cambiamento, come l’attivista Greta Thunberg. In Greta, Nathan Grossman ripercorre le sue esperienze, dagli esordi, agli scioperi per il clima, fino ad arrivare alle Nazioni Unite.
centro di The Duke di Roger Michell, in cui il protagonista parla ai potenti perché desidera cambiare il mondo.
D#4
5sept
Questa giornata è dedicata a tre grandi donne dietro la macchina da presa, Miss Marx di
Susanna Nicchiarelli, The Man Who Sold His Skin di Kaouter Ben Hania, Mainstream di Gia Coppola, trattano rispettivamente di femminismo e socialismo, di rifugiati, arte e libertà, di media e psiche umana. Pieces of a Woman del regista Kornel Mundruczó è una tragica e dolorosa storia di una donna che ha subito una perdita. Cambiando direzione, dirigendoci verso altri tre film, questa volta Fuori Concorso, Mandibules di Quentin Dupieux è una commedia sul ritrovamento e addestramento di una mosca; Filip Jan Rymsza in Mosquito State racconta il crollo psicologico di un analista di dati di Wall Street, e infine Abel Ferrara con Sportin’ Life mette in scena una testimonianza artistica sulla società e sulla propria vita.
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6sept
Grandi drammi in questa sesta giornata, con un fil rouge intessuto di dilemmi morali e scelte importanti. Una prostituta e un rocker si danno alla fuga nell’opera prima di Ismaël El Iraki, Zanka Contact, un giovane militare è sottoposto a forti pressioni in una Parigi blindata in un altro esordio, quello di Giovanni Aloi con La troisième guerre (The Third War) mentre un bambino affronta la vita in un riformatorio iraniano in Khorshid (Sun Children, Venezia77) di Majid Majidi. In questo duro leitmotiv s’inserisce anche la “love story” tra mogli ottocentesche in The World to Come (Venezia77) di Mona Fastvold, nonché
una “compagna” che affronta l’incertezza dei suoi tempi, insicurezza che ribadisce Ivan Tverdovskiy in Conference, imprimendo su pellicola i tragici ricordi di una suora sull’attacco ceceno al Teatro Dubrovka nel 2002. Si cambia poi sponda, ma l’eco russa resta, con il documentario Guerra e pace (Orizzonti) di Martina Parenti e Massimo D’Anolfi sul rapporto secolare tra cinema e guerra, per atterrare infine sul leggendario ring dello scontro tra Muhammad Ali e Sonny Liston,
in One Night in Miami (Fuori concorso), a firma del premio Oscar Regina King.
D#7
8sept
La giornata si apre con un viaggio tra le terre del Medioriente, quello testimoniato da Gianfranco Rosi in Notturno (Venezia77), prosegue in Palestina con l’opera di Ameen Nayfeh, che percorre la vita di due coniugi separati da brevissima distanza, per l’appunto 200 Meters (Giornate degli Autori), continua nell’Iran di Careless Crime (Orizzonti) del già premiato a Venezia Shahram Mokri, per fare scalo in un night-club israeliano con Laila in Haifa (Venezia77) di Amos Gitai e imbarcarsi negli States, con il road movie Guida romantica ai posti perduti (Giornate degli Autori), a firma dell’italiana Giorgia Farina, e nella metro newyorkese di Topside (Settimana della
Director's cuts
Suit and Taste In PADRENOSTRO di Claudio Noce, con Pierfrancesco Favino, un ragazzo atterrito e vulnerabile in seguito all’attentato del padre incontra Christian, che segna una svolta nella sua vita. Allo stesso modo, anche Sharad Nerulkar, protagonista di The Disciple di Chaitanya Tamhane cerca se stesso attraverso il mondo della musica classica locale. Tarzan e Arab Nasser presentano Gaza mon amour, la storia di un uomo che rivendica il diritto di amare. La stessa realtà complessa è presente in The Furnace di Roderick MacKay che mette in luce la storia dei cammellieri “Ghan” nella ricerca della loro identità e, sul fronte russo, Pohani Dorogi e Kitoboy raccontano storie di guerre e il disagio sociale. Il furto del ritratto di Goya è al
trame tutte italiane, con Assandira (Fuori Concorso) di Salvatore Mereu, Das Neue Evangelium (Giornate degli Autori) di Milo Rau e Non odiare (Settimana della Critica) di Mauro Mancini.
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7sept
Dalla “madrepatria” slava approdano pellicole di rilevanza storica. Andrei Konchalovsky firma la prima, Dear Comrades!, rilettura dell’era chrusceviana attraverso gli occhi di
Il programma è di grande qualità. Il che non è merito della selezione in sé, bensì l’ennesima conferma – lo dico da anni e mi rendo conto di essere ripetitivo – di come il cinema sia tutt’altro che moribondo, caratterizzato da un ricambio generazionale incredibile, con una costante ricerca di nuove narrazioni, nuovi linguaggi, nuove estetiche, con nuovi autori che emergono dappertutto, anche in Paesi inimmaginabili sino a ieri.
Glance Critica) di Held e George. Senza trascurare i Fuori Concorso Di yi lu xiang (Love After Love) di Ann Hui e Hopper/Welles.
del Sol Levante Kurosawa Kiyoshi, che ci riporta al Secondo conflitto con Spy no Tsuma (Wife of a Spy, Venezia77). Si ritorna poi in patria con Le sorelle Macaluso (Venezia77), pellicola al femminile diretta da Emma Dante.
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9sept
Mentre City Hall di Frederick Wiseman, Oscar alla carriera e già ospite a Venezia, e Il lungo viaggio di Andrej Khrzhanovskij, omaggio al doppio centenario della nascita di Tonino Guerra e Fellini, si contendono lo scettro documentaristico, dal Messico e dall’Oriente ci giungono Orizzonti suggestivi: dalla giungla
VENEZIA77 CATE BLANCHETT
10sept
Temi che hanno segnato la storia, ma allo stesso tempo sempre attuali, come il conflitto sociale, l’attivismo, il terrorismo, le rivolte e la resistenza legano i film di questa giornata, in particolare Und morgen die ganze Welt di Julia von Heinz, Nuevo orden di Michel Franco, Tvano nebus di Marat Sargsyan e Tengo miedo torero di Rodrigo Sepùlveda Urzúa. In modo ancor più contemporaneo, Run Hide Fight di Kyle Rankin racconta l’assedio di una scuola e il coraggio di un’adolescente che affronta e combatte contro gli assassini. Il protagonista di Yellow Cat di Adilkhan Yerzhanov vuole salvarsi da un destino crudele e criminale, mentre con Nowhere Special, Uberto Pasolini parla con discrezione del dramma di un padre malato alla ricerca di una nuova famiglia per il figlio. Un clima totalmente diverso con La verità su La dolce vita di Giuseppe Pedersoli, un omaggio a Fellini nel centenario dalla sua nascita e a sessant’anni dalla sua produzione.
D#10
maya di Selva trágica della giovane Yulene Olaizola all’opera prima di Jorge Cuchi, 50 (o dos ballenas se encuentran en la playa), dai cinesi Wang Jing con The Best is Yet to Come e Li Dongmei con Ma ma he qi tian de shi jian – Mama (Giornate degli Autori) fino al maestro
THE JURIES actress, producer (Australia)
MATT DILLON actor (USA)
VERONIKA FRANZ
director, screenwriter (Austria)
JOANNA HOGG
director, screenwriter (UK)
NICOLA LAGIOIA writer (Italy)
CHRISTIAN PETZOLD
director, screenwriter (Germany)
LUDIVINE SAGNIER actress (France)
ORIZZONTI CLAIRE DENIS
director, actress, screenwriter (France)
OSKAR ALEGRIA director (Spain)
FRANCESCA COMENCINI
11-12sept
director, screenwriter, writer (Italy)
KATRIEL SCHORY
Le ultime due giornate sono dedicate a personaggi impegnati nella ricerca del sé, è il caso di Nomadland della regista Chloé Zhao e di In Between Dying di Hilal Baydarov; mentre i toni si fanno più crudi in Saint-Narcisse di Bruce LaBruce e 30 monedas di Álex de la Iglesia, il primo episodio di una serie tv spagnola di mistero e terrore.
producer (Israel)
CHRISTINE VACHON producer (USA)
OPERA PRIMA CLAUDIO GIOVANNESI
director, screenwriter, musician (Italy)
REMI BONHOMME
director, festival programmer (France)
DORA BOUCHOUCHA
Da questo punto di vista credo che nessuno rimarrà deluso, perché i film sono talmente interessanti, nuovi e spesso anche sorprendenti, che davvero ce ne sarà per tutti i gusti. Our programme is of the greatest quality. This reflects not necessarily on the selection process itself, but, and I know I am being repetitive here, on the world of cinema, which is as lively as it has ever been. The generational turnover is going apace and there is an incredible activity in the research of new narratives, new languages, new aesthetical paradigms, even in countries we wouldn’t have placed our bets on until a year ago. From this point of view, I believe nobody will be disappointed: the movies are so interesting, new, and surprising, that will suit any taste.
producer, festival director (Tunisia) Pietro Castellitto ci conduce in Italia con I predatori, un film corale che racconta di due famiglie di estrazione sociale diversa che condividono la stessa giungla romana. Il bianco e nero caratterizza il film di Lav Diaz, Lahi, hayop e Crazy, not Insane di Álex Gibney, incentrato su una criminologa che esamina la complessità della mente e le personalità multiple di numerosi serial killer. La selezione ufficiale della 77. Mostra del Cinema si chiude con Lasciami andare di Stefano Mordini. The Rossellinis di Alessandro Rossellini chiude invece la SIC.
VENICE FILM FESTIVAL
Daily Venezia77 Supplemento di :venews n. 247 settembre 2020 Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996
Direttore responsabile Venezia News Massimo Bran
VENICE VR CELINE TRICART storyteller (USA)
ASIF KAPADIA director (UK)
HIDEO KOJIMA
author of videogames (Japan)
Redazione Marisa Santin (coordinamento editoriale), Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione), Paola Marchetti (direzione organizzativa), Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari, Luca Zanatta (graphic design) Hanno collaborato Loris Casadei, Fabio Di Spirito, Roberto Pugliese, Sara Sagrati, Cesare Stradaioli, Riccardo Triolo, Delphine Trouillard, Andrea Zennaro Fotografie Nicola Vianello Stampa WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE) redazione@venezianews.it - www.venezianews.it
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MILA (Mele/Apples) Orizzonti
di Christos Nikou con Aris Servetalis, Sofia Georgovasili, Anna Kalaitzidou, Argyris Bakirtzis (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’)
IL PROFUMO DEL TEMPO Siamo la somma delle immagini che costruiamo e ricordiamo di noi stessi, o siamo qualcosa di più importante e profondo? Una misteriosa pandemia (ma è solo una coincidenza, assicura il regista) priva le persone dei loro ricordi. Per ricostruire la propria identità andata perduta con l’amnesia, Aris si sottopone a un trattamento che promette di restituirgli un passato, seppur fittizio. Aris sembra aver dimenticato tutto, tranne il gusto delle mele… Christos Nikou (Atene, 1984) è un regista greco alla sua opera prima. Il suo corto KM ha ricevuto nel 2013 una nomination al Palm Springs International ShortFest, risultando vicitore lo stesso anno al Motovun Film Festival, in Croazia. Are we the sum of the images we compile and display of ourselves, or are we something richer, and deeper? An allegoric pandemic affecting people’s memory turns out to be a reflection on grief and on the way human beings come to term with loss. Christos Nikou (Greece, 1984) is a Greek director at his debut film. His short movie KM, of 2013, was nominated for an award at the Palm Springs International ShortFest. KM won the Best Short Film Award at the Motovun Film Festival, in Croatia.
interview Christos Nikou by Marisa Santin
H
ow did you come to the story for you film? The idea for APPLES came to me about eight years ago, at a time when I tried to forget the loss of my father and all of these questions regarding identity and loss, memory and pain were very much on my mind. My father loved apples, and in my mind these apples became closely tied to the act of remembering him, a symbol for memory itself. I have a very good memory. I cannot forget things even if I try. I was struck with the strange dilemma of actively wanting to lose the memory of a painful experience but being unable to do so. I was trying to understand why some people find it so much easier to forget, and it seemed to me that the use of technology plays a role in this. No smartphones, no internet: the “new identity program” requires people who are suffering from amnesia to collect new memories taking polaroid photographs. Why did you choose this particular means, the polaroid? There is, of course, a long tradition of inventing dystopian societies to talk about our own condition. Dystopias don’t have to be futuristic. I think sometimes they are more powerful when they stick close to home. That’s why we used elements that are still familiar but dated, such as polaroid pictures in a physical album or handwritten letters in actual envelopes. Everything in the film is analog, nothing is digital. Polaroid analog camera is an element that is almost forgotten nowadays. We often don’t retain our memories in our brains anymore, more
Visioni sul futuro. La VR irrompe nel cinema
and more we reconstruct what we experience by accessing files on a computer or the history of social media posts. We are not living our own lives in the moment. Making your life revolve around goals and aims set for you by a self-appointed external authority is at the heart of social media use, be it Instagram campaigns or Tik Tok challenges. In Instagram campaigns most of the people use polaroid filter for their selfies.
di Riccardo Triolo audiovisivo all’interno di questo mezzo del tutto nuovo, con caratteristiche proprie, allora ne potremo apprezzare anche le qualità espressive. Il VR ha un linguaggio proprio, autonomo: il cinema semmai è per il VR un grande serbatoio da cui attingere.
Losing one’s memory means losing one’s identity. What is left of an individual if he cannot remember? Can we still crave an apple if we cannot remember their delicious taste? I believe we are simply the sum of all those things we don’t forget. Without our memories we are loosing our existence. The only thing that remains is our surface - our appearance. But there you can only see how much a person is sculpted by his experiences. You don’t need to keep things in your mind anymore, you store them most of the time in Apple devices. Have we submitted our memories and emotions to these authorities? Could it be that we have ended up living “less”? Could it be that except from the taste of something, we have also lost the will of craving something?
P
er arrivare preparati a godere delle opere presentate in Venice VR Expanded, abbiamo incontrato Simone Arcagni, pioniere dello studio delle nuove tecnologie come sistemi espressivi ed estetici, docente universitario, autore del fondamentale L’Occhio della macchina (Einaudi) e di Immersi nel futuro: la realtà virtuale nuova frontiera del cinema e della TV, libro bianco sulla VR commissionato da Rai Cinema e Centro Studi Rai che sarà presentato qui al Lido il 7 settembre. Cinema e Vr sono nemici o alleati? Cinema e realtà virtuale sono due fenomeni ben diversi, ma con una radice comune: il linguaggio audiovisivo, che nel Novecento è stato sviluppato dal cinema. Per questo se ci avviciniamo a un’esperienza in VR credendo che sia cinema immersivo, ma pur sempre cinema, ci troviamo spiazzati. Se invece osserviamo le possibilità creative del linguaggio
Quali sono le capacità espressive di questa tecnologia e quali i suoi limiti? Il bello di occuparsi di VR oggi è proprio che non se ne conoscono ancora sviluppi e limiti. Siamo come all’epoca di LumièreMéliès: siamo ai primi balbettii. Ogni esperienza VR è una ricerca in sé, una sperimentazione. Per esempio abbiamo compreso che un approccio narrativo finora è sostenibile solo per 15-20 minuti, per motivi legati alla qualità della fruizione. Il bello dei limiti è però che fanno scoprire delle potenzialità espressive. Com’è stato per l’inquadratura al cinema, forzata da sperimentatori come Murnau o Welles. A proposito di inquadratura, in un’esperienza immersiva in VR non esiste… Non esiste ontologicamente, né nella VR in computer graphics, né nei prodotti immersivi in live action a 360°. Attenzione però, perché molti creativi, per permettere allo spettatore CONTINUA... di vedere la cosa giusta...
Your film revolves around a strange kind of pandemic. Were you still working on the film during this year’s lockdown? Would the real life experience of the pandemic have changed the way in which you intended to develop the story and the characters? To me, it is a very strange coincidence that I ended up making a film about a pandemic only months Dopo l’insegnamento e l’attività giornalistica, sin dal 1994 Domenico before the world went into Starnone si dedica alla sceneggiatura e nella scrittura del romanzo lockdown. Of course, the Lacci, del 2004, si colgono bene i segni di una visione filmica. Ogni frase, pandemic we invented for ogni riflessione porta con sé la costruzione di un’immagine. Il racconto APPLES that causes people si presenta diviso in tre parti. La prima è una corrispondenza di Vanda to lose their memories is con il marito Aldo, un tentativo di capire cosa abbia spinto l’uomo ad very different from what andarsene con un’altra donna. Segue una riflessione a due quarant’anni is happening now, where dopo, quando ormai la coppia ricostituitasi è al termine della propria people die every day. I can vita: tempo di bilanci. Il terzo atto è dedicato alla voce dei figli ormai well imagine that audiences adulti, che raccontano come hanno vissuto il rapporto con i genitori. will watch APPLES in a very Dietro la vicenda si snoda impalpabile e quasi invisibile anche la storia different light in the backdi una generazione, il perbenismo dei primi anni ‘60, la voglia di vivere ground of the Corona crisis. diversamente nel ’68-‘70 e il rientro amaro nei ranghi, ma con una sorta APPLES deals with isoladi rassegnazione che fa dire a Vanda «non ricordo più niente di noi... dal tion, loneliness, loss, unmomento che ci siamo conosciuti fino ad oggi, fino a quando morirò». certainty about the future, Ma la parte più straziante non è tanto la vicenda della coppia, quanto ciò and these issues certainly che i figli possono rappresentare: «ai figli finisci in ogni caso per fare del have additional meanings male e di conseguenza devi aspettarti che ti facciano ancora più male». today but at the same time Per strappare un sorriso a Domenico gli confesso che il magliaro della the topic of memory is timeRange Rover che regala articoli in pelle a me ha strappato duecento less and there is no direct euro, ma per fortuna non avevo la moglie al fianco, così l’umiliazione è connection with the current stata solitaria. Loris Casadei situation.
La versione di Domenico
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VENICE ARCHITECTURE SHORT FILM FESTIVAL
Living Together Again è il titolo di una proposta culturale nuova (evviva!), per una rinascita post lockdown: si tratta di cinema (all’aperto) d’architettura a Venezia in location inedite (Giardini della Marinaressa e Chiostro di San Francesco della Vigna), un concorso e una rassegna di cortometraggi organizzati da ArchTuned, associazione di giovani architetti diretta da Francesco Zanon, in 5 giornate gratuite dall’1 al 5 settembre. What else, per gli appassionati di città e paesaggio, spazio e socialità, condivisione in contesti sociali, geografici e culturali diversi e naturalmente cinema? Venice Architecture Short Film Festival è un’occasione imperdibile per tutti di conoscere e apprezzare gran parte dell’opera di Ila Bêka (artista e regista italiano) e Louise Lemoine (sua partner dal 2005) considerati cult figures del mondo dell’architettura europea (in 5 dei loro migliori film, proiettati uno per sera). La loro ricerca riguarda le relazioni tra le persone e il progetto, la vita quotidiana all’interno di alcune tra le più iconiche architetture del nostro recente passato, una nuova forma di critica che ha profondamente cambiato il modo di guardare l’architettura. Presenti ovunque nelle principali Biennali e negli eventi culturali internazionali, nei musei e nelle istituzioni culturali, nei festival cinematografici e in alcune delle più prestigiose università (Columbia, AA, Mendrisio, HEAD di Ginevra), il loro lavoro completo, 16 film totalmente autoprodotti, è stato acquistato nel 2016 dal MoMA di New York per la sua collezione permanente. Opportunità veramente da non perdere, grazie ArchTuned! Paolo Lucchetta Barbicania by Bêka & Lemoine 2 settembre h. 21 Giardini della Marinaressa Una mappa filmica intima e vivace del capolavoro brutalista del Barbican Centre and Estate di Londra.
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#1
intervista Andrea Segre
SEGUE DA P. 1
19.00
di Marisa Santin
© Valeria Fioravanti
I
l silenzio e l’assenza svelano l’essenza a volte più di qualsiasi altra forma di narrazione, questo sembra dirci Andrea Segre con il suo nuovo film nato durante il lockdown, quando Venezia era un’altra Venezia e allo stesso tempo ha svelato qualcosa di sé di profondamente autentico, che prima non risultava visibile. Molecole, a cui la Mostra del Cinema affida la serata di pre-apertura, racconta di un doppio isolamento, quello della città durante l’emergenza Covid e quello personale del regista, che rivive l’assenza del padre venuto a mancare alcuni anni fa. Cosa le ha rivelato Venezia di sé in quei giorni? Sono sempre stato convinto che per preservare la forza e la bellezza di Venezia, la città andasse difesa e salvata dal rischio delle acque alte e del turismo di massa. Prima dell’emergenza Covid stavo già lavorando a dei progetti su questi temi per il cinema e per il teatro. Non avevo però mai avuto il tempo e l’occasione di
sentire quanto profondo fosse il rapporto tra la forza e la fragilità della città; non avevo mai vissuto il contatto diretto con la sua struttura esistenziale: l’ho potuta comprendere solo stando lì, in mezzo a quella situazione. Ho capito che crederla invincibile è un grande abbaglio della nostra epoca e che se potessimo ripartire proprio dal rispetto per quella fragilità, ne capiremmo di più la forza. In quei giorni era come se la città dicesse: «andate via tutti perché io devo far vedere che sto male, non posso prescindere dal rischio di stare male». Il dolore, la paura della morte, la paura dell’essere sommersi, la paura di non sapere se la città reggerà… Sono tutti elementi che fanno parte dell’identità di Venezia: cancellarli significa cancellare la sua stessa identità. Ci sono delle immagini in particolare che le sono rimaste più impresse? I manichini. Quando camminavo durante il lockdown tra Rialto e San Marco ero circondato soltanto dai manichini delle vetrine. Tutte le calli erano disseminate di manichini illuminati che, rimasti senza gli esseri umani intorno, sembravano dei fantasmi intenti a chiedersi: «Perché siamo qua? A cosa serviamo? Siccome ora non ci siete e non potete consumare, noi non abbiamo nessuno in cui rispecchiarci. Allora chi siamo noi? Solo la controfigura del disorientamento del rapporto tra CONTINUA... umanità e città?»...
La narrazione dei territori (a un passo dal cielo) di Mariachiara Marzari
J
acopo Chessa, accademico e cineasta, direttore del Centro nazionale del cortometraggio di Torino, è il neo-direttore della Fondazione Veneto Film Commission, che arriva al Lido con il suo spazio all’Hotel Excelsior, dove a partire dal 3 settembre sarà ospitato il centro dell’attività della Regione Veneto in materia di audiovisivo. Nonostante il Veneto sia stata una delle prime Film Commission attive, la sua formalizzazione in Fondazione è relativamente recente. Quali i risultati tangibili di questo lungo percorso e come questa nuova configurazione sta segnando uno scarto nella progettualità dell’industria dell’audiovisivo in Veneto? L’autonomia che lo statuto di fondazione dà a una Film Commission è senza dubbio il primo tassello di una più larga progettualità, che è prematuro giudicare, vista la giovane età dell’istituzione. Quanto alla strategia regionale che, come detto, viene da lontano, vedo nel fondo di sostegno alla
Sala Darsena
77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA inviti
DIRETTA DELLA CERIMONIA DI APERTURA OPENING CEREMONY – LIVE a seguire FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA
LACCI (THE TIES) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
21.30
PalaBiennale
FUORI CONCORSO press - industry
NAK-WON-EUI-BAM (Night in Paradise)
Hoon-jung Park (131’) v.o. coreano st. italiano/inglese
22.00
Sala Giardino
FUORI CONCORSO press - industry
19.00
Sala Giardino
NAK-WON-EUI-BAM (Night in Paradise)
Hoon-jung Park (131’) v.o. coreano st. italiano/inglese
FUORI CONCORSO press - industry
NAK-WON-EUI-BAM (Night in Paradise)
22.00
Hoon-jung Park (131’) v.o. coreano st. italiano/inglese
19.30
Sala Volpi
ORIZZONTI press - industry
Sala Volpi
ORIZZONTI press - industry
MEEL PATTHAR (Milestone)
DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (102’) v.o. farsi st. italiano/inglese
Ivan Ayr (98’) v.o. hindi, punjabi st. italiano/inglese
22.00
19.30
FINAL ACCOUNT
Sala Astra 1
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
KITOBOY (The Whaler Boy)
Philipp Yuryev (93’) v.o. russo, inglese, ciukcio st. italiano/inglese
19.45
Sala Perla 2
FUORI CONCORSO press - industry Luke Holland (90’) v.o. tedesco st. italiano/inglese
22.00
Sala Astra 1
GIORNATE DEGLI AUTORI press industry
Sala Casinò
ORIZZONTI press - industry
RESIDUE
Merawi Gerima (90’) v.o. inglese st. italiano
DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland)
22.15
19.45
Hoon-jung Park (131’) v.o. coreano st. italiano/inglese
Ahmad Bahrami (102’) v.o. farsi st. italiano/inglese
Sala Perla 2
FUORI CONCORSO press - industry
FINAL ACCOUNT
Luke Holland (90’) v.o. tedesco st. italiano/inglese
19.45
Sala Darsena
FUORI CONCORSO press - industry
NAK-WON-EUI-BAM (Night in Paradise)
22.15
Sala Casinò
ORIZZONTI press - industry
Sala Astra 2
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
KITOBOY (The Whaler Boy)
Philipp Yuryev (93’) v.o. russo, inglese, ciukcio st. italiano/inglese
MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (98’) v.o. hindi, punjabi st. italiano/inglese
22.15
Sala Astra 2
GIORNATE DEGLI AUTORI press industry
20.30
Sala Perla
FUORI CONCORSO press - industry
RESIDUE
Merawi Gerima (90’) v.o. inglese st. italiano
FINAL ACCOUNT
Luke Holland (90’) v.o. tedesco st. italiano/inglese
20.30
21.00
Arena Lido
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA pubblico
Sala Web
ORIZZONTI - FILM DI APERTURA
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano
LACCI (The Ties)
Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese a seguire ORIZZONTI - FILM DI APERTURA pubblico
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano
20.30
Arena Giardini
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA pubblico
Opera Prima Accesso in sala consentito solo fino a 10 minuti prima della proiezione. La prenotazione è obblicatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.
LACCI (The Ties)
Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese a seguire ORIZZONTI - FILM DI APERTURA pubblico
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano
produzione un primo grande esito. Il fondo è destinato a migliorare la qualità della produzione locale, attrarre investimenti sul territorio e rafforzare la promozione della regione attraverso il cinema. Dopo il lockdown, come è ripartito il lavoro sul territorio? Quali produzioni state ospitando/sostenendo? Quali iniziative saranno lanciate nei prossimi mesi a sostegno del comparto? Il grosso dei set riaprirà a inizio autunno. Quest’estate, come tutti sanno, il Cadore è stato set della fortunata serie Un passo dal cielo. Nei prossimi mesi ci muoveremo su più fronti: servizi a chi intenda girare in Veneto, azioni di promozione internazionale - compatibilmente all’evoluzione della pandemia, che limita drasticamente i viaggi - dialogo con le imprese per investimenti nel settore, basi per progetti di
Pubblico Public
Accreditati Pass holders
formazione per i professionisti locali. Come il cinema è riuscito a rendere le unicità del territorio elementi fondamentali della propria identità, capaci di attirare produzioni nazionali e internazionali? Il Veneto ha diverse unicità. In primis, Venezia, che da sola è in grado di attrarre enormi produzioni internazionali, così come autori indipendenti italiani o locali. La Regione ha però una varietà di territorio che poche altre in Italia possono vantare: dal mare alla montagna, dal fiume al lago, dalle colline alla laguna... La chiave di volta è riuscire a far dialogare queste unicità con un vasto pubblico, e questo si fa con le storie, con la narrazione. È anche per questo che esistono le Film Commission: per far sì che i territori siano narrati. www.venetofilmcommission.com
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INSIEME
PER LA PGC INSIEME PER L’ARTE, LA CULTURA E LA BELLEZZA
DO N A O R A
Dorsoduro 701, 30123 Venezia guggenheim-venice.it
Foto © Matteo De Fina
Aiutaci a scrivere una nuova pagina di storia della Collezione Peggy Guggenheim e di Venezia
77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA
in Mostra
SALA GRANDE DI FLAVIO NATALIA
Il miracolo della ripartenza Da oggi, a Venezia, il cinema mondiale torna a vivere il suo primo vero rito collettivo molti mesi dopo l’inizio dell’uragano Covid. Un rito reale, fisico, fatto di proiezioni in sala, incontri live con autori, attori, registi, di flash dedicati alle star e persino di prudenti momenti conviviali. I film in programma sono tanti e in grado di creare attesa, le cinematografie ben 43, dall’Algeria al Vietnam, con folte liste di titoli da Usa, Francia, Gran Bretagna, Germania, Sud America e dall’Estremo oriente, oltre che dal nostro Paese. Tanti anche i talent di livello mondiale che si affacceranno in Laguna nonostante quarantene e restrizioni da Covid, mentre il meccanismo che trasforma il Lido in un magnete che attrae chiunque abbia qualcosa da comunicare sul mondo del cinema è già in moto, tra premiazioni, convegni, presentazioni. Alberto Barbera e Roberto Cicutto, in altre parole, sono riusciti nel piccolo miracolo di allestire una Mostra del Cinema di Venezia all’altezza anche nell’anno horribilis del cinema mondiale. Una rassegna che, appunto, non sarà virtuale, ma ‘’di presenza’’, e anche il primo grande festival internazionale che riesce a ripartire dopo la catastrofe Covid, mentre nel mondo continuano le cancellazioni. È un grande risultato, e anche uno spot per il nostro Paese e il nostro Cinema, che dimostrano al mondo, per primi, la capacità di creare un antidoto a questa pandemia insidiosa e interminabile. Certo, il tappeto rosso sarà lontano dagli occhi dei fan e le star sfileranno solo per i fotografi, in sala saremo uno distante dall’altro, ad ogni ‘’varco’’ ci verrà misurata la febbre e avremo sempre la mascherina sul viso. segue a pag. 3
UN FESTIVAL A PROVA DI COVID A PAG. 3
LACCI
I legami invisibili che aprono la Mostra «LUNGA VITA AL FESTIVAL. FARE CINEMA È UN BENE DI TUTTI» DI ALESSANDRO DE SIMONE
L’
ultima volta di Daniele Luchetti a Venezia risale al 1998. Il film era I piccoli maestri, da allora il regista ha frequentato altri lidi, portando Elio Germano al premio come miglior attore a Cannes per La nostra vita. Non potranno correre per la Coppa Volpi Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher, protagonisti di Lacci, ma aprire fuori concorso un’edizione così fortemente voluta, è forse una soddisfazione anche maggiore, in un anno in cui si è temuto di poter perdere il piacere della sala cinematografica. «Negli ultimi tempi abbiamo avuto paura che il cinema potesse estinguersi — ha dichiarato Luchetti — e invece durante la quarantena ci ha dato conforto, come una luce accesa in una caverna. Oggi abbiamo una consapevolezza in più: i film, le serie, i romanzi, sono indispensabili nelle nostre vite. Lunga vita ai festival, dunque, che permettono di celebrare tutti assieme il senso vero del nostro lavoro. Se qualcuno ha pensato che fare cinema potesse rivelarsi
inutile, ora sa che è un bene di tutti. Con Lacci sono onorato di aprire le danze del primo grande festival di un tempo imprevisto». Vanda e Aldo: si innamorano, si sposano, fanno figli. E poi succede qualcosa che li divide. Uno magari cambia città, seguendo una nuova passione, l’altra resta con i bambini, perché qualcuno lo deve fare. Ma per quanto possano allontanarsi, qualcosa li lega per sempre. Lacci è tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, un connubio che ritorna, venticinque anni dopo La scuola, film magnifico quanto il suo protagonista Silvio Orlando. «E questa è una delle tante cose belle, il piacere di tornare a lavorare con Silvio da allora. Ma anche scoprire interpreti come Luigi Lo Cascio, Giovanna Mezzogiorno, Laura Morante, Adriano Giannini, Linda Caridi, che non avevo mai avuto il piacere di incrociare, e ritrovare Alba Rohrwacher, conosciuta giovanissima per Mio fratello è figlio unico».
INTERVISTA AD ALBERTO BARBERA A PAG. 4
ANNA FOGLIETTA, UNA MADRINA CON LA MASCHERINA A PAG. 5
CHECK-IN ARRIVATE LE DIVE PIÙ ATTESE: Cate Blanchett e Tilda Swinton
Venice’s lifestyle department store
Calle del Fontego dei Tedeschi steps from the Rialto Bridge, Venice
@tfondaco
in Mostra
DAILY n. 1 - MERCOLEDÌ 02.09.2020
Persino scambiare idee in una cena o prendere un aperitivo insieme sarà complicato. Ma il segnale della ripartenza viene comunque dato. Ed è, appunto, un piccolo miracolo, che ci restituisce una bella porzione della magia del cinema. Ora bisogna far sì che non resti un fatto isolato. E che i film di Venezia subito dopo escano in sala, magari assieme a grandi titoli di Hollywood da tempo fermi nei cassetti, in modo che la lenta risalita ma dal pauroso burrone in cui il Covid ci ha precipitati subisca quell’accelerazione che tutto l’ambiente - e decine di migliaia di addetti - sta aspettando. Una risalita che in realtà è utile a tutti, perché il cinema consegna alla gente il piacere di sognare. E chi sogna, poi ha voglia di vivere al meglio la sua vita, scuotendo gli altri dal torpore post Covid.
IL NOSTRO DAILY DIVENTA DIGITALE
Ciak in Mostra diventa digitale. Da stamani le migliaia di accreditati alla Mostra del Cinema di Venezia riceveranno via mail ogni mattina il link di per fruire di un nuovo prodotto digitale, realizzato da Ciak con la redazione di Venews: tutto sui protagonisti, gli appuntamenti, i film, le curiosità della Mostra. In lingua italiana e in inglese.
@ Maurizio D’Avanzo
› segue da pag. 1
UN FESTIVAL A PROVA DI COVID e alle bollicine di Prosecco, quest’anno più che altro si Noi amanti del cinema siamo abituati ad avere una pistola IN FUNZIONE parla di gel. Chi passa accanto a sale cinematografiche, puntata contro, anche se dall’altra parte dello schermo. LE MISURE ingressi, hall e meeting point può fare un aperitivo a base di Stavolta però è diversa, di plastica, con l’impugnatura PER EVITARE igienizzanti e sanificanti. Basta individuare le torrette rosse bianca e la canna viola. Il benvenuto a Venezia arriva con IL CONTAGIO, un puntatore laser sulla fronte ed è inutile vedere se c’è DAL DISTANZIAMENTO che punteggiano la città per trovare una bottiglietta pronta un cecchino nei paraggi: è il controllo della temperatura, il IN SALA PER TUTTI, a dispensare il magico elisir che uccide virus e batteri. primo passo per accedere al mondo dei registi. Esperienze SENZA L’ECCEZIONE Ma entriamo in sala o meglio facciamo prima la prenotazione online. Ecco l’altra novità di quest’anno. che abbiamo già vissuto in questi mesi, e che molti (stando “CONGIUNTI”, alla cronaca) hanno già dimenticato, qui al Lido sono ALLE MISURAZIONI Per mantenere il distanziamento sociale ed evitare ancora realtà. All’area della Mostra si accede attraverso DELLA TEMPERATURA assembramenti sia il pubblico che gli accreditati devono prima prenotare il proprio posto al sole (cinematografico) nove varchi stradali e lagunari con sistemi di rilevazione sul sito web della Biennale www.labiennale.org. Vale della temperatura e accesso vietato se supera 37,5 gradi. DI ALESSIO LANA anche per la biglietteria per il pubblico, che diventando I cecchini della rilevazione sono pronti a bersagliarci solo online diventa anche più comoda: si evitano le code (benevolmente) all’ingresso delle sale cinematografiche del Lido non incluse nell’area della Mostra come Palabiennale, Astra e le e possiamo scegliere dove sederci. “Win-win”, come dicono gli americani. Salta però la cena di gala, una tradizione difficile da dimenticare, mentre nuove arene all’aperto. Accantonata la maschera di cerone del Joker dello scorso anno, in il Red Carpet diventa per pochi intimi. Il protocollo di salvaguardia del questo 2020 c’è la mascherina. È obbligatoria in tutte le aree esterne, distanziamento sociale riguarda anche le delegazioni che accedono alla quando si è in fila, mentre si accede al proprio posto in sala e durante Sala Grande, sulle tribune e al photocall per i fotografi e lo scotto da la proiezione. Sempre, insomma. C’è chi però usa quel lembo di tessuto pagare è che il pubblico non potrà assistere alla parata di star. Un vero per inviare messaggi e chi, con afflato cinematografico, indossa quella di peccato ma, come diceva Freud, «L’umanità ha sempre barattato un po’ qualche eroe Marvel o di personaggi dei fumetti, magari acquatici. Perché di felicità per un po’ di sicurezza» e noi neanche dobbiamo farlo questo potremmo dire, parafrasando, “Venezia bagnata, Venezia fortunata” ma baratto perché la sicurezza, in tempi di Covid, è l’unica che ci permette di oltre alla pioggia dei giorni scorsi (dovrebbe essere finita), allo Spritz essere alla Mostra, la nostra felicità. n
TILDA LA MUSA
@ Michael Lavine
DI ALESSANDRO DE SIMONE
Compirà sessant’anni il 5 novembre, stesso giorno in cui gli inglesi celebrano Guy Fawkes. Anche Tilda Swinton è una rivoluzionaria. Si intuiva dalla sua prima apparizione nel Caravaggio di Derek Jarman. Era il 1986 e il grande artista britannico ne fece la sua musa, portandola cinque anni dopo alla Coppa Volpi per Edoardo II e consegnandole la sua eredità spirituale. Da allora molti autori sono rimasti affascinati da questa straordinaria attrice. Si è trasformata per Bong Joon-ho, Wes Anderson l’ha inserita nella sua famiglia e presto li ritroveremo insieme in The French Dispatch. Sarebbe stato perfetto
averlo a Venezia per celebrare il Leone alla Carriera, preceduto da The Human Voice, il cortometraggio che l’ha vista per la prima volta collaborare con Pedro Almodovar. E tra i viali del Lido non sarà difficile avvistare Miss Swinton con l’amico Luca Guadagnino, che ha tenuto a battesimo sin dal suo esordio, The Protagonists. Il regista palermitano portò a Venezia nel 2002 la sua dichiarazione d’amore, Tilda Swinton: The Love Factory, trenta minuti di confessione filmata della donna e dell’artista. Seguirono Io sono l’amore, A Bigger Splash, Suspiria. Il Leone d’oro alla carriera celebra trentacinque anni vissuti intensamente. Non è un caso che David Bowie la volle al suo fianco in uno dei suoi ultimi video, lo struggente The Stars (are out tonight). Come il Duca Bianco, Tilda Swinton è caduta sulla Terra portando con sé un dono declinato
in tanti modi e senza pregiudizi. Per questo ha abbracciato anche Hollywood, guardandola con curiosità e distacco, portandosi a casa un Oscar come attrice non protagonista in Michael Clayton o cogliendo il nero sarcasmo dei fratelli Coen in Burn After Reading (entrambi a Venezia nel 2007 e nel 2008). Alla premiere di Doctor Strange a Londra nel 2016, chiedendole cosa l’avesse spinta a entrare nel mondo Marvel, rispose: «I film Marvel sono fondamentali, fanno sì che i ragazzi si stacchino dai loro computer per condividere con degli sconosciuti una storia raccontata sul grande schermo». Non c’è sintesi migliore per dare un senso a questo Leone d’oro alla carriera. Come recita il titolo di un film che le ha regalato uno dei suoi ruoli più belli, solo gli amanti sopravvivono. E finché ci saranno artisti come Tilda Swinton, sopravviverà il cinema.
in Mostra
«AIUTIAMO IL CINEMA CHE RISCHIA DI SCOMPARIRE»
H APPUNTAMENTI H PEGASO LOUNGE. Ore 17.00: Evento esclusivo alla Pegaso Lounge. (#ladistanzacheciunisce) La madrina sarà Rocio Muños Morales sostenitrice dell’e-learning, tra gli ospiti Eleonora Gaggero, Selene Caramazza, Mariana Falace, Raniero Monaco di Lapio e molti altri.
TUTTI INSIEME PER IL CINEMA Sono tutti a Venezia gli otto direttori artistici dei principali festival cinematografici europei. Oggi nella Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), in rappresentanza della comunità dei festival cinematografici dell’Europa e del mondo. Con Alberto Barbera ci sono Carlo Chatrian (Berlinale), Thierry Fremaux (Festival de Cannes - nella foto), Lili Hinstin (Festival di Locarno), Vanja Kaludjeric (Rotterdam Film Festival), Karel Och (Karlovy Vary), José Luis Rebordinos (San Sebastian), Tricia Tuttle (London Film Festival). Tutti insieme per ribadire l’importanza dell’arte cinematografica e per tenere viva l’attenzione sui colleghi costretti a cancellare o a rinviare i loro festival. n
STASERA L’OMAGGIO A ENNIO MORRICONE Sono tutti a Venezia gli otto direttori artistici dei principali festival cinematografici europei. Oggi nella mondo. Con Alberto Barbera ci sono Carlo Chatrian (Berlinale), Thierry Fremaux n
VENEZIA 77 IN STREAMING Tanti i modi di vedere la Mostra in streaming. Le cerimonie sono in diretta sui social della Biennale e su Rai Movie mentre la Sala Web del sito offre alcuni film di Fuori Concorso, Orizzonti e Biennale College – Cinema. n
INTERVISTA AD ALBERTO BARBERA, DIRETTORE ARTISTICO DI VENEZIA 77 DI FLAVIO NATALIA
«Il Cinema non può permettersi di restare ancora a lungo in lockdown o nell’isolamento parziale in cui è costretto. Corre il rischio di scomparire dalla nostra vita. Organizzando questa edizione della Mostra abbiamo voluto fare la nostra parte per evitare che accada. Ora tocca alle case di produzione far uscire i film». Alberto Barbera ha affrontato con determinazione la sua sfida più difficile: riuscire ad allestire il primo grande festival mondiale di cinema al tempo del Covid. E a conti fatti, c’è riuscito. La rassegna veneziana è la prima a svolgersi “in presenza” ma da Direttore Artistico non dà spazio alla soddisfazione: «Ho invitato all’inaugurazione di stasera i direttori di otto tra i maggiori festival mondiali, tra cui Cannes, proprio per dare un segnale di solidarietà, di unità». Perché, spiega, «Il tempo della concorrenza anche accesa tra grandi rassegne è tramontato. Solo con uno sforzo comune possiamo contribuire alla rinascita del cinema». Nella rassegna che si apre oggi «c’è spazio per tutte le cinematografie di oltre 50 Paesi e non manca alcun genere. Certo, non ci saranno quei 4-5 film di Hollywood, che non possono essere raccontati “in presenza” dai protagonisti. Abbiamo
rinunciato anche a documentari di richiamo che gli autori potevano illustrare solo in streaming. La nostra scelta è chiara: fruire e parlare di cinema dal vivo. I mesi scorsi hanno dimostrato che nella dimensione web un festival perde la sua forza nel promuovere cinema di qualità». Barbera non si sottrae al tradizionale gioco di svelare a Ciak in Mostra i suoi tre titoli del cuore all’interno della rassegna. «Il primo è il coreano Night in paradise, in cui Hoon-jung Park è riuscito a innovare un genere, quello dei crime
Una scena de Il Mucchio Selvaggio
BOOKCIAK, AZIONE! ALLE GDA TRA CINEMA E LETTERATURA DI EMANUELE BUCCI
Pre-apertura delle Giornate degli Autori con la IX edizione del Premio Bookciak, Azione! Nella nuova cornice di Isola Edipo si è festeggiato il dialogo tra cinema e letteratura con i bookciak, corti di massimo 3 minuti, firmati da autori under-35 e tratti da libri. La giuria presieduta dal cantautore Alessandro Mannarino (e formata dalla regista Wilma Labate, dal produttore e distributore Gianluca Arcopinto e dalla giornalista Teresa Marchesi) ha incoronato sei vincitori: Marta Sappa e Marco Marasca con Per tutti i giorni della nostra vita, dall’autobiografico Le vite di Emma di Ave Govi (sezione Memory Ciak); Miriam Frosoni con
Mannarino con l’ideatrice del premio, Gabriella Gallozzi
Isola, dal romanzo Terrapiena di Carola Susani; Martina Girlanda con Bly, dal graphic novel Nellie Bly di Luciana Cimino e Sergio Algozzino; Ginevra Bruscino e Lorenzo Fontana con Stile libero, dai racconti de Gli effetti invisibili del nuoto di Alessandro Capponi. Nell’anno del Covid anche una sezione speciale, Fuori Sala, in risposta alle incertezze del lockdown: le surreali voci enciclopediche di Chicca Gagliardo e le fotografie di Massimiliano Tappari, che compongono il libro Gli occhi degli alberi e la visione delle nuvole, hanno ispirato il vincitore La casa del poeta, realizzato dagli allievi della Libera Accademia di Belle Arti di Brescia. Dallo stesso libro il corto premiato nella sezione Rebibbia, Tempo fermo, realizzato dalle allieve detenute del liceo artistico Enzo Rossi, nella casa circondariale G. Stefanini a Roma.
in Mostra
DAILY n. 1 - MERCOLEDÌ 02.09.2020
@ Maurizio D’Avanzo
«IO, LA MADRINA DELL’EDIZIONE ZERO» «S
ento la responsabilità e la felicità di essere la madrina di questa Mostra che, a tutti gli effetti, è un’“edizione zero”, la prima e speriamo l’unica in queste condizioni». Non ha dubbi Anna Foglietta sull’importanza dell’incontro internazionale al Lido perché, dice, «Il Covid ci ha posto di fronte all’ignoto: l’unica cosa certa era la paura. Abbiamo ricevuto questo schiaffo che ha fatto migliorare le persone che già prima erano rivolte al bene e, purtroppo, peggiorare tutti gli altri. Tocca a noi artisti e a chi racconta il nostro universo ridare vita alla passione per il cinema, per evitare la pigrizia sopravvenuta in questi mesi e far tornare il pubblico in sala».
LIDO LAND
movies, frequentatissimo. Il secondo è Assandira di Salvatore Mereu. Il terzo è un documentario, Narciso em férias, in cui Caetano Veloso racconta l’assurda, violenta esperienza del carcere vissuta negli anni ’70 nel Brasile della dittatura». E il suo film del cuore, al di là della Mostra? «Per anni è stato Jules et Jim di Truffaut, il film della mia educazione sentimentale. Di recente ho riscoperto e rivisto in più occasioni Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah: ogni volta mi emoziona e verso la fine sfioro la commozione». n
ANNA FOGLIETTA È STATA LA PROTAGONISTA DELLA VIGILIA DEL FESTIVAL. TRA I PRIMI ARRIVI, QUELLI DI ADRIANO GIANNINI E DEL REGISTA GIULIO BASE CON LA COMPAGNA TIZIANA ROCCA, ORGANIZZATRICE DI FESTIVAL ED EVENTI LEGATI AL CINEMA
LA POLFER SVENTA FURTO A CIAK
Non è piacevole arrivare alla stazione di Venezia S.Lucia e scoprire che la valigia con la telecamera e l’occorrente per 15 giorni di Festival, lasciata nella bagagliera, era stata rubata. Ma per una giovane redattrice di Ciak, proveniente da Roma, lo spavento è durato solo pochi minuti: giusto il tempo di recarsi al posto di Polizia della stazione, dove ha scoperto che gli agenti della Polfer avevano bloccato alla fermata di Venezia Mestre gli autori del furto, recuperando il bagaglio. L’operazione, a quanto si è appreso, era stata resa possibile dal presidio Polfer della stazione di Padova, che aveva notato due persone sospette salire sul treno, segnalandola agli agenti di Venezia Mestre, che l’hanno bloccata con i bagagli sottratti, subito dopo essere scesa dal treno. Così alla nostra redattrice, ormai rinfrancata, è bastato un breve viaggio a ritroso in stile Christopher Nolan fino alla stazione di Mestre, dove ha perfezionato la denuncia e recuperato il bagaglio, per poi tornare a Santa Lucia e riprendere il viaggio verso il Festival con sole due ore di ‘’sfalsamento temporale’’. E il “Memento” della Polfer a stare più attenta.
Prima di arrivare al Lido ha scritto una lettera di ringraziamento agli addetti della Mostra. È la prima volta che succede. Cosa l’ha spinta a farlo? «Da tempo nel mondo del cinema ci battiamo perché sia data la giusta visibilità anche ai cosiddetti “invisibili”, quelle maestranze senza le quali non potremmo mai andare in scena. Nella macchina cinema della Mostra succede lo stesso e io sono infinitamente grata al lavoro di chi mi permette oggi di essere qui, parlare coi giornalisti, tornare finalmente a rivederci in faccia, sia pure coperti dalle mascherine. È un nuovo inizio e senza di loro non sarebbe possibile».
AL LIDO con
www.stefanodisegni.it
STEFANO DISEGNI
in Mostra
i
Film
DAILY n. 1 - MERCOLEDÌ 02.09.2020 DI OSCAR COSULICH
SALA GRANDE Cinema comes back to life today. 77th Venice Film Festival is the first collective ritual many months later the beginning of Hurricane Covid. An actual rite, physical, made of screenings in a theatre, live meetings with talents, red carpet and even some prudent social events. The program is rich and builds anticipation with 43 represented nations from Algeria to Vietnam and many titles coming from USA, France, United Kingdom, Germany, South America and Far East, and of course from Italy as well. Many international talents will show up in Venice despite quarantine and Covid restrictions, while the machine that turns Lido in a magnet attracting anyone having something to share about cinema is already working. Alberto Barbera and Roberto Cicutto have succeded the little miracle to organize a worthy Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia even in the Annus Horribilis of cinema. Not a virtual event, but a physical one, the first big international film festival while many other events are still forced to give up. It’s a great achievement and a great hype for our country and our movie industry that show first to the world a cultural antidote to this insidious and endless pandemic. Of course red carpet will be far from the fans and the star will march just for photographers, audience will be spaced in theaters, temperature will be taken at every check point and face mask must be always worn. Even share ideas at dinner or enjoying a typical Spritz will be complicated. But it is still a restart. And yes, it’s a tiny miracle that gives us back quite a slice of movie magic. Now it’s important to persevere. What will be shown in Venice must arrive in theaters as soon as possible as much as the many Hollywood blockbusters still stuck. This is the way to climb back faster from the fearful pit Covid precipitate us. There’s an whole industrial sector and thousands of professional waiting for this recovering that will be vital to everyone. Movies are made of the essence of dreams. Dreamers achieve for a better life and wake up the others from post covid numbness.
IN VIAGGIO CON LE CORAGGIOSE GIORNATE DEGLI AUTORI “Coraggio” è la parola chiave di queste Giornate degli Autori. Film che parlano di «coraggio o mancanza di coraggio» (sottolinea la Direttrice Artistica Gaia Furrer) e di connessioni oltre gli isolamenti, come quello del lockdown: non a caso c’è anche il viaggio come ulteriore filo rosso. Viaggi attraverso cui le GdA valorizzano, per il Delegato Generale Giorgio Gosetti, la loro “vocazione internazionale”, all’insegna, secondo il Presidente Andrea Purgatori, di “esplorazione e sperimentazione”. Le connessioni sono anche tra le arti, come dimostrano i titoli delle Notti Veneziane, fra musica e teatro, nella nuova cornice (dalla collaborazione con Isola Edipo) dell’Isola degli Autori.
CIGARE AU MIEL (HONEY CIGAR) Francia/Algeria, 2020, Regia Kamir Aïnouz, Interpreti Zoé Adjani, Amira Casar, Lyès Salem, Louis Perez, Durata 100’
La diciassettenne Selma (Zoé Adjani, figlia di Eric Adjani, nipote di Isabelle Adjani, ha esordito nella commedia Cerise del 2015) vive a Parigi nel 1993, con la sua famiglia berbera, borghese e laica. Quando incontra Julien (Lyès Salem, vincitore nel 2004 del César per il cortometraggio Cousines, da lui scritto, diretto e interpretato) e ne è attratta, si rende conto per la prima volta di come le severe regole della famiglia patriarcale influiscano sulla sua intimità. Mentre l’islamismo assume il controllo del paese di origine e la famiglia si sgretola, Selma sente il desiderio di resistere e combattere, iniziando un percorso di crescita per diventare una donna libera.
EMANUELE BUCCI
SELEZIONE UFFICIALE - IN CONCORSO
L’INTERVENTO
Un’edizione quasi normale che potrebbe entrare nella storia DI FABIO FERZETTI
Ci siamo, oggi finalmente inizia la Mostra del Cinema: quattro italiani in concorso, Emma Dante, Susanna Nicchiarelli, Claudio Noce, Gianfranco Rosi, più vari altri disseminati nelle sezioni parallele ma senza esagerare: si sono viste edizioni molto più “patriottiche” e di solito non era un bel vedere. Nessun Oscar annunciato, almeno sulla carta, ma non saremo noi a lamentarcene: da qualche anno Venezia sembrava tarare il proprio prestigio sulla capacita di anticipare l’Academy - e non si vede perché il festival più antico del mondo debba sottomettersi a priori al gusto più pop. Due premi Oscar poi al Lido ci saranno anche se si tratta, sobriamente, dei grandi documentaristi Frederick Wiseman e Alex Gibney, entrambi fuori gara, il primo con il fluviale City Hall e il secondo con l’inquietante Crazy, Not Insane. Anche se è vero che rinunciare alle grandi “macchine” spettacolari made in Usa non fa mai piacere. E non vedere al Lido l’ultimo David Fincher, già prenotato se solo avesse potuto ultimarlo in tempo, è un vero peccato. Detto questo, Venezia aveva garantito un’edizione “quasi” normale e la promessa sembra mantenuta. Ci sarà qualche film in meno ma forse è perfino meglio così. Staremo seduti a distanza,
e questo è seccante perché nella vita segreta di un festival ci sono anche i sussurri, le gomitate, le battutine. Ma col virus non si scherza, va bene lo stesso. Faremo file più ordinate, almeno si spera, e incontreremo meno amici stranieri del solito, un vulnus per quella convivialità che è il lievito di ogni festival. L’essenziale comunque è che il cartellone non deluda. Ed è qui che Barbera si è preso i rischi maggiori. Accanto ai nomi già ampiamente rodati, da Amos Gitai ad Andrey Konchalovosky, Da Kiyoshi Kurosawa (alla sua prima volta a Venezia) all’attesissimo Gianfranco Rosi (già Leone d’oro con Sacro GRA, di ritorno con un docu-kolossal girato per anni in Medio Oriente), ci sono infatti parecchi autori nuovi e quasi nuovi. Noi puntiamo su un film che verrà condiviso da altri tre festival, Toronto, New York e Telluride, inaugurando una linea di collaborazione che potrebbe essere uno dei primi buoni risultati favoriti dalla pandemia. Parliamo di Nomadland della cinoamericana Chloé Zhao (già notata con The Rider). Un lungo
viaggio lungo le rotte del West contemporaneo condotto dalla sempre geniale Frances McDormand, che nella finzione abbandona il Nevada per il collasso della sua piccola città, accompagnata da alcuni autentici nomadi che le faranno da mentori in quell’itinerario di scoperta del mondo e di sé. Per metodo e ambizioni ci sembra il classico titolo che potrebbe sparigliare. Ma anche la rivisitazione del pasoliniano Teorema firmata da Malgorzata Szumowska a quattro mani con Michal Englert, Never Gonna Snow Again, o lo stravagante, supercinefilo e inclassificabile In Between Dying del kazako Hilal Baydarov, raccomandato dal geniale messicano Carlos Reygadas, promettono scintille. Il resto, mai come stavolta, lo farà il pubblico, chiamato a contribuire in prima persona al successo di un’edizione azzardata e a suo modo storica, che dovrà scavalcare d’un balzo vecchie e nuove battaglie per combatterne una solo apparentemente di retroguardia. Ritrovare il piacere di stare insieme. Ovvero dimostrarsi capaci di farlo. n
in Mostra
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