ICĂNES a Punta della Dogana
Josef Albers / James Lee Byars / Maurizio Cattelan / Ătienne Chambaud / Edith Dekyndt
Sergej Eisenstein / Lucio Fontana / Theaster Gates / David Hammons / Arthur Jafa / Donald Judd
On Kawara / Kimsooja / Joseph Kosuth / Sherrie Levine / Francesco Lo Savio / Agnes Martin
Paulo Nazareth / Camille Norment / Roman OpaĹka / Lygia Pape / Michel Parmentier
Philippe Parreno / Robert Ryman / Dineo Seshee Bopape / Dayanita Singh / Rudolf Stingel
Andrej Tarkovskij / Lee Ufan / Danh Vo / Chen Zhen
RADIALS
After all, this is just an exhibition and these are just practitioners who express ideas, concepts, and I did what any other curator of an exhibition would have done Lesley Lokko
Roberto Cicutto p.14
Lesley Lokko p.20
Demas Nwoko p.39
Christopher Turner p.49
Fosbury Architecture p.54
The Laboratory of the Future p.69
Le scelte piĂš lontane dal politicamente corretto possono per certi aspetti essere paradossalmente anche quelle piĂš vicine al politicamente corretto. Da Presidente non ho pensato di affidare la curatela a Lesley Lokko in quanto âdonna africanaâ, designazione che potrebbe essere facilmente etichettata come politicamente corretta, ma ho scelto quello che una donna africana come Lesley Lokko mi ha trasmesso
LA SCELTA
The choices which may seem the furthest from political correctness may in some respects paradoxically also be the ones which are the closest to it. As President of the Biennale I havenât chosen Lesley Lokko as curator of the exhibition just because âshe is an African womanâ, but I have chosen what an African woman like Lesley Lokko has passed on to me
Roberto Cicutto
La scelta di Lesley Lokko nasce da una riflessione profonda e dallâaver considerato come delle vere e proprie âscuoleâ le mostre curate da Hashim Sarkis prima e Cecilia Alemani poi, che hanno fin qui scandito il mio mandato e che mi hanno insegnato molto in termini di esperienza. Avendole vissute dallâinterno, pur con due curatori che non avevo nominato io, ho avuto la possibilitĂ di analizzare soprattutto le reazioni dei diversi pubblici nei confronti di queste due esposizioni, ovviamente diverse per tematiche e contenuti, ma ugualmente capaci di arricchirmi in maniera davvero significativa. Ho potuto concentrarmi sullâimpatto che hanno avuto sul mondo degli addetti ai lavori, su quello dei ricercatori o di chi si occupa di formazione, con occhio attento al forte aumento di giovani visitatori che si è registrato in entrambe le esposizioni internazionali. La mostra di Sarkis ha rafforzato in me la convinzione che, a prescindere dal loro status vero o presunto di âarchistarâ, fosse importante rivolgersi a professionisti che nel ruolo di curatori si interrogassero profondamente sulle esigenze del mondo contemporaneo, naturalmente portando poi manufatti o modelli di edifici come espressioni tangibili delle proprie riflessioni e convinzioni. Il mondo contemporaneo ci ha mostrato in brevissimo tempo tante e diverse criticitĂ , partendo dalla pandemia, passando poi per lo scoppio di una guerra tragica come quella ancora in corso in Ucraina e sfociando dunque in un inasprimento della crisi climatica in tutti i suoi drammatici e sempre piĂš evidenti risvolti energetici. Il contesto mondiale attuale sembra quindi averci dato parecchi spunti per poter agilmente individuare quali siano i temi sui quali dovremmo focalizzarci prioritariamente. Prima di scegliere la nostra curatrice abbiamo steso una lunga lista di architetti, sentendo diverse persone e guardandoci bene attorno. Avevo avuto giĂ modo di conoscere di persona Lesley Lokko, essendo stata membro della Giuria Internazionale proprio della Biennale diretta da Sarkis. Tra il novero dei potenziali candidati compresi nella lista che avevamo stilato è stata quella che certamente mi ha convinto di piĂš. In lei ho trovato una professionista capace di occuparsi di architettura in maniera teorica ma non ideologica, con una mentalitĂ aperta, con una visione precisa sul senso piĂš profondo del fare architettura oggi nella quale ho ritenuto che il mondo, in primis la comunitĂ dellâarchitettura internazionale, avrebbe trovato molti stimoli vivi nellâatto di confrontarsi con essa. Portando alla ribalta il contesto africano Lesley ci mette in contatto con la parte del mondo anagraficamente piĂš giovane, ma che paradossalmente ha giĂ affrontato nella propria storia le criticitĂ che il mondo occidentale oggi ritrova drammaticamente nella propria agenda quotidiana. Quando mi ha raccontato quello che avrebbe voluto fare mi sono reso conto di come le materie trattate nel suo racconto si sarebbero dimostrate universali, trasversali, stimolanti per diversi pubblici e assolutamente doverose di attenzione e risalto su un ideale tavolo di discussione e confronto. Credo che la cosa piĂš interessante in questo momento sia proprio avere una posizione chiara e definita su cui potersi confrontare, oltre che fornire una panoramica su quello che nel mondo sta succedendo.
Dallâintervista pubblicata su ÂŤVeNewsÂť, maggio-giugno 2023
THE CHOICE
Lesley Lokkoâs choice is the result of a deep reflection as well as of having considered the last two exhibitions curated respectively by Hashim Sarkis and Cecilia Alemani as real schools because they have taught me a lot in terms of experience. Having experienced them from the inside, even if I hadnât appointed myself the two curators, I had the opportunity to analyze the reactions of the different audiences towards these two exhibitions which were very different in themes and contents, but equally capable of enriching me in a significant way. I was able to focus on the impact they had on the world of insiders, researchers or those involved in training and in particular on the strong increase in young visitors in both international exhibitions. Sarkisâ exhibition strengthened my conviction that it was important to turn to professionals who, in their role of curators, regardless of their real or supposed status as âstarchitectsâ, could deeply question the needs of our contemporary world and bring artifacts or models of buildings as a concrete expression of their reflections and beliefs. The contemporary world has shown us in a very short time many different critical issues, starting from the pandemic, then going through the outbreak of a tragic war like the one still underway in Ukraine and thus resulting in an exacerbation of the climate crisis in all its tragic and increasingly evident energy implications. The current world context therefore seems to have helped us to identify quite easily the priority issues to focus on. Before choosing our curator, we drew up a long list of architects, listening to different people. I had already had the opportunity to meet Lesley Lokko in person, as she was a member of the International Jury of the Biennale directed by Sarkis. She was the one who certainly convinced me the most among the potential candidates included in the list we had drawn up as, in my opinion, she is a professional capable of dealing with architecture in a theoretical but not ideological way. I was particularly impressed by her open mindedness and her precise vision on the meaning of making architecture today. By bringing Africa to the fore, Lesley puts us in contact with the youngest continent in the world which paradoxically has already addressed in its history many of the big issues the Western world is facing today. When she told me what she wanted to do, I soon realized that the subjects she was dealing with would be universal, transversal, stimulating for different audiences and absolutely deserving the attention of all the participants in the table. I think the most interesting thing right now is to have a clear and defined position open to discussion, not only to give an overview of what is happening in the world.
From the interview published on ÂŤVeNewsÂť, May-June 2023
Roberto Cicutto A born-and-bred Venetian, Roberto Cicuttoâs career has been based around the film industry, where for three decades he has worked as an independent producer and distributor (Mikado Film, Sacher Distribuzione, Cinemaundici). He was President and Chief Executive Officer of Istituto Luce-CinecittĂ . Since 2020 he has been President of the Venice Biennale.
When I started thinking about the opportunity to put Africa centre stage in the Biennale, I began to think about an expanded Africa, because the truth of our existence in Africa is that we are always in the mirror of the diaspora Lesley Lokko
For this interview with Lesley Lokko we have prepared some questions by focusing on a couple of keywords. The five keywords we have chosen are: otherwise, future, narratology, and the two binomials theory/practice and time/imaginary
Per esplorare a fondo il progetto di Lesley Lokko abbiamo pensato a delle domande sotto forma di parole chiave. Le 5 parole chiave che abbiamo scelto sono: ALTRIMENTI, FUTURO, NARRATOLOGIA e i due binomi TEORIA/PRATICA e TEMPO/IMMAGINARIO. La nostra analisi continua con un approfondimento per ciascuno degli 89 practitioner (vedi p.69), per conoscere piĂš da vicino il loro modo di concepire la pratica architettonica e per integrare attraverso il loro contributo la nostra riflessione sul Laboratorio del Futuro
Lesley Lokko Non so se intendo il termine âaltrimentiâ proprio nel modo in cui lo descrive lei. Per me non implica solo unâalternativa ma anche qualcosa di diverso: âavrei fatto questa cosa diversamenteâ per me può significare âavrei fatto qualcosa di diversoâ. Il che implica una certa contingenza. La questione è che molti dei partecipanti non si pensano âaltrimentiâ rispetto alle pratiche contemporanee dellâarchitettura, bensĂŹ come a figure centrali del dibattito. In un certo senso è vero che molti di loro rientrano nella categoria dellââaltrimentiâ, anche se non necessariamente nella modalitĂ del âdiversoâ. Come ho giĂ detto molte altre volte, però, appartenere allâAfrica rende molto complesso definirsi nella dimensione di un âaltrimentiâ, in quanto si è semplicemente se stessi. Ă come se i partecipanti a questa mostra, per potersi esibire, stessero cercando di mantenersi in equilibrio su una fune tesa tra il sentirsi sufficientemente sicuri e il sentirsi sufficientemente a proprio agio, tra lâessere sufficientemente consapevoli di essere osservati attraverso altri occhi e lâessere sufficientemente coraggiosi da non permettere a questo sguardo di alterare quello che si vuole esprimere. Ă un modo molto complesso per dire, piĂš semplicemente, che si è nello stesso tempo âaltroâ e ânon altroâ. Non so se questa riflessione complichi o semplifichi la domanda. Credo sia stato Frantz Fanon ad affermare che una delle prime cose che capĂŹ quando si interrogò sul significato di essere nero fosse proprio il fatto di essere oggetto dello sguardo altrui [cfr. Pelle nera, maschere bianche, Frantz Fanon, cap. 5, n.d.r.]. La consapevolezza di essere osservati e di essere nello stesso tempo se stessi è un processo estremamente complesso. Penso che molti dei partecipanti a questa Biennale procedano su questa fune tesa con estrema attenzione.
Michele Cerruti But La sua risposta mi ha fatto tornare alla mente un lavoro di Fred Moten e Stefano Harney, Undercommons. Pianificazione fuggitiva e studio nero. Mi sembra che la loro accezione di âundercommonsâ racchiuda giĂ in parte gli aspetti che lei ha appena evidenziato. Si prova a suggerire qualcosa, si tenta di vivere in maniera diversa, ma in fondo la differenza è giĂ qui, in un presente sotterraneo e condiviso, e non tanto in un altro mondo utopico.
Quando si prova a proporre delle voci nuove, che non sono mai state al centro dellâattenzione prima dâora, la gente si aspetta di trovare qualcosa di radicalmente diverso. In fondo questa è solo una mostra e questi sono solo practitioner che esprimono idee, concetti, e io ho fatto ciò che avrebbe fatto qualsiasi altro curatore di una mostra.
Penso che le persone che verranno a visitare Il laboratorio del Futuro con lâaspettativa di trovare qualcosa di completamente estraneo rimarranno deluse, perchĂŠ noi non veniamo da un altro pianeta. La differenza sta piuttosto nella disposizione, forse anche nellâimpiego delle risorse, nellâatteggiamento verso il modo di costruire, verso lâarchitettura in senso lato, verso il potere. Credo, insomma, che saranno le sfumature dellâapproccio che potranno evidenziare delle differenze nel fare e pensare architettura rispetto a come tradizionalmente si è fatto e pensato sino ad oggi.
_1 Ci sembra che il concetto di âaltrimentiâ (âotherwiseâ) sia un tema ricorrente per la Biennale. Ma mentre in italiano il termine âaltrimentiâ sembra riferirsi a una alternativa, a un âpianeta Bâ, la maggior parte dei partecipanti sembra attribuire a âotherwiseâ un significato diverso. Conseguenza di un processo di riformulazione della Storia, âotherwiseâ sembra essere inteso piĂš come un âaltroveâ, come se nel ripensare il passato ci trovassimo in un presente che è giĂ qui, ma è appunto altro, senza esserne unâalternativa. Alcuni partecipanti in particolare, come ad esempio atelier masoÂŻmĹ¯, Theaster Gates Studio e Cave_ bureau, stanno sviluppando a fondo questo aspetto. Abbiamo chiesto a L.L. qual è la sua idea di âaltrimentiâ.
L.L. La necessitĂ di attribuire un nome a un concetto è profondamente radicata in tutti noi. Per afferrare il significato di qualsiasi cosa è necessario poterlo innanzitutto ben articolare. Etichette quali laboratorio, Afrofuturismo, futuro, Africa possono in una certa misura essere utili nella comunicazione in quanto scorciatoie per restituire ad operatori e pubblico unâidea assai piĂš articolata e complessa del fare e pensare, nel nostro caso, architettura. Personalmente sono però piĂš interessata a lavorare sulla comprensione a lungo termine, in quanto è proprio in questo esercizio condotto con scavo e convinzione adeguati che si trova un possibile punto dâincontro tra diversi mondi, tra diversi modi di pensare e vivere in societĂ e quindi di fare, conseguentemente, architettura. Tutti noi ci tormentiamo nel disperato tentativo di capire da dove veniamo, dove stiamo andando, che cosa facciamo e perchĂŠ lo stiamo facendo. Ă un enigma universale. Invitando al tavolo di discussione voci, persone e luoghi che normalmente ne erano esclusi spero si possa capire meglio in che cosa effettivamente consista questo tavolo.
FUTURO_2
La Biennale ha una durata di sei mesi, un tempo relativamente lungo che permette di sviluppare a fondo un discorso su un argomento che si colloca tra la vulgata dellâAfrofuturismo, che evoca in qualche modo la magia, e la realtĂ delle concrete condizioni di vita, sia qui che altrove, in luoghi âaltriâ. Questa tensione tra lââaltroâ e il âsĂŠâ, che rimanda peraltro alla prima domanda che mi ha posto, è presente in ogni cosa. Non considero Il laboratorio del Futuro una risposta a qualcosa, ma piuttosto un tentativo di porre unâintelligente serie di domande. Forse da un progetto come questo ci si aspetta una risposta, ma per me questa mostra si pone a monte della risposta, perchĂŠ, prima di tutto, cerca di capire come formulare delle domande.
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Si potrebbe quasi parlare di un âminoreâ che, per dirlo in termini kafkiani, prende una lingua maggiore per farne un altrimenti. Un âminore consistenteâ che in qualche modo corrisponde anche a quello di cui ci avvaliamo per capire meglio il futuro. L.L. ha affermato che il suo Laboratorio del Futuro è qualcosa di molto pratico, ma in cosa consiste esattamente il futuro? Molti dei partecipanti suggeriscono un futuro inesistente o, al massimo, un futuro fatto di un insieme di memorie ancestrali e di scenari basati sulla pratica. Ciò che Lokko suggerisce è unâidea molto concreta e pragmatica, lâidea di un futuro inteso come un vero e proprio laboratorio collettivo, una sorta di atelier aperto. Forse qualcuno potrebbe definire questa Biennale una sorta di riflessione sullâAfrofuturismo, anche se guardando al modo di lavorare, per esempio, di Hood Design Studio, di MASS Design Group o di Craig McClenaghan possiamo affermare che ciò è solo in parte vero e che una definizione di questo tipo risulta alquanto riduttiva.
Una mostra di architettura è il connubio perfetto di questi due processi ideativi: da un lato il desiderio dello scrittore di esplorare e dallâaltro il desiderio dellâarchitetto di creare
Opening: 19 May 2023, 7pm
Thursday â Monday 10am â 6pm
Complesso dellâOspedaletto
Barbaria de le Tole 6691
Venice
VENEZIA FABRICA FUTURA
An ecocritical laboratory projecting present Venice into the future
L.L. Quando ho iniziato a scrivere romanzi, circa trentâanni fa, ero mossa dal senso di rabbia che provavo nei confronti dellâarchitettura. Avevo la sensazione che non mi lasciasse abbastanza spazio per esplorare, che mi chiedesse semplicemente di spiegare me stessa. Ciò che invece ho cercato di dimostrare fin da studentessa era lâestrema difficoltĂ di riuscire ad esplorare qualcosa cercando nello stesso tempo di spiegarla. Ho deciso dunque di abbandonare temporaneamente lâarchitettura per dedicarmi alla scrittura perchĂŠ ho ritenuto che questâultima fosse capace di rispondere meglio agli stimoli e alle domande che avvertivo piĂš urgenti. Lâesplorazione fa parte della narrazione, è un dato assodato. Il modo in cui lâarchitettura mi veniva insegnata, raccontata sostanzialmente come una storia solida, escludeva invece lâidea di esplorare; si trattava âsoloâ di memorizzare e di creare qualcosa di materiale e di concreto. Allâinizio della mia attivitĂ di scrittrice sono rimasta sorpresa nel riscontrare una grande similitudine tra la scrittura di un romanzo e la realizzazione di unâarchitettura: per me erano due attivitĂ che seguivano uno stesso processo ideativo. Lâesperienza maturata durante i dieci o quindici anni passati a scrivere romanzi mi ha dato la fiducia necessaria a considerare lâarchitettura stessa come una forma di narrazione, anche se ovviamente si avvale di strumenti diversi, quali lo spazio, il disegno, i materiali, e cosĂŹ via. In un certo senso una mostra di architettura è il connubio perfetto tra questi due processi ideativi: da un lato il desiderio dello scrittore di esplorare e dallâaltro il desiderio dellâarchitetto di creare. Penso siano due facce di una stessa medaglia. In questa mia prima esperienza di curatrice posso affermare che mettere insieme questi due mondi è stato lâaspetto piĂš intrigante e coinvolgente del lavoro sin qui svolto.
M.C.B. Ă come trovarsi di fronte a una riconciliazione formale tra teoria e praticaâŚ
SĂŹ, è proprio cosĂŹ. Penso anche di non aver mai capito appieno la differenza tra pratica e mondo accademico o tra questâultimo e lo scrivere romanzi. I confini tra questi mondi non mi sono ancora del tutto chiari. Sono anche pienamente consapevole che il mio approccio verso lâarchitettura è solo uno fra i tanti possibili. Vi sono svariati modi di affrontare questa materia, ma ciò che mi affascina di piĂš dellâarchitettura è proprio la sua poliedricitĂ . Ho scelto questa disciplina sperando che essa mi potesse fornire lâopportunitĂ di studiare dei temi specifici in modo molto approfondito; è stata questa aspettativa ad attrarmi inizialmente. In realtĂ quando poi mi sono allontanata dallâarchitettura per avvicinarmi ad altre discipline mi sono resa conto di aver appreso molte pratiche e formulazioni teoriche rilevanti, ma al contempo ho capito che le avevo attraversate assai superficialmente.
M.C.B. In Italia diciamo spesso che gli ingegneri sanno tutto di una cosa sola mentre gli architetti sanno solo qualcosa, ma di un poâ di tuttoâŚ
Non era questa lâidea che mi ero originariamente fatta della figura dellâarchitetto. Pensavo che sarei diventata un poâ come un ingegnere o un dottore, che avrei maturato delle conoscenze disciplinari molto approfondite. Ma non è andata affatto cosĂŹ.
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Ciò che colpisce di piĂš della linea curatoriale di questa Biennale è quanto lâarchitettura si intrecci strettamente con il concetto di ânarrazioneâ. Ciò si ricollega anche alla specifica attivitĂ della curatrice, che è decisamente poliedrica, occupandosi non solo di spazi ed immagini ma anche di scrittura. E lo stesso vale per molti dei partecipanti. Basti pensare, ad esempio, allo straordinario lavoro sulla âcittĂ giustaâ (âthe just cityâ) di Toni L. Griffin e il suo Urban American City Studio (urbanAC), o a Project Detroit o, ancora, alle immagini fantastiche di Olalekan Jeyifous. Qual è allora il ruolo della narrazione in un settore decisamente fondato sulla pratica costruttiva, quale è quello dellâarchitettura e dellâurbanistica? In altre parole, qual è la âpratica del narrareâ?
L.L. Quando iniziai a pensare a quali potessero essere i potenziali partecipanti a questa Biennale stavo leggendo The Black Atlantic [The Black Atlantic: LâidentitĂ nera tra modernitĂ e doppia coscienza di Paul Gilroy, n.d.r.], un saggio che parla di una sorta di identitĂ del futuro, uno spazio-nazione o identitĂ nazionale che va al di lĂ del tradizionale concetto di stato-nazione. Ho trovato questa idea molto interessante, ancor di piĂš connettendola ad altri scritti di Paul Gilroy sulla musica nera. In sintesi, in questo saggio le persone sono accomunate non dal luogo geografico di appartenenza o di nascita, bensĂŹ da una serie di esperienze condivise. Quando ho iniziato a pensare alla possibilitĂ di porre al centro della scena lâAfrica, pensavo ad unâAfrica allargata, perchĂŠ in effetti quando si parla di Africa si pensa inevitabilmente anche alla diaspora. Quando si opera nel mondo dellâarchitettura e dellâarte è molto raro che si viva e lavori in un medesimo luogo, anche se in passato è invece sembrato che la condizione pressochĂŠ esclusiva del nostro stare al mondo fosse quella di esistere in un luogo specifico. Oggi piĂš che mai, invece, siamo messi in relazione ad altri luoghi grazie alla tecnologia informatica, a internet, o anche semplicemente come conseguenza di trasformazioni di tipo culturale o ideologico. Per me era quindi molto importante riuscire a catturare questo specifico, nodale aspetto della contemporaneitĂ nel Laboratorio del Futuro. La natura stessa del modo di lavorare dei practitioner invitati spiega in parte la presenza simultanea di molti di loro sia nella mostra allâArsenale che in quella al Padiglione Centrale ai Giardini. Lo stesso vale in certa misura anche per i padiglioni nazionali. Quando ho incontrato i vari curatori â gran parte dei quali hanno accolto positivamente lâidea di Laboratorio del Futuro â uno degli aspetti interessanti emersi dalle nostre conversazioni è stato proprio il fatto che tutti stavamo creando nuovi territori di comunanza. Se a Grenada, per fare solo un esempio, si sta lavorando su un progetto che ha a che fare con lâacqua e ad Abu Dhabi si sta lavorando sulle risorse idriche in riferimento a qualcosa che sta succedendo in Finlandia, allora si viene a definire un concetto di territorio che non ha piĂš nulla a che vedere con una sua specifica ubicazione geografica, riferendosi estesamente ad orizzonti concettuali di piĂš ampio spettro nel segno di alcune globali criticitĂ condivise, vedi nello specifico, in questo caso, il cambiamento climatico. Ed è cosĂŹ che ho iniziato a pensare alle grandi questioni legate alla decolonizzazione e alla decarbonizzazione, chiedendomi se potessero essere proprio queste ad anticipare, predeterminandole, nuove forme identitarie del vivere il nostro Pianeta. Recentemente stavo leggendo di quanto il concetto di genere sia vissuto in forme decisamente fluide tra i giovani della cosiddetta Generazione Z. Ă un modo di vivere la propria identitĂ nuovo e decisamente diverso rispetto ai canoni seguiti nei secoli alle nostre spalle. Ora ci stiamo muovendo teoricamente verso unâidea molto piĂš ibrida e fluida, per lâappunto, ma è come se il nostro comportamento, il nostro linguaggio, la nostra stessa architettura non si fossero ancora compiutamente adeguati a questa disposizione mentale. Ecco, diciamo allora che per certi aspetti il gruppo di practitioner invitati alla nostra esposizione esplora in particolare proprio questo nuovo concetto dâidentitĂ .
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Parliamo del binomio teoria/pratica, polaritĂ che forse non è propriamente corretto considerare in una chiave meramente oppositiva; si tratta piuttosto di un modo olistico di considerare lâarchitettura nella sua disseminazione di pratica e di teoria, o di pratica e di ricerca. Analizzando i lavori dei singoli partecipanti emerge un quadro che restituisce una prospettiva ancora piĂš ampia. In passato in Europa è maturata una profonda riflessione sulla capacitĂ di trasformare lo spazio condotta da Jeremy Till, Tatjana Schneider e Nishat Awan in Spatial Agency: Other Ways of Doing Architecture, 2011, un lavoro davvero eccezionale, unâanalisi a dir poco strabiliante sulla nostra capacitĂ di intervenire sullo spazio e sulla realtĂ . Ma prendendo in esame alcuni partecipanti della mostra, come ad esempio Ibrahim Mahama o Kibwe Tavares (Basis), sembra emergere qualcosa di diverso e di ulteriore. Probabilmente lo stretto legame con KNUST ad Accra e Kumasi ha influenzato enormemente il loro modo di lavorare: una pratica che combina architettura e arte che è decisamente qualcosa di molto diverso da quello cui eravamo sinora abituati. L.L. ci parla del contributo che secondo lei la diaspora africana ha dato a questo nuovo approccio verso la polaritĂ teoria/pratica.
TEORIA/ PRATICA_4
Lesley Lokko Nata a Dundee, Scozia, cresciuta in Ghana e in Scozia. Ha insegnato nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Europa, in Australia e in Africa. Nel 2015 fonda la Graduate School of Architecture allâUniversity of Johannesburg. Nel 2020 apre ad Accra, in Ghana, lâAfrican Futures Institute, che tuttora dirige. Direttrice di ÂŤFolio: Journal of Contemporary African ArchitectureÂť, autrice di White Papers, Black Marks: Race, Space and Architecture, scrittrice di numerosi bestseller. Curatrice della Biennale di Architettura 2023.
L.L. LâetĂ media in Africa è al di sotto dei ventâanni, vale a dire la metĂ dellâetĂ media in Europa e negli Stati Uniti. Ciò significa che la stragrande maggioranza delle persone nel nostro continente ha ancora tanti anni di vita davanti a sĂŠ. In un contesto di questo tipo se si dĂ a una popolazione cosĂŹ giovane la possibilitĂ di agire â e per agire non intendo âautorizzare le persone a fare qualcosaâ, come gli americani spesso intendono â è evidente che ciò può rappresentare un potenziale enorme, perchĂŠ si tratta di un vasto insieme dinamico di persone che ha tutto il tempo di esplorare, di fare errori, di riprovare e di rielaborare proprie idee e progettualitĂ . Ricordo di essermi trovata una decina di anni fa ad una conferenza dove un architetto austriaco aveva parlato di un suo progetto attorno al quale aveva riunito studenti e senzatetto proprio perchĂŠ i primi avevano ancora tutta la vita davanti a sĂŠ, mentre i secondi consideravano la loro vita ormai finita. Mettendo insieme queste due categorie il suo obiettivo era quello di analizzare la tensione che viene a crearsi tra lâavere a disposizione molto tempo e lâaverne poco o, meglio, tra lâaverne molto e il non averne piĂš. Nello stesso modo per me portare cosĂŹ tante voci giovani alla Biennale è un modo per dire: ÂŤabbiamo tempo, il tempo è dalla nostra parteÂť. Quello che affermiamo a 24 o 27 anni è spesso molto diverso da quello che affermiamo poi a 57 anni. Quando si è giovani si ha lâopportunitĂ di dire qualcosa e di poterla rivedere in continuazione. Può sembrare strano che io dica questo considerando la mia etĂ , 59 anni. Ho davanti a me forse solo una decina dâanni per portare avanti un progetto di questo tipo. Ma ho anche la sensazione di dire oggi la stessa cosa che dicevo trentâanni fa, solo che allâepoca il mondo dellâarchitettura non era ancora pronto a questo ascolto. Ă come se stessi dicendo la stessa cosa giĂ da molto tempo, insomma; lâunica differenza è che in questo momento ho di fronte un pubblico pronto ad ascoltarmi.
M.C.B. I miei studenti vorrebbero chiederle come diventare practitioner del futuroâŚ
Lâunico consiglio che mi sento di dare agli studenti che mi chiedono come diventare dei practitioner è di cercare di esprimere la loro voce piĂš autentica. Qualsiasi essa sia. Ho passato molto del mio tempo a studiare architettura cercando di essere quello che pensavo un architetto dovesse essere. Ma è solo quando ho realizzato che quella voce doveva essere la mia voce che mi sono sentita davvero libera.
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La nostra prossima domanda, che voleva aprire una discussione sullâimmaginario e sui modi per superare lâonnipresente immaginario occidentale, andrebbe ora riformulata in ragione delle possibilitĂ che L.L. ci ha prospettato di trovarci giĂ di fronte a un immaginario decoloniale e postcoloniale, sostenendo che ÂŤla storia dellâarchitettura non è sbagliata, è semplicemente incompleta perchĂŠ al suo tavolo mancano vaste fasce di umanitĂ Âť. I nuovi territori di comunanza che L.L. mette in evidenza fanno emergere il fatto che non si tratti tanto di cercare un altro immaginario, un immaginario decoloniale che ci permetta di superare i problemi del passato, quanto di riconoscere che questo immaginario altro è invece giĂ qui, in quanto la presenza di practitioner neri è di per sĂŠ un immaginario esistente, contemporaneo. Significativo in tal senso è trovare ad esempio fra i partecipanti Courage Dzidula Kpodo, il quale, con la sua opera Postbox Ghana, osserva e descrive in modo personale e pregnante le varie forme in cui le persone si relazionano con lâarchitettura moderna. Se inizialmente la domanda era: âqual è lâimmaginario che lei propone?â, preferiamo ora invece chiederle: âqual è il tempo dellâimmaginario in cui sta cercando di addentrarsi?â.
For this interview we have prepared some questions by focusing on a couple of keywords. The five keywords we have chosen are: OTHERWISE , FUTURE , NARRATOLOGY, and the two binomials THEORY/PRACTICE and TIME/IMAGINARY. Further on (see p.69) we also tried to unpack Lesley Lokkoâs programme by deepening one by one all the 89 practitioners, to understand what kind of contributions they may give to our reflections on The Laboratory of the Future
Lesley Lokko I donât know if I understand âotherwiseâ in quite the same way you are describing it. For me âotherwiseâ implies not just an alternative but also something different. So I understand it in this sense: âI would have done this otherwise, I would have done something elseâ. There is a kind of contingency involved. And I think the point with most of the practitioners is that they donât think of themselves as âotherwiseâ, they think of themselves as central to architectural practice. There is a way in which many of these practitioners are framed not necessarily as âotherwiseâ, but just as âotherâ. As I have said many times, when you are inside Africa itâs very difficult to think of yourself as âotherâ. Because you just are. The exhibition, I think, is trying to walk that tightrope between being confident and comfortable enough to take place, to take the stage. Being aware enough that you are always viewed from the lens of someone else. But also, being brave enough not to allow the gaze on you to alter what you want to say. Itâs a very complex way of saying that we are both otherwise and not otherwise simultaneously. I donât know if that complicates the question or if it simplifies it. I think it was Frantz Fanon who said that one of the first things he understood about being black in the world was the fact of being the object of other peopleâs gazes [editorâs note: check especially the fifth chapter of F. Fanon, âBlack Skin, White Masksâ]. That awareness of being looked at as well as being at the same time oneâs own self, I think is a complicated and quite complex condition. Iâm sure many of the practitioners who are taking part in the Biennale straddle that tightrope carefully.
OTHERWISE_1
Michele Cerruti But You just reminded me of the work The Undercommons: Fugitive Planning & Black Study by Fred Moten and Stefano Harney. Within this âundercommonsâ there is much of that framework: somehow you are already there. You suggest something, you can live differently, but the difference is already in the present and not somewhere else.
When you try to do something different or you bring voices that have not previously been in the centre, there is always a huge expectation that you are going to say something that is radically different. After all, this is just an exhibition and these are just âpractitionersâ who express ideas, concepts, and I did what any other curator of an exhibition would have done. So, on the one hand, I think people who come to this exhibition expecting to see something otherworldly or otherwise will probably be disappointed because we are not otherworldly, we are not from somewhere else, we are from here. I think the difference is really in the approach. Possibly also in the use of resources, in the attitude towards building, towards architecture, towards power. It is more in the nuances and in the subtlety of approach that one will find a difference.
_1 We think that the Biennale is focusing many times on the very concept of the âotherwiseâ. Nevertheless, while in Italian the word âotherwiseâ seems to refer to a planet B, we must find another solution, âan alternativeâ, since most of the selected practitioners deal with the otherwise differently. It seems that, as a result of a process of reframing history, the otherwise is more about âsomewhere elseâ, another place, rather than about an alternative. Pratictioners such as atelier masĹmÄŤ, Theaster Gates Studio, and Cave_bureau are deeply working on this aspect.
L.L. The desire to name something in order to understand it is very deep in all of us. To grasp something, you have to be able to articulate it. And labels like Afrofuturism, laboratory, future, Africa are useful in one sense, because they are a kind of shortcuts to comprehension. But I am actually interested in the gap between the shortcut and the long understanding, because it is in that long and deep understanding where the common lies. We all grapple with trying to understand where we are from, where we are going, what we are doing, and why we are doing what weâre doing. This is a universal conundrum. And so, by bringing voices and people and places that have not generally been invited to the table, Iâm hoping that we will have an expanded sense of what the table actually consists of. An exhibition is quite an interesting space because its time is quite finite. The Biennale lasts for six months, which is quite a long time to engage with something. So itâs somewhere between the sound bite of Afrofuturism (which conjures up magic, if you like), and the reality of the concrete conditions of life in other places, as well as of life here. This relationship between minority and majority is interesting because, quite frankly, the practitioners who are invited are the global majority. It is only here that we are seen as a minority. This tension, which comes back to the first question that you raised, this tension between âotherâ and âselfâ is present in almost everything. I donât see it so much as an answer to something. I see it more as an attempt to ask an intelligent set of questions and maybe thatâs not what an exhibition is supposed to do. An exhibition, I think, is supposed to give you a sense of an answer to something. This exhibition for me comes before the answer, trying to understand how to frame the questions.
_2 We may describe it with Kafka, with a sort of âconsistent minorityâ, which is somehow what we also try to use to understand the future. You said that The Laboratory of the Future is something very practical. But what is the matter of the future? We see that many practitioners suggest a non-existing future or possibly a future made of both ancestor memories and practice-based scenarios. What L.L. suggests is a very concrete and pragmatic idea of the future, the future like a collective workshop, an atelier. Maybe someone could label this Biennale like a sort of reflection on Afrofuturism. But we also think that, by looking at the practices of, for instance, Hood Design Studio, MASS Design Group, or Craig McClenaghan , this is only partially true, as this labelling is definitely not enough.
FUTURE_2
An architecture exhibition is an almost perfect marriage of these two things: the novelistâs desire to explore and the architectâs desire to make
NARRATOLOGY_3
L.L. When I started writing fiction, I went to fiction out of anger. I was angry with Architecture as a discipline because I felt it didnât allow me at the time, and we are talking about 30 years ago, the space to explore anything. I felt like Architecture simply wanted me to explain myself. And the point I kept trying to make, even as a student, was that it is very difficult to explore something and at the same time trying to explain it. So, I moved away from Architecture to fiction because I thought fiction would be more forgiving as the role of the explorer in fiction was already understood. When Architecture was told to me as a story, my job was not to explore, my job was to fix it, was to make things and material concrete and real. But when I started writing fiction and literally sat down to start writing a novel, I was amazed at how similar writing a novel is to do an architectural project, for me they were almost the same process. So I think the experience of writing fiction for 10 or 15 years, or however long it was, gave me enough confidence to think that I could approach Architecture in the same way, that I could see Architecture as a form of narration even if its tools, to a certain extent, are slightly different, as they involve space, drawing, materials, surfaces and temperature, and so on. But the impulse to try to say something, to me, has always been at the heart of Architecture and in some ways an exhibition is an almost perfect marriage of those two things: the novelistâs desire to explore and the architectâs desire to make. I think they are two sides of the same coin. This is the first time Iâve ever curated anything, and it may as well be the last, but it was very interesting bringing together these two worlds.
M.C.B. It is like a formal reconciliation between practice and theory...
Yes, and I also think that I had never fully understood the difference between practice and academia or between academia and novel writing, those boundaries to me are not very clear. I recognise that my approach to architectural practice is only one of many. There are many ways to approach this subject matter, but I think the thing that keeps me fascinated by Architecture is its plurality. I went into architecture hoping that I would know something very, very deeply. This was the initial attraction but, by the time I left, I actually knew lots and lots of things but very, very shallow.
M.C.B. In Italy we often say that engineers know everything about one thing and architects know something about everything.
Thatâs true and that was not what I thought the architect would be when I went into it. I went into it thinking I would be a little bit like an engineer or a doctor. I would know one thing really, really well but it didnât happen.
_3 Lokkoâs approach is interesting because it is really about trying to deeply enter in each of the aspects that she pointed out. It can be used as an opportunity for having a larger view on reality. And what is even more interesting is this crossing between architecture and what we may call ânarratologyâ. Of course, this is also related very much to her specific practice, which is multifaceted, dealing not only with spaces, images, but also with narratives. This is true also for the practitioners, if we just think for instance about the amazing work by Toni L. Griffin and her Urban American City (urbanAC): The just city, the just urbanism is all about narrations. Letâs think about Project Detroit, for instance. Or even about the fantastic images by Olalekan Jeyifous. What is the role of narratology in Architecture and Urbanism, in a world which is practice-based. In other words, what is the âpractice of narratingâ?
L.L. At the time when I first started thinking about who this exhibition would encompass, I was reading The Black Atlantic [editorâs note: The Black Atlantic: Modernity and Double-Consciousness by Paul Gilroy] about this idea of a nation space or a national identity that is beyond the nation state. And this was very interesting to me. Also thinking about it in terms of Paul Gilroyâs writings on black music and how he conceived the Black Atlantic as a kind of identity of the future. In other words, people are joined not by geography or birth, but by a set of experiences. When I started thinking about the opportunity to put Africa centre stage in the Biennale, I began to think about an expanded Africa, because the truth of our existence in Africa is that we are always in the mirror of the diaspora. So, especially for people who operate in the Architecture and Art worlds it is very rare that you only practise, and you only exist in one location. You always exist in relation to somewhere else as well. Whether itâs through information technology or through the Internet or through culture, whatever it is, even ideology, we are also in reflection of other places, so it was very important for me to somehow capture this aspect. And that is partly why both in the Arsenale and in the Central Pavilion at the Giardini there are so many practitioners who are here and there simultaneously, because this is the nature of their practice and it is also the nature of their references. When I met the curators from the national pavilions, one of the things which was so interesting in our conversation - since a lot of them actually responded to the statement âthe laboratory of the futureâ - was that they seemed to be inventing new territories of commonality. Somebody in Grenada as well as in Abu Dhabi, for instance, might be working with water resources, referencing something that is happening in Finland. You begin to get this territory, this kind of geography that has nothing to do with the location, but it has to do with climate change. So I began to think about these big questions of decolonization and decarbonization. Could they actually be the forerunners of new forms of not just solidarity, but actually identity? I was recently reading something about Gen Z. The concept of gender is so fluid amongst Gen Z because they understand it as a spectrum of possibilities. And I kept thinking: âThis is also very interesting because, at its core, it is a quest for identityâ. And unlike the identities of the 19th and maybe even 20th century, which tended to be quite fixed, quite located, quite defensive, weâre now moving into a much more hybrid and fluid understanding. It is as if our behaviours, our language, our architectures havenât quite caught up to that. So maybe in some ways this exhibition and this group of practitioners are a way to explore that.
_4 The binomial theory/practice is maybe not even a binomial, but rather a holistic way of seeing Architecture, spreading practice and theory, or practice and research. Going through the practitioners we find something that suggests an even larger perspective. In the past in Europe we had this huge reflection on agency driven by Jeremy Till, Tatjana Schneider and Nishat Awan [Spatial Agency: Other Ways of Doing Architecture, 2011]. Their reflection about the attitudes towards our capabilities to impact on space and reality is amazing. Nevertheless, when we look at practitioners such as Ibrahim Mahama or at the work of Kibwe Tavares with Basis, we may think there is something else. Probably the strong relation with KNUST in Accra and Kumasi had a big effect on these practices: they are doing architecture and art at the same time, and this is definitely something different. We asked L.L. what is the specific contribution that the African diaspora is giving to this new attitude of practice/theory.
THEORY/ PRACTICE_4
TIME/ IMAGINARY_5
L.L. As I have said so many times before, we are the worldâs youngest continent. The average age is under 20. We are half the age of Europe and the United States. For the vast majority of people on our continent, the bulk of their lives has yet to come. In that context, if you give agency â and I donât mean it in the rather sort of American way of âI want to empower peopleâ â,if you give agency to a population who has the bulk of their life in front of them itâs a very powerful force, because they have time to explore, make mistakes, reframe, re-attempt, re-frame again. I remember, maybe about 10 years ago, being at a conference where there was an Austrian architect talking about a project where he had brought the homeless and students together in the same programme. His reasoning was that students have most of their life ahead, while many of the homeless feel as if their lives were over. By bringing these two constituencies together, he wanted to explore that tension between long time and short time, or long time and no time. And so for me, bringing so many young voices to this Biennale was an opportunity to say: âWe have time. Time, in a sense, is on our side.â What you say at 24 or 27 may not be the same thing you say at 57. Hereâs the opportunity to say something because you can continuously come back to it. You know, Iâm 60, so this is also a strange time in a way to do this, because Iâm also very conscious that maybe thereâs another 10 years of this kind of production left. I also feel in a way that Iâm saying the same thing today that I said 30 years ago. Except 30 years ago, Architecture wasnât ready to hear it. So itâs a kind of a strange time to understand that now there is an audience for it.
M.C.B. My students would like to ask you how to become practitioners of the futureâŚ
The only real answer I can give to students who ask me how to become practitioners is to encourage them to have an authentic voice. Whatever that voice is. I spent a lot of my time studying Architecture, trying to be like what I thought an architect should be. But I think that when I realised that that voice had to be my voice was the moment that, in a way, I was free.
We have to refigure out this question, which was meant to discuss about imaginaries. It was based on the idea that we are always coping with the Western imaginary, but in this Biennale, in a way, L.L. is suggesting that there is a hopefully decolonial or post-colonial imaginary. What she is saying now is moving forward: âThe history of Architecture is not wrong, it is just not complete! It just doesnât consider all the people around the table.â What she is saying now, talking about new territories of commonality, is that the point is not to figure out another imaginary, something that is de-colonial so we can overcome the past, but that the imaginary is already there, since the presence of the Blackness is itself a contemporary imaginary. Extremely significant is, for instance, the choice of Courage Dzidula Kpodo with his work Postbox Ghana. Observing how people are coping with modern Architecture, and how they relate to it since it is already there, is a great idea. The question we meant to ask her was: What is the imaginary you are suggesting? But now we would rather ask: What is the time of the imaginary you are trying to delve into?
Lesley Lokko Born in Dundee, Scotland and raised in Scotland and Ghana, she has taught in the UK, USA, Europe, Australia and Africa. In 2015 she founded the Graduate School of Architecture at the University of Johannesburg. In 2020 she opened the African Futures Institute in Accra, Ghana, which she still directs. She is the editor of âFolio: Journal of Contemporary African Architectureâ and author of White Papers, Black Marks: Race, Space and Architecture and numerous bestsellers. She is the curator of the Architecture Biennale 2023.
IL POETA
Marisa Santin_Nellâidea classica di architettura lâimmaginazione creativa e lâarchitettura vengono viste come due entitĂ separate, mentre nella sua pratica professionale vivono in una dimensione prossima, sembrano addirittura essere la stessa cosa. Pensa che vi sia oggi ancora una differenza costitutiva tra arte e architettura? Si tratta di una domanda particolarmente pertinente qui a Venezia visto che abbiamo la Biennale Arte e la Biennale Architettura: non siamo tanto interessati a trovare una differenza tra le due, quanto piuttosto a mettere a fuoco entrambe. Secondo lei perchĂŠ lâarchitettura ha bisogno dellâimmaginazione?
Demas Nwoko_Nella cultura africana, cui appartengo, non vi è una netta separazione tra arti plastiche e architettura, perchĂŠ qui da noi la cultura non è prerogativa di una determinata classe sociale e appartiene, quindi, a tutti indistintamente. Noi africani apprezziamo molto le arti creative, siano esse arti plastiche o dello spettacolo. Tutti vi partecipano allo stesso livello; non è affatto costoso, visto che fanno parte integrante della nostra vita quotidiana. Nella nostra cultura câè spazio per tutti; chiunque può esprimere liberamente la propria creativitĂ e per vederla non devi pagare. Per esempio quando qualcuno finisce di costruirsi la casa non affida la tinteggiatura ad un imbianchino, perchĂŠ è la moglie stessa a occuparsene e a rioccuparsene molto probabilmente ogni mese o ogni due mesi. Tinteggiando la sua casa esprime tutta la sua creativitĂ nei motivi monocromatici realizzati con le proprie mani. Anche i ragazzi che tutte le mattine spazzano lâesterno delle case con scope artigianali di paglia involontariamente disegnano dei motivi che rimangono impressi sul terreno quasi tutto il giorno, per poi scomparire solo verso sera dopo essere stati calpestati per tutta la giornata. Il mattino successivo bisogna rifare tutto daccapo: si tratta di veri e propri disegni artistici tracciati sul terreno. In questo senso intendevo dire che la nostra cultura dĂ spazio a tutti di esprimersi liberamente. Nella cultura artistica africana non esiste alcuna definizione collegata ad un determinato periodo storico per definire le varie correnti artistiche come viceversa avviene nel resto del mondo. Se qui in Africa i risultati dellâattivitĂ artistica sono meno innovativi, il modo di fare arte è per contro molto piĂš vivace. Quindi per me la creazione di unâopera architettonica permanente è inscindibile da questo spirito artistico insito nella nostra cultura. Se prima si trattava di qualcosa di temporaneo ma ripetitivo, ora tutto viene fotografato e postato sui social ed è come se i miei lavori fossero delle creazioni sempre nuove. La differenza tra le nostre cittĂ e quelle europee è che questâultime sono in qualche modo piĂš fossilizzate. Tornare a Parigi adesso a distanza di 50 anni dalla prima volta è come se nulla fosse cambiato. Qui in Africa invece stiamo costruendo ora le nostre cittĂ , per cui abbiamo maggiori possibilitĂ di scegliere in qualunque momento i modelli offertici dal resto del mondo.
Mio padre mi ripeteva sempre: âCi reggiamo sulle spalle di qualcun altroâ, vale a dire che dobbiamo essere sempre consapevoli che i nostri risultati non sono solo il frutto del nostro lavoro individuale, ma anche del lavoro di chi ci ha preceduti. Ed è cosĂŹ che ho pensato a Baba
Demas Nwoko
Lesley Lokko
Il suo lavoro, benchĂŠ moderno, si ispira allâestetica africana e ai metodi di costruzione tradizionali. Secondo lei il resto del mondo che cosa può imparare dal design africano?
Vi è un problema globale che riguarda le culture cui è consentito esistere. Ă normale che tutti noi accettiamo che ciascuno viva secondo la propria cultura, quindi assecondando e sviluppando lâestetica della propria arte e della propria architettura. Ma la maggior parte dei paesi del Terzo mondo si sono venuti a trovare in una situazione in cui la loro cultura estetica identitaria è stata rifiutata, trovandosi costretti ad abbandonare le proprie tradizioni e a seguire il design disponibile sul mercato globale. Il rapporto tra le varie culture è ancora fondamentalmente di tipo economico. Mentre i paesi europei si tengono stretta la propria cultura, il Terzo mondo non ha la fortuna di poter fare la stessa cosa. Il che va contro il processo naturale dellâevoluzione e contro la libertĂ di scegliere il proprio modo di vita. PerchĂŠ si è arrivati a questa situazione? Prendiamo per esempio il problema della casa in Africa. In passato vi era unâampia scelta, oggi invece la situazione si fa sempre piĂš difficile al punto che trovare un alloggio adeguato è diventato quasi un miraggio. Questa situazione è stata determinata da molti fattori, primo fra tutti il costo dei materiali sul mercato globale. Si continua a dire che si dovrebbe abbassare il costo dei materiali per renderli piĂš accessibili ai paesi del Terzo mondo. Lâunica via dâuscita da questo problema è trovare il modo di consentire a questi paesi di continuare a portare avanti la loro tradizione. Il che significa fare un passo indietro, ricomporre i cocci e sviluppare un sistema per iniziare di nuovo a creare il proprio habitat.
Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è ritornare alle proprie origini e sviluppare una propria tecnologia in base alle proprie necessitĂ , senza doversi avvalere per forza di cose di una determinata tecnologia solo perchĂŠ è fortemente presente sul mercato o perchĂŠ si hanno i mezzi finanziari per acquistarla. Ritorniamo allâesempio degli alloggi: se per migliaia di anni siamo stati in grado di affrontare questa necessitĂ , perchĂŠ non dovremmo piĂš essere in grado di affrontarla a modo nostro oggi? Questo è il motivo per cui ho deciso di persistere sulla mia strada. Sono sicuro che la tradizione, cosĂŹ importante un tempo, può continuare a sopravvivere anche oggi; per questo ho preso dei modelli dalla tradizione dimostrando che quello che sto cercando di raggiungere è del tutto fattibile. Per essere piĂš chiaro, io utilizzo materiali moderni, ma per fare in modo che il mio lavoro sia sostenibile è necessario ripensare e produrre con metodi moderni avvalendosi dellâindustria locale. Alla fine si tratta di una situazione che va a vantaggio di tutti. Lâindustria tecnologica va sviluppata utilizzando tutti i materiali possibili, visto che in fin dei conti i materiali che vengono generalmente utilizzati in tutto il mondo provengono per la maggior parte dal Terzo mondo. Noi qui in Africa siamo in teoria i piĂš avvantaggiati da questo punto di vista, ma per una serie di molteplici ragioni non abbiamo quasi mai potuto approfittare appieno di questa situazione vantaggiosa. Ciò sicuramente è dovuto in buona parte al vincolante retaggio del colonialismo o alla dominazione razzista; si tratta in ogni caso di nuovo di un fenomeno non naturale. Oggi sono convinto che abbiamo tutte le qualitĂ e le possibilitĂ per poter ricostruire un mondo sostenibile per noi stessi, dato che il nostro mondo in passato era perfettamente sostenibile.
Lesley Lokko afferma: ÂŤNel Laboratorio del Futuro non stiamo cercando di correggere, bensĂŹ di completare alcune pagine vuote della storia dellâarchitetturaÂť. Se dovesse riempire una di queste pagine vuote che cosa scriverebbe? Che cosa manca secondo lei?
Non lo scriverei in una sola pagina: sto finendo di scrivere un libro su alcuni parametri di progettazione architettonica nei Tropici dove illustro quelli che secondo me dovrebbero essere lâessenza e gli sviluppi della progettazione architettonica. Credo che lâarchitettura presenti le stesse caratteristiche in tutti i luoghi appartenenti ad una determinata area geografica; per cui lâarchitettura nelle zone tropicali di tutto il mondo è necessariamente la stessa. Da questa mia analisi ho dedotto che anche i modelli tradizionali che vengono ripetuti sono importanti per lo sviluppo dellâarchitettura, poichĂŠ ritengo che, in particolare nelle zone tropicali come quella in cui io vivo, si sia sviluppata nei secoli una storia molto importante anche per quanto riguarda la tecnologia. Quello che mi propongo in questo libro è di continuare a sviluppare questa tecnologia proponendo delle soluzioni che non sono affatto teoriche, in quanto le ho giĂ messe in pratica nel mio lavoro. Spero che questo libro possa contribuire a demistificare lâidea secondo cui lâarchitettura debba per forza di cose diversificarsi da una zona geografica allâaltra. Si parla inoltre di come gli spazi interni debbano essere progettati esclusivamente in funzione delle esigenze delle persone che li utilizzeranno.
Demas Nwoko Artista, designer e architetto nigeriano. Di origini nobili, figlio dellâObi (il Re) Nwoko Secondo, è cresciuto a Idumuje Ugboko. Formatosi al Nigerian College of Arts, Science and Technology di Zaria, è stato uno dei piĂš importanti membri fondatori della Zaria Art Society. Nel 1961 ha ottenuto una borsa di studio per il Centre Français du ThÊâtre di Parigi, dove ha studiato architettura teatrale e scenografia. Dopo essere tornato in Nigeria, ha insegnato presso la neonata Scuola di Recitazione dellâUniversitĂ di Ibadan. Nel 1970, come primo incarico, ha costruito lâIstituto Domenicano di Ibadan. Sempre a Ibadan ha fondato il New Culture Studios. Leone dâOro alla carriera della Biennale Architettura 2023.
La scelta di assegnare il Leone dâOro a Demas Nwoko rappresenta per me essenzialmente la combinazione di due elementi: da un lato sentire la voce di mio padre e dallâaltro vedere la poliedricitĂ di una produzione che spazia dalla pittura al disegno, dalla costruzione di edifici alla religione, dalla tradizione culturale alla contestazione
Lesley Lokko
I was reminded of something that my father always used to say to me: âYou always stand on the back of somebody elseâ. One way to behave in the world is to make that known all the time, so that it's never about your individual achievements, it's about the labour of people who came before. This makes me think about Baba Demas Nwoko. He is 80 something now and if he were slightly younger, maybe his work would have reached a wider audience, because it would have coincided with an explosion in media and interest. But it didn't. And he's from a very particular period of Western African history. But for me, he was the original Renaissance architect. He has worked in theatre and has moved very, very fluidly across a whole range of creative disciplines. I thought that if I wanted to be really serious about the use of the word âpractitionerâ, I would find somebody in the Golden Lion shortlist who really embodied that. So for me it was a combination of two things. On the one hand hearing my father's voice and on the other hand seeing this body of work that moved between painting and drawing and making and building and religion and culture and protest in really interesting ways.
Lesley Lokko ENGMarisa Santin_In the classical notion of architecture, creative imagination and architecture are often perceived as two distinct entities, whereas in your professional practice, they coexist in a similar realm, and can even be seen as the same thing. Do you believe that today there is still an inherent difference between art and architecture? This question is particularly relevant here in Venice, as we have both the Biennale Arte and the Biennale Architettura. Rather than seeking to establish a dichotomy between the two, our aim is to have a more precise look at both. In your view, why is imagination crucial in the field of architecture?
Demas Nwoko_In the culture where I come from, the African culture, thereâs not much separation between the plastic arts and architecture because in the African culture the art culture is very much democratised. Itâs not a prerogative of a class. We enjoy creative arts, be it in plastic arts or in theatrical arts. Everybody enjoys it on the same platform, itâs not expensive. To enjoy a good plastic art, you donât have to be rich. You enjoy it, everybody enjoys it equally because itâs present automatically in everything we do. Our culture is much more exhibitionist. What I mean is that everyone participates. Thereâs room for the highly creative. Persons are free to express their own creativity and you donât have to pay to enjoy it. For instance, when you build a house the painting of the wall is not done by a professional painter, it is done by the housewife herself and you have to repeat it, because of its temporary nature,
maybe monthly or bimonthly. So while sheâs doing that you find her creative patterns on the same wall, monochromatic patterns made by her hands as she is doing the normal job of just polishing the wall. Even the young boys who every morning sweep the floor outside with a long broom, finally are making patterns on the ground, which remain almost throughout the whole day. They are fresh in the morning then as people walk over it they get erased, so next morning you have to do it again, and these are definite artistic patterns. So our culture allows everybody to express themselves. If you look at the variety of art, plastic art and their styles all over the world which are given names of periods, I can show you that none of them existed in the African art culture. Once the people have evolved their own architecture and have the space they need, they donât change it. If our result is less innovative the activities of man on it is more vibrant in our part of the world. To me, you canât really create a permanent architecture without having this art part. Before it was temporary but repetitive, and it could be refreshed every day. But now you have to make a photo, include it in the social so that it looks as if my works are continuously new creations. Iâm trying to adapt to the more fossilised modern towns and cities which are very much fixed. Itâs like knowing Paris 50 years ago and going back there now, it looks as if nothing has changed, because it has been built up and what is built cannot be really destroyed. But in our own place we are just building our cities, theyâre new so it also gives more chance of choosing models from all over the world at any given time.
Your work, while modern, is inspired by African aesthetics and traditional construction methods. In your opinion, what can the rest of the world learn from African design?
There is a global problem of cultures being allowed to exist. It is normal the whole world accepts that everybody live according to their own culture. This includes aesthetic culture in the art and architecture. But most of the Third World have found themselves in a position where their own traditional and aesthetical culture have been rejected, or better theyâve been told that they should abandon their own tradition and go along with the global design as global design is what is available in the global market. Relationship between cultures is still essentially an economic one. So while the European cultures hold onto their own culture and keep moving it as a live demand, the Third World donât have the luck of being allowed to do that. This is very unnatural. This is against the natural evolution processes. This is against the freedom of choice of how to live and enjoy by everybody. So what has happened? For example African culture has completely collapsed in the Third World. Housing, which was once upon a time, very ample and adequate, itâs now hard to be found. Today having a decent housing looks like a mirage. There are many factors that caused this because to build a house now depends exactly on the cost of material that is in the global market. Everybody says that you should make this material cheaper, especially in the Third World so that it can be affordable to them. So the only way that this problem can be solved is to find a way of allowing them to continue their tradition which was well within their reach. This means step backwards and pick up their broken ends and find how to begin develop the way of providing habitat for themselves. The surest way is to go back to what you used to know and start from there. You should build your own technology according to your need and not acquiring things because they are available or because you have money. For example you are in need of housing, if for thousands of years you were able to meet it, why wouldnât you be able to meet it now? So thatâs why I decided to persist. Iâm sure that long tradition, which was once viable. is still viable today. So Iâve
taken models from tradition and I have proved that what Iâm trying to reach is very possible. To put it in a simple way, Iâm using modern materials. To be viable, you have to reengineer and produce with modern processes using local industry, which is a win-win situation. You have to develop your own technology industry with all material, because after all, the materials that are being used all over the world are sourced mostly from the Third World. Most of the time we have the advantage but this has been abandoned. I donât know why, this is a situation that arose maybe from details of colonialism or racial domination, which again is not a natural phenomenon. We can build a sustainable world for ourselves once again, because our world used to be very sustainable before.
In Lesley Lokkoâs words: âAt the Laboratory of the Future weâll try not to correct but to complete some unwritten pages in the history of Architectureâ. If you were to write one of these blank pages what would you write? How would you fill these missing pages?
Iâm just completing a book on some design parameters for architecture in the Tropics. In this book I put together exactly what I think are the essence, the settings and what should be happening in architectural design. I believe that architecture is a regional art. So architecture in the Tropics all throughout the world is the same. From my survey I found that even the traditional models that we are repeating are important for the development of architecture because, maybe this is not true for the whole world, but in my own zone, which is the Tropics, I think thereâs a strong history concerning technology as well. This means that we can continue to develop it and provide some solutions in this book which are not theoretical ones. These are solutions that I have already incorporated in my actual work. So I hope that this will demystify the assumption of the parameter that architecture should differ from the geographical zones. Moreover the shape of the interior will be determined entirely by the kind of life of the people who use it. I donât have to say it in two pages, Iâve already said it in the handbook.
Demas Nwoko Nigerian artist, designer and architect. Of noble origins, son of Obi (King) Nwoko II, he grew up in Idumuje Ugboko and was educated at the Nigerian College of Arts, Science and Technology in Zaria, where he was one of the leading founding members of the Zaria Art Society. In 1961 he was awarded a scholarship to the Center Français du ThÊâtre in Paris, where he studied theatre architecture and scenography. After returning to Nigeria, he taught at the newly formed Acting School at the University of Ibadan. In 1970, for his first assignment, he designed the Dominican Institute of Ibadan, where he also founded the New Culture Studios. Winner of the Golden Lion for Lifetime Achievement at the Architecture Biennale 2023.
As European influence decreased, architects began to adapt the principles of Tropical Modernism to incorporate more African styles. They attempted to combine traditional local architecture with modernist designs
LONDON/ ACCRA
Christopher Turner Curatore dâarte, architettura, fotografia e design presso il V&A. Ă stato direttore della London Design Biennale e vice direttore del London Design Festival e redattore di riviste quali ÂŤIconÂť e la newyorkese ÂŤModern PaintersÂť.
Ha curato mostre presso la Galleria Cabinet di Brooklyn, Manifesta 7 in Tirolo, la Galleria Arnolfini di Bristol e lâArchitecture Association di Londra.
Curatore della mostra Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale, progetto speciale del Padiglione delle Arti Applicate a La Biennale Architettura 2023.
V&A Il Victoria and Albert Museum di Londra è il principale museo al mondo di arte, design e performance, con collezioni che abbracciano 5000 anni di creatività umana.
Ă stato istituito nel 1852 per rendere le sue opere dâarte pubblicamente fruibili e per ispirare designer e produttori britannici. Oggi, il suo scopo è sostenere lâindustria creativa, ispirare le generazioni future e stimolare lâimmaginazione di tutti.
Marisa Santin_ll progetto V&A centra perfettamente uno dei temi nodali del Laboratorio del Futuro di Lesley Lokko, la decolonizzazione. La mostra ruota attorno allâinfluenza che il Modernismo Tropicale ebbe in molti paesi dellâAfrica occidentale e in particolare in Ghana. Che percorso segue la vostra narrazione?
Christopher Turner_La mostra approfondisce il modo in cui le invenzioni e le innovazioni del Modernismo tropicale influirono sullâarchitettura dei paesi dellâAfrica Occidentale, concentrandosi sulle figure di Maxwell Fry e Jane Drew, due architetti inglesi che dopo la Seconda guerra mondiale lavorarono in Paesi quali Gambia, Sierra Leone, Nigeria, Ghana. In particolare Maxwell Fry, che ebbe lâoccasione di lavorare con Walter Gropius durante una breve visita di questâultimo a Londra, riuscĂŹ a perfezionare lo stile internazionale appreso dallâarchitetto e urbanista tedesco adattandolo alle condizioni calde e umide del clima tropicale. Insieme a Jane Drew, Fry contribuĂŹ in seguito a diffondere il nuovo stile architettonico in Africa grazie ad un fondo, calcolato in sei miliardi di sterline al valore odierno, destinato a progetti di sviluppo nei possedimenti coloniali britannici. Un capitale talmente consistente da permettere a Fry e Drew di costruire scuole, universitĂ e altri edifici a ritmo incalzante, una situazione favorevole che non si sarebbe mai potuta allora verificare nel loro paese e che, in un certo senso, trasformò le colonie in una sorta di laboratorio del Modernismo.
Ci siamo concentrati anche sul contesto politico dellâepoca, un momento di grandi spinte anticoloniali: boicottaggi, rivolte e scioperi si stavano moltiplicando ovunque in Africa occidentale. Kwame Nkrumah, il primo Presidente della neonata Repubblica del Ghana, si mise a capo di un movimento politico che invitava le persone a contrastare lâoppressione coloniale. Molti degli edifici disegnati da Fry e Drew in quel periodo sono stati costruiti proprio in seguito ad alcuni degli avvenimenti piĂš cruenti in atto allora nel Paese. Il Community Centre di Accra, ad esempio, fu costruito dopo che il quartiere generale della United Africa Company era andato distrutto dal fuoco durante una rivolta particolarmente violenta.
Ă interessante notare come il Modernismo tropicale abbia resistito a questa transizione, agendo come simbolo della nuova nazione africana, internazionale e progressista che stava per irrompere sul proscenio mondiale. Ci sembrava importante rilevare anche alcuni dati piĂš specifici attorno ai percorsi professionali degli architetti modernisti rimasti a lavorare in quellâarea dopo il 1957, anno in cui in Ghana divenne il primo paese indipendente dellâAfrica sub-sahariana: quanti di loro si formarono localmente? Quanti impiegarono il cemento, materiale non comune nelle pratiche locali, per le loro costruzioni?
La nostra ricerca si sofferma inoltre sulla decisa politica di africanizzazione operata da Kwame Nkrumah, il quale fece costruire una grande quantitĂ di edifici ad uso comunitario, come scuole o chiese ma anche grandi monumenti per celebrare lâindipendenza, stabilendo che ad ogni singolo progetto dovesse
Man mano che lâinfluenza europea si faceva meno forte, anche dal punto di vista estetico, gli architetti iniziarono ad adattare i canoni del Modernismo tropicale a stili piĂš africani. Si cercava di combinare lâarchitettura tradizionale del luogo incorporandola nei progetti modernisti
partecipare almeno un architetto ghanese. Man mano che lâinfluenza europea si faceva meno forte, anche dal punto di vista estetico, gli architetti iniziarono ad adattare i canoni del Modernismo tropicale a stili piĂš africani. Si cercava di combinare lâarchitettura tradizionale del luogo incorporandola nei progetti modernisti. Nkrumah credeva fortemente nellâideale panafricano e questi edifici dovevano rappresentare un segnale di speranza per la nuova Africa libera che aveva immaginato e che intendeva contribuire a costruire. Voleva che il Ghana fosse di esempio per il resto dellâAfrica e affermava che il conseguimento della libertĂ nel suo Paese non avrebbe avuto pieno senso se non avesse fatto parte di un piĂš ampio processo di emancipazione, di lotta attiva per la libertĂ in tutto il Continente. Immaginava, in sostanza, degli âStati Unitiâ dâAfrica in grado di ben prosperare una volta sconfitto il colonialismo.
Dopo gli ideali pan-Africani di Nkrumah, cosa rimane oggi dellâereditĂ del Modernismo tropicale in Ghana?
Abbiamo fortemente voluto che lâArchitectural Association (AA) di Londra e la Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) di Kumasi collaborassero con noi a questo progetto, perchĂŠ negli anni â50 e â60 entrambi avevano iniziato un programma di scambio sullâarchitettura tropicale, per insegnare lâarchitettura tropicale in Ghana e per formare una nuova generazione di architetti locali seguendo i canoni del Modernismo tropicale. Ci sono perciò sembrati gli interlocutori ideali per tracciare lâevoluzione di questo movimento nel grande continente africano. Lâopera di diffusione attuata da Maxwell Fry, Jane Drew e un gruppo di altri architetti modernisti, fra cui James Cubitt e Kenneth Scott, rappresentò solo la prima fase dellâinfluenza che il Modernismo tropicale ebbe nei paesi dellâAfrica occidentale. Da lĂŹ in poi il nuovo stile architettonico si radicò e venne assorbito entusiasticamente nel lavoro progettuale soprattutto dopo lâavvento dei sistemi di aria condizionata, quando alcune delle tecniche che avevano svolto sino ad allora una funzione fondamentale nellâarchitettura tropicale, come il controllo delle correnti dâaria naturali o lâuso di strutture estese per minimizzare lâesposizione solare, non risultarono piĂš necessarie.
Oggi molti degli edifici costruiti allâepoca versano in uno stato di abbandono e sembrano sul punto di essere demoliti. Tuttavia penso che lentamente si stia ritornando ad apprezzare lâereditĂ del Modernismo tropicale. Ci sono oggi dei tentativi apprezzabili di salvare alcune di queste strutture. Solo per citare alcuni esempi, si sta rinnovando la Fiera di Accra mantenendone il nucleo originario e il Museo Nazionale è appena stato ristrutturato facendolo tornato al suo antico splendore. PiĂš diffusamente sono le case private e altri edifici piĂš comuni ad essere demoliti o a versare in
stato di abbandono: entrare in alcune aree di Accra è come visitare un vecchio archivio.
Una delle domande alle quali il nostro progetto cerca di dare una risposta è: âQuali lezioni possiamo imparare da questo periodo della storia dellâarchitettura, specialmente ora che stiamo vivendo unâetĂ di profondi cambiamenti climatici?â. Questi edifici sono stati progettati concordemente allâevoluzione della scienza delle costruzioni e della scienza ambientale. Oggi disponiamo di strumenti di costruzione molto piĂš sofisticati, ma recuperando e integrando le nostre tecniche moderne con i principi dellâepoca possiamo arrivare a costruire edifici che si raffreddano passivamente, il che rappresenterebbe una soluzione di grande efficienza e progresso per lâAfrica e per altre zone calde del pianeta. Penso che molti architetti di oggi in Africa si stiano ponendo gli stessi problemi: come usare materiali locali e sostenibili e come lavorare col clima in modo responsabile ed ecologico?. Lâarchitettura che abbiamo analizzato aveva giĂ dato risposte sofisticate a queste domande e penso che i principi adottati allora possano risultare molto utili anche oggi.
Come viene rappresentato il progetto allâinterno del Padiglione delle Arti Applicate?
Il nostro lavoro di ricerca è stato tradotto in un film di 25 minuti che viene proiettato allâinterno del Padiglione. Il video mostra le interviste ad alcuni protagonisti del Modernismo tropicale che abbiamo la fortuna di avere ancora fra di noi. Ă stato ad esempio molto interessante parlare con John Owusu-Addo, che oggi ha 95 anni e una memoria fantastica! Si tratta di documenti preziosi; sono storie che nessuno ha mai trascritto, quindi sono testimonianze molto importanti. Abbiamo intervistato anche Samia Nkrumah, politica e figlia del primo Presidente del Ghana, interrogandola su come visse e ricordasse il colpo di stato che esautorò suo padre. Abbiamo intervistato il professor Henry Wellington, che visitò la AA negli anni â60, chiedendogli in particolare che cosa ricordasse di Londra e del suo viaggio in Gran Bretagna. Questo film restituisce in sostanza la fase di ricerca del percorso di costruzione progettuale della mostra. Lâinstallazione è costituita inoltre anche da un lungo frangisole di 35 metri il cui progetto è basato su un altro simile frangisole allâepoca disegnato da Fry e Drew. Congiuntamente, il film e la struttura murale, racconteranno la storia del Modernismo tropicale inserita nel quadro politico dâinsieme del tempo. Nella mostra, che avrĂ luogo nel 2024 a Londra presso il V&A Museum, allargheremo inoltre la nostra indagine anche allâAsia meridionale.
Marisa Santin_The V&A project revolves around one of the main themes of the Laboratory of the Future, namely, decolonization. Your focus is on the influence of Tropical Modernism on Ghana and on other west African Countries. How was the project conceived, and what path does it follow?
Christopher Turner_The exhibition explores how the inventions and innovations of Tropical Modernism influenced the architecture of West African countries. It focuses on the figures of Maxwell Fry and Jane Drew, two British architects who worked in countries such as the Gambia, Sierra Leone, Nigeria, and Ghana after WWII. Maxwell Fry, in particular, who had the opportunity to work with Walter Gropius in London, later perfected the international style learned from the German architect and urban planner, adapting it to the hot and humid conditions of the tropical climate. Along with Jane Drew, Fry helped spread the new architectural style in Africa using a fund estimated at six billion pounds in todayâs value, intended for development projects in British colonial possessions. The large fund allowed Fry and Drew to build schools, universities, and other buildings at an incredible rate, a situation that could never have occurred in their home country and which, in a sense, transformed the colonies into a sort of laboratory of Modernism.
We also focused on the political context of the time, a time of great anti-colonial thrusts: boycotts, riots and strikes were multiplying everywhere in West Africa. Kwame Nkrumah, the first president of the newly formed Republic of Ghana, headed a political movement calling on people to stand up to colonial oppression. Many of the buildings Fry and Drew designed in that period were built following some of the bloodiest events taking place in the country. The Community Center in Accra, for example, was built after the headquarters of the United Africa Company burned down during a particularly violent uprising. Interestingly, Tropical Modernism resisted this transition, acting as a symbol of the new, international, progressive African nation that was now competing in the world stage. It seemed important to us to also note some more specific data on the professional paths of the modernist architects who remained to work in that area after 1957, the year in which Ghana became the first independent country in sub-Saharan Africa: how many of them trained locally? How many used concrete for their constructions?
Our research also focuses on the Africanization policy implemented by Kwame Nkrumah, which involved the construction of numerous community buildings, such as schools and churches, as well as large monuments to celebrate independence. Nkrumah established that every project had to involve at least one Ghanaian architect. As European influence decreased, architects began to adapt
the principles of Tropical Modernism to incorporate more African styles. They attempted to combine traditional local architecture with modernist designs.
Nkrumah was a strong believer in the pan-African ideal and these buildings were meant to be a beacon of hope for the new free Africa he had envisioned. He wanted Ghana to set an example for the rest of Africa and argued that the achievement of freedom in his country would not make full sense if it were not part of a larger process of emancipation, of active struggle for freedom throughout the Continent. He envisioned, in essence, a âUnited Statesâ of Africa capable of thriving once colonialism had been defeated.
After Nkrumahâs pan-African ideals, what is left today of these projects? What specific legacy has Tropical Modernism left to the new generations of African architects?
We strongly desired the collaboration of Architectural Association (AA), London, and of the Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST), Kumasi, Ghana, as they both initiated an exchange program on tropical architecture during the 1950s and 1960s. The program aimed to teach tropical architecture in Ghana and train a new generation of architects who followed the principles of Tropical Modernism. Thus, they appeared to be the perfect partners to track the development of this movement across the vast African continent.
The dissemination of Tropical Modernism by Maxwell Fry, Jane Drew, and a group of other modernist architects, including James Cubitt and Kenneth Scott, was only the first phase of the influence that this architectural style had in West African countries. After this initial phase, the new style was adopted and embraced in the design work, particularly after the introduction of air conditioning systems. Some of the techniques that had played a fundamental role in tropical architecture until then, such as controlling natural drafts or using extended structures to minimize solar exposure, were no longer necessary. Today, many of the buildings built during that time are in a state of decay and are at risk of being demolished. Nevertheless, the legacy of Tropical Modernism is slowly being rediscovered and appreciated once again. There are significant efforts being made to preserve some of these structures. For instance, the original core of the Accra Fair is being renovated, while the National Museum has recently undergone restoration to return it to its former glory. However, it is more common to see private homes and other more common buildings being demolished or abandoned. In some areas of Accra, it feels like walking through an old archive.
One of the questions that our project aims to answer is, âWhat lessons can we learn from this period in the history
Christopher Turner Art, architecture, photography and design curator at the V&A. He was director of the London Design Biennale and deputy director of the London Design Festival as well as editor of magazines such as âIconâ and the New York publication âModern Paintersâ. He has curated exhibitions at Cabinetâs event spaces in Brooklyn, Manifesta 7 in Tyrol, the Arnolfini Gallery in Bristol and the Architecture Association in London. Curator of the exhibition Tropical Modernism: Architecture and Power in West Africa, special project of the Applied Arts Pavilion at the Architecture Biennale 2023.
V&A The Victoria and Albert Museum in London is the worldâs leading museum of art, design and performance, with collections spanning 5,000 years of human creativity. It was established in 1852 to make its collections publicly available and to inspire British designers and manufacturers. Today its purpose is to support the creative industries, inspire future generations and spark the imagination of all its visitors.
of architecture, particularly in light of the current era of significant climate change?â These buildings were designed in accordance with advancements in building and environmental science. Although we now have much more sophisticated construction tools, by recovering and integrating our modern techniques with the principles of the time, we can build structures that cool passively, which would represent a highly efficient and progressive solution for Africa
and other warm regions of the planet. Many architects in Africa are probably asking themselves similar questions today: how to use local and sustainable materials, and how to work with the climate in a responsible and ecological way? The architecture we have analyzed had already provided sophisticated answers to these questions, and I believe that the principles adopted then can be very useful even today.
How is Tropical Modernism displayed to visitors at the Arsenale, and how will the research started in Venice continue in the exhibition scheduled for 2024 at the Victoria and Albert Museum in London?
Our research has been translated into a 25-minute film that is projected inside the Pavilion. The video features interviews with some of the protagonists of Tropical Modernism who are still among us today. For example, it was fascinating to talk to John Owusu-Addo, who is 95 years old and still has an incredible memory. These interviews are precious documents and provide testimonies that have never been transcribed before, making them important sources of information. We also interviewed Samia Nkrumah, a politician and daughter of the first President of Ghana, and asked her about her experiences and memories of the coup that overthrew her father. We spoke with Professor Henry Wellington, who came over to the AA in the 1960s on an exchange programme as part of this partnership between Kumasi and the AA and has memories of London and travelling around the UK. This film essentially documents the research phase of the exhibitionâs design and construction process. The installation also includes a 35-metre long brise-soleil wall installation whose design is based on another similar brise-soleil wall designed by Fry and Drew. Together, the film and the mural installation will tell the story of Tropical Modernism and its place within the political landscape of the time. In the exhibition, which will take place in 2024 at the V&A Museum in London, we will also expand our investigation of Tropical Modernism to include South Asia.
porta nel Padiglione
Fosbury Architecture
Italia le istanze di una nuova generazione di progettisti cresciuta e formatasi in uno scenario di crisi permanente e che per questo ha fatto della collaborazione, della condivisione e del dialogo la base di ogni propria attivitĂ . Il collettivo si fa portavoce di quei progettisti italiani ânativi sostenibiliâ che hanno giĂ accettato tutte queste sfide e per i quali la transdisciplinarietà è uno strumento per espandere i limiti dellâarchitettura, unâarchitettura in cui il manufatto costruito è un mezzo e non un fine ultimo
IL SALTO
Fosbury Architecture (F.A.)
Collettivo fondato nel 2013 a Milano da Giacomo Ardesio (1987), Alessandro Bonizzoni (1988), Nicola Campri (1989), Claudia Mainardi (1987) e Veronica
Caprino (1988). Sviluppano strategie urbane, riuso di edifici esistenti, installazioni temporanee, design di mostre, progetti editoriali, attivitĂ curatoriali e programmi didattici. Hanno preso parte a numerose Biennali di Architettura tra cui quelle di Lisbona (2019), Versailles (2019), Chicago (2017) e Venezia (2016). Hanno curato con Alterazioni Video la pubblicazione Incompiuto. La Nascita di uno Stile (2018), premiata con la menzione dâonore per il Compasso dâOro 2020.
Curatori del Padiglione Italia a La Biennale Architettura 2023.
www.fosburyarchitecture.com
IG: @fosburyarchitecture
Mariachiara Marzari_Il vostro modo alternativo di pensare lâarchitettura, o meglio collaterale, si dichiara immediatamente attraverso lâomaggio a Dick Fosbury, recentemente scomparso. Quale significato assume nel vostro percorso professionale questo riferimento a uno straordinario campione âvolanteâ? Quale il vostro pensiero collettivo e quali invece le sfumature che ognuno di voi apporta a questo approccio condiviso verso lâarchitettura?
Fosbury Architecture_Abbiamo scelto di riconoscerci nella bellissima storia di Dick Fosbury, consumatasi negli storici Giochi Olimpici di CittĂ del Messico del 1968, non tanto per la medaglia dâoro da lui vinta in quellâoccasione, quanto per lâispirazione che ci ha fortemente suscitato quella sua idea rivoluzionaria di stravolgere la tecnica tradizionale di salto, il ventrale, prima di allora da tutti seguita. Una suggestione che ci ha spinto, attraverso un attento studio delle regole del gioco della nostra professione, a trovare, o perlomeno a cercare di trovare, a nostra volta una tecnica alternativa nel pensare e nel progettare lâarchitettura. Quando abbiamo fondato il collettivo nel 2013, dieci anni fa, quel rivoluzionario gesto sportivo è stato da noi scelto ed interpretato come un invito a fare altrettanto nella nostra disciplina, in un momento in cui lâostacolo impervio da superare era rappresentato dalle forti difficoltĂ a praticare in un mercato povero di occasioni per via dalla crisi economica. Ci siamo sin da subito organizzati con una struttura orizzontale che permettesse di collaborare attraverso una piattaforma condivisa, in modo da poter preservare passioni ed interessi di ciascuno di noi. Ogni progetto nasce sempre da una discussione che ci coinvolge tutti ed è forse per questo che emerge costantemente nei nostri lavori una forte componente narrativa, che ci serve a costruire quel terreno comune per poter conciliare le nostre diverse individualitĂ .
* La frase âOgnuno appartiene a tutti gli altriâ scelta da Fosbury Architecture, tratta dallâopera Il mondo nuovo di Aldous Huxley, fa esplicito riferimento allâinevitabile interconnessione tra le persone e i loro destini, tra tutti gli attori coinvolti in un grande e ambizioso progetto come il Padiglione Italia, e, in ultima istanza, tra tutti noi.
Ilvostro pensiero architettonico pare fondarsi su una visione dello spazio inteso come luogo fisico e simbolico insieme, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio delle possibilitĂ . Come definite il vostro approccio alla pratica architettonica?
Siamo stati educati a pensare al manufatto come il fine ultimo da perseguire, ma in un contesto come quello italiano, giĂ ampiamente urbanizzato, e in risposta alla crisi ambientale con cui dovremo fare sempre piĂš i conti, forse il lavoro degli architetti dovrebbe prendersi cura dellâesistente limitando lâuso delle risorse al necessario. Per questa ragione abbiamo voluto allargare lo sguardo allo spazio, ovvero a quel tessuto di relazioni tra comunitĂ e luoghi che dovrebbe costituire il punto di riflessione primo per qualsiasi progetto di architettura. Una nozione espansa della disciplina, che vede gli architetti come mediatori tra diversi saperi contrariamente alla retorica che li vorrebbe come i soli registi del processo progettuale, condizione peraltro molto distante dalla concreta realtĂ della professione. Negli anni abbiamo affrontato progetti di natura molto diversa: dalla progettazione di architetture effimere ed allestimenti al restauro di labirinti storici, da lavori progettati in collaborazione con aziende alla realizzazione di libri e fanzine indipendenti, dalla catalogazione di opere pubbliche incompiute alla curatela. Nonostante questo ampio ventaglio di attivitĂ su cui ci siamo cimentati, lâapproccio è sempre stato e continua ad essere lo stesso: sfruttare ogni occasione, commerciale o indipendente che sia, per osservare criticamente il contesto in cui operiamo e produrre ricerca che possa informare il prodotto finale.
Una disposizione eterogenea ed eclettica, quindi, connotata da una continua tensione verso la ricerca. Quali sono i pro e i contro di questa attitudine professionale?
Nonostante lâautorialitĂ di una pratica, ovvero la riconoscibilitĂ del tratto distintivo del progettista, sia considerata dai piĂš come un valore da perseguire oltre che una componente fondamentale del successo dei singoli, sin dallâinizio abbiamo preferito seguire i nostri interessi e le nostre inclinazioni puntando piuttosto su un approccio alla progettazione riconoscibile. Il nostro percorso può sembrare incoerente, eppure ci ha permesso di espandere progressivamente il nostro campo di osservazione in una prospettiva costantemente aperta i cui effetti si sono concretizzati in una produzione diremmo inaspettata. Per contro è molto difficile far capire esattamente di cosa ci occupiamo, sia ai clienti che agli esperti di settore. Da questo punto di vista, però, non ci consideriamo affatto unâeccezione. Apparteniamo ad una generazione che ha dovuto reinventarsi professionalmente, ma anche il mercato dellâarchitettura è in costante mutamento per via delle fluttuazioni congiunturali e per un cambio culturale che sta spingendo i progettisti ad interrogarsi sulla sostenibilitĂ oltre gli slogan.
Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri* si fonda sulla visione dellâarchitettura come pratica di ricerca multidisciplinare al di lĂ dei manufatti e della progettazione, come risultato di un lavoro collettivo e collaborativo che supera lâidea dellâarchitetto-autore.
In questa visione lo spazio è inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio di possibilitĂ
Come nasce lâidea di Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri e quale significato assume nel contesto specifico del Padiglione Italia alla 18. Biennale Architettura?
Abbiamo immaginato Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri come lâoccasione per rappresentare una generazione di progettisti che a nostro avviso sta cercando di immaginare nuovi campi per lâarchitettura, seppur con approcci differenti. Sin da subito abbiamo inteso la mostra come unâoccasione di progetto per le pratiche coinvolte, oltre che unâopportunitĂ di utilizzo virtuoso delle risorse stanziate. Si tratta di progetti pionieristici, di azioni concrete, siano esse effimere o invece permanenti, sempre rivolte a comunitĂ locali che in diversi casi ne saranno poi custodi. Ă un lavoro pensato su un orizzonte temporale espanso, che guarda oltre la durata semestrale della Biennale 2023, dove ciascun intervento rappresenta solo lâinizio di un processo da svolgersi nel tempo in forme condivise sui territori. Lâimpatto di queste azioni, di queste progettualitĂ devâessere duraturo, almeno questo vuole essere nelle nostre intenzioni programmatiche. In questa complessa organizzazione, in questa composita teoria di idee progettuali abbiamo deciso di ritagliarci un ruolo di tessitori di una rete di intelligenze a servizio di un progetto collettivo di cui noi stessi facciamo parte.
La prima fase del progetto per La Biennale 2023 rappresenta la sintesi formale e teorica dei processi innescati in nove distinti territori nei mesi precedenti, restituendo una diversa e originale immagine dellâarchitettura italiana nel contesto internazionale. PerchĂŠ sono stati scelti questi specifici territori/progetti? Quali caratteristiche significative sono emerse? Quali infine i risultati di questi lavori che sono ora parte integrante del Padiglione Italia?
Sono nove territori rappresentativi di condizioni di fragilitĂ o trasformazione del nostro Paese. Ciascun sito incarna un tema urgente del dibattito contemporaneo calato nel contesto italiano. Sfide impossibili se affrontate globalmente come la convivenza con il disastro ambientale, il recupero delle opere pubbliche incompiute, la transizione alimentare e molto altro, ma che alla scala dei contesti locali possono dare dei riscontri tangibili. Sono luoghi in cui i partecipanti hanno giĂ lavorato e ai quali sono quindi legati da unâaffinitĂ in termini di ricerca o di provenienza geografica. Spaziale presenta rappresenta una sorta di osservatorio sullâattivazione dei diversi progetti che ha documentato il processo collaborativo tra progettisti e comunitĂ locali. In alcuni casi si è trattato della realizzazione di eventi e performance, in altri di strutture temporanee, in altri ancora, infine, di unâinfrastrutturazione permanente di un determinato sito. Il risultato piĂš evidente di questa sfida curatoriale è che il Padiglione Italia non sarĂ solamente a Venezia, ma anche in tutti i luoghi che sono stati attraversati, interessati dal progetto espositivo complessivo.
Confini, tetti, incompiuti, eco-mostri, dispositivi, contaminazioni, giungle metropolitane, foreste totali, sistemi alimentari e installazioni ricreative. Attraverso i nove progetti e gli altrettanti studi coinvolti in queste âazioni architettonicheâ avete creato un laboratorio diffuso sul presente al fine di immaginare un altro domani nel pensare e nel realizzare architetture. Quale potrĂ davvero essere, allora, a vostro parere il futuro Spaziale di un Paese come lâItalia?
Il desiderio è che queste azioni rappresentino lâinnesco di processi di lungo periodo nei nove luoghi scelti, ma anche ispirazione per progetti simili in altri territori da parte di attori differenti. In un contesto quale quello della pratica architettonica in Italia, caratterizzato da problematicitĂ croniche come la sovrabbondanza di progettisti e la difficoltĂ nellâintercettare commesse, riteniamo sia importante rendere evidente il fatto che gli architetti oggi possono cimentarsi in piĂš direzioni, anche le piĂš impreviste, con nuove idee e soluzioni sostenibili. Come ricordato da Lesley Lokko, i practitioner sono tra le poche figure in grado di dare forma a nuove politiche pubbliche e di immaginare diversi modi di abitare in risposta allâattuale crisi ecologica, crisi che produrrĂ da qui in avanti un impatto sempre maggiore sulle nostre vite quotidiane. Per questa ragione, piuttosto che impegnarci in una sorta di mera celebrazione dellâarchitettura italiana recente, abbiamo inteso definire questa mostra come lâoccasione per identificare una serie di campi nei quali gli architetti potrebbero esercitare la propria azione, sia in termini di ricerca che in senso piĂš specificamente pratico. Una serie di traiettorie lungo le cui direttrici la disciplina potrebbe evolvere il suo percorso, le sue funzioni nella societĂ contemporanea.
DESIGNERS Giuditta Vendrame
ADVISOR Ana Shametaj
INCUBATOR
1 TARANTO, PUGLIA
Post Disaster Rooftops
EP04
DESIGNERS Post Disaster
ADVISOR Silvia Calderoni and Ilenia Caleo
INCUBATOR Municipality of Taranto
DESIGNERS BB (Alessandro Bava and Fabrizio Ballabio)
ADVISOR Terraforma
INCUBATOR FAI â Fondo per lâAmbiente italiano
Uccellaccio
DESIGNERS HPO
ADVISOR Claudia Durastanti
INCUBATOR MAXXI LâAquila and Municipality of Ripa Teatina
9 PRATO - PISTOIA, TOSCANA
BELVEDERE RN-MG-M/G-Clt UNI EN 13163:2013
DESIGNERS (ab)Normal e Captcha Architecture
ADVISOR Emilio Vavarella
INCUBATOR Centro per lâarte contemporanea Luigi Pecci di Prato
5 TERRAFERMA VENEZIANA Concrete Jungle
DESIGNERS Parasite 2.0
ADVISOR Elia Fornari (Brain Dead) INCUBATOR Associazione SgrafaMasegni; M9 â Museo del â900
6
Sea Changes
DESIGNERS Lemonot
ADVISOR Roberto Flore
INCUBATOR Cabudanne De Sos Poetas
Tracks
DESIGNERS Orizzontale
ADVISOR Bruno Zamborlin
INCUBATOR La Rivoluzione delle Seppie and Municipality of Belmonte Calabro
7 LIBRINO (CATANIA), SICILIA
The Soft Palace
DESIGNERS Studio Ossidiana
ADVISOR Adelita Husni Bey INCUBATOR Associazione
TalitĂ Kum and Fondazione dellâOrdine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Catania
Photo Giacomo Bianco 8 BELMONTE CALABRO (COSENZA), CALABRIA BelMondo Photo Adrianna Glaviano MONTIFERRU-SINIS (ORISTANO, CABRAS), SARDEGNATHE COLLECTIVE
Fosbury Architecture brings to Venice the demands of a new generation of designers who grew up and were trained against a backdrop of permanent crisis and who have therefore made collaboration, sharing, and dialogue the basis of all their activities. The collective is a voice for those Italian designers who are âsustainable nativesâ and have already accepted all these challenges, for whom transdisciplinarity is a tool for expanding the boundaries of architecture, and for whom the built artifact is a means and not an end in itself
Fosbury Architecture (F.A.) A collective founded in 2013 in Milan by Giacomo Ardesio (1987), Alessandro Bonizzoni (1988), Nicola Campri (1989), Claudia Mainardi (1987) and Veronica Caprino (1988), Fosbury Architecture develops urban strategies, the reuse of existing buildings, temporary installations, exhibition design, editorial projects, curatorial activities and educational programs. They have taken part in numerous Architecture Biennials including those of Lisbon (2019), Versailles (2019), Chicago (2017) and Venice (2016). Together with Alterazioni Video they edited the 2018 publication Incompiuto. La Nascita di uno Stile, which received an honourable mention for the 2020 Compasso dâOro. Curators of the Italian Pavilion at the 2023 Architecture Biennale. www.fosburyarchitecture.com | IG: @fosburyarchitecture
Mariachiara Marzari_Your way of looking at alternative, or rather collateral, architecture is immediately communicated by the homage in your name to Dick Fosbury (who recently passed away). What significance does this reference to an extraordinary âflyingâ sporting champion have in your professional career? What is your collective vision and what are the nuances that each of you brings to this shared approach to architecture?
Fosbury Architecture_We chose to identify ourselves with the beautiful story of Dick Fosbury, which took place at the historic 1968 Mexico City Olympic Games, not so much because of the gold medal for the high jump he won on that occasion, when he certainly wasnât seen as one of the favourites, but for the way his revolutionary idea of overturning the traditional jumping technique that everyone had followed until then inspired in us. It was an idea that prompted us, through careful study of the rules of the game of our profession, to find, or at least to try to find, an alternative way of thinking of and designing architecture. When we founded the collective in 2013, ten years ago, we chose and interpreted that revolutionary sporting event as an invitation to do the same in our discipline, at a time when the greatest obstacle was represented by the immense difficulties of practicing in a market lacking in opportunities because of the recession. We immediately organised ourselves into a horizontal structure that would allow us to collaborate through a shared platform so as to be able to preserve the passions and interests of each of us. Each project arises from discussion that involves us all and that is perhaps why there is always a potent narrative component to our work which we need to find the common ground that allows us to reconcile our individual differences.
Your architectural approach seems to be based on a vision of space understood as both a physical and symbolic place, a geographical area and an abstract dimension, a system of known references and a landscape of possibilities. How do you define your approach to architectural practice?
We were brought up to think of the building as the ultimate goal to pursue, but in a context like Italy, which is already widely urbanised, and in response to the environmental crisis with which we will increasingly be dealing, the architectâs job should perhaps be more that of caring for existing structures and limiting the use of resources to what is strictly necessary. For this reason we wanted to widen our vision to space, or rather to that fabric of relationships between communities and places which should constitute the first point of reflection for any architectural project. An expanded notion of the discipline which sees architects as mediators between different fields of knowledge quite unlike the rhetoric that depicts them as being solely responsible for the design process, something which is very far from the concrete reality of the profession. Over the years we have tackled projects of very different types: from the design of ephemeral architecture and installations to the restoration of historic mazes, from work developed in collaboration with companies to the creation of independent books and fanzines, and from the cataloging of unfinished public works to curatorship. Despite this wide range of activities we have ventured into, our approach has always been and continues to be the same: take advantage of every opportunity, whether commercial or independent, to critically observe the context in which we operate and to produce research that can inform the final product.
A heterogeneous and eclectic approach, then, characterised by a continuous drive towards research. What are the pros and cons of this professional attitude?
Even though the authorship of a practice, i.e. the recognition of the distinctive traits of the designer, is considered by most to be a value to pursue as well as a fundamental component of individual success, we have always preferred to follow our interests and our inclinations, focusing instead on a personal approach to design. Our path may at first seem perhaps incoherent, but it has allowed us to progressively expand our field of observation with a consistently open perspective which has produced unexpected results. On the other hand, it is very difficult to explain to both clients and industry experts what we do exactly. From this point of view, however, we do not consider ourselves an exception. Indeed, we belong to a generation that has had to reinvent itself professionally; the architecture field itself is constantly in flux because of shifts in the economy and cultural change that is forcing designers to question themselves ever more incessantly about building sustainability, avoiding slogans that would perhaps have worked in other times.
Spaziale. Everyone belongs to everyone else* is based on the vision that architecture is a research practice beyond the construction of buildings and that design is always the result of collective and collaborative work that goes beyond the idea of the architect-author. According to this vision, space is understood as a physical and symbolic place, a geographical area and abstract dimension, a system of known references and a territory of possibilities
M9 â Museo del â900 | Venezia Mestre
Una casa aperta alle comunitĂ , dove la storia aiuta a leggere il presente e offre strumenti per entrare nel futuro. A house open to communities, where history helps read the present and offers tools to step into the future.
How did you come up with the idea of Spaziale. Everyone belongs to everyone else and what meaning does it assume in the specific context of the Italian Pavilion at the 18th Architecture Biennale?
We imagined Spaziale. Everyone belongs to everyone else as an opportunity to represent a generation of designers who we feel are trying to devise new fields for architecture, albeit using different approaches. Right from the start we saw the exhibition as a design opportunity for the practices involved, as well as an opportunity for the virtuous use of the resources allocated. These are pioneering projects, concrete initiatives, whether ephemeral or permanent, all aimed at the local communities which in many cases will then be their custodians. It is work envisioned over a long timeframe which looks beyond the six-month duration of the 2023 Biennale, and each project represents only the beginning of a process to be carried out over time in shared forms across the territories. The impact of these projects must be lasting, or at least this is what our plan is. In this complex organization, in this composite theory of design ideas, we have decided to carve out the role of weavers of a network of intelligences at the service of a collective project of which we ourselves are part.
The first phase of the project for the 2023 Biennale represents the formal and theoretical synthesis of the processes initiated in nine distinct territories in the previous months, providing an unexpected and original image of Italian architecture in the international context. Why were these specific territories/projects chosen? What significant features emerged? And finally, what are the significant results of these initiatives which are now an integral part of the Italian Pavilion?
The nine territories are representative of the conditions of fragility or transformation in our country. Each site embodies an urgent topic of contemporary debate in the Italian context. Challenges that are impossible if faced globally, such as living with environmental disasters, the resumption of unfinished public works, food transition etc. can instead provide tangible results if tackled on a local scale. They are places where the participants have already worked and to which they are therefore linked by research or geographical affinity.
Spaziale presenta represents a sort of observatory on the activation of the various projects that documents the collaborative process between designers and local communities. In some cases it was the realization of events and performances, in others of temporary structures, in still others, of a permanent infrastructure in a given site. The most evident result of this curatorial challenge is that the Italian Pavilion will be not only in Venice but also in all the places that have been visited and affected by the exhibition project.
Borders, roofs, unfinished buildings, eco-monsters, devices, cross-fertilisation, metropolitan jungles, total forests, food systems and recreational installations. Through the nine projects and the nine studios involved in these âarchitectural initiativesâ you have created a diffused laboratory on the present in order to imagine another way of conceiving of and creating architecture tomorrow. In your opinion, what could the âSpatialâ future of a country like Italy really be?
Our hope is that these initiatives trigger long-term processes in the nine chosen places, but that they also act as inspiration for similar projects to be implemented in other areas by other people. In a context like that of architectural practice in Italy, characterized by chronic problems such as the overabundance of designers and the difficulty in procuring work, we believe it is important to highlight the fact that architects today can try their hand in several fields, even the most unexpected, with new ideas and sustainable solutions. As Lesley Lokko points out, practitioners are among the few figures able to shape new public policies and to devise different ways of living in response to the current ecological crisis, a crisis that will have an ever greater impact on our daily lives. For this reason, rather than merely celebrating recent Italian architecture, we wanted this exhibition to be an opportunity for identifying a series of fields in which architects could work, both in terms of research and in a more specifically practical sense. A series of trajectories along which the functions of the discipline could evolve in contemporary society.
* The title line âeveryone belongs to everyone elseâ chosen by Fosbury Architecture, taken from Aldous Huxley âs Brave New World, makes explicit reference to the inevitable interconnection between people and their destinies, between all the actors involved in a large and ambitious project such as the Italian Pavilion, and, ultimately, between us all.
Exhibition by gmp
von Gerkan, Marg and Partners Architects
Tue â Sun 10:00 am â6:00 pm
Admission free Salone Verde Venice umbau. gmp.de
PRACTITIONERS
GIARDINI
FORCE MAJEURE
CENTRAL PAVILION
Adjaye Associates
WHERE Accra, Ghana; London, UK; New York, USA
PARTICIPANT Sir David Adjaye OBE (b. Dar es Salaam, Tanzania, 1966)
Primo tra gli architetti africani ad aver ricevuto la Medaglia dâOro dal RIBA, il Royal Institute of British Architects, Adjaye sostiene che il lavoro di un architetto non sia quello di perfezionare il proprio stile personale, ma quello di ingaggiare se stesso in profonditĂ con la societĂ . I progetti di questo grande studio impiegano la diversitĂ culturale per catalizzare stili di vita alternativi e molteplici. Ă proprio la sua specifica attitudine verso lâibridazione, il cambiamento e la multidisciplinarietĂ a rappresentare il cuore di questa pratica, tanto in edifici iconici come lo Smithsonian African Museum quanto in indumenti intimi a sostenibilitĂ allargata per PACT, tanto in sedute come la post-deco Double Zero per Moroso quanto negli iconici edifici religiosi della Abrahamic Family House ad Abu Dhabi. Cofondatore, con Lesley Lokko, dellâAfrican Future Institute, Adjaye è in questa Biennale una presenza costante, talent scout di straordinarie pratiche, voce tra le piĂš raffinate di una architettura che è giĂ Laboratorio del Futuro
ENG The first African architect to be awarded the Royal Gold Medal by the Royal Institute of British Architects, David Adjaye employs his creativity in projects varying in locality, scale, and style. In his words, the business of being an architect is not about perfecting oneâs style, but about a very profound engagement with society. The projects of his firm adopt cultural diversity to catalyze new and diverse lifestyles. His unique attitude for hybridization, change, and multi-disciplinary action are core the studioâs practice, in works such as the Smithsonian African Museum as well as in the sustainable underwear designed for PACT, in the post-deco Double Zero seatings created for Moroso as well as the iconic Abrahamic Family House in Abu Dhabi. Co-founder, with Lesley Lokko, of the African Future Institute, Adjaye is a talent scout for extraordinary practices and one of the most refined voices of an architecture that is already a laboratory of the future.
SIGNS
. TIME100 Impact Award, 2022
. RIBA Royal Gold Medal, 2021
. National Museum of African American History and Culture, Washington D.C., USA, 2016
atelier masĹmÄŤ
WHERE Niamey, Niger
PARTICIPANT Mariam Issoufou Kamara
(b. St Etienne, France, 1979)
Unâarchitettura di possibilitĂ , il cui centro è caratterizzato da due prioritari valori: da una parte la volontĂ di fare della materia del costruire una rappresentazione dellâesistenza e della memoria ancestrale, dallâaltra la missione per una forte valorizzazione della dignitĂ dellâuomo, quindi per un miglioramento delle sue condizioni di vita quotidiana. Progetti in grado di âfare societĂ â con la materia centrale dellâarchitettura: lo spazio e la sua prossemica. Adottando una declinazione in grado di superare la mera accezione di specifica provenienza geografica, sia essa occidentale, africana, o di altre identitĂ territoriali, per proporre piuttosto un âaltroveâ che è giĂ presente.
ENG An architecture of possibilities, whose two core values are building material as a representation of existence and ancestral memory and the enhancement of human dignity as a mission â meaning the improvement of human living conditions in everyday life. Their designs build social fabric using the essential material of architecture: space and proxemics. atelier masĹmÄŤâs philosophy transcends any specific geographical provenance, whether western, or African, to rather seek an âotherwiseâ that is already present.
SIGNS
. Niamey Cultural Center, Niamey, Niger, current
. Hikma Community Complex, Dandaji, Niger, 2018
. Gold LafargeHolcim Award for Africa and Middle East , 2017
Basis with GKZ
WHERE London, UK; Los Angeles, New York, USA
PARTICIPANTS Zenna Tavares (b. London, UK, 1986), Kibwe Tavares (b. London, UK, 1983), Gaika Tavares (b. London, UK, 1982), Eli Bingham (b. New York, USA,1993), Emily Mackevicius (b. Massachusetts, USA, 1989)
La pratica di questa organizzazione di ricerca non-profit si fonda sul ripensare lâIntelligenza Artificiale come âmacchina che ragionaâ. Due gli obiettivi: da una parte sviluppare modelli tecnologici avanzati, dallâaltra rendere la societĂ capace di occuparsi dei âproblemi intrattabiliâ. Lâapproccio nello sviluppo della tecnologia si fonda quindi non tanto sullâelaborazione di pattern a partire da enormi quantitĂ di dati,
quanto piuttosto sullâipotesi di Bayes, cioè sul far funzionare la macchina attraverso lâabduzione, lo stesso processo di ragionamento utilizzato dallâuomo, tenendo conto delle probabilitĂ che qualcosa accada per davvero. Nei progetti di city making la modellizzazione urbana è frutto di continue interazioni tra stakeholders ed esperti e la rappresentazione è il cuore del dialogo. Per questo durante la Biennale, Zenna Tavares collabora con il fratello Kibwe, fondatore di Factory Fifteen, un âarchitectural animation studioâ che lavora allâintersezione tra narrazione, architettura e nuove tecnologie, con il quale si confronta sullâidea di futuro entro una dimensione sci-fi.
ENG A non-profit research group which works on re-thinking AI as a âreasoning machineâ. Their two goals are to develop advanced technological models and to make society able to tackle âintractable problemsâ. Their approach to technology is founded less on pattern elaboration than on the Bayesâ hypothesis, the ability of machines to work on abductive reasoning, which is the same used by the human mind. Two city-making projects model cities after interaction between experts and stakeholders, and representation is at the heart of the dialogue. For this reason, Zenna Tavares works together with his brother, Kibwe, who runs an architectural animation studio, on their idea of a sci-fi future.
SIGNS . Machine Reasoning: Insights from the Copernican Revolution (Z. Tavares), forthcoming . AutumnSynth (algorithm), 2023 . Polaris (cinematic trailer by Factory Fifteen), 2020
Cave_bureau
WHERE Nairobi, Kenya
PARTICIPANTS Kabage Karanja (b. Nairobi, Kenya, 1979), Stella Mutegi (b. Nairobi, Kenya, 1979)
Lo studio kenyota ha sviluppato nella sua ricerca una pratica di indagine fondata su una sorta di âfuturismo a ritrosoâ, in cui lâinfrastruttura della vita è data da una riscoperta della caverna come archetipo dellâabitare. La caverna, la miniera, il guscio ctoneo rivelano in questo senso una possibilitĂ âaltraâ ad un presente postcoloniale che ha le sue radici in una misura âgeologicaâ dellâantropocene, sia per quel che riguarda gli interventi urbani che i progetti domestici, dove lâancestrale animismo riscopre un diverso rapporto con il âpiĂš-cheumanoâ.
ENG This Kenya-based studio researches reverse futurism, where infrastructure for life comes from the idea of cave as the archetype of a living space. Caves, mines and chthonic shells reveal a possible otherwise to the post-colonial present which has its roots in a âgeologicalâ measure of the Anthropocene as far as both urban initiatives and domestic projects are concerned, where ancestral ani-
mism rediscovers a different relationship with the more-than-human.
SIGNS
. Anthropocene Museum 5.0 Reinscribing New York City (public lecture), Columbia GSAPP 22, New York, USA, 2022
. 17. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2021
. The Anthropocene Museum 4.0: Maasai Cow Corridor (short film), 2021
Hood Design Studio
WHERE Oakland, USA
PARTICIPANTS Walter Hood (b. Fort Bragg, USA, 1958), Alma Du Solier (b. Monterrey, Mexico, 1972)
La pratica dello studio è divisa in tre ambiti: arte e produzione, progetto e paesaggio, ricerca e urbanistica. Tratto comune: la pratica come ingaggio sociale. Ă questo che lo studio di Walter Hood mette in campo, misurandosi con quel che lui stesso definisce âBlack Landscapesâ: un modo di vivere idiosincratico, controculturale e non-normativo da cui è possibile sviluppare un linguaggio estetico âprofeticoâ, capace di fare memoria e allo stesso tempo di costruire nuovi futuri dalla potenza del passato. Un altrove fatto di paesaggi âche dicono la veritĂ â, su cui definire nuove narrative del molteplice e della differenza.
ENG The studio works in three fields: art and production, landscape and design, and research and urban planning. The trait common to all three is practice as social engagement. This is what Walter Hoodâs studio offers, engaging with what Hood himself defines Black Landscapes: a way of life that is idiosyncratic, counter-cultural, and non-normative, which can foster a prophetic aesthetical language to build memories as well as new futures based upon the power of the past. An elsewhere made of landscape that âtell truthsâ and define new narratives of the multiple and the diverse.
SIGNS
. International African American Museum, Charleston, USA, 2023
. NVIDIA Campus, Santa Clara, USA, 2022
. Presidentâs Medal, The Architectural League of New York, 2021
. Black Landscapes Matter, W. Hood, G. Mitchell Tada, UVA Press, 2021
Ibrahim Mahama
WHERE Tamale, Ghana
PARTICIPANT Ibrahim Mahama (b. Tamale, Ghana, 1987)
Artista ghanese di fama internazionale, lavora attraverso installazioni di grande dimensione e impatto alla scala urbana. Riconosciuto soprattutto per una pratica di ricerca fondata sui tessuti e sulla loro relazione sociale quando vengono impiegati in opere pubbliche (come quella di Porta Venezia a Milano nel 2019), dove risultano in grado di aprire un dibattito
su diversitĂ e inclusione, Mahama ha fondato il Savannah Centre for Contemporary Art (SCCA), un istituzione che si occupa di immaginare una diversa forma di coesistenza attraverso il dialogo con le arti.
Koffi & DiabatĂŠ Architectes
WHERE Abidjan, Ivory Coast
A Ghanaian artist of international fame, Mahama works on large-scale installations that impact deeply on an urban scale. The artist is known for his work in textiles and on their social relations when employed in public works (like the one at Porta Venezia, Milan, 2019) where they are able to spark debate on diversity and inclusion. Mahama also founded the Savannah Centre for Contemporary Art (SCCA), a place to imagine a different form of coexistence using art to foster dialogue.
ENG
SIGNS . The Parliament of Ghosts, Red Clay Studio, Tamale, Ghana, 2020 . Ghana Freedom, 58. Biennale Arte, Venice, Italy, 2019 . 56. Biennale Arte, Venice, Italy, 2015
KĂŠrĂŠ Architecture
WHERE Berlin, Germany
PARTICIPANT DiĂŠbĂŠdo Francis KĂŠrĂŠ (b. Gando, Burkina Faso, 1965)
Con un approccio locale e partecipativo caratterizzato da una duplice attenzione allâeccellenza progettuale e allâimpegno sociale, lo studio opera dal 2005 in geografie sconosciute a gran parte dellâarchitettura contemporanea.
Lâarchitettura è anzitutto uno strumento di emancipazione che abilita persone e comunitĂ , fatta di memorie ancestrali e di spazialitĂ radicalmente semplici: un tetto, un volume, un muro. La creativitĂ ingegnosa e pragmatica di questo studio si contraddistingue per un sofisticato senso della struttura e per un uso pionieristico dei materiali, con un profondo lavoro sullâinterpretazione delle influenze culturali.
ENG A local, participative approach that makes use of a dual focus on design excellence and social commitment. Since 2005, the studio has been working on geographies that are largely unknown to modern architecture. Architecture is a tool of emancipation that empowers people and communities. It is made up of ancestral memories and radically simple spatiality: roofs, volumes, walls. The studioâs ingenious, pragmatic creativity excels in its sophisticated sense of structure and pioneering use of materials as well as in their thorough research into the interpretation of cultural influences.
SIGNS
. Pritzker Architecture Prize, 2022
. 16. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2018
. Gando Primary School, Burkina Faso, 2001
PARTICIPANTS Guillaume Koffi (b. Gagnoa, Ivory Coast, 1959), Issa DiabatĂŠ (b. Abidjan, Ivory Coast, 1969)
Lo studio ivoriano ricerca incessantemente soluzioni in sinergia con il clima tropicale del territorio africano considerando tutte le prospettive percorribili, dallâintegrazione con il contesto naturale a una progettazione consapevole sia dal punto di vista energetico che dei materiali, tanto da definire lâobiettivo della propria architettura come un âabitare altrimentiâ. Il tutto caratterizzato da una fortissima attenzione al tema della durabilitĂ . In mostra lo studio si concentra in particolare sullâurgenza di una riflessione su un nuovo tipo di architettura che possa rispondere alle istanze della contemporaneitĂ attraverso lâadozione di soluzioni locali.
ENG This Ivorian studio researches solutions that work in synergy with the African tropical climate considering all feasible perspectives, from integration with the natural context to aware design from the points of view of energy and materials, both employed to the end goal of an architecture which empowers people to inhabit otherwise. Durability is at the core of each of these designs and the studioâs exhibit focuses on the urgent need to reflect upon a new kind of architecture that may give answers to modern issues by using locally-oriented solutions.
SIGNS
. Orange Village, Abidjan, Ivory Coast, 2022
. Best of the year â Africa / Architizer
A+Awards, 2021
. Blaise Pascal Secondary School
Gymnasium, Abidjan, Ivory Coast, 2018
MASS Design Group
WHERE Boston, USA; Kigali, Rwanda
PARTICIPANT Christian Benimana (b. Rwanda, 1982)
Nellâopera di MASS il motto è âgiustizia è bellezzaâ. Il lavoro dello studio si focalizza infatti su iniziative di giustizia e uguaglianza in cui, attraverso lâarchitettura, si indagano collettivamente nuove possibilitĂ per il futuro costruendo nuove narrazioni. Acronimo di Model of Architecture Serving Society, MASS è unâorganizzazione senza scopo di lucro la cui convinzione e il cui impegno risiedono nellâidea che la bellezza non debba in alcun modo essere riservata solo a chi può permettersela. Per questa ragione cerca di sviluppare un modello di pratica trasversale che, attraverso design, istruzione e ricerca, ottimizzi il proprio impatto nelle comunitĂ a cui presta servizio.
ENG For MASS, âjustice is beautyâ. The firm focuses on justice and equality issues initiatives where a collective investigation is conducted through architecture into new possibilities and new narratives for the future. MASS â Model of Architecture Serving
GIARDINI
Society is a not-for-profit organization whose members believe that beauty should not be reserved only for those who can afford it. For this reason, they work to develop a transversal model of practice that uses design, education and research to optimize their effects on the communities they serve.
SIGNS
. AIA Architecture Firm Award, 2022
. Justice is Beauty, Monacelli Press, 2019
. The National Memorial for Peace and Justice, Montgomery, Alabama, USA, 2018
Olalekan Jeyifous
WHERE Brooklyn, USA
PARTICIPANT Olalekan Jeyifous (b. Ibadan, Nigeria, 1977)
Ripensare al rapporto tra architettura, contesto e comunitĂ ha portato Olalekan Jeyifous ad approfondire il ruolo che lo spazio gioca nella costruzione di uguaglianza allâinterno delle comunitĂ afroamericane e della diaspora africana. Al loro interno, infatti, la percezione del mondo secondo Jeyifous è essenzialmente futurista, considerata lâinnata loro capacitĂ di reinvenzione nella costante lotta per creare un nuovo rifugio dal nulla. Lâartista rappresenta la propria visione attraverso una grande varietĂ di tecniche quali la modellazione 3D, il fotomontaggio, la scultura o le grandi installazioni, in cui sono frequenti i richiami alla tecnologia e allâestetica sci-fi.
ENG Re-thinking the relationship between architecture, context, and community led Olalekan Jeyifous to investigate the role that space plays in the building of equality in African-American communities and those of the African diaspora. The perception of the world within them is, according to Jeyifous, essentially futuristic, considering their innate ability to reinvent themselves in their constant struggle to build shelters out of nothing. The artist represents his vision through a wide range of techniques including 3D modelling, photo montage, sculptures, or large-scale installations that evoke hi-tech or sci-fi aesthetics.
SIGNS
. 17. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2021
. Fellowship by the United States Artists, 2021
.
Reconstructions: Architecture and Blackness in America, MoMA, New York, USA, 2021
SOFTLAB@PSU
WHERE State College, USA
PARTICIPANT Felecia Davis (b. Michigan, USA, 1959)
Il laboratorio della Pennsylvania State University guidato da Felecia Davis indaga una delle traiettorie piĂš avanzate del design contemporaneo dei materiali, ovvero quello fondato su una dimensione computazionale ( compu-
tational design ). Al cuore di questa pratica di ricerca, che si avvale del lavoro sperimentale di docenti e studenti e delle commistioni tra didattica e studio laboratoriale, è lo sviluppo di materiali â soprattutto tessili â frutto di una progettazione basata sullâimplementazione di algoritmi in grado di controllare e generare processi complessi di produzione di forme. Alta complessitĂ , leggerezza estrema e strutture profondamente articolate che sono tuttavia lâesito di una interazione intensa con i materiali tradizionali e il saper fare umano.
ENG The Laboratory of the Pennsylvania State University guided by Felecia Davis investigates one of the most advanced paths of modern material design, namely, computational design. At the heart of this research practice, which makes use of experimental work by teachers and students and of the mingling of teaching and laboratory study, is the development of materials â especially textiles â resulting from algorithm-controlled production processes. The resulting materials possess high complexity, extreme lightness, and deeply articulated structures, all achieved through an intense interaction between traditional materials and human knowhow.
SIGNS
. Liquid Wall, Haefele Showroom, New York, USA
. Patterning by Heat: Responsive Tension Textiles, Keller Gallery, MIT, Cambridge, USA
. The New York Architectural Leagueâs Emerging Voices Award 2022
Studio Sean Canty
WHERE Boston, USA
PARTICIPANT Sean Canty
(b. Philadelphia, USA, 1987)
Ideatore del progetto 200+ Black Creators, avviato come risposta al movimento Black Lives Matter, Sean Canty insegna ad Harvard ed è cofondatore di Office III, collettivo di architetti finalista al MoMA PS1 Young Architects Competition 2016. Con una pratica estremamente plastica fondata sullâintersezione tra volumi e luce, attraverso i suoi lavori introduce nuove geometrie e materiali che arricchiscono il quotidiano. Lâinteresse di Canty è rivolto a modellare i diversi modi dellâabitare insieme in cui è possibile sperimentare la prossimitĂ verso le persone di cui ci prendiamo cura, muovendoci tra connessione e distanza, nella combinazione e giustapposizione di scale diverse, esplorando un ampio campo di archetipi programmatici.
ENG The man behind 200+ Black Creators, founded in response to Black Lives Matter, Sean Canty teaches at Harvard and is a co-founder of Office III, an architectsâ collective nominated for the 2016 MoMA PS1 Young Architects competition. Their practice makes use of the intersection of volumes and light to introduce new geometries and materials that enrich the everyday. Cantyâs interests
lie in the modelling of the different ways we have of living together, where we can experience proximity towards those we care about, moving between connection and distance in the combination and juxtaposition of different scales, and exploring a large array of programmatic archetypes.
SIGNS
. Double Dutch ADU proposal, 2022
. Richard Rogers Fellowship Award, 2020
. Governors Island Welcome Center, New York, USA, 2017
Sumayya Vally and Moad Musbahi
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa; London, UK; Tripoli, Libya; New York, USA
PARTICIPANTS Sumayya Vally (b. Pretoria, Republic of South Africa, 1990), Moad Musbahi
La fondatrice dello studio collettivo Counterspace, Sumayya Vally, e lâartista e curatore Moad Musbahi raccontano attraverso opere video, mostre, scritti e architetture i territori africani e islamici ibridi in cerca di una propria espressione, concentrandosi spesso su luoghi periferici o marginali come le discariche delle miniere. Le loro pratiche convergono sulla necessitĂ di intersecare lâarte con la giustizia sociale, lâarchivio e lâecologia, prediligendo una narrativa alternativa per i luoghi trascurati e dismessi, facendone emergere lâaspetto sacro e rituale e le dimensioni performative e animiste. Lâarchitettura cosĂŹ intesa, a differenza di come in passato sia stata sin troppo praticata come strumento per separare e segregare, può ora agire da aggregante inclusivo, da amplificatore di identitĂ multiple.
ENG The founder of collective studio Counterspace Sumayya Vally and artist and curator Moad Musbahi use video, exhibitions, written work and architecture to tell the stories of hybrid African and Islamic territories seeking ways to express themselves, often focusing on peripheral or marginal places like mining landfills. Their practices converge on the need to intertwine art with social justice, archive, and ecology, preferring an alternate narrative for neglected, overlooked places and highlighting whatever is sacred and ritualistic in them as well as their performative, animistic dimension. Understood thus, architecture can be inclusive and aggregative and can amplify multiple identities, no longer working as a tool to separate and segregate.
SIGNS
. An Architecture in the Maqam, ÂŤLog 54:CoauthoringÂť, 2022
. Serpentine Pavilion (Counterspace), London, UK, 2021
. Sharjah Architecture Triennial (Moad Musbahi, curator), Sharjah, Emirates, 2019
Building a Creative Nation: Qatar 2005 â 2030
Biennale Architettura 2023
Palazzo Franchetti, Venice
May 14 â November 26
GIARDINI
Thandi Loewenson
WHERE London, UK
PARTICIPANT Thandi Loewenson (b. Harare, Zimbabwe, 1989)
Il programma Race, Space & Architecture è solo uno dei polisemici e articolati progetti di Thandi Loewenson, artista, progettista e ricercatrice che lavora con la transmedialitĂ per catalizzare la cultura dellâemancipazione e dare voce ad âaltrimenti possibiliâ, riflettendo in particolare sui territori dellâAfrica del Sud. Lo spazio è una delle sue principali chiavi di lettura: talvolta lente di osservazione delle dinamiche di disuguaglianza e segregazione razziale, talaltra (come in BREAK//LINE ) soglia da indagare per scoprire le materializzazioni del capitale o le frontiere dellâoppressione. Una pratica allâintersezione tra design, performance, grafica, produzione musicale e video che mira nel suo pluralismo allâimpegno collettivo e allâazione condivisa.
ENG The Race, Space & Architecture programme is only one of the polysemic projects of Thandi Loewenson, artist, designer, and researcher who works to catalyze emancipation culture and to give voice to the âpossible otherwiseâ focusing in particular on southern African territories. Space is one of the many keys to understanding her work: at times a magnifier of inequality and racial segregation dynamics, at others (as in BREAK// LINE) a threshold to investigate to discover the materialization of capital or the borders of oppression. A practice at the intersection of design, performance, graphic art and music and video production whose goals are pluralism, collective commitment, and shared action.
SIGNS
. Fiction, Feeling, Frame (research collective), 2023, online
. Race, Space & Architecture (open access curriculum), with Huda Tayob and Suzi Hall, 2020, online
. BREAK//LINE , The Bartlett School of Architecture, London, UK, 2018
Theaster Gates Studio
WHERE Chicago, USA
PARTICIPANT Theaster Gates
(b. Chicago, USA, 1973)
La pratica di Theaster Gates Studio può essere definita âarte socialmente impegnataâ, âurbanismoâ, âpratica spazialeâ, âsviluppo della comunitĂ â⌠Ciò che comunque conta per Gates è muoversi liberamente attraverso discipline, istituzioni e media per affrontare questioni di disuguaglianza, oblio e abbandono, offrendo una dimensione âaltraâ che è giĂ qui e ora. Lo fa con robusti tentativi di recupero degli archivi della storia africano-americana, impiegando i sistemi e i metodi dellâarte contemporanea per condurre politiche di inclusione e di responsabilizzazione. Ma anche attivando progetti educativi come il programma Arts+Public Life, che a Chicago si occupa di quartieri spesso abbandonati a loro stessi, poco finanziati o mal supportati, cercando di attivare innovazioni innervate in nuove, condivise prospettive culturali. Ă senza dubbio una âblack practiceâ che mette in luce un modo di costruire un futuro fondato sulla commistione del linguaggio, delle voci, della presenza.
ENG Theaster Gatesâ practice may be defined as âsocially engaged artâ, âurbanismâ, âspatial practiceâ, âcommunity developmentâ⌠For Gates whatâs important is to move freely accross different disciplines, institutions, and media to address issues of inequality, neglet, and abandonment. He offers an otherwise that is already in the here and now by engaging in extensive work on the archives of African-American history and by using the systems and methods of modern art to actuate inclusion and accountability policies as well as by working in underserved and underfinanced Chicago neighbourhoods. An unquestionably âblack practiceâ that highlights one way of building a future based upon a combination of language, voice, and presence.
SIGNS
. Urban Land Institute J.C. Nichols Prize for Visionaries in Urban Development , 2018
. Dorchester Art + Housing Collaborative (DAHC) , Chicago, USA, 2014
. Rebuild Foundation, Chicago, USA, 2009
urban american city (urbanAC)
WHERE New York, USA
PARTICIPANT Toni L. Griffin (b. Chicago, USA, 1964)
Il lavoro di urbanAC, particolarmente dedicato alla pianificazione urbana, muove dai principi della Giustizia Urbanistica: come sarebbero le cittĂ se mettessimo al primo posto equitĂ , uguaglianza e inclusione? Da questa idea Toni L. Griffin ha sviluppato non solo un laboratorio di ricerca e di didattica (The Just City Lab), ma anche uno studio che lavora su modelli transcalari di pianificazione ponendo le comunitĂ al centro di processi cogenerativi. Dati, storie, contenuti sono elementi essenziali nella ricostruzione delle narrative. Ă seguendo questo processo che lo studio costruisce una pratica architettonica fondata sulla collaborazione e sulla condivisione dei âvaloriâ, visione che informa ogni progetto dello studio.
ENG The studioâs work builds upon the principles of Just Urbanism: what would cities look like if we were to prioritise equitability, equality, and inclusion? From this idea, Toni L. Griffin has developed not only a research and education workshop (The Just City Lab), but also a studio that works on trans-scale planning models and puts communities at the centre of co-generative processes. Data, stories and content are essential elements in the reconstruction of narratives, and by following this process the studio constructs architectural practices founded on cooperation and the sharing of âvaluesâ, a vision that we can find in all their designs.
SIGNS
. Edmund N. Bacon Urban Design Award, 2022
. MKE United: A Greater Downtown Action Agenda, Milwaukee, USA, 2013-2015
. Detroit Future City Strategic Framework Plan, 2009-2013
OUTDOOR INSTALLATION Adjaye Associates
WHERE Accra, Ghana; London, UK; New York, USA
PARTICIPANT Sir David Adjaye OBE
(b. Dar es Salaam, Tanzania, 1966)
Vedi See p. 70
GIARDINI
SPECIAL PROJECTS
PADIGLIONE CENTRALE
GUESTS FROM THE FUTURE
Ainslee Alem Robson
WHERE Los Angeles, USA
PARTICIPANT Ainslee Alem Robson
(b. Cleveland, USA, 1993)
Regista etiope-americana e scrittrice che indaga le frizioni tra identitĂ , percezione, vocazione digitale, disposizione nostalgica, attraverso strategie di narrazione speculative ed emancipatorie, con una lente transculturale, femminista e post-coloniale. Ainslee ha sviluppato un linguaggio narrativo e visivo sperimentale in Ferenj: A Graphic Memoir in VR, il suo debutto alla regia. Questa esperienza afrosurrealista, memoir grafico-sperimentale ambientato in un paesaggio onirico, esplora il significato di âcasaâ valorizzando lâidentitĂ mista etiope-americana dellâautrice, cresciuta a Cleveland, Ohio, e poi vissuta ad Addis Abeba.
ENG An Ethiopian-American author and filmmaker who investigates the friction between identity, perception, digital vocation, and nostalgia using speculative and emancipative narratives. Her view is transcultural, feminist, and post-colonial. Ainslee developed an experimental narrative and visual language in Ferenj: A Graphic Memoir in VR, her directorial debut. This Afro-surrealist experience is a graphic/experimental memoir set in dreamland which explores the meaning of âhomeâ with a focus on the Ethiopian-American mixed identity of the author, who was born in Cleveland, Ohio, and later lived in Addis Abeba.
SIGNS
. Kandaka and the Black Pharaohs, film, 2021
. Imaginary Nostalgias, e-flux architecture, film, 2021
. Ferenj: A Graphic Memoir in Virtual Reality, film, 2020
Banga Colectivo
WHERE Luanda, Angola; Lisboa, Portugal
PARTICIPANTS Yolana Lemos
(b. Luanda, Angola, 1995); KĂĄtia Mendes
(b. Lubango, Angola, 1995); Elsimar Freitas
(b. Luanda, Angola, 1993); Mamona Duca (b. Luanda, Angola, 1993); Gilson Mendes (b. Malanje, Angola, 1993)
Collettivo di architetti e artisti angolani che nasce dallâidea di preservare lâautoconoscenza e lâidentitĂ culturale del proprio Paese. La parola âbangaâ rappresenta per i membri del gruppo un sentimento di grande apprezzamento verso se stessi, che si traduce nel compito di conoscere e preservare la storia del luogo e delle persone che lo abitano. La progettazione di Banga mira a incoraggiare una âangolizzazioneâ dellâarchitettura prodotta nel Paese non solo fornendo soluzioni pratiche per la realizzazione dei progetti, ma sviluppando anche una componente teorica fondamentale per registrare pensieri, realtĂ , modi di vivere, bisogni e carenze. La convinzione del gruppo è che guardando al passato si possano trovare suggerimenti per intervenire in modo efficace negli anni a venire.
ENG A collective of Angolan architects and artists that came together to preserve the self-knowledge and cultural identity of their country. The word banga means to them a feeling of self-appreciation which resolves in their commitment to knowing and preserving the story of a place and of the people who live in it. Bangaâs design work pushes for a sort of âAngola-izationâ of Angolan architecture, not only by offering practical solutions for the realization of projects, but also by developing a theoretical component which is essential for recording thoughts, realities, lifestyles, needs, and scarcities. The groupâs conviction is that by looking at the past, we will be able to find inspiration for how to act more effectively in the years to come.
SIGNS
. Bienal de Arquitetura de SĂŁo Paulo, 2022
. Cabana de Arte Project , 2020 . ClĂnica em Luanda, Benfica, Luanda, Angola, 2020
Blac Space
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa
PARTICIPANT Kgaugelo Lekalakala
(b. Mpumalanga, Republic of South Africa, 1994)
Kgaugelo Lekalakala è cresciuta nella casa della nonna nella zona rurale di Seabe, nel Mpumalanga, a tre ore e mezza di macchina da Johannesburg. Ă a partire da questa esperienza che la sua pratica esplora il corpo nero nello spazio, utilizzando la grafica e lâarchitettura per criticare i costrutti spaziali. Il progetto Tales of Vulnerability, in particolare, utilizza un originale collage surrealista come tattica architettonica critica al fine di catturare ed esporre la vulnerabilitĂ dei corpi femminili neri negli spazi di transito urbano-rurale.
ENG Kgaugelo Lekalakala grew up in her grandmotherâs house in rural Seabe, Mpumalanga, a three-plus-hour drive from Johannesburg. It is thanks to this experience that her practice explores black bodies in space, using graphic art and architecture to critique spatial constructs. Her project Tales of Vulnerability in particular uses an original surrealist collage as a critical architectural tactic to capture and show the vulnerability of black female bodies in urban-rural transit areas.
SIGNS
. Tales of the Vulnerability of African Black Women in Transit Spaces. Analysis of Urban Change, Theory, Action, Volume 24 (Issue 1-2), 2020
Cartografia Negra
WHERE SĂŁo Paulo, Brazil
PARTICIPANTS Raissa de Oliveira
(b. SĂŁo Bernardo do Campo, Brazil, 1993); Carolina Vieira (b. SĂŁo Paulo, Brazil, 1993); Pedro Alves (b. SĂŁo Paulo, Brazil, 1992) Collettivo che nasce per indagare e ripensare alcuni storici territori neri a San Paolo. Luoghi di resistenza o spazi che venivano usati per la vendita, la tortura o lâesecuzione di persone schiavizzate e che oggi hanno nomi e significati che cancellano, o addirittura contraddicono, queste stesse storie. Ripercorrerli, raccontarli, descriverli è parte di un processo di presa di coscienza collettiva necessario a combattere un nuovo genocidio, quello fatto di cancellazioni e nascondimenti.
ENG A collective founded to investigate and rethink historically black territories in SĂŁo Paulo, Brazil. Places of residence or spaces used for the sale, torture, and execution of enslaved people. Places whose current names
erase, or even contradict, those very stories. Going back there and telling these stories is part of a process of collective awareness which is necessary to combat a new genocide of cancellations and concealment.
SIGNS
. PIPA Prize 2023, nominee
Faber Futures
WHERE London, UK
PARTICIPANT Natsai Audrey Chieza (b. Harare, Zimbabwe, 1985)
Fondato nel 2018, Faber Futures è uno studio che opera allâintersezione tra design, biotecnologia e societĂ . Natsai Audrey Chieza, la sua fondatrice, è una designer, imprenditrice e scrittrice nata in Zimbabwe e residente a Londra. Nel corso di un decennio di sperimentazione ha stabilito nuovi processi di progettazione e quadri concettuali per la colorazione dei tessuti batterici, collocandosi allâavanguardia nel campo emergente del biodesign.
ENG Founded in 2018, Faber Futures is a studio that works at the meeting place of design, biotechnology, and society. Founder Natsai Audrey Chieza is a Zimbabwe-born, London-resident businesswoman and author. Over the span of a decade of experimentation, she has established new processes of digitalization and conceptual frameworks for bacterial cloth-dying which put her on the cutting edge of the emerging field of biodesign.
SIGNS
. BIO STORIES Report Download, (publication), World Economic Forum 20212022
. INDEX Award, 2019
. OkayAfricaâs 100 Women, 2018
Folasade Okunribido
WHERE London, UK
PARTICIPANT Folasade Okunribido (b. Lincoln, UK, 1995)
Partendo dalla riscoperta delle proprie radici, Folasade Okunribido esplora nuovi modi di abitare che celebrano la storia africana. Lâarchitettura Yoruba, originaria della Nigeria, diviene la lente attraverso cui esplorare lo spazio: nel suo lavoro ĂĂ fin Awon Eniyan il tipico âafinâ, palazzo caratteristico abitato dalle ĂŠlite sociali, viene restituito ad un gruppo di emarginati, liberi di sovvertire la gerarchia tradizionale celebrando la vita collettiva. Il colore blu è anchâesso espressione di libertĂ dalle ideologie e dai preconcetti, assumendo qui il ruolo vitale tipico degli elementi strutturali.
ENG Starting with the rediscovery of her roots, Folasade Okunribido explores new ways of inhabiting spaces that celebrate African history. Yoruba architecture, which originates in Nigeria, is a lens through which to explore space: in her ĂĂ fin Awon Eniyan, the typical afin, a style of palace built for the local elite, is given back to a group of marginalized people, who will be free to subvert traditional hierarchy and celebrate collective life. The colour blue is also an expression of freedom from ideology and prejudice, which here assumes the vital role typical of structural elements.
SIGNS
. ĂĂ fin Awon Eniyan (The Peopleâs Palace) , Ibadan, Nigeria, 2020
. The Yoruba Kingdom: Memories of a Sixth Wife, 2020
. RIBA West Student Prize, 2019
Riff Studio
WHERE New York, USA
PARTICIPANTS Rekha Auguste-Nelson (b. Philadelphia, USA, 1991); Farnoosh Rafaie (b. Los Angeles, USA, 1988); Isabel Strauss (b. Chicago, USA, 1990)
Con una pratica da loro stesse definita di âriffâ, questo studio nasce nel 2021 ed è fondato anzitutto su un terreno comune âaltroâ, il riff per lâappunto, spazio libero di incontro di tre distinti background, rispettivamente la costruzione di edifici, la ricerca storica e la pedagogia architettonica. Ă dal dialogo tra queste competenze che emerge la riflessione intorno alla complessa funzione dellâarchitettura nella societĂ contemporanea, riflessione ben condotta nellâimportante progetto presentato a Chicago, Architecture of Reparations
ENG This studio was established in 2021, born out of what its members call a âriffâ â a free meeting space to work on designing buildings, researching history and teaching architecture. From the dialogue between these skills, a reflection on the complex function of architecture in contemporary society emerges: one which is clearly laid out in the important design project presented in Chicago: Architecture of Reparations
SIGNS
. Architecture of Reparations, Large Print Book; Chicago Architecture Biennale, 2021
Tanoa Sasraku
WHERE London, UK
PARTICIPANT Tanoa Sasraku
(b. Plymouth, UK, 1995)
Giovane artista vincitrice dellâAFFA 2021 che si muove tra scultura, disegno e filmmaking, giustapponendo e interpretando storie culturali britanniche, nere, ghanesi e queer. Tanoa Sasraku esamina i compositi strati della propria identitĂ di giovane donna gay di razza mista cresciuta a Plymouth e gli sforzi per unire questi strati in un tuttâuno nellâInghilterra del XXI secolo. Le sue opere, cucite e strappate su carta di giornale o messe a mollo in paludi inglesi, si ispirano alle bandiere di guerre passate, ai tartan, a torri e pinnacoli di roccia. Con un immaginario che si ispira allâHarlem Renaissance e alle maschere, sembra qui emergere la profezia di un nuovo canone estetico radicalmente Nero.
ENG Sasraku is a young artist who won the 2021 edition of AFFA. She uses sculpture, design, and film to interpret British, Black, Ghanaian, and queer cultural histories. She also examines the composite layers of her identity as a young gay woman of mixed race who grew up in Plymouth, and the effort to compose these layers into a single identity in twenty-first-century Britain. Her art, which is made from sewn or ripped newspaper or soaked in local swamps, draws inspiration from Ghanaian war flags, tartans, stone towers, and cairns. Her pieces recall the Harlem Renaissance and its masks, and seem to point towards a new and radically Black aesthetical canon.
SIGNS
. Terratypes (solo exhibition), Spike Island, Bristol, 2022
. Arts Foundation Futures Awards, 2021
. Whop, Cawbaby, film, 2018
ARSENALE
DANGEROUS LIAISONS
CORDERIE
DâWO
WHERE New York, USA
PARTICIPANTS Emanuel Admassu (b. Addis Ababa, Ethiopia, 1983); Jen Wood (b. Melbourne, Australia, 1984)
I lavori di Admassu e Wood (architetture, prodotti di design, installazioni, ricerche) insistono sulla peculiaritĂ della riflessione spaziale della diaspora africana, intendendo definire lo studio come âterreno operativoâ dellâincontro tra guscio e contenuto, tra architettura e dinamiche sociopolitiche. Lâarchitettura è reduce di un disconoscimento e di una violenza che hanno come conseguenza ÂŤunâereditĂ di quartieri segregati, infrastrutture compromesse, tossine ambientali e disparitĂ di accesso alle istituzioni finanziarie ed educativeÂť. Ă su queste premesse che lo studio individua ibridazioni e specificitĂ dei mercati postcoloniali in Etiopia, o che raccoglie lâereditĂ blackness in un Occidente spesso disaggregato, costruendo possibilitĂ , opportunitĂ per pensare a intersezioni esperienziali di nuova efficacia. ENG The work of Admassu and Wood (architecture, design, installation, research) focuses on the peculiarity of spatial reflection in the African diaspora, defining the studio as the operational terrain for the meeting of container and content, of architecture and socio-political dynamics. Architecture has been subject to disenfranchisement and violence that have resulted in an âinheritance of segregated neighbourhoods, compromised infrastructures, environmental toxins, and unequal access to financial and educational institutionsâ. Working on this premise, the studio identifies hybridizations and specificities in Ethiopian post-colonial markets, or the heritage of blackness in a western world that is often non-cohesive.
SIGNS
. Reconstructions: Architecture and Blackness in America, MoMA, New York, USA, 2021
. Spotlight Award by the Rice Design Alliance, 2021
. Architecture Without Measure: Notes on Legibility, e-flux Architecture, 2021
AMAA Collaborative Architecture Office for Research and Development
WHERE Venice, Italy
PARTICIPANTS Marcello Galiotto
(b. Arzignano, Italy, 1986); Alessandra Rampazzo (b. Mirano, Italy, 1986)
Giovane studio italiano con base in Veneto, precisamente ad Arzignano, in un edificio grazie al quale hanno ottenuto il premio Young Italian Architects nel 2020. Quasi un manifesto del pensiero spaziale, della formazione professionale, della densa ricerca accademica di cui lo studio è imbevuto. Unâarchitettura agile, che si definisce in purissimi dettagli materici e che fa i conti con la durezza del contesto italiano: un luogo dove vale la pena ârestare per dimostrareâ e dove lâelaborazione del progetto passa attraverso mediazioni, negoziazioni, dialogo e simbiosi. Una pratica collaborativa, in cui il singolo lascia pieno spazio al molteplice, adagiato su sintesi materiche che gli splendidi modelli restituiscono con eloquente efficacia.
ENG A young Italian studio based in the very building that earned them the Young Italian Architects Award in 2020: practically a manifesto of the spatial thought, professional education, and dense academic research around which the studio is based. Agile architecture that defines itself in pure material details and that works against the grain in the challenging context of Italy, where the simple fact of not leaving is itself a statement and where architecture must be mediated, negotiated and debated. A collaborative practice where the individual leaves room for the whole, resting on material synthesis that the splendid designs return with eloquent effectiveness.
SIGNS
. Atipografia Threshold and Treasure Gallery, Arzignano, Italy, 2022
. Barn VS Pavilion, Breda di Piave, Italy, 2022
. Young Italian Architects Award, 2020
AndrĂŠs Jaque / Office for Political Innovation
WHERE New York, USA; Madrid, Spain
PARTICIPANT AndrĂŠs Jaque (b. Madrid, Spain, 1971)
Largamente acclamato e riconosciuto tanto dal mondo dellâarchitettura (da poco nominato Dean del Columbia GSAPP) quanto da quello dellâarte (la sua dirompente mostra sulla standardizzazione IKEA è stata acquisita dal MoMA dopo aver ottenuto il Leone dâArgento), Jaque fa dellâarchitettura un atto politico non-ideologico. Tre le chiavi interpretative: lâidea di âspazioâ lascia il campo al tema della âcomposizioneâ, dove la composizione non è quella estetica, delle forme, ma è ÂŤuna pratica cosmopolitica che si dedica ai modi in cui corpi, tecnologie e territori sono costruiti come interconnessi e indipendentiÂť; centralitĂ dei dispositivi relazionali: non tanto in senso funzionalista, quanto in senso organico, di alternativa al delirio urbanistico in cui abitiamo, consci che la tabula rasa non esiste non essendo percorribile, e che quindi è solamente concentrandosi su quel che câè che si possono pensare, elaborare alternative piĂš congrue alle esigenze di un vissuto insediativo dignitoso di una data comunitĂ ; lâarchitettura infine, terza e ultima chiave, deve essere âtransâ: transscalare, transspecista, transmediale, una transizione continua di tempi, spazi e materialitĂ al fine di prefigurare un presente âpiĂš che umanoâ.
ENG Acclaimed and renowned both in the world of architecture and in the world of art, Jaque turns architecture into a non-ideological political act. His work can be interpreted in three ways: the idea of âspaceâ yielding to the theme of âcompositionâ â not only aesthetical, shape composition, but âa cosmopolitical practice dedicated to operating on the way bodies, technologies, and territories are constructed as interconnected and interdependentâ; the centrality of relational devices, less in a functionalist sense than in an organic sense, as an alternative to the urban delirium we live in, aware that there is no blank slate anywhere and that it is only by focusing on what we have that we will be able to come up with better alternatives for dignified living; that architecture must be âtransâ: trans-scalar, trans-species, transmedial â a continuous transition of time, space, and materiality to prefigure a more-than-human present.
SIGNS
. Reggio School, El Encinar de los Reyes, Madrid, Spain 2022
. Rambla Climate-House, Molina de Segura, Murcia, Spain, 2021
. Superpowers of Scale, Columbia Press, 2020
. Frederick Kiesler Architecture and Art Prize, 2016
. 14. Biennale Architettura (Silver Lion), Venice, Italy, 2014
Paulo Tavares / autonoma
WHERE BrasĂlia, Brazil
PARTICIPANT Paulo Tavares
(b. Campinas, Brazil, 1980)
Collaboratore di Forensic Architecture e ricercatore nel 2018-2019 al CCA, Tavares fonda nel 2017 lo studio autonoma con lâobiettivo di decolonizzare lâarchitettura attraverso la ricerca e lâazione nei contesti urbani. Ricerche che attraversano territori, geografie sociali e molteplici mezzi espressivi, spesso svolte a cavallo di diverse discipline, come gli importanti lavori sui diritti del non-umano, e in particolare delle foreste, o sui conflitti derivanti dalla violenza della pianificazione in Amazzonia, che aprono a una âarchitettura riparativaâ, pratica attraverso la quale poter rendere forse possibile un abitare lâAntropocene in forme piĂš intelligenti e rispettose.
ENG An associate of Forensic Architecture and a 2018-2019 researcher at the CCA, Tavares founded studio autonoma in 2017 with the aim of decolonizing architecture through research and initiatives in urban contexts. Research that traverses territories, social geographies, and multiple expressive means, often straddling multiple disciplines, like their important work on the rights of the non-human, in particular forests, or on the conflicts engendered by the violence of planning in the Amazon. All open to âreparative architectureâ, a practice that makes more intelligent, respectful ways of living in the Anthropocene possible.
SIGNS
. Derechos no humanos: Y otros ensayos acerca de la arquitectura del bosque, Paperback â Unabridged, 2022
. Des-Habitat , K. Verlag Publishing, 2019
. Chicago Architecture Biennial (co-curator), Chicago, USA, 2019
. Forest Law (installation and publication), 2014
BDR bureau e carton123 architecten
WHERE Turin, Italy; Brussels, Belgium
PARTICIPANTS Simona Della Rocca (b. Moncalieri, Italy, 1985); Alberto Bottero (b. Cuneo, Italy, 1984); Els Van Meerbeek (b. Leuven, Belgium, 1974); Joost Raes (b. Leuven, Belgium, 1979)
I due giovani studi (uno di Bruxelles e lâaltro di Torino) hanno ottenuto il primo premio allâOpen Call OO4103, importante concorso delle Fiandre, per la riprogettazione di un complesso scolastico pluripadiglione a Zwevegem. Il progetto rivela una raffinata capacitĂ di gestione della materia, dello spazio e delle sue intersezioni, approccio al fare architettura che accomuna le identitĂ dei due studi, contraddistinta da una leggerezza di segno che peraltro caratterizza indistintamente tutte le produzioni autonome dei due studi. Nella scuola di Zwevegem emerge lâidea di una âarchitettura apertaâ, che offre la possibilitĂ di vivere uno spazio
generoso, multidisciplinare, che si lascia attraversare e influenzare da modi dellâabitare e da forme dellâapprendimento lontani da ogni prevedibile, consolidato standard.
ENG The two young studios (one based in Brussels, the other in Turin) won first prize at the Open Call OO4103, an important Flemish competition, to redesign a school compound in Zwevegem, Belgium. Their project shows a refined ability to manage matter and space and its intersections, and an approach to architecture that highlights the common identity of both studios: a lightness of touch that is also to be found in their individual works. In this Belgian school, we appreciate the idea of âopen architectureâ, a way to enjoy a generous, multi-disciplinary space that is traversed and influenced by lifestyles and learning practices that adhere to no given standard.
SIGNS
. Korbeek Winners (carton123), Leuven, Belgium, ongoing
. EUmies van der Rohe Award (BDR bureau finalist), 2022
. Fermi Secondary School (BDR bureau), Turin, Italy, 2019
. Standaertsite (carton123), Ledeberg Gent, Belgium, 2018
DAAR - Alessandro Petti and Sandi Hilal
WHERE Stockholm, Sweden; Bethlehem, Palestine
PARTICIPANTS Alessandro Petti (1973); Sandi Hilal (1973)
Collettivo che si occupa della decolonizzazione dellâarchitettura con una pratica impegnata socialmente a cavallo tra arte, spazio, ricerca, DAAR lavora essenzialmente sul terreno della giustizia sociale. Progetti come lâEnte di Decolonizzazione di Borgo Rizza (Siracusa), la Concrete Tent, la Tree School, Campus in Campus definiscono immaginari, forme di apprendimento, spazi critici di riflessione e scambio sulla pratica concreta della democrazia, della condivisione esistenziale, sociale in luoghi di frizione, aprendo strade di ripensamento su temi nodali del vivere in uno spazio urbano comune quale quelli della mobilitĂ , dellâidentitĂ , del bene comune e dellâereditĂ della condizione di rifugiati.
ENG A collective that works on decolonization of architecture with a socially engaged practice combining art, space and research, DAAR focuses mainly on social justice.
Projects like the Decolonization Institution of Borgo Rizza (Siracusa, Italy), the Concrete Tent, the Tree School and Campus in Campus define images, educational philosophies and spaces for reflection and exchange on the material practice of democracy and on existential and social sharing in inhabited friction points, promoting a re-thinking of crucial themes of inhabiting shared urban spaces such as those related to mobility, identity, and the legacy of the status of refugee.
SIGNS . Prince Pierre Foundation Prize for artistic research, 2022
. Refugee Heritage, Art and Theory Publishing, 2021
. Permanent Temporariness, Art and Theory Publishing, 2019
David Wengrow and Eyal Weizman with Forensic Architecture and Nebelivka project
WHERE London, UK
PARTICIPANTS Eyal Weizman (b. Haifa, Israel, 1970); David Wengrow (b. UK, 1972)
La collaborazione tra Wengrow, uno dei maggiori esperti di archeologia comparata del mondo e autore del famosissimo Lâalba di tutto: una nuova storia dellâumanitĂ , ed Eyal Weizman, fondatore del progetto Forensic Architecture, che impiega lo spazio nellâindagine di conflitti per fare luce su crimini e violazioni dei diritti umani commessi da Stati, forze di polizia e aziende, intende mettere a fuoco la definizione stessa di âurbanizzazioneâ. In modo assai prossimo archeologia comparata e architettura forense mettono in discussione le narrative âdi Statoâ per far emergere controarchivi e nuove letture. Il caso qui preso in analisi è Nebelivka, cittĂ di 6000 anni fa sviluppatasi nellâattuale Ucraina.
ENG This collaboration between David Wengrow, one of the most respected experts on comparative archaeology and the author of The Dawn of Everything: A New History of Humanity, and Eyal Weizman, the founder of Forensic Architecture, which uses space to investigate conflict, crime, and human rights violations at the hands of police and businesses, aims to focus on the definition of âurbanizationâ itself. Comparative architecture and forensic architecture both challenge the official narrative and propose counterarchives and new readings. This case study is Nebelivka, a city that existed 6000 years ago in the territory of modern Ukraine.
SIGNS . Peabody Award (Forensic Architecture), 2022
. The Dawn of Everything: A New History of Humanity, D. Wengrow, A. Lane, Farrar, Straus and Giroux, 2021
. 15. Biennale Architettura (Forensic Architecture), Venice, Italy, 2016
18 maggio - 26 novembre 2023
Mostra a cura di | Exhibition curated by AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi
Esposizione dei 10 progetti finalisti del Concorso Internazionale per lâArchitettura dâIngresso DoorScape Exhibition of the 10 finalist projects of the Entrance Architecture International Contest DoorScape
Dream The Combine
WHERE Ithaca, Minneapolis, USA
PARTICIPANTS Jennifer Newsom
(b. Norwich, USA, 1979); Tom Carruthers
(b. Vancouver, Canada, 1978)
Pratica creativa che esplora metafore, ambienti immaginari e incertezze percettive a cavallo tra architettura e arte nello spazio pubblico, mettendo in dubbio le forme tradizionali di comprensione del mondo. Le installazioni sitespecific, i lavori audio e video di Dream The Combine sono framework percettivi che mirano a complicare la relazione tra corpo, spazio e immagine. Creano infrastrutture sociali come piattaforme per esperienze che riuniscono le persone, processi la cui esplorazione erode certezze consolidate, sfidando lâidea che informa i tradizionali contesti urbani.
ENG A creative practice that explores metaphors, imaginary environments, and perceptual uncertainties in the fields of architecture and art in public spaces. Questioning the traditional forms of understanding, these site-specific installations and the audio/video work by Dream The Combine are perceptual frameworks that aim to complicate the relationship between body, space, and image. They create social infrastructures as experience-enabling platforms that allow people to come together â processes whose exploration erodes certainties and challenge the ideas that inform traditional urban contexts.
SIGNS
. Emerging Voices Award, Architectural League of New York , 2023
. Columbus Columbia Colombo ColĂłn, Columbus, USA, 2021
. HIDE & SEEK , Long Island City, New York, USA, 2018
Dualchas
WHERE Isle of Skye, Glasgow, UK
PARTICIPANTS Neil Stephen (b. Glasgow, UK, 1969); Alasdair Stephen (b. Glasgow, UK, 1969); Rory Flyn (b. Inverness, UK, 1978)
Lo studio di Glasgow nasce dalla volontĂ di contrastare lo spopolamento delle Highlands scozzesi attraverso dei principi molto chiari, a partire dal forte legame con lâarchitettura vernacolare â infatti il modello di ispirazione iniziale è quello delle blackhouse di tradizione nordeuropea â, e quindi con il territorio e le sue caratteristiche fisiche, e dalla ricerca di soluzioni per minimizzare lâimpronta ecologica. Dalle Highlands lo studio si muove anche nelle zone piĂš urbane della Scozia, con progetti capaci poi di oltrepassare i ristretti confini del Regno Unito.
ENG The Glasgow-based studio was founded to combat the depopulation of the Scottish Highlands using clear principles, starting with a strong bond with vernacular architecture â in fact, their initial model of inspiration is the blackhouse of north-European
tradition â and hence, with territory and its physical features as well as with research to minimize the ecological footprint. The studio also works in urban Scotland on projects whose potential goes beyond the borders of the United Kingdom.
SIGNS
. RIAS Awards (finalist), winners will be announced in June, 2023
. Best New Buildings in Highlands, 2022
. National Award RIBA , 2014
ESTUDIO A0
WHERE Quito, Equador
PARTICIPANTS Ana MarĂa DurĂĄn Calisto (b. Quito, Ecuador, 1971); Jaskran Kalirai (b. Derby, UK, 1974)
Lâobiettivo principale di questo studio è la perseveranza nellâimpegno di una progettazione e di una costruzione ecologicamente responsabili a tutte le scale, concentrandosi sulle possibilitĂ di riciclo, sulla produzione di energia pulita in situ, sulla raccolta e il riutilizzo dellâacqua, sugli ibridi ad alta e bassa tecnologia, sullâindagine dei materiali locali e sulla riattivazione delle ecologie territoriali. Premiato proprio per la capacitĂ di âdecarbonizzareâ lâarchitettura e la cittĂ , lo studio è anche impegnato in una importante ricerca sullâurbanizzazione precolombiana.
ENG The main goal of Estudio A0 is a commitment to designing buildings that are ecologically responsible at all scales, focusing on recycling, locally-sourced energy, water recycling, high- and low-tech hybrids, locallysourced materials, and the reactivation of territorial ecologies. The winner of awards for their ability to decarbonize architecture and cities, the studio also carries out research into pre-Columbian urbanization.
SIGNS
. Water-Wise, River Breath: Reframing designâs role with water, Art Gallery of Alberta, Canada, 2022
. Ecological Urbanism in Latin America, Mostafavi, M., Doherty, G., Correa, M., DurĂĄn Calisto, A. M. & Valenzuela, L., Harvard University Graduate School of Design, 2019
. The Quito Publishing House, Quito, Ecuador, 2014
Flores & Prats Architects
WHERE Barcelona, Spain
PARTICIPANTS Eva Prats (b. Barcelona, Spain, 1965); Ricardo Flores (b. Buenos Aires, Argentina, 1965)
Con una pratica fondata sulla responsabilitĂ del fare e del costruire, lo studio è caratterizzato da un modus operandi quasi âartigianaleâ, che ribalta lâidea di collage city attraverso una cura di microcosmi spaziali e sociali. Rigenerazione, edilizia sociale o spazi pubblici diventano occasioni di pensare unâarchitettura fatta di materia plasmata finemente, risultato di un lavoro di cesellatura che avviene attra-
verso il disegno â quasi sempre a mano â e la modellizzazione plastica. Lo studio ha anche sviluppato progetti mobili o portatili, impiegando mezzi che vanno dal film allâarchitettura commestibile.
ENG A practice founded on the responsibility of making and building, the studio features a quasi-artisanal modus operandi that overturns the idea of collage cities through care for spatial and social microcosms.
Regeneration, social housing or public space become an opportunity to think of architecture as a practice of carefully shaped material, the result of painstaking work that starts with drawing â almost always by hand â and modelling. The studio also develops mobile, or portable, projects, using media that ranges from film to edible architecture.
SIGNS . Flores & Prats â Drawing Without Erasing and Other Essays, Walther KĂśnig, 2023 . Biennale Architettura, Venice, Italy, 2018, 2016, 2014 . EUmies van der Rohe Award (nomination), 2017, 2016, 2015, 2005
Gbolade Design Studio
WHERE London, UK
PARTICIPANTS Tara Gbolade (b. Kaduna, Nigeria, 1985); Lanre Gbolade (b. Ota, Nigeria, 1985)
Lo studio parte da una dichiarazione/manifesto: lâarchitettura è responsabile del 40% delle emissioni nocive, contribuendo pesantemente al degrado climatico e allâerosione della biodiversitĂ . Ă per questo che ha sottoscritto lâArchitects Declare e la 2030 Climate Challenge di RIBA, distinguendosi per un proprio, preciso tentativo olistico di intendere la sostenibilitĂ nella direzione di unâidea possibile di decarbonizzazione del Pianeta capace di coinvolgere, di attraversare tutte le componenti della nostra societĂ e dellâambiente in cui lâuomo si trova a vivere.
La mostra Breaking Ground: A Regenerative Approach in particolare esplora le possibilitĂ dellâarchitettura di farsi attivitĂ non piĂš âestrattivaâ ma rigenerativa, contribuendo a risollevare positivamente le sorti del Pianeta adottando idee e soluzioni piĂš sostenibili e socialmente inclusive.
ENG The studio is founded on a manifesto/declaration: architecture is responsible for the 40% of toxic emissions, contributing gravely to climate degradation and biodiversity erosion. This is why it undersigned the Architects Declare proclamation and the 2030 RIBA Climate Challenge, distinguishing itself for its holistic attempt to see sustainability as a possible way to decarbonize the planet and involve all components of society and the environment in which people live. The exhibition Breaking Ground: A Regenerative Approach in particular explores the possibility of architecture not being merely an âextractiveâ activity but a regenerative one that can
ARSENALE
contribute positively to the well-being of the planet by employing sustainable, socially inclusive ideas and solutions.
SIGNS
. Breaking Ground: A Regenerative Approach, The Africa Centre, London, UK, 2023
. Waterloo Station Masterplan, London, UK, 2022
. Urban Design Awards (finalist), 2021
Gloria Cabral and Sammy Baloji
WHERE Guarda do Embau, Brazil; Brussels, Belgium
PARTICIPANTS Gloria Cabral (b. SĂŁo Paulo, Brazil, 1982); Sammy Baloji (b. Lubumbashi, Democratic Republic of the Congo, 1978) with
CĂŠcile Fromont
WHERE New Haven, USA
PARTICIPANT CĂŠcile Fromont (b. SchĹlcher, Martinique, 1980)
Caratterizzati da background ed esperienze assai diverse, Gloria Cabral, architetto di origini paraguaiane, e Sammy Baloji, fotografo e artista di origini congolesi, pongono la memoria e la cultura al centro della costruzione collettiva della societĂ . Le loro visioni qui si intersecano allâinsegna di un proficuo dialogo tra le proprie rispettive identitĂ professionali e culturali: da un lato lo studio dellâereditĂ architettonica e industriale congolese che permette a Baloji di reinterpretare lâimpatto del colonialismo, dallâaltro la comprensione dei valori sociali e ambientali locali che permette a Cabral di utilizzare in modo creativo i materiali tradizionali. In mostra una intersezione curata dalla storica dellâarte CĂŠcile Fromont, che ha giĂ potuto affiancare lo stesso Baloji per i suoi lavori sul Congo.
ENG Gloria Cabral, a Spanish architect of Paraguayan ancestry, and Sammy Baloji, photographer and artist of Congolese ancestry, centre memory and culture in the collective building of society. Their visions intersect under the idea of productive dialogue between their professional and cultural identities: on one side, the study of Congolese architectural and industrial heritage, which allows Baloji to reinterpret the effects of colonialism, and on the other, the understanding of local social and environmental values that allows Cabral to use traditional materials creatively. CĂŠcile Fromont presents an intersection on works made with Baloji.
SIGNS
. KU Leuven Culture Prize (Baloji), 2022
. Moira Gemmill Prize for Emerging Architecture (Cabral), 2018
. 15. Biennale Architettura (Golden Lion to Cabral with Gabinete Arquitectura), Venice, Italy, 2016
. DakâArt Biennale (Baloji), 2016
Grandeza Studio
WHERE Madrid, Spain; Sydney, Australia
PARTICIPANTS Amaia SĂĄnchez-Velasco (b. Salamanca, Spain, 1985); Jorge Valiente Oriol (b. Madrid, Spain, 1984); Gonzalo Valiente Oriol (b. Madrid, Spain, 1982)
Attraverso una pratica di architettura speculativa, lo studio si concentra sui fenomeni della contemporaneitĂ tardo-capitalistica con due obiettivi: da un lato muovere una approfondita lettura critica attorno alle urgenze e alle dinamiche delle violenze socio-spaziali e ambientali, dallâaltro avviare altre, possibili modalitĂ operative in grado di disinnescare lâimperturbabile tossicitĂ normalizzata e strutturale del reale. Pluripremiato ed esposto in innumerevoli biennali e mostre, lo studio, fondato a Madrid, fa base a Sydney.
ENG Using speculative architecture, the studio focuses on the phenomena of late capitalist societies with two goals: on one hand, a critique of the urgency and dynamics of socio-spatial and environmental violence, and on the other, the triggering of possible operative modalities for defusing the normalized, structural toxicity of the real. A worldrenowned prize-winning studio, they started their practice in Madrid and are now based in Sydney.
SIGNS
. National Gallery of Victoria (permanent collection), Melbourne, Australia
. Mars Interruptus, 2022
. Australian Pavilion, XXII Triennale Milano, Milan, Italy, 2019
Huda Tayob
WHERE Cape Town, Republic of South Africa; Manchester, UK
PARTICIPANT Huda Tayob (b. Cape Town, Republic of South Africa, 1986)
La ricerca di Huda Tayob, attivista e storica dellâarchitettura, si concentra sulle architetture minori, migranti e subalterne e su come la letteratura possa portare alla luce le parti invisibili della memoria e restituire dignitĂ alle pratiche spontanee che riformulano lo spazio.
In progetti come Archive of Forgetfulness e Race, Space and Architecture, Tayob e altri curatori affrontano domande riguardanti il modo in cui le cittĂ africane sono state progettate per rispondere a situazioni di segregazione, ingiustizia sociale e spazializzazione del capitalismo razziale.
ENG Huda Tayob is an activist and architecture historian focusing on minor, migrant, subordinate architectures and on how the literature can bring to light invisible fragments of memory and restore the dignity of natural space-reformulating practices. In projects such as Archive of Forgetfulness and Race, Space and Architecture, Tayob and other curators examine the way African cities have been planned in order to seek answers on issues of segregation, social injustice, and spatialisation of racial capitalism.
SIGNS
. Archive of Forgetfulness, digital exhibition and podcasts series, online
. Graham Foundation Grant , 2022
. Mellon Fellowship, Canadian Centre for Architecture, 2019
Kate Otten Architects
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa
PARTICIPANT Kate Otten
(b. Durban, Republic of South Africa, 1964)
La pratica di Kate Otten, i cui progetti sono stati premiati, riconosciuti e pubblicati in tutto il mondo per lâoriginalitĂ con cui sanno combinare tradizioni costruttive, materiali, culture, colori e modernitĂ insieme a spazialitĂ di estrema rilevanza, è fondata sulla felicitĂ . Valore che non si fonda solo su aspetti generosamente architettonici, definendosi attraverso un lavoro di attenzione, ingaggio, scouting, supporto e testimonianza di architetti, soprattutto donne, del Sud Africa.
ENG Kate Ottenâs designs have won prizes and been published all around the world thanks to the originality of a practice which blends building traditions, materials, cultures, colours, and modernity with extremely relevant spatiality and which is based around happiness, a value deriving only partly from generously architectural aspects and which finds its definition in a combination of attention, engagement, scouting, support, and testimony of architects, especially women, in southern Africa.
SIGNS
. Gabrielâs Garden Pavilion, Johannesburg, Republic of South Africa
. Lulu Kati Kati, Johannesburg, Republic of South Africa
. Art Therapy Center, Johannesburg, Republic of South Africa
. Regional Finalist Business Women of the Year, 2002
Killing Architects
WHERE Rotterdam, The Netherlands
PARTICIPANT Alison Killing
(b. Newcastle upon Tyne, UK, 1979)
In questo studio olandese, architettura e stampa convergono in un lavoro di ricerca che, attraverso lâuso innovativo di strumenti intrinseci allâarchitettura e allâurbanistica, affronta e racconta situazioni sociali caratterizzanti diverse geografie urbane del mondo in unâottica giornalistica. Mappe, immagini satellitari e modelli architettonici tridimensionali sono alcune delle tecniche di storytelling utilizzate da Killing Architects per localizzare infrastrutture di detenzione e incarceramento nella regione cinese di Xinjiang o per ricostruire i percorsi e le esperienze dei migranti nel loro viaggio verso lâEuropa.
ENG Architecture and press converge in this Dutch studio, using the tools of architec-
ture and urban planning in innovative ways to research social situations in urban geographies around the world with a reporterâs eye. Maps, satellite imaging, and 3D architectural models are just some of the storytelling techniques employed by Killing Architects to locate prisons in the Xinjiang region of China or to reconstruct the experience of migrants as they make their way into Europe.
SIGNS
. China Secretly Built a Vast New Infrastructure to Imprison Muslims, Pulitzer Prize, M. Rajagopalan, A. Killing, C. Buschek, 2021
. How Your Instagram Story Lets the Cops Follow You Around a City, BuzzFeed News, 2019
. Migration Trail (multimedia project), 2017
Le laboratoire dâarchitecture
WHERE Geneva, Switzerland
PARTICIPANTS Vanessa Lacaille (b. Paris, France, 1980); Mounir Ayoub (b. Tunis, Tunisia, 1980)
Studio ginevrino che lavora tra Svizzera e Tunisia, ha curato nel 2021 in occasione della 17. Biennale Architettura il Padiglione Svizzero, orĂŚ â Experiences on the Border, esplorando le forme dellâabitare negli spazi di confine. Impegnati fortemente anche nellâattivitĂ di didattica e di ricerca, Lacaille e Ayoub riflettono largamente sulla condizione nomade del mondo, di vita nomadica proprio, in riferimento alla quale costruiscono spazi, architetture, dispositivi. Confine e nomadismo sono luoghi di osservazione della contemporaneitĂ , sfide per lâarchitettura del futuro e spazio di poesia.
ENG A Geneva-based studio that works in both Switzerland and Tunisia, they curated the Swiss Pavilion at the 17th Venice Architecture Biennale in 2021. The architects believe deeply in educational and research activity, and Lacaille and Ayoub reflect on nomadic conditions around the world in their construction of spaces, architectures, and devices. Borders and nomadic life are the observation platform of modernity as well as challenges for the future of architecture and spaces of poetry.
SIGNS
. 17. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2021
. BIG - Biennale des espaces dâart de Genève, Geneva, Switzerland, 2019
. Albums of Young Architects and Landscape Architects, 2014
Liam Young
WHERE Los Angeles, USA
PARTICIPANT Liam Young (b. Australia, 1979) Introdotto dalla BBC come âlâuomo che progetta il nostro futuroâ, Liam Young è uno dei fondatori del think tank Urban Futures Tomorrows Thoughts Today e dello studio di ricerca nomade Unknown Fields, progetto il cui fondamento è quello di non intendere il ruolo dellâarchitetto come quello di un mero progettista di edifici, considerandolo viceversa insieme come uno stratega, un pianificatore, un attivista, un regista e un curatore. Le nuove tecnologie, come droni e laser scanner, diventano nelle visualizzazioni e nelle architetture speculative di Young esse stesse oggetto della narrazione, capaci di restituire nuovi tipi di storie connesse alle problematiche urbane e alle implicazioni sullo spazio che queste nuove soluzioni tecnologiche producono sui temi dellâoggi e del domani. Ă forte, in Young, la ricerca sullâAccelerazionismo. Non tanto, però, nel progetto di pacificate âsmart citiesâ in cui la tecnica diventa la salvezza del quotidiano. Quanto, piuttosto, nella lettura del reale attraverso i âpaesaggi delle macchineâ, luoghi di straordinaria complessitĂ in cui lâuomo deve essere in grado di negoziare il suo spazio.
ENG Introduced by the BBC as the man designing our futures, Liam Young co-founded the Urban Futures Tomorrows Thoughts Today think tank and the Unknown Fields nomadic research studio, a project that sees the architect not as a mere designer of buildings but rather as a strategist, planner, activist, director, and curator. In Youngâs speculative architectures and visualisations, new technologies like drones and laser scanners become objects of narration themselves, capable of writing new stories connected to urban issues and the implications of technology on space both today and in the future. Youngâs research on Accelerationism is robust. However, it is not reflected in the idea of pacified âsmart cities,â where technology is viewed as the savior of daily life. Rather, Youngâs work focuses on the interpretation of reality through âmachine landscapesâ - places of extraordinary complexity where individuals must learn to negotiate their space.
SIGNS
. Planet City (McEoin E., Young L.), Andrew Mackenzie, 2021
. Machine Landscapes: Architectures of the Post Anthropocene, Architectural Design, 2019
. In the Robot Skies (short film, winner at the Mexico International Film Festival 2017), 2016
Low Design Office
WHERE Austin, USA; Tema, Ghana
PARTICIPANTS Ryan Bollom (b. Spring, USA, 1979), DK Osseo-Asare (b. State College, USA, 1980)
Il motto dello studio è semplice: âmore with lessâ. Bollom e Osseo-Asare nascono come ingegneri, ed è la precisione tecnica ad accompagnare la loro visione a grande scala. Concentrandosi sullâaspetto ecosistemico inteso in senso esteso, pongono lâattenzione sul rapporto tra paesaggio, ambiente costruito e comunitĂ con la forza del loro dinamismo nel tempo, sorretti dalla convinzione che la performativitĂ massima si raggiunga in condizioni di stress minimo. Convinti che la radicalitĂ necessaria sia oggi fatta di costruzione, si muovono tra progetti caratterizzati da unâestrema intensitĂ in termini di competenze e di abilitazione, come il premiatissimo AMP ad Accra, e precisi e puntuali architetture climate responsive, dispiegatesi in particolare in lavori svolti negli Stati Uniti.
ENG The studioâs motto is simple: more with less. Bollom and Osseo-Asare are trained engineers, and it is technical precision that accompanies their large-scale vision. Foregrounding eco-systematic aspects in a broad sense, the two focus on the relationship between landscape, built environment and community with the strength of their dynamism. They believe that maximum performance can only be achieved in conditions of minimal stress and that the necessary radicality derives from construction. Their work encompasses both projects which are extremely intensive in terms of competence and ability, like their award-winning AMP in Accra, and the exact climate-responsive architecture found in several of their projects in the USA.
SIGNS
. Le Monde Smart Cities Awards, 2020
. AIA Austin Design Awards, 2020
. Dakota Mountain Residence, Dripping Springs, USA, 2019
. Agbogbloshie Makerspace Platform (AMP) , Accra, Ghana, 2017
MMA Design Studio
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa
PARTICIPANT Mphethi Morojele
(b. Maseru, Lesotho, 1963)
Questa pratica consiste nel creare spazio per nuovi modi di sperimentare la cittĂ o per riscoprire vecchi modi di viverci. Sotto la guida del suo direttore, Mphethi Morojele, lo studio mira a migliorare la condizione africana e a rispondere alle sue urgenze riconoscendo la sua storia e la continua costruzione della sua identitĂ . Per raggiungere questo obiettivo, MMA esplora la conoscenza tradizionale indigena attraverso unâottica contemporanea, provando in questo modo a superare lâinvisibilitĂ storica dellâarchitettura africana stimolando lâacquisi-
ARSENALE
zione di una crescente consapevolezza dello spazio circostante.
ENG MMAâs practice consists of creating new space and new ways to experience the city or rediscover older ways of living in it. Under the guidance of its director Mphethi Morojele, the studio works on improving African life standards and giving answers to Africaâs problems by acknowledging its history and the ongoing construction of its identity. To this end, MMA explores indigenous, traditional knowledge in from a modern perspective, attempting to overcome the historical invisibility of African architecture by stimulating awareness of the surrounding space.
SIGNS
. Freedom Park, Phase 1, Pretoria, Republic of South Africa, 2008
. Between Ownership and Belonging, 10. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2006
. South African Embassy, Berlin, Germany, 2003
Neri&Hu Design and Research Office
WHERE Shanghai, Peopleâs Republic of China
PARTICIPANTS Lyndon Neri / Guo Xi-En (b. Ozamiz, Philippines, 1965); Rossana Hu / Hu Ru-Shan (b. Kaohsiung, China, 1968)
Internazionale, multiculturale e interdisciplinare come la cittĂ in cui ha la sua sede principale, Shangai, lo studio si muove tra tutte le scale del progetto, da meravigliose lampade a grandi edifici pubblici. Ha ottenuto negli anni innumerevoli premi e riconoscimenti per lâimpatto culturale e il rilievo spaziale della sua pratica. Al centro del suo lavoro la forma, la luce e la generositĂ dello spazio, ricercate entro una architettura che è sempre, allo stesso tempo, molteplice e sintetica, ancestrale e poetica: in qualche modo il frutto della nostalgia, attitudine vissuta in chiave contemporanea che rappresenta il fondamento positivo del pensiero dello studio.
ENG As international, multi-cultural, and multi-disciplinary as the city they call home â Shanghai â the studio works on projects of every scale, from wonderful lamps to large public buildings. Over the years, they have received awards and recognition for the cultural impact and spatial relevance of their work, which centres shape, light, and generosity of space sought in an architecture that is at once and always multiple and synthetic, ancestral and poetic: in some way the result of nostalgia, a modern-day aptitude that represents the fundamental positivity at the heart of the studioâs practice.
SIGNS
. Qujiang Museum of Fine Arts (extension), Xiâan, China, 2021
. The House of Remembrance | Singapore Residence, Singapore, 2021
. Incision | Nantou City Guesthouse, Shenzhen, China, 2021
Office 24-7 Architecture and Lemon Pebble Architects
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa
PARTICIPANTS Nabeel Essa (b. Polokwane, Republic of South Africa, 1971); Tanzeem Razak (b. Benoni, Republic of South Africa, 1973)
Lâufficio 24-7 nasce nel 2022 e si concentra sulla combinazione di studi dello spazio e modi innovativi di reinterpretare luoghi di aggregazione, come musei e spazi culturali ed espositivi. Lo studio Lemon Pebble, fondato da donne cresciute nelle township sudafricane segregate ad est e ovest di Johannesburg, nasce invece nel 1992 e sviluppa la sua pratica in progetti che si concentrano precipuamente sulla coscienza di sĂŠ, radicati in un passato importante, quindi nella memoria viva, ma al contempo capaci di esprimere una visione ampia, aperta verso un futuro innovativo.
ENG Office 24-7 was established in 2022 to combine studies on space and innovative ways of reinterpreting places of aggregation, like museums and cultural venues. Lemon Pebble is a studio founded by women who grew up in segregated South African townships to the east and west of Johannesburg. It was founded in 1992, and developed a practice focused on self-awareness, ample vision, and innovative future.
SIGNS
. Finalist in a joint venture with Lemon Pebble architects in the Sol Plaatjie University Graduation Hall competition âKimberley, 2022
. Landwalks Across Palestine and South Africa (Lemon Pebble, co-author), Dream Press, 2022
. Moruleng Cultural Precinct (Office 24/7), Moruleng, South Africa, 2015
orizzontale
WHERE Rome, Italy
PARTICIPANTS Nasrin Mohiti Asli (b. Rome, Italy, 1987); Margherita Manfra (b. Rome, Italy, 1985); Giuseppe Grant (b. Caserta, Italy, 1987); Roberto Pantaleoni (b. Rome, Italy, 1987); Stefano Ragazzo (b. Rome, Italy, 1987); Juan LĂłpez Cano (b. CardeĂąa, Spain, 1981); Jacopo Ammendola (b. Fiesole, Italy, 1983)
Collettivo multidisciplinare di Roma che lavora su infrastrutture pubbliche, ossia dispositivi capaci di interagire con gli abitanti e i beni comuni urbani, quindi di attivare relazioni ingaggiando nuovi attori sociali. âSpazi pubblici relazionaliâ, come essi stessi li definiscono, spesso autocostruiti e frutto di processi collettivi che rivelano altre possibili funzioni dei complessi insediativi, catalizzando esperienze, costruendo nuove modalitĂ di aggregazione sociale, seguendo consolidate pratiche partecipative per nuove connessioni relazionali tra persone, tra comunitĂ .
ENG A Rome-based multi-disciplinary collective that works on âpublic infrastructureâ, meaning initiatives able to interact with local citizens and shared urban environments, activating relationships and engaging new social actors. What they call âpublic relational spacesâ are often self-built and are the result of a collective process that reveals other possible functions for housing: they catalyse experience, build new modes of social aggregation and follow consolidated, participative practices to create new connections between people and between communities.
SIGNS . Prossima Apertura, Quartiere Toscanini, Aprilia, Italy, 2021
. 16. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2018 . Casa do QuarteirĂŁo, SĂŁo Miguel Island, Portugal, 2016
. 8 ½, MAXXI, Rome, Italy, 2014
Rahul Mehrotra with Ranjit Hoskote
WHERE Mumbai, India; Boston, USA
PARTICIPANTS Rahul Mehrotra (b. New Delhi, India, 1959); Ranjit Hoskote (b. Mumbai, India, 1969)
Rahul Mehrotra, architetto, e Ranjit Hoskote, teorico culturale e critico dâarte, combinano lo studio del passato e lâevoluzione dellâarchitettura in India come strategia per affrontare ed assecondare al meglio le aspirazioni riguardanti il pluralismo e lâalteritĂ dellâarchitettura contemporanea indiana. Processo di estrema complessitĂ esplorato attraverso mostre come State of Housing â Aspirations, Imaginaries and Realities in India e The State of Architecture SOA, le quali hanno rappresentato delle importanti occasioni per esaminare retrospettivamente questioni legate alla pratica architettonica, alla teoria e alla politica, con lâobiettivo di immaginare un nuovo futuro dellâarchitettura indiana.
ENG Architect Rahul Mehrotra and cultural critic and theorist Ranjit Hoskote combine the study of the past and the evolution of architecture in India as a strategy to tackle and support their aspirations on pluralism and alterity in modern Indian architecture. A process of utmost complexity explored in exhibitions like State of Housing â Aspirations, Imaginaries and Realities in India and The State of Architecture SOA, which have been welcome occasions to retrospectively examine issues of architectural practice, theory, and politics, with the goal of imagining a new future for Indian architecture.
SIGNS
. State of housing â Aspirations, imaginaries and realities in India, Gallery MMB, Goethe-Institut, Mumbai, India, 2018
. 16. Biennale Architettura (special mention to Rahul Mehrotra & RMA Architects), Venice Italy, 2018
. State of Architecture â Practices and processes in India, National Gallery of Modern Art, Mumbai, India, 2016
For over 50 years, the overall view of architecture and landscape has been an integral part of the designs and plans of Gerber Architekten. A holistic understanding shapes the context from which a design interplay of build-ing and landscape or citylandscape emerges. On the basis of national and international projects, including a competition entry currently being implemented, the exhibition is dedicated to this subtly formulated basic idea. The range of examples, from cultural and leisure buildings to administrative and high-rise buildings to universities and research buildings, illustrates the elementary signifi-cance of this conceptual approach in the work of Gerber Architekten. We look forward to your visit!
20 May to 26 November 2023
Opening hours: 10 am to 6 pm
Closed on Tuesdays
www.gerberarchitekten.de
presse@gerberarchitekten.de
ARCHIcommunity Architetture x la
20.05 â 26.06.2023
InteriorDESIGN
orari 10-12 16-19
Magazzino Gallery Palazzo Contarini Polignac Dorsoduro, 874 VENEZIA
Magazzino
orari / timetable 10 - 12 ____ 16 - 19
Magazzino Gallery
Palazzo Contarini Polignac
Dorsoduro, 878 Venezia Accademia
ARSENALE
SCAPE Landscape Architecture
WHERE New York, USA
PARTICIPANT Kate Orff (b. Silver Spring, USA, 1971)
Lo studio di New York lavora sulla dimensione territoriale del paesaggio seguendo la traiettoria del Landscape Urbanism, con lâobiettivo di perseguire una sostenibilitĂ sia sociale che ecologica capace di connettere qualitativamente persone e ambiente. Il progetto ha inoltre anche un risvolto educativo, arricchito da pubblicazioni e installazioni. GiĂ alla Biennale 2018 lo studio era presente con il progetto Ecological Citizens, in cui applicava il concetto di âagencyâ sia a âcittadini umaniâ che a cittadini ânon umaniâ utilizzando come caso-studio la laguna veneta e la sua regione mareale minacciata dal cambiamento climatico.
ENG The New York-based studio works on the territorial aspect of landscape following ideas of Landscape Urbanism with the goal of attaining social and ecological sustainability able to establish quality connections between people and the environment. The project also has an educational mission producing publications and installations. At the 2018 Venice Biennale, the studio showed Ecological Citizens, where they applied the concept of agency to a case study on the Venetian Lagoon and the threats it faces due to climate change.
SIGNS
. Cooper Hewitt National Design Award, 2019
. National Planning Achievement Award, 2019
. Ecological Citizens, 16. Biennale Architettura, Venice, Italy 2018
Stephanie Hankey, Michael Uwemedimo and Jordan Weber
WHERE Berlin, Germany; Port Harcourt, Nigeria; New York, Boston, St. Louis, Minneapolis; USA
PARTICIPANTS Stephanie Hankey (b. Manchester, UK, 1973); Michael Uwemedimo (b. Calabar, Nigeria, 1972); Jordan Weber (b. Des Moines, USA, 1985)
Stephanie Hankey è designer e attivista che lavora allâintersezione tra tecnologia e diritti umani esplorando il loro impatto sociale e politico e combinando arte, design e tecnica con un focus su privacy, dati personali ed etica. Michael Uwemedimo è direttore del CMAP (Collaborative Media Advocacy Platform) e visiting scholar presso lâUCI in California e si occupa di come il genere documentaristico sia un mezzo per abilitare il pensiero critico su storie di violenza politica impunite. Jordan Weber è uno scultore e attivista che lavora allâincrocio tra giustizia ambientale e diritti sociali. Tutti e tre sono stati Loeb Fellows nel 2022.
ENG Stephanie Hankey is a designer and activist who works at the intersection of technology and human rights, exploring their social and political effects, and combines art, design, and technology with a focus on privacy, personal data, and ethics. Michael Uwemedimo is the director of CMAP (Collaborative Media Advocacy Platform) and visiting scholar at UCI in California. He works on the role of documentaries as a tool to enable critical thought on unpunished occurrences of political violence. Jordan Weber is a sculptor and activist who works on the intersection of environmental justice and social rights. All three were Loeb Fellows in 2022.
SIGNS
. Prototype for poetry vs rhetoric (deep roots) (Jordan Weber), North Minneapolis, USA, 2021
. Human City Project (Michael Uwemedimo), Port Harcourt, Nigeria, 2018
. The Glass Room (Stephanie Hankey), HKW, Berlin, Germany, 2016
Studio Barnes
WHERE Miami, USA
PARTICIPANT Germane Barnes (b. Chicago, USA, 1985)
La ricerca condotta da Germane Barnes indaga la relazione tra architettura e identitĂ , con una particolare attenzione ai contributi e allâereditĂ della diaspora africana. Lo studio dei rituali, delle narrazioni e degli elementi comuni della vita domestica delle comunitĂ nere fa emergere nuove possibilitĂ architettoniche che esplorano gli apporti poco rappresentati della loro presenza in America. Lâanalisi intende dimostrare come lâambiente costruito possa essere determinato da soluzioni altre rispetto alle pratiche costruttive tradizionali: verande, sedute, elementi temporanei, materiali di recupero, tutte soluzioni utili nel loro insieme, nel loro infinito comporsi possibile, a definire installazioni ed architetture per nuove modalitĂ di coesistenza comunitaria.
ENG Germane Barnesâ research investigates the relationship between architecture and identity, with a particular attention on the contribution and heritage of the African diaspora. The study of rituals, narratives, and common elements of the domestic lives of African-Americans reveals new architectural possibilities that make use of underrepresented African-American contributions in the US. Her analysis aims to show how the built environment may be determined by other solutions than established practices: porches, chairs, temporary furniture, reclaimed materials â all useful solutions in their infinite possible combinations for defining installations and architectures for new modes of communal coexistence.
SIGNS
. Architecture League Prize, 2021
. Harvard GSD Wheelwright Prize, 2021
. Delray Beach Pop-Up Porch, 2019
. Made in Opa-locka, Opa-locka, USA, 20142017
Suzanne Dhaliwal
WHERE Croatia; UK
PARTICIPANT Suzanne Dhaliwal
(b. Birmingham, UK, 1982)
Tra le figure piĂš riconosciute nellâattivismo per la giustizia climatica, Suzanne Dhaliwal sviluppa strategie creative che affrontano il tema della mancanza di rappresentanza delle popolazioni indigene nel movimento per la giustizia climatica nel Regno Unito. Ă cofondatrice di UK Sand Network, soggetto che esamina lâintersezione tra attivitĂ estrattive e diritti delle popolazioni indigene. Attraverso interventi artistici, come la scultura di un autobus a grandezza naturale realizzata in collaborazione con lâartista britannico-nigeriano Sokari Douglas Camp e dellâattivista Ken Saro-Wiwa in occasione dellâanniversario dellâesecuzione dei nove Ogoni, muove una propria ragionata e insieme dirompente forma di contestazione nei confronti degli investimenti petroliferi nellâArtico e in Nigeria, professando e sostenendo attivamente il diritto delle popolazioni allâautodeterminazione.
ENG One of the best-known figures in climate justice activism, Suzanne Dhaliwal develops creative strategies to fight the underrepresentation of indigenous population in the UK climate justice movement in the UK. Dhaliwal is the co-founder of the UK Sand Network, an organization that studies the intersection of mining and the rights of indigenous populations. Using art â like the fullscale bus sculpture she made in cooperation with Nigerian-British artist Sokari Douglas Camp and activist Ken Saro-Wiwa â Dhaliwal promotes her own reasoned, disruptive form of protest against oil drilling investments in the Arctic and in Nigeria as well as the right to self-determination of indigenous people.
SIGNS
. Green Tease: Decolonial Perspectives on Climate and Culture, 2022
. All Eyes on Wetâsuwetâen, Red Pepper, 2020
. Bus (with artist Sokari Douglas Camp), Lagos, Nigeria, 2006
Sweet Water Foundation
WHERE Chicago, USA
PARTICIPANT Emmanuel Pratt (b. Richmond, USA, 1977)
Fondata per lavorare su uno sviluppo urbano rigenerativo, la Sweet Water Foundation impiega ÂŤmetodi di giustizia sociale, creativi e rigenerativi, che producano spazi sicuri e vibranti, a partire dallâazione delle comunitĂ , trasformando lâecologia dei quartieri cosiddetti âdegradatiâÂť. CosĂŹ avviene, per esempio, in uno dei quartieri del South Side di Chicago, il âCommonwealthâ, in cui si prova a dare una risposta alternativa al caos quotidiano fatto di difficoltĂ economiche, violenza, povertĂ e razzismo sistemico, restituendo alla comunitĂ nuovi paesaggi produttivi urbani da tempo spogliati delle loro originarie funzioni e
ARSENALE
abbandonati. Ă lâibridazione tra architettura, agricoltura, residenza, servizi e tessuto urbano ad agire in forma di agopuntura nel quartiere rigenerandone lo statuto, lâidentitĂ .
ENG Founded to work on regenerative urban development, the Sweet Water Foundation uses âcreative and regenerative social justice methods that build safe, vibrant spaces starting with community action and transforming the ecology of so-called ârundownâ neighbourhoodsâ. This is what took place, for example, in the Commonwealth neighbourhood in Chicagoâs South Side: an attempt to build an alternative to the everyday chaos of financial instability, violence, poverty and systemic racism, returning to the community renewed, productive urban landscapes that had previously lost their original function and been abandoned. This hybridization of architecture, agriculture, housing, services, and urban fabric acts as a kind of acupuncture for the neighbourhood, rehabilitating its status and its identity.
SIGNS
. The Thought Barn, Commonwealth, Chicago, USA, 2020
. Think-Do House, Commonwealth, Chicago, USA, 2014
. [Re]Construction House, Commonwealth, Chicago, USA, 2019
The Funambulist
WHERE Paris, France
PARTICIPANT LĂŠopold Lambert
(b. Paris, France, 1985)
Piattaforma fondata nel 2010 da LĂŠopold Lambert che si occupa della âpolitica dello spazio e dei corpiâ. Un progetto che fa incontrare le voci di attivisti, accademici e practitioner per indagare le questioni critiche della contemporaneitĂ , concentrandosi in particolare sulla violenza intrinseca dellâarchitettura sui corpi e sulla sua strumentalizzazione politica a varie scale e in vari contesti geografici. Attraverso articoli, interviste, podcast, saggi ed eventi culturali il progetto assembla un archivio continuo di lotte anticoloniali, antirazziste, queer e femministe fruibile su una rivista bimestrale cartacea e digitale (dal 2015), integrata da un blog e da un podcast.
ENG A platform established in 2010 by LĂŠopold Lambert that deals with the âpolitics of space and bodyâ â a project that brings together the voices of activists, scholars, and practitioners to discuss critical issues of modernity, focusing in particular on the intrinsic violence that architecture perpetrates on bodies and on architectureâs political instrumentalization on various scales and in various geographical contexts. Using articles, interviews, podcasts, essays, and cultural events, the project has assembled an ongoing archive of anti-colonial, anti-racist, queer, and feminist struggle memorialized on a bimonthly paper and web magazine (since 2015), together with by a blog and a podcast.
SIGNS
. States of Emergency: A Spatial History of the French Colonial Continuum, Premiers Matins de Novembre, 2021
. The Funambulist by its Readers: Political Geographies from Chicago and Elsewhere, commissioned by Chicago Architecture Biennial, 2019
. Topie impitoyable. Politiche corporali riguardo lâabbigliamento, le mura e le strade, Deleyva editore, 2015
Twenty Nine studio
WHERE Brussels, Belgium
PARTICIPANT Sammy Baloji (b. Lubumbashi, Democratic Republic of the Congo, 1978)
Fondato nel 2017 da Rosa Spaliviero e Sammy Baloji, lo studio lavora sul terreno dello scambio tra le arti visive e multimediali e in particolar modo sul campo della produzione di film e documentari, attivitĂ questâultima sviluppata grazie allâimpegno diretto di Baloji, capace altresĂŹ di promuovere progetti di coproduzione a cura di giovani filmmaker della diaspora africana. Ă soprattutto sul Congo, in particolare per quel che riguarda piĂš nello specifico lâattivitĂ di Baloji, che si concentrano maggiormente questi lavori. Partendo dalla ricerca sul patrimonio culturale, architettonico e industriale di questo grande Paese si esplorano i modi attraverso cui le pratiche coloniali possano plasmare, trasformare, deformare e reinventare le identitĂ , incluse quelle contemporanee.
ENG Founded in 2017 by Rosa Spaliviero and Sammy Baloji, the studio works in the terrain between visual and multimedia art, in particular on film and documentary production. Thanks especially to the work of Sammy Baloji, their work focuses especially on the Congo. Starting with research into the cultural, architectural, and industrial heritage of Congo, they explore the ways colonial practices may have shaped, transformed, deformed, and reinvented identities â including modern ones.
SIGNS
. Style Congo, Heritage & Heresy, CIVA, Brussels, Belgium, 2023
. Kinshasa (N)tĂłngĂĄ: Between Future and Dus, Kanal â Centre Pompidou, Brussels, Belgium, 2022
. K(C)ongo, Fragments of Interlaced Dialogues. Subversive classifications, Palazzo Pitti, Florence, Italy, 2022
Ursula Biemann
WHERE Zurich, Switzerland, and internationally
PARTICIPANT Ursula Biemann
(b. Zurich, Switzerland, 1955)
Artista, autrice e video essayist fonda la sua pratica nella ricerca sul campo, spesso in luoghi remoti come la Groenlandia o lâAmazzonia, dove indaga i cambiamenti climatici e le ecologie connessi alle attivitĂ estrattive di idrocarburi, allo scioglimento del ghiaccio, alla deforestazione e alle criticitĂ connesse al tema dellâacqua. Centrali sono, in questo lavoro, la voce e i diritti del non-umano, che si raccontano entro forme di narrazione audiovisiva estremamente raffinata, esito di un lavoro fatto di tempo, relazione, confronto e ascolto, secondo una pratica che rivendica certamente una profonda e forte agency politica.
ENG The practice of artist, author, and video essayist Ursula Biemann is based around field research, often in remote places such as Greenland or the Amazon, where she studies climate change and ecologies connected to fossil fuel mining, ice melting, deforestation, and water criticalities. In her work, Biemann gives a prominent place to the voices and the rights of non-human subjects, which speak about themselves in extremely refined forms of audio/video narrative constructed through working with time, relationship, discussion and listening in accordance with a practice that can claim deep and potent political agency.
SIGNS . Forest Mind, On the Interconnection of All Life, Spector Books, 2022
. Forest Law (video installation), SĂŁo Paulo Biennial, Brazil, 2016
. Becoming Earth (website and book)
White Arkitekter
WHERE Gothenburg, Sweden
PARTICIPANT Alexandra Hagen (b. MalmĂś, Sweden, 1972)
Per questo grande studio scandinavo lâarchitettura è unâarte attraverso cui è possibile guidare la nostra vita verso un processo di totale decarbonizzazione. Attraverso grattacieli con strutture lignee, centri culturali in cui la relazione con piante e paesaggio è determinante, insediamenti residenziali in cui si ripensa il rapporto tra casa e lavoro, lo studio propone architetture che rappresentano a tutti gli effetti una sorta di manifesto dellâabitare sostenibile, caratterizzate come sono da soluzioni progettuali il cui obiettivo primario sta nellâannullamento delle emissioni e nella definizione di uno spazio rigenerativo.
ENG For this large Scandinavian studio, architecture is an art we can use to guide our lives into a process of total decarbonization. Wooden skyscrapers, cultural centres built around the relationship between greenery and landscapes, housing estates which
re-think the relationship between home and workplace⌠The studio shows architectures that are to all intents and purposes a manifesto of sustainable life, featuring design solutions whose primary goal is emission neutrality and the definition of a regenerative space.
SIGNS . Kiruna masterplan, Kiruna, Sweden (ongoing)
. Governmentâs Export Prize, 2022
. Sara Cultural Centre, SkellefteĂĽ, Sweden, 2021
Wolff Architects
WHERE Cape Town, Republic of South Africa
PARTICIPANTS Ilze Wolff (b. Cape Town, Republic of South Africa, 1980); Heinrich Wolff (b. Johannesburg, Republic of South Africa, 1970)
Il design, la ricerca e lâattivismo sono gli strumenti che permettono allo studio Wolff di approcciare il passato in una chiave il cui fine ultimo è quello di intervenire in modo riparativo nel presente, attraverso quella che viene definita una âarchitettura di conseguenzaâ. Questo approccio, basato sullo sviluppo di una pratica spaziale inclusiva e non egemonica, si ispira ad atteggiamenti quali la giustizia riparativa e la ricerca integrata, accompagnate da unâestetica accattivante. In questo modo lo studio si propone di creare unâarchitettura che tenga ben presente il peso delle conseguenze prodotte dalle decisioni passate al fine di creare spazi inclusivi ed equi.
ENG Design, research, and activism are the tools that enable Wolff to approach the past in a way that will help to heal the present, using what is called âconsequential architectureâ. This approach, based on the development of inclusive, non-hegemonic spatial practice, takes inspiration from reparative justice and integrated research, accompanied by an intriguing aesthetic. In this way, Wolff Architects create architecture that is fully aware of the weight and consequences of past decisions with an end goal of creating equitable, inclusive spaces.
SIGNS
. BahĂĄâĂ House of Worship, Kinshasa, Republic of the Congo, 2022
. African Mobilities â This is not a Refugee Camp, Architekturmuseum der TU MĂźnchen in the Pinakothek der Moderne, Munich, Germany, 2018
. CherĂŠ Botha School, Cape Town, Republic of South Africa, 2017
. Vredenburg Hospital, Vredenburg, Republic of South Africa, 2017
ZAO/standardarchitecture
WHERE Beijing, Peopleâs Republic of China
PARTICIPANT Zhang Ke (b. Anhui, Peopleâs Republic of China, 1970)
Lo studio nasce prendendo le distanze dalla frenesia mediatica che caratterizza troppi architetti delle nuove generazioni. Con unâimportante produzione di lavori in Himalaya, la sua pratica si concentra su soluzioni architettoniche semplici e dirette, che fanno riferimento ai concetti spaziali tradizionali della Cina senza però imitare lâambiente costruito esistente. Il suo obiettivo è quello di iniettare nuova vita nei vecchi spazi attraverso un dialogo rispettoso e fruttuoso, seguendo una reinterpretazione dei valori tradizionali dei vecchi quartieri, cosĂŹ da creare nuove soluzioni architettoniche capaci di dialogare con la storia e la cultura del luogo. ENG Since its founding, the studio has kept its distance from the frenzied relationship with media that characterizes too many of the younger generations of architects. Working extensively in the Himalayas, their practice focuses on simple, direct architecture that references Chinese traditional spatial concepts, though without imitating what already exists. Their goal is to inject new life into old spaces through a respectful, productive dialogue, using a reinterpretation of the traditional values found in old neighbourhoods: architecture that speaks to the history and the culture of its surroundings.
SIGNS
. Micro Hutong Renewal, 16. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2018
. Niangou Boat Terminal, Linzhi, Tibet, China, 2013
. Niyang River Visitor Centre, Nyingchi, Tibet, China, 2009
OUTDOOR INSTALLATION
Serge Attukwei Clottey
WHERE Accra, Ghana
PARTICIPANT Serge Attukwei Clottey
(b. Accra, Ghana, 1985)
Clottey è un artista ghanese che lavora utilizzando oggetti e materiali di uso quotidiano scartati e abbandonati nella cittĂ (Accra), come ad esempio i âgalloni kufuorâ, taniche gialle con cui la popolazione locale conserva lâacqua, cosĂŹ chiamati dal nome del presidente Kufuor attivo nei primi anni 2000. Le taniche, tagliate, ricucite, fuse, forate, riutilizzate, unite ad altri elementi (molto spesso grazie a un proficuo lavoro di comunitĂ ), ricoprono un ruolo essenziale nella costruzione dei suoi lavori, esposti oggi a New York, Los Angeles, Accra, Berlino, Dakar. CosĂŹ essenziale da arrivare a definire la sua cifra artistica come âAfrogallonismoâ.
ENG Serge Attukwei Clottey is a Ghanaian artist who works with found items and discarded material he collects around his hometown of Accra. For example, the âKufuor gallonsâ â large yellow tanks used to store water locally, which in turn earned their name from former president John Kufuor. The tanks are cut, sewn, melted, pierced, recycled and joined to other items (often thanks to a community effort) and play an essential role in the production of his pieces, which today are exhibited in New York, Los Angeles, Accra, Berlin, Dakar.
SIGNS
. Gold Falls, Desert X AlUla, Saudi Arabia, 2022
. The Wishing Well, Desert X, Coachella Valley, USA, 2021
. Yellow Brick Road, Accra, Ghana, 20162021
OUTDOOR INSTALLATION (FORTE MARGHERA)
Sweet Water Foundation
WHERE Chicago, USA
PARTICIPANT Emmanuel Pratt (b. Richmond, USA, 1977)
Vedi See p. 87
ARSENALE
SPECIAL PROJECTS
CORDERIE
BothAnd Group
WHERE Dublin, Ireland
PARTICIPANTS Jarek Adamczuk (b. ZamoĹÄ, Poland, 1992); Alice Clarke (b. Summerhill, Ireland, 1992); Andrew Ă MurchĂş (b. Limerick, Ireland, 1991); Kate Rushe (b. Galway, Ireland, 1992)
Formatosi nel 2019, BothAnd Group è un collettivo di ricerca e progettazione spaziale che mira ad ampliare la portata della pratica architettonica in unâepoca di consapevolezza ecologica. La motivazione principale del loro lavoro è comprendere il comportamento dei sistemi viventi e progettare ambienti che favoriscano una maggiore equitĂ tra tutte le forme di vita. La loro pratica è critica nei confronti dei metodi contemporanei di produzione architettonica e riconcettualizza il design spaziale al di lĂ dellâinteresse per lâoggetto costruito, facendo propria la logica dei sistemi biosferici. ENG Founded in 2019, BothAnd Group is a research and spatial design collective that works on expanding architectural practice at a time of ecological awareness. The principal motivation for their work is a desire to understand the behaviour of living beings and design environments that are conducive to equality among all forms of life. Their practice critiques modern methods of architecture and reconceptualizes spatial design beyond the purview of the built item, embracing the logic of biospherical systems.
SIGNS
. Meat + Two Veg, Food narratives, research, 2021
. I-Portunus Award Creative Europe, 2021
. Through Thinning Landscapes, film, Galway, Ireland, 2020
Gloria Pavita
WHERE Cape Town (Republic of South Africa)
PARTICIPANT Gloria Pavita (b. Kinshasa, Democratic Republic of Congo, 1995)
Nel suo osservare la quotidianitĂ invisibile delle persone a cui non è garantito il privilegio di poter scrivere o parlare per se stesse, Pavita esplora, indaga, racconta. Le sue sono narrazioni etnografiche, disegnate e scritte, dei rituali di preparazione della casa attraverso il cibo nelle cucine congolesi in Sud Africa. Piccoli video che descrivono la quotidiana violenza psico-fisica, materiale e spaziale dellâimmobilitĂ , dellâattesa del diritto di appartenenza e del riconoscimento della propria cittadinanza. Testi e racconti in prima persona che narrano una lotta di emancipazione in Sud Africa.
ENG Pavita observes, explores, investigates, and speaks about the invisible daily existences of those who are not granted the privilege of writing or speaking for themselves. She drafts ethnographical narrations, both drawn and written, of the rituals of domestic preparations, using the example of food in South African Congolese kitchens. Short videos describe the daily physical, psychological, material, and spatial violence of immobility, the waiting for the right to belong, and the recognition of citizenship. First-person written work telling the story of a struggle for emancipation in South Africa.
SIGNS
. Acts of keeping, in Survivance, Solomon
R. Guggenheim Museum and e-flux Architecture, New York, 2021
. Kota - Vol.1, Graduate School of Architecture
University of Johannesburg, South Africa, 2019
.
Archiving Forgetting Architecture, Graduate School of Architecture University of Johannesburg, South Africa, 2019
Margarida Waco
WHERE Stockholm, Sweden; London, UK
PARTICIPANT Margarida Waco
(b. Cabinda, Angola, 1992)
Architetto angolese che si colloca allâintersezione tra architettura, ricerca, editoria e curatela, Margarida Waco è anzitutto unâattivista che si occupa della condizione contemporanea dei nuovi colonialismi attraverso una lettura di quella che lei chiama âanatomia dei corpi ecologiciâ, indagando le varie geografie e le specificitĂ della diaspora africana. Collaboratrice e curatrice di ÂŤThe FunambulistÂť, docente della Royal College of Arts, i suoi lavori sono apparsi al Palais de Tokyo, al MalmĂś Art Museum, al Nyansapo Afrofeminist Festival, allâArchive of Forgetfulness, oltre che in riviste specializzate.
ENG An Angolan architect who works at the intersection of architecture, research, publishing, and curatorship, Margarida Waco is, above all, an activist with an interest in the modern conditions of new colonialisms using the interpretation of what she calls âanatomy of ecological bodiesâ. Waco investigates the various geographies and specificities of the African diaspora. She cooperates with and curates âThe Funambulistâ, teaches at the Royal College of Arts, and her work has appeared at the Palais de Tokyo, the MalmĂś Art Museum, the Nyansapo Afrofeminist Festival, and in the Archive of Forgetfulness.
SIGNS
. Counterpoints - On African Spatial Futures and their Entanglements with Global Capitalism, Archive of Forgetfulness, 2021
. Sino-African Flirtations, Master thesis work, 2020
. 32. Pan-Africanism, curated by C. Honorien, M. Waco, L. Lambert, ÂŤThe FunambulistÂť, 2020
GENDER & GEOGRAPHY
Caroline Wanjiku Kihato, Mareli Stolp, Clare Loveday
WHERE Johannesburg, South Africa
PARTICIPANTS Caroline Wanjiku Kihato (b. Nairobi, Kenya, 1971); Mareli Stolp (b. Pretoria, South Africa, 1980); Clare Loveday (b. Johannesburg, South Africa, 1967)
In questo progetto speciale emerge il lavoro di tre donne: la scrittrice Caroline Wanjiku Kihato (urbanista, con un PhD sulle donne migranti a Johannesburg e su come abbiano plasmato la cittĂ ), la famosa compositrice Clare Loveday e la musicista sudafricana Mareli Stolp. Lâopera collettiva You will find your people here, performata al piano e con la voce dalla Stolp, raccoglie le storie di cinque donne migranti a Johannesburg. Una sorta di testimonianza, di esperienza fisica e di espressione immersiva che restituisce il modo in cui la migrazione, in particolare quella femminile, âproduce lo spazioâ.
ENG In this special project, we will see the work of three women: author Caroline Wanjiku Kihato (an urbanist with a PhD on migrant women in Johannesburg and the way they have shaped the city), famous composer Clare Loveday, and South African musician Mareli Stolp. Collective artwork You will find your people here, a performance for piano and voice (Stolpâs), is a collection of five stories of as many migrant women in Johannesburg. It is a sort of testimony of physical experience and an immersive expression that shows the way migration, especially female migration, âbuilds spaceâ.
SIGNS
. You Will Find Your People Here, performance, 2022
. Migrant Women of Johannesburg: Everyday Life in an In-between City, Palgrave Macmillan, 2013
A Mosaic of Styles & Arts
Il Camping Fusina conserva unâopera dellâarchitetto Carlo Scarpa unica nel suo genere. Diversi manufatti relazionati da un lungo viale rettilineo alberato, oltre alla sistemazione di unâampia area verde sulla laguna (alla foce del Naviglio Brenta), con vista su Venezia, alla quale oggi Fusina è collegata tramite un servizio di trasporto acqueo. I manufatti di Scarpa, sono stati oggetto di attenta e costante manutenzione e adeguamento impiantistico, al ďne di preservarne lâoriginaria concezione. Sono stati coinvolti gli stessi artigiani che avevano collaborato allâoriginaria costruzione.
Camping Fusina preserves an unique masterpiece by the architect Carlo Scarpa. It is about many different artifacts, related each other by a long straight trees avenue and a wide green area on the lagoon (at the beginning of the Brenta Canal) with wiew of Venice, connected to Fusina today by a public water transport service. These Scarpaâs artifacts have been carefully and constantly mainentanced through times, in order to preserve their original design and function. The same craftsmen who had cooperated in the original construction have been involved on that.
linea CIRCOLARE in partenza dalle Zattere ogni ora dalle 8.30 alle 20.30 www.carloscarpa-fusina.it www.terminalfusina.it
@kirchmayrARSENALE
Gugulethu Sibonelelo Mthembu
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa
PARTICIPANT Gugulethu Sibonelelo
Mthembu (b. Soweto, South Africa, 1992)
Lâarchitetta e progettista sudafricana esplora i pregiudizi e le paure che a partire dallâepoca del colonialismo, ma ancora oggi, hanno condizionato restrittivamente la rappresentazione delle donne nel mondo arabo, in particolare marocchino. Nel lavoro The Port of Sihr utilizza riconfigurazioni dellâelemento architettonico tipico del mondo arabo, il mashrabiya, sistema di ventilazione naturale a griglia edificato per proteggere le donne dagli sguardi degli uomini negli harem, come dispositivo per esprimere e criticare alcuni codici sociali islamici e arabi, rinforzando il potenziale dellâimmagine delle donne nellâambiente costruito.
ENG Gugulethu Sibonelelo Mthembu explores the prejudice and fear that have conditioned and restricted the representation of women in the Arab world, especially in Morocco, since the time of colonialism. In her The Port of Sihr , she reconfigures an architectural element that is typical of the Arab world, the mashrabiya or grilled window, as a device to critique several Islamic and Arabic social codes, reinforcing the potential of the female image inside buildings.
SIGNS
. The Port of Sihr (master thesis), MTech, University of Johannesburg, South Africa, 2019
Ines Wiezman
WHERE London, UK
PARTICIPANT Ines Weizman
(b. Leipzig, Germany, 1973)
Fondatrice del Centre for Documentary Architecture, Ines Weizman percorre attraverso i suoi lavori cinematografici, espositivi e di ricerca i limiti, i paradossi e le teorie che caratterizzano il concetto di dissidenza, esplorando nuove frontiere per lâazione. Il lavoro presentato in Biennale attraversa lo sguardo della straordinaria JosĂŠphine Baker, sempre affascinata dallâarchitettura moderna ed esploratrice di diverse geografie mediterranee. Un molteplice punto di vista che permette di ridefinire influenze ed egemonie culturali dellâarchitettura nei Paesi arabi colonizzati.
ENG The founder of the Centre for Documentary Architecture, Ines Weizman uses cinema and exhibitions to show the limits, the paradoxes and the theories that characterize the concept of dissidence, all the while exploring new frontiers for action.
The work on display at the Biennale focuses on the extraordinary JosĂŠphine Baker, who
was fascinated by modern architecture and loved exploring the Mediterranean. A diverse point of view that allows a redefinition of the influences and cultural hegemony in the architecture of colonized Arabic countries.
SIGNS
. Childrenâs Forest Pavilion, Lithuanian Pavilion (commissioner), 18. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2023
. Architectural Modernism in Erfurt and Haifa, Mbooks, 2023
. Arquitectura Documental. Disidencia a TravĂŠs de la Arquitectura, ARQ Editiones, 2020
. Dust & Data. Traces of the Bauhaus across 100 Years, Spector Book, 2019
J. Yolande Daniels
WHERE New York, Boston, Los Angeles, USA
PARTICIPANT J. Yolande Daniels
(b. New York, USA, 1962)
Il lavoro di ricerca e progettazione della fondatrice di studioSUMO affronta le conseguenze spaziali che lâidea di razza e di genere produce sul costruito attraverso la narrazione dei luoghi soggetti alla dominazione dei sistemi di potere. Daniels percepisce lâarchitettura come una cartina di tornasole del modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e con il mondo che ci circonda. In questo senso la diaspora africana, nella sua radice schiavizzata ancora sanguinante, si relaziona con lâarchitettura rifiutandola, in quanto strumento eurocentrico di esclusione e limitazione. Nei suoi lavori J. Yolande Daniels ci offre una visione della storia che non si connette però solo con il sentimento di esclusione, ma anche con quello dellâorgoglio di una comunitĂ allâinterno di spazi inaspettati.
ENG The research and design work carried out by the founder of studioSUMO tackles the spatial consequences the idea of race and gender have on what is built. Daniels sees architecture as a litmus test of the way we relate to ourselves and the world around us. In this sense, the African diaspora, still bleeding from the memory of slavery, relates with architecture by refusing it altogether as a Eurocentric tool of exclusion and limitation. In her work, J. Yolande Daniels offers a vision of history that connects not only with the feeling of exclusion, but also with that of the pride of a community within unexpected spaces.
SIGNS
. Black City: The Los Angeles Edition, Reconstructions: Architecture and Blackness in America, MoMA, New York, USA, 2020
. The Rome Prize â American Academy in Rome (AAR) , 2003-2004
MNEMONIC
Adjaye Associates
WHERE Accra, Ghana; London, UK; New York, USA
PARTICIPANT Sir David Adjaye OBE (b. Dar es Salaam, Tanzania, 1966) with Kiran Nadar Museum of Art, New Delhi, India
In questa installazione lo studio Adjaye (vedi p.70) riflette sul progetto del Museo Kiran Nadar di Nuova Delhi, di cui venne annunciata la vittoria della gara internazionale durante la Biennale del 2019. ENG In this installation, Adjaye Associates (see p.70) reflect on the Kiran Nadar Museum project in New Delhi, which was announced as the winner of the international competition during the 2019 Biennale.
Craig McClenaghan Architecture
WHERE Johannesburg, Republic of South Africa
PARTICIPANT Craig McClenaghan (b. East-London, South Africa, 1977)
Lo studio sudafricano basa la propria pratica sulla ricerca costante di una nuova correlazione tra elementi spaziali, le parole che usiamo per descriverli e lâimmagine mentale che proiettiamo su di essi. La ricerca architettonica di Craig McClenaghan ha come fulcro le fluide stratificazioni e gli intrecci che compongono i luoghi africani contemporanei, soffermandosi sui temi dellâorigine, dei consolidamenti, della razza e dellâidentitĂ . Il disegno, la rappresentazione, la descrizione costituiscono nel loro insieme lo strumento principe di questo viaggio spaziale nella memoria. Memoria che è archivio, promenade nelle stratificazioni, apertura di un altrove giĂ presente.
ENG A South African studio which bases its practice on the continuous search for a new correlation between spatial elements, the words we used to describe them, and the mental image we project on them. Their architectural research builds on the fluid layers and interactions that make up modern African spaces, focusing on themes of origin, consolidation, race, and identity. Drawings, images and descriptions are the tools of choice for this spatial journey into memory as an archive opening onto an elsewhere that already exists.
SIGNS
. Award for Merit , Regional Award for Architecture, 2018
. What Lies Beneath, Architecture South Africa, 83, 32-37, 2017
. Walkway Through Wonderwerk Cave, Kuruman district, Northern Cape, South Africa, 2016
.
3. Istanbul Design Biennial: Craig McClenaghan, Lesley Lokko, Eric Wright and students from the GSA at the University of Johannesburg, installation, Maropeng Acts 1 & 2, Istanbul, 2016
ARSENALE
Looty
WHERE London, UK
PARTICIPANT Chidirim Nwaubani
(b. London, UK, 1988)
Looty è un progetto di ârimpatrio digitale di arteâ che avviene nel metaverso. Per sfidare le istituzioni museali che si rifiutano di restituire opere saccheggiate ai legittimi Paesi di appartenenza, il gruppo anonimo di artisti, filosofi e pensatori del futuro ne crea e vende versioni NFT per devolvere poi il ricavato a Looty Fund, un fondo che eroga sovvenzioni a creativi africani di etĂ compresa tra i 15 e i 25 anni per aiutarli nelle loro attivitĂ . Per la prima volta la Blockchain e la tecnologia NFT offrono una concreta possibilitĂ di riscattare il valore delle proprietĂ sottratte dalle depredazioni colonialiste.
ENG Looty is a âdigital art repatriationâ project that takes place in the metaverse. To challenge the refusal of museums to return looted art to its legitimate owners, an anonymous group of artists, philosophers, and futurologists creates and sells NFT versions, the funds raised going to the Looty Fund, which in turn will support young African creators aged 15 to 25. For the first time, blockchain and NFT technology offer a concrete opportunity to pay for that which was looted under colonialism.
SIGNS
. The Benin Bronzes, 2021
. The Rosetta Stone, 2021
Studio& and HĂśweler + Yoon
WHERE New York, Boston, USA
PARTICIPANTS Mabel Wilson
(b. Neptune, USA, 1963); Meejin Yoon
(b. Seoul, Korea, 1972); Eric HĂśweler
(b. Cali, Colombia, 1972)
in collaboration with Josh Begley e Gene Han
Mabel Wilson (Studio&) è una storica dellâarchitettura che si è largamente occupata degli spazi di segregazione, piĂš nello specifico dei carceri americani. Il suo interesse si concentra in particolare sulla reclusione che interessa gli africano-americani, oggetto di ricerca dei suoi studi sulla diaspora africano-americana, disciplina di cui è docente alla Columbia University dove dirige lâInstitute for Research in African American Studies (IRAAS) e il Global Africa
Lab. Suo, in collaborazione con lo studio Howeler+Yoon, è il progetto per il Memorial to the Enslaved Laborers nellâUniversitĂ della Virginia. Sullâarchitettura e i territori del carcere ha nel tempo lavorato anche Begley, artista che opera sui dati e sulla relazione con la tecnologia. Nella collaborazione è attivo anche il giovane Gene Han, diplomato al GSAPP e cofondatore dello studio Canvas a New York.
ENG Mabel Wilson is an architecture historian who has worked extensively on
segregated spaces, specifically in American prisons. Her main interest is African-American inmates, part of her research into the African-American diaspora. Wilson teaches African American and African Diasporic Studies at Columbia, where she also directs the Institute for Research in African American Studies (IRAAS) and the Global Africa Lab. Her project, designed together with the Howeler+Yoon studio, is for the Memorial to the Enslaved Laborers at the University of Virginia. Josh Begley, an artist who works with data and its relationship with technology, has also worked on prison architecture and territories. The team also includes Gene Han, a graduate of the Columbia Graduate School of Architecture, Planning and Preservation and a co-founder of Canvas studio in New York.
SIGNS
. Building Race and Nation: Slavery and Dispossessions Influence on American Civic Architecture, forthcoming
. Race and Modern Architecture, University of Pittsburgh Press, 2022
. Memorial to Enslaved African American Laborers, University of Virginia, Charlottesville, USA, 2020
GUESTS FROM THE FUTURE
Anusha Alamgir
WHERE London, UK; Dhaka, Bangladesh; New York, USA
PARTICIPANT Anusha Alamgir
(b. Dhaka, Bangladesh, 1995)
Artista visiva multidisciplinare, Anusha Alamgir indaga la standardizzazione dei valori sociali in Bangladesh frutto diretto della globalizzazione imperante e dello strapotere dei media, in particolare di internet, innervando questo lavoro attraverso la narrazione delle sue esperienze personali e dei suoi ricordi. Il corpo, soprattutto quello femminile, è qui un luogo politico, spazio di relazione, violenza e memoria.
ENG A multi-disciplinary visual artist, Anusha Alamgir investigates the standardization of social values in Bangladesh brought about by globalization and unfettered media power, especially the internet. Alamgir brings her art to life by weaving into it her personal experiences and memories. Here, the body, especially the female body, is a political place and a space for relations, violence, and memory.
SIGNS
. Porda, film, 2023
. Body as a Site, performance, 2022
. Bubur Basha, film, 2021
Arinjoy Sen
WHERE London, UK
PARTICIPANT Arinjoy Sen
(b. Kolkata, India, 1996)
Straordinario disegnatore che ripercorre gli stilemi dei tappeti del Kashmir per definire le proprie letture spaziali, Sen si muove osservando lo spazio nella sua sovradeterminazione politica ed estetica. CosĂŹ, per esempio, si è sviluppato il lavoro sulla crisi socio-politica in corso nella regione militarizzata del Kashmir. Il disegno gioca un ruolo cruciale nel lavoro di Arinjoy, vero e proprio spazio alternativo per lâesplorazione e la successiva proiezione dei processi elaborativi del pensiero e del fare architettonici.
ENG An extraordinary illustrator who takes up the style of Kashmiri rugs to define his own spatial awareness, Sen observes space in all its political and aesthetical overdetermination. In this way he has, for example, developed work on the socio-political crisis currently ongoing in Kashmir. Drawing plays a central role in his art, which is a true alternative space for the exploration and projection of the elaborative processes of architectural thought and practice.
SIGNS
. Rituals of Resistance: Narratives of Critical Inhabitation, University College, London, UK, 2021
. Productive Insurgence, Bartlett Summer Show, The Bartlett School of Architecture, London, UK, 2020
. RIBA Eye Line Drawing Competition, 2020
Aziza Chaouni Projects
WHERE Fez, Morocco; Toronto, Canada
PARTICIPANT Aziza Chaouni
(b. Fez, Morocco, 1977)
Attraverso lâimplementazione di tecnologie sostenibili e del riuso adattivo in contesti in via di sviluppo, lo studio Aziza Chaouni Projects cerca di integrare architettura e paesaggio grazie ad un lavoro che coinvolge utenti e stakeholder durante il processo di progettazione. Il risultato di questa collaborazione interdisciplinare è una serie di soluzioni progettuali che affrontano il problema del cambiamento climatico promuovendo la preservazione della cultura, incoraggiando le comunitĂ a rimanere radicate al proprio luogo di appartenenza e alle proprie tradizioni.
ENG Using sustainable technology and adaptive recycling in developing contexts, Aziza Chaouni Projects integrates architecture and landscape by involving final users and stakeholders through the entire design process. The result of this inter-disciplinary cooperation is a set of design solutions that tackle climate change by promoting preservation of culture and encouraging communities to remain rooted in their local area and their own traditions.
SIGNS
. Cultural Interlude in Morocco-Music school and ecoturism center, Holcim Awards Bronze, 2020
. Ecotourism, Nature Conservation and Development: Re-Imagining Jordanâs Shobak Arid Region, Birkhauser Verlag, 2014
. Arena Calcetto, 13. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2012
Black Females in Architecture
WHERE London, UK
PARTICIPANTS Akua Danso (b. London, UK, 1991); Selasi Setufe (b. London, UK, 1990); Neba Sere (b. Cologne, Germany, 1990); Ama Ofori-Darko (b. London, UK, 1998)
Black Females in Architecture è una rete globale di architetti, unâimpresa fondata da Danso, Setufe, Sere e Ofori-Darko nel 2018 con la volontĂ di sostenere e lavorare sullâequitĂ di genere, sul riconoscimento delle diversitĂ e sullâinclusione delle minoranze allâinterno delle reti di lavoro internazionali, per valorizzare ed accrescere in particolar modo la visibilitĂ delle donne nere nel settore dellâarchitettura e in altri, ulteriori campi connessi alla disciplina. Lâorganizzazione BFA si propone da anni di affrontare attivamente i problemi di disuguaglianza e diversitĂ allâinterno dei diversi settori lavorativi; nello specifico femminile, si impegna ad individuare ed assicurare degli spazi comunitari fisici e digitali nei quali le donne possano condividere e rafforzare le proprie capacitĂ e competenze partecipando attivamente a laboratori creativi qualificati, conferenze e progetti.
ENG Black Females in Architecture is a global network founded by Danso, Setufe, Sere, and Ofori-Darko in 2018 to support and work on gender equality, diversity appreciation and the inclusion of minorities into international work networks with a focus on Black women in architecture and related fields. BFA fights for communal physical and digital space where women can share and develop their abilities and competence via participation in qualified creative workshops, conferences, and projects.
SIGNS
. BFA x Soho House: Architects
Interrogating Cultures (lecture), London, 2022
. House of Wisdom, HOME, London, UK, 2021
Courage Dzidula Kpodo with Postbox Ghana
WHERE Accra, Ghana; Boston, USA; Milan, Italy
PARTICIPANTS Courage Kpodo (b. Kumasi, Ghana, 1999); Manuela Nebuloni (b. Rho, Italy, 1986); Nana Ofosu Adjei (b. Accra, Ghana, 1993)
Ghanese, con un curriculum costruito a cavallo tra lâarte e lâarchitettura, formatosi al KNUST, oggi studente al MIT e giĂ collaboratore dello studio Adjaye, Courage Dzidula
Kpodo sviluppa radicali visioni di contro-
paesaggio per invertire lo sprawl delle cittĂ africane. Insieme a un artista e a una curatrice ha avviato Postbox Ghana, progetto di ricerca che si occupa di disseminazione della cultura architettonica, della storia e della politica del Ghana attraverso la lente delle cartoline degli anni â60 e â70. Ă attraverso azioni installative di poster nello spazio urbano, con un confronto visivo ravvicinato tra passato e presente, e con lâindagine spaziale svolta realizzando interviste e incontri che il progetto collettivo riflette su cosa sia oggi lo spazio pubblico, su come venga colonizzato il modernismo postcoloniale, su quale futuro sia possibile costruire stimolando attivitĂ di interazione con la societĂ locale.
ENG An artist and architect from Ghana educated at the Kwame Nkrumah University of Science and Technology, a collaborator with Adjaye, and now a student at MIT, Courage Dzidula Kpodo develops radical counter-landscape visions with the goal of inverting the sprawl around African cities. Together with an artist and a curator, he started Postbox Ghana, a research project that aims to raise awareness of Ghanaâs architectural culture, history, and politics through the lens of postcards dating back to the 1960s and 1970s. Using poster installations in urban spaces that draw a visual comparison between the past and the present, and adopting a spatial investigative practice that makes use of interviews and meetings, this collective project reflects on what public space is today, on the colonization of post-colonial modernism, and on what future can be built by stimulating interaction with local societies.
SIGNS
. Postbox Ghana, 2022
. Startup Re:Stacks, Cofounder, 2018
Dele Adeyemo
WHERE London, UK; Lagos, Nigeria
PARTICIPANT Olubamidele Adeyemo
(b. Kaduna, Niger, 1985)
Artista, architetto e teorico urbano. Le sue ricerche connettono i Black studies con gli studi urbani e si interrogano su quali siano le logiche che guidano i processi di urbanizzazione, concentrandosi in particolare sulla logistica e su quello che lui stesso definisce âschiavitĂš contemporaneaâ. Il suo lavoro mobilita una âblack aestheticsâ; attraverso la scrittura, il cinema, lâattenzione al movimento e alle esperienze sensoriali, in primis quella uditiva, si propone il superamento dei meccanicismi della logica, riscoprendo le basi âcarnaliâ delle cose. Il concetto di Black Horizon, coniato dallo stesso Adeyemo, dimostra come, nel riconoscimento della precarietĂ della vita delle persone nere, sia possibile individuare delle potenziali alternative attraverso le quali rompere le dinamiche di sfruttamento degli individui, cosĂŹ come dello spazio.
ENG Dele Adeyemo is an artist, architect, and urban theorist whose research links Black Studies with urbanism and focuses on
the logics that guide urbanization processes, in particular logistics, and what he calls âmodern slaveryâ. His work mobilizes âblack aestheticsâ â writing, cinema, motion, sensorial experiences â and aims at overcoming the mechanisms of logic by rediscovering the bodily origins of things. The concept of Black Horizon, initiated by Adeyemo, shows how recognizing the precariousness in black peopleâs lives may help us see potential alternatives through which to shatter the dynamics of exploitation of individuals and spaces.
SIGNS . Wey Dey Move: Imagining New Worldâs through Dance and Masquerade, Het Nieuwe Instituut, Rotterdam, The Netherlands, 2022-2023
. Design Biennale, Istanbul, Turkey, 2020
. Pidgin Perfect , 13. Biennale Architettura, Venice, Italy, 2012
Elementerre with Nzinga Biegueng Mboup and ChĂŠrif Tall
WHERE Dakar, Gandigal, Senegal
PARTICIPANTS Doudou Deme (b. Dakar, Senegal, 1982); Nzinga Biegueng Mboup (b. Maputo, Mozambique, 1989); ChĂŠrif Tall (b. Dakar, Senegal, 1991)
Al centro di questa partecipazione, che a fianco di Elementerre, produttore di mattoni, vede attivi Nzinga Mboup, fondatrice del collettivo Worofila, e il regista ChĂŠrif Tall, è la terra cruda. Ovvero il tentativo di rispondere alla crisi climatica e al tema della decarbonizzazione attraverso unâarchitettura capace di recuperare materiali e tecniche di costruzione tradizionali, al fine di progettare cittĂ riscoprendo soluzioni ancestrali capaci di ben adattarsi alle necessitĂ bioclimatiche contemporanee, che si tratti di costruire ville, hotel o palazzi pluripiani.
ENG The heart of this initiative is like âraw earthâ: the attempt to counter the climate crisis by adopting traditional building materials and techniques. This type of architecture seeks to design cities and employ ancestral solutions to meet modern bio-climatic needs, whether it is for houses, hotels, or apartment buildings.
SIGNS
. Dakarmorphose, Dakar Art Biennale 2022, Senegal . Immeuble dâhabitation R+4, NgorAlmadies, Dakar, Senegal, 2021
. Habiter Dakar (online exhibition), 2019
Ibiye Camp
WHERE London, UK
PARTICIPANTS Ibiye Camp (b. London, UK, 1991)
Artista che lavora attraverso media diversi (moda, pittura, new media, architettura) sullâimpatto delle nuove tecnologie nel quoti-
ARSENALE
diano, in particolare della diaspora africana, Ibiye Camp ha fondato Xcessive Aesthetics, un collettivo interdisciplinare di architettura composto da sole donne, che indaga realtĂ alternative e nuovi immaginari combinando dati e installazioni spaziali. Approfondisce qui lâimportante lavoro svolto nel 2019 sui mercati in Nigeria e Sierra Leone, in cui attraverso dati generati dagli utenti si descrivevano meccanismi articolati e funzionamento di quelle complesse infrastrutture spaziali. La tecnologia è, per i ânativi digitaliâ, possibilitĂ di prendere consapevolezza delle discrepanze tra realtĂ e digitale lavorando su quei bug di sistema per immaginare futuri altri. Forme contemporanee di un cybefemminismo Black.
ENG Ibiye Camp engages with various forms of media, including fashion, painting, new media, and architecture, to explore the impact of new technologies on daily life, with a particular focus on the lives influenced by the African diaspora. Camp is the founder of Xcessive Aesthetics, an all-female interdisciplinary architecture collective that seeks to investigate alternative realities Through the combination of spatial data and installations. In this exhibit we will see an extension of the work she carried out in 2019 on markets in Nigeria and Sierra Leone, which used usergenerated data to describe the mechanisms and functioning of these complex spatial infrastructures. For digital natives, technology offers an opportunity to become aware of the gap between reality and the digital realm and to address those glitches in order to imagine alternate futures. Modern instances of black cyber-feminism.
SIGNS
. Minji, The Shape of Owu, film, 2021
. Data: The New Black Gold, film, 2019
. Sacred Forests of Ethiopia, installation, Sharjah Architecture Triennale, 2017
Juergen Strohmayer and Glenn DeRochĂŠ
WHERE Accra, Ghana
PARTICIPANTS Juergen Strohmayer (b. Istanbul, Turkey, 1990); Glenn DeRochĂŠ (b. New York, USA, 1985)
Strohmayer è un giovane architetto impegnato in un incessante dialogo con discipline diverse come il fashion design o lâattivismo sociale, segnatamente operante qui tra Vienna e Accra. Glenn DeRochĂŠ, invece, è il responsabile dei progetti in Africa di Adjaye Associati. Entrambi protagonisti di una pratica architettonica che si muove tra continenti e immaginari. Questi i due progetti recenti di Strohmayer: la Fair Trade Zone, un polo produttivo, agricolo ed ecoturistico sostenibile ad Akuse, in Ghana; lâestensione della galleria Nubuke, sviluppata insieme a Baerbel Mueller. A tenere insieme i mondi ci sono le idee fondamentali di comfort e fiducia. Essenziali per disegnare e costruire spazi di maggiore e migliore equitĂ .
ENG Young architect Strohmayer is committed to an ongoing dialogue with vari-
ous disciplines, like fashion design or social activism, in Vienna and Accra. Glenn DeRochĂŠ is the manager of the Adjaye studioâs activities in Africa. Both work on architecture that moves across continents and imaginations. Among his recent works are the Fair Trade Zone, a complex in Akuse, Ghana designed for production, farming, and eco-tourism, and the Nubuke Gallery extension, which he developed with Baerbel Mueller. Holding the two worlds together are the ideas of comfort and trust which are essential to imagining and building more and better equitable spaces.
SIGNS
. Eco-Monument , film, 2022
. Fair Trade Zone, Juergen Strohmayer, Chrili Car, Akuse, Ghana, 2021
. Nubuke Extension, Juergen Strohmayer, Baerbel Mueller, Accra, Ghana, 2020
Lauren-LoĂŻs Duah
WHERE London, UK
PARTICIPANT Lauren-LoĂŻs Duah
(b. Mulhouse, France, 1998)
Al confine tra architettura e narrazione, Lauren-LoĂŻs Duah concentra il suo lavoro su due temi topici: da una parte il ruolo svolto dallâarchitettura nei momenti di forte trasformazione sociale; dallâaltra la geografia e le implicazioni del fast-fashion. CosĂŹ nascono due potenti serie di podcast: The Youtopia Podcast e When the Sites Speaks Back: Crosscontinental Clothescapes. Le proposte spaziali intersecano tessile e design, arte e letteratura, prefigurando modalitĂ narrative in cui il coinvolgimento delle comunitĂ nel sapere dei mestieri produce un impatto fortemente positivo nella societĂ tutta.
ENG A blend of architecture and narration, the work of Lauren-LoĂŻs Duah focuses on two themes: on one hand, the role architecture plays in moments of accelerated social transformation; on the other, the geography and effects of fast fashion. Her work has resulted in two podcast series: The Youtopia Podcast and When the Sites Speaks Back: Crosscontinental Clothescapes. Her spatial designs bring together textile industry, design, art and literature, thus imagining narrations where the involvement of communities in production and trades brings about positive change for society at large.
SIGNS
. The Youtopia Podcast , 2021
. When the Sites Speaks Back: Crosscontinental Clothescapes, 2022
Miriam Hillawi Abraham
WHERE Addis Ababa, Ethiopia
PARTICIPANT Miriam Hillawi Abraham (b. Addis Ababa, Ethiopia, 1994)
Designer e artista multidisciplinare di Addis Ababa che impiega i media digitali e il progetto come strumenti di esplorazione del futuro nellâottica del femminismo intersezionale. Il lavoro in mostra è composto da una serie di
narrazioni visive che si sviluppano sulle chiese scavate nella roccia di Lalibela, in Etiopia. Lâobiettivo è quello di scoprire e reintegrare la presenza di coloro i quali sono stati emarginati dallâetica conservatrice dominante nella societĂ etiope contemporanea. Tre sono i fili narrativi che connotano il progetto: la parodia di Indiana Jones come salvatore bianco; lâuomo etiope cristiano ortodosso conservatore; lâHotep, uomo-cisgender a favore dei neri ma non poi cosĂŹ progressista.
ENG Miriam Hillawi Abraham is a designer and multi-disciplinary artist from Addis Abeba. She uses digital media and design as tools to explore the future from an intersectional feminist perspective. On show are a series of visual narratives developed upon rock-hewn churches in Lalibela, Ethiopia. Her goal is to discover and integrate the presence of those who have been marginalized by the dominant conservative ethics in modern Ethiopian society. Three narratives characterize the project: a parody of Indiana Jones as white saviour, the Ethiopian conservative orthodox Christian male, and Hotep, a cis man who supports black people without being particularly progressive.
SIGNS . Museum of Monstrology, with Heejoon June Yoon, Backwater, Pocoapoco, Oaxaca, Mexico, 2023
. Khaliya: Future Domesticities, 2021
. Abyssinian Cyber Vernaculus, 2019-2022
MOE+Art Architecture
WHERE Lagos, Nigeria
PARTICIPANTS Papa Omotayo (b. Ijebu Ode, Nigeria, 1975); Mosun Ogunbanjo (b. Lagos, Nigeria, 1959); Dami Akinniyi (b. Lagos, Nigeria, 1987) Studio con alle spalle oltre quarantâanni di esperienza, lavora da molti anni concentrando il suo interesse sulla possibile elaborazione di una sorta di âmodernismo africanoâ per lâarchitettura individuando due possibili percorsi: da una parte la possibilitĂ di impiegare tecnologie avanzate e ricerca tecnica soprattutto per quanto riguarda gli ambiti commerciali e gli edifici di servizio; dallâaltra il recupero della tradizione costruttiva e soprattutto tipologica africana. In entrambi i casi lâobiettivo comune è quello di definire unâarchitettura in grado di rispondere dinamicamente alle urgenze climatiche.
ENG A studio with over four decades of experience which has been working for many years on the possible development of a sort of âAfrican modernismâ for architecture, identifying two possible paths forward: on one side, the chance to make use of advanced technology and research, especially as regards commercial and service environments; on the other, the recovery of the African tradition of construction and architectural types. In both cases, the common goal is to define architecture that can respond dynamically to the climate crisis.
SIGNS
. Guest. Artists. Space. (GAS) Foundation Ecology Green farm house, Lagos, Nigeria, 2023
. Africa Fintech Foundry Headquarters, Lagos, Nigeria, 2017
New South
WHERE Paris, France
PARTICIPANTS Meriem Chabani
(b. Algiers, Algeria, 1989); John Edom (b. Portsmouth, UK, 1983)
I fondatori di New South, piattaforma internazionale per la pratica architettonica sulla decostruzione e ricomposizione della rappresentazione e dellâimmaginario del Sud globale, utilizzano un approccio antropologico nella progettazione in contesti post e neocoloniali al fine di sperimentare nuove soluzioni abitative. La sfera pubblica delle città è percepita come un fondamentale elemento democratico dove la rivendicazione e lâespressione dei diritti debbono trovare piena e libera espressione, quindi come punto di partenza per la progettazione di ambienti aperti ad un confronto con le forze politiche, sociali, linguistiche ed economiche.
ENG New South is an international platform for the practice of architectural deconstruction and reorganization of the representation and images of the global south. Its founders adopt an anthropological approach in their designs in post- and neo-colonial contexts to develop new housing solutions. The public sphere of cities is understood as an essential democratic element where civil rights activism and expression must find full and free expression. This is the cornerstone of new, open environments and a debate with political, social, linguistic, and economic forces.
SIGNS
. Reassessing the conditions for hospitality in public space in City, (pubblication), 2020
. Europan 14 Winner, Guebwiller, France, 2017
. Lafarge Holcim Next Generation Award, 2014
Rashid Ali Architects
WHERE Hargeisa, Somaliland; London, UK
PARTICIPANT Rashid Ali
(b. Hargeisa, Somaliland, 1978)
Alla guida di uno studio attivo tra Hargeisa, la capitale del Somaliland, e Londra, Rashid Ali porta avanti un coraggioso tentativo di comprensione del ruolo dellâarchitettura quale nodale strumento di ripensamento della socialitĂ . Azioni minime, costi ridotti allâosso, attenzione verso culture locali caratterizzate da un forte senso di identitĂ : questi i fondamentali della visione e del dettato professionale di uno studio impegnato a progettare spazi che vogliono essere al contempo oggetti iconici e piattaforme di restanza che garantiscano a individui e comunitĂ il diritto di non migrare.
ENG Heading a studio that works in Hargeisa, the capital city of Somaliland, and
London, Rashid Ali represents a bold attempt to understand the role of architecture as an essential tool for rethinking socialization. Minimal actions, costs reduced as much as possible, attention to local cultures and a strong sense of identity: these are the pillars of Aliâs vision and the guidelines for a studio committed to designing spaces which are both iconic objects and platforms for the right to stay.
SIGNS
. Courtyard Pavilion, Hargeisa, Somaliland, 2022
. Garden Tea Pavilion, Hargeisa, Somaliland, 2022
. Common Room, Hargeisa Town Hall, Somaliland, AJ Small Projects Award, 2021
SPECIAL PARTICIPATIONS CORDERIE
Amos Gitai
(b. Haifa, Israel, 1950) Figlio di un architetto della scuola Bauhaus, intraprende gli studi di architettura in California. Dopo aver partecipato alla guerra del Kippur nel â73 come membro di una squadra di soccorso, abbandona quel percorso di studi per dedicarsi totalmente alla carriera cinematografica, scegliendo spesso la forma del documentario e scontrandosi ancora piĂš spesso con la censura. Uno dei massimi registi israeliani viventi, Amos Gitai viene regolarmente invitato da decenni a tutti i piĂš importanti festival cinematografici del mondo. Dal 1993 è rientrato in Israele dopo quasi ventâanni di lontananza. Rivendica il diritto di criticare il proprio Paese proprio perchĂŠ profondamente innamorato delle proprie origini e indissolubilmente legato al suo destino, personalmente e professionalmente.
ENG The child of a Bauhaus architect, Gitai studied architecture in California. He served in the Kippur War in 1973 as rescue crew, and later abandoned architecture to dedicate himself to filmmaking. Gitai often chooses the form of documentary and even more often clashes with censors. One of the greatest living Israeli filmmakers, Gitai participates regularly in the worldâs most important film festivals. He moved back to Israel in 1993, after a twenty-year absence, and is vocal about his right to criticize his own country, given his love for its heritage and his attachment to its destiny â both personal and professional.
SIGNS . Rabin, The Last Day, film, Biennale Cinema, Venice, 2015
. Kippur, film, Festival de Cannes, France, 2000
. Kadosh, film, Festival de Cannes, France, 1999
James Morris
(b. Griffithstown, Wales, UK, 1963)
Fotografo interessato principalmente allâambiente urbanizzato, James Morris attraverso il proprio lavoro riflette su questioni di identitĂ , emarginazione, sfruttamento e rigenerazione, tematiche trattate raffigurando il natio Galles come altri territori della mappatura mondiale. Le sue immagini riflettono spesso i contrasti visivi e strutturali tipici delle zone oggetto delle sue raffigurazioni, che Morris riesce a cogliere grazie ad uno sguardo calibrato dagli studi di storia medievale e moderna portati avanti allo University College di Londra.
ENG A photographer working primarily in urban areas, James Morris uses photography to reflect on identity, marginalization, exploitation, and regeneration, both in his native Wales and in other localities around the world. His images mirror visual and structural contrasts, which Morris is able to identify thanks to his education at the London University College as a modern and medieval historian.
SIGNS
. Parhaus, photos, 2014
. Atlantikwall, photos, 2006
. Natura morta, photos, 1998
Lionheartfelt
Rhael âLionHeartâ Cape Hon FRIBA (b. London, UK, 1987)
Artista multidisciplinare, poeta e conduttore radiofonico per la BBC di Londra, Lionheartfelt è stato uno dei primi artisti associati della Royal Albert Hall e il primo poeta in residenza alla Saatchi Gallery. Attraverso lâuso del mezzo poetico il suo principale interesse è quello di indagare sugli effetti che gli spazi architettonici producono sulla salute mentale. Lavorando a stretto contatto con architetti, intervistandoli, Lionheartfelt ha dedicato una serie di componimenti poetici, performance e articoli allâimpatto impresso sul nostro intimo da materiali, forme e illuminazioni nei piĂš disparati contesti architettonici.
ENG A multi-disciplinary artist, poet, and radio host for the BBC in London, Lionheartfelt is one of the first associate artists at the Royal Albert Hall and the first poet in residency at the Saatchi Gallery. Lionheartfelt uses poetry to investigate the effects that architectural spaces have on mental health. He works with architects, interviews them, and has dedicated a collection of poetry, performance art and articles to the impact materials, forms, and lighting in the most diverse architectural conditions have on our inner being.
SIGNS
. Davidson Prize, 2021
. Documenting: Emotional Inhabitance, Architecture+Design Film Festival Winnipeg, Canada, 2020
. London Design Festival, UK, 2019
Venice Design Biennial
20.5ââ
26.11.2023
THE LABORATORY OF THE FUTURE
TOWN
AROUND TOWN
COLLATERAL EVENTS (pp. 53-56)
66 DOCKS CANTIERI CUCCHINI A Fragile Correspondence. Scotland + Venice
67 DOCKS CANTIERI CUCCHINI
Catalonia in Venice. Following the Fish
68 IUAV
Climate Wunderkammer
69 PALAZZO DELLE PRIGIONI
Diachronic Apparatuses of Taiwan. Architecture as On-going Details Within Landscape
70 PALAZZO MORA
EUmies Awards. Young Talent 2023. The Laboratory of Education
71 IUAV Radical yet Possible Future Space Solutions
72 PALAZZO ZENOBIO DEGLI ARMENI S tudents as Researchers. Creative Practice and University Education
73 CAMPO DELLA TANA
Transformative Hong Kong
74 CAâ ASI
TracĂŠ Bleu. Que faire en ce lieu, Ă moins que lâon y songe?
AROUND TOWN
NOT ONLY BIENNALE (pp. 59-82)
75 A PLUS A GALLERY MONILOLA OLAYEMI ILUPEJU Gymnasia
76 ACP | PALAZZO FRANCHETTI/1 Building a Creative Nation
77 ACP | PALAZZO FRANCHETTI/2
KENGO KUMA
Onomatopeia Architecture
78 AEROPORTO MARCO POLO
BAGLIONI HOTEL LUNA
Frank&Frank. flying city leather maps | Grand Tour
79 AKKA PROJECT
ALLAN KIOKO Mangbetu People
80 BEATRICE BURATI ANDERSON
EMILIO FANTIN, MARZIO ZORIO
An Unexpected Space of Freedom
81 BEL-AIR FINE ART Untitled
82 BERENGO STUDIO SAM BARON Sacrum Unguentum
83 CAâ PESARO/1
La donazione Gemma De Angelis Testa
84 CAâ PESARO/2
AFRICA 1:1. Cinque artisti africani a Caâ Pesaro
85 CAâ REZZONICO
LINO TAGLIAPIETRA
I colori del vetro
86 CASTELLO 925
ROB MANGO Eterno ritorno
87 CASTELLO 2093
Parasite 2.0 â Lunar per Crash
88
90
92
105 IKONA GALLERY/2 New York, New York Berenice Abbott, Ilse Bing, Margaret Bourke-White, RenĂŠ Burri,
126 PALAZZO FORTUNY GIOVANNI SOCCOL Riflessioni notturne
127 PALAZZO GRASSI CHRONORAMA
Tesori fotografici del 20° secolo
128 PALAZZO GRIMANI INGE MORATH
da Venezia in poi
129 PALAZZO MOCENIGO/1 MATTHIAS SCHALLER
130 PALAZZO MOCENIGO/2 Tramalogie Donazione Anna Moro-Lin
131 PALAZZO PISANI REVEDIN VENTRONE
132 PROCURATIE VECCHIE/1
THE HUMAN SAFETY NET A World of Potential
133 PROCURATIE VECCHIE/2
THE ART STUDIO
134 PUNTA DELLA DOGANA ICĂNES
135 SALONE VERDE UMBAU. Nonstop Transformation by gmp ¡ von Gerkan, Marg and Partners Architects
136 SCALA DEL BOVOLO LUIGI MANCIOCCO
Dal lato dellâimmaginario
137 SPAZIO BERLENDIS
ALDO GRAZZI Evanescenze
138 THE 2212
The Object Beyond the Object
139 THE VENICE GLASS WEEK
7. Festival internazionale del vetro
140 THE VENICE VENICE HOTEL/1
LâUtopia dellâArchitettura
Libri, riviste, manifesti, fotografie, disegni e progetti
141 THE VENICE VENICE HOTEL/2
Venice MâArt
142 UNIVERSITĂ CAâ FOSCARI/1
The Cooling Solution
143 UNIVERSITĂ CAâ FOSCARI/2
Cercando il cuore
144 VATICAN CHAPELS
Sacred Landscapes
145 VENICE DESIGN BIENNIAL Auto-Exotic
146 VENICE DESIGN WEEK Synaesthesias
147 VENICE PHOTOGRAPHY MICHELE ALASSIO
Casa de Retiro Espiritual
GIARDINI, ARSENALE, AROUND TOWN
Solo Only Arsenale fino until 30 set Sept
venerdĂŹ e sabato apertura prolungata fino alle ore 20 (ultimo ingresso 19.45) on Fridays and Saturdays extended opening until 8 pm (last admission 7.45 pm)
Chiuso il lunedĂŹ Closed on Mondays
Escluso Exept 22/5, 14/8, 4/9, 16/10, 30/10, 20/11 www.labiennale.org
FORTE MARGHERA
GIARDINI
AUSTRALIA 1
unsettling Queenstown
COMMISSIONER Janet Holmes Ă Court AC CURATORS Ali Gumillya Baker, Anthony Coupe, Emily Paech, Julian Worrall, Sarah Rhodes La storia australiana è indissolubilmente legata al concetto di âdecolonizzazioneâ. Suoni, voci e immagini immersive mettono al centro del Padiglione una cittĂ modello, unâipotetica Queenstown intesa come simbolo dellâimperialismo britannico nel mondo e qui descritta attraverso una video-installazione. Lo spazio è inoltre occupato da una grande cornice metallica formata da tubi di rame che racchiude un frammento spettrale di architettura coloniale, facendo entrare il visitatore in contatto con nomi e simboli britannici impressi su terre e materiali indigeni.
ENG Australian history cannot be detached from the concept of decolonization. Immersive sound, voice, and imagery put at the centre of the Pavilion a model city, an imagined Queenstown that will be the symbol of British imperialism in the world, here shown in a video installation. The Pavilion is also house to a large metal construct built with copper tubes that frame a spectral fragment of colonial architecture. www.architecture.com.au
AUSTRIA 2
Partecipazione / Beteiligung
COMMISSIONER The Arts and Culture Division of the Federal Ministry for Art, Culture, the Civil Service and Sport of Austria CURATORS/EXHIBITORS AKT (Fabian Antosch, Gerhard Flora, Max Hebel, Adrian Judt, Julia Klaus, Lena Kohlmayr, Philipp Krummel, Gudrun Landl, Lukas Lederer, Susanne Mariacher, Christian MĂśrtl, Philipp Oberthaler, Charlie Rauchs, Helene Schauer, Kathrin Schelling, Philipp Stern and Harald Trapp) & Hermann Czech
Il contributo austriaco, affidato al collettivo AKT & Hermann Czech, renderĂ visibile il dibattito sul rapporto tra la cittĂ di Venezia e la Biennale, tentando di riconvertire in area pubblica una sezione del Padiglione austriaco ai Giardini. Il progetto coinvolge necessariamente diversi organi di competenza e la cittadinanza stessa, attivando una riflessione sulla questione del potere di disporre dello spazio e sugli spostamenti sociali che lâarchitettura determina quando acquisisce forma costruita.
ENG The Austrian exhibit has been entrusted to collective AKT & Hermann Czech, who will visualize the relationship between the Biennale and the City of Venice by trying to convert a section of the Pavilion at Giardini into a public space. This attempt naturally needed to be run through several offices and the citizenry itself, thus activating a reflection on the issue of authority and power over public space and social movements that architecture determines when it materializes.
www.labiennale2023.at
BELGIO 3
In Vivo
COMMISSIONER FĂŠdĂŠration Wallonie-Bruxelles
CURATORS/EXHIBITORS Bento e Vinciane Despret
Come ripensare lâArchitettura in un mondo di risorse finite? Il Padiglione belga risponde a questo interrogativo individuando unâalternativa al sistema estrattivista nellâutilizzo di materiali edili provenienti da organismi viventi che abitano le nostre cittĂ . Lâinstallazione â una spettacolare struttura in legno e pannelli di micelio (la parte vegetativa dei funghi) che poggia su un pavimento in terra cruda ricavato da terreno di scavo â offre ai visitatori una singolare esperienza sensoriale, tattile e acustica. Il terreno, il micelio e il legno, tutti provenienti dallâarea urbana di Bruxelles, sono la prova della completa sostenibilitĂ di questo processo di sviluppo in vivo
ENG How to re-think architecture in a world of finite resources? The Belgian Pavilion responds to this issue by identifying an alternative to the mining paradigm: using organic building materials that can be found in our cities. The installation is a spectacular timber frame clad in mycelium (the vegetative body of fungi) panels that sits on a pressed soil foundation left after excavation works. The exhibit offers visitors a tactile and acoustic experience. Soil, mycelium, and timber â all coming from the urban area of Brussels â prove just how sustainable this in vivo process can be.
www.belgianpavilion.be
BRASILE 4
Terra [Earth]
COMMISSIONER JosÊ Olympio da Veiga Pereira, president of the Fundação Bienal de São Paulo
CURATORS Gabriela de Matos e Paulo Tavares EXHIBITORS Ana FlĂĄvia MagalhĂŁes Pinto, Ayrson HerĂĄclito, Day Rodrigues with the participation of Vilma Patricia, Fissura, IlĂŞ AxĂŠ IyĂĄ NassĂ´ OkĂĄ (Casa Branca do Engenho Velho), Juliana Vicente, MbyaGuarani Indigenous People, Tukano, Arawak e Maku Indigenous Peoples, TecelĂŁs do AlakĂĄ (IlĂŞ AxĂŠ OpĂ´ AfonjĂĄ), Thierry Oussou, VĂdeo nas Aldeias
Il Brasile riflette sul significato di Terra [Earth] nella sua doppia accezione di âterreno, suolo, humusâ e di âluogo cosmicoâ, Pianeta che ospita il genere umano al di lĂ di ogni confine geografico e politico. Nella prima sezione viene riproposta la storia della capitale Brasilia, costruita in mezzo al nulla su un terreno precedentemente occupato da popolazioni indigene, allontanate in epoca coloniale per poi essere ricollocate forzatamente nella periferia della nuova cittĂ modernista. La seconda sezione concentra lâattenzione su cinque simboli architettonici che in Brasile costituiscono memoriali di riferimento, contestualizzati nelle dinamiche di decolonizzazione che ne hanno determinato la costruzione.
ENG Brazil reflects on the double meaning of Terra [Earth]: soil and planet. The planet that houses the human race, beyond any geographical or political distinction. In the first section, the history of Brazilâs capital city, Brasilia, is shown. The city has been built in the middle of nowhere, on land formerly inhabited by indigenous people, pushed away in colonial times to be later placed back in the suburbs of the new modernist town. The second section focuses on five architectural symbols that, in Brazil, are taken as memorials, contextualized as they are in the decolonization dynamics that were behind their construction.
www.bienal.org.br
CANADA 5
Not for Sale!
COMMISSIONER Canada Council for the Arts
CURATORS Architects Against Housing
Alienation (AAHA)
EXHIBITORS A Better Tent City Waterloo Regio, Affordable Housing Association of Nova Scotia, Alex Wilson, University of Saskatchewan, At Home in the North; Atelier Big City; Bâtir son quartier; Black Urbanism TO; Canadian Cohousing Network; Centre dâecologie urbaine de MontrĂŠal (CEUM); CP Planning; David T Fortin Architect Inc; FBM architectureinterior design - planning; Gentrification Tax Action; Grounded Architecture Inc.; Haeccity Studio Architecture; Idle No More; Ipek TĂźreli, McGill University; Katlia Lafferty, National Indigenous Housing Network; Keele Eglinton Residents; LâOEUF Architects; Lancelot Coar, University of Manitoba; LGA Architectural Partners; Luugigyoo, Patrick R. Stewart Architect, Nisgaâa Nation; Navigator Street Outreach Program; One House Many Nations; Ouri Scott, Urban Arts Architecture Inc.; Parkdale Neighbourhood Land Trust; Sarah Silva, Hiyam Housing; SOCA (Studio of Contemporary Architecture); SOLO Architecture; SvN Architects and Planners; Sylvia McAdam, Windsor University; Table de concertation du Faubourg Saint-Laurent; Toronto Tiny Shelters; tuf lab; Xalek/Sekyu Siyam Chief Ian Campbell, Skwxwu7mesh Uxwumixw (Squamish Nation)
Il Canada pone al centro del progetto espositivo la crisi abitativa fortemente radicata in diverse comunitĂ del Paese, percepita chiaramente anche su scala globale. Una crisi che secondo i curatori mostra forti riflessi su un piano sociale, compromettendo la capacitĂ degli architetti di concepire spazi accoglienti, creativi, polifunzionali. Il collettivo AAHA coinvolge il pubblico in una riflessione su quanto temi quali razzismo, sessismo e classismo siano sempre piĂš connessi ad un mercato immobiliare intossicato da dinamiche distorte, a cui lâArchitettura è chiamata a dare nuove e durature risposte.
ENG Canada focuses on the housing crisis faced in several of the countryâs communities, though also clearly understood globally. According to the curators, this crisis reflects on society, compromising architectsâ ability to design welcoming, creative, multi-functional spaces. Collective AAHA involve the public in a reflection on how issues like racism, sexism, and classism are deeply entrenched in a tainted real estate market. Architecture must provide new, long-lasting stimuli.
www.canadacouncil.ca
Repubblica di COREA 6
2086: Together How?
COMMISSIONER Arts Council Korea
CURATORS Soik Jung, Kyong Park
EXHIBITORS Yerin Kang (Seoul National University), Lee Chi-hoon (SoA) x Zoosun Yoon (Chungnam National University, UDTT lab.), Ahram Chae (Studio UDTT), Nahyun Hwang, David Eugin Moon (N H D M) x Wolsik Kim, Yehre Suh (Urban Terrains Lab) x WoonGi Min, Jaekyung Jung, Sunhee Yang (Gute form), Chris Ro (A Dear Friend), OUR LABOUR
Le proiezioni demografiche suggeriscono che il 2086 sarĂ lâanno in cui la popolazione mondiale raggiungerĂ il suo picco massimo. Un videogioco partecipativo invita il pubblico a prendere decisioni attorno a tre diversi scenari eco-culturali attuali e futuri. Piuttosto che concentrarsi sui dati climatici, il Padiglione coreano incoraggia in questo modo i visitatori a comprendere quanto le questioni ambientali globali siano espressione di infelici scelte sbagliate da parte dell'umanitĂ .
ENG Demographic projections suggest that 2086 will be the year when global population will reach its peak. A participative videogame invites the public to make decisions in three eco-cultural scenarios, both present and future. Rather than focusing on climate data, the Korean Pavilion encourages us to understand how global environmental issues are rooted in humankindâs past choices. www.korean-pavilion.or.kr
DANIMARCA 7
Coastal Imaginaries
COMMISSIONER Kent Martinussen, Danish Architecture Centre
CURATOR Josephine Michau
EXHIBITORS Schønherr Landscape
Architects, David Garcia, Giacomo Brusa Cattaneo, Laurits Sporon Bøving Genz, Dejle Zaradesht Mohamad, Iisa Eikaas, Katrina Wiberg, Anna Aslaug Lund and Christian Friedländer
ÂŤUn laboratorio di speranza in un mondo di disillusione viraleÂť. CosĂŹ la curatrice Josephine Michau definisce il progetto danese, che si sviluppa attorno ad una dicotomia tra il desiderio
di voler edificare centri abitati in prossimitĂ del mare e le sfide imposte dai cambiamenti climatici e dalla natura stessa, in relazione ai possibili, quasi inevitabili futuri scenari che andranno presto a trasformare i profili degli ambienti costieri. Attraverso grandi diorami utilizzati come scenografie teatrali in 3D viene messa in scena lâimpressionante rappresentazione di un probabile paesaggio litoraneo futuro, mentre in spazi piĂš raccolti si sperimentano le concrete possibilitĂ di progettare le zone umide traendo esempio dalla lezione della natura.
ENG âA laboratory for hope in a world of viral hopelessnessâ â thus curator Josephine Michau defined the Danish project, which develops around a dichotomy between our desire to build town close to the sea, and the challenge imposed by climate change and by nature itself viz. the future of coastal environments. Using large dioramas, almost three-dimensional theatre scenes, the Pavilion displays an impressive representation of a future coastal village. In lateral exhibits, we will see experiments on humid areas architecture, and learn something from Nature.
www.dac.dk
EGITTO 8
NiLab - The Nile as Laboratory
COMMISSIONER Ministry of Culture, Egypt; Accademia dâEgitto; National Organization for Urban Harmony CURATORS/EXHIBITORS Ahmed Sami Abd Elrahman, Marina Tornatora, Ottavio Amaro, Ghada Farouk, Moataz Samir Guidati dalla Ain-Shams University del Cairo e dalla UniversitĂ Mediterranea di Reggio Calabria, accademici, ricercatori e studenti di 24 universitĂ internazionali sono coinvolti in uno studio sul Nilo. Una ricerca collettiva che, concentrandosi sullâimportanza vitale che il grande fiume riveste per lâEgitto, per il continente africano e per lâintero Pianeta, intende affrontare il tema globale delle risorse idriche, inserendolo nel piĂš ampio contesto dei cambiamenti climatici.
ENG Guided by the Ain-Shams University of Cairo and the Mediterranean University of Reggio Calabria, Italy, scholars, researchers, and students from 24 universities globally studied the Nile â a collective research that rethinks the vital importance that the great river has for Egypt, for Africa, and for the whole planet. The study touches the global issues of water resources within the larger context of climate change.
IG: @nilab_eg
FINLANDIA
Padiglione Alvar Aalto 9
Huussi â Imagining the Future History of Sanitation
COMMISSIONER Katarina Siltavuori, Archinfo âInformation Centre for Finnish Architecture
CURATOR Arja Renell (The Dry Collective)
EXHIBITOR The Dry Collective (Antero Jokinen, Emmi Keskisarja, Barbara Motta, Arja Renell, Eero Renell, Janne Teräsvirta)
Per decretare la fine dello sciacquone delle toilette The Dry Collective ricorre ad un finto documentario ambientato in un futuro non molto lontano (anno 2043), in cui viene descritta lâevoluzione dei servizi igienici. Ricostruendo al centro del Padiglione un huussi, il comune e tradizionale bagno a compostaggio finlandese, accanto a varie piante poste allâinterno di box contenenti compost arricchito da urina umana, il progetto finlandese lancia una sfida per sviluppare nuove soluzioni in materia igienico-sanitaria, denunciando con ironia lâassurditĂ dellâuso attuale di acqua e fertilizzanti.
ENG To proclaim the end of the toilet flusher, The Dry Collective produced a mockumentary set in the not-too-distant future (2043), when toilets will look quite different. At the centre of the Pavilion is a huussi, the traditional Finnish composting toilet, surrounded by plants growing on human waste-fed compost. The Finnish project challenges us to develop new solution in terms of sanitation, using irony to present the absurdity of the current use of water and fertilizers.
FRANCIA 10
Ball Theater
COMMISSIONERS Institut français with the Ministry of Europe and Foreign Affairs and the Ministry of Culture
CURATORS Muoto & Georgi Stanishev
Quale futuro dovremmo desiderare per gli esseri viventi e per il nostro Pianeta? Il Padiglione francese tenta di rispondere a questa domanda con Ball Theater, un progetto che i curatori definiscono originale e aperto. Originale in quanto rivitalizza la nostra visione e comprensione dellâarchitettura presentando uno spazio immersivo sferico che unisce teatro e suono. Aperto perchĂŠ nella pluralitĂ e diversitĂ dei corpi e delle voci che la attraversano, la sfera funziona come un luogo di ascolto e, forse, di meditazione, oltre che come laboratorio di identitĂ .
ENG What future do we want to wish for â both for ourselves and for our planet? The French Pavilion attempts an answer with the Ball Theater , a project that the curators call original and open. Original, because it revitalizes our vision and understanding of architecture by presenting an immersive spherical space that unites theatre and sound. Open, because in the plurality and diversity of the bodies that walk
around it, the sphere acts as a place of listening and, maybe, meditation, as well as a laboratory for identity.
www.institutfrancais.com
GERMANIA 11
Open for Maintenance âWegen Umbau geĂśffnet
COMMISSIONER Federal Ministry for Housing, Urban Development and Building
CURATORS ARCH+ / SUMMACUMFEMMER
/ BĂRO JULIANE GREB (Anne Femmer, Franziska GĂśdicke, Juliane Greb, Christian Hiller, Petter Krag, Melissa Makele, Anh-Linh Ngo, Florian Summa)
EXHIBITORS Agriluska (Luca Vallese); Assemblea Sociale per la Casa (Chiara Buratti); Bellevue di Monaco eG (Barbara Bergau, Grisi Ganzer, Till Hofmann, Denijen Pauljevic) with hirner & riehl architekten und stadtplaner BDA; Centro Sociale Rivolta (Elena Carraro, Filippo Lunian); ConstructLab (Patrick Hubmann, Alexander RĂśmer, Peter Zuiderwijk); CRCLR House with Concular (Annabelle von Reutern), Die Zusammenarbeiter & TRNSFRM eG (Christian SchĂśningh), Impact Hub (Sascha Stremming), LXSY Architekten (Kim Le Roux, Margit Sichrovsky); Giorgio de Finis (RIF â Museo delle Periferie); Gustavo Fijalkow; Forward Dance Company / LOFFT - DAS THEATER; German Pavilion for Biennale Arte 2022: Relocating a Structure (Yilmaz Dziewior, Maria Eichhorn, Ellen Strittmatter); Haus der Materialisierung â Zentrum fĂźr klimaschonende Ressourcennutzung with Berliner Stadtmission (Sofie GĂśppl Leon), FahrArt Atelier (Benjamin Känel), KostĂźmkollektiv (Katrin Wittig), KunstStoffe e.V. (Jan-Micha Garma, Rhea Gleba, Corinna Vosse), Mitkunstzentrale (Rahel Jakob, Julie Teuber, Nora Wilhelm), mrtz Forschungswerkstatt (Moritz Wermelskirch), Ort-schafft-Material (Jannis Schiefer, Elena Stranges), stefan is doing things (Stefan Klopfer), STREETWARE saved item (Alice Fassina), Studio Patric Dreier, ZUsammenKUNFT Berlin eG (Kim Gundlach, Andrea Hofmann); Institute of Radical Imagination (Marco Baravalle, Emanuele Braga, Gabriella Riccio) and Anna Rispoli, in cooperation with S.a.L.E. Docks; Kotti & Co (Tashy Endres, Sandy Kaltenborn); Laboratorio Occupato Morion; Rebiennale/R3B (Tommaso Cacciari, Giulio Grillo); Alessandro Schiattarella; Giovanna Silva with Angelo Boriolo (Boris); Working Group Sanitärwende with Eawag (Michel Riechmann), FinizioâFuture Sanitation (Florian Augustin, Tom KĂźhne), German Toilet Organization, KanTe â Kollektiv fĂźr angepasste Technik (Ariane Krause, Johanna Moser, Eleftheria Xenikaki) and Sina Kamala, klo:lektiv (Sabine
Bongers-RĂśmer, Katharina Ciax, Martine Kayser), Leibniz-Institut fĂźr GemĂźse- und Zierpflanzenbau (Stefan Karlowsky), NetSan, P2GreeN, urin*all (Leonie Roth, Luisa Tschumi), VaLoo
Le questioni sociali rappresentano un capitolo imprescindibile ed ineludibile quando si intende affrontare il tema della sostenibilitĂ . Basti pensare al movimento degli squatter nella Berlino degli anni â70 e â80, che favorĂŹ un approccio piĂš cauto al rinnovamento urbano, conservando le comunitĂ cittadine e gli ambienti costruiti. Il focus del progetto ruota attorno allo sviluppo ecologicamente compatibile e socialmente equo degli spazi urbani e alle opportunitĂ di riciclabilitĂ , manutenzione e rivitalizzazione che contribuiscono in modo evidente alla protezione e alla valorizzazione delle risorse. In concreto, questa azione di tutela si sostanzia anche nellâallestimento della mostra stessa, per il quale sono stati utilizzati materiali di riciclo provenienti dalla precedente esposizione.
ENG Social issues are an essential chapter of sustainability challenges. Just think of the squatter movement in Berlin in the 1970s and 1980s, which effected a more cautious approach to urban renewal, requiring the preservation of local communities and urban environment. The project focuses on ecologically- and socially-compatible development of urban areas and on opportunities of recycling, upkeeping, and revitalization that contribute greatly to resource protection. Safeguarding takes place, factually, in the staging of the exhibition itself, which employed recycled material from the earlier Biennale.
IG: @germanpavilionvenice
GIAPPONE 12 Architecture, a Place to Be Loved - When Architecture Is Seen as a Living Creature
COMMISSIONER The Japan Foundation
CURATOR Onishi Maki
EXHIBITORS Hyakuda Yuki, Tada Tomomi, Harada Yuma, dot architects (Ienari Toshikatsu, Doi Wataru, Ikeda Ai, Miyachi Keiko), Moriyama Akane, Mizuno Futoshi Lâambiente costruito è visto nel Padiglione giapponese come una creatura viva, che respira e che deve essere nutrita per svilupparsi in armonia con le comunitĂ del mondo. Lâarchitettura è qualcosa di piĂš di un semplice insieme di edifici: è il modo in cui le persone si connettono e si relazionano con lo spazio e lâambiente circostante. Mantenendo in sĂŠ traccia dellâamore che lâha attraversata, lâarchitettura espande ulteriormente il modo in cui gli ambienti costruiti possono apprendere ed essere in-formati dai nostri ricordi e dalle nostre storie.
ENG Built-up environment is shown, at the Japanese Pavilion, as a living creature that breathes and feeds to develop in harmony with communities around the world. Architecture is
more than just a set of buildings: it is the way people connect and interact with the space and the environment around them. By keeping within itself a trace of the love that informed it, architecture expands further the way buildings can learn our memories and our stories.
GRAN BRETAGNA 13
Dancing Before the Moon
COMMISSIONER Sevra Davis, Director of Architecture Design Fashion at the British Council
CURATORS Jayden Ali, Joseph Henry, Meneesha Kellay e Sumitra Upham
EXHIBITORS Yussef Agbo-Ola, Jayden Ali, Mac Collins, Shawanda Corbett, Madhav Kidao, Sandra Poulson
Negli intenti dei curatori, la rappresentazione di azioni quali la coltivazione, la preparazione del cibo, il gioco e la danza, svolte quotidianamente da gruppi sociali di disparate provenienze geografiche, ha come finalitĂ quella di creare specifici spazi di condivisione che diventano al contempo stimoli per immaginare nuovi approcci alla pratica architettonica e allâambiente costruito, promuovendo uno scenario piĂš sostenibile basato su principi di cura ed equitĂ piuttosto che di sfruttamento. Attraverso una serie di installazioni, un gruppo di artisti e architetti con sede nel Regno Unito ha trasformato il Padiglione cercando di immaginare un futuro in cui le pratiche sociali vengono celebrate per saldare legami tra comunitĂ .
ENG In the curatorsâ intent, the representation of activities such as farming, food preparation, play, and dance â as they take place in different social groups from all over the world â reflects in the creation of specific shared spaces that become, in turn, hotspots of stimulus to imagine new approaches to architecture and urban environment, effectively resulting in more sustainable scenarios based on care and equity, rather than exploitation. Using a number of installations, a group of Britain-based artists and architects transformed the British Pavilion and imagined a future where social practices are celebrated as they foster communal relationships.
venicebiennale.britishcouncil.org
GRECIA 14
Bodies of Water
COMMISSIONER Efthimios Bakoyannis, Secretary General of Spatial Planning and Urban Environment
CURATORS Costis Paniyiris and Andreas Nikolovgenis
Fin dagli anni â30 del secolo scorso un ampio programma di approvvigionamento idrico ed energetico ha interessato in Grecia una vasta zona arida. Oggi lâarea ospita una serie di laghi artificiali distrubuiti su un terreno perlopiĂš accidentato, una sorta di arcipelago inverso
che ha profondamente cambiato il profilo del territorio. Il Padiglione mostra dighe, serbatoi e altri corpi idrici che contribuiscono a trasformare lâambiente in ĎĎĎÎą, ovvero âpaeseâ. Lâetimologia del termine greco si riferisce però anche al verbo âcontenereâ, richiamando il senso di un luogo che contiene la vita, le azioni, i ricordi e le aspettative dei suoi abitanti.
ENG Since the 1930s, an extensive and collective program has affected a vast arid area in Greece. Today the area is home to a series of artificial lakes spread over a mostly rugged terrain, a sort of reverse archipelago that has profoundly changed the territory. The Pavilion shows dams, reservoirs and other bodies of water that transform the land into ĎĎĎÎą, meaning âcountryâ. However, the etymology of the Greek term also refers to the verb âto containâ, recalling the sense of a place that contains the life, actions, memories and expectations of its inhabitants.
ISRAELE 15 cloud-to-ground
COMMISSIONER Michael Gov, Arad Turgeman
CURATORS Oren Eldar, Edith Kofsky, Hadas Maor
EXHIBITORS Oren Eldar, Edith Kofsky, Daniel Meir
Il progetto israeliano prende in esame la natura fisica delle moderne reti di comunicazione, evidenziando come la relativa mancanza di attenzione architettonica prestata oggi a queste infrastrutture contrasti con il ruolo significativo che esse hanno rivestito negli ultimi due secoli. La riflessione si concentra sulle dinamiche legate ai recenti sviluppi della tecnologia globale (fra cui il cloud, la ânuvolaâ tecnologica) e alle mutevoli strutture di potere che essi implementano. Il Padiglione, sigillato e reso buio, opaco e misterioso al suo interno, diviene uno degli elementi stessi della mostra, mentre spazio vuoto, suono e luce concorrono a definire la transizione dallâanalogico al digitale nella comunicazione.
ENG The Israeli project examines the physical nature of modern communication infrastructures, highlighting how the relative lack of architectural attention given to such infrastructures contrasts the meaningful role they had over the last two centuries. The reflection focuses on the dynamics seen in the most recent development of global technology (including cloud computing) and the different power structures that they establish. The Pavilion, sealed, kept in darkness, and wrapped in mystery, becomes an element of the exhibit itself, while empty space, sound, and light come together to define the transition from analogue to digital in communication technology. www.cloud-to-ground.com
PAESI BASSI 16
Plumbing the System
COMMISSIONER Aric Chen, Het Nieuwe lnstituut
CURATOR Jan Jongert / Superuse
EXHIBITORS Carlijn Kingma in collaboration with Thomas Bollen, Martijn Jeroen van der Linden, Jan Jongert / Superuse Studios in collaboration with Friso Klapwijk (Wavin) and Afrikaander Wijkcooperatie Rotterdam
In linea con la proposta della curatrice Lesley Lokko, il Padiglione olandese si trasforma in un vero e proprio laboratorio, un âbanco di provaâ per un design orientato al futuro, rigenerativo e circolare. Lâapparato espositivo consiste in una serie di disegni dellâarchitetto Carlijn Kingma (The Waterworks of Money) che traducono in un ambiente spaziale un sistema economico complesso usando lâacqua come metafora. Lâacqua diventa però anche lâelemento sperimentale centrale del progetto attraverso lâattivazione di un innovativo sistema di raccolta piovana allâinterno del Padiglione.
ENG In line with the theme proposed by Biennale curator Lesley Lokko, the Dutch Pavilion turns into an actual laboratory, a test bench for future-oriented design that is regenerative and circular. The exhibition comprises drawings by architect Carlijn Kingma (The Waterworks of Money), which translates a complex economic system into a spatial environment using water as metaphor. Water also becomes the experimental element of the project in the form of a rainwater collector housed inside the Pavilion. www.nieuweinstituut.nl
PAESI NORDICI
Svezia, Norvegia, Finlandia 17
Girjegumpi: The SĂĄmi Architecture Library
COMMISSIONERS Kieran Long, ArkDes-The Swedish Centre for Architecture and Design, Stina Høgkvist, The National Museum of Norway; Carina Jaatinen, The Museum of Finnish Architecture
CURATORS Carlos MĂnguez Carrasco (ArkDes), James Taylor-Foster (ArkDes)
EXHIBITOR Joar Nango
Girjegumpi â da due parole in lingua SĂĄmi: âgirijâ, libro, e âgumpiâ, ovvero una piccola capanna mobile su slitta utilizzata dagli allevatori di renne â è il titolo del progetto realizzato in ventâanni di ricerche dallâarchitetto e artista Joar Nango, un archivio ânomadeâ che comprende opere dâarte, materiali, dettagli di design, oggetti di recupero e una libreria di oltre 500 volumi su questioni relative allâarchitettura e al design SĂĄmi, ai metodi costruttivi tradizionali e ancestrali, ai temi dellâattivismo e della decolonizzazione.
ENG Girjegumpi is the combination of two words from the SĂĄmi language, spoken in the northernmost regions of Europe: gjiri, free, and
gumpi, which is a small mobile hut, mounted on a sled, used by reindeer wranglers. Girjegumpi is the title of the project, the result of twenty years of research by architect and artist Joar Nango: a ânomadicâ archive that includes art, materials, design details, found items, and a library of over 500 volumes on SĂĄmi architecture and design, ranging from traditional, vernacular architecture, activism, and decolonization.
www.gumpi.space
POLONIA 18
Datament
COMMISSIONER Janusz Janowski
CURATOR Jacek Sosnowski
EXHIBITORS Anna Barlik, Marcin StrzaĹa Lâelaborazione di dati occupa un posto centrale nelle nostre vite, che vedono delegare alla tecnologia aspetti sempre piĂš rilevanti del quotidiano. Oltre 2000 metri di tubolari colorati in acciaio riproducono in scala 1:1 il risultato materico di unâelaborazione di dati che, paradossalmente, ha lâobiettivo di palesare la propria fallibilitĂ , stimolando riflessioni su come la tecnologia sia tuttâaltro che scevra da errori e suggerendo un ridimensionamento del suo ruolo in ambiti quali lâarchitettura, lâurbanistica e la pianificazione territoriale.
ENG Data processing has a large role in our lives, which delegate to technology a growing number of everyday activities. Over 2000 cube metres of coloured steel pipes reproduce, at a 1:1 scale, the material result of data processing that, paradoxically, aims at showing its own fallibility, stimulating reflections on how technology is far from being error-free, and suggesting that we should scale back its role in fields such as architecture and land planning in general.
www.labiennale.art.pl
ROMANIA/1 19 NOW, HERE, THERE
COMMISSIONER Attila Kim
CIRATORS Emil lvÄnescu, Simina Filat EXHIBITORS Emil IvÄnescu, Simina Filat, Catalin Berescu, Anca Maria PÄsÄrin, National Technical Museum âprof. Eng.
DimitrieLeonidaâ
La prima sezione della mostra, Lost Innovations, consiste in una selezione di manufatti originali ideati da innovatori rumeni, fra cui unâauto elettrica originale costruita nel 1904, ancora oggi funzionante, e un dispositivo per lavorare in campo radioattivo. I visitatori sono cosĂŹ invitati a riflettere sul modo in cui le idee vengono concepite allâinterno di un laboratorio, non a partire da una âtabula rasaâ, ma sostenute da precedenti innovazioni scientifiche e dai dilemmi e dalle contraddizioni che ne hanno accompagnato la nascita. Lâinstallazione prosegue presentando
100 casi-studio relativi a progetti interdisciplinari che restituiscono lâimpatto che architetti e designer possono produrre a livello sociale, politico ed economico, nel nostro quotidiano.
ENG The first section of the exhibition, Lost Innovations, consists of a set of original artefacts created by Romanian innovators, including a still running 1904 electric car and a tool used in radioactivity science. Visitors are invited to reflect on the way ideas are conceived within a laboratory, not on a blank slate. They build upon existing research and science and on the dilemmas and contradictions that accompanied technology since its inception. The installation then shows 100 case studies on interdisciplinary projects that highlight the impact architects and designers can have at a social, political, and economic level.
Giardini and New Gallery of Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica Palazzo Correr, Campo Santa Fosca Cannaregio 2214
SERBIA 20 IN REFLECTIONS
6°27â48.81âN 3°14â49.20âE
COMMISSIONER Slobodan JoviÄ
SCIENTIFIC COMMITEE Biljana JotiÄ (President), Dubravka ÄukanoviÄ, Jelena IvanoviÄ VojvodiÄ, Miljana ZekoviÄ, SneĹžana VesniÄ, Ana ÄuriÄ, Jelena MitroviÄ
EXHIBITORS Iva NjunjiÄ, Tihomir DiÄiÄ
Negli anni â60 del secolo scorso tra i protagonisti della âpolitica di non allineamentoâ vi fu la Jugoslavia, che attraverso le sue imprese e i suoi architetti contribuĂŹ allo sviluppo di molte nazioni del sud del mondo. Esempio emblematico è la sede della Fiera Internazionale di Lagos, opera realizzata tra il 1974 e il 1976 dallâarchitetto Zoran Bojovic´, un tempo simbolo di una nuova identitĂ nazionale e di un futuro autonomo per la Nigeria. La mostra intende esplorare lâedificio identificandolo come un progetto urbano, sociale, architettonico ed ecologico che riflette le aspirazioni e le contraddizioni di unâepoca storica di grandi trasformazioni sociali per il Paese africano.
ENG In the 1960s, one of the protagonists of the Non-Aligned Movement was Yugoslavia, a country that provided aid and architects to developing nations in the global south. A prime example is the Lagos International Trade Fair, designed by Zoran BojoviÄ in the 1970s, once the symbol of a new national identity and an autonomous future for Nigeria. The exhibition explores the building, identified as an urban, social, architectural, and ecological project that reflects the aspirations and contradictions of a historic time of social change for the African country.
IG: @serbian_pavillion_2023
SPAGNA 21 FOODSCAPES
COMMISSIONERS MITMA (Ministry of Transport, Mobility and Urban Agenda), AECID (Spanish Agency for International Development Cooperation), AC/E (AcciĂłn Cultural EspaĂąola)
CURATORS Eduardo Castillo-Vinuesa, Manuel OcaĂąa del Valle
EXHIBITORS Aldayjover Architecture and Landscape, C+ arquitectas, Common Accounts, Daniel IbaĂąez + Vicente Guallart + Manuel Bouzas, Dolores Palacios + Federico Soriano, Elii + MarĂa Jerez, Gerard OrtĂn + Pol Esteve, GRANDEZA + Locument, Guillermo FernĂĄndez Abascal + Urtzi Grau, Institute for Postnatural Studies, IvĂĄn
L. Munuera + Vivian Roti + Pablo Saiz, LucĂa JalĂłn Oyarzun, LucĂa Tahan, MAIO + Agnes Essonti, Marina Otero Verzier + Manuel Correa, Naranjo-EtxeberrĂa, Pedro Pegenaute
Il Padiglione presenta un focus sulle architetture che nutrono il mondo, dalle nostre cucine casalinghe alle grandi aree funzionali che alimentano le nostre cittĂ . Articolato in cinque cortometraggi, un archivio in forma di ricettario e un programma pubblico di incontri, eventi e dibattiti realizzato in collaborazione con TBA21Academy, il progetto esplora in particolare il contesto agro-architettonico spagnolo, allargando lâindagine al passato e al presente dei sistemi alimentari globali per immaginare un futuro in cui il sostentamento dellâUomo non vada a discapito della vivibilitĂ e della salute del Pianeta.
ENG The Pavilion shows the architectures that feed the world â from our home kitchens to the large functional areas that feed cities. Organized in five short films, a recipe archive, and a public programme of meetings, events, and debates produced in cooperation with TBA21-Academy, the project explores, in particular, the Spanish agro-architectural context, widening its scope on the past and present of the global food supply chain to imagine a future where the substance of man wonât be detrimental to the planet.
www.foodscapes.es
STATI UNITI DâAMERICA 22
Everlasting Plastics
COMMISSIONERS Tizziana Baldenebro, SPACES
CURATORS Tizziana Baldenebro, Lauren Leving EXHIBITORS Xavi Aguirre, Simon Anton, Ang Li, Norman Teague, and Lauren Yeage
Lâestetica e la materialitĂ della forma sono caratteristiche inerenti sia allâarte che allâarchitettura. Attraverso unâinstallazione che si conforma agli spazi del Padiglione cinque artisti e designer americani riflettono sul tema della plastica intesa come un unico, duraturo materiale dalle infinite forme, invitando a una discussione sulle diverse modalitĂ in cui questo polimero sintetico che ha cambiato il mondo, profondamente radicato in modo particolare nella cultura e nellâeconomia degli Stati Uniti, modella ed erode le ecologie contemporanee e lâambiente costruito.
ENG Aesthetics and materiality of shapes are inherent features of both art and architecture. Using an installation that adapts to the spaces of the Pavilion, five American artists and designers reflect on plastic as a unique, durable material of infinite shapes, inviting reflections on the several ways this revolutionary synthetic polymer, so deeply rooted particularly in the culture and economy of the United States, models and erodes modern ecology and urban environments.
IG: @everlastingplastics
SVIZZERA 23
Neighbours
COMMISSIONERS Swiss arts council Pro Helvetia: Sandi Paucic, Rachele Giudici Legittimo
CURATORS/EXHIBITORS Karin Sander, Philip Ursprung
La vicinanza fisica del Padiglione svizzero con quello venezuelano e il legame professionale dei rispettivi architetti, lo svizzero Bruno Giacometti e lâitaliano Carlo Scarpa, hanno ispirato il progetto dellâartista Karin Sander e dello storico dellâarchitettura Philip Ursprung. La mostra mette in evidenza il connubio delle planimetrie dei due edifici, che testimonia lâaffinitĂ creativa dei due architetti, uniti anche da un rapporto di amicizia. Una vicinanza spaziale, professionale e personale che sarĂ ulteriormente approfondita da un ciclo di incontri ospitati nel Padiglione ai Giardini e a Palazzo Trevisan degli Ulivi, sede della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia e del Consolato svizzero.
ENG With the Swiss and Venezuelan Pavilions being adjacent, and given how close their respective designers â Swiss Bruno Giacometti and Italian Carlo Scarpa â were, the exhibition by artist Karin Sander and architecture historian Philip Ursprung shows the similarities in the design of the two Pavilions, a testimony of the affinity between the two architect friends.
A spatial, professional, and personal closeness that will be the theme of a series of meetings at the Swiss Pavilion and at Palazzo Trevisan degli Ulivi, the seat of the Swiss cultural foundation Pro Helvetia and of the Swiss consulate. www.prohelvetia.ch
UNGHERIA 24
Reziduum â The Frequency of Architecture
COMMISSIONER Julia FabĂŠnyi, director Ludwig Museum â Museum of Contemporary Art, Budapest
CURATOR MĂĄria Kondor-SzilĂĄgyi
EXHIBITORS Marcel Ferencz, PĂŠter MĂĄtrai, Judit Z. HalmĂĄgyi, Ferenc HaĂĄsz
Lâiconico Museo Etnografico di Budapest, realizzato nel 2022 da Marcel Ferencz nellâambito del Liget Budapest Project, è al centro del progetto presentato nello spazio ungherese. Lâarchitetto e compositore PĂŠter MĂĄtrai ha ideato un cilindro sonoro che rende âudibileâ il rapporto tra il Museo e la musica, evocando lâidea del cerchio che lâedificio richiama con il suo design. Allâinterno del modello in scala del Museo i visitatori potranno scoprirne le collezioni attraverso un cortometraggio animato. Scaricando lâApp MotĂvumalkotĂł sarĂ inoltre possibile creare un disegno personalizzato attingendo ad un database di oltre mille decorazioni che richiamano la collezione di manufatti del Museo.
ENG The iconic Budapest Ethnographic Museum, built in 2022 by Marcel Ferencz as part of the Liget Budapest Project, is at the centre of the Hungarian Pavilion. Architect and composer PĂŠter MĂĄtrai created a sound cylinder that makes the relationship between the Museum and music audible, evoking the idea of a circle, in turn reflected in the buildingâs shape. Visitors will be able to see a scale model and find out more about the Museumâs collections thank to an animated short movie. App MotĂvumalkotĂł will allow us to create a personalized design drawing from a database of over a thousand decorations inspired by the Museumâs collection.
www.reziduum.ludwigmuseum.hu
URUGUAY 25
In Opera. Future Scenarios of a Young Forest Law
COMMISSIONER Facundo de Almeida
CURATORS Mauricio LĂłpez, MatĂas Carballal, AndrĂŠs Gobba, SebastiĂĄn Lambert e Carlos Casacuberta
EXHIBITORS INST/MAPA + Carlos Casacuberta
I dati riferiscono che nel 2023, per la prima volta, in Uruguay lâesportazione della cellulosa supererĂ quella della carne. Dagli anni â80 la superficie boschiva del Paese è cresciuta di oltre 30 volte,
unâespansione che non sembra arrestarsi soprattutto ora che il governo ha destinato ad uso forestale ulteriori 4 milioni di ettari di terreno.
Il tema viene affrontato da INST/MAPA + Carlos Casacuberta mettendo al centro della scena un avatar che impersona la Legge Forestale nel 1987. Lâavatar si muove allâinterno di un Padiglione trasformato in unâinsolita sala teatro e, guardandosi allo specchio, si interroga su possibili scenari che immaginano lâUruguay come laboratorio equo e inclusivo per il futuro del legno.
ENG In 2023, Uruguayan cellulose exports are projected to surpass those of meat. Since the 1980s, forests in Uruguay grew over 30-fold, an expansion that seemingly wonât stop, especially now that their government allocated a further ten million acres to forest. This is where INST/MAPA + Carlos Casacuberta come into play: at the centre of the scene, they created an avatar that embodies Uruguayâs 1987 Forest Law. The avatar moves about the Pavilion, looks in the mirror, and questions the possible scenarios that imagine the country as an equitable, inclusive workshop for the future of timber.
PADIGLIONE VENEZIA 27
Venetie MML. La Grande Veduta Il lavoro raccontato
COMMISSIONERS Venice Municipality, IUAV University, Fondaco Italia
CURATORS Benno Albrecht, Guido Morpurgo, Marco Marino (IUAV University); Roberto Beraldo, Valentina Fanti, Nicola Picco (Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Venezia); Alessandro Pedron
EXHIBITORS H-FARM et al.
COMMISSIONER/CURATOR Paola Claudia Posani
EXHIBITOR Carlos RaĂşl Villanueva
Considerata un capolavoro di integrazione tra arte e architettura, la CittĂ Universitaria di Caracas, opera del maestro Carlos RaĂşl Villanueva, è stata dichiarata Patrimonio dellâUmanitĂ dallâUNESCO nel 2000. Servendosi di diversi dispositivi museografici, lâesposizione restituisce le varie fasi dellâimponente processo di restauro che sta interessando lâintero complesso dal 2021, mentre immagini comparative, disegni originali e materiale fotografico mostrano come la ricostruzione della cittĂ universitaria possa ispirare le nuove generazioni di architetti a concepire lâidea di architettura come elemento di cambiamento e sviluppo sociale.
ENG Recognized as a masterpiece of integration between art and architecture, the University City of Caracas, designed by Carlos RaĂşl Villanueva, has been declared a UNESCO World Heritage Site in 2000. Using several museographic devices, the exhibit renders the several phases of the impressive restoration works that have been carried out since 2021, while comparative images, original drawings, and photographs show how the rebuilding of the University City may inspire new generations of architects to think of architecture as an element of social change and development.
IG: @venezuela_pavilionlabiennal
ll futuro di Venezia e i suoi cambiamenti raccontati, sia su scala urbana che su scala architettonica, attraverso oltre 80 interventi pubblici e privati avviati dal 2015, per comporre in mostra un unico progetto complessivo. Lo scopo è costruire lâimmagine attuale e in divenire della cittĂ , una visione ampia in cui lâUniversitĂ assume un ruolo strategico nella definizione di nuovi orizzonti e nuove traiettorie per la trasformazione urbana. Il Padiglione è diviso in tre parti: la prima, curata da H-FARM, immagina un futuro in cui tecnologia e trasformazione digitale siano messi a servizio dellâessere umano e della sua evoluzione; la seconda, quella centrale, documenta visivamente e scenograficamente le trasformazioni di Venezia, a partire da una riproposizione di Venezia MD, la veduta a volo dâuccello di Jacopo De Barbari del 1500. La terza parte, conclusiva, presenta le opere realizzate dai primi classificati del concorso per giovani artisti Artefici del Nostro Tempo
ENG The future of Venice â both at urban and architectural scale â explained in 80+ public and private works built since 2015 as part of a single overall project. The goal of the exhibition is to build the current and evolving image of Venice, a wide-open view that sees the University as a strategic player in the definition of new horizons and new possibilities for urban renewal. Three sections make up the exhibit at the Venice Pavilion: the first section has been curated by H-FARM and uses technology and digital innovation to imagine the future; the second one documents visually and scenically the evolution and transformation of Venice starting from a re-creation of the birdâs eye view Venezia MD by Jacopo De Barbari of 1500; the third part shows designs authored by the winners of young artistsâ competition Artefici del Nostro Tempo
Repubblica Bolivariana del VENEZUELA 26
Universidad Central de Venezuela, Patrimonio de la Humanidad en recuperaciĂłn. Ciudad Universitaria de Caracas
PADIGLIONE STIRLING
Demas Nwoko, Leone dâOro alla Carriera
Il profilo architettonico di Demas Nwoko, Leone dâOro alla Carriera de La Biennale Architettura 2023, si declina in una visione non convenzionale del costruire: una tradizione edile artigiana fusa in unâesperienza artistica e professionale intensa e molto ampia. Cinque edifici esistenti e tre in via di costruzione sono presentati al Padiglione Stirling come paradigma del suo lavoro, le sue architetture si connotano per lâaccostamento dei materiali prima ancora che delle forme, mentre lâelemento principale e riconoscibile del suo pensiero progettuale è dato dal dinamismo e dalla vitalitĂ dei suoi edifici che mutano nel tempo e secondo le necessitĂ . Il primo e certamente il piĂš rappresentativo è il New Culture Studios a Oremeji, Ibadan, Nigeria, che Nwoko ha iniziato a costruire nel 1967 e che non ha ancora ultimato. Un edificio contemporaneo che da atelier e galleria dâarte dello stesso Nwoko ha assunto, modificandosi a seconda delle esigenze, la funzione di centro di formazione per le arti dello spettacolo e del design, aprendo su un fianco un anfiteatro. Il secondo edificio è la Cappella del Dominican Institute a Ibadan, Nigeria, costruita tra il 1970 e il 1975 che raggruppa elementi architettonici tradizionali, quali il sistema di ventilazione, con altri riguardanti lâaspetto piĂš intimo del culto stesso, nonchĂŠ un ingegnoso sistema di illuminazione, il tutto realizzato esclusivamente con materiali disponibili in loco. Il terzo edificio è lâOba Akenzua Centre for Arts and Culture a Benin City, Nigeria (1972-1995). Il quarto edificio è lâabitazione privata di Demas Nwoko a Idumuje-Ugboko, Nigeria, la sua cittĂ natale, realizzata nel 1976. Infine, il quinto edificio è un monastero a Ewo, una cittĂ nello stato di Edo nella Nigeria meridionale. Altri tre progetti sono in fase di attuazione, due dei quali sono molto recenti, per la precisione del 2020. Uno è il progetto per una cappella a Ewo e lâaltro per la Galleria Nazionale ad Abuja. Il terzo, un progetto molto ambizioso, riguarda il New Cultural Design Centre a Lagos, inteso ad incentivare la collaborazione tra architetti, consorzi e consulenti per proporre delle soluzioni di design che spazino dallâingegneria allâarchitettura. Nel Padiglione Stirling grandi fotografie immergono il visitatore portandolo idealmente allâinterno dei diversi edifici per permettere di coglierne tutti i dettagli e i particolari costruttivi. Esposti anche alcuni disegni che Demas Nwoko ha realizzato negli anni â60 e â70 provenienti dai suoi archivi e alcuni suoi libri.
ENG The architectural profile of Demas Nwoko, the Golden Lion for Lifetime Achievement at the 2023 Architecture Biennale, is expressed through an unconventional vision of building that combines artisanal building traditions with an intense and broad artistic and professional experience. The exhibition covers five buildings, five key iconic buildings that chart different aspects of Baba Demasâ work. Two of these buildings are in Ibadan. One is the early work that you mentioned, the New Culture Studios, which started with an art gallery, art studio and then the residents. Later on, the Amphitheatre was dug up and then the theatre. The Centre is then built up over time based on needs. The second one is the Dominican Chapel, a very iconic chapel which was built between 1970 and 1975 for the Ibadan Dominican Institute of the friars from Chicago. This building has somehow served to bring aspects of traditional architecture, such as aspects of ventilation, aspects of the intimate way of worshipping and also bringing light very theatrically into the building, just using the materials that we have here locally. Then there is the Oba Akenzua Centre in Benin City. The fourth one is this house, where we are now, which is Demas Dwokoâs private villa in Idumuje-Ugboko, his birth town. And the fifth one is a monastery building in a place called Ewu, about an hour and a half from here, in Edo state. Some buildings of this project, started in the early 80âs, are already there: a reception building, a refectory which is now used as a prayer hall, but was built just for communal services. Additionally, Baba has introduced three ongoing projects which we also developed for the exhibition. Two of these projects are very recent, from 2020. Baba has designed a purpose-built chapel for Ewu and a National Gallery for Nigeria, in Abuja. And then finally, there is a new Cultural Design Centre for Lagos, which will encourage the architecture and consortiums and consultants all to work under one roof so that they can collaborate to find the solutions we need in design right now from engineering to architecture. So, itâs a building that would be interfaced by the citizens where you can provide different aspects of design under one roof. Itâs a kind of a master plan project. So the exhibition works in different zones, it includes five completed and three ongoing buildings. The exhibition is designed mostly on photographical images: some huge photographical images invite you to see and to enjoy this space, to enjoy the materiality and the detail of the structure. There will also be some of Babaâs archival drawings from the 60s and 70s and two of his new books. A third book The Happy Little Prince will be on display as well in the Book Pavilion together with some design parameters for the Tropics.
Book PavilionPADIGLIONE ROLEX
EXHIBITORS Anne Lacaton, Anne Aprahamian
La nozione di trasmissione della conoscenza alle generazioni future, elemento fondamentale della 18. Mostra Internazionale di Architettura, è parte integrante dellâazione di promozione alla creativitĂ di Rolex. La Casa ginevrina infatti promuove il futuro dellâarchitettura e la condivisione di nuove idee tra le generazioni attraverso lâiniziativa Rolex Mentor and ProtĂŠgĂŠ, un programma che fornisce supporto a giovani talenti emergenti di varie discipline affiancandoli a grandi maestri per un lungo periodo di mentoring e collaborazione creativa. Fra gli architetti che hanno aderito allâiniziativa in qualitĂ di Maestri ci sono Ălvaro Siza, Kazuyo Sejima, Peter Zumthor, Sir David Chipperfield e Sir David Adjaye. Per lâedizione 2023-2024, la collaborazione Mentor and ProtĂŠgĂŠ vede protagoniste lâarchitetta francese Anne Lacaton, Pritzker Prize 2021 e titolare insieme a Jean-Philippe Vassal dello studio di architettura internazionale Lacaton & Vassal con sede a Montreuil, Parigi, e la giovane architetta armeno-libanese Anne Aprahamian. Tutti i progetti di Lacaton da tempo sostengono il riuso adattativo e il design come strumenti di cambiamento sociale. I suoi progetti massimizzano il potenziale umano e ambientale della disciplina e fanno un uso sostenibile di ciò che giĂ esiste. La pratica di Aprahamian è multiforme e anti-disciplinare: come ricercatrice indipendente si ispira alla fantascienza anticipando i problemi del futuro per arrivare a soluzioni per il presente. La sua visione dellâarchitettura è innovativa, accessibile e sostenibile, come dimostrano gli edifici e i progetti allâavanguardia che lei e il suo studio MĂźller Aprahamian hanno progettato a Beirut, Londra e Yerevan, in Armenia. Il Padiglione Rolex ospita i risultati di questa collaborazione creativa.
ENG The notion of passing on knowledge to future generations, a fundamental element of the 18th International Architecture Exhibition, is an integral part of Rolexâs action to promote creativity. The Geneva-based company promotes the future of architecture and the sharing of new ideas between generations through the Rolex Mentor and ProtĂŠgĂŠ initiative. This program provides support to emerging young talents from various disciplines and pairs them with great masters for a long mentoring period and creative collaboration. Among the architects who signed up as mentors are Ălvaro Siza, Kazuyo Sejima, Peter Zumthor, Sir David Chipperfield, and Sir David Adjaye. For the 2023-2024 edition, Mentor and ProtĂŠgĂŠ will see the participation of French architect Anne Lacaton, the winner of the Pritzker Prize 2021 and co-owner, with Jean-Phililppe Vassal, of the Lacaton & Vassal studio in Montreuil, France, as well as the Armenian-Lebanese architect Anne Aprahamian. Lacatonâs projects view adaptive recycling and design as tools for social change. They aim to maximize the human and environmental potential of architecture by making existing structures sustainable. Aprahamian is a multiform, anti-disciplinary practitioner. As an independent researcher, she draws inspiration from science fiction to anticipate future issues and bring solutions to the present. Her architectural vision is innovative, accessible, and sustainable, as demonstrated in the avant-garde designs created by her and her studio, MĂźller Aprahamian, for projects in Beirut, London, and Yerevan. The Rolex Pavilion will showcase the results of these creative collaborations.
Spazio
Esedrawww.rolex.org
ARSENALE
ALBANIA 28
Untimely Meditations or: How We Learn to Live in Synthesized Realities
COMMISSIONER Elva Margariti, Minister of Culture of the Republic of Albania
CURATOR heramarte (Era Merkuri, Martin Gjoleka)
EXHIBITORS heramarte (Martin Gjoleka, Era Merkuri) with Ani Marku and Geraldo Prendushi
Ispirandosi alla raccolta di saggi Considerazioni inattuali di Nietzsche, il Padiglione Albania si propone di scardinare preconcetti architettonici proprio come lo studioso tedesco aveva fatto con quelli filosofici. Nello specifico, il progetto affronta unâanalisi sulle nuove realtĂ tracciate dalla commistione tra ambiente e tecnologia. Con quali modalitĂ lâintelligenza artificiale agisce sulla distinzione tra fisico e virtuale in architettura? Quali sono le nuove tipologie di paesaggio urbano? Come interagiscono gli esseri umani con lâambiente costruito? Questi alcuni degli argomenti sui quali il pubblico viene stimolato ad interrogarsi.
ENG Taking inspiration from Nietzscheâs collection of essays Untimely Meditations, the Albanian Pavilion aims at deconstructing architectural preconceptions just like the German philosopher once did with philosophical ones. Specifically, the project analyses new realities defined by the mixture of environment and technology. How does artificial intelligence act on the distinction between the physical and the virtual in architecture? What are the new types of urban landscape? How do human beings interact with architecture?
Artiglierie www.albanianpavilion2023.com
ARABIA SAUDITA 29
Irth ؍عا
COMMISSIONER Architecture and Design Commission, Ministry of Culture
CURATORS Basma Bouzo, Noura Bouzo
EXHIBITORS Albara Osama Saimaldahar
âIrthâ è la traslitterazione di una parola araba che può significare tanto ereditĂ quanto possedimento prezioso. Il progetto saudita propone una riflessione sul concetto di âirthâ inteso come ricchezza da tramandare alle generazioni future, chiamate a formulare ipotesi e ad esporre narrazioni libere da condizionamenti culturali. Attraverso lâosservazione di diversi materiali di costruzione disposti in un ambiente dal design essenziale, il visitatore può entrare in contatto con la storia di unâarea geografica e di una popolazione che si è da sempre adattata al territorio, rispettandone profondamente esigenze e peculiaritĂ .
ENG Irth is an Arabic word that may either mean âlegacyâ or âtreasured possessionâ.
The Saudi project reflects on the concept of irth in its meaning of patrimony to bequeath to future generations, who will push forward their hypotheses and narratives free of cultural conditioning. By observing different construction materials in a minimalistic environment, visitors will get in touch with the story of a geographical area and a population that always resorted to adapt to territory, respecting its needs and peculiarities.
Sale dâArmi
ARGENTINA 30
The Future of Water
COMMISSIONER Paula
CURATOR
VĂĄzquez Diego ArraigadaIn unâatmosfera lievemente onirica ci si immerge in un fluido che allaga la parte inferiore del Padiglione, tra tavoli luminosi galleggianti e una luce diffusa a bagnare metaforicamente gli spazi. Lâacqua racconta lâacqua attraverso se stessa, a sottolineare come lâhabitat umano e lâelemento per eccellenza essenziale alla vita si siano da sempre definiti a vicenda. Non si entra in un percorso programmato; sono vari i modi per muoversi, avanzare, tornare sui propri passi e uscire, infine, dal Padiglione per ritrovarsi di nuovo âdentroâ Venezia, cittĂ dâacqua per definizione.
ENG In an almost dreamlike atmosphere, the Argentinian Pavilion immerses us in a fluid that floods the lower surface of the building, with lit-up floating tables and a diffused light metaphorically washing the area. Water talks about water, highlighting how human habitats and the element that is essential to life have always defined each other. There is no pre-set itinerary, but several ways to move about, step forward, step back, and, eventually, exit the Pavilion back into Venice â the city of water par excellence.
Sale dâArmi
Regno del BAHRAIN 31
Sweating Assets
COMMISSIONER Shaikh Khalifa bin Ahmad Al Khalifa, Bahrain Authority for Culture & Antiquities
CURATORS Maryam Aljomairi, Latifa Alkhayat
EXHIBITORS Maryam Aljomairi and Latifa
Alkhayat, Waleed Alzubari, Hajar Budhahi, Sara Ali, Nada Almulla, Alanood Alkhayat, Hussain Almosawi, Saleh Jamsheer
Alternando inverni aridi a estati umide e afose, il Regno del Bahrain è caratterizzato da uno tra i climi piĂš caldi al mondo. Lâimportanza strategica dei sistemi di raffreddamento risponde alla crescente richiesta di comfort da parte degli abitanti, offrendo al contempo la preziosa possibilitĂ di disporre di grandi quantitĂ dâacqua derivanti dalla condensa prodotta dagli impianti di condizionamento. Il Padiglione mette in scena una coreografia che vede i processi atmosferici (temperatura, umiditĂ , condensazione) tracciare
nuovi scenari per unâecologia contemporanea, in cui un prodotto dellâinsediamento umano fornisce lâapprovvigionamento idrico ai terreni aridi da destinare allâagricoltura.
ENG Bahrain alternates dry winters and humid and sultry summers â indeed, it is one of the warmest countries in the world. The strategic importance of cooling systems is the answer to the populationâs growing demand for comfort, with the side effect of water coming from air conditionersâ condensation. The Pavilion stages a choreography for the three factors (temperature, humidity, condensation) to picture scenarios for modern ecology, where a product of human settlement supplies water to dry farmland.
Artiglierie
www.sweatingassets.bh
REPUBBLICA CECA 32
The Office for a Non-Precarious Future
COMMISSIONER Helena Huber-DoudovĂĄ
EXHIBITORS Eliťka Pomyjovå, David Neuhäusl, Jan Netuťil
Con il Padiglione in fase di ristrutturazione (ai Giardini rimane solo unâinstallazione esterna), lâesposizione si delinea nella inedita sede dellâArsenale come un work in progress che riflette sulla precarietĂ lavorativa dei giovani architetti cechi, allargando poi il dibattito su scala internazionale. Il percorso è diviso in due parti: nella Fabbrica diverse postazioni mostrano a video dati relativi al precariato; nel Laboratorio vengono offerti strumenti concreti per ipotizzare un futuro professionalmente meno incerto. Scrivanie, supporti e schermi interattivi offrono informazioni e possibili soluzioni nellâambito delle buone pratiche in architettura e possono essere utilizzati anche per la formulazione di idee da parte dei visitatori.
ENG The Czech Pavilion being under restoration (with an external installation placed at Giardini), the exhibition finds a new home at the Arsenale with a work-in-progress that reflects on the professional instability of young Czech architects, and that of architects around the world. The itinerary is divided into two parts: in the Factory, several stations show videos on job insecurity; in the Laboratory, tools are provided to imagine a new and less uncertain future. Desks, supports, and interactive media show information and possible solutions on architectural best practices, and may be used by visitors to propose new ideas.
Artiglierie
CILE 33
Moving Ecologies
COMMISSIONER Cristobal Molina Baeza (Ministry of Cultures, Arts and Heritage of Chile)
CURATORS Gonzalo Carrasco, Beals Lyon Arquitectos
Partendo dallâinventario delle specie endemiche e autoctone custodito nella banca dei semi nella cittĂ di VicuĂąa, il progetto cileno propone di guardare al futuro in unâottica di âriparazione ecologicaâ dei danni inferti alla natura dallâuomo. Lâimpianto espositivo è costituito da 250 sfere piene di semi â per lo piĂš con capacitĂ di germinazione bassa o nulla â che raccontano storie di speranza e di cura. Questi semi vengono ora utilizzati dagli architetti cileni per affrontare le principali sfide architettoniche e urbane del futuro. In particolare si stanno utilizzando specie che colonizzano suoli altamente degradati o che ripristinano ecosistemi danneggiati da disastri naturali e paesaggi devastati da incendi antropogenici.
ENG The Chilean project worked on the endemic species stored in the seed vault in VicuĂąa to look at the future from the point of view of âecological remedyâ of the damage man did to nature. The exhibition is presented through a collection of 250 seed-full spheres, mostly with low or no germination capacity âthat tell stories of hope and care. These seeds will be used by Chilean architects to face the main urban challenges of the future. In particular, they are using species that can colonize highly degraded damaged soils and restore ecosystems that have been damaged by natural disasters as well as landscapes devastated by anthropogenic fires.
Artiglierie www.movingecologies.com
CINA
Repubblica Popolare Cinese 34
Renewal: A Symbiotic
Narrative
COMMISSIONER China Arts and Entertainment Group Ltd
CURATOR Ruan Xing
EXHIBITORS Bo Hongtao, Cai Chunyan / Liu
Tao, Du Chunlan, Fan Beilei / Kong Rui / Xue
Zhe, Guo Yuchen /Yang Siqi / Zhan Beidi / Jiang Boyuan / Wang Jingwen / Yang Shuo, He Jianxiang / Jiang Ying, He Mengjia, Huang Huaqing, Huang Yinwu, Kong Yuhang / Yang Wei, Li Danfeng / Zhou Jianjia, Li Xinggang, Liu Doreen Heng, Liu Kenan / Zhang Xu, Liu Moyan / Su Peng / Ju Anqi / Ying Shijiao / Li Yuanyuan / Song Jiawei, Liu Yuyang, Long Ying, Luo Jing / Yu Borou, Meng Fanhao, Qian Shiyun, Ruan Xing / Zhang Yang, Shui Yanfei, Song Yehao, Sun Haode / Student Team SJTU, Tong Ming / Ren Guang / Guo Hongqu, Wang Dan / Li
Zhibo, Wang Qiuâan, Wang Xin / Sun Yu, Wang Yan, Wang Zhuoâer, Wu Hongde / Du Qian / Rao Fujie / Wang Hao, Xu Xunjun / Zhang Xudong / Pang Lei, Yang Yongliang, Zhang Bin, Zhang Jiajing, Zhang Li / Zhao Peng / Ye Yang, Zhang Ming / Zhang Zi / Qin Shu / Su Ting, Zhang Tong / Aldo Aymonino, Zheng Xiaodi,Zhou Wei,Zhuang Shen/Ren Hao/Tang Yu/Zhu Jie,Zhuang
Ziyu,Shanghai Design Week, Atelier Deshaus, Arcplus Group-ECADI (East China Architectural Design & Research Institute Co./Ltd.), Arcplus Group-Institute of Shanghai Architectural Design & Research (Co./Ltd.), CBC Building Centre, Chongqing Architectural Design Institute of Chongqing Design Group
Che cosa significa ârinnovamentoâ nel contesto culturale cinese? Ă uno stato dâanimo. Il cambiamento è una condizione costante; la stessa tradizione culturale cinese determina questa disposizione verso la continuitĂ sostenendo il âmutamento allâinterno dellâimmutatoâ. Attraverso il prisma del cambiamento avvenuto nel mondo costruito negli ultimi 40 anni il Padiglione racconta il singolare rinnovamento simbiotico della Cina tra vita, architettura, cittĂ e natura. Percorrendo gli spazi cosiddetti di âvisioneâ, âscopertaâ e âcontemplazioneâ i visitatori possono cercare risposte ai problemi del nostro tempo e immaginare il futuro. Il rinnovamento è un enigma architettonico.
ENG What does ârenewalâ mean in the Chinese cultural context? It is a state of mind. Change is constant, and Chinese cultural tradition itself determines its continuousness in the doctrine of âchange within the unchangedâ. Under the point of view of what has changed in architecture over the last forty years, the Pavilion shows the peculiar symbiotic renewal of China of life, architecture, city, and nature. Through the âviewingâ, âunfoldingâ, and âcontemplatingâ of the Pavilion, visitors may use to find answers to modern problems and to imagine the future. Renewal is an architectural enigma. Magazzino
delle VerginiCROAZIA 35
Same as It ever Was
COMMISSIONER Ministry of Culture and Media of the Republic of Croatia
CURATORS Mia Roth, TonÄi Äerina
EXHIBITORS Mia Roth, TonÄi Äerina, Luka FatoviÄ, Vedran Kasap, Ozana UrsiÄ, Niko MihaljeviÄ, Ivica MitroviÄ
Il paesaggio paludoso del fiume Lonja, una delle aree umide piĂš vaste dâEuropa, assurge a simbolo delle dinamiche di coesistenza tra territorio e popolazione. In questo contesto lâarchitettura può rappresentare uno strumento di dialogo tra Uomo e Natura intesi come termini di unâequazione che, coinvolgendo professionisti, insegnanti e studenti, parla un linguaggio votato alla resilienza. Il progetto croato, che si sviluppa anche attorno ad una serie di conferenze e
di laboratori, suggerisce la necessitĂ di azioni future nella formazione di architetti e designer, riconoscendo lâorigine multidisciplinare e trasversale delle competenze impegnate nella cura dellâambiente.
ENG The humid landscape around the Lonja River, one of the largest humid areas in Europe, becomes the symbol of the dynamics of coexistence between population and territory. In this context, architecture may represent a tool of dialogue between Man and Nature â terms of an equation that involves professionals, teachers, and students who speak the language of resilience. The Croatian project develops around a series of conferences and workshops, and shows the need for future action in the education of architects and designers, recognizing the multi-disciplinary, transversal origin of professions that are active in the care of the environment.
Artiglierie
EMIRATI ARABI UNITI 36
Aridly Abundant
COMMISSIONER Salama bint Hamdan Al Nahyan Foundation
CURATOR Faysal Tabbarah
Allâinterno del Padiglione emiratino è possibile percepire le qualitĂ spaziali, materiali e sensoriali di un ambiente arido, qui ricreato per richiamare sia il paesaggio tipico degli Emirati sia la preoccupante e probabile condizione futura del nostro intero Pianeta. La provocazione qui consiste nella possibilitĂ di associare gli ambienti aridi ad unâidea di abbondanza, anzichĂŠ di scarsitĂ , esplorando le potenzialitĂ architettoniche allâinterno di paesaggi aridi nellâaltopiano desertico degli Emirati Arabi Uniti o mettendo a disposizione, a livello globale, pratiche giĂ in atto di riconversione del suolo.
ENG At the Emirati Pavilion, visitors will be able to perceive the spatial, material, and sensorial qualities of a dry environment, recreated to evoke both the typical landscape of the UAE and a worrying, probable future of the entire planet. The underlying provocation is about trying to associate dry environments to the idea of abundance, rather than scarcity, by explorating the potential of architecture within arid landscapes in the Emirati desert highlands and by sharing already existing practices of soil conversion at a global level.
Sale dâArmi
FILIPPINE 37
Tripa de Gallina: Guts of Estuary
COMMISSIONER Victorino Mapa Manalo, Chairman National Commission for Culture and the Arts (NCCA)
CURATORS Sam Domingo e Ar. Choie Y. Funk
EXHIBITORS The Architecture CollectiveTAC (Bien M. Alvarez, Matthew S. Gan, Ar. Lyle D. La Madrid, e Arnold A. RaĂąada)
Le Filippine scelgono una metafora orografica per spiegare i problemi che da tempo affliggono le comunitĂ residenti in prossimitĂ dellâEstero de Tripa de Gallina, il torrente piĂš lungo della regione di Metro Manila. Il sovrappopolamento, unito allâassenza di un piano di interventi strutturali sullâestuario, ha completamente trasformato la geografia originaria dellâarea, riducendola ad una vasta massa di fango maleodorante che impedisce al torrente di confluire naturalmente nel fiume Pasig e nella Baia di Manila. Lâinstallazione consiste in una struttura in bambĂš a forma di boa che funge da segnale per unâazione collaborativa in nome della resilienza.
ENG The Philippines choose orography to explain the issues that have long affected communities in the Estero de Tripa de Gallina, the longest stream in the Metro Manila region. Overpopulation, combined with the lack of structural interventions on the estuary, has completely transformed the area, which has turned into a muddy, smelly expanse that prevents the stream to empty into the Pasig River and later in the Manila Bay. The installation is a buoy-shaped bamboo construct that acts as a beacon to call to collaborative action under the guide of resilience.
Artiglierie
Granducato di LUSSEMBURGO 38
Down to Earth
COMMISSIONER Kultur | lx - Arts Council
Luxembourg and Luca â Luxembourg Center for Architecture, on behalf of Ministry of Culture
CURATORS Francelle Cane, Marija MariÄ
EXHIBITORS Francelle Cane, Marija MariÄ, in collaboration with Armin Linke and Lev Bratishenko
Trasformato in un laboratorio lunare, il Padiglione mette in scena operazioni di estrazione mineraria spaziale, svelando i retroscena di una âcorsa allâoroâ contemporanea infarcita di false promesse circa la possibilitĂ di disporre di risorse illimitate oltre i confini della Terra. Il tema viene ulteriormente approfondito dalla proiezione di un film realizzato dal fotografo e filmmaker Armin Linke, in collaborazione con un gruppo di lavoro internazionale che effettua ricerche nel campo delle attivitĂ estrattiviste extra-terrestri, e dal volume Staging the Moon, che contiene contributi
dei curatori e una selezione di fotografie dello stesso Linke e di Ronni Campana.
ENG The Luxembourg Pavilion has been turned into a lunar workshop to stage spatial mining operations and imagining the backstage of a modern âgold rushâ with all the false promises of any unlimited off-Earth resources. The theme is further studied in a movie made by filmmaker Armin Linke in cooperation with an international team working on extra-terrestrial mining research, and a book, Staging the Moon, with contributions from the curators and photographs by Linke and Ronni Campana.
Sale dâArmi
www.venicebiennale.kulturlx.lue
IRLANDA 39
In Search of Hy-Brasil
COMMISSIONER Culture Ireland
CURATORS Peter Cody, Peter Carroll, Elizabeth Hatz, Mary Laheen and Joseph Mackey
EXHIBITORS Hy-Brasil
Hy-Brasil è unâisola leggendaria dellâAtlantico che incarna la possibilitĂ di immaginare in veste nuova lâIrlanda e i suoi territori oceanici. Disegni, modelli, proiezioni, mappature e racconti restituiscono i risultati di unâindagine svolta in alcune remote isole irlandesi tracciando connessioni tra il tessuto sociale, il paesaggio culturale e il delicato equilibrio ecologico di tali territori. Con un passaggio continuo tra la sfera globale e quella locale, tra la dimensione territoriale e quella intima, il Padiglione offre unâesperienza immersiva in cui la luce naturale è utilizzata come fonte principale di illuminazione, al fine di riprodurre le condizioni naturali delle isole sensibilizzando i visitatori su temi quali energie rinnovabili, produzione alimentare etica e biodiversitĂ .
ENG Hy-Brasil is a legendary island in the Atlantic that embodies the idea of a new face of Ireland and its Atlantic territories. Drawings, models, screenings, maps, and stories visualize an investigation carried out in remote Irish islands to trace connections between the social fabric, the cultural landscapes, and the delicate ecological balance in those territories. Switching between the global and the local, the territorial and the intimate, the Pavilion offers an immersive experience where light is mostly natural to reproduce the real-life conditions of the islands and make visitors more aware on such topics as renewable energy sources, ethical farming, and biodiversity.
Artiglierie
Repubblica del KOSOVO 40 rks² transcendent locality
COMMISSIONER Dafina Morina
EXHIBITORS Poliksen Qorri-Dragaj, Hamdi Qorri
La âlocalitĂ trascendenteâ del titolo è il luogo fisico ed emotivo in cui si trova lâindividuo migrato, in perpetua sospensione tra la patria dâorigine e la terra ospitante, in uno stato intermedio tra il presente fisico e il passato abbandonato. Il Padiglione prende in esame lâondata migratoria che si è riversata in Kosovo in seguito alla disgregazione dellâex Jugoslavia per analizzarne lâimpatto sullo sviluppo successivo del Paese. Prendendo atto dellâinfluenza che le reti sociali migratorie esercitano sullo spazio urbano delle terre ospitanti, il progetto si interroga su quali siano le modalitĂ piĂš adeguate da adottare in tali contesti in termini di pianificazione architettonica, al fine di creare contesti urbani piĂš vivibili e favorire la resilienza civile.
ENG The transcendent locality in question is the physical and emotional territory migrants live in, perpetually suspended between their homeland and their new residence â a status midway between the physical present and the abandoned past. The Pavilion examines the migratory wave that poured into Kosovo following the disintegration of former Yugoslavia to analyse its impact on Kosovoâs development. By studying the influence of migration social networks on the urban areas of the host country, the project questions what are the most appropriate practices to adopt in such context in terms of architectural planning, in order to create more liveable urban contexts and promote civil resilience.
Artiglierie www.pavilionofkosovo.com
LETTONIA 41
T/C Latvija (TCL)
COMMISSIONER JÄnis Dripe (Ministry of Culture of the Republic of Latvia)
CURATOR Ernests Cerbulis, Uldis JaunzemsPÄtersons
EXHIBITORS Ints MeĹÄŁelis, Toms Kampars
La Lettonia celebra la sua decima partecipazione alla Biennale Architettura con lâinaugurazione di un âsupermercato delle ideeâ, uno spazio democratico dove prodotti di varie origini si incontrano sugli stessi scaffali. I nomi, gli ingredienti e i dati di provenienza che distinguono ciascuno degli oltre 500 prodotti sono stati ricavati con lâausilio dellâAI attingendo ai contenuti di precedenti Biennali Architettura al fine di mettere in risalto le connessioni tra le diverse edizioni e le partecipazioni nazionali. Spazio immersivo in cui tutte le istanze convergono e trovano posto, T/C Latvija (TCL) si pone come un innovativo laboratorio del futuro in cui è possibile partecipare, interagire e prendere posizione sul domani dellâarchitettura.
ENG Latvia celebrates its tenth Architecture Biennale participation with a âsupermarket of ideasâ, a democratic space where products of different origins meet on the shelves. Names, ingredients, and source data featured in the 500+ items have been created using AI fed with content from the previous editions of the Biennale to highlight the connections between the several past editions and the national participations. T/C Latvija (TCL) is an immersive space where all instances converge and find a place, a Laboratory of the Future where visitors can participate, interact, and take a stand on the future of architecture.
Artiglierie
www.latvianpavilion.lv
MESSICO 42
Utopian Infrastructure: The Campesino Basketball Court
COMMISSIONER Diego E. SapiĂŠn MuĂąoz, Instituto Nacional de Bellas Artes y LiteraturaCURATORS/EXHIBITORS APRDELESP y Mariana
BoteyAl di lĂ della sua originaria funzione sportiva e ricreativa, nelle zone rurali del Messico il âcampo da basket contadinoâ è in realtĂ uno spazio di aggregazione attorno cui gravita lâintera vita sociale, culturale e politica delle comunitĂ . Partendo da tale assunto il Padiglione ricrea un frammento in scala 1:1 di un campo di pallacanestro rifunzionalizzato come luogo privilegiato di attuazione di processi di decolonizzazione nelle comunitĂ indigene in Messico. Lo spazio immersivo del Padiglione accoglie il visitatore con installazioni, video, materiale fotografico e documentario, trasmissioni radio da Venezia e da CittĂ del Messico e un cineclub diffuso in varie sedi nel mondo a cadenza settimanale.
ENG In rural Mexico, the campesino is more than a place to play â it is a space for social, cultural, political aggregation for the population at large. Based on this assumption, the Pavilion recreates a natural-scale fragment of a repurposed basketball court as a privileged place for the enactment of decolonization practices in indigenous Mexican communities. The Pavilionâs immersive space welcomes visitors with installations, video, photographs, documentaries, radio programmes from Venice and Mexico City, and a film club meeting weekly in several cities around the world.
Sale dâArmi infraestructurautopica.com
PERĂ 43
Walkers in Amazonia. The Calendar Project
COMMISSIONER JosĂŠ Orrego
CURATORS Alexia LeĂłn, Lucho Marcial EXHIBITORS Waman Wasi et al.
Attraverso il Calendar Project, che fornisce una panoramica delle trasformazioni dellâAmazzonia nei millenni, Waman Wasi conserva e rinnova la conoscenza della diversitĂ e delle varietĂ delle foreste pluviali tropicali. Negli spazi dellâinstallazione audiovisiva i visitatori entrano in contatto con gli indigeni nomadi dellâAmazzonia. Esplorare una realtĂ abitata da persone con una propria storia culturale ci aiuta a cambiare il nostro modo di vedere, capire e comunicare il futuro.
ENG Through the Calendar Project, which provides an overview of the transformations of the Amazon over millennia, Waman Wasi preserves and renews knowledge of the diversity and variety of tropical rainforests. In the spaces of the audio-visual installation, visitors come into contact with the nomadic indigenous people of the Amazon, exploring a reality inhabited by people with their own cultural history that helps us change our way of seeing, understanding, and communicating the future. Sale dâArmi
SINGAPORE 44 WHEN IS ENOUGH, ENOUGH? The Performance of Measurement
COMMISSIONERS Yap Lay Bee, Group Director (Architecture & Urban Design), Urban Redevelopment Authority; Dawn Lim, Executive Director, DesignSingapore Council CURATORS Melvin Tan, Adrian Lai, Wong Ker How
EXHIBITORS Isabella Ong, Lip Chiong, Mun Summ Wong, Richard Hassell, Ong KerShing, Joshua Adam Comaroff, Thomas Schroepfer, Srilalitha Gopalakrishnan, Hwang Yun-Hye, Anuj Jain, Emi Kiyota, Bjorn Low
Ă possibile misurare qualitĂ astratte del luogo in cui si vive quali lâattaccamento, lâattrazione, la connessione, lâinclusione, la libertĂ ? Per mezzo di un sistema di macchine analogiche che tracciano in tempo reale dati su rotoli calligrafici alti cinque metri, il visitatore è invitato a rispondere a sei quesiti che mettono in luce gli elementi intangibili di un contesto urbano e inducono a riflettere sulle qualitĂ in grado di trasformare una cittĂ definita semplicemente âa misura dâuomoâ in una cittĂ vitale ed empatica. La visualizzazione sia dei consensi che delle contraddizioni facilita la messa a fuoco di un punto di equilibrio dellâambiente urbano desiderato.
ENG Can we measure the abstract qualities of the place we live in, such as attachment,
attraction, connection, inclusiveness, freedom? With the help of analogue values measurement machines that track data in real time and record it on five-metre-tall paper roll, visitors will be invited to answer six questions that highlight the intangible elements of urban context and make them reflect on whatever qualities can turn a city that is merely defined as âliveableâ into a city that is also vital and empathetic. The visualization of consensus and contradictions helps focus on a balance point for the urban environment we wish for.
Sale dâArmi
Repubblica di SLOVENIA 45
+/- 1 °C: In Search of WellTempered Architecture
COMMISSIONER Maja Vardjan, Museum of Architecture and Design
CURATORS Jure Grohar, Eva Gusel, MaĹĄa Mertelj, Anja Vidic, Matic VrabiÄ
EXHIBITORS Anna Bach, Eugeni Bach (A&EB architects); Sophie Dars (Accattone); Marcello Galiotto, Alessandra Rampazzo (AMAA); Urban PetranoviÄ, Davor PoÄivaĹĄek (Arhitekti PoÄivaĹĄek PetranoviÄ); Niklas Fanelsa (Atelier Fanelsa); Alicja Bielawska, Simone De Iacobis, Aleksandra KÄdziorek, MaĹgorzata Kuciewicz; Laura Bonell, Daniel LĂłpezDòriga (Bonell+Dòriga); Radim Louda, Paul Mouchet (CENTRAL offau); Maxime Delvaux; Velika Ivkovska; KOSMOS; Aidas Krutejavas (KSFA Krutejavas Studio For Architecture); Laura Linsi, Roland Reemaa (LLRRLLRR); Benjamin Lafore, SĂŠbastien Martinez-Barat (MBL architectes); Ana Victoria Munteanu, Daniel Tudor Munteanu; Daniel Norell, Einar Rodhe (Norell Rodhe); Søren Pihlmann (Pihlmann architects); Ambra Fabi, Giovanni Piovene (Piovenefabi); Matteo Ghidoni (Salottobuono); Gordon Selbach; Pablo Canga, Anna Herreros (SOLAR); Elena SchĂźtz, Julian Schubert and Leonard Streich (Something Fantastic); Jakob Sellaoui (Studio Jakob Sellaoui); Hana Mohar, Frane StanÄiÄ (Studio Ploca); Susanne Brorson (Studio Susanne Brorson); Benjamin Gallegos Gabilondo, Marco Provinciali (Supervoid); Ana KreÄ (Svet vmes); Janja Ĺ uĹĄnjar; Mireia LuzĂĄrraga, Alejandro MuiĂąo (TAKK); LĂŠone Drapeaud, Manuel LeĂłn Fanjul, Johnny Leya (Traumnovelle); Gaetan Brunet, ChloĂŠ ValadiĂŠ (UR)
Il progetto sloveno propone un nuovo punto di vista sullâefficienza energetica in architettura, questione troppo spesso affidata alla sola tecnologia e nascosta âdietro le paretiâ. Lâefficienza energetica viene letta ancora come una componente separata e indipendente dalla progettazione complessiva di un edificio e, di conseguenza, lâecologia in architettura viene percepita come una regola restrittiva imposta da rigide condizioni tecniche e legislative, quindi, in qualche
ENG The project unfolds through three zones. Zone I, The Past is the Laboratory of the Future, traces historical links to the architectural representation of social structures as documented in pre-colonial southern-African societies. Zone II, The Council of (non-human) Beings, contains contemporary drawings on the topic of animism in architectural practice. Zone III, Political Animals, presents the organizational and curricular structures of South African architecture schools as architectural objects.
Sale dâArmi www.sapavilion.co.za
TURCHIA 47
Ghost Stories: The Carrier Bag Theory of Architecture
COMMISSIONER Istanbul Foundation for Culture and Arts (Ä°KSV)
CURATORS Sevince Bayrak, Oral GĂśktaĹ Nel progetto turco ritroviamo uno spunto che Cecilia Alemani aveva proposto per il suo Latte dei Sogni. Il titolo, infatti, richiama il libro The Carrier Bag Theory of Fiction di Ursula K. Le Guin, opera nella quale lâautrice riscriveva la storia dellâumanitĂ immaginandone un diverso presupposto iniziale. Allo stesso modo Ghost Stories invita a liberare la mente da posizioni preconcette per mettersi allâascolto delle storie che gli edifici abbandonati raccontano. Come possono tali edifici, frutto di unâespansione urbanistica accelerata, essere riconvertiti anzichĂŠ demoliti o lasciati al loro destino?
ENG In the Turkish project, we find again an idea that Cecilia Alemani had proposed for her Milk of Dreams. The title is a reference to an essay by Ursula K. Le Guin, The Carrier Bag Theory of Fiction, where the author rewrote the history of humankind imagining different initial conditions. In the same way, Ghost Stories invites us to free our mind from any preconceived notions and to listen to the stories that abandoned buildings tell us. How can these buildings, the result of accelerated urban expansion, be converted, instead of demolished or left behind?
Sale dâArmi turkiyepavilion23.iksv.org
UCRAINA 48
Before the Future
COMMISSIONER Mariana Oleskiv, State Agency for Tourism Development of Ukraine
CURATORS Iryna Miroshnykova, Oleksii Petrov, Borys Filonenko
EXHIBITORS architects, artists, writers, cultural operators, et al.
Il ruolo fondamentale svolto dalla narrazione nel delineare i confini di uno spazio protetto è al centro del progetto ucraino. Ovunque ci sia una storia da raccontare, occorre che ci sia sempre qualcosa o qualcuno che permette a quella
voce di essere ascoltata in modo relativamente sicuro. Persino in situazioni di coesistenza con la costante distruzione di passato e presente possiamo riunirci sotto un tetto o dietro un bastione per discutere le questioni piĂš urgenti, fra cui i limiti ma anche le possibilitĂ per gli architetti di immaginare il futuro.
ENG The fundamental role played by Narration in defining the boundaries of a protected space is at the center of the Ukrainian project. Wherever there is a story to be told, there must always be something or someone who allows that voice to be heard relatively safely. Even in a situation of coexistence with the constant destruction of our past and our present we can gather under a roof or behind a bastion to discuss the most urgent issues, including the limits but also the possibilities for architects to imagine the future.
Sale dâArmi
Repubblica dellâ UZBEKISTAN 49
Unbuild Togheter
COMMISSIONER Art and Culture Development Foundation
CURATORS Studio Ko
EXHIBITORS Abdulvokhid Bukhoriy, El Mehdi Azzam, Miza Mucciarelli, Emine GĂśzde Sevim
Il mattone viene rappresentato dallâUzbekistan come elemento cardine dellâarchitettura autoctona, anche traendo spunto dal suo utilizzo testimoniato nelle rovine delle Qalas, antiche fortezze della regione del Karakalpakstan. Lâindagine allâinterno del Padiglione si svolge dunque sulla materialitĂ del mattone â la terra, lâargilla â per poi arrivare ad una reinterpretazione piĂš generale delle modalitĂ di realizzazione di questo componente architettonico elementare e, piĂš in generale, delle relative tecniche costruttive e delle tipologie delle sue finiture. In esposizione alcuni pezzi smaltati dallâartista e maestro ceramista uzbeko Abdulvahid Bukhoriy, uno dei pochi artigiani ancora in grado di praticare e insegnare la tecnica di lavorazione âBlue Bukharaâ applicata alla ceramica.
ENG In the Uzbek project, the brick is shown as the fundamental element of local architecture, taking inspiration in its usage as seen in the ruins of the qalas, ancient fortresses in the Karakalpakstan region. This study focuses on the materiality of bricks â earth, clay âto reinterpret more generally the several ways this elemental architectural component comes to be, as well as the building techniques and finishes it is used in. On exhibition, some pieces enamelled by Uzbek ceramic artist Abdulvahid Bukhoriy, one of the few remaining craftsmen who excels in the blue Bukhara technique.
Tese CinquecenteschePADIGLIONE ITALIA 50
SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri
COMMISSIONER Onofrio Cutaia, Direzione Generale CreativitĂ Contemporanea del Ministero della Cultura
CURATOR Fosbury Architecture (F.A.)
Il progetto si fonda sulla visione dellâarchitettura come pratica di ricerca multidisciplinare al di lĂ dei manufatti e della progettazione come risultato di un lavoro collettivo e collaborativo, che supera lâidea dellâarchitettoautore. In questa visione, lo spazio è inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio di possibilitĂ . Fosbury Architecture ha individuato e invitato a collaborare nove pratiche spaziali â architetti e gruppi italiani under 40 rappresentativi di ricerche originali attivi in Italia e allâestero â, chiamate a sviluppare altrettanti progetti pionieri per il Padiglione. Le nove stazioni sono siti rappresentativi di condizioni di fragilitĂ o trasformazione del nostro Paese, nelle quali ciascun gruppo transdisciplinare è stato chiamato a intervenire, collaborando con una serie di incubatori â attori locali come musei, associazioni, festival culturali â con lâobiettivo di radicare ciascun progetto nel territorio di riferimento. In questo modo le nove stazioni vanno a configurare le tappe di unâinedita geografia, diventando mete simboliche di un rinnovato Viaggio in Italia
ENG The project is based on the vision that architecture is a research practice beyond the construction of buildings and that design is always the result of collective and collaborative work that goes beyond the idea of the architect-author. According to this vision, space is understood as a physical and symbolic place, a geographical area and abstract dimension, a system of known references and a territory of possibilities. Fosbury Architecture identified and invited nine spatial practices to collaborate, designers âItalian architects or groups, aged under 40, representative of original research, active in Italy and abroad â called upon to develop nine pioneering projects for the Pavilion. Nine stations were then pinpointed, sites that are representative of situations of fragility or in transformation in our country, where each transdisciplinary group was called upon to intervene. Each design group has collaborated with a series of incubators â local actors such as museums, associations, and cultural festivals â with the aim of rooting each project in its territory of reference. In this way, the nine projects shape the stages of a new geography, becoming symbolic destinations of a renewed Italian Journey
Tese delle Vergini
www.fosburyarchitecture.com
IG: @fosburyarchitecture
APPLIED ARTS PAVILION SPECIAL PROJECT
Tropical Modernism: Architecture and Power in West Africa
Per il settimo anno consecutivo il V&A è presente alla Biennale con un progetto speciale che questâanno si concentra sul Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale Attraverso lâanalisi del lavoro del Dipartimento di Architettura Tropicale e di vari casi studio, la mostra presenta unâinstallazione cinematografica multicanale al fine di riflettere criticamente sulla storia imperiale del Modernismo tropicale, un distintivo stile architettonico inizialmente sviluppato e impiegato come strumento per sostenere il dominio coloniale, e in seguito adattato dagli architetti dellâAfrica occidentale per promuovere lâentusiasmo e le rinnovate possibilitĂ allâindomani dellâindipendenza del Ghana - il primo paese dellâAfrica sub-sahariana ad affrancarsi dal dominio coloniale nel 1957. La mostra è curata da Christopher Turner (V&A) insieme a Nana Biamah-Ofosu e Bushra Mohamed (AA), realizzata in collaborazione con lâArchitectural Association (AA) di Londra e la Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) di Kumasi.
ENG For the seventh consecutive year, the V&A is present at the Biennale with a special project. The Installation at Applied Arts pavilion critically reflects on the imperial history of Tropical Modernism through an analysis of the work of the Department of Tropical Architecture and a dozen key projects. It explores the ways in which this distinctive architectural style was initially developed and employed as a tool to support colonial rule before being adapted by West African architects to promote the excitement and possibilities of the period that followed Ghana becoming the first sub-Saharan African country to gain independence in 1957. The exhibition is organised in collaboration with the Architectural Association (AA), London, and Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST), Kumasi, and is curated by Dr Christopher Turner (V&A) with Nana Biamah-Ofosu and Bushra Mohamed (AA).
Sale dâArmi www.vam.ac.uk
AROUND TOWN
BULGARIA 51
Education Is the Movement from Darkness to Light
COMMISSIONER Alexander Staynov
CURATOR Boris Tikvarski
EXHIBITORS Boris Tikvarski, Alexander Dumarey, Bojidara Valkova, Mariya Gyaurova, Mike Fritsch and Kostadin Kokalanov
Articolata in tre differenti aree (ingresso, aula, area dibattito), la mostra si concentra sul tema del rapido declino demografico attraversato dalla Bulgaria negli ultimi tre decenni, focalizzandosi precisamente sullâabbandono degli edifici scolastici dovuto alla flessione dellâindice delle nascite. Attraverso le immagini del fotografo belga Alexander Dumarey, raffiguranti mobili e attrezzi abbandonati negli edifici, la riflessione sul fenomeno dello spopolamento del Paese pone interrogativi su scala globale, delineando a riguardo scenari futuri sempre piĂš concretamente allarmanti.
ENG Organized in three sections (entrance, hall, debate room), the exhibition focuses on the issue of the rapid demographic decline that took place in Bulgaria over the last three decades, especially on the abandonment of schools due to lack of pupils. Using photographs by Belgian photographer Alexander Dumarey depicting leftover school furniture and supplies, the reflection on a depopulating country questions the global space of plausible, alarming scenarios.
Sala del Tiziano, Centro Culturale
Don Orione Artigianelli, Dorsoduro 909/A
Repubblica di CIPRO 52
From Khirokitia to Mars
COMMISSIONER Petros Dymiotis, Cultural Officer at the Cultural Services of the Deputy Ministry of Culture
CURATORS/EXHIBITORS Petros Lapithis, Lia Lapithi, Nikos Kouroussis, loanna loannou Xiari, Cyprus Space Exploration Organization
Può il nostro futuro essere pensato e costruito a partire da alcune delle pagine piĂš remote del nostro passato? Il sito archeologico cipriota di Khirokitia, risalente al 7500 a.C., ha svelato agli studiosi una struttura sociale caratterizzata da straordinarie dinamiche di uguaglianza, sostenibilitĂ e armonia. I curatori si interrogano sulla possibilitĂ di prendere come esempio questo modello di civiltĂ preistorica per definire le basi di futuri insediamenti su Marte, compiendo un balzo temporale e spaziale che riconduce infine lâattenzione sul presente della Terra, con particolare riferimento allo sfruttamento sregolato delle sue risorse naturali.
ENG Can our future be thought and built upon one of the most remote pages of our past? The archaeological site we are looking at
is in Khirokitia, Cyprus, and dates back to 7500 BC. Researchers discovered a social structure featuring remarkable dynamics of equality, sustainability, and harmony. The curators wonder about the possibility of taking this model of prehistoric civilization as an example to define the foundations for future settlements on Mars, making a temporal and spatial leap that finally brings attention back to the present of the Earth, with particular reference to the unruly exploitation of natural resources.
Associazione Culturale Spiazzi
Castello 3865
ESTONIA 53
Home Stage
COMMISSIONER Raul Järg
CURATORS/EXHIBITORS Aet Ader, Mari MĂśldre and Arvi Anderson
Con la sua presenza il visitatore si trasforma involontariamente in un vicino curioso e, al contempo, in un esploratore dellâarchitettura. Tutta lâazione si svolge allâinterno di un vero appartamento, nelle cui stanze si vengono a creare situazioni domestiche al limite del grottesco, con performance della durata di unâora e mezza che si ripetono ciclicamente durante tutta la giornata. Ci si sofferma in modo quasi paradossale su episodi in cui i sogni si scontrano con la realtĂ , i proprietari con gli inquilini, i venditori con gli acquirenti, lâintimitĂ domestica con lâalienazione. Resta solo una porta chiusa, che si apre a discrezione del performer del momento...
ENG With their presence, visitors will involuntarily turn into a nosy neighbour and, at the same time, into an explorer of architecture. All action takes place within a real apartment. Each room is the set for domestic situations that border the grotesque, shown as ninety-minute performances throughout the day. We will see episodes where dreams clash with reality, tenants with landlords, sellers with buyers, homely intimacy with alienation. Only one door is shut, and will be open according to the whim of a performerâŚ
Salizada Streta, Castello 96 www.homestage.ee
GEORGIA 54
january, february, march
COMMISSIONER Magda Guruli
CURATORS Gigi Shukakidze, Tinatin Gurgenidze, Otar Nemsadze
EXHIBITORS Tbilisi Architecture Biennale, Gigi Shukakidze, Tinatin Gurgenidze, Otar Nemsadze, Giorgi Vardiashvili, Aleksandre Soselia, Stefano Tornieri, Lado Kandashvili, Giorgi Qartvelishvili, Elene Pasuri, Tato Kotetishvili
La centrale idroelettrica aperta nel 1985 nella regione di Dusheti mantiene tuttora un ruolo precipuo nellâapprovvigionamento idrico ed elettrico di Tbilisi. Oltre al vicino villaggio di Zhinvali, lâimpianto ha determinato lâallagamento anche di insediamenti di etĂ eneolitica e di numerosi altri significativi beni culturali, come ad esempio la chiesa Jvaripatiosani, edificata nel XII secolo, che rimane sommersa per diversi mesi lâanno. I reperti e i resti antichi rinvenuti durante una ricerca nellâarea sono oggetto di una ricostruzione della memoria spaziale del territorio attraverso i suoi primitivi archetipi.
ENG The hydro power plant launched in the Dusheti region in 1985 is still very relevant today for the supply of water and electricity to Tbilisi. The building of the plant determined the flooding of the nearby village of Zhinvali as well as of neolithic settlements and other cultural heritage, like the Jvaripatiosani Basilica from the twelfth century, which remains submerged for the better part of the year. Remains and ruins are the object of a reconstruction of the territoryâs spatial memories and its primal archetypes.
Giardino Bianco Art Space
Via G. Garibaldi, Castello 1814
IG: @tbilisiarchitecturebiennial
GRENADA 55
Walking on Water
COMMISSIONER Susan Mains
CURATOR Luisa Flora
EXHIBITORS The Crew: Stari Ribar, Alexis Andrews, The Flotilla - contributors from China, Dominican Republic, Barbados, Grenada
Isola un tempo al centro della tratta transatlantica degli schiavi, Grenada focalizza lâattenzione sulla sua ereditĂ di migrazione forzata e sulla pluralitĂ di voci provenienti dalla sua storia culturale. Un video proiettato su vele riciclate illustra i processi di progettazione e realizzazione delle tradizionali imbarcazioni in legno a Grenada e a Venezia, mentre unâinstallazione partecipativa invita il pubblico a riflettere sul cambiamento climatico lasciando un pensiero scritto sulle vele di alcune imbarcazioni miniate. Fin dal titolo, Walking on Water, riferito ai veneziani che convivono con gli effetti dellâacqua alta, la mostra intende tracciare un parallelo tra la cittĂ lagunare e il piccolo Paese insulare caraibico, territori ac-
comunati da un potenziale, probabile triste destino, vale a dire dalla concreta possibilitĂ futura di dover scomparire in ragione dellâinnalzamento dei mari.
ENG An island once at the centre of the transatlantic slave trade, Grenada focuses its attention on its heritage of forced migration and on the plurality of voices coming from its cultural history. A video screened on recycled sails shows the processes of design and building of traditional wood boat in Grenada and in Venice, while a participative installation invites the public to reflect on climate change by contributing a thought to be written on sail. The title is a reference to Venetians who coexist with high water, and traces a parallel between the two places â two islands that inevitably face the threat of disappearance under rising sea levels.
Associazione Vela al Terzo Venezia Fondamenta C. Giazzo, Castello 209 www.grenadavenice.org
KUWAIT 56
Rethinking Rethinking Kuwait
COMMISSIONER Abdulaziz Al-Mazeedi National Council for Culture Arts and Literature / Kuwait (NCCAL)
CURATORS Hamad Alkhaleefi, Naser Ashour, Mohammad Kassem, Rabab Raes Kazem
EXHIBITORS Abdulaziz Bazuhair, Abdullah Albusaili, Aliaa Mahdy, Aziz Motawa, Bader Al Moulah, Batool Ashour, Dana Alrashid, Fareed Alghimlas, Fatima Al Fulaij, Hasan Al Saffar, Jassim Alnashmi, Jassim Alelwani, Latifa Al-Hajji, Maha AlAsaker, Malak Al Suwaihel, Maryam Mohammed, Mohammed Khesroh, Nada Abu-Daqer, Nour Jafar, Noor Abdulkhaleq, Nourah Alazmi, Qutaiba Buyabes, Sara Al-zeer, Sayer Al Sayer, Suad Al-Bahar, Sultan Alsamhan, Vinod Kumar, Yasmeen Abdal, Zahra Al-Mahdi, Zahra Hashim
Recuperare, rivisitare, ripensare il Kuwait. Analizzando istanze di decolonizzazione e decarbonizzazione, Rethinking Rethinking Kuwait investiga nuovi metodi di progettazione architettonica e urbana con particolare riferimento ai mezzi di trasporto e allâaccessibilitĂ . Servendosi di Kuwait City come prototipo, studi di diversa scala e portata esplorano gli spazi di transizione della cittĂ , concorrendo ad unâindagine che mira a correggere gli effetti prodotti dallâurbanistica modernista, responsabile della scomparsa di gran parte del tessuto edilizio storico del Paese. AnzichĂŠ come ad un segmento lineare di tempo, il Padiglione guarda cosĂŹ alla Storia nella sua traiettoria a spirale, ricercando nel passato i momenti che possono influenzare, per meglio definirlo, il futuro.
ENG To recover, revisit, re-think Kuwait â by analysing instances of decolonization and decarbonization, Rethinking Rethinking Kuwait investigates new ways to design architecture and cities, with particular attention on transit and accessibility. Taking Kuwait City as a pro -
totype, studies on different scales and scopes explore transition spaces within the city, trying to limit the effect of the modernist urbanism that is responsible for the disappearance of large part of the architectural heritage in the country. The exhibition looks at history not as a linear segment, but as a spiral, looking into the past for moments that can influence the future.
Magazzino del Sale 5, Dorsoduro 262 IG: @rethinking.kuwait
LITUANIA 57
Childrenâs Forest Pavilion
COMMISSIONER Ines Weizman
CURATORS Jurga DaubaraitÄ, Egija Inzule, Jonas Ĺ˝ukauskas
EXHIBITORS AistÄ AmbrazeviÄiĹŤtÄ, GabrielÄ Grigorjeva, Laura GarbĹĄtienÄ, Mantas Petraitis, Monika JanuleviÄiĹŤtÄ, Kornelija Ĺ˝alpytÄ, Jonas Ĺ˝ukauskas, Antanas Gerlikas, Jurgis PaĹĄkeviÄius, Anton Shramkov, IgnÄ NarbutaitÄ, Elis Hannikainen, Eitvydas DoĹĄkus, Nomeda & Gediminas Urbonas / Urbonas Studio, Kristupas Sabolius / School of Creativity, Nene Tsuboi & Tuomas Toivonen / New Academy, Tiina Arjukka Hirvonen, Michaela CaskovĂĄ, Robin Everett, Riitta Nykänen / Mustarinda Association, Ancient Woods Foundation
Guardare il mondo, e in particolare le sue foreste, con gli occhi di un bambino. Questo lâinvito del Padiglione lituano che si presenta, di fronte allâingresso dellâArsenale, come unâantica casa a patio veneziana realizzata con legname di alberi provenienti dalla Penisola di Neringa. Ideata come un paesaggio di gioco, la mostra si sviluppa in un ambiente coinvolgente attraverso unâinstallazione educativa che riflette sui tempi, i processi e le forze che in passato hanno plasmato le foreste degli stati baltici e della Finlandia. Per evidenziare lâurgenza di mettere in campo iniziative culturali a lungo termine allâinsegna del fondamentale ruolo che lâeducazione ambientale deve svolgere nel percorso formativo e di crescita delle nuove generazioni, i bambini vengono qui intesi insieme come i consulenti, gli alleati e i visitatori ideali del Padiglione.
ENG To look at the world, and its forests in particular, through the eyes of a child. This is the invitation of the Lithuanian Pavilion, which consists of an old Venetian patio house built with timber sourced in Neringa, Lithuania. Conceived as a playfield, the exhibition develops in a very welcoming environment, with educational prompts to reflect on the times, processes, and forces that once shaped Baltic forests. Children are the ideal consultant, allies, and public of the Pavilion, which goes to show the need for longterm cultural initiatives and the essential role of environmental education for future generations.
Campo della Tana, Castello 2125 (in front of the Arsenale entrance) www.neringaforestarchitecture.lt
Repubblica della MACEDONIA DEL NORD 58
Stories of the Summer School of Architecture in the St. Joakim Osogovski
Monastery 1992-2017
COMMISIONER Dita Starova Kjerimi, National Gallery of Macedonia
CURATORS Dimitar Krsteski, Aleksandar Petanovski, Darko Draganovski, Marina
Ognen, Marija Petrova, Gordan Petrov
EXHIBITORS Faculty of Architecture Ss Ciryl and Methodius University in Skopje, Minas Bakalchev, Mitko Hadji Pulja, Aleksandar Radevski, Sasha Tasic, Dimitar Papasterevski
Dal 1992 al 2017, un periodo di assestamenti e terribili sconvolgimenti geopolitici per lâintera area balcanica, la Summer School di Architettura dellâUniversitĂ SS. Cirillo e Metodio di Skopje ha operato allâinterno del monastero di San Joakim Osogovski sul monte Osogovo, a 10 chilometri dal confine bulgaro. Nonostante il contesto storico sfavorevole, la Scuola ha attirato persone da varie parti del mondo, incentivando la collaborazione fra accademici e la creazione di tavoli di discussione attorno a temi rilevanti per lâarchitettura.
ENG From 1992 to 2017, a period of adjustments and dramatic geopolitical upheavals for the entire Balkan region, the Architecture Summer School of the SS. Cyril and Methodius University of Skopje operated within the monastery of St. Joakim Osogovski, 10 kilometers from the Bulgarian border. Despite the unfavorable historical context, the School attracted people from various parts of the world, encouraging collaboration among academics and the creation of discussion forums on topics relevant to architecture.
Scuola dei Laneri, Salizada San Pantalon Santa Croce 131/A
MONTENEGRO 59
Mirages of the Future (MNE)
COMMISSIONER Vladan StevoviÄ
CURATOR Zoran Lazovic
EXHIBITORS Radovan Radoman, Eldin
Kabaklija, Darko RadoviÄ, Davisi Boontharm and co+re.team, Luka Skansi, Djordje
Stojanovic, Milan Katic and Milica Vujovic, Petra Äoko, Rok Ĺ˝nidarĹĄiÄ, Goran Ivo Marinovic, Nikola NovakoviÄ, Marija
NovakoviÄ, SrÄan MarloviÄ, Bratislav Braca
GakoviÄ, Mustafa MusiÄ, Zlatko Nikolic, Anoe Melliou, Artem Terteryan, Mladen
Maslovar, AnÄelka Bnin-Bninski, Milena
DeleviÄ GrbiÄ, Darko Karadjitch, Aleksandar ÄarnojeviÄ, Aleksandar Suhanov, Jelena
IvanÄeviÄ, Ana ToĹĄiÄ, Sara JeveriÄiÄ, ÄurÄa GarÄeviÄ, Andrej JovanoviÄ, DuĹĄko MiljaniÄ, Branislav Strugar, Ninoslav MitriÄ, Branislav MilatoviÄ, Vladimir CeroviÄ, Lazar PejoviÄ, Vladimir Lutovac, Marko StjepÄeviÄ, Marko RadonjiÄ
Da uno sfruttamento piĂš consapevole delle risorse naturali emergono nuovi paradigmi che le future generazioni possono fare propri utilizzando il potere sconfinato dellâimmaginazione e della creativitĂ , al fine di elaborare soluzioni sempre piĂš a misura dâuomo. Lo spazio montenegrino, che si configura come un microcosmo che riproduce una piazza, una casa, un piccolo paese e una grande cittĂ , suggerisce di guardare al passato del Paese nello stesso modo in cui ci si avvicina ad una lezione grazie alla quale si impara a scrivere, o a ri-scrivere, le regole dellâabitare.
ENG A more aware exploitation of natural resources is conducive to new paradigms that future generations can make their own, using the infinite power of imagination and creativity to build more people-friendly solutions. The Montenegrin Pavilion, a microcosm that rebuilds a town square, a house, a village, and a large city, suggests to look at the history of the country as a lesson to learn how to write, or re-write, the rules of inhabiting.
Palazzo Malipiero, Ramo Malipiero San Marco 3078-3079/A
www.mirages.me
NEW ENTRY NIGER 60
Archifusion
COMMISSIONER Ibrahim Souleymane
CURATOR Boris BrolloLa mescolanza di culture diverse â quella occidentale e quella africana â dĂ luogo ad un laboratorio allargato dove lâidea di collaborazione è messa al servizio del sapere comune (inclusivo), in unâepoca in cui la conoscenza si radica sempre piĂš nel concetto di proprietĂ intellettuale (esclusiva). Il caso specifico riguarda lo studio di un tipo di mattone, il âbrique magiqueâ, prodotto con materiali autoctoni nigerini, ma modificato
nella forma e nella struttura al fine di renderlo piĂš performante in termini di inerzia termica, a vantaggio del comfort e della vivibilitĂ interna alle abitazioni.
ENG The blend of different cultures âwestern and African â is a laboratory where the idea of cooperation is devoted to common (inclusive) knowledge at a time when knowledge is more and more rooted in the concept of intellectual (exclusive) property. This specific case is about a kind of brick â the brique magique âthat is made with locally-sourced materials in Niger, though modified in shape and structure to improve its performance in terms of thermal inertia for the comfort and liveability of homes.
Isola di San ServoloNEW ENTRY
Repubblica di PANAMA 61
Panama: Stories from Beneath the Water
COMMISSIONER Itzela QuirĂłs
CURATOR AimĂŠe Lam Tunon
EXHIBITORS Dante Furioso, Joan FloresVillalobos, Danilo PĂŠrez, Alejandro Pinto, Luis Pulido Ritter, Marixa Lasso
Opera idraulica tra le piĂš celebri e strategicamente importanti al mondo, unico collegamento artificiale tra oceano Atlantico e Pacifico, il Canale di Panama è qui oggetto di studio a partire dalle tematiche e dalle questioni concrete, spesso divisive, che ne caratterizzarono la costruzione. Lâanalisi spazia dai sistemi architettonici ideati per realizzare la struttura alle istanze delle popolazioni che videro le proprie esistenze e abitudini sconvolte nel momento in cui le acque, deviate dal Canale, sommersero il paesaggio circostante, uno stravolgimento territoriale che vide contestualmente lâinsorgere della nuova isola di Barro Colorado, venutasi a creare proprio in seguito a tali, radicali interventi ingegneristici.
ENG An engineering project among the most famous and strategically important in the world, the Panama Canal is the object of this study, starting with the real, often divisive issues that its building spurred at the time. The analysis ranges from the architectural systems designed to create the canal to the instances of people that saw their existence and habits revolutionized in the moment water flooded the surrounding landscape, to the Barro Colorado Island, which was created by the very same intervention.
Tana Art Space
Castello 2109/A e 2110-2111
PORTOGALLO 62
Fertile Futures
COMMISSIONER AmÊrico Rodrigues, DireçãoGeral das Artes
CURATOR Andreia Garcia
EXHIBITORS Ălvaro Domingues, Ana Salgueiro, Aurora Carapinha, Corpo Atelier, Dulcineia Santos, Eglantina Monteiro, Ărica Castanheira, Guida Marques, IlhĂŠu Atelier, JoĂŁo Mora Porteiro, JoĂŁo Pedro Matos Fernandes, Oficina PedrĂŞz, Ponto Atelier, Space Transcribers
Il progetto affronta la tematica globale della carenza di acqua dolce partendo dallâesperienza di sette aree idrogeografiche portoghesi. Il lavoro, che coinvolge soprattutto le nuove generazioni, mira ad incentivare lo sviluppo di strategie per la gestione e lo stoccaggio delle riserve idriche, passo essenziale per la costruzione di un futuro piĂš fertile, sostenibile ed equo. Al tempo stesso si vuole ribadire, anche attraverso un programma di discussioni pubbliche, la pertinenza del contributo dellâarchitettura nel ridisegnare un domani decarbonizzato, decolonizzato e collaborativo, in risposta diretta allâappello della curatrice Lesley Lokko.
ENG The project tackles the global issue of freshwater shortage by analysing seven regions in Portugal. The work involved younger generations in particular, and aims at developing strategies to manage and store water resources â an essential step to secure a more fertile, sustainable, and equitable future. At the same time, the exhibition affirms the relevance of architecture in designing a decarbonized, decolonized, collaborative future, to answer the appeal of Biennale curator Lesley Lokko. Palazzo Franchetti, San Marco 2842 www.fertilefutures.pt
ROMANIA/2 63
NOW, HERE, THERE
COMMISSIONER Attila Kim CIRATORS Emil lvÄnescu, Simina Filat EXHIBITORS Emil IvÄnescu, Simina Filat, Catalin Berescu, Anca Maria PÄsÄrin, National Technical Museum âprof. Eng. Dimitrie Leonidaâ
La prima sezione della mostra, Lost Innovations, consiste in una selezione di manufatti originali ideati da innovatori rumeni, fra cui unâauto elettrica originale costruita nel 1904, ancora oggi funzionante, e un dispositivo per lavorare in campo radioattivo. I visitatori sono cosĂŹ invitati a riflettere sul modo in cui le idee vengono concepite allâinterno di un laboratorio, non a partire da una âtabula rasaâ, ma sostenute da precedenti innovazioni scientifiche e dai dilemmi e dalle contraddizioni che ne hanno accompagnato la nascita. Lâinstallazione prosegue presentando 100 casi-studio relativi a progetti interdisciplinari che restituiscono lâimpatto che architetti e designer possono produrre a livello sociale, politico ed economico, nel nostro quotidiano.
ENG The first section of the exhibition, Lost Innovations, consists of a set of original artefacts created by Romanian innovators, including a still running 1904 electric car and a tool used in radioactivity science. Visitors are thus invited to reflect on the way ideas are conceived within a laboratory, not starting from a blank slate, but supported by previous scientific innovations and by the dilemmas and contradictions that accompanied their birth. The installation then shows 100 case studies related to interdisciplinary projects that highlight the impact that architects and designers can have at a social, political, and economic level in our daily lives.
Giardini and New Gallery, Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica Palazzo Correr, Campo Santa Fosca Cannaregio 2214
SANTA SEDE 64
Social Friendship: Meeting in the Garden
COMMISSIONER Cardinal JosÊ Tolentino de Mendonça, prefect of the Dicastery for culture and education of the Holy See
CURATOR Roberto Cremascoli
EXHIBITORS Ălvaro Siza, Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Fancesca Riva)
Il monastero benedettino dellâIsola di San Giorgio diviene lo scenario naturale della partecipazione della Santa Sede a questa Biennale Architettura. Protagonista assoluto allâinterno delle sale espositive è lâintervento dellâarchitetto portoghese Ălvaro Siza che accompagna i visitatori verso il giardino, il luogo della contemplazione. Lâorto rappresenta un modello del rapporto con il creato, una rappresentazione apparentemente frugale e modesta che svela però un omaggio allâEnciclica Laudato siâ di Papa Francesco, fonte di ispirazione del progetto nello spazio aperto dellâabbazia. Ă unâarchitettura viva, figurale, âin uscitaâ, che rappresenta un intenso manifesto politico e poetico su cosa sia o possa diventare lâincontro tra esseri umani.
ENG The Benedictine monastery in San Giorgio Island, lying in front of Piazza San Marco across a short stretch of water, is the stage of the Holy Seeâs Biennale participation. The protagonist of the exhibition is the intervention by Portuguese architect Ălvaro Siza which accompanies visitors onto the garden, the place of contemplation. The orchard is a model of our relationship with Godâs creation, a representation apparently frugal and modest, though in fact revealing an homage to Pope Francisâ encyclical Laudato siâ, a source of inspiration for the project carried out in the abbeyâs garden. This living, figural, outpouring architecture represents a strong political and poetic message on what is, or what could be, the encounter among human beings.
Abbazia di San Giorgio Isola di San Giorgio Maggiorewww.vatican.va
Repubblica di SAN MARINO 65
ospite Ospitante
COMMISSIONER Riccardo Varini
CURATORS Michael Kaethler e Marco Pierini
SCIENTIFIC COMMITTEE Shaul Bassi, Alessandro Bianchini, Massimo Brignoni, Elena Brigi, Roberto Felicetti, Silvia Gasparotto, Angela Grosso Ciponte, Domenico Luciani, HÊlène Molinari, Ralf Petersen, Corrado Petrocelli, Massimo Renno, Orsetta Rocchetto, Vincenzo Rotondo, Francesca Salatin, Michele Savorgnano, Andreas Sicklinger, Riccardo Varini
EXHIBITORS Vittorio Corsini, Studenti e docenti di: UniversitĂ degli Studi di San Marino, Design e Storia; UniversitĂ degli studi di Bologna, Disegno Industriale; Stuttgart Technology University of Applied Sciences; Accademia di Belle Arti di Brera; UniversitĂ Caâ Foscari di Venezia, Environmental Humanities; Fachhochschule Nordwestschweiz, Hochschule fĂźr Gestaltung und Kunst, Institut Industrial Design; Ordine degli Ingegneri e Architetti di San Marino; Rotterdam University of Applied Sciences, Industrial Design Engineering; UniversitĂ IUAV di Venezia, Disegno Industriale; UniversitĂ degli Studi di Ferrara, Design del prodotto industriale
Fin dal titolo il Padiglione sammarinese si pone su due binari paralleli per riflettere su un concetto che mette in relazione le diverse societĂ del Pianeta di cui siamo ospiti. La mostra, che affronta temi quali la cura, lâabitare, la casa, le relazioni interpersonali e il rapporto dellâuomo con lâambiente, è articolata in due sale in comunicazione tra loro: nella prima il visitatore si libera delle scorie espressive che lâambiente esterno riverbera sul tema dellâospitalitĂ ; nella seconda, lâHospitality Lab, il pensiero diventa azione attraverso workshop progettuali che intersecano diverse discipline.
ENG Beginning with its title, a play on the Italian word âospiteâ that means both âhostâ and âguestâ, the San Marino exhibit runs on two parallel tracks to reflect on a concept that puts together different societies around the planet â all, at some point in time, both hosts and guests. The exhibition will focus on themes such as healthcare, dwellings, homes, interpersonal relationships, people and the planet, and it extends over two rooms: in the first one, visitors will get rid of any expressional residue of the outside environment that might echo on what we think we know about hospitality; in the second one, the Hospitality Lab will translate thought into action using inter-disciplinary project workshops.
Fucina del Futuro
Calle San Lorenzo, Castello 5063B
IG: @biennalevenezia_sanmarino
FONDAZIONE IN BETWEEN ART FILM
FRANCESCA ALINOVI
GIORGIO ANDREOTTA CALĂ
ERIKA BALSOM
ALI CHERRI
CINEMA GALLEGGIANTE
DUNE JOURNAL
FORMAFANTASMA
FRAC BRETAGNE
GAMeC
LO SCHERMO DELLâARTE
RANDA MAROUFI
MASBEDO
MAXXI
NATIONAL MUSEUM OF NORWAY
GERARD ORTĂN CASTELLVĂ
HILA PELEG
THAO NGUYEN PHAN
JOANNA PIOTROWSKA
PIRELLI HANGARBICOCCA
STILL
TATE FILM
UNISON
AROUND TOWN
Portale di Carlo Scarpa IUAV TolentiniDOCKS CANTIERI CUCCHINI 66
A Fragile Correspondence. Scotland + Venice
ORGANIZED BY Scotland + Venice
Le foreste che circondano Loch Ness nelle Highlands, i relitti industriali delle acciaierie di Ravenscraig nelle Lowlands e le rive dellâarcipelago delle Orcadi sono le tappe di un immaginifico viaggio attraverso il paesaggio scozzese. I materiali utilizzati riflettono gli aspetti caratteristici dei luoghi presi in esame: il legno per la regione di Loch Ness, la paglia e una serie di materiali naturali per le Isole Orcadi, il metallo per Ravenscraig. La mostra esplora la possibilitĂ di approcci alternativi alle sfide poste dallâemergenza climatica globale, proponendo un nuovo lessico e nuove modalitĂ di esplorazione creativa dellâambiente.
ENG The forests around Loch Ness, in the Scottish Highlands, the industrial ruins of steel mills in Ravenscraig, in the Lowlands, and the coast of the Orkneys are the stages of an imaginative journey in and around Scotland. The materials used in the exhibition reflect the features of the local landscape: wood for Loch Ness, hay and other natural materials for the Orkney Islands, metal for Ravenscraig. The exhibition explores the possibility of alternative approaches to the challenge of the global climate emergencies, postulating a new vocabulary and new ways to creatively explore the environment. San Pietro di Castello 40 IG: @scotlandvenice
DOCKS CANTIERI CUCCHINI 67
Catalonia in Venice.
Following the Fish
ORGANIZED BY Institut Ramon Llull
Il progetto risponde al tema della Curatrice coinvolgendo Top Manta, il Sindacato Popolare di Venditori Ambulanti di Barcellona, un movimento fondato da una comunitĂ di senegalesi â ora diventato anche marchio di moda â che difende i diritti dei migranti e denuncia il razzismo delle istituzioni. Lâinstallazione, che assume la forma di un mercato ambulante dove sono esposti i contenuti del viaggio compiuto dai migranti, suscita una riflessione urgente sui rapporti tra Nord e Sud del mondo e sulle conseguenze della diaspora africana, al fine di individuare architetture alternative a quelle dominanti e di ripensare lâidentitĂ sociale delle cittĂ tenendo conto della qualitĂ della vita. Dalle cucine collettive al cohousing, ai nuovi spazi di accoglienza: un viaggio nelle nuove forme di convivenza condivise per superare la complessitĂ di un fenomeno come quello migratorio che connoterĂ il futuro delle nostre societĂ .
ENG The project responds to the theme proposed by Lesley Lokko by involving Top
Manta, the Senegalese street vendors trade union of Barcelona (turned fashion brand) that defends migrantsâ rights and denounces racism in public institutions. The installation takes the form of an outdoor market where the merchandise are memories from the migrantsâ journey, and will inspire reflection on the relationship between the global north and the global south, and on the aftermath of the African diaspora. The goal is to identify alternative architectures to the dominant ones and to re-think cities keeping into account the quality of life: collective kitchens and co-housing, as well as reception centres for migrants.
San Pietro di Castello 40A www.llull.cat
IUAV 68
Climate Wunderkammer
ORGANIZED BY RWTH Aachen University
Unâinstallazione ibrida (fisica e virtuale) immerge il visitatore in unâesperienza multisensoriale che restituisce lâimpatto dei cambiamenti climatici. Il progetto dellâUniversitĂ RWTH di Aquisgrana, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, lo IUAV di Venezia e diverse altre UniversitĂ internazionali, ha lâintento di dimostrare in modo tangibile, attingendo a esperienze di crisi giĂ in atto sul nostro Pianeta, cosa significhi vivere in determinate condizioni di disagio ambientale, cercando di formulare al contempo soluzioni per il futuro attraverso un attivo e concreto scambio di conoscenze.
ENG A hybrid installation (physical and virtual) immerses visitors in a multi-sensory experience that will make them feel the impact of climate change. The project of the RWTH Aachen University, carried out in cooperation with the Polytechnic of Milan, the IUAV of Venice, and several other international universities, aims at demonstrating what it means to live in conditions of environmental distress, drawing on experiences of crises already underway on our planet. The project will also try to formulate solutions for the future through an active and concrete exchange of knowledge.
Palazzo Badoer, Calle de la Laca San Polo 2468 www.climatewunderkammer.org
PALAZZO DELLE PRIGIONI 69
Diachronic Apparatuses of Taiwan. Architecture as On-going Details Within Landscape
ORGANIZED BY National Taiwan Museum of Fine Arts
Lungo i 100 chilometri che separano la costa marittima dalla montagna di Giada, la cima piÚ alta di Taiwan, è possibile attraversare ben quattordici tipologie climatiche, che su scala mon-
diale sarebbero normalmente distribuite su una superficie di 10mila chilometri. Eppure i palazzi taiwanesi sembrano intrappolati nel cemento ovunque allo stesso modo, incapaci di dialogare con un ambiente tanto eterogeneo e difficile da âaddomesticareâ. Liberandosi dalle modalitĂ descrittive postcoloniali, globali e postmoderne, come si propone di fare questa edizione della Biennale, lâesposizione si sviluppa su quattro diversi livelli (corridoio dâingresso, documentazioni del paesaggio, proiezioni, proposte di progettazioni), articolando in ciascuno di essi proposte connotate da una forte carica sperimentale e dinamica, in nome di unâarchitettura che, servendosi della tecnologia, sia sempre piĂš in grado di affrontare lâavvenire facendo tesoro delle lezioni del passato.
ENG The 100 kilometers that separate the sea coast from Mount Jade (Yu Shan), the highest peak in Taiwan, pass through fourteen climatic types, which on a global scale would normally be distributed over an area of 10,000 kilometers. Yet, Taiwanese large buildings seem to be trapped in concrete everywhere in the same way, unable to dialogue with such a diverse, hard-to-domesticate environment. Freeing itself from postcolonial, global and postmodern descriptive methods, the exhibition develops on four different levels (entrance corridor, landscape documentation, projections, design proposals), articulating in each of them a strong experimental and dynamic vocation for an architecture that uses technology and the lessons of the past to face the future.
Castello 4209 (next to Palazzo Ducale) www.ntmofa.gov.tw
PALAZZO MORA 70 EUmies Awards.
Young Talent 2023.
The Laboratory of Education
ORGANIZED BY FundaciĂł Mies van der Rohe La creativitĂ segue la capacitĂ , pertanto la padronanza delle abilità è la prioritĂ per i giovani talenti. Questo il pensiero al centro dello European Prize for Contemporary Architecture âEUmies Awards, un premio annuale che la Fondazione Mies van der Rohe, con il sostegno del programma di supporto alla creativitĂ dellâUnione Europea, ha istituito per valorizzare le professioni dellâarchitettura. La categoria Young Talent in particolare ha lâobiettivo di sostenere il talento di architetti, urbanisti ed esperti paesaggisti neolaureati che saranno responsabili della trasformazione dellâambiente nel prossimo futuro. La premiazione, lâesposizione correlata e i diversi eventi pubblici di disseminazione avranno luogo durante lâintero corso della Biennale, rendendo cosĂŹ viva e dinamica lâattenzione sul divenire del fare architettura per piĂš mesi, ben oltre lo stretto spazio temporale delle vernici.
ENG âCreativity follows mastery, so mastery of skills is the first priority for young talent.â This is the main concept at the heart of
the European Prize for Contemporary Architecture â EUmies Awards, an annual award that the Mies van der Rohe Foundation has established with the support of the European Union Creativity Programme. The Young Talent category, in particular, aims at supporting the talent of newly graduated architects, urbanists, and landscape architects who will be responsible to transform our future environment. The ceremony, the related exhibition and public events will take place concurrently with the Venice Architecture Biennale up to November.
Cannaregio 3659
www.eumiesawards.com
IUAV 71
Radical yet Possible Future Space Solutions
WHEN 25 maggioMay (Caâ Tron); 26 maggioMay (Aula Magna, Tolentini)
ORGANIZED BY New European Bauhaus, Joint Research Centre of the European Commission
Per la prima volta lâUnione Europea sarĂ presente con un Evento Collaterale alla Biennale Architettura. La conferenza del New European Bauhaus (NEB) vede la partecipazione di numerosi relatori di alto livello provenienti da tutto il mondo, tra cui la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la Commissaria per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira, lâimprenditrice sociale e attivista Alexandra Mitsotaki e gli architetti Rem Koolhaas, Shigeru Ban e Bjarke Ingels. I partecipanti rifletteranno su azioni umane radicali, ma possibili, che portino a un migliore utilizzo dello spazio e delle risorse. In particolare discuteranno di nuovi modi di vivere, al di lĂ della convinzione del fatto che il futuro dellâumanitĂ sia legato a soluzioni giĂ esistenti e lungamente adottate nel tempo.
ENG For the first time, the European Union will be present with a Collateral Event at the Architecture Biennale. The New European Bauhaus (NEB) conference will feature a number of high-level speakers including European Commissionâs President Ursula von der Leyen, Commissioner for Cohesion and Reforms Elisa Ferreira, social entrepreneur and activist Alexandra Mitsotaki, architects Rem Koolhaas, Shigeru Ban and Bjarke Ingels, and many others. The participants will reflect on radical, yet possible, human actions leading to a better use of space and resources. In particular, they will discuss new ways of living, and how to go beyond the conviction that the future of humankind is only linked to solutions that already exist.
Caâ Tron, Santa Croce 1957
Tolentini, Santa Croce 19
new-european-bauhaus.europa.eu
PALAZZO ZENOBIO
DEGLI ARMENI 72
Students as Researchers. Creative Practice and University Education
ORGANIZED BY New York Institute of Technology
Lâattuale congiuntura di crisi simultanee rende necessario estendere il campo dâazione dellâarchitettura verso pratiche piĂš responsabili che favoriscano lâimpegno civico. Lâistruzione universitaria rappresenta unâopportunitĂ per sviluppare visioni radicali che possono sfidare le strutture sociali orientate al mercato e gli stessi studenti possono contribuire positivamente ad approcci attivi e trasformativi rivolti al benessere delle comunitĂ . La mostra espone i lavori proposti dalle universitĂ partecipanti, realizzati secondo unâottica che vede nellâinsegnamento uno strumento di ricerca alimentato da modelli pedagogici bidirezionali, in cui docente e studente collaborano reciprocamente.
ENG The current conjuncture of simultaneous crises suggests the need for an extension of the âfield of interventionâ of architecture towards more responsible practices committed to civic engagement. University Education represents an opportunity to develop radical visions that can challenge the conventionality of market-oriented societies, while students can positively contribute to active and transformative approaches aimed at the well-being of communities. The exhibition displays the works proposed by the participating universities, created according to a perspective that sees teaching as a research tool fueled by bidirectional pedagogical models in which teacher and learner can collaborate with each other.
Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, Dorsoduro 1602 www.nyit.edu
CAMPO DELLA TANA 73
Transformative Hong Kong
ORGANIZED BY Hong Kong Arts Development Council + The Hong Kong Institute of Architects Biennale Foundation
Con una popolazione di oltre sette milioni di persone distribuita su poco meno di 3.000 chilometri quadrati Hong Kong è una delle aree piĂš densamente popolate della terra. Mentre la Quarta Rivoluzione Industriale produce un suo intensivo impatto sulla societĂ trasformandone il tessuto tradizionale, molte delle istituzioni di Hong Kong e la sua comunitĂ creativa si evolvono lavorando insieme, utilizzando la cittĂ come una sorta di âlaboratorio + officinaâ in cui poter attivamente collaborare al fine di individuare soluzioni innovative per affrontare le sfide di domani. Attraverso installazioni interattive a tecnica mista e saggi visivi lâesposizione offre al pubblico unâistantanea di questo momento di straordinaria trasformazione della cittĂ , concentrandosi in
particolare sul rapporto tra Hong Kong e la Cina e su temi quali la sostenibilitĂ , i cambiamenti climatici, la tecnologia e la gestione dellâenergia e delle risorse.
ENG With a population of over seven million people distributed across just under 3,000 square kilometers, Hong Kong is one of the most densely populated areas in the world. As the Fourth Industrial Revolution has its intensive impact on society by transforming its very fabric, many of Hong Kongâs institutions and its creative community evolve by working together, using the city as a âlaboratory + workshopâ in which to create innovative solutions aimed at facing tomorrowâs challenges. Through interactive mixed-media installations and visual essays, the exhibition offers the public a snapshot of this moment of transformation in the city, focusing in particular on the relationship between Hong Kong and China and on crucial issues such as sustainability, climate change, technology, energy and resource management.
Castello 2126
(in front of the Arsenale entrance) 2023.vbexhibitions.hk
www.artecommunications.com
CAâ ASI 74
ORGANIZED BY CAâ ASI
Come riuscire a considerare ciò che ci circonda non piĂš come un insieme di risorse prone ai nostri desideri ma come un immenso giacimento creativo? Attraverso una moltitudine di frammenti di progetti urbani e architettonici realizzati o immaginati da Architecturestudio, e trasformati in immagini dallâillustratore francese Serge Bloch, la mostra offre la possibilitĂ di (ri)scoprire CAâASI quale luogo vocato alla sperimentazione. Il percorso espositivo immerge i visitatori in unâopera-architettura dellâartista olandese Krijn de Koning, mentre i video degli artisti Jonathas de Andrade e Joanie Lemercier dialogano con lo spazio incoraggiando un uso rispettoso della natura.
ENG How to consider what surrounds us not as a set of resources prone to our desires, but as an immense creative reservoir? Through a multitude of fragments of urban and architectural projects realized or imagined by Architecturestudio and transformed into images by the French illustrator Serge Bloch, the exhibition offers the opportunity to (re)discover CAâASI as a place of experimentation. The exhibition path immerses visitors in an artwork-architecture by the Dutch artist Krijn de Koning, while the videos by artists Jonathas de Andrade and Joanie Lemercier dialogue with the place, encouraging a respectful use of nature.
Campiello Santa Maria Nova Cannaregio 6024
www.ca-asi.com
www.architecturestudio.fr
TracĂŠ Bleu. Que faire en ce lieu, Ă moins que lâon y songe?
Postvenetian Emporium
An identity linked to the commercial life of the lagoon characterizes the ground floor of The Venice Venice Hotel. Documentation dating as far back as the 13th century cites it as a sotoportego and fondaco - an underpass and merchantâs warehouse in Venetian dialect - a place of arrival, passage, and exchange, where cultures intersected; a public space where life was felt and seen.
The Venice Venice Hotel has rekindled the siteâs vocation, reopening it to the city, creating a contemporary emporium that extends the entire length of the elegant, multifaceted environment. From the internal courtyard to the imposing Romanesque Arch, one enters the world of Venice MâArt, with its exhibition space, store, restaurant, bar, and terrace on the Grand Canal.
AROUND TOWN
Teatrino di Palazzo Grassi Courtesy Pinault Collectionsabato 17 giugno 2023 www.artnightvenezia.it
sabato 17 giugno 2023
A PLUS A GALLERY 75 MONILOLA OLAYEMI ILUPEJU Gymnasia
WHEN Fino Until 15 luglio July
Prima personale in Italia dellâartista e autrice nigeriano-americana Monilola Olayemi Ilupeju (1996). Ispirandosi alle numerose contraddizioni e ai doppi significati insiti nellâidea, nella funzione individuale e sociale svolta dalla palestra â luogo di gioco, di godimento sensuale e di sperimentazione collettiva, ma anche luogo di sofferenza fisica e di competizione â, Ilupeju trasforma la galleria in unâarena con figure nude e sculture in ferro che fanno riferimento ad antichi e moderni attrezzi ginnici. Nellâattuale panorama socio-politico la palestra diventa una metafora del mondo: i corpi emarginati devono cercare di forgiare modi creativi e agili per meglio muoversi al suo interno e âsopravvivereâ.
ENG The first solo exhibition in Italy of Monilola Olayemi Ilupeju (b. 1996), a Nigerian-American artist and author. Inspired by the many contradictions and double meanings of the gymnasium â simultaneously a place for play, sensual enjoyment, and collective experimentation, but also for physical suffering and competition â Ilupeju transforms the gallery into an arena with nude figures and iron sculptures that reference ancient and modern gym equipment. In the current socio-political landscape the gymnasium thus becomes a metaphor for the world, in which marginalized bodies must attempt to forge agile, creative ways to move in order to survive.
San Marco 3073www.aplusa.it
ACP PALAZZO FRANCHETTI/1 76
Building a Creative Nation
WHEN Fino Until 26 novembre November
Anteprima internazionale della prossima generazione di istituzioni culturali del Qatar, progettate per la creazione di una identitĂ nazionale innovativa e plurale. La mostra pone lâaccento su cinque nuovi spazi culturali concepiti a Doha da studi di architettura di fama internazionale quali: ELEMENTAL S.A., diretto da Alejandro Aravena, con il progetto dellâArt Mill Museum; Herzog & de Meuron per il Lusail Museum; Office for Metropolitan Architecture (OMA), diretto da Rem Koolhaas e Samir Bantal, con il progetto del Qatar Auto Museum; Philippe Starck e la trasformazione del Qatar Preparatory School; UNStudio e la progettazione del Dadu Childrenâs Museum of Qatar.
ENG International premiere of the next generation of Qatari cultural institutions, designed for the creation of an innovative and pluralistic national identity. The exhibition focuses on five new cultural spaces designed for Doha by internationally renowned architectural firms
like Alejandro Aravenaâs ELEMENTAL S.A. with its Art Mill Museum project, Herzog & de Meuronâs Lusail Museum, Rem Koolhaas and Samir Bantalâs Office for Metropolitan Architecture (OMA) with their Qatar Auto Museum project, Philippe Starck and the transformation of the Qatar Preparatory School and UNStudioâs design for the Dadu Childrenâs Museum of Qatar. Campo Santo Stefano, San Marco 2842 www.qm.org.qa www.acp-palazzofranchetti.com
ACP
PALAZZO FRANCHETTI/2
KENGO KUMA
77
Onomatopeia Architecture
WHEN Fino Until 26 novembre November Unâoriginale retrospettiva dedicata allâinnovativo architetto giapponese e ai suoi progetti realizzati in tutto il mondo. Partendo dallâonomatopea, ovvero lâatto di creare o usare parole che includono suoni simili ai rumori ai quali si riferiscono, Kengo Kuma dĂ forma ad una sensazione fisica che esprime la sua idea di architettura sostenibile, dove i materiali sono di recupero e le persone e le cose si ricongiungono. Nella sua personale visione le superfici non coinvolgono solamente la vista, ma anche altri sensi, in particolare olfatto e tatto. Attraverso lâesposizione di 22 maquette dei suoi edifici piĂš celebri e unâinstallazione alta oltre 5 metri nel giardino i visitatori vengono incoraggiati a scoprire i suoni dei diversi materiali.
ENG An original retrospective dedicated to the innovative contemporary Japanese architect and his projects around the globe. Taking as its starting point onomatopoeia, the act of creating or using words that sound like the thing they name, Kengo Kuma gives form to a physical sensation which expresses his idea of sustainable architecture, where materials are recovered and people and physical things are reconnected. In his vision, surfaces engage not only with the eye but also with the other senses, especially those of smell and touch. The 22 models on display of some of his most significant buildings and the five-metre-high installation in the garden encourage visitors to discover the sounds of the various materials.
Campo Santo Stefano, San Marco 2842 www.acp-palazzofranchetti.com
AEROPORTO MARCO POLO BAGLIONI HOTEL LUNA 78
Frank&Frank. flying city leather maps | Grand Tour
WHEN 20 maggio May-26 novembre November Partendo da storie antiche di viaggio, il progetto flying city leather maps si ispira al mito del tappeto volante di tradizione indo-persiana, in cui tempo e spazio rappresentano lâunione mistica tra finito e infinito. Nelle mappe Frank&Frank, progetto dei designer Marcella Molinini e Roberto De Gregorio, la forza evocativa, il colore, le forme, la trama delle cittĂ diventano insieme intreccio geometrico e racconto di storie. Disegnare le città è un processo artistico di riduzione dallâimmagine reale a struttura quasi astratta: il risultato è un mosaico tridimensionale ottenuto con intervento manuale su pelle conciata al vegetale.
ENG Taking as its starting point ancient stories of travel, the flying city leather maps project is inspired by the myth of the flying carpet of Indo-Persian tradition, where time and space represent the mystical union between the finite and the infinite. In the Frank&Frank maps, a project by designers Marcella Molinini and Roberto De Gregorio, the evocative power, the colour, the shapes, and the texture of cities become both a geometric pattern and a way of telling stories. Drawing the cities is an artistic process that reduces the real image to an almost abstract structure: the result is a three-dimensional mosaic obtained through manual intervention on vegetable-tanned leather.
Aeroporto Zona Arrivi (ground floor) Baglioni Hotel Luna, San Marco 1243 www.frank-frank.com
AKKA PROJECT 79
ALLAN KIOKO
Mangbetu People
WHEN 10 giugno June -25 agosto August
Allan âThinkâ Kioko è un artista visivo, illustratore e pittore murale, che vive a Karen Village a Nairobi in Kenya. Ă un pittore espressivo e un amante delle pennellate audaci, del colore e della texture. Le sue opere dâarte sono realizzate con acrilico su tela e acquerello su carta. Trae ispirazione dalle sue esperienze di vita e dai luoghi in cui è stato. Gran parte della sua produzione scava in profonditĂ nella sua esperienza personale. Il fil rouge è il popolo Mangbetu, un gruppo etnico del Sudan centrale presente nella Repubblica Democratica del Congo, che ha un forte legame con varie forme dâarte.
ENG Allan âThinkâ Kioko is a visual artist, illustrator and muralist based at the Karen Village, Nairobi, Kenya. He is an expressive painter and a lover of bold strokes, color and texture. His artwork is done using acrylic on canvas and watercolor on paper, deemed as thought provoking, humorous and sometimes contro -
versial. He draws inspiration from his own life experiences and places heâs been to. A big part of his production digs deep into his personal life experience. The fil rouge is the Mangbetu people, a Central Sudanic ethnic group present in the Democratic Republic of Congo that has a strong connection with various forms of art.
Caâ del Duca, Corte del Duca Sforza San Marco 3052www.akkaproject.com
BEATRICE BURATI ANDERSON 80
EMILIO FANTIN, MARZIO ZORIO An Unexpected Space of Freedom
WHEN Fino Until 13 agosto August
Suoni, luci, voci, disegni e oggetti scarni ed essenziali ridisegnano gli spazi della galleria in maniera suggestiva e al contempo radicale grazie alle due installazioni site-specific di Emilio Fantin e Marzio Zorio. La mostra costruisce un percorso inedito della sensibilitĂ , esplora territori intimi e impercettibili, disegna geografie nello spazio della relazione. Fantin si sofferma sul disorientamento e sulla distanza che diventano stati inediti del ricercare un equilibrio tra le cose; Zorio scorge e svela âun inatteso spazio di libertĂ â proprio in quella condizione rimossa, silenziosa e difficilmente rintracciabile della coscienza individuale e collettiva.
ENG Sounds, lights, voices, drawings and simple, plain objects redesign the gallery spaces in a way which is both evocative and radical thanks to the two site-specific installations by Emilio Fantin and Marzio Zorio. The exhibition constructs a novel sensory pathway that explores intimate, imperceptible territories and maps out geographies in the space of the relationship. Fantin lingers on the disorientation and distance that become unprecedented states of seeking a balance between things; Zorio sees and reveals âan unexpected space of freedomâ precisely in the absent, silent, hardto-trace condition of individual and collective consciousness.
Art Space & Gallery
Calle de la Madonna, San Polo 1976 www.beatriceburatianderson.com
BEL-AIR FINE ART 81
Untitled
Unâimmersione live nell'arte contemporanea attraverso i lavori di artisti emergenti e di fama internazionale. Dalla pittura alla scultura, fino alla fotografia, la galleria espone una ricca selezione di opere di vari movimenti e stili artistici quali la Street art, la Neo Pop art, lâOptical art e lâIperrealismo. Bel-Air Fine Art ha creato una forte identitĂ costruita sullo stretto legame con gli artisti stessi e le loro esperienze, acquisendo uno spirito metropolitano e global e riuscendo a
catturare i fermenti estetici piĂš interessanti in un continuo legame tra passato e futuro, tra artisti e geografie: un mosaico di visioni estetiche diverse e insolite.
ENG A lively immersion in contemporary art through the works of emerging as well as internationally renowned artists. From painting to sculpture to photography, the gallery exhibits a rich selection of works from various artistic movements such as Street art, Neo Pop art, Optical art and Hyperrealism, among others. Bel-Air Fine Art has created a strong identity building close relationships with the artists themselves, acquiring a metropolitan and global spirit and managing to capture interesting aesthetic ferments, creating links between past and future, artists and geographies to compose a mosaic of different and unusual aesthetic visions. Calle del Spezier, San Marco 2765 Dorsoduro 728 www.belairfineart.com
BERENGO STUDIO 82 SAM BARON Sacrum Unguentum
WHEN 17 maggio May-1 ottobre October
Un nuovo progetto che conferma la visione creativa di Adriano Berengo e la sua straordinaria capacitĂ di innescare un dialogo senza confini con il mondo dellâarte contemporanea e del design: Sacrum Unguentum di Sam Baron trasforma in un laboratorio lo spazio di un ex-farmacia storica. Un insieme di âpezzi singoliâ in vetro popolano gli scaffali, il bancone e le vetrine, tra fiori, foglie, spine e veleni che seducono e inquietano al tempo, lasciando aperta la domanda sulla natura amica e nemica, amena e terribile, preziosa e fragile come il vetro. Lo sguardo contemporaneo di Baron sullâarte ancestrale del vetro mette in discussione lâaspetto decorativo della sua produzione per recuperare i dettagli ornamentali e i riferimenti culturali di unâarte antica. Una selezione di sculture è esposta anche presso l'hotel St. Regis Venice.
ENG A new project that confirms Adriano Berengoâs creative vision and extraordinary ability to prompt a free-ranging dialogue with the world of contemporary art and design: Sam Baronâs Sacrum Unguentum transforms the interior of a historic former pharmacy into a laboratory. A set of âone-off piecesâ in glass populate the shelves, the counter and the windows, among flowers, leaves, thorns and poisons that simultaneously seduce and disturb, highlighting natureâs ambiguous role as pleasant and terrible, precious yet as fragile as glass. Baronâs contemporary gaze on the ancestral art of glass interrogates the decorative aspects of its production in order to take up the ornamental details and cultural references of this ancient art. A selection of sculptures will also be displayed at The St. Regis Venice.
Berengo Collection, Ex Farmacia San Marco 412
www.berengo.com
CAâ PESARO/1 83
La donazione Gemma De Angelis Testa
WHEN Fino Until 17 settembre September
Le scelte e i percorsi del gusto di Gemma De Angelis Testa partono dalla metĂ del Novecento e sviluppano un dialogo continuo con la produzione di Armando Testa. Unâeccezionale donazione che completa e integra le Collezioni di Caâ Pesaro attraverso 105 opere di Kiefer, De Dominicis, Clemente, Cucchi, Schifano, Cragg, Spalletti, Rauschenberg, Twombly, Merz, Pistoletto, Calzolari, Zorio, Abramovic, Beecroft, Hofer, Mori, Neshat, Kentridge, Ofili, Paci, Do-Ho Suh, Chen Zhen, Vezzoli, Viola, Ai Weiwei e molti altri ancora. Lavori che abbracciano tecniche, culture e geografie diverse, restituendo a Caâ Pesaro un posto centrale nella contemporaneitĂ .
ENG The itineraries of Gemma De Angelis Testaâs taste begin from the mid-twentieth century and develop in a continuous dialogue with the work of Armando Testa. This exceptional donation completes and joins the Caâ Pesaro Collections with 105 works by Kiefer, De Dominicis, Clemente, Cucchi, Schifano, Cragg, Spalletti, Rauschenberg, Twombly, Merz, Pistoletto, Calzolari, Zorio, Abramovic, Beecroft, Hofer, Mori, Neshat, Kentridge, Ofili, Paci, DoHo Suh, Chen Zhen, Vezzoli, Viola, Ai Weiwei and many more. Works that embrace different techniques, cultures and geographies, restoring Caâ Pesaro to its central position in the contemporary art world.
Galleria Internazionale dâArte Moderna (second floor), Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
CAâ PESARO/2 84
AFRICA 1:1. Cinque artisti africani a Caâ Pesaro
WHEN 20 maggio May-1 ottobre October Cinque autori della scena artistica africana â Option Nyahunzvi (1992, Zimbabwe), Pamela Enyonu (1985, Uganda), Alexandre Kyungu (1992, Congo), Boniface Maina (1987, Kenya) e Ngugi Waweru (1987, Kenya) â sono stati invitati in residenza a Venezia per lavorare a contatto con le collezioni della Galleria dâArte Moderna grazie a un progetto inedito messo in atto da AKKA Project, Africa First e Caâ Pesaro. Il risultato è una serie di opere site-specific che danzano con il tempo e lo spazio, con i secoli e i continenti. Klimt, Rodin, De Chirico, CarrĂ , il palazzo stesso, cosĂŹ come la cittĂ tutta, sono stati reinterpretati con uno sguardo nuovo e sorprendente.
ENG Five creators from the African art scene â Option Nyahunzvi (1992, Zimbabwe), Pamela Enyonu (1985, Uganda), Alexandre Kyungu (1992, Congo), Boniface Maina (1987, Kenya) and Ngugi Waweru (1987, Kenya) â were invited for a residence in Venice to work in contact with the collections of the Galleria dâArte
Moderna thanks to an unprecedented initiative implemented by AKKA Project, Africa First and Caâ Pesaro. The result is a series of site-specific works that engage with time and space and with the centuries and continents. Klimt, Rodin, De Chirico, CarrĂ , the building itself, as well as the whole city, have been reinterpreted from a new and surprising perspective.
Galleria Internazionale dâArte Moderna (ground floor and Project Room)
Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
CAâ REZZONICO 85
LINO TAGLIAPIETRA I colori del vetro
WHEN Apertura imminente Forthcoming Una nuova straordinaria retrospettiva, organizzata da Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con Fondazione Berengo e Berengo Studio, celebra la vita e il lavoro del maestro dei maestri di Murano: Lino Tagliapietra. Nato a Venezia nel 1934, Tagliapietra sin da giovane padroneggia lâarte del vetro soffiato di Murano, distinguendosi come un talento unico e guadagnandosi il titolo di âMaestroâ a soli 21 anni. La sua abilitĂ tecnica coniugata alla propensione artistica e alla sua incessante sperimentazione ha portato Tagliapietra a raggiungere esiti straordinari, traghettando definitivamente lâantica tecnica del vetro colorato nellâolimpo dellâarte e riscrivendo la storia del vetro contemporaneo. ENG Organized by Fondazione Musei Civici di Venezia in collaboration with the Fondazione Berengo and Berengo Studio, this extraordinary new retrospective celebrates the life and work of Muranoâs maestro of maestros: Lino Tagliapietra. Born in Venice in 1934, Tagliapietra mastered the art of Murano blown glass from an early age, distinguishing himself as a unique talent and earning the title of âMaestroâ at just 21. His technical ability combined with his artistic talents and his incessant experimentation led Tagliapietra to achieve extraordinary results, definitively elevating the ancient technique of coloured glass to the Olympus of art and rewriting the history of contemporary glass.
Dorsoduro 3136
www.carezzonico.visitmuve.it
CASTELLO 925 86
ROB MANGO Eterno ritorno
WHEN 15 settembre September 30 novembre November
Robert Mango dipinge con colori luminosi e celebrativi, con accenti metallici realizzati a mano, permettendo alle sue muse di brillare e risplendere. Nella sua caleidoscopica fusione di generi â astrazione, realismo, simbolismo e surrealismo â fa riferimento alla storia dellâarte. Installati insieme, i dipinti scultorei sagomati di Robert Mango descrivono una nuova era del Barocco,
lasciando spazio a unâestasi colorata di pigmenti vibranti e una poetica potente.
ENG Robert Mango paints in bright, celebratory colors with handcrafted metallic accents, allowing his muses to sparkle and shine. In his kaleidoscopic fusion of genres-abstraction, realism, symbolism and surrealism- he references art history. Installed together, the shaped sculptural paintings of Robert Mango, describe a new era of the Baroque that give way to a colorful ecstasy of vibrant pigments and powerful poetics.
Fondamenta San Giuseppe, Castello 925 www.crosscontemporaryprojects.com
CASTELLO 2093 87
Parasite 2.0 â Lunar per Crash Baggage
WHEN 20 maggio May-30 giugno June Venezia è affollata da turisti e valigie rumorose. Crash Baggage, brand di valigie dal design ammaccato, mette in mostra il brevetto rivoluzionario di una ruota silenziosa: Lunar, il primo pneumatico per trolley che, grazie ad una semplice tecnologia legata ai materiali di cui è costituito, isola da ogni rumore e riduce le vibrazioni una volta a contatto con i diversi tipi di suolo. Unâinstallazione immersiva site-specific, ideata dallo studio Parasite 2.0, per presentare il nuovo brevetto che ricrea un âlaboratorio del futuro-primitivoâ dove suoni, luci e immagini si mescolano, modificando la percezione degli opposti.
ENG Venice is crowded with noisy tourists and noisy suitcases, so Crash Baggage, the luggage brand with the dented design, is showcasing its revolutionary patent for a silent wheel: Lunar , the first trolley tire which, thanks to a simple technology linked to the materials used in its manufacture, prevents any noise and reduces vibrations from contact with the various types of surface. An immersive site-specific installation designed by the Parasite 2.0 studio presents this new patent, recreating a âprimitive-future laboratoryâ where sounds, lights and images blend, modifying the perception of opposites.
Calle del Forno, Fondamenta della Tana Castello 2093 www.crashbaggage.com
CATERINA TOGNON 88
MEL DOUGLAS Luminance
WHEN Fino Until 29 luglio July
Mel Douglas (Burnie, Tasmania, Australia, 1978) indaga il vetro attraverso lâestetica del tratto e arriva a concettualizzare la forma stessa come segno, trattando le sue sculture come fossero tele o fogli di carta. Lâartista si serve delle proprietĂ uniche del vetro â trasparenza, traslucenza o opacitĂ â per collegare e sovvertire lo spazio, sviluppando sculture bi- e tridimensionali che fondono spazialmente superficie e segno
dove la forma non rappresenta piĂš un mero supporto, ma un disegno tridimensionale a tutti gli effetti. La sua pratica consiste infatti in un lento e deliberato processo di incisione manuale, a punta di diamante, sulla superficie delle sue opere in vetro.
ENG Mel Douglas (Burnie, Tasmania, Australia, 1978) investigates glass through the aesthetics of the mark, conceptualizing the form itself as mark and treating her sculptures as if they were canvases or sheets of paper. The artist uses the unique properties of glass â transparency, translucency or opacity â to connect and subvert space, developing twoand three-dimensional sculptures that spatially blend surface and mark, and where form no longer represents a mere support but becomes to all intents and purposes a three-dimensional drawing. Her practice consists in fact of a slow and deliberate process of manual engraving with a diamond point on the surface of her glass pieces.
Caâ Nova di Palazzo Treves in Corte Barozzi San Marco 2158
www.caterinatognon.com
COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM/1 89 EDMONDO BACCI Lâenergia della luce
WHEN Fino Until 18 settembre September Prima e piĂš esaustiva personale dedicata allâartista veneziano Edmondo Bacci (1913 â 1978). La mostra â unâottantina di opere, molte delle quali mai esposte prima, tra dipinti e disegni inediti â approfondisce la parte piĂš lirica dellâopera del Maestro, quella coincidente con il momento piĂš internazionale della sua carriera, gli anni â50. GiĂ affermato negli ambienti espositivi legati allo Spazialismo e tra gli artisti contemporanei piĂš innovativi a livello nazionale, Bacci viene allora notato da Peggy Guggenheim che subito ne valorizza il lavoro. Emerge con forza allora agli occhi della critica tutta la novitĂ del suo dipingere, la potenza generativa del colore, la rottura dei piani spaziali e il ritmo circolare della pennellata.
ENG The first and most extensive retrospective dedicated to Venetian artist Edmondo Bacci (1913 â 1978), this exhibition focuses primarily on the 1950s, the most lyrical and creative period of the artistâs career during which he achieved international success. It was during this time that Bacci, an established exponent of Spatialism and among the most innovative artists of the Italian art scene, came to the attention of Peggy Guggenheim, who soon began to promote his work, and critics soon acknowledged the novelty of his painting, the generative force of his color, his rupturing of spatial planes, and the circular rhythm of his brushstrokes.
Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
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COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM/2 90
Marcel Duchamp e la seduzione della copia
WHEN 14 ottobre October
18 marzo March, 2024
In tutta la sua opera Duchamp ha messo in discussione la gerarchia tradizionale tra originale e copia. Replicando il suo lavoro in diversi media con dimensioni variabili e in edizioni limitate, il grande avanguardista francese ha ridefinito concettualmente, in maniera a dir poco radicale, ciò che costituisce unâopera dâarte e, per estensione, lâidentitĂ dellâartista stesso. Il fulcro della mostra, Scatola in una valigia (1935-â41), capolavoro oggi parte della Collezione Guggenheim, è un museo portatile contenente 69 repliche e riproduzioni in miniatura dellâopera di Duchamp che la mecenate americana acquistò dallâartista nel 1941.
ENG Throughout his oeuvre, Duchamp questioned the traditional hierarchy between original and copy. Replicating his work in different media, on various scales, and in limited editions, Duchamp radically redefined what constitutes a work of art and, by extension, the identity of the artist. The centerpiece of the exhibition is the Box in a Valise (1935-â41), a portable museum of 69 miniature replicas and reproductions of Duchampâs work, which Peggy Guggenheim acquired from the artist in 1941. Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
COMPLESSO DELLâOSPEDALETTO 91
Venezia Fabrica Futura
WHEN 17 maggio May-17 luglio July
30 agosto August-30 settembre September
Fabrica Research Centre approda a Venezia con un laboratorio di ricerca eco-critica sulla cittĂ e il suo complesso ecosistema. Il laboratorio esplora futuri alternativi giĂ presenti in laguna e propone una riflessione su ecologie di coesistenza locali in unâepoca segnata da crisi politiche, economiche e ambientali a livello globale. Un gruppo di giovani ricercatori internazionali in residenza a Fabrica propone progetti di ricerca multimediale, tra cui videogiochi interattivi, biofabbricazioni con mitili della laguna, esplorazioni gustative, erbari sperimentali dedicati alla flora subacquea e rielaborazioni sonore dei dati del moto ondoso e dellâinquinamento dei canali veneziani.
ENG Fabrica Research Centre brings to Venice an eco-critical research laboratory concerning the city and its complex ecosystem. The laboratory explores alternative futures already present in the lagoon and promotes reflection on local ecologies of co-existence in an era marked by global political, economic and environmental crises. A group of young interna-
tional researchers in residence at Fabrica propose multimedia research projects, including interactive video games, bio-fabrications using mussels from the lagoon, experiential tastings, experimental herbariums dedicated to underwater flora and aural re-elaborations of wave motion and pollution data from Venetian canals. Barbaria de le Tole, Castello 6691 www.fabrica.it
EUROPEAN CULTURAL CENTRE (ECC) 92
PALAZZO BEMBO, PALAZZO MORA, GIARDINI DELLA MARINARESSA
Time Space Existence
WHEN 20 maggio May-26 novembre November La sesta edizione di Time Space Existence, ampia e composita mostra collettiva, affronta i temi dellâabitare su diversa scala â casa, ambiente naturale e sociale, Pianeta â, posti al centro di una progettualitĂ comune per trovare nuove vie sostenibili da seguire e sviluppare. I 217 progetti internazionali presentati nelle tre sedi dellâEuropean Cultural Centre, Palazzo Bembo, Palazzo Mora e i Giardini della Marinaressa, disegnano una mappa delle proposte piĂš innovative ed espressioni emergenti nellâambito della sostenibilitĂ nelle sue molteplici forme e declinazioni, che vanno dallâattenzione allâambiente e al paesaggio urbano, con metodi di costruzione e materiali che riducono il consumo energetico, alle proposte in discussione su innovazione, riuso, design circolare, comunitĂ e convivenza, giustizia sociale e inclusione. Architetti, designer, ricercatori, accademici, creativi, fotografi, provenienti da 52 Paesi e che lavorano in diverse discipline, offrono un dialogo coinvolgente che restituisce voci e prospettive differenti ad ampio spettro, focalizzando lâattenzione internazionale sulle questioni fondamentali dellâarchitettura contemporanea.
ENG The sixth edition of large collective exhibition Time Space Existence deals with the theme of living on different scales - home, natural and social environment, planet - set at the centre of communal planning to identify new sustainable approaches to follow and develop. The 217 international projects presented in the three locations of the European Cultural Centre, Palazzo Bembo, Palazzo Mora and the Giardini della Marinaressa constitute a map of the most innovative proposals and emerging concepts in the field of sustainability in its multiple forms, ranging from attention to the environment and the urban landscape through construction methods and materials that reduce energy consumption to proposals regarding innovation, reuse, circular design, community and coexistence, social justice and inclusion. Architects, designers, researchers, academics, creatives and photographers from 52 countries and working in various disciplines offer an engaging dialogue that foregrounds
alternative voices and perspectives across a broad spectrum, focusing international attention on the fundamental issues of contemporary architecture.
Palazzo Bembo, Riva del Carbon
San Marco 4793
Palazzo Mora, Strada Nuova
Cannaregio 3659
Giardini della Marinaressa
Riva dei Sette Martiri, Castello
www.ecc-italy.eu
www.timespaceexistence.com
EX CONVENTO
SS. COSMA E DAMIANO 93
DNA Ucraino
WHEN 18 maggio May-20 giugno June
Il progetto espositivo si concentra sulla ricerca del genius loci della cultura e del territorio ucraino al fine di delineare un futuro programma di ricostruzione dei territori distrutti dal conflitto in corso capace di conservare le caratteristiche identitarie della Nazione. Il Paese è al momento un âlaboratorio tragico e pericolosoâ, un campo di battaglia per la societĂ del futuro. Gli ucraini sono uniti dalla volontĂ di essere liberi, legati ai loro antenati e alle generazioni future dalle sottili radici dellâidentitĂ . Il progetto prevede la creazione di una piattaforma di cooperazione tra architetti ucraini e italiani per la realizzazione di architetture nuove pensate e disegnate concentrandosi sulle prioritĂ del vissuto della comunitĂ . ENG The exhibition project focuses on the search for the genius loci of Ukrainian culture and territory in order to outline a future reconstruction program for those territories levelled by the ongoing conflict capable of preserving the nationâs characteristic identity. The country is currently a âtragic and dangerous workshopâ, a battlefield for the society of the future. Ukrainians are united by their desire to be free and are linked to their ancestors and future generations by the subtle roots of identity. The project envisages the creation of a cooperation platform between Ukrainian and Italian architects for the development of new architectures conceived and designed by focusing on the priorities of the communityâs experience.
Sala del Camino, Campo San Cosmo
Giudecca 620
FONDACO DEI TEDESCHI 94 RADIALS
WHEN 18 maggio May-10 novembre November Fondaco dei Tedeschi ha affidato a Sbagliato â progetto artistico fondato nel 2011 da tre architetti e designers romani â lâideazione di due installazioni âvisionarieâ sulla facciata e allâultimo piano dellâedificio. Il progetto nasce dal desiderio di generare unâinterferenza, di creare âvarchiâ allâinterno dellâordine composto dalle architetture. Nella Loggia sul Canal Grande, infatti, la moltiplicazione dellâarco allâesterno crea una prospettiva âinfinitaâ. Lâintervento nello Spazio Eventi estrapola invece una porzione della Corte interna ricollocandola, decontestualizzata, sulle quattro pareti. Gli archi colorati di blu si muovono sinuosi come sommersi in un dialogo tra lâarchitettura e lâacqua.
ENG Fondaco dei Tedeschi has entrusted Sbagliato â an artistic project founded in 2011 by three Roman architects and designers â with the creation of two âvisionaryâ installations on the façade and on the top floor of the building. The project stems from the desire to generate interference and to create âgapsâ within the architectural orderliness. In the Loggia on the Grand Canal, the multiplication of the arch on the external façade creates an âinfiniteâ perspective while the installation in the Spazio Eventi extrapolates a portion of the internal courtyard by decontextualizing it and relocating it onto the four walls, the blue arches moving sinuously as though submerged in a dialogue between architecture and water.
Calle del Fontego dei Tedeschi, Rialto (next to the bridge) www.sbagliato.net
FONDATION VALMONT 95 EGO
WHEN Fino Until 25 febbraio February, 2024 Ego come sĂŠ, letteralmente dal latino âioâ, prima persona singolare; ego come soggetto pensante, mediatore tra conscio e inconscio. Lâego che per lâartista diventa eroe, mano creativa, colui che decide sulla bellezza. Su questo tema sono stati invitati a riflettere quattro artisti, immersi in una Venezia che è la massima espressione di bellezza fragile ed eterna. Carles Valverde, Didier Guillon, Vangelis Kyris e Anatoli Georgiev sono i protagonisti della nuova stagione espositiva di Fondation Valmont. Una visione sullâarte contemporanea allargata e rivolta verso il futuro, che intreccia arte e bellezza in uno sguardo questa volta tutto al maschile.
ENG Ego as self, from the Latin âioâ, first person singular; ego as thinking subject, mediator between conscious and unconscious. The ego that becomes hero and creative hand for the artist â he who decides about beauty. Immersed in a Venice that is the most extreme expression of fragile and eternal beauty, four artists were invited to reflect upon this theme:
Carles Valverde, Didier Guillon, Vangelis Kyris and Anatoli Georgiev are the protagonists of the new exhibition season of Fondation Valmont. A wider, forward-looking vision of contemporary art, interweaving art and beauty in a gaze which this time is entirely male.
Palazzo Bonvicini, Calle Agnello Santa Croce 2161/A www.fondationvalmont.com
FONDATION WILMOTTE 96 Prix W 2023 Un toĂŽt pour tous
WHEN 18 maggio May-27 novembre November Per la sua decima edizione il Premio W di architettura, promosso da Fondation Wilmotte, ha scelto un tema progettuale tanto stimolante quanto eloquentemente essenziale nella sua formulazione: Un tetto per tutti!. I tetti modellano il paesaggio delle cittĂ e delle campagne, modellano lâorizzonte. Di fronte allâattuale crisi degli alloggi i partecipanti hanno immaginato soluzioni originali al fine di progettare moduli abitabili che si inseriscono sotto coperture esistenti e inutilizzate (tetti di capannoni agricoli, industriali, ferroviari o del patrimonio militare abbandonati, tetti di edifici da riconvertire, locali commerciali di grandi dimensioni dismessi, ecc.). Tra i 57 progetti partecipanti ne sono stati premiati quattro, ora protagonisti della mostra.
ENG For its tenth edition, the W Architecture Prize, promoted by Fondation Wilmotte, has chosen a design theme that is as stimulating as it is eloquently simple in its formulation: A roof for all! Roofs shape the landscape of cities and countryside and they shape the horizon. Faced with the current housing crisis, the participants devised original solutions for habitable modules to fit under existing and unused roofs (roofs of abandoned agricultural, industrial, railway or military sheds, roofs of buildings to be reconverted, large disused commercial premises, etc.). The four winning projects out of the 57 participating are the protagonists of the exhibition.
Fondaco degli Angeli, Fondamenta dellâAbbazia, Cannaregio 3560 www.fondationwilmotte.com www.prixw.com
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA 97 PASCAL SENDER
WHEN 20 maggio May-16 luglio July
Pascal Sender mostra come arte e tecnologia possono essere unite per offrire una prospettiva diversa su come assimiliamo un dipinto. La sua passione per la realtĂ virtuale e aumentata lo ha portato a ripensare lâintera creazione di unâopera dâarte dallâinizio alla fine. La sua è unâopera a due strati, innovativa, fresca e attuale. Londinese, nato in Svizzera, Sender presenta una collezione
di dipinti che saltano fuori dalla tela, forme tridimensionali che si muovono e interagiscono con lo spettatore. Lâartista rappresenta con energia visivamente entusiasta il nostro quotidiano, una realtĂ che non può essere vista passivamente, ma che deve essere vissuta.
ENG Pascal Sender shows how art and technology can be brought together to offer a new perspective on how we assimilate a painting. His passion for virtual and augmented reality led him to rethink the creation of a work of art from start to finish. His work is two-layered, innovative, fresh and current. A Londoner who was born in Switzerland, Sender presents a collection of paintings that leap off the canvas: three-dimensional shapes that move and interact with the viewer. The artist depicts our daily life with enthusiastic visual energy: a reality that cannot be enjoyed passively but which must be experienced first hand.
Palazzetto Tito, Dorsoduro 2826FONDAZIONE GIORGIO CINI 98
LUCIANO BALDESSARI Architetture per la scena
WHEN Fino Until 26 novembre November Una preziosa mostra che raccoglie disegni e progetti per il cinema e il teatro realizzati dallâarchitetto Luciano Baldessari (1896 â 1982), figura eclettica e radicalmente libera fra le piĂš interessanti del XX secolo. Il percorso espositivo documenta come Baldessari, laureato al Politecnico di Milano e formatosi a Berlino degli anni â20 del Novecento, abbia formulato attraverso la progettazione e la realizzazione dei suoi lavori una traccia di metodo, un proprio modo inconfondibile di guardare al mondo e allâarchitettura. Le opere in mostra sono state concesse in prestito dal CASVA â Comune di Milano. Il progetto di allestimento è a cura di Baldessari e Baldessari. La lampada Luminator è prodotta da Codiceicona. ENG A valuable exhibition that collects drawings and projects for cinema and theatre by architect Luciano Baldessari (1896 â 1982), an eclectic and radically free-thinking figure who is among the most interesting of the 20th century. The exhibition documents how, through the design and creation of his work, Baldessari, a graduate of Milan Polytechnic who trained in Berlin in the 1920s, formulated a unique approach and his own unmistakable way of looking at the world and at architecture. The works on display have been loaned by CASVA âMunicipality of Milan. The exhibition design is by Baldessari and Baldessari. The Luminator lamp is manufactured by Codiceicona.
Biblioteca Nuova Manica Lunga
Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it
FONDAZIONE DELLâALBERO DâORO/1 99
Nicolò Manucci, il Marco Polo dellâIndia. Un veneziano alla corte Moghul nel XVII secolo
WHEN Fino Until 26 novembre November Viaggi leggendari e vite avventurose. Il titolo della mostra svela in maniera diretta ed eloquente il cuore narrativo di questa straordinaria avventura umana e culturale. Lâesposizione ripercorre le tappe salienti della vita del viaggiatore veneziano, restituendo lo sguardo prezioso, diremmo quasi unico per durata ed intensitĂ del vissuto, di un testimone privilegiato della storia e della ricchezza culturale dellâIndia Moghul. Nicolò Manucci (1638 â 1720), di umili origini, figlio di un âpesta spezieâ, spinto dal desiderio di esplorare il mondo, a soli 14 anni, nel novembre del 1653, si imbarcò a Venezia alla volta dellâOriente, nascosto nella stiva di una tartana, senza fare piĂš ritorno. Unâavventura davvero esaltante in tutte le sue contraddizioni di percorso da ripercorrere a fiato sospeso.
ENG Legendary journeys and lives of adventure. The title of the exhibition â Nicolò Manucci, the Marco Polo of India â directly and eloquently communicates what is at the heart of this extraordinary human and cultural adventure. The exhibition traces the various stages in the life of the Venetian traveler, offering us the precious - we might almost say unique in terms of duration and intensity of experience â gaze of a privileged witness to the history and cultural richness of Mughal India. At only 14 years of age and driven by a desire to explore the world, in November 1653, Nicolò Manucci (1638 â 1720), of humble origins and the son of a âspice grinderâ, boarded a ship bound from Venice to the East, hidden in the hold of a tartan, never to return. A truly exhilarating adventure in all its contradictions, to be experienced with bated breath.
Palazzo Vendramin Grimani, San Polo 2033 www.fondazionealberodoro.org
FONDAZIONE DELLâALBERO DâORO/2 100 NIKOS ALIAGAS Regards VĂŠnitiens
WHEN Fino Until 26 novembre November
Il lavoro fotografico occupa da anni un posto importante nella carriera di giornalista e conduttore televisivo e radiofonico di Nikos Aliagas. Su invito della Fondazione dellâAlbero dâOro, ha visitato per la prima volta la laguna catturandone la realtĂ misteriosa e affascinante con il suo obiettivo. Le sue immagini in bianco e nero esplorano contrasti, controluce, movimenti allâinterno di inquadrature in cui le linee rette e curve si sposano, ad esempio su un volto oppure allâangolo di una calle.
ENG Invited by Fondazione dellâAlbero dâOro, Nikos Aliagas first visited the lagoon and
experienced its mysterious and fascinating appeal. A journalist and a TV and radio host, Aliagas is also a photographer. His B&W photographs explore contrasts, backlighting and movement in frames that portray straight and curved lines, such as a face or the corner of an alleyway.
Palazzo Vendramin Grimani, San Polo 2033 www.fondazionealberodoro.org
FONDAZIONE MARCHESANI 101
I Am the Earth
WHEN 21 maggio May-22 luglio July
Il pianeta Terra si racconta con preoccupazione e consapevolezza attraverso le voci di 22 artisti. Lâarte è non solo mimesis (riproduzione visiva e mentale) di quel che appare, è uno strumento per storicizzare il passato/futuro, forse lâunico strumento rimasto per capire chi siamo. Ogni meraviglia, ogni pietra, ogni goccia di pioggia, ogni folata di vento diventano protagoniste di una riflessione visiva. Ogni opera in mostra è parte di uno stesso organismo vivente dotato di un eccezionale potere che afferma la propria unicitĂ : il pianeta Terra.
ENG With concern and self-awareness, Planet Earth tells its story through the voices of 22 artists. Art is not only mimesis (visual and mental reproduction) of what appears, it is a tool for historicizing the past/future, perhaps the only tool left for understanding who we are. Every marvel, every stone, every drop of rain, every gust of wind becomes the protagonist of a visual reflection. Each work on display is part of the same living organism endowed with an exceptional power that affirms its own uniqueness: the planet Earth.
Dorsoduro 2525 e 2525/A www.fondazionemarchesani.org
FONDAZIONE PRADA 102 Everybody Talks About the Weather
WHEN 20 maggio May-26 novembre November
Mostra di ricerca, ideata dal curatore Dieter Roelstraete, che esplora i significati del tempo meteorologico nellâarte visiva, concentrandosi sulle condizioni atmosferiche quale punto di partenza per esaminare piĂš estesamente lâemergenza climatica in corso. PiĂš di 50 opere contemporanee e una selezione complementare di lavori storici che rivelano la costante attenzione degli artisti nel âparlare del tempoâ. Passando dai dipinti allegorici e le pitture en plein air alle recenti installazioni multimediali e allâattivismo transnazionale, la mostra enuclea e restituisce attraverso il segno artistico i vari modi in cui il clima e il tempo hanno plasmato le nostre identitĂ culturali, evidenziando le diverse forme attraverso le quali lâumanitĂ ha saputo nel tempo affrontare lâesposizione quotidiana agli eventi meteorologici.
ENG The brainchild of curator Dieter Roelstraete, an exhibition which explores the meanings of weather in visual art, using atmospheric conditions as a springboard for a more extensive examination of the ongoing climate emergency. More than fifty contemporary pieces and an additional selection of historical pieces that reveal the constant interest of artists in âtalking about the weatherâ. Passing from allegorical and en plein air paintings to recent multimedia installations and transnational activism, the exhibition enucleates and highlights through art the various ways in which climate and weather have shaped our cultural identities, foregrounding the various forms through which humanity has over time managed to deal with daily exposure to meteorological events. Caâ Corner della Regina, Santa Croce 2215 www.fondazioneprada.org
FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA 103
DoorScape. Lo spazio oltre la soglia
WHEN 18 maggio May-26 novembre November Prima edizione di DoorScape, il concorso internazionale ideato da Oikos Venezia e Fondazione Querini Stampalia che propone una riflessione sullo spazio di ingresso nei suoi molteplici collegamenti, accezioni e funzioni, avviando una riflessione inedita in questo ambito di ricerca. Lâidea è indagare spazi di riflessione piĂš ampia rispetto allâapproccio esclusivamente tecnico: la porta come luogo dâincontro tra interno ed esterno, come confine fluido, un passaggio attraverso due spazi di intersezione. Dei 150 progetti presentati 10 sono stati selezionati dalla giuria, presieduta da AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi, e vengono ora esposti in mostra. ENG The first edition of DoorScape, the international competition founded by Oikos Venezia and Fondazione Querini Stampalia which examines entrance spaces in their multiple connections, meanings and functions, undertaking an unprecedented reflection in this field of investigation. Its goal is to examine a wider range of spaces than a purely technical approach would permit: the door as a meeting place of inside and outside, as a fluid border, as passageway between two intersecting spaces. Of the 150 projects submitted, the ten which were selected by the jury chaired by AMDL CIRCLE and Michele De Lucchi are now on display in the exhibition.
Area Carlo Scarpa
Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252
www.doorscape.eu
www.querinistampalia.org
STAIRWAYS TO VENICE
The most fabulous staircases of the City
Scuola Grande San Giovanni Evangelista and Scala Contarini del Bovolo
biglietto combinato | combined ticket
gioiellinascostidivenezia.it | scuolasangiovanni.it
IKONA GALLERY/1 104 Mercanti e stracciaioli nel Ghetto di Venezia
WHEN Fino Until 30 agosto August Broccati, sete, velluti meravigliosamente lavorati sono testimoni di una vera e propria arte, quella dei Testori da seda. A metà del Settecento Venezia conta 795 tessitori e il Ghetto è circondato da ogni lato da centinaia di botteghe di tessitori cristiani. Agli ebrei non era concesso tessere, potevano solo commerciare strazze... La mostra ripercorre questi intrecci di storie offrendo la possibilità di ammirare preziosi tessuti legati alla liturgia ebraica, esposti dopo un accurato restauro e appartenenti alle collezioni del Museo Ebraico di Venezia. Tre secoli di storia raccontati attraverso manufatti tessili.
ENG Brocades, silks and beautifully worked velvets are the testimony of a true art â that of Testori da seda, or Weavers of Silk. In the mid-eighteenth century Venice had 795 weavers and the Ghetto was surrounded on all sides by hundreds of Christian weaversâ shops. Jews were not allowed to weave, but could only trade strazze â raw silk waste. The exhibition retraces these intertwining stories, offering visitors the chance to admire precious fabrics linked to the Jewish liturgy, exhibited after careful restoration and belonging to the collections of the Jewish Museum of Venice. Three centuries of history narrated through textiles. Campo del Ghetto Nuovo, Cannaregio 2909 www.ikonavenezia.com
IKONA GALLERY/2 105
New York, New York
Berenice Abbott, Ilse Bing, Margaret Bourke-White, RenĂŠ Burri, Andreas
Feininger, Dorothea Lange, Francesca Woodman
WHEN 7 settembre September
26 novembre November
Una collezione di opere originali di grandi fotografi dal 1930 al 1950, da Berenice Abbott fino a Francesca Woodman, che hanno come unico soggetto New York rappresenta il prezioso regalo di compleanno che Ikona Gallery fa al suo pubblico per festeggiare i ventâanni dallâapertura dello spazio in campo del Ghetto. ÂŤLa sua Ikona è una piccola grande galleria che nei decenni ha continuato con eroica tenacia unâattivitĂ che si era giĂ dispiegata negli anni con mostre fondamentali in molte prestigiose sedi veneziane [...]. Non è un tipo accomodante Ĺ˝iva Kraus, la sua esigenza di qualità è sempre assoluta e senza tentennamentiÂť (Ferdinando Scianna).
ENG This collection of original works from 1930 to 1950 by eminent photographers including Berenice Abbott and Francesca Woodman,
and whose sole subject is New York, represents a precious birthday gift from Ikona Gallery to its public in celebration of the twenty years since the opening of its exhibition space in Campo del Ghetto. âHer Ikona is a wonderful little gallery that over the decades has continued with heroic tenacity an activity that had already been underway over the years with fundamental exhibitions in many prestigious Venetian venues [...]. Ĺ˝iva Kraus is not an accommodating type, her need for quality is always absolute and unhesitating.â (Ferdinando Scianna).
Campo del Ghetto Nuovo, Cannaregio 2909 www.ikonavenezia.com
INâEI GALLERY/1 106 JIN HEE PARK ë°ě§íŹ Bearable Lightness of Being: Hanji Tables
WHEN 17 maggio May-24 giugno June Lâarchitetta Jin Hee Park esplora le possibilitĂ del design della tavola. In Corea lo stile di vita familiare tradizionale prevede che i pasti vengano consumati nella stanza personale, quindi il cibo viene spostato con un tavolo chiamato âsobanâ, simbolo della cultura patriarcale coreana. I tavoli Hanji Soban ideati per la mostra presentano un piano superiore sostenuto da quattro sottili gambe, in una forma che vuole porsi come metafora del rapporto tra i generi nel passato, ma cercando di fondere lâunicitĂ della tradizione coreana con valori e forme totalmente contemporanei.
ENG Architect Jin Hee Park explores the possibilities of table design. In the daily life of the traditional Korean family, meals are eaten in a personal room, thus the food is moved with a table called a âsobanâ, a symbol of Korean patriarchal culture. The upper surfaces of the Hanji Soban tables designed for the exhibition are supported by four thin legs and their shape aims to act as a metaphor of the relationship between genders in the past, while also attempting to blend the uniqueness of Korean tradition with absolutely contemporary values and forms.
Riva del Vin, San Polo 1100 www.in-ei.it
INâEI GALLERY/2 107
ART STUDIO h220430 The Floating Realm
WHEN 30 giugno June -20 agosto August
Lâart studio h220430, guidato dallâarchitetto e artista Satoshi Itasaka, volge lo sguardo al passato, quello dellâinfanzia, regno della fantasia e del sogno, che col passare del tempo svanisce. Un ritorno a quella dimensione âfluttuanteâ ( floating ) che abbiamo vissuto da bambini, qui fatta riemergere però totalmente nel nostro presente, con i sensi attivati e concentrati nello
sperimentare tutto per la prima volta. Vediamo cosĂŹ Mushroom Lamp, Balloon Mirror o The Birth Lamp trasformarsi in veri e propri strumenti per sospendere il fluire del tempo e rifugiarsi in un luogo alternativo in cui fermare la pesantezza della vita e ricaricarsi di fantasia.
ENG The h220430 art studio led by architect and artist Satoshi Itasaka turns its gaze to the past â that of childhood, the realm of fantasy and of those dreams which fade away over time. A return to that âfloatingâ dimension we experienced as children, here fully re-emerging into in our present with our senses activated and concentrated on experiencing everything for the first time. Thus we see Mushroom Lamp, Balloon Mirror or The Birth Lamp transformed into actual tools for suspending the flow of time and taking refuge in an alternative place where we can pause the difficulty of life and recharge our imaginations.
Riva del Vin, San Polo 1100 www.in-ei.it
INâEI GALLERY/3 108
FUMIHIKO SANO Grafting
WHEN 30 agosto August
30 settembre September
A cura di Hiroki Yamamoto, la mostra è lâoccasione per conoscere lo stile Mono-ha rivisitato e personalissimo di Fumihiko Sano, architettofalegname giapponese e artista. Il suo lavoro unisce architettura, artigianato e arte. Nella pratica originale dellâartista il riferimento al movimento del Mono-ha ha fornito la linea, che si concentra sul rapporto tra il sĂŠ e le cose, mentre la tradizione dello stile architettonico sukiyazukuri delle sale da tè giapponesi del XVI secolo ha indicato la modalitĂ : la completa eliminazione di ogni eccesso decorativo in favore di uno stile sobrio e raffinato.
ENG Curated by Hiroki Yamamoto, this exhibition is an opportunity to get to know the deeply personal modern take on the Mono-ha style of Japanese architect-carpenter and artist Fumihiko Sano. His work combines architecture, craftsmanship and art and in his original practice the reference to the Mono-ha movement provides the line, which focuses on the relationship between the self and objects, while the sukiya-zukuri architectural tradition of 16th-century Japanese teahouses indicates the approach: the complete elimination of any decorative excess in favour of a sober and refined style.
Riva del Vin, San Polo 1100
www.in-ei.it
ISOLA DI SAN SERVOLO 109 VID Venice Innovation Design
WHEN 1-2 luglio July
Un evento che accompagna il processo di rigenerazione urbana in chiave sostenibile e produttiva dellâIsola di San Servolo a Venezia. Un living lab che per tre giorni si interroga sul futuro dellâarchitettura e del design attraverso il coinvolgimento di oltre 120 tra architetti, designer, imprenditori, innovatori e giornalisti, con Mario Cucinella come ospite dâonore. In programma interventi, tavole rotonde e unâarea espositiva con una quindicina di selezionati designer e startup a presentare i risultati del loro lavoro, delle proprie ricerche in termini di materiali innovativi, di processi produttivi, di upcycling e utilizzo delle materie seconde.
ENG Venice Innovation Design is the event accompanying the sustainable and productive urban regeneration process of the Island of San Servolo in Venice. A living lab that for three days looks at the future of architecture and design through the involvement of over 120 architects, designers, entrepreneurs, innovators and journalists, with guest of honour Mario Cucinella. The programme includes talks, round tables and an exhibition area with about fifteen selected designers and startups presenting the results of their work and research into innovative materials, production processes, upcycling and the use of secondary materials.
Isola di San Servolo www.servizimetropolitani.ve.it
LE STANZE DEL VETRO/1 110
Vetro boemo: i grandi maestri
WHEN Fino Until 26 novembre November
Le opere di sei artisti pionieri della scultura contemporanea, nati in Boemia nelle prime decadi del secolo scorso, costituiscono il percorso di questa mostra, nuovo capitolo espositivo de Le Stanze del Vetro. Il racconto dellâemancipazione, dopo la Seconda Guerra mondiale, del vetro in Boemia (attuale Repubblica Ceca) dalla tradizionale categorizzazione di arte applicata e decorativa per un utilizzo della materia al servizio della realizzazione di sculture astratte, vetrate, architetture, installazioni e lavori site-specific, vede protagonisti VĂĄclav Cigler, VladimĂr KopeckĂ˝, Stanislav LibenskĂ˝ e Jaroslava BrychtovĂĄ, RenĂŠ RoubĂcËezk e MiluĹĄe RoubĂcËkovĂĄ.
ENG The works of six pioneering artists of contemporary sculpture born in Bohemia in the first decades of the last century form the itinerary of this latest exhibition by Le Stanze del Vetro. The story of the emancipation of glass in Bohemia (now the Czech Republic) from the traditional categorization of applied and decorative art after the Second World War, thus placing the material at the service of the creation of abstract sculptures, stained glass, architecture, installations and site-specific works, features VĂĄclav Cigler, VladimĂr KopeckĂ˝,
Stanislav LibenskĂ˝ and Jaroslava BrychtovĂĄ, RenĂŠ RoubĂÄek and MiluĹĄe RoubĂÄkovĂĄ. Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org | www.cini.it
LE STANZE DEL VETRO/2 111
Installazioni di Venini: Luce 1921 â 1985
WHEN Fino Until 9 luglio July Venini, grazie alla sua capacitĂ di costante aggiornamento e alla sua grande apertura verso il mondo del progetto, fece diventare lâilluminazione per grandi ambienti pubblici un punto di riferimento per i piĂš importanti architetti del Novecento. Due straordinarie installazioni ricostruiscono due testimonianze iconiche: il Velario realizzato nel 1951 per la copertura di Palazzo Grassi, formato da una serie di âfestoniâ con cavi dâacciaio e sfere in vetro cristallo balloton (smontato nel 1985), e il monumentale lampadario a poliedri policromi, con circa tremila elementi, progettato da Carlo Scarpa per il Padiglione del Veneto allâesposizione di Torino Italia 61 per il Centenario dellâUnitĂ dâItalia.
ENG Thanks to his talent for keeping constantly up to date and his immense openness towards the world of design, Venini made lighting for large public spaces a touchstone for the most important architects of the twentieth century. A pair of extraordinary installations reconstruct two of his iconic pieces: the Velario made in 1951 for the roof of Palazzo Grassi and formed by a series of âfestoonsâ with steel cables and spheres in balloton crystal glass (disassembled in 1985), and the monumental chandelier of polychrome polyhedrons composed of around three thousand elements and designed by Carlo Scarpa for the Veneto pavilion at the Turin Italia 61 expo for the centenary of the unification of Italy.
Sala Carnelutti
Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org | www.cini.it
LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/1 112
UGO MULAS Lâoperazione fotografica
WHEN Fino Ultil 6 agosto August
PiĂš di 300 immagini, documenti, libri, pubblicazioni e filmati offrono una sintesi in grado di restituire una lettura che si apre alle piĂš diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas (1928-1973) nel corso della sua straordinaria carriera troppo presto interrottasi, fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti e capace di approfondire tematiche le piĂš varie, cercando sempre la profonditĂ della âquantitĂ umanaâ. Le 14 sezioni ripercorrono tutti i campi dâinteresse di Mulas: dal teatro alla moda, con i ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dellâarchitettura fotografati come âmodelli in posaâ, dai
paesaggi e dalle cittĂ alla sua esperienza con la Biennale di Venezia e con gli artisti della Pop Art.
ENG More than 300 images, documents, books, publications and films constituting a summary that provides an insight into the various experiences undertaken by Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 â Milan, 1973), a photographer who worked in all the pre-established genres and who was capable of investigating a range of themes, always seeking the depth of âhuman quantityâ. The 14 sections examine all of Mulasâ fields of interest, from theatre and fashion, portraits of friends and personalities from the worlds of literature, cinema and architecture photographed as âposed modelsâ and landscapes and cities to his experience with the Venice Biennale and the artists of Pop Art.
Isola di San Giorgio Maggiore
www.lestanzedellafotografia.it
LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/2 113
ALESSANDRA CHEMOLLO
Venezia alter mundus
WHEN Fino Until 6 giugno June
Una visione peculiare della cittĂ piĂš fotografata del mondo, sospesa tra passato e futuro.
Da oltre ventâanni soggetto prediletto dellâobiettivo di Alessandra Chemollo, Venezia si tramuta qui in un alter mundus, visitato e raccontato nel corso dei secoli da celebri viaggiatori. Un mondo altro, in cui è necessario muoversi con cautela, evitando di essere catturati da unâimmagine che ci sembra familiare solo perchĂŠ segretamente speriamo che ci aiuti a sostenere la potenza di questa cittĂ straniera. Immagini in una sequenza narrativa serrata, che non vogliono essere commentate, che non cercano spiegazioni, ma che si connettono ineluttabilmente ad altri mondi.
ENG A unique vision of the most photographed city in the world, suspended between past and future. The favourite subject of Chemolloâs lens for over twenty years, Venice is here transformed into an alter mundus, visited and narrated over the centuries by famous travellers. Another world, in which it is necessary to move cautiously to avoid being captured by an image that seems familiar to us only because we secretly hope it will help us cope with the cityâs power. Images in a rapid narrative sequence which do not require comment nor seek explanations, but which connect us inevitably to other worlds.
Isola di San Giorgio Maggiore
www.lestanzedellafotografia.it
LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/3 114
PAOLO PELLEGRIN
WHEN Autunno Fall
Una vera e propria antologica, per molti aspetti inedita, restituisce tutti i principali temi che animano il percorso di Paolo Pellegrin (Roma, 1964), che nei decenni ha intrecciato la visione del reporter con lâintensitĂ visuale dellâartista attraverso disegni, quaderni, appunti, fotografie che illustrano la complessitĂ del processo creativo dellâautore. Il percorso racconta una storia di infinita umanitĂ nellâepoca presente grazie a installazioni, ingrandimenti, scatti inediti, con un corpus di immagini del piĂš recente reportage realizzato in Ucraina, dove il fotografo si è recato nei mesi immediatamente successivi allo scoppio della guerra.
ENG This in many ways unprecedented anthological exhibition examines the main themes which have defined the career of Paolo Pellegrin, who over the decades has interwoven his reporterâs vision with the visual intensity of the artist through sketches, notebooks and photographs that illustrate the complexity of his creative process. Through installations, blow-ups and previously unpublished photos, as well as a corpus of images from his most recent reporting in Ukraine, which the photographer visited in the months following the outbreak of the war, the exhibition tells a story of infinite humanity in the present age.
Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedellafotografia.it
LINEADACQUA GALLERY 115 ANDREA AVEZZĂ
WHEN Fino Until 26 novembre November
Lâimmagine della cittĂ piĂš fotografata al mondo, stremata dalla sovrapposizione di romanticismi e mitologie, riappare attraverso lâobiettivo di Andrea AvezzĂš nella sua potente e inarrivabile iconicitĂ . Sono scatti che superano ogni forma di banalizzazione, ripulendo Venezia dal tragico logorio del turismo di massa riportandola a una dimensione virginale, unâetĂ dellâoro che appartiene allâanima piĂš antica e autentica della cittĂ . AvezzĂš moltiplica gli spazi, scompone e sovrappone le architetture, scopre registri di colore archetipali, sfida apertamente ogni riferimento olografico o didascalico.
ENG The image of the most photographed city in the world, crushed under layers of romanticism and mythology, reappears through the lens of Andrea AvezzĂš in all its powerful and unrivalled iconic nature. These shots defy any form of trivialization, cleansing Venice of the tragic wear and tear of mass tourism and restoring its purity, a golden age that belongs to the cityâs oldest and most authentic soul. AvezzĂš multiplies spaces, dismantles and superimposes architectures, discovers registers of archetypal colours, and openly challenges any
holographic or didactic reference.
Calle della Mandola
San Marco 3716/A e 3720/A
www.lineadacqua.gallery
M9 â MUSEO DEL â900 116 RIVOLUZIONE VEDOVA
WHEN Fino Until 26 novembre November
Un percorso inedito per M9 che sceglie lâarte come strumento per esplorare e interpretare la storia sociale, culturale, politica ed economica dellâItalia. In mostra uno dei grandi maestri dellâarte del Novecento, Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di una costante attualitĂ . Nella vita come nellâarte Vedova ha messo al centro della sua speculazione lâuomo come riverbero delle infinite costellazioni dellâuniverso, rivoluzionato la pittura con un originalissimo percorso riconosciuto fin dagli anni â50 dalla critica internazionale, e svolgendo parallelamente con passione il lavoro di insegnamento ai giovani, a cui ha affidato idee nuove, responsabilitĂ e speranza.
ENG An unprecedented initiative for M9 that uses art as a tool for exploring and interpreting the social, cultural, political and economic history of Italy. On display is one of the grand masters of 20th century art, Emilio Vedova, whose work is both interpreter and witness of constant relevance. In life as in art, Vedova set at the centre of his practice humankind, as echo of the infinite constellations of the universe, revolutionising painting with what international critics from the 1950s on recognised as a profoundly original direction, and carrying out his work passionately while also teaching young people, to whom he entrusted new ideas, responsibilities and hope. Via Giovanni Pascoli 11, Mestre www.m9museum.it www.fondazionevedova.org
MUSEO CORRER/1 117
CARLA ACCARDI
Gli anni Settanta: i lenzuoli
WHEN Fino Until 29 ottobre October Carla Accardi (Trapani, 1924 â Roma, 2014) è una delle figure creative piĂš significative del XX secolo per il suo contributo fondamentale e originale allâaffermazione dellâarte non figurativa in Italia. Lâomaggio tributato alla sua grandezza è stato concepito sotto forma di installazione, con una ristretta selezione di lavori posti in dialogo con gli ambienti storici del Museo. Si tratta dei Lenzuoli, un ciclo di opere avviato negli anni â70 del Novecento raramente visibile nel suo insieme e che, pur nella sua specificitĂ visiva e semantica, risulta del tutto indicativo circa la cifra della ricerca dellâartista e, a suo modo, riassuntivo del suo percorso creativo.
ENG The fundamental and original contribution to the affirmation of non-figurative art in Italy of Carla Accardi (Trapani, 1924 â Rome,
2014) makes her one of the most significant creative figures of the 20th century. This homage to her importance has been conceived in the form of an installation, where a small selection of pieces dialogue with the historical setting of the Museum. These are Lenzuoli, a cycle of works begun in the â70s and rarely visible in its entirety and which, despite their visual and semantic specificity, are wholly indicative of the nature of the artistâs practice and in their way a summary of her creative journey.
Piazza San Marco 52 www.correr.visitmuve.itMUSEO CORRER/2 118
Lâarte della Giustizia
La Giustizia nellâarte
WHEN 30 maggio May
3 settembre September
Un percorso di indagine attorno al tema iconografico della Giustizia nelle sue molteplici sfaccettature e nei diversi momenti storici attraverso lo sguardo dellâarte. Nellâiconografia tradizionale la Giustizia è raffigurata con la bilancia quale piĂš antico tra i suoi attributi, al quale si aggiungono nel tempo la spada come simbolo ammonitorio del suo potere di punire i malvagi, il leone come espressione di forza e la benda che lâacceca, segno di imparzialitĂ . Il percorso espositivo offre uno sguardo attento sulla storia della sua iconografia e dei suoi attributi, che hanno una genesi molto lontana nel tempo.
ENG A journey of investigation through the iconographic theme of Justice in its many facets and in the various periods of history through the gaze of art. In traditional iconography, Justice is depicted holding the scales, the most ancient of her attributes, to which over time were added the sword as a warning symbol of her power to punish the wicked, the lion as an expression of strength and the blindfold as a sign of impartiality. The exhibition itinerary offers a detailed look at the history of her iconography and her attributes, whose genesis dates far back in time.
Piazza San Marco 52
www.correr.visitmuve.it
MUSEO DEL VETRO 119
Cento anni di NasonMoretti Storia di una famiglia del vetro muranese
WHEN 19 maggio May-6 gennaio January, 2024 Nata nel 1923 come Cristalleria Nason & Moretti, lâazienda sceglie fin da subito uno specifico indirizzo â lâarte della tavola â e, con un piglio di profonda modernitĂ , è subito capace di tenere fede alla tradizione tecnica del passato reinterpretandola secondo formule contemporanee attraverso una lavorazione, giĂ allora, semi-industriale, in particolare per lâampio utilizzo dello
stampo. Forte di una palette ricchissima e di una costante apertura al nuovo, la Nason & Moretti è divenuta un punto di riferimento del design fin dal 1955, quando le coppe Lidia si aggiudicano il Compasso dâOro. Quella stessa serie di vetri che due anni piĂš tardi, nel 1956, lâarchitetto Philip Johnson donerĂ al MoMA di New York.
ENG Founded in 1923 as Cristalleria Nason & Moretti, the company immediately chose a specific direction - the art of tableware â and its profoundly modern approach immediately allowed it to keep faith with the technical tradition of the past by reinventing it in line with contemporary approaches through a process which was even then semi-industrial, especially in its extensive use of the mould. Strengthened by a rich palette and a constant openness to innovation, Nason & Moretti has been a point of reference for design since 1955, when the Lidia bowls were awarded the Compasso dâOro: the same series which two years later, in 1956, architect Philip Johnson would donate to the MoMA in New York.
Fondamenta Marco Giustinian 8, Murano www.museovetro.visitmuve.it
NEGOZIO OLIVETTI 120
Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti
WHEN 20 maggio May
24 settembre September
Creando un cortocircuito fra tradizione e contemporaneitĂ , lâarte di Massimo Micheluzzi si dispiega in questo straordinario spazio del Novecento dialogando con le storiche macchine da scrivere Olivetti. Il confronto ideale con lâarchitettura del Negozio progettato da Carlo Scarpa si gioca per Micheluzzi sullâessenza del linguaggio dellâarchitettura e sul profondo legame di entrambi con Venezia. Dalla consuetudine alla grandiositĂ dellâarte e dellâarchitettura veneziana, infatti, sia Scarpa che Micheluzzi, ciascuno a proprio modo naturalmente, apprendono ad esercitare lâocchio verso lâosservazione del dettaglio ancor prima che alla veduta dâinsieme.
ENG Fusing tradition and contemporaneity, Massimo Micheluzziâs art unfolds in this extraordinary twentieth century space, creating a dialogue with historic Olivetti typewriters. This ideal setting in the architecture of a shop designed by Carlo Scarpa plays for Micheluzzi on the essence of the language of architecture and on the deep bond both share with Venice. From the everyday to the grandeur of Venetian art and architecture, in fact, both Scarpa and Micheluzzi, each in their own way, tend towards observation of detail before viewing the whole.
FAI â Fondo per lâAmbiente Italiano
Piazza San Marco 101 www.fondoambiente.it
OCEAN SPACE 121 SIMONE FATTAL PETRIT HALILAJ & ĂLVARO URBANO
Thus Waves Come in Pairs
WHEN Fino Until 5 novembre November
Il nuovo progetto espositivo di Ocean Space, il cui titolo è tratto dal poema Sea and Fog ( Mare e nebbia ) di Etel Adnan, è unâevoluzione site-specific di The Current III, ciclo triennale transdisciplinare di percezione guidato da Barbara Casavecchia. Due nuove commissioni firmate TBA21âAcademy occupano gli spazi monumentali dellâex Chiesa di San Lorenzo: le sculture poetiche in vetro e in ceramica dellâartista americano-libanese Simone Fattal e un ecosistema composto da una serie di sculture di grandi dimensioni di creature ibride, acquatiche e terrestri, del duo Petrit Halilaj & Ălvaro Urbano indagano il tema dei Mediterranei
ENG The new Ocean Space project, which takes its title from the poem Sea and Fog by Etel Adnan, is a site-specific evolution of The Current III, a three-year transdisciplinary cycle of perception led by Barbara Casavecchia. Two new commissions by TBA21âAcademy occupy the monumental spaces of the former Church of San Lorenzo: poetic sculptures in glass and ceramic by American-Lebanese artist Simone Fattal and an ecosystem composed of a series of large sculptures of hybrid creatures, both aquatic and terrestrial, by Petrit Halilaj & Ălvaro Urbano investigate the theme of Mediterraneans
Ex Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069 www.ocean-space.org
PALAZZO CINI 122
LâOspite a Palazzo: Cleopatra di Artemisia Gentileschi
WHEN Fino Until 16 luglio July
La nuova stagione di apertura della Galleria di Palazzo Cini (fino al 15 ottobre) vede protagonista di Ospite a Palazzo il dipinto Cleopatra di Artemisia Gentileschi della Collezione Cavallini Sgarbi: la lezione della piena maturitĂ artistica del padre Orazio è travolta da un vero e proprio innamoramento per Caravaggio. Se il corpo ignudo e lascivo in Caravaggio è di regola maschile, Artemisia traduce quella ispirazione al femminile. E lâimpatto è ancora piĂš forte, il suo realismo è assoluto, stringente, senza nessuna concessione lirica o intimistica. Lâopera offre anche lo spunto per rievocare il soggiorno della pittrice romana a Venezia, documentato in cittĂ dal 1626 al 1630.
ENG The new opening season of the Palazzo Cini Gallery (until the 15th of October) sees the painting Cleopatra by Artemisia Gentileschi from the Cavallini Sgarbi Collection as the protagonist of Guest at the Palace: the lessons
of her father Orazioâs full artistic maturity are swept away by her profound love for Caravaggio. But whereas in Caravaggio the naked and lascivious body is usually masculine, Gentileschi translates that approach into something feminine, with an even more powerful impact, her realism absolute and stringent and lacking any lyrical or intimistic concessions. The piece also offers an opportunity to recall the Roman painterâs time in Venice, documented in the city from 1626 to 1630.
Campo San Vio, Dorsoduro 864 www.palazzocini.it
PALAZZO CONTARINI POLIGNAC 123
100 progetti x 100 identitĂ
WHEN 20 maggio May-26 novembre November Un progetto in quattro parti per esplorare come lâopera architettonica abbia la capacitĂ di rappresentare chi la vive. Quattro mostre si alternano lungo tutto lâarco della Biennale: lâarchitettura per la comunitĂ , lâarchitettura per il lavoro, lâarchitettura per lâospitalitĂ e interior design, lâimportanza del dettaglio. Cento progetti selezionati danno identitĂ ai luoghi, edifici in cui le persone si identificano e scelgono di abitare, lavorare, condividere il tempo libero. Lâarchitetto è chiamato a interpretare le necessitĂ per sviluppare spazi che siano funzionali e allo stesso tempo divengano landmark per lo spazio urbano.
ENG
A four-part project exploring how architectural work can represent those who live inside it. Four exhibitions that alternate over the Biennale: architecture for the community, architecture for work, architecture for hospitality and interior design, the importance of detail. One hundred selected projects provide identity to places - buildings with which people identify and in which they choose to live, work and spend their free time. The architect is called upon to interpret these needs and develop spaces that are functional while at the same time acting as landmarks for the urban space. Magazzino Gallery, Dorsoduro 874 www.venicedesignweek.com
PALAZZO DIEDO 124
BERGGRUEN ARTS & CULTURE STERLING RUBY A Project in Four Acts
WHEN Primavera Spring-Estate Summer Lâenorme scritta âSunrise, Sunset, Some Rise, Some Restâ campeggia sulla facciata in restauro di Palazzo Diedo. Lâinstallazione intitolata A Project in Four Acts dellâartista americano Sterling Ruby è stata concepita per dare vita al Palazzo durante la sua ristrutturazione e trasformazione in spazio dedicato allâarte contemporanea. Lâedificio sarĂ infatti la sede del Berggruen
Arts & Culture del filantropo, collezionista e intellettuale Nicolas Berggruen, che verrĂ inaugurato in occasione della prossima Biennale Arte 2024. Il lavoro di Ruby traccia una linea temporale esistenziale, il ciclo continuo del giorno nella notte, la produzione di un giorno o di una vita, dalla nascita alla morte.
ENG In large letters, âSunrise, Sunset, Some Rise, Some Restâ stands out on the facade of Palazzo Diedo. The installation by the American artist Sterling Ruby was conceived to give life to Palazzo Diedo during its renovation and transformation into a space dedicated to contemporary art. The Palazzo will soon host the headquarters of the Berggruen Arts & Culture of the philanthropist, collector and intellectual Nicolas Berggruen, which will be inaugurated on the occasion of the next Art Biennale 2024. Rubyâs work traces an existential timeline, the continuous cycle of day and night, the making of a day or of a lifetime, from birth to death.
Cannaregio 2386 www.berggruenarts.org
PALAZZO DUCALE 125
VITTORE CARPACCIO Dipinti e disegni
WHEN Fino Until 18 giugno June
Un magnifico viaggio che documenta nella maniera piĂš oggettiva e completa lâevoluzione dellâarte di Carpaccio (1460/66 c. â 1525/26 c.). Quarantacinque dipinti e un corpus inedito di disegni a tema religioso, profano o di genere evidenziano le grandi doti immaginative, narrative, descrittive, oltre alla sapiente tecnica pittorica e realizzativa, dellâartista. La mostra offre anche lâoccasione, davvero unica, per ammirare eccezionalmente riunite le due parti di uno stesso dipinto: le leggendarie ed enigmatiche Due dame del Museo Correr si ricongiungono con la metafisica Caccia in laguna, oggi del Getty Museum di Los Angeles.
ENG A magnificent journey that documents the evolution of Carpaccioâs art (1460/66 c. â 1525/26 c.) in the most objective and thorough way. Forty-five paintings and an unpublished corpus of drawings on religious, profane or gender themes highlight the artistâs powerful, imaginative, narrative and descriptive skills, as well as his skilful pictorial and compositional technique. The exhibition also offers a truly unique opportunity to admire the two reunited parts of the same painting: the legendary and enigmatic Two Venetian Ladies of the Correr Museum together with the metaphysical Hunting on the Lagoon, now in the Getty Museum in Los Angeles.
Piazzetta San Marco 1
www.palazzoducale.visitmuve.it
PALAZZO FORTUNY 126 GIOVANNI SOCCOL Riflessioni notturne
WHEN Fino Until 1 ottobre October Installazione composta da un ciclo di dieci opere inedite del pittore, architetto e scenografo veneziano Giovanni Soccol. Lâartista ha scelto dieci architetture-simbolo che si affacciano sul Canal Grande, a partire dalla Dogana da Mar fino alla Chiesa di San Simeone. La tematica del ciclo di dipinti nasce dalla visione di unâarchitettura veneziana che sorge dallâacqua dove, riflettendosi, si dissolve. Soccol ha voluto, infatti, rappresentare il fascino di unâapparizione che può svanire, essa appartenendo piĂš al sogno che alla realtĂ . Una luce notturna raccorda e unisce tra di loro gli elementi, conferendo alle architetture unâatmosfera metafisica.
ENG An installation composed of a cycle of ten previously unseen works by Venetian painter, architect and set designer Giovanni Soccol. The artist has chosen ten symbolic architectures that overlook the Grand Canal, starting from the Dogana da Mar to the Church of San Simeone. The theme of the cycle of paintings arises from a vision of a Venetian architecture that rises from the water where, reflecting itself, it dissolves. Soccol wished to depict the charm of an apparition that might vanish, belonging more to a dream than to reality. A nocturnal light connects and unites the elements, conferring on the architecture a metaphysical mood.
San Marco 3958
www.fortuny.visitmuve.it
PALAZZO GRASSI 127
CHRONORAMA Tesori fotografici del 20° secolo
WHEN Fino Until 7 gennaio Junuary, 2024 Ogni fotografia è un atto giornalistico. Parte da qui la prima grande mostra dedicata ai capolavori provenienti dagli archivi CondĂŠ Nast, in parte recentemente acquisiti dalla Pinault Collection. Il curatore, Matthieu Humery, è entrato letteralmente in questi immensi giacimenti uscendone con una selezione di oltre 400 incredibili scatti che riportano in vita il Novecento attraverso eventi, fenomeni sociali e personaggi storici che lo hanno segnato. Frammenti di passato offrono un saggio sociologico visivo che racconta in modo incalzante â le fotografie invadono letteralmente lo spazio espositivo âlâevoluzione del gusto e dellâestetica, nonchĂŠ la nascita, lâaffermazione e la trasformazione della fotografia come linguaggio di comunicazione di massa prima dellâavvento della cultura digitale.
ENG Every photograph is an act of journalism. This is the idea behind the first major exhibition dedicated to masterpieces from the CondĂŠ Nast archives, parts of which were recently acquired by the Pinault Collection.
Curator Matthieu Humery entered its immense deposits physically and emerged with a selection of over 400 incredible shots that bring the twentieth century back to life through the events, social phenomena and historical figures that marked it. Fragments of the past which offer an urgent visual sociological essay, the photographs literally invading the exhibition space, that details the evolution of taste and aesthetics, as well as the birth, affirmation and transformation of photography as a language of mass communication before the advent of digital culture.
Campo San Samuele, San Marco 3231
www.pinaultcollection.com
PALAZZO GRIMANI 128
INGE MORATH
Fotografare da Venezia in poi
WHEN Fino Until 4 giugno June
Inge Morath (1923 â 2002), prima fotografa donna ad entrare a far parte dellâagenzia Magnum Photos, fu protagonista del celebre reportage su Venezia, ora in mostra, che la fotografa austriaca realizzò in Laguna nel 1955 come inviata Magnum per conto del periodico francese LâOeil, che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un reportage della scrittrice Mary McCarthy. Allâepoca Morath non fotografava, ma non le mancavano certo occhio e sensibilitĂ . In quel novembre la luce di Venezia sotto la pioggia la stregò, tanto da indurla a chiamare Robert Capa, responsabile della Magnum, per suggerirgli di inviare un fotografo. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia câera giĂ : era lei. ENG
The first female photographer to join the Magnum photographic agency, Inge Morath (Austria, 1923 â 2002) was the protagonist of the famous reportage on Venice on display, which she shot around the Lagoon in 1955 as a Magnum correspondent on behalf of the French periodical LâOeil, which had decided to accompany a report by the writer Mary McCarthy with images of Venice. Though certainly not lacking an eye or sensibility, she was not yet a photographer at the time, but that November, the light of Venice in the rain so bewitched her that she called Robert Capa, her manager at Magnum, to suggest sending a photographer. Capa replied that there already was a Magnum photographer in Venice: Morath herself.
Ramo Grimani, Castello 4858
www.polomusealeveneto.beniculturali.it
PALAZZO MOCENIGO/1 129
MATTHIAS SCHALLER Tessuto urbano
WHEN Fino Until 26 novembre November
Matthias Schaller, traendo spunto da un merletto del Seicento della Collezione del Museo di Burano dove è attualmente esposto, ha deciso di raccontare uno dei piĂš antichi e prestigiosi âsaper fareâ veneziani e le molteplici relazioni, passate e presenti, che legano questâarte alla cittĂ lagunare. Del merletto prescelto, lungo tre metri, sono stati realizzati sette scatti che traducono visivamente e idealmente i Sestieri: la struttura del merletto traspone, grazie allâintreccio, la âtramaâ della cittĂ , mentre i punti diventano le calli e i campielli, creando un vero e proprio tessuto urbano. Progetto realizzato in collaborazione con Sonnabend Gallery, New York.
ENG Taking inspiration from a piece of seventeenth-century lace from the Burano Museum Collection where it is currently exhibited, Matthias Schaller has decided to examine one of the oldest and most prestigious Venetian skills and the multiple relationships, past and present, that bind this art to the lagoon city. Seven shots were taken of the three-meter-long piece of lace chosen which visually and conceptually represent the Sestieri: thanks to the weave, the structure of the lace transposes the âtextureâ of the city while the dots become the streets and squares, creating a true urban fabric. A project realized in collaboration with Sonnabend Gallery, New York.
Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo (White Room) Santa Croce 1992 www.mocenigo.visitmuve.it
PALAZZO MOCENIGO/2 130
Tramalogie
Donazione Anna Moro-Lin
WHEN Fino Until 20 agosto August
Anna Moro-Lin è stata tra i grandi protagonisti della Fiber Art. GiĂ a partire dal 1920 al Bauhaus si sperimentava lâuso di fibre e materiali come la seta artificiale, il metallo, il cellophane e la ciniglia nella disciplina di tessitura, tutte tendenze che hanno dato origine, trentâanni dopo, alla Fiber Art. LâentitĂ creativa di Anna Moro-Lin permette di cogliere il valore assoluto della cifra artistica della lavorazione tessile, che proprio grazie alla Fiber Art viene in questa direzione per cosĂŹ dire sdoganata. Al contempo lâevoluzione di questa pratica, intesa come superamento dei limiti che âcostringevanoâ la sua espressivitĂ nei recinti disciplinari stretti dellâArte Tessile, determina un allargamento dei suoi orizzonti creativi collocandola compiutamente nel largo spazio dellâarte contemporanea.
ENG Anna Moro-Lin was one of the great protagonists of Fibre Art. As early as 1920 she was experimenting at the Bauhaus with the use of fibres and materials such as artificial silk, metal, cellophane and chenille in the discipline of weaving, all trends which gave rise, thirty years later, to Fibre Art. The creative scope of Anna Moro-Lin allows us to grasp the immense artistic value of textile production, which Fibre Art allowed to shine through. At the same time the evolution of this practice, understood as overcoming the limits that âforcedâ its expressiveness into the narrow disciplinary enclosures of Textile Art, determined a widening of its creative scope, placing it completely inside the broad church of contemporary art.
Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo Santa Croce 1992 www.mocenigo.visitmuve.it
PALAZZO PISANI REVEDIN 131
VENTRONE
La natura è morta la pittura è viva
WHEN Fino Until 16 luglio July
La pittura di Luciano Ventrone (1948 â 2021) è una continua scoperta ottica, un incessante recupero della realtĂ oggettiva â per taluni iperrealistica, quasi âmetafisicaâ, piĂš vera del vero â grazie a una resa particolarissima della luce e alla riproduzione virtuosistica dellâoggetto. Lâartista utilizzava la mediazione della fotografia pur distaccandosene subito, il suo lavoro di creazione dellâopera era lento e laborioso, strato dopo strato, pennellata dopo pennellata, raggiungendo una perfezione tale da restituire lâidea stessa dellâoggetto. In mostra 35 sue opere, dove dominano le stupefacenti nature morte, con tre eccezioni, un nudo di donna e due marine.
ENG The painting of Luciano Ventrone (1948 â 2021) is a continuous optical discovery, an incessant recovery of objective reality - for some hyperrealistic, almost âmetaphysicalâ, truer than reality - thanks to a unique rendering of light and the virtuosic reproduction of the object. Ventrone used the mediation of photography while immediately detaching himself from it, and the creation of his work was slow and laborious, layer after layer, brushstroke after brushstroke, reaching such perfection as to communicate the very idea of the object. On display are 35 of his works, mainly his astonishing still lifes, plus a female nude and two marine paintings. San Marco 4013/A
PROCURATIE VECCHIE/1 132 THE HUMAN SAFETY NET A World of Potential
Il terzo piano delle Procuratie Vecchie è uno spazio del contemporaneo aperto alla cittĂ . Il progetto dello studio David Chipperfield Architects ha amplificato la visione unica degli spazi, svelando e valorizzando il patrimonio dellâedificio, chiamato ora a una nuova missione di respiro internazionale. Promosse da Generali, le Procuratie Vecchie diventano la Casa di The Human Safety Net, un luogo di dialogo e di scambio per superare le principali sfide sociali del mondo odierno ed invitare i visitatori, attraverso la mostra interattiva A World of Potential, ad agire per contribuire a liberare il potenziale delle persone che vivono in condizioni di vulnerabilitĂ .
ENG The third floor of the Procuratie Vecchie is a contemporary exhibition space which is open to the city. David Chipperfield Architectsâ design reflects and amplifies the unique vision of these spaces by revealing the palazzoâs beautiful heritage, now entrusted with a new social mission. Under the auspices of the Generali insurance group, the Procuratie Vecchie is to become the home of The Human Safety Net, a place of dialogue and exchange to overcome the challenges of the modern world and inspire visitors, through the interactive exhibition A World of Potential, to take action to liberate the potential of those living in vulnerable conditions.
Piazza San Marco 105
www.thehumansafetynet.org
PROCURATIE VECCHIE/2 133
THE ART STUDIO
The Hungriest Eye.
The Blossoming of Potential by Arthur Duff
LâArt Studio, curato da Luca Massimo Barbero, è uno spazio creativo pensato per accogliere le opere di artisti che interpretano i temi inerenti ai programmi di The Human Safety Net e i valori espressi nella mostra permanente A World of Potential. Nellâinstallazione di Arthur Duff ogni visitatore diventa unâopera dâarte: i suoi punti di forza si trasformano in una rappresentazione artistica attraverso lâutilizzo di un sistema laser che crea forme uniche in un caleidoscopio di luci e colori. Lâispirazione sono le straordinarie xilografie giapponesi del XIX secolo raffiguranti fuochi dâartificio, che Duff rielabora digitalmente con risultati sorprendenti.
ENG Curated by Luca Massimo Barbero, The Art Studio is a creative space designed for displaying the work of artists interpreting the themes inherent in The Human Safety Netâs work and the values and strengths represented in the permanent exhibition A World of Potential. In Arthur Duffâs installation the blossoming of visitorsâ strengths is transformed into an artistic representation through the use of a laser system that creates unique shapes in a kaleidoscope of light and colour.
Piazza San Marco 105
www.thehumansafetynet.org
PUNTA DELLA DOGANA 134 ICĂNES
WHEN Fino Until 26 novembre November
Il titolo evoca mondi lontani e straordinariamente vicini, mettendo in relazione lâidea mistica e contemplativa del passato bizantino, splendente, orientale e ieratico, con il tema dellâimmagine nella contemporaneitĂ . PreziositĂ , smaterializzazione, luce, divinitĂ , ricchezza, meditazione, bianco e nero, luci e ombre, lâOriente e Venezia: tutte dimensioni che si incontrano e si intrecciano intrigantemente in questa riuscitissima mostra, in un percorso che vede le meravigliose icone antiche trovare spazio e moltiplicarsi nellâorizzonte aperto e vibrante della contemporaneitĂ . Le 80 opere degli artisti scelti della Pinault Collection dialogano in modo impeccabile, emozionando e trasportando il visitatore in una dimensione âaltraâ, meditativa, onirica, dai mille e piĂš riferimenti.
ENG With a title evoking worlds distant yet extraordinarily close, an exhibition that contrasts the mystical, contemplative idea of the Byzantine past - resplendent, oriental and hieratic - with the theme of the image in the modern world. Preciousness, dematerialization, light, divinity, wealth, meditation, black and white, lights and shadows, the Orient and Venice: dimensions that meet and intertwine intriguingly in this wonderful exhibition along an itinerary that sees splendid ancient icons find space and multiply in the open and vibrant horizons of modernity. The 80 works by the selected artists from the Pinault Collection interact flawlessly and movingly, transporting the visitor into an âotherâ dimension, meditative, dreamlike and evocative.
Dorsoduro 2
www.pinaultcollection.com
SALONE VERDE 135
UMBAU. Nonstop Transformation
by gmp ¡ von Gerkan, Marg and Partners Architects
WHEN 19 maggio May
26 novembre November
Umbau, dal tedesco âconversioneâ, rimanda allâidea di una continua trasformazione delle strutture esistenti. Considerando gli odierni obiettivi climatici, questa pratica progressivamente nei prossimi anni passerĂ dalla sua attuale condizione di eccezione allo status obbligato di regola. La mostra, curata da von Gerkan, Marg and Partners Architects (gmp), tratta recenti casi studio relativi a pratiche di conversione del XXI secolo che si occupano del patrimonio architettonico del Movimento Moderno. Ciò che accomuna i progetti è un approccio concettuale alla conversione/ Umbau che, partendo da un inventario completo dellâesistente, continua e sviluppa il pre-esistente come unâevoluzione architettonica.
LâUmbau non è unâazione unica, muovendosi incessantemente verso il futuro come una Nonstop Transformation, in una logica di collaborazione che abbraccia le diverse generazioni.
ENG Umbau (german for âconversionâ) means the continuous transformation of existing structures. Considering todayâs climate goals, Umbau will move from being the exception to becoming the rule. The exhibition by von Gerkan, Marg and Partners Architects (gmp) discusses recent case studies of conversion practices from the 21st century dealing with the architectural heritage of the Moderne movement. What the projects have in common is a conceptual approach to Umbau, which, starting from a comprehensive inventory of the existing, continues and develops the old as an architectural evolution. Umbau is not unique, but continues into the future as a Nonstop Transformation, as a collaboration spanning generations. Calle della Regina, Santa Croce 2258 umbau.gmp.de
SCALA DEL BOVOLO 136 LUIGI MANCIOCCO Dal lato dellâimmaginario
WHEN Fino Until 10 settembre September
Da antropologo e fine studioso, lâartista mette in mostra tutta la sua sensibilitĂ , affrontando temi che pur se riferiti a un passato remoto diventano attuali nella misura in cui lâuomo si pone davanti alle manifestazioni contemporanee di una Storia immutabile. Lâarte è uno strumento interpretativo che legge dove si fa fatica a mettere a fuoco. La mostra è un viaggio di riflessione che si snoda secondo un percorso fortemente intensivo, una sorta di âspazio rituale misticoâ diviso in tre sezioni, che alla fine sfocia in unâemersione di speranza e rinascita, dal benefico effetto estetico e contemporaneamente emotivo.
ENG An anthropologist and keen scholar, the artist puts all his sensibility on display, addressing themes which, though referring to a remote past, are made current to the extent that man places himself before the contemporary manifestations of an immutable history. Art is an interpretative tool that can read where focus is difficult, and the exhibition is a journey of reflection that winds along a deeply intense itinerary, a sort of âmystical ritual spaceâ divided into three sections which ultimately leads to an emergence of hope and rebirth with a beneficial aesthetic and at the same time emotional effect.
Palazzo Contarini del Bovolo San Marco 4303
www.luigimanciocco.it www.gioiellinascostidivenezia.it
SPAZIO BERLENDIS 137 ALDO GRAZZI Evanescenze
WHEN 20 maggio May-29 ottobre October
Il percorso artistico di Aldo Grazzi comincia agli inizi degli anni Settanta e sviluppa una riflessione estetica che lo porta a lavorare utilizzando mezzi espressivi diversi, dalla pittura alla fotografia, ai video e alla musica. A cura di Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti, Evanescenze presenta la serie dei lavori che Grazzi ha realizzato tra il 1994 e il 2006 utilizzando reti in fibra come supporto sul quale disegnare con le forbici figure e geometrie impalpabili e visionarie. Alla base di queste opere vi è una concezione di gesto artistico reiterato che, come un mantra, indaga e restituisce visivamente una meditazione sulla dimensione mistica e spirituale dellâesperienza umana.
ENG Aldo Grazzi (1954) began his artistic career in the early 1970s, developing an aesthetic reflection that prompted him to work using different means of expression, from painting to photography, video and music. Evanescences presents the series of works the artist created between 1994 and 2006 using fibre nets as a support on which he drew impalpable and visionary figures and geometries with his scissors. Underlying these works is a conception of a repeated artistic motif that, like a mantra, investigates and visually expresses a meditation on the mystical and spiritual dimension of human experience.
Calle Berlendis, Cannaregio 6301 www.spazioberlendis.it
THE 2212 138
The Object Beyond the Object
Una concept-gallery, al confine tra show-room e galleria dâarte, che presenta una selezione accurata di oggetti, luci e opere dâarte, pezzi originali, unici e in costante rinnovamento. La firma creativa è di Esther Manon Van Ekeris, la cui passione e il cui studio partono dal lighting design per giungere allâarte e allâalto artigianato. Una perfetta miscela di gusto e spiccata raffinatezza europea che in THE 2212 viene declinata in unâattitudine a connettere opere, artisti, designer e pubblico in un vero e proprio network della bellezza. Un progetto di conoscenza e valorizzazione, che mette in mostra lâoggetto oltre lâoggetto stesso, la sua storia, il suo carattere. ENG
A concept-gallery which is both show-room and art gallery and which presents a carefully-selected range of objects, lights and works of art â original, unique pieces which are constantly being renewed. The creative signature is that of Esther Manon Van Ekeris, whose passion and whose practice run from lighting design to art and high craftsmanship. A perfect blend of taste and European sophistication that in THE 2212 is organised in such a way as to
Nasce unâicona
Ogni vino Le Monde è frutto di una scelta. Quella di una famiglia, che questo vino lo ha voluto, selezionato, custodito. Quella di chi, come te, vuole rendere unico ogni momento.
lemondewine.com
connect artworks, artists, designers and the public in a true network of beauty. A project encompassing both understanding and promotion which, as well as the object itself, showcases the objectâs history and character.
Calle de la Regina, Santa Croce 2212 www.the2212venezia.com
THE VENICE GLASS WEEK 139
7. Festival internazionale del vetro
WHEN 9-17 settembre September
Il piĂš importante festival internazionale dedicato al vetro artistico, in particolar modo a quello muranese. Quasi 300 eventi dedicati animano la Glass Week, diventata punto di riferimento per tutti gli appassionati e gli addetti del settore a livello mondiale. In programma convegni, mostre, seminari, attivitĂ didattiche, fornaci aperte, performance, concerti⌠Lâintera cittĂ di Venezia e Murano grazie al pieno coinvolgimento di fondazioni, gallerie, vetrerie, istituzioni museali ed enti culturali, universitĂ , istituti superiori e privati collezionisti vivranno una 10 giorni di grande arte allâinsegna di questa luminosa materia. TVGW, un must.
ENG The most important international festival dedicated to glass art, especially that produced in Murano. Almost 300 dedicated events enliven Glass Week, which has become a point of reference for enthusiasts and industry insiders worldwide. A packed programme of conferences, exhibitions, seminars, educational activities, open furnaces, performances and concerts... Thanks to the full involvement of foundations, galleries, glassworks, museums and cultural institutions, universities, colleges and private collectors, the entire city of Venice and Murano will experience ten days of wonderful art created using this luminous material. TVGW is a must.
TVGW HUB, Palazzo Loredan
Campo Santo Stefano
Museo del Vetro, Murano
Different locations in Venice and Murano
www.theveniceglassweek.com
THE VENICE VENICE HOTEL/1 140
LâUtopia dellâArchitettura
Libri, riviste, manifesti, fotografie, disegni e progetti
WHEN 19 maggio May-19 giugno June
Il tema della mostra prende in esame il dibattito che si è sviluppato tra la metĂ degli anni â50 e la fine del Novecento intorno allâidea di âarchitettura possibileâ. La selezione dei materiali si è concentrata sui movimenti dellâarchitettura utopica e radical, rappresentati dai gruppi Archigram, Superstudio, 9999, Archizoom, Strum, Ufo e dagli architetti Richard Buckminster Fuller, Michele De Lucchi, Ugo La Pietra, Bernard Rudofsky, Paolo Soleri, Ettore Sottsass, del âpostmodernoâ con Aldo Rossi, Paolo Portoghesi e Charles Jencks, del âdecostruttivismoâ di Rem Koolhaas e dellâarchitettura high-tech di Norman Foster. ENG An exhibition examining the debate that developed between the mid-1950s and the end of the twentieth century around the idea of âpossible architectureâ. The selection of materials focuses on the utopian and radical architecture movements represented by the groups Archigram, Superstudio, 9999, Archizoom, Strum, Ufo and by architects Richard Buckminster Fuller, Michele De Lucchi, Ugo La Pietra, Bernard Rudofsky, Paolo Soleri, Ettore Sottsass, the âpostmodernismâ of Aldo Rossi, Paolo Portoghesi and Charles Jencks, the âdeconstructivismâ of Rem Koolhaas and the hightech architecture of Norman Foster.
Cannaregio 5631
www.venicevenice.com
THE
Venice MâArt
Dalla corte interna di Palazzo Caâ da Mosto, attraverso un imponente arco romanico si entra nel mondo di Venice MâArt, emporio contemporaneo al confine tra spazio espositivo, store, ristorante, bar e terrazza sul Canal Grande al piano terra di The Venice Venice Hotel. Una ricercata e inedita collezione di prodotti esclusivi e personalizzati, dalla linea di profumi e cosmesi ai pezzi numerati di Arts and Crafts, unitamente a una selezione di capi di abbigliamento, tra cui le iconiche sneakers Golden Goose in edizione limitata, il tutto accanto a una fioreria con libri, coffee table book e magazine su Venezia. Un emporio come quelli dellâantica Serenissima, che diventa emblema di una sensibilitĂ postveneziana dove identitĂ e contemporaneo si fondono in stile di vita.
ENG Through an imposing Romanesque arch in the internal courtyard of Palazzo Caâ da Mosto, enter the world of Venice MâArt, a contemporary emporium which brings together exhibition space, store, restaurant, bar and terrace on the Grand Canal on the ground floor of The Venice Venice Hotel. A refined and origi-
nal collection of exclusive personalized products from perfumes and cosmetics to numbered Arts and Crafts pieces, together with a selection of clothing, including the iconic limited edition Golden Goose sneakers, as well as a flower shop with books, coffee table books and magazines on Venice. An emporium like those of the ancient Serenissima and emblem of a post-Venetian sensibility where identity and the contemporary merge into a lifestyle.
Cannaregio 5631
www.venicevenice.com
UNIVERSITĂ
CAâ FOSCARI/1 142
The Cooling Solution
WHEN 19 maggio May-31 luglio July
Un progetto di arte e scienza che ha scelto la fotografia di Gaia Squarci per raccontare come persone provenienti da diversi contesti socioculturali, in varie parti del mondo, si adattino a temperature crescenti e ad alti tassi di umiditĂ . A partire dal titolo, il termine âsoluzioneâ vuole mettere in discussione il paradigma dellâadattamento al cambiamento climatico incentrato sullâuso indiscriminato dei condizionatori. La mostra integra i risultati del progetto scientifico con un reportage fotogiornalistico tra Brasile, India, Indonesia e Italia, offrendo esempi di raffreddamento inefficiente e inefficace, di iperraffreddamento, di architettura vernacolare e di tecnologie allâavanguardia.
ENG An arts and science project that has chosen Gaia Squarciâs photography to show how people from different socio-cultural contexts in various parts of the world adapt to increasing temperatures and higher levels of humidity. The use of the term âsolutionâ aims to question the paradigm of adaptation to climate change centred around the indiscriminate use of air conditioners. The exhibition integrates the results of the scientific study with photojournalistic reportage from Brazil, India, Indonesia and Italy, offering examples of inefficient and ineffective cooling, hyper-cooling, vernacular architecture and cutting-edge technologies.
CFZ Cultural Flow Zone, Dorsoduro 1392 UniversitĂ Caâ Foscari (Cortile Grande) Dorsoduro 3246
www.unive.it
UNIVERSITĂ
CAâ FOSCARI/2 143
Cercando il cuore
WHEN 18 maggio May-30 giugno June
Un cardiochirurgo, Gino Gerosa, una psicologa, Biancarosa Volpe, e i loro pazienti per la prima volta raccontano pensieri, emozioni, sogni intorno alla ricerca clinico-scientifica di un nuovo cuore. Il racconto viene qui connotato dal linguaggio artistico grazie alle opere di Alberto Biasi, Giancarlo Signoretto, Agnese Tegon e della stessa Biancarosa Volpe, le quali contribuiscono a farci sentire,
immaginare e partecipare al processo emotivo e creativo che caratterizza i processi curativi in una clinica universitaria. I clinici, insomma, per raccontare questa speciale alchimia istituzionale si sono trasformati in artisti coinvolgendo i pazienti. Come minimo intrigante la cosa.
ENG For the first time, heart surgeon Gino Gerosa, psychologist Biancarosa Volpe and their patients express their thoughts, emotions and dreams regarding the clinical-scientific search for a new heart. The exhibition is characterized by the artistic language used through the works of Alberto Biasi, Giancarlo Signoretto, Agnese Tegon and Biancarosa Volpe herself, which help us feel, imagine and participate in the emotional and creative practice that characterizes the healing processes in a university clinic. In order to communicate this unique institutional alchemy, the clinicians have become artists, and involved their patients. An intriguing prospect to say the least.
UniversitĂ Caâ Foscari San Sebastiano, Dorsoduro 1686 www.unive.it
VATICAN CHAPELS 144
Sacred Landscapes
WHEN 18 maggio May
26 novembre November
Mostra collettiva pensata per raccontare la relazione tra spiritualitĂ e natura: un percorso espositivo che nasce dallâesperienza del curatore, Marco Delogu, alle Vatican Chapels nel bosco dellâIsola di San Giorgio. Per raccontare questo viaggio introspettivo sono stati riuniti i lavori di dieci grandi fotografi â Don McCullin, Tim Davis, Marco Delogu, Graciela Iturbide, Sally Mann, Martin Parr, Annie Ratti, Guy Tillim, Paolo Ventura, Francesca Woodman â ciascuno posto in relazione con una delle cappelle, progettate dagli architetti Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats e Ricardo Flores, Norman Foster, Terunobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura, Francesco Magnani e Traudy Pelzel.
VENICE DESIGN BIENNIAL 145 Auto-Exotic
WHEN 19 maggio May-18 giugno June
Il tradizionale concetto di esotismo, intriso di stereotipi, viene qui ripensato attraverso la lente del design. Alla mostra collettiva, curata da Francesca Giubilei e Luca Berta, si affiancano una serie di progetti collaterali di studi, gallerie e singoli designer con installazioni in spazi indipendenti. Lâobiettivo è coniugare la scoperta di progetti di design con lâesperienza del vissuto quotidiano della cittĂ , che a Venezia significa innanzitutto muoversi a piedi, o in barca. La Venice Design Biennial Residency 2023 è stata assegnata al designer australiano Trent Jansen, il quale ha realizzato un nuovo progetto site-specific.
ENG The traditional concept of exoticism, steeped in stereotypes, is re-examined through the lens of design. As in previous editions, the Venice Design Biennial will explore the various declinations of this theme through the Main Group Exhibition Auto-Exotic, curated by Francesca Giubilei and Luca Berta, and a series of collateral projects organized by design firms, galleries and individual designers who will present their installations in independent spaces. Once again, the aim is to combine the discovery of carefully curated design projects with the everyday experience of life in the city, which in Venice means first and foremost moving on foot or (especially in this yearâs edition) by boat. The Main Group Exhibition will also present the outcome of the Venice Design Biennial Residency, awarded this year to Australian designer Trent Jansen.
SPUMA Space for the Arts
Fondamenta San Biagio, Giudecca 800R SPARC* â Spazio Arte Contemporanea San Marco 2828A
San Sebastiano bowls club, Dorsoduro 2364 Hotel Des Bainsâ Tucul (beach cabin) Lungomare Guglielmo Marconi 17 Lido di Venezia www.venicedesignbiennial.org
innovation, presents ideas and projects from around the world in the city while promoting itineraries of local craftsmanship and culture. The 2023 theme, synaesthesias, introduces visitors to a universe of the possible in which sensory stimuli are juxtaposed, intertwined, and overlapped for an experience of total perception. The 2023 edition presents projects by designers who play with our senses, aiming to step outside the limits of our shared imagination and delve into the unexpected - into the harmony of perception that creates potent emotions. Designers are invited to submit their projects by emailing them to Venice Design Week. Submissions are still being accepted. VDW HUB, Palazzo Contarini Polignac Magazzino Gallery, Dorsoduro 878 Different locations in Venice
www.venicedesignweek.com
VENICE PHOTOGRAPHY 147
MICHELE ALASSIO Casa de Retiro Espiritual
WHEN Da From 18 maggio May
Esposta al MoMA di New York nel 2005 e mai proposta prima in Italia, la serie di fotografie di Michele Alassio è unâanalisi visiva delle architetture di Emilio Ambasz e in particolare della sua Casa de Retiro Espiritual, situata nel cuore di unâimmensa tenuta in Andalusia. ÂŤLa casa è stata per me tutto ciò che ne hanno fatto la luce, il vento, le intemperie mentre passavano sulle due pareti come le vele di un mulino a vento immobile. La casa è stata per me un compendio di forme alterate dalla natura circostante. [âŚ] Ho fotografato la casa e il suo candore abbagliante dentro e fuori semplicemente per quello che rappresenta, una possibilitĂ espressivaÂť (M.A.).
ENG
A collective exhibition designed to examine the relationship between spirituality and nature: an exhibition itinerary that derives from the experience of curator Marco Delogu at the Vatican Chapels in the woods of the Island of San Giorgio. To narrate this introspective journey, the works of ten marvellous photographers have been brought together â Don McCullin, Tim Davis, Marco Delogu, Graciela Iturbide, Sally Mann, Martin Parr, Annie Ratti, Guy Tillim, Paolo Ventura, Francesca Woodman â each placed in relation with one of the chapels designed by architects Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats and Ricardo Flores, Norman Foster, Terunobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura, Francesco Magnani and Traudy Pelzel.
Fondazione Giorgio Cini
Bosco dellâIsola di San Giorgio Maggiore www.cini.it
VENICE DESIGN WEEK 146 Synaesthesias
WHEN 7-15 ottobre October
Dedicato a design e innovazione, il Festival, giunto alla sua 14. edizione, presenta idee e progetti da tutto il mondo e allo stesso tempo valorizza percorsi di artigianato e di cultura locali. Il tema 2023, sinestesie, introduce il visitatore in un universo del possibile in cui gli stimoli sensoriali si accostano, intrecciano, sovrappongono in unâesperienza di percezione a tutto tondo. Progetti di designer che giocano con i nostri sensi e si propongono di uscire fuori dagli schemi dellâimmaginario comune addentrandosi nellâinaspettato, nellâarmonia della percezione capace di suscitare forti emozioni. I designer sono invitati a proporre i propri progetti inviandoli via mail a mail@venicedesignweek.it.
ENG Venice Design Week, the fourteenth edition of the festival dedicated to design and
ENG Exhibited at the MoMA in New York in 2005 and never before shown before in Italy, this series of photographs by Michele Alassio is a visual analysis of Emilio Ambaszâs architecture, and in particular of his Casa de Retiro Espiritual, located in the heart of an immense estate in Andalusia. âThe house was for me everything that the light, the wind, the bad weather made of it as they passed over the two walls like the sails of a motionless windmill. The house was for me a compendium of forms altered by the surrounding nature. [...] I photographed the house and its dazzling whiteness inside and out simply for what it represents, an expressive possibilityâ (M.A.).
Castello 4745
www.venicephotography.it
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Magazine guida di Venezia e del Veneto
Supplemento al periodico Venezia News
n.275-276 Maggio-Giugno 2023 - Anno XXVII
Aut. del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996 Venezia, 13 aprile 2022
Recapito redazionale
Cannaregio 563/E - 30121 Venezia tel. 041.2377739
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www.venezianews.it
Stampa CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA
www.chinchio.it
Š Edizioni Venezia News di Massimo Bran
Marco Petrus (b. 1960) is a painter who grew his art on lines and architecture. His urban vision renders creatively the memory and the soul of places. His penchant for research gives him little patience for repetitions and formulas, rather, Petrus prefers to nurture a free and personal style guided by references and suggestions and to keep his mind open to evolution, in a continuous process of discovery of beauty. His initial decisive, chiseled sign, a hangover of his education as an engraver, grows into a more rhythmic, architectural form. One of his most famous series is the 'archetypical-mythological' architecture in Milan and in other cities. Here, We see a growing focus on geometry and a vanishing line that creates space for the rigour of well-defined colour spaces. His interest in simplicity and linearity in composition gradually transforms into stylized shapes and ultimately, abstraction. Color is the absolute protagonist, an identifying sign of his being an artist, as well as an element of continuous experimentation and spatial investigation.
His series Capricci Veneziani, adapted in the illustration on our cover page, took inspiration from the rigorous, measured lines that are typical of an ancient kind of garment, the Venetian breeches that we see in art by Vittore Carpaccio and Giovanni Mansueti at the Gallerie dell'Accademia. Amidst an Architecture Biennale where colors evoke ideas, thoughts, stories, and geographies, we found Marco Petrus's work to be the perfect fit.
THE BAG Biennale Architettura Guide
Direzione editoriale
Massimo Bran
Coordinamento redazionale
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Direzione organizzativa
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Grafica
Luca Zanatta
Redazione
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Sezione âPractitionersâ a cura di Michele Cerruti But
Luz J. Carollo, Stefano Garro, Parsa Mojtaba Goudarzi, Leonardo Narvaez Martin, Clara Ribaudo, Starlite Talma, Rita Ventimiglia, Matteo Zoccolo
Traduzioni
Patrizia Bran, Andrea Falco, Richard McKenna
Si ringraziano
Cristiana Costanzo, Claudia Gioia, Francesca Buccaro
Flavia Fossa Margutti
La Biennale di Venezia
Lara Facco, Ufficio Stampa Padiglione Italia
Un ringraziamento particolare a Roberto Bianconi
Copertine Š Marco Petrus
VENEZIA NEWS
Direttore responsabile
Massimo Bran
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Relazioni esterne e coordinamento editoriale
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Redazione
Marisa Santin, Chiara Sciascia, Davide Carbone
Speciali
Fabio Marzari
Grafica
Luca Zanatta
Traduzioni
Patrizia Bran, Andrea Falco
Guida Spirituale
âIl piĂš grandeâ, Muhammad AlĂŹ