MAGAZINE
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
M9 is a project by Under the patronage of Thanks to In collaboration with m9museum.it Oil Bunkering #9, Niger Delta, Nigeria, 2016 Ph. © Edward Burtynsky, Courtesy Admira Photography, Milan
BY MARC MAYER
> 12.01.25
CURATED
21.06.24
M9 - MUSEO DEL ’900 VENEZIA MESTRE
4 ADV: LOMBARDO / PISANI
EVERYWHERE ELSE YOU CAN JUST MEET PEOPLE.
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Philippe Halsman, Jean Cocteau, New York City, 1949. © Philippe Halsman / Magnum Photos
13.04
Dorsoduro 701, 30123 Venezia guggenheim-venice.it Jean
16.09.2024
7 Con il sostegno di I programmi educativi sono realizzati con il sostegno di Main sponsor
Cocteau La rivincita del giocoliere
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Photo-souvenir Danie l Bure n : Dahlia, îl ede-France, 200
2 © DB-ADAGP Paris
HOTEL CIPRIANI MITICO, an artistic immersion
BELMOND, curated by ERIA CONTINUA and HERVÉ MIKAELOFF
, SOSTA COLORATA PER CIPRIANI, LAVORO i n situ, 2023
From 4 April t o Septembe r 2024
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The Art Path
Follow
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15 Adriano Pedrosa 20 Claire Fontaine 42 A nna Maria Maiolino 50 Nil Yalter 60 Beatriz Milhazes 74 Luca Cerizza 83 Massimo Bartolini 90 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTENTS MAG
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L’apertura della 60. Biennale Arte si colloca in piena fase di passaggio, a testimone a dire il vero già passato di mano da poco più di un mese, tra la presidenza appena conclusasi di Roberto Cicutto e l’insediamento ai vertici della massima istituzione culturale italiana di Pietrangelo Buttafuoco, nuovo Presidente di designazione come sempre ministeriale. Una fase che insieme rappresenta l’occasione per un saluto e un ringraziamento da riservare al primo per il lavoro svolto in questi quattro anni e per un augurio al secondo di proseguire nell’importante lavoro di consolidamento e sviluppo del percorso di crescita di un’istituzione mai peraltro così in salute come oggi.
In attesa di misurare le scelte e le strategie che verranno del nuovo Presidente, oggi, all’atto di apertura di questa 60. Edizione della Biennale, crediamo sia opportuno e doveroso centrare almeno uno tra i vari tratti che più e meglio hanno contraddistinto questi quattro anni a dir poco felici della presidenza Cicutto. Ci riferiamo qui, in questo preciso contesto in cui ora siamo immersi, in particolare alla lucidità, alla visione aperta e al contempo stringente che hanno contraddistinto e informato le scelte di questo intelligente manager culturale per quanto riguarda la selezione dei curatori delle due grandi mostre che la Biennale ci regala, quella di Architettura e quella d’Arte. Scelte inequivocabili circa l’urgenza di rimescolare i canoni curatoriali, ma diremmo più estesamente culturali, che da troppo, da sempre, connotano le grandi mostre internazionali in chiave occidentalocentrica, al netto di proclami e manifesti vari ad asserire presunti ribaltamenti degli orizzonti visivi a riguardo.
Il Laboratorio del Futuro di Lesley Lokko lo scorso anno, gli Stranieri Ovunque di Adriano Pedrosa quest’anno: dal sud del mondo, Africa e Sudamerica e per la prima volta (fatta eccezione per il compianto Okwui Enwezor, curatore della Biennale Arte 2015), con titoli che da soli ci parlano di una direzione ineluttabile da imboccare per chiunque abbia a cuore l’essere cittadino del mondo in qualsiasi luogo del mondo. In un’età di pericolosi ritorni claustrofobici nei recinti stretti della superficie domestica, del villaggio proprio, tra i propri simili, tutti impauriti dall’altro che bussa, ecco allora l’idea di riaprirsi alla molteplicità di questo nostro pianetamondo decentralizzando il punto da cui calibrare la messa a fuoco sui linguaggi espressivi, ribaltando i codici canonici e comodi dell’epicentro occidentale, che ora e qui diviene uno dei tanti, anzi, per una volta si fa periferico, sanamente sottotraccia, lasciando spazio ad altre energie, ad altri epicentri culturali, antropologici, e quindi artistici, in grado di disegnare altre prospettive di inclusione, altri plausibili meticciati, al servizio di un processo di igiene mentale di vera decolonizzazione. Culturale, sociale, psicologica. Artistica. Insomma, una Biennale che grazie a Roberto Cicutto e alle sue scelte lucide e coraggiose ancora una volta si è dimostrata capace di reinventarsi, di riconnettersi con i fermenti più vivi e spiazzanti della scena contemporanea delle arti. Siamo quindi grati al Presidente uscente di aver saputo vedere davvero oltre ogni siepe, accompagnandoci con le sue scelte ad immaginare un altro modo di porci, di disporci alla contemporaneità facendoci guidare da altre energie, da altri sguardi di chi è stato nel tempo qui magari attore protagonista, sì, talvolta, ma mai seduto dietro la macchina da presa a riprendere con salda regia la grande recita dell’arte.
di Massimo Bran
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Editorial
TThe opening of the 60th Biennale Arte is in the midst of a transitional phase: the recently concluded presidency of Roberto Cicutto and the new president Pietrangelo Buttafuoco who has just taken over the helm of the highest Italian cultural institution after being appointed by the ministry of Culture as usual. This moment is an opportunity to thank the former for the work done in these four years and to wish the latter to continue the important work of consolidation and development of an institution that has never been as healthy as it is today. Looking forward to valuing the choices and strategies that will be proposed by the new President, today, on the occasion of the opening of this 60th edition of the Biennale, we believe it is right to focus on at least one of the various aspects that have best distinguished these four years of Cicutto’s presidency. We are referring in particular to the lucidity, as well as to the rigorous and open-minded insight that have distinguished the choices of this bright cultural manager with regard to the selection of the curators of the two major exhibitions of the Biennale: Architecture and Art. These clear choices were dictated by the urgency to shuffle the cultural norms, which have always given major international exhibitions a Western-centered connotation. Lesley Lokko’s Laboratory of the Future last year, Adriano Pedrosa’s Foreigners
Everywhere this year: from the southern hemisphere, Africa and South America and for the first time (with the exception of the late Okwui Enwezor, curator of the 2015 Art Biennale), with titles that speak by themselves of an ineluctable direction to take for anyone who cares about being a citizen of the world wherever in the world. In an age of a dangerous claustrophobic return to the small enclosure of one’s own home and village, afraid of the other who knocks at our door, here is the idea of reopening to the multiplicity of our planet focusing on expressive languages, overturning convenient norms and codes that place the Western world at the centre of everything. The West eventually becomes a peripheral world and leaves room for other energies, other cultural, anthropological, artistic cores, capable of drawing other perspectives of inclusion, at the service of a process of true decolonization. Cultural, social, psychological. Artistic. In short, a Biennale that, thanks to Roberto Cicutto and to his clear and brave choices, has once again proven its ability to reinvent itself and to reconnect with the most lively and surprising aspects of contemporary art scene. We are therefore grateful to the outgoing President for having been able to see beyond every fence, helping us to imagine another way of placing ourselves in front of the contemporary by letting ourselves be guided by the gazes of those who sometimes have certainly been protagonists here but who have never been sitting behind a camera to film the great play of art.
18 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE EDITORIAL MAG
NEBULA B ASEL ABBAS AND RUANNE ABOU-RAHME GIORGIO
ANDREOTTA CALÒ S AODAT ISMAILOVA
BASIR MAHMOOD C INTHIA MARCELLE AND TIAGO MATA MACHADO
DIEGO MARCON
ARI BENJAMIN MEYERS
CHRISTIAN NYAMPETA
FONDAZIONE IN BETWEEN ART FILM 17.04—24.11 2024
COMPLESSO D ELL’OSPEDALETTO VENEZIA
Adriano Pedrosa
Qualcosa di nuovo e qualcosa di più connesso al passato, qualcosa di fortemente personale e qualcos’altro di respiro più universale. È la versatilità di questa disposizione verso l’arte, verso la produzione e la proposta del contemporaneo oggi, a connotare l’identità curatoriale della Biennale Arte 2024 firmata Adriano Pedrosa. Laura in legge alla Universidade Estadual di Rio de Janeiro e master in arte e scrittura critica al California Institute of the Arts, oggi direttore artistico del Museu de arte de São Paulo – MASP, Pedrosa ha curato numerose mostre in Brasile e alcune biennali nel mondo, da San Paolo a Shanghai passando per Istanbul. Ha recentemente ottenuto il 2023 Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence, conferitogli dal Center for Curatorial Studies del Bard College di New York. Oltre all’impegno curatoriale, dedica particolare attenzione anche alla scrittura, pubblicando i suoi lavori sulle più importanti riviste d’arte internazionali, tra cui Artforum (New York), Art Nexus (Bogotá), Exit (Madrid), Flash Art (Milano), Frieze (Londra), Manifesta Journal (Amsterdam), Mousse (Milano), Parkett (Zurigo), The Exhibitionist (Berlino).
A Venezia, per la 60. edizione della Mostra Internazionale d'Arte, Pedrosa disegna una sorta di celebrazione in progress della multiforme identità dello straniero, del lontano, dell’outsider, del queer e dell’indigeno; temi, idee, che hanno informato e guidato la selezione dei 331 artisti partecipanti a questa attesissima mostra dal più che eloquente titolo Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere. Intrecciando un Nucleo contemporaneo ad un Nucleo storico, Pedrosa costruisce a favore di una amplissima teoria di artisti nuovi a queste platee delle inedite, concrete centralità nel sistema dell'arte internazionale, nel contesto del quale i più di essi hanno solcato solo i suoi residuali margini. Il tema dello straniero si intreccia quindi ineluttabilmente con una visione del mondo, quella che intende inverare Pedrosa in questa Biennale, costruitasi in contesti e da osservatori altri rispetto alle canoniche torri di controllo artistiche occidentali, luoghi che sono espressione viva di quello che con comoda e approssimativa sintesi definiamo Sud globale. Una visione che Pedrosa ha maturato nel suo lungo percorso consumatosi nel cuore del Sudamerica, misurando con i propri occhi e con la propria mente – da uomo e professionista che ha girato per lavoro tutto il mondo attraversando le profonde differenze culturali, sociali ed antropologiche che lo compongono – la disparità dell’essere uomo e artista in contesti ben poco protetti, instabili, connotati da stridenti contrasti nelle condizioni di vita. Nel multiforme, contraddittorio milieu del suo Brasile, ma più estesamente dell’America Latina tutta, l’artista indigeno e l’artista popular oggi sono finalmente oggetto di un processo di valorizzazione da troppo tempo atteso. Sebbene siano stati, e in larga misura lo siano ancora, emarginati e pressoché misconosciuti da una storia dell’arte espressione di fatto esclusiva del sistema culturale occidentale, di recente hanno cominciato a ricevere finalmente maggiore attenzione. Attenzione che ora qui a Venezia raggiunge il suo vertice apicale. Il Brasile è anche la patria di molti esodi, una terra di stranieri in tutto e per tutto: oltre ai portoghesi che lo hanno invaso e colonizzato, il Paese ospita infatti le più grandi diaspore africane, italiane, giapponesi e libanesi del mondo. Pedrosa si identifica anche come il primo curatore dichiaratamente queer nella storia della Biennale Arte.
Mariachiara Marzari
20 FOREIGNERS EVERYWHERE
SSomething new, and something linked to the past. Something deeply personal, and something with more universal scope. It is this versatile approach to art and to the creation and championing of contemporary art today that characterizes the curatorial identity of the 2024 Art Biennale which Adriano Pedrosa has crafted. A graduate in law from the Universidade Estadual university of Rio de Janeiro bearing a master’s in art and critical writing from the California Institute of the Arts, and today artistic director of the São Paulo Museum of Art – MASP, Pedrosa has curated numerous exhibitions in Brazil and several biennials around the world, from São Paulo to Shanghai and Istanbul. He recently received the 2023 Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence from the Center for Curatorial Studies at Bard College in New York, and in addition to his curatorial commitments is also deeply involved with writing, publishing his work in the most important international art magazines, including Artforum (New York), Art Nexus (Bogotá), Exit (Madrid), Flash Art (Milan), Frieze (London), Manifesta Journal (Amsterdam), Mousse (Milan), Parkett (Zurich) and The Exhibitionist (Berlin).
For the 60th edition of the International Art Exhibition in Venice, Pedrosa has created a sort of celebration-in-progress of the multifaceted identity of the foreigner, the far away, the outsider, the queer and the indigenous; themes and ideas which informed and guided the selection of the 331 artists participating in this highly anticipated exhibition with the more than eloquent title Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere. By interweaving a contemporary nucleus (“Nucleo contemporaneo”) with a historical nucleus (“Nucleo storico”) Pedrosa has constructed an event that favours a very broad range of artists who are completely new to these audiences, locating them at the centre of the international art world. The theme of the foreigner is therefore ineluctably intertwined with a certain vision of the world – the vision that Pedrosa intends to bring to life in this Biennial, formed in contexts and by observers outside the sphere of the usual canonical Western artistic control towers: places which are the living embodiment of what we lazily and approximatively call ‘the global South’.
It is a vision that Pedrosa has developed over his long journey through the heart of South America, seeing with his own eyes and his own mind – as a man and as a professional who has travelled the world for work, traversing the profound cultural, social and anthropological differences that make it up – the disparities of being a human and an artist in poorly protected, unstable surroundings characterized by stark contrasts in living conditions. In the multifaceted, contradictory milieu of his Brazil, and more widely in Latin America as a whole, the indigenous artist and the artista popular are today finally beginning to receive long-overdue recognition. Although they have been, and to a large extent remain, marginalised and almost unacknowledged by a history of art that is a de facto exclusive expression of the Western cultural complex, they have recently begun to receive more attention. Attention that here in Venice now reaches its peak. Brazil is also the home of many exoduses, a land of foreigners in all respects: in addition to the Portuguese who invaded and colonised it, the country is home to the largest African, Italian, Japanese and Lebanese diasporas in the world, and Pedrosa is also the first openly queer curator in the history of the Biennale Arte.
21 Curator ADRIANO PEDROSA MAG ADRIANO PEDROSA
Photo Daniel Cabrel, Courtesy Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand
AN INTERVIEW WITH ADRIANO PEDROSA
BY MARISA SANTIN, LUCIO SALVATORE
THE STRANGER
MS_L’opera Foreigners Everywhere del collettivo Claire Fontaine promuove l’idea di estraneità quale fattore positivo e stimolante per la cultura e per la società. Come è nata la vostra collaborazione?
Adriano Pedrosa Ho collaborato con Claire Fontaine in diverse occasioni, una delle quali ha interessato la prima esposizione che ha visto coinvolti artisti non brasiliani nell’ambito di Panorama da Arte Brasileira al Museo di Arte Moderna di San Paolo. Panorama è una rassegna dedicata all’arte brasiliana contemporanea, ma per quella particolare edizione del 2009 ho deciso di invitare esclusivamente artisti stranieri, giocando con l’ibrido confine tra ciò che è brasiliano e ciò che è straniero, tra ciò che vorrebbe definire e circoscrivere in sentieri stretti l’identità degli artisti brasiliani e ciò che caratterizza l’approccio espressivo di artisti che, pur non essendo nativi del Paese, creano opere ispirate alla cultura, alla lingua e all’arte brasiliane. Durante la sua permanenza a San Paolo, Claire Fontaine ha realizzato due opere d’arte al neon: una in Old Tupi, una lingua indigena brasiliana estinta che è servita come titolo della mostra, Mamõyguara Opá Mamõ Pupé, l’altra in portoghese, Estrangeiros em todo lugar, entrambe traducibili come Stranieri Ovunque. In seguito, nel 2010, abbiamo presentato un’installazione presso la Collezione Jumex a Città del Messico. La mostra, The Traveling Show, era centrata sul tema del viaggio. In quell’occasione le loro opere al neon sono state installate in varie aree della Fondazione. L’immagine che abbiamo scelto per la conferenza stampa di quest’anno viene proprio da lì e mostra la scritta Extranjeros en todo lugar, di nuovo Stranieri Ovunque, questa volta in spagnolo. Abbiamo inoltre collaborato successivamente in occasione della Biennale di Istanbul, era il 2011, anche se in questo caso Claire Fontaine partecipava con un lavoro diverso da quelli appena ricordati. Ci lega dunque una collaborazione di lunga data oltre ad un’affinità profonda proprio sul tema dello “straniero”. Entrambi crediamo che tra i vari significati che il titolo Foreigners Everywhere racchiude ce ne siano almeno due cruciali: il primo è che ovunque tu vada, ci sono stranieri ovunque, ma allo stesso modo, ovunque ti trovi, sei sempre uno straniero nel profondo. Sono queste le due dimensioni attorno a cui si articola concettualmente questo titolo.
MS_Quali elementi specifici hanno fatto sì che la loro riflessione diventasse il manifesto della sua Biennale?
Nel 2011, appena dopo Istanbul, ho avuto modo di visitare la Biennale di Venezia con una certa calma dopo i concitati giorni delle vernici. Essere lì da solo e visitare la mostra per conto mio mi ha permesso di impegnarmi in una sorta di speculazione, di esercizio curatoriale. Ho riflettuto, giocando con la mia immaginazione, sulla sfida di immaginare per una mostra internazionale di così largo respiro un titolo che comunicasse efficacemente, mantenendo al tempo stesso una precisione contenutistica. Mi è capitato spesso di pensare che i titoli delle Biennali tendessero ad un’apertura che poteva indurre ad una certa vaghezza. Ogni curatore chiaramente è libero nella sua scelta, ma la maggior parte delle volte il titolo si ferma ad un’idea molto generale. Personalmente preferisco lavorare con titoli che abbiano una loro cifra tangibile, dalla formulazione netta, precisa, al contempo però caratterizzati da una propria stratificazione culturale, da una vitale carica poetica, capaci di restituire una dimensione politica e una complessità semantica, incorporan-
22 INTERVISTA
60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
MS_The artwork series Foreigners Everywhere
Fontaine promotes estrangement as a positive and stimulating factor for culture and society. How did the connection between you and the collective come about?
Over the years, I worked with collective Claire Fontaine on a few occasions, one of which stands out as the first exhibition with non-Brazilians in what is called the Panorama da Arte Brasileira (Panorama of Brazilian Art ) at the Museu de Arte Moderna de São Paulo (São Paulo Museum of Modern Art). The Panorama is devoted to contemporary Brazilian art, and for that particular edition, in 2009, I decided to exclusively invite foreign artists, playing with the concept of what is Brazilian and what is foreign, of what defines Brazilian artists versus artists who, though not native to Brazil, create works informed by Brazilian culture, language, and art. Claire Fontaine also participated in the exhibition. They conducted a residency during which they created two neon artworks: one in Old Tupi, an extinct Brazilian indigenous language, which served as the title of the exhibition, Mamõyguara Opá Mamõ Pupé, and another in Portuguese, Estrangeiros em todo lugar, both translating to Foreigners Everywhere. Thus, Claire Fontaine and I have already collaborated on an exhibition titled Foreigners Everywhere, but in a language that no one really understands anymore. Then, in 2010 we presented an installation at the Jumex Collection in Mexico City. The exhibition was titled The Traveling Show and centered around the idea of travel. For that exhibition, all the neon works created by Claire Fontaine were installed in various areas of the Foundation. The image we’ve selected for the press presentation this year is taken from that exhibition and features the phrase Extranjeros en todo lugar, which translates to Foreigners Everywhere in Spanish. We also collaborated in 2011 for the Istanbul Biennial,
23 ADRIANO PEDROSA
by Claire
Curator ADRIANO PEDROSA MAG
© Claire Fontaine
do eventualmente anche degli elementi linguistici. Così, mentre vagavo per la Biennale riflettendo su quale potesse essere un interessante titolo per un’esposizione di questo livello e profilo, mi è venuto in mente Stranieri Ovunque. In quel momento non potevo naturalmente immaginare che avrei curato davvero una delle future edizioni della Biennale di Venezia; semplicemente trovavo in sé e per sé divertente il gioco e assai affascinante questo ipotetico titolo. Innanzitutto perché avrebbe rappresentato una sorta di omaggio a un’artista italiana, o meglio, in parte italiana, Claire Fontaine, un’artista concettuale “creata” a Parigi da Fulvia Carnevale, italiana, e James Thornhill, irlandese, entrambi ora attivi e residenti a Palermo. Poi perché si riferiva al nome di un gruppo di attivisti politici nella Torino degli anni 2000 attivo nella lotta contro il razzismo e la xenofobia. Nella mia formulazione ipotetica il titolo non si sarebbe però limitato a restituire una mostra meramente incentrata sui temi specifici del razzismo e della xenofobia, aprendosi, in questo ricercando una dimensione poetica di più vasto respiro, più estesamente agli artisti stranieri o migranti, alle loro versatili condizioni esistenziali, ai loro percorsi formativi, alle loro molteplici modalità espressive. Ecco, quindi, come sono arrivato al titolo: lo avevo già in mente da tempo. Quando molti anni più tardi Roberto Cicutto mi ha prospettato la possibilità di curare la Biennale ho iniziato a elaborare e affinare il tema in modo più approfondito e circolare, allineandolo a ciò che in questo momento succede di più rilevante intorno a noi.
LS_Non siamo riusciti a trovare alcun riferimento all’opera originale del collettivo di Torino, nemmeno su Internet. Ha avuto contatti con loro? Esiste ancora il collettivo?
Ne parlavo proprio con Claire Fontaine: sembra che il collettivo non esista più. Non c’è mai stato un vero e proprio contatto con loro, salvo il ritrovamento di volantini ed altri materiali da loro prodotti. Per quanto ne sappiamo non sono più attivi. Tuttavia Fulvia Carnevale ha accennato a qualche tipo di informazione in più che sono riusciti a ricavare di recente. Per rispondere alla sua domanda, però, no, nessuno di loro ci ha contattato. Cercando “stranieri ovunque” su internet tutto ciò che si può trovare riguarda Claire Fontaine. E, ora, la Biennale di Venezia naturalmente!
MS_Date le implicazioni anche politiche del titolo, non ha mai pensato che potesse venire strumentalizzato?
È forse il titolo più esplicitamente politico che una Biennale abbia mai avuto, ma ritengo che sia anche estremamente poetico. Di questi tempi viviamo tutto con accesa sensibilità e c’è sempre la possibilità che un qualsiasi concetto venga strumentalizzato. Fa parte dei rischi del ‘mestiere’, in particolare quando si ha a che fare con progetti di grande impatto come quelli che propone necessariamente la Biennale di Venezia. Leggendo i giornali in questi giorni sono incappato in articoli dove si afferma che il titolo è troppo di sinistra e in altri in cui, viceversa, si sostiene che è troppo conservatore. Da quando è diventato di dominio pubblico, Foreigners Everywhere è stato quindi recepito in modalità le più varie, spesso assai contrastanti. Tuttavia non credo sia nostro compito controllare il modo in cui viene interpretato un titolo; non è ciò che vogliamo né ciò che ci interessa fare. Nel caso di argomenti sensibili, quando ci si rivolge a un pubblico molto vasto capita spesso che le cose prendano delle direzioni imprevedibili e inaspettate. Tutte queste diverse voci sono comunque parte integrante di uno stesso processo e contribuiscono nel loro variegato insieme ad ampliare il terreno della discussione.
MS_Sia Anna Maria Maiolino che Nil Yalter, i due Leoni d’Oro alla Carriera, si definiscono delle artiste autodidatte. Scorrendo la lista dei partecipanti, troviamo molti altri artisti che operano al di fuori dei circuiti tradizionali. Come Foreigners Everywhere si relaziona con l’idea di artista outsider ?
L’idea di utilizzare il lemma “straniero”/”estraneo” sin dall’inizio ha avuto come una delle sue finalità prioritarie quella di includere identità connesse alla condizione di “queer”, di “indigeno”, di “outsider”, coinvolgendo concretamente artisti che esistono e operano al di fuori dei circuiti artistici tradi-
24 FOREIGNERS EVERYWHERE
ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE Curator ADRIANO PEDROSA MAG
60.
Expanded Cinemas
Palazzo
19.04 / 24.11 Amplified
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Exhibition curated by Matthieu Orlean Assistant curators: Majid al Remaihi, Virgile Alexandre
Produced by Qatar Museums Co-organized by the Doha Film Institute, Mathaf and the Art Mill Museum In collaboration with ACP Art Capital Partners
Cavalli-Franchetti
Voices
“ We believe it’s crucial to underline that amidst the several meanings this title encompasses, there is at least a dual significance. The first connotation is that wherever you go, there are foreigners everywhere, but equally, wherever you find yourself, you are always a foreigner deep within yourself
although in this case Claire Fontaine participated with a different work. Thus, my collaboration with her spans many years, fueling ongoing exploration of these themes. Claire Fontaine and I feel deeply connected to something here. We believe it’s crucial to underline that amidst the several meanings this title encompasses, there is at least a dual significance. The first connotation is that wherever you go, there are foreigners everywhere, but equally, wherever you find yourself, you are always a foreigner deep within yourself. Hence, I believe these two dimensions are at play.
What elements led to their reflection becoming the manifesto of your Biennale?
In 2011, shortly after Istanbul, I had the opportunity to visit the Venice Biennale at a leisurely pace, some time after the hectic days of the opening events. Being there alone, walking around on my own, allowed me to engage in a curatorial exercise. I reflected on the challenge of coming up with a meaningful framework that would effectively communicate while maintaining some precision.
I often think that the titles of the Biennale tend to be rather open, rather vague and all-encompassing. Curators are obviously free in their approach. More often than not, the title serves as just that – a broad framework for the exhibition. Personally, I prefer working with titles that are more palpable, precise, yet still layered and poetic, with a political dimension as well as several meanings, and eventually incorporating linguistic elements as well. So, back then, as I wandered through the Biennale speculating on an interesting framework for the event, I came Stranieri Ovunque. At that moment, I didn’t expect to ever curate the Biennale, but I found the phrase compelling. First, because it pays homage to an Italian artist, or rather, a halfItalian artist, Claire Fontaine – a conceptual collective founded in Paris by Fulvia Carnevale, an Italian woman, and James Thornhill, an Irish man, who are now living and working in Palermo. Moreover, it nods to a political activist group based in Turin during the early 2000s, dedicated to fighting racism and xenophobia. Naturally, this title wouldn’t merely encapsulate an exhibition centered on the struggle against racism and xenophobia; it possesses a poetic dimension that lends itself to a broader interpretation. It could manifest as an exhibition solely featuring foreigners or immigrants. That’s how I arrived at the title. I had it in the back of my mind. And, of course, it was only when Roberto Cicutto started to talk to me about the possibility of being the curator of the Biennale that I began to delve deeper into the concept. I started to think about how to unfold, elaborate, and refine this framework. In other words, I began to engage with it in a more significant way, aligning it with what is relevant right now.
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Curator ADRIANO PEDROSA MAG
zionali o accademici, alcuni dei quali certamente autodidatti, come nel caso dei due Leoni d’Oro Anna Maria Maiolino e Nil Yalter. Un’idea connessa strettamente alla mia esperienza personale e lavorativa in Brasile e nel resto dell’America Latina, dove vi è una presenza significativa di artistas populares, artisti provenienti, per l’appunto, dal popolo. Nonostante la rilevanza dei loro lavori, gran parte di questi artisti sono stati emarginati e trascurati dai movimenti che hanno caratterizzato le varie rivoluzioni artistiche del XX secolo. Anche se in questi ultimi anni stanno finalmente riscuotendo una crescente attenzione (al Museo di Arte Moderna di San Paolo, ad esempio, sono spesso presenti nei vari programmi, progetti ed esposizioni), ho ritenuto che fosse importante oggi mostrare le loro opere alla Biennale di Venezia, vale a dire nella massima vetrina mondiale del contemporaneo. Mentre ci sono numerosi artisti extra-europei che si sono trasferiti in città come Londra, Parigi, Roma, New York e Berlino, per quanto riguarda l’Europa non ci sono in realtà molti artisti nati nel o provenienti dal continente che potrebbero rientrare nella definizione di outsider. Fra questi ho voluto dare risalto a tre grandi artiste: Madge Gill, del Regno Unito, conosciuta all’interno dei circoli dell’Art Brut inglese, e la svizzera Aloïse, nessuna delle quali aveva partecipato in precedenza alla Biennale, mentre la terza, Anna Zemánková della Repubblica Ceca, aveva invece esposto nella Biennale di Massimiliano Gioni. Queste tre donne sono tra le più iconiche artiste outsider in Europa e ho perciò ritenuto che meritassero un posto di rilievo nella Mostra.
LS_Cosa l’ha indotto a includere Lina Bo Bardi e Anna Maria Maiolino nel quadro concettuale di Stranieri Ovunque, artiste magari non pienamente riconosciute internazionalmente ma che hanno avuto comunque un rilevante riconoscimento nei circuiti dell’arte, assieme ad altri, i più, che hanno vissuto e operato quasi sempre invece ai margini di questi stessi circuiti?
L’idea di essere uno “straniero” comprende diversi livelli di soggettività e di esperienze, che si riflettono fatalmente anche nella varietà degli artisti scelti per questa Biennale. Lina Bo Bardi e Anna Maria Maiolino sono due figure importanti della diaspora italiana in Brasile e ben testimoniano l’ampiezza delle nostre scelte curatoriali. Oltre ad artisti rilevanti nei loro Paesi, nel loro contesto geografico, ma che magari non hanno mai assunto una posizione predominante nel circuito dell’arte internazionale, sia nel Nucleo storico che altrove troviamo anche figure estremamente iconiche dell’arte novecentesca, vedi ad esempio Frida Kahlo, che molto si è spesa per il Modernismo e per il Sud del mondo e che tuttavia non ha mai avuto l’opportunità di esporre in Biennale. Come brasiliano in Italia è per me un privilegio avere l’opportunità di portare per la prima volta alla Biennale artisti come Anna Maria Maiolino, la quale, nello specifico, avrebbe meritato di essere qui già molto prima, questo è poco ma sicuro; la sua presenza quest’anno arricchisce senza dubbio alcuno la Mostra. Per quanto riguarda Lina Bo Bardi, è davvero significativo, in negativo, che sia stata così spesso sottovalutata come artista almeno fino al 2014, anno del centenario della sua nascita, quando le sue opere hanno iniziato ad avere finalmente maggiore visibilità. Al di là di questa tardiva sua valorizzazione, vi è però una ragione assai più specifica per cui ho scelto di includerla. L’arte della diaspora è uno dei quattro punti focali del Nucleo contemporaneo, oltre alle sezioni Queer, Outsider e Indigenous. Essendo solo il secondo curatore d’arte proveniente dal Sud globale nella lunga storia della Biennale (seguendo le orme del compianto Okwui Enwezor nel 2015), e il primo a vivere e lavorare effettivamente nel Sud globale, è essenziale per me considerare qui a Venezia anche la scena artistica italiana. Non ho origini italiane, ma provengo comunque dal Paese che ha accolto la maggior parte della diaspora italiana. In qualità di direttore artistico del Museo d’Arte Moderna di San Paolo, un luogo in cui la presenza italiana è molto forte fin dal 1947, la scelta di includere Lina Bo Bardi nel cuore della mostra assume quindi una valenza particolarmente significativa. Il nostro direttore e fondatore, Pietro Maria Bardi, era un critico d’arte e mercante italiano trasferitosi in Brasile. Solo un anno dopo il suo arrivo fonda il Museo con Assis Chateaubriand, facendo molte acquisizioni italiane. Lina Bo Bardi progetterà l’edificio e molti allestimenti delle mostre, compresi gli iconici cavalletti di vetro, i glass easles. Ho pertanto pensato che, se stiamo parlando di diaspore, se stiamo parlando di stranieri e considerato il Paese da cui provengo, fosse più che opportuno includere nel Nucleo storico una sezione denominata Italiani Ovunque che considerasse viaggi, spostamenti, migrazioni e immersioni nelle storie locali di per-
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
LS_Searching on the internet, we couldn’t find any references or writings about the original work by the Turin collective. Have they reached out to you? Are they still functioning as a collective at all?
I’ve discussed this with Claire Fontaine, and they mentioned that the Turin collective seems to have disappeared. They recall encountering a leaflet, flyer, or printed material on them, which prompted their adoption of the title, but they never established any direct contact. As far as we know, the collective is no longer active. However, Fulvia Carnevale recently mentioned to me that they have come across some information about them, suggesting a bit more of a connection. But to answer your question, no, they didn’t get in touch. When you google “Foreigners Everywhere,” all you find is Claire Fontaine... And now, of course, the Biennale.
MS_Given the political implications of the main framework, have you ever considered the risk that it could be instrumentalized?
I believe this title is probably the most politically outspoken title for a Biennale in Venice, yet it possesses a strong poetic dimension as well. These days everything is very sensitive and there is always the possibility of instrumentalization. The risk simply comes with the job and with a project as important as the Biennale, with its enormous impact. Reading the newspapers and various Italian reviews, you will notice how it is appropriated in different, sometimes contradictory ways. I have come across articles asserting it is too left-wing, while others claim it is too conservative. Ultimately, it’s out there in the world, and it’s impossible to control all people’s understating and interpretations. That would be outside our remit and not what we want. But when we're compiling statements, considering context, and particularly selecting the wording for a project, we’re always very careful about how things might be interpreted or appropriated. We try to be very cautious, yet sometimes, interpretations go into unexpected territory. This is particularly true when addressing sensitive issues and reaching such a wide audience. It must also be said that it’s definitely not just my voice at play here, given the presence of so many artists participating in the exhibition. Their voices, understandings, thoughts, and works also contribute significantly to the overall discourse.
ADRIANO PEDROSA
Curator ADRIANO PEDROSA MAG
Photo Andrea Avezzù - Courtesy of La Biennale di Venezia
sone provenienti dal vostro Paese. In questa sezione vi sono quaranta artisti della diaspora italiana le cui opere sono esposte nel bellissimo allestimento che riprende l’originale progetto di Lina Bo Bardi. Nonostante sia nota soprattutto come architetto, designer, produttrice e scenografa, in seguito ho pensato che fosse opportuno dedicarle anche un posto in quanto artista. Lina Bo Bardi ha realizzato anche dei bellissimi disegni che raramente il pubblico ha avuto modo di vedere.
LS_ A sentirla parlare di Modernismo ci è venuta in mente la teoria di Bruno Latour secondo cui jamais fomos modernos (“non siamo mai stati moderni”). Sembra che lei sostenga invece l’opposto, suggerendo che saremo sempre moderni in quanto la modernità resta un paradigma fondamentale nella storia dell’arte. Come dobbiamo interpretare la sua volontà di ridare importanza ad artisti modernisti dimenticati o trascurati?
Come affermo in un’intervista pubblicata nel catalogo della Biennale, il Modernismo funge da strumento concettuale per esaminare alcune produzioni artistiche. Nello stesso testo faccio riferimento all’“antropofagia”, un contributo, un approccio distintamente brasiliano innervato da un’idea di appropriazione e di cannibalizzazione di riferimenti culturali altri. È stato, questo, il focus principale della Biennale di San Paolo del 1998, di cui ho fatto parte come curatore aggiunto. Credo sia un concetto molto importante e lo considero ancora un mezzo rilevante attraverso il quale analizzare le produzioni artistiche nel Sud globale. Tuttavia, dopo aver studiato il Modernismo molto approfonditamente e per lungo tempo, non sono più sicuro che esso rappresenti lo strumento più efficace in assoluto per affrontare le molteplicità espressive del fare arte. È uno strumento fra i tanti, non l’unico: una lente attraverso la quale possiamo osservare l’arte, particolarmente efficace se ci apprestiamo ad analizzare la crisi della rappresentazione nelle arti visive. Molti artisti, in particolare provenienti dal Sud globale, si sono confrontati con il Modernismo; hanno visitato Parigi, Roma, Berlino, Londra e New York cercando un’esposizione alle sue influenze artistiche. È interessante notare come alcuni di loro, come ad esempio la brasiliana Tarsila do Amaral e l’indiana Amrita Sher-Gil, si siano trasferiti a Parigi e proprio lì in seguito abbiano riscoperto le proprie radici, i propri riferimenti nativi e indigeni – immagini, personaggi, segni e narrazioni che poi hanno trasferito nella loro arte. Questo è un aspetto che richiama propriamente il concetto di “antropofagia”. Nel corso del XX secolo numerosi artisti si sono appropriati dei linguaggi modernisti per digerirli e trasformarli in qualcosa di proprio. Il Modernismo mantiene un carattere chiaramente europeo dal momento che è nato e si è sviluppato prevalentemente nel Vecchio Continente, ma dal mio punto di vista il modo in cui è stato cannibalizzato e fatto proprio in molte parti del mondo lo rende ancora più interessante. Le sue molteplici varianti osservate in regioni come l’Africa, l’America Latina, il Medio Oriente e il Sud-est asiatico risultano estremamente interessanti e potenti e mi sembrano, oggi, ancora più affascinanti e dinamiche. Sono delle rielaborazioni contemporanee più vibranti e vitali del Modernismo delle origini, così come era nato in Europa. Fra gli storici dell’arte ci sono alcuni puristi che ritengono che questi contributi non siano essenziali per la nostra comprensione del Modernismo o, più in generale, dell’arte del XX secolo. Sono al contrario convinto che di questa varietà e pluralità ci sia un grande bisogno per arrivare ad una comprensione più diversificata e arricchente della produzione artistica globale. Ed è precisamente questo rinnovato processo di analisi che ho cercato di stimolare attraverso la sezione Nucleo storico. Naturalmente la mia proposta non ha pretesa alcuna di essere definitiva, enciclopedica, omnicomprensiva. Un’impresa del genere, quando anche fosse possibile, richiederebbe almeno altri cinque anni di approfondito lavoro! La Biennale offre un’opportunità unica per elaborare un ampio progetto in un lasso di tempo relativamente breve. Foreigners Everywhere, tuttavia, non è il frutto di un solo anno di sforzi, ma di oltre un decennio di viaggi e di ricerche svolti in diverse parti del mondo. Si fonda, inoltre, anche sui preziosi consigli e sulle altrettanto incisive raccomandazioni fornitimi da curatori, studiosi, critici di diversa estrazione e provenienza, il cui contributo si è rivelato assolutamente fondamentale per la costruzione identitaria di questo entusiasmante progetto espositivo.
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Curator ADRIANO PEDROSA MAG
60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
TALOI HAVINI LATAI TAUMOEPEAU ELISAPETA HINEMOA HETA 23.03 – 13.10.24 RE-STOR(Y)ING OCEANIA Mer–Dom / Wed–Sun 11:00–18:00 Ingresso gratuito / Free entrance ocean-space.org – tba21.org/academy A CURA DI / CURATED BY
MS_ Both Anna Maria Maiolino e Nil Yalter, this year’s Golden Lions for Lifetime Achievement, define themselves as self-taught artists. How do you see the concept of Foreigners Everywhere intersecting with the notion of outsider art, particularly in relation to artists operating beyond traditional art circuits?
What I did with the notion of “foreigner”/“stranger” is unfold it into the concepts of “queer”, “indigenous”, and “outsider”—those subjects or artists existing and operating outside the norm and beyond traditional art circuits and academia, some of whom may be self-taught. This connects back to my own life experience in Brazil and the rest of Latin America, where there's a significant presence of artistas populares, artists coming from the people. Despite their relevance, I believe these artists have often been marginalized and overlooked in the context of 20thcentury art history and Modernism. Although they are gradually receiving more attention now – such as at the São Paulo Museum of Modern Art, where they are featured in various programs, projects, and exhibitions – I thought it was important to showcase their works at the Biennale. As for Europe, there aren't as many artists from or born in the continent who could be included in this definition, while there are numerous migrant artists who have moved to cities such as London, Paris, Rome, New York, and Berlin. Nonetheless, I was trying to think which outsider artists from Europe I found compelling, which led me to prioritize the presence of three major, iconic women artists. Specifically, Madge Gill, from the UK, renowned as a significant figure in outsider Art Brut circles, and Aloïse, another major figure, from Switzerland. Despite the numerous exhibitions dedicated to their work, neither had previously participated in the Biennale. Anna Zemánková from the Czech Republic, who had previously been featured in Massimiliano Gioni’s exhibition, completes the trio. These three women stand among the most iconic outsider artists in Europe, representing marginalized groups that I believed needed to have a platform at the Biennale.
LS_Whitin the conceptual framework of Foreigners Everywhere, what drove your decision to include artists like Lina Bo Bardi and Anna Maria Maiolino, who may not have been widely recognized in the art world but had some recognition during their lifetimes, alongside others who are still struggling with marginalization and lack of recognition?
The concept of being a “foreigner” encompasses a diverse array of subjectivities and life experiences, reflected in the wide panorama of foreign artists participating in this Biennale. You highlighted two prominent figures of the Italian diaspora in Brazil, underscoring the breadth of backgrounds represented. Beside artists relevant in their own countries and contexts who may not have taken a prominent position in the international art circuit, both in the “Nucleo storico” and elsewhere, we also find iconic figures like Frida Kahlo, who has contributed significantly to Modernism and the global South but has never been featured in the Biennale. As a Brazilian coming to work in Italy, it’s a tremendous privilege to have had the opportunity to introduce such a significant figure as Anna Maria Maiolino to the Biennale for the first time. I believe her inclusion is long overdue and will enrich the exhibition. Regarding Lina Bo Bardi, it’s notable that she faced significant resistance during her lifetime, and it wasn’t until around 2014, on the centennial of her birth, that much of her work began to emerge and receive widespread recognition. Moreover, my choice to include Lina Bo Bardi in the exhibition is driven by a specific reason. Diasporic art is one of the four focal points of the “Nucleo contemporaneo,” alongside queer, outsider, and indigenous art. Being only the second art curator from the global South in the Biennale’s long history, and the first to actually live and work in the global South, it’s essential for me to consider the Italian art scene as well. While I don’t have an Italian background myself, I come from a country that hosts the largest Italian diaspora worldwide. As the artistic director of the Museu de Arte Moderna de São Paulo, where there is a very strong Italian lineage since 1947, the inclusion of Lina Bo Bardi holds particular significance. Our founding director, Pietro Maria Bardi, was an Italian art critic and marchand who moved to Brazil and, a year later, founded the museum with Assis Chateaubriand, making many Italian acquisitions.
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Curator ADRIANO PEDROSA MAG 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Lina Bo Bardi herself designed the building and many exhibition displays, including the iconic glass easels.
Therefore, I thought that if we’re talking about diasporas, if we are talking about foreigners, and given where I come from, it would be fitting to include a section called Italians Everywhere in the “Nucleo storico,” considering the widespread travels, movements, migrations, and immersion in local histories by Italians. This section features 40 artists of the Italian diaspora whose works are displayed in the beautiful and iconic exhibition setup designed by Lina Bo Bardi. This is how Lina Bo Bardi’s involvement initially takes shape in the exhibition. However, she also created many beautiful drawings, as evidenced by an exhibition of her drawings in Barcelona a few years ago. While she is primarily known as an architect, designer, thinker, exhibition maker, and set designer, I realized that she should also be recognized as an artist in the exhibition.
LS_ Hearing you talk about Modernism reminded me of Bruno Latour’s theory of “jamais fomos modernos” (we have never been modern). It seems you take the opposite stance, suggesting that we will always be modern since modernity remains a significant paradigm in art history. What’s your message in bringing forgotten or overlooked modernists from various countries into relevance in the contemporary art world?
As I mentioned in an interview published in the Biennale catalogue, Modernism serves as a conceptual tool for examining certain artistic productions. I also referenced “antropofagia”, which is a modernist tool and a distinctly Brazilian approach involving the appropriation, digestion, and cannibalization of cultural references. It was the primary focus of the 1998 Bienal de São Paulo, of which I served as adjunct curator. I believe it's an incredibly important framework, and I still consider it a highly relevant tool for analyzing artistic productions in the global South. After delving into extensive research on Modernism, however, I find myself questioning whether it's truly the most precise tool for analyzing all these artistic productions. It's just one tool among many – a set of lenses through which we can view art. I would define it mostly around the crisis of representation in the visual arts, which makes it an interesting kind of tool. But I believe many artists, particularly from the global South, engaged with Modernism; they traveled to Paris, Rome, Berlin, London, and New York seeking exposure to its influences. It's interesting how certain figures, such as the Brazilian artist Tarsila do Amaral and the Indian artist Amrita Sher-Gil, moved to Paris and began to rediscover their own roots, their indigenous and native references, imagery, characters, narratives, and histories, which are significantly reflected in their work. This aspect echoes the concept of “antropofagia”. Throughout the 20th century, numerous artists appropriated these so-called modernist idioms, digesting and transforming them into something of their own. I believe that Modernism maintains a distinctly Eurocentric focus since it originates and is primarily associated with Europe, but my understanding is that it does get appropriated and cannibalized in various parts of the world. I believe that the transformations of Modernism witnessed in regions such as Africa, Latin America, the Middle East, and South and Southeast Asia are even more powerful. In fact, I find it even more fascinating and dynamic today. This contemporary reimagining often feels more vibrant and vital than the original Modernism emanating from Europe. However, there are still purist modernists among art historians who feel that these contributions are not essential for our understanding of Modernism or 20th-century art. On the contrary, I believe that we require a more plural and diverse understanding. This is precisely what I aim to stimulate with the “Nucleo storico”. However, it's important to note that it is definitely not an all-encompassing, encyclopedic, definitive proposal. To accomplish something more comprehensive, I would have required five or more years. The Biennale provides a unique opportunity to undertake such an endeavor within a relatively short timeframe, but all this project is not the product of a single year's effort. It has been germinating for over a decade as I've traveled extensively and engaged in inquiry and research across various regions. Furthermore, it also relies on the advice and recommendations of curators, colleagues, critics, and writers from different parts of the world, whose insights have contributed in many ways.
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“ I believe this title is probably the most politically outspoken title for a Biennale in Venice, yet it possesses a strong poetic dimension as well
Adriano Pedrosa
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Photo Fausto Brigantino, courtesy the artist and Kamel Mennour
Iltitolo della 60. Esposizione Internazionale d’Arte de La Biennale di Venezia è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine. Le opere consistono in sculture al neon di diversi colori che riportano in un numero crescente di lingue le parole “stranieri ovunque”. L’espressione è stata a sua volta ripresa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni 2000 combatteva il razzismo e la xenofobia in Italia. La serie di sculture al neon di Claire Fontaine comprende al momento 53 lingue, occidentali e non, tra cui diversi idiomi indigeni, alcuni dei quali di fatto estinti. Prendendo spunto da questo stringente e insieme apertissimo titolo, qui di seguito vi proponiamo un nostro personale viaggio etimologico alla radice della parola “straniero”, che restituisce i rischi e le insidie, ma anche la storia e la poesia, insiti nelle mille e una sfumature delle lingue del mondo e delle loro altrettante, possibili traduzioni. Un viaggio che è un ameno gioco e che però, nel suo piccolo, partendo da un semplice, comune lemma ci parla di differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalle geografie, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà, dalla ricchezza di essere abitanti dell’infinita varietà culturale ed antropologica che connota il nostro mondo.
The title of the 60th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia is drawn from a series of works started in 2004 by the Claire Fontaine collective. The works consist of neon sculptures in different colours showing the words “strangers everywhere” in a growing number of languages. The expression was in turn taken from the name of a collective of the same name from Turin who fought racism and xenophobia in Italy in the early 2000s. Claire Fontaine’s series of neon sculptures currently cover 53 languages, including several native languages, some of which are extinct. Taking inspiration from this demanding and open title, here below we propose our personal etymological journey to the root of the word “foreigner” that despite all its risks and dangers, discloses the historical and poetic aspects of the manifold nuances this word has in the different languages and in their translations. This journey which starts from a simple, common word, along the way becomes a pleasant game telling about differences and disparities linked to identity, citizenship, geographies, gender, sexuality, freedom as well as to the endless cultural and anthropological variety of our world.
39 Words FOREIGNER / STRANIERO MAG FRAMEWORK
“ The Italian stranieri, the Portuguese estrangeiro, the French étranger, and the Spanish extranjero, are all etymologically connected to the strano, the estranho, the étrange, the extraño, respectively, which is precisely the stranger. Sigmund Freud’s Das Unheimliche comes to mind – the uncanny in English, which in Portuguese has indeed been translated as “o estranho” –the strange that is also familiar, within, deep down side
Adriano Pedrosa
Dúnan
in bambara (una delle lingue parlate in Mali e in altri Paesi dell’Africa occidentale)
in Bambara (a language spoken in Mali and in some other Western African countries)
Il termine ha una connotazione positiva in quanto significa anche “ospite”. This word has a positive connotation as it means also “guest”.
Qallunaat
in inuktitut (lingua parlata dal popol Inuit del Canada artico) in Inuktitut (a language spoken by Inuit people in Canadian Arctic)
Si riferisce a persone che non appartengono alla comunità Inuit, in particolare ai bianchi. Letteralmente significa “colui che si comporta stranamente” o “colui che parla in modo strano”.
It refers to people who are not Inuit, typically white people considered as a group. It literally means “a person who behaves in a strange way” or “a person who speaks in a strange way.”
Dé’éyóní
in navajo (una delle più diffuse lingue native negli USA, parlata dagli indigeni negli stati di Arizona, Nuovo Messico, Utah) in Navajo (one of the main native languages in the USA, mainly spoken by natives in Arizona, New Mexico and Utah)
Letteralmente significa “persona in terra straniera”. Its literal meaning is “a person in a foreign land.”
Lu’umo’ob
STRANIERO FOREIGNER
in lingua maya yucateco (una delle lingue indigene parlate in Messico nella penisola dello Yucatán) in Maya yucateco (one of the native languages spoken in the Yucatán peninsula of Mexico)
Il termine deriva da lu’um =“terra” o “terreno” e - o’ob =suffisso che significa “più d’uno”, quindi letteralmente “da varie terre”, ovvero persone che vengono da terre e culture diverse da quella Maya.
The word comes from lu’um meaning “land” and the suffix - o’ob, meaning “more than one”, so it literary means “from different lands” or people not belonging to Maya land and culture.
Tauiwi
in maori (lingua parlata in Nuova Zelanda) in Maori (language spoken in New Zealand)
Il termine abbraccia vari significati che vanno da europeo, estraneo, non-Maori, ma può voler dire anche la possibilità di scambi culturali e di reciproco rispetto.
It is often used to refer to people who are not of Maori descent or who are from outside New Zealand. Despite its association with otherness, tauiwi can also represent opportunities for cultural exchange, understanding, and mutual respect.
man bilong narapela ples
in tok pisin (lingua creola basata sull’inglese parlata in Papua Nuova Guinea)
in Tok Pisin (New Guinea Pidgin, a creole language spoken throughout Papua New Guinea)
Dall’inglese “man belonging to another place”=“uomo appartenente ad un altro posto”.
From the English sentence “man belonging to another place.”
Popa’a
in tahitiano (lingua parlata nella Polinesia francese) in Tahitian (a language spoken in French Polynesia)
Deriva dalla parola pa’apa’a =bruciato, quindi indica letteralmente “l’uomo bianco bruciato dal sole”.
It comes from the word pa’apa’a which means burnt, so it literally means “white foreigner burnt by the sun.”
Alejò
in yoruba (lingua parlata nel Sud-Ovest della Nigeria e in alcune zone del Benin e del Togo) in Yoruba (a language spoken in South-Western Nigeria and in some areas of Benin and Togo)
Il termine si riferisce a “straniero” in senso positivo, in quanto il suo significato primo è “ospite”. Il termine oyinbo viene usato invece per riferirsi esclusivamente alle persone di origine europea. Da yìnbó =sbucciare, graffiare, togliere; letteralmente significa “persona senza pelle”, perché appunto ha la pelle chiara.
This word has a positive connotation, its first meaning in fact is “guest”. The word oyinbo is mostly used to refer to people of European descent. It is coined from the word yìnbó meaning to peel off, so it literally means “a person with a peeled-off or lightened skin.”
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FOREIGNERS EVERYWHERE 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Dayuhan
in tagalog (lingua ufficiale delle Filippine assieme all’inglese) in Tagalog (the official language of the Philippines together with English)
Il termine deriva da dayo =venire da lontano o essere estraneo ad un posto e dal suffisso - an che viene spesso utilizzato per indicare persone, luoghi o cose legate ad un’azione o qualità.
The word is coined from the word dayo, meaning “from far away” or “being a stranger”, and the suffix -an, which is often used to refer to persons, places or things linked to an action or a quality.
Chayraq runa
in quechua (lingua parlata dai popoli indigeni delle Ande) in Quechua (the language spoken by natives in the Andes)
Il termine deriva dalla parola quechua chayraq =“nuovo” e runa =“persona”, quindi letteralmente persone nuove o nuovi arrivati. The word comes from chayraq meaning “new” and runa meaning “person”, so its literal meaning is “new persons or new comers”.
[pardesi]
in punjabi (lingua parlata nella regione del Punjab, a cavallo della frontiera tra Pakistan e India) in Punjabi (language spoken in the Punjab region in Pakistan and India)
Il termine è composto dalla parola par=“altrove”, “al di là” e dalla parola desi, termine colloquiale per indicare qualcosa che è tipico della propria terra o qualcuno appartenente alla propria comunità, quindi letteralmente “qualcosa o qualcuno che non appartiene alla comunità locale”.
The word comes from par, meaning “far” or “distant”, and desi, which refers to someone or something belonging to one’s own country or community. So, pardesi can be understood as people who are “far from their own country” or “not belonging to the local community.”
[vel · inaˉt · avar]
in tamil (lingua parlata nel Sud dell’India, in Sri Lanka, Singapore e in altri territori che si affacciano sull’Oceano indiano)
in Tamil (language spoken in Southern India, Sri Lanka, Singapore and other Indian Ocean regions)
Il termine è composto da due parole: velinadattu =“da un altro paese” e var=“persona”.
It is a combination of two words: velinadattu meaning “from another country” or “foreign” and var meaning “person”.
[phyi rgyal gyi mi]
in dzongkha (lingua ufficiale del Buthan) in Dzongkha (Bhutan official language)
Il termine è formato dall’aggettivo phyi =“estraneo”, dal verbo rgyal =“vincere”, “conquistare”, dalla particella del genitivo gyi e dal termine mi =“persona”, quindi letteralmente significa “popoli stranieri conquistatori.”
It comes from the word phyi =“foreign” or “alien”, the verb rgyal =“to win”, “to conquer”, gyi “genitive particle”, mi =“person”. Together, it conveys the idea of “victorious foreign people or conquerors”.
Vahiny o vazaha
in malgascio (lingua ufficiale del Madagascar) in Malagasy (Madagascar official language)
Indica uno straniero anche se tale concetto va al di là dell’identificazione basata sull’apparenza fisica o la provenienza geografica. Racchiude in sé l’idea di uno status sociale dominante che spesso implica una scarsa conoscenza della cultura malgascia.
It refers to a foreigner although the idea of foreigner is not based on his physical appearance or his geographical origin. It embodies the idea of a predominant social status which often implies a poor knowledge of Malagasy culture.
Atzerritar
in basco (lingua parlata nei Paesi Baschi e nel dipartimento francese dei Pirenei Atlantici) in Basque (language spoken in the Basque Country, extending over a strip along eastern areas of the Bay of Biscay in Spain and France, straddling the western Pyrenees)
Il termine è composto dalla parola atze =“dietro”, herri =“paese” e dal suffisso -tar =“originario di”.
It is formed from the words atze meaning behind, back, herri meaning country and the suffix -tar meaning coming from.
[gaikokujin]
STRANIERO FOREIGNER
[ajnabi]
in urdu (lingua ufficiale del Pakistan, oltre all’inglese, basata sull’alfabeto persiano)
in Urdu (official language of Pakistan alongside English based on the Persian alphabet)
Il termine deriva dall’arabo , che significa per l’appunto “estraneo”, “strano”, “barbaro”.
The word comes from the Arabic meaning stranger, barbarian.
in giapponese in Japanese
Il termine è composto da tre parti: gai =“fuori” o “esterno”, koku =“paese”, jin =“persona” o “individuo”. Quindi, letteralmente il termine gaikokujin significa “persona proveniente da un paese esterno”.
It is formed of three words: gai =“outside”, koku =“country”, jin=“person”, so literally “a person from a different country”.
[wàiguórén]
in cinese mandarino in Chinese (Mandarin)
waiguo pengyou letteralmente significa “amico straniero”, è un termine di rispetto per riferirsi ad ospiti provenienti da un altro paese. The term waiguo pengyou literally means “foreign friend”, this is a respectful term used to describe guests from other countries.
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Words FOREIGNER / STRANIERO MAG FRAMEWORK
A cura di Patrizia Bran
Claire Fontaine
Artista collettiva creata nel 2004, Claire Fontaine non è un gruppo di artisti che si manifestano attraverso un brand che li raccoglie tutti, non è una societas di individualità che hanno scelto la strada dell’anonimato (quanti l’hanno fatto in questi decenni? Da Banksy a Blu, ai Residents, ai Wu Ming…). No: è un’artista che esiste solo come nome e che opera attraverso i suoi due assistenti, Fulvia Carnevale e James Thornhill. Sono loro ad agire in nome e per conto di Claire Fontaine, sono loro a rilasciare le interviste. Nessun desiderio di anonimato, quindi, solo di superare la soggettività estrema da sempre identificata come il modo in cui l’artista si presenta in società. Lo stesso nome di Claire Fontaine fa riferimento all’opera fondamentale di Marcel Duchamp, l’orinatoio intitolato Fontaine (1917), e a una marca francese di quaderni scolastici, Clairefontaine: e già il nome diventa la loro prima opera, il loro primo ready-made. Perché Claire Fontaine è un’artista ready-made, che utilizza per le sue opere neon, monete, bandiere, frasi scritte col fumo, mattoni. Per Claire Fontaine l’arte è un dialogo complicato e rischioso con le idee, le memorie, le percezioni, le rimozioni sociali. Forte ispirazione sono gli scritti di Carla Lonzi, critica d’arte e attivista militante, co-fondatrice nel 1970 insieme all’artista Carla Accardi e alla giornalista Elvira Banotti del gruppo femminista italiano Rivolta Femminile. L’attenzione costante data alle parole, affascinanti per la loro ambivalenza e potenza, si traduce in opere su neon o LED che scandiscono messaggi. Tra intimazioni e incitamenti alla riflessione, tra turbamento e fascinazione, questi giochi di luce veicolano energie ed emozioni singolari, donando materialità alle parole e facendole interagire con il mondo esterno, cambiando così la lettura della realtà che le circonda. Alterando la percezione degli spazi coinvolti, Claire Fontaine provoca una presa di coscienza quanto mai necessaria per interrogarci sulle grandi sfide del presente. Per Dior nel 2020, prima collaborazione con Maria Grazia Chiuri, Claire Fontaine ricopre la passerella della sfilata AW20 di carta da giornale – rimando a una delle sue installazioni precedenti, Newsfloor – creando un ‘rumore visivo’, un dialogo artistico autentico tra l’arte femminista e la creazione in tutte le sue forme. Completava l’installazione una serie di neon sospesi dal soffitto sopra la passerella che riportavano frasi dal potente significato come “Women’s Love is Unpaid Labour”, “Feminine Beauty Is a Ready Made”, “Patriarchy = Climate Emergency” e “Consent”. Ora Claire Fontaine ‘presta’ il titolo alla Biennale Arte 2024, Foreigners Everywhere (ovvero Stranieri Ovunque ), tratto da una serie di lavori al neon realizzati e riproposti in diverse declinazioni. Stranieri Ovunque potrebbe voler significare un concetto che esprime la congiuntura attuale in cui la crisi della soggettività si fonde con la crisi della politica e della sua legittimità di rappresentanza. E questa situazione di vuoto politico, manageriale, sociale – e di come questo vuoto si rifletta nel mondo e nel mercato dell’arte – è quella in cui si aggira Claire Fontaine con la sua analisi lucida e tragica: di ogni emergenza attuale, di ogni problema (da quello climatico a quello geopolitico, da quello del lavoro a quello della rappresentanza politica) sappiamo tutto delle sue premesse, ma non sappiamo come risolverlo. F.D.S., Mariachiara Marzari
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Photo Fausto Brigantino
CClaire Fontaine is a collective artist created in 2004. It is not a group of artists working together under a brand, it is not a society of individuals who have chosen to be anonymous (many of them have done so in recent decades, from Banksy to Blu, to the Residents, to Wu Ming...). No, she is none of them, she is an artist who exists only as a name and who works through her two assistants, Fulvia Carnevale and James Thornhill. They act on behalf of Claire Fontaine and they are the ones who give interviews. No desire for anonymity but just the desire to overcome that subjectivity which has always characterized an artist in society. The name Claire Fontaine is related to Marcel Duchamp’s fundamental work, the urinal entitled Fontaine (1917) and to a French brand of school notebooks (Clairefontaine), the name by itself is their first work, their first ready-made. As a matter of fact Claire Fontaine is a ready-made artist, who creates her works making use of neon, coins, flags, smoke written sentences, bricks. To her, art is a complicated and risky dialogue with ideas, memories and perceptions. She is very much inspired by Carla Lonzi’s writings, an art critic and a militant activist, who founded in 1970, together with artist Carla Accardi and journalist Elvira Banotti the Italian feminist group “Rivolta Femminile”. Her constant attention to words which captivate both for their ambivalence and power, becomes neon or LED works conveying clear messages. Creating a sort of intimation and incitement to reflection, these upsetting and at the same time fascinating plays of light give off singular energies and emotions, making words interact with the outside world and giving a new meaning to the reality that surrounds them. By altering the perception of the spaces involved, Claire Fontaine provokes a certain awareness which is fundamental to question the great challenges of the present. On the occasion of AW20 fashion show in 2020, Claire Fontaine, in her first collaboration with Maria Grazia Chiuri for Dior, covered the catwalk with newspaper – a reference to one of her previous installations, Newsfloor – creating a ‘visual noise’, an authentic artistic dialogue between feminist art and creation in all its forms. The installation was completed by a series of neon signs hanging above the catwalk reproducing phrases with powerful meanings, such as: “Women’s Love is Unpaid Labour”, “Feminine Beauty Is a Ready Made”, “Patriarchy = Climate Emergency”, and “Consent”. Now Claire Fontaine ‘lends’ the title to the Biennale Arte 2024, Foreigners Everywhere, taken from a series of neon works created and re-proposed in different situations. Foreigners Everywhere could be meant to express a concept linked to the current circumstances in which the crisis of subjectivity merges with the crisis of politics and its legitimacy of representation. Claire Fontaine makes a very lucid and tragic analysis of the present situation characterized by a political, managerial and social void and how this void is reflected in the world and art market. Her analysis underlines that we know everything about every current emergency, every problem (from climate to geopolitical, from work to political representation questions) but we don’t know how to solve them.
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Artist CLAIRE FONTAINE MAG
FABIO DI SPIRITO
THE TITLE
Due parole, Stranieri Ovunque, che raccolgono un mondo e che dal 2004 ad oggi
Claire Fontaine ha ammantato di sempre nuovi e profondi significati in base ai contesti in cui sono state ‘pronunciate’. Da dove è partita e dove è arrivata l’opera? E quale ‘confine’ fisico e metafisico definisce oggi come manifesto Biennale?
Claire Fontaine Stranieri Ovunque è l’enigmatica firma di un volantino indirizzato ai migranti trovato da noi a Torino all’inizio degli anni 2000. Abbiamo raccolto il potenziale di queste due parole ambigue, le abbiamo tradotte in lingue diverse e illuminate come fossero sottotitoli dello spazio in cui erano installate. Abbiamo iniziato questa serie di lavori vent’anni fa. Stranieri Ovunque in lingua Tupi è già stato il titolo di una mostra curata da Adriano Pedrosa nel 2009, ma averlo scelto come titolo della Biennale lo trasforma radicalmente. Appropriandosi di un’appropriazione, il curatore ne ha cambiato la funzione, come accade con il ready-made, eccetto che qui è un’opera d’arte che accoglie come rifugiati tutte le altre. Questa Biennale è stata pensata dal punto di vista del Sud globale nel momento in cui il numero dei rifugiati è il più alto mai registrato sul pianeta e diversi conflitti terrificanti insanguinano il presente in modo irreparabile. Ci auguriamo che porti strumenti per affrontare emotivamente e criticamente queste tragedie.
Sia nella costruzione simbolica di Claire Fontaine che nelle sue opere sembra evidente la volontà di superamento della soggettività come ricatto storico dell’autorialità, del culto dell’artista. È davvero così?
I tempi sono maturi per comprendere quanto danno abbia fatto l’individualismo capitalista e quanto deboli siano diventate le soggettività costruite su questo paradigma che non mette al centro la relazione umana nella costruzione del proprio senso del sé. L’intersoggettività fisica ed esperita è la fonte principale di senso delle nostre vite e soprattutto della creazione. È bello parlare di ricatto rispetto alla concezione odierna della soggettività, perché di fatto il programma di ogni identità è di assomigliare sempre a se stessa, corrispondere alle aspettative di chi la forgia (famiglia, lavoro, società, stato), mentre invece la soggettività è un divenire; le nostre vite sono dei processi non lineari, dei continui movimenti in direzioni imprevedibili, non delle marce a tappe forzate in un percorso produttivo.
Sembra di capire che per Claire Fontaine l’arte non ha a che fare con la paura, la disperazione, né con il bisogno dell’artista di entrare in relazione con i corpi sociali. In effetti, date la sensazione di non essere a disagio in una stanza vuota…
No, per niente. Passiamo la vita in stanze vuote, come la maggior parte degli artisti. La solitudine non è una cosa da temere, è essenziale alla creatività e all’equilibrio mentale. È anche la condizione per apprezzare la collettività.
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AN INTERVIEW WITH CLAIRE FONTAINE BY
“ We have collected the potential of these two ambiguous words
These two words, Foreigners Everywhere, bring together a whole world. From 2004 to today Claire Fontaine has kept giving them new and profound meanings, according to the contexts in which they were “pronounced”. Where did the work start from and where has it arrived? And what physical and metaphysical ‘boundary’ defines it today as a manifesto for the Biennale?
Stranieri Ovunque (Foreigners Everywhere) is the enigmatic signature of a flyer addressed to migrants found by us in Turin at the beginning of the years 2000s. We have collected the potential of these two ambiguous words, we have translated them into different languages and illuminated them as if they were subtitles of the space in which they were installed. We started this series of works twenty years ago. Stranieri Ovunque in old Tupi language has already been the title of an exhibition curated by Adriano Pedrosa in 2009, but being chosen as the title of the Biennale radically transforms it. By appropriating an appropriation, the curator has changed its function, as it happens with an object when it becomes a ready-made, except that here it is a work of art that shelters all the others, like refugees. This biennial was conceived from the standpoint of the Global South at a time when the number of refugees worldwide is the highest ever registered and several terrifying conflicts are staining the present with blood beyond repair. We hope it will bring tools to emotionally and critically address these tragedies.
Both in the symbolic construction of Claire Fontaine and in her works, there seems to be a clear intention to overcome subjectivity as a historical blackmail of authorship, of the cult of the artist. Is it really so?
Times are ripe to evaluate the extent of the damage caused by capitalist individualism and to see how weak the subjectivities built upon this paradigm have become, because it doesn’t put human relationships at the center of the construction of people’s sense of self. Physical and experienced intersubjectivity is the main source of meaning for our lives and ultimately the condition for creativity. It is nice to talk about blackmail to address today’s conception of subjectivity, because in fact the program of identity in general is to always remain the same, in order to meet the expectations of those who shape it (family, work, society, state) while subjectivity is instead in the becoming. Our lives are non-linear processes, continuous movements in unpredictable directions, not forced stages marches within a productive path.
It seems that for Claire Fontaine art has nothing to do with fear, desperation, nor with the artist’s need to relate to social bodies. In fact, she gives the feeling of not being uncomfortable in an empty room…
No, not at all. We spend our lives in empty rooms, like most artists. Loneliness is not something to fear, it is essential to creativity and mental balance. It is also the condition for appreciating the community.
45 Artist CLAIRE FONTAINE MAG CLAIRE FONTAINE
Dalle letture delle sue interviste come dalla visione delle sue opere Claire Fontaine dimostra di possedere un rigore intellettuale degno di un logico matematico e una visione degli orizzonti temporali degna di un abile analista finanziario. Tuttavia, le sue analisi sulla società e sull’arte non sfiorano mai né il cinismo né l’opportunismo: non solo sono condivisibili, ma sembrano anche dotate di una partecipata consapevolezza, di una dolorosa saggezza sui rischi del futuro prossimo venturo. Come si aggiorna il pensiero di Claire Fontaine e come di conseguenza si esprime il suo lavoro?
È una domanda trabocchetto? Ci sembra troppo lusinghiera… Gli artisti hanno l’immensa fortuna di non essere incatenati a nessuna classe sociale. Incontrano persone ricche, povere, ignoranti, colte, interessanti, noiose; se lo desiderano possono mantenere la loro mente completamente aperta e cercare di comprendere quello che accade con meno pregiudizi possibile, possono insomma coltivare la libertà. Naturalmente facendolo si trovano in una posizione spossante che crea un’infinità di complicazioni che la maggior parte delle persone preferisce evitare. Dato che noi diciamo che il nostro lavoro è un’investigazione sull’esperienza di essere vivi nel ventunesimo secolo, con Claire Fontaine non abbiamo scelta e manteniamo sia il cuore che la mente aperti, ma potremmo provarci tutt*.
Un concetto importante nel suo sistema estetico e produttivo è quello dello human strike, dello sciopero umano. Da cosa l’uomo dovrebbe scioperare?
Tanto per cominciare dovremmo scioperare contro le identità di genere: “l’uomo”, per esempio, è un’idea astratta e opprimente per l’umanità e va rivisitata alla luce della tossicità del patriarcato. La nostra consapevolezza attuale del rapporto tra produzione e riproduzione mostra che la riappropriazione dei mezzi di produzione da parte della classe operaia non sarebbe ormai più risolutiva di nulla; i nostri metodi produttivi non sono sostenibili e ci stanno sprofondando sempre più nel disastro ecologico. Sono i nostri rapporti con il mondo, con le risorse della nostra energia, col lavoro, sono i nostri desideri che andranno radicalmente trasformati. Il campo di battaglia di queste lotte non è più solo la differenza di classe, ma la soggettività e il modo in cui è costruita; lo sciopero non può limitarsi al campo professionale, deve investire il relazionale, in cui la nostra complicità con gli oppressori è più difficile da scardinare. Il lavoro relazionale è diventato una vera e propria miniera sia nel campo professionale che in quello dei social; contribuiamo costantemente alla riproduzione di una società invivibile in tanti modi diversi (con il lavoro di cura gratuito o mal pagato, con l’accettazione di condizioni di sopravvivenza psicologicamente e materialmente disumane, con la paura di denunciare l’orrore che ci circonda). Dissociarsi da ciò che nelle nostre relazioni anche informali rende possibili l’oppressione e la solitudine, l’angoscia e la depressione, ci permette di entrare in sciopero umano e trovare compagni e compagne di lotta. Abbiamo iniziato con l’identità di genere perché la società patriarcale è strutturata su dei ruoli fissi: l’identità maschile oscilla tra l’onore e la vergogna e la donna che vi orbita intorno è co-responsabile del lato verso cui l’ago pende nell’esistenza dell’uomo che accompagna. Questo è uno dei primi meccanismi da far esplodere: se salta, salterà tutto il resto – come dice Paul Preciado.
Adriano Pedrosa offre una nuova visione di Sud come concetto e prospettiva.
Perché Claire Fontaine ha scelto il Sud?
Potremmo darvi le risposte ovvie che sono naturalmente vere (sul cibo, la gente, il tempo). In realtà abbiamo scelto Palermo per il suo rapporto con la resilienza, perché convive con le sue ferite e trova modi di coesistere con l’irreparabile, l’imperfezione, l’incuria. Tutti i problemi della nostra civiltà si vedono molto più chiaramente dal Sud. Il problema del capitalismo è che si accompagna a una forma di riscrittura del reale, una propaganda pubblicitaria che si incarna (Debord la chiamava la società dello spettacolo), che rende invisibili tutte le possibilità e le occasioni che potrebbero salvarci dal disastro presente. Dal Sud invece si vedono benissimo.
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE Artist CLAIRE FONTAINE MAG
47 Un’iniziativa congiunta Partner Partner tecnici Radio ufficiale Fashion partner Official green carrier Media partner Patrick Mimran Out of focus 28.3—11.8.24 Le Stanze della Fotografia Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Helmut Newton Legacy 28.3—24.11.24
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From the readings of her interviews as well as from the viewing of her works Claire Fontaine seems to possess an intellectual rigor worthy of a mathematical logician and a vision of time horizons worthy of a skilled financial analyst. However, her analyses of society and art never border on cynicism nor opportunism: not only are they plausible, but they also seem to have a collective awareness, a painful wisdom regarding the risks of the upcoming future. How does Claire Fontaine keep up with her time and how does this affect her work?
Is this a tricky question? It seems too flattering... Artists have the immense luck of not being chained to any social class, they meet rich, poor, ignorant, cultured, interesting, boring people, if they wish they can keep their minds completely open and try to understand their present with as little prejudice as possible, they can, in short, cultivate freedom. Of course, by doing so they put themselves in an exhausting position that creates countless complications and most people prefer to avoid them. For us, as we say that our work is an investigation upon the experience of being alive in the twenty-first century, within Claire Fontaine we have no choice and we must keep both our hearts and minds open, but we could all try to do it.
An important concept in her aesthetic and creative system is that of the human strike. What should the man strike from?
To begin with, we should strike against gender identities: “man” for example is an abstract and oppressive idea for humankind and must be revisited in light of the toxicity of patriarchy. Our current awareness of the relationship between production and reproduction shows that the re-appropriation of the means of production by the working class would no longer solve anything; our production methods are not sustainable and are plunging us deeper and deeper into ecological disaster. It is our relationships with the world, with the resources of our energy, with work, it is our desires that will need to be radically transformed. The battlefield of these struggles is no longer just class difference, but subjectivity and the way in which it is constructed, the strike can no longer be limited to the professional field, it must involve the relational space, in which our complicity with the oppressors is more difficult to unhinge. Relational work has become a real mine both in professional and social fields, we constantly contribute to the reproduction of an unlivable society in many different ways (with free or poorly paid care work, with the acceptance of conditions of psychologically and materially inhuman survival, with the fear of reporting the horror that surrounds us). Dissociating ourselves from what in our relationships, even informal ones, makes oppression and loneliness, anguish and depression possible, allows us to go on human strike and find companions in the struggle. We started with gender identity because patriarchal society is structured upon fixed roles: male identity oscillates between honor and shame and the woman who orbits around it is co-responsible for the side towards which the needle leans in the existence of the man that she accompanies, this is one of the first mechanisms to destroy: if it breaks, everything else will break– as Paul Preciado says.
Adriano Pedrosa offers a new vision of the South as a concept and perspective. Why did Claire Fontaine choose the South?
We can give you the obvious answers that are naturally true (about food, people, weather). Truly we chose Palermo for its relationship with resilience, because it lives with its wounds and finds ways to coexist with the irreparable, the imperfection, the neglect. All the problems of our civilization can be seen much more clearly from the South. The problem of capitalism is that it comes with a form of rewriting of reality, the advertising propaganda that is embodied (Debord called it the society of the spectacle) that makes invisible all the possibilities and opportunities that could save us from the present disaster. From the South, however, they are clearly visible.
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Artist CLAIRE FONTAINE MAG 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Anna Maria Maiolino
Trasferitasi all’età di 18 anni in Brasile, Anna Maria Maiolino è un simbolo dell’arte contemporanea latino-americana e più nello specifico brasiliana. Nella sua produzione spesso ritorna l’utilizzo della bocca, della lingua e del linguaggio come medium. I suoi lavori nascono dall’atmosfera politica brasiliana del tempo e sono carichi di un forte impeto rivoluzionario. Nella serie Fotopoemação ( Photopoemaction ), 1974, l’artista si ritrae fingendo l’atto di mutilarsi con delle forbici la lingua, il naso, gli occhi. Secondo Maiolino «In un momento di repressione e tortura, tutti i corpi divengono un solo corpo nel dolore». L’artista con il suo corpo torturato sta rappresentando tutti i corpi che nella fase repressiva dittatoriale brasiliana vengono censurati e perseguitati. Nel film Super 8, Y, del 1974, le intense emozioni vengono nuovamente espresse attraverso il volto e i gesti dell’artista. Il film inizia con uno schermo nero e suoni inquietanti, seguito da un primo piano di Maiolino bendata, con la bocca spalancata in un grido di dolore. Dopo alcune alternanze di buio, le urla aumentano di intensità, accompagnate da gemiti e lacrime, fino a quando il suo volto occupa l’intero schermo. L’artista sussurra brevi frasi in portoghese, tra cui «Vieni con me», «Coraggio! Coraggio!», «Quando la più semplice onestà veniva chiamata coraggio» e infine «Non dire mai mai», esprimendo dolore ed angoscia, ma al contempo anche anelito alla resistenza e speranza per il futuro. In In-Out ( Antropofagia ), 1973-‘74, i primi piani di due bocche occupano l’intero schermo. All’inizio, del nastro adesivo nero copre la bocca, rendendo impossibile il parlare. Una volta rimosso il nastro, vi sono due bocche – una con rossetto rosso, una con rossetto nero; una maschile, una femminile – che cercano di comunicare. Le bocche si muovono ma non vi è un discorso; vi sono solo grida, risate, rumori. In scatti successivi si vedono denti minacciosi, una bocca che inghiotte un filo nero e fa traboccare fili rossi, beige e neri, una bocca che stringe un uovo. Le bocche sono attive, ma disincarnate e incapaci di esprimere un significato linguistico chiaro. La bocca è centrale nell’opera di Maiolino, ma con una nuova funzione, anche nell’opera fotografica Por um fio ( Per un filo ) del 1976, dove l’artista si ritrae tra sua madre e sua figlia con un filo che collega le loro bocche, creando un senso di continuità e connessione. Le tre donne, disposte per età, fissano lo spettatore con le bocche chiuse. Questo lavoro riflette il ruolo famigliare di Maiolino e la sua linea matriarcale. Nel contesto brasiliano delle arti negli anni ‘60 e ‘70 le opere considerate personali venivano respinte come semplicistiche e demagogiche. Maiolino sfida, quindi, il regime prima politico e ora anche artistico mostrandosi come madre, figlia e donna contro ogni tipo di censura. Il filo che le unisce rappresenta un legame transatlantico tra una madre ecuadoriana, una figlia italiana e una nipote brasiliana. Per tutte queste profonde tematiche e ragioni non sorprende, quindi, che il curatore della 60. Esposizione Internazionale d’Arte Adriano Pedrosa abbia deciso di premiare Anna Maria Maiolino con il Leone d’Oro alla Carriera. La mostra Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere, incentrata su artisti che hanno viaggiato e migrato tra diversi Paesi, era destinata a riconoscere il lavoro pionieristico a riguardo di Maiolino, che incarna appieno lo spirito di questa Biennale.
Luigi Crea
50 LEONE D’ORO ALLA CARRIERA
60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
AAnna Maria Maiolino, who moved to Brazil at the age of 18, is a symbol of contemporary Latin American and more specifically Brazilian art. The use of the mouth, tongue and language as a medium is a recurring motif in her work. Her practice rose out of the Brazilian political atmosphere of the time and is full of powerful revolutionary impetus.
In the series Fotopoemação (Photopoemaction), 1974, the artist portrays herself pretending to mutilate her tongue, nose and eyes with scissors. In Maiolino’s words, “In a moment of repression and torture, all bodies become one body in pain.” With her tortured body, the artist is representing all the bodies that were censored and persecuted by the repressive Brazilian dictatorship.
In the Super 8 film Y from 1974, intense emotions are again expressed through the artist’s face and gestures. The film begins with a black screen and disturbing sounds, followed by a close-up of a blindfolded Maiolino, her mouth wide open in a cry of pain. The image alternates with a black screen while her screams increase in intensity, accompanied by moans and tears, until her face takes up the entire screen. The artist whispers short phrases in Portuguese, including “Come with me,” “Courage! Courage!,” “When the simplest honesty was called courage” and finally “Never say never,” expressing pain and anguish but at the same time also a yearning for resistance and hope for the future.
Antropofagia), 1973-‘74, close-ups of two mouths fill the screen. At first black tape covers one mouth, preventing it from speaking. Once the tape is removed, two mouths alternate – one with red lipstick, one with black lipstick; one male, one female – attempting to communicate. The mouths move but there is no speech, only shouts, laughter and noises. In subsequent shots we see threatening teeth, a mouth swallowing a black thread and then overflowing with red, beige and black threads, a mouth holding an egg. The mouths are active but disembodied and incapable of expressing clear linguistic meaning. The mouth is also central, though with a different function, in Maiolino’s 1976 photographic work Por um fio (By a Thread ), where the artist portrays herself sitting between her mother and her daughter, their mouths connected with a thread that creates a sense of continuity and connection. Arranged in order of age, the three women stare at the viewer with their mouths closed. This work reflects Maiolino’s family role and her matriarchal lineage. In the Brazilian context of the arts of the 1960s and 1970s, work considered personal was rejected as simplistic and demagogic. Maiolino thus challenged first the political regime and then the artistic regime by showing herself as mother, daughter and woman opposed to any type of censorship. The thread that unites them represents a transatlantic bond between an Ecuadorian mother, an Italian daughter and a Brazilian granddaughter. Given all these profound themes and motifs, it is no surprise that Adriano Pedrosa, curator of the 60th International Art Exhibition, decided to give Anna Maria Maiolino the Golden Lion for Lifetime Achievement award. The exhibition
Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere, focusing on artists who have traveled and migrated between different countries, was intended to recognise Maiolino’s pioneering work, which fully embodies the spirit of this Biennial.
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Golden Lion for Lifetime Achievement ANNA MARIA MAIOLINO MAG
ANNA MARIA MAIOLINO
Photo Maycon Lima
AN
INTERVIEW WITH ANNA MARIA MAIOLINO
BY FRANCESCO SANTANIELLO
THE MOUTH
Stranieri Ovunque, ma ciò vuol dire anche che possiamo sentirci a casa ovunque? Identità dislocata e/o sdoppiata? Penso anche a una frase di Marguerite Yourcenar che nelle Memorie di Adriano fa dire all’imperatore: «Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi».
Anna Maria Maiolino Certamente dobbiamo avere uno sguardo su noi stessi per comprenderci durante la nostra vita. La risposta a questa domanda è difficile perché l’identità è sempre mutevole, condizionata in gran parte dalla cultura in cui ci si trova a vivere e dall’età che si ha. Per una pre-adolescente di 12 anni – avevo quell’età quando lasciai l’Italia – è difficile elaborare tutto ciò che succede, considerare le situazioni, i passaggi e le diverse storie che accadono in una vita. E ora che ho 82 anni so che è necessario che passi del tempo, che si arrivi alla maturità per essere realmente consapevoli di se stessi. Forse è questo ciò che intende dire Adriano nelle Memorie riguardo al luogo natio. Questo è ciò che può accadere se si giunge da adulti in un luogo che non sia la terra natale. Poi magari posso dire che il mio continente è la mia arte; è qui che ho trovato rifugio ed è in essa che mi identifico.
I temi della memoria, delle radici e delle origini nei suoi lavori servono per sottolineare ciò che ci accomuna come esseri umani. Come questi temi si sono evoluti nel corso del tempo e quali sono le sue principali fonti di ispirazione?
Mi sono lasciata guidare dai miei sentimenti e dalla ricchezza della mia memoria. La bellezza del mio passato a Scalea, i ricordi della mia terra, della mia infanzia, gli odori e i sapori: questi sentimenti e queste memorie sono all’origine delle mie opere, sono le basi e le motivazioni da cui parto. I miei lavori sono un connubio di soggettività e di intelletto. La memoria nei suoi differenti aspetti ha alimentato il mio lavoro e, come dicevo, l’arte è stata la mia casa, la mia patria, il mio continente.
Ho letto in una sua intervista che cercava di star lontano dall’Italia, anche quando doveva allestire una mostra in Europa. Poi c’è stata la monografica al PAC di Milano, le opere al MAXXI di Roma e ora la Biennale. Ha perdonato questa “madre” che l’ha lasciata andare via? E in che modo la sua storia personale e il suo background brasiliano-italiano hanno influenzato la sua pratica artistica?
Non ho mai dovuto perdonare la terra dove sono nata. La vita è stata generosa con me e guarda dove sono arrivata, a ricevere il Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia! Ma i disagi che io e la mia famiglia, come tanti italiani, abbiamo dovuto affrontare come conseguenze della Seconda Guerra mondiale non li ho mai dimenticati. Così pure il fatto che la mia famiglia è stata costretta a emigrare. Chi sta bene nella propria terra non se ne va. Confrontarsi con altre culture e altre lingue comporta anche molti disagi; smarriamo la prima identità, quella che si è modellata nel luogo in cui siamo nati. Sono dovuti passare molti anni prima che potessi tornare in Italia. Non era una questione di volontà, più che altro non avevo abbastanza soldi per viaggiare. Sono tornata in Italia solo quando il mio lavoro mi ha portato in Europa. Ho sentito la necessità di rivedere Bari
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“ I can say that my continent is my art; that is where I found refuge and it is with it that I identify
Foreigners Everywhere, but does that also mean that we can feel at home everywhere? Displaced identity and/or split identity? It also makes me think of a phrase by Marguerite Yourcenar who in the Memoirs of Hadrian has the emperor say: “The true birthplace is that wherein for the first time one looks intelligently upon oneself”.
We certainly need to look at ourselves to understand ourselves during our life. The answer to this question is difficult because identity is always changing, conditioned largely by the culture in which one finds oneself living and by one’s age. For a pre-adolescent 12-year-old – which was how old I was when I left Italy – it’s difficult to process everything that happens and to consider the situations, the transitions and the various stories that happen in a life. And now that I am 82, I know that time needs to pass and that we need to reach maturity to truly understand ourselves. Perhaps this is what Hadrian means about birthplaces in Memoirs of Hadrian. This is what can happen if as an adult you arrive in a place other than your native land. And perhaps I can say that my continent is my art; that is where I found refuge and it is with it that I identify.
Themes of memory, roots and origins in your work serve to highlight what we have in common as human beings. How have these themes evolved over time and what are your main sources of inspiration?
I let myself be guided by my feelings and by the richness of my memories. The beauty of my past in Scalea, the memories of my birthplace, of my childhood, the smells and flavours: these feelings and memories are at the heart of my work - they are the foundations and motivations from which I begin. My work is a combination of subjectivity and intellect. The various aspects of memory have fuelled my work and, as I said before, art has been my home, my homeland, my continent.
I read in one of your interviews that you tried to stay away from Italy even when you had to set up an exhibition in Europe. Then there was the solo exhibition at the PAC in Milan, the work at the MAXXI in Rome and now the Biennale. Have you forgiven this “mother” who allowed you to leave? And how have your personal history and your Brazilian-Italian background influenced your artistic practice?
I’ve never had to forgive the land where I was born. Life has been generous to me, and look where I’ve arrived, receiving the Golden Lion for Lifetime Achievement at the Venice Biennale! But I have never forgotten the hardships that, like many Italians, my family and I had to face as a result of the Second World War. Likewise the fact that my family was forced to emigrate. Those who are happy in their homeland don’t leave. Engaging with other cultures and other languages involves a lot of difficulties; we lose our initial identity, the one that was shaped in the place where we were born. It was many years before I could return to Italy. It wasn’t a matter of willpower, it was mainly that I didn’t have enough money to travel. I only returned to Italy
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e Milano, due città importanti per la mia biografia. E poi, naturalmente, ho rivisto anche il paese dove sono nata. Nel 1945, a guerra finita, io avevo solo tre anni. Pur essendo piccolissima, negli anni del dopoguerra percepivo i conflitti che affliggevano i grandi e le difficoltà economiche della famiglia. In una certa maniera queste difficoltà hanno determinato le mie scelte e il mio destino perché mi hanno portato a non rimanere ferma a Scalea. Non ero una di quelle adolescenti che poteva andarsene qui e là a conoscere le bellezze dell’Italia. Abbiamo vissuto anche a Bari – una Bari più ‘di periferia’ rispetto a com’è oggi – dove frequentavo una scuola elementare in campagna. Non ho mai potuto veramente partecipare della vita culturale italiana. Sono molti gli aspetti dell’essere umano determinanti per lo svolgimento un’attività artistica. La parte soggettiva è un grande bagaglio dell’inconscio e sono sicura che nel mio caso ha contribuito a determinare certi aspetti della mia sensibilità e del mio modo di esprimermi attraverso l’arte. Dico sempre che sono “un’italiana sbagliata”. Atavicamente reagisco come una calabrese e sono orgogliosa di essere meridionale, ma, sì, sono un’italiana sbagliata. Credo che tutti coloro che sono emigrati a partire dal 1870, come mio nonno Biagio, che andò via a tredici anni dalla Calabria, avvertano questa sensazione di essere italiani sbagliati, non adeguati al tempo che si vive. Siamo fuori dal tempo.
Spesso ci si sente inadeguati anche nel proprio Paese. Per quanto riguarda l’arte, ad esempio, qui in Italia si è trascurato il discorso etico dell’impegno civile…
Ci vuole una rivoluzione guidata dall’amore e dalla condivisione con gli altri. Ero molto felice del titolo della mia mostra al PAC di Milano, O amor se faz revolucionário, perché l’amore è rivoluzionario. Non c’è bisogno delle armi se rispetti e presti attenzione agli altri. Con i miei nipoti passo il tempo a sollecitare la loro attenzione verso il mondo e verso gli altri, invece loro che fanno? Sempre con il telefonino in mano… Se ci penso mi viene quasi da piangere. E poi mi dico “ma no, Anna, sei tu l’inadeguata, quella fuori dal tempo”. Non so se sono felice di essere fuori dal tempo. Ma la vita è stata generosa con me e mi ha fatto arrivare a quasi 82 anni. Perciò forse va bene così.
Arte minore e cultura popolare hanno sempre fatto parte della sua ricerca artistica, offrendole un’estrema libertà espressiva. Disegni, xilografie, dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni hanno di fatto costruito un vocabolario creativo composito e articolato che dalla materia è arrivato alla forma e viceversa. Quale ricerca formale, quale evoluzione ha guidato la sua mano d’artista? Come definirebbe in sintesi il suo linguaggio?
Questa domanda esige risposte concrete. Lascio ai critici e agli storici la definizione della mia arte e del mio linguaggio. È abbastanza complicato sintetizzare in una breve risposta sessantaquattro anni di lavoro e definire tutti gli ambiti in cui la mia ricerca si è sviluppata in sei decenni. La mia mano d’artista è stata guidata da una grande curiosità e da un’inesauribile voglia di sperimentare.
Corpo e mente, pensiero cerebrale e pensiero emozionale sono i punti attraverso cui sono passate la sua arte e la sua vita, punti che hanno trovato nella bocca e nell’atto del mangiare ( antropofagia ) gli strumenti per liberarsi dai propri demoni, per affrontarli, annientarli e ritrovare la propria libertà. Nel suo operato esiste la dicotomia vita-morte. Sembra evocare domande relative all’individuo e ai suoi limiti attraverso i materiali che usa. Quali sono i nuovi demoni del suo contemporaneo?
A quasi 82 anni mi trovo ad affrontare una profonda riflessione sul tempo. Vorrei davvero che la mia arte riuscisse a riflettere ciò che sono oggi. L’arte è stata la mia grande interlocutrice e in essa ho sempre trovato risposte sulla mia identità e sulle complesse questioni della vita, questioni che esigono delle risposte. Tuttavia, in questi tempi difficili e pieni di contraddizioni dubito che si possano trovare delle risposte a domande così individuali. Le guerre, la violenza, l’ascesa dell’estrema destra con la sua politica, la fame, le questioni legate all’immigrazione: eccoli i miei, i nostri
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ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
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when my work took me to Europe. I felt the need to revisit Bari and Milan, two cities that played important roles in my biography. And then, of course, I also visited the town where I was born. In 1945, after the war was over, I was only three years old. Even though I was very small, I could sense the conflicts in the post-war years that afflicted the adults and the economic difficulties of my family. In a way these difficulties determined my choices and my destiny because they led me not to stay in Scalea. I wasn’t one of those teenagers who could travel around discovering the beauties of Italy. We also lived in Bari – a more ‘on-the-outskirts’ Bari than the Bari of today – where I attended a primary school in the countryside. I’ve never really been able to participate in Italian cultural life. Many aspects of the human being are crucial for carrying out artistic work. The subjective part is the enormous baggage of the unconscious and I’m sure that in my case it has contributed to determining certain aspects of my sensibilities and my way of expressing myself through art. I always say that I am “a defective Italian”. Atavistically I react like a Calabrian and I’m proud to be southern, but, yes, I’m a defective Italian. I believe that all those who, from 1870 on, emigrated like my grandfather Biagio, who left Calabria at the age of thirteen, feel this sensation of being defective Italians, inadequate over time. We are outside of time.
We often feel inadequate even in our own country. As regards art, for example, here in Italy the ethical discourse of civic commitment has been neglected...
We need a revolution driven by love and by sharing with others. I was very happy with the title of my exhibition at the PAC in Milan, O amor se faz revolucionário, because love is revolutionary. There is no need for weapons if you respect and pay attention to others. I try to get my grandchildren to focus their attention on the world and on other people, but what do they do? They’re always on their phones... If I think about it, it almost makes me want to cry. But then I say to myself “No Anna, you’re the one who’s inadequate, you’re the one who’s out of time”. I don’t know if I’m happy to be out of time. But life has been generous to me and has let me get to almost 82 years old. So maybe that’s okay.
The minor arts and popular culture have always been part of your artistic practice, offering extreme freedom of expression. Your drawings, woodcuts, paintings, sculptures, photographs, videos and installations have in fact created a composite and sophisticated creative vocabulary, which has moved from matter to form and vice versa. What formal research and what evolution guided your artistic hand? How would you summarise your language?
This question demands concrete answers. I leave the definition of my art and my language to critics and historians. It is difficult to summarise sixty-four years of work and define all the areas in which my work has developed over six decades. My artistic hand was guided by immense curiosity and an inexhaustible desire to experiment.
Body and mind, cerebral thought and emotional thought are the points through which your art and your life have passed - points which in the mouth and in the act of eating (anthropophagia) found the tools for freeing oneself from one’s own demons, to face them, destroy them and find one’s freedom again. In your work there is a life-death dichotomy. It seems to evoke questions relating to the individual and the individual’s limitations through the materials you use. What are today’s new demons?
At almost 82 years old I find myself faced with profound reflections on time. I really wish my art could reflect who I am today. Art has been my great interlocutor and in it I have always found answers about my identity and to the complex questions of life - questions that demand answers. However, in these difficult and contradictory times I doubt that answers to such individual questions can be found. Wars, violence, the rise of far right politics, hunger, issues
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
demoni di oggi. Mi sono spesso ispirata al concetto antropofagico degli antichi indios brasiliani, che consiste nel vincere e nel mangiare il nemico. Da tempo assimilato dall’arte brasiliana, questo concetto ha anche influenzato alcuni dei miei lavori risalenti agli inizi degli anni ’70: poesie, scritti e performance che utilizzano paesaggi sonori e suoni preverbali. Per la mia installazione alla Biennale, Andando e venendo, ho preparato un testo in portoghese intitolato Uma estória. Non è una storia vera, ma piuttosto un racconto ispirato alle storie inventate che mio nonno mi raccontava. Di fronte alla casa del nonno a Scalea c’era la Torre Talao e sotto di essa le grotte dove gli ominidi vivevano circa 60.000 anni fa. Nonno Biagio inventava delle storie su questi antichi “parenti” (come li chiamava lui) e io ho inventato questa storia per riflettere sulle brutture del mondo. Tramite la poesia, l’arte offre una meravigliosa forma di resistenza alle tragedie.
Il suo lavoro non è esplicitamente femminile o femminista, ma la narrazione proviene chiaramente da una voce femminile. Affronta il quotidiano, il cibo, la memoria della matrice, del tattile, e la proliferazione della vita attraverso la ripetizione e la differenza. Sul supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore da qualche settimana si dà spazio ad alcuni artisti che esplorano tematiche quali il ruolo dell’artista oggi e l’impegno civile (che per molti non ha rappresentato una priorità). Personalmente, ritengo che le artiste abbiano sempre dimostrato maggiore coraggio dei loro colleghi nell’affrontare temi civili ed etici. Condivide questa riflessione?
Ho sempre lavorato da sola e le mie riflessioni riguardano ciò che mi circonda. Negli anni ‘60 il mio lavoro era legato al quotidiano femminile, perché percepivo una sorta di gerarchia maschile nella produzione. Non voglio ragionare per stereotipi, ma piuttosto paragono la mia esperienza a quella di un tassista napoletano che parla per metafore: in questo mi sento italiana, parlo metaforicamente. Ho percepito che attraverso metafore potevo parlare del quotidiano e resistere all’imposizione egemonica della produzione maschile sostenuta dal mercato. Questa è stata un’Anna che credeva di doversi esprimere senza essere di parte, senza escludere l’altro. È importante esprimere i sentimenti del proprio genere, che si connettono all’umanità perché i sentimenti sono uguali negli uomini e nelle donne, in tutti gli esseri umani in qualsiasi luogo. Per me è importante esprimermi come madre, come donna e anche come donna che svolge lavori quotidiani per la gestione della casa. Resistere alla pressione del mercato va oltre la mera vendita e riguarda le aspettative. Probabilmente il fatto che le donne siano state tenute lontane da qualsiasi impegno civile e trattate come minori nella storia (in Italia hanno avuto il diritto a votare solo nel 1946), le ha spinte a impegnarsi per ottenere il giusto riconoscimento e i meritati diritti. In Brasile ancora oggi sono loro a garantire il maggior sostegno alle famiglie. E bisogna avere molto coraggio per mettere al mondo una creatura. L’impegno civile delle donne è cresciuto con il lavoro fuori dalle mura domestiche. La società ha avuto bisogno del lavoro delle donne e così le donne si sono emancipate. Solo se esci dalle mura domestiche entri in contatto con questioni civili, problemi salariali e tutto il resto. Sì, è vero, le donne oggi stanno dimostrando grande coraggio nell’esprimersi, e questo è sempre più evidente.
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ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
60.
Anna Maria Maiolino, Por um Fio ( Per un filo ), 1976
related to immigration: those are my contemporary demons. I have often been inspired by the anthropophagic concept of the ancient Brazilian Indians, which consists in defeating and eating the enemy. Long assimilated into Brazilian art, this concept has also influenced some of my work dating back to the early 1970s: poems, writings and performances that use soundscapes and preverbal sounds. For my installation Andando e venendo at the Biennale, I prepared a text in Portuguese entitled Uma estória. It is not a true story but rather a tale inspired by the invented stories that my grandfather told me. In front of his house in Scalea there was the Torre Talao Tower and below it the caves where hominids lived about 60,000 years ago. Grandfather Biagio made up stories about these ancient “relatives” (as he called them) and I invented this story to reflect on the ugliness of the world. Through poetry, art offers a wonderful form of resistance to tragedy.
Your work is not explicitly feminine or feminist, but the narrative voice is clearly female. It addresses everyday life, food, the memory of the origin, the tactile, and the proliferation of life through repetition and difference. For several weeks, the Sunday supplement of “Il Sole 24 Ore” has given space to artists who explore themes such as the role of the artist today and civil commitment (which for many has not represented a priority). Personally, I believe that female artists have always shown greater courage than their colleagues in tackling civil and ethical issues. Do you share this belief?
I have always worked alone and my reflections concern that which surrounds me. In the 1960s my work was linked to women’s everyday life, because I perceived a sort of male hierarchy in the production of art. I don’t want to think in stereotypes, but I would rather compare my experience to that of a Neapolitan taxi driver who speaks in metaphors: in this I feel Italian, I speak metaphorically. I perceived that through metaphors I could talk about everyday life and resist the hegemonic imposition of male production supported by the art market. This was an Anna who believed she had to express herself without being biased, without excluding others. It is important to express the feelings of your gender, which connect to humanity because feelings are the same in men and women, like in all human beings everywhere. For me it is important to express myself as a mother, as a woman and also as a woman who carries out the daily work of managing my household. Resisting market pressure goes beyond mere sales and is about expectations. Probably the fact that women have been kept away from all forms of civic engagement and treated as minors throughout history (in Italy they only obtained the right to vote in 1946) drove them to commit themselves to obtaining the recognition and rights they deserved. In Brazil even today they are the ones who guarantee the greatest support for families. And it takes a lot of courage to bring a child into the world. Women’s civil commitment has grown as they have worked more outside the home. Society needed women’s work and so women emancipated themselves. Only if you leave the home do you come into contact with civil issues, salary problems and all the rest. Yes, it’s true, women today are showing great courage in expressing themselves, and this is becoming increasingly evident.
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Nil Yalter
L’esilio è un duro lavoro. In questo verso del poeta turco Nâzim Hikmet è racchiusa l’essenza di Nil Yalter, artista nomade, sperimentatrice di mezzi espressivi, pioniera della multimedialità e instancabile esploratrice delle possibilità dell’arte concettuale. Nata al Cairo, in Egitto, nel 1938, cresciuta a Istanbul e trasferitasi in seguito a Parigi nel 1965, dove tuttora vive, Nil Yalter ha affrontato temi sociali, politici e di genere, con focus sulle questioni legate all’identità e alla migrazione. La sua è un’attenzione quasi antropologica verso i gruppi di emarginati, dalle detenute di un carcere di Parigi alle donne delle tribù nomadi dell’Anatolia, fino alle comunità degli immigrati nelle banlieues parigine. Le sue opere raccontano, mettono in luce, testimoniano, ridanno dignità. La sua carriera artistica inizia nel 1957, quando tiene la prima mostra presso l'Istituto Culturale Francese di Mumbai, in India. Ma è successivamente a Parigi che inaugura un nuovo capitolo del suo percorso artistico, sperimentale e pionieristico. Nel 1973 mostra alcuni suoi disegni di una yurta a Suzanne Pagé, capo curatrice del Museo d'Arte Moderna di Parigi, che le propone una mostra personale entro la fine di quello stesso anno. Seguendo le indicazioni di un amico etnografo entra in un contatto con una delle tribù nomadi in Anatolia e trascorre con loro alcune settimane. Si intrattiene in particolare con le donne del villaggio, che dall’età di quattordici anni iniziano a costruire con pelli di animali la tenda dove abiteranno da sposate. Nasce così una delle opere più iconiche di Nil Yalter, Topak Ev (“casa circolare” in turco), che dopo Parigi, sarà esposta, fra i vari altri musei, alla Kunst Halle of Göttingen, al Museum Santral di Istanbul di Istanbul e al MAM di Rio De Janeiro nel 2014, dove sarà proprio Adriano Pedrosa a volere fortemente la sua tenda e ad organizzarne il suo primo trasporto oltreoceano. L’anno successivo Yalter realizza La Roquette. Prison de femme, una serie di video basati sui racconti di Mimi, un’ex detenuta nel famoso carcere femminile parigino che sarà chiuso e demolito nel 1974. È dello stesso anno The Headless Woman o La Danza del ventre mentale con cui Yalter affronta il tema dell'autorappresentazione e del controllo sul proprio corpo e sulla propria immagine da parte delle donne. Le immagini riprendono una donna mentre danza, ma di lei si vede solo il ventre e delle scritte sulla pelle, estratte da un testo di René Nelli, Erotique et civilizations. Sembra che tutte le sue opere scorrano su uno stesso filo, ognuna l’evoluzione della precedente, ognuna contenente un elemento linguistico che evoca, più che spiegare, l’universo umano, sociale, politico in cui quell’opera è nata. Dai racconti delle nomadi in Anatolia Yalter aveva appreso dei loro mariti, figli, nipoti trasferitisi a Istanbul e Ankara o anche in Europa in cerca di lavoro. Le condizioni precarie dei lavoratori immigrati di Parigi saranno al centro di un lavoro che impegnerà l’artista per molti anni. Yalter si ‘allea’ con la rete di associazioni che si occupano delle comunità di migranti, raccoglie testimonianze dirette, riprende i lavoratori nelle loro case mentre le raccontano le loro esperienze. Il tutto confluirà nell’installazione multimediale Temporary Dwellings alla Biennale di Parigi del 1977. Yalter si imporrà contro il volere del direttore dell’esposizione affinché alle famiglie dei lavoratori sia permesso di visitare la mostra. Siamo negli anni ’70 e nessun altro sembra interessarsi a loro e alle loro condizioni di vita. L’opera intraprende successivamente un’altra evoluzione, trasformandosi in poster stampati e affiancati in un mosaico di immagini sul quale campeggia la scritta in vernice rossa Exile Is a Hard Job, declinata nella lingua di ogni Paese in cui viene di volta in volta esposta. Quel filo ideale che unisce i nomadi dell’Anatolia ai lavoratori immigrati di Parigi – e idealmente di ogni parte del mondo – arriva ora alla Biennale di Venezia dove le due opere, Topak Ev e Exile Is a Hard Job, saranno esposte per la prima volta insieme.
Marisa Santin
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EExile Is a Hard Job. These words by Turkish poet Nâzim Hikmet capture the essence of Nil Yalter, a nomadic artist, experimenter with expressive techniques, pioneer of multimedia and tireless explorer of the possibilities of conceptual art. Born in Cairo, Egypt, in 1938, raised in Istanbul and living in Paris since 1965, Nil Yalter has throughout her career addressed social, political and gender issues with a focus on questions related to identity and migration. Her attention towards marginalised groups, from the inmates of a Paris prison and the women of the nomadic tribes of Anatolia to the immigrant communities in the banlieues of Paris, is almost anthropological, and her work describes, highlights, testifies and restores dignity. Her artistic career began in 1957, when she held her first exhibition at the French Cultural Institute in Mumbai, India, but it was in Paris that she opened a new, experimental and pioneering chapter of her work. In 1973 she showed some of her drawings of a yurt to Suzanne Pagé, chief curator of the Paris Museum of Modern Art, who proposed a solo exhibition by the end of that same year. With the help of an ethnographer friend, Yalter made contact with one of the nomadic tribes in Anatolia and spent a few weeks with them, particularly with the women of the village, who from the age of fourteen begin to build the tent of animal skins where they will live when they marry. Thus was born one of Nil Yalter’s most iconic works: Topak Ev (“circular house” in Turkish), which after Paris was exhibited in venues including the Kunst Halle in Göttingen, the Museum Santral in Istanbul and the MAM in Rio De Janeiro in 2014. It was Adriano Pedrosa himself who pushed to have Topak Ev exhibited in the museum and who organised for it to be transported to the other side of the ocean for the first time. The following year Yalter created La Roquette, prison de femme a series of videos based on the story of Mimi, a former inmate of the famous Parisian women’s prison which was closed and demolished in 1974. From the same year is The Headless Woman or the Belly Dance, a fundamental piece of work in which Yalter addresses the theme of women’s self-representation and control over their own bodies. The images show a woman dancing, but we can see only her belly and some writing on her skin taken from a text by René Nelli, Erotique et civilizations
All Yalter’s work seems to flow in the same direction, each piece the evolution of the previous one, each containing a linguistic element that evokes, rather than explains, the human, social and political universe in which that work was created. From the stories of the nomads in Anatolia Yalter had learned about their husbands, children and grandchildren who had moved to Istanbul and Ankara or even to Europe in search of work, and the precarious conditions of immigrant workers in Paris become the centre of a piece of work that would engage the artist for many years. Yalter ‘allied’ with the network of associations for migrant communities, collected direct testimonies, and filmed the workers in their homes while they spoke to her about their experiences. All this would come together in the multimedia installation Temporary Dwellings at the Paris Biennale in 1977, which Yalter insisted that the families of the workers be allowed to visit, against the wishes of the exhibition’s director: it was the 1970s, and no one else seemed to care about them and their living conditions. Her work then undertook another evolution, transforming into posters printed and placed side by side in a mosaic of images bearing the words Exile Is a Hard Job in red paint, expressed in the language of the country in which it was being exhibited. And now, this thread which unites the nomads of Anatolia with the immigrant workers of Paris – and ideally from every part of the world – arrives at the Venice Biennale where the two pieces, Topak Ev and Exile Is a Hard Job, will be exhibited together for the first time.
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Photo Oliver Abraham
AN INTERVIEW WITH NIL
YALTER
BY MARISA SANTIN
THE NOMAD
Riproporre opere iconiche come Topak Ev e L’esilio è un lavoro difficile alla Biennale d’Arte offre un’opportunità unica per riflettere sul suo percorso artistico. Quale è stata l’evoluzione di queste due opere dal loro concepimento ad oggi e che significato hanno per lei?
Nil Yalter Ho lasciato Istanbul nel 1965 perché volevo imparare. Non c’era nulla a Istanbul – nessuna galleria, nessun museo e nessuna traccia di arte contemporanea. Ecco perché sono venuta a Parigi e mi sono stabilita qui. Per sette anni mi sono immersa in questo mondo. Ho visitato e ammirato le vere opere degli impressionisti, non più solo le piccole riproduzioni che potevo trovare nei libri; ho esplorato l’arte moderna dell’epoca, ho frequentato mostre di giovani artisti e ho potuto tenermi informata su quanto stava accadendo negli Stati Uniti attorno all’arte contemporanea. In particolare, visitavo spesso la famosa galleria di Ileana Sonnabend, dove ho avuto la possibilità di familiarizzare gradualmente anche con movimenti d’arte concettuale, minimale e pop. Poi, nel 1973, ho incontrato Suzanne Pagé, capo curatrice del Museo d’Arte Moderna di Parigi, e le ho presentato un progetto. Riguardava una tenda che i nomadi Bekdik dell’Anatolia usano come casa. Allora avevo realizzato solo dei disegni di questa yurta, ma Pagé li ha amati a tal punto da propormi una mostra personale entro la fine di quello stesso anno. A quel punto, indirizzata da un amico etnografo, ho fatto un viaggio alla ricerca dei nomadi in Anatolia e sono riuscita a trascorrere qualche giorno presso una delle loro tribù. Le giovani donne della tribù iniziano a costruire la propria tenda dall’età di quattordici anni e, quando si sposano, quella tenda diventa la loro casa. La costruiscono da sole usando pelli di animali, poiché le uniche risorse che hanno a disposizione sono montoni e pecore. Una volta sposate, sono loro che decidono quando il marito può entrare nella tenda. Al contrario, a loro non è permesso avventurarsi all’esterno; conducono una vita principalmente confinata nella yurta mentre il mondo esterno è considerato dominio degli uomini. Parlando con loro ho saputo che tutte avevano mariti, fratelli o figli che, per cercare lavoro nelle fabbriche, si erano stabiliti in grandi città come Istanbul e Ankara, dove erano costretti a vivere in baraccopoli. Altri ancora si trasferivano in Germania, Francia, Belgio e in altri Paesi europei in cerca di migliori opportunità. Il loro comune destino era comunque di vivere in alloggi temporanei e fatiscenti. Ho pensato dunque che la naturale evoluzione del mio lavoro sulla tenda mi avrebbe portato a concentrarmi sulle abitazioni temporanee e ad approfondire la vita dei lavoratori immigrati, in particolare in Francia. Così nel 1976 ho avviato un progetto con alcune comunità, soprattutto turche e portoghesi, a Parigi e dintorni. Ma tornando al progetto della tenda, dopo l’esposizione al Museo d’Arte Moderna la Topak Ev (casa mobile in turco, ndr] ha viaggiato in molti luoghi, poiché può essere facilmente smontata e rimontata. È stata esposta in importanti mostre in Europa e nel 2013 è approdata persino in Brasile. È stato proprio Adriano Pedrosa a chiamarmi, organizzando anche il trasporto della tenda da Istanbul a Rio de Janeiro in una grande cassa. Conosceva già bene il mio lavoro e la sua evoluzione negli anni. Insomma, è stato un processo lungo: dai disegni, alla tenda fino al lavoro che ha coinvolto i lavoratori immigrati.
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Photo Isabelle Arthuis
Revisiting iconic works such as Topak Ev and Exile Is a Hard Job at the Venice Art Biennale offers a unique opportunity to reflect on your artistic journey. How do you perceive the evolution of these works since their creation, and what do they mean for you?
I left Istanbul in 1965 because I wanted to learn. There was nothing in Istanbul - no galleries, no books, no museums, no contemporary art - but I wanted to immerse myself in art. That’s why I came to Paris and settled here. It took me seven years to work and learn: visiting and admiring the Impressionists’ actual paintings, not just small reproductions, exploring modern art of that time, attending young artists’ exhibitions, and staying informed about any developments concerning modern art in the United States. In particular, I would often visit the famous Ileana Sonnabend’s gallery in Paris, where I had the chance to gradually become familiar with movements such as conceptual art, minimal art, and pop art. Then, in 1973, I met Suzanne Pagé, who was the chief curator of the Museum of Modern Art in Paris, and I presented her a project. It was about a nomadic tent, a yurt, which served as a woman’s house for the Bekdik nomads in Anatolia. Essentially, I had only created some drawings centered around this idea, but she loved them, informing me that she would organize a solo show by the end of the year. At that point, addressed by a friend who is an ethnographer, I traveled to Anatolia to meet these nomads and stayed with them for two days. A young woman from that tribe begins building her own tent from the age of fourteen, and when she gets married, it becomes her house. She crafts it herself using animal skins, as their only resources are muttons and sheep. She builds her tent, and her husband can enter it only when she gives him her permission. On the contrary, she is not allowed to venture outside; she leads a life mostly confined within the tent, as the external world is considered men’s domain. While talking with these women, I learnt that each of them had her husband, brothers, or sons who had ventured to large cities like Istanbul and Ankara to look for a job in factories. There, they had to live in shantytowns. Some also migrated to Germany, France, Belgium, or other European countries in search of opportunities.
I thought that the natural progression of my work would lead me to focus on temporary dwellings such as favelas and bidonville, and subsequently to delve into the lives of immigrant workers in France. So in 1976, I began a project about Turkish and Portuguese immigrant workers in Paris and its surroundings. Back to the tent, after the exhibition at the Museum of Modern Art, it traveled to many places, as it can be easily assembled and disassembled. It was showcased in major exhibitions in Europe and even in Rio de Janeiro in 2013, with Adriano Pedrosa arranging for the tent to be transported from Istanbul in a large crate. We were already acquainted by then, and he is familiar with my work and its evolution over the years. As you can see, it was a lengthy process.
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Com’è stato lavorare a contatto con loro?
A dire il vero, non si bussa semplicemente alla porta dicendo «sono qui per farvi dei video e delle fotografie». Sarebbe come rubare immagini. Ho invece collaborato con sociologi, operatori sociali e reti di associazioni che prestano assistenza alle comunità di immigrati. Il lavoro preliminare è durato circa un anno, dopodiché ho presentato i risultati – disegni, fotografie e video – a Parigi nel 1977. Nei dieci anni successivi ho continuato a espandere il progetto coinvolgendo anche gruppi di lavoratori clandestini impiegati nel tessile, testimoniando le precarie condizioni in cui si trovavano a lavorare, piegati ore sulle macchine da cucire in spazi fatiscenti a respirare sostanze cancerogene. Anche questo nuovo corpus di lavori è stato poi esposto al Museo d’Arte Moderna di Parigi nel 1983.
Oggi sembra esserci un grande interesse per le problematiche degli immigrati, ma lei è stata decisamente una pioniera in questo senso…
Mi sono occupata di questi temi fin dagli anni ‘70, quando la questione dell’immigrazione non era al centro dell’attenzione del mondo dell’arte come lo è oggi. Anche se la popolazione immigrata è cambiata, i problemi sottostanti sono ancora gli stessi. Nel 2012, è nata l’idea di creare dei poster, da esporre nelle aree urbane, abbinando fotografie e disegni di immigrati ad una citazione del poeta turco Nâzim Hikmet, L’esilio è un duro lavoro. Con questo verso Hikmet intendeva dire che espatriare non significa spostarsi in un posto per trarne semplicemente un qualche profitto, come alcuni potrebbero pensare quando vedono gli immigrati arrivare in Europa via mare. L’esilio è davvero un ‘lavoro’ molto duro. Così, ho realizzato questi poster e li ho esposti per le strade in varie città di tutto il mondo – attualmente sono presenti in venti città – insieme alla citazione di Hikmet tradotta nella lingua madre di ciascun paese in cui sono affissi e nelle lingue parlate dalle persone esiliate che vi risiedono. Attualmente siamo anche impegnati nella produzione di un libro con la Biennale riguardante il lavoro sui manifesti. Il progetto, iniziato nel 1973 con i disegni della tenda presentati a Parigi, è dunque ancora oggi in continua evoluzione e spero possa proseguire a lungo anche quando non ci sarò più.
Come sono esposti i due lavori alla Biennale?
Esiste ovviamente una forte connessione tra la tenda e i poster. Adriano Pedrosa ha voluto presentare le due opere insieme, collocando anche i manifesti in uno spazio interno insieme alla tenda, anche se la loro naturale dimensione è quella urbana. Nei parchi e nelle strade delle città in cui vivono gli immigrati rappresentati, suscitano sempre delle reazioni molto forti; in alcuni casi vengono anche strappati con rabbia dai muri. Solo raramente sono stati esposti nei musei. La tenda sarà proprio quella originaria. Il Museo Arter di Istanbul, un’istituzione d’arte contemporanea molto stimata che ha aperto le sue porte circa dieci anni fa, ha acconsentito a concederla in prestito per la durata della Biennale. È la prima volta che le due opere sono esposte insieme. Il suo lavoro esplora spesso temi legati all’identità, alla migrazione e al femminismo. Come vede il ruolo dell’arte nel trattare le questioni sociali. Crede che l’arte abbia il potere di catalizzare cambiamenti globali?
Penso che senza arte e cultura il mondo non esisterebbe più. Rimango però incerta sul fatto che l’arte determini davvero dei cambiamenti a livello globale. Potrebbe essere esagerato affermare che l’arte cambia il mondo, ma ho visto con i miei occhi come il mio lavoro ha influito nella vita delle persone con cui ho collaborato. Ricordo in particolare un episodio avvenuto nel 1977. Avevo deciso di invitare alcuni dei lavoratori a visitare, insieme alle loro famiglie, la Biennale di Parigi che ospitava un’esposizione dei miei poster. In quell’occasione il direttore si espresse in termini razzisti, dicendo che la loro presenza avrebbe potuto creare dei disagi. Questa sua presa di posizione portò ad un vero scontro, tanto che minacciai di rimuovere il mio lavoro dalla mostra. A quel punto, il direttore acconsentì. Conservo ancora oggi una foto che ho scattato io stessa, un’immagine
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PLANÈTE LALANNE
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PALAZZO ROTA IVANCICH, VENICE 17 APRIL - 3 NOVEMBER 2024
BEN BROWN FINE ARTS
How was working with immigrant workers?
To be honest, you don’t just knock at people’s doors and announce, “I’m here to take videos and photographs of you.” That would be called stealing images. Instead, I collaborated with sociologists, social workers, and networks of associations that provide assistance to immigrant communities. This preliminary work went on for about a year, after which I presented the results – drawings, photographs, and videos – in Paris in 1977. Over the following ten years, I continued to expand the project, involving groups of clandestine workers employed in the textile industry as well, documenting the precarious conditions in which they worked, bent over sewing machines in shanty spaces for hours, breathing carcinogenic substances. This new body of work was also exhibited at the Museum of Modern Art in Paris in 1983.
Today there seems to be a great interest in the issues of immigrants, but you have definitely been a pioneer in this regard...
I have been addressing these issues since the 1970s, when immigration was not at the forefront of the art world’s attention as it is today. Even though the immigrant population may have changed, the underlying problems are still the same. That’s why everybody is interested in addressing them now. In 2012, I conceived the idea of creating street posters by combining photographs and drawings of immigrants. My intention was to display them in urban areas alongside a quote by the renowned Turkish poet Nâzim Hikmet: “Exile is a hard job.” By this, he means that exile is not merely a matter of seeking profit, as some may believe when immigrants arrive by boat in Europe. It’s a very hard job. Thus, I painted these posters and displayed them in streets across various cities worldwide—currently, we’re present in twenty cities. Additionally, I included the quote in the native language of each country, as well as in the languages spoken by the exiled people residing there. Currently, we are also engaged in producing a book with the Biennale concerning the work on posters. The project, which began in 1973 with the tent drawings presented in Paris, is therefore still evolving today, and I hope it can continue for a long time even after I am no longer here.
How will the two works be displayed at the Biennale?
There’s obviously a strong connection between the tent and the posters. Adriano Pedrosa has wanted to present the two works together, placing the posters in an indoor space, even though their natural dimension is urban. In parks and streets of the cities where the represented immigrants live, they always provoke very strong reactions; in some cases, they are even angrily torn down from the walls. They have rarely been exhibited in museums. As for the tent, it will indeed be the original one. The Arter Museum in Istanbul, a highly esteemed contemporary art institution that opened its doors about ten years ago, has agreed to loan it for the duration of the Biennale. It is the first time that the two works are exhibited together.
You often explore themes of identity, migration, and feminism. Do you believe that art has the power to catalyze global change?
Without art or culture, I think that the world wouldn’t exist anymore. Yet, I remain uncertain on whether art truly influences global change. It might be overstated to claim that art can change the world, but I’ve seen firsthand that my work has at least changed the world of the people I’ve collaborated with. Some still reach out to me. I recall an episode in 1977 when I invited some of the workers I had collaborated with to a biennial in Paris.
In that occasion, the director expressed himself in racist terms, stating that their presence could cause discomfort. This incident led to a standoff, with me threatening to remove my work. Ultimately, the director relented. I have a powerful image where you can see all these workers with their families sitting and discussing between themselves in front of their photos and drawings. Perhaps, in that moment, a small change occurred.
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molto potente in cui si vedono i lavoratori con le loro famiglie mentre discutono tra di loro di fronte alle foto e ai disegni che li ritraggono. Forse, in quel momento, un piccolo cambiamento è avvenuto davvero.
Lei si definisce un’artista autodidatta. Come questo aspetto ha influenzato la sua pratica creativa?
Quando dico che sono un’artista autodidatta intendo dire che non ho frequentato alcuna scuola d’arte o accademia formale. Ho avuto però un periodo di formazione durato almeno vent’anni, durante il quale ho imparato in modo indipendente come utilizzare diversi media, fra cui pittura, disegno, video, fotografia. Da sola ho imparato anche a creare immagini generate al computer. La decisione di rinunciare ad un’istruzione artistica tradizionale è stata intenzionale: ho preferito immergermi in esperienze all’estero. Considero i due anni trascorsi in India e in Iran una forma di istruzione determinante, ad esempio. In Turchia, all’Accademia di Belle Arti, gli studenti trascorrevano settimane o mesi in esercizi di disegno ripetitivi, facendo schizzi dello stesso soggetto più e più volte. Ma anche in Francia alla fine degli anni ‘50 trovavo che le scuole d’arte fossero terribili. L’apprendimento strutturato può avere i suoi meriti, ma non mi sono mai sentita obbligata a seguire quella strada. Forse questo percorso non convenzionale mi ha concesso una certa libertà in più.
Lei è nata in Egitto, ha vissuto in Turchia e alla fine si è stabilita in Francia. Inoltre, ha menzionato di aver viaggiato in Iran, Pakistan e India. Come queste esperienze l’hanno plasmata e quale relazione percepisce tra identità personale ed espressione artistica?
Ebbene sì, sono una nomade. Ho viaggiato per tutta la vita, sempre curiosa di esplorare culture diverse. Come mi ha cambiato tutto ciò? Diciamo che mi ha reso più una ‘superdonna’ che una ‘supermigrante’ se vogliamo. Durante il mio tempo in India, ad esempio, con mio marito facevamo degli spettacoli di pantomima. Il teatro danza-tradizionale indiano è spesso silenzioso e le performance di pantomima ci permettevano di superare le barriere linguistiche. Questa esperienza ha profondamente cambiato la mia prospettiva artistica. Ho anche incontrato molti artisti importanti, come Ravi Shankar, e la loro influenza si riflette nel mio lavoro: nella tenda nomade così come nei miei dipinti degli anni ‘60 e ‘70, che richiamano motivi dell’arte classica indiana. Tuttavia allora non ho incontrato nessun artista contemporaneo. Era il 1957, può immaginarlo? Non c’erano né turisti né altri stranieri, a parte gli addetti ai consolati e alle ambasciate. Probabilmente anche questo isolamento ha influenzato il mio lavoro. Quindi, sì, la mia arte non sarebbe la stessa se non avessi navigato in contesti culturali così diversi, ma non sono in grado di dire precisamente in quale modo si sarebbe altrimenti sviluppata ed espressa. È una domanda stimolante, ci penserò su...
La sua pratica è caratterizzata da frequenti collaborazioni e incursioni in campi diversi dall’arte. In che modo questo approccio influenza il suo processo artistico?
Mi piace esplorare discipline diverse per garantire accuratezza al mio lavoro ed evitare errori. Collaboro soprattutto con persone provenienti dal campo delle scienze sociali, che spesso mi consigliano libri da leggere su argomenti rilevanti. Non pretendo di diventare una sociologa o un’antropologa, ma dalla loro letteratura o interagendo direttamente con loro acquisisco conoscenze e prospettive cruciali per il mio processo artistico.
Cosa la porta a scegliere un mezzo artistico piuttosto che un altro?
Quando decido di passare da un soggetto all’altro, come dalla tenda all’immigrazione e agli alloggi temporanei, seguo un processo che collega i due argomenti insieme. Durante questo processo, il mezzo si manifesta da sé. Proprio come quando l’esercito americano si è imbattuto nella videocamera Sony Portapak. Nam June Paik [artista coreano-americano, considerato il fondatore
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You define yourself as a self-taught artist. How has this aspect influenced your creative practice?
When I refer to myself as a self-taught artist, I mean that I didn’t attend any formal art school or academy. Instead, I independently learned how to work with various media, including painting, drawing, video, photography, and even computer-generated images over the course of twenty years. This decision to forgo traditional art education was intentional – I chose to immerse myself in experiences abroad, such as spending time in India and Iran for two years, which served as my form of schooling. In Turkey, at the Academy of Fine Arts students would spend weeks and months on repetitive drawing exercises, sketching the same subject over and over. In the late 1950s, art schools, even in France where I lived, were often terrible. Structured learning may have its merits, but I didn’t feel compelled to follow that route. Perhaps this unconventional path granted me some freedom.
You were born in Egypt, lived in Turkey, and eventually settled in France. Additionally, you mentioned traveling to Iran, Pakistan, and India. How have these experiences shaped you, and how do you perceive the relationship between personal identity and artistic expression?
Well, I am a nomad. I’ve been navigating countries and cultures throughout my life, always curious to explore diverse cultures. How did that change me? I’d say it has made me more of a superwoman than merely a super immigrant. Of course, my art would be different without experiencing such varied cultural contexts, but in what way I’m not able to say. During my time in India, for example, I performed pantomime shows with my husband. Traditional Indian dance theater is often silent. Our pantomime performances allowed us to overcome language barriers. This experience deeply changed my artistic perspective. I met many important artists, such as Ravi Shankar, and their influence is reflected in my work, such as the nomad tent and the paintings from the ’60s to the ’70s that recall Indian classical art motifs. I didn’t meet any contemporary artists, though. That was in 1957, can you imagine? There were neither tourists nor foreigners, apart from those associated with consulates and embassies. So probably this influenced my work, too. That was a thought-provoking question, I’m going to work further on this.
Your practice is characterized by frequent collaborations and forays into fields other than art. How does this approach influence your artistic process?
I like to explore different disciplines to ensure accuracy in my work and avoid errors. I mainly collaborate with people from the field of social sciences, who often recommend books for me to read on relevant topics. I don’t claim to become a sociologist or an anthropologist, but from their literature or by interacting directly with them, I gain knowledge and perspectives crucial to my artistic process.
Your use of multimedia is quite distinctive. What leads you to choose one medium over another?
When I decide to move from one topic to another, like from the tent to immigration and temporary dwelling, I follow a process that connects the two topics together. During this process, the medium reveals itself. Just like when the American army came across the Sony Portapak video cameras. Nam June Paik [Korean-American artist, considered the founder of video art, ed.] notably used it for the first time in 1965. I used it for the first time only in 1973. Holding it in my hands, I was fascinated; it seemed to reflect a part of myself, and artists from all over the world found themselves drawn to this Portapak video technology as well. I remember thinking, “I must explore this medium someday.” That day arrived later, coinciding with my exploration of immigration in Paris and its surroundings. Activists and political figures in Africa, America, and South America had already utilized the Portapak for political activism, and this reinforced
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
dell’arte video, ndr] la utilizzò per la prima volta nel 1965. Io la usai per la prima volta solo nel 1973. Tenendola tra le mani ne rimasi affascinata e lo stesso accadde a molti altri artisti in tutto il mondo. Ricordo di aver pensato: “La userò un giorno”. Quel giorno ha coinciso con l’inizio del mio lavoro sugli immigrati di Parigi. Anche molti attivisti e figure politiche in Africa, America e Sud America l’avevano utilizzata, e questo ha rafforzato la mia convinzione che fosse un medium del tutto adatto a ciò che stavo per fare. Anche la fotografia ha suscitato in me un richiamo simile. Questo è ciò che mi porta a scegliere un medium piuttosto che un altro: è il soggetto stesso che mi induce a utilizzarne uno specifico.
Anche l’Intelligenza Artificiale rientra fra i mezzi di cui potrebbe servirsi?
Le nuove tecnologie, compresa l’IA, richiedono un’attenta considerazione e vanno maneggiate con molta cautela. Non dovrebbero dominarci o affascinarci; dobbiamo invece mantenere il controllo su di esse, specialmente come artisti. Certo è che il progresso non può essere fermato. Personalmente, ho lavorato molto con CD-ROM interattivi e vari strumenti informatici, inclusi programmi per la creazione di animazioni tridimensionali e immagini virtuali. Tuttavia, non mi sento affascinata da queste tecnologie; le uso solo quando il soggetto del mio lavoro lo richiede.
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Biennale Parigi 1977, photo Nil Yalter
“ It might be overstated to claim that art can change the world, but I’ve seen firsthand that my work has at least changed the world of the people I've collaborated with
my belief that this medium was well-suited for what I was going to do. Photography also held a similar appeal. This is my approach to selecting mediums: the subject itself naturally calls for them.
Do you think you will be incorporating new technologies such as artificial intelligence into your work now?
I’m not particularly interested in artificial intelligence; it’s something one needs to be very careful about. New technologies, including AI, require thoughtful consideration. They shouldn’t dominate or fascinate us; instead, we must maintain control over them, especially as an artist. Artificial intelligence may be frightening, but we can’t stop progress. Personally, I’ve worked extensively with interactive CD-ROMs and various computer programs, including creating three-dimensional animations and virtual images. However, I don’t find myself captivated by these technologies; I only use them when the subject of my work demands it.
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Beatriz Milhazes
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60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
L’artista brasiliana Beatriz Milhazes (n. 1960), nota per il suo lavoro che sovrappone l’immaginario culturale brasiliano e i riferimenti alla pittura modernista occidentale, presenta sette dipinti e altrettanti collage di grandi dimensioni all’interno del Padiglione delle Arti Applicate. Cresciuta sotto la dittatura militare brasiliana del 1964‘85, Milhazes è salita alla ribalta negli anni ‘80 come parte di una nuova generazione di artisti che hanno preferito la pittura alle pratiche concettuali prevalenti nel decennio precedente. Molti di loro furono inclusi nella storica mostra del 1984 Como vai você, Geração 80? ( Come stai, generazione ‘80? ), che segnò un ritorno al colore e all’espressione pittorica. «Volevamo la libertà di poterci esprimere e di sviluppare il nostro linguaggio», dice l’artista. Questo non significa che fossero apolitici o privi di coscienza sociale: «Siamo stati criticati da persone che dicevano che il nostro lavoro era l’espressione di una “mente vuota”, ma in realtà era esattamente il contrario. Sono stata politica per tutta la vita, ma non sempre in modo evidente». Geração Oitenta (Generazione Ottanta), il termine generico spesso accostato a Milhazes e ai suoi coetanei, non era tanto un movimento quanto “un momento” che rifletteva l’ottimismo dell’epoca, mentre il regime militare iniziava a crollare e la democrazia brasiliana emergeva. L’artista era già stata a Venezia nel 2003, quando rappresentò il Brasile alla 50. Biennale Arte. Il progetto del Padiglione delle Arti Applicate, quest’anno a cura di Adriano Pedrosa, è arrivato alla sua ottava edizione ed è frutto della collaborazione tra La Biennale e il Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra.
TThe Brazilian artist Beatriz Milhazes (b. 1960), known for her work that overlays Brazilian cultural imagery with references to Western modernist painting, presents seven large paintings and seven collages at the Pavilion of Applied Arts. Raised under the Brazilian military dictatorship of 1964-‘85, Milhazes rose to prominence in the 1980s as part of a new generation of artists who preferred painting to the prevailing conceptual practices of the previous decade. Many of them were included in the historic 1984 exhibition Como vai você, Geração 80? (How Are You, 80s Generation? ), which marked a return to color and painterly expression. “We wanted the freedom to express ourselves and develop our own language,” says the artist. This does not mean they were apolitical or lacking in social consciousness: “We were criticized by people who said our work was the expression of an ‘empty mind,’ but in fact it was exactly the opposite. I have been political all my life, but not always in an apparent way.” Geração Oitenta (80s Generation), the generic term often associated with Milhazes and other artists of the same age, was not so much a movement as a moment that reflected the optimism of the time, as the military regime began to collapse and Brazilian democracy emerged. The artist had already been to Venice in 2003, when she represented Brazil at the 50th Biennale Arte.
The project of the Pavilion of Applied Arts, curated this year by Adriano Pedrosa, is now at its eighth edition and is the result of collaboration between La Biennale and the Victoria and Albert Museum (V&A) in London.
75 BEATRIZ MILHAZES
V&A BEATRIZ MILHAZES MAG
Special Project
AN
INTERVIEW WITH BEATRIZ MILHAZES
BY MARIACHIARA MARZARI
THE COLOUR
Generazione Ottanta: cosa ha significato per lei essere parte di quel ‘momento’ storico del Brasile e quanto ha influito nella sua arte?
Beatriz Milhazes Penso che la mia generazione abbia lasciato un’eredità importante al mondo dell’arte brasiliana. Io ho studiato comunicazione e giornalismo, poi nel 1980 mi sono iscritta alla Scuola di Arti Visive di Parque Lage per un corso estivo. Ho studiato lì fino al 1983, quando assieme ad altri giovani artisti ho aperto il mio primo studio. Questa nostra generazione è maturata negli anni della dittatura militare. Ai tempi la Scuola era un luogo quasi di resistenza. Insegnanti come Luiz Áquila, Charles Watson, Ronaldo Macedo, John Nicholson, Celeida Tostes erano tutti artisti e avevano fatto della scuola il loro studio, un punto d’incontro che dava a noi studenti la possibilità di scambiare idee e fare amicizia. Siamo amici ancora adesso. Charles Watson è stato il mio insegnante principale e nonostante fosse straniero, appena arrivato dalla Scozia, lui capì cosa volevo portare avanti, quale linguaggio volessi usare nella pittura. Come ricerca di materiale raccoglievo stoffe da costumi di carnevale e Watson mi ha aiutato a capire la possibilità plastica di quanto avevo davanti fin dagli inizi della costruzione del mio linguaggio artistico. Il programma, alla Scuola, era stato sviluppato da insegnanti artisti. Era un programma vivo e basato sulla pratica. Era molto importante, durante questo periodo buio e difficile della storia del Brasile, che l’arte e la cultura mantenessero viva la loro tensione. Non era una piattaforma organizzata la nostra, ma un modo di lasciare un segno: siamo qui e non ci fermiamo, continuiamo a credere nella cultura e nell’educazione artistica. Nel 1984, un anno prima che finisse la dittatura, una mostra dal titolo Como vai você, Geração 80 (lett. Come va, Generazione Ottanta?), con opere di 123 artisti da tutto il Brasile, venne prodotta a Parque Lage e quest’anno ne celebreremo il quarantesimo anniversario. Che evento! Una grande istanza di libertà: finalmente potevamo pensare, esprimerci e tornare alla normalità!
Le sue opere sono il frutto di un processo lento ma costante. Quale il ruolo e il significato che lei attribuisce al tempo?
La pittura è sempre stata al centro della mia crescita come artista. Questo mio processo è frutto di un’evoluzione continua. Mi sento di essere una scienziata che introduce nuovi elementi e nuove domande, oltre a quelle che già ci sono e che ci interrogano tutti ogni giorno, per provocare una reazione a catena in grado di creare una nuova plasticità, in un incessante moto di rinnovamento vitale, proprio come accade in natura. Il tempo è elemento cruciale della mia pratica. Sono un artista che fa accadere tutto nello studio. Bisogna ascoltare ciò che si crea, c’è sempre un dialogo tra artista e opera. Durante la pandemia ho cominciato a usare un nuovo metodo in studio, con bozze preparatorie per i dipinti. Questo mi ha permesso di pensare visivamente a tutte le possibilità compositive prima di lavorare su tela. È un processo che apre delle porte: disegnare è un po’ come scrivere, si sperimenta con diverse composizioni – composizioni di forme e colori. L’opera, non importa in quale tecnica venga realizzata, matura secondo tempi suoi e un buon risultato viene solo dopo una relazione rispettosa.
76 INTERVISTA 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Geração Oitenta (1980s Generation): what did it mean for you to be part of that historical ‘moment’ in Brazil and how did it influence your art?
I believe that my generation built an important legacy for Brazilian art. I have a degree in Social Communication and Journalism, and in 1980 I entered the Escola de Artes Visuais do Parque Lage, for a summer course. I continued my studies there until 1983, when I started, together with other young artists, my first studio. This generation came of age during the Military Dictatorship. At that time, the School functioned almost as an act of resistance. Teachers such as Luiz Áquila, Charles Watson, Ronaldo Macedo, John Nicholson, Celeida Tostes were all artists and made their studios out of the art school space. It was a meeting point that provided us students with a very rich exchange as well as a space to build strong friendships that last to these days. Charles Watson was my main teacher and despite being a newly arrived foreigner from Scotland, he understood what I wanted to bring to my language development in painting. I selected fabrics from Carnival and popular festivals costumes as fine arts materials research, and his conceptual provocations were essential in this process. He helped me understand the plastic possibilities at the beginning of my language formation. The program of the art school was developed by the teachers/artists. It was quite vivid and based on practice. It was very important during this dry and dark period of Brazilian time that art and cultural life would keep their existence alive. It was not an organized platform but a way to make a statement, we are here, we are not going to stop, we continue to believe in culture and art education. In 1984, one year before the end of the Dictatorship, an exhibition called Como vai você, Geração 80 (lit. How are you, Generation 80 ), with works by 123 young artists from all over the country, took place at Escola de Artes Visuais do Parque Lage (EAV - Parque Lage). It will be its 40th anniversary this year. It was a kind of happening, a great call for freedom! We were finally able to think, express ourselves, and had our life routine normalized!
Your works are the result of a slow but steady process; what role and significance do you attribute to time?
Painting has been the center of my development as an artist. My process is about evolution. I feel like a scientist, introducing new elements and questions to the existing ones that provoke a chain reaction, which will evolve to a new plasticity, renewing its existence. That’s what nature does. Time is crucial for my studio practice. For the kind of artist I am, whatever is going to happen will happen in the studio. You need to listen to the art you make, there is always a dialogue between the artist and the work. During the pandemic, I introduced a new method to my studio practice and started to work with preparatory drawings for my compositions. That allowed me to think visually about all the possibilities for the composition before going to the canvas itself. It opens an interesting door for the process. To draw is a kind of writing, you can experiment with the composition, forms, and colors. The work, no matter the chosen medium, has its own time, its own understanding, and a good result will come after a respectful relationship.
What are the fundamentals of modernism according to you?
Freedom of expression and subjectivity are the fundamentals I admire in modernism. It opens doors to thoughts and visuality. Brazilian and European modernism were strong references for my work in the figures of Tarsila do Amaral and Henri Matisse, and later Piet Mondrian. The main concept of Brazilian modernism, which came about in the thirties, of letting oneself be permeated by context, to think about painting and the history of art, motivated me to be an artist since very early. My mother is a former art history teacher at Rio de Janeiro State University, so history was part of my education at home. My great ambition has always been to add new questions to the thinking of abstract art. Unite painting and life. Rio de Janeiro, my studio in Jardim Botânico, the exuberant and always renewed nature, cultural events such as Carnival, the social contrasts, and the eternal beauty of this city, make me think differently.
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Quali sono secondo lei i fondamentali del Modernismo?
Libertà di espressione e soggettività sono gli elementi che più mi attraggono del Modernismo. Il fatto che lasci porte aperte al pensiero e alla visione. Il Modernismo brasiliano e europeo hanno influenzato molto il mio lavoro, in particolare le figure di Tarsila do Amoral e Henri Matisse, ma anche di Piet Mondrian più tardi. Il concetto fondamentale del Modernismo brasiliano, parliamo degli anni ‘30, vale a dire di lasciarsi permeare dal proprio contesto e di pensare alla pittura, nonché la storia stessa dell’arte mi hanno motivato fin dall’inizio nel mio lavoro. Mia madre è stata insegnante di storia dell’arte alla Statale di Rio, quindi la storia è sempre stata parte della mia istruzione. La mia grande ambizione è sempre stata aggiungere nuove domande al modo in cui pensiamo all’arte astratta. Unire arte e vita. Rio de Janeiro, il mio studio al giardino botanico, la natura esuberante e sempre in trasformazione, gli eventi culturali come il Carnevale, i contrasti sociali e la bellezza eterna di questa città… Tutto ciò mi fa pensare in modo altro
L’America Latina e l’Europa. Origini e mescolanza culturale sono un elemento fondamentale del Brasile e di conseguenza del suo linguaggio artistico. Come questo tratto è divenuto l’elemento fondante della sua arte e come al contempo la sua arte è stata capace di tradurlo in linguaggio estetico personale e unico, grazie anche ad uno sguardo allargato verso le arti applicate, il lavoro femminile e la cosiddetta “arte popolare”?
Sono un’artista e vengo dai tropici. Il contesto in cui sono cresciuta, in cui vivo e in cui lavoro, mi fanno pensare in modo diverso. Le mie fonti vanno dal Modernismo al barocco, dalla arte popular alla cultura pop, alla moda, alla gioielleria, alla storia dell’arte propriamente detta, e poi ancora natura, architettura, astrazione... Sono un’artista che rispetta il lavoro fatto a mano. Tutti i tipi diversi di arte che richiedono una lavorazione a mano mi motivano. Penso di aver introdotto qualcosa di nuovo nell’arte astratta internazionale sperimentando con la libertà di mescolare le cose in un ordine diverso. Ho usato strumenti geometrici per organizzare la mia immaginazione e ho creato un sistema di idee improntato al rigore, alla bellezza e al piacere. Un sogno matematico. Il mondo dell’arte mi ha sostenuto, ma ci è voluto tempo prima di essere riconosciuta come artista. Ho toccato argomenti molto scomodi; e poi sono una donna, per di più del Sudamerica. Ma non bisogna avere paura delle sfide e io credo fermamente nel potere dell’arte e nelle capacità umane.
Per bilanciare i suoi colori non utilizza la teoria del colore o formule speciali, ma si affida all’intuizione. Lei ha affermato: «Non temo il colore». Quale la sua ricerca in questo senso?
Le combinazioni di colori sono l’essenza del mio lavoro. Se non sento che la costruzione del colore è pronta per me il dipinto semplicemente non è finito. Le mie opere, poi, offrono uno spirito vivo, ritmico, un’armonia di movimento che dà una sensazione di vertigine. La combinazione di colori ne è responsabile: dipende da come si scelgono, da come si proporzionano tra di loro. Hai un colore, ne aggiungi un altro: c’è un conflitto. Mi interessa questo conflitto, è un conflitto sano. Non c’è un vincitore e un perdente, c’è un contrasto. In ciò che faccio le combinazioni di colori si sono evolute di pari passo con la mia lingua e a seconda della tecnica usata. Nei dipinti sono passata dalla melanconia degli anni ‘90 a forti contrasti pulsanti negli anni Duemila, con quel vibrante incrocio tra arte ottica e geometrie vive e con quel dialogo poetico tra pop art e storia dell’arte. Nell’ultimo decennio i colori hanno rivisitato passate configurazioni e aggiunto una presenza cosmica, spirituale. La pittura è una tecnica, ma il colore è potenza naturale, potenza infinita, potenza di vita.
Nel 2003 è stata selezionata per rappresentare il Brasile alla 50. Biennale Arte di Venezia. Cosa ha rappresentato per lei quell’esperienza e che significato assume oggi la sua presenza qui a distanza di più di vent’anni da quella partecipazione?
Rappresentare il Brasile è stato un punto di svolta nella mia carriera e direi anche nella mia pratica. C’erano opere di Rosángela Rennó nella prima galleria del Padiglione e le mie erano nella galleria principale. La stanza era dipinta di giallo per i miei otto dipinti. Il curatore era Alfons Hug. È tutto andato meglio di quanto potessi sperare: gente da tutto il mondo, insieme, nello stesso momento. Una cosa intensa e un bel riscontro per il mio lavoro. Mi ha dato una prospettiva nuova. Quest’anno direi che la mia partecipazione è un dono. La prima cosa è festeggiare Adriano Pedrosa come curatore della Biennale. È un momento storico, dal momento che Pedrosa è il primo curatore a non venire dall’Europa o dal Nordamerica. Essere stata scelta da lui mi rende ancora più entusiasta di partecipare. E poi l’aver sviluppato con lui un progetto speciale per il Padiglione delle Arti Applicate, una collaborazione tra La Biennale e il Victoria & Albert Museum, uno dei miei musei preferiti; le arti applicate sono state un’importante fonte di ispirazione e di ricerca per il mio lavoro.
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ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Project V&A
MILHAZES MAG
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Latin America and Europe. Origins and cultural blending are fundamental elements of Brazil and consequently of its artistic language. How has this trait become the founding element of your art, and how, at the same time, has your art translated it into a personal and unique aesthetic language, also through a broadened perspective towards applied arts, women’s work, and the so-called ‘folk art’?
I’m an artist from the Tropics and the context I grew up, live, and work in makes me think differently. Sources range from modernism to the baroque, from the so called arte popular to pop culture, from fashion to jewelry, from the very history of art to nature, from architecture to abstraction. I’m an artist engaged with handmade practice. All different kinds of art that require the hands of a human motivate me. That spirit, that structure. I think I introduced something new into abstract art, experimenting with the freedom of mixing things in a different order. Using geometry tools, I was able to organize my imagination (Iwona Blaswick). I created a conceptual system that is also about rigor, beauty, and pleasure. A mathematical dream. I’ve been receiving good support from the art world, but it has been long and challenging to be recognized as a serious artist. I have touched ‘dangerous’ subjects as a painter, and on top of it, I am a woman, and from South America. I have no fear, though, and I believe in the power of art and the power of human beings.
To balance your colors, you don’t rely on color theory or special formulas but rather on intuition. You have stated: ‘I don’t fear color.’ What is your exploration in this regard?
Color combinations are the essence of my work. If I don’t feel that the color construction is ready, I cannot say that a painting is finished. My work also proposes a spirit of lively rhythm and harmony of movement creating something of a vertigo. The colour combination will make it happen, depending on the way you mix and select the proportion for each of them. If you have one color picked and add another one to it, you will start a conflict, and I’m interested in this conflict, it’s a healthy one, without losers or winners, they are just contrasting. Colour combinations in my compositions evolved according to the evolution of my language and also depending on the medium I’m working with. In my paintings, from a more melancholic feeling during the 1990s to strong pulsive contrasts in the 2000s, when it meets optical and hard geometry, passing through poetic dialogue with popular art and art history. For the last decade, colours have revisited some earlier configuration and added a more cosmic and spiritual presence. Painting is a medium, but color is a natural power, an infinite one. It’s about life.
In 2003, you were selected to represent Brazil at the 50th Venice Biennale. What did this opportunity mean to you, and what significance does your participation assume today, more than twenty years later?
To represent Brazil in the 50th Venice Biennale was a sort of turning point in my career and I would say my studio practice. Rosángela Rennó was the artist at the first gallery of the Brazilian Pavilion and I was in the main one. The room was painted in yellow, and I hung eight large paintings. The curator was Alfons Hug. Everything went beyond my expectations: people from all over the world, at the same time, same place… It was very intense and I had strong feedback about my work, which gave a different perspective to it. This year, I see my participation as a gift. First of all, it is an occasion to celebrate Adriano Pedrosa as the curator of the Biennale. It’s a historical moment, the first time that a non-European or American curator is nominated as the Biennale curator. To be chosen by him gives me one more reason to be excited about my participation. On top of it, we developed a Special Project for the Applied Arts Pavilion together, which is a collaboration between the Biennale and the Victoria and Albert Museum. The V&A is one of my favorite museums in the world, and my passion for applied art has been a strong source of research for my work. I hope the visitors will enjoy the exhibition!
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82 PADIGLIONE ITALIA
Luca Cerizza Massimo Bartolini
Nella sua pratica Massimo Bartolini utilizza linguaggi e materiali – dalle piccole opere-bozzetto assemblate in studio alle complesse sculture sonore fino alle fotografie, ai video e alle opere performative – in modi non convenzionali. Con un atteggiamento di estrema apertura ha orientato il suo percorso verso una continua scoperta e indagine del linguaggio dell’arte, cercando incessantemente il materiale più adatto per dare forma a un’esigenza espressiva e a una possibilità narrativa. L’artista considera il fare e il fruire l’arte come un percorso di conoscenza: di se stessi, del proprio rapporto con il mondo, della possibilità di relazione con l’altro. Questo percorso diventa assoluto in Due qui / To Hear, tema e titolo del Padiglione Italia alla 60. Biennale Arte, facendo della musica e dell’ascolto per l’appunto il filo conduttore dell’istante espositivo, che diventa gioco visivo, tattile e sonoro in cui “perdersi” e “ritrovarsi” nello spazio e nel tempo. La capacità di ascoltare, dunque, come strumento di conoscenza di se stessi, oltre che di attenzione agli altri, che passa attraverso il contributo di Gavin Bryars, uno dei grandi protagonisti della musica di ricerca degli ultimi cinquant’anni, e Caterina Barbieri e Kali Malone, che condividono un’attenzione per le proprietà immersive, meditative, quando non addirittura spirituali, della materia sonora. A ‘dirigere’ lo spazio delle Tese delle Vergini Luca Cerizza, curatore del Padiglione. Artista e curatore condividono un interesse per questi territori sonori già dalla fine degli anni ’80 e dalla seconda metà degli anni ’90, ossia dagli esordi delle loro rispettive carriere. Uso di riferimenti alla storia della musica e del suo linguaggio, sia a livello narrativo che espressivo, e collaborazioni con musicisti e organizzazioni di mostre di matrice sonora attraversano entrambi i percorsi e alcuni dei momenti di collaborazione tra i due. Il progetto per il Padiglione Italia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, ritorna su questi territori. Incontro e ascolto, relazione e suono. Cerizza e Bartolini definiscono una rete di relazioni e collaborazioni, dando vita a un progetto collettivo che si incarna non solo nella realizzazione delle opere in mostra ma anche in un ricco public program Mariachiara Marzari
IIn his practice, Massimo Bartolini uses languages and materials – from small sketch-works assembled in the studio to complex sound sculptures, photographs, videos and performances – in unconventional ways. With an attitude of extreme openness, he has oriented his practice towards an ongoing discovery and investigation of the language of art, incessantly searching for the most suitable material to give shape to a need for expression and narrative possibility. Bartolini considers making and enjoying art a journey of knowledge of oneself, of one’s relationship with the world, and of the possibility of relating to others, and this becomes absolute in Due qui / To Hear, the theme and title of the Italian Pavilion at the 60th Art Biennale. Music and listening are the subject of the exhibition, which becomes a visual, tactile and sound game in which one can “lose oneself” and “find oneself” in space and time. The ability to listen, therefore, as a tool for self-knowledge, as well as for attention to others, which characterises the work of Gavin Bryars, one of the most important figures in the experimental music of the last fifty years, and of Caterina Barbieri and Kali Malone, who share an interest in the immersive, meditative, even spiritual, properties of sound. The Pavilion’s curator, Luca Cerizza, will be “directing” the Tese delle Vergini space. Artist and curator have shared an interest in these sonic territories since the beginnings of their careers, respectively at the end of the ‘80s and in the second half of the ‘90s. The use of references to the history of music and its language, both on a narrative and expressive level, collaborations with musicians, and the organisation of sound-based exhibitions have been a feature of the practices of both and several of the collaborations between the two.
The project for the Italian Pavilion, promoted by the General Directorate for Contemporary Creativity of the Ministry of Culture, returns to these territories of encounters and listening, relationships and sound. Cerizza and Bartolini define a network of relationships and collaborations that bring to life a collective project which is embodied not only in the creation of the works on display, but also in a packed programme of public events.
83 PADIGLIONE ITALIA –DUE QUI / TO HEAR 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE Italian Pavilion LUCA CERIZZA e MASSIMO BARTOLINI MAG
SPIRITO
THE SPACE
“ Abbiamo deciso di lavorare con questi spazi [Tese delle Vergini] e non contro, riducendo al minimo le sovrastrutture e la tentazione di musealizzarli
Non v’è dubbio che le superfici del Padiglione Italia all’Arsenale rivestono una certa complessità spaziale e ambientale; aree enormi, molto scure, che arrivano alla fine del percorso di visita dell’Arsenale. Può dirci come questo progetto da lei curato cerca di affrontare e sfidare questa dimensione?
Luca Cerizza Mi piace pensare che il nostro progetto sia una risposta ulteriore a un lungo dialogo con questi spazi che dura da circa vent’anni. Se il dialogo si è dimostrato sicuramente anche complesso e faticoso, la riduzione del numero degli artisti invitati è stata una possibile risposta adottata negli ultimi anni, in sintonia con quello che fanno altri Paesi (seppur con metrature molto più ridotte!). Come e ancor di più che in alcuni Padiglioni Italiani recenti, abbiamo deciso di lavorare con questi spazi e non contro, riducendo al minimo le sovrastrutture e la tentazione di musealizzarli. Credo che il nostro sia stato un atteggiamento di realismo, anche da un punto di vista economico e ambientale.
D’altronde sia io che Massimo, nei nostri rispettivi spazi di azione, ci siamo dovuti confrontare per anni con una grande varietà di contesti espositivi. Questo ci ha educati, io credo, a un continuo e rinnovato “ascolto” per contesti culturali e spaziali diversi. La mostra personale di Bartolini Hagoromo, che ho curato con Elena Magini al Pecci di Prato, era esemplare in questo senso. La grande opera ambientale che attraversava più di settanta metri di spazio pendeva da una struttura esistente del museo piuttosto invasiva. Tale struttura veniva inclusa nell’opera di Massimo che funzionava, allo stesso tempo, da display. Dividendo in due lo spazio di queste grandi stanze, l’opera/struttura/display rendeva più facile mostrare opere di dimensioni anche molto ridotte.
84 INTERVISTA 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE AN INTERVIEW WITH LUCA CERIZZA, CURATOR BY
DI
FABIO
© Daniel Gustav Cramer
The rooms of the Italian Pavilion at the Arsenale undoubtedly have a certain spatial and environmental complexity - enormous, very dark spaces which come at the end of the itinerary. Can you tell us how this project you curated seeks to address and challenge this?
I like to think that our project is a further response to an ongoing dialogue with these spaces that has been underway for about twenty years. Though the dialogue certainly proved to be complex and tiring, the reduction in the number of artists invited in recent years has been one possible response, in line with that taken by other countries (albeit with much less floorspace!). As, and even more so than, in some recent Italian Pavilions, we decided to work with these spaces and not against them, reducing superstructures and resisting as much as possible the temptation to turn them into a museum. I believe that our approach was one of realism, even from an economic and environmental point of view. As a matter of fact, both Massimo and I, in our respective fields of action, have had to deal with a very wide range of exhibition contexts for years. This has taught us, I believe, to undertake ongoing and renewed “listening” to the various cultural and spatial contexts. Bartolini’s personal exhibition Hagoromo, which I curated with Elena Magini at Pecci in Prato, was exemplary in this sense. The large environmental work spanning more than seventy meters of space hung from a preexisting and rather invasive structure in the museum. It was included in Massimo’s work which also served as a display. By dividing the space of these large rooms in two, the work/structure/display made it easier to show works of even very small dimensions.
85 LUCA CERIZZA
Italian Pavilion | Curator LUCA CERIZZA MAG
Massimo Bartolini è artista noto in tutto il mondo perché le sue opere mettono in relazione l’uomo con lo spazio della natura, per fare emergere un diverso e nuovo livello di percezione. Questo progetto per il Padiglione Italia si inscrive dentro questo approccio consolidato dell’artista? E quali nuove suggestioni possono nascere dall’applicazione di questo concetto generale agli spazi specifici e così connotanti delle Tese delle Vergini?
Sì, sarà un’ulteriore tappa di un lungo percorso che, a dispetto di una varietà di declinazioni formali e linguistiche, possiede grande coerenza di pensiero. In tale percorso certi elementi emergeranno qui con nuova forza, anche grazie alla relazione con gli spazi e ad alcuni nuovi compagni di strada (i musicisti e gli scrittori coinvolti). Citando l’ultimo libro di Bifo, «I pensatori buddisti parlano di grande compassione come capacità di sentire la continuità del mio corpo del tuo corpo, la co-presenza e la co-respirazione dei diecimila esseri viventi. […] L’attuale accelerazione della mobilitazione nervosa – che è l’effetto dello sfruttamento crescente del cervello collettivo – sta distruggendo la capacità di sensibilità: patologia del piacere».
Quattro giornate di approfondimento verranno offerte al pubblico nel corso dell’esposizione: quale relazione hanno con il progetto artistico e quali elementi aggiungono al progetto stesso?
Il programma, che curo in collaborazione con Gaia Martino, sarà focalizzato su declinazioni diverse del tema dell’ascolto, in relazione al progetto del Padiglione e del lavoro di Massimo in particolare. Non saranno necessariamente interventi sul lavoro di Bartolini, ma piuttosto intorno alle tante questioni culturali che il suo lavoro solleva. L’idea è di creare approfondimenti di studio e confronto che diano parola a tanti temi che, nell’astrattezza sonora del Padiglione, forse non saranno sempre evidenti. Ogni appuntamento (di due mezze giornate) sarà dedicato a una declinazione diversa del tema dell’ascolto: dalla “politica dell’ascolto” (l’ascolto come forma sociale) all’ascolto della dimensione naturale (molto presente nel lavoro di Massimo già dagli anni ’90), dall’ascolto di noi stessi (legato a una dimensione anche spirituale, cosmologica, meditativa) all’ascolto della macchina (rapporto uomo-macchina, uomo-lavoro). Gli spazi del giardino saranno occupati da conferenze, interviste, performance musicali, lecture-performance, momenti laboratoriali, con la partecipazione di ospiti dall’Italia e dall’estero: da Elena Biserna a David Haskell, da Brandon LaBelle a Francesca Tarocco, per anticiparne solo alcuni.
In uno dei suoi ultimi lavori, Kali Malone ha inserito una citazione da un saggio di Giorgio Agamben, Profanazioni : «[…] c’è un contagio profano, un tocco che disincanta e ritorna a usare ciò che il sacro aveva separato e pietrificato». Esiste a suo modo di vedere una qualche relazione tra questo progetto per Biennale e il ritorno ad usare spazi, idee, oggetti che il sacro aveva immesso in una dimensione di ritualità e assolutezza?
Bellissima osservazione, su un punto assolutamente cruciale. Temi delicati che sono assolutamente presenti, anche se li tocchiamo con estremo pudore. Ma ora posso finalmente rivelare un retroscena. Nella prima bozza del progetto sottoposta alla Direzione Creatività già a giugno scrivevo: «Massimo Bartolini crede che l’opera d’arte possa essere uno strumento di conoscenza, una fede laica per ritrovare uno spazio spirituale intimo che permetta una crescita dell’individuo e uno scambio finalmente paritario tra noi e l’altro […]. La dimensione spirituale – oltre che in forme di rinnovato panteismo che il progetto sollecita – si esprime anche nelle scelte musicali che agiscono in consonanza con la riscoperta che hanno fatto alcuni giovani musicisti (soprattutto donne) e il loro pubblico, del potere di certe sonorità le quali stabiliscono, inoltre, legami stretti con tradizioni culturali e musicali extra-occidentali e antichissime (Induismo e Buddismo in prima luogo)». Ascoltando alcune delle ultime composizioni di Malone, che lei giustamente cita, è ancora più evidente il suo legame anche con la tradizione musicale religiosa occidentale. Eppoi non dimentichiamoci che siamo a Venezia…
86 PADIGLIONE ITALIA –DUE QUI / TO HEAR
ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Curator
CERIZZA MAG
60.
Italian Pavilion |
LUCA
87 Come visit our galleries in Venice Piazza San Marco 50/A Dorsoduro 686 ravagnangallery.com
Works
Featuring
by Andrea Roggi
88
60.
Massimo Bartolini is an artist known throughout the world for the way his work connects man with the spaces of nature in order to elicit a different and new level of perception. Does the project for the Italian Pavilion fit within this consolidated approach of the artist? And what new ideas can arise from the application of this general concept to the specific and distinctive spaces of the Tese delle Vergini?
Yes, it will be a further stage in a long journey which, despite a variety of formal and linguistic declinations, possesses great coherence of thought. Within it, certain elements will emerge with new strength, in part thanks to the relationship with the spaces and some new traveling companions (the musicians and writers involved). To quote Bifo’s latest book: Buddhist thinkers speak of Great Compassion as the ability to feel the continuity of my body and your body, the co-presence and co-breathing of ten thousand living beings. […] The current acceleration of nervous mobilisation – which is the effect of the growing exploitation of the collective brain – is destroying the capacity for sensitivity: pathology of pleasure.
What relationship do the four days of in-depth analysis that will be offered to the public during the exhibition have with the artistic project, and what do they add to the project itself?
The programme, which I have curated in collaboration with Gaia Martino, will focus on various declinations of the theme of listening, in relation to the Pavilion project and Massimo’s work in particular. They will not necessarily be based on Bartolini’s work but rather around the many cultural issues that his work raises. The idea is to create in-depth analysis and debate that give voice to many themes which will perhaps not always be evident in the sonic abstraction of the Pavilion. Each event (of two half days) will be dedicated to a different declination of the theme of listening: from the “politics of listening” (listening as a social form), listening to the natural dimension (very present in Massimo’s work since the ‘90s) and listening to ourselves (also linked to a spiritual, cosmological, meditative dimension) to listening to the machine (man-machine, man-work relationship). The spaces in the garden will be occupied by conferences, interviews, musical performances, lecture-performances and workshops, with the participation of guests from Italy and abroad: from Elena Biserna and David Haskell to Brandon LaBelle and Francesca Tarocco, to name just a few.
In one of her latest pieces, Kali Malone inserted a quote from an essay by Giorgio Agamben, Profanazioni: “... there is a profane contagion, a touch that disenchants and returns to using what the sacred had separated and petrified.” In your opinion, is there any relationship between this project for the Biennale and this return to using spaces, ideas and objects that the sacred had placed in a dimension of ritual and absoluteness?
That’s a very good observation on an absolutely crucial point. These are delicate themes that are very much present, even though we touch upon them with extreme discretion. But now I can finally reveal some backstory. In the first draft of the project submitted to the Creativity Department in June, I wrote: “Massimo Bartolini believes that the work of art can be an instrument of knowledge, a secular faith for rediscovering an intimate spiritual space that allows for the growth of the individual and a finally equal exchange between us and the other [...] The spiritual dimension - as well as in forms of renewed pantheism which the project calls for - is also expressed in the musical choices that act in consonance with the rediscovery that some young musicians (especially women) and their audiences have made of the power of certain sounds which also establish close links with non-Western and very ancient cultural and musical traditions (Hinduism and Buddhism above all).” Listening to some of Malone’s latest compositions, which you rightly mention, her connection with the Western religious musical tradition is even more evident. And let’s not forget that we are in Venice...
89 LUCA CERIZZA
ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE Italian Pavilion | Curator LUCA CERIZZA MAG
AN
INTERVIEW WITH MASSIMO BARTOLINI, ARTIST BY FABIO DI SPIRITO
THE LISTENING
Alla radice del suo progetto per il Padiglione Italia c’è l’idea dell’ascolto come elemento fondativo di una relazione (con se stessi, gli altri, la natura, la tecnologia). Come se si immaginasse che anche la creatività dell’arte divenisse agente di una epokè, di una necessaria sospensione del dire, del fare, per affermare prima di tutto la supremazia dell’ascoltare. Quale la sua idea?
Massimo Bartolini Dall’ascolto si è colti alle spalle, non sempre si può decidere se ascoltare o no. Questo modera l’impulso all’onnipotenza che impera nell’ovest del mondo. L’ascolto è un mondo parallelo pieno di esperienze, pieno di opportunità. È un mondo sorprendente se solo decidessimo di praticarlo. In arte ci sono stati grandi artisti come Pierre Schaeffer, R. Murray Schafer, Pauline Oliveros, oggi Georg Haskell, che hanno indicato luoghi e modalità di percorrenza dell’ascolto. Il mio lavoro pone l’udito sullo stesso livello della vista: li metto chiaramente sul medesimo piano, dando corpo al suono e dematerializzando i corpi.
Cosa rappresenta la musica per lei e la sua arte?
La musica per la mia vita rappresenta quel momento dove l’aria si tinge di qualcos’altro da me. Dove sono nel mio mondo, ma non lo riconosco più. È il viaggio più economico che abbia mai fatto. La musica è trasporto, viaggia sull’aria, attraversa il corpo e riesce ad aprire a un altro modo di relazionarsi con l’altro e il mondo.
“ Dall’ascolto si è colti alle spalle, non sempre si può decidere se ascoltare o no
90 INTERVISTA 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
© Pasquale Abbattista
At the root of your project for the Italian Pavilion is the idea of listening as a foundational element of a relationship (with oneself, others, nature and technology). As if one imagined that the creativity of art also became the agent of an epokè - of a necessary suspension of saying and doing to affirm first of all the supremacy of listening. What is your idea?
Listening catches you from behind - you can’t always decide whether to listen or not. This moderates the impulse towards omnipotence that reigns in the West. Listening is a parallel world full of experiences and opportunities. It’s a surprising world, if only we decide to practice it. In art there have been great artists like Pierre Schaeffer, R. Murray Schafer, Pauline Oliveros and today Georg Haskell who have pointed to places and to ways of listening. My work sets hearing on the same level as sight: I clearly put them on the same level, giving body to sound and dematerialising bodies.
What does music represent for you and your art?
In my life, music represents that moment where the air is tinged with something other than me. Where I’m in my own world, but I no longer recognise it. It’s the cheapest journey I’ve ever taken. Music is transportation, it travels through the air, through the body, and manages to open up another way of relating to others and to the world.
The three musicians involved in his project are each different from the other, but share an experimental yet minimalist, immersive and emotional approach to composition and performance. Can you tell us why Caterina Barbieri, Kali Malone and Gavin Bryars were chosen?
For various reasons, which later revealed many affinities. Gavin Bryars has been an important reference point for me since I finished school. You can remain inside Gavin’s music, there is always a place to breathe in it. He is a master and a new old friend. Kali Malone and Caterina Barbieri instead are a shared invitation with Luca Cerizza. In Kali’s music, suspended, fragile paths of listening appear, perceived as mirages and produced by the harmonics of a texture conceived as a viaticum. I also find this in Caterina’s work, the difference being simply that the formation of this suspended world is not analog but electronic, and occurs at an atomic level, on another scale.
Listening requires a beginning and an end, an exit from and a return to silence. Since John Cage’s score for 4’33’’ seventy years ago, silence has become a force to strive for but one which is almost impossible to achieve. What is the meaning of silence for you today?
I believe that every day forever, across the entire world, there should be an hour of total silence. Silence should be taught in school. Silence is school. Silence is empathy.
The only figurative concession of your project is the statue which we find at the entrance of the Pavilion dedicated to the Buddha Bodhisattva. What is the meaning of this presence, which is foreign to Western culture, except for in the work of great thinkers such as Schopenhauer and Nietzsche?
It’s not really that foreign, it’s just called different things. The Bodhisattva is a master who renounces enlightenment to help others find the way. There are many figures like this in the West too, for example Jesus... even though in the monotheistic regime this figure, by its very nature, becomes less graceful and always anxious to do something. This Bodhisattva, on the other hand, does nothing. He thinks. He doesn’t act. Not acting corresponds in the world of sensations to silence in the world of listening. The silence of movement. I think that with his posture alone, the Thinking Bodhisattva tells us the most important thing of all...
91 MASSIMO BARTOLINI
MASSIMO
MAG
Italian Pavilion | Artist
BARTOLINI
I tre musicisti coinvolti nel suo progetto sono diversi tra loro, ma accomunati da un approccio compositivo ed esecutivo sperimentale ma minimalista, immersivo ed emozionale. Può illustrarci perché sono stati scelti Caterina Barbieri, Kali Malone e Gavin Bryars?
Per ragioni diverse che poi hanno rivelato molte affinità. Gavin Bryars è un mio grande riferimento sin da quando ero appena uscito da scuola. Nella musica di Gavin si può sostare, c’è sempre il posto per respirarci dentro. È un maestro e un nuovo vecchio amico. Kali Malone e Caterina Barbieri sono invece un invito condiviso con Luca Cerizza. Nella musica di Kali appaiono strade di ascolto sospese, fragili, intese come miraggi e prodotte dagli armonici di una tessitura pensata come un viatico. Ritrovo questo anche nel lavoro di Caterina, anche se la formazione di tale mondo sospeso non è qui analogica ma elettronica, avviene a livello atomico, su un’altra scala.
L’ascolto richiede un inizio e una fine, un’uscita dal e un ritorno al silenzio. A partire dalla partitura 4’33’’ di John Cage settant’anni fa, il silenzio è diventato una pulsione cui tendere ma quasi impossibile da raggiungere. Qual è per lei, oggi, il significato del silenzio?
Credo che ogni giorno per sempre, in tutto il mondo, ci dovrebbe essere un’ora di silenzio totale. Il silenzio andrebbe insegnato a scuola. Il silenzio è scuola. Il silenzio è empatia.
L’unica concessione del suo progetto alla dimensione figurativa è nella statua che troveremo all’entrata del Padiglione, dedicata al Buddha Bodhisattva. Perché questa presenza estranea alla cultura occidentale, se si eccettuano tuttavia alcuni pensatori sommi come Schopenhauer e Nietzsche?
Non è così estranea, si definisce, si denomina solo in modi diversi. Il Bodhisattva è un maestro che rinuncia all’illuminazione per aiutare gli altri a trovare la via. Ci sono molte figure così anche in Occidente; per dirne una Gesù…, anche se nel regime monoteista tale figura, per sua natura, diventa meno graziosa e sempre affannata a fare qualcosa. Questo Bodhisattva per converso non fa nulla. Pensa. Non agisce. Il non agire corrisponde nel mondo delle sensazioni al silenzio nel mondo dell’ascolto. Il silenzio del movimento. Il Bodhisattva che Pensa, solo con la sua postura, ci dice la cosa più importante di tutte, credo…
92 PADIGLIONE ITALIA –DUE QUI / TO HEAR 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE Italian Pavilion | Artist MASSIMO BARTOLINI MAG
Gavin Bryarrs © Oliver Abraham Caterina Barbieri © Georg Gatsas Kali Malone © Julien Mignot
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PRICE FIELDS
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Price is not a fact, it is a narrative.
Price Fields is a series of works created exclusively with price tags, developed between 2015 and 2016 when they were exhibited for the first time in the exhibition Arte Capital (CCCorreios, Rio de Janeiro, 2016).
In these years, research is focused on language games, using conceptual strategies incorporated into common objects such as stickers, found stones, and tags.
In Price Fields, the value of the work of art is questioned in parodic form through a reflection on the logic and conventions of the system of creation and accumulation of value in the artistic production and on the power structure of the art system. In this kind of art, defined as poverissima for the characteristics of the only element used, the price tags are not a simple attribute, but define the identity of the work of art, in which the question of creating expectations and the attribution of the artistic value starting from its economic value is central. Hence, the artwork defines its value through the price tag, both meaning and signifier, whose color has the task of promoting, causing retinal excitation to stimulate its consumption. The political, economic, and visual expectations regarding the value of the work of art are, in these works, reduced to the minimum terms of an inflationary pricing of the symbolic.
THE BAG Biennale Arte Guide
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“Il più grande”, Muhammad Alì
95
THE
PEDROSA’S 331 ARTISTS
BIENNALE ARTE GUIDE 2024
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
PEDROSA’S 331 ARTISTS GIARDINI PADIGLIONE CENTRALE ARSENALE CORDERIE
Pacita Abad
Mariam Abdel-Aleem
Etel Adnan
Sandy Adsett
Affandi
Zubeida Agha
Dia al-Azzawi
Claudia Alarcón & Silät
Rafa al-Nasiri
Miguel Alandia Pantoja
Aloïse
Giulia Andreani
Claudia Andujar
María Aranís Valdivia
Aravani Art Project
Iván Argote
Karimah Ashadu
Dana Awartani
Aycoobo (Wilson Rodríguez)
Margarita Azurdia
Leilah Babirye
Libero Badii
Ezekiel Baroukh
Baya
Aly Ben Salem
Semiha Berksoy
Gianni Bertini
Lina Bo Bardi
Maria Bonomi
Bordadoras de Isla Negra
Victor Brecheret
Huguette Caland
Sol Calero
Elda Cerrato
Mohammed Chebaa
Georgette Chen
Galileo Chini
Kudzanai Chiurai
Isaac Chong Wai
Saloua Raouda Choucair
Chaouki Choukini
Chua Mia Tee
Claire Fontaine
Manauara Clandestina
River Claure
Julia Codesido
Liz Collins
Jaime Colson
Waldemar Cordeiro
Monika Correa
Beatriz Cortez
Olga Costa
Miguel Covarrubias
Victor Juan Cúnsolo
Andrés Curruchich
Rosa Elena Curruchich
Djanira da Motta e Silva
Olga De Amaral
Filippo de Pisis
Juan Del Prete
Pablo Delano
Emiliano Di Cavalcanti
Danilo Di Prete
Cícero Dias
Disobedience Archive
Marco Scotini
Juana Elena Diz
Tarsila do Amaral
Saliba Douaihy
Dullah
Inji Efflatoun
Uzo Egonu
Mohammad Ehsaei
Hatem El Mekki
Aref El Rayess
Ibrahim El-Salahi
Elyla
Ben Enwonwu
Romany Eveleigh
Hamed Ewais
Dumile Feni
Alessandra Ferrini
Cesare Ferro Milone
Raquel Forner
Simone Forti
Victor Fotso Nyie
Louis Fratino
Paolo Gasparini
Sàngódáre Gbádégesin Àjàlá
Umberto Giangrandi
Madge Gill
Marlene Gilson
Luigi Domenico Gismondi
Domenico Gnoli
Gabrielle Goliath
Brett Graham
Fred Graham
Enrique Grau Araújo
Oswaldo Guayasamín
Nedda Guidi
Hendra Gunawan
Antonio Jose Guzman & Iva Jankovic
Marie Hadad
Samia Halaby
Tahia Halim
Lauren Halsey
Nazek Hamdi
Mohamed Hamidi
Faik Hassan
Kadhim Hayder
Gilberto Hernández Ortega
Carmen Herrera
Evan Ifekoya
Julia Isídrez
Mohammed Issiakhem
Elena Izcue Cobián
María Izquierdo
Nour Jaouda
Rindon Johnson
Joyce Joumaa Biennale College
Mohammed Kacimi
Frida Kahlo
Nazira Karimi Biennale College
George Keyt
Bhupen Khakhar
Bouchra Khalili
Kiluanji Kia Henda
Linda Kohen
Shalom Kufakwatenzi
Ram Kumar
Fred Kuwornu
Grace Salome Kwami
Lai Foong Moi
Wifredo Lam
Judith Lauand
Maggie Laubser
Simon Lekgetho
Celia Leyton Vidal
Lim Mu Hue
Romualdo Locatelli
Bertina Lopes
Amadeo Luciano Lorenzato
Anita Magsaysay-Ho
MAHKU (Movimento dos Artistas
Huni Kuin)
Esther Mahlangu
Anna Maria Maiolino
Anita Malfatti
Ernest Mancoba
Edna Manley
Josiah Manzi
Teresa Margolles
Maria Martins
María Martorell
Mataaho Collective
Naminapu Maymuru-White
Mohamed Melehi
Carlos Mérida
Gladys Mgudlandlu
Beatriz Milhazes V&A Special Project
Omar Mismar
Sabelo Mlangeni
Tina Modotti
Bahman Mohasses
Roberto Montenegro
Camilo Mori Serrano
Ahmed Morsi
Effat Naghi
Ismael Nery
Malangatana Valente Ngwenya
Paula Nicho
Costantino Nivola
Taylor Nkomo
Marina Núñez del Prado
Philomé Obin
Sénèque Obin
Alejandro Obregón
Tomie Ohtake
Uche Okeke
Marco Ospina
Samia Osseiran Junblatt
Daniel Otero Torres
Lydia Ourahmane
Pan Yuliang
Dalton Paula
Amelia Peláez
George Pemba
Fulvio Pennacchi
Claudio Perna
Emilio Pettoruti
Lê Phô
Bona de Mandiargues
Ester Pilone
La Chola Poblete
Charmaine Poh
Maria Polo
Candido Portinari
Sandra Poulson Biennale College
B. Prabha
Lidy Prati
Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo)
Lee Qoede
Agnes Questionmark Biennale College
Violeta Quispe
Alfredo Ramos Martinez
Sayed Haider Raza
Armando Reverón
Emma Reyes
Diego Rivera
Juana Marta Rodas
Laura Rodig Pizarro
Abel Rodríguez
Aydeé Rodriguez Lopez
Freddy Rodriguez
Miguel Ángel Rojas
Rosa Rolanda
Jamini Roy
Rómulo Rozo
Erica Rutherford
José Sabogal
Mahmoud Sabri
Syed Sadequain
Nena Saguil
Mahmoud Saïd
Kazuya Sakai
Ione Saldanha
Dean Sameshima
Zilia Sánchez
Bárbara Sánchez-Kane
Nenne Sanguineti Poggi
Fanny Sanín
Aligi Sassu
Greta Schödl
Ana Segovia
Gerard Sekoto
Jewad Selim
Lorna Selim
Joshua Serafin
Kang Seung Lee
Gino Severini
Amrita Sher-Gil
Anwar Jalal Shemza
Yinka Shonibare
Doreen Sibanda
Fadjar Sidik
Gazbia Sirry
Lucas Sithole
Francis Newton Souza
Joseph Stella
Irma Stern
Leopold Strobl
Emiria Sunassa
Superflex
Armodio Tamayo
Maria Taniguchi
Evelyn Taocheng Wang
Lucy Tejada
Mariana Telleria
Günes¸ Terkol
Eduardo Terrazas
Clorindo Testa
Salman Toor
Frieda Toranzo Jaeger
Horacio Torres
Joaquín Torres-García
Mario Tozzi
Twins Seven Seven
Ahmed Umar
Unidentified Chilean women
artists, Arpillera
Rubem Valentim
Edoardo Daniele Villa
Eliseu Visconti
Alfredo Volpi
Kay WalkingStick
WangShui
Agnes Waruguru
Barrington Watson
Osmond Watson
Susanne Wenger
Emmi Whitehorse
Selwyn Wilson
Chang Woosoung
Celeste Woss y Gil
Xiyadie
Rember Yahuarcani
Santiago Yahuarcani
Nil Yalter
Joseca Mokahesi Yanomami
André Taniki Yanomami
Yêdamaria
Ramses Younan
Kim YunShin
Fahrelnissa Zeid
Anna Zemánková
Bibi Zogbé
2 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
STRANIERI OVUNQUE FOREIGNERS EVERYWHERE
The 331 artists of the main exhibition Nucleo storico | Nucleo contemporaneo
GIARDINI Padiglione Centrale
ARSENALE Corderie
Pacita Abad
B asco, Philippines, 1946
Si ngapore, 2004
Artista e attivista, Pacita Abad è stata una delle prime donne filippine a farsi conoscere nel mondo dell’arte internazionale. Affascinata dai colori e dalle estetiche vernacolari dei vari Paesi in cui ha viaggiato e vissuto – principalmente nel sud-est asiatico e nel suo Paese natale – Abad li ha integrati, in fruttuosa e complementare combinazione, con rappresentazioni chiare, immediate, facilmente leggibili dei temi politici a lei più cari. La seconda parte della sua carriera si è orientata verso lo studio di tecniche tradizionali e visioni via via più astratte, in chiave decorativa.
ENG Artist and activist Pacita Abad was one of the first Filipino women to be recognized in the international art world. Fascinated with colour and vernacular aesthetics from the many countries she lived and travelled in, mainly in south-eastern Asia and her native Philippines, Abad integrated them into a fertile, complementary combination with clear, immediate, easily readable depictions of the political themes she held dear. The second part of her career veered towards traditional techniques and increasingly abstract visions.
Mariam Abdel-Aleem
A lexandria, Egypt, 1930–2010
Un’artista che ha lasciato un segno importante nel campo della grafica, in Egitto come a livello internazionale. Attiva nel mondo accademico, è riconoscibile per il suo stile unico e per un approccio assai articolato verso diversi linguaggi e modalità espressivi: l’attenzione alla tecnica e alla sua innovazione; il dialogo con le proprie radici; il ricorso a volte alla calligrafia araba come elemento estetico, richiamo culturale, strumento di comunicazione.
ENG An artist who left an important mark in the field of graphics, both in Egypt and internationally. Active in the academic world, her work is recognisable for its unique style and complex approach: her attention to technique and its innovation; her dialogue with her own roots, and the occasional use of Arabic calligraphy as an aesthetic element, cultural reminder and tool for communication.
Etel Adnan
B eirut, Lebanon, 1925
P aris, France, 2021
Filosofa e scrittrice, Etel Adnan è stata ricercatrice in filosofia dell’arte. Durante la sua carriera accademica si è dedicata alla creazione di opere d’arte in funzione accompagnatoria al lavoro teorico e solo più tardi la sua originalità artistica è stata riconosciuta per meriti propri. Un interessante equilibrio tra astrazione e figurazione sfuma il confine tra il supporto materico dell’opera d’arte e lo strato costruttivo. Nelle sue opere ritroviamo la sua passione e ammirazione per Vincent van Gogh e per colori della California, che Adnan considera sua patria d’adozione.
ENG Philosopher and author Etel Adnan was an art philosophy scholar. Throughout her academic career, she dedicated to art as a way to accompany her theoretical work, and only later in life was her artistic originality recognized for its own merits. An interesting balance between abstraction and figuration blurs the edges between the material support of art and its construction layer. In her art, we find her passion and admiration for Vincent van Gogh and for the colours of California, who Adnan considers her adoptive homeland.
Sandy Adsett
BORN Wairoa, New Zealand, 1939
LIVES&WORKS Hastings, New Zealand
Noto nel mondo dell’arte per il suo impegno equamente diviso tra produzione artistica propria e divulgazione della storia artistica maori, Sandy Adsett analizza le unità stilistiche essenziali della sua cultura studiandole per mezzo di rielaborazioni e contaminazioni con l’arte moderna europea e l’arte grafica in particolare. Nella sua attività accademica Adsett ha contribuito alla sistematizzazione dell’arte originale neozelendese – non esclusivamente maori – e alla formazione delle ultime generazioni di artisti nel suo Paese.
ENG Known in the art world for his equal commitment to art proper and to the popularization of Ma¯ori art history, Sandy Adsett analyses the essential stylistic unities of his culture and studies them by means of elaboration and contamination with modern European art, and graphic art in particular. In his academic life, Adsett contributed to the systemization of original New Zealander art – not Ma¯ori exclusively – and to the education of New Zealand’s younger generation of artists.
Affandi
Ci rebon, Indonesia, 1907
Yogyakarta, Indonesia, 1990
Figura di svolta nella storia artistica indonesiana, Affandi è considerato la testa di ponte dell’espressionismo nel suo Paese. Si può affermare che la sua pratica artistica ricada anche negli schemi del naïf e dell’autodidattica, vista l’assenza di studi sistematici e l’affinamento tecnico spontaneo, pratico. I suoi temi sono sofferti, ruvidi e non lasciano spazio a scelte di pura soavità estetica. Affandi ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1954.
ENG A key figure in recent Indonesian art history, Affandi is considered the bridgehead of expressionism in his native country. We may also use the naive and self-taught categories to describe his art, given the absence of systematic study and an openly spontaneous, practical technical refinement. His themes of choice are uncompromisingly thorny and rough, and leave no space to pure aesthetical suavity. Affandi participated in the 1954 Venice Biennale.
Zubeida Agha
L yallpur, India, 1922
I slamabad, Pakistan, 1997
Nata in una famiglia altolocata del Punjab, Zubeida Agha sfruttò intelligentemente la sua posizione di privilegio per importare e innovare il Modernismo in quello che sarebbe divenuto il suo Paese, il Pakistan, fondato nel 1947. Nel 1949 la sua prima mostra fece conoscere l’arte astratta al pubblico pakistano, che ne rimase scandalizzato. I suoi dipinti elaborano la pura idea, il puro concetto, attingendo liberamente a ispirazioni europee e asiatiche.
ENG Born in a high-class Punjabi family, Zubeida Agha cleverly exploited her privileged position to import and innovate Modernism in what was to become her country – Pakistan, founded in 1947. In 1949, her first exhibition presented abstract art to a scandalised Pakistani audience. Her art elaborates on pure idea, pure concept, drawing freely from European and Asian inspiration.
Dia al-Azzawi
BORN Baghdad, Iraq, 1939
LIVES&WORKS London, UK, Jordan and Lebanon
L’efficace espressione calligraffiti riassume la sofisticazione estetica della calligrafia tradizionale araba con l’esigenza di immediatezza comunicativa propria della Pop Art, un’esigenza quanto più pressante da quando il Paese di Azzawi, l’Iraq, è vittima di repentini cambi di regime, sollevamenti, guerre. La violenza toglie voce all’umanità, ma il lavoro dell’artista genera nuovi canali, nuove voci, nuove identità.
ENG An effective portmanteau, calligraffiti, points at both the aesthetic sophistication of traditional Arabic calligraphy and the need for communicational immediacy that is proper of Pop Art, a need that is all the more urgent since Azzawi’s country, Iraq, has been unsettled by regime changes, upheaval, and war. Violence silences human voices, but an artist’s work can generate new channels, new voices, and new identities.
Claudia Alarcón & Silät
BORN Comunidad La Puntana, Salta, Argentina, 1989
LIVES&WORKS Comunidad La Puntana
Il collettivo artistico, appartenente alle popolazioni wichí dell’Argentina, esplora ed esprime attraverso i suoi lavori le tradizioni culturali e naturali locali, investigando le tradizioni tessili e la creatività della propria comunità. Queste creazioni rappresentano una risposta collettiva alle dinamiche dialettiche tra le comunità indigene e il mondo, evidenziando il desiderio individuale di espressione creativa. La lavorazione di oggetti tessili con fibre vegetali, come il chaguar, è centrale nella cultura, nella storia e nell’economia dei wichí.
ENG
The artistic collective, belonging to the Wichí populations of Argentina, explores and expresses local cultural and natural traditions through their work, investigating the textile traditions and creativity of their community. These creations represent a collective response to the dialectical dynamics between indigenous communities and the broader world, highlighting the individual desire for creative expression. The weaving of textile items from plant fibers such as chaguar is central to Wichí culture, history, and economy.
Rafa al-Nasiri
T ikrit, Iraq, 1940
A mman, Jordan, 2013
Tra i primi esponenti della corrente artistica hurufiyya – l’integrazione tra tradizione calligrafica araba e arte moderna – al-Nasiri è stato un innovatore, autentico anello di congiunzione tra culture e storie artistiche del mondo arabo, della Cina, dell’Europa occidentale. Ha insegnato ad Amman, nel Bahrain e a Baghdad, dove ha fondato il dipartimento di arte grafica all’Accademia di Belle Arti. I suoi lavori, che includono la produzione di libri d’arte, sono allo stesso tempo originali produzioni artistiche e schiette denunce sociali delle condizioni in cui è stato ridotto l’Iraq dalla violenza della guerra.
ENG One of the major exponents of hurufiyya – the artistic integration of Arabic calligraphy and modern art – al-Nasiri has been an innovator and a link between the art cultures and histories of the Arab world, China, and Western Europe. He taught in Amman, in Bahrain, and in Baghdad, where he founded the department of graphic art at the local fine arts academy. His work, which includes art books, are at one original artistic productions as well as candid denounce of the dire state of Iraq after decades of violence and war.
Miguel Alandia Pantoja
Catavi, Bolivia, 1914 L ima, Peru, 1975
Gran parte dei suoi lavori sono permeati di patriottismo e celebrano la classe operaia, in particolare quella mineraria, contadina e indigena boliviana. Le sue opere incorporano critica sociale e nuove influenze artistiche e politiche. Purtroppo alcuni dei suoi murales, come Storia della miniera del 1953 al Palazzo del Governo e Storia del Parlamento Boliviano del 1961 al Palazzo Legislativo a La Paz, sono stati distrutti dal governo militare boliviano.
ENG Miguel Alandia Pantoja’s work is often imbued with patriotism and celebrates the working classes, particularly Bolivia’s indigenous miners and peasants. His work incorporates social criticism and new artistic and political influences. Unfortunately, several of his murals, such as 1953’s History of the Mine in the Palace of Government and History of the Bolivian Parliament from 1961 in the Legislative Palace in La Paz, were destroyed by the Bolivian military government.
3 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
L ausanne, Switzerland, 1886
G imel, Switzerland, 1964
Lavora da giovane alla corte di Guglielmo II, vivendo un’ossessione amorosa fatale e senza speranza per il Kaiser. Internata nel 1920 come schizofrenica, comincia subito a dipingere non smettendo mai fino alla morte. Il suo valore come artista outsider viene scoperto da Dubuffet già negli anni ‘40. Un’arte magnetica la sua, voluttuosa, violenta ed elegante insieme, apprezzata ancora oggi ben al di là dell’etichetta Art Brut in cui molti vorrebbero concluderla.
ENG As a young woman she worked at the court of Wilhelm II, where she developed a fatal and hopeless obsessive love for the Kaiser. She was interned in 1920 as a schizophrenic and immediately began to paint, continuing until her death. Aloïse’s value as an outsider artist was discovered by Dubuffet as early as the 1940s. Mesmeric, voluptuous, violent, elegant art which is still appreciated today, even beyond the Art Brut label.
Giulia Andreani
BORN Venice, Italy, 1985
LIVES&WORKS Paris, France
La sua ricerca è incentrata sulla memoria sia collettiva che del singolo e la sua è un’opera in costante sviluppo. Partendo da fotografie che raccoglie in archivi storici e riproduce con il lavoro pittorico, narra vicende legate alla storia dei femminismi e dell’emancipazione della donna. Rilegge il passato attraverso il filtro soggettivo di una pittura ‘acquerellata’, con un campo cromatico ristretto alle sfumature del grigio di Payne.
ENG Giulia Andreani’s work is in constant development and focuses on both collective and individual memory. Starting from photographs which she collects from historical archives and reproduces in her painting, she narrates events linked to the history of feminism and women’s emancipation, reinterpreting the past through the subjective filter of watercolour painting, with a palette restricted to Payne’s grey.
Claudia Andujar
BORN Neuchatel, Switzerland, 1931
LIVES&WORKS São Paulo, Brazil
Per lei ricerca creativa e attivismo coincidono. Trasferitasi in Brasile, dagli anni ‘70 sfrutta il linguaggio fotografico per raccontare e difendere gli Yanomami, una popolazione amerindia tra le più importanti dell’Amazzonia, e la foresta che abitano da secoli. Nelle sue opere le immagini di esseri umani e frammenti di natura si confondono in continui accostamenti di forte impatto visivo ed emotivo.
ENG In Claudia Andujar’s photography, creative work and activism coincide. Having moved to Brazil in the 70s, she uses photographic language to speak about and defend the Yanomami, one of the Amazon’s most important Amerindian populations, and the forest they have inhabited for centuries. In her works, images of human beings and fragments of nature merge in continuous juxtapositions with powerful visual and emotional impact.
María Aranís Valdivia
S antiago, Chile, 1903
C hile, 1966
Pittrice, sorella maggiore della più conosciuta artista Graciela Aranís, studiò alla Scuola di Belle Arti di Santiago e fu allieva di Ricardo Richon Brunet. Con il suo lavoro artistico ottiene molti riconoscimenti nel suo Paese e alcune tra le sue opere fanno parte della collezione permanente di primari musei cileni. Lo stile pittorico è orientato al realismo.
ENG Painter and elder sister of the better-known artist Graciela Aranís, María studied at the School of Fine Arts in Santiago, and was mentored by Ricardo Richon Brunet. Her art received praise in her native Chile and some of it is part of the permanent collections of the country’s museums. Her style veers towards realism.
Aravani Art Project
FOUNDED Bangalore, India, 2016
BASED several cities, India
Un caso di progetto collettivo dalla forte valenza politica con l’obiettivo di creare spazio per l’espressione, in campo artistico, di donne trans e donne provenienti da contesti emarginati in India. L’affermazione dell’identità e l’infrastruttura necessaria alla partecipazione sono rese visibili grazie alla pittura murale, che allo stesso tempo crea e occupa spazio sociale, oltre a evidenziare le contraddizioni tra quanto è, paradossalmente, antisociale ma accettato e quanto è invece pro-sociale ma non accettato.
ENG A case of collective project of strong political value with the goal of creating space for the art expression of trans women and women of marginalized communities in India. The affirmation of identity and the infrastructure that is needed for participation are made visible thanks to mural painting, which at once creates and occupies social space as well as highlighting the contradiction of what is, paradoxically, anti-social though accepted on one side, and pro-social, though unaccepted, on the other.
Iván Argote
BORN Bogotá, Colombia, 1983
LIVES&WORKS Paris, France
Attraverso sculture, installazioni, film e altri interventi espressivi affronta il tema della costruzione narrativa della soggettività individuale e di quella collettiva, agendo artisticamente spesso proprio in quegli stessi spazi pubblici in cui entrambe vanno in scena. Le sue modalità possono essere percepite come anti-istituzionali, iconoclaste, surrealiste, ma forse si tratta ‘solo’ di un modo passionale di essere engagé e di ingaggiare politicamente l’Altro.
ENG Through sculptures, installations, films and staged interventions, Iván Argote questions the narrative construction of individual and collective subjectivity, often creating art in the public spaces which host both. His methods can be perceived as anti-institutional, iconoclastic and surrealist, but perhaps it is ‘simply’ a passionate way of being politically engaged and of politically engaging the Other.
Karimah Ashadu
BORN London, UK, 1985
LIVES&WORKS Hamburg, Germany and Lagos, Nigeria
Pittrice di formazione e artista video in carriera, Karimah Ashadu ritaglia un preciso spazio di elaborazione artistica sulla base di quanto può inizialmente – e tecnicamente – sembrare un classico documentario. Scene di vita lavorativa, specialmente all’aperto, sembrano essere oggetto di un mero esercizio di osservazione, benché finemente realizzato, fino al momento in cui si inserisce un intervento creativo delicato quanto chiaramente formato.
ENG A Painter-turned-videomaker, Karimah Ashadu dedicates precise spaces to artistic elaboration on top of what may initially – and technically – look like a documentary. Scenes of working life, especially open-air work, may seem a strictly observational exercise, finely polished though it may be, up to the point creative intervention appears, delicate as much as it is clearly thought out.
Dana Awartani
BORN Palestinian, Jeddah, Saudi Arabia, 1987
LIVES&WORKS Jeddah
Secondo Dana Awartani è possibile riconoscere un legame essenziale, nativo, tra geometria e tradizione religiosa e culturale. L’importanza dell’arte geometrica nella cultura islamica fa parte della sua formazione, ma riconosce lo stesso spirito in altre tradizioni, dal cristianesimo al buddismo. Dopo aver incluso l’arte occidentale nel suo percorso formativo, l’artista ha voluto riflettere sulla storia dell’artigianato artistico propria della sua cultura.
ENG According to Dana Awartani, it is possible to recognize an essential, native relationship between geometry and religious and cultural traditions. The importance of geometric art in Islamic culture is part of her formation, though she recognizes the same in other traditions – from Christianity to Buddhism. After including Western art in her education, the artist began reflecting on the history of her culture’s craftsmanship and its artistic scope.
Aycoobo
(Wilson Rodríguez)
BORN La Chorrera, Colombia, 1967
LIVES&WORKS Bogotá, Colombia
Trasmettendo le conoscenze botaniche ereditate dal padre, Aycoobo (Wilson Rodríguez), indigeno Nonuya nato a La Chorrera, nell’Amazzonia colombiana, indaga la connessione tra gli esseri umani e il mondo invisibile. La sua pratica artistica si nutre dell’uso delle piante medicinali durante i rituali, consentendo una profonda esplorazione e connessione con la presenza spirituale superiore negli esseri viventi. ENG Passing down the botanical knowledge inherited from his father, Aycoobo (Wilson Rodríguez), an indigenous Nonuya born in La Chorrera in the Colombian Amazon, explores the connection between humans and the invisible world. His artistic practice is nourished by the use of rituals involving medicinal plants, allowing for a profound exploration and connection with the higher spiritual presence in living beings.
Margarita Azurdia
A ntigua, Guatemala, 1931
Guatemala City, 1998
Autodidatta, conosciuta come Margot Fanjul, Azurdia si afferma nel 1963 con la sua prima mostra personale, tracciando il percorso di una carriera sperimentale e irriverente. Negli anni ‘60, realizza dipinti astratti di grande impatto, alcuni dei quali riflettono il design tessile indigeno. La serie Asta 104 ottiene la menzione d’onore alla 10. Bienal de São Paulo nel 1969, evidenziando la ricerca costante di Azurdia sull’identità umana nel cosmo.
Leilah Babirye
BORN Kampala, Uganda, 1985
LIVES&WORKS New York City, USA
ENG After fighting for the independence of Tunisia, Aly Ben Aloïse
ENG Self-taught, and known as Margot Fanjul, Azurdia established herself in 1963 with her first solo exhibition, embarking on the path of an irreverent, experimental career. In the 1960s, she made high-impact abstract paintings, some of which reflected indigenous textile design. The Asta 104 series, which highlighted Azurdia’s constant investigation of human identity in the cosmos, earned her an honorable mention at the 10th Bienal de São Paulo in 1969.
Composte da detriti e materiali di scarto raccolti per le strade di New York, le sculture di Babirye sono intrecciate, tagliate, saldate, bruciate e brunite. L’artista utilizza spesso maschere tradizionali africane per esplorare la diversità delle identità LGBTQI, assemblandole con ceramica, metallo e legno intagliato. Attraverso l’atto di bruciare, inchiodare e assemblare, l’artista affronta le realtà dell’essere gay nel contesto dell’Uganda e dell’Africa in generale. Recentemente il suo processo creativo è stato alimentato dalla necessità di trovare un linguaggio per rispondere all’approvazione della legge anti-omosessualità in Uganda.
ENG Composed of debris and waste materials collected from the streets of New York, Leilah Babirye’s sculptures are woven, cut, welded, burned and burnished. Babirye often uses traditional African masks to explore the diversity of LGBTQI identities, assembling them with ceramic, metal and carved wood. Through the act of burning, nailing and assembling, the artist addresses the realities of gay life in the context of Uganda and Africa in general. Her creative process was recently fuelled by the need to find a language to respond to the passing of anti-homosexuality laws in Uganda.
Libero Badii
A rezzo, Italia, 1916
Buenos Aires, Argentina, 2001
Filosofo e artista che ha sfruttato vari mezzi, dalla pittura al disegno, dalle incisioni alle arti plastiche, nelle quali ha sperimentato molti materiali come la ceramica, la pietra, il gesso, il legno, i polimeri e il bronzo, spesso combinati tra loro. L’immaginario surreale e poetico dell’artista si è tradotto in forme e personaggi che servono per spiegare dimensioni che non si possono comprendere con la ragione.
ENG A philosopher and artist who worked in various media, from painting, drawing and engravings to the plastic arts, in which he experimented with a range of materials including ceramic, stone, plaster, wood, polymers, bronze, often combined. Badii’s surreal and poetic imagery was translated into forms and characters which serve to explain realities which cannot be rationally understood.
Ezekiel Baroukh
M ansoura, Egypt, 1909
P aris, France, 1984
Conosce dolorosamente il fascismo a Roma da studente egiziano ebreo di Belle Arti negli anni ‘20. Tornato ad Alessandria, trova un ambiente artistico sensibile come lui alle innovazioni e ai temi politici della libertà, dell’antifascismo e dell’anticolonialismo. Da qui prende il via un percorso ricorsivo tra figurativo e informale, nell’urgenza incessante di ricercare il lessico visuale giusto per esprimere, con riconosciuta padronanza, la propria passione verso l’avanguardia. ENG As an Egyptian-Jewish student of Fine Arts in Rome in the 1920s, he became painfully acquainted with Fascism. Returning to Alexandria, he found an artistic environment that was as sensitive as he was to innovation and to the political themes of freedom, anti-fascism and anti-colonialism. A recursive approach drawing on both figurative and informal art and seeming almost to be in search of the right visual vocabulary to express, with acknowledged mastery, his passion for being avant-garde.
Baya
B ordj El Kiffan, Algeria, 1931 Blida, Algeria, 1998
Naïve, surrealista, outsider, orientalista… Baya non ha mai in realtà accettato etichette per la sua arte, apprezzata da Picasso e da Breton, da Braque e da DuBuffet. Una biografia difficile la sua, con incontri fortunati e fortuiti come in una favola, da cui scaturisce la costruzione di un personaggio affascinante come una novella Sherazade in un mondo di sole donne, con grandi occhi, reclinate e immerse in giardini psichedelici, in benevolente compagnia di animali fantastici. Nessun uomo in vista in questo paradiso.
ENG Naïve, surrealist, outsider, orientalist: Baya never accepted labels for her art, which was appreciated by Picasso, Breton, Braque and DuBuffet. Though difficult, her life also featured lucky encounters straight out of a fairy tale: so much so that she created a fascinating character like a new Sherazade in a world of only women, with large eyes, reclining and immersed in psychedelic gardens, in the benevolent company of fantastic animals. A paradise without a man in sight.
Aly Ben Salem
Tu nis, Tunisia, 1910 Stockholm, Sweden, 2001
Dopo aver lottato per l’indipendenza della Tunisia, ha contribuito in maniera determinante al rinnovamento e alla valorizzazione dell’artigianato artistico del suo Paese natale. Nella sua pittura ha proposto un repertorio figurativo ispirato alla storia e alla cultura tunisine tradotto in un linguaggio basato sul connubio tra simbolismo e sensuale decorativismo, scegliendo gamme cromatiche squillanti.
4 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Salem also made a decisive contribution to the renewal and enhancement of the artistic crafts of his native country. His paintings offered up a figurative repertoire inspired by Tunisian history and culture in a language based on a union of symbolism and sensual decorativism, depicted in a palette of bright colours.
Semiha Berksoy
I stanbul, Turkey, 1910–2004
Dopo aver conosciuto il successo come cantante lirica nella Berlino degli anni ‘30, è costretta a tornare in Turchia allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Da autodidatta inizia a dipingere scegliendo uno stile di decisa immediatezza espressiva, con pennellate veloci e brutali semplificazioni formali. Le sue opere, come pagine di un diario intimo, raccontano la sua vita, le sue paure, il grande amore non corrisposto per il poeta Nâzım Hikmet.
ENG After experiencing success as an opera singer in Berlin in the 1930s, she was forced to return to Turkey at the outbreak of the Second World War. A self-taught artist, she took up painting, choosing a style of expressive immediacy with urgent brushwork and brutal formal simplifications. Like pages of an intimate diary, her work tells of her life, her fears, and her great unrequited love for the poet Nâzım Hikmet.
Gianni Bertini
P isa, Italy, 1922
Caen, France, 2010
Dopo l’esperienza nei gruppi d’avanguardia MAC (Movimento Arte Concreta), con l’adesione all’Astrattismo e in seguito all’Informale con l’Arte nucleare, si avvicina alla Mec-art (Mechanical-art), recuperando una figurazione pop con immagini tratte dalla cartellonistica pubblicitaria e dalla televisione. La sua riflessione sui procedimenti meccanici di riproduzione delle immagini lo ha spinto in anni più recenti verso l’arte digitale.
ENG After his experience in the MAC (Concrete Art Movement) avant-garde groups, with his participation in Abstractionism and subsequently in Informalism with Nuclear Art, he began working in Mec-art (Mechanical-art), taking up a pop-art style through the use of images from advertising billboards and television. In later years, his interest in the mechanical processes of image reproduction drew him towards digital art.
Lina Bo Bardi
R ome, Italy, 1914
S ão Paulo, Brazil , 1992
Tra le figure più significative e innovative dell’architettura e del design del Novecento, si è occupata anche di scenografia, museografia, cinema, didattica e attività editoriale (è stata per un breve periodo codirettrice di Domus e fondatrice di varie altre riviste). Ha partecipato alla Resistenza ed è stata tra i fondatori, nel 1945, del Movimento Studi Architettura (MSA). A San Paolo, dove si trasferirà nel 1946 e dove risiederà fino alla fine, realizza il nuovo Museo d’Arte (MASP), autentica icona della cosiddetta architettura brasiliana paulista (o brutalista). ENG One of the most significant and innovative figures in 20th-century architecture and design, she was also involved in scenography, museography, cinema, teaching and publishing (she was briefly co-editor of Domus and founded various magazines). She participated in the resistance and was among the founders, in 1945, of the Movimento Studi Architettura (MSA). After moving to Sao Paulo she created the new Museum of Art (MASP), an icon of the so-called Brazilian paulista (or brutalist) architecture.
Maria Bonomi
BORN Meina, Italy, 1935
LIVES&WORKS São Paulo, Brazil
Inizia la sua ricerca artistica con le xilografie per poi sperimentare altri metodi di stampa e di creazione di immagini, anche digitali. Il suo fare gestuale si traduce in dinamici segni reiterati sulle superfici o in ampie forme geometriche impresse sulla sottile carta di riso. Sfruttando le matrici incisorie, modella anche sculture in cemento, o in altri materiali, proponendo installazioni con vari media, compresi i video.
ENG After beginning her artistic development with woodcuts, she began experimenting with other methods of printing and creating images, including digital ones. Her style involves dynamic motifs reiterated over surfaces or large geometric shapes imprinted on thin rice paper. Using engraving moulds, she also models sculptures in concrete or other materials, creating installations in various media, including video.
Bordadoras de Isla Negra
FOUNDED Isla Negra, Chile, 1967–1980 Negli anni ‘30, ad Isla Negra, non un’isola ma una città costiera di pescatori in Cile, Neruda compra una casa che amerà per tutta la vita. Anni dopo «cominciarono a fiorire – racconta il poeta – le ricamatrici dell’Isola Negra. Ogni casa ha tirato fuori un ricamo come un fiore». Le case si riempirono di «fili di colori, di innocenza celeste». Le Bordadoras assursero presto a una fama mondiale che continua ancora oggi. «Si spiega che la mia poesia abbia messo qui le sue radici».
ENG In the 1930s, Pablo Neruda bought a house that he will always love in Isla Negra, a coastal fishing town in Chile. Years later, “the embroiderers of Isla Negra,” the poet recounted, “began to flourish. Each house brought out an embroidery like a flower.” The houses were filled with “threads of colour, of heavenly innocence.” The Bordadoras soon rose to the worldwide fame that continues to this day. “This explains why my poetry took root here.”
Victor Brecheret
Farnese, Italy, 1894
S ão Paulo, Brazil, 1955
Trasferitosi in Brasile a dieci anni, dopo studi svolti in Italia torna a vivere nel 1919 a San Paolo. Grazie a una borsa di studio trascorre poi otto anni, dal 1921 al 1929, a Parigi. Alternando soggiorni tra Francia e Brasile, la sua cifra artistica si struttura attraverso le influenze di movimenti ed artisti centrali dell’arte moderna europea: Cubismo, Art Deco e Brancusi su tutti. Le sue sculture, raffiguranti figure umane con temi storici o mitologici, evidenziano la sua maestria nell’utilizzo di materiali quali granito, marmo, legno, terracotta e bronzo, con mirabili esiti in particolare nei giochi di luce e ombra.
ENG Having moved to Brazil at the age of ten, after studying in Italy he returned to live in Sao Paulo in 1919. Thanks to a scholarship he then spent the eight years between 1921 and 1929 in Paris. Alternating stays in France and Brazil, his artistic style developed under the influences of movements and artists central to modern European art, above all Cubism, Art Deco, Brancusi. His sculptures, depicting human figures with historical or mythological themes, highlight his mastery in the use of materials such as granite, marble, wood, terracotta and bronze, with admirable results particularly in the play of light and shadow.
Huguette Caland
B eirut, Lebanon, 1931–2019
Nata in un’importante famiglia libanese, Caland ha passato la prima parte della sua vita nel Paese natale per poi trasferirsi a Parigi, dove gode di una libertà esistenziale ed espressiva decisamente altre rispetto al vissuto quotidiano libanese. È qui che decide di darsi completamente all’arte, un’arte dedicata ai corpi, alla sensualità, all’esplorazione della fisicità, all’abbondanza della carne. Ci vorrà però del tempo perché i suoi disegni, innovativi e molto provocatori, entrino nel circuito dei grandi musei internazionali.
ENG Born in a prominent Lebanese family, Caland spent the first part of her life in her native country to later move to Paris, where she enjoyed a freedom and an atmosphere that she just couldn’t in Lebanon. It is at that time that she chose art, an art that has been all about bodies, sensuality, about the exploration of physicality and the abundance of flesh. It took years for her drawings, so innovative and so inflammatory, to be mainstreamed.
Sol Calero
BORN Caracas, Venezuela, 1982
LIVES&WORKS Berlin, Germany
Nelle sue opere si passeggia, ci si sente a casa, ci si accomoda. Oppure, con la coda dell’occhio, ci si accorge della rovina incipiente. L’artista si muove tra architettura, design d’arredamento e scultura, focalizzandosi sulla loro valenza sociale e interattiva. L’accuratezza e la gradevolezza formale delle sue installazioni non mancano di veicolare critiche alla società contemporanea, insieme a riflessioni su come interagiscono i corpi negli spazi strutturati.
ENG In Sol Calero’s work you wander, feel at home, relax. Or, out of the corner of your eye, you notice the incipient ruin. Calero moves between architecture, furniture design and sculpture, focusing on their social and interactive value. The precision and formal pleasantness of her installations manage however to convey criticism of contemporary society, together with reflections on how bodies interact in structured spaces.
Elda Cerrato
A sti, Italy, 1930
Buenos Aires, Argentina, 2023
Una lunga carriera artistica in cui la padronanza di vari linguaggi (pittura, collage, installazioni, video, interventi) si è messa al servizio delle idee al fine di esplorare la capacità dell’arte di rispondere alle istanze socio-politiche ed esistenziali: dalla ricerca informale e astratta fino all’arte concettuale e dei media per la creazione di messaggi politici contro la dittatura negli anni ‘70, per poi tornare ad una ricerca visuale sui valori della trascendenza, della spiritualità e dell’inconscio.
ENG A long artistic career in which the mastery of various languages (painting, collage, installations, video, interventions) has been put at the service of ideas to explore the capacity of art to respond to socio-political and existential demands: from informal and abstract work to conceptual and media art for the creation of political messages against dictatorship of the 1970s, and then back to visual research into the values of transcendence, spirituality and the unconscious.
Mohammed Chebaa
T angiers, Morocco, 1935
Casablanca, Morocco, 2013
Studia arte a Roma dove sin da subito suscita l’interesse di Topazia Alliata, che espone alcune sue opere presso la Galleria Trastevere.
Da lì, si avvia una carriera che lo vede assumere responsabilità istituzionali sempre maggiori, al centro del Movimento per la creazione (o forse il rinnovamento) di una forte identità artistica marocchina, tramite il sostegno alle arti tradizionali e al superamento della cultura colonialista.
ENG He studied art in Rome where he immediately aroused the interest of Topazia Alliata, who exhibited some of his works at the Galleria Trastevere gallery. From there, he embarked on a career that saw him take on increasing institutional responsibilities in the movement for the creation (or perhaps the renewal) of a strong Moroccan artistic identity, through support for traditional arts and the overcoming of colonialist culture.
Georgette Chen
Z hejiang, China, 1906
Si ngapore, 1993
Ricordata per il suo impegno nel promuovere l’educazione artistica a Singapore e nell’importare nel Paese asiatico i canoni di accesso all’arte sviluppati in Occidente, il tutto dispiegato con la preziosa collaborazione del collega artista ed educatore Lim Hak Tai. Grazie agli ampi strumenti culturali garantitile dalla famiglia, Chen viaggerà molto in Europa e negli Stati Uniti, ove potrà elaborare un suo stile post-impressionista che si raccorda, in temi e soggetti, con lo stile cinese meridionale, localmente nanyang
ENG Chen is remembered for her lifelong commitment to art education in Singapore and to the import of Western art access canons in the Asian country, with the help of fellow artist and educator Lim Hak Tai. Thanks to her family’s interest for arts and culture and solidity of means, the artist travelled extensively in Europe and America, where she honed her post-impressionist style beautifully combined, on occasion, with southern Chinese style, known locally as Nanyang
Galileo Chini
F lorence, Italy, 1873–1956
Il suo nome è fortemente legato alla Biennale, per la quale realizzerà alcuni tra suoi più celebri cicli decorativi, tra cui la Sala del Sogno, la prima sala internazionale allestita nel 1907, nella quale dipinse il fregio con la storia della Biennale. La sua arte si è sviluppata tra Liberty e Simbolismo e si caratterizza per l’estremo e prezioso decorativismo e la raffinata esuberanza dei motivi ornamentali, tratti che seppe mirabilmente mixare nella sua poliedrica produzione.
ENG His name is closely linked to the Biennale, for which he created some of his most famous decorative cycles, such as the Room of the Dream, the first international room set up in 1907, in which he painted the frieze depicting the Biennale’s history. His art took in aspects of Art Nouveau and Symbolism and is characterized by extreme and detailed decorativeism and the refined exuberance of the ornamental motifs which he ably blended in his multifaceted work.
Kudzanai Chiurai
BORN Harare, Zimbabwe, 1980
LIVES&WORKS Harare
Post-colonialismo, schiavismo, maschilismo, despotismo, xenofobia, corruzione, guerra e potere al centro di storie di denuncia corali o soggettive, alternative a quelle dei canali ufficiali. Attraverso media tradizionali e new media, disegni, dipinti, fotografie, graffiti, poster e Tv, vengono proposte visioni identitarie sovversive di ogni stereotipo socio-politico ed economico, dove eroi, eroine e collettivi militanti immaginari hanno la forza dirompente del linguaggio pop e della street art.
ENG Ensemble or subjective stories of political critique that centre post-colonialism, slavery, chauvinism, despotism, xenophobia, corruption, war and power and which run counter to the official versions. Through traditional and new media, drawings, paintings, photographs, graffiti, posters and TV, subversive identity-based visions of every socio-political and economic stereotype offer up imaginary heroes, heroines and militant collectives who have the disruptive force of pop art language and street art.
5 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Isaac Chong Wai
BORN Hong Kong, 1990
LIVES&WORKS Berlin, Germany and Hong Kong
L’artista usa installazioni partecipative e momenti di interazione tra due o più persone per testare e rielaborare in forma d’arte le reazioni umane nel momento in cui si viene condotti in uno stato di vulnerabilità, di apertura, di emozione, piegati dal peso di una memoria che, se non propria, è ricreata e riproposta dall’esperienza. Solo in questo modo, nello svolgersi della performance artistica, contesto, storia, emozione e ragion d’essere si esplicitano in una forma completamente esistente.
ENG The artist uses participative installation and moments of interaction between two or more people to test and re-elaborate, in art form, human reactions in the moment we are taken onto a state of vulnerability, openness, emotion, and we are forced under the weight of a memory that, if not our own, is recreated and offered to experience. Only in this way, in the unfolding of the artistic performance, context, history, emotion, and raison d’être are expressed in a fully existing form.
Saloua Raouda Choucair
B eirut, Lebanon, 1916–2017
Forte di uno spirito entusiasticamente internazionalista, la sua passione per l’arte nasce negli anni difficili della Seconda guerra mondiale, quando i musei del Cairo sono chiusi e lei sazia il suo interesse ammirando le decorazioni d’arte geometrica delle moschee, la cui essenza si ritroverà poi nelle sue innovative sculture geometriche componibili. Studierà arte in Libano e poi a Parigi con Fernand Léger. Choucair si può considerare senza ombra di dubbio una delle figure più rilevanti per quel che riguarda la diffusione dell’arte astratta nel mondo arabo.
ENG Driven by an enthusiastically internationalist spirit, her passion for art was born during the difficult years of the Second World War, when the museums in Cairo were closed and she satiated her artistic interests by admiring the local mosques’ geometric art décor, whose essence would later be found in her innovative and modular geometric sculptures. She studied art in Lebanon and then in Paris with Fernand Léger. Choucair can undoubtedly be considered one of the most significant figures in the dissemination of abstract art in the Arab world.
Chaouki Choukini
BORN Choukine, Lebanon, 1946
LIVES&WORKS La Verrière, France
Fin dagli anni ‘60 Choukini sviluppa una visione dell’arte all’insegna della coerenza. Le sue sculture, prevalentemente in legno ma anche in marmo e pietra, richiamano figure antropomorfe in forma eretta, quasi dei totem, rudimentali solo in apparenza: ad uno sguardo più attento ecco apparire decorazioni sofisticate a suscitare riflessioni nell’osservatore. Organico e meccanico si affiancano in lavori che evocano una presenza umana mai palesemente delineata, sempre solo suggerita o evocata.
ENG Since the 1960s, Choukini has been developing a vision of art characterized by coherence. His sculptures, mainly in wood but also in marble and stone, evoke upright anthropomorphic figures which seem almost totems, rudimentary only in appearance: upon closer inspection, sophisticated decorations appear, triggering reflection in the observer. The organic and the mechanical come together in work that evokes a human presence which is never revealed, only suggested or hinted at.
Chua Mia Tee
BORN Shantou, China, 1931
LIVES&WORKS Singapore
L’artista può definirsi un poeta – per immagini – e cantore della nazione malese. Inseritosi con soddisfazione nella corrente di realismo sociale, stimolato dalla connotante disposizione pratica e politica della stessa, Chua si impone fieramente nella costruzione di un’epica nazionale singaporiana che in quegli anni si andava formando in opposizione ai domini coloniali. I suoi oli vividi trasudano attaccamento forte alla nazione e vissuto senso di appartenenza; più estesamente e civicamente, senso dello Stato.
ENG The artist may be defined as a poet – an image poet –and a cantor of the Malay nation. Allowing himself into the social realism current that was growing under its own practical and political value, Chua proudly offered his vision in the building of a Singaporean national epic, which in those years was growing in opposition to foreign domination. His vivid oils on canvas ooze charisma, nation, belonging, and patriotism.
Claire Fontaine
FOUNDED Paris, France, 2004
BASED Palermo, Italy
Una serie di opere realizzate da questo collettivo, formatosi a Parigi ma operante a Palermo, ha suggerito al direttore Pedrosa il tema per questa edizione della Biennale. Negli ex cantieri navali delle Gaggiandre, all’Arsenale, vedremo in una nuova installazione su larga scala le sculture al neon di vari colori con la scritta “Stranieri Ovunque” in cinquantatré lingue. Intervenendo in spazi pubblici, soprattutto con scritte al neon, lavori di Claire Fontaine si focalizzano su taluni aspetti del sistema politico e culturale contemporaneo.
ENG It was a series of works by this collective, which formed in Paris but operates in Palermo, that suggested to director Adriano Pedrosa the theme of this edition of the Biennale. The former Gaggiandre shipyards at the Arsenale will host a new large-scale installation featuring neon sculptures in various colours with the words ‘Foreigners Everywhere’ in fifty-three languages. By intervening in public spaces, especially with neon writing, Claire Fontaine focuses attention on aspects of the contemporary political and cultural system.
Manauara Clandestina
BORN Manaus, Brazil, 1992
LIVES&WORKS São Paulo, Brazil
«Credo che tutta la vida travesti sia un fatto politico». La propria esperienza di persona in transizione di genere – in un contesto sociale dove ciò provoca il dileggio quando non l’aggressione – diventa il mezzo e il tema della propria produzione artistica trasversale. Performance, film, fotografie, moda: tutti linguaggi al servizio di una dissidenza corporea che vuole prendere parola. «Questo corpo non era il mio. Il mio nome me lo sono conquistato».
ENG “I believe that all vida travesti is political.” Her own experience as a person transitioning – in a social context where this provokes mockery or even aggression – becomes the medium and theme of her own transversal artistic production: performance, film, photography and fashion are elements of a bodily dissidence that demands to speak out. “This body was not mine. I earned my name.”
River Claure
BORN Cochabamba, Bolivia, 1997
LIVES&WORKS Cochabamba and La Paz, Bolivia
Ch’ixi nel linguaggio andino aymara è un termine che indica una qualità indeterminata tra due polarità, come quei tessuti il cui ordito mélange non permette di dichiararne l’appartenenza ad un solo colore. Sul crinale dell’indeterminatezza ch’ixi, Claure sviluppa e definisce i suoi lavori di artista visivo costruendo un percorso poetico ed estetico capace di opporsi alla meccanica logica binaria contrappositiva, risolvendola con una più alta idea di convivenza nella giustapposizione.
ENG Ch’ixi is a term in the Andean Aymara language that indicates an indeterminate quality between two polarities, like those fabrics whose mélange warp makes it impossible to claim that they are of a single colour. On the ridge of ch’ixi indeterminacy, River Claure proposes his works of visual art as an opportunity to resolve the contrastive binary logic and move towards coexistence in juxtaposition.
Julia Codesido
L ima, Peru, 1883–1979
La cifra espressiva dei suoi lavori è fortemente connotata da una straordinaria capacità di coniugare audacemente colore e design. Il suo stile espressionista, congiuntamente all’incisiva influenza che la cultura indigena peruviana esercita nel suo lavoro, le permetterà di emergere nella scena artistica contemporanea. Il suo interesse e la sua ricerca sul terreno vivo della cultura indigena del Perù si caratterizzeranno progressivamente nel tempo per il tratto e per una disposizione sempre più moderna, in particolare nella fase della sua transizione verso l’astrazione.
ENG The powerfully expressive character of Julia Codesido’s work is characterized by an extraordinary ability to boldly combine colour and design. Her expressionist style, combined with the incisive influence that indigenous Peruvian culture exerts in her work, allowed her to emerge in the art scene of her day. Her interest in and investigation of the living terrain of Peru’s indigenous culture would be characterized over time by its style and increasingly modern approach, in particular in the phase of her transition towards abstraction.
Liz Collins
BORN Alexandria, USA, 1968 LIVES&WORKS Brooklyn, USA
Si muove tra arte e design, esplorando le varie possibilità espressive offerte dalla materia tessile, prima creando collezioni di moda e partecipando a sfilate, poi focalizzandosi sul linguaggio più prettamente artistico, portando avanti anche l’attività di docenza accademica. Con il suo stile vivido, riccamente cromatico e optical, crea installazioni tessili di estrema fluidità, squillanti ed energizzanti, sempre ben oltre ogni meccanica convenzione.
ENG Liz Collins moves between art and design, exploring the various possibilities of textiles, initially by creating fashion collections and participating in fashion shows and later by focusing on more purely artistic language, while also teaching in academia. With her vivid, richly chromatic and optical style, she creates fluid textile installations that shimmer and energize, somehow going beyond convention.
Jaime Colson
P uerto Plata, Dominican Republic, 1901
S anto Domingo, Dominican Republic, 1975
Dopo la formazione a Santo Domingo, Jaime Colson perfeziona le sue capacità pittoriche a Parigi. Nel 1918 si trasferisce in Spagna, dove frequenta La Lonja di Barcellona e l’Accademia di Belle Arti di Madrid. Vive a Parigi dal 1924 al 1934, subendo una forte influenza cubista. Artista figurativo, sperimenterà svariati stili caratterizzanti movimenti del tempo, dal Cubismo al Surrealismo fino al Neoclassicismo. Colson è considerato uno dei grandi pittori del XX secolo dell’America Latina.
ENG After training in Santo Domingo, Jaime Colson perfected his painting skills in Paris. In 1918, he moved to Spain, studying at La Lonja in Barcelona and the Academy of Fine Arts in Madrid. From 1924 to 1934 he lived in Paris, where he was profoundly influenced by Cubism. A figurative artist, he would experiment with the various styles characterizing the movements of the time, from Cubism and Surrealism to Neoclassicism. Colson is considered one of the great 20th century painters of Latin America.
Waldemar Cordeiro
R ome, Italy, 1925
S ão Paulo, Brazil, 1973
Tra il 1946 e il 1948 Cordeiro viaggia tra Roma e San Paolo, stabilendosi infine, in forma definitiva, nel gigante latinoamericano. In Brasile esercita al contempo le attività di pittore, critico d’arte e giornalista, divenendo leader della comunità dell’Arte Concreta. Inizialmente figurativo, il suo stile si trasforma negli anni ‘40 sotto l’influenza dell’astrazione internazionale di Art Club. Cordeiro è stato anche un pioniere nell’arte informatica, introducendo il computer nel suo processo creativo già negli anni ‘60.
ENG Between 1946 and 1948 Cordeiro travelled between Rome and Sao Paulo, finally settling definitively in Brazil, where he would simultaneously carry out the activities of painter, art critic and journalist, becoming leader of the Concrete Art community. Initially figurative, in the 1940s his style transformed under the influence of the international abstraction of Art-Club. Cordeiro was also a pioneer in computer art, introducing digital imaging into his creative practice as early as the 1960s.
Monika Correa
BORN Mumbai, India, 1938
LIVES&WORKS Mumbai
Anello di congiunzione tra arte tessile indiana e occidentale, Monika Correa usa trama e ordito non solo come tecnica artistica, ma anche come strumenti di costruzione di una storia e di un’analisi dell’arte tessile stessa. I suoi arazzi trovano posto nel novero delle arti belle e nella storia recente dell’India attraverso la ricchezza della lana e del cotone utilizzati. La raffigurazione dei soggetti, la cui presenza sia figurata o solo intuibile, è veicolo di un nuovo fare arte orgogliosamente indiano.
ENG A link between Indian and western textile art, Monika Correa uses warp and weft not only as an art technique, but also as a tool to build and analyse the history of textile art itself. Her tapestries find their place among the fine arts and in the recent history of India and its trade relations through the richness of the wool and cotton used and the depiction of subjects, whose presence is either figurative or only understood as a vehicle for an original, proud Indian artmaking.
Beatriz Cortez
BORN San Salvador, El Salvador, 1970
LIVES&WORKS Los Angeles and Davis, USA
Critica culturale e letteraria nonché artista visiva, esplora la simultaneità delle temporalità e delle versioni della modernità, in particolare riguardo a memoria e perdita post-guerra e all’immigrazione. Emigrata negli Stati Uniti da El Salvador, conserva una prospettiva bilanciata tra i due Paesi. Il suo lavoro indaga le rotte storiche e contemporanee degli scambi culturali, commerciali e umani nelle Americhe, concentrandosi principalmente sulla scultura.
ENG A cultural and literary critic as well as a visual artist, she explores the simultaneity of temporalities and versions of modernity, particularly as regards post-war memory and loss and immigration. Having emigrated to the United States from El Salvador, she maintains a balanced perspective between the two countries, and her work investigates the historical and contemporary routes of cultural, commercial, and human exchange in the Americas, focusing primarily on sculpture.
Olga Costa
L eipzig, Germany, 1913
Guanajuato, Mexico, 1993
Protagonista della nascita di un sentimento artistico nazionale nella sua patria adottiva (la famiglia di Olga Kostakowsky era scappata dalla Russia zarista per riparare prima in Germania e poi in Messico), Olga Costa nasce come pittrice autodidatta incantata dalla bellezza dei colori e della vita del Messico. Il vigore e la spontaneità dei suoi dipinti raccolgono e accompagnano la celebrazione di un’arte modernista pienamente e compiutamente messicana.
6 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
ENG A protagonist of the birth of a national art sentiment in her adoptive country (Olga Kostakowsky’s family fled Czarist Russia to take refuge in Germany first, and in Mexico later), her career commenced as a self-taught painter enchanted by the beauty of colour and life in Mexico. The strength and spontaneousness of Olga Costa’s paintings reflect and accompany the celebration of a fully Mexican modernist art current.
Miguel Covarrubias
Mexico City, 1904–1957
Lo stile delle taglienti caricature, l’esagerazione grafica, il gusto antropologico dei suoi ritratti sono elementi immediatamente riconoscibili come affini – anzi, coincidenti – con l’elettrizzante estetica della jazz age statunitense. Una personalità curiosa, aperta, immediatamente riflessiva che ha contribuito a formare il gusto estetico di una generazione e di un milieu artistico di quella che era, all’epoca, la città faro del mondo moderno: New York.
ENG The style of his sharp caricatures, graphic exaggeration, and the anthropological taste of his portraits are immediately recognizable elements that are akin – indeed, coincident – with the electrifying aesthetics of the American jazz age. A curious, open, and immediately reflective personality that contributed to shaping the aesthetic taste of a generation and an artistic milieu in what was, at the time, the beacon city of the modern world: New York.
Victor Juan Cúnsolo
V ittoria, Italy, 1898
L anus, Argentina, 1936
L’artista italiano ha trascorso gran parte della sua vita a Buenos Aires, arrivando in Argentina nel 1913. La sua formazione artistica inizia a La Boca, e nel 1921 entra nel gruppo El Bermellón. Noto per le sue opere paesaggistiche di La Boca, sviluppa successivamente uno stile più semplificato. Nel corso degli anni partecipa a numerose mostre in Argentina e all’estero. Le sue opere, inclusi i paesaggi di La Boca e nature morte, riflettono una prospettiva introspettiva.
ENG An Italian artist who spent most of his life in Buenos Aires, arriving in Argentina in 1913, his artistic training began in La Boca, and in 1921 he joined the El Bermellón group. He became known for his landscape works of La Boca, later developing a simplified style. Over the years he participated in numerous exhibitions in Argentina and abroad. His work, including the La Boca landscapes and still lifes, reflect his introspective perspective.
Andrés Curruchich
C omalapa, Guatemala, 1891-1969
La cultura Maya non è aliena al sincretismo e sincretica è la scelta di Curruchich, che adotta volentieri a un tempo le tecniche artistiche occidentali (la pittura ad olio) e i temi della sua regione. Con interesse sinceramente etnografico l’artista fotografa scene di vita quotidiana del suo Paese, inserendosi così in una vicenda artistica che comprende la divulgazione e la testimonianza degli usi e costumi delle Americhe ad uso degli europei.
ENG Maya culture is no stranger to syncretism, and Curruchich’s art choice may be viewed as syncretic, as well: the artist adopted Western art techniques (oil painting) and the themes that are most proper to his native region. With a sincerely ethnographic interest, the artist pictures scenes of everyday life in his country, thus becoming part of an artistic narrative that includes the dissemination and testimony of the customs and traditions of the Americas for the Europeans.
Rosa Elena Curruchich
C omalapa, Guatemala, 1958–2005
Nipote di Andrés, per Rosa Elena Curruchich è stato molto difficile affermarsi come pittrice. Il suo ambiente sociale osteggiava apertamente le donne che aspiravano a una carriera nelle arti, il che l’ha indotta – a suo dire – a preferire la composizione di quadri molto piccoli. Sarà forte il suo rammarico per non aver avuto l’opportunità di ricevere una formazione artistica propriamente detta e purtroppo il suo valore verrà riconosciuto pienamente solo dopo la sua morte. ENG A granddaughter of Andrés’, Rosa Elena Curruchich faced significant difficulties in establishing herself as a painter. Her social environment openly opposed women aspiring to a career in the arts, which led her – as she claimed – to prefer creating very small paintings only a few inches wide. She deeply regretted not having the opportunity to receive proper artistic training, and unfortunately, her true value was fully recognized only after her death.
Djanira da Motta e Silva
Avaré, Brazil, 1914
R io de Janeiro, Brazil, 1979
Essenzialmente autodidatta e di origini proletarie e indigene, Djanira è stata etichettata dalla critica come artista “naive” o “primitiva”, vedendo simbolicamente cancellata la sua opera dal canone dell’arte brasiliana. Il suo lavoro inizia durante la modernizzazione del Brasile degli anni ‘40, un periodo caratterizzato dal dibattito e dal confronto tra arte nazionalista figurativa e tendenze costruttiviste. La sua ispirazione deriva dalle radici profonde della cultura popolare e indigena brasiliana, di cui riflette e rielabora la ricca eredità espressiva e spirituale. ENG Essentially self-taught and of working class and indigenous origins, Djanira has been labeled by critics as a “naive” or “primitive” artist, and saw her work symbolically erased from the canon of Brazilian art. She began painting during the modernisation of Brazil in the 1940s, a period characterized by the tensions between nationalist figurative art and constructivist tendencies. She drew inspiration from the deep roots of Brazilian popular and indigenous culture, reflecting and re-elaborating its rich expressive and spiritual heritage.
Olga De Amaral
BORN Bogotá, Colombia, 1932
LIVES&WORKS Bogotá
Conosciuta come artista tessile, la sua ricerca attuale, sempre nell’ambito dei materiali a lei più congeniali (fibre, fili, lana, gesso, fogli metallici), le ha assicurato un posto importante nell’arte della scultura e delle installazioni nonché nella pittura. Partendo dalla tradizione artigianale colombiana, ha progressivamente assorbito con tratto proprio l’influenza del Modernismo latino americano fino agli ultimi sviluppi nel campo dell’astrazione ottica e del Post-minimalismo.
ENG Known as a textile artist, her current work in her favourite materials (fibers, threads, wool, plaster, metal sheets) has given her an important place in the art of sculpture, installations and painting. Starting from the Colombian craft tradition, she has interpreted the influence of Latin American Modernism up to the latest developments in the field of optical abstraction and Postminimalism.
Filippo de Pisis
Ferrara, Italy, 1896
M ilan, Italy, 1956
Pittore, scrittore e poeta, si è avvicinato a differenti movimenti artistici del primo Novecento elaborando una personalissima cifra stilistica, nella quale ha coniugato la spazialità immobile, atemporale, metafisica con il gusto per il tratto veloce degli impressionisti, il segno asciutto ed essenziale dal forte valore evocativo con toni fauves del colore. Nella sua produzione i temi più ricorrenti sono stati le nature morte, i paesaggi e i nudi maschili.
ENG A painter, writer and poet, he was involved in various artistic movements of the early 20th century, developing a highly personal style which combined the immobile, timeless spatiality of Metaphysics with a taste for the swift brushwork of the Impressionists; a powerfully evocative dry and spartan style with a Fauvist palette. The most frequent recurring themes in his work were still lifes, landscapes and male nudes.
Juan Del Prete
Vasto, Italy, 1897
Buenos Aires, Argentina, 1987
Italiano, emigrato a dodici anni, è considerato il capostipite dell’arte astratta argentina. Inizia a dipingere da autodidatta con uno stile figurativo e paesaggistico, ma durante un lungo soggiorno formativo a Parigi entra in contatto con personalità quali Arp, Campigli, Herbin, Hélion e Vantongerloo e si unisce al gruppo Abstraction-Création, il che contribuirà in maniera decisiva a definire la sua espressività artistica in chiave decisamente contemporanea, in linea con le avanguardie europee del tempo. Nell’arco della sua quarantennale carriera espone in Sud America, in Europa – due volte alla Biennale di Venezia –, negli Stati Uniti, ricevendo svariati premi e onorificenze. L’eclettica produzione fatta di invenzioni pittoriche e scultoree svela il suo costante desiderio di sperimentare e rielaborare incessantemente materiali, stili e tecniche.
ENG An Italian who emigrated at the age of 12, he is considered the progenitor of Argentine abstract art. He began to paint as a self-taught artist with a figurative and landscape style, but during a long formative stay in Paris he came into contact with personalities like Arp, Campigli, Herbin, Hélion and Vantongerloo and joined the Abstraction-Création group. Over the course of his forty-year career he exhibited in South America, in Europe – twice at the Venice Biennale– and in the United States, receiving prizes and honors. His eclectic work with its pictorial and sculptural inventions reveals the artist’s constant desire to experiment and incessantly rework materials, styles and techniques.
Pablo Delano
BORN San Juan, Puerto Rico, 1954
LIVES&WORKS West Hartford, USA
Nato e cresciuto a Porto Rico, ovvero la più antica colonia del mondo con ben 527 anni di colonizzazione, Pablo Delano si dedica alla fotografia, arte appresa dal padre, il noto fotografo Jack Delano. Nei suoi lavori documenta le vite, le storie e le lotte delle comunità latine e caraibiche nelle loro terre d’origine e nelle loro svariate diaspore. Tra le sue pubblicazioni più significative Faces of America (1992), In Trinidad (2008) e Hartford Seen (2019). La sua opera più celebre, The Museum of the Old Colony, utilizza ironicamente vecchi tropi museali per narrare secoli di colonialismo portoricano, mettendo al contempo in discussione il ruolo stesso del museo.
ENG Born and raised in Puerto Rico, the oldest colony in the world with 527 years of colonization, Pablo Delano dedicates himself to photography, an art learned from his father, the eminent photographer Jack Delano. In his work he documents the lives, stories and struggles of Latin and Caribbean communities in their lands of origin and in diasporas. His most significant publications include Faces of America (1992), In Trinidad (2008) and Hartford Seen (2019). His most famous work, The Museum of the Old Colony, uses old museum tropes to sardonically narrate centuries of Puerto Rican colonialism, while questioning the very role of the museum itself.
Emiliano Di Cavalcanti
R io de Janeiro, Brazil, 1897–1976
Influenzato dagli intellettuali frequentati a casa dello zio, figura di spicco del movimento abolizionista, Di Cavalcanti costruisce sin dai suoi primi passi una carriera artistica politicamente orientata, divenendo nel 1922 uno dei fondatori della Semana de Arte Moderna. Questo movimento, con il Gruppo dei Cinque, mirava a ravvivare l’ambiente artistico di San Paolo e a emancipare l’arte brasiliana dalle influenze europee. Tuttavia le sue opere esposte durante la Semana rivelarono evidenti influenze simboliste, espressioniste ed impressioniste. ENG Influenced by the intellectuals he frequented at his uncle’s house, a leading figure in abolitionism, Di Cavalcanti built an artistic career which was politicized right from the start, and became one of the founders of the Modern Art Week in 1922. With the Grupo dos Cinco, this movement aimed to revive art in São Paulo and to emancipate Brazilian art from European influence. The work he exhibited during the Semana revealed, however, clear symbolist, expressionist and impressionist influences.
Danilo Di Prete
Z ambra, Italy, 1911
S ão Paulo, Brazil, 1985
Dopo gli esordi figurativi, legati a temi intimisti, e la partecipazione alla Seconda guerra mondiale, con il trasferimento in Brasile si dedica alla grafica adottando un linguaggio astratto-geometrico, mentre in pittura sperimenta diverse tecniche e materiali. Si avvicina all’arte cinetica, realizzando opere con implementazioni anche sonore e visive. Sviluppa infine un lessico informale di stampo materico.
ENG After early figurative work tackling intimist themes and his participation in the Second World War, he moved to Brazil and dedicated himself to graphics, adopting an abstract-geometric language, while in painting he experimented with a range of techniques and materials. He worked in kinetic art, creating works with aural and visual implementations, developing an informal materialbased lexicon.
Cícero Dias
E scada, Brazil, 1907
P aris, France, 2003
Nato e cresciuto in un complesso per la lavorazione della canna da zucchero a Pernambuco, si lascia alle spalle quei luoghi rurali per recarsi prima a Rio e poi a Parigi, dove trascorre la maggior parte della vita senza però mai dimenticare la ricchezza di culture del nordest del Brasile che caratterizzerà incessantemente il suo audace vocabolario visivo, composto da immagini oniriche e racconti folcloristici. Associato al Surrealismo, dopo la guerra Dias trasforma radicalmente il suo stile, abbandonando la figurazione per passare all’astrazione geometrica, diventando uno dei precursori del movimento dell’Arte Concreta in Brasile. Negli anni ‘60, torna alla figurazione, enfatizzando ancora una volta la figura femminile, la sua sensualità e la sua sessualità. Al contempo locale e internazionale, astratto e figurativo, Dias ha sempre mantenuto un’aura di fantasia e lirismo nella sua opera.
ENG Born and raised in a sugar cane processing complex in Pernambuco, he left his rural origins behind him when he moved to Rio and then to Paris, where he spent most of his life without ever forgetting the richness of cultures of the northeast of Brazil which informed his bold visual vocabulary composed of dreamlike images and folklore tales. Associated with Surrealism, after the war Dias radically transformed his style, abandoning figurative art for geometric abstraction and becoming a precursor of the Concrete Art movement in Brazil. In the 1960s, Dias returned to figurative art, once again emphasizing the female figure in all its sensuality and sexuality. At once local and international, abstract and figurative, Dias always maintained an aura of fantasy and lyricism in his work.
7 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Disobedience Archive
Marco Scotini with Ursula Biemann, Black Audio-Film Collective, Seba Calfuqueo, Simone Cangelosi, Cinéastes pour les sanspapiers, Critical Art Ensemble, Snow Hnin Ei Hlaing, Marcelo Expósito with Nuria Vila, Maria Galindo & Mujeres Creando, Barbara Hammer, mixrice, Khaled Jarrar, Sara Jordenö, Bani Khoshnoudi, Maria Kourkouta & Niki Giannari, Pedro Lemebel, LIMINAL & Border Forensics (Lorenzo Pezzani, Jack Isles, Giovanna Reder, Stanislas Michel, Chiara Denaro, Alagie Jinkang, Charles Heller, Kiri Santer, Svitlana Lavrenchuk, Luca Obertüfer), Angela Melitopoulos, Jota Mombaça, Carlos Motta, Zanele Muholi, Pınar Ög˘renci, Daniela Ortiz, Thunska Pansittivorakul, Anand Patwardhan, Pilot TV Collective, Queerocracy, Oliver Ressler and Zanny Begg, Carole Roussopoulos, Güliz Sag˘lam, Irwan Ahmett & Tita Salina, Tejal Shah, Chi Yin Sim, Hito Steyerl, Sweatmother, Raphaël Grisey and Bouba Touré, Nguyên Trinh Thi, James Wentzy, Želimir Žilnik
Disobedience Archive, assemblato a partire dal 2005 dal critico e curatore Marco Scotini, è una collezione in divenire composta da documenti d’artista che spaziano dal cinema alla performance, coprendo gli ultimi quarant’anni di storia. Un progetto che fa della modularità il proprio carattere essenziale: storie e geografie di quattro decenni di disobbedienza sociale, dalla rivolta italiana del 1977 alle proteste globali, prima e dopo Seattle, fino alle insurrezioni in Medio Oriente e Turchia. Un percorso che si arricchisce continuamente, adattandosi alle sedi espositive in cui viene di volta in volta accolto. Qui l’esposizione è suddivisa in due parti principali appositamente concepite, rispettivamente dal titolo Attivismo della diaspora e Disobbedienza di genere, le quali si compongono di opere di trentanove artisti e collettivi realizzate tra il 1975 e il 2023.
ENG Disobedience Archive has been in operation since 2005. It was assembled by Marco Scotini, a critic and curator based in Berlin and is an ongoing collection composed of artists’ documents, ranging from cinema to performance and covering the last forty years of history. A project that makes modularity its essential character: stories and geographies of four decades of social disobedience, from the Italian revolt of 1977 to the global protests before and after Seattle, up to the uprisings in the Middle East and Turkey. A collection which is continually expanding and adapts to each exhibition space in which it is welcomed. Here it is divided into two specially conceived main parts, respectively entitled Diaspora Activism and Gender Disobedience, including works by thirtynine artists and collectives created between 1975 and 2023.
Juana Elena Diz
Buenos Aires, Argentina, 1925-?
Unica donna del Grupo Espartaco (1959-1968), movimento artistico rivoluzionario che rifiutava il colonialismo culturale, produce opere che si focalizzano sulla solitudine e sulla forza delle donne indigene. Pittrice e muralista, prediligendo i toni della terra con qualche esplosione di colore improvvisa, Diz ritrae figure femminili dalle forme audaci, misteriose e potenti, che sembrano celare un enigma. Come la scomparsa stessa dell’artista, svanita semplicemente nel nulla. Di lei rimane la sua opera e il messaggio di solidarietà e giustizia sociale intrinseco nella sua arte.
ENG The only female member of Grupo Espartaco (19591968), a revolutionary artistic movement that rejected cultural colonialism, Juana Elena Diz produced works that focused on the solitude and strength of indigenous women. A painter and muralist, preferring earth tones with occasional and sudden explosions of color, Diz portrays female figures with bold, mysterious and powerful shapes which seem to hide an enigma, just like the artist herself, who simply vanished into thin air. What remains of her is her work and the message of solidarity and social justice intrinsic to her art.
Tarsila do Amaral
Capivari, Brazil, 1886
S ão Paulo, Brazil, 1973
È una delle principali artiste moderniste dell’America Latina. Ha fatto parte del Grupo dos Cinco, un movimento che promuoveva la cultura brasiliana e l’uso di stili non europei. Durante un breve soggiorno a Parigi nel 1923, Tarsila ha avuto l’opportunità di studiare con artisti quali André Lhote, Fernand Léger e Albert Gleizes, assorbendo i tratti estetico-espressivi di movimenti nodali dell’avanguardia europea, dal Cubismo al Futurismo e all’Espressionismo. Un’esperienza che inevitabilmente avrà un forte impatto nello sviluppo della sua arte, come ben dimostra una delle sue opere più famose, A Negra (1923), che incorpora forme indigene brasiliane e stili modernisti.
ENG One of Latin America’s leading modernist artists, she was part of the Grupo dos Cinco, a movement that promoted Brazilian culture and the use of non-European styles. During a short stay in Paris in 1923, Tarsila had the opportunity to study with artists such as André Lhote, Fernand Léger and Albert Gleizes, absorbing the aesthetic-expressive traits of key movements of the European avant-garde, from Cubism and Futurism to Expressionism. The experience inevitably had a powerful impact on the development of her art, as demonstrated by one of her most famous works, A Negra (1923), which incorporates indigenous Brazilian forms and modernist styles.
Saliba Douaihy
E hden, Lebanon, 1915
New York City, USA, 1994
Noto per suoi paesaggi minimalisti, Saliba Douaihy è stato, con Moustafa Farroukh, Cesar Gemayel e Omar Onsi, uno dei quattro illustri artisti libanesi indicati come “Big Four”. Dopo studi a Parigi e un periodo a New York negli anni ‘50, sviluppa uno stile distintivo influenzato dall’Espressionismo astratto e dalla pittura su vetro. I suoi dipinti, caratterizzati da colori vivaci e forme geometriche, raffigurano paesaggi libanesi in modo unico, spesso dando l’impressione di osservare attraverso un telescopio. Mantenne viva la sua ossessione per il soggetto del paesaggio anche nei suoi dipinti più astratti. Tra suoi progetti più significativi la creazione nel 1978 di 65 dipinti su vetro per la Chiesa della Signora del Libano nella Piana di Giamaica, vicino Boston.
ENG Known for his minimalist landscapes, Saliba Douaihy was one of four distinguished Lebanese artists along with Moustafa Farroukh, Cesar Gemayel and Omar Onsi referred to as the “Big Four”. After studying in Paris and a period in New York in the 1950s, he developed a distinctive style influenced by Abstract Expressionism and glass painting. Characterized by bright colors and geometric shapes, his paintings depict Lebanese landscapes in a unique way, often giving the impression of seeing them through a telescope, and he kept his obsession with landscapes alive even in his most abstract paintings. Among his most significant projects was the creation in 1978 of 65 glass paintings for the Church of the Lady of Lebanon in Jamaica Plain, near Boston.
Dullah
S urakarta, Indonesia, 1919
Yogyakarta, Indonesia, 1996
Tra i maestri dell’arte moderna indonesiana, Dullah nasce a Surakarta, nella regione di Giava Centrale, dove la madre, esperta nel batik, lo introduce al mondo dell’arte. Si forma da autodidatta, apprendendo dagli artisti del movimento Putera. Spazia dai ritratti ai paesaggi, con particolare enfasi sulle scene di vita quotidiana, sulla cultura e gli eventi storici della sua terra. Tra il 1950 e il 1960 serve come primo artista di Palazzo il presidente Sukarno e in seguito co-fonda a Surakarta un’associazione di artisti. Trascorrerà molto tempo al Pejeng Art Centre di Bali coltivando la sua passione per la pittura realistica. ENG One the masters of modern Indonesian art, Dullah was born in Surakarta, in the Central Java region, where he was introduced to the world of art by his mother, an expert in Batik. He was self-taught, learning from the artists of the Putera movement, and painted portraits and landscapes, with a particular emphasis on scenes of daily life, culture and the historical events of his land. Between 1950 and 1960 he served as President Sukarno’s first Palace artist, and later co-founded an artists’ association in Surakarta but spent much time at the Pejeng Art Center in Bali cultivating his passion for realistic painting.
Inji Efflatoun
Cairo, Egypt, 1924–1989
Di famiglia cairota alto-borghese, formata all’arte prima espressionista poi surrealista da El-Telmissany (uno dei fondatori del gruppo d’avanguardia egiziano Art et Liberté), si interessa presto di tematiche politiche quali le ingiustizie sociali e i diritti delle donne, finendo anche in prigione e diventando una delle più importanti ed influenti femministe egiziane. Pioniera dell’arte moderna, firma la sua prima presenza alla Biennale Arte di Venezia nel 1952.
ENG From an upper-class Cairo family, trained in first Expressionist then Surrealist art by El-Telmissany (one of the founders of the Egyptian avant-garde group Art et Liberté), she soon became interested in political issues such as social justice and women’s rights, even spending time in prison and becoming one of Egypt’s most important feminists, a pioneer of modern art who was present at the 1952 Art Biennale.
Uzo Egonu
O nitsha, Nigeria, 1931
L ondon, UK, 1996
L’artista trasferisce la nostalgia del passato e gli sviluppi cruenti della Nigeria post-indipendenza in visioni e testimonianze di straniero a Londra in opere che includono dipinti ad olio, illustrazioni e incisioni a stampa su carta e tessuto, distinguendosi da outsider nella scena artistica per il linguaggio personale – mix di astrazione, figurazione e rappresentazione – elaborato attraverso un’alta formazione accademica e l’inedita fusione di Modernismo europeo con la tradizione pittorica e scultorea delle sue origini Igbo.
ENG Uzo Egonu transferred the nostalgia for the past and the bloody developments of post-independence Nigeria into the visions and testimonies of a foreigner in London in work that includes oil paintings, illustrations and etchings printed on paper and fabric, distinguishing himself as an outsider in the art scene for his personal language – a mix of abstraction, figuration and representation - developed through a rigorous academic education and an unprecedented fusion of European Modernism with the pictorial and sculptural traditions of his Igbo origins.
Mohammad Ehsaei
BORN Qazvin, Iran, 1939
LIVES&WORKS Tehran, Iran, and Vancouver, Canada
Celebre per la sua calligrafia che combina le tecniche tradizionali e lo stile moderno delle arti grafiche, Ehsaei affina un linguaggio estetico ispirato a movimenti artistici internazionali unico nel suo genere, in quanto trasforma la tradizionale scrittura persiana in pura astrazione. Le sue opere si dividono in due categorie: “dipinti calligrafici”, influenzati dal calcolo strutturale e dalle scritture tradizionali osservate nell’architettura islamica, e l’“alfabeto eterno”, in cui pennellate libere conferiscono al dipinto un ritmo più veloce.
ENG Celebrated for his calligraphy which combines traditional techniques and the modern style of graphic arts, Ehsaei refined an aesthetic language inspired by international artistic movements and unique in the way it transformed traditional Persian writing into pure abstraction. His work falls into two categories: the “calligraphic paintings,” influenced by structural calculation and traditional scripts observed in Islamic architecture, and the “eternal alphabet,” in which free brushwork gives the painting a more dynamic pace.
Hatem El Mekki
Jakarta, Indonesia, 1918
Carthage, Tunisia, 2003
Tra i più importanti artisti della Tunisia, durante la sua formazione assorbe svariate influenze artistiche europee ed asiatiche che lo portano a mixare diverse tecniche, dal batik all’acquarello cinese. La sua arte è segnata dagli eventi politici, in particolare dalla fine degli imperi coloniali e dalla guerra in Tunisia e Algeria. Audace e aggressivo, il suo stile fonde paesaggi impressionisti e dure rappresentazioni di miseria e povertà. Con toni grigi e una tavolozza dominata dal ruggine, El Mekki affronta con straordinaria intensità la tematica dell’esilio e della perdita, sollevando domande sulla natura dell’appartenenza e dell’identità.
ENG One of the most important Tunisian artists, during his training he absorbed numerous European and Asian artistic influences which led him to mix different techniques, from Batik to Chinese watercolor. His art was informed by political events, in particular by the end of the colonial empires and the war in Tunisia and Algeria. Bold and aggressive, his style blends impressionist landscapes and harsh representations of hardship and poverty. With gray tones and a rust-dominated palette, El Mekki addresses intensely the themes of exile and loss, raising questions about the nature of belonging and identity.
Aref El Rayess
A ley, Lebanon, 1928–2005
Icona del panorama culturale libanese degli anni ‘60 e ‘80, Aref El Rayess esemplifica il percorso moderno e intransigente di un artista engagé, ossia più attento alle crisi politiche, sociali e culturali del suo tempo che agli stilemi e alle sequenze scontate del canone moderno. Talento precoce e in gran parte autodidatta, estremamente dotato e autenticamente ribelle, fu un osservatore brillante e spesso caustico del suo tempo, affrontando attraverso la pittura, ma anche la scultura, l’incisione e l’arazzo, questioni come l’identità, l’esilio e le devastanti conseguenze della guerra civile libanese.
ENG An icon in the Lebanese cultural panorama from the 1960s to the 1980s, Aref El Rayess exemplifies the modern and uncompromising artistic path of a politically and socially involved artist who is more attentive to the political, social and cultural issues of his day than to the stylistic features of the modern canon. A precocious and largely self-taught talent, extremely gifted and rebellious, he was a brilliant and often caustic observer of his time, addressing issues such as identity, exile and the devastating consequences of the Lebanese civil war through painting as well as sculpture, engraving and tapestry.
Ibrahim El-Salahi
BORN Omduran, Sudan, 1930 LIVES&WORKS Oxford, UK
Esponente di spicco del Modernismo, Ibrahim El-Salahi è soprattutto un grande narratore. Nelle sue opere combina pittura e disegno utilizzando motivi dell’arte africana, araba e islamica per contaminarli con riferimenti occidentali. Completa la laurea presso la Slade School of Art di Londra e poi torna in Sudan per insegnare al College of Fine and Applied Arts, dove fonda il movimento ora noto come la Scuola di Khartoum. Lavora come diplomatico per ambasciate e ministeri, ma nel 1975 viene incarcerato ingiustamente per sei mesi in Sudan. Una reclusione che influenza enormemente El-Salahi e la sua stessa pratica artistica.
ENG An influential figure of Modernism, Ibrahim El-Salahi is a great narrator, especially. His art combines painting and drawing inspired by motifs of African, Arab, and Islamic art contaminated with western ones. El-Salahi graduated at the Slade School of Art in London, then moved back to Sudan to teach at the College of Fine and Applied Arts, where he also founded the Khartoum Movement. The artist also took diplomatic posts for his country, but in 1975, he was unjustly incarcerated for six months. This experience deeply changed El-Salahi as well as his art.
8 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Elyla
BORN Chontales, Nicaragua, 1989
LIVES&WORKS Masaya, Nicaragua
Performance artist e attivista queer, Elyla (alias Fredman Barahona) esplora criticamente il lignaggio maschile della rivoluzione sandinista, le narrazioni dell’identità nazionale e la propria esperienza di essere di origini meticce/indigene in una società religiosa e conservatrice. Nel 2013 Elyla co-fonda Operación Queer, un collettivo che sfuma i confini tra arte e attivismo, prendendo posizione contro la persecuzione della dissidenza sessuale da parte del governo repressivo di Daniel Ortega.
ENG A performance artist and queer activist, Elyla (aka Fredman Barahona) critically explores the male lineage of the Sandinista revolution, narratives of national identity, and their own experience of being of mestizo/indigenous origins in a religious and conservative society. In 2013 Elyla co-founded Operación Queer, a collective that blurs the lines between art and activism, taking a stand against the persecution of sexual dissidence by Daniel Ortega’s repressive government.
Ben Enwonwu
O nitsha, Nigeria, 1917
L agos, Nigeria, 1994
Pittore e scultore nigeriano, Ben Enwonwu è annoverato tra gli artisti africani più influenti del XX secolo, classificato al sesto posto della MoMAA 100 Top Ranked African Modern Artists. La carriera pionieristica di Enwonwu ha aperto la strada alla proliferazione postcoloniale dell’arte africana moderna, contribuendo in maniera decisiva a portarla sulla ribalta internazionale. Celebrato dal 1950 dai media internazionali come “il più grande artista africano”, con la sua fama ha sostenuto il movimento culturale e politico anticoloniale della Negritudine e ha creato una serie di dipinti e sculture omonime, che celebrano l’Africa e l’arte nera. Il cratere Enwonwu sul pianeta Mercurio è chiamato così in suo onore.
ENG Nigerian painter and sculptor Ben Enwonwu is one of the most influential African artists of the 20th century and ranked sixth on the MoMAA 100 Top Ranked African Modern Artists. Enwonwu’s pioneering career paved the way for the postcolonial proliferation of modern African art and brought it to international prominence. Celebrated since 1950 by the international media as “the greatest African artist”, he used his fame to support the anticolonial cultural and political movement of Négritude, and created a series of paintings and sculptures of the same name, which celebrate Africa and Black art. The Enwonwu crater on the planet Mercury is named in his honour.
Romany Eveleigh
L ondon, UK, 1934
R ome, Italy, 2020
Il lavoro di Romany Eveleigh si distingue per un vocabolario basato su segni presi in prestito da scrittura e grafica e per il suo radicarsi in un’estetica minimalista. I suoi dipinti, disegni e collage, spesso realizzati in serie o su larga scala, esplorano il percorso umano verso la comprensione, collocando la pittura in una dimensione filosofica e contemplativa per sfidare la percezione più pura, prima che si formi il pensiero. Moglie della fotoreporter Anna Baldazzi, aderisce al movimento femmminista radicale guidato dall’attivista lesbica Michèle Causse, che diverrà la sua più importante sostenitrice.
ENG Romany Eveleigh’s work is distinguished by a vocabulary based on borrowings from writing and graphics, and rooted in a minimalist aesthetic. Her paintings, drawings and collages, often created in series or on a large scale, explore the human journey towards understanding, placing painting in a philosophical and contemplative dimension to challenge the purest perception, before thought is formed. Wife of the photojournalist Anna Baldazzi, she joined the radical feminist movement led by lesbian activist Michèle Causse, who became her most important supporter.
Hamed Ewais
B eni Soueif, Egypt, 1919
Cairo, Egypt, 2011
Influenzato dal muralismo di Diego Rivera, stimolato dal confronto con i pittori italiani del realismo sociale visti alla Biennale del 1952, trova un suo stile descrittivo capace di restituire con forza e chiarezza il suo attivo impegno sociale, lontano da qualsivoglia fuga onirica surrealista, dando evidenza espressiva alla condizione vissuta dal popolo egiziano nelle sue fasce più svantaggiate: operai, pescatori, contadini, disoccupati.
ENG Influenced by Diego Rivera’s murals and inspired by the Italian social realist painters seen at the 1952 Biennale, he found his own descriptive style that clearly reflected his social commitment, far from the dreamlike escapism of surrealism, giving visibility to the lived condition of the most disadvantaged groups of Egyptian people: workers, fishermen, farmers and the unemployed.
Dumile Feni
Worcester, South Africa, 1939 New York City, USA, 1991
Figura fondamentale dell’arte e della storia sudafricana, attraverso disegno, pittura e scultura Dumile Feni ha indagato espressivamente le ingiustizie, le sofferenze e le speranze dei neri sudafricani durante l’apartheid, offrendo un commento incisivo sulla condizione umana e sulla lotta per la libertà. Un impegno sociale e politico testimoniato da opere potenti come African Guernica (1967), dipinto poco prima dell’esilio londinese, che gli valse l’appellativo di “Goya della Township”, o la scultura bronzea History, che esprime tutta la brutalità del rapporto padrone-schiavo.
ENG A fundamental figure in South African art and history, Dumile Feni explored the injustices, suffering and hopes of black South Africans during apartheid through drawing, painting and sculpture, offering an incisive commentary on the human condition and the struggle for freedom. A social and political commitment demonstrated by powerful works such as African Guernica (1967), painted shortly before his London exile, which earned him the nickname “Goya of the Townships”, or the bronze sculpture History which expresses all the brutality of the master-slave relationship.
Alessandra Ferrini
BORN Florence, Italy, 1984
LIVES&WORKS London, UK
Artista, ricercatrice ed educatrice, il suo lavoro si basa su attente indagini condotte per rileggere in chiave critica temi come il colonialismo, l’imperialismo europeo e il fascismo italiano. La sua pratica artistica radicata sul lens-based media, si avvale di studi incentrati sulla memoria e di materiale storiografico e archivistico. Il medium da lei privilegiato è rappresentato da videoinstallazioni intese come ibridazioni di docufilm.
ENG An artist, researcher and educator, her work is based on careful study with the aim of critically reinterpreting themes such as colonialism, European imperialism and Italian fascism. Her artistic practice is based on lens-based media – studies focusing on memory and historiographical and archival material. Her preferred medium is video installations intended as hybridisations of documentary films.
Cesare Ferro Milone
T urin, Italy, 1880–1934
I suoi esordi pittorici sono connotati da un realismo declinato con accenni preraffaelliti e simbolisti, tipici dell’eclettismo dell’arte italiana di fine ‘800. Negli anni avrà occasione di partecipare a ben sei edizioni della Biennale di Venezia (dal 1903 al 1926). Lavorerà attivamente a Bangkok, dove realizza opere di decorazione per il palazzo Norashing e vari ritratti di personaggi di corte. Parteciperà poi al primo conflitto mondiale senza mai abbandonare la pittura, eseguendo negli anni a seguire cicli di affreschi in importanti palazzi di Piemonte e Liguria.
ENG His early work was linked to realism with hints of the pre-Raphaelites and symbolists, typical of the eclecticism of Italian art in the late 19th century. He was present at six editions of the Venice Biennale (from 1903 to 1926) and worked in Bangkok, where he created decorative works for the Norashing Palace and various portraits of court figures. He fought in the First World War without abandoning painting and later executed cycles of frescoes in important buildings in Piedmont and Liguria.
Raquel Forner
Buenos Aires, Argentina, 1902–1988
Nel corso della sua carriera è protagonista di numerose mostre, personali e collettive, in Argentina e all’estero. La sua opera, inizialmente legata a temi sociali, sviluppa un immaginario unico, evolvendo verso un espressionismo simbolico centrato su una mitologia originale dello spazio. Sarà parte attiva del Grupo de París, composto da artisti argentini che si recarono in Europa per perfezionare le proprie competenze.
ENG Over the course of her career, Raquel Forner participated in numerous solo and collective exhibitions in Argentina and abroad. Initially linked to social themes, her work developed unique imagery evolving towards a symbolic expressionism centred around an original mythology of space. She was an active part of the Grupo de París, made up of Argentine artists who went to Europe to perfect their skills.
Simone Forti
BORN Florence, Italy, 1935
LIVES&WORKS Los Angeles, USA
Artista visiva, danzatrice, coreografa e scrittrice americana. Protagonista di quei gruppi giovanili anti-establishment (anni ‘60) alla ricerca di un’alternativa culturale e artistica ai canoni tradizionali, ha fatto parte del collettivo che è stato all’origine della post-modern dance. La sua esperienza artistica ha cambiato il concetto stesso di performance e i ruoli del danzatore e del coreografo. Da ricordare le improvvisazioni strutturate con discorsi e movimenti e la collaborazione con Nam June Paik.
ENG An American visual artist, dancer, choreographer and writer, she was a leading member of the anti-establishment youth groups of the ‘60s who sought a cultural and artistic alternative to traditional canons, and was part of the collective that was at the origin of post-modern dance. Her work changed the very concept of performance and the roles of the dancer and choreographer. Her structured improvisations with speeches and movements and her collaboration with the artist Nam June Paik are particularly notable.
Victor Fotso Nyie
BORN Douala, Cameroon, 1990 LIVES&WORKS Faenza, Italy
La formazione nella scultura, maturata nel contesto del sapere artigiano italiano, segna l’iniziazione a una pratica che si esprime nella lingua madre della tradizione artistica del continente africano, rinnovandone canoni in bilico fra Realismo e Simbolismo. Con l’obiettivo di dare visibilità e dignità formale a una umanità depauperata e schiavizzata, lo scultore plasma un’iconografia complessa e metaforica attingendo a idoli arcaici e ad attributi tribali per impreziosire e restituire, anche attraverso l’utilizzo dell’oro, alla patria il (suo) patrimonio africano.
ENG Victor Fotso Nyie’s training in sculpture, gained in the context of Italian artisan knowledge, marked his initiation into a practice expressed in the mother tongue of the artistic tradition of the African continent, renewing its canons and poised between realism and symbolism. With the aim of giving visibility and formal dignity to the impoverished and the enslaved, his sculptures shape a complex and metaphorical iconography drawing on archaic idols and tribal attributes and sometimes using gold to embellish and restore its African heritage to his homeland.
Louis Fratino
BORN Annapolis, USA, 1993
LIVES&WORKS Brooklyn, USA
Sono storie le sue scomposte in forme e colori, secondo la lezione di alcune avanguardie storiche rivisitate nel nostro presente, capaci di raccontare con passione e coinvolgimento, e senza velo alcuno, l’intimità delle cose, ma soprattutto di giovani uomini: alle prese con se stessi (malinconie e tenerezze, esibizionismi acrobatici), mentre fanno l’amore nelle pose più esplicite, oppure addormentati accoccolati, comunque stipati e contorti nell’inquadratura come solo un cubismo acceso da un cromatismo non convenzionale potrebbe concepire.
ENG A modern take on the lessons of the historical avantgardes, breaking down stories into shapes and colours and depicting with passion and involvement the unveiled intimacy of things and, above all, of young men: struggling with themselves (melancholy and tenderness, acrobatic exhibitionism), while they make love in the most explicit poses, or curled up asleep, crammed and twisted into the frame in ways only cubism illuminated by an unconventional palette could conceive.
Paolo Gasparini
BORN Gorizia, Italy, 1934
LIVES&WORKS Trieste, Caracas, Venezuela and Mexico City
All’inizio della sua attività di fotografo ha puntato l’obiettivo verso la realtà sociale del dopoguerra, avvicinandosi all’estetica cinematografica del Neorealismo italiano. Assunto dall’UNESCO, ha girato l’America Latina fotografando l’architettura moderna del Continente, ma contemporaneamente registrando la vita quotidiana degli abitanti nelle città e nei sobborghi. La descrizione della realtà umana, delle contraddizioni sociali, delle tensioni politiche resta il suo interesse principale.
ENG In his early years as a photographer he aimed his lens at the social reality of the post-war period, echoing the cinematic aesthetics of Italian neorealism. UNESCO commissioned him to tour Latin America photographing the modern architecture of the continent, but at the same time recording the daily life of the inhabitants of its cities and suburbs. The description of human reality, of social contradictions and of political tensions remains his principal interest.
S . àngódáre Gbádége . sin Àjàlá
O sogbo, Nigeria, 1948–2021
Discendente da generazioni di sacerdoti Sàngó, è stato il più importante creatore di grandi opere batik in Nigeria, espressione d’arte sacra legata alla cultura tribale yorùbá, bandita dalla comunità indigena con l’imporsi delle religioni monoteiste, musulmana e cristiana, e del colonialismo. Il suo straordinario lascito artistico comunica la complessità della saggezza, della cosmologia e dei rituali yorùbá, vissuti in prima persona dall’artista con la pratica spirituale.
ENG Descended from generations of Sàngó priests, Sangódáre Ghadègesin Ajalá was the most important Nigerian creator of Batik work, an expression of sacred art linked to the Yorùbá tribal culture and pushed out of the indigenous community by colonialism and the imposition of the monotheistic Muslim and Christian religions. His extraordinary artistic legacy communicates the complexity of Yorùbá wisdom, cosmology and rituals, experienced firsthand by the artist through spiritual practice.
9 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Umberto Giangrandi
BORN Pontedera, Italy, 1943
LIVES&WORKS Bogotà, Colombia
La sua ricerca artistica e quella didattica sono state fondamentali per lo sviluppo dell’arte dell’incisione e della grafica sperimentale in Colombia. Negli anni ‘70 ha condotto un’indagine sui manifesti murali e sugli striscioni politici, analizzando le varie forme della comunicazione visiva. È evidente nei suoi lavori la sua adesione al Realismo magico: i temi quotidiani sono visti in una dimensione simbolica e appaiono a tratti surreali.
ENG His artistic and didactic work was fundamental for the development of the art of engraving and experimental graphics in Colombia. In the 70s he conducted a study of wall posters and political banners, analyzing the forms of visual communication. There is an adherence to magical realism in the themes he tackles, everyday realities thus appearing in a symbolic and at times surreal manner.
Madge Gill
Walthamstow, UK, 1882
L ondon, UK, 1961
Figlia illegittima nella Londra Vittoriana, cresce in orfanotrofio per poi venire trasferita da adolescente in Canada e impiegata come domestica. Tornata in Inghilterra, va a vivere da una zia la quale la introduce allo spiritualismo e all’arte medianica, che costituiranno la base primaria della sua pratica. Considerata una delle più affermate artiste autodidatte, sempre influenzata dal suo spirito guida Myrninerest crea cuscini, trapunte, abiti decorati, opere a penna ad inchiostro su cartoline, fogli di carta e lunghi rotoli di stoffa, in un percorso creativo connotato da una scrittura automatica allucinata.
ENG An illegitimate child of Victorian London, she grew up in an orphanage and was then sent to Canada as a teenager to work as a maid. Upon returning to England, she went to live with an aunt who introduced her to spiritualism and mediumistic art, which would constitute the primary basis of her practice. Considered one of the most successful self-taught artists, under the influence of her guiding spirit Myrninerest she created cushions, quilts, decorated clothes and pen and ink work on postcards, sheets of paper and long rolls of fabric, in a creative path characterized by automatic writing.
Marlene Gilson
BORN Wathaurung, Warrnambool, Australia, 1944
LIVES&WORKS Gordon, Australia
Inizia a dipingere in età matura come antidoto ad una malattia che la affligge. Con le sue opere racconta la storia del suo Paese, che aveva appreso attraverso racconti della nonna, in un’ottica anticoloniale. I suoi dipinti storici, contraddistinti da una moltitudine di piccole figure, ribaltano le concezioni di genere, ricontestualizzando le rappresentazioni della sua terra d’origine ed esplorando il mito aborigeno e le storie dei giacimenti d’oro in uno stile ingenuo e naïf. ENG Gilson began painting at a late age as a cure for her illness and her works tell the story of her country, which she had learned through her grandmother’s stories, from an anti-colonial perspective. Her historical paintings, characterized by a multitude of small figures, overturn gender conceptions, recontextualising representations of her homeland and exploring Aboriginal myth and the stories of gold mines in a simple, naïve style.
Luigi Domenico Gismondi
S anremo, Italy, 1872
Mollendo, Peru, 1946
Prolifico fotografo ed editore di cartoline, italiano di nascita ma vissuto tra Bolivia, Perù e Cile, è considerato un pioniere della fotografia in Bolivia, avendo documentato vari aspetti culturali e personaggi importanti del proprio tempo creando una documentazione molto accurata dell’architettura e della geografia di quel territorio. Il suo archivio fotografico fu uno dei primi ad includere una ricca documentazione legata a diverse popolazioni indigene.
ENG A productive photographer and postcard publisher, Gismondi was born in Italy and lived in Bolivia, Peru, and Chile. He is considered a pioneer photographer in Bolivia for his early exploration of the cultural and social life of the country and for his documentation of Bolivia’s architecture and geography. His photo archive has been one of the first to include documentation on native people.
Domenico Gnoli
R ome, Italy, 1933
New York City, USA, 1970
Nei dipinti di Gnoli le immagini ingrandite di alcuni dettagli, anche di quelli più apparentemente banali (il nodo di una cravatta, i tacchi delle scarpe da donna, un bottone nell’asola), diventano emblemi della sottile elegia del quotidiano: la sineddoche, il particolare per esprimere il tutto, la complessità della vita nell’esaltazione della semplicità di un linguaggio pop. Magnetiche, le sue immagini sono l’incipit di racconti che ciascun osservatore deve poi sviluppare.
ENG In Gnoli’s paintings, enlarged images of details, even the most seemingly mundane ones like the knot of a tie, the heels of a woman’s shoes or a button in a buttonhole, become emblems of a subtle elegy to everyday life: the synecdoche, the detail express-
ing the whole, the complexity of life in the glorification of simple pop imagery. His compelling images are the forewords to stories each viewer must invent for themselves.
Gabrielle Goliath
BORN Kimberley, South Africa, 1983
LIVES&WORKS Johannesburg, South Africa
Artista multidisciplinare che restituisce espressione e identità umana ai traumi delle violenze di genere e degli abusi sessuali, con particolare attenzione alle esperienze personali vissute dalle donne e dalla comunità LGBTA. Nel suo lavoro usa consapevolmente la seduzione dell’arte attraverso performance e installazioni video e sonore immersive per indurre empatia e vicinanza verso chi subisce violenze ed è normalmente relegato in contesti di diversità.
ENG A multidisciplinary artist who gives expression and human identity to the traumas of gender violence and sexual abuse, with particular attention to the personal experiences of women and the LGBTA community. In her work she consciously uses the seduction of art through immersive video and sound performances and installations to induce empathy and closeness towards those who suffer violence but who are often marginalized.
Brett Graham
BORN Auckland, Aotearoa, New Zealand, 1967
LIVES&WORKS Auckland , New Zealand
Figlio di Fred Graham, fin dagli anni ‘90 è uno degli artisti più riconosciuti del movimento artistico contemporaneo maori, noto in particolare per le sue imponenti sculture e per le installazioni che narrano le storie, la filosofia e la politica indigene. Di basilare importanza nei suoi lavori è il legame ancestrale con le proprie radici e con il rito degli avi, una disposizione che lo porta necessariamente ad esplorare il dramma dell’imperialismo. Usa diversi materiali, tra cui legno, acciaio e pneumatici riciclati, fondendo la tradizione dei motivi vorticosi maori con la contemporaneità concettuale. Ha già esposto alla Biennale nel 2007.
ENG The son of Fred Graham, Brett Graham is one of the best-known artists of the contemporary Maori art movement since the 1990s, he is particularly known for his impressive sculptures and installations which narrate indigenous stories, philosophy and politics. Of fundamental importance in his work is the ancestral bond with his roots and with the rituals of his ancestors, an approach that necessarily leads him to explore the drama of imperialism. He uses a variety of materials, including wood, steel and recycled tyres, fusing the tradition of swirling Maori patterns with conceptual contemporary ideas. He previously exhibited at the Biennale in 2007.
Fred Graham
BORN Arapuni, Aotearoa, New Zealand, 1928 LIVES&WORKS Waiuku, Aotearoa, New Zealand Dopo una formazione come insegnante diventa scultore autodidatta, imparando a lavorare legno, pietra e in seguito l’acciaio. Pioniere del movimento di arte contemporanea maori, ispirerà e formerà generazioni di artisti, tra quali il figlio Brett Graham. Il suo lavoro integra la mitologia e le pratiche artistiche indigene, fondendo la cultura e la tradizione col Modernismo occidentale. Con le sue sculture esplora le questioni più controverse che hanno connotato la vita della sua gente e della sua terra.
ENG After training as a teacher he became a self-taught sculptor, learning to sculpt wood and stone and later steel. A pioneer of the contemporary Maori art movement, he has inspired and trained generations of artists. His work integrates Maori mythology and artistic practices, fusing culture and tradition with Western Modernism. In his sculptures he explores the most controversial issues relating to the life of his people and his land.
Enrique Grau Araújo
P anama City, Panama, 1920
B ogotá, Colombia, 2004
Celebre per i suoi ritratti di figure amerinde e afro-colombiane, con Fernando Botero e Alejandro Obregón fa parte del trittico degli artisti colombiani di grande successo del Novecento. Le sue rappresentazioni di individui di diverse etnie hanno fortemente contribuito alla sua fama globale, con opere esposte in sedi espositive quali il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e il Musée National d’Art Moderne di Parigi.
ENG Famous for his portraits of Amerindian and Afro-Colombian figures, along with Fernando Botero and Alejandro Obregón he is included in the triptych of highly successful Colombian artists of the 20th century. His depictions of individuals of various ethnicities contributed greatly to his global fame, with work exhibited at venues such as the Solomon R. Guggenheim Museum in New York and the Musée National d’Art Moderne in Paris.
Oswaldo Guayasamín
Q uito, Ecuador, 1919
B altimore, USA, 1999
Fra i più importanti artisti e muralisti ecuadoriani, noto per le sue rappresentazioni della sofferenza delle popolazioni indigene e delle ingiustizie sociali. La sua prima mostra a Quito nel 1942 fu aspramente criticata, ma attirò l’attenzione di Nelson Rockefeller, che acquisì sei suoi dipinti consentendo così a Guayasamín di viaggiare negli Stati Uniti. Le sue opere hanno girato il mondo: Francia, Venezuela, Cuba, Messico, Italia, Spagna, Stati Uniti... In Italia il suo autoritratto è stato esposto agli Uffizi di Firenze.
ENG One of the most important Ecuadorian artists and muralists, he is known for his representations of the suffering of indigenous peoples and social injustice. His first exhibition in Quito in 1942 was harshly criticized, but attracted the attention of Nelson Rockefeller, who acquired six of his paintings, thus allowing Guayasamín to travel to the United States. His works have toured the world, being shown in France, Venezuela, Cuba, Mexico, Italy, Spain and the United States, while in Italy his self-portrait was exhibited at the Uffizi in Florence.
Nedda Guidi
Gubbio, Italy, 1923
R ome, Italy, 2015
Ha contribuito in maniera determinante al rinnovamento sia formale che tecnico della scultura in ceramica attraverso continue sperimentazioni. La sintassi strutturale delle sue opere si basa essenzialmente su forme geometriche ripetute secondo schemi organizzati in ritmi serrati. Dopo l’elaborazione di questo suo personale codice-modulo, a partire dagli anni ‘70 la sua ricerca si è concentrata sulle formecolore ottenute con ossidazioni naturali.
ENG Nedda Guidi contributed significantly to both the formal and technical renewal of ceramic sculpture through continuous experimentation. The structural syntax of her works is essentially based around the repetition of geometric shapes in tightly rhythmical patterns. After the development of this personal code-module, her work from the 70s on focused on colour-forms obtained from natural oxidations.
Hendra Gunawan
B andung, Indonesia, 1918
B ali, Indonesia, 1983
Pittore noto per le sue tecniche pittoriche che combinano arte occidentale ed estetica tradizionale indonesiana. Dai paesaggi ai nudi, dai guerriglieri alla fauna rigogliosa, fino ad arrivare alle forme astratte, Gunawan usa colori vivaci in uno stile che si rifà all’Espressionismo tedesco. Combatte il colonialismo olandese come guerrigliero e attivista e per questo sarà incarcerato per più di dieci anni. In prigione continua a dipingere utilizzando piccoli pezzi di tela.
ENG An artist known for a painting technique that combines Western art and traditional Indonesian aesthetics. From landscapes and nudes to guerrillas, lush fauna and abstract forms, Gunawan uses bright colors in a style that harks back to German Expressionism. He fought Dutch colonialism as a guerrilla and activist, for which he was incarcerated for more than ten years. He continued to paint in prison using small pieces of canvas.
Antonio Jose Guzman & Iva Jankovic
BORN Panama City, 1971
LIVES&WORKS Amsterdam, the Netherlands and Panama City
BORN Ruma, Serbia, 1979
LIVES&WORKS Amsterdam, the Netherlands
Antonio Jose Guzman e Iva Jankovic fondano Atelier GF Workstation nel 1995 con lo scopo di sviluppare innovativi progetti multidisciplinari di decolonizzazione in collaborazione con una rete globale di artisti, curatori, attivisti, accademici e istituzioni. La storia coloniale dei tessuti, la memoria e il tempo sono elementi centrali nella loro opera. Secondo la loro visione, infatti, i tessuti che hanno legami ancestrali con l’Atlantico nero e le diverse diaspore rivelano una diaspora eterna che si perpetua fin dagli albori dell’umanità.
ENG Antonio Jose Guzman and Iva Jankovic founded Atelier GF Workstation in 1995 with the aim of developing innovative multidisciplinary decolonization projects in collaboration with a global network of artists, curators, activists, academics and institutions. The colonial history of textiles, memory and time are central elements in their work. In their vision, in fact, fabrics with ancestral links to the Black Atlantic and the various diasporas reveal an eternal diaspora that has been perpetuated since the dawn of humanity.
Marie Hadad
B eirut, Lebanon, 1889–1973
Nota come “l’artista dei beduini” per numerosi dipinti raffiguranti nomadi e paesaggi libanesi, fu la prima artista del Paese dei cedri ad essere ammessa al Salon d’Automne a Parigi nel 1933. Tra le pioniere delle arti in Libano, dopo la morte della figlia nel 1945 abbandona la pittura. La sua arte è influenzata dalla pittura francese dei primi del ‘900, con tratti fauve ed espressionisti dai colori luminosi, che risaltano soprattutto nei bei ritratti e nelle nature morte.
10 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
ENG Known as “the Bedouins’ artist” for her numerous paintings of bedouins and Lebanese landscapes, she was the first artist from the country of the cedars to be admitted to the Salon d’Automne in Paris in 1933. Among the pioneers of the arts in her country, she abandoned painting after the death of her daughter in 1945. Her art is influenced by French painting of the early 1900s, with Fauvism and Expressionism features in bright colors, which stand out above all in her beautiful portraits and still lifes.
Samia Halaby
BORN Jerusalem, Palestine, 1936
LIVES&WORKS New York City, USA
Sfollata con la famiglia dalla Palestina a undici anni, diventa una delle massime esponenti dell’arte astratta, influenzata dall’Espressionismo astratto in dialogo con le trame geometriche islamiche, la Bauhaus e l’avanguardia sovietica. Dimostra un’incredibile abilità nel rinnovare il suo lavoro fino a sperimentare l’arte cinetica ed elettronica, convinta com’è che per essere un’artista del nostro tempo sia assolutamente necessario usare la tecnologia. Le sue ultime opere sono prodotte usando un Commodore Amiga.
ENG Displaced with her family from Palestine at the age of eleven, she became one of the pioneers of abstract art, influenced by Abstract Expressionism in dialogue with Islamic geometric patterns, the Bauhaus and the Soviet avant-garde. She demonstrates an incredible ability to renew her work, experimenting with kinetic and electronic art and being convinced that the use of technology is absolutely essential for an artist of our time. Her most recent works were produced using a Commodore Amiga.
Tahia Halim
D ongola, Sudan, 1919
Cairo, Egypt, 2003
Protagonista dell’Espressionismo egiziano negli anni ‘60, ha lasciato un segno significativo nella storia dell’arte del Paese. Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti del Cairo, si trasferisce con il marito, l’artista avanguardista Hamed Abdallah, a Parigi presso l’Accademia Julian. Nel 1958 Tahia Halim è la prima donna a ricevere il prestigioso Guggenheim International Prize. Le sue opere si concentrano sulla vita quotidiana egiziana e traggono forte ispirazione dalla natia regione della Nubia, che Halim rappresenta con grande sensibilità e profondità emotiva, esplorandone matrici culturali e orizzonti politici. ENG A pioneer of Egyptian expressionism in the 1960s, she left a significant mark on the country’s art history. After studying at the Academy of Fine Arts in Cairo, she moved to Paris with her husband, avant-garde artist Hamed Abdallah, to join the Julian Academy. In 1958, she was the first woman to receive the prestigious Guggenheim International Prize. Her works focus on daily Egyptian life and draw powerful inspiration from her native region of Nubia, which Halim represents with great sensitivity and emotional depth, exploring its cultural matrices and political horizons.
Lauren Halsey
BORN Los Angeles, USA, 1987
LIVES&WORKS Los Angeles
Ricontestualizzando e reinterpretando elementi vernacolari come volantini, murales, cartelli stradali e altre icone della vita quotidiana, l’artista crea installazioni immersive che combinano scultura, architettura e collage. Celebra la cultura black in una forma di resistenza creativa alle forze di gentrificazione. Recupera la propria identità usando l’iconografia dell’Antico Egitto e si ispira all’estetica afro futurista della musica funk e dell’architettura utopica degli anni ‘60.
ENG By recontextualizing and reinterpreting vernacular elements such as flyers, murals, street signs and other icons of everyday life, Lauren Halsey creates immersive installations that combine sculpture, architecture and collage. She celebrates black culture in a form of creative resistance to the forces of gentrification, reclaims her own identity using the iconography of Ancient Egypt and is inspired by the Afrofuturist aesthetics of funk music and utopian architecture of the 1960s.
Nazek Hamdi
Cairo, Egypt, 1926–2019
Pittrice e artista grafica, esponente dell’Accademia Egiziana, il suo lavoro è stato influenzato dalle arti e dalla cultura dell’India, focalizzandosi in particolare sul batik, che da tecnica puramente decorativa è diventata con lei una valida arte pittorica vivacemente cromatica. I temi trattano soprattutto scene di vita di tutti i giorni: il mercato, bimbi che giocano, ma anche bellezze altere e sguardi penetranti, composizioni animate dalle tipiche ragnatele di colore del batik.
ENG A painter, graphic artist and exponent of the Egyptian Academy, her work was influenced by the arts and culture of India, focusing on Batik, which in her hands transforms from a purely decorative technique into a valid, brightly chromatic pictorial art. Her themes mainly deal with scenes of everyday life: the market or children playing, but also haughty beauties and penetrating glances, compositions animated by the typical coloured cobwebs of Batik.
Mohamed Hamidi
BORN Casablanca, Morocco, 1941
LIVES&WORKS Casablanca and Azemmour, Marocco
Il linguaggio astratto della sua pittura trae origine da chiari riferimenti ad allusioni sessuali ed erotiche. Sagome, incastri di forme e campiture piatte di colori dai toni accesi e contrastanti esercitano un’ipnotica attrazione per i loro evidenti rimandi. Con queste forme elabora un percorso estetico in cui trovano spazio anche simboli religiosi e riferimenti visivi della realtà sociale e culturale del suo Paese.
ENG The abstract language of Mohamed Hamidi’s work is based around clear sexual and erotic allusions: silhouettes, interlocking shapes and flat fields of bright and contrasting colours which exert a mesmeric attraction thanks to the obvious references. Using these forms, Hamidi developed a visual dialogue where religious symbols and visual references to the social and cultural reality of his country also find a place.
Faik Hassan
B aghdad, Iraq, 1914 P aris, France, 1992
Durante la sua carriera artistica è stato influenzato da vari movimenti europei, tra cui Cubismo, Espressionismo e Impressionismo, con attenzione anche all’arte islamica e all’arte tessile irachena. Durante la giovinezza pratica la pittura en plein air per poi approdare all’arte astratta nella maturità. Sempre in bilico tra Oriente e Occidente, ha creato uno stile moderno personale, integrando con tratto proprio le due tradizioni. Temi principali delle sue opere sono la vita nomade dei beduini, i colori del deserto, le donne velate.
ENG During his artistic career, Faik Hassan was influenced by various European movements including Cubism, Expressionism and Impressionism, as well as by Islamic art and Iraqi textile art. In his youth he practiced painting en plein air and then in maturity moved on to abstract art. Always poised between East and West, he created his own modern approach, integrating the two traditions with his own style. The main motifs of his work are the nomadic life of the Bedouins, the colors of the desert, and veiled women.
Kadhim Hayder
B aghdad, Iraq, 1932–1985
Poeta, letterato, artista tra i più venerati del movimento modernista iracheno, studia pittura, incisione e scenografia teatrale. Unisce i suoi interessi letterari con il Simbolismo, concentrandosi sull’identità panaraba che lo porta a lavorare sulla storia del suo Paese, rappresentandone l’epopea nelle sue opere poetiche e pittoriche. Col racconto del martirio dell’Imam Husayn, costruisce allegoricamente un parallelo tra la sofferenza di una guida spirituale e quella dell’intero popolo iracheno sotto la dittatura.
ENG A poet, man of letters, and one of the most revered artists of the Iraqi modernist movement, he studied painting, engraving and theatrical scenography. He combined his literary interests with symbolism, focusing on the pan-Arab identity, which led him to create work on the history of his country, representing it in his poetic and pictorial works. Through the story of the martyrdom of Imam Husayn, he forged an allegorical parallel between the suffering of a spiritual guide and that of the entire Iraqi people under the dictatorship.
Gilberto Hernández Ortega
Ba ní, Dominican Republic, 1923
S anto Domingo, Dominican Republic, 1979
La pittura di Gilberto Hernández Ortega, artista di spicco della sua generazione, presenta accenti espressionisti e una decisa predilezione per la figura umana. Nei ritratti e negli elementi figurativi modula uno stile schematico con un tratto forte e mai avvolgente, mentre le forme acquistano carattere strutturale grazie ad un gioco ritmico di luci e ombre. Nella sua opera il poetico e il magico creano una fantasia mitologica drammatica carica di contenuto, che scava nell’interiorità della natura umana e nella fisionomia del paesaggio.
ENG A leading artist of his generation, Gilberto Hernández Ortega’s paintings display expressionist accents and a strong predilection for the human figure. In his portraits and figurative work he modulates a schematic style with a strong but never fully enveloping line, while the shapes acquire a structural character thanks to a rhythmic play of light and shadow. In his work the poetic and the magical create a dramatic and fantastical mythology full of content, which delves into the interiority of human nature and the physiognomy of the landscape.
Carmen Herrera
H avana, Cuba, 1915 New York City, USA, 2022
Pioniera dell’arte astratta, risoluta esteta della linea geometrica rigorosa, Carmen Herrera è considerata oggi tra le maggiori interpreti del Minimalismo e dell’Astrattismo, nonostante il suo lunghissimo lavoro sia stato adeguatamente riconosciuto solo in tarda età, quando nel 2004, a 89 anni, le fu dedicata una mostra alla Tribeca Latin Collector Gallery. La sua vicenda artistica e la sua storia personale sono al centro del documentario The 100 Years Show (2015) di Alison Klayman.
ENG A pioneer of Abstract Art and committed aesthete with a rigorous geometric line, Carmen Herrera is today considered among the greatest interpreters of minimalism and abstractionism, despite seeing her work officially recognized only late in life when in 2004, at the age of 89, an exhibition was dedicated to her at the Tribeca Latin Collector Gallery. Her artistic journey and her personal story are at the centre of the documentary The 100 Years Show (2015) by Alison Klayman.
Evan Ifekoya
BORN Iperu, Nigeria, 1988
LIVES&WORKS London, UK
Indagini d’archivio sull’identità black, composizioni sonore, testi, video e performance mettono a fuoco l’esistenza di emarginati e della comunità QTBIPOC (queer, trans*, black e people of color), con cui l’artista fonda il collettivo Black Obsidian Sound System al fine di amplificare messaggi centrati sulla diversità, sulla fisicità no gender e di critica verso la spettacolarizzazione del corpo e il condizionamento ad opera dei social media.
ENG Archival investigations into black identity, sound compositions, texts, videos and performances focusing on the existence of marginalized people and the QTBIPOC community (Queer, Trans*, Black, Indigenous, People of Colour), with which the artist founded the Black Obsidian Sound System collective in order to amplify messages centred on diversity, non-gender physicality and critique of the spectacularization of the body and the conditioning caused by social media.
Julia Isídrez
BORN Itá, Paraguay, 1967
LIVES&WORKS Itá
Proviene da una famiglia di ceramisti e apprende la professione da sua madre Juana Marta Rodas. In Paraguay l’arte della ceramica è prevalentemente praticata dalle donne, eredità della fortissima e ancora viva tradizione precoloniale. Isídrez, il cui lavoro è sempre stato informato dalla strettissima collaborazione con la madre, ha ricevuto negli anni numerosi, importanti riconoscimenti internazionali. Il suo stile si distingue per l’integrazione della tradizione della ceramica rurale con tecniche esotiche gesuite e contemporanee.
ENG Julia Isídrez comes from a family of ceramists and learned her practice from her mother Juana Marta Rodas. In Paraguay the art of ceramics is predominantly practiced by women, a legacy of the very strong and still vibrant pre-colonial tradition. Isídrez, whose work has always been informed by very close collaboration with her mother, has received numerous important international awards over the years. Her style is distinguished by the integration of rural ceramic tradition with exotic Jesuit and contemporary techniques.
Mohammed Issiakhem
T izi Ouzou, Algeria, 1928
A lgiers, Algeria, 1985
Fondatore dell’Unione di Arti Plastiche, artista e insegnante affermato in tutti i campi delle arti visive, Issiakhem ha ispirato intere generazioni di artisti, cineasti e scrittori. Celebre per i suoi autoritratti e ritratti al confine tra figurazione e astrazione, l’artista algerino, soprannominato “occhio di lince” dall’amico di sempre, lo scrittore, poeta e drammaturgo Kateb Yacine, porta nel proprio corpo e nella propria opera i tormenti della guerra e della colonizzazione che non ha mai smesso di restituire con uno stile atipico, caratterizzato da una tavolozza radicata nella terra e nella sofferenza.
ENG
Founder of the Union Nationale des Arts Plastiques and an established artist and teacher in all fields of visual arts, Issiakhem has inspired entire generations of artists, cinematographic and literary works. Famous for his self-portraits and portraits which inhabit the border between figurative and abstract art, the artist nicknamed “lynx eye” by his lifelong friend, writer, poet and playwright Kateb Yacine, carries within him and within his work the torments of war and of colonization, which he never stopped investigating in his atypical style, characterized by a palette rooted in the earth and suffering.
Elena Izcue Cobián
L ima, Peru, 1889–1970
Nota per l’utilizzo virtuoso di motivi precolombiani nei tessuti, Elena Izcue Cobian viene presto contesa dalle case di moda europee e statunitensi. I suoi tessuti, realizzati con seta e lana tramite stampa artigianale, divennero molto richiesti e furono acquisiti dalla prestigiosa Casa Worth di Parigi. Fonderà in seguito il Taller Nacional de Artes Gráficas Aplicadas, incentrato sulla produzione tradizionale di tessuti di paglia nel nord del Perù. In qualità di educatrice, illustratrice, artista grafica e designer, Elena svolse un ruolo fondamentale nella diffusione dell’arte precolombiana all’inizio del XX secolo.
ENG Known for her skilful use of pre-Columbian motifs in fabrics, Elena Izcue Cobian was fought over by European and American fashion houses. Made with silk and wool using artisanal printing, her fabrics became highly sought after and were acquired by the prestigious House of Worth in Paris. She would later found the Taller Nacional de Artes Gráficas Aplicadas, focusing on the traditional production of straw fabrics in northern Peru. As an educator, illustrator, graphic artist, and designer, Cobian played an integral role in the dissemination of pre-Columbian art in the early 20th century.
11 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
María Izquierdo
S an Juan de los Lagos, Mexico, 1902
Mexico City, 1955
Sviluppando un linguaggio visivo unico durante i decenni post-rivoluzionari in Messico, María Izquierdo ha incorporato i motivi tradizionali indigeni e folkloristici nel quadro di un modernismo dinamico e contemporaneo. La resa scultorea della figura umana, i colori vibranti e audaci, gli elementi di realismo magico e le influenze preispaniche ed europee caratterizzano opere dal forte impatto visivo e ricche di simbolismo, permeate di una coscienza femminista pioneristica in contrasto con quel mondo dell’arte che valorizzava pressoché esclusivamente l’identità nazionale pubblica e maschile.
ENG Developing a unique visual language during the postrevolutionary decades in Mexico, María Izquierdo incorporated traditional indigenous and folklore motifs into a framework of dynamic, contemporary modernism. Characterized by sculptural rendering of the human figure, vibrant and bold colors and the elements of magical realism and the pre-Hispanic and European influences, her work possesses a powerful visual impact and is rich in symbolism and permeated with a pioneering feminist consciousness in contrast with an art world that valued public, masculine national identity and resisted women’s participation.
Nour Jaouda
BORN Cairo, Egypt, 1997
LIVES&WORKS Cairo and London, UK
Attraverso la pittura, il design tessile e l’installazione esplora le questioni della mobilità culturale e dell’estetica della migrazione. La sua pratica prende forma attraverso un processo decostruttivo di creazione e disfacimento in cui tutto è frammentario, incompleto e in continua evoluzione. Col suo lavoro lancia la sfida alle idee convenzionali di formazione dell’identità e le narrazioni di tempo, luogo e appartenenza.
ENG Using painting, textile design, and installation art, Nour Jaouda explores the issues of cultural mobility and the aesthetics of migration. This art takes form in a deconstructive process of creation and destruction where everything is fragmented, incomplete, and in continuous evolution. Her work challenges conventional ideas of identity-making and the narration of time, place, and belonging.
Rindon Johnson
BORN San Francisco, USA, 1990
LIVES&WORKS Berlin, Germany
Nella sua pratica artistica, radicata nel linguaggio e nelle sue ambiguità, sfumano confini fra scrittura, poesia, scultura, arti visive (pittura, video, virtual reality), performance. Crea intriganti scenari fantascientifici, utopici o distopici, dove ci si può interrogare sull’identità, sulle relazioni sociali, sui rischi a cui siamo esposti come soggetti all’interno di una complessa rete di significati e intenzioni.
ENG An artistic practice rooted in language and its ambiguities that blurs the boundaries between writing, poetry, sculpture, visual art (painting, video, virtual reality) and performance. Rindon Johnson has created sci-fi, utopian and dystopian scenarios where identity, social relations, and the risks we are exposed to as subjects within a complex web of meanings and intentions can be examined.
Mohammed Kacimi
Meknes, Morocco, 1942
R abat, Morocco, 2003
Membro dell’Associazione Marocchina delle Arti Plastiche, scrittore e pittore autodidatta, negli anni ‘60 visita l’Europa e scopre l’arte rinascimentale e il Realismo dell’arte fiamminga. Rimane inoltre affascinato dall’arte egizia antica che scopre al Louvre, così come dall’arte contemporanea europea, entrambe fondamentali nella definizione e nello sviluppo del suo stile unico caratterizzato, e per questo apprezzato, dalla combinazione di elementi mistici, di figure inquietanti e di fondi astratti. Negli anni ‘80 cambia drasticamente stile, inventando un pigmento blu che diventerà iconico.
ENG A member of the Moroccan Association of Plastic Arts, self-taught writer and painter, he visited Europe in the 1960s and discovered Renaissance art and the realism of Flemish painting. He was also fascinated by ancient Egyptian art, which he discovered at the Louvre, as well as by contemporary European art, and both were essential in the definition and development of his unique and acclaimed style characterized by a combination of mystical elements, disturbing figures and abstract backgrounds. He drastically changed his style in the 1980s, inventing a blue pigment that would become iconic.
Frida Kahlo
Mexico City, 1907–1954
Tra le figure più iconiche del XX secolo, ha vissuto la pratica artistica come esperienza totalizzante tanto da rendere impossibile la distinzione tra arte, vita e impegno politico. Nei suoi dipinti ha visualizzato i momenti della sua esperienza esistenziale narrando vicende personali tragiche e momenti di epocali trasformazioni per il suo Paese. Ha costruito un linguaggio personalissimo, fondendo elementi surreali e naïf per restituire le complessità della realtà tangibile e inconscia.
ENG One of the most iconic figures of the 20th century, she saw artistic practice as all-encompassing and made no distinction between art, life and political commitment. In her paintings she depicted scenes from her existential experience, showing tragic personal events and moments of epochal transformations for her country. She utilized a highly personal visual language that fused surreal and naïve elements to demonstrate the complexities of tangible and unconscious realities.
George Keyt
K andy, Sri Lanka, 1901
C olombo, Sri Lanka, 1993
Pittore autodidatta permeato di cultura indiana, è influenzato dalla religiosità buddista e induista, che cerca di fondere criticamente con l’estetica occidentale e orientale. Agli esordi della sua carriera è attratto da Cubismo e Fauvismo e negli anni ‘30 sviluppa un suo stile unico e originale, riconoscibile in un astrattismo prospettico, con linee intersecate eseguite con pennellate energiche e colorate. I grandi occhi a mandorla dei suoi soggetti diventeranno la sua firma d’autore.
ENG A self-taught painter infused with Indian culture, George Keyt was influenced by Buddhist and Hindu religiosity, which he attempted to fuse critically with Western and Eastern aesthetics. At the beginning of his career he was drawn to Cubism and Fauvism and in the 1930s he developed his own unique and original style, recognisable from its perspective abstraction, with intersecting lines executed with vigorous and colorful brushwork. The large almond-shaped eyes of his subjects became his signature motif.
Bhupen Khakhar
B ombay, India, 1934
B aroda, India, 2003
Considerato il primo artista pop indiano, è noto ai più per i suoi dipinti intimi raffiguranti figure immerse in paesaggi riccamente colorati. La sua arte si rifà alle miniature indiane e al primitivismo di Henri Rousseau, all’arte popolare folk e a Hockney, che ebbe modo di conoscere a Londra. Lavora come contabile e dipinge nel tempo libero. La sua dichiarata omosessualità lo segna, poiché nel suo Paese era oggetto di scherno e condanna; combatterà incessantemente per i diritti dei gay, trattando esplicitamente nei suoi lavori temi omoerotici.
ENG Considered India’s first pop artist, Bhupen Khakhar is best known for his intimate paintings depicting figures immersed in richly coloured landscapes. His art harks back to Indian miniatures and to the primitivism of Henri Rousseau, popular folk art and to Hockney, who he met in London. He worked as an accountant and painted in his free time, and his declared homosexuality marked him out in his homeland as an object of ridicule and condemnation. He fought incessantly for gay rights, and tackled explicitly homoerotic themes in his work.
Bouchra Khalili
BORN Casablanca, Morocco, 1975 LIVES&WORKS Vienna, Austria and works itinerantly Cresciuta tra il Marocco e la Francia, dove ha studiato alla Sorbona, lavorando con il mezzo filmico e fotografico, così come con stampe e installazioni, si è da sempre concentrata sulla possibilità di dare voce a minoranze vittime di pressioni politiche in contesti già afflitti da crisi sociali e geografiche. I suoi lavori sono il risultato di una prassi rigorosa, fondata su una capillare ricerca in prima persona di fonti, di materiali che le permettono di costruire dei documentari in cui la testimonianza, la denuncia di condizioni esistenziali a dir poco precarie trovano una loro rappresentazione matericamente ed emotivamente credibile. Opere in cui queste minoranze sofferenti hanno modo di riconoscersi, rivedendosi e rivivendosi in forme espressive convincenti.
ENG Having grown up between Morocco and France, where she studied at the Sorbonne, and working in the medium of film, photography, prints and installations, Bouchra Khalili has always focused on the possibility of giving voice to minorities subjected to political, social and geographical pressures. Her documentaries are born out of a rigorous practice, and before they come into contact with the public she personally collects a vast amount of material to allow her work to represent a platform through which minorities can actually make their voices heard.
Kiluanji Kia Henda
BORN Luanda, Angola, 1979
LIVES&WORKS Luanda
Attraverso un lavoro di ricerca che usa abilmente media diversi – fotografia, video, installazioni, performance – afferma consapevolmente il potere dell’arte di rileggere e riscrivere il passato per definire un altro futuro possibile. Partendo dai traumi dell’Angola e superando barriere e confini geografici, divulga con ironia temi dell’identità africana in epoca coloniale e post-coloniale al fine di costruire ponti fra persone e culture diverse e diffondere questioni d’importanza universale con la forza della narrazione fantastica, declinata in forma immaginifica verso un’idea percorribile di inclusione globale. ENG Through work that skilfully uses different media – photography, video, installations, performances – Kiluanji Kia Henda consciously affirms the power of art to reread and rewrite the past in order to define another possible future. Starting from the traumas of Angola and overcoming barriers and geographical bor-
ders, he playfully disseminates the themes of African identity in the colonial and post-colonial era in order to build bridges between different peoples and cultures and promote questions of universal importance with the strength of fantasy narration, expressed in an imaginative form towards a viable idea of global inclusion.
Linda Kohen
BORN Milan, Italy, 1924
LIVES&WORKS Montevideo, Uruguay
Costretta a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali, nel 1939 va a vivere in Sudamerica, dove studia arte. Nelle sue opere indaga i temi della vita e della morte, e del mistero dell’esistenza. Tema fondamentale del suo lavoro è la solitudine e la contemplazione dell’essere umano, rappresentato in modo spesso inquietante tramite l’uso di una tavolozza sobria, di pochi colori non saturi nella scala di bianchi e grigi. I suoi dipinti spingono a riflettere sulla caducità dell’esistenza e sulla sua inevitabile fine.
ENG After being forced to leave Italy in 1939 by the racial laws, she moved to South America, where she studied art. In her work she explores the themes of life and death and the mystery of existence. Her fundamental theme is the solitude and contemplation of the human being, represented in an often disturbing way through the use of a sober palette of few non-saturated colors in the scale of whites and grays. Her paintings encourage us to reflect on the transience of existence and its inevitable end.
Shalom Kufakwatenzi
BORN Harare, Zimbabwe, 1995
LIVES&WORKS Harare
Afferma la libertà di espressione nell’arte e nella vita usando in primis il tessuto, materiale familiare e accessibile alla comunità locale, per comporre sculture morbide e installazioni di diverse dimensioni che mixano pattern e frammenti colorati in antitesi al plasticismo tradizionale. Successivamente si cimenta con new media, in particolare con la fotografia, il video e la performance. Nei lavori che sortiscono da questo nuovo percorso diventa esplicita la riflessione sull’identità, a partire dalla propria naturalmente, e più nello specifico sulla diversità di genere e sulla condizione della donna in Zimbabwe.
ENG Shalom Kufakwatenzi affirms freedom of expression in art and life first and foremost by using fabric, a material that is familiar and accessible to the local community, to compose soft sculptures and installations of different sizes that mix textures and coloured pieces in a way antithetical to traditional plasticism. She subsequently tried her hand at new media, in particular photography, video and performance. In the work that sprang from this new approach, her interest in identity – starting naturally from her own - becomes explicit, focusing specifically on gender diversity and the condition of women in Zimbabwe.
Ram Kumar
S himla, India, 1924
D elhi, India, 2018
Scrittore e artista postcoloniale, è uno dei più importanti pittori astratti indiani. Ha studiato a Parigi con Fernand Léger. I movimenti artistici dei primi del ‘900 furono cruciali nella sua formazione, anche se conserverà sempre viva una grande attenzione per la tradizione indiana. Nel 1960 visita la città santa Varanasi: un momento di svolta nel suo stile, che da allora si farà sempre più astratto e vibrante. ENG Postcolonial writer and artist Ram Kumar was one of the most important Indian abstract painters. He studied in Paris with Fernand Léger and the artistic movements of the early 1900s were crucial in his education, even though the Indian tradition was always extremely important in his work. A 1960 visit to the holy city of Varanasi was a turning point in his style, which from then on became increasingly abstract and vibrant.
Fred Kuwornu
BORN Bologna, Italy, 1971
LIVES&WORKS New York City, USA
Originario del Ghana, è il più noto attivista, scrittore, regista, produttore afro-italiano. Lavora con Spike Lee e nel 2012 realizza il film 18 Ius Soli, che affronta la questione della cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia ma non ancora riconosciuti come cittadini italiani. Recentemente ha lanciato la serie Black Italian Film Showcase, che celebra i talenti afro-italiani nel cinema. Sostiene che i video, i film e l’arte in genere possano essere ottimi strumenti per costruire una società più inclusiva.
ENG Originally from Ghana, Fred Kuwornu is the best-known Afro-Italian activist, writer, director and producer. He has worked with Spike Lee and in 2012 made the film 18 Ius Soli, which addressed the issue of citizenship for the children of immigrants born in Italy but not yet recognised as Italian citizens. He recently launched the Black Italian Film Showcase series which celebrates Afro-Italian talent in cinema and argues that videos, films and art in general can be excellent tools for building a more inclusive society.
12 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Grace Salome Kwami
Worawora, Ghana, 1923–2006
Con personale realismo ha restituito identità a uomini, donne e scene di vita quotidiana in Ghana agli albori dell’indipendenza attraverso sculture in argilla su piccola e grande scala, incisioni, ritratti a carboncino, inchiostro e tempere dai cromatismi caldi tipici dei pigmenti naturali, contribuendo a tracciare le basi del Modernismo in Africa occidentale, dove ricopre il ruolo di pioniera anche per quanto riguarda il disegno di tessuti.
ENG Using personal realism, Grace Salome Kwami restored identity to men, women and scenes of daily life in Ghana at the dawn of Independence through small and large scale clay sculptures, engravings, charcoal portraits, ink and tempera with the warm colours typical of natural pigments, helping trace the foundations of Modernism in West Africa, where she also played the role of pioneer with regards to fabric design.
Lai Foong Moi
Negeri Sembilan, Malaysia, 1931
Si ngapore, 1995
La sua pittura è stata fortemente influenzata dal Postimpressionismo francese, con cui entrò in contatto come prima artista malese vincitrice di una borsa di studio per un percorso formativo di tre anni a Parigi. Paesaggi e ritratti femminili i suoi soggetti preferiti, scandagliati alla ricerca di combinazioni cromatiche inedite e fortemente introspettive, a delineare una concezione della pittura come finestra aperta sulla mente dell’artista.
ENG Lai Foong Moi’s painting was profoundly influenced by French Post-Impressionism, with which she came into contact as the first Malaysian artist to win a scholarship for a three-year training course in Paris. Her preferred subjects were landscapes and female portraits, created in search of new and highly introspective colour combinations, to outline a conception of painting as an open window onto the artist’s mind.
Wifredo Lam
S agua la Grande, Cuba, 1902
Pa ris, France, 1982
In un mirabile sincretismo, Lam ha sfruttato linguaggi delle avanguardie storiche europee (Cubismo e Surrealismo soprattutto) e di alcuni movimenti del dopoguerra, come CoBrA, basati sull’espressione dell’inconscio e dell’irrazionale per descrivere in chiave moderna i miti e le forme ancestrali dell’arte africana e di quella caraibica. Elaborando una peculiare cifra stilistica ha veicolato messaggi civili in difesa delle minoranze etniche contro ogni forma di discriminazione.
ENG With admirable syncretism Lam used the languages of the European historical avant-gardes (above all Cubism and Surrealism) and of post-war movements like CoBrA, which were based on the expression of the unconscious and the irrational, to describe the myths and ancestral forms of African and Caribbean art in a modern key. He used the personal style he developed to convey political messages in defense of ethnic minorities and against all forms of discrimination.
Judith Lauand
A raraquara, Brazil, 1922
S ão Paulo, Brazil, 2022
Pioniera del movimento modernista brasiliano nato negli anni ‘50, Judith Lauand è stata una figura chiave per lo sviluppo del movimento concretista, unica donna a far parte del collettivo d’avanguardia Grupo Ruptura. Forma, spazio, colore e ritmo sono elementi caratterizzanti il suo rigorosissimo modus operandi con il quale realizza lavori che spesso fanno ricorso a materiali non convenzionali per l’epoca, come ricami, xilografie e arazzi.
ENG A painter and printmaker who was a pioneer of the 1950s Brazilian modernist movement, a key figure in the development of the Concrete movement, and the only woman to be part of the avant-garde collective Grupo Ruptura. Her rigorous modus operandi was characterized by form, space, colour and rhythm, and her work often makes use of materials which were unconventional for the time, such as embroidery, woodcuts and tapestries.
Maggie Laubser
Bloublommetjieskloof, South Africa, 1886 S trand, South Africa, 1973
Nata in una famiglia anglo-fiamminga protestante di fattori, Maggie Laubser si avvicina all’arte sotto la guida del pittore Edward Roworth. Durante i numerosi viaggi in Europa scopre Van Gogh, Gauguin, Kandinsky, Matisse e si affranca dalle forme estetiche tradizionali sudafricane. Considerata insieme a Irma Stern pioniera dell’Espressionismo in Sudafrica, Laubser ha lavorato ininterrottamente fino alla sua morte producendo quasi 1800 opere dal predominante stile espressionista, dove sono tuttavia identificabili elementi di Fauvismo e realismo bucolico che svelano i prototipi europei da cui ha subito l’influenza.
ENG Born into an Anglo-Flemish Protestant family of farmers, Maggie Laubser approached art under the guidance of painter Edward Roworth. During her numerous trips to Europe she discovered Van Gogh, Gauguin, Kandinsky, Matisse and freed herself from traditional South African aesthetic forms. Considered along with Irma Stern a pioneer of South African expressionism, Laub-
ser worked continuously until her death, producing almost 1,800 pieces in a predominantly expressionist style but with identifiable elements of Fauvism and bucolic realism, revealing the European prototypes by which she was influenced.
Simon Lekgetho
Sc hoemansville, South Africa, 1929
Ga-Rankuwa, South Africa, 1985
Artista autodidatta, si fece introdurre alla pittura da Walter Battiss. Inizia a dipingere seriamente solo nel 1952, producendo ritratti, nature morte e paesaggi, oltre a composizioni ispirate a pitture rupestri boscimane. Le sue nature morte, caratterizzate da un uso straordinario del chiaroscuro, sono composte da zucche, erbe, pietre, incensi, piume e oggetti legati alla divinazione, che enfatizzano la guarigione, la rinascita e la continuità dell’esistenza in una dimensione mistica e profondamente africana.
ENG A self-taught artist, he was introduced to painting by Walter Battiss. He only began to paint seriously in 1952, producing portraits, still lifes and landscapes, as well as compositions inspired by Bushman cave paintings. His still lifes, characterized by an extraordinary use of chiaroscuro, depict compositions of pumpkins, herbs, stones, incense, feathers and objects related to divination, which emphasize healing, rebirth and the continuity of existence in a mystical and profoundly African dimension.
Celia Leyton Vidal
S antiago, Chile, 1895–1975
Alla cultura e alle tradizioni del popolo Mapuche ha consacrato tutta la propria vicenda artistica e personale. Paesaggi, dipinti storici e murales quali testimonianze cruciali sul piano sociale e documentario per tracciare la storia del popolo originario di Cile e Argentina. Il sacro, l’ancestrale e il rituale sono gli elementi centrali di lavori che infondono dinamicità e vitalità contemporanee alla cultura mapuche.
ENG Cecilia Leyton Vidal dedicated her entire artistic and personal life to the culture and traditions of the Mapuche people. Landscapes, historical paintings and murals act as intermediaries not only for their aesthetic and historical values but are also crucial testimonies on a social and documentary level for tracing the history of the original peoples of Chile and Argentina. The sacred, the ancestral and the ritual are the central elements of her work, which hands down Mapuche culture to today’s world.
Lim Mu Hue
Singapore, 1936–2008
X ilografia, olio e inchiostro sono mezzi espressivi prediletti dall’artista singaporiano, il cui stile figurativo è connotato da una grande cura dei dettagli. La sua attenzione si concentra prevalentemente sul suo territorio, su squarci di vita quotidiana, tra cui spiccano paesaggi rurali e spettacoli di marionette. Tracce pressoché cancellate dalla vorticosa modernizzazione di Singapore che le sue opere fanno rivivere attraverso uno stile figurativo realistico, fatto di ricordi vividi, dai colori eleganti e raffinati. All’attività artistica ha affiancato per molti anni quella didattica.
ENG Woodcuts, oil and ink were the preferred means of expression of this Singaporean artist, whose figurative style is made recognisable by its close attention to detail. His attention was always drawn, among other things, to local scenes, rural landscapes and puppet shows – all things that disappeared after the modernisation of Singapore but which his art brought back to life through a realistic figurative style made up of vivid memories, with elegant and refined colours. For many years he combined his artistic activity with teaching.
Romualdo Locatelli
B ergamo, Italy, 1905
M anila, Philippines, 1943
Di formazione accademica, il suo esordio pittorico è legato ai modi del naturalismo. Appassionato viaggiatore, documenta con la pittura suoi spostamenti, descrivendo personaggi, usi e tradizioni dei luoghi che visita. Dopo aver soggiornato in diverse regioni dell’Italia e vissuto per qualche tempo a Roma, si trasferisce in Tunisia, da dove poi ripartirà per l’Oriente (Java, Bali, Giacarta, Manila), ovunque facendosi cronista attento e curioso del quotidiano.
ENG The product of an academic background, his early work was influenced by naturalism. A passionate traveler, he documented his journeys by painting the characters, customs and traditions of the places he visited. After having stayed in various regions of Italy and lived for some time in Rome he went to Tunisia, then left again for the East (Java, Bali, Jakarta, Manila), attentively depicting the daily life of each place he visited.
Bertina Lopes
M aputo, Mozambique, 1924
R ome, Italy, 2012
Parla una lingua ibrida – un misto di portoghese e italiano – non elaborata formalmente, ma dettata dall’urgenza di esprimere la propria individualità, incarnando nel proprio lavoro la difesa militante delle radici e dell’identità ancestrale del Paese d’origine, il Mozambico, così come dell’intero Continente, in senso anticolonialista e panafricanista. Alternando sintetismo e animismo a forme geometriche moderniste o ad astrazioni spaziali universali, esprime con forte segno identitario il vitalismo di chi vive una condizione da outsider, in patria e da migrante.
ENG Bertina Lopes speaks a hybrid language – a mix of Portuguese and Italian – not formally developed but dictated by the urgency of expressing her individuality, embodying in her work a militant defense of the roots and ancestral identity of her country of origin, Mozambique, as well as the entire continent, in an anti-colonialist and pan-African sense. Alternating synthesis and animism with modernist geometric forms or universal spatial abstractions, she expresses the vitalism of those who live as outsiders, at home or as migrants, with a powerful identity.
Amadeo Luciano Lorenzato
B elo Horizonte, Brazil, 1900–1995
Riconosciuto tra principali artisti della sua generazione, fin dai suoi primi lavori è affascinato ed ispirato dalla natura e dai simboli della vita quotidiana. Lorenzato realizza dipinti unici ispirati, quindi, alle sue meticolose osservazioni degli oggetti di ogni giorno. Rappresenta paesaggi, nature morte e scene del suo quartiere a Belo Horizonte, in Brasile, con l’obiettivo di tradurre il suo ambiente attraverso forme geometriche semplificate, utilizzando pigmenti artigianali e pennellate precise.
ENG Recognised as one of the leading artists of his generation, from the very beginning he was fascinated and inspired by nature and the symbols of everyday life. Lorenzato created unique paintings inspired by his meticulous observations of everyday objects, depicting landscapes, still lifes and scenes from his neighborhood in Belo Horizonte, Brazil, with the aim of translating his environment through simplified geometric shapes, using artisanal pigments and precise brushstrokes.
Anita Magsaysay-Ho
Z ambales, Philippines, 1914
M anila, Philippines, 2012
Il suo approccio alla pittura è prevalentemente astratto e influenzato da post-Cubismo e Realismo sociale. Le sue opere si rifanno alla sua infanzia e alle figure femminili che l’hanno scandita, che troviamo impegnate in azioni tipiche della quotidianità domestica o rurale. Grazie all’utilizzo della tempera sprigionano forza e dignità, tratti che l’artista riesce a restituire con grande impatto. È stata l’unica componente donna del gruppo artistico filippino denominato Thirteen Moderns. ENG Anita Magsaysay-Ho’s approach to painting was predominantly abstract and linked to post-Cubism and Social Realism. Her paintings engage with her childhood and to the female figures that filled it, who we find engaged in acts typical of domestic or rural everyday life, and release through the tempera all the strength and dignity the artist intends to convey. She was the only female member of the Philippine art group called Thirteen Moderns.
MAHKU (Movimento dos Artistas Huni Kuin)
FOUNDED Kaxinawá (Huni Kuin) Indigenous Territory, Acre, Brazil, 2013
BASED Kaxinawá (Huni Kuin) Indigenous Territory, Brazil «Vendo tela, compro terra» è il motto del collettivo MAHKU, artisti di etnia Huni Kuin che vivono nella regione amazzonica tra Perù e Brasile: vendere le proprie opere, create sotto l’influsso della ayahuasca per acquistare terre intorno al villaggio al fine di proteggerle dalla deforestazione. A loro è stato commissionato un grande murale sulla facciata dei Giardini della Biennale. Nel frattempo, una grave alluvione a inizio marzo 2024 ha colpito proprio la regione da cui provengono.
ENG “I sell canvas, I buy land” is the motto of the MAHKU collective, artists from the Huni Kuin ethnic group living in the Amazon region between Peru and Brazil: they sell their work, created under the influence of ayahuasca, to buy land around their village in order to protect it from deforestation. They were commissioned to create a large mural on the façade of the Giardini della Biennale. Meanwhile, their home region was struck by severe flooding in early March 2024.
13 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Esther Mahlangu
BORN Middelburg, South Africa, 1935
LIVES&WORKS Mpumalanga, South Africa
Artista pluripremiata, ambasciatrice culturale sudafricana acclamata in tutto il mondo per i suoi dipinti astratti luminosi e audaci, caratterizzati da motivi geometrici vivaci, radicati nella tradizione della tribù Ndebele a cui appartiene. Esther Mahlangu apprende quest’arte da bambina ed è la prima a reinventarne la tradizione visiva, portando i disegni geometrici Ndebele su nuovi supporti e superfici, dalla tela alle ceramiche, alle sculture, per arrivare, da vera icona pop, a customizzare automobili, aerei, sneakers. Tra le artiste più quotate e collezionate al mondo, Mahlangu ad oggi insegna abilità artistiche tradizionali ai giovani nella sua scuola di Mabhoko a Mpumalanga.
ENG An award-winning artist and South African cultural ambassador, Esther Mahlangu is acclaimed throughout the world for her bright and bold abstract paintings featuring vibrant geometric patterns, rooted in the tradition of the Ndebele tribe to which she belongs. She learned this art as a child and was the first to reinvent its visual tradition, bringing Ndebele geometric designs to new places, from canvas and ceramics to sculptures and eventually, like a true pop art icon, customizing cars, airplanes and sneakers. One of the most highly-regarded and collected artists in the world, Mahlangu now teaches traditional artistic skills to young people at her Mabhoko school in Mpumalanga.
Anna Maria Maiolino
BORN Scalea, Italy, 1942
LIVES&WORKS São Paulo, Brazil
Leone d’Oro alla Carriera per un’artista che ha sviluppato una ricerca poliedrica e ha sfruttato vari mezzi espressivi per trattare temi etici e veicolare messaggi di impegno civile. Soprattutto con le performance, che costituiscono la parte più politica del suo lavoro, ha denunciato i soprusi dei poteri dominanti che limitano la libertà e i diritti umani. Con l’argilla, manipolata con gesti primordiali, ha elaborato un alfabeto basilare per sottolineare i valori della memoria e delle radici, altri temi cardine della sua ricerca.
ENG The Golden Lion for Lifetime Achievement award for an artist who has created multifaceted work and used a range of media to tackle moral issues and convey messages of civil engagement. Especially in her performances, which constitute her most political work, she denounces the abuses of the powers-that-be which limit freedom and human rights. Using clay, shaped with primordial gestures, she developed a basic alphabet to underline the values of memory and roots, other key themes of her work.
Anita Malfatti
S ão Paulo, Brazil, 1889–1964
A lei si deve l’introduzione nella scena artistica brasiliana di forme europee e americane strettamente legate al Modernismo, non senza ostracismo, palesi contrasti da parte dell’establishment allora dominante nel gigante latinoamericano. Nel corso della sua carriera si troverà costretta a mitigare la portata rivoluzionaria della sua sensibilità artistica, come testimoniano i cambiamenti cromatici e stilistici intervenuti progressivamente nei suoi lavori della tarda maturità. Una carriera, un percorso artistico che originariamente aveva avuto il suo là con una miscela originale tra Cubismo e Impressionismo.
ENG Anita Malfatti was responsible for the introduction of European and American forms of Modernism into the Brazilian art scene, and was the subject of controversy and ostracism by the establishment in her homeland. Over the course of her career she found herself forced to mitigate the revolutionary scope of her artistic sensibilities, as evidenced by the chromatic and stylistic changes in a pictorial career which began under the banner of an original blend of Cubism and Impressionism.
Ernest Mancoba
Johannesburg, South Africa, 1904
Clamart, France, 2002
Artista d’avanguardia sudafricano, Ernest Mancoba ha trascorso la maggior parte della sua vita in Francia, dove, terminati gli studi all’Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs, diviene protagonista attivo della scena parigina interagendo con artisti quali Picasso e Mondrian. Artista nero, nato e cresciuto sotto il regime dell’apartheid, sviluppa una pratica che rappresenta una sintesi unica di arte moderna europea e cultura africana. I suoi dipinti riflettono spesso la filosofia Ubuntu, che si basa sulla compassione e sul rispetto dell’altro.
ENG South African avant-garde artist Ernest Mancoba spent most of his life in France, where, after completing his studies at the Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs, he became an active protagonist of the Parisian scene, interacting with artists such as Picasso and Mondrian. A black artist, born and raised under the apartheid regime, he developed a practice that represented a unique synthesis of modern European art and African culture. His paintings often reflect the Ubuntu philosophy, which is based upon compassion and respect for others.
Edna Manley
B ournemouth, England, 1900
K ingston, Jamaica, 1987
“Madre dell’arte giamaicana”, Edna Manley, padre inglese e madre giamaicana, emigra nell’Isola con il marito Norman Manley, futuro primo premier del Paese caraibico. Scultrice, ma anche pittrice, ha sperimentato una notevole varietà di materiali, dal gesso al bronzo, dal legno alla pietra, attraversando diverse fasi estetiche. L’opera di Manley ha cambiato il mondo dell’arte nella regione caraibica e molte sue sculture sono diventate icone del movimento per l’autodeterminazione dei giamaicani neri. Ha fondato a Kingston nel 1950 la prima scuola d’arte, dal 1995 ribattezzata in suo onore Edna Manley College of the Visual and Performing Arts.
ENG “Mother of Jamaican art” Edna Manley, daughter of an English father and a Jamaican mother, emigrated to Jamaica with her husband Norman Manley, the country’s future first prime minister. She was a sculptor as well as a painter, and experimented with a variety of materials, from plaster and bronze to wood and stone, going through several artistic periods. Her work revolutionized the art world in the Caribbean region and many of her sculptures became icons of the movement for self-determination for black Jamaicans. In 1950 she founded the first art school in Kingston, which was renamed the Edna Manley College of the Visual and Performing Arts in her honor in 1995.
Josiah Manzi
Zimbabwe, 1933–2022
Figlio di immigrati del Malawi, Josiah Manzi appartiene alla prima generazione di scultori dello Zimbabwe, facendo parte della comunità di artisti di Tengenenge. Inizia a scolpire da autodidatta e sviluppa rapidamente un suo stile distintivo. Partecipa a diverse mostre internazionali, ma nonostante il successo conseguito decide di rimanere a vivere e lavorare a Tengenenge. Il mondo delle sculture di Josiah è un microcosmo di soggetti bizzarri che sembrano il frutto di un disastro genetico, ma non sono personaggi spaventosi: le forme rotonde e morbide innescano un riflesso carezzevole nello spettatore e irradiano serenità, rivelando e restituendo il senso dell’umorismo dell’artista.
ENG The son of Malawian immigrants, Josiah Manzi belongs to the first generation of Zimbabwean sculptors, part of the Tengenenge artist community. He began as a self-taught sculptor, quickly developing his own distinctive style, and participated in several international exhibitions, but despite his success he decided to remain and live and work in Tengenenge. The world of Manzi’s sculptures is a microcosm of bizarre subjects that look like the result of a genetic disaster, but the characters are not frightening, their soft round shapes radiating serenity and inviting the viewer to caress them, revealing the artist’s sense of humor.
Teresa Margolles
BORN Culiacán, Mexico, 1963
LIVES&WORKS Mexico City and Madrid, Spain
Artista visiva e fotografa messicana, ha rappresentato il suo Paese alla Biennale Arte di Venezia nel 2009. Attraverso uno stile minimalista ma dal forte impatto scenico e concettuale le sue installazioni esplorano gli scomodi temi della morte, dell’ingiustizia sociale, dell’odio di genere, della marginalità e della corruzione generando una tensione costante tra orrore e bellezza.
ENG Mexican visual artist and photographer Teresa Margolles represented her country at the Venice Art Biennale in 2009. With a minimalist style with powerful scenic and conceptual impact, her installations explore uncomfortable themes of death, social injustice, gender hatred, marginality and corruption, generating a constant tension between horror and beauty.
Maria Martins
Campanha, Brazil, 1894
R io de Janeiro, 1973
Le sue sculture sono intimamente connesse al Surrealismo, i cui temi principali vennero da lei abbracciati ancora prima dell’adesione alla corrente artistica europea. Il bronzo è la materia prescelta per dare forma alle sue creazioni, dove cannibalismo e antropofagismo si intrecciano alla mitologia slegandosi volutamente dalla lezione del passato, proiettandosi in un futuro che coniuga angoscia e tentazione, calma e felicità.
ENG The sculptures of this Brazilian artist are intimately connected to Surrealism, whose main themes she embraced even before joining the artistic movement. She chose to use bronze to give shape to her creations, where cannibalism and anthropophagism intertwine with mythology, deliberately detaching themselves from the lessons of the past to project themselves into a future that combines anguish, temptation, calm and happiness.
María Martorell
S alta, Argentina, 1909–2010
Le forme astratte, dipinte con olio su tela, connotano la gran parte dei lavori della sua lunghissima carriera pittorica, celebrata da mostre monografiche in patria e all’estero. A New York negli anni ‘60 entra in contatto con Pop Art e arte neo-figurativa, che ne influenzeranno il lavoro e la indirizzeranno alla concezione di un’arte il cui punto di partenza non sarà più la mimesi o la contemplazione della natura, ma piuttosto il mondo delle idee.
ENG María Martorell’s very long career was characterized by abstract forms painted with oil on canvas, and was celebrated by monographic exhibitions at home and abroad. In New York in the 1960s she came into contact with Pop Art and neo-figurative art, which influenced her work and directed her towards the conception of an art whose starting point was no longer mimesis or the contemplation of nature, but rather the world of ideas.
Mataaho Collective
FOUNDED Aotearoa, New Zealand, 2012
BASED Aotearoa, New Zealand
Il collettivo maori formato dalle quattro artiste è celebre per le installazioni di grandi dimensioni caratterizzate dall’utilizzo di materiali come funi marine sintetiche, nastro riflettente e teloni. Lavori che indagano il patrimonio culturale del millenario popolo neozelandese di origine polinesiana e in cui natura e tradizione si dimostrano intimamente interconnesse.
ENG This Maori collective of four artists is famous for its large-scale installations characterized by the use of materials such as synthetic marine ropes, reflective tape and tarpaulins. Its work investigates the accessibility and cultural heritage of the thousandyear-old New Zealand people of Polynesian origin. Nature and tradition prove to be intimately interconnected thanks to the powerful scenic impact of their ensemble installations.
Naminapu Maymuru-White
BORN Yirrkala, Australia, 1952
LIVES&WORKS Yirrkala
Da bambina passa ore ad osservare dipingere il padre Narritjin, artista noto sia in Australia che all’estero, il quale la incoraggia ad assecondare l’evidente vocazione artistica già in tenera età. È stata una delle prime donne a cui venne insegnato a dipingere soggetti di matrice sacra lavorando con il linoleum, producendo serigrafie, xilografie e collage dalla forte componente materica. Opere dalla potenza sfrenata e fluida che sono state esposte in diverse mostre collettive in Australia e in molti altri Paesi del mondo.
ENG As a child, Naminapu Maymuru-White spent hours watching her father Narritjin, an artist known in Australia and abroad and who encouraged her to start her career at just twelve years of age, paint. She was one of the first women who was taught to paint sacred subjects by working with linoleum, producing serigraphs, woodcuts and collages with a strong material component, works of unbridled and fluid power which have been exhibited in various collective exhibitions in Australia and abroad.
Mohamed Melehi
A silah, Morocco, 1936 P aris, France, 2020
Fotografo, editore, designer, grafico, muralista, pittore a tutto tondo. Le sue coloratissime onde psichedeliche hanno contribuito a plasmare l’identità degli artisti arabi post-coloniali in nome della democratizzazione di un’arte che considerava troppo dipendente dal mecenatismo delle missioni culturali straniere. Modernismo pittorico e cultura araba interagiscono nei suoi lavori attraverso l’utilizzo di colori e materiali dalla forte risonanza simbolica.
ENG Photographer, editor, designer, graphic designer, muralist and all-round painter, Mohamed Melehi’s colourful psychedelic waves contributed to shaping the identity of post-colonial Arab artists, in the name of the democratization of an art that he considered too dependent on the patronage of foreign culture. Pictorial Modernism and Arab culture interact through colours and materials with a powerful symbolic resonance.
Carlos Mérida
Guatemala City, 1891
Mexico City, 1985
Cosa succede quando motivi precolombiani incontrano uno stile pittorico che si è nutrito dell’estetica di un Joan Miró e di un Paul Klee? Succede che si viene fatalmente a definire, a delineare una poetica ibrida, qui espressa in lavori su tela e in grandi murales dalla sperimentazione fragorosa, in cui figurativo e astratto ingaggiano un vibrante, dialettico scontro/incontro. Una carriera caratterizzata da fasi surrealiste e impressioniste, in cui Mérida si è sempre concentrato sulla materializzazione di un concetto più che sulla rappresentazione di persone o oggetti.
ENG What happens when pre-Columbian aesthetics meet a pictorial style that was nourished by Joan Miró and Paul Klee? This wildly experimental hybrid poetic materialized on canvas and in large murals, figurative as well as abstract, in a career that went through surrealist and impressionist phases during which Mérida always concentrated on the materialization of a concept rather than on the representation of people or objects.
14 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Gladys Mgudlandlu
Peddie, South Africa, 1917–1926?
Cape Town, South Africa, 1979
Cresciuta dalla nonna che la introduce all’arte muraria, insegnandole gli stili pittorici della tradizione Xhosa e Fingo, le tecniche ancestrali e l’uso di materiali naturali, Gladys Mgudlandlu, definita anche la “Signora degli uccelli” (che considerava suoi unici amici), è stata la prima donna nera ad esporre in una personale in Sudafrica durante l’apartheid. Descritta come espressionista, Mgudlandlu ha eluso le classificazioni moderniste definendosi “sognatrice immaginista”. I suoi paesaggi, i ritratti e le sue vedute a volo d’uccello, dietro una parvenza di evasione, riecheggiano temi cruciali del colonialismo, in primis la continua condizione di espropriazione vissuta dai popoli indigeni.
ENG Raised by her grandmother who introduced her to masonry art, teaching her the pictorial styles of the Xhosa and Fingo tradition, ancestral techniques and the use of natural materials, Gladys Mgudlandlu, often called “the Bird Lady” (as she considered birds her only friends), was the first black woman to have a solo exhibition in South Africa under apartheid. Described as an expressionist, Mgudlandlu eluded modernist classifications by calling herself an “imagist dreamer”. Behind a semblance of escape, her landscapes, portraits and bird’s eye views echo crucial themes of colonialism, primarily the continuous condition of expropriation experienced by indigenous peoples.
Omar Mismar
BORN Bekaa Valley, Lebanon, 1986
LIVES&WORKS Beirut, Lebanon
Mosaici, fotografie e videoinstallazioni costruiscono l’estetica di una situazione di conflitto. L’artista libanese utilizza un approccio deliberatamente poetico per mettere a confronto arte e politica rendendo l’atto performativo una prova tangibile del disastro. Arte concettuale, studi critici e design sono componenti imprescindibili del suo tentativo di individuare un lessico che renda possibile un percorso sospeso tra il gestuale, l’estetico e il politico.
ENG Mosaics, photographs and video installations speak to us about the aesthetics present in a conflict situation. This Lebanese artist uses a deliberately poetic approach to bring art and politics together and make the performative act tangible evidence of disaster. Conceptual art, critical studies and design are essential components of his efforts to identify a lexicon to allow his work to hover between the gestural, the aesthetic and the political.
Sabelo Mlangeni
BORN Mpumalanga, South Africa, 1980
LIVES&WORKS Johannesburg, South Africa
Attraverso la fotografia in bianco e nero restituisce voce e rappresentazione agli emarginati in Sud Africa, dai lavoratori stranieri migranti alle comunità LGBTQ. Con l’intenzione di sfidare l’ostilità persistente nella società contemporanea, suoi lavori documentano, da insider e senza pregiudizi, momenti di vita quotidiana, luoghi di lavoro e di socialità, affermando con empatia e intimità la bellezza e l’umanità presente nella vita di ciascuno.
ENG Sabelo Mlangeni’s black and white photography gives voice and representation to the marginalized in South Africa, from migrant foreign workers to LGBTQ communities. With the intention of challenging the persistent hostility in contemporary society, his work documents, as an insider and without prejudice, moments of daily life and places of work and sociality, affirming with empathy and intimacy the beauty and humanity present in contemporary society and the life of each of us.
Tina Modotti
Udine, Italy, 1896
Mexico City, 1942
I suoi primi lavori risentono dell’influenza del fotografo americano Edward Weston, di cui fu assistente e modella negli anni della Rivoluzione messicana. Artista engagée, ha elaborato un suo linguaggio espressivo di forte impatto visivo per veicolare messaggi dal contenuto sociale e civile. Ha raccontato i cambiamenti epocali del suo tempo ritraendo personaggi importanti, ma si è dedicata soprattutto al racconto della quotidianità di contadini e operai, con uno sguardo particolare rivolto alle donne.
ENG Tina Modotti’s early work was influenced by American photographer Edward Weston, whose assistant and model she was during the years of the Mexican Revolution. A socially engaged artist, she developed her own expressive language with a powerful visual impact which conveyed social and political messages. She recounted the epochal changes of her day by photographing famous personalities, but dedicated herself above all to examining the daily life of farmers and workers, with a particular focus on women.
Bahman Mohasses
R asht, Iran, 1931
R ome, Italy, 2010
Da molti definito come il “Picasso iraniano”, a cui lo accomunano i toni scuri e le forme monumentali di animali stilizzati che ne abitano i dipinti e le sculture, oltre che l’intima connotazione politica della propria arte, Mohasses ha segnato profondamente la vita culturale iraniana all’insegna di un rapporto di amore-odio che lo indurrà ad autoesiliarsi a Roma fin dagli anni ‘70. Molte delle sue opere sono
state da lui stesso distrutte, ultimo eclatante atto di protesta contro un regime che ne segnò indelebilmente l’esistenza.
ENG Defined by many as the “Iranian Picasso”, to whom he is linked by the dark tones and monumental shapes of stylised animals that inhabit his paintings and sculptures, as well as by the intimate political connotations of his art, Bahman Mohasses profoundly influenced Iranian cultural life in a love-hate relationship that led him to self-exile in Rome from the 1970s. He destroyed much of his work himself, the striking last act of protest against a regime that indelibly marked his existence.
Roberto Montenegro
Guadalajara, Mexico, 1885
Mexico City, 1968
Pittore e illustratore tra primi ad aderire al movimento muralista messicano post-rivoluzione, ha lasciato un’impronta significativa con opere murali notevoli, tra cui quelle realizzate nell’ex monastero di San Pedro e San Pablo. Montenegro dedica tuttavia la maggior parte della sua carriera all’illustrazione, all’editoria, alla ritrattistica, nonché alla promozione dell’artigianato e dell’arte popolare messicana. Le sue opere riflettono i temi culturali identitari e contemporanei del Messico, mescolando folklore popolare, influenze indigene e preispaniche con elementi delle avanguardie europee.
ENG A painter and illustrator who was among the first to join the post-revolution Mexican muralist movement, Roberto Montenegro left a significant mark with his notable murals, including those created in the former monastery of San Pedro and San Pablo. Montenegro dedicated most of his career, however, to illustration, publishing and portraiture, as well as the promotion of Mexican crafts and folk art. His work reflects the culture of Mexico, mixing popular folklore and indigenous and pre-Hispanic influences with elements of the European avant-garde.
Camilo Mori Serrano
Valparaíso, Chile, 1896 S antiago, Chile, 1973
L’evoluzione dello stile pittorico di Mori abbraccia l’intero orizzonte creativo del XX secolo, dallo stile accademico creolo fino ai confini della Pop Art. In Spagna conosce l’arte sublime di Velázquez e Goya; qui incontra la sua futura moglie che ispirerà una dei suoi ritratti più celebri, La viajera (1926). In Francia entra in contatto con l’ambiente di Montparnasse, assorbendo le influenze di Cézanne e Picasso. Figura centrale del panorama artistico cileno, ricopre prestigiosi incarichi governativi, insegna per oltre trent’anni e si dedica al sindacalismo. Le sue opere, per lo più oli su tela, brillano per la pennellata decisa e colori accesi, con esiti cromatici equilibrati e romantici.
ENG The evolution of Camilo Mori Serrano’s pictorial style embraced the entire creative horizon of the 20th century, from the academic Creole style to the fringes of Pop Art. In Spain he met Velázquez and Goya, as well as his wife, who inspired one of his most famous portraits, La viajera (1926), while in France he came into contact with the Montparnasse scene, absorbing the influences of Cézanne and Picasso. An illustrious personality in the Chilean art scene, he held prestigious government positions, taught for over thirty years and dedicated himself to trade unionism. His works, mostly oils on canvas, are notable for their bold brushwork and bright colors which create balanced and romantic chromatisms.
Ahmed Morsi
BORN Alexandria, Egypt, 1930 LIVES&WORKS New York City, USA
Nato nell’alveo del Surrealismo egiziano, mette in scena nelle sue tele narrazioni oniriche, in gioventù cariche di colori saturi e poi con la maturità sempre più evanescenti. Territori metafisici à la de Chirico, personaggi lunari, paesaggi immersi in una luce acquatica. Dall’Egitto in Iraq, di nuovo in Egitto e quindi a New York dove, ultranovantenne, sta registrando una tardiva considerazione, culminata in una recente mostra al MoMA.
ENG Born in the wake of Egyptian Surrealism, Morsi stages dreamlike narratives in his canvases, in his youth full of saturated colours and with maturity increasingly evanescent. Metaphysical territories à la de Chirico, lunar characters, landscapes bathed in an aquatic light. From Egypt to Iraq, back to Egypt and then to New York where, at over ninety years of age, he is attracting belated attention, culminating in a recent exhibition at MoMA.
Effat Naghi
A lexandria, Egypt, 1905–1994
Dopo una formazione costruita in particolare all’Accademia di Roma, si avvicina in seguito al fauvismo e al cubismo. Sceglierà sempre di rappresentare soggetti tratti dalla vita quotidiana egiziana oppure collegati all’arte dell’antico Egitto, in dialogo costante con le tensioni anti-colonialiste attive nel ‘900. La valorizzazione della cultura egiziana la porterà infine a creare assemblaggi con reperti e materiali di diversa origine e matrice.
ENG She went beyond the style in which she had been trained in at the Academy in Rome, engaging with Fauvism and Cubism. She always chose to depict subjects from Egyptian daily life or related to the art of ancient Egypt, in constant dialogue with the anti-colonialist tensions active in the 20th century. Her desire to promote the appreciation of Egyptian culture eventually led her to create assemblages with artifacts and mixed media.
Ismael Nery
B elém, Brazil, 1900
R io de Janeiro, Brazil, 1934
Vita breve ma folgorante: l’artista muore di tubercolosi a soli 33 anni. La parabola artistica di Ismael Nery lo fa uno dei precursori del Modernismo brasiliano, influenzato da Espressionismo, Cubismo e Surrealismo. In Europa entra in contatto con Chagall, ispirandosi alla metafisica di de Chirico e all’opera di Picasso. I suoi temi prediletti sono legati alla figura umana: ritratti, autoritratti e nudi che rivelano una profonda introspezione psicologica e spirituale. I suoi personaggi sono allungati, di forma cilindrica e ovale, sospesi in ambienti onirici, spazi irriconoscibili rimossi dalla realtà.
ENG In his brief but dazzling life – he died of tuberculosis at just 33 years of age – Ismael Nery became one of the precursors of Brazilian Modernism, influenced by Expressionism, Cubism and Surrealism. In Europe he came into contact with Chagall and was inspired by the metaphysics of de Chirico and the work of Picasso. His favorite themes were linked to the human figure: portraits, self-portraits and nudes that reveal a profound psychological and spiritual introspection. His subjects are elongated, cylindrical and oval in shape, suspended in dreamlike environments and unrecognizable spaces divorced from reality.
Malangatana Valente Ngwenya
M atalana, Mozambique, 1936
Matosinhos, Portugal, 2011
Artista UNESCO per la Pace del 1997, la sua attività multidisciplinare – poesia, musica, arti figurative, conservazione del patrimonio – coincide con la lotta intrapresa in difesa della libertà politica ed espressiva in Mozambico. La sua opera è dedicata a ricostruire l’universo identitario della cultura ancestrale, dove forze vitali e spirituali, umane, animali e vegetali, riemergono in un continuum narrativo compresso ed affollato espressione di una ribellione all’ordine imposto, all’omologazione e alla violenza del regime coloniale e delle successive guerre di liberazione coloniale.
ENG UNESCO Artist for Peace in 1997, his multidisciplinary activity – poetry, music, figurative arts, heritage conservation –coincides with the battles undertaken in defense of political and expressive freedom in Mozambique. His work is dedicated to reconstructing the identity-based universe of ancestral culture, where vital spiritual forces, human, animal and plant, re-emerge in an intense, crowded narrative continuum, the expression of a rebellion against the imposed order, homologation and the violence of the colonial regime and the subsequent wars of colonial liberation.
Paula Nicho
BORN Comalapa, Guatemala, 1955
LIVES&WORKS Comalapa
Cresciuta in una famiglia di contadini, Paula apprende dalla madre la tessitura, unica attività artistica permessa alle donne maya, ma la famiglia la incoraggia ad avvicinarsi all’arte. Si dedica così, sotto la guida del futuro marito Salvador Cúmez, alla pittura, manifestando subito uno stile unico. I suoi dipinti vibranti sono intrisi di realismo magico e combinano scene di vita quotidiana delle donne maya con elementi fantastici che germinano nei sogni stessi dell’artista. Fondatrice del gruppo Kaqchikel Surrealist Painters, Nicho celebra la cultura maya attraverso un corpus di opere di assoluto rilievo riconosciute ed apprezzate internazionalmente.
ENG Raised in a peasant family, Paula Nicho’s mother taught her weaving, the only artistic activity permitted to Mayan women, but her family encouraged her interest in art and, under the guidance of her future husband Salvador Cúmez, she dedicated herself to painting, immediately displaying a unique style. Her vibrant paintings are imbued with magical realism and combine scenes from the daily lives of Mayan women with fanciful elements germinated in the artist’s own dreams. Founder of the Kaqchikel Surrealist Painters group, Nicho celebrates Mayan culture through her internationally respected art.
Costantino Nivola
O rani, Italy, 1911
E ast Hampton, USA, 1988
Essenzializzazione delle forme sublimate in luminosi volumi che coniugano il razionalismo della progettazione con un sentimento arcaico, quasi primordiale. Le sculture di Nivola richiamano la cultura popolare della sua terra d’origine, la Sardegna, e sono frutto di una memoria ancestrale declinata nel gusto della modernità in forme archetipiche. Tra temi principali del suo lavoro, quello della “madre” e del “costruttore” come principi di origine.
ENG Basic forms sublimated into luminous volumes that combine the rationalism of design with an archaic, almost primordial feel. Nivola’s sculptures recall the popular culture of his homeland, Sardinia, and are the result of an ancestral memory filtered through the tastes of modernity in archetypal forms. The main themes of his work include the ‘mother’ and the ‘builder’ as first principles.
15 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Taylor Nkomo
BORN Bulawayo, Zimbabwe, 1957
LIVES&WORKS Harare, Zimbabwe
Si confronta con disegno, pittura, grafica e design tessile, ma trova la propria, compiuta dimensione espressiva nella tradizione autoctona della scultura in pietra, realizzando opere dalle forme essenziali che rappresentano un’umanità naïf in armonia con la natura nella sua dimensione spirituale. Oggetti dalle forme organiche, animali e statue di diverse dimensioni raccontano la dignità delle comunità rurali in Zimbabwe nei rituali quotidiani perpetuati per la sopravvivenza umana. ENG Taylor Nkomo Bulawayo works in drawing, painting, graphics and textile design, but finds his complete expressive dimension in the indigenous tradition of stone sculpture, creating work with simple forms which represent a naïve humanity in harmony with nature in its spiritual dimension. Objects with organic shapes, animals and statues of different sizes tell the story of the dignity of rural communities in Zimbabwe through the daily rituals carried out for human survival.
Marina Núñez del Prado
L a Paz, Bolivia, 1910
L ima, Peru , 1995 Rinomata scultrice boliviana, ha realizzato opere ispirate alla forma femminile, ad animali e a paesaggi boliviani. Con uno stile sensuale caratterizzato da curve sinuose, utilizza nei suoi lavori legni autoctoni, granito, alabastro, basalto e onice bianco. Tra le sue opere più famose, Venere Bianca (1960) e Madre e Bambino, raffiguranti figure indigene. Nel corso della sua carriera incontrerà fecondamente artisti quali Picasso e poetesse quali Gabriela Mistral. Il suo lavoro, inizialmente noto solo regionalmente, riceverà nel tempo un riconoscimento internazionale.
ENG A renowned Bolivian sculptor, she created works inspired by the female form, animals and Bolivian landscapes. With a sensual style characterized by sinuous curves, she used native woods, granite, alabaster, basalt and white onyx in her works. Among her most famous works are White Venus (1960) and Mother and Child, depicting indigenous figures. During her career she would have fruitful encounters with artists such as Picasso and poets such as Gabriela Mistral. Initially known only locally, over time her work would progressively receive international recognition.
Philomé Obin
B as-Limbé, Haïti, 1892–1986
Nel 1948, a cavallo tra la fine dell’occupazione statunitense e la trentennale dittatura dei Duvalier, a Cap-Haïtien emerge un gruppo di artisti, tra cui Philomé Obin, che iniziano a dipingere decorando case, aziende e chiese. Nei suoi lavori Obin ha sempre dipinto scene di strada, raffigurando la storia vibrante e complessa di Haiti e la sua spiritualità multistrato, senza mai perdere di vista momenti ordinari della vita quotidiana. I dipinti dell’artista, ad oggi annoverato tra i più influenti del Rinascimento haitiano, sono atti di documentazione e di ri-creazione.
ENG In 1948, between the end of the US occupation and the start of the Duvaliers’ thirty-year dictatorship, a group of artists emerged in Cap-Haïtien which included Philomé Obin, who began painting by decorating houses, businesses and churches. In his art, Obin always painted street scenes, depicting Haiti’s vibrant and complex history and its multi-layered spirituality, while never losing sight of the ordinary moments of everyday life. The artist’s paintings, now considered among the most influential of the Haitian Renaissance, are acts of documentation and re-creation.
Sénèque Obin
L imbé, Haïti, 1893–1977
Iniziata la sua carriera pittorica all’età di cinquantatre anni, Sénèque Obin, fratello minore di Philomé ed ex commerciante di caffè, beneficia della guida artistica del fratello il quale ne influenza fortemente lo stile. Oltre a restituire scene di vita quotidiana, Obin si specializza in soggetti storici, cerimonie massoniche, ritratti di generali rivoluzionari. A differenza dei suoi contemporanei, l’artista fa uso di colori puri e ama il nero; in particolare si distingue dal fratello per una maggiore libertà formale, che arricchisce la sua opera donandole una dimensione poetica.
ENG Although he only began his painting career at the age of fifty-three, former coffee merchant Sénèque Obin, Philomé’s younger brother, was able to benefit from his brother’s artistic guidance, which strongly influenced his style. In addition to scenes of daily life, Obin specialized in historical subjects, Masonic ceremonies and portraits of revolutionary generals. Unlike his contemporaries he used pure colors and loved black, and his paintings stand out from those of his brother for their greater formal freedom, which enriches his work by adding a poetic dimension.
Alejandro Obregón
Ba rcelona, Spain, 1920
Cartagena, Colombia, 1991
Nasce a Barcellona da padre colombiano e si trasferisce a Barranquilla fin da giovanissimo. Attraverso il suo gesto pittorico ha avuto un impatto su artisti importanti quali Botero, Lucy Tejada e Cecilia Porras, oltre che sulla critica d’arte argentina Marta Traba, che lo ha indicato come il primo artista moderno colombiano. Con un linguaggio al confine tra figurazione e astrazione, Obregón realizza nature morte e ritratti, ma si interessa anche a una particolare interpretazione del paesaggio, dove la Natura diventa il tema centrale della sua pittura, forte, vitale, dotata di un’energia ‘organica’.
ENG Born in Barcelona to a Colombian father, Alejandro Obregon moved to Barranquilla at a very young age. Through his art he had an impact on important artists such as Botero, Lucy Tejada and Cecilia Porras, as well as the Argentine art critic Marta Traba who considered him the first modern Colombian artist. Using a visual language hovering between the figurative and the abstract, Obregón created still lifes and portraits, but was also interested in a unique approach to the landscape where Nature was the central theme of his forceful, vital painting which was endowed with an ‘organic energy’.
Tomie Ohtake
Kyoto, Japan, 1912
S ão Paulo, Brazil, 2015
Giapponese naturalizzata brasiliana, Tomie Ohtake è tra le figure più emblematiche dell’Astrattismo informale in Brasile. Inizia dalla pittura, attingendo sia dalla tradizione occidentale che da quella giapponese, per poi dedicarsi all’incisione e alla scultura. Se l’haiku esprime una visione del mondo in diciassette sillabe, l’arte di Ohtake sintetizza le forme riducendo l’immagine al minimo essenziale. Oggi le sue opere pubbliche e private si trovano in tutta la città di San Paolo, dai grandi mosaici sui muri dei binari della fermata della metro Consolação al monumento a forma di nastro che onora la storia dell’immigrazione giapponese in Brasile, accanto al Centro Cultural São Paulo.
ENG Japanese naturalized Brazilian, Tomie Ohtake is among the most emblematic figures of informal abstraction in Brazil. Drawing from both Western and Japanese traditions, she began as a painter before dedicating herself to engraving and sculpture. If the haiku expresses a vision of the world in seventeen syllables, Ohtake’s art synthesizes forms by reducing the image to its essential minimum. Today her public and private works can be found throughout the city of São Paulo: from the large mosaics on the platform walls of the Consolação metro stop to the ribbon-shaped monument honoring the history of Japanese immigration to Brazil seated next to the Centro Cultural São Paulo.
Uche Okeke
N imo, Nigeria, 1933–2016
Considerato fra i padri del Modernismo in Nigeria per aver individuato nella sintesi del disegno lineare non solo un linguaggio formale personale, ma anche un vocabolario espressivo identitario per il Paese agli albori dell’indipendenza. Riduce all’essenza le rappresentazioni di paesaggi, esseri umani e simboli ancestrali, dove convivono l’aspirazione alla modernità dell’Africa post-coloniale e le tradizioni estetiche indigene Igbo.
ENG Uche Okeke is considered one of the fathers of Modernism in Nigeria for having identified in the synthesis of linear design not only a personal formal language but also an expressive identity vocabulary for the country at the dawn of independence. He renders essential representations of landscapes, human beings and ancestral symbols in which the aspiration to modernity of post-colonial Africa and the indigenous Igbo aesthetic traditions coexist.
Marco Ospina
B ogotá, Colombia, 1912–1983 Pittore, scrittore, artista plastico, critico e insegnante, considerato il primo artista astratto colombiano, è stato una figura chiave nello sviluppo dell’arte moderna in Colombia. Natura, astrazione e opposizione tra disposizione poetica e dimensione concettuale sono cardini fondamentali della sua opera. Negli anni ‘50, il suo periodo più fruttuoso, Ospina costruisce ondulazioni ritmiche e segni geometrici il cui ingrediente più sorprendente è il colore piatto e vibrante a dare solido sostegno alle figure. Una pratica che rivela una sincera ammirazione per lo stile rigoroso di Mondrian.
ENG A painter, writer, plastic artist, critic and teacher who was considered the first Colombian abstract artist, Marco Ospina was a key figure in the development of modern art in Colombia. Nature, abstraction and the poetic and conceptual opposition between these two are the cornerstones of his work. In the 1950s, his most fruitful period, Ospina constructed rhythmic undulations and geometric forms whose most surprising ingredient was the flat, vibrant color that provided solid support to the figures, a practice that revealed sincere admiration for Mondrian’s rigorous style.
Samia Osseiran Junblatt
BORN Saida, Lebanon, 1944
LIVES&WORKS Bramiyeh, Lebanon
Figura iconica dell’Astrattismo informale in Libano, con influenze sia occidentali che orientali, dopo la laurea in Belle Arti a Beirut Samia ottiene un master a Firenze. In seguito studia grafica a Tokyo. Due esperienze che segneranno fortemente la sua pratica artistica. Il lavoro per lo più astratto di Samia riflette esperienze personali e intime. I suoi temi ricorrenti, il floreale, il vegetativo, l’antropomorfo, gli elementi celesti, ritornano ogni volta con una connotazione diversa, come frutto di un differente esercizio di gesto e di pensiero. Nel 1977 fonda l’organizzazione Artisana of Saida and South Lebanon per incoraggiare le donne libanesi a dedicarsi alle arti.
ENG An iconic figure of informal abstraction in Lebanon, with both Western and Eastern influences, after graduating in Fine Arts in Beirut, Samia Osseiran Junblatt obtained a master’s degree in Florence, and later studied graphics in Tokyo, two schools that deeply influenced her work. Creating across a range of artistic modes, Samia’s mostly abstract work reflects personal and intimate experience. With a different logic each time, she continues to return to her recurring themes – the floral, the vegetative, the anthropomorphic and the celestial – as part of an evolving practice. In 1977 she founded the Artisana of Saida and South Lebanon organization to encourage Lebanese women to devote themselves to the arts.
Daniel Otero Torres
BORN Bogotá, Colombia, 1985
LIVES&WORKS Paris, France
Sculture, installazioni, lavori in ceramica e pratica pittorica tenute assieme dal disegno, forma primaria scelta dall’artista per confrontarsi con le nozioni di resistenza e rivoluzione. Nei suoi lavori natura e politica globale vengono sollecitate a dialogare, a confrontarsi attraverso un linguaggio che cerca tenacemente di trascendere le grammatiche espressive mandate a memoria da un capitalismo esasperato, concentrandosi in particolare su immagini di manifestazioni e celebrazioni collettive viste come matrici e motori di cambiamento, di trasformazione sociale e culturale.
ENG Daniel Otero Torres’s drawing holds together the creative facets of sculpture, installations, ceramic work and pictorial practice, an approach the artist chose to tackle notions of resistance and revolution. Nature and global politics must learn to dialogue with one another through a language that does not necessarily coincide with that of capitalism, but begins from the spirit that the artist captures by focusing on images of collective demonstrations and celebrations as drivers of change.
Lydia Ourahmane
BORN Saïda, Algeria, 1992
LIVES&WORKS Algiers, Algeria and Barcelona, Spain
La ricerca di Lydia Ourahmane spazia dalla spiritualità alla geopolitica, dalla migrazione alla storia del colonialismo. L’artista incorpora video, suono, performance, scultura e installazione, utilizzando spesso una scala grande o monumentale i cui esiti tendono a travalicare gli spazi espositivi. Attingendo a narrazioni ed esperienze personali e collettive con estrema sensibilità emotiva e sguardo critico, Ourahmane si confronta con strutture istituzionali più ampie, come la sorveglianza, la logistica, i processi burocratici, e con i modi in cui queste forze vengono registrate.
ENG Lydia Ourahmane’s work ranges from spirituality and geopolitics to migration and the history of colonialism. She incorporates video, sound, performance, sculpture and installation, often working on a large or monumental scale with results that tend to continue outside exhibition spaces. Drawing on personal and collective narratives and experiences with extreme emotional sensitivity and the critical gaze, Ourahmane engages with broader institutional structures, such as surveillance, logistics, bureaucratic processes, and the ways in which these forces are recorded.
Pan Yuliang
Yangzhou, China, 1895 P aris, France, 1977
Nonostante una giovinezza difficile, sospesa tra realtà e mito tanto da ispirare film e romanzi, Pan Yuliang è la prima allieva donna alla Scuola di Belle Arti di Shanghai. Il suo talento la porta a studiare a Lione, Parigi e Roma. Nei suoi lavori colori vivaci e pennellate sciolte costruiscono una raffinata e seducente rappresentazione muliebre. Ritratti e nudi restituiscono l’immagine di una donna libera, gioiosa e audace. Opere che la portano ad essere osteggiata dal governo nazionalista in ragione del fatto, visto come elemento destabilzzante, che l’artista rappresenta l’apice di una modernità fino ad allora mai raggiunta in Cina nel campo dell’arte femminile. Nel 1937 rientra a Parigi, dove continuerà a lavorare fino alla sua morte, producendo oltre quattromila opere.
ENG Despite a difficult youth which was eventful enough to inspire films and novels, Pan Yuliang was the first female student at the Shanghai School of Fine Arts, her talent taking her to study in Lyon, Paris and Rome. In her work, bright colors and loose brushwork construct a refined and seductive representation of the feminine. Her portraits and nudes convey the image of a free, joyful and daring woman, which led to her being opposed by the nationalist government, despite the fact that she represented the pinnacle of a hitherto unseen modernity in the field of female art in China. In 1937 she returned to Paris, where she continued to work until her death, producing over four thousand pieces.
16 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Dalton Paula
BORN Brasília, Brazil, 1982
LIVES&WORKS Goiânia, Brazil
Artista multidisciplinare che si concentra sulle storie e le esperienze afro-brasiliane, con particolare attenzione ai ritratti. La sua produzione, ricca di dipinti, disegni, video, performance e sculture, riflette la sua dedizione a dare voce a personaggi neri della storia brasiliana, sostanzialmente trascurati nelle rappresentazioni figurative. Paula utilizza la finzione e la fabulazione per costruire un processo che offre un volto a questi personaggi, portando alla luce le loro esperienze sociali, culturali, professionali, politiche e religiose. ENG A multidisciplinary artist focusing on Afro-Brazilian stories and experiences, with particular attention to portraits. His work, which includes many paintings, drawings, videos, performances and sculptures, reflects her dedication to giving voice to black characters from Brazilian history who are often overlooked in figurative art. Paula uses fiction and fabulation to construct a process that gives a face to these characters, bringing to light their social, cultural, professional, political and religious experiences.
Amelia Peláez
Yaguajay, Cuba, 1896
H avana, Cuba, 1968
Pioniera delle arti visive in America Latina, è talmente venerata che i suoi dipinti sono chiamati semplicemente “Amelie”. Negli anni ‘40 sviluppa un personale stile cubista con influenze surrealiste, creando composizioni che sono vere e proprie analisi visive degli elementi architettonici tradizionali coloniali cubani: la casa, il giardino, il quartiere, la città. I suoi lavori sono stati esposti nella storica mostra del 1944 del MoMA, Modern Cuban Painters. Ha rappresentato Cuba alla Biennale di San Paolo del 1951 e alla Biennale di Venezia l’anno successivo.
ENG A pioneer of the visual arts in Latin America, Amelia Peláez is so revered that her paintings are known simply as “Amelias,” after her. In the 1940s she developed a personal cubist style with surrealist influences, creating compositions which are true visual analyses of traditional Cuban colonial architectural elements: the house, the garden, the neighborhood, the city. Her work was exhibited in the landmark 1944 exhibition Modern Cuban Painters at MoMA, and in 1951 she represented Cuba in Sao Paulo and at the Venice Biennale the following year.
George Pemba
Port Elizabeth, South Africa, 1912
E astern Cape, South Africa, 2001
Inizia a disegnare da bambino incoraggiato dal padre. Nonostante il regime di apartheid, riesce a portare a termine gli studi superiori e suoi dipinti iniziano a vincere numerosi riconoscimenti e premi. Lo stile pittorico di Pemba riflette il suo modo descrittivo di ritrarre il mondo, nonostante qualche pennellata più sciolta tradisca le influenze degli impressionisti. Durante la sua carriera ha inoltre scritto e messo in scena due opere teatrali, The Story of Nongqawuse e The Xhosa Prophet Ntsikana, che ha illustrato con i suoi dipinti.
ENG George Pemba began drawing as a child, encouraged by his father. Despite the apartheid regime, he managed to complete his high school studies and his paintings began to win numerous awards and prizes. Pemba’s painting style reflects his descriptive way of portraying the world, although some looser brushwork betrays impressionist influences. During his career he also wrote and staged two plays, The Story of Nongqawuse and The Xhosa Prophet Ntsikana, which he illustrated with his paintings.
Fulvio Pennacchi
V illa Collemandina, Italy, 1905
S ão Paulo, Brazil, 1992
Architetto, pittore, ceramista, poeta, disegnatore, piastrellista e incisore, Fulvio Pennacchi è considerato soprattutto il più grande affrescatore del Brasile. Artista di punta dello storico Grupo Santa Helena, combina le fonti della più alta pittura del passato dei Primitivi italiani – Cimabue, Giotto, Masaccio – con infusioni controllate di plasticità moderna. Tra le sue opere, la “chiesa degli immigrati italiani” di Nossa Senhora da Paz, di cui sia il progetto architettonico che gran parte della decorazione, con affreschi e arredi, portano la sua firma. La Casa Museo Fulvio Pennacchi di Jardim Europa è la felice sintesi della sensibilità poetica e dei molteplici talenti di questo eclettico artista.
ENG Architect, painter, ceramist, poet, designer, tiler and engraver Fulvio Pennacchi is considered above all the greatest fresco painter in Brazil. A leading artist of the historic Grupo Santa Helena, he combined the sources of the greatest art of the Italian primitive past – Cimabue, Giotto, Masaccio – with controlled infusions of modern plasticity. His work includes the “church of the Italian immigrants” in Nossa Senhora da Paz, where he was responsible for both the architectural design and much of the decoration, frescoes and furnishings. The Fulvio Pennacchi House Museum of Jardim Europa is a fitting synthesis of the poetic sensitivity and multiple talents of this eclectic artist.
Claudio Perna
M ilan, Italy, 1938
Holguín, Cuba, 1997
Geografo e professore universitario, ha fatto coincidere gli interessi accademici con la pratica artistica viaggiando attraverso il Venezuela. Ha raccolto e archiviato centinaia di immagini fotografiche di comunità che rischiavano di scomparire a causa dello sviluppo urbano: mappe geografiche sulle quali ha incollato ritagli di giornale, fotografie, carte d’identità e oggetti vari che dimostrano la complessità sociale e politica del Venezuela.
ENG A geographer and university professor, Perna made his academic interests coincide with his artistic practice by traveling through Venezuela. He collected and archived hundreds of photographic images of communities that risked disappearing due to urban development: geographical maps upon which he pasted newspaper clippings, photographs, identity cards and various objects that demonstrate the country’s social and political complexity.
Emilio Pettoruti
L a Plata, Argentina, 1892
P aris, France, 1971
Celebre per i suoi Arlecchini cubisti, argentino di origine italiana, compie i suoi studi a Firenze, dove studia la pittura toscana del ‘400 e del ‘500, partecipando al contempo alle manifestazioni della pittura futurista di Lacerba, distinguendosi per senso architettonico e semplificazione formale nella trattazione dinamica delle forme in movimento. Alla lezione futurista si aggiungeranno di lì a poco le influenze cubiste di Picasso e in particolare di Juan Gris. Artista coerente e ricco di intuizioni, Pettoruti ha saputo sviluppare con sicura ricerca e adeguati mezzi espressivi una versione personalissima della corrente astratto-geometrica.
ENG Famous for his Cubist Harlequins, Emilio Pettoruti, an Argentinian of Italian origin, completed his studies in Florence, where he studied Tuscan painting of the 15th and 16th centuries, at the same time participating in Lacerba’s exhibitions of futurist painting, distinguishing himself for his architectural sense and formal simplification in the dynamic treatment of moving shapes. Together with the lessons of futurism Pettoruti integrated the cubist influences of Picasso and in particular of Juan Gris. A coherent and creative artist, he managed to develop a very personal version of the abstract-geometric approach with confident experimentation and adequate means of expression.
Lê Phô
H anoi, Vietnam, 1907
P aris, France, 2001
Pittore franco-vietnamita noto soprattutto per le sue rappresentazioni di nudi, giardini e nature morte floreali, Phô studia prima ad Hanoi e poi a Parigi con Victor François Tardieu. Nelle sue opere si assiste ad una fusione di Impressionismo, Surrealismo e pittura tradizionale cinese in grado di restituire una visione sensuale ma sconcertante dell’Eden, che evoca Odilon Redon e Pierre Bonnard, suo maggior riferimento artistico insieme a Matisse. La sua lunga carriera si divide in tre distinte fasi, ognuna delle quali scandisce in forma e modalità proprie l’evoluzione della sua pratica artistica, sempre aperta e versatile. ENG A Franco-Vietnamese painter known above all for his representations of nudes, gardens and floral still lifes, Phô studied first in Hanoi and then in Paris with Victor François Tardieu. In his work we witness a fusion of Impressionism, Surrealism and traditional Chinese painting which offers up a sensual but disconcerting vision of Eden evoking Odilon Redon and Pierre Bonnard, his principal artistic references, together with Matisse. His long career was divided into three distinct phases in which we can observe the evolution of his practice and his extreme versatility.
Bona de Mandiargues
R ome, Italy, 1926
P aris, France, 2000
Entrata di diritto nel gotha surrealista con Leonora Carrington, Dorothea Tanning e Dora Maar, Bona ha costeggiato il secondo Surrealismo, l’Informale materico, l’assemblage, lasciando l’Europa per dirigersi oltre Atlantico. La sua opera scaturisce da una ricerca di sé “alchemica”, che trova nei temi della metamorfosi, del totemismo animale e del fantastico gli strumenti per esprimere un’identità frammentata, caleidoscopica. Dagli anni ‘70 l’artista si identifica con la lumaca, animale ermafrodita e figura ambivalente, al contempo amichevole e ripugnante, simbolo dell’androgino, insieme fragile e forte, che ben restituisce il perpetuo agitarsi della sua mente inquieta.
ENG Rightfully included in the surrealist elite along with Leonora Carrington, Dorothea Tanning and Dora Maar, Bona skirted the second wave of Surrealism, informalism and assemblage and left Europe to cross the Atlantic. Her work arose from an “alchemical” search of the self, which identified in the themes of metamorphosis, animal totemism and the fantastic the tools to express a fragmented, kaleidoscopic identity. From the 1970s on she began identifying with the snail, a hermaphrodite and an ambivalent figure, at once both friendly and repugnant, symbol of the androgynous, of fragility, of strength, and of the perpetual agitation of her restless mind.
Ester Pilone
Cuneo, Italy, 1920–?
Nata a Cuneo, emigra in Argentina a soli diciannove anni. Compie gli studi di Belle Arti a Buenos Aires e si specializza in laboratori e atelier, prima del suo viaggio studio in Europa, tra Francia, Italia e Spagna. Pilone coltiva uno stile espressionista astratto, lavora con la tempera, esibendo una tecnica libera e sfrenata. Spesso spalma la tempera con le dita sulla tela, trascinando piccole briciole di stoffa o schiacciandole con la spatola. Le pennellate brevi, capricciose, donano ai suoi disegni un carattere cinetico estremamente vitale.
ENG Born in Italy, Ester Pilone emigrated to Argentina at just nineteen years of age. She studied Fine Arts in Buenos Aires and specialized in workshops and ateliers, before going to study in Europe, in France, Italy and Spain. She cultivated an abstract expressionist style, working with tempera and exhibiting a free and unbridled technique, often spreading the tempera on the canvas with her fingers, dragging small pieces of fabric or squashing it with the spatula. Her short, dynamic brushstrokes give her work an extremely vital, kinetic character.
La Chola Poblete
BORN Mendoza, Argentina, 1989
LIVES&WORKS Buenos Aires, Argentina
Nominata Artist of the Year 2023 da Deutsche Bank, La Chola Poblete si confronta in modo critico con le strutture repressive e le sofferenze causate dall’era coloniale e dalla supremazia bianca nel suo Paese. Con le sue audaci opere su carta, i dipinti, gli acquerelli, ma anche con sculture e performance, l’artista riflette sulle proprie radici e la propria identità queer, opponendosi strenuamente alla stereotipizzazione e all’esotizzazione delle popolazioni indigene.
ENG Named Artist of the Year 2023 by Deutsche Bank, La Chola Poblete critically confronts the repressive structures and suffering caused by the colonial and white supremacist era in her country. In her bold works on paper, paintings and watercolors but also in sculptures and performances, the artist reflects on her roots and her queer identity, strenuously opposing the stereotyping and exoticization of indigenous populations.
Charmaine Poh
BORN Singapore, 1990
LIVES&WORKS Berlin, Germany and Singapore
Attraverso una pluralità di mezzi espressivi, spaziando dalla fotografia alla performance fino alla videoarte, Charmaine Poh crea nuovi spazi per narrazioni relegate ai margini. La performatività del quotidiano, il corpo di genere, le identità virtuali e la dolcezza come strumento di resistenza e riparazione sono i cardini su cui ruota la sua opera. Tra i giovani artisti più influenti dell’Asia, è fondatrice dello studio Almost June, co-fondatrice del magazine digitale Jom e membro dell’Asian Feminist Studio for Art and Research (AFSAR). Nel 2021 ha rappresentato il Singapore alla Biennale Architettura di Venezia. ENG Through a variety of mediums, ranging from photography to performance to video art, Charmaine Poh creates new spaces for narratives normally relegated to the margins. The performativity of everyday life, the gendered body, virtual identities, and sweetness as a tool of resistance and repair/reparation are the axis around which Poh’s work revolves. Among Asia’s most influential young artists, she is the founder of the Almost June studio, co-founder of the digital magazine Jom and a member of the Asian Feminist Studio for Art and Research (AFSAR). In 2021 she represented Singapore at the Venice Architecture Biennale.
Maria Polo
Venice, Italy, 1937
R io de Janeiro, Brazil, 1983
Pittrice, disegnatrice, incisore. Studia all’Istituto d’arte a Venezia e nel 1959 approda in Brasile, dove inizia a lavorare e ad esporre in importanti gallerie. Negli anni ‘70 inizia a disegnare ceramiche e piastrelle e ad eseguire importanti vetrate. La sua pittura è violenta e profonda, costruita a macchie accostando colori sgargianti e potenti.
ENG A painter, designer and engraver, Maria Polo studied at the Art Institute in Venice and in 1959 arrived in Brazil, where she began to work and to exhibit in important galleries. In the 1970s she began designing ceramics and tiles and making large stained glass windows. Her painting is violent and profound, constructed out of blocks of bright and powerful colors.
17 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Candido Portinari
Brodowski, Brazil, 1903
R io de Janeiro, Brazil, 1962
Figlio di immigrati italiani, inizia la sua carriera artistica in primissima gioventù. Nel 1928 vince la medaglia d’oro al Salone dell’ENBA con un dipinto di stile assai accademico, ottenendo anche la possibilità di compiere un viaggio in Europa. La sua carriera prosegue con successo fino al 1962, quando muore a causa di un’intossicazione da piombo. Una delle sue opere principali è il monumentale dipinto Guerra e Pace, esposto permanentemente al Palazzo delle Nazioni Unite a New York.
ENG The son of Italian immigrants, Portinari began his art career in his early youth. In 1928 he won the gold medal at the ENBA Salon with a painting in a very academic style, and obtained the opportunity to travel to Europe. His career continued successfully until 1962, when he died from lead poisoning. One of his main works is the monumental painting “War and Peace”, permanently exhibited at the United Nations Building in New York.
B. Prabha
M aharashtra, India, 1933 Nagpur, India, 2001
Le figure longilinee di donna dipinte da B. Prabha si sono inserite in un filone estetico e tematico di grandissimo successo e immediata riconoscibilità. Dietro la gradevolezza della creazione, tuttavia, si coglie un’evidente, sofferta empatia per le misere condizioni femminili comunissime nell’India di alcuni decenni fa. L’artista si fa sincera compartecipe del trauma, della dignità, della lotta per il miglioramento della propria misera condizione esistenziale delle sue connazionali.
ENG The slender feminine figures painted by B. Prabha find a place – pushed further, even – an aesthetical and thematic current that is undoubtedly successful and immediately recognizable. Behind the beautiful creations, though, is agonizing empathy for the conditions of women that were so common, to the point of inevitability, in the India of several decades ago. The artist shares sincerely the struggle, the plight, and the dignity of her fellow citizens.
Lidy Prati
R esistencia, Argentina, 1921
Buenos Aires, Argentina, 2008
Grazie ai suoi viaggi e contatti in Europa e alla sua buona posizione sociale in Argentina, Lidy Prati si fa promotrice attiva della pittura geometrica nel suo paese nonché della stagione di Concretismo argentina. L’artista canalizzerà il suo vasto interesse per l’arte, che includeva ricerche sull’arte rinascimentale europea oltre che sulle più recenti correnti astrattiste, in una forma di ricerca elementare i cui esiti essenziali sono stati compresi solo in tempi recenti.
ENG Thanks to her European travels and contacts and her elevated social position in Argentina, Lidy Prati grew into the pathway of geometric art in her country and of the Argentinian season of Concrete Art. The artist channelled her diverse interests in the world of art, which included Renaissance European art as well as the more recent abstract art currents, into a form of elemental research whose importance has only been recently recognized.
Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo)
BORN Dallas, USA, 1989
LIVES&WORKS New York City, USA
Portabandiera del ready-made nel nostro presente, la sua prossimità alla corrente artistica è riconoscibile nella franchezza della componente ironica e vagamente nichilista delle sue installazioni e performance. Il gioco sull’identità è parimenti presente, con attori che interpretano lei e lei che interpreta una o più versioni di se stessa. Costruzioni, ricostruzioni, sofisticazioni triangolano dinamicamente in una rappresentazione visionaria dell’essenzialmente e, finalmente, umano. ENG A standard-bearer of ready-made art in the present, the continuity with the art current is easily recognizable in the openly ironic and vaguely nihilist component of her installations and performances. The play on identity is also present, with actors portraying her, and her interpreting one or more versions of herself. Constructs, reconstructions, sophistications locate the depiction of what is essentially, and eventually, human.
Lee Qoede
C hilgok, South Korea, 1913–1965
Artista impegnato per la verità politica, nell’elaborazione dei suoi lavori ha attinto dal realismo naïf di matrice latinoamericana, dal realismo socialista e, come formazione artistica di base, dalle tecniche di pittura a olio e dallo studio dell’anatomia e della posa di tradizione occidentale. La corrente di cui è stato parte integrante è stata definita sinteticamente “modernismo vernacolare”, in particolare nella sua accezione più propriamente politica.
ENG An artist committed to political truth, Lee employed naïve realism of Latin-America tradition and Socialist Realism to build his style on top of Western-sourced formation practices like oil painting and anatomy and pose study. The art movement he was an integral part of has been synthetically described as “Vernacular Modernism”, in particular, Lee belonged to the pro-political current.
Violeta Quispe
BORN Lima, Peru, 1989
LIVES&WORKS Lima
Il suo lavoro si è concentrato nel rivendicare l’uguaglianza delle donne e nel denunciare la violenza di genere, soprattutto nei confronti delle donne andine. Molte sue opere pongono quindi in forte rilievo le storie e i contributi di donne appartenenti a gruppi emarginati in termini di razza, classe e genere nella costruzione della nazione peruviana.
ENG Her work focuses on promoting women’s equality and denouncing gender violence, especially against Andean women. Much of her art highlights the stories and contributions of women from groups marginalized in terms of race, class and gender in the construction of the Peruvian nation.
Alfredo Ramos Martinez
Monterrey, Mexico, 1871
L os Angeles, USA, 1946
La potenza espressiva e i tratti rivoluzionari di Ramos Martínez sono stati riconosciuti fin nella sua prima adolescenza. La formazione accademica è temperata da un’entusiastica volontà di plein air, di colore, di attenzione, di comunicazione artistica potente. Messico, Parigi, Los Angeles… L’artista si farà carico di costruire un’infrastruttura ideale di scambio artistico tra continenti per massimizzare la quantità e la qualità di soggetti viventi che esigevano, storicamente, visione e memoria insieme.
ENG Ramos Martínez’s expressive power and revolutionary traits have been noted since his teenage years. Trained academically, he was not shy about his passion for plein air, for colour, for attention, for powerful artistic expression. Mexico, Paris, Los Angeles – the artist took it upon himself to build an ideal infrastructure for art exchange between continents to maximize the quantity and quality of real-life subjects that needed, historically, vision and memory.
Sayed Haider Raza
M adhya Pradesh, India, 1922
D elhi, India, 2016
Nato in India, S.H. Raza studia grazie a una borsa di studio alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi. Nella capitale francese, sfrutta una robusta formazione condotta sulle tracce del Postimpressionismo per evolversi poi artisticamente, in modo autonomo e originale, attraverso uno stile geometrico che lo ricondurrà nuovamente verso est, verso l’India, per affrontare, con pura forma e puro colore, i concetti più astratti della cultura del suo continente-paese.
ENG Born in India, S.H. Raza studied at the Beaux-Arts de Paris on a scholarship. Settled in Paris, he used his robust art education, itself displaying a markedly post-impressionist character, to evolve, autonomously and originally, into a geometric style that will guide him back east, to India, where he use pure shape and pure colour to investigate the most abstract concepts of Indian culture.
Armando Reverón
Caracas, Venezuela, 1889–1954
Una vita reclusa e afflitta dall’instabilità mentale hanno impedito che, in vita, Reverón fosse riconosciuto come una forza importante del movimento simbolista in America Latina. I suoi interessi, solo all’apparenza circoscritti e casalinghi, vanno ricercati con attenzione al di là dei tratti appena accennati delle sue figure e del contrasto quasi nullo delle sue tinte.
ENG A secluded life plagued my mental infirmity prevented Reverón to be recognized as a massive force of the symbolist movement in Latin America. His interests, which are only apparently limited and homely, must be attentively searched beyond the barely sketched out outlines of his figures, and the infinitesimal contrast of his colours.
Emma Reyes
B ogotá, Colombia, 1919
B ordeaux, France, 2003
Figura forse inconsapevole ma paradigmatica dei processi di scambio e di crescita nel mondo dell’arte internazionale, Emma Reyes cresce orfana in un convento senza alcuna istruzione formale. Sarà la passione inestinguibile e viscerale per l’arte e la pittura a guidarla verso l’Argentina, la Francia, l’Italia, ove si inserirà da protagonista nell’evoluzione grafica della pittura europea, raccogliendo le eredità di Cubismo, Espressionismo, Futurismo.
ENG Unwitting, though paradigmatic, player in the processes of exchange and growth of international art, Emma Reyes grew up as an orphan in a convent, and received no formal education. It was her inexhaustible passion for art and painting that guided her to Argentina, France, and Italy, where she was able to find her place in the graphic evolution of European painting on the legacy of Cubism, Expressionism, Futurism.
Diego Rivera
Guanajuato City, Mexico, 1886
Mexico City, 1957
Senza dubbio il principale esponente del Muralismo messicano. Nella sua ricerca, arte e politica coincidono, facendosi portavoce di un popolo che chiede e pretende diritti civili e giustizia sociale. I suoi imponenti murales, caratterizzati da un realismo semplice e a tutti comprensibile, hanno quindi un forte valore sociale: da strumenti di espressione artistica diventano più estesamente atti di protesta e denuncia. Nei suoi lavori ha affrontato le tematiche più importanti dell’ideologia comunista.
ENG Without doubt the leading figure in Mexican mural art. In his work, art and politics coincide, and his imposing murals, characterized by simple, easily-understood realism, have powerful social value: from tools for expression they become acts of protest and political critique. Rivera became the spokesperson for a people who were demanding civil rights and social justice. In his works he addressed the most important themes of communist ideology.
Juana Marta Rodas
Itá, Paraguay, 1925–2003
Juana Marta Rodas e la figlia Julia Isídrez, ceramiste come le loro antenate, hanno ripreso tecniche tradizionali e materiali locali per lasciare un segno tangibile, quasi affettuoso, del loro gusto e della loro presenza tra generazioni di vasaie. Nel rifiutare chiaramente sofisticate pretese di autenticità, questa arte è nella sua schietta ‘artigianalità’ una testimonianza ancora più forte di un pezzo di storia della creatività e delle abilità umane.
ENG Juana Marta Rodas and her daughter Julia Isídrez, ceramists like their ancestors had been, used traditional techniques and locally-sourced materials to leave a tangible, almost affectionate, sign of their taste and their presence amid generations of potters. In clearly refuting any sophisticated claim of authenticity, this art is all the stronger testimony of a piece of history of human creativity and ability.
Laura Rodig Pizarro
L os Andes, Chile, 1896/1901
S antiago, Chile, 1972
Talento ribelle riconosciuto da insegnanti e da suoi pari, Laura Rodig Pizarro fa sue esperienze cubiste e espressioniste in Francia e Spagna attraverso i cui canoni esprime tutto il potenziale visivo –etnografico e politico – del suo Cile. Attivista di sinistra, educatrice e riformatrice, ebbe anche posizioni amministrative impegnandosi nel riformare il curriculum delle scuole pubbliche secondo idee più moderne.
ENG A rebel talent acknowledged by both peers and teachers, Laura Rodig Pizarro channelled the cubist and expressionist experience she gathered in France and Spain and, under those canons, expresses all the visual potential, both ethnographic and political, of her native Chile. A left-wing activist, educator, and reformer, she also took employment in the public school system and worked to modernize curriculums.
Abel Rodríguez
BORN Cahuinarí, Colombia, 1941
LIVES&WORKS Bogotá, Colombia
La vera passione di Abel Rodríguez è per la natura, le piante e gli alberi, essendo egli nato nell’Amazzonia colombiana, luogo dove la natura è tutto e qualsiasi istanza di conoscenza viene da essa. La sua memoria si è formata attorno agli alberi ed è depositaria delle loro forme, una conoscenza ancestrale che fa di botanica ed etnografia una cosa sola. La pittura viene dopo. Un artista, che non si considera tale, privo di alcuna istruzione formale, ma che conosce a memoria ogni dettaglio del dipingere e del rappresentare figurativamente il mondo animato.
ENG Abel Rodríguez’s true passion is nature – plants and trees. He was born in the Colombian Amazon, a place where nature is everything, and any instance of knowledge descends directly from it. His memory grew with the trees and is a repository of their shape, an ancestral knowledge that makes one thing of botany and ethnography. Painting comes later: the artist, who does not consider himself one, had no formal training, but knows every detail by heart.
Aydeé Rodriguez Lopez
BORN Cuajinicuilapa, Mexico, 1955
LIVES&WORKS Cuajinicuilapa
«Totalmente naïf», così l’artista rivendica la sua arte e le sue scelte: cominciare a dipingere nel pieno dell’età adulta e affermare che solo l’arte può essere lo strumento adatto a processare quel punto di contatto tra storia universale e particolare. Leggende tramandate da nonna a nipote, antiche storie di navi cariche di africani e arrivate fortunosamente sulla costa pacifica del Messico, le genti indigene e i contatti con gli spagnoli… Solo l’arte può mostrare e capire.
ENG “Totally naive” – with these words the artist affirms and validates her art and her choices: to come to painting later in life, to maintain that only art is the right tool to process that point of contact between universal history and particular stories. Legends passed on from grandmother to granddaughter, old stories of ships carry-
18 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
ing enslaved African people shipwrecked on the Pacific coast of Mexico, the contacts between Native Mexicans and the Spanish… Only art can show and understand.
Freddy Rodriguez
S antiago de los Caballeros, Dominican Republic, 1945 New York City, USA, 2022
Rodriguez abbandona il suo Paese, la Repubblica Dominicana, alla volta di New York per ragioni politiche. La sua nuova città si rivelerà fonte inesauribile di formazione artistica e di ispirazione. La pittura classica gli diviene finalmente accessibile grazie ai musei cittadini; New York come nessun altro posto raccoglieva correnti artistiche innovative, stimolando ed accendendo confronti, contaminazioni, scambi culturali e politici. Anche su terreni a lui congeniali quali quelli della questione migratoria, del colonialismo, dell’identità indigena. ENG Rodriguez left his native country, the Dominican Republic, for New York due to political reasons. To him, this city proved to be an inexhaustible source for artistic education and inspiration. Classical art was finally accessible thanks to the city’s museums, and New York, like no other place, was a hotspot of innovative art trends and political debate on, among other issues, migration, colonialism, and indigenous identity.
Miguel Ángel Rojas
BORN Bogotá, Colombia, 1946
LIVES&WORKS Bogotá
I concetti su cui Rojas si cimenta sono materialmente vivi, oltre che politicamente rilevanti, e seguono l’evoluzione umana di un artista che sostiene l’impossibilità di fare arte guardando solo a se stessi. I travagliati anni della storia recente della Colombia, la repressione, l’illiberalità, la marginalizzazione, la droga, la clandestinità sono lo scopo e l’ispirazione insieme del suo lavoro.
ENG The concepts in question are material, politically relevant, and follow the growth of an artist who maintains the essential incompatibility of art-making and navel-gazing. The troubled years in Colombia’s recent history, repression, illiberalism, marginalization, drugs, secrecy are the scope and inspiration of the work of art.
Rosa Rolanda
A zusa, USA, 1896
Mexico City, 1970
Talento irreprimibile per la creazione e l’osservazione, Rosa Rolanda nel suo percorso artistico si è cimentata con il teatro, la coreografia, la pittura. Nata in una famiglia cosmopolita, gira il mondo negli anni ‘20, esibendosi nel ballo e nel cabaret. Visita l’Asia con il marito, con il quale decide poi di stabilirsi a Città del Messico, dove proseguirà il suo appassionato percorso creativo attraverso dipinti, ritratti, osservazioni moderne e moderniste, animando con convinzione ed impegno la vita intellettuale del suo Paese.
ENG An irrepressible talent for creation and observation, Rosa Rolanda embraced theatre, choreography, painting. Born into a cosmopolitan family, she travelled the world in the 1920s, performed in dance and cabaret, visited Asia with her husband, and after settling in Mexico City, she kept on pouring her limitless curiosity and enthusiastic interest for the art into paintings, portraits, modern and modernist observations, as well as animating the intellectual life of her country.
Jamini Roy
B engal, India, 1887
Calcutta, India, 1972
Pittore di regolare formazione accademica, la sua ricerca originale ha avvio qualche anno dopo aver conseguito il diploma, concentrandosi sulla pittura tradizionale bengalese. Nella sua indagine, condotta attraverso una produzione artistica sterminata con più di ventimila pezzi realizzati, Jamini Roy non solo celebra la sua terra, ma si fa promotore di un’organicità dell’arte che partendo da materiali raccolti in loco arrivi a cogliere la radice, l’essenza dell’eredità culturale e artigiana del Bengala.
ENG An artist of chiefly curricular education, his original research started several years after graduating and focused on traditional Bengali painting. The most apparent aspect of his research is the sheer abundance of pieces – over 20,000. They recount a celebration of his fatherland while promoting organicity to the artmaking process, starting from locally-sourced art supplies to the definition of the essence of Bengali cultural heritage.
Rómulo Rozo
B ogotá, Colombia, 1899
Mérida, Mexico, 1964
Rozo utilizza l’arte nella sua duplice identità di strumento utile di investigazione e costruzione. Cittadino di una giovane nazione i cui intellettuali cercavano una sintesi sincera tra il substrato preispanico e la cultura coloniale al fine di farne un corpus culturale originale propriamente colombiano, Rozo studia in Europa, dove si distingue per la sua naturale adozione dello stile modernista. Concluderà la sua carriera nello Yucatán, che lo ricorda per la celebrazione dell’individualità e dell’identità della sua storia.
ENG Rozo used art in its twofold utility as a tool for investigation and construction. A citizen of a young nation whose intellectual class looked for an honest synthesis of the pre-Spanish substrate and of colonial culture to create an original, properly Colombian corpus, Rozo studied in Europe, where he stood out for his personal adoption of modernist style. He spent his later years in Yucatan, where he is remembered for his celebration of the region’s individuality and identity.
Erica Rutherford
E dinburgh, UK, 1923
C harlottetown, Canada, 2008
Artista multidisciplinare, spende gran parte della sua vita nel costruire e ricercare diverse identità, sia personali che artistiche. Di scelte stilistiche schiettamente grafiche e pop, Rutherford lascia un corpus di stampe, dipinti e fotografie che si inseriscono perfettamente in una stagione artistica caratterizzata dall’internazionalismo, dall’estensione del raggio d’azione dell’arte occidentale verso i paesi emergenti, in particolare all’Africa.
ENG A multi-disciplinary artist, she spent most of her life researching and building different identities, both personal and artistic. Her aesthetic styles openly graphic and pop, Rutherford leaves an art corpus of prints, paintings, and photographs that integrate perfectly into internationalism and intersectionalism finally extending the scope of action of western art to developing countries, in particular those of Africa.
José Sabogal
Cajabamba, Peru, 1888
L ima, Peru, 1956
Di estrazione spagnola, Sabogal prende a cuore le sorti estetiche dei popoli indigeni del Perù raccordando efficacemente la volontà di creare arte nuova, moderna, diretta con la necessità di rappresentare positivamente le nazioni precolombiane. Dopo essersi formato in Europa e in Argentina, torna in Perù dove si impegna nella costruzione di un circuito, di una scena artistica al contempo espressione delle radici indigene peruviane e delle più aperte e vitali correnti dell’arte contemporanea internazionale. Per sostenere e valorizzare questa nuova energia creativa del Paese andino si impegnerà nell’apertura di un museo stabile. È ricordato come il padre dell’Indigenismo peruviano. ENG Of Spanish ancestry, Sabogal took to heart the aesthetical history of native Peruvians and effectively adapted the new, modern, direct art trends to the need for positive native representation. After taking art classes in Europe and in Argentina, the artist travelled back to Peru, where he committed to the establishment of an art circuit and the opening of a stable museum. He is remembered as the father of Peruvian Indigenism.
Mahmoud Sabri
B aghdad, Iraq, 1927
M aidenhead, UK, 2012
Mahmoud Sabri ha ricercato una sintesi estetica tra i linguaggi artistici dell’Europa moderna e le istanze modernizzatrici degli stati arabi, che negli anni ‘50 si concentravano prevalentemente in una direzione nazionalista, esprimendo forti dubbi circa il ruolo che le potenze coloniali o ex coloniali dovessero avere in questa loro nuova prospettiva culturale. Influenzato da Cubismo ed Espressionismo, l’artista non si allontanerà però mai dalla pittura dal vero, che avrà un ruolo essenziale nella sua idea di rappresentazione dell’identità nazionale.
ENG Mahmoud Sabri researched aesthetic synthesis between the art languages of modern Europe and the modernizing movements of Arab states, which in the 1950s chiefly took nationalist form, including and promoting doubt on the role that colonial or ex-colonial powers should have in their cultural development. Influenced by Cubism and Expressionism, Sabri maintained the importance of drawing from life, an essential component of his idea of national representation.
Syed Sadequain
A mroha, India, 1930
K arachi, Pakistan, 1987
È considerato uno dei migliori pittori e calligrafi del Pakistan. Fu anche poeta, autore di centinaia di ruba¯’iya¯t seguendo lo stile di Omar Khayyam. Nella sua opera ha trasformato la calligrafia in una forma d’arte di massa. Uno dei suoi lavori più significativi durante suoi anni trascorsi a Parigi sono le illustrazioni per un’edizione limitata del romanzo di Camus Lo straniero. Realizzerà anche numerosi murales monumentali, tra cui quello che adorna il salone principale della Banca Nazionale del Pakistan a Karachi.
ENG He is best known for his skills as a calligrapher and a painter. He was a poet as well, author of hundreds of rubaˉ’iyaˉt in Omar Khayyam style. Thanks to his works he has turned calligraphy into a mass art form. One of his most important works while living in Paris were his illustrations for a limited edition of Camus’ novel The Stranger. He also painted a lot of monumental pieces of mural art as the one adorning the halls of the State Bank of Pakistan in Karachi.
Nena Saguil
M anila, Philippines, 1914
P aris, France, 1994
Artista filippina famosa per le sue pitture astratte e moderniste, tra cui dipinti e disegni ad inchiostro. Dopo un inizio impressionista e naturalista, passa negli anni ‘50 ad uno stile cubista sotto l’influenza di Picasso, dipingendo composizioni moderniste di scene filippine, sperimentando varie tecniche come l’uso di siringhe per dipingere le sue famose forme circolari o ancora strofinando sui suoi lavori fondi di caffè. Le sue opere astratte raffigurano paesaggi interni con temi cosmici e spirituali. Per questo motivo è considerata una pioniera dell’arte astratta filippina.
ENG She was a Filipina artist of modernist and abstract paintings and ink drawings. After an impressionist and naturalist beginning she took up a more abstract style under Picasso's influence. She started painting modernist compositions of Philippines scenes and experimenting with many techniques like employing syringes to paint her famous circular forms and dots, rubbing coffee grounds on her works. That’s why she is considered as a pioneer of Filippino abstract art.
Mahmoud Saïd
A lexandria, Egypt, 1897–1964
Considerato il fondatore della pittura moderna egiziana, si muove da sofisticato rappresentante dell’élite sociale egiziana (la nipote diventerà la Regina Farida). Abbandona la professione di giudice per l’arte, tenendo sempre ben presente al centro dei suoi interessi la cultura del proprio Paese, restituita con una sopraffina padronanza della tecnica appresa da maestri italiani e francesi attraverso opere in cui si susseguono paesaggi naturali, dervisci rotanti, ritratti di notabili egiziani, nudi di donne sensuali.
ENG Considered the founder of modern Egyptian painting, he was a sophisticated representative of the elite (his niece would become Queen Farida). He abandoned the profession of judge for art based in the culture of his homeland, created with a mastery of technique learned from Italian and French masters: landscapes, whirling dervishes, portraits of Egyptian notables, nudes of sensual women.
Kazuya Sakai
Buenos Aires, Argentina, 1927
Dallas, USA, 2001
Nato a Buenos Aires da genitori giapponesi, dopo una formazione universitaria in campo umanistico a Tokyo ritorna in Argentina negli anni ’50, dove grazie alla sua abilità pittorica si afferma come uno dei maggiori pittori gestuali astratti del paese accanto ad artisti del calibro di Miguel Ocampo. Le sue opere nascono da un’unificazione di elementi occidentali con elementi orientali, in particolare con la filosofia Zen e con la linea calligrafica giapponese. Nelle sue opere si avvale di tecniche di espressionismo astratto oltre che di una notevole diversità di materiali.
ENG Born in Buenos Aires to Japanese parents, K. Sakai, after attending university in Tokyo and graduating in Philosophy and Literature, came back to Argentina in the 50’s. Here thanks to his painting skills he gained recognition among the country’s leading abstract gestural painters alongside artists such as Miguel Ocampo. In his works Western elements blend with Eastern elements in particular with Zen philosophy and Japanese calligraphy. In his works he makes use of abstract expressionism techniques as well as of a great variety of materials.
Ione Saldanha
A legrete, Brazil, 1919
R io de Janeiro, Brazil, 2001
Figura pionieristica ma spesso trascurata nell’arte brasiliana del XX secolo. Pur lavorando intuitivamente, Saldanha ha sviluppato un’opera rigorosa e coerente, passando da pitture figurative a opere astratte tridimensionali. Ha utilizzato una varietà di supporti e tecniche, con un’attenzione straordinaria al colore e alla materialità della vernice. La sua ricerca artistica si è concentrata sull’esplorazione dei confini tra pittura e scultura, con una particolare attenzione alla geometria e alla rappresentazione della città.
ENG A pioneering but often overlooked figure in 20th-century Brazilian art. While working intuitively, Saldanha developed a rigorous and coherent oeuvre, moving from figurative paintings to three-dimensional abstract works. She used a variety of media and techniques, with extraordinary attention to the colour and consistency of the paint she used. Her artistic practice focused on exploring the boundaries between painting and sculpture, with particular attention to geometry and the representation of the city.
19 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Dean Sameshima
BORN California, USA, 1971
LIVES&WORKS Berlin, Germany
Noto per le sue opere provocatorie, nei suoi lavori indaga temi politici ed intimi insieme, quali la repressione, la nostalgia, l’avventura sessuale. Se i suoi quadri esprimono un mix provocatorio di repressione, persecuzione e nostalgia della decadenza prelapsaria, le sue fotografie offrono un commento mordace sull’idea dell’appropriazione, sul readymade e sull’omosessualità.
ENG Dean Sameshima, an artist known for his thoughtprovoking work, explores themes that evoke repression, nostalgia, and sexual adventure. If his paintings convey an impressive blend of repression, persecution, and nostalgia for prelapsarian decadence his photos offer a trenchant commentary on appropriation, the readymade and homosexual desire.
Zilia Sánchez
BORN Havana, Cuba, 1926
LIVES&WORKS San Juan, Puerto Rico
Pioniera del femminismo nell’arte contemporanea, in Amazzoni appartenente alla serie Topologie erotiche (1978), rappresenta delle donne guerriere enfatizzandone le forme femminili. I suoi lavori continuano ancora oggi ad essere incentrati sull’esperienza femminile, celebrando la vita di figure femminili mitologiche o reali, ivi compresa la propria. Creando delle tele formate da vari strati con forme e protrusioni tridimensionali riesce abilmente a scavalcare il confine tra scultura e pittura.
ENG She is a feminist pioneer in contemporary art. Her works are minimal in color, and have erotic overtones. Her Amazonas belonging to the series Erotic Topologies, features women warriors highlighting the female forms. Her works continue to be attentive to the female experience, honouring mythical and real women’s lives, including her own. By creating canvases layered with three dimensional protrusions and shapes she manages to blur the lines between sculpture and painting.
Bárbara Sánchez-Kane
BORN Mérida, Mexico, 1987
LIVES&WORKS Mexico City
Stilista di moda maschile, dietro all’immagine di macho sentimentale con le sue opere si contrappone all’idea tradizionale di mexicanidad messa in relazione al mondo femminile e a quello maschile. I suoi lavori, che si tratti di moda, performance, pittura o installazioni, esprimono l’ansia e le paure della vita quotidiana interrogandosi sul tema del piacere e del dominio all’interno di una società governata dall’egemonia maschile.
ENG She is a Mexican menswear fashion designer. Under the figure of the macho sentimental, Bárbara Sánchez-Kane resists the traditional notions of mexicanidad and its relationship with the feminine and masculine. Whether through fashion, performance, painting or installation, all of her works present the anxieties and fears of daily life to question pleasure and domination within a hegemonic masculine society.
Nenne Sanguineti Poggi
S avona, Italy, 1909
F inale Ligure, Italy, 2012
All’Eritrea e all’Etiopia ha dedicato quasi tutta la sua vita artistica, ricevendo commissioni di alto livello: decorazioni pittoriche, musive o ceramiche, di grandi ambienti privati e pubblici (era chiamata la pittrice di Hailé Selassié). «Dipingevo paesaggi estratti da una natura antica ed eterna», memorie che una volta tornate in Italia dovranno trovare una nuova composizione, prima astratta, infine angelica, ma sempre elegante e raffinata.
ENG Nenne Sanguineti Poggi dedicated almost her entire artistic life to Eritrea and Ethiopia, receiving commissions at the highest level: pictorial, mosaic or ceramic decorations of large private and public spaces (she was known as Hailé Selassié’s painter). “I painted landscapes taken from an ancient and eternal nature,” memories which once she returned to Italy needed to find a new composition, at first abstract and later angelic, but always elegant and refined.
Fanny Sanín
BORN Bogotá, Colombia, 1938
LIVES&WORKS New York City, USA
Nota per le sue meticolose e coloratissime composizioni astratte, è una vera pioniera dell’astrattismo geometrico, nonché una figura chiave dell’arte moderna latinoamericana. Dopo aver esplorato varie tecniche, tra cui la scultura, il disegno architettonico, la scenografia teatrale e l’incisione, alla fine sceglie di dedicarsi esclusivamente alla pittura in quanto mezzo espressivo che meglio le consente di immergersi a fondo nell’astrattismo puro.
ENG She is known for her meticulous and colourful geometric abstract compositions. She became a pioneer of the geometric abstraction movement and a key figure in modern Latin American art. After exploring sculpture, architectural drawing, theatre set design, and printmaking, she ultimately dedicated herself to painting as she thinks it’s the medium which best allows her to delve most deeply into pure abstraction.
Aligi Sassu
M ilan, Italy, 1912 Pollença, Spain, 2000
Tra i collezionisti italiani è conosciuto soprattutto per i dipinti raffiguranti i cavalli, animali che amava. Ma la sua vasta produzione di pitture, sculture, ceramiche, disegni e illustrazioni si concentra in larga misura su tematiche di forte impegno sociale. La serie di dipinti dedicati alla Guerra civile spagnola, o quella degli Uomini rossi, così come cicli religiosi della Crocefissione e Deposizione, risultano chiaramente progettati e realizzati al fine di comunicare messaggi di denuncia civile.
ENG Although best known to Italian collectors for his paintings of horses, an animal he loved, his many paintings, sculptures, ceramics, drawings and illustrations largely concern profoundly political themes. The series of paintings dedicated to the Spanish Civil War, or those of the ‘Red Men’, as well as the religious cycles of the Crucifixion or Deposition, are clearly intended to convey messages of protest.
Greta Schödl
BORN Hollabrunn, Austria, 1929
LIVES&WORKS Bologna, Italy
È una delle maggiori artiste nel campo della poesia visiva. Nelle sue opere percorre il labirinto del segno scrivendo in gotico corsivo, reminiscenze della sua esperienza scolastica, creando una struttura a tessuto dove lettere e simboli si intrecciano con forme geometriche ricamate con fil di ferro e foglie d’oro, fondendosi su superfici diverse tra cui libri e oggetti vari legati alla sfera domestica quali lenzuola, federe, assi da stiro.
ENG She is one of the most important female artists in the field of visual poetry. In her works she follows the sign labyrinth by writing in italic gothic characters, memories of her school experience, creating a fabric texture where letters and symbols interweave with geometrical shapes embroidered with wire and gold leaves. All these elements perfectly blend on different surfaces like books and different home objects such as bedsheets, pillow-cases and iron boards.
Ana Segovia
BORN Mexico City, 1991
LIVES&WORKS Mexico City
I dipinti di Ana Segovia sono una rivisitazione di scene e figure dell’epoca d’oro del cinema messicano e del genere Western intervenendo sulla forma e sui toni. I visitatori si trovano di fronte a volti indefiniti e a scene dove l’umorismo si giustappone alla più severa seriosità. Il suo obiettivo è quello di sfidare la norma ponendola in costante dialogo con la trasgressione, riformulando in tal modo i nostri modelli visivi e invitandoci al contempo a riconsiderarli sotto una nuova luce. ENG Ana Segovia’s paintings revisit mythical scenes and figures from the Golden Age of Mexican cinema and the Western genre, changing their forms, altering their tonalities and dislocating them. Viewers are confronted with undefined faces, scenes where humour juxtaposes the serious. Through her works she wants to challenge the norm in its dialogue with the unconventional. She rewrites our visual models, inviting us to reconsider them.
Gerard Sekoto
B otshabelo, South Africa, 1913 Nogent-sur-Marne, France, 1993
Considerato uno dei pionieri dell’arte modernista e realista in Sudafrica, è il primo artista nero a vedere acquisito un proprio dipinto dalla Johannesburg Art Gallery nel 1940. Con un uso vibrante del colore, suo tratto distintivo, realizza commoventi rappresentazioni della vita culturale nelle township sudafricane, concentrandosi sulle condizioni della comunità nera, con particolare riferimento alle tensioni razziali vissute durante il lungo regime di apartheid. Nonostante nel 1947 lasci per sempre il Paese per andare in esilio volontario a Parigi, l’influenza artistica di Sekoto rappresenterà un elemento vitale per lo sviluppo culturale del Sudafrica nel XX secolo.
ENG Considered one of the pioneers of modernist and realist art in South Africa, Gerard Sekoto was the first black artist to have his work acquired by the Johannesburg Art Gallery in 1940. With a vibrant use of colour, his distinctive trait, he created moving representations of cultural life in the South African townships, focusing on the conditions of the black community and with particular reference to the racial tensions experienced during the long apartheid regime. Although he left the country forever in 1947 to go into voluntary exile in Paris, Sekoto’s artistic influence would represent a vital element for the cultural development of South Africa in the 20th century.
Jewad Selim
A nkara, Turkey, 1919
B aghdad, Iraq, 1961
Considerato uno dei maggiori scultori iracheni del XX secolo, attraverso la sua partecipazione al Gruppo di Arte Moderna di Baghdad ha incoraggiato molti artisti del suo Paese ad esplorare tecniche in grado di porre in relazione l’arte moderna con quella delle antiche civiltà assiro-babilonesi. È noto soprattutto per il monumento Nasb al-Hurriyah (Monumento della Libertà) situato in Piazza Tahir a Baghdad, che commemora la Rivoluzione del 1958.
ENG He is considered to be one of Iraq’s greatest 20th century sculptors. Through his involvement with the Iraqi Baghdad Modern Art Group he encouraged artists to explore techniques that combined both ancient Assyrian-Babylonian art and modern art forms. His most famous work is Nasb al-Hurriyah monument (Freedom Monument) in Tahir Square, one of the main squares in Baghdad, celebrating 1958 Revolution of Iraq.
Lorna Selim
S heffield, UK, 1928
A bergavenny, UK, 2021
Lorna non è ancora trentenne quando negli anni ’50 decide di trasferirsi a Baghdad assieme al marito Jewad Selim, scultore e pittore promotore di un linguaggio che combina l’eredità araba con forme d’arte moderna. I suoi dipinti raffiguranti le tipiche case affacciate sulla riva del Tigri rivelano una grande attenzione ai dettagli. Opere realizzate mentre la città viveva uno stravolgimento architettonico che ne avrebbe caoticamente modernizzato il volto: nel loro insieme un prezioso, straordinario archivio di memoria collettiva.
ENG Lorna Selim was not yet thirty years old when in the 1950s she decided to move to Baghdad with her husband Jewad Selim, a sculptor and painter who promoted a visual language combining Arab heritage with modern art forms. Her paintings depicting the typical houses overlooking the banks of the Tigris reveal immense attention to detail, a corpus of work created while the city was experiencing an architectural upheaval that would modernize its appearance, and thus creating an even more incisive archive of collective memory.
Joshua Serafin
BORN Bacolod, Philippines, 1995
LIVES&WORKS Brussels, Belgium
Su un palcoscenico, all’interno di un museo o attraverso videoinstallazioni e fotografie, le sue coreografie puntano a demolire tutte le istanze feudali e patriarcali della società filippina per riflettere sui concetti di identità, politica e rappresentazione queer. La sua danza mette in scena un vero e proprio esorcismo sociologico che colpisce al cuore i pilastri della cultura natia, che l’artista ha potuto rielaborare durante studi coreografici condotti ad Hong Kong e in Belgio per indagare gli stati dell’essere e differenti modi di abitare il corpo.
ENG On a stage, inside a museum or through video installations and photographs, Joshua Serafin’s choreographies aim to demolish the feudal and patriarchal instances of Philippine society to reflect on the concepts of identity, politics and queer representation. Serafin’s dance performances, which the artist developed during choreography studies carried out in Hong Kong and Belgium to investigate states of being and the different ways of inhabiting the body, are a true sociological exorcism that strikes at the heart of the pillars of their native culture.
Kang Seung Lee
BORN Seoul, South Korea, 1978
LIVES&WORKS Los Angeles, USA
Con i suoi disegni in grafite e matita colorata, ricami, arazzi e ceramiche, l’artista sudcoreano si sforza di dare spazio e luce alle esperienze di vita personali. Al centro del suo lavoro troviamo contronarrazioni e versioni alternative di segmenti di storia dell’arte che si sono intrecciate ad esempio con il percorso queer, impegnando Kang in progetti che riflettono valori di partecipazione, educazione ed esperienza artistica condivisa.
ENG With his graphite and coloured pencil drawings, embroidery, tapestry and ceramics, this South Korean artist strives to give space to personal experiences which are conventionally excluded from the dominant perspective. At the centre of his work we find counter-narratives and alternative versions of segments of art history that have intertwined with, for example, queerness, engaging Kang in projects that reflect the values of participation, education and shared artistic experience.
Gino Severini
C ortona, Italy, 1883 P aris, France, 1966
Protagonista dell’avanguardia futurista, a Parigi fu tra i firmatari del primo Manifesto del 1909. Severini si concentrò soprattutto sulla rappresentazione del movimento, proponendo scomposizioni di matrice cubo-futurista, con motivi astratto-geometrici. In seguito tornò a una figurazione più classica, impostata su una sintesi formale d’ascendenza matissiana, dedicandosi a decorazioni murali e a mosaico nei quali prevalgono i temi religiosi.
ENG A leading member of the futurist avant-garde, he was among the signatories of the first Manifesto of 1909 in Paris. He focused above all on the representation of movement, crafting cubofuturist decompositions with abstract-geometric motifs, but later returned to a more classical approach based on a formal synthesis deriving from Matisse and dedicating himself to wall and mosaic decorations with predominantly religious themes.
20 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Amrita Sher-Gil
Budapest, Hungary, 1913
L ahore, India, 1941
Di padre indiano e madre ungherese, respira arte fin dalla nascita entrando in contatto con i fermenti unici e seminali della Parigi degli anni ‘30, del cui spirito bohémien si nutre a piene mani. Cézanne e Gauguin rivivono prepotentemente nei suoi quadri dai soggetti indiani e caratterizzati da un uso del colore caldo e sensuale che risente anche del breve periodo trascorso in Italia. I toni e le luci del suo Oriente ne hanno accompagnato tutto il percorso artistico, in cui grande spazio occupano i numerosi ritratti femminili.
ENG Daughter of an Indian father and Hungarian mother, Amrita Sher-Gil was surrounded by art from birth and immersed herself in the incomparable stimuli of the bohemian spirit of the Paris of the 1930s. Characterized by a use of warm and sensual colour which is also influenced by the short period spent in Italy, her paintings of Indian subjects forcefully evoke Cézanne and Gauguin. The tones and light of her South Asia accompanied her entire artistic output, made up of numerous female portraits.
Anwar Jalal Shemza
S himla, India, 1928
S tafford, UK, 1985
Pittore e non solo, nel suo versatile percorso professionale Jalal Shemza sarà anche un affermato scrittore e insegnante nel Regno Unito. Una borsa di studio del British Council gli permette di frequentare la Slade School of Fine Art nel triennio 1956-’59. Dopo il suo ritorno in Pakistan, decide di trasferirsi definitivamente in Gran Bretagna, precisamente a Stafford. Basandosi sull’arte astratta islamica, il suo stile unico si è sviluppato attraverso una pratica pittorica che fonde le idee occidentali di astrazione con le influenze orientali, in particolare con l’architettura islamica e la calligrafia.
ENG Not only a painter, Anwar Jalal Shemza was also an accomplished writer and teacher. A British Council scholarship took him to the Slade School of Fine Art in 1956-‘59, but after a period in Pakistan, he decided to return to Stafford, in the United Kingdom. His unique style, which drew on Islamic abstract art, was developed through a painting practice that blended Western ideas of abstraction with Eastern influences such as Islamic architecture and calligraphy.
Yinka Shonibare
BORN London, UK, 1962
LIVES&WORKS London
La riconoscibilità dovuta all’uso del tessuto wax nella reinterpretazione delle icone dell’arte e della letteratura occidentale fornisce la prima chiave di lettura della sua vasta e interdisciplinare produzione artistica, che gioca sull’effetto del riconoscimento-straniamento. Percepito come manufatto africano, il wax è di contro il prodotto dell’industrializzazione olandese del batik e oggettivizza la storia degli scambi fra Occidente e Africa, proponendo una narrazione alternativa.
ENG The recognisable use of wax fabric in Yinka Shonibare’s reinterpretation of icons of Western art and literature provides the first key to understanding his vast and interdisciplinary artistic production, which plays on the recognition-estrangement effect. Perceived as a typically African artifact, wax is the product of the Dutch industrialization of Batik and objectifies the history of exchanges between the West and Africa, proposing an alternative narrative.
Doreen Sibanda
BORN Derby, UK, 1954
LIVES&WORKS Harare, Zimbabwe
Da sempre interessata alle arti, Doreen Sibanda nasce, cresce e si forma nel Regno Unito, affrontando le sfide di vivere da nera in una società prevalentemente bianca. La necessità di comprendere le circostanze che definiscono l’esperienza dei neri nel Continente e nella diaspora informerà la sua intera visione artistica e filosofica. Entra a far parte della National Gallery of Zimbabwe nel 1981 come direttrice del Dipartimento di Educazione e dal 2004 viene nominata Direttrice esecutiva, ruolo che ricopre per sedici anni, fino al 2020, curando anche le partecipazioni del Paese alla Biennale di Venezia. Artista, curatrice, autrice prolifica, manager, Sibanda è fondatrice di numerose imprese e progetti legati all’arte e alla natura.
ENG Doreen Sibanda was born in the UK and got her education there, facing the challenge of being a black woman in a white-majority society. The need to understand the experience of black people both in Africa and as part of the diaspora shaped her artistic and philosophical vision. The artist started working for the National Gallery of Zimbabwe in 1981 as Educational Officer. In 2004, she was appointed Executive Director of the Museum, and worked in this capacity a further sixteen years, while also curating Zimbabwe’s National Pavilion at the Venice Art Biennale. An artist, curator, author, and manager, Sibanda founded several enterprises and projects on art and nature.
Fadjar Sidik
S urabaya, Indonesia, 1930
Yogyakarta, Indonesia, 2004
Figura importante e centrale nello sviluppo della pittura astratta indonesiana, Fadjar Sidik ha elaborato una nuova proposta estetica nell’era dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione. L’artista è noto soprattutto per le sue composizioni che evocano la vibrante pulsazione e il movimento della natura in trasformazione. Sidik ottiene questo risultato grazie all’influenza di elementi di forme d’arte tradizionali nelle sue moderne composizioni astratte, tracciando connessioni profonde tra le forme geometriche universali e la propria identità indonesiana.
ENG An important and central figure in the development of Indonesian abstract painting, Fadjar Sidik offered up a new aesthetic approach in the era of urbanization and industrialisation. He is best known for his compositions which evoke the vibrant pulse and movement of nature in transformation. He achieved this thanks to the influence of elements of traditional art forms in his abstract compositions, drawing deep connections between universal geometric shapes and his Indonesian identity.
Gazbia Sirry
Cairo, Egypt, 1925–2021 «Credo che sin dall’inizio della mia carriera e oltre l’ispirazione sia stata la mia reazione personale alla società». Da donna egiziana ha visto due re, sette presidenti, quattro guerre e tre rivoluzioni ma, a differenza delle sue contemporanee europee, è stata in prima linea sulla scena artistica al pari della controparte maschile. Componente del Gruppo di Arte Contemporanea (1946), si dedicò alla ricerca di una ‘identità egiziana’, promuovendo la modernizzazione, la riforma sociale e la libertà collettiva attraverso l’arte.
ENG “I believe that since the beginning of my career and beyond, my inspiration has been my personal reaction to society.” As an Egyptian woman, she saw two kings, seven presidents, four wars and three revolutions but unlike her European contemporaries, she was as much at the forefront of the artistic scene as her male counterparts. As a member of the Contemporary Art Group (1946), she dedicated herself to the search for an “Egyptian identity,” promoting modernization and social reform and collective freedom through art.
Lucas Sithole
KwaThema, South Africa, 1931
S pekboom, South Africa, 1994
Tra i principali scultori modernisti sudafricani, viene introdotto sin da bambino alla scultura dalla nonna ceramista che alimenta la sua immaginazione con storie di spiriti e creature della notte. Sithole prediligeva i legni indigeni, che spesso si procurava nella foresta, ma utilizzava anche la pietra e il bronzo fuso. Lasciava che le forme emergessero dai materiali, senza imporsi. Le sue sculture richiamano la tradizione indigena sudafricana ma al contempo subiscono il fascino dell’astrazione del XX secolo. Apprezzato internazionalmente, nel 1968 partecipa alla Biennale di Venezia ricevendo il premio per la scultura.
ENG One of South Africa’s leading modernist sculptors, Lucas Sithole was introduced to sculpture as a child by his ceramist grandmother who fuelled his imagination with stories of spirits and creatures of the night. Sithole favoured indigenous wood, which he often sourced from the forest, but also used stone and cast bronze, allowing shapes to emerge from the materials without imposing his own sign. His sculptures recall the indigenous South African tradition but at the same time engage with 20th century abstraction. Appreciated internationally, in 1968 he participated in the Biennale, receiving the prize for sculpture.
Francis Newton Souza
S aligao, India, 1924
Mumbai, India, 2002
Spirito libero e natura ribelle fin dall’infanzia, contribuisce in maniera determinante, dopo l’indipendenza dell’India dal dominio coloniale britannico nel 1947, alla definizione di una “nuova arte per una nuova India libera”. I soggetti trattati nei suoi dipinti comprendono nature morte, paesaggi, nudi, icone del cristianesimo. Uno dei temi più ricorrenti è quello dei conflitti nel rapporto uomo-donna. Le figure che danno vita ai suoi dipinti sono deliberatamente distorte e rivelano uno stile disinibito e realistico.
ENG A free spirit with a rebellious nature since childhood, after India’s independence from British colonial rule in 1947 he contributed significantly to a “new art for a new free India”. His paintings include still lifes, landscapes, nudes and Christian icons, and one of the most frequently recurring themes is that of conflicts in the relationships between men and women, the figures that bring his paintings to life deliberately distorted and revealing an uninhibited and realistic style.
Joseph Stella
Muro Lucano, Italy, 1877
New York City, USA, 1946
L’ha comprato lui per conto di Duchamp l’orinatoio con cui il geniale artista francese partecipò al movimento New York Dada, insieme con Picabia e Man Ray. Un lucano avanguardista innamorato della metropoli, un futurista invaghito del ponte di Brooklyn: «La violenta luminosità dell’elettricità ha provocato una nuova polifonia», scriveva. «L’acciaio è salito fino ad altezze iperboliche». Prima surrealista, infine simbolista, con visioni informate da una religiosità animista e geometrica.
ENG It was he who bought the urinal for Duchamp, with whom he participated in the New York Dada movement along with Picabia and Man Ray. An avant-gardist in love with the metropolis, a futurist enamoured of the Brooklyn Bridge: “The violent luminosity of electricity has provoked a new polyphony,” he wrote. “Steel has risen to hyperbolic heights.” Surrealist and later symbolist with visions of an animist and geometric religiosity.
Irma Stern
S chweizer-Reneke, South Africa, 1894
Cape Town, South Africa, 1966
Tra le artiste più apprezzate dalla critica internazionale, Irma Stern nasce in Sudafrica da genitori tedeschi e studia in Germania tra Weimar e Berlino, assorbendo le influenze dell’Espressionismo tedesco. Tornata in patria non incontra subito il successo sperato, ma non desiste e ricerca costantemente nuove esperienze visive attraverso i suoi viaggi a Zanzibar, in Congo, in Senegal e in Europa. Dal 1927, quando riceve il Prix d’Honneur a Bordeaux, la sua carriera inizia una lunga ascesa regalandole successo internazionale. Le sue opere sono state battute all’asta per cifre record e la sua casa a Rosebank è oggi l’Irma Stern Museum.
ENG Among the artists most highly-regarded by international critics, Irma Stern was born in South Africa to German parents and studied in Weimar and Berlin in Germany, absorbing the influences of German expressionism. Upon returning to her homeland, she did not immediately achieve the desired success, but refused to give up and constantly sought new visual experiences through her travels in Zanzibar, Congo and Senegal, and in Europe. In 1927 she received the Prix d’Honneur in Bordeaux, and her long ascent to international success began. Her works have been sold at auction for record sums and her home in Rosebank is now the Irma Stern Museum.
Leopold Strobl
BORN Mistelbach, Austria, 1960
LIVES&WORKS Mistelbach
Il suo processo creativo è immutabile: sceglie un modello su un giornale, una fotografia o un disegno, e lo ricopre completamente con una matita colorata, concentrandosi soprattutto sulle aree nere. Poi viene il cielo, sempre verde. Infine definisce il confine tra il nero e il cielo. Una volta rielaborata la sua immagine, la incolla su un foglio di carta da disegno e firma l’opera, priva di titolo, a matita con il suo simbolo personale: un cuore contenente una croce con raggi che da lì si dipartono. ENG Leopold Strobl’s creative process is unchanging: he chooses something in a newspaper, a photograph or a drawing, and draws over it with coloured pencils, focusing mainly on the black areas. Next comes the sky, which is always green. And to conclude, he defines the line between black and sky. Once the image has been reworked, he pastes it onto a sheet of drawing paper and signs it, without a title, in pencil with his personal symbol: his name is a heart containing a cross emanating rays.
Emiria Sunassa
T anahwangko, Indonesia, 1894
L ampung , Indonesia, 1964
Dopo una iniziale formazione come infermiera durante la Prima guerra mondiale, viaggia in Belgio e in Austria per studiare pittura. Al suo ritorno in Indonesia fonda PERSAGI (Associazione dei pittori indonesiani) con Agus Djaya e Sudjojono, come risposta all’egemonia “coloniale” della pittura olandese ed europea in Indonesia. Attraverso le sue opere rappresenta le persone lasciate ai margini della società e praticamente assenti nei lavori intrisi di estetica romantica dei pittori coloniali.
ENG After initially training as a nurse during the First World War, Emiria Sunassa traveled to Belgium and Austria to study painting. Upon her return to Indonesia she founded PERSAGI (the Association of Indonesian Painters) with Agus Djaya and Sudjojono as a response to the “colonial” hegemony of Dutch and European painting in Indonesia. In her work she represented the people left on the margins of society and unrepresented in the works, imbued with romantic aestheticism, of the colonial painters.
21 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Superflex
FOUNDED Copenhagen, Denmark, 1993
BASED Copenhagen
Il collettivo danese descrive i suoi progetti come “strumenti”, ossia dispositivi che invitano le persone a partecipare alla realizzazione e allo sviluppo degli interventi al fine di contribuire a immaginare e a concepire modelli alternativi di creazione delle organizzazioni sociali. Le loro proposte, spesso provocatorie, esplicitano e mettono in discussione le forze economiche, i mezzi di produzione, la fruizione degli spazi pubblici e la loro regolamentazione.
ENG The Danish collective describes their projects as ‘tools,’ i.e. devices that invite people to participate in the realization and development of actions in order to engage with alternative models for creating social organizations. Their often provocative proposals make explicit and question economic forces, means of production, the use of public spaces and their regulation.
Armodio Tamayo
L a Paz, Bolivia, 1924–1964
Il colore nei suoi lavori è ben definito, così come gli abiti, attentamente studiati con un interesse quasi documentaristico. La sua formazione avviene a La Paz, ma rimarrà sempre legato agli artisti del sud del Paese. La sua opera rivela un desiderio di verismo e preziosità, soprattutto nel ritratto dell’indio, che è la versione plastica dell’opera letteraria di suo padre, autore di Creazione della pedagogia nazionale
ENG The colour in the works of Armodio Tamayo is well rendered, as are the clothes, carefully studied with an almost documentary interest. His training took place in La Paz, but he always remained linked to the artists of the South of the country. His work reveals a desire for realism and richness, especially in the portrait of the native Bolivian, which is the visual version of the literary work of his father, author of Creation of National Pedagogy
Maria Taniguchi
BORN Dumaguete, Philippines, 1981
LIVES&WORKS Manila, Philippines
Il suo lavoro attraversa molteplici linguaggi espressivi: scultura, pittura, disegno, serigrafia, video e fotografia. Interessata a esplorare i concetti di spazio e tempo, nel 2008 inizia una serie di lavori in grandi tele ricoperte da una meticolosa disposizione di mattoni dipinti a mano. L’artista definisce queste opere ad alta intensità di lavoro e frutto di un laborioso processo creativo come la radice fondamentale della sua pratica artistica, la quale esplora i sistemi e le strutture del fare arte nonché la materialità e l’architettura della pittura stessa. ENG Maria Taniguchi’s work includes sculpture, painting, drawing, silkscreen, video and photography. Interested in exploring concepts of space and time, in 2008 she began a series of works on large canvases covered in a meticulous arrangement of hand-painted bricks. She defined these labor-intensive and creative-process works as the fundamental root of her artistic practice, which explores the systems and structures of art-making and the materiality and architecture of painting itself.
Evelyn Taocheng Wang
BORN Chengdu, China, 1981.
LIVES&WORKS Rotterdam, Netherlands
Artista cinese residente nei Paesi Bassi, affronta il tema dell’autenticità come motore primo di una pratica artistica assai variegata che spazia dalle installazioni alle performance, dai video alle sculture, dai dipinti ai disegni. Nel suo lavoro sono presenti temi dell’immigrazione e dell’appartenenza a una cultura, attraverso quali, senza alcuna disposizione conflittuale, affronta argomenti come l’assimilazione culturale e l’espressione di genere con riferimenti alla storia dell’arte e alla letteratura, il tutto sempre vissuto e svolto con senso dell’umorismo e attitudine poetica.
ENG A Chinese artist resident in the Netherlands who addresses the theme of authenticity as the prime mover of a vast artistic practice that includes installations, performances, videos, sculptures, paintings and drawings. Themes of immigration and belonging to a culture are present in her work, which avoids a conflictual approach and addresses topics such as cultural assimilation and gender expression with a sense of humour and poetry, referencing art history and literature.
Lucy Tejada
Pereira, Colombia, 1920
Cali, Colombia, 2011
Ispirata dalla madre pittrice, Lucy Tejada cresce in mezzo all’arte e impara subito a esprimersi attraverso pittura e disegno. Viaggiando in Europa scopre El Greco e Rembrandt, artisti di cui assorbe la lezione. Nel suo stile espressionista dalla figurazione poetica abbonda l’ispirazione sensuale ed erotica. I soggetti ritratti, esseri immaginari dai profondi occhi neri, vivono in dipinti capaci di restituire con straordinaria resa estetica il suo mondo onirico: bellissimo, ideale, abitato solo da donne e bambini.
ENG Inspired by her painter mother, Lucy Tejada grew up surrounded by art and immediately learned to express herself through painting and drawing. While traveling in Europe, she discovered El Greco and Rembrandt, artists whose lessons she absorbed. Sensual and erotic inspiration abounds in her expression-
ist style along with poetic figuration. The subjects she portrays, imaginary beings with deep black eyes, inhabit paintings which recall Tejada’s dream world: beautiful, ideal, and inhabited only by women and children.
Mariana Telleria
BORN Rufino, Argentina, 1979.
LIVES&WORKS Rosario, Argentina
Rimuovere, sgomberare, ritagliare la materia fino a far diventare gli oggetti linee, disegni nello spazio, contorni di sé stessi: questo è il metodo del “materialismo lirico” che interessa l’argentina Mariana Telleria. Svuota gli oggetti della loro referenzialità, li sottrae alla loro funzione, ne cancella il nucleo semiotico, riflettendo sui possibili usi delle forme e sul modo in cui la civiltà umana è definita dalla metafisica, dalla cosmogonia o dalla filosofia. Alla 58. Biennale Arte ha rappresentato l’Argentina con la mostra El nombre de un país, che condensava i sedimenti del mondo operativo e concettuale dell’artista. ENG Eliminating, clearing out, cutting away material until objects become lines, drawings in space, outlines of themselves: this is the method of “lyrical materialism” that interests Argentinian artist Mariana Telleria. She empties objects of their referentiality, removes them from their function and erases their semiotic nucleus, reflecting on the possible uses of forms and on the way in which human civilization is defined by metaphysics, cosmogony or philosophy. At the 58th Art Biennale she represented Argentina with the exhibition El nombre de un país, which condensed the elements of the artist’s operational and conceptual world.
Günes¸ Terkol
BORN Istanbul, Turkey, 1981
LIVES&WORKS Istanbul
Günes¸ Terkol trae ispirazione da ciò che la circonda, raccogliendo materiali e storie che intreccia nei suoi lavori di cucito, nei video, negli schizzi e nelle composizioni musicali. Le protagoniste delle sue narrazioni, rappresentate con umorismo, sono solitamente donne che si adattano o rifiutano di adattarsi alle trasformazioni sociali e culturali che attraversano la Turchia contemporanea. L’atto di cucire e utilizzare tessuti riciclati diventa di per sé un atto di resistenza che rivendica una forma di produzione indipendente, contribuendo ad ampliare l’accesso all’arte contemporanea.
ENG Günes¸ Terkol draws inspiration from her surroundings, collecting materials and stories that she weaves into her sewing, videos, sketches and musical compositions. The protagonists of her narratives, represented with humor, are usually women who adapt or refuse to adapt to the social and cultural transformations affecting contemporary Turkey. The act of sewing and using recycled fabrics becomes in itself an act of resistance that claims a form of independent production and broadens access to contemporary art.
Eduardo Terrazas
BORN Guadalajara, Mexico, 1936 LIVES&WORKS Mexico City
La carriera di Eduardo Terrazas è caratterizzata da cinquant’anni di dedizione all’architettura, al design, alla museologia, alla pianificazione urbana e all’arte. Nel 1968, giovane architetto, viene scelto come co-progettista del logo dei Giochi Olimpici di Città del Messico: un tracciato a cerchi concentrici ispirato all’artigianato huichol, un precedente per le forme geometriche che definiranno il linguaggio visivo dell’artista. Terrazas predilige la tecnica del filato huichol non solo per le sue proprietà estetiche, ma anche per le sue esigenze laboriose che richiedono un pieno assorbimento operativo e mentale nell’atto, quindi un’immersione meditativa all’interno del processo. ENG Eduardo Terrazas’ career is characterized by fifty years of dedication to the fields of architecture, design, museology, urban planning and art. As a young architect in 1968, he was chosen as co-designer of the logo of the Mexico City Olympic Games: a layout of concentric circles inspired by Huichol craftsmanship which created a precedent for the geometric shapes that would define his visual language. Terrazas favours the Huichol yarn technique not only for its aesthetic properties, but also for its laborious creation, which requires absorption in the act and therefore meditation within the process.
Clorindo Testa
B enevento, Italy, 1923
Buenos Aires, Argentina, 2013
Artista guidato da un personalissimo approccio figurativo ai temi dell’architettura e della città, nella sua lunga carriera ha realizzato opere iconiche come la Biblioteca Nazionale Argentina o la Banca di Londra a Buenos Aires, progetti che lo consacrarono tra i massimi esponenti del movimento brutalista in Sud America. Le figure dell’immaginario di Testa prendono forma nell’architettura, ma anche nella pittura e nella scultura, narrando o evocando storie nel labirinto della città contemporanea.
ENG An artist guided by a very personal figurative approach to the themes of architecture and the city, Clorindo Testa created iconic works such as the Argentine National Library or the Bank of London in Buenos Aires which put him among the greatest exponents of the brutalist movement in South America. The forms of the Argentine architect’s imagination took shape in architecture, but also in painting and sculpture, narrating or evoking stories in the labyrinth of the contemporary city.
Salman Toor
BORN Lahore, Pakistan, 1983
LIVES&WORKS New York, USA
I dipinti sontuosi e penetranti di Salman Toor ritraggono momenti intimi e quotidiani della vita di giovani uomini di origini sud asiatiche e queer immaginari, inseriti nella cultura cosmopolita contemporanea, oscillando tra il rincuorante e lo straziante, il seducente e lo struggente, l’invitante e l’inquietante. Nelle sue opere, presenti in importanti collezioni, l’artista indaga la vulnerabilità della vita pubblica e privata contemporanea e la nozione di comunità nel contesto dell’identità queer e diasporica.
ENG Salman Toor’s sumptuous and insightful paintings portray intimate, everyday moments in the lives of fictional young queer brown men embedded in contemporary cosmopolitan culture, oscillating between the heartening and the heartbreaking, the seductive and the poignant, and the inviting and the disturbing. In his work, which can be found in important collections, the artist investigates the vulnerability of contemporary public and private life and the notion of community in the context of queer and diasporic identity.
Frieda Toranzo Jaeger
BORN Mexico City, 1988
LIVES&WORKS Mexico City and Berlin, Germany
L’artista utilizza tecniche di ricamo messicane precolombiane per stravolgere motivi familiari di opere d’arte occidentali ben note, immaginando un’esistenza al di fuori dei sistemi strutturali di potere. Utilizzando immagini ricorrenti d’amore queer, vegetazione tropicale lussureggiante e flora dai colori vivaci, mixate con i simboli del potere economico – auto, motori e navicelle spaziali –, apre una riflessione critica sul potenziale di un futuro alternativo avulso dal lessico accettato del consumo neocapitalista e in cui il colonialismo sia definitivamente superato.
ENG Toranzo Jaeger uses pre-Columbian Mexican embroidery techniques to twist familiar motifs from well-known Western artworks, imagining an existence outside of structural systems of power. Using recurring images of queer love, lush tropical vegetation and brightly coloured flora, mixed with symbols of economic power – cars, engines and spaceships – she opens a critical reflection on the potential of an alternative future detached from the accepted lexicon of neocapitalist consumption and in which colonialism is definitively overcome.
Horacio Torres
L ivorno, Italy, 1924
New York City, USA, 1976
Figlio del grande costruttivista Joaquín Torres-García, Horacio cresce nella Parigi di Calder, per poi viaggiare e visitare il Sud America e un po’ tutta l’Europa. Dopo un primo approccio all’arte murale, si dedica alla pittura esplorando il territorio fragoroso di Tiziano, Velasquez e del tardo Goya, costruendo un rapporto fertilmente dialettico tra questi straordinari maestri dell’arte occidentale e la sua disposizione, la sua formazione estetica contemporanea. Le serie di nudi senza testa e di figure con il volto oscurato ben restituiscono intenzioni e preoccupazioni dell’artista a riguardo. Le tele monumentali mostrano da un lato la sua venerazione per la tradizione, dall’altro l’attrazione, l’impulso ad abbracciare la modernità, Un attrito che si rivelerà straordinariamente fruttuoso.
ENG Son of the great constructivist Joaquín Torres-García, Horacio grew up in Calder’s Paris, and travelled through South America and Europe. After initially engaging with mural art, he dedicated himself to painting, exploring the territory of Titian, Velasquez and the late Goya with a unique set of skills and aesthetic training in a contemporary key. His series of headless nudes and figures with obscured faces thus clarified his intentions and concerns. Torres’ monumental canvases show on the one hand his veneration for tradition and on the other the impulse to embrace modernity: a friction which proved fruitful.
Joaquín Torres-García
Montevideo, Uruguay, 1874–1949
Il suo lavoro è stato rilevante sia dal punto di vista artistico che da quello teorico. Nato a Montevideo, in Uruguay, la sua famiglia si trasferisce in Europa, in Catalogna, dove ha inizio il suo percorso artistico. Fondatore di scuole e gruppi d’arte, nel 1929 costituisce a Parigi il primo gruppo europeo di arte astratta, Cercle et Carré, di cui faranno parte anche Piet Mondrian e Kandinsky. L’eredità di TorresGarcía è profondamente radicata nello sviluppo del Classicismo moderno e del Costruttivismo universale.
ENG We shall see relevant work from both artistic and theoretical points of view. Born in Montevideo, Torres-García moved to Catalonia before starting his art practice. He founded art schools and groups, and in 1929, he founded the first European abstract art society, Cercle et Carré, in Paris, which included Piet Mondrian and Kandinsky. The artist’s legacy is rooted in the development of modern Classicism and universal Constructivism.
22 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Mario Tozzi
Fossombrone, Italy, 1895
S aint-Jean-du-Gard, France, 1979
Dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con le più vitali avanguardie artistiche del tempo. Un soggiorno che segnerà in maniera profonda contenuti e stile della sua arte: suoi temi classici, tra i prediletti in particolare le nature morte e i ritratti di donna, vengono da allora da lui declinati in un realismo sottoposto a scomposizioni picassiane, a definizioni volumetriche memori della lezione di Cézanne, restituendo atmosfere metafisiche attraverso l’accostamento di oggetti e forme.
ENG Tozzi came into contact with avant-garde art when he moved to Paris after fighting in the First World War. The encounter left a mark on the style of this artist who dealt with classical themes, his favourites including still lifes and portraits of women, depicted with realism subject to Picasso-like decompositions, volumetric definitions reminiscent of Cézanne and juxtapositions of objects and shapes that evoke metaphysical atmospheres.
Twins Seven Seven
Ijara, Nigeria, 1944 I badan, Nigeria, 2011
Riconosciuto internazionalmente grazie alla nomina di Artista UNESCO per la Pace nel 2005, esprime l’innato talento per il disegno in opere pittoriche su tele e in pannelli di grandi dimensioni che restituiscono l’energia e la spiritualità della cultura yorùbá. Si oppone radicalmente all’omologazione dominante nella scena artistica internazionale, promuovendo sia in Nigeria che negli USA – dove si trasferisce negli anni ‘80 – la simbologia dei riti tribali e delle religioni animiste attraverso colori, forme e iconografie restituiti in opere di straordinaria resa estetica.
ENG Recognised internationally thanks to his nomination as UNESCO Artist for Peace in 2005, Twins Seven Seven expressed his innate talent for drawing in pictorial works on canvases and in large panels that convey the energy and spirituality of the Yorùbá culture. He radically opposed the dominant homologation of the international art scene, promoting both in Nigeria and in the USA – where he relocated in the 1980s – the symbolism of tribal rites and animist religions through colours, shapes and iconographies captured in works of extraordinary aesthetic rendering.
Ahmed Umar
BORN Sudan, 1988
LIVES&WORKS Oslo, Norway
Artista visivo e attivista LGBTQ, è stato uno dei primi sudanesi a rendere pubblico il suo coming-out quando nel Paese si rischiava la pena di morte per comportamenti omossessuali, esperienza raccontata nel documentario The Art of Sin. La pratica di Umar è ampia e incentrata sui materiali come agenti di azione. Partendo dall’educazione conservatrice ricevuta alla Mecca e in Sudan, l’artista mette in evidenza le ripercussioni di un’esistenza condotta al di fuori delle norme sociali e culturali. Esperienze personali ed elementi biografici diventano strumenti artistici per contestare la repressione, la demonizzazione e i compromessi forzati delle vite queer in Sudan e nel resto del mondo.
ENG A visual artist and LGBTQ activist, Ahmed Umar was one of the first people in Sudan to come out publicly when the country’s laws still foresaw the death penalty for homosexuality, an experience recounted in the documentary The Art of Sin. Umar’s practice is broad and focused on materials as agents of action. Starting from the conservative education received in Mecca and Sudan, Umar highlights the repercussions of an existence led outside social and cultural norms. Personal experiences and biographical elements become artistic tools to contest the repression, demonization and forced compromises of queer lives in Sudan and in the rest of the world.
Unidentified Chilean women artists, Arpillera
Conosciuti come arpilleras, letteralmente “iuta” in spagnolo, questi storici patchwork rappresentano una forma popolare di espressione artistica e resistenza politica emersa in America Latina nel XX secolo. Creati negli anni ‘70 da donne cilene durante il regime di Pinochet, ritraggono scene di vita quotidiana che ben restituiscono il clima di violenta repressione messo in atto dal regime dittatoriale e le condizioni di estrema povertà in cui versava la popolazione. Realizzati durante i laboratori organizzati dalla Chiesa cattolica, i lavori venivano venduti poi all’estero per mostrare al mondo le brutalità della dittatura cilena, al contempo garantendo una minima fonte di reddito alle famiglie colpite.
ENG Known as arpilleras, literally “jute” in Spanish, these historic patchworks represent a popular form of artistic expression and political resistance that emerged in Latin America in the 20th century. Created in the 1970s by Chilean women during the Pinochet regime, they portray scenes of daily life, highlighting government repression, disappearances and the conditions of extreme poverty of the population. Made during workshops organized by the Catholic Church, they were sold abroad to show the world the brutality of the Chilean dictatorship and provide income to the families affected.
Rubem Valentim
S alvador, Brazil, 1922
S ão Paulo, Brazil, 1991
Pittore e scultore, la sua prima mostra fuori dal Brasile si tenne in Italia nel 1965. Utilizzò tecniche diverse per esprimere il simbolismo che scaturisce dall’universo delle religioni afrobrasiliane, soprattutto Candomblé e Umbanda. Gli strumenti del lavoro, la struttura fisica dei terreiros, i centri di culto, e la simbologia delle entità appaiono nei suoi lavori come segni, immagini stilizzate create da una sobria estetizzazione di forme rigorosamente strutturate in dipinti, rilievi e sculture.
ENG A painter and a sculptor, his first exhibition outside his native Brazil took place in Italy in 1965. Valentim used different art media to express the symbolism inspired by Afro-Brazilian religions, namely Candomblé and Umbanda: their tools, the physical structure of terreiros, places of worship... Symbols show up in his art as signs and images created by a sober aestheticization of structured shapes.
Edoardo Daniele Villa
B ergamo, Italy, 1915 Johannesburg, South Africa, 2011 Scultore italiano, naturalizzato sudafricano, che ha lavorato principalmente con l’acciaio e il bronzo. Dal 1942 fino al ‘47 viene fatto prigioniero di guerra a Zonderwater in Sudafrica. Forte di questa esperienza, la sua prima mostra interesserà ritratti di prigionieri e ufficiali e soggetti sacri realizzati durante la prigionia. Inizierà poi presto ad indagare e a confrontarsi con la rigogliosa natura e con la cultura africane. Marmo, gesso, bronzo e pietra, materie scultoree con cui si forma da giovane all’Istituto d’Arte a Bergamo, lasceranno progressivamente spazio prima al cemento, poi al metallo saldato e al polistirolo.
ENG Villa is a sculptor who worked mainly with steel and bronze. From 1942 to 1947, he was a prisoner of war in Zonderwater, South Africa. Because of this experience, his first art exhibition will be of portraits of POWs and military officers he made while imprisoned. He then went on to find inspiration in lush African nature and in African culture. Marble, gesso, bronze, stone - which were part of his curriculum while studying art in Italy – later gave way to concrete, welded metals, and polystyrene.
Eliseu Visconti
G iffoni Valle Piana, Italy, 1866
R io de Janeiro, Brazil, 1944
Nato in Italia, ma naturalizzato brasiliano, è stato pittore, scultore e designer. Viene considerato come l’iniziatore dell’art nouveau in Brasile. Vinta una borsa di studio nel 1892, si trasferisce a Parigi per ampliare ed approfondire la sua formazione. Rientrato in Brasile, è protagonista di un profondo rinnovamento delle arti visive, facendosi interprete di una pittura fresca e innovativa che unisce soggetti simbolisti, dalle atmosfere pulviscolari e sospese in un incanto fiabesco, ad un cromatismo impressionista, espresso con una pennellata sciolta e composta da piccoli tocchi luminosi a tratti decisamente impressionisti, a tratti pienamente divisionisti. ENG Visconti was a painter, sculptor, and designer. He is considered as the initiator of art deco in Brazil. In 1892, he moved to Paris on a scholarship to later return to Brazil and become a protagonist of a powerful renewal of visual arts. His art is fresh and innovative, and includes symbolist subjects and dusty, fairy tale-like atmospheres. His colors mirror impressionism, with svelte brushstrokes and little bright touches.
Alfredo Volpi
L ucca, Italy, 1896
S ão Paulo, Brazil, 1988
È stato uno dei più grandi protagonisti della Seconda Generazione dell’Arte Moderna in Brasile lasciando in eredità una serie di dipinti di vari stili con una colorazione speciale, da cui la speciale denominazione di “maestro delle bandiere”. Eclettico e sperimentale, il suo lavoro ha attraversato diverse fasi. Inizia a lavorare con opere figurative, ritratti e paesaggi, in uno stile più classico, poi col tempo inizia ad affinare i suoi lavori semplificando la forma. Negli anni ‘50 si avvicina infine all’Arte Astratta, allontanandosi decisamente dai lavori giovanili.
ENG One of the greatest protagonists of Brazil’s second generation of Modern Art, Volpi left a series of paintings of different styles, though all specially coloured, which earned him the moniker of ‘master of flags’. An eclectic artist and an experimentalist, his work can be divided into several phases. First, he made figurational art in classical style, then went on to simplify form. By the 1950s, he grew closer to abstract art, which set him far apart from the art of his youth.
Kay WalkingStick
BORN Syracuse, USA, 1935
LIVES&WORKS Pennsylvania, USA
Nei suoi lavori, che includono spesso motivi basati su tappeti, ceramiche e altre opere d’arte degli Indiani d’America, la pittrice cherokee si concentra sul paesaggio americano e sui suoi significati metaforici validi non solo per i nativi americani. Il paesaggio è per lei in grado di sostenere ciascuno di noi sia fisicamente che spiritualmente; esso rappresenta il nostro bellissimo angolo di cosmo.
La variegata rappresentazione del paesaggio nell’arte di WalkingStick è il filo conduttore delle numerose direzioni pittoriche che la sua arte ha intrapreso negli ultimi cinquant’anni.
ENG In her work, which includes motifs based on Native American art, the Cherokee painter focuses on American landscape and its several metaphors, which can inspire anyone, not only the natives. For her, landscape can support each of us both physically and spiritually. It is our beautiful little corner of the universe. WalkingStick’s diverse representation of landscape is the theme that accompanied her artmaking over the last fifty years.
WangShui
BORN Dallas, USA, 1986
LIVES&WORKS New York City, USA
Il lavoro di WangShui si estrinseca attraverso video, installazione e pittura per esplorare l’intimità dell’intreccio uomo-macchina. I materiali attivati nella loro pratica spaziano dall’organico al meccanico, spesso incorporando materia viva e tecnologie generative dell’immagine. Esplorano temi legati agli spazi queer, al design del mondo e all’uso di arte, film e architettura.
ENG WangShui’s work takes the form of video art, installation art, and painting to explore the intimacy of the man-machine relation. The materials activated in their practice range from organic to mechanical, often incorporating living matter and generative image technologies. They explore themes related to queer spaces, world design, and the use of art, film, and architecture.
Agnes Waruguru
BORN Nairobi, Kenya, 1994
LIVES&WORKS Nairobi
Per Agnes Waruguru la pittura rappresenta un luogo e un processo attraverso i quali poter esplorare la materialità degli oggetti e la loro capacità di agire come indicatori di identità e narratori di storie. Lavora prevalentemente su cotone, utilizzando la tintura, la colata e la spruzzatura insieme alla pennellata. I processi pittorici vengono combinati con atti di creazione appresi ed ereditati dalle donne della sua vita. Perline, cucito, uncinetto, ricamo e lavoro a maglia sono incorporati nel suo lavoro, collegando intimamente aspetti dell’identità personale con le tradizioni del lavoro femminile.
ENG For Agnes Waruguru, painting represents a place and a process through which she can explore the materiality of objects and their ability to act as indicators of identity and tellers of stories. She works predominantly with cotton, using dyeing, casting and spraying alongside brushwork. Painting processes are combined with acts of creation learned and inherited from the women in her life. She incorporates beading, sewing, crochet, embroidery and knitting into her work, intimately connecting aspects of personal identity with traditions of women’s work.
Barrington Watson
L ucea, Jamaica, 1931
K ingston, Jamaica, 2016
Formatosi al prestigioso Royal College of Art di Londra, in seguito frequenta altre importanti accademie d’arte europee, tra cui l’Académie de la Grande Chaumière di Parigi e la Rijksakademie di Amsterdam. Nel suo lavoro ha esplorato un’ampia gamma di temi e generi, tra cui la pittura storica, i ritratti, gli autoritratti, i nudi, l’erotismo, il paesaggio e la natura morta, spaziando da una vena maggiormente intimista ad una celebrazione pittorica volta ad uno spirito epico, mantenendo sempre viva la sua inconfondibile sensibilità pittorica.
ENG Educated at the prestigious Royal College of Art in London, Watson also studied at other important European art academies. In his work, he explored many different themes and genres: historical painting, portrait, self-portrait, nudes, eroticism, landscape and still life, all ranging from intimate art exercise to epic, celebratory painting.
Osmond Watson
K ingston, Jamaica, 1934–2005
Le sue opere pittoriche e scultoree si concentrano sulle radici culturali del suo Paese restituendone complessità, ricchezze, contraddizioni. Grande rilievo nei suoi lavori assumono le eredità culturali popolari provenienti dall’Africa, tra cui spiccano i danzatori Jonkonnu e il movimento Rastafari. Il suo sguardo si concentra sempre sugli ultimi, sui più poveri e sofferenti. La sua estetica è il risultato di una coesistenza tra pittura e scultura in legno ed oggetti trovati, tra cui specchi di plastica e bigiotteria, il che gli permette di conferire dignità a oggetti ‘poveri’, di quotidianità popolare.
ENG His paintings and sculptures focus on the cultural roots of his country, rendering its complexity, wealth, and contradictions. Folk cultural heritage from Africa has special relevance in his art, like Jonkonnu dance and Rastafari. Watson is particularly attentive to the downtrodden, the poor, the suffering. His aesthetics are the result of the combination of painting and sculpting on wood and found objects, like plastic mirrors and plastic jewellery, which elevate these mundane objects into dignified pieces of art.
23 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
Susanne Wenger
Graz, Austria, 1915
O sogbo, Nigeria, 2009
Artista austro-nigeriana, si forma in Austria, prima a Graz e successivamente a Vienna, all’Accademia di Belle Arti. In età adulta decide di trasferirsi in Nigeria, che diverrà in tutto e per tutto la sua patria d’adozione. Qui il suo percorso artistico è immediatamente connotato dal suo forte coinvolgimento nella religione tradizionale africana. Appena approdata nel 1949 in Nigeria lavora presto e duramente per far rivivere la cultura, la religione politeista yoruba tra i nigeriani che se ne erano allontanati sotto l’influenza della cultura e della religione occidentali. Si impegnerà fortemente anche per proteggere il boschetto sacro di Osun, una foresta lungo le rive del fiume Oshun, appena fuori Osogbo, che trasformerà in un giardino riccamente popolato di opere scultoree realizzate da lei e da altri artisti.
ENG Wenger studied art in Graz and Vienna, Austria. As an adult, she decided to move to Nigeria, which became her adoptive country. Here, her art interests immediately get overwhelmed by her involvement in traditional African religions. As soon as she moved there, in 1949, she began working to revive traditional Yoruba religion in Nigerian communities that distanced themselves from it under the influence of western religions and cultures. The artist also worked to preserve the Osun Wood, in the Osogbo region of Nigeria, which she populated with sculptures made by her and other artists.
Emmi Whitehorse
BORN New Mexico, USA, 1956
LIVES&WORKS New Mexico
Nel corso della sua quarantennale carriera ha creato dipinti astratti e legati al tema della meditazione utilizzando una tecnica mista. I suoi lavori attingono ad un’iconografia personale, le sue principali fonti di ispirazione provengono dai paesaggi del sud-ovest americano e dalla sua cultura navajo. In lei è radicata la filosofia Hózhó, che l’ha ispirata a realizzare opere volte a onorare un equilibrio armonioso tra natura e umanità.
ENG Over the course of her forty-year career she has created abstract and meditation-related paintings using mixed media. Her works draw on a personal iconography, her main sources of inspiration deriving from the landscapes of the American Southwest and her Navajo culture. The philosophy of Hózhó, is deeply rooted in her, inspiring her to create work aimed at honouring a harmonious balance between nature and humanity.
Selwyn Wilson
T aumarere, New Zealand, 1927
K awakawa, Northland, New Zealand, 2002
Primo maori a diplomarsi nel 1951 in una scuola d’arte neozelandese, nel 1957 ottiene una borsa di studio per la Central School of Art di Londra. Dal 1960 la ceramica diventa il suo mezzo espressivo principale. Appartiene alla prima generazione di artisti maori capaci di lasciare un proprio segno nel mondo dell’arte contemporanea occidentale, coltivando al contempo il talento di molti altri artisti più giovani.
ENG In 1951, Selwyn Wilson was the first Maori to graduate from a New Zealand art school. In 1957 he obtained a scholarship to study ceramics at the Central School of Art in London, and from 1960 on ceramics became his main means of expression. He belongs to the first generation of Maori artists to leave their mark in the world of contemporary Western art, cultivating at the same time the talent of many other younger artists.
Chang Woosoung
C hungju-si, South Korea, 1912
S eoul, South Korea, 2005
Nato e cresciuto in un periodo in cui la Corea era sotto il dominio giapponese, Chang si deve adattare inizialmente al genere allora prevalente, denominato “pittura giapponese”. In seguito si dedica alla ricerca di uno stile proprio, studiando le antiche pitture cinesi e la calligrafia della dinastia coreana Choso˘n. I temi principali dei suoi lavori sono i paesaggi naturali e le gru, in opere in cui lo spazio negativo creato dalla precisa disposizione delle forme è di grande importanza per trasmettere equilibrio e armonia.
ENG Born and raised in a period when Korea was under Japanese rule, Chang Woosoung was initially forced to adapt to the then prevalent genre known as Japanese painting. He later devoted himself to finding his own style, studying ancient Chinese paintings and the calligraphy of the Korean Choso˘n dynasty. Landscapes and cranes are the main themes of his work, in which the negative space created by the precise arrangement of shapes is of great importance in conveying balance and harmony.
Celeste Woss y Gil
S anto Domingo, Dominican Republic, 1891–1985 È la prima pittrice moderna della Repubblica Dominicana. Compiuti i suoi studi con Abelardo Rodriguez Urdaneta all’Academia de Artes di Santiago de Cuba e all’Art Students League di New York, al suo ritorno in patria nel 1924 inizia a dipingere in stile post-impressionista, suscitando scalpore in quanto per prima raffigura il nudo femminile, specie con modelle mulatte. Realizzerà inoltre numerose opere sfruttando la luce tropicale e i colori caldi dell’Isola.
ENG Celeste Woss y Gil was the first modern painter of the Dominican Republic. Having completed her studies with Abelardo Rodriguez Urdaneta at the Academia de Artes in Santiago de Cuba and at the Art Students League in New York, upon her return to her homeland in 1924 she began to paint in a post-impressionist style, causing a stir for being the first to depict the female nude, and for her mixed-race models. She also created numerous works that utilized the tropical light and warm colours of her island.
Xiyadie
BORN Shaanxi, China, 1963
LIVES&WORKS Shandong, China
Ha scelto il suo nome, che significa “farfalla siberiana”, dopo il suo trasferimento a Pechino nel 2005 e il suo inserimento nella fiorente comunità culturale gay. La farfalla siberiana riesce a sopravvivere in condizioni estreme e mantiene vive la sua vanità e la sua ricerca di libertà in un ambiente ostile. I suoi lavori da artista autodidatta, con le tradizionali opere cinesi in carta ritagliata, raccontano principalmente temi omoerotici.
ENG Xiyadie’s name means Siberian Butterfly, and he chose it after he moved to Beijing in 2005 and joined its thriving gay cultural community. The Siberian butterfly manages to survive in extreme conditions and keeps alive its vanity and its search for freedom in a hostile environment. His work as a self-taught artist working in traditional Chinese paper-cutting mainly deals with homoerotic themes.
Rember Yahuarcani
BORN Pebas, Peru, 1985
LIVES&WORKS Pebas and Lima, Peru Artista, scrittore e attivista appartenente al popolo Uitoto Áimen. La sua pratica artistica si concentra sulla mitologia Uitoto e sui mondi amazzonici, restituendo un deciso ed attivo impegno per il rispetto delle culture indigene, violentate dallo sfruttamento estrattivo della grande foresta. I dipinti esplorano la complessità della filosofia amazzonica, mettendo in discussione le concezioni occidentali di rappresentazione e spazio.
ENG An artist, writer and activist belonging to the Uitoto Áimen people, his artistic practice focuses on the Uitoto mythology and the Amazonian worlds, demonstrating a decisive and active commitment to respecting the indigenous cultures violated by the extractive exploitation of the great forest. His paintings explore the complexity of Amazonian philosophy, questioning Western conceptions of representation and space.
Santiago Yahuarcani
BORN Pebas, Peru, 1960
LIVES&WORKS Pebas
Leader dei popoli Uitoto e Bora del fiume Ampiyacú, utilizza la sua arte per raccontare e avvicinarci al ricco e complesso mondo spirituale degli Uitoto. Il suo lavoro affronta le ontologie amazzoniche e le conseguenze devastanti delle azioni che hanno danneggiato i popoli indigeni. Le sue opere, che narrano il dolore e l’atroce sfruttamento subito durante il boom della gomma, hanno avuto un profondo impatto sulla memoria e sulla coscienza dell’opinione pubblica nazionale.
ENG Leader of the Uitoto and Bora peoples of the Ampiyacú river, he uses his art to speak about and bring us closer to the rich and complex spiritual world of the Uitotos. His work addresses Amazonian ontologies and the devastating consequences of actions that have harmed indigenous peoples. By giving voice to the pain and atrocious exploitation suffered during the rubber boom, it has had a profound impact on the memory and conscience of national public opinion.
Nil Yalter
BORN Cairo, Egypt, 1938
LIVES&WORKS Paris, France
Pioniera dell’arte socialmente impegnata e femminista (“troppo politica” dicono i suoi detrattori), riceve quest’anno un meritato Leone d’Oro alla Carriera. In questa 60. Biennale Arte sarà presentata una riconfigurazione della sua installazione del 1983 dal titolo Exile Is a Hard Job, insieme alla sua iconica architettura nomade Topak Ev (1973). Nil Yalter è stata capace di trasformare lo svantaggio di essere un’artista donna negli anni ‘70 in un’opportunità creativa fuori dai canoni e dalle convenzioni caratterizzanti il mondo dell’arte contemporanea e delle gallerie.
ENG A pioneer of socially engaged and feminist art (“too political” according to her detractors) this year she will receive the Golden Lion for Lifetime Achievement. A reconfiguration of her 1983 installation Exile Is a Hard Job will be shown along with her iconic nomadic architecture Topak Ev (1973). She transformed the disadvantages of being a female artist in the 1970s into a creative opportunity outside the conventions of the art world and galleries.
Joseca Mokahesi Yanomami
BORN Yanomami Indigenous Territory, Brazil, 1971
LIVES&WORKS Yanomami Indigenous Territory
È il primo educatore e operatore sanitario della sua comunità indigena yanomami. Illustra pubblicazioni bilingue (yanomami/portoghese) per programmi educativi e sanitari, raffigurando entità mitiche, paesaggi forestali e scene di vita quotidiana yanomami. Figlio di un famoso sciamano, Mokahesi rappresenta gli spiriti ausiliari xapiri in forme umane o animali, basandosi sulle visioni tramandate nei canti sciamanici. Attraverso i suoi disegni offre una prospettiva unica e spesso nascosta della cultura yanomami, cercando di condividerne la visione del mondo che esprime.
ENG The first educator and health worker of his indigenous Yanomami community, Joseca Mokahesi Yanomami illustrates bilingual publications (Yanomami/Portuguese) for educational and health programs, depicting mythical entities, forest landscapes, and scenes of Yanomami daily life. The son of a famous shaman, Mokahesi depicts the xapiri auxiliary spirits in human or animal forms, based on visions passed down in shamanic song. Through his drawings he offers a unique and often hidden perspective of Yanomami culture, attempting to share the vision of the world that he expresses.
André Taniki Yanomami
BORN Yanomami Indigenous Territory, Brazil, 1949
LIVES&WORKS Yanomami Indigenous Territory
Sciamano yanomami della regione dell’alto Rio Catrimani, nel nord dell’Amazzonia brasiliana, André Taniki ha lavorato negli anni ‘70 con l’antropologo Bruce Albert a una ricerca sulla rappresentazione delle visioni sciamaniche. Nei suoi lavori combina motivi astratti colorati ed elementi figurativi schematici, rappresentando le fasi del lavoro cosmologico dei suoi spiriti ausiliari, gli xapiri, che divengono traduzioni grafiche inedite dell’universo sciamanico yanomami.
ENG A Yanomami shaman from the upper Rio Catrimani region in the north of the Brazilian Amazon, in the 1970s André Taniki collaborated with anthropologist Bruce Albert to create work representing shamanic visions. In his work he combines colourful abstract motifs and schematic figurative elements, representing the phases of the cosmological work of his auxiliary spirits, the xapiri, which become unprecedented graphic translations of the Yanomami shamanic universe.
Yêdamaria
S alvador, Brazil, 1932–2016
La celebre artista brasiliana si distingue per suoi dipinti, incisioni e collage caratterizzati da paesaggi, scene marine e nature morte. In particolare la natura morta diverrà nel tempo un punto focale della sua produzione artistica, consentendole di esplorare una vasta gamma di colori e luci attraverso l’osservazione attenta di frutta, fiori e tavole imbandite con cura. Dal 1969 Yêdamaria inizierà ad esplorare anche temi connessi alle religioni afro-brasiliane e ad affrontare questioni inerenti più specificamente alla femminilità e al femminismo. ENG A famous Brazilian artist who stands out for her paintings, engravings and collages, which often depict landscapes, marine scenes and still lifes. Over time, still lifes in particular became a focal point of her artistic practice, allowing her to explore a vast range of colours and lighting through the careful observation of fruit, flowers and carefully laid tables. From 1969 Yêdamaria also began to explore themes connected to Afro-Brazilian religions and to address issues relating more specifically to femininity and feminism.
Ramses Younan
M inya, Egypt, 1913
Cairo, Egypt, 1966
Dopo la sottoscrizione del manifesto Viva l’Arte Degenerata! (Il Cairo, 1938) contro l’omonima condanna nazista del Modernismo, un gesto artistico-politico in puro stile surrealista, diverrà con il gruppo egiziano Art et liberté il catalizzatore di uno slancio ribelle e visionario, durato fino alla sua morte, capace di produrre opere visive ma anche filosofia, critica d’arte e importanti traduzioni letterarie in arabo (Camus, Kafka, Rimbaud).
ENG After signing the Long live Degenerate Art! manifesto (Cairo, 1938) against the Nazi condemnation of Modernism, an artistic-political gesture in pure surrealist style, together with the Egyptian group Art et liberté he became the catalyst of a rebellious and visionary impulse which lasted until his death, producing visual work but also philosophy, art criticism, and famous translations into Arabic (Camus, Kafka, Rimbaud).
24 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Kim YunShin
BORN Wonsan, Korea, 1935
LIVES&WORKS Buenos Aires, Argentina and Seoul, South Korea
Nata durante l’occupazione giapponese, l’artista sviluppa la sua creatività con i pochi materiali che ha a disposizione, creando disegni e oggetti con bastoncini, steli di sorgo e cera fusa. Nel corso della sua lunga carriera l’artista si è costantemente concentrata sul mondo naturale, trovando in esso ispirazione e restituendo espressivamente temi quali la crescita, la metamorfosi, l’equilibrio in una pratica di pittura e scultura che pone in primo piano materiali organici e processi intuitivi.
ENG Born during the Japanese occupation, Kim Yun Shin developed her creativity using the few materials that were available to her, creating drawings and objects with sticks, sorghum stems and melted wax. Over the course of her long career, she has constantly focused on the natural world, finding inspiration in it and examining themes such as growth, metamorphosis and balance in a practice of painting and sculpture that foregrounds organic materials and intuitive processes.
Fahrelnissa Zeid
Büyükada, Turkey, 1901
A mman, Jordan, 1991
Formatasi a Parigi e a Istanbul, è stata una figura importante dell’avanguardia turca nei primi anni ‘40 e dell’École de Paris negli anni ‘50. I suoi vivaci dipinti astratti, molti dei quali monumentali, sono una sintesi di influenze islamiche, bizantine, arabe e persiane fuse con l’astrazione di matrice europea. Negli ultimi anni della sua vita ritornerà inaspettatamente alla pittura figurativa, creando ritratti stilizzati di amici e famigliari.
ENG Trained in both Paris and Istanbul, Fahrelnissa Zeid was an important figure of the Turkish avant-garde in the early 1940s and of the École de Paris in the 1950s. Her vibrant abstract paintings, many of them monumental, are a synthesis of Islamic, Byzantine, Arabic and Persian influences fused with European abstraction. In the final years of her life she unexpectedly returned to figurative painting, creating stylised portraits of friends and family.
Anna Zemánková
Olomouc, Moravia, 1908
P rague, Czechoslovakia, 1986
Fin da ragazzina ama disegnare, ma su pressione familiare è costretta ad abbandonare questa passione per intraprendere la carriera di odontotecnico. Caduta in una profonda depressione in età adulta, riesce a trovare nell’arte un modo per riprendersi e per liberare creativamente il suo inconscio sognatore, cominciando a disegnare fiori che arricchisce poi di varie altre forme e colori. Le sue sono immagini botaniche fantastiche, quasi sempre dipinte in uno stato di trance alle prime luci dell’alba.
ENG Anna Zemánková had loved drawing since she was a little girl, but family pressure forced her to abandon her passion to pursue a career as a dental technician. Having fallen into a deep depression in adulthood, she found in art a way to recover and to creatively free her unconscious dreamer, drawing flowers which she then embellished with various other shapes and colours. Her work features botanical images, almost always painted in a trance state at the first light of dawn.
Bibi Zogbé
S ahel Alma, Lebanon, 1890
M ar del Plata, Argentina, 1975
Nata in Libano, emigra all’età di sedici anni in Argentina ottenendo un’enorme popolarità in tutto il Sud America con suoi dipinti colorati con al loro centro dei fiori, che evocano magnificamente il suo spirito libero e il suo amore per la natura, guadagnandosi per questo l’affettuoso soprannome di “La pintora de flores”. Conosciuta per la qualità della sua composizione artistica, la profusione di fiori nelle sue opere evoca un’eterna primavera grazie ai mille colori prismatici e vibranti mirabilmente utilizzati.
ENG Born in Lebanon, she emigrated at the age of sixteen to Argentina, gaining enormous popularity throughout South America with her colourful paintings of flowers which beautifully evoke her free spirit and love of nature, and which earned her the affectionate nickname of “La pintora de flores”. Known for the quality of her artistic composition, the profusion of flowers in her work evokes an eternal spring through her wonderful use of vibrant, prismatic colours.
Biennale College Arte
Joyce Joumaa
BORN Beirut, Lebanon, 1998
LIVES&WORKS Montreal, Canada
Cresciuta in Libano, studia regia e filmografia a Montreal. Talento riconosciuto come videoartista e attivista politica, usa suoi video per dare rilievo alla lotta contro la colonizzazione del Libano e ai riflessi coloniali nell’educazione delle giovani generazioni. Il suo intento è di restituire storie che affondano le loro radici nella tensione politica senza essere troppo esplicite a riguardo, dando più valore alla loro cifra poetica, al loro tratto metaforico, indagando il passato al fine di dare un nuovo senso al presente.
ENG Joyce Joumaa grew up in Lebanon, and studies directing and filmography in Montreal. A recognized talent as a video artist and political activist, she uses her videos to highlight the fight against the colonization of Lebanon and colonial influences in the education of the younger generations. Her intent is to foreground stories that have their roots in political tension, though not in an overly explicit manner, highlighting their poetic and metaphorical style, and investigating the past in order to give new meaning to the present.
Nazira Karimi
BORN Dushanbe, Tajikistan, 1996
LIVES&WORKS Almaty, Kazakhstan and Vienna, Austria
Lavora usando diversi media quali performance digitali, video e installazioni. Le sue opere parlano principalmente dell’identità femminile, della sua iconografia e degli stereotipi sul corpo della donna rappresentati nel corso della storia dell’arte e nella cultura contemporanea. Pone parti del proprio corpo al centro della sua ricerca, mescolandole con animazioni e musica. Esplora temi come la memoria, l’identità e l’ambiente, ponendo grande attenzione all’impatto della colonizzazione nell’Asia centrale.
ENG Using a range of media such as digital performances, videos and installations, Nazira Karimi’s work mainly speaks about female identity, its iconography and the stereotypes of the female body represented throughout the history of art and in contemporary culture. She places parts of her own body at the centre of her practice, mixing them with animation and music, and explores themes such as memory, identity and the environment, paying close attention to the impact of colonization in Central Asia.
Sandra Poulson
BORN Angolan, Lisbon, Portugal, 1995
LIVES&WORKS Luanda, Angola and London, UK
Artista interdisciplinare, si esprime con particolare efficacia nelle grandi installazioni che compongono un archivio significativo di memorabilia, fra oggetti d’uso comune e elementi del paesaggio urbano di Luanda, disegnati e cuciti a mano o realizzati come architetture. Da esse emerge l’indagine personale e acuta della realtà resa attraverso una narrazione alternativa di memorie familiari e collettive, del colonialismo, delle guerre civili e della trasformazione in corso nell’Angola post-coloniale.
ENG An interdisciplinary artist who expresses herself with particular effectiveness in the large installations that make up a significant archive of memorabilia, including everyday objects and elements of the urban landscape of Luanda, designed and sewn by hand or created as architecture. From them emerges a personal and shrewd investigation of reality rendered through an alternative narrative of family and collective memories, of colonialism, of civil wars and of the ongoing transformation in post-colonial Angola.
Agnes Questionmark
BORN Rome, Italy, 1995
LIVES&WORKS Rome and New York City, USA
Si definisce un’artista transmediale e transpecies. La sua ricerca si basa sul concetto di meta-corpo, indagando tutte le possibili trasformazioni fisiche tenendo in prima considerazione l’elemento acqua, essenziale per la vita. Le sue performance si costruiscono su una linea sottile tra fantascienza, scienza, fantasy, inventando nuovi equilibri e nuove forme ibride di umano-non-umano che devono adattarsi ai veloci cambiamenti ambientali del mondo. Transgenesis è la messa in scena della sua personale metamorfosi, conseguenza di una terapia ormonale di transizione.
ENG Defining herself as a transmedia and transpecies artist, Agnes Questionmark’s work is based on the concept of the metabody, investigating all possible physical transformations and taking into primary consideration the element of water, essential for life. Her performances are built on the fine line between science fiction, science and fantasy, inventing new balances and new hybrid forms of human-non-human that must adapt to the rapid environmental changes of the world. Transgenesis is the staging of her personal metamorphosis, the consequence of transition hormone therapy.
V&A Special Project Beatriz Milhazes
BORN Rio de Janeiro, Brazil, 1960
LIVES&WORKS Rio de Janeiro, Brazil
La sua produzione artistica restituisce una vivace esplosione di colore e libertà. Rinomata per il suo stile pittorico, il collage e la stampa, trova prima ispirazione nella nativa Rio de Janeiro. Utilizza il colore e la geometria ispirati in particolare ai giardini botanici e alla foresta di Tijuca. Questo approccio culmina nella sua “geometria libera cromatica”. Negli anni ‘80 guida il movimento Generazione ‘80, un ritorno alla pittura che porterà rinnovata libertà nel processo creativo, influenzato dal Modernismo europeo, dal Barocco e dall’antropofagia. ENG Beatriz Milhazes’s work offers a lively explosion of colour and freedom. Renowned for her painterly style, collage and printmaking, she first found inspiration in her native Rio de Janeiro, using colours and geometries inspired in particular by the botanical gardens and the Tijuca Forest, an approach which culminated in her “chromatic free geometry”. In the 80s she was a figurehead of the Generation 80 movement whose return to painting would bring renewed freedom to the creative process, influenced by European Modernism, Baroque and anthropophagia
Magazine guida di Venezia e del Veneto
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THE BAG Biennale Arte Guide
Direzione editoriale
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Coordinamento redazionale
Mariachiara Marzari, Marisa Santin
Direzione organizzativa
Paola Marchetti
Grafica
Luca Zanatta
Redazione
Davide Carbone, Fabio Marzari, Chiara Sciascia
Fabio Di Spirito, Lucio Salvatore
Inserto “Artisti - Foreigners Everywhere” a cura di Redazione Venezia News
Maria Laura Bidorini, Patrizia Bran, Luigi Crea, Andrea Falco, Michele Massimo Greco, Francesco Santaniello, Giovanna Tissi
Traduzioni
Patrizia Bran, Andrea Falco, Richard McKenna
Copertine
Price Fields (2015-present) di Lucio Salvatore
25 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
published by Venezia News
Venezia News n. 286-287 Aprile-Maggio 2024 - Anno XXVIII
del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996
Aut.
2024
Venezia, 9 aprile
26 ARTISTS 60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
Photo Fausto Brigantino, courtesy the artist and Kamel Mennour
27 FOREIGNERS EVERYWHERE Giardini | Arsenale FOREIGNERS EVERYWHERE ARTISTS
THE BIENNALE ARTE GUIDE 2024
GUIDE
2
3
Tanarte | April 20 - November 24, 2024 Dichotomy
Collateral
www.simevenice.org
ELIAS
Event of the 60th International Art Exhibition - La Biennale di Venezia
SIME jerba
more than 200 projects created and presented by internationally renowned and emerging artists, galleries, museums, educational and research institutions from over 50 different countries. The ECC biennial art exhibition seeks to provide a broad variety of perspectives on the pressing challenges of our time.
6 Personal Structures features
MORA PALAZZO BEMBO STRADA NOVA 3659 CANAREGGIO RIVA DEL CARBON 4793 SAN MARCO RIVA DEL CARBON 4793 SAN MARCO MARINARESSA GARDENS
PALAZZO
PERSONAL STRUCTURES BEYOND BOUNDARIES BEYOND BOUNDARIES 20.4 — 24.11 2024 VENICE ART BIENNIAL
OPEN 10.00–18.00
CLOSED ON TUESDAY FREE ENTRY
PERSONALSTRUCTURES.COM #PERSONALSTRUCTURES
7
ECC-ITALY.EU
8
9
#BiennaleArte2024 labiennale.org
La Biennale di Venezia labiennale la_Biennale BiennaleChannel
Orario [Opening Hours]
20.04 — 30.09 h. 11 — 19
01.10 — 24.11 h. 10 — 18
Chiuso il lunedì [Closed on Mondays]
14
National Participations p. 29
GIARDINI
National Participations p. 43 ARSENALE
National Participations p. 57 AROUND TOWN
Collateral Events p. 69 AROUND TOWN
Not Only Biennale p. 79 AROUND TOWN
CONTENTS GUIDE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
16 INFOPOINT DEPOSITO BAGAGLI CHECKROOMS BAR RESTAURANT CAFFETTERIA BOOKSHOP TOILET WI-FI FIRST AID FOREIGNERS EVERYWHERE entrata/entrance STOP Giardini STOP Giardini Biennale STOP Sant’Elena uscita/exit uscita/exit Central Pavilion BiennaleLibraryASAC entrata/entrance Book Pavilion 1 2 3 4 5 6 7 8 16 9 10 11 12 13 14 15 17 18 19 26 20 21 22 23 24 25 27 28 29 30 GIARDINI Swatch Faces 2024 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
17
FOREIGNERS EVERYWHERE
Giardino delle Vergini
Teatro alle Tese Isolotto
Teatro Piccolo Arsenale
Gaggiandre
Arsenale Nord
Sale d’Armi
entrata entrance
gr F L O O R Padiglione Arti Applicate 1st F L O O R Shuttle Shuttle
Artiglierie Tese delle Vergini uscita exit 34 4631 40 39 43 41 37 38 53 35 44 48 42 50 49 47 51 45 32 36 33 52 ARSENALE
entrata entrance STOP Arsenale
Corderie
Swatch Faces 2024 - The Swatch Art Peace Hotel
Overview BIENNALE MAP GUIDE
La Biennale di Venezia with Victoria & Albert Museum
GIARDINI
ARSENALE
18
FOREIGNERS EVERYWHERE PADIGLIONE CENTRALE NATIONAL PARTICIPATIONS (pp. 29-39) 1 AUSTRALIA 2 AUSTRIA 3 BELGIO 4 Stato Plurinazionale della BOLIVIA 5 BRASILE 6 CANADA 7 Repubblica CECA 8 Repubblica di COREA 9 DANIMARCA 10 EGITTO 11 FINLANDIA ( Padiglione Alvar Aalto) 12 FRANCIA 13 GERMANIA/1 14 GIAPPONE 15 GR AN BRETAGNA 16 GRECIA 17 ISRAELE 18 PAESI BASSI 19 PAESI NORDICI ( Finlandia, Norvegia, Svezia) 20 POLONIA 21 ROMANIA/1 22 SERBIA 23 Repubblica SLOVACCA 24 SPAGNA 25 STATI UNITI D’AMERICA 26 SVIZZERA 27 UNGHERIA 28 URUGUAY 29 Repubblica Bolivariana del VENEZUELA 30 PADIGLIONE VENEZIA
FOREIGNERS EVERYWHERE CORDERIE NATIONAL PARTICIPATIONS (pp. 43-52) 31 ALBANIA A rtiglierie 32 ARABIA SAUDITA Sa le d'Armi 33 ARGENTINA Sa le d'Armi 34 Re gno del BENIN Artiglierie 35 CINA Repubblica Popolare Cinese M agazzino delle Vergini 36 EMIRATI ARABI UNITI Sa le d'Armi 37 FILIPPINE Artiglierie 38 IRLANDA Artiglierie 39 ISLANDA Artiglierie 40 LE TTONIA Artiglierie 41 LIBANO Artiglierie 42 G randucato di LUSSEMBURGO Sa le d'Armi 43 MALTA Artiglierie 44 MESSICO Sa le d'Armi 45 PERÙ Sa le d'Armi 46 SENEGAL Artiglierie 47 Repubblica delle SEYCHELLES Sa le d'Armi 48 SINGAPORE Artiglierie 49 Repubblica del SUDAFRICA Sa le d'Armi 50 TURCHIA Sa le d'Armi 51 UCRAINA Sa le d'Armi 52 Repubblica dell’UZBEKISTAN Tese Cinquecentesche 53 PADIGLIONE ITALIA Tese e Giardino delle Vergini
NATIONAL PARTICIPATIONS (pp. 57-67) 54 Repubblica di ARMENIA 55 Repubblica dell’AZERBAIGIAN 56 Repubblica Popolare del BANGLADESH 57 BOSNIA-ERZEGOVINA 58 BULGARIA 59 Repubblica del CAMERUN 60 CILE 61 Repubblica di CIPRO 62 Repubblica Democratica del CONGO 63 COSTA D’AVORIO 64 CROAZIA 65 CUBA 66 ESTONIA 67 E TIOPIA 68 GEORGIA 69 GERMANIA/2 70 GRENADA 71 Repubblica Islamica dell’IRAN 72 Repubblica del KAZAKHSTAN 73 Repubblica del KOSOVO 74 LITUANIA 75 Repubblica di MACEDONIA DEL NORD 76 MONGOLIA 77 MONTENEGRO 78 NIGERIA 79 Sultanato dell’OMAN 80 Repubblica di PANAMA 81 PORTOGALLO 82 ROMANIA/2 83 Repubblica di SAN MARINO 84 SANTA SEDE 85 Repubblica di SLOVENIA 86 Repubblica Unita della TANZANIA 87 Repubblica Democratica di TIMOR-LESTE 88 UGANDA 89 Repubblica dello ZIMBABWE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
AROUND TOWN
AROUND TOWN
19
COLLATERAL EVENTS (pp. 69-77) 90 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/1 A Journey to the Infinite Yoo Youngkuk 91 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/2 A World of Many Worlds 92 ISTITUTO SANTA MARIA DELLA PIETÀ/1 A bove Zobeide. Exhibition from Macao, China 93 CASTELLO GALLERY A l l African Peoples’ Consulate 94 PROCURATIE VECCHIE/1 A ndrzej Wróblewski (1927-1957) I n the First Person 95 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE Berlinde De Bruyckere City of Refuge III 96 DOCKS CANTIERI CUCCHINI Catalonia in Venice B estiari | Carlos Casas 97 SALONE VERDE - ART & SOCIAL CLUB C osmic Garden 98 PALAZZO CONTARINI POLIGNAC Da ring to Dream in a World of Constant Fear 99 BRUCHIUM FERMENTUM D esde San Juan Bautista… 100 CAMPO DELLA TANA/1 E l ias Sime Dichotomy jerba 101 ESPACE LOUIS VUITTON E r nest Pignon-Ernest Je Est Un Autre 102 PALAZZO CAVANIS E w a Juszkiewicz. Locks with Leaves and Swelling Buds 103 PALAZZO ROCCA CONTARINI CORFÙ Ji m Dine. Dog on the Forge 104 ACCADEMIA DI BELLE ARTI PALAZZINA CANONICA CNR-ISMAR Josèfa Ntjam swell of spæc(i)es 105 FONDATION WILMOTTE L ee Bae L a Maison de la Lune Brûlée 106 IL GIARDINO BIANCO ART SPACE M adang: Where We B ecome Us 107 EX FARMACIA SOLVENI Pa ssengers in Transit 108 FONDAZIONE DELL’ALBERO D’ORO Per non perdere il filo K arine N’guyen Van Tham –Parul Thacker 109 ISTITUTO SANTA MARIA DELLA PIETÀ/2 Peter Hujar Portraits in Life and Death 110 FONDACO MARCELLO R ebecca Ackroyd M irror Stage 111 PROCURATIE VECCHIE/2 R obert Indiana T he Sweet Mystery 112 ARTENOVA S eundja Rhee Towards the Antipodes 113 PALAZZO SORANZO VAN AXEL S h ahzia Sikander Collective Behavior 114 PALAZZO CONTARINI POLIGNACMAGAZZINO GALLERY S outh West Bank. Landworks, Collective Action and Sound 115 FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA T he Endless Spiral B etsabeé Romero 116 PALAZZO SMITH MANGILLI VALMARANA T he Spirits of Maritime Crossing 117 CAMPO DELLA TANA/2 T revor Yeung Courtyard of Attachments, Hong Kong in Venice 118 SPAZIO BERLENDIS Ydessa Hendeles. Grand Hotel 119 PALAZZO DELLE PRIGIONI Yu an Goang-Ming E veryday War NATIONAL PARTICIPATIONS | COLLATERAL EVENTS GUIDE Biennale EXHIBITIONS
AROUND TOWN
NOT ONLY BIENNALE
(pp. 79-119)
120 A PLUS A GALLERY
DOUBLE TAKE
Paolo Cirio, Jesse Darling, Simon Denny, Kasia Fudakowski, Enej Gala, Monilola Olayemi Ilupeju, Eva&Franco Mattes, Ahmet Ög˘üt, Barbara Prenka
121 AKKA PROJECT/1
U NSPOKEN WARS
Má rio Macilau
Nahom Teklehaimanot
122 AKKA PROJECT/2
T HE RESIDENCY OUTCOME
O saru Obaseki
123 ARSENALE INSTITUTE FOR POLITICS OF REPRESENTATION
W ILLIAM KENTRIDGE
S elf-Portrait as a Coffee-Pot
124 ARSENALE NORD
K LAUS LITTMANN
A rena for a Tree
A rena per un albero
125 ARTE SPAZIO TEMPO/1
S OFTLY DISAPPEAR
Ca milla Gurgone
C. Sidonie Pellegrino
126 ARTE SPAZIO TEMPO/2
MORGAN O’HARA
D isegno performativo disegno a muro site-specific
127 ATENEO VENETO
WALTON FORD
L ion of God
128 BEL-AIR FINE ART
CAROLE FEUERMAN
PATRICK HUGHES
129 BIBLIOTECA MARCIANA AT HOME ABROAD
130 CA’ D’ORO/1
T HE GOLDEN WAY
L A VIA DELL’ORO
I capolavori dorati della Galleria Nazionale
dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea
131 CA’ D’ORO/2
CÉSAR MENEGHETTI
+ L aboratori d’arte di Sant’Egidio
n aufragi - approdi
132 CA’ PESARO/1
A RMANDO TESTA
133 CA’ PESARO/2
CHIARA DYNYS
L o Stile
134 CA’ PESARO/3
LUCIA VERONESI
L a desinenza estinta
135 CA’ PESARO/4
ROBERTO MATTA 1911-2002
136 CA’ REZZONICO/1
R INASCIMENTO IN BIANCO
E NERO
L’arte dell’incisione
20
a Venezia 1494-1615 137 CA’ REZZONICO/2 L ORENZO QUINN A nime di Venezia – Souls of Venice 138 CA’ REZZONICO/3 L ORIS CECCHINI L eaps, gaps and overlapping diagrams 139 CAMPO SAN MAURIZIO M ARK BRADFORD P rocess Collettivo 2016-2024 140 CAPSULE VENICE HOVERING 141 CASA DI CARLO GOLDONI E VA MARISALDI Biribisso 142 CASTELLO 780 KA ETHE KAUFFMAN L a foresta 143 CASTELLO 925 I F ORESTI A nne Leith, Martin Weinstein, Robin McClintock, Millicent Young 144 CAVANA AI GESUATI PAHSI LIN I nfinity Art 145 CENTRO CULTURALE CANDIANI MATISSE e la luce del Mediterraneo 146 CHIESA DI SAN FANTIN R EZA ARAMESH Nu mber 207 147 CHIESA DI SAN GALLO JAUME PLENSA Janus 148 CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PIETÀ WALLACE CHAN Transcendence 149 CHIESA DI SANTA MARIA DELLA VISITAZIONE M EMO AKTEN Boundaries 150 CIPRIANI GIUDECCA DANIEL BUREN H altes Colorées - Sosta colorata 151 COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM/1 J EAN COCTEAU L a rivincita del giocoliere 152 COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM/2 M ARINA APOLLONIO Oltre il cerchio 153 COMPLESSO DELL’OSPEDALETTO N EBULA Giorgio Andreotta Calò, Basel Abbas and Ruanne AbouRahme, Saodat Ismailova, Cinthia Marcelle and Tiago Mata Machado, Diego Marcon, Basir Mahmood, Ari Benjamin Meyers, and Christian Nyampeta 154 CREA CANTIERI DEL CONTEMPORANEO C YFEST 15 VULNERABILITY I nternational Media Art Festival 155 DIMORA AI SANTI CH ANNATIP CHANVIPAVA T he Sound of Many Waters 156 DOCKS CANTIERI CUCCHINI S AM SPRATT T he Monument Game 157 The DORSET PAVILION 2024 Works | People | Project 158 EMERGENCY VENEZIA S ARAH REVOLTELLA I l rumore dei buchi neri 159 EUROPEAN CULTURAL CENTRE (ECC) PALAZZO MORA | PALAZZO BEMBO G IARDINI MARINARESSA P ERSONAL STRUCTURES B eyond Boundaries 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION AROUND TOWN
BÜCHEL
Monte di Pietà
171 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
I LYA AND EMILIA KABAKOV
B etween Heaven and Earth
A T ribute to Ilya Kabakov
172 GALLERIA ALBERTA PANE LUCIANA LAMOTHE
174
Galleria Luce festeggia
4 0 anni d’arte a Venezia
175 GALLERIA PATRICIA LOW CONTEMPORARY
X ENIA HAUSNER Stranger Things
176
GALLERIA RAVAGNAN
S PACES AND CONTEMPLATION
177 GALLERIA RIZZO
178 GALLERIE DELL’ACCADEMIA/1
179 GALLERIE DELL’ACCADEMIA/2
W ILLEM DE KOONING E L’ITALIA
180 GARIBALDI GALLERY
MONGOL ZURAG
T he Art of Resistance
181 HOTEL METROPOLE
ROB E NICK CARTER
B eyond the Frame
182 IKONA
21 160 FONDACO DEI TEDESCHI BEST REGARDS T he Anonymous Project by Lee Shulman 161 FONDAMENTA SANT’ANNA/1 M ILENA ZEVU S ilent Supper 162 FONDAMENTA SANT’ANNA/2 A NDREA MORUCCHIO T he Puzzling Classics Show 163 FONDATION VALMONT ULYSSES We Are All Heroes 164 FONDAZIONE BERENGO ART SPACE A RSENALE NORD | TESA 99 G LASSTRESS 8½ 165 FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA PALAZZETTO TITO GUGLIELMO CASTELLI I mproving Songs for Anxious Children 166 FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA/1 E DUARD ANGELI Silentium 167 FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA/2 AMENDOLA Burri Vedova Nitsch A zioni e gesti 168 FONDAZIONE GIANCARLO LIGABUE FUTUROREMOTO Domingo Milella 169 FONDAZIONE POTENZA TAMINI GIANMARIA POTENZA 170 FONDAZIONE PRADA CHRISTOPH
Folding
Roads
173 GALLERIA ARKÈ E LENA GUACCERO
GALLERIA LUCE S PAZIALISMO, OPTICAL ART, FIGURAZIONE E NOVECENTO
B RIAN ENO Gibigiane
CASA DEI TRE OCI A FFINITÀ ELETTIVE P icasso, Matisse, Klee e Giacometti
I CONFINI DELL’ALTERITÀ T he Contours of Otherness
UN-ME
inky Pinky Good
| LAB | AZZIME
183 ISOLA DI SAN GIACOMO IN PALUDO E
AHN P
MAGGIORE FONDAZIONE CINI/1 V ISI di Alessandro Mendini 185 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE FONDAZIONE CINI/2 A LEX KATZ Claire, Grass and Water 186 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE FONDAZIONE CINI/3 CHU TEH-CHUN I n Nebula 187 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE FONDAZIONE CINI/4 HOMO FABER 2024 T he Journey of Life 188 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE LE STANZE DEL VETRO 1912-1930 I l vetro di Murano e la Biennale di Venezia 189 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/1 H ELMUT NEWTON Legacy 190 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/2 PATRICK MIMRAN O ut of Focus 191 LA GALLERIA DOROTHEA VAN DER KOELEN V ISIONS OF BEAUTY 192 M9 – MUSEO DEL ‘900/1 BANKSY Painting Walls 193 M9 – MUSEO DEL ‘900/2 BURTYNSKY Extraction/Abstraction 194 MAGAZZINI DEL SALE 5 K IRAN NADAR MUSEUM OF ART T he Rooted Nomad 195 MAGAZZINO MARINA MILITARE N. 41 T OMOKAZU MATSUYAMA Mythologiques 196 MAGAZZINO VAN AXEL G YÖNGY LAKY & R EBECCA TABER B etween Worlds 197 MARIGNANA ARTE/1 M AURIZIO PELLEGRIN V ERÓNICA VÁZQUEZ I n ordinem redigere (l’arte di ricomporre memorie) 198 MARIGNANA ARTE/2 E LIANE PROLIK Chromaticas 199 MUSEO CORRER F RANCESCO VEZZOLI Mu sei delle Lacrime 200 MUSEO D’ARTE ORIENTALE L I CHEVALIER I Hear the Water Dreaming 201 MUSEO DEL MERLETTO F RAGILE STORIES Mandy Bonnell | Déirdre Kelly 202 MUSEO DEL VETRO F EDERICA MARANGONI On The Road 1970-2024. Non solo vetro 203 MUSEO FORTUNY E VA JOSPIN Selva 204 NEGOZIO OLIVETTI T ONY CRAGG L e forme del vetro NOT ONLY BIENNALE GUIDE Not Only Biennale EXHIBITIONS
184 ISOLA DI SAN GIORGIO
205 OCEAN SPACE
L ATAI TAUMOEPEAU
E LISAPETA HINEMOA HETA R e-Stor(y)ing Oceania
206 OFICINE 800
T HE PRINCE OF GOLDSMITHS R ediscovering the Classics
207 ORATORIO DEI CROCIFERI TINCUT ‚ A MARIN W here the Sun Sleeps
208 PALAZZETTO BRU ZANE
MONIQUE JACOT L a figura e il suo doppio
209 PALAZZINA MASIERI
A RMONIA METIS
U lrika Liljedahl, Erwan Boulloud, Mauro Mori, Benjamin Poulanges, Étienne Moyat
210 PALAZZO AMALTEO
K IMIKO YOSHIDA P rivate Collection
211 PALAZZO BEMBO/1
212 PALAZZO BEMBO/2
R r OMA LEPANTO at Personal Structures Exhibition
213 PALAZZO CINI/1
M ARTHA JUNGWIRTH Heart of Darkness
214 PALAZZO CINI/2
E LEONORA DUSE
M ito contemporaneo
215 PALAZZO CORNER DELLA CA’ GRANDE
M ARIKO MORI
Peace Crystal: A Prayer for Peace
216 PALAZZO DIEDO
BERGGRUEN ARTS & CULTURE Janus
217 PALAZZO DUCALE
I MONDI DI MARCO POLO
I l viaggio di un mercante
222
within the Arc
223 PALAZZO GRIMANI/2
WAEL SHAWKY
I A m Hymns of the New Temples
224 PALAZZO MARCELLO
MARIONANNI
ilrespirodellaluce
225 PALAZZO PISANI SANTA MARINA/1
ROTA IVANCICH
23 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
JOURNEY OF LABELS at Personal Structures Exhibition
veneziano del Duecento 218 PALAZZO FERRO FINI G RAND HOTEL VENEZIA Cento anni, da albergo da sogno a sede istituzionale 219 PALAZZO FRANCHETTI/1 YOUR GHOSTS ARE MINE
xpanded cinema, amplified voices
PALAZZO
REASTS
PALAZZO
ULIE
Ensemble
E
220
FRANCHETTI/2 B
221
GRASSI J
MEHRETU
PALAZZO
he Arch
GRIMANI/1 R ICK LOWE T
HANS WEIGAND R ising Waters / Falling Skies
PALAZZO
H ENRI BEAUFOUR
imaginaires /
PALAZZO
P LANÈTE LALANNE 228 PROCURATIE VECCHIE/1 T HE HUMAN SAFETY NET A World of Potential 229 PROCURATIE VECCHIE/2 A BOUT US T racey Snelling for T he Human Safety Net 230 PUNTA DELLA DOGANA P IERRE HUYGHE Liminal 231 RUPTURE ARTS & BOOKS VENEZIA T HE ELEPHANT A ND THE BLIND MEN T he Matter of the Void 232 SAN CLEMENTE PALACE KEMPINSKI VENICE S EUNG-HWAN KIM Organism 233 SCALA CONTARINI DEL BOVOLO S HANE GUFFOGG At the Still Point of the Turning World Strangers of Time 234 SCOLETTA DEI TIRAORO E BATTIORO S COLETTA DELL’ARTE: DIGITAL REFORM
SCUOLA
ENG FANZHI
and Far/Now and Then
SPARC*
JACQUES MARTINEZ Domani 237 SPAZIO SV S OBIN PARK E nter the Dragon 238 SPUMA SPACE FOR THE ARTS H 2 O VENEZIA D iari d’acqua - Water Diaries 239 SQUERO CASTELLO IOAN SBÂRCIU E stranged from Nature 240 ST. GEORGE'S ANGLICAN CHURCH M ARIA KREYN Chronos 241 TANA ART SPACE DANIEL PEŠTA S omething is Wrong 242 THE VENICE VENICE HOTEL S ILKE GRABINGER SPOTSHOTBEUYS
UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI L’AVANGUARDIA NE L DESERTO Da l Turkestan all’Uzbekistan
UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI ZATTERE CFZ | CULTURAL FLOW ZONE L ENA HERZOG A ny War Any Enemy Mu rals and mezzotints NOT ONLY BIENNALE GUIDE Not Only Biennale EXHIBITIONS
226
PISANI SANTA MARINA/2
Portraits
sculptures-tableaux-gravures 227
235
GRANDE DELLA MISERICORDIA Z
Near
236
SPAZIO ARTE CONTEMPORANEA
243
244
24 93 213 214 170 151 182 163 82 120 122 121 128 134 135 132 133 221 230 219 220 203 152 128 138 137 136 165 216 236 126 125 127 131 130 139 140 141 144 146 149 154 158 159 211 212 159 166 167 168 169 172 173 175 174 191 176 177 206 238 178 179 194 196 197 198 200 208 209 210 215 218 224 231 233 234 235 240 243 244 97 98 101 102 103 104 105 107 108 110 114 116 82 56 75 81 54 58 63 66 68 71 78 84 86 87 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION VIA PIAVE VIA FELISATI VIA QUERINI VIA CAPPUCCINA VIA ALEARDI CORSO DEL POPOLO VIA BRENTA VECCHIA VIA ANTONIO DA MESTRE RIVIERAXXSETTEMBRE VIAPALAZZO VIA CARDUCCI VIA POERIO VIAEINAUDI VIACOSTA VIAMESTRINA VIA CIRCONVALLAZIONE PIAZZA DONATORI DI SANGUE DUOMO DI MESTRE PIAZZA FERRETTO PIAZZA XXVII OTTOBRE MESTRE FORTE MARGHERA FOREIGNERS EVERYWHERE 192 193 145 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION GIARDINI, ARSENALE, AROUND TOWN 20 April - 24 November, 2024 www.labiennale.org INFO
25 ARSENALE GIARDINI 217 160 199 123 205 188 189 190 185 222 223 142 143 230 153 164 161 184 187 124 129 147 148 150 155 156 157 159 211 212 161 162 164 171 176 178 180 181 183 186 195 202 204 207 225 226 227 228 229 232 235 237 239 241 242 99 96 90 91 92 93 94 95 100 101 104 106 109 111 112 113 115 119 117 118 116 55 61 83 57 59 65 64 60 67 69 72 76 73 70 74 77 79 80 85 88 89 62
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National Participations GIARDINI
30 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
1 AUSTRALIA
kith and kin
COMMISSIONER Creative Australia
CURATOR Ellie Buttrose
EXHIBITOR Archie Moore
I termini “kith” e “kin”, oggi usati in coppia per indicare genericamente “amici e parenti”, hanno perso nel corso del tempo l’antica accezione legata ai concetti di “conterraneo” e di “terra d’origine”. Da sempre sensibile al problema dell’estinzione delle lingue native australiane, in particolare degli idiomi che appartengono al proprio retaggio famigliare, Archie Moore estende la sua indagine artistica all’impatto che la colonizzazione inglese ha avuto sulle popolazioni indigene al fine di stimolare un recupero del senso di appartenenza alla Terra e di sovranità della nazione primigenia.
ENG Today commonly used together to generically indicate “friends and family,” the terms “kith” and “kin” have over time lost their ancient connotation linked to the concepts of “fellow countryman” and “homeland.” Always sensitive to the issue of the erasure of Australian native languages, particularly those belonging to his own family legacy, Archie Moore extends his artistic inquiry into the impact that English colonization has had on indigenous populations in order to stimulate a recovery of the sense of belonging to the land and sovereignty of the native nation. www.kithandkin.me
2 AUSTRIA
Swan Lake
COMMISSIONERS The Arts and Culture Division of the Federal Ministry for Art, Culture, the Civil Service and Sport of Austria
CURATOR Gabriele Spindler
EXHIBITOR Anna Jermolaewa
Nata a San Pietroburgo nel 1970 e ora residente a Vienna, Anna Jermolaewa ricorda che durante momenti di grave agitazione politica e sociale la televisione di stato russa trasmetteva in loop il balletto Il lago dei cigni. Attraverso video, fotografie e disegni, l’artista attinge alla sua personale esperienza di migrazione e opposizione al regime autoritario sovietico per affrontare in modo critico e al tempo stesso ironico il tema del rinnovamento politico e del cambiamento di regime, ribaltando il ruolo del balletto come strumento di censura e di distrazione di massa.
ENG Born in St. Petersburg in 1970 and now living in Vienna, Anna Jermolaewa recalls that the Russian state television would broadcast Tchaikovsky’s Swan Lake ballet on loop during times of intense political and social unrest. Through videos, photographs, and drawings, the artist critically and ironically addresses the theme of political renewal and
regime change, reversing the role of ballet as a tool for distraction and censorship, drawing from her personal experience of migration and opposition to the authoritarian Soviet regime. www.biennalearte.at
3 BELGIO Petticoat Government
COMMISSIONER Wallonia-Brussels Federation
EXHIBITORS Denicolai & Provoost, Antoinette Jattiot, Nord and Speculoos
Mescolando arte, architettura, grafica e cartografia, il collettivo Petticoat Government costruisce uno scenario in cui si muovono figure di giganti appartenenti al folklore di alcune comunità del Belgio, della Francia e della Spagna. I loro ‘viaggi performativi’ in direzione dell’Italia hanno fatto tappa al Passo di Resia e a Padova lo scorso marzo. Durante la Biennale questi giganti abiteranno il Padiglione del Belgio per poi ritornare a Charleroi e Dunkerque nel 2025, iniettando lungo i loro spostamenti un gioioso turbamento nella realtà. Tema cardine del progetto è l’attraversamento e il superamento di confini geografici e simbolici.
ENG By blending art, architecture, typography, and cartography, the collective Petticoat Government creates a scenario where giant figures from the folklore of various communities in Belgium, France, and Spain come to life. Their ‘performative journeys’ towards Italy made stops at the Resia Pass and Padua last March. During the Biennale these giants will animate the Belgian Pavilion before returning to Charleroi and Dunkirk in 2025, injecting a joyful disruption into reality along their way. The project theme focuses on the crossing and overcoming of geographical and symbolic boundaries.
IG @petticoatgovernment.party
4 Stato Plurinazionale della BOLIVIA Padiglione Russia
looking to the futurepast, we are treading forward
COMMISSIONER Juan Carlos Cordero Nina CURATOR Ministry of Culture of the Plurinational State of Bolivia
EXHIBITORS Elvira Espejo Ayca, Oswaldo “Achu” De, León Kantule,Yanaki Herrera, Duhigó, Zahy Tentehar, Lorgio Vaca, Maria Alexandra Bravo Cladera, Rolando Vargas Ramos, Edwin Alejo, Cristina Quispe Huanca, Martina Mamani Robles, Prima Flores Torrez, Laura Tola Ventura, María Eugenia Cruz Sanchez, Faustina Flores Ferreyra, Pamela Onostre Reynolds, Guillermina Cueva Sita, Magdalena
Cuasace, Claudia Opimi Vaca, Olga Rivero
Díaz, Reina Morales Davalos, Silvia Montaño Ito, Ignacia Chuviru Surubi, Ronald Morán, Humberto Velez
Ospitata dal Padiglione della Russia, la mostra della Bolivia presenta una polifonia di opere di circa venticinque artisti, alcuni boliviani, alcuni provenienti da altri Paesi latino-americani. Dopo aver adottato una nuova Costituzione, la Bolivia è rinata come stato plurinazionale, riconoscendo i diritti di tutti i suoi gruppi indigeni. In quest’ottica la mostra attinge all’ancestrale saggezza dei popoli delle Ande, intrecciando diverse narrazioni per promuovere una pratica di “accudimento reciproco” sovvertendo l’eredità del colonialismo e della violenza epistemica, opponendosi a scenari che contemplano il ripristino dell’attività estrattiva.
ENG Housed at the Russian Pavilion, the Bolivian exhibition presents a chorus of art by some twenty-five artists from Bolivia and other Latin American countries. Bolivia recently adopted a new constitution and declares itself a plurinational state, recognizing the right of all native groups. In this perspective, the exhibition draws from the ancestral wisdom of Andean peoples, blending different narrations to promote a practice of ‘mutual care’ and subvert the legacy of colonialism and violence.
5 BRASILE
Ka’a Pûera: We Are Walking Birds
COMMISSIONER Andrea Pinheiro, Fundação Bienal de São Paulo
CURATORS Arissana Pataxó, Denilson Baniwa e Gustavo Caboco Wapichana
EXHIBITORS Glicéria Tupinambá con Comunità Tupinambá della Serra do Padeiro e Olivença a Bahia, Olinda Tupinambá e Ziel Karapotó
Trasformato in Hãhãwpuá – termine con cui i nativi indicano il territorio pre-coloniale – il Padiglione ospita una polifonia di antiche pratiche artistiche che ripercorre la storia della resistenza indigena in Brasile. L’esposizione, il cui titolo fa riferimento al “capoeira”, un piccolo uccello che si camuffa nelle fitte foreste, invita a riflettere sulla connessione tra esseri umani, memoria e natura. Installazioni, video e performance concorrono ad una narrazione immersiva e multisensoriale dell’ambiente amazzonico, esplorando tematiche di emarginazione, deterritorializzazione e violazione dei diritti della Terra.
ENG Transformed into Hãhãwpuá - a term used by natives to name their pre-colonial territory - the Pavilion hosts a polyphony of ancient artistic practices that trace the history of indigenous resistance in Brazil. The exhibition, titled with reference to “capoeira”, a small bird that camouflages itself in dense forests, invites to reflect on the connection between humans, memory, and nature. Installations, videos, and
31 GUIDE GIARDINI National Participations GIARDINI
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
performances contribute to an immersive and multisensory narrative of the Amazonian environment, dealing as well with themes of marginalization, deterritorialization, and violation of land rights.
www.bienal.org.br
6 CANADA Trinket
COMMISSIONER National Gallery of Canada
CURATOR Gaëtane Verna
EXHIBITOR Kapwani Kiwanga
Tra le artiste più influenti del panorama contemporaneo internazionale, Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada) si muove al confine tra scultura, installazione, video e performance, in un’avvincente esplorazione delle odierne asimmetrie del potere, sia esso occulto o costituito. Il suo approccio singolare e multidisciplinare, supportato da approfondite ricerche presso diversi archivi internazionali, mira a rivelare narrazioni socio-politiche alternative, spesso silenziate o tenute ai margini, ma che costituiscono una parte essenziale della storia condivisa dell’umanità. Le sue opere sfidano gli spazi e trascendono i materiali per trasformare la nostra comprensione del mondo.
ENG Among the most influential artists on the contemporary international scene, Kapwani Kiwanga works at the intersection of sculpture, installation, video, and performance in a captivating exploration of today’s asymmetries of occult or institutionalized power. Her singular multidisciplinary approach and in-depth research into many archives all over the world aims at revealing and addressing alternative socio-political narratives, often silenced or marginalized but fundamental to mankind’s shared history. Kiwanga’s works challenge spaces and transcend materials to transform our understanding of the world. www.gallery.ca
7 Repubblica CECA
The Heart of a Giraffe in Captivity Is Twelve Kilos Lighter
COMMISSIONER Michal Novotný, National Gallery of Prague
CURATOR Hana Janecˇková
EXHIBITORS Eva Kot’átková (in collaborazione con Himali Singh Soin, David Tappeser, Gesturing Towards Decolonial Futures e collettivi bambini e anziani)
Nel 1954 la giraffa Lenka fu catturata in Kenya e trasportata allo Zoo di Praga, dove sopravvisse solo due anni in cattività. In seguito il suo corpo venne donato al Museo Nazionale di Praga per
essere esposto come semplice artefatto fino al 2000. La triste vicenda di Lenka, che si ricollega alla storia dell’acquisizione di animali del Sud globale da parte della Cecoslovacchia negli anni ‘50, viene re-interpretato da Eva Ko’átková (1982, Praga) attraverso prospettive ecologiche e decoloniali contemporanee, costruendo uno spazio per immaginare nuovi modi di relazionarsi con la natura e, in particolare, con gli animali.
ENG
The giraffe Lenka was captured in Kenya in 1954 and carried to Prague Zoo, where she survived only two years in captivity. After her death, her body was donated to the National Museum of Prague to be exhibited as a mere museum artifact until 2000. Lenka’s sad story, linked to the history of Czechoslovakia’s acquisition of animals from the Global South in the 1950s., is reinterpreted by the artist through contemporary ecological and decolonial perspectives, building a space to imagine new ways of relating to nature and animals in particular. www.ngprague.gz | IG @ngprague
8 Repubblica di COREA Odorama Cities
COMMISSIONER Arts Council Korea
CURATORS Jacob Fabricius, Seolhui Lee
EXHIBITOR Koo Jeong A
Dopo aver collezionato un archivio di odori e profumi della Corea, l’artista Koo Jeong A (1967, Seul) ha tradotto i suoi ricordi in diciassette distinte essenze al fine di creare un ritratto sensoriale del suo Paese. Temi quali l’immaterialità, la leggerezza e la levitazione sono incorporati nel Padiglione sotto forma di simboli dell’infinito incisi sul pavimento o di sculture lignee fluttuanti, mentre una figura in bronzo sospesa a mezz’aria sprigiona le essenze in un tentacolare abbraccio immersivo, stimolando una diversa modalità di percezione e di conoscenza degli spazi fisici dei luoghi e degli spazi mentali della memoria.
ENG After collecting an archive of scents and fragrances from Korea, artist Koo Jeong A has turned these immaterial memories into seventeen distinct essences to create a sensory portrait of her country. Themes such as immateriality, lightness, and levitation are incorporated into the Pavilion through symbols of infinity engraved on the floor and floating wooden sculptures. At the same time, a bronze figure suspended in mid-air releases the essences in an immersive hug, stimulating an alternative perception and understanding of physical and mental spaces.
www.korean-pavilion.or.kr
9 DANIMARCA
Rise of the Sunken Sun
COMMISSIONER Danish Arts Foundation
CURATOR Louise Wolthers
EXHIBITOR Inuuteq Storch
Una targa trasparente accoglie i visitatori con la scritta “Kalaallit Nunaat”, che significa “Groenlandia” nella lingua locale, annunciando l’esordio di un artista groenlandese nel Padiglione della Danimarca. Le fotografie di Inuuteq Storch sfidano la percezione stereotipata della grande colonia nordatlantica danese, immergendo il pubblico nelle immagini crude ma al tempo stesso poetiche della vita dell’artista nella città di Sisimiut. Sovrapponendo scatti storici tratti dagli archivi familiari a istantanee di vita attuale quotidiana, Storch propone una narrazione inedita della cultura del suo Paese, mettendo in luce il tema dell’identità e dell’impegno decoloniale.
ENG
A transparent plaque welcomes visitors with the inscription “Kalaallit Nunaat,” which means “Greenland” in the local language, announcing the debut of a native artist in the Danish Pavilion. Inuuteq Storch’s pictures challenge stereotypical perceptions of the large Danish North Atlantic colony, immersing the audience in the harsh yet poetic photographs of the artist’s life in the city of Sisimiut. Overlaying historical images from family archives with snapshots of everyday contemporary life, Storch presents a fresh narrative of Greenlandic culture, highlighting the themes of identity and decolonial commitment.
IG @danishpavilion
10 EGITTO Drama 1882
COMMISSIONER Ministero della Cultura Egiziano - Accademia d’Egitto
CURATOR/EXHIBITOR Wael Shawky
Attraverso un mix di media che abbraccia disegno, scultura, film, performance e storytelling, Wael Shawky (1971, Alessandria d’Egitto) rilegge i caratteri culturali, religiosi e artistici della storia mediorientale, creando realtà terze che vivono e prosperano in un luogo immaginario. Per il Padiglione, Shawky ha ideato una versione filmata di un’opera musicale da lui stesso diretta, coreografata e composta, incentrata sulla rivoluzione nazionalista degli Ora¯bı¯ contro l’influenza imperiale (1879-‘82). Il 1882 fu infatti l’anno in cui la rivolta venne soffocata dagli inglesi, che occuparono in seguito l’Egitto fino al 1956. Fra gli artisti più apprezzati della sua generazione, Shawky presenta in contemporanea la mostra personale I Am Hymns of The New Temples a Palazzo Grimani. (vedi p. 113)
ENG Through a mix of media ranging from drawing to sculpture, film, performance, and storytelling, Wael Shawky reinterprets
32 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
cultural, religious, and artistic aspects of Middle Eastern history. For the Pavilion, he has conceived a filmed version of a musical work directed, choreographed, and composed by himself, dealing with the nationalist revolution of the Oraˉbıˉ against imperial influence (18791882). 1882 marked the year when the rebellion was suppressed by the British, who subsequently occupied Egypt until 1956. Among the most acquainted artists of his generation, Shawky is also presenting a solo exhibition, I Am Hymns of The New Temples, at Palazzo Grimani. (see p. 113) www.accademiaegitto.org
11 FINLANDIA
Padiglione Alvar Aalto
The Pleasures We Choose
COMMISSIONER Raija Koli, Frame Contemporary
Art Finland
CURATORS Yvonne Billimore & Jussi Koitela
EXHIBITORS Pia Lindman, Vidha Saumya, Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen
A seguito di un avvelenamento da mercurio, Pia Lindman traduce i propri segnali nervosi in immagini, suoni e colori; Vidha Saumya sfida norme estetiche, di genere e di appartenenza attraverso la chiave di un umorismo tagliente; Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen evidenzia discriminazioni contro la diversità celebrando un mondo in cui le persone disabili conquistano il diritto di scegliere una vita piacevole e soddisfacente. Sfumando i confini tra arte, architettura e critica sociale, le tre artiste finlandesi individuano nel piacere e nella realizzazione personale un potente strumento di guarigione e un viatico per immaginare nuovi futuri.
ENG Following mercury poisoning, Pia Lindman translates her nerve signals into images, sounds, and colors; Vidha Saumya challenges aesthetic, gender, and national norms through sharp humor; Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen highlights discrimination against diversity by celebrating a world where disabled individuals gain the right to choose a pleasant and fulfilling life. Blurring the boundaries between art, architecture, and social criticism, the three Finnish artists identify personal pleasure and fulfillment as a powerful tool for healing and a pathway to new futures. www.frame-finland.fi
12 FRANCIA
Attila cataract your source at the feet of the green peaks will end up in the great sea blue abyss we drowned in the tidal tears of the moon
COMMISSIONERS Institut français on behalf of the Ministry of Europe and Foreign Affairs and the Ministry of Culture
CURATORS Céline Kopp, Cindy Sissokho
EXHIBITOR Julien Creuzet
L’apertura e la propensione al dialogo sono i tratti distintivi di Julien Creuzet, chiamato a rappresentare la Francia alla Biennale dedicata al Sud globale. L’artista franco-caraibico (nato nel 1986 a Le Blanc-Mesnil, in Francia, cresciuto in Martinica) trasforma il Padiglione in uno spazio irrigato da fluidi che rivela un immaginario collettivo popolato dalle presenze mitologiche evocate dal titolo-poema. In questo ambiente complesso e sensoriale trovano posto video, sculture, sequenze musicali e stimolazioni olfattive che invitano il visitatore all’incontro con gli altri e con il sé.
ENG Openness and desire for dialogue are the distinctive traits of Julien Creuzet's career, called upon to represent France at the Biennale dedicated to the Global South. The Franco-Caribbean artist (born in 1986 in Le Blanc-Mesnil, France; raised in Martinique) turns the Pavilion into a space irrigated by fluids that reveals a collective imaginary populated by divine presences recalled by the title-poem. This complex and sensory environment makes place to videos, sculptures, musical sequences, and olfactory stimulations, inviting visitors to experience “togetherness”. IG @julien.creuzet
13 GERMANIA/1
Thresholds
COMMISSIONER Ellen Strittmatter, Head of Art Department, ifa
CURATOR Çag˘la Ilk
EXHIBITORS Yael Bartana, Ersan Mondtag, Michael Akstaller, Nicole L’Huillier, Robert Lippok, Jan St. Werner
Il presente è un luogo in cui nessuno può rimanere, in quanto rappresenta il punto di contatto tra ciò che è già stato e ciò che ancora deve essere. Con Thresholds (soglie) la Germania chiama l’artista israeliana Yael Bartana (1970, Kfar Yehezkel) e il regista tedesco Ersan Mondtag (1987, Berlino) a rappresentare l’una uno scenario di un presente catastrofico, sull’orlo dell’autodistruzione, e l’altro una narrazione in cui far rivivere epoche passate. Una terza parte del progetto avrà luogo sull’Isola della Certosa, con l’intervento di un gruppo di artisti che si muove
nei territori dell’idro-acustica e dell’arte cibernetica. (vedi p. 62)
ENG The present is a place where no one can remain, as it is the touchpoint of what has already been and what is yet to come. With Thresholds, Germany invites the Israeli artist Yael Bartana and the German director Ersan Mondtag to portray, on the one hand, a scenario of a catastrophic present, on the brink of self-destruction, and on the other, a narrative in which past ages come back to life. A third part of the project will take place on Certosa Island, with the participation of a group of artists moving in the realms of hydro-acoustics and cybernetic art. (see p. 62)
IG @deutscherpavillon
14 GIAPPONE Compose
COMMISSIONER The Japan Foundation
CURATOR Sook-Kyung Lee
EXHIBITOR Yuko Mohri
Ispirata dai racconti degli addetti alla manutenzione delle metropolitane di Tokyo, che sono soliti usare in modo inventivo oggetti di uso comune per riparare le perdite d’acqua, Yuko Mohri si interroga su come una crisi possa accendere i più alti livelli di creatività nelle persone. Per la Biennale Arte ha creato un’installazione che riempie gli spazi di luce, suoni, movimenti e odori. I riferimenti riguardano la recente pandemia, ma anche la violenta inondazione che ha colpito Venezia nel 2019 e le proteste dei giovani attivisti in nome della sostenibilità ambientale.
ENG Inspired by the stories of Tokyo subway maintenance workers, who ingeniously use everyday objects to repair water leaks, Yuko Mohri reflects on how a crisis can spark the highest levels of creativity in people. For the Japanese Pavilion, she has created an installation that fills the spaces with light, sounds, movements, and smell. References are also made to the recent pandemic, the violent flood that struck Venice in 2019, and the protests of young activists in the name of environmental sustainability.
www.venezia-biennale-japan.jpf.go.jp
33 GUIDE GIARDINI National Participations GIARDINI
15 GRAN BRETAGNA
Listening all Night to the Rain
COMMISSIONER Skinder Hundal MBE Global Director of Arts at the British Council
CURATOR Tarini Malik
EXHIBITOR John Akomfrah
Il regista, sceneggiatore e artista britannico John Akomfrah (1957, Londra) realizza una mostra dalla struttura aperta che, attraverso otto diverse opere multischermo, esplora temi di vasto respiro come la memoria, la migrazione, l'ingiustizia razziale e il cambiamento climatico. Le sue installazioni, che incarnano l'idea di "acustemologia" (unione di acustica ed epistemologia), hanno l'obiettivo di esaminare il suono come modalità di conoscenza. Nel mondo creato da Akomfrah la dimensione sonica diventa l’atto che permette di ‘ascoltare’ e interrogare le reliquie e i monumenti della storia coloniale.
ENG The British director, screenwriter, and artist John Akomfrah creates an exhibition with an open structure that, through eight different multi-screen works, explores broad themes such as memory, migration, racial injustice, and climate change. His installations embody the idea of "acoustemology" (acoustics merged with epistemology), with the aim of examining sound as a mode of knowledge. In Akomfrah's world, the sonic dimension allows us to 'listen to’ and interrogate the relics and monuments of colonial history. venicebiennale.britishcouncil.org
16 GRECIA
Xiròmero/Dryland
COMMISSIONERS EM ∑ T | National Museum of Contemporary Art, Athens; Katerina Gregos, artistic director
CURATOR Panos Giannikopoulos
EXHIBITORS Kostas Chaikalis, Thanassis Deligiannis, Elia Kalogianni, Yorgos Kyvernitis, Yannis Michalopoulos, Fotis Sagonas
Un macchinario per l’irrigazione agricola è posto al centro dell’esposizione e la sua accensione scatena l’avvio di un ritmo musicale che indaga la concezione politica del suono e l’impatto della tecnologia sui paesaggi rurali. Attorno al concetto di alternanza tra scarsità e abbondanza di acqua viene messa in scena una rappresentazione dei panighìri, le tipiche sagre paesane della regione greca dello Xiròmero. L’accostamento tra esperienza globale ed esperienza locale convoglia informazioni sulla percezione del tempo all’interno della comunità, scandita dalle fasi di semina, irrigazione e raccolto.
ENG A machine for agricultural irrigation is placed at the center of the exhibition, and its activation triggers a musical rhythm that
explores the political conception of sound and the impact of technology on rural landscapes. Based on the idea of water shortage alternating with water abundance, a representation of the "panighìri," traditional village festivals typical of the Xiròmero region, is put on stage. A juxtaposition between global and local experiences conveys information about the perception of time within the community, marked by planting, irrigation, and harvest phases.
17 ISRAELE (M)otherland
COMMISSIONERS Michael Gov e Arad Turgeman
CURATORS Mira Lapidot, Tamar Margalit
EXHIBITOR Ruth Patir
Dopo aver ricevuto una diagnosi di mutazione genetica, vedendo messa a rischio la sua possibilità di procreare Ruth Patir ricorre al non facile percorso di crioconservazione in laboratorio degli ovociti al fine di preservare la sua fertilità. Tutti i dialoghi si basano su conversazioni avvenute nella vita reale con dottori, amici, la propria madre e un immaginario pubblico di follower online. Il lavoro, un’installazione video in quattro capitoli, si caratterizza per l’uso di avanzate tecnologie dell’immagine, video animati in 3D e motion capture messi al servizio del racconto in connessione con la realtà sociale e con l’identità nazionale.
ENG Artist Ruth Patir was diagnosed with a genetic condition that may impair her ability to conceive. She then resorted to embryo cryopreservation to try preserve her fertility. The conversations you’ll see are based on ones that actually took place: doctors, friends, Patir’s mother, and an imaginary audience of online followers. Her art is a four-chapter video installation that uses advanced imaging technology, 3D video animation, and motion capture to create a connection with social reality and national identity.
IG @ruthpatir
18 PAESI BASSI
The International Celebration of Blasphemy and the Sacred
COMMISSIONER Mondriaan Fund
CURATOR Hicham Khalidi in collaborazione con Renzo Martens
EXHIBITORS Cercle d’Art des Travailleurs de Plantation Congolaise (CATPC): Djonga Bismar, Alphonse Bukumba, Irène Kanga, Muyaka Kapasa, Matthieu Kasiama, Jean Kawata, Huguette Kilembi, Mbuku Kimpala, Athanas Kindendi, Felicien Kisiata, Charles Leba, Philomène Lembusa, Richard Leta, Jérémie Mabiala, Plamedi Makongote, Blaise
Mandefu, Daniel Manenga, Mira Meya, Emery Muhamba, Tantine Mukundu, Olele Mulela, Daniel Muvunzi, René Ngongo, Alvers Tamasala, Ced’art Tamasala
Non solo arte, ma anche etica, economia e spiritualità nel progetto del collettivo Cercle d'Art des Travailleurs de Plantation Congolaise (CATPC), che mira a liberare e rigenerare la coltivazione di Lusanga in Congo – dove è sorta la prima piantagione della società anglo-olandese Unilever – trasformandola in una sorta di foresta sacra. Questi terreni, un tempo occupati da rigogliose foreste pluviali, sono ora impoveriti e incapaci di sostenere le comunità che li abitano. Ogni opera esposta è stata realizzata con gli ultimi frammenti di foresta che portano con sé i semi in grado di dare nuova linfa alla terra.
ENG Not only art, but also ethics, economics, and spirituality characterize the project of the collective Cercle d'Art des Travailleurs de Plantation Congolaise (CATPC), which aims to free and regenerate the cultivation in Lusanga, Congo – where the first plantation of the Anglo-Dutch company Unilever was established – transforming it into a kind of sacred forest. These lands, once covered by lush rainforests, are now impoverished and unable to sustain the communities living there. Each artwork on display has been created with the last fragments of the forest carrying with them the seeds needed to give new life to the land. www.mondriaanfonds.nl
19 PAESI NORDICI
Svezia, Norvegia, Finlandia
The Altersea Opera
COMMISSIONERS Gitte Ørskou, Moderna Museet, Leevi Haapala, Kiasma Museum of Contemporary Art / The Finnish National Gallery, Ruben Steinum, Office for Contemporary Art Norway (OCA)
CURATOR Asrin Haidari
EXHIBITORS Lap-See Lam with Kholod Hawash and Tze Yeung Ho
Ispirata alla tradizione plurimillenaria dell'Opera Cantonese, l'installazione musicale realizzata dalle artiste Lap-See Lam (Svezia) e Kholod Hawash (Finlandia), con la collaborazione della compositrice norvegese Tze Yeung Ho, trasporta i visitatori in un mondo fiabesco in cui esseri soprannaturali capovolgono la logica del mondo reale. In questa avventura audiovisiva, che allude a uno stato di perdita e di nostalgia, è inserito un elemento naturale, il mare, che diviene simbolo del rapporto tra conscio e inconscio, nel quale confluiscono il passato, il presente e un'idea di futuro.
ENG Inspired by the millennia-old tradition of Cantonese Opera, the musical installation created by artists Lap-See Lam (Sweden) and Kholod Hawash (Finland) together with Norwegian composer Tze Yeung Ho leads us into a fairytale world where supernatural
34 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
National Participations GIARDINI GUIDE
beings manage to disrupt the logic of the real world. In this audiovisual adventure, which alludes to a state of loss and nostalgia, a natural element is added, the sea, becoming a symbol of the relationship between conscious and unconscious, where past, present, and an idea of future come together. www.modernamuseet.se
20 POLONIA Repeat after Me II
COMMISSIONER Bartłomiej Sienkiewicz, Minister of Culture and National Heritage
CURATOR Marta Czy
EXHIBITOR Open Group (Yuriy Biley, Pavlo Kovach and Anton Varga)
Le regole di comportamento da adottare in caso di guerra variano a seconda del tipo di attacco e imparare la spietata lingua delle armi può fare la differenza tra la vita e la morte. L'installazione audiovisiva della Polonia prende la forma di un ‘karaoke’ fatto con i suoni della guerra in corso nella confinante Ucraina. I protagonisti di questa narrazione sui generis, creata dal collettivo ucraino Open Group, sono dei rifugiati civili che raccontano l’esperienza della guerra attraverso i ricordi uditivi rimasti fissati nella loro mente come una tragica colonna sonora del trauma vissuto. Mentre scorrono i testi con le descrizioni di modelli di armi da fuoco, il pubblico è invitato a riprodurre rumori di spari, missili ed esplosioni.
ENG The rules of war vary depending on the type of attack, and learning the ruthless language of weapons can make the difference between life and death. The audiovisual installation from Poland takes the form of a 'karaoke' made with the sounds of the ongoing war in neighboring Ukraine. The protagonists of this unique narrative, created by the Ukrainian collective Open Group, are civilian refugees who recount their experience through the auditory memories etched in their minds as a tragic soundtrack of the trauma they have endured. As the lyrics describing firearm models scroll by, the audience is invited to reproduce the sounds of gunfire, missiles, and explosions. www.labiennale.art.pl
21 ROMANIA/1
What Work Is
COMMISSIONER Ioana Ciocan
CURATOR Ciprian Mures ‚ an
EXHIBITOR S ‚ erban Savu and Atelier Brenda Lo stile realistico e documentaristico di S , erban Savu (1978, Sighis , oara, Romania) permea un polittico di circa quaranta dipinti affiancato da modelli architettonici ornati di mosaici. La riflessione di Savu si concentra sulla alienante alternanza tra lavoro e riposo e sui ritmi imposti dagli obblighi imperanti di una produttività sempre più sconnessa rispetto alle necessità primarie, fisiche e mentali delle persone. Il progetto prosegue in città, nella New Gallery dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, trasformata per l’occasione in un laboratorio per la manifattura di mosaici. (vedi p. 66)
ENG
The realistic and documentary style of S , erban Savu permeates a polyptych of about forty paintings surrounded by an architectural structure decorated with mosaics. Savu's reflection focuses on an alienating alternation between work and rest and on the rhythms imposed by the prevailing requirements of a productivity increasingly disconnected from the primary physical and mental needs of people. The project continues at the New Gallery of Romanian Institute for Culture and Humanistic Research, transformed for the occasion into a mosaic workshop. (see p. 66)
IG @romanianpavilion2024
22 SERBIA Exposition Coloniale
COMMISSIONER Jelena Medakovic
CURATOR Ksenija Samadržija
EXHIBITOR Aleksandar Denic´
Da sempre interessato alla rappresentazione di spazi e luoghi di transito, lo scenografo teatrale e cinematografico serbo Aleksandar Denic´ (1963, Belgrado) ci ricorda che oltre alla storia ufficiale della memoria esiste una storia non ufficiale del ricordo. La sua installazione occupa un Padiglione che ancora oggi porta sulla facciata la monumentale scritta “Jugoslavia”, nazione che si è dissolta a seguito dei conflitti dei primi anni '90. In questo edificio, che dunque assume una funzione simbolica oltre che meramente rappresentativa, Denic´ ricrea un ambiente che potrebbe esistere in qualsiasi luogo e nel quale ci si sente come stranieri nel proprio paese.
ENG Always attentive to the representation of crossing points, stage and film set designer Aleksandar Denic´ reminds us that in addition to the official history of memory, there is an unofficial history of remembrance.
His installation is housed in a Pavilion that still bears the monumental inscription “Jugoslavia” on its façade, a nation that dissolved following
the conflicts of the early 1990s. In this building, which therefore takes on a symbolic role rather than a purely representative one, Denic´ recreates an environment that could exist in any place, making one feel like a stranger in one’s own country.
IG @serbian.pavilion.venice
23 Repubblica SLOVACCA
Floating Arboretum
COMMISSIONER Monika Krc´márik
CURATOR Lýdia Pribišová
EXHIBITOR Oto Hudec
Mentre Eva Kot’átková ripercorre la storia della giraffa Lenka all’interno del Padiglione Cecoslovacco, l’artista e attivista Oto Hudec (1981, Košice) sceglie di occupare l’area esterna dell’edificio, più adatta ad ospitare il suo arboreto galleggiante. Gli alberi dipinti sulla facciata e l’imbarcazione che trasporta una pigna di pino cembro, un albero originario della Slovacchia, oggi in via di estinzione, ci parlano dell’impegno dell’artista verso problematiche quali la deforestazione, il cambiamento climatico e la sostenibilità.
ENG While Eva Kot’átková retraces the history of the giraffe Lenka inside the Czechoslovak Pavilion, the artist and activist Oto Hudec chooses to occupy the external area of the building, more suitable for hosting his floating arboretum. The trees painted on the facade and the boat carrying a stone pine cone, a tree native to Slovakia now endangered, give voice to the artist’s commitment to issues such as deforestation, climate change, and sustainability. IG @otohudec
24 SPAGNA
Pinacoteca migrante / Migrant Art Gallery
COMMISSIONER AECID (Spanish Agency for lnternational Development Cooperation)
AC/E (Acción Cultural Española)
CURATOR Agustin Perez Rubio
EXHIBITOR Sandra Gamarra Heshiki
La peruviana Sandra Gamarra Heshiki è la prima artista straniera a rappresentare la Spagna alla Biennale. Il suo progetto affronta le conseguenze della colonizzazione spagnola in America
Latina, mettendone in discussione le modalità storiche di narrazione. Suddivisa in cinque sale interne e un Giardino migrante esterno, la mostra diventa uno spazio per rileggere il patrimonio pittorico spagnolo (Murillo, Zurbarán, Velázquez) e rendere visibili le culture silenziate, combinando le arti plastiche con elementi quali citazioni di scrittori e pensatori ecofemministi, facsimili di illustrazioni provenienti da archivi reali e rappresentazioni di piante aliene o invasive
36 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
National Participations GIARDINI GUIDE
che alludono all’impatto dei colonizzatori sulle popolazioni indigene.
ENG The Peruvian Sandra Gamarra Heshiki is the first foreign artist to represent Spain at the Biennale, with a project that addresses the consequences of Spanish colonization in Latin America, questioning its historical narrative methods. Divided into five internal rooms and an external Migrant Garden, the exhibition becomes a space to reinterpret Spanish pictorial heritage (Murillo, Zurbarán, Velázquez) and make silenced cultures visible. It combines plastic arts with elements such as quotes from ecofeminist writers and thinkers, facsimiles of illustrations from real archives, and representations of alien or invasive plants that hint at the impact of colonizers on indigenous populations.
IG @spanish.pavillion.venice2024
25 STATI UNITI D’AMERICA
the space in which to place me
COMMISSIONER Kathleen Ash-Milby, Louis Grachos, Abigail Winograd
CURATORS Kathleen Ash-Milby e Abigail Winograd
EXHIBITOR Jeffrey Gibson
Il titolo, ispirato alla poesia H ˇ e Sápa di Layli Long Soldier, poetessa Oglala Lakota, indica il nucleo concettuale dell’esposizione oltre a sottolineare l’attenzione che da tempo Jeffrey Gibson (1972, Colorado Springs) rivolge al testo scritto. Per gli spazi interni ed esterni del Padiglione l’artista realizza una serie di nuove opere – sculture, dipinti, video – in cui incorpora il linguaggio di documenti istituzionali americani risalenti alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, tra cui emendamenti costituzionali, leggi, discorsi e corrispondenza ufficiale, ma anche testi di canzoni e riferimenti musicali. L’approccio inclusivo di Gibson, intriso di una gioia benefica, testimonia l’influenza e la persistenza delle culture dei nativi americani negli Stati Uniti e nel mondo.
ENG The title, inspired by Layli Long Soldier's poem H ˇ e Sápa, an Oglala Lakota poet, indicates the conceptual core of the exhibition while also highlighting Jeffrey Gibson's long-standing focus on written text. For both the indoor and outdoor spaces of the Pavilion, the artist creates a series of new works - sculptures, paintings, videos - incorporating the language of American institutional documents from the late 19th and early 20th centuries, including constitutional amendments, laws, speeches, official correspondence, as well as song lyrics and musical references. Gibson's inclusive approach, infused with a healing joy, attests to the influence and persistence of Native American cultures in the United States and around the world. www.jeffreygibsonvenice2024.org
26 SVIZZERA Super Superior Civilizations
COMMISSIONERS Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia: Sandi Paucic, Rachele Giudici Legittimo
CURATOR Andrea Bellini
EXHIBITOR Guerreiro do Divino Amor
In un panorama immaginario di supposta supremazia occidentale viene messo in scena il Superfictional World Atlas, un ampio progetto cartografico mondiale, allegorico e potenzialmente infinito, di cui l’artista svizzero-brasiliano presenta a Venezia il sesto e settimo capitolo. Il video Miracolo di Elvezia guarda alla Svizzera come a un miracoloso e “superfittizio” paradiso terrestre, in cui convivono, in perfetto e surreale equilibrio, natura e tecnologia, capitalismo e democrazia. L’installazione Roma Talismano è invece una rappresentazione fantasmagorica della civiltà romana, presentata come simbolo per eccellenza di superiorità politica, culturale e morale.
ENG In an imaginary landscape of supposed Western supremacy, the Superfictional World Atlas stages a 20-year long worldwide cartographic project, allegorical and potentially infinite, of which the Swiss-Brazilian artist presents the sixth and seventh chapters in Venice. The Miracle of Helvetia looks at Switzerland as a miraculous and "superfictitious" earthly paradise, where nature and technology, capitalism and democracy coexist in perfect and surreal balance, while Rome Talisman is a phantasmagorical representation of ancient Rome, portrayed as the quintessential symbol of political, cultural, and moral superiority. www.prohelvetia.ch
27 UNGHERIA Techno Zen
COMMISSIONER Julia Fabényi, Director Ludwig Museum – Museum of Contemporary Art, Budapest
CURATOR Róna Kopeczky
EXHIBITOR Márton Nemes
I dipinti di Márton Nemes guardano alle sottoculture techno e rave attraverso una lente cromatica psichedelica e sgargiante, giocando sull’esaltazione di polarità opposte quali riflettente-opaco, cornice-campo pittorico, gestualedigitale, presenza-assenza. Diviso in tre spazi distinti, il progetto può essere compreso nella sua totalità solo quando il visitatore si trova al centro del Padiglione, posizione dal significato chiaramente simbolico e ontologico. In un'epoca di fenomeni sociali polarizzati, che escludono la contemplazione delle sfumature della realtà, dall’Ungheria arriva un messaggio umanistico che invoca apertura e tolleranza.
ENG The paintings of Márton Nemes look at techno and rave subculture through a
psychedelic and flamboyant chromatic lens, playing on the exaltation of opposite polarities such as reflective-opaque, frame-pictorial field, gestural-digital, presence-absence. Divided into three distinct spaces, the project can be fully understood only when the visitor is at the center of the Pavilion, a position with clear symbolic and ontological significance. In an era of polarized social phenomena that exclude the contemplation of nuances of reality, a humanistic message invoking openness and tolerance comes from Hungary.
www.nemesmarton.com/biennale
28 URUGUAY
Latente
COMMISSIONER Facundo de Almeida
CURATOR Elisa Valerio
EXHIBITOR Eduardo Cardozo
Un'esplorazione immersiva instaura un dialogo a distanza tra l'uruguaiano Eduardo Cardozo e il veneziano Tintoretto. Diviso in tre atti – Il nudo, Le vesti e Il velo – questo dialogo rivela la complessità dell'identità artistica e del processo creativo. Il nudo è la parete dello studio di Cardozo, trasferita a Venezia con la tecnica dello “stacco”. Le vesti è un’interpretazione dell’artista uruguaiano di uno dei bozzetti del Paradiso di Tintoretto. Il velo, infine, è un pezzo di stoffa cucita con i ritagli di tela grezza di cotone utilizzati per trasferire la parete.
ENG An immersive exploration establishes a long-distance dialogue between the Uruguayan Eduardo Cardozo and the Venetian Tintoretto. Divided into three acts, this dialogue reveals the complexity of artistic identity and creative process. The Nude is Cardozo's studio wall, transferred to Venice using the “stacco” (detachment) technique. The Garments is an interpretation by the Uruguayan artist of one of Tintoretto's sketches of Paradiso. Finally, The Veil is a piece of fabric sewn with the raw cotton canvas scraps used to transfer the studio wall.
www.eduardocardozo.com
29 Repubblica Bolivariana del VENEZUELA
Participatory Experience. Juvenal Ravelo
COMMISSIONER Reinaldo J Landaeta Diaz
CURATOR Edgar Ernesto Gonzalez
EXHIBITOR Juvenal Ravelo
Illustre esponente dell’arte cinetica e sociale venezuelana, Juvenal Ravelo (1934, Caripito, Monagas) è noto per le sue instancabili indagini sulla frammentazione della luce e del colore e per la creazione di opere, sia plastiche che virtuali, che coinvolgono il pubblico in prima perso -
38 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
na. Per questa Biennale Ravelo ha predisposto un’ambientazione cromatica che invita i visitatori a partecipare al completamento dell’opera dipingendo un muro lungo dieci metri durante sessioni di “street art” collettiva.
ENG A distinguished representative of kinetic and social art in Venezuela, Juvenal Ravelo (1934, Caripito, Monagas) is known for his tireless investigations into the fragmentation of light and color and for creating works, both physical and virtual, that involve the audience in person. For this Biennale, Ravelo has set up a chromatic environment and invites visitors to complete the work by painting a ten-meter wall during collective "street art" sessions. IG @iuvenalravelo
30 PADIGLIONE VENEZIA
Sestante domestico
COMMISSIONER Maurizio Carlin
CURATOR Giovanna Zabotti
EXHIBITORS Franco Arminio, Pietro Ruffo, Safet Zec, Vittorio Marella, “artisti in viaggio” vincitori del concorso Artefici del Nostro Tempo, due giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, “artisti in partenza” del concorso Artefici del Nostro Tempo
Per avventurarsi all’interno della propria sfera emotiva è necessario uno strumento di viaggio, un ‘sestante emotivo’ che indirizzi l’esplorazione di una condizione affettiva. Lo spazio espositivo offre, in un alternarsi di pittura e poesia, un’immersione nelle radici della propria natura, alla ricerca di una consapevolezza di ciò che non può essere considerato "casa" perché lontano o estraneo. Gli artisti invitati dialogano in un allestimento inclusivo con i giovani artisti, creando continui cambi di prospettiva. All’esterno, una grande vasca di fiori e luci, un giardino sull’acqua opera in vetro dell’artista Koen Vanmechelen, accoglierà i visitatori, fornendo uno spazio di riflessione.
ENG To navigate within our own emotional realm, a travel tool is essential: an ‘emotional sextant’ guiding the exploration of our inner landscape. In an alternating display of painting and poetry, the exhibition space provides an immersion into the roots of one’s nature, seeking awareness of what cannot be considered “home” due to its distance or foreignness. Outside the Pavilion, a grand pool of flowers and lights, adorned with a glass sculpture by Koen Vanmechelen, will greet visitors, offering a space for contemplation. www.comune.venezia.it
THE SWATCH ARTIST 2024
Sostenitore appassionato dell’arte contemporanea e degli artisti fin dalla sua fondazione, Swatch, partner principale de La Biennale di Venezia, ha contribuito nelle precedenti edizioni alla realizzazione di installazioni innovative e creative che hanno visto protagonisti artisti celebri quali, tra gli altri, Ian Davenport, Joe Tilson, Joana Vasconcelos e Navin Rawacchaikul. L’Artista Swatch 2024 (il cui nome al momento della stesura della Guida non è stato ancora reso noto) ha realizzato ai Giardini un’installazione site-specific sviluppata in senso verticale, un gesto creativo evidente, positivo e aperto, forte e diverso, assolutamente in linea con il tema Foreigners Everywhere
Per celebrare la 60. edizione della Biennale Arte, Swatch ha creato un orologio speciale, chiamato BIENNALE 60TH, ideato in collaborazione con il collettivo Claire Fontaine. L’orologio, dal design puro, essenziale e diretto, con un tocco inaspettato, realizzato in materiale biosourced nero con dettagli bianchi fosforescenti, ospita sul quadrante la scritta “FOREIGNERS EVERYWHERE”, tema della Biennale Arte 2024. Oltre al BIENNALE 60TH, come per ogni edizione è stato commissionato un orologio anche all’artista ospite, una sorta di rappresentazione dell’opera ai Giardini, restituendo un forte legame con essa. ENG A passionate supporter of contemporary art and artists since its founding, Swatch, the main partner of the 2024 Venice Art Biennale, contributed to previous exhibitions with innovative and creative initiatives featuring emerging and celebrated artists, such as Ian Davenport, Joe Tilson, Joana Vasconcelos, and Navin Rawacchaikul. The Swatch Artist 2024 (whose name at the time of printing this Guide has not yet been disclosed) has created a site-specific vertical installation at the Giardini, developed in a vertical direction, embodying a clear, positive, and open creative gesture, strong and diverse, perfectly aligned with the theme Foreigners Everywhere. Swatch will also release a special watch, called BIENNALE 60TH, to celebrate the event’s 60th edition,. Designed in collaboration with Claire Fontaine, BIENNALE 60TH shows the the framework of Biennale Arte 2024 – FOREIGNERS EVERYWHERE –on its dial. With a pure, essential, and direct design, this watch has an unexpected touch in black bio-sourced material with white glow-in-the-dark details. In addition to BIENNALE 60TH, an additional Swatch has been commissioned to the guest artist, a sort of representation of and in strong connection with their work at the Giardini. www.swatch.com
39 GUIDE GIARDINI National Participations GIARDINI
Arena for a Tree
AN ART INTERVENTION BY KLAUS LITTMANN
ARSENALE NORD, VENICE
17 APRIL — 31 JULY 2024, TUE — SUN, 11 am — 7 pm
PRESENTED BY: KULTURSTIFTUNG BASEL H. GEIGER | KBH.G
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In collaboration with: ecc-italy.eu
Visualization by Axel Vansteenkiste klauslittmann.com
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National Participations ARSENALE
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31 ALBANIA
Love as a Glass of Water
COMMISSIONER Blendi Gonxhja, Ministro dell’Economia, Cultura e Innovazione
CURATOR Antonio Grulli
EXHIBITOR Iva Lulashi
Secondo la femminista russa Alexandra Kollontai (1872-1952) una rivoluzione sessuale è possibile solo accettando l’idea che gli impulsi sono una semplice necessità umana, da soddisfare con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua. Iva Lulashi adotta questa metafora estendendola alla sfera dell’amore, sentimento potente ma, secondo l’artista, spesso trascurato dal mondo dell’arte. Amore, desiderio – soprattutto femminile –, pulsione e sessualità sono al centro dei suoi dipinti che, sospesi tra stile fotografico e astratto, evocano situazioni legate all’atto erotico, inteso come slancio vitale, liberatorio e rivoluzionario.
ENG According to the Russian feminist Alexandra Kollontai (1872-1952), a sexual revolution is only possible by accepting the idea that impulses are a simple human necessity, to be satisfied as easily as drinking a glass of water. Iva Lulashi adopts this metaphor, extending it to the sphere of love, a powerful feeling but, according to the artist, often neglected by the art world. Love, desire - especially feminine -, impulse, and sexuality are at the center of her paintings which, suspended between photographic and abstract style, evoke situations linked to the erotic act, understood as a vital, liberating, and revolutionary impulse.
Artiglierie
IG @ivalulashi
32 ARABIA SAUDITA Shifting Sands: A Battle Song
COMMISSIONERS Visual Arts Commission, Ministry of Culture
CURATORS Jessica Cerasi, Maya El Khalil
EXHIBITOR Manal AlDowayan
Manal AlDowayan (1973, Dhahran, Arabia Saudita) esplora l’evoluzione del ruolo delle donne in Arabia Saudita attraverso un'installazione multimediale che trae spunto da alcuni workshop da lei organizzati ad Al Khobar, Jeddah e Riyadh per riflettere sui concetti di visibilità e invisibilità nella rappresentazione mediatica globale femminile. Attraverso discussioni e sessioni di canto di gruppo, le partecipanti – oltre mille donne di tutte le età – hanno condiviso aspettative e prospettive, contribuendo così a mettere in luce la storia della situazione femminile delle loro comunità e promuovendo la riaffermazione della propria identità.
ENG Manal AlDowayan explores the evolution of the role of women in Saudi Arabia through a multimedia installation inspired by
workshops she organized in Al Khobar, Jeddah, and Riyadh to reflect on the concepts of visibility and invisibility in women global media representation. Through group singing sessions and discussions, the participants – over a thousand women of all ages – shared expectations and perspectives, thus contributing to highlighting the history of the women's situation in their communities and promoting the reaffirmation of their own identity.
Sale d’Armi
www.saudipavilion.org
33 ARGENTINA
Ojala se derrumben las puertas
COMMISSIONER Mtro. Alejandra Pecoraro
CURATOR Sofia Dourron
EXHIBITOR Luciana Lamothe
Strutture di ferro contorte, nastri fenolici curvati, sculture realizzate con scarti di legno bruciati, perforati e tagliati, collegati da rami, tronchi, frammenti di tubi e nodi metallici. L’installazione, concepita da Luciana Lamothe (1975, Buenos Aires, Argentina), invita il visitatore a sperimentare forme alternative dell’abitare, queer, solidali e simbiotiche. L’opera sollecita a riflettere sull’impatto che l'umanità ha prodotto sul Pianeta, determinando un presente afflitto da crisi climatiche, migratorie, economiche e sociali.
ENG
Iron scaffolds, curved phenolic tapes, sculptures made from burnt, perforated, and cut wood scraps, along with branches, logs, fragments of pipes, and metallic knots connecting them. Luciana Lamothe's immersive installation invites visitors to navigate this unconventional dwelling, a space that embodies queer principles of support and symbiosis. Beyond its material form, the artwork urges visitors to reflect on man’s impact on the planet. It evokes a present grappling with a confluence of crises: climate, migration, economic disparity, social unrest, and territorial disputes.
Sale d’Armi
IG @lucianalamothe
NEW ENTRY
34 Repubblica del BENIN
Everything Precious Is Fragile
COMMISSIONER José Pliya
CURATOR Azu Henry Nwagbogu
EXHIBITORS Chloé Quenum, Moufouli Bello, Ishola Akpo, Romuald Hazoumè
Per la sua prima partecipazione alla Biennale Arte il Benin presenta un progetto collettivo che tocca temi quali la cultura pre-coloniale, la tratta degli schiavi, la figura dell’Amazzone e la spiritualità Voodoo, per poi addentrarsi nel pensiero Gèlèdé, una tradizione femminista radicata nella saggezza materna che continua a influenzare profondamente la vita delle comunità beninesi. L’idea di fondo è che la società contemporanea possa trarre ispirazione dalle antiche tradizioni, rafforzando al contempo i legami con il ricco patrimonio culturale indigeno.
ENG For its first participation in the Biennale Arte, Benin presents a collective project that touches on themes such as pre-colonial culture, the slave trade, the figure of the Amazon, spirituality and the Voodoo religion, and then delves into Gèlèdé thought, a feminist tradition rooted in maternal wisdom that continues to deeply influence the life of Beninese communities. The intention is to suggest that contemporary society can draw inspiration from ancient traditions, while at the same time strengthening its ties with the rich indigenous cultural heritage.
Artiglierie
IG @azubogu
35 Repubblica popolare cinese CINA
Atlas: Harmony in Diversity
COMMISSIONER China Arts and Entertainment Group Ltd. (CAEG)
CURATOR Wang Xiaosong, Jiang Jun
EXHIBITORS Che Jianquan, Jiao Xingtao, Shi Hui, Qiu Zhenzhong, Wang Shaoqiang, Wang Zhenghong, Zhu Jinshi, project team of A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings
La mostra è divisa in due sezioni: Unione ed Eredità. Nella prima, presentata attraverso schedari e schermi LED, sono esposte cento riproduzioni digitali di dipinti raffiguranti antiche dinastie provenienti in gran parte dalla “Collezione completa di antichi dipinti cinesi”, un imponente progetto di archiviazione che in quasi vent’anni ha raccolto oltre 12mila opere da diverse istituzioni in Cina e nel mondo. La seconda sezione ospita nuovi lavori di sette artisti cinesi che, sovrapponendosi alle riproduzioni della Collezione, creano un’armoniosa connessione bidirezionale tra pas-
44 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
sato e presente. Il layout delle tavole espositive di entrambe le sezioni si ispira al Mnemosyne Atlas del grande storico dell'arte tedesco del XX secolo Aby Warburg.
ENG The exhibition is divided into two sections: Collect and Translate. The first section presents, through filing cabinets and LED screens, one hundred digital reproductions of ancient paintings, mostly coming from the Comprehensive Collection of ancient Chinese Paintings. This collection is an impressive project that has gathered over 12,000 works from various institutions in China and around the world over almost twenty years. The second section features new works by seven Chinese artists which by overlapping with the reproductions from the Collection, create a harmonious interconnection between past and present. The layout in both sections is inspired by the Mnemosyne Atlas of the 20th-century German art historian Aby Warburg.
Magazzino delle Vergini
36 EMIRATI ARABI UNITI
Sites of Memory, Sites of Amnesia
COMMISSIONER Salama bint Hamdan Al Nahyan Foundation
CURATOR Tarek Abou El Fetouh
EXHIBITOR Abdullah Al Saadi
Il lavoro di Abdullah Al Saadi (1967, Khorfakkan, UAE) spazia dalla pittura al disegno, dalla creazione di diari d’artista alla collezione e categorizzazione di oggetti rinvenuti durante i suoi numerosi viaggi, fino all’invenzione di nuovi alfabeti. La sua pratica concettuale si manifesta nello spazio emiratino attraverso una serie di opere chiuse in casse di metallo accostate ad altre opere normalmente esposte. Alcuni performer, costantemente presenti nello spazio espositivo, sveleranno ai visitatori il contenuto dei forzieri –mappe, pietre, disegni – riproponendo un rituale che Al Saadi è solito mettere in scena nel suo studio a Khor Fakkan, dove l’artista vive e lavora.
ENG Abdullah Al Saadi's work encompasses a diverse range of artistic activities, including painting, drawing, creating artist's journals, collecting and categorizing objects discovered during his many journeys and inventing new alphabets. In the Emirati Pavilion, his conceptual practice translates into a series of works closed inside metal crates, alongside other works normally put on display. Performers, who are constantly present within the exhibition space, will disclose the contents of the chests to visitors – such as maps, stones, and drawings – replicating a ritual that the artist regularly stages in his studio in Khor Fakkan. Sale d’Armi www.nationalpavilionuae.org
37 FILIPPINE
Sa kabila ng tabing lamang sa panahong ito / Waiting just Behind the Curtain of This Age
COMMISSIONER National Commission for Culture and the Arts (NCCA), in partnership with the Department of Foreign Affairs (DFA) and the Office of Senate President Pro Tempore Loren Legarda
CURATOR Carlos Quijon, Jr.
EXHIBITOR Mark Salvatus
Prendendo ispirazione dalla vita e dal lascito culturale del predicatore laico Hermano Puli, dalle cui enigmatiche parole deriva il titolo dell’esposizione, Mark Salvatus approfondisce le etnoecologie del Monte Banahaw. Questa zona boscosa di montagna confinante con Lucban, città natale dell’artista, è il luogo che Puli scelse per fondare un’organizzazione rivoluzionaria e anticoloniale destinata ai soli nativi filippini. Canalizzando l’energia mistica della montagna, Salvatus indaga il ruolo dell’arte e della musica in contesti politici più ampi, concentrandosi anche sulle vivaci tradizioni dei musicisti Babat di Lucban.
ENG Inspired by lay preacher Hermano Puli’s life and cultural influence, whose enigmatic words appear in the title of the exhibition, Mark Salvatus offers an in-depth analysis of the ethnoecologies of Mount Banahaw. This wooded mountain region on the border with Lucban, the artist’s hometown, is the place chosen by Puli to found a revolutionary and anticolonialist organization exclusively for Filipino natives. By channeling the mystic energy from mountain, Salvatus analyses the roles of art and music within wider political contexts, focusing in particular on the lively traditions of Babat musicians from Lucban.
Artiglierie
www.philartsvenicebiennale.org
38 IRLANDA Romantic Ireland
COMMISSIONER Culture Ireland
CURATORS Sara Greavu with Project Arts
Centre
EXHIBITOR Eimear Walshe
Il progetto di Eimear Walshe esplora i complessi giochi di potere che si creano attorno alla costruzione collettiva di edifici tramite la tradizione irlandese dei “meitheal”, gruppi di lavoratori – vicini, amici e parenti – che si riuniscono per aiutarsi reciprocamente. Il tema, che prende le mosse dall’attuale crisi abitativa in Irlanda, si sviluppa attraverso un’installazione audiovisiva multi-canale ambientata in contesti di costruzioni realizzate in terra cruda, una pratica millenaria con molteplici declinazioni locali in tutto il mondo. Il video mostra sette performer dare vita a personaggi
archetipici che, attraverso dialoghi frenetici, tracciano i retaggi della disputa fondiaria consumatasi nel Paese alla fine del XIX secolo, evidenziando le intricate relazioni tra proprietà privata, ambiente edificato e conservatorismo sessuale.
ENG Eimear Walshe's project explores the complex power dynamics that arise around the collective construction of buildings through the Irish tradition of "meitheal," groups of workers – neighbours, friends, and relatives – who come together to help each other. This theme, initially inspired by the current housing crisis in Ireland, unfolds through a multi-channel audiovisual installation set in contexts of raw earth buildings, a millennia-old practice with local variations worldwide. In the video, seven performers portray archetypal characters who, through frenetic dialogues, outline the consequences of the land dispute that took place in the country at the end of the 19th century, highlighting the intricate relationships between private property, built environment, and sexual conservatism.
Artiglierie
www.irelandatvenice2024.ie
39 ISLANDA
That’s a Very Large Number. A Com-Merz-Bau
COMMISSIONER Auður Jörundsdóttir
CURATOR Dan Byers
EXHIBITOR Hildigunnur Birgisdóttir
Conferendo nuovi ruoli ad oggetti usa e getta prodotti in serie, come materiali per l'imballaggio, cartellini dei prezzi, segnaletica e supporti espositivi, Hildigunnur Birgisdóttir (1980, Reykjavik) influisce sulla nostra percezione del loro valore. Sperimentati al di fuori della loro funzione originale, tali oggetti ristabiliscono il loro legame con la cultura consumistica da cui derivano. L'approccio critico dell'artista, esposto in modo gioioso e accattivante, si rivolge ai sistemi di produzione globale, ai fabbricanti, alle aziende commerciali, alle compagnie di distribuzione, includendo, non ultimo, un monito riguardo alle nuove modalità di acquisto su Internet.
ENG By assigning new roles to mass-produced disposable objects such as packaging materials, price tags, signage, and display supports, Hildigunnur Birgisdóttir influences our perception of their value. As these objects are experimented beyond their original function, they highlight the consumer culture they come from. The artist's critical approach, expressed in a joyful and captivating way, addresses global production systems, manufacturers, commercial enterprises, distribution companies, and even includes a warning regarding new internet purchasing methods.
Artiglierie
www.icelandicartcenter.is
IG @icelandicpavilion
45 GUIDE ARSENALE National Participations ARSENALE
40 LETTONIA
O day and night, but this is wondrous strange... and therefore as a stranger give it welcome
COMMISSIONER Daiga Rudzate
CURATOR Adam Budak
EXHIBITOR Amanda Ziemele
Con un sottile ma audace atto di sovversione Amanda Ziemele (1990, Riga) trasforma il Padiglione in un organismo vivente, immergendo gli spettatori in un habitat polifonico all’insegna dell’accoglienza. Ispirandosi a Flatlandia di Edwin A. Abbott, Ziemele esplora concetti di dimensioni altre e di ecologie queer, creando un ambiente che riflette profondamente sul tema dell’inclusività. Nel mondo rappresentato dall’artista non ci sono limiti alla comprensione e all’accettazione: la diversità viene celebrata e ogni identità trova il proprio spazio. È un invito a scoprire territori mentali inesplorati, a sfidare norme predefinite e ad abbracciare la complessità dell’esistenza umana.
ENG With a subtle yet bold act of subversion, Amanda Ziemele transforms the Pavilion into a living organism, immersing spectators in a polyphonic habitat of inclusivity. Drawing inspiration from Edwin A. Abbott's Flatland, Ziemele explores concepts of alternate dimensions and queer ecologies, creating an environment that reflects on inclusivity. In the artist's depicted world, there are no limits to understanding and acceptance; diversity is celebrated, and every identity finds its own space. It's an invitation to discover uncharted mind territories, to challenge predefined norms, and to embrace the complexity of human existence.
Artiglierie
IG @amandaziemele
41 LIBANO
A Dance with her Myth
COMMISSIONER/CURATOR Nada Ghandour
EXHIBITOR Mounira Al Solh
Su una spiaggia di Tiro, Zeus prende la forma di un toro bianco per sedurre la bella principessa Europa e portarla con l’inganno fino alle coste di Creta, dove si unisce con lei. Rivisitando la mitologia degli antichi Fenici, Mounira Al Solh (1978, Beirut) pone il presente in relazione con la leggenda in modo inaspettato, proponendo del mito una lettura alternativa, o addirittura invertita, che richiede una sana distanza critica e una buona dose di umorismo. La ricerca di Europa, alla quale l’artista ci invita a partecipare, contribuisce al compimento di un destino femminile liberato dagli dei, che si traduce, ai giorni nostri, in un percorso per il raggiungimento di una
condizione di equilibrio tra ruoli nella direzione di una compiuta parità di genere.
ENG On a beach in Tyre, Zeus takes the form of a white bull to seduce the beautiful princess Europa and deceitfully carry her to Crete shores, where he unites with her. Revisiting the mythology of the ancient Phoenicians, Mounira Al Solh (Beirut, 1978) connects the present to the legend in an unexpected way, proposing an alternative or even inverted interpretation that allows for critical distance and humour. The exploration of Europa's myth, which the artist invites us to take part in, contributes to the fulfillment of a female destiny freed from gods’ interference, which in modern times translates into a journey towards gender balance and equality.
Artiglierie
www.lebanesepavilionvenice.com
42 Granducato di LUSSEMBURGO
A Comparative Dialogue Act
COMMISSIONER Kultur | lx - Arts Council Luxembourg per conto del Ministero della Cultura
CURATORS Joel Valabrega, Mudam Luxembourg – Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean EXHIBITORS Andrea Mancini & Every Island Sfidando il concetto tradizionale di autorialità nell’arte, il progetto di Andrea Mancini e del collettivo Every Island concentra l’indagine sulla creatività collettiva attraverso il medium del suono. Per tutta la durata della Biennale Arte quattro artisti di diversa provenienza e formazione – la musicista e performer spagnola Bella Báguena, l'artista transdisciplinare francese Célin Jiang, l'artista turca Selin Davasse e l'artista svedese Stina Fors – saranno protagoniste di un fitto programma di residenze e performance. Senza mai incontrarsi fisicamente, nel Padiglione trasformato in una sorta di “officina collettiva di produzione”, ognuna di loro presenterà una libreria sonora rappresentativa del proprio approccio all’arte.
ENG Challenging the traditional concept of authorship in art, this project focuses on the exploration of collective creativity through the medium of sound. During the Art Biennale, four artists from diverse backgrounds and disciplines – Spanish musician and performer Bella Báguena, French transdisciplinary artist Célin Jiang, Turkish artist Selin Davasse, and Swedish artist Stina Fors – will take part in a residency and performance program. Within the Pavilion transformed into a kind of "collective production workshop,” each of them will present a sound library representative of their artistic approach, without ever meeting physically each other.
Sale d’Armi
www.venicebiennale.kulturlx.lu
43 MALTA
I Will Follow the Ship
COMMISSIONER Arts Council Malta
CURATORS Sara Dolfi Agostini e Elyse Tonna
EXHIBITOR Matthew Attard
Matthew Attard (1987, Malta) trae ispirazione da una serie di graffiti storici a tema navale rinvenuti sulla facciata di diversi siti votivi maltesi, incisi nella pietra da anonimi marinai o da semplici passanti come segni di fede e di speranza. Questi disegni risuonano in qualche modo ancora oggi, nell’epoca di Internet, della tecnologia informatica avanzata e dell'intelligenza artificiale, attivando una viva riflessione sul rapporto tra umanità e tecnologia. L’assonanza tra “I” (io) e “eye” (occhio) suggerita dal titolo rimanda alla natura sia oggettiva che soggettiva dell’approccio artistico di Attard.
ENG Matthew Attard (Malta, 1987) draws inspiration from a series of historical naval graffiti found on the facades of various Maltese votive sites, etched into stone by anonymous sailors or simple passersby as signs of faith and hope. These drawings resound somehow even today, in the age of Internet, advanced computer technology, and artificial intelligence, inviting us to reflection on the relationship between humanity and technology. The assonance between "I" and "eye" suggested by the title also alludes to both the objective and subjective nature of Attard's artistic approach.
Artiglierie
IG @iwillfollowtheship
44 MESSICO
As we marched away, we were always coming back
COMMISSIONER Ana Catalina Valenzuela
González
CURATOR Tania Ragasol
EXHIBITOR Erick Meyenberg
Artista messicano ma di origini tedesche e libanesi, Erick Meyenberg racconta il Messico attraverso l’analisi degli imponenti flussi migratori che ne hanno contrassegnato la storia. Intere comunità hanno abbandonato il Paese in cerca di un futuro migliore, ma molto elevato è anche il numero di profughi di diverse nazionalità che si sono rifugiati in Messico per ragioni politiche, sociali o economiche. Più che un racconto, la videoinstallazione di Meyenberg è una poetica evocazione delle vite dei migranti, siano essi stranieri in Messico o messicani all’estero. Al centro dello spazio, una tavola apparecchiata invita ‘passanti e viaggiatori’ a sentirsi a casa propria.
ENG A Mexican artist with German and Lebanese origins, Erick Meyenberg tells Mexico’s story through the analysis of the massive migratory flows that have marked its history. Entire communities have left the country in
46 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
National Participations ARSENALE GUIDE
silentsupper.com
SOMETHING IS WRONG
17 April – 24 November 2024
Opening hours:
Tuesday – Sunday
April – September, 11am – 7pm
October – November, 10am – 6pm
Tana Art Space
Fondamenta de la Tana, 2109A - 30122, Venezia (close to Arsenale)
48 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION Daniel Pešta
www.museummontanelli.com
A project organized by With the support of
search of a better future, while a significant number of refugees from various nationalities have sought refuge in Mexico for political, social, or economic reasons. Meyenberg's video installation is not just a narrative, but a poetic evocation of the lives of migrants, whether they are foreigners in Mexico or Mexicans abroad. In the middle of the exhibition space, a set table invites ‘passersby and travelers’ to feel at home.
Sale d’Armi
IG @bienaldeveneciamx
45 PERÙ Cosmic Traces
COMMISSIONER Armando Andrade de Lucio
CURATOR Alejandro León Cannock
EXHIBITOR Roberto Huarcaya
Sullo sfondo di un ambiente lussureggiante – il Parco Nazionale Bahuaja Sonene, incastonato nella giungla di Tambopata, in Perù – Roberto Huarcaya (1959, Lima) ha steso un rotolo di carta fotosensibile lungo trenta metri sotto una maestosa palma durante un temporale, permettendo ai fulmini di ‘incidere’ la loro impronta sulla carta durante la notte. Il monumentale fotogramma è stato stampato in loco in una camera oscura allestita in mezzo alla giungla per essere successivamente trasferito a Venezia, trasformando il Padiglione peruviano in un santuario rituale immersivo progettato per risvegliare la coscienza, stimolare l'immaginazione e favorire la meditazione.
ENG Against the backdrop of a lush environment - specifically within the Bahuaja Sonene National Park, nestled in the Tambopata jungle of Peru - Roberto Huarcaya placed a 30-meter photosensitive paper roll under a towering palm tree during a storm, so that lightning could 'etch' its imprint onto the paper overnight. The monumental photogram was then developed on-site in a darkroom set up amidst the jungle before being moved to Venice, transforming the Peruvian Pavilion into an immersive ritual sanctuary designed to awaken consciousness, stimulate imagination, and encourage meditation.
Sale d’Armi
IG @robhuarcaya
NEW ENTRY
46 SENEGAL
Bokk - Bound
COMMISSIONER Mariéme Ba
CURATOR Massamba Mbaye
EXHIBITOR Alioune Diagne
Alioune Diagne (1985, Kaffrine, Senegal) ha sviluppato uno stile pittorico complesso e meticoloso che definisce “figuro-abstro”, ritraendo scene di vita senegalese in cui incorpora elementi ispirati alla calligrafia. Disposti come in un grande puzzle di 4 x 12 metri, con al centro una
canoa tradizionale avvolta in tessuto, i dipinti di Diagne invitano a coltivare legami attraverso sfide comuni e valori universali (nella lingua wolof il termine “bokk”, che dà il titolo all’esposizione, significa appunto “ciò che è condiviso”), toccando temi tragicamente attuali come migrazioni, cambiamento climatico, aumento della povertà e razzismo.
ENG Alioune Diagne has developed a complex and meticulous painting style that he defines as "figuro-abstro," portraying scenes of Senegalese life incorporating elements inspired by calligraphy. Arranged like a large puzzle measuring 4 x12 meters, with a traditional canoe wrapped in fabric at its center, Diagne's paintings invite viewers to cultivate connections through common challenges and universal values – in the Wolof language, the term “bokk” in the title means precisely “what is shared” – touching on tragic current issues such as migration, climate change, increasing poverty, and racism.
Artiglierie
IG @aliounediagne_officiel
47 Repubblica delle SEYCHELLES Pala
COMMISSIONER Emmanuel D’Offay
CURATOR Martin Kennedy
EXHIBITORS Jude Ally, Ryan Chetty, Danielle Freakley, Juliette Zelime aka Jadez Partendo da Pala, l’utopica isola di un celebre romanzo di Aldous Huxley, il Padiglione presenta le opere di quattro artisti che attraverso differenti media intrecciano narrazioni attorno a temi di identità nazionale, culturale e sociale. Dalla riflessione sull’alienazione dell’individuo nella società all’omaggio alla ricchezza multietnica e multiculturale del Paese, dalle nuove modalità di comunicazione, che coinvolgono il pubblico in prima persona, all’esplorazione dell’ideologia del viaggio e della migrazione, Pala offre una visione sfaccettata e lungimirante del mondo contemporaneo.
ENG
Starting from Pala, the utopian island in a famous novel by Aldous Huxley, the Pavilion presents the works of four artists who intertwine narratives through different media around themes of national, cultural, and social identity. From reflections on individual alienation in society to a homage to the country's rich multi-ethnic and multicultural diversity, from new modes of communication engaging the audience firsthand to exploring the ideology of travel and migration, Pala offers a multifaceted and forward-thinking vision of the contemporary world.
Sale d’Armi
48 SINGAPORE Seeing Forest
COMMISSIONER LOW Eng Teong, Chief Executive Officer, National Arts Council, Singapore
CURATOR Haeju KIM
EXHIBITOR Robert Zhao Renhui
Ogni foresta è liminale, persino una foresta che cresce nel centro di una città. Come una lente che mette in evidenza la resilienza della natura, l’installazione di Robert Zhao Renhui (1983, Singapore) offre una suggestiva esplorazione delle foreste secondarie, rigenerate da terreni precedentemente deforestati per far spazio allo sviluppo urbano o a coltivazioni intensive. Spesso invasi da specie vegetali e animali introdotte a Singapore nel XIX secolo, questi confini tra la foresta primaria e le zone urbanizzate forniscono spunti per riflettere sulla complessa coesistenza tra esseri umani e non umani.
ENG Every forest is liminal, even one that grows in the center of a city. Like a lens that highlights the resilience of nature, Robert Zhao Renhui's installation offers a captivating exploration of secondary forests, regenerated from land that was deforested to make way for urban development or intensive cultivation. Often invaded by plant and animal species introduced to Singapore in the 19th century, these boundaries between primary forest and urbanized areas provide insights to reflect upon human and non-human coexistence.
Sale d’Armi
www.singaporeartmuseum.sg
IG @robert_zhao
49 Repubblica del SUDAFRICA
Quiet Ground
COMMISSIONER Nosipho Nausca-Jean Jezile, Ambasciatore del Sudafrica
CURATOR Portia Malatjie
EXHIBITOR MADEYOULOOK– Molemo Moiloa and Nare Mokgotho
Partendo da un passato di storie di migrazione forzata e di espropriazione di terre in Sudafrica, Quiet Ground riflette sulle possibilità di un riscatto individuale e comunitario attraverso l’arte e la cultura. Incentrata su un’installazione sonora del collettivo MADEYOULOOK e supportata da un public program e da una serie di contenuti digitali, l’esposizione si focalizza sui processi di riabilitazione di quei territori in cui la cultura indigena è più radicata. L’obiettivo è affermare idee e pratiche di appartenenza e di ricostruzione dell’identità attraverso l’ascolto della Terra quale portale di risonanza contro la violenza e lo sfruttamento.
ENG Starting from forced migration and land expropriation which took place in South Africa, Quiet Ground reflects on the possibili-
49 GUIDE ARSENALE National Participations ARSENALE
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
making space for art
BIENNALE ARTE 2024
National Participation
AZERBAIJAN PAVILION
From Caspian To Pink
Planet: I Am Here
Campo della Tana, Castello 2126/A
20.04 – 24. 11
Collateral Event
Above ZobeideExhibition from Macao China
Istituto Santa Maria della Pietà, Castello 3701
Global Painting. La Nuova pittura cinese
From an idea of Vittorio Sgarbi and Silvio Cattani
Curated by Lü Peng and Paolo De Grandis with Carlotta Scarpa and Li Guohua
07.12.2023 – 05.05.2024
Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
SINCE 1984 Curatorship Consultancy Management
136 EXHIBITIONS IN THE VENICE BIENNALE
40th Anniversary 1984 -2024
QUARTETTO
This is where it all started in Scuola Grande di San Giovanni Evangelista with artists Joseph Beuys, Bruce Nauman, Enzo Cucchi, Luciano Fabro and curators Paolo De Grandis, Achille Bonito Oliva, Alanna Heiss, Kaspar Koenig
Collateral Event
Trevor Yeung: Courtyard of AttachmentsHong Kong in Venice Campo della Tana, Castello 2126
LI CHEVALIER
I Hear the Water Dreaming
Curated by Paolo De Grandis and Carlotta Scarpa
Scientif direction of Marta Boscolo Marchi
11.05 – 15.09 2024
Museo d’Arte Orientale di Venezia
artecommunications.com
50 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
ties of individual and community redemption through art and culture. Centered around a sound installation by the collective MADEYOULOOK and supported by a public program and a series of digital content, the exhibition focuses on the rehabilitation processes of territories where indigenous culture is deeply rooted. The aim is to affirm ideas and practices of belonging and identity reconstruction through listening to the Earth as a portal of resonance against violence and exploitation.
Sale d’Armi www.sapavilion.co.za
50 TURCHIA Hollow and Broken: A State of the World
COMMISSIONER Istanbul Foundation for Culture and Arts (I KSV)
EXHIBITOR Gülsün Karamustafa
Utilizzando materiali di recupero, l’artista turca Gülsün Karamustafa (1946, Ankara) crea sculture che riflettono lo stato attuale del mondo, ridotto a un campo di battaglia sconvolto da guerre, migrazioni forzate, crisi ambientali e ingiustizie sociali. Evocando sia fisicamente che emotivamente il vuoto causato da questa devastazione senza precedenti, ormai apparentemente senza fine, l'installazione offre uno sguardo lucido sulle sfide umane e ambientali contemporanee, invitando il pubblico a prendere piena consapevolezza della realtà che lo circonda.
ENG Using reclaimed materials, Turkish artist Gülsün Karamustafa creates sculptures that reflect the current state of the world, reduced to a battlefield ravaged by wars, forced migrations, environmental crises, and social injustices. Evoking both physically and emotionally the void caused by unprecedented and seemingly endless devastation, the installation offers a clear look on contemporary human and environmental challenges, inviting the audience to become fully aware of the reality surrounding them.
Sale d’Armi www.iksv.org
51 UCRAINA Net Making
COMMISSIONER Taras Shevchenko, Deputy Minister for European Integration
CURATORS Viktoria Bavykina and Max Gorbatskyi
EXHIBITORS Katya Buchatska, Andrii Dostliev, Lia Dostlieva, Daniil Revkovskyi, Andrii Rachynskyi, Oleksandr Burlaka
L’installazione architettonica Work di Oleksandr Burlaka, costituita da tessuti di lino risalenti agli anni ‘50, crea uno spazio circolare nel quale
prende posto la ‘rete’ dei progetti artistici del Padiglione ucraino. Il film Civilians. Invasion di Daniil Revkovskyi e Andrii Rachynskyi racconta i primi giorni dell’invasione russa attraverso il reperimento di video da fonti open source e da canali YouTube privati; con Best Wishes, progetto realizzato con la collaborazione di un gruppo di persone neurodivergenti, Katya Buchatska si focalizza sull’uso problematico di cliché linguistici in tempo di guerra; Comfort Work di Andrii Dostliev e Lia Dostlieva analizza infine le percezioni stereotipate dei rifugiati ucraini all’estero.
ENG The architectural installation Work by Oleksandr Burlaka, made up of linen fabrics dating back to the 1950s, creates a circular space where the 'net' of artistic projects of the Ukrainian Pavilion takes place: the film Civilians. Invasion by Daniil Revkovskyi and Andrii Rachynskyi tells the early days of the Russian invasion through the retrieval of videos found from open-source and private YouTube channels; with Best Wishes, a project realized in collaboration with a group of neurodivergent individuals, Katya Buchatska focuses on the problematic use of linguistic clichés during wartime; finally, Comfort Work by Andrii Dostliev and Lia Dostlieva analyzes the stereotypical perceptions regarding Ukrainian refugees abroad.
Sale d’Armi
www.ukrainianpavilion.org
52 Repubblica dell’UZBEKISTAN
Don’t Miss the Cue
COMMISSIONER Gayane Umerova, Art and Culture Development Foundation
CURATOR Center for Contemporary Art Tashkent
EXHIBITOR Aziza Kadyri
L’installazione di Aziza Kadyri ricostruisce l'atmosfera di un backstage ispirato alle Case della Cultura presenti in Eurasia all'inizio del XX secolo. L'ambientazione teatrale prende vita attraverso sculture create a partire da bozzetti di costumi tradizionali, integrate da materiali audiovisivi realizzati dal gruppo di artiste Qizlar Collective. Il progetto si concentra sulle pratiche collettive femminili e sulle complesse relazioni tra il corpo fisico e il mondo circostante. L’indagine artistica di Kadyri si allarga fino ad includere tematiche quali migrazione, decolonizzazione, linguaggio, invisibilità sociale e rapporto fra tradizione e tecnologia.
ENG
Aziza Kadyri's installation recreates the atmosphere of a backstage, inspired by the Houses of Culture located throughout Eurasia at the beginning of the 20th century. The theatrical setting comes to life through sculptures created from sketches of traditional costumes, integrated with audiovisual materials produced by the Qizlar Collective group of women artists. The project focuses on women's collective practices and the complex relationships be-
tween the physical body and the surrounding world. Kadyri's artistic investigation extends to topics such as migration, decolonization, language, social invisibility, and the relationship between tradition and technology.
Quarta Tesa www.acdf.uz
53 PADIGLIONE ITALIA
Due qui / To Hear
COMMISSIONER Angelo Piero Cappello, Direttore Generale Creatività
Contemporanea, Ministero della Cultura
CURATOR Luca Cerizza
EXHIBITOR Massimo Bartolini
Massimo Bartolini crea un itinerario in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conduce a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa. Un percorso visivo, tattile e sonoro che intreccia radici culturali antiche, comuni a più popoli nonostante le distanze geografiche, e che al contempo porta a riscoprire alcune straordinarie tradizioni artistiche e artigianali dell'Italia. La suggestione del titolo – “Two here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire) –rimanda alla natura relazionale del suono. La pratica dell’ascolto è infatti il comune denominatore di questo viaggio nel tempo e nello spazio, stimolo all’introspezione e al ritrovamento di sé, presupposto ineludibile per accogliere l’altro.
ENG Massimo Bartolini’s itinerary is made of an interplay of emptiness and fullness, movement and pause which leads to unexpected encounters with sonic and performative works and installations. This visual, tactile, and auditory journey intertwines ancient cultural roots shared by diverse peoples despite geographical distances, while also facilitating the rediscovery of extraordinary Italian artistic and craft traditions. The title’s suggestion – "Two here" and "To hear" – hints at the relational nature of sound. The act of listening indeed serves as the common thread throughout this journey across time and space, acting as a catalyst for introspection and self-discovery, and an essential prerequisite for embracing others.
Tese e Giardino delle Vergini www.duequi-tohear.it
51 GUIDE ARSENALE National Participations ARSENALE
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
SWATCH FACES 2024
Aperto nel novembre del 2011 allo scopo di incoraggiare lo scambio creativo, lo Swatch Art Peace Hotel di Shanghai ha ospitato oltre 520 artisti provenienti da 58 paesi, invitati a vivere e lavorare all’interno di appartamenti-atelier per un periodo variabile da tre a sei mesi. Da Shanghai a Venezia: Swatch Faces 2024 presenta 6 artisti in residenza di incredibile talento, con un mix unico di opere che esplorano nuovi territori e nuovi linguaggi.
ENG The Swatch Art Peace Hotel opened in 2011 in Shanghai to encourage creative exchange and has since welcomed 520+ artists-in-residency from 58 countries. From Shanghai to Venice: Swatch Faces 2024 presents six of them, all incredibly talented. A unique mix of works explores new territories and new languages.
MAYA GELFMAN. The Shanghai Series
Nata in Israele, Maya vive e lavora come nomade dal 2017. È un’artista multidisciplinare. The Shanghai Series è un tripudio di colori e forme che catturano la vibrante energia e l’espressione della vita nella vivace Shanghai.
ENG Born in Israel, Maya lives and works as a modern nomad since 2017. She is a multidisciplinary artist. Her Shanghai Series are a feast of colours and shapes that capture the vibrant energy and expression of life in the bustling city of Shanghai.
JUAN PABLO CHIPE. La Escultura Project
Artista visivo di talento, originario del Messico. Si immerge nel mondo delle arti video e delle animazioni 2D, che trasforma abilmente in accattivanti cortometraggi, illustrazioni e design. La Escultura è una fusione vivace e provocatoria della cultura messicana e statunitense.
ENG Chipe is a talented Mexican visual artist who works with video art and 2D animations. The artist creates captivating short films and illustration and design work. La Escultura Project is a lively and provocative sculpted fusion of Mexican and US culture.
LEO CHIACHIO & DANIEL GIANNONE
Comechifonnes#1 and Comechifonnes#4
Dinamico collettivo artistico argentino specializzato in arti applicate, in particolare ricami e mosaici tessili. La loro installazione unica e ipnotica, che mescola tessuti, ricami, patchwork e quilt, invita il pubblico a dialogare con l’opera e con gli artisti che vi sono raffigurati.
Chiachio & Giannone are a dynamic art collective who specialize in applied arts, especially embroidery and textile mosaics. Their unique, mesmerizing installation mixes fabrics, embroidery, patchwork, and quilting invites the audience to engage in a dialogue with both the artwork and the artists depicted within it.
LUO BI. Flower of Abundance
Artista digitale cinese, intreccia animazioni generate al computer con osservazioni della natura. Flower of Abundance è un mondo virtuale in cui madre natura prende vita attraverso creazioni a tema vegetale, sfidando lo spettatore ad osservare il mondo sotto una luce completamente nuova.
ENG A Chinese digital artist, Luo Bi weaves computer-generated animations with observations on natural elements. Flower of Abundance is a virtual world where Mother Nature is brought to life through plant-themed creations, challenging the viewer to see the world in a whole new light.
JIANNAN WU. Fab. News, Destiny is all, Cheers
Artista visivo, nato in Cina e attualmente residente a New York, realizza altorilievi dove miscela dimensioni anche controverse con situazioni esageratamente pop, quasi da cartoon. In Fab. News mette provocatoriamente in discussione l’autenticità e la parzialità delle notizie; in Destiny is all, personaggi tratti da film e telefilm percorrono il ciclo della vita e in Cheers, una cena goliardica si svolge in una casa tradizionale.
ENG Jiannan Wu is a visual artist born in China who currently resides in New York. Fab. News is a piece that provocatively questions the authenticity and bias present in today’s news cycle, while in Destiny is all, characters taken from film and TV shows participate in the cycle of life. In Cheers, a scene from a Bohemian dinner party takes place in a traditional household.
Sale d’Armi
www.swatch-art-peace-hotel.com
BEATRIZ MILHAZES
CURATOR Adriano Pedrosa
EXHIBITOR Beatriz Milhazes
Per il Padiglione delle Arti Applicate Beatriz Milhazes ha creato cinque nuovi dipinti di grandi dimensioni che fanno riferimento alla palette e ai motivi di tessuti tradizionali di diverse culture, molti dei quali esposti nel Victoria&Albert Museum. Il lessico visivo e il peculiare metodo di Milhazes, che combina pittura, monotipia, collage e monostampa, sfida lo spazio modernista di Matisse, Sonia Delaunay e Mondrian introducendo riferimenti ad artiste brasiliane come Tarsila do Amaral e Ione Saldanha. Onde e motivi floreali si intrecciano con i pattern dei tessuti in spettacolari aggregati cromatici e in composizioni dinamiche che infrangono i confini tra astratto e figurativo.
ENG For the Applied Arts Pavilion, Beatriz Milhazes created five supersized paintings inspired by the colour palette and the motifs and textures found in the traditional clothing of different cultures, many of whom are exhibited at the Victoria & Albert Museum. Milhazes’s visual lexicon and her peculiar technique – a mix of painting, monotyping, collage, and monoprint – challenge the modernist space of Matisse, Sonia Delaunay, and Mondrian by introducing references to Brazilian artists such as Tarsila do Amarau and Ione Saldanha. Waves and floral motifs intertwine with the patterns of fabric and result in spectacular chromatic compounds and dynamic compositions that break the barriers between abstraction and figuration. Padiglione delle Arti Applicate Sale d’Armi www.vam.ac.uk
52 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION National Participations ARSENALE GUIDE
Featuring Works
by Bruno Catalano
Come visit our galleries in Venice
Piazza San Marco 50/A Dorsoduro 686
ravagnangallery.com
53 GUIDE ARSENALE National Participations ARSENALE
第60届
威尼斯国际艺术双年展
中国国家馆
PAVILION OF THE P.R. CHINA OF THE 60TH INTERNATIONAL ART EXHIBITION
PAVILION OF THE P.R. CHINA OF THE 60TH INTERNATIONAL ART EXHIBITION
—LA BIENNALE DI VENEZIA
—LA BIENNALE DI VENEZIA
disseminate, and spread. The essence of "集" lies in facilitating intercommunication among a broader audience group, and even fostering a sense of "community." This marks the transition of "集 (collection)" to "展 (exhibition)." Therefore, drawing on the dual meanings of "集" as both a noun and a verb, this exhibition is divided into two main sections: "集(Collect)" and, its extension, "传(Translate)."
disseminate, and spread. The essence of "集" lies in facilitating intercommunication among a broader audience group, and even fostering a sense of "community." This marks the transition of "集 (collection)" to "展 (exhibition)." Therefore, drawing on the dual meanings of "集" as both a noun and a verb, this exhibition is divided into two main sections: "集(Collect)" and, its extension, "传(Translate)."
美美与共 集 ATLAS: HARMONY IN DIVERSITY
美美与共 集 ATLAS: HARMONY IN DIVERSITY
Curators: Wang Xiaosong, Jiang Jun 策展人:王小松 / 姜俊
Curators: Wang Xiaosong, Jiang Jun 策展人:王小松 / 姜俊
The character "集"(ji), bears a hieroglyphic form " ," depicting three birds perched on a single tree. As a verb, it means "to gather, converge, collect, or assemble." In this exhibition, "集" is employed to underscore the concept of integration. It symbolizes the convergence of a diverse spectrum encompassing different races, beliefs, identities, ideas, purposes, backgrounds, and cultures on a global scale. This character serves as an invitation, embodying absorption and acceptance, fostering opportunities for dialogue, communication, and mutual understanding. In Chinese, the term "集" also refers to compiling art, cultural relics, or knowledge into one document. As a noun, "集" can be translated as "Atlas." When collected and compiled in documentary form, it naturally implies a purpose to exhibit,
The character "集"(ji), bears a hieroglyphic form " ," depicting three birds perched on a single tree. As a verb, it means "to gather, converge, collect, or assemble." In this exhibition, "集" is employed to underscore the concept of integration. It symbolizes the convergence of a diverse spectrum encompassing different races, beliefs, identities, ideas, purposes, backgrounds, and cultures on a global scale. This character serves as an invitation, embodying absorption and acceptance, fostering opportunities for dialogue, communication, and mutual understanding. In Chinese, the term "集" also refers to compiling art, cultural relics, or knowledge into one document. As a noun, "集" can be translated as "Atlas." When collected and compiled in documentary form, it naturally implies a purpose to exhibit,
"Collect" "A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings" Image Documentation Exhibition. The "Collect" section features digital documentation of 100 Chinese paintings currently housed overseas, all sourced from the digital archives of "A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings" project. Over the course of 19 years, this grand project has amassed a collection of 12,405 pieces/sets of ancient Chinese painting treasures. Among these, over 3,000 pieces/sets are housed in institutions outside China, accounting for a quarter of the total works recorded. This exhibition selectively presents 100 of these overseas-held paintings from the collection in a data visualization format. It delves into the history of their circulation, using images to chronicle the journey and display the transition from physical loss to digital reclamation—encapsulating the process of "collecting."
"Collect" "A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings" Image Documentation Exhibition. The "Collect" section features digital documentation of 100 Chinese paintings currently housed overseas, all sourced from the digital archives of "A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings" project. Over the course of 19 years, this grand project has amassed a collection of 12,405 pieces/sets of ancient Chinese painting treasures. Among these, over 3,000 pieces/sets are housed in institutions outside China, accounting for a quarter of the total works recorded. This exhibition selectively presents 100 of these overseas-held paintings from the collection in a data visualization format. It delves into the history of their circulation, using images to chronicle the journey and display the transition from physical loss to digital reclamation—encapsulating the process of "collecting."
"Translate" Learning from the past, Innovating for the future. The "Translate" section emphasizes "inheriting" and disseminating. To this end, it has convened seven contemporary artists— Che Jianquan, Jiao Xingtao, Qiu Zhenzhong, Shi Hui, Wang Shaoqiang, Wang Zhenghong, and Zhu Jinshi—to create seven sets of artworks in response to the digital archives of "A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings." This represents an endeavor to balance and integrate the traditional with the contemporary, and the regional with the global.
"Translate" Learning from the past, Innovating for the future. The "Translate" section emphasizes "inheriting" and disseminating. To this end, it has convened seven contemporary artists— Che Jianquan, Jiao Xingtao, Qiu Zhenzhong, Shi Hui, Wang Shaoqiang, Wang Zhenghong, and Zhu Jinshi—to create seven sets of artworks in response to the digital archives of "A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings." This represents an endeavor to balance and integrate the traditional with the contemporary, and the regional with the global.
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第60届 威尼斯国际艺术双年展 中国国家馆
Che Jianquan, Pavilion
Shi Hui, Writing-Non-Writing
Jiao Xingtao, Soul·Rhyme
Qiu Zhenzhong, STATUS
Zhu Jinshi, Rice Paper Pagoda
Wang
Between "Collect" and "Translate," the curatorial team draws inspiration from the 20th-century German art historian Aby Warburg's "Mnemosyne Atlas." Through the methodology of image documentation, thematic panels are set up for each artwork. This approach aims to juxtapose a multitude of images, linking Chinese historical paintings with contemporary artworks, while also resonating with the global history of imagery, creating a bidirectional linkage between Chinese and foreign, ancient and modern. A century ago, Warburg placed images from different regions and eras side by side on panels to study the logic of human historical evolution and emotional expression, seeking to uncover the "commonality" in human behavior and cognition behind the images. In today's world, this approach undoubtedly is what humanity amidst division and conflict urgently needs.
In the past half-century, there has been a significant focus on the discourse of "difference," the dichotomy of subject and object, and the opposition between "the self" and "the other," leading to ongoing conflicts and confrontations. Today, as humanity grapples with deteriorating external ecological conditions and internal struggles posed by "foreigners everywhere," this exhibition seeks to facilitate a paradigm shift—from "difference" to "coexistence"—by reactivating and disseminating the wisdom embedded in traditional Chinese culture, which advocates for "harmony in diversity," "harmonious coexistence," and "shared beauty."
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——
02 03 05 06 01 07 08 04
Wang Xiaosong, Jiang Jun
A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings Project Team, A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings Archives
Wang Shaoqiang, Heritage Reimagined
01 02 03 04 05 06 07 08
Zhenghong, Symphony of Birds
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National Participations AROUND TOWN
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54 Repubblica di ARMENIA Echo
COMMISSIONER Svetlana Sahakyan, Head of Modern Art Department, Ministry of Education, Science, Culture and Sports of the Republic of Armenia
CURATOR Armen Yesayants
EXHIBITOR Nina Khemchyan
L’area centrale dello spazio è dominata da undici sfere di ceramica blu adornate di iscrizioni dorate che richiamano i canti di pentimento ( sharakan ) scritti dal filosofo, teologo, poeta e inventore dell'alfabeto armeno Mesrop Mashtots. I concetti di peccato e pentimento sono espressi anche attraverso Seven Deadly Sins, un rotolo di carta bianca lungo cinquanta metri diviso in sette parti, ciascuna delle quali rappresenta uno dei peccati capitali. Le due opere dialogano fra loro producendo un’eco che riverbera nell’ambiente, mentre in sottofondo risuona l'esecuzione a cappella di inni appartenenti alla musica sacra armena.
ENG Eleven blue ceramic spheres are at the centre of this exhibition. They are adorned with golden inscriptions that recall the chants of repentance (sharakan) written by the philosopher, theologian, poet, and inventor of the Armenian alphabet Mesrop Mashtots. The concepts of sin and repentance are also expressed through Seven Deadly Sins, a fifty-meter-long roll of white paper divided into seven parts, each of which represents one of the deadly sins. The two works dialogue with each other, producing an echo that reverberates in the exhibition space, while in the background we can hear a cappella performance of hymns belonging to traditional Armenian sacred music. Magazzino del Sale 3, Dorsoduro 264 IG @khemchyan_nina
55 Repubblica dell’AZERBAIGIAN
From Caspian to Pink Planet: I Am Here
COMMISSIONER Ambassador Rashad Aslanov
CURATORS Luca Beatrice, Amina Melikova
EXHIBITORS Vusala Agharaziyeva, Rashad Alakbarov, Irina Eldarova
Tre artisti appartenenti a generazioni e discipline diverse offrono uno sguardo sull’effervescenza culturale e artistica dell’Azerbaigian. Nel dipinto Pink Planet di Vusala Agharaziyeva (1990, Baku) i viaggi che hanno caratterizzato la sua biografia divengono veicolo ideale per la trasmissione di un comune sentirsi “stranieri ovunque”. L’installazione I Am Here di Rashad Alakbarov (1990, Baku) conduce in un labirinto estraniante che offre una via di uscita solo si è disposti a cambiare punto di vista. La serie di dipinti Girls Prefer Oilmen di Irina Eldarova, nata a Mosca nel 1955 ma residente in
Azerbaigian, racconta una storia d’amore in stile anni ‘50 tra un lavoratore dei giacimenti petroliferi del Mar Caspio e Marilyn Monroe.
ENG Three artists from different generations and artistic disciplines offer a glimpse into Azerbaijan’s cultural and artistic effervescence. In Pink Planet by Vusala Agharaziyeva (1990, Baku), the many travels that have marked the artist's biography become an ideal vehicle for conveying a common sense of feeling "foreigners everywhere." The installation
I Am Here by Rashad Alakbarov (1990, Baku) leads into a disorienting labyrinth that offers an exit only if the visitor is willing to change perspective. The series Girls Prefer Oilmen by Irina Eldarova, born in Moscow in 1955 and living in Azerbaijan, tells an imaginary love story between a Caspian Sea oil field worker and Marilyn Monroe.
Campo della Tana, Castello 2126/A www.azerbaijanvenicebiennale.com
56 Repubblica Popolare del BANGLADESH
The Contact
COMMISSIONER Liaquat Ali Lucky
CURATOR Viviana Vannucci
EXHIBITORS Abdur Rab, Syeda Mahbuba
Karim, Shahjahan Ahmed Bikash, Shahid Kbir, Claudia De Leonardis, Anna Carla De Leonardis, Roberto Saglietto, Natalia Revoniuk, Patrizia Casagranda, DoJoong Jo, Jiyoon Oh, Franco Marrocco, Marco Nereo Rotelli, Mirko Demattè
Ipotizzando uno sbarco alieno sulla Terra, artisti di diverse nazionalità si interrogano sull’impatto che questo evento avrebbe sul genere umano. Quale delle due entità entrate improvvisamente in contatto potrebbe essere definita, con cognizione di causa, “diversa”? La diversità assume qui un significato relativo, trasformandosi in forza capace di rovesciare le aspettative del mondo mettendo in discussione il modo di pensare convenzionale. Il progetto si ispira al film di fantascienza Contact del 1997, la cui protagonista è un’astrofisica (Jodie Foster) anch’essa considerata una “diversa” per la sua determinazione a stabilire un primo contatto con una civiltà extraterrestre che si rivelerà sorprendente.
ENG By supposing aliens’ landing on Earth, artists of different nationalities wonder about the impact this event would have on mankind. Which of the two entities, just come into contact, could be defined as "different"? Taking on a relative meaning, diversity becomes a force capable of overturning world's expectations and questioning conventional thinking. The project is inspired by the 1997 science fiction movie Contact, where the protagonist (Jodie Foster) is also considered "different" for her determination to establish first contact with an extraterrestrial civilization.
Spazio Espositivo STAERT Santa Croce 1979/A
57 BOSNIA-ERZEGOVINA
The Measure of the Sea
COMMISSIONER/CURATOR Marin Ivanovi
EXHIBITOR Stjepan Skoko
Quali parametri sono necessari per leggere il significato stratificato del mare, la sua profondità e spaziosità, il suo simbolismo e il suo impatto sulla civiltà e sull’individuo? Il progetto di Stjepan Skoko, che prende le mosse dall’innata necessità umana di conoscere il mondo attraverso categorizzazioni e misurazioni, presenta sezioni quadrate di alluminio verniciate di blu con elementi ricoperti di ruggine o sabbiati in alluminio grezzo che richiamano la divisione in quadranti delle carte nautiche. Un altro gruppo scultoreo riproduce un ambiente sottomarino con elementi in ferro forgiati in una fucina tradizionale di Kreševo, città situata nel centro della Bosnia-Ezegovina, collegando così idealmente la terra al mare.
ENG Which criteria do we need to understand the layered meaning of the sea, its depth and vastness, its symbolism, and its impact on civilization and individuals? Stjepan Skoko's project, which stems from the innate human need to understand the world through categorizations and measurements, presents square sections of blue-painted aluminum with elements covered in rust or sandblasted raw aluminum, reminding of nautical charts dials. Another sculptural group reproduces an underwater environment with iron elements forged in a traditional smithy in Kreševo, a city in central Bosnia and Herzegovina, thus symbolically connecting land and sea.
Palazzo Zorzi, UNESCO Regional Bureau for Science and Culture in Europe (UNESCO Venice Office), Castello 4930
58 BULGARIA
The Neighbours
COMMISSIONER Nadezhda Dzhakova
CURATOR Vasil Vladimirov
EXHIBITORS Krasimira Butseva, Julian Chehirian, Lilia Topouzova
Un’installazione multimediale interattiva ricrea le case dei sopravvissuti alla violenza politica durante l’era comunista in Bulgaria, portando alla luce le loro memorie a lungo taciute tramite frammenti di registrazioni audio-video originali. Il progetto è il risultato di venti anni di ricerche storiche e di indagini etnografiche che tracciano un racconto vivo sia delle esperienze di violenza vissute, sia delle profonde cicatrici che arresti e prigionia hanno lasciato sul corpo e nella mente delle vittime, con l’intento di evidenziare le conseguenze del deliberato silenzio su decenni di violenza di Stato e dell’assenza di memoria nella coscienza pubblica contemporanea.
ENG An interactive multimedia installation recreates the homes of survivors of
59 GUIDE AROUND TOWN National Participations AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
political violence during the communist era in Bulgaria, shedding light on their long-untold memories through fragments of original audio-video recordings. The project is the result of twenty years of historical research and ethnographic investigations telling both the violence suffered by people and the deep scars left on their bodies and minds by arrests and imprisonments. Its aim is to highlight the consequences of decades of deliberate silence on state violence and the absence of memory in contemporary public consciousness.
Sala Tiziano
Centro Culturale Don Orione Artigianelli
Fondamenta delle Zattere ai Gesuati
Dorsoduro 919
www.bulgarianpavilionvenice.art
59 Repubblica del CAMERUN
Nemo propheta in patria
COMMISSIONER Serge Achille Ndouma
CURATORS Paul Emmanuel Loga Mahop, Sandro Orlandi Stagl
EXHIBITORS Jean Michel Dissake, Hako Hankson, Kendji & Ollo Arts, PatrickJoël Tatcheda Yonkeu, Guy Wouete, Angelo Accardi, Julia Bornefeld, Cesare Catania, Adélaïde Laurent-Bellue, Franco Mazzucchelli, Rex and Edna Volcan, Giorgio Tentolini, Liu Youju
Seconda partecipazione per il Camerun con una mostra che si rifà al detto latino Nemo propheta in patria per riflettere sulla difficoltà che molti innovatori incontrano nel farsi comprendere nel proprio ambiente nativo. Un dialogo tra progetti di artisti camerunesi e internazionali celebra il coraggio di chi ha sempre seguito le proprie idee a prescindere dal riconoscimento ottenuto a livello locale, guardando verso un orizzonte internazionale. La mostra si pone l’obiettivo “emissioni zero”, adottando misure di riduzione e rilevamento delle emissioni di CO2, le quali saranno compensate mediante la certificata piantumazione di una nuova foresta in Camerun.
ENG
Second participation for Cameroon, which refers to the Latin saying Nemo propheta in patria to reflect on the difficulty that many innovators encounter in making themselves understood in their native environment.
A dialogue between projects by Cameroonian and international artists celebrates the courage of those who have always followed their ideas regardless of the recognition obtained in their own country, looking towards an international horizon. The exhibition sets the goal of “zero emissions”, adopting measures for the reduction and monitoring of CO2 emissions, which will be compensated through the certified planting of a new forest in Cameroon.
Palazzo Donà delle Rose
Fondamenta Nove, Cannaregio 5038
60 CILE Cosmonación
COMMISSIONER Florencia Loewenthal
CURATOR Andrea Pacheco González
EXHIBITOR Valeria Montti Colque
Mamita Montaña (Madre Montagna) è un’imponente scultura alta più di cinque metri, composta da tappeti decorati con collage, acquerelli, disegni su carta, tessuti stampati, piccoli pezzi di ceramica e fotografie. Ricordando la forma di una montagna, l’installazione rappresenta un luogo sicuro per esiliati e rifugiati. Attorno a questo fulcro, Cosmonación si sviluppa presentando altre opere dell’artista cilena naturalizzata svedese Valeria Montti Colque, fra cui una processione di figure in ceramica che rappresentano divinità o esseri mitologici, pezzi tessili e proiezioni video. Nell’insieme l’ambiente si trasforma in un luogo di confine simbolico dove le culture si incontrano, si fondono, si dissolvono per poi ritornare.
ENG Mamita Montaña (Mother Mountain) is a massive five-meter tall sculpture made of carpets decorated with collage, watercolors, drawings on paper, printed fabrics, small ceramic pieces, and photographs. Recalling the shape of a mountain, the installation represents a safe haven for exiles and refugees. Cosmonación unfolds around this core, presenting other works by the Chilean-Swedish artist Valeria Montti Colque, including a parade of ceramic statuettes representing deities or mythological beings, fabric pieces, and video projections. Overall, the environment transforms into a symbolic borderland where cultures meet, blend, dissolve, and finally come back.
Magazzino n. 42, Marina Militare, Arsenale di Venezia, Fondamenta Case Nuove Castello 2738/C
IG @cosmonacion | www.cultura.gob.cl
61 Repubblica di CIPRO
On a wildflower-lined gravel track off a quiet thoroughfare…
COMMISSIONER Louli Michaelidou
CURATORS/EXHIBITORS FOREVER INFORMED: Peter Eramian (LLC - Lower Levant Company), Emiddio Vasquez (LLC - Lower Levant Company), Andreas Andronikou (Endrosia), Marina Ashioti (Endrosia), Niki Charalambous (Endrosia), Doris Mari Demetriadou (Endrosia), Irini Khenkin (Endrosia), Rafailia Tsiridou (Endrosia), Alexandros Xenophontos (Endrosia), Haig Aivazian
Il titolo della mostra prende spunto dalla frase di apertura di un articolo di Forbes del 2019 che denunciava un’operazione segreta di spionaggio nella città costiera di Larnaca. Partendo da questo aneddoto apparentemente innocuo (che
letto nella sua interezza introduce il tema del ghosting ) e proseguendo con altre storie di operazioni clandestine e intercettazioni di intelligence su scala globale avvenute a Cipro, il Padiglione assume la facciata para-fittizia di un’agenzia chiamata Forever Informed, da intendersi sia come entità reale che come presenza virtuale sui social media. Accanto a interventi scultorei, audiovisivi e spaziali, all’interno dell’esposizione è inserito uno spazio di lavoro vigile quale monito alla necessità di rimanere in osservazione di tutto ciò che ci circonda nello stesso modo di chi pratica il ghosting : silenziosi e attenti.
ENG The title of the exhibition is inspired by the opening sentence of a 2019 Forbes article revealing a secret spying operation in the coastal city of Larnaca. Starting from this apparently harmless anecdote which introduces the theme of ghosting and continuing with other stories of clandestine operations and global intelligence interceptions occurred in Cyprus, the Pavilion takes on the quasi-fictional facade of an agency called Forever Informed, both as a real entity and as a virtual presence on social media. Alongside sculptural, audiovisual, and spatial interventions, the exhibition includes a vigilant workspace as a reminder of the need to carefully observe everything around us just as those practicing ghosting do: silent and attentive.
Associazione Culturale Spiazzi Castello 3865
62 Repubblica Democratica del CONGO Vibranium
EXHIBITOR Aimé Mpane, Eddy Kamuanga Ilunga, Eddy Ekete Mombesa, Jean Katambayi Mukendi, Cédric, Sungo Mome, Steve Bandoma, Kongo Astronauts (Eléonore Hellio, Michel Ekeba)
Tramite dipinti, sculture, fotografie e performance che riflettono il loro patrimonio culturale gli artisti congolesi esprimono le loro preoccupazioni per gli incalcolabili danni causati all’ambiente dall’industria mineraria.
ENG Through paintings, sculptures, photographs, and performances that reflect their cultural heritage, Congolese artists express their concerns about the immeasurable damage caused to the environment by the mining industry.
Ex Cappella Buon Pastore, Castello 77
60 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
63 COSTA D’AVORIO
The Blue Note
COMMISSIONER Illa Ginette Donwahi
CURATOR Simon Njami
EXHIBITORS Jems Koko Bi, François Xavier Gbré, Sadikou Oukpedjo, Franck Abd-Bakar Fanny, Marie Claire Messouma
Il Padiglione ivoriano riunisce cinque artisti di diversa estrazione tecnica e stilistica coordinati dallo scrittore, critico d’arte e curatore camerunense Simon Njami, il quale così presenta il progetto: «Gli africani deportati nelle Americhe e altrove hanno provato disperazione quando si sono resi conto che la strada del ritorno era chiusa per sempre? Forse. Ma hanno trasformato la loro disperazione e la perdita della “lingua madre” in un atto di assoluta resilienza: la nota blu, che [...] è ciò che ci permette di cantare la solitudine e la fatica della vita, ma anche la speranza. È la nota che ha permesso agli africani di sopravvivere e vivere».
ENG The Ivorian Pavilion brings together five artists from different technical and stylistic backgrounds coordinated by the Cameroonian writer, art critic, and curator Simon Njami. He presented the project by stating: “Did Africans deported to the Americas and elsewhere feel despair when they realized that the path of return was forever closed to them? Maybe. But they turned their despair and the loss of their “mother tongue” into an act of absolute resilience: the blue note, which [...] is what allows us to sing loneliness and the fatigue of life but also hope. It is the note that allowed Africans to survive and live”.
Centro Culturale Don Orione Artigianelli
Dorsoduro 947
64 CROAZIA By the Means at Hand
COMMISSIONER Ministry of Culture of the Republic of Croatia
CURATOR Antonia Majaca
EXHIBITOR Vlatka Horvat
Riflettendo sulle urgenze dell’esperienza diasporica, Vlatka Horvat (1974, Cakovec, Croazia), ha invitato un gran numero di artisti diasporici che vivono “come stranieri” in diversi Paesi a impegnarsi con lei in una serie di scambi reciproci di opere d’arte e di altri materiali, che saranno inviati a Venezia con mezzi improvvisati e tramite la collaborazione di amici, viaggiatori e sconosciuti, arruolati come corrieri informali del progetto.
ENG Reflecting on the urgencies of the diasporic experience, Vlatka Horvat has invited a large number of diasporic artists living “as foreigners” in different countries to engage with her in a series of mutual exchanges of artworks and other materials. These will be sent to Venice by improvised means and through the collab-
oration of friends, travelers, and strangers recruited as informal couriers for the project. Fàbrica 33, Calle Larga dei Boteri Cannaregio 5063 www.croatianpavilion2024.com
65 CUBA Curtain
COMMISSIONER Daneisy García Roque
CURATOR Nelson Ramirez de Arellano
EXHIBITOR Wilfredo Prieto García
Cosa significa essere (o non essere) integrati, sentirsi (o non sentirsi) parte di qualcosa? Wilfredo Prieto si interroga su tutto ciò che compone la realtà che ci circonda e sulla nostra capacità di comprenderla. L’esposizione evidenzia il processo di cambiamento personale di ogni individuo, proponendo un’analisi del pensiero attraverso segni più immateriali che scultorei, in linea con la sensibilità poetica dell’artista cubano che da sempre scompone gli oggetti della quotidianità per dare voce a idee che agiscono come gesti radicali di critica verso la società contemporanea.
ENG What does it mean to be –or not to be– integrated, to feel –or not to feel– part of something? Wilfredo Prieto questions everything that makes up the reality that surrounds us and our ability to comprehend it. The exhibition highlights the process of personal change for each individual, proposing an analysis of thought and reality through signs that are more immaterial than sculptural, in line with the poetic sensibility of the Cuban artist, who has always deconstructed everyday objects to give voice to ideas that act as a radical criticism of contemporary society. Teatro Fondamenta Nove Cannaregio 5013 www.wilfredoprieto.com
66 ESTONIA
Hora lupi
COMMISSIONER Maria Arusoo
EXHIBITOR Edith Karlson
Con l’esposizione Hora lupi Edith Karlson esplora i primitivi impulsi umani nella loro banalità e solennità, interrogandosi anche sulla possibilità di redenzione in un mondo che non ne è mai degno. Lo spazio della Chiesa delle Penitenti crea l’atmosfera emotiva attorno alla quale viene modellata una narrazione esistenziale della natura animale degli esseri umani, che a volte assumono forma brutale e violenta, altre volte poetica e vagamente ridicola, altre ancora dolce e malinconica.
ENG Edith Karlson’s exhibition Hora lupi explores primitive human urges in their banality and solemnity; it also wonders
whether any redemption is possible in a world that doesn’t deserve it. The church, where the exhibition takes place, helps to create the right emotional atmosphere to tell the animal nature of human beings, who show their different sides: brutal and violent, poetic and vaguely ridiculous, or gentle and melancholic.
Chiesa delle Penitenti Fondamenta Cannaregio, Cannaregio 890 www.cca.ee
NEW ENTRY
67 ETIOPIA
Prejudice and Belonging
COMMISSIONER Amb. Demitu Hambisa Bonsa
CURATOR Lemn Sissay OBE FRSL
EXHIBITOR Tesfaye Urgessa
Per la sua prima partecipazione alla Biennale l’Etiopia punta su Tesfaye Urgessa, classe 1983, nato e formatosi ad Addis Abeba sotto la guida del maestro Tadesse Mesfin per proseguire il proprio percorso artistico a Stoccarda, alla Staatliche Akademie der Bildenden Künste. La pratica artistica di Urgessa mette in relazione l’iconografia etiope con una profonda fascinazione per il realismo russo e per il neoespressionismo tedesco, producendo composizioni anatomiche e profondamente simboliche che toccano temi come identità e razzismo, andando a smantellare falsi stereotipi su rifugiati e migrazioni.
ENG For its first participation in the Biennale, Ethiopia bets on Tesfaye Urgessa, born in 1983 and trained in Addis Ababa under the guidance of master Tadesse Mesfin, before continuing his artistic journey in Stuttgart at the Staatliche Akademie der Bildenden Künste. Urgessa’s artistic practice links Ethiopian iconography with a deep fascination for Russian realism and German neo-expressionism, producing anatomical and profoundly symbolic compositions that touch on themes such as identity and racism, dismantling false stereotypes about refugees and migration. Palazzo Bollani, Castello 3647 www.ethiopiapavilion.org
61 GUIDE AROUND TOWN National Participations AROUND TOWN
68 GEORGIA
The Art of Seeing - States of Astronomy
COMMISSIONER Magda Guruli
CURATORS Julia Marchand, David Koroshinadze
EXHIBITORS Nikoloz Koplatadze, Grigol Nodia, Juliette George, Rodrigue de Ferluc; Iliazd, Max Ernst, Ernst Wilhelm Tempel
Il progetto georgiano propone 65 Maximiliana o la Pratica illegale dell’Astronomia, un volume del 1964 concepito dall’artista, poeta ed editore georgiano Ilia Zdanevich e da Max Ernst.
Il libro è dedicato a Wilhelm Tempel (1821-1889), astronomo e litografo tedesco che visse e lavorò anche in Italia, in particolare a Venezia, dove osservò le comete ad occhio nudo dalla Scala Contarini del Bovolo. L’esposizione è concepita come un archivio vivente che invita il pubblico a confrontarsi con l’affascinante biografia di Tempel attraverso materiali originali e opere nuove, fra cui una serie di mobili ispirati ai caratteri tipografici del volume.
ENG The Georgian project presents 65 Maximiliana or the Illegal Practice of Astronomy, a volume conceived by the Georgian artist, poet, and publisher Ilia Zdanevich and by Max Ernst in 1964. The book is dedicated to Wilhelm Tempel (1821-1889), a German astronomer and lithographer who lived and worked in Italy too, in particular in Venice, where he observed comets with the naked eye from the Scala Contarini del Bovolo. The exhibition is conceived as a living archive that invites visitors to engage with Tempel’s fascinating biography through original materials and new works, including a set of pieces of furniture inspired by the typographic characters of the volume.
Palazzo Palumbo Fossati, San Marco 2597 IG @georgian_pavillon_2024
69 GERMANIA/2
Thresholds
COMMISSIONER Ellen Strittmatter, Head of Art Department, ifa
CURATOR Çag˘la Ilk
EXHIBITORS Yael Bartana, Ersan Mondtag, Michael Akstaller, Nicole L’Huillier, Robert Lippok, Jan St. Werner
Mentre ai Giardini Yael Bartana e Ersan Mondtag presentano l’una uno scenario di un presente catastrofico e l’altro una narrazione in cui far rivivere epoche passate, una terza parte del progetto tedesco ha luogo sull’Isola della Certosa attraverso l’intervento di un gruppo di artisti che si muove nei territori dell’idro-acustica e dell’arte cibernetica. Lo spazio sonoro allestito da Michael Akstaller, Nicole L’Huillier, Robert Lippok e Jan St. Werner contrasta con la monumentalità del Padiglione tedesco, enfatizzando l’idea di un
passaggio attraverso uno spazio di soglia ( threshold ). (vedi p. 33)
ENG While at the Giardini Yael Bartana and Ersan Mondtag portray, on the one hand, a scenario of a catastrophic present, and on the other, a narrative in which past ages come back to life, a third part of the German project takes place on Certosa Island, with the participation of a group of artists working in the fields of hydro-acoustics and cybernetic art. The sound installation created by Michael Akstaller, Nicole L’Huillier, Robert Lippok, and Jan St. Werner contrasts with the monumentality of the German Pavilion, emphasizing the idea of passage through a threshold space. (see p. 33)
Isola della Certosa e Giardini IG @deutscherpavillon
70 GRENADA
No man is an island
COMMISSIONER Susan Mains
CURATOR Daniele Radini Tedeschi
EXHIBITORS Frederika Adam, Breakfast, Jason deCaires Taylor, Antonello Diodato Guardigli (ADGART), Alma Fakhre, Suelin Low Chew Tung, Gabriele Maquignaz, Lorenzo Marini, Benaiah Matheson, The Perceptive Group, Nello Petrucci
Due sono i riferimenti letterari che sottendono l’impianto concettuale dell’esposizione: il poeta inglese John Donne (“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”) e lo scrittore martinicano Édouard Glissant, che in Le Discours Antillais descrive i caraibici come un popolo non avente identità a radice unica bensì in continuo divenire. No man is an island presenta opere ispirate all’essenza del territorio di Grenada, risultato di stratificazioni di culture, coabitazione di tempi storici, ferite, testimonianze di un presente che abbraccia la storia confondendosi con altre lingue, altre leggi, altri domini. Tutto segue una linea continua, tutto appare “diverso” benché nulla sia “straniero”.
ENG There are two literary references underlying the conceptual framework of the exhibition: the English poet John Donne (“No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main”) and the Martinican writer Édouard Glissant, who in Le Discours Antillais describes Caribbean people as a population without a single-rooted identity but rather in continuous transformation. No man is an island presents works inspired by the essence of this land, which is the result of layers of different cultures, cohabitation of historical times, wounds, testimonies of a present that embraces history by merging with other languages, laws, and domains. Everything follows a continuous line, everything looks “different” although nothing is “foreign”. Palazzo Albrizzi-Capello, Cannaregio 4118 www.grenadavenice.org
71 Repubblica Islamica dell’IRAN
Of One Essence is the Human Race
COMMISSIONER Mohammad Khorasanizadeh, Director General of Visual Art Office Ministry of Culture
CURATOR Shoaib Hosseini Moghaddam
EXHIBITORS Fatemeh Ghafourian, Zeinab
Ashoori Dahanehsari, M. Saber Sheykh
Rezaei, Rasool Rabiei Dehnavi, Hossein
Mohseni
Di un’unica Essenza è fatta la stirpe umana… Le parole del poeta iraniano Saadi Shirazi ci ricorda che il genere umano condivide una radice comune al di là della nazionalità e che l’arte ha un valore superiore di giustizia ed equità, in quanto riconosce la dignità degli individui. La proposta del Padiglione iraniano evidenzia come i concetti di “confine” e di “straniero” non siano altro che convenzioni prive di fondamento attraverso opere d’arte visiva e virtuale che veicolano un messaggio antico quanto la millenaria storia dei popoli della Terra.
ENG Human beings are members of a whole / In creation of one essence and soul… These words by Persian poet Saadi Shirazi remind us that all human beings share a common origin beyond any notion of nationality, and that art commands a higher merit of justice and equity because it recognizes the dignity of the individual. The Iranian Pavilion shows how the concept of ‘border’ and ‘foreigner’ are nothing but conventions deprived of any basis by means of visual and virtual art that conveys a message as old as the history of humankind. Palazzo Malipiero, San Marco 3198
72 Repubblica del KAZAKHSTAN
Jeruˉiyq: Journey Beyond the Horizon
COMMISSIONER Aida Balayeva, Minister of Culture and information
CURATORS Danagul Tolepbay, Anvar Musrepov
EXHIBITORS Kamil Mulashev, Saken Narynov, Yerbolat Tolepbay, Sergey Maslov, Anvar Musrepov, The2vvo
Moderna interpretazione dell’antica leggenda di Jeru¯iyq, ispirata al poeta visionario, filosofo e instancabile viaggiatore del XV secolo Asan Kaigy, la mostra presenta una visione trasformativa che invita i visitatori a esplorare mondi possibili e rituali futuristici soffermandosi sull’intersezione tra topologia e algoritmi. In un’epoca segnata dalle migrazioni di massa e da complessità geopolitiche, il Padiglione kazako propone una ricostruzione delle narrazioni culturali celebrando il ricco patrimonio del Paese e offrendo uno sguardo
62 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
verso un futuro forse utopico, che tuttavia sfida le potenzialità del nostro tempo.
ENG A modern interpretation of the ancient legend of Jeruˉiyq, inspired by the visionary poet, philosopher, and tireless traveler of the 15th century Asan Kaigy, the exhibition presents a transformative vision that invites visitors to explore possible worlds and futuristic rituals, focusing on the intersection between topology and algorithms. In an era marked by mass migrations and geopolitical complexities, the Kazakh Pavilion proposes a reconstruction of cultural narratives, celebrating the country’s rich heritage and offering a glimpse into future – maybe a utopian one – that challenges the potentials of our time.
Museo Storico Navale
Riva San Biasio, Castello 2148
73 Repubblica del KOSOVO
The Echoing Silences of Metal and Skin
COMMISSIONER Hana Halilaj, National Gallery of Kosovo
CURATOR Erëmirë Krasniqi
EXHIBITOR Doruntina Kastrati
All’indomani della guerra che sconvolse i Balcani, il massiccio impiego di manodopera femminile nelle industrie leggere del Kosovo generò nelle donne un’illusione di indipendenza finanziaria e di paritetica partecipazione sociale. Le lavoratrici si ritrovarono in realtà intrappolate in un sistema che perpetuava i tradizionali ruoli professionali di genere, lasciandole economicamente vulnerabili e politicamente marginali. Attraverso le forme lucide e fredde delle sue geometrie, l’installazione scultorea di Doruntina Kastrati soffre uno sguardo penetrante sulla complessità della condizione femminile nel contesto post-bellico del Paese.
ENG In the aftermath of the 1999 war, the widespread use of female labor in Kosovo’s light industries created an illusion of financial independence and social participation for women. However, the workers found themselves actually trapped in a system that maintained traditional gender roles, leaving them economically vulnerable and politically marginalized. Through its shiny and cold geometric shapes, Doruntina Kastrati’s sculptural installation offers a penetrating look at the complexity of women’s experiences in post-war Kosovo.
Museo Storico Navale Riva San Biasio, Castello 2148 www.pavilionofkosovo.com
74 LITUANIA
Inflammation
COMMISSIONER Aruˉnas Geluˉnas
CURATORS Valentinas Klimašauskas, João Laia
EXHIBITORS Pakui Hardware (Neringa Cerniauskaite˙ and Ugnius Gelguda) and Marija Terese˙ Rožanskaite˙
Sculture in vetro e alluminio che richiamano un sistema nervoso dolente dialogano con dipinti raffiguranti corpi devastati da malattie misteriose, asettiche sale operatorie, ambulatori medici, macchine e assemblaggi simili a viscere umane. Amplificata da un allestimento che evoca un organismo ibrido infetto, Inflammation mostra la Terra come un corpo sofferente e piagato da un’infiammazione prolungata, invitando provocatoriamente a una riflessione sull’interconnessione tra crisi ambientali e corporee.
ENG Glass and aluminum sculptures recalling a suffering nervous system interact with paintings depicting bodies ravaged by mysterious diseases, sterile operating rooms, medical clinics, machines, and assemblies looking like human bowels. Amplified by an arrangement that evokes an infected hybrid organism, Inflammation depicts the Earth as a body suffering from a long-lasting bad inflammation, defiantly inviting us to reflect on the interconnection between environment and body crises.
Chiesa di Sant’Antonin Salizada Sant’Antonin, Castello 3477 www.lndm.lt/inflammation
75 Repubblica di MACEDONIA DEL NORD Inter Spem et Metum
COMMISSIONER Dita Starova Qerimi
CURATOR Ana Frangovska
EXHIBITOR Slavica Janeshlieva
In che termini possiamo esprimere la nostra unicità se le caratteristiche di genere, orientamento sessuale, apparenza, comportamento, malattia, nazionalità, religione, lingua e convinzione politica sono state dichiarate inadeguate a definire la “diversità”? Una serie di oggetti multidimensionali quali piume, insegne neon, proiezioni e specchi conduce il visitatore lungo matrici concettuali-narrative destabilizzanti, che lo inducono a confrontarsi con la sensazione di essere un “estraneo”.
ENG In what terms can our uniqueness be expressed if characteristics such as gender, sexual orientation, appearance, behavior, illness, nationality, religion, language, and political beliefs have been deemed inadequate to define “diversity?” A series of multidimensional objects such as feathers, neon signs, projections, and mirrors lead visitors along destabilizing conceptual-narrative paths where they confront the feeling of being a “stranger.”
Scuola dei Laneri, Santa Croce 131/A
IG @macedonianpavilion
La Biennale di Venezia
60th International Art Exhibition No man is an island
Albrizzi Capello Palace
Cannaregio 4118 Venice
Commissioner Susan Mains grenadavenice.org
Curated by Daniele Radini Tedeschi
► ► Frederika Adam Breakfast
Jason deCaires Taylor
ADGART (Antonello Diodato
Guardigli) Alma Fakhre
Gabriele Maquignaz Suelin Low
► ► ► ►
► ► ►
► ►
Chew Tung Lorenzo Marini
Benaiah Matheson The Perceptive Group Nello Petrucci
Free entrance
20 April > 24 November 2024 from 20 April to 30 September
11 am – 7 pm from 1 October to 24 November
10 am – 6 pm
Closed on Mondays
Collaborators
Bollani, Feofeo, Fiorangela Filippini, Gina Marziale, Silvana Mascioli, Carlo Ciucchi Picchio
Luca Ripamonti, Salvatore
Scaramozzino, Emilio Sgorbati
Fedora Spinelli, Michele Rosa
Supporters
Breakfast, Galleria Alfieri
Galleria DuePuntoZero Contemply, NCART Artists
63 GUIDE AROUND TOWN National Participations AROUND TOWN National Participations AROUND TOWN GUIDE
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76 MONGOLIA
Discovering the Present from the Future
COMMISSIONER Nomin Chinbat, Minister of Culture of Mongolia
CURATOR Oyuntuya Oyunjargal
EXHIBITOR Ochirbold Ayurzana
L’esposizione esplora i profondi livelli di coscienza attraverso installazioni scultoree interattive. Ispirate alla divinità buddista Citipati, queste sculture, tra cui il teschio a tre occhi, fungono da promemoria dell’impermanenza della vita, favorendo la trasformazione spirituale e simboleggiando la ricerca della consapevolezza superiore e dell’illuminazione nel Buddhismo.
ENG The exhibition explores deep stages of consciousness through interactive sculptural installations. Inspired by the Buddhist deity Citipati, these sculptures, including the three-eyed skull, serve as reminders of the impermanence of life, fostering spiritual transformation and symbolizing the pursuit of higher awareness and enlightenment in Buddhism. Campo della Tana, Castello 2127/A (near the Arsenale entrance) www.2024mongolian-pavilion.org
77 MONTENEGRO
It Takes an Island to Feel This Good
COMMISSIONER Vladislav Šc´epanovic´
CURATOR Ana Simona Zelenovic´
EXHIBITOR Darja Bajagic´
Da fortezza dell’Impero Austro-Ungarico a campo di concentramento sotto il regime fascista del Regno d’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, l’isola montenegrina di Mamula ha intrapreso un processo di rivitalizzazione dal 2016 grazie a investimenti stranieri. Attraverso un’analisi approfondita della sua complessa storia, Darja Bajagic´ affronta con coraggio questioni che riguardano la cultura della memoria, interrogandosi se la precondizione del male sia attribuibile alla noncuranza della storia o piuttosto alla sua mercificazione.
ENG From a fortress of the Austro-Hungarian Empire to a concentration camp under the Italian fascist regime during World War II, the Montenegrin island of Mamula has been undergoing a revitalization process since 2016 thanks to foreign investments. Through an in-depth analysis of its complex history, Darja Bajagic´ courageously tackles issues related to the culture of memory, questioning whether the precondition of evil can be attributed to history carelessness or rather to its commodification.
Complesso dell’Ospedaletto
Barbaria de le Tole, Castello 6691
IG @slavadar
78 NIGERIA
Nigeria Imaginary
COMMISSIONER Godwin Obaseki, Governor Edo State Government
CURATOR Aindrea Emelife
EXHIBITORS Tunji Adeniyi-Jones, Ndidi Dike, Onyeka Igwe, Toyin Ojih Odutola, Abraham Oghobase, Precious Okoyomon, Yinka Shonibare CBE RA and Fatimah Tuggar
Otto artisti nigeriani e della diaspora esplorano le molte “Nigerie” che affollano l’immaginario comune attraverso opere site-specific realizzate ad hoc per la mostra, inserite in un percorso arricchito da una selezione di manufatti nigeriani ed ephemera storici. Nigeria Imaginary si traduce in un’approfondita indagine attorno ai lasciti del passato coloniale sull’odierna nazione post-indipendenza, per provare a immaginare un futuro di speranza guidato dalle nuove generazioni.
ENG
Eight Nigerian diasporic artists explore the many “Nigerias” that populate the collective imagination through site-specific works created specifically for the exhibition, integrated into a path enriched by a selection of Nigerian artifacts and historical ephemera. Nigeria Imaginary translates into a thorough investigation of the legacies of the colonial past on the present post-independence nation, aiming to envisaging a future of hope led by new generations.
Palazzo Canal, Rio Terà Canal Dorsoduro 3121 www.nigeriaimaginary.com
79 Sultanato dell’OMAN
Malath – Haven
COMMISSIONER Sayyd Saeed bin Sultan bin Yarub Al Busaidi
CURATOR Alia Al Farsi
EXHIBITORS Alia Al Farsi, Ali Al Jabri, Essa Al Mufarji, Adham Al Farsi, Sarah Al Olaqi Quattro artisti omaniti, provenienti da contesti differenti, si riuniscono per trasmettere l’essenza dell’eredità multiculturale dell’Oman guidati dalla curatrice e artista Alia Al Farsi. Ognuno di loro ha creato un habitat astratto di reliquie future ispirato a eventi significativi della recente storia del Sultanato. Il Padiglione conduce così i visitatori in un viaggio cronologico, svelando l’intricata trama del passato del Paese, da sempre punto d’incontro di diverse etnie.
ENG Four Omani artists, coming from different artistic backgrounds, get together to convey the essence of Oman’s multicultural heritage, guided by the curator and artist Alia Al Farsi. Each of them has created an abstract habitat of future relics inspired by significant events from the recent history of the Sultanate. The Pavilion thus leads visitors through a chronological journey, unveiling the intricate
story of the country’s past, which has always been a meeting point of diverse ethnic groups. Palazzo Navagero, Castello 4147 IG @omanpavilion
NEW ENTRY
80 Repubblica di PANAMA
Traces: On the Body and on the Land
COMMISSIONER Itzela Quirós
CURATORS Ana Elizabeth Gonzalez, Monica Kupfer
EXHIBITORS Brooke Alfaro, Isabel De Obaldía, Cisco Merel, Giana De Dier
Alla sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, Panama presenta una profonda riflessione sulle tracce durature che la migrazione lascia sugli individui e sull’ambiente che li circonda. Intitolata Tracce: sul corpo e sul territorio, la mostra fa eco all’attuale crisi migratoria con un particolare focus sul contesto panamense, interpretato da quattro artisti attraverso disegni, dipinti, collage, sculture in vetro e installazioni.
ENG In its debut at the Venice Biennale, Panama invites visitors to reflect on the lasting traces that migration leaves on individuals and the environment around them. The exhibition echoes the current migration crisis with a particular focus on the Panamanian context, interpreted by four artists through their drawings, paintings, collages, glass sculptures, and installations.
Spazio Castello 2131 www.panamapavilion.org
64 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
GUIDE National Participations AROUND TOWN
81 PORTOGALLO Greenhouse
COMMISSIONER Américo Rodrigues, DireçãoGeral das Artes
CURATORS/EXHIBITORS Mónica de Miranda, Sónia Vaz Borges, Vânia Gala
Fondato sulle interconnessioni tra pratica, teoria e pedagogia, il progetto portoghese presenta lo spazio espositivo come luogo di sperimentazione e riflessione, a metà tra giardino creolo, archivio vivente, scuola e assemblea. Il team curatoriale e artistico, che comprende un’artista visiva, una coreografa e una ricercatrice, propone azioni collettive che riflettono sul rapporto tra natura, ecologia e politica. Il giardino diventa uno spazio di creazione continua e dialogica tra gli artisti e il pubblico.
ENG Based on interconnections between practice, theory, and pedagogy, the Portuguese project presents its exhibition space as a place for experimentation and reflection, halfway between a Creole garden, a living archive, a school, and an assembly. The curatorial and artistic team, including a visual artist, a choreographer, and a researcher, proposes collective actions to reflect on the relationship among nature, ecology, and politics. The garden becomes a space for a rich dialogue between the artists and the visitors. Palazzo Franchetti, San Marco 2842 www.greenhouse2024.com
82 ROMANIA/2
What Work Is
COMMISSIONER Ioana Ciocan
CURATOR Ciprian Mures ‚ an
EXHIBITOR S ‚ erban Savu and Atelier Brenda La riflessione di S , erban Savu si concentra sulla alienante alternanza tra lavoro e riposo e sui ritmi imposti dagli obblighi imperanti di una produttività sempre più sconnessa rispetto alle necessità primarie, fisiche e mentali delle persone. Nel Padiglione ai Giardini lo stile realistico e documentaristico dell’artista permea un polittico di circa quaranta dipinti affiancato da modelli architettonici ornati di mosaici. In città il progetto prosegue trasformando la New Gallery dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica in un laboratorio per la manifattura di mosaici. (vedi p. 36)
ENG S , erban Savu’s reflection focuses on an alienating alternance between work and rest and on the rhythms imposed by a production system which is more and more disconnected from people’s primary physical and mental needs. At the Pavilion in the Giardini, the artist’s realistic and documentary style permeates a polyptych of about forty paintings accompanied by architectural models adorned with mosaics. In town, the project
continues by turning the New Gallery of the Romanian Institute of Culture and Humanistic Research into a mosaic workshop. (see p. 36) New Gallery of Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Palazzo Correr, Campo Santa Fosca, Cannaregio 2214 e Giardini
IG @romanianpavilion2024
83 Repubblica di SAN MARINO
Nomader
COMMISSIONER Paolo Rondelli
CURATOR Alison M. Gingeras
EXHIBITOR Eddie Martinez
Segnato da un’infanzia itinerante, priva di una convenzionale stabilità, Eddie Martinez ha trovato nel disegno un elemento di continuità e un senso di casa durante i suoi frequenti spostamenti con la famiglia da una regione all’altra degli Stati Uniti, diventando il motore generativo delle sue pratiche pittoriche e scultoree. L’inclinazione ad appropriarsi di frammenti di immagini e temi deriva da questo suo background nomade e tracce dei paesaggi attraversati compaiono costantemente nella sua iconografia. Il neologismo del titolo suggerisce sia il tema del nomadismo, fisico e culturale, sia un gioco fonetico sulla pronuncia americana, che suona come “no matter” ( non importa ). Entrambi i significati risuonano nell’opera dell’artista e nel suo immaginario.
ENG Marked by an itinerant childhood, lacking conventional stability, Eddie Martinez found in drawing a sense of continuity and home during his family’s frequent movings across the United States, becoming the driving force for his paintings and sculptures. His inclination to “steal” fragments of images and themes comes from his nomadic background. Traces of the landscapes he went through constantly appear in his iconography. The neologism in the title suggests both the theme of physical and cultural nomadism, and a play on phonetics , more specifically on its American pronunciation that sounds like “no matter.” Both meanings resonate in the artist’s work and imagery.
Fucina del Futuro, Calle e Campo San Lorenzo, Castello 5063/B www.biennaleveneziasanmarino.com
84 SANTA SEDE With My Eyes
COMMISSIONER Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede CURATORS Chiara Parisi e Bruno Racine
EXHIBITORS Maurizio Cattelan, Bintou
Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret
In un angolo di Venezia sorprendente, isolato per la sua natura di istituto di reclusione, si incontrano artisti di varie origini e di differenti fedi religiose che, in stretta collaborazione con le detenute, hanno sviluppato un lavoro artistico e relazionale volto a trasmettere un messaggio universale di inclusione. Il visitatore è invitato a immergersi in un’esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da alcune detenute, affrontando un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull’arte come mezzo di espressione e connessione umana. Papa Francesco ha annunciato che il 28 aprile farà visita alla Casa di Reclusione per incontrare le detenute e visitare l’esposizione, prima di celebrare la messa in Piazza San Marco. È la prima volta nella storia vaticana che un Papa visita la Biennale di Venezia.
ENG In an unconventional and isolated corner of Venice, the Giudecca Women’s Prison, artists from various backgrounds and different religious beliefs come together. In close collaboration with the inmates, they have developed artistic and relational work aimed at conveying a universal message of inclusion. Visitors are invited to immerse themselves in an intense poetic experience, leaving aside their digital devices. Guided by some inmates, they face a journey that challenges preconceptions and opens up new perspectives on art as a means of expression and human connection. Pope Francis has announced that on April 28th, he will visit the House of Detention to meet with inmates and visit the exhibition, before celebrating Mass in St. Mark’s Square. It is the first time in Vatican history that a Pope visits the Venice Biennale.
Casa di Reclusione Femminile Venezia, Sant’Eufemia, Giudecca 712 www.vatican.va
85 Repubblica di SLOVENIA
Garden Secret For You
COMMISSIONER Martina Vovk
CURATOR Vladimir Vidmar
EXHIBITOR Nika Špan
Il progetto di Nika Špan viene introdotto nel contesto storico di Venezia come un corpo estraneo, un elemento alieno e inaspettato, un’entità enigmatica e innominabile che parla di
66 NATIONAL PARTICIPATIONS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
sé, raccontando la storia del suo ingresso nella sfera dell’arte. In un esperimento che si avvicina alla meta-arte, è dunque l’opera stessa a parlare dell’esperienza artistica, inducendoci a riflettere su concetti quali l’autorialità, la natura della pratica artistica, il valore di un’opera e la legittimazione del fenomeno chiamato arte.
ENG Nika Špan’s project is introduced into the historical context of Venice as a foreign body, an alien and unexpected element, an enigmatic and unnamable entity that speaks of itself, telling the story of its entry into the sphere of art. In an experiment approaching meta-art, it is therefore the work itself that speaks of its artistic experience, making us think about concepts such as authorship, the nature of artistic practice, the value of a work, and the legitimization of such a phenomenon called art.
Serra dei Giardini
Via Garibaldi, Castello 1254 www.mg-lj.si
NEW ENTRY
86 Repubblica Unita della TANZANIA
A Flight in reverse mirrors (The discovery of the Other)
COMMISSIONER Leah Kihimbi, Deputy Director for Arts from the Ministry of Culture, Arts and Sports
CURATOR Enrico Bittoto
EXHIBITORS Happy Robert, Naby, Haji Chilonga e Lutengano Mwakisopile L’esposizione esplora la complessa interazione tra l’uomo e la natura, focalizzandosi sull’evoluzione del concetto di “altro”. Articolato in quattro stanze immaginarie, rappresentative di altrettante epoche della Tanzania – da fine ‘800 al XXI secolo, fino ad un ipotetico presente/futuro decontestualizzato – il progetto mette in luce come nel corso della storia la percezione della natura e degli “altri” abbia spesso generato diffidenza e pregiudizi alimentati dall’ignoranza. Preconcetti che vanno superati per facilitare un dialogo costruttivo nel rispetto della diversità, riconoscendo il filo comune che lega tutti gli esseri viventi.
ENG An exhibition that explores the complex interaction between humans and nature, focusing on the evolution of the concept of “otherness”. Divided into four imaginary rooms, each representing different times in Tanzania’s history – from the late 19th century to the 21st century, up to a hypothetical present/future context – the project highlights how the perception of nature and “others” has often generated distrust and prejudice fueled by ignorance. These preconceptions need to be overcome to facilitate constructive dialogue while respecting diversity and recognizing the common thread that connects all living beings.
La Fabbrica del Vedere Calle del Forno, Cannaregio 3857 www.tanzaniapavilion2024.com
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87 Repubblica Democratica di
TIMOR-LESTE
Kiss and Don’t Tell
COMMISSIONER Jorge Soares Cristóvão
CURATOR Natalie King
EXHIBITOR Maria Madeira
Maria Madeira è una delle artiste visive contemporanee più significative di Timor-Leste a livello internazionale, eppure la sua pratica è profondamente radicata nelle tradizioni e nelle storie locali. Per la prima partecipazione del Paese alla Biennale, Madeira presenta una nuova installazione site-specific che utilizza materiali locali come il tais (tessuto tradizionale), la noce di betel, la terra e i pigmenti. Durante i giorni di apertura l’artista bacerà le pareti lasciando tracce di rossetto intonando canzoni tradizionali del suo villaggio nella lingua indigena Tetun. In particolare canterà una suggestiva canzone timorese chiamata Ina Lou, che significa letteralmente “Cara Madre Terra”, il cui testo fa riferimento al ciclo della nascita e al viaggio della vita e della morte.
ENG Maria Madeira is one of TimorLeste’s most significant contemporary visual artists internationally, yet her practice is deeply rooted in local traditions and stories. For the country’s first participation in the Biennale, Madeira presents a new site-specific installation that utilizes local materials such as tais (traditional textile), betel nut, earth, and pigments. During the opening days, the artist will kiss the walls, leaving traces of lipstick while singing traditional songs from her village in the indigenous Tetun language. In particular, she will sing a captivating Timorese song called Ina Lou, which literally means “Dear Mother Earth,” and its lyrics refer to the cycle of birth and the journey of life and death. Spazio Ravà, San Polo 1100 IG @natalieking_curator
88 UGANDA
Wan Acel. Tuli Bamu | Turibamwe | We Are One
COMMISSIONER Juliana Naumo Akoryo
CURATOR Elizabeth Acaye Kerunen
EXHIBITORS Artisan Weavers’ Collective, Sana Gateja, Taga Nuwagaba, Xenson Ssenkaba, Jose Hendo, Odur Ronald
Trenta artisti e collettivi intergenerazionali esaminano i propri contesti di produzione artistica mettendo in discussione le narrazioni prevalenti che contribuiscono a costruire e a mantenere gli stereotipi dell’arte. Attraverso l’esplorazione della memoria collettiva, Wan Acel offre un caleidoscopio intimo e multisensoriale di opere artistiche e di artigianato che invita a porre domande
che vanno oltre le superficiali etichette sociali. Invece di chiedere “chi sei?” e “perché sei qui?”, la riflessione proposta dall’Uganda incoraggia a chiedere “come stai?”, in una prospettiva di reciproco sforzo di comprensione ed empatia.
ENG Thirty intergenerational artists and collectives examine their own contexts of artistic production, challenging the prevailing narratives that contribute to the construction and perpetuation of art stereotypes.
Through the exploration of collective memory, Wan Acel offers an intimate and multisensory kaleidoscope of artistic works and craftsmanship that encourages us to ask questions that go beyond superficial social labels. Instead of asking “who are you?” and “why are you here?”, the reflection proposed by Uganda encourages us to ask “how are you?”, in a mutual effort of understanding and empathy.
Bragora Gallery, Castello 3496
89 Repubblica dello ZIMBABWE
Undone
COMMISSIONER Raphael Chikukwa, National Gallery of Zimbabwe
CURATOR Fadzai Veronica Muchemwa
EXHIBITORS Gillian Rosselli, Kombo Chapfika, Moffat Takadiwa, Sekai Machache, Troy Makaza, Victor Nyakauru
Il Padiglione dello Zimbabwe presenta una formazione eterogenea di artisti le cui opere reimmaginano un futuro possibile mettendo in discussione i dogmi di tempo, spazio, geografia, identità, migrazione e riflettendo sulla perpetua evoluzione di quel paesaggio che chiamiamo “casa”. Mediante diverse discipline, Undone ripensa, ricostruisce e restituisce l’esperienza dello Zimbabwe per trasmetterla al mondo intero.
ENG The Zimbabwe Pavilion presents a diverse formation of artists whose works reimagine a possible future by challenging the dogmas of time, space, geography, identity, migration, and reflecting on the perpetual evolution of that landscape we call “home.” Through various disciplines, Undone rethinks, reconstructs, and presents the Zimbabwean experience to convey it to the entire world.
Santa Maria della Pietà, Castello 3701
67 GUIDE AROUND TOWN National Participations AROUND TOWN
Collateral Events
AROUND TOWN
69
90 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/1
A Journey to the Infinite Yoo Youngkuk
ORGANIZED BY Yoo Youngkuk Art Foundation
Curata da Kim Inhye, A Journey to the Infinite, prima mostra personale di Yoo Youngkuk (19162002) in Europa, presenta una selezione di trenta dipinti a olio e venti stampe su rame che si affiancano a una serie di cartoline, fotografie, appunti e video che offrono una visione approfondita su una figura di spicco dell’arte coreana e internazionale, pioniere della pittura astratta geometrica. Nei dipinti di Yoo punti, linee e piani danno forma a paesaggi terrestri e marini che sfidano i limiti della bidimensionalità, testimoniando la passione dell’artista per l’uso di diverse espressioni pittoriche attraverso cui esplorare il proprio rapporto personale con la natura.
ENG Curated by Kim Inhye, A Journey to the Infinite, Yoo Youngkuk’s (1916-2002) first solo exhibition in Europe, features a selection of thirty oil paintings and twenty copperplate prints alongside a series of postcards, photographs, notes, and videos. These works provide an in-depth insight into a prominent figure in Korean and international art, a pioneer of geometric abstract painting. In Yoo’s paintings, dots, lines, and planes model land and sea landscapes that challenge the limits of two-dimensional shapes, showing the artist’s passion for exploring his personal relationship with nature through different painting expressions. Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.yooyoungkuk.org
91 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/2
A World of Many Worlds
ORGANIZED BY Asia Forum & Asymmetry Art Foundation
WHEN 20 aprile April
Rifiutando la narrazione che considera l’Occidente il punto di riferimento assoluto e l’unico termine di paragone per osservare il mondo, in particolare i rapporti tra Europa e Oriente, la giornata di presentazioni, tavole rotonde, proiezioni e performance organizzata da Asia Forum & Asymmetry Art Foundation con il sostegno di Bagri Foundation vede coinvolti alcuni degli artisti presenti alla Biennale Arte in un confronto sulla necessità di includere una molteplicità di geografie sociali e politiche nel dibattito artistico globale.
ENG Rejecting the narrative that considers the Western World as the absolute point of reference and the only touchstone for observing the world, particularly the relations between Europe and the East, Asia Forum & Asymmetry Art Foundation with the support of
Bagri Foundation organizes a day of presentations, roundtable discussions, screenings, and performances. This event involves some of the artists present at the Art Biennale inviting them to discuss the need to include a multiplicity of social and political geographies in the global artistic debate.
Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.asia-forum.international www.bagrifoundation.org
92 ISTITUTO SANTA MARIA DELLA PIETÀ/1
A bove Zobeide. Exhibition from Macao, China
ORGANIZED BY Macao Museum of Art Ispirandosi a Zobeide, una delle città invisibili di Italo Calvino, Wong Weng Cheong esplora l’impatto storico del desiderio materialistico nel contesto della colonizzazione e della globalizzazione. Una serie di installazioni e stampe digitali di grandi dimensioni ricostruiscono un paesaggio urbano-pastorale abitato da erbivori mutanti con zampe innaturalmente allungate. La netta contrapposizione tra civiltà e mutazione riflette un’ansia apocalittica universale, spingendo a contemplare l’intricata relazione tra l’umanità e il suo ambiente.
ENG Inspired by Zobeide, one of Italo Calvino’s invisible cities, Wong Weng Cheong explores the historical impact of materialistic desire within the context of colonization and globalization. A series of large-scale installations and digital prints recreate an urban-pastoral landscape inhabited by mutant herbivores with unnaturally long limbs. The contrast between civilization and mutation reflects a universal apocalyptic anxiety, inviting to reflect on the intricate relationship between mankind and its environment.
Calle della Pietà, Castello 3701 www.MAM.gov.mo
93 CASTELLO GALLERY
A ll African Peoples’ Consulate
ORGANIZED BY The Africa Center and Open Society Foundations
WHEN Fino Until 29 settembre September
Nel Consolato di tutte le genti africane ideato dall’artista concettuale Dread Scott (1965, Chicago) le relazioni diplomatiche fra i Paesi di un’immaginaria unione afro-futurista seguono una dottrina opposta rispetto a quella vigente nel mondo reale. Gli spostamenti fra le nazioni sono incoraggiati anziché limitati e gli sforzi burocratici vengono rivolti a facilitare il dinamismo e la circolazione delle persone da un territorio
all’altro. Dopo opportuno colloquio conoscitivo con i ‘funzionari’, anche i visitatori potranno ottenere un visto o un passaporto per entrare a far parte di questa grande comunità pan-africana.
ENG In the All African Peoples’ Consulate conceived by conceptual artist Dread Scott (1965, Chicago), diplomatic relations among the countries of an imaginary Afro-futurist union follow a doctrine opposite to that prevailing in the real world. Moving within the countries of the Union is encouraged rather than restricted, and bureaucratic efforts are focused on facilitating dynamism and circulation of people from one region to another. After an appropriate interview with officials, also visitors can obtain a visa or passport to join this large pan-African community.
Castello 1636/A
www.theafricacenter.org
94 PROCURATIE VECCHIE/1
A ndrzej Wróblewski (19271957). In the First Person
ORGANIZED BY Starak Family Foundation
Riconosciuto come uno dei più importanti pittori polacchi della seconda metà del XX secolo, Andrzej Wróblewski si distingue per la sua interpretazione della pittura moderna sotto il segno del “realismo essenziale”, coniugando con disinvoltura contenuti astratti e ambigui senza trascurare nella forma i risultati delle avanguardie. La mostra presenta una vasta selezione di oli su tela e guazzi provenienti dalla collezione privata di Anna e Jerzy Starak, oltre a prestiti da altre collezioni private e dai Musei Nazionali di Varsavia, Breslavia e Lublino.
ENG Recognized as one of the most important Polish painters of the second half of the 20th century, Andrzej Wróblewski represented modern painting under the sign of “essential realism”, easily combining abstract and ambiguous contents without neglecting the stylistic results of the avant-garde. The exhibition brings together a rich selection of oils on canvas and gouaches by Wróblewski from the private collection of Anna and Jerzy Starak, loans from other private collections, and from the National Museums of Warsaw, Wrocław, and Lublin.
Piazza San Marco 139-153/A
www.starakfoundation.org
70 COLLATERAL EVENTS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
95 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE
Berlinde De Bruyckere City of Refuge III
ORGANIZED BY Benedicti Claustra Onlus
L’esposizione dell’artista belga Berlinde De Bruyckere è costituita da tre nuovi gruppi di opere che dialogano con l’architettura monumentale della Basilica di San Giorgio: una serie di sculture di arcangeli nella navata centrale e nelle navate laterali, un’installazione di grandi dimensioni presso la Sagrestia e alcune teche contenenti opere scultoree lungo il corridoio della Galleria del Monastero. City of Refuge III, che prende il titolo dall’omonima canzone di Nick Cave, è la terza di una serie di mostre dell’artista che tematizzano l’arte come luogo di rifugio e riparo, un concetto qui accentuato dall’intensità spirituale del luogo.
ENG The exhibition by Belgian artist Berlinde De Bruyckere consists of three new groups of works that converse with the monumental architecture of St. George’s Church: a series of sculptures of archangels in the nave and side aisles, a large-scale installation in the Sacristy, and several display cases containing sculptural works along the Monastery Gallery. City of Refuge III, titled after the song of the same name by Nick Cave, is the third of a series of the artist’s exhibitions where art is seen as a place of shelter. Here this theme is emphasized by the high spirituality of the location. Abbazia di San Giorgio Maggiore www.abbaziasangiorgio.it
96 DOCKS CANTIERI CUCCHINI
Catalonia in Venice
Bestiari | Carlos Casas
ORGANIZED BY Institut Ramon Llull
Ambiente ipnotico, popolato da suoni e immagini di creature che emergono da paesaggi catalani reali e immaginari a generare nuove esperienze d’ascolto. Bestiari, il lavoro di Carlos Casas esposto ai cantieri Cucchini, prende spunto dalla Disputa de l’ase (Disputa dell’asino), testo scritto nel 1417 da Anselm Turmeda. La Disputa narra la storia di un uomo che, addormentatosi in un bosco idilliaco, si sveglia con la capacità di comprendere il linguaggio degli animali. I quali, a quel punto, lo sottopongono a processo, interrogandolo sull’antropocentrismo.
ENG An immersive and hypnotic atmosphere, populated by sounds and images of creatures coming up from real and imaginary Catalan landscapes, which leads to new listening experiences. Carlos Casas’s Bestiaries draw inspiration from the Disputa de l’ase (Dispute of the Donkey), a text written in 1417 by Anselm Turmeda. It tells the story of a man
who falls asleep in an idyllic forest and when he wakes up he is able to understand the language of animals. The latter subject him to trial, questioning him about anthropocentrism. San Pietro di Castello 40/A www.bestiari.llull.cat
97 SALONE VERDE ART & SOCIAL CLUB
Cosmic Garden
ORGANIZED BY Chanakya Foundation
Le opere degli artisti indiani Madhvi Parekh e Manu Parekh dialogano con i ricami creati dalla Chanakya School of Craft di Mumbai, un’istituzione no-profit dedicata alla promozione dell’emancipazione sociale delle donne attraverso l’artigianato. Così come le opere dei due artisti celebrano i miti tradizionali indiani, in cui la dimensione spirituale è un potente catalizzatore di immaginazione e creatività, anche i lavori realizzati dall’istituto artigianale, sotto la guida artistica di Karishma Swali, vanno oltre i confini convenzionali delle arti applicate per creare un linguaggio artistico originale che affonda le sue radici nella ricca storia culturale indiana.
ENG The works of Indian artists Madhvi Parekh and Manu Parekh engage in dialogue with the lacework from Mumbai’s Chanakya School of Craft, a non-profit institution committed to promoting the social empowerment of women through handicraft. Just as the works of these two artists celebrate traditional Indian myths – where the spiritual dimension catalyzes a powerful imagination and creativity – in the same way, the pieces created by the Chanakya School of Craft under the artistic direction of Karishma Swali go beyond the conventional boundaries of applied arts in order to create an original artistic language firmly rooted in Indian cultural history.
Calle Regina, Santa Croce 2258 IG @chanakya.school
98 PALAZZO CONTARINI POLIGNAC
Daring to Dream in a World of Constant Fear
ORGANIZED BY Victor Pinchuk Foundation
WHEN Fino Until 1 agosto August
La mostra prosegue l’impegno proattivo del PinchukArtCentre di Kiev nei confronti dell’arte ucraina dall’inizio del conflitto nel 2022. In un momento storico cruciale dal futuro a dir poco incerto, in cui catastrofi e cambiamenti climatici devastano la Terra e gli estremismi politici si fanno sempre più preoccupanti, la mostra si chiede come immaginare il domani trovando il coraggio di “osare sognare”. Daring to Dream in a World of Constant Fear tesse un arazzo di storie e spe-
ranze germogliate all’ombra dei conflitti globali attraverso il lavoro di ventidue artisti e collettivi internazionali, tra cui Allora & Calzadilla e Otobong Nkanga.
ENG The exhibition carries on the pro-active commitment of the PinchukArtCentre in Kiev to sustain Ukrainian art after the war started in 2022. In a crucial historical moment and uncertain future, with catastrophes and climate change threatening the Earth and political extremism growing more dangerous, the exhibition questions how to imagine our future by finding the courage and ‘daring to dream’. Daring to Dream in a World of Constant Fear is a tapestry of stories and hopes born under the shadow of global conflicts by twenty-two international artists and collectives.
Dorsoduro 874
99 BRUCHIUM FERMENTUM
Desde San Juan Bautista…
ORGANIZED BY CONSOLATO REM Brega!!!
La mostra, curata da Chiara Boscolo, Anabelle Rodríguez-González e Roberto Escobar Molina, riunisce alcuni dei migliori artisti interdisciplinari del Porto Rico, segnando un momento cruciale per quanto riguarda il riconoscimento globale dell’arte visiva dell’isola caraibica. Attorno alla monumentale scultura San Juan Bautista, potente simbolo della capitale San Juan, prendono vita azioni, opere e performance che incorporano la complessità e la resilienza dello spirito portoricano, confrontandosi al contempo con l’eredità persistente del colonialismo e con urgenti questioni di ingiustizia urbana.
ENG The exhibition, curated by Chiara Boscolo, Anabelle Rodríguez-González, and Roberto Escobar Molina, brings together some of the finest interdisciplinary artists from Puerto Rico, marking a crucial moment in the global recognition of the visual arts of this Caribbean island. Around the monumental sculpture of San Juan Bautista, a powerful symbol of the capital San Juan, actions, works, and performances come to life, incorporating the complexity and resilience of the Puerto Rican spirit, while also confronting the persistent legacy of colonialism and urgent issues of urban injustice.
Calle del Forno, Castello 2092
www.consolatorem.org
IG @remproject.gallery
71 AROUND TOWN GUIDE Collateral Events AROUND TOWN
100 CAMPO DELLA TANA/1
E lias Sime Dichotomy jerba
ORGANIZED BY Kunstpalast Düsseldorf
Affrontando l’impatto della globalizzazione e della tecnologia sulla psiche umana, l’artista di Addis Abeba Elias Sime presenta un nuovo corpo di opere. Nella sua pratica multidisciplinare e incentrata sui materiali, Sime stratifica e intreccia apparecchiature tecnologiche in assemblaggi scultorei lirici e intricati. L’uso di colori, modelli e griglie fa spesso riferimento a paesaggi naturali, evocando sia l’ambiente che l’impronta dell’uomo sulla Terra. Sime è un narratore visivo, la cui arte parla del non detto ed espone il nascosto.
ENG Facing the impact of globalization and technology on the human psyche, artist Elias Sime from Addis Ababa presents a new body of work. In his multidisciplinary and material-focused practice, Sime layers and intertwines technological equipment into lyrical and intricate sculptural assemblages. The use of colors, patterns, and grids often hints at natural landscapes, evoking both the environment and man’s footprint on Earth. Sime is a visual storyteller, whose art speaks of what is not said and shows what is hidden.
Tanarte, Ramo de la Tana, Castello 2125 (near the Arsenale entrance) www.simevenice.org
101 ESPACE LOUIS VUITTON
E rnest Pignon-Ernest Je Est Un Autre
ORGANIZED BY Fondation Louis Vuitton
Fondation Louis Vuitton offre l’occasione di avvicinarci ad un artista che con i suoi spiazzanti lavori –in particolare gli allestimenti con una forte attinenza storico-sociale con il luogo di destinazione – accende l’attenzione su grandi questioni dell’attualità. L’approccio dichiaratamente anti star-system e il carattere effimero di molte sue opere fanno sì che oggi Ernest Pignon-Ernest (Nizza, 1942) sia considerato uno dei precursori della street-art. La mostra è curata da Suzanne Pagé e Hans Ulrich Obrist, in dialogo con Dominique Gonzalez-Foerster.
ENG The Louis Vuitton Foundation offers us the opportunity to approach an artist who, with his blurring works – especially his site-specific installations with a strong historical and social relevance to their target locations – has often drawn attention to major contemporary issues. His openly anti-star-system approach and the ephemeral nature of many of his works make Ernest Pignon-Ernest (Nice, 1942) one of the pioneers of street art. The exhibition is curated by Suzanne Pagé and Hans Ulrich Obrist, in dialogue with Dominique Gonzalez-Foerster.
Calle del Ridotto, San Marco 1353 www.pignon-ernest.com
102 PALAZZO CAVANIS
E wa Juszkiewicz. Locks with Leaves and Swelling Buds
ORGANIZED BY Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso
WHEN Fino Until 1 settembre September
Quali sono i confini del ritratto e quali effetti si possono ottenere attraverso la deformazione e la distorsione dei soggetti raffigurati? Attorno a questa domanda si sviluppa il lavoro di Ewa Juszkiewicz (1984, Danzica, Polonia), che sfidando le tradizioni figurative si confronta con la percezione stereotipata della bellezza femminile nella pittura classica europea. Nei suoi ritratti, realizzati seguendo lo stile pittorico delle opere a cui si riferiscono, i volti vengono sostituiti da maschere mentre elementi quali simbolismo e fantasia, animale e soprannaturale, prendono il sopravvento sul realismo. L’osservatore è spinto a reimmaginare il volto dietro la maschera avventurandosi in territori concettuali e stilistici inesplorati.
ENG What are the boundaries of portraiture, and what effects can be achieved through deformation and distortion? Ewa Juszkiewicz’s work revolves around this question, challenging figurative traditions and confronting the stereotyped perception of female beauty in classical European painting. In her portraits, made in a painting style reminiscent of the works to which they refer, faces are transformed into masks. This deliberate distortion allows Juszkiewicz to prioritize elements such as symbolism, imagination, animal and supernatural, over realism. As viewers engage with these portraits, they are encouraged to re-imagine the true face hiding behind the mask, venturing into a journey through uncharted conceptual and stylistic territories. Fondamenta Zattere ai Gesuati Dorsoduro 920 www.fabarte.org
103 PALAZZO ROCCA CONTARINI CORFÙ
Jim Dine. Dog on the Forge
ORGANIZED BY Kunsthaus Goettingen
WHEN Fino Until 21 luglio July
Reinterpretando il linguaggio ormai classico di Jim Dine (1935, Cincinnati, USA), caratterizzato da strumenti, cuori, autoritratti, Veneri e Pinocchi (i quali avranno una sala dedicata esclusivamente a loro), la mostra si configura come un viaggio che traccia la complessità di un’opera intima, radicata nella profonda conoscenza che l’artista possiede della storia dell’arte europea, in un’esplorazione poetica e incessante del linguaggio artistico e del sé.
ENG Reinterpreting the now classic language of Jim Dine (1935, Cincinnati, USA),
characterized by tools, hearts, self-portraits, Venuses, and Pinocchios (which will have a dedicated room to themselves), the exhibition unfolds as a journey tracing the complexity of an intimate work, deeply rooted in the profound knowledge the artist holds of European art history, in a poetic and ceaseless exploration of artistic language and self. Dorsoduro 1057/D www.dogontheforge.com
104 ACCADEMIA DI BELLE ARTI PALAZZINA CANONICA CNR-ISMAR
Josèfa Ntjam swell of spæc(i)es
ORGANIZED BY LAS Art Foundation Artista, performer e scrittrice, Josèfa Ntjam utilizza l’assemblaggio di immagini, parole, suoni e storie come metodo per decostruire le grandi narrazioni alla base dei discorsi egemonici sull’origine, l’identità e la razza. Nel cortile dell’Accademia di Belle Arti e negli spazi dell’Istituto delle Scienze Marine Ntjam mette in mostra un nuovo mito della creazione, plasmato da modi antichi ed emergenti di concepire l’universo. In questo immaginario il plancton è un punto di convergenza tra l’oceano profondo e lo spazio esterno, tra regni biologici e mitici, tra passati possibili e futuri alternativi.
ENG An artist, performer, and writer, Josèfa Ntjam uses the assembly of images, words, sounds, and stories as a method to deconstruct important narratives underlying hegemonic discourses on origin, identity, and race. In the courtyard of the Fine Arts Academy and within the spaces of the Marine Sciences Institute, Ntjam showcases a new myth of creation, shaped by ancient and emerging ways of conceiving the universe. In this imaginary realm, plankton serves as a convergence point between deep ocean and outer space, biological and mythical realms, possible pasts and alternative futures.
Accademia di Belle Arti di Venezia
Fondamenta Zattere allo Spirito Santo Dorsoduro 423
Palazzina Canonica CNR-ISMAR
(Istituto delle Scienze Marine)
Riva dei Sette Martiri, Castello1364/A www.las-art.foundation | IG @josefantjam
72 COLLATERAL EVENTS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
GUIDE Collateral Events AROUND TOWN
105 FONDATION WILMOTTE
L ee Bae
La Maison de la Lune Brûlée
ORGANIZED BY Fondation d’Entreprise
Wilmotte and Foundation Hansol of Culture
Lee Bae omaggia il rituale coreano del Moonhouse Burning ( La Maison de la Lune Brûlée ) che cade il primo giorno di luna piena di ogni anno. Immagini delle festività di quest’anno, svoltesi il 24 febbraio, scorrono in un video che immerge i visitatori in uno spazio espositivo popolato da sculture monumentali, opere su tela e vernici a carboncino, coinvolgendoli in un’esperienza suggestiva e partecipativa che intreccia folklore, tradizione e arte contemporanea. Al centro della mostra l’intrinseca connessione tra l’uomo e il mondo naturale, che l’esposizione esplora tramite i temi del rinnovamento, della circolarità e dei ritmi armoniosi della natura.
ENG Lee Bae pays homage to the Korean ritual of Moonhouse Burning (La Maison de la Lune Brûlée), which falls on the first day of the full moon each year. Images from this year’s festivities, which took place on February 24, unfold in a video that immerses visitors in an exhibition space occupied by monumental sculptures, canvas works, and charcoal paintings, engaging them in a suggestive experience that intertwines folklore, tradition, and contemporary art. The core idea of the exhibition lies in the intrinsic connection between man and nature, being explored through themes of renewal, circularity, and harmonious rhythms of nature.
Corte Nuova, Fondamenta dell’Abbazia Cannaregio 3560 www.leebaestudio.com | www.wilmotte.com
106 IL GIARDINO BIANCO ART SPACE
M adang: Where We Become Us
ORGANIZED BY Gwangju Biennale Foundation
La sudcoreana Biennale di arte contemporanea di Gwangju, la più antica dell’area asiatica, festeggia il trentesimo anniversario con una mostra divisa in tre sezioni. Nella prima troviamo una panoramica completa di tutte le edizioni della rassegna, una mappa della Città Metropolitana di Gwangju e la proiezione del documentario Gwangju Biennale, 30 Years of Perspective, nella seconda vengono esposte le opere di noti videoartisti internazionali, mentre la terza apre al pubblico gli archivi delle biennali d’arte più longeve dell’Asia. Madang, nel titolo, è una parola coreana che significa “cortile”, luogo simbolico di aggregazione che diventa qui il modulo espositivo in cui è suddivisa la mostra: 14 madang, uno per ognuna delle edizioni passate della Biennale di Gwangju.
ENG The South Korean Gwangju Biennale of Contemporary Art, the oldest in Asian continent, celebrates its thirtieth anniversary with an exhibition divided into three sections. The first one proposes a complete overview of all the editions of the exhibition, a map of the Metropolitan City of Gwangju, and the screening of the documentary Gwangju Biennale, 30 Years of Perspective. The second section features works by renowned international video artists, while the third one opens the archives of Asia’s longest-running art biennials to the public. Madang, in the title, is the Korean word for “yard”, a symbolic gathering place which becomes the exhibition unit in which the show is divided: 14 madang, one for each of the past editions of the Gwangju Biennale.
Via Garibaldi, Castello 1814 www.biennialfoundation.org
107 EX FARMACIA SOLVENI Passengers in Transit
ORGANIZED BY CCA Lagos (Centre For Contemporary Art)
Ispirato ai racconti dello scrittore angolano Jose Eduardo Agualusa, Passengers in Transit è un progetto multidisciplinare che esplora le sfide dell’essere straniero in una società globale, approfondendo le esperienze individuali e collettive in mezzo a questioni contemporanee quali la discriminazione, il riscaldamento globale e la guerra. Attraverso la lente di artisti fra loro molto diversi come Joana Choumali, April Bey, Thandiwe Muriu, Christa David e Euridice Zaituna Kala la mostra invita a riflettere su questioni di identità, genere, memoria e luogo.
ENG Inspired by the stories of Angolan writer Jose Eduardo Agualusa, Passengers in Transit is a multidisciplinary project that explores the challenges of being a foreigner in a global society, delving into individual and collective experiences amidst contemporary issues such as discrimination, global warming, and war. Through the lens of artists who are very different the one from the other, such as Joana Choumali, April Bey, Thandiwe Muriu, Christa David, and Euridice Zaituna Kala, the exhibition invites reflection on issues of identity, gender, memory, and place.
Dorsoduro 993-994 www.193gallery.com
108 FONDAZIONE DELL’ALBERO D’ORO
Per non perdere il filo
Karine N’guyen Van Tham –Parul Thacker
ORGANIZED BY Fondazione dell’Albero d’Oro
Diverse per origine, formazione, sensibilità e modalità espressive, l’artista franco-vietnamita Karine N’guyen Van Tham (Marsiglia, 1988) e l’indiana Parul Thacker (Mumbai, 1973) hanno costruito il loro dialogo attorno al tema privilegiato del filo, inteso come fonte di ispirazione, metafora e mezzo espressivo che si sviluppa fisicamente nell’intreccio, nella tessitura e nell’arte del ricamo. In mostra, le opere delicatamente poetiche, intime e frugali di Karine N’guyen Van Tham dialogano con i lavori multimaterici, espressivi e spirituali di Parul Thacker.
ENG Different for their origins, backgrounds, sensitivity, and expressive modes, the Franco-Vietnamese artist Karine N’guyen Van Tham (Marseille, 1988) and the Indian artist Parul Thacker (Mumbai, 1973) have built their dialogue around the privileged theme of thread, understood as a source of inspiration, metaphor, and medium that physically unfolds in weaving, textile, and embroidery. On display are the delicately poetic, intimate, and frugal works of Karine N’guyen Van Tham, alongside the multi-material, expressive, and spiritual works of Parul Thacker.
Palazzo Vendramin Grimani, San Polo 2033 www.fondazionealberodoro.org
109 ISTITUTO SANTA MARIA DELLA PIETÀ/2
Peter Hujar
Portraits in Life and Death
ORGANIZED BY Peter Hujar Foundation
Gli scatti toccanti ma privi di eccessi di Peter Hujar immergono il pubblico nella New York degli anni ’70 e ’80, ritraendo personalità famose della scena culturale metropolitana con intimità e introspezione, veri tratti peculiari del suo approccio al mezzo fotografico. I soggetti, per lo più colti mentre sono distesi, sembrano interrogarsi sulla propria mortalità, evidenziata ancor più dall’accostamento con le immagini dei corpi mummificati delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo scattate da Hujar nel 1963 in occasione di un viaggio in Sicilia con l’artista e scultore statunitense Paul Thek.
ENG The poignant yet restrained shots by Peter Hujar immerse the audience in the New York of the 1970s and 1980s, portraying famous people of the metropolitan cultural scene with an intimacy and introspection that are distinctive traits of the photographer. The subjects, mostly captured while lying, seem to reflect on their own mortality which is further highlighted by juxtaposing them with images of the mummified bodies from the Catacombs of the Capuchins in Palermo taken by Hujar
75 AROUND TOWN GUIDE Collateral Events AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
in 1963, during a trip to Sicily with the American artist and sculptor Paul Thek.
Calle della Pietà, Castello 3703 IG @peterhujararchive
110 FONDACO MARCELLO
R ebecca Ackroyd Mirror Stage
ORGANIZED BY Kestner Gesellschaft
Il Fondaco Marcello, ex magazzino di tabacco, diventa un palcoscenico teatrale popolato da apparizioni – figure femminili, ruote di motori, parti del corpo – che mettono in mostra il funzionamento della mente. Attraverso una serie di dipinti, disegni, sculture e superfici riflettenti l’artista britannica Rebecca Ackroyd esplora idee astratte quali la frammentazione della realtà, i recessi del subconscio e la malleabilità della memoria, riflettendo al tempo stesso sulla loro rappresentazione. Il punto di partenza del suo lavoro è la nozione lacaniana dello stadio dello specchio, che descrive la fase fondamentale dello sviluppo infantile in cui il bambino riconosce la differenza tra sé e l’altro.
ENG The Fondaco Marcello, a former tobacco warehouse, becomes a stage populated by apparitions – female figures, engine wheels, body parts – showing how our mind works. Through a series of paintings, drawings, sculptures, and reflective surfaces, British artist Rebecca Ackroyd explores abstract ideas such as the fragmentation of reality, the depths of the subconscious, and the malleability of memory, by reflecting at the same time on their representation. The starting point of her work is the Lacanian notion of the Mirror Stage, which describes the fundamental phase of child development where they become aware of the difference between themselves and others.
Calle del Traghetto, San Marco 3415 IG @rebeccaackroyd
111 PROCURATIE VECCHIE/2
R obert Indiana
The Sweet Mystery
ORGANIZED BY Yorkshire Sculpture Park
Figura preminente dell’arte americana, Robert Indiana (1928-2018) è stato leader influente della Pop Art, tuttavia distintosi per aver affrontato rilevanti questioni sociali e politiche, inserendo nelle sue opere profondi riferimenti storici, letterari e biografici. La mostra offre, ripercorrendo sei decenni di carriera, una prospettiva rivelatrice sulla sua opera, incentrata sui temi fondamentali della spiritualità, dell’identità e della condizione umana, elementi centrali dell’evoluzione creativa dell’artista. ENG A prominent figure in American art, Robert Indiana (1928-2018) was an influential leader of the Pop Art movement. However, he distinguished himself by addressing significant
social and political issues, incorporating deep historical, literary, and biographical references into his works. Spanning six decades of his career, the exhibition offers a revealing perspective on his oeuvre, focused on the fundamental themes of spirituality, identity, and the human condition, essential for understanding the artist’s creative evolution.
Corte Maruzzi, Piazza San Marco 105 (second floor) www.ysp.org.uk
112 ARTENOVA
S eundja Rhee Towards the Antipodes
ORGANIZED BY KoRICA (Korean Research Institute of Contemporary Art)
Artista impegnata nell’interpretazione del mondo, del cosmo e della sua relazione con l’individuo e l’umanità, Seundja Rhee ha creato un linguaggio creativo libero dai movimenti artistici di arte moderna e contemporanea predominanti in Corea e in Francia, dove ha speso più di metà della sua vita. I circa venti dipinti in esposizione, che coprono cinquant’anni della sua carriera, dal 1959 al 2008, offrono una panoramica sull’approccio sperimentale dell’artista e la sua evoluzione estetica.
ENG An artist working on the interpretation of the world, the cosmos, and its relationship with the individual and humanity, Seundja Rhee has coined a creative language free from main modern and contemporary art movements in Korea and France, where she spent more than half of her life. The approximately twenty paintings on display, covering fifty years of her career from 1959 to 2008, offer an overview of the artist’s experimental approach and aesthetic evolution.
Campo San Lorenzo, Castello 5063 www.korica.org | www.seundjarhee.com
113 PALAZZO SORANZO VAN AXEL
Shahzia Sikander Collective Behavior
ORGANIZED BY T he Cincinnati Art Museum and The Cleveland Museum of Art
WHEN Fino Until 20 ottobre October Da oltre trent’anni, l’artista pakistano-americana Shahzia Sikander rielabora le storie visive dell’Asia meridionale attraverso una prospettiva transnazionale, femminista e contemporanea. Lavorando con diversi mezzi – pittura, disegno, stampa, animazione digitale, mosaico, scultura e vetro – Sikander reimmagina il passato proiettandolo nel nostro presente. La mostra ripercorre le esplorazioni in continua evoluzione dell’artista attorno a temi quali genere, razza e colonialismo attraverso il suo caratteristico lessico di forme e la sua iconografia distintiva.
ENG For over thirty years, the Pakistani-American artist Shahzia Sikander has been reworking visual narratives of South Asia from a transnational, feminist, and contemporary perspective. Working with various media – painting, drawing, printmaking, digital animation, mosaic, sculpture, and glass – Sikander reimagines the past for our present. The exhibition traces the artist’s ever-evolving explorations around themes such as gender, race, and colonialism through her characteristic lexicon of forms and peculiar iconography.
Fondamenta Van Axel o de le Erbe Cannaregio 6099, 6071, 6072 www.cincinnatiartmuseum.org www.clevelandart.org
114 PALAZZO CONTARINI POLIGNAC MAGAZZINO GALLERY
S
outh
West Bank. Landworks, Collective Action and Sound
ORGANIZED BY Artists + Allies x Hebron
Fondata dal fotografo sudafricano Adam Broomberg e dall’attivista palestinese Issa Amro, Artists + Allies x Hebron mette al centro di questo progetto per la Biennale Arte le fotografie dello stesso Broomberg e di Rafael Gonzalez. I soggetti dei loro scatti sono alcuni alberi di ulivo del territorio palestinese sfuggiti ad un destino che dal 1967 ne ha visti abbattere più di 800mila, alcuni dei quali millenari. Alberi che si fanno simbolo dell’identità, della cultura e della resistenza di un popolo sottoposto ad un’oppressione militare sempre più devastante, oggi più che mai.
ENG Founded by South African photographer Adam Broomberg and Palestinian activist Issa Amro, Artists + Allies x Hebron places the photographs of Broomberg himself and Rafael Gonzalez at the center of this project for the Biennale Arte. The subjects of their shots are olive trees in Palestinian territory that have survived from a deforestation started in 1967 and which has seen more than 800,000 trees cut down, some of which were millennia-old. These trees become symbols of the identity, culture, and resistance of a people subdued to an increasingly devastating military oppression, today more than ever.
Dorsoduro 874
www.adambroomberg.com
76 COLLATERAL EVENTS 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
115 FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA
T he Endless Spiral Betsabeé Romero
ORGANIZED BY Museum of Latin American Art (MOLAA)
WHEN Fino Until 1 settembre September
L’impegno dell’artista messicana Betsabeé Romero nel trovare un punto di unione tra arte e giustizia sociale si concretizza in un’infinita spirale che trasgredisce gli schemi imposti al fine di comprendere come e quando la migrazione influenzi la nostra storia e la nostra cultura. Sei diversi gruppi di opere raccontano, attraverso altrettanti diversi approcci artistici, cosa significhi essere uno straniero nel mondo, con lo scopo di dare voce alle comunità discriminate e sradicate dalla propria terra.
ENG The commitment of Mexican artist Betsabeé Romero to finding a point of connection between art and social justice materializes in an endless spiral that overcomes imposed patterns, in order to understand how migration influences our history and culture. Six different groups of works tell, through as many different artistic approaches, what it means to be a stranger in the world, aiming to give voice to discriminated and uprooted communities. Galleria di Piazza San Marco 71/C www.betsabeeromero.com
116 PALAZZO SMITH MANGILLI VALMARANA
T he Spirits of Maritime Crossing
ORGANIZED BY Bangkok Art Biennale Foundation
Una costellazione di artisti da ogni parte del mondo e opere dalla natura variegata affrontano il tema dello sradicamento e della diaspora, inserendosi pienamente nel dibattito innescato dalle linee programmatiche di Adriano Pedrosa. Un cortometraggio con Marina Abramovic´, danze mitologiche, cocci scintillanti, ricami, video performance e assemblaggi fantasmagorici restituiscono tracce di colonialismo contemporaneo e culture ibride, concentrandosi sui destini di coloro che sono considerati estranei e stranieri ovunque davvero.
ENG A constellation of artists from all over the world tackle the theme of uprooting and diaspora through their diverse works, engaging in the debate triggered by Adriano Pedrosa’s guidelines. A short film featuring Marina Abramovic´, mythological dances, sparkling shards, embroideries, video performances, and phantasmagorical assemblages tell about contemporary colonialism and hybrid cultures, focusing on the destinies of those who
are considered as strangers and as foreigners everywhere, offering a unique perspective on these experiences.
Cannaregio 4392 www.bkkartbiennale.com
117 CAMPO DELLA TANA/2
T revor Yeung
Courtyard of Attachments, Hong Kong in Venice
ORGANIZED BY M+, West Kowloon Cultural District Authority and Hong Kong Arts Development Council
L’artista hongkonghese Trevor Yeung esplora il mondo dei sentimenti, del desiderio e delle relazioni di potere attraverso il concetto di attaccamento, sia come sentimento di connessione con gli oggetti, sia come desiderio di relazionarsi con una persona speciale. La mostra, curata da Olivia Chow, assistente curatrice della sezione arti visive di M+, si muove tra le esperienze intime dell’artista e le sue osservazioni nell’ambito delle relazioni tra esseri umani e sistemi acquatici, con riferimenti che spaziano dal ristorante di pesce del padre a negozi di animali, fino alle composizioni feng shui.
ENG The Hong Kong artist Trevor Yeung explores the world of emotions, desire, and power relationships through the concept of attachment, both in terms of a feeling of connection with objects and as a longing for a special person. The exhibition, curated by Olivia Chow, assistant curator of the visual arts section of M+, moves between the artist’s inner experiences and his observations concerning relationships between humans and aquatic systems, with references ranging from his father’s seafood restaurant to pet shops, to feng shui compositions. Ramo de la Tana, Castello 2126 (opposite the Arsenale entrance) 2024.vbexhibitions.hk | IG @plantertrevor
118 SPAZIO BERLENDIS
Ydessa Hendeles Grand Hotel
ORGANIZED BY Art Museum at the University of Toronto
In Grand Hotel, l’artista polacco-canadese di origine tedesca Ydessa Hendeles esplora i temi critici dell’identità culturale, delle migrazioni, del trauma intergenerazionale e della perdita ispirandosi alla storia di persecuzione e migrazione della sua famiglia. La mostra offre un’esperienza immersiva che affronta le percezioni dell’identità culturale e dell’alterità in un contesto che richiama Il mercante di Venezia e il Ghetto Ebraico, soffermandosi in particolare sulle dinamiche psicosociali sulle quali è costruito il nostro mondo.
ENG In Grand Hotel, the Polish-Canadian artist of German origin, Ydessa Hendeles, explores critical themes of cultural identity, migration, intergenerational trauma, and loss, drawing inspiration from the history of persecution and migration of her own family. The exhibition offers an immersive experience that addresses perceptions of cultural identity and otherness within a context reminiscent of The Merchant of Venice and the Jewish Ghetto, focusing particularly on the psychosocial dynamics that govern our world.
Calle Berlendis, Cannaregio 6301 www.artmuseum.utoronto.ca
119 PALAZZO DELLE PRIGIONI
Yuan Goang-Ming Everyday War
ORGANIZED BY Taipei Fine Arts Museum of Taiwan
La mostra comprende sei opere – cinque video e un’installazione cinetica – di Yuan GoangMing, artista taiwanese considerato il precursore di una nuova forma espressiva a metà strada tra il cinema e la videoarte, noto per utilizzare videocamere da lui stesso realizzate. In Everyday War Yuan si concentra su oggetti della vita quotidiana per trasmettere il disagio diffuso provocato da un costante senso di precarietà e da scenari di guerra sempre più inquietanti. Nonostante le ombre che incombono sul mondo, l’artista crede nel persistere di un desiderio innato negli uomini, che li spinge a cercare «un regno di libertà, un luogo esclusivo nella natura selvaggia, dove l’essenza di un individuo può rimanere in pace con una libertà immutabile».
ENG The exhibition includes six works – five videos and one kinetic installation – by Yuan Goang-Ming, a Taiwanese artist considered the forerunner of a new expressive form halfway between cinema and video art, known for using video cameras he himself has made. In Everyday War, Yuan focuses on everyday objects to convey the widespread discomfort caused by a constant feeling of precariousness and by more and more disturbing scenarios of war. Despite the shadows looming over the world, the artist believes in the persistence of an innate desire in humans, which drives them to seek “a realm of freedom, an exclusive place in wild nature, where the essence of an individual can peacefully coexist with immutable freedom.”
Castello 4209 (next to Palazzo Ducale) www.taiwaninvenice.org
77 AROUND TOWN GUIDE Collateral Events AROUND TOWN
Not Only Biennale AROUND TOWN
79
120 A PLUS A GALLERY
DOUBLE TAKE
Paolo Cirio, Jesse Darling, Simon Denny, Kasia Fudakowski, Enej Gala, Monilola Olayemi Ilupeju, Eva&Franco Mattes, Ahmet Ög˘üt, Barbara Prenka
WHEN Fino Until 15 luglio July
In inglese con il termine “double take” ci si riferisce all’azione di guardare improvvisamente qualcosa una seconda volta realizzando di non averla compresa appieno ad un primo sguardo. La mostra è un invito a riosservare, a prestare maggiore attenzione ai contenuti che si celano dietro alle opere, a coglierne i significati più impliciti. È un’esortazione ad andare oltre l’immediatezza del mero contenuto visivo, ad assumere una postura critica, a muoversi lungo i confini di una realtà sempre più iperconnessa e dematerializzata.
ENG In English slang, the term “double take” refers to the action of looking again at something that was missed at first glance. This exhibition is an invitation to reconsider and pay greater attention to the content hidden behind the pieces on display and to engage with their implicit meanings. It is an exhortation to move beyond the immediacy of mere visual content, to adopt a critical stance, and to navigate the borders of an increasingly hyperconnected and dematerialized reality.
San Marco 3073 www.aplusa.it
121 AKKA PROJECT/1
UNSPOKEN WARS
Mário Macilau
Nahom Teklehaimanot
WHEN 18 aprile April-8 giugno June
In questi tempi di incessante bombardamento di immagini da parte di organi di informazione selezionati, i conflitti si sostituiscono l’uno all’altro sulle prime pagine dei media, digitali e cartacei, mettendo in ombra la condizione di milioni di persone che vivono in perenne incertezza. Gli artisti, attraverso i loro viaggi e le loro intuizioni uniche, svolgono un ruolo cruciale nello svelare queste narrazioni nascoste, cristallizzando storie, informazioni e dati che spesso sfuggono al dibattito pubblico.
ENG In times like today when we are incessantly bombarded with images by news outlets, one conflict follows another on the front pages of the newspapers, overshadowing the condition of the millions of people living in perpetual uncertainty. Through their journeys and unique insights, artists play a crucial role
in unveiling these hidden narratives by capturing the stories, information and data that often escape public debate.
Ca’ del Duca, Corte Duca Sforza San Marco 3052 www.akkaproject.com
122 AKKA PROJECT/2
THE RESIDENCY OUTCOME Osaru Obaseki
WHEN 13 giugno June -13 settembre September Osaru Obaseki (1993) si addentra nel regno della materialità, della storia, dell’identità culturale, delle dinamiche sociali e delle complessità delle narrazioni coloniali e postcoloniali. Con approccio originale, l’artista nigeriana mescola sabbia e acrilici, bronzo e ora vetro in forme contemporanee innovative. La mostra presenta una serie di opere create durante la permanenza dell’artista a Venezia, in particolare alcune splendide sculture in vetro realizzate in collaborazione con la Fondazione Berengo presso la fornace di Murano.
ENG Osaru Obaseki (1993) delves into the realm of materiality, history, cultural identity, social dynamics and the complexities of colonial and postcolonial narratives. The Nigerian artist’s highly original approach involves blending sand, acrylics, bronze and now also glass into innovative contemporary forms. The exhibition features a series of pieces created during her stay in Venice, in particular several splendid glass sculptures crafted in collaboration with the Berengo Foundation in the Murano glass furnace.
Ca’ del Duca, Corte Duca Sforza San Marco 3052 www.akkaproject.com
123 ARSENALE INSTITUTE FOR POLITICS OF REPRESENTATION
WILLIAM KENTRIDGE
Self-Portrait as a Coffee-Pot
WHEN 17 aprile April-24 novembre November L’artista sudafricano William Kentridge collabora con la curatrice e amica Carolyn Christov-Bakargiev per presentare la sua nuova intrigante serie video in nove episodi di 30 minuti, offerti con una programmazione quotidiana completa, originariamente pensati per la visione online. SelfPortrait as a Coffee-Pot è stata girata nel suo studio di Johannesburg durante e all’indomani della pandemia Covid del 2020-‘22 e completata nel 2023. «Lo studio è anche una testa ingrandita – afferma Kentridge –, una camera per i pensieri e le riflessioni dove tutti i disegni, le foto e i detriti sulle pareti diventano questi pensieri».
ENG South African artist William Kentridge collaborates with curator and friend Carolyn Christov-Bakargiev to present an intriguing new series of nine 30-minute videos, originally intended for online viewing, and offered with a full daily schedule. Self-Portrait as a Coffee-Pot was shot in his Johannesburg studio during and in the aftermath of the Covid pandemic of 2020-‘22 and was completed in 2023. Kentridge says that his studio is also like an enlarged head – a room for thought and reflection where the drawings, photos, and debris on the walls become the thoughts.
Riva dei Sette Martiri, Castello 1430/A www.arsenale.com
124 ARSENALE NORD
KLAUS LITTMANN
Arena for a Tree
Arena per un albero
WHEN 17 aprile April-31 luglio July
Un’‘arca’ con tre cipressi, le cui radici sono immerse in una vasca d’acqua, si erge sullo sfondo dell’Arsenale Nord. Da lontano, Arena for a Tree dell’artista Klaus Littmann (1951) appare come una capsula di seme in crescita, permeabile all’aria, all’acqua e alla luce; da vicino è al momento stesso scultura, architettura, podio. Una tribuna con posti a sedere che diventa luogo accessibile di contemplazione e riflessione sul ruolo fondamentale degli alberi per l’ecosistema mondiale, in particolare per quel che riguarda il loro contributo al contenimento del riscaldamento globale, ergendoli a simboli di sostenibilità.
ENG An ‘ark’ with three cypress trees whose roots are immersed in a basin of water stands in the background of the Arsenale Nord. From afar, Arena for a Tree by artist Klaus Littmann (1951) looks like a capsule of growing seeds, permeable to air, water, and light. Up close, it is at the same time sculpture, architecture, and podium. A grandstand with seats which becomes an accessible place for contemplation and reflection on the fundamental role of trees in the global ecosystem, particularly in relation to global warming, making them symbols of sustainability.
Arsenale Nord www.kbhg.ch
80 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
125 ARTE SPAZIO
TEMPO/1
SOFTLY DISAPPEAR
Camilla Gurgone
C. Sidonie Pellegrino
WHEN Fino Until 27 aprile April
Il dialogo tra le opere delle artiste Camilla Gurgone (1997, Lucca) e Sidonie Pellegrino (2002, Castellammare di Stabia) è un richiamo alla bellezza della sparizione, una contemplazione della mutevolezza esperienziale come parte di un continuum in cui tutto è destinato a cambiare e a trasformarsi nel corso del tempo. Lo spazio accoglie il visitatore con un manifesto che esprime concettualmente e visivamente la poetica della dissolvenza insita in entrambe le artiste.
ENG This dialogue between the works of artists Camilla Gurgone (Lucca, 1997) and Sidonie Pellegrino (Castellammare di Stabia, 2002) is a tribute to the beauty of disappearance, and a contemplation of experiential mutability as part of a continuum in which everything is destined to change and transform over time. The space welcomes the visitor with a manifesto that conceptually and visually expresses the poetics of dissolution inherent in both artists’ work.
Campo del Ghetto, Cannaregio 2877 www.artespaziotempo.it
126 ARTE SPAZIO TEMPO/2
MORGAN O’HARA Disegno performativo disegno a muro site-specific
WHEN 3-25 maggio May
Il metodo sviluppato da Morgan O’Hara richiede un’osservazione ravvicinata: disegna metodicamente con entrambe le mani, condensando il movimento in accumuli di linee di grafite che combinano la raffinatezza controllata del disegno classico con la sensualità del gesto spontaneo. Attraverso questo lavoro l’artista trascende le ‘opposizioni’ arbitrarie tra astratto e figurativo, tra espressione puramente gestuale e intento documentaristico, optando per una narrativa non figurativa.
ENG Morgan O’Hara’s artistic approach requires close observation: she systematically draws with both hands, condensing movement into accumulations of graphite lines that combine the controlled refinement of classical drawing with the spontaneity of gesture. Through this work, the artist transcends arbitrary “oppositions” between abstract and figurative, between purely gestural expression and documentary intent, resulting in a non-figurative narrative artwork.
Campo del Ghetto, Cannaregio 2877 www.artespaziotempo.it
127 ATENEO VENETO WALTON FORD Lion of God
WHEN 17 aprile April-22 settembre September Una serie di dipinti di grandi dimensioni realizzati ad acquerello indagano la dimensione storica, biologica e ambientale dei soggetti rappresentati nella collezione dell’Ateneo Veneto, in particolare la figura del leone nell’Apparizione della Vergine a San Girolamo di Tintoretto (c. 1580). Nella ricerca di analogie tra passato e presente, i dipinti di Walton Ford sovrappongono rappresentazioni intricate di storia naturale con una lettura critica contemporanea, il tutto reso nello stile della pittura dei grandi maestri.
ENG A series of large-scale watercolor paintings that delve into the historical, biological, and environmental dimensions of the subjects depicted in the Ateneo Veneto collection, focusing in particular on the figure of the lion in Tintoretto’s Apparition of the Virgin to Saint Jerome (c. 1580). In the search for analogies between past and present, Walton Ford’s paintings overlay intricate representations of natural history with a contemporary critical reading, all rendered in the style of the great masters’ work. Campo San Fantin, San Marco 1897 www.ateneoveneto.org
128 BEL-AIR FINE ART
CAROLE FEUERMAN PATRICK HUGHES
WHEN 19 aprile April-24novembre November Bel-Air Fine Art celebra i suoi primi vent’anni con una doppia esposizione dedicata a due maestri dell’arte contemporanea: Patrick Hughes e Carole Feuerman. L’inventore della “reverspectives”, la prospettiva inversa in cui le parti che sembrano più lontane sono in realtà fisicamente le più vicine, e la regina del super-realismo, le cui sculture sono colte nell’attimo di una quiete sospesa tra classicismo e Pop Art, sono i protagonisti assoluti degli spazi delle Gallerie in occasione della Biennale 2024. Opere inedite e nuove sperimentazioni ingaggiano una dinamica sfida con la nostra percezione.
ENG Bel-Air Fine Art celebrates its twenty-year anniversary with a double exhibition dedicated to two masters of contemporary art: Patrick Hughes and Carole Feuerman: the inventor of “reverspectives,” inverted perspectives where the parts that appear furthest away are actually physically the closest, and the queen of super-realism, whose sculptures capture peaceful moments suspended between classicism and Pop Art, are the stars of the Gallery’s spaces. Unprecedented works and new experiments that play with our perceptions.
Calle del Spezier, San Marco 2765 Dorsoduro 728 www.belairfineart.com
129 BIBLIOTECA MARCIANA AT HOME ABROAD
WHEN 20 aprile April-24 novembre November
Curate da Dirk Geuer, quattro mostre personali di importanti artisti contemporanei – Bernar Venet, noto per le sue sculture metalliche curve e precise; Jiri Dokoupil, che si muove con disinvoltura tra i regni dell’arte, della tecnica e della scienza; Erwin Wurm, che ha ridefinito il concetto statico di scultura; e Dietmar Brixy, associato all’Espressionismo astratto – si susseguono durante il periodo Biennale negli straordinari spazi della Biblioteca Marciana, esplorando il concetto dell’essere straniero. Gli artisti sondano le profondità della mente e dell’animo umani, mappando le infinite dimensioni dell’immaginazione.
ENG Curated by Dirk Geuer, four solo exhibitions of important contemporary artists – Bernar Venet, known for his precise curved metal sculptures; Jiri Dokoupil, who effortlessly navigates between the realms of art, technology, and science; Erwin Wurm, who has redefined the static concept of sculpture; and Dietmar Brixy, associated with Abstract Expressionism – exploring the concept of being a stranger will follow one another over the course of the Biennale. The artists delve into the depths of the human mind and soul, mapping the infinite dimensions of the imagination.
Piazzetta San Marco 7
bibliotecanazionalemarciana.cultura.gov.it
130 CA’ D’ORO/1
THE GOLDEN WAY
LA VIA DELL’ORO
I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea
WHEN 17 aprile April-16 giugno June
Giovanni Baronzio/Alberto Burri, Bartolomeo Caporali/Gino De Dominicis, Duccio di Boninsegna/Lucio Fontana, Cataluccio da Todi/ Marisa Merz, Gentile da Fabriano/Michelangelo Pistoletto, Maestro della Madonna di Perugia/Carol Rama: in nome dell’uso dell’oro, sei dialoghi esclusivi tra antico e moderno mostrano affiancati capolavori i quali, nelle loro assonanze tecniche, estetiche e concettuali, offrono ai semplici visitatori e agli addetti ai lavori suggestioni inedite e nuove prospettive d’interpretazione.
ENG Giovanni Baronzio/Alberto Burri, Bartolomeo Caporali/Gino De Dominicis, Duccio di Boninsegna/Lucio Fontana, Cataluccio da Todi/Marisa Merz, Gentile da Fabriano/Michelangelo Pistoletto, Maestro
81 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
della Madonna di Perugia/Carol Rama: in the name of the utilisation of gold, six exclusive dialogues between the ancient and the modern. Displayed side by side, the technical, aesthetic, and conceptual resonances between these masterpieces are highlighted, offering unprecedented affinities and new perspectives for interpretation.
Galleria Giorgio Franchetti (second floor) Cannaregio 3932 www.polomusealeveneto.beniculturali.it www.cadoro.org
131 CA’ D’ORO/2
CÉSAR MENEGHETTI + Laboratori d’arte di Sant’Egidio naufragi - approdi
WHEN 19 aprile April-15 settembre September
César Meneghetti e i Laboratori d’arte di Sant’Egidio, convinti che l’arte non debba escludere nessuno, hanno attivato un processo inclusivo di abbattimento di qualsiasi forma pregiudiziale presente nel mondo dell’arte. La fragilità degli artisti coinvolti nel progetto si trasforma così in forza comunicativa, come emerge chiaramente dalla mostra dedicata alla memoria dei 3129 bambini e adulti, in fuga da guerre, povertà, ed emergenze climatiche, che hanno perso la vita nel 2023 nel Mediterraneo e lungo la rotta balcanica. Installazioni evocative che si oppongono a ogni forma di disumanizzante oblio.
ENG Convinced that art should not exclude anyone, César Meneghetti and the Art Workshops of Sant’Egidio forged an inclusive process aimed at breaking down prejudice. In this way, the fragility of these artists is transformed into communicative power, which can be clearly seen in the exhibition dedicated to the memory of the 3,129 children and adults who lost their lives in the Mediterranean and along the Balkan route in 2023 while fleeing wars, poverty, and climate change. Evocative installations that challenge forgetfulness.
Galleria Giorgio Franchetti (hall, ground floor), Cannaregio 3932 www.polomusealeveneto.beniculturali.it www.cadoro.org
132 CA’ PESARO/1
ARMANDO TESTA
WHEN 20 aprile April-15 settembre September
A partire dalle diciassette opere donate da Gemma De Angelis Testa, una grande antologica racconta aspetti inediti sulla ricerca inesauribile e sulla sterminata produzione di Armando Testa (1917-1992), protagonista assoluto della cultura visiva contemporanea, creatore di celebri icone entrate da anni nell’immaginario collettivo. Una pluralità di linguaggi espressivi, sperimentati nel corso della sua carriera più che trentennale, connotano la modernità di Testa, che lo studioso di estetica Gillo Dorfles ha definito “visualizzatore globale”.
ENG Starting from seventeen pieces donated by Gemma De Angelis Testa, this major retrospective reveals previously unseen aspects of the inexhaustible experimentation and production of Armando Testa (1917–1992), one of the protagonists of contemporary visual culture and creator of famous icons which have inhabited the collective imagination for decades. Experimentation with a range of languages, visual and otherwise, over the course of his more than thirty-year career characterized the modernity of Testa, who aesthetics scholar Gillo Dorfles has called a “global visualizer.” Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
133 CA’ PESARO/2
CHIARA DYNYS Lo Stile
WHEN 20 aprile April-15 settembre September
In ossequio a una poetica che ha sempre rifiutato qualsiasi definizione stilistica, Chiara Dynys reinterpreta la sintesi linguistica del Neoplasticismo fondato da Piet Mondrian (il movimento De Stijl) attraverso una serie di nuovi ambienti immersivi, in cui luce e materia ridisegnano il racconto del reale. La mostra, di grande potenza visiva, è apparentemente provocatoria ma in realtà rivelatrice della centralità della forma del linguaggio nell’arte.
ENG In adherence to a poetics that has always rejected any stylistic definition, Chiara Dynys reinterprets the linguistic synthesis of Neoplasticism founded by Piet Mondrian (the De Stijl movement) through a series of new immersive environments where light and matter redesign the narrative of reality. Of great visual power, the exhibition is seemingly provocative but actually revealing of the centrality of the form of language in art.
Galleria Internazionale d’Arte Moderna (Sale Dom Pérignon), Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
134 CA’ PESARO/3
LUCIA VERONESI
La desinenza estinta
WHEN 21 giugno June -13 ottobre October
Il lavoro dell’artista multimediale Lucia Veronesi attraversa diverse discipline, dall’antropologia fino alla botanica. Il progetto La desinenza estinta, curato e prodotto da Ramdom e tra i vincitori della 12. edizione dell’Italian Council (2023), si ispira alla scomparsa delle lingue amazzoniche, alla perdita di conoscenza delle piante curative e all’oblio di eminenti studiose di botanica del passato. Questi processi di estinzione sono alla base della realizzazione di un grande arazzo jacquard e di un video in stop-motion che entrano da oggi a far parte della collezione permanente di Ca’ Pesaro.
ENG The work of multimedia artist Lucia Veronesi spans various disciplines, from anthropology to botany. The project La desinenza estinta, curated and produced by Ramdom and among the winners of the 12th Edition of the Italian Council (2023), is inspired by the disappearance of Amazonian languages, the loss of knowledge of medicinal plants, and the overlooking of eminent female botanists of the past. These extinction processes are the basis for the creation of a large jacquard tapestry and a stop-motion video, which will become part of the Ca’ Pesaro permanent collection.
Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
135 CA’ PESARO/4
ROBERTO MATTA 1911-2002
WHEN 25 ottobre October-23 marzo March, 2025
Figura seminale del movimento Surrealista e mentore di diversi esponenti dell’Espressionismo Astratto, Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (1911-2002) è considerato per la sua produzione fra arte e design uno degli artisti nodali del XX secolo. Prendendo spunto da due straordinari capolavori conservati a Ca’ Pesaro, la mostra, oltre che a concentrarsi sulla portata complessiva del suo lavoro e del suo pensiero, illustra e ben restituisce il suo straordinario talento pittorico.
ENG A seminal figure of the Surrealist movement and mentor to several exponents of Abstract Expressionism, Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (1911-2002) is considered one of the most interesting artists of the 20th century on the basis of work which included both art and design. Drawing inspiration from two extraordinary masterpieces by the artist housed at Ca’ Pesaro, the exhibition aims to illustrate his abilities as a painter, as well as the scope of his work and thought.
Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
82 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
PERSONAL
2024 Palazzo Bembo, ECC, VENICE
Image: Girolamo Porro, Conflitto Navale Lepanto, 1572, Edging r
Luna De Rosa . Manolo Gómez . Dariya Kanti . Damian Le Bas Brunn Morais . Girolamo Porro . Alfred Ullrich . Kálmán Várady
STRUCTURES
Riva del Carbon#4793 - Vaporetto: Rialto 20th of April - 24th of November Opening Times: Every day from 10am to 18pm Tuesday closed Free Entry
www.kaidikhas.com
The Art of Resistance
Artists:
Nyam-Osoryn Tsultem
Baasanjav Choijiljav
Baatarzorig Batjargal
Urjinkhand Onon
MONGOL ZURAG
Historical & Contemporary Mongolian Paintings
April 20 – November 24, 2024
Art Exhibition in Conjunction with the 60th Venice Biennale
April 20 to September 30, 11 am - 7 pm
October 1 to November 24, 10 am – 6 pm
Closed on Mondays.
Garibaldi Gallery
Via Garibaldi, Castello 1815, 30122 Venice, Italy
Curator: Dr. Uranchimeg Tsultem, Herron School of Art +Design, Indiana University, U.S.A, in collaboration with the Mongol Zurag Society
84 NOT ONLY BIENNALE
136 CA’ REZZONICO/1 RINASCIMENTO IN BIANCO E NERO
L’arte dell’incisione a Venezia 1494-1615
WHEN Fino Until 3 giugno June
Durante il Rinascimento Venezia si afferma, grazie anche alla sua identità commerciale quale emporio internazionale aperto alle grandi rotte mercantili, come il principale centro italiano per la realizzazione e la distribuzione di stampe, fulcro di una vera e propria “rivoluzione per immagini”. La mostra offre una visione compiuta di questo straordinario fenomeno artistico, con opere di alcuni fra i maggiori artisti del tempo provenienti da raccolte pubbliche e private.
ENG Thanks to its position as a hub of commerce linked to major trade routes, during the Renaissance Venice established itself as the main Italian centre for the production and distribution of prints - the focal point of a veritable “revolution in images.” This exhibition provides a comprehensive overview of this extraordinary artistic phenomenon, with works by some of the greatest artists of the time, sourced from private and public collections.
Museo del Settecento Veneziano Dorsoduro 3136 www.carezzonico.visitmuve.it
137 CA’ REZZONICO/2
LORENZO QUINN Anime di Venezia Souls of Venice
WHEN 19 aprile April-15 settembre September Lorenzo Quinn torna a Venezia con un nuovo progetto che vede protagoniste quindici statue in rete metallica, animate grazie alla tecnologia e alla realtà aumentata, che raffigurano alcuni dei protagonisti dell’arte, della storia e della cultura –le anime appunto – della Serenissima. Un progetto sorprendente e iconico, in cui la realtà immersiva viene declinata dall’artista in visione poetica e magica.
ENG Lorenzo Quinn returns to Venice with a new project featuring fifteen statues made of wire mesh and brought to life by technology and augmented reality which depict several of the protagonists of the art, history, and culture – the souls in the title – of the Serenissima. A surprising and iconic project in which immersive reality is transformed by the artist into a poetic and magical vision.
Museo del Settecento Veneziano (androne) Dorsoduro 3136
www.carezzonico.visitmuve.it
138 CA’ REZZONICO/3
LORIS CECCHINI
Leaps, gaps and overlapping diagrams
WHEN 20 settembre September
31 marzo March, 2025
Le sculture ramificate e proliferanti di Loris Cecchini cercano di incorporare nella loro struttura le potenziali interazioni tra tecnologia e modularità e quelle tra i moduli stessi e lo spazio in espansione determinato dall’ambiente esterno, in questo caso le magnifiche sale affrescate di Ca’ Rezzonico. In mostra le opere sono costitutivamente e non episodicamente site-specific, si formano e funzionano in relazione al contesto, determinando un altro livello di interazione e corrispondenza oltre «la scatola euclidea della scultura».
ENG The branching and proliferating sculptures of Loris Cecchini seek to incorporate into their structure the potential interactions between technology and modularity, and those between the modules themselves and the expanding space determined by the external environment, in this case the magnificent frescoed halls of Ca’ Rezzonico. The pieces in the exhibition are constitutively and not episodically site-specific; forming and functioning in relation to their context, establishing another level of interaction and correspondence beyond “the Euclidean box of sculpture.” Museo del Settecento Veneziano Dorsoduro 3136 www.carezzonico.visitmuve.it www.loriscecchini.com
139 CAMPO SAN MAURIZIO
MARK BRADFORD
Process Collettivo 2016-2024
WHEN Fino Until 5 maggio May Nel 2016, l’artista multidisciplinare americano Mark Bradford (1961) ha avviato una collaborazione con Rio Terà dei Pensieri, un’organizzazione non profit che lavora con le due carceri veneziane, la Casa di Reclusione Femminile della Giudecca e la Casa Circondariale Santa Maria Maggiore. Da questa collaborazione è nato Process Collettivo, un progetto in corso che mira ad aumentare le opportunità di lavoro all’interno delle carceri e di Venezia nel suo complesso. Per celebrare il culmine della collaborazione durata otto anni, la casa editrice Hauser & Wirth lancia un nuovo libro e un’opera in edizione limitata per la raccolta di fondi per il progetto.
ENG
In 2016, American multidisciplinary artist Mark Bradford (1961) initiated a collaboration with Rio Terà dei Pensieri, a non-profit organization working with the two Venetian prisons, the Casa di Reclusione Femminile -
Giudecca and the Casa Circondariale Santa Maria Maggiore. The result of this collaboration was Process Collettivo: an ongoing project aimed at increasing job opportunities within the prisons and throughout Venice as a whole. To celebrate the culmination of their eight-year collaboration, publisher Hauser & Wirth is launching a new book and a limited edition artwork to raise funds for the project.
Hauser & Wirth Publishers Bookstore Campo San Maurizio, San Marco 2671
www.hauserwirth.com
www.rioteradeipensieri.org
140 CAPSULE VENICE HOVERING
WHEN Fino Until 23 giugno June
Hovering (letteralmente “in bilico”) è una mostra collettiva in cui tredici artisti internazionali – Morehshin Allahyari, Ivana Bašic´, Leelee Chan, Nicki Cherry, Sarah Faux, Elizabeth Jaeger, Emiliano Maggi, Lucy McRae, Kemi Onabulé, Catalina Ouyang, Bryson Rand, Marta Roberti, Young-jun Tak – riflettono sul concetto di liminalità, metamorfosi, sospensione derivante da uno stato di in-betweenness tra compiuto e incompiuto, tra essere e divenire, tra potenziale latente e manifestazione evidente.
ENG Hovering is a collective exhibition where thirteen international artists – Morehshin Allahyari, Ivana Bašic´, Leelee Chan, Nicki Cherry, Sarah Faux, Elizabeth Jaeger, Emiliano Maggi, Lucy McRae, Kemi Onabulé, Catalina Ouyang, Bryson Rand, Marta Roberti and Young-jun Tak – reflect on the concept of liminality, metamorphosis and suspension stemming from a state of in-betweenness between completion and incompleteness, between being and becoming, and between latent potential and evident manifestation.
Dorsoduro 2525
capsuleshanghai.com
85 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
141 CASA DI CARLO GOLDONI
EVA MARISALDI
Biribisso
WHEN Fino Until 24 novembre November
Un’unica, grande installazione multisensoriale che si sviluppa in tutti gli ambienti della Casa museo: micro narrazioni, elementi plastici e sonori, una serie di opere originali ispirate al teatro. Sono «riflessioni ‘disordinate’ sul teatro», delle «messe in scena collegate, in qualche modo, alla contemporaneità di Carlo Goldoni». Eva Marisaldi sintetizza i risultati della propria indagine in elementi visivi, sonori, letterari tanto densi sul piano semantico quanto lineari su quello espressivo, dove la fantasia si alterna a momenti di riflessione, la poesia all’ironia.
ENG A single large multisensory installation that unfolds throughout all the rooms of the museum-house: micro-narratives, plastic arts, sound elements and a series of original works inspired by theater. They are “‘disorderly’ reflections on theater” – “staged productions connected in some way to the time of Carlo Goldoni.” Eva Marisaldi synthesizes the results of her investigation into visual, sonic, and literary elements which are as dense on a semantic level as they are linear in their expressiveness, and where fantasy alternates with moments of reflection and poetry with irony. San Polo 2794 www.carlogoldoni.visitmuve.it
142 CASTELLO 780
KAETHE KAUFFMAN
La foresta
WHEN 19 aprile April-23 giugno June
Kaethe Kauffman medita sui sistemi invisibili di crescita delle foreste e sui ricordi della presenza calma e stabile dei singoli alberi. La sua serie di stampe non solo esplora l’individualità e lo spirito degli alberi combinati con il movimento fisico del camminare nella natura, ma cattura questa sensazione con i movimenti meditativi del disegno. Le opere – stampe su stendardi di seta e su carta montate su pannelli di legno – si trasformano in un’unica installazione, nella foresta, appunto.
ENG Kaethe Kauffman reflects on the invisible systems of forest growth and memories of the calm and stable presence of individual trees. This series of her prints explores not only the individuality and the spirit of trees combined with the physical movement of walking in nature but also captures this sensation through the meditative movements of drawing. The pieces – prints on silk banners and paper mounted on wooden panels – become a single installation, obviously in the forest.
Fondamenta San Giuseppe, Castello 780 www.crosscontemporaryprojects.com
143 CASTELLO 925
I FORESTI
Anne Leith, Martin Weinstein, Robin McClintock, Millicent Young
WHEN 19 aprile April-23 giugno June
I Foresti analizza i significati dell’espressione veneziana “foresti” – “stranieri” o “qualcuno della foresta”– indagando l’esperienza sensoriale del bosco (Weinstein e Leith), catturando i ritmi delle sue forme di vita nascoste (McClintock) e mappando il viaggio dello straniero (Young). Insieme, ciascuno con la propria personale disposizione e visione, i quattro artisti guardano agli archetipi, ai materiali e alle ricche trame della foresta, trasmettendo l’esperienza del bosco come ispirazione, destinazione e rifugio alla città di Venezia.
ENG I Foresti analyzes the meanings of the Venetian word “foresti” – “foreigners” or “someone from the forest” – investigating the sensory experience of the woods (Weinstein and Leith), capturing the rhythms of its hidden life forms (McClintock), and mapping the journey of the stranger (Young). Together, they look at the archetypes, materials, and rich textures of the forest, conveying the experience of the woods as inspiration, destination, and refuge to the city of Venice. Fondamenta San Giuseppe, Castello 925 www.crosscontemporaryprojects.com
144 CAVANA AI GESUATI PAHSI LIN
Infinity Art
WHEN 19 aprile April-7 luglio July
L’artista taiwanese Pahsi Lin (1960) mostra una conoscenza approfondita dell’arte astratta occidentale, appresa anche grazie alle opere dei maestri di generazioni precedenti, come Ho Kan, e allo stesso tempo esprime la sua forte appartenenza alla cultura del mondo orientale. La sua pittura astratta è spesso arricchita da raffinate citazioni di manufatti tradizionali e dalla riscoperta di particolari tecniche cromatiche proprie dell’arte cinese antica. Venti grandi e coloratissimi dipinti, parte della serie Infinite Art, sono testimoni delle sue ultime sperimentazioni e ricerche formali.
ENG Taiwanese artist Pahsi Lin (1960) demonstrates a profound knowledge of Western abstract art, learned through the works of masters of previous generations, such as Ho Kan, while also embracing his belonging to the culture of Asia. His abstract painting often includes refined references to traditional artifacts and the rediscovery of specific chromatic techniques inherent in ancient Chinese art. Twenty large and colorful paintings, part of the Infinite Art series, bear witness to his latest experiments and formal research.
Rio Terà Foscarini, Dorsoduro 909/C www.bigeyesvision.com
145 CENTRO CULTURALE CANDIANI MATISSE e la luce del Mediterraneo
WHEN 28 settembre September
4 marzo March, 2025
La mostra parte dalle preziose raccolte di grafica della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro che annoverano tre importanti litografie dell’artista francese datate anni ‘20 e due disegni appartenenti alla sua produzione del 1947. Il maestro dei Fauves è posto qui in dialogo con artisti con i quali condivise vicende biografiche e rivoluzioni artistiche, tra cui Henri Manguin, André Derain, Albert Marquet, Maurice de Vlaminck, Raoul Dufy e Pierre Bonnard.
ENG An exhibition taking as its starting point the precious print collections of the International Gallery of Modern Art at Ca’ Pesaro, which include three important lithographs by the French artist dating from the 1920s and two of his drawings from 1947. The Fauves’ maestro dialogues with artists with whom he shared biographical events and artistic revolutions, such as Henri Manguin, André Derain, Albert Marquet, Maurice de Vlaminck, Raoul Dufy, and Pierre Bonnard.
Piazzale Candiani, Mestre muvemestre.visitmuve.it
146 CHIESA DI SAN FANTIN
REZA ARAMESH Number 207
WHEN Fino Until 2 ottobre October
Punto focale della mostra dell’artista britannico di origine iraniana, Reza Aramesh, è l’opera Study of Sweatcloth as an Object of Desire : 207 mutande da uomo in marmo di Carrara sparse sul pavimento della chiesa. Evidenziando l’assenza del corpo, la biancheria intima scartata richiama efficacemente l’attenzione su di esso quale luogo politico oggetto di atti di violenza e di conquista. Aramesh cerca di preservare l’integrità delle vite invisibili, perse a causa di atti di guerra e di terrore, trasformandole in potenti segni scultorei.
ENG The focus of this exhibition by British artist of Iranian origin Reza Aramesh is Study of Sweatcloth as an Object of Desire: 207 men’s underpants in Carrara marble scattered across the floor of the Church. By highlighting the absence of the body, the discarded underwear effectively draws attention to it as a political space, victim of acts of violence and conquest. Aramesh seeks to preserve the integrity of invisible lives lost due to modern acts of warfare and terror, transforming them into powerful sculptural symbols.
Campo San Fantin, San Marco 3090
www.actionbynumber.com
86 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
presents
THE INTIMATE MUSEUM
PALAZZO BONVICINI
CALLE AGNELLO, 2161/A, VENICE
FREE ADMISSION
OPEN EVERY DAY 10AM - 6PM
FONDATIONVALMONT.COM
LAMAISONVALMONT.COM
87 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
GAYLE CHONG KWAN - STEPHANIE BLAKE - ISAO - DIDIER GUILLON
147 CHIESA DI SAN GALLO JAUME PLENSA Janus
WHEN 19 aprile April-30 settembre September
Jaume Plensa si ispira al dio romano dalla doppia faccia, Janus, per creare un’installazione site-specific che occupa gli interni della Chiesa di San Gallo, piccolo gioiello della fine del Cinquecento. «Non è l’opera in sé che conta, ma quello che genera intorno nello spazio» afferma l’artista. La forza di attrazione dell’installazione di Plensa dà vita ad uno spazio unico, armonico. La mostra, a cura di Adriano Berengo, presenta nuove opere in alabastro e vetro, sculture che l’artista realizza lasciando che lo sguardo oltrepassi la loro materialità per coglierne l’anima.
ENG Jaume Plensa takes inspiration from the two-faced Roman god Janus to create a site-specific installation that occupies the Church of San Gallo, a small jewel from the late 16th century. “It’s not the work itself that matters,” says the artist, “but what it generates around it in the space.” The force of attraction of Plensa’s installation creates a unique, harmonious space and the exhibition, curated by Adriano Berengo, presents new works in alabaster and glass - sculptures in which the artist allows the viewer’s gaze to see beyond their materiality and grasp their soul.
Campo San Gallo, San Marco 1103 www.fondazioneberengo.org
148 CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PIETÀ
WALLACE CHAN Transcendence
WHEN 19 aprile April-30 settembre September
Artista autodidatta, noto come creatore di gioielli e al contempo scultore, Wallace Chan porta nella Cappella della Chiesa della Pietà Transcendence, un’installazione composta da quattro sculture in titanio di grandi dimensioni sospese al soffitto. Chan esplora la ricerca di uno stato meditativo e il modo in cui la mente può trascendere i normali limiti o confini dello spazio e del tempo. In un contesto più ampio, rappresenta l’idea di trasformare i conflitti in opportunità di crescita e illuminazione.
ENG Simultaneously renowned as a jewelry creator and a sculptor, self-taught artist Wallace Chan brings to the Chapel of the Church of Santa Maria della Pietà Transcendence, an installation composed of four large titanium sculptures suspended from the ceiling. Chan explores the quest for a meditative state and how the mind can transcend the normal limits or boundaries
of space and time. In a broader context, it represents the idea of transforming conflicts into opportunities for growth and enlightenment. (Cappella laterale) Riva degli Schiavoni Castello www.wallace-chan.com
149 CHIESA DI SANTA MARIA DELLA VISITAZIONE
MEMO AKTEN Boundaries
WHEN 20 aprile April-24 novembre November Nel video di animazione digitale Boundaries (2023-‘24) Memo Akten offre una profonda riflessione sulla vita e sulla nostra interconnessione con l’universo. Utilizzando tecniche di intelligenza artificiale all’avanguardia, l’opera immagina le barriere e i confini come zone permeabili che facilitano la connessione con ciò che sta al di là. Boundaries passa dal molecolare al cosmico e viceversa, intrecciando immagini e suoni presi dal quotidiano e dal trascendente, dal naturale e dal virtuale, dall’organico e dall’inanimato.
ENG In the digital animation video Boundaries (2023-‘24), Memo Akten offers a profound reflection on life and our interconnectedness with the universe. Using cutting-edge artificial intelligence techniques, the artwork imagines barriers and boundaries as permeable zones that facilitate connection with what lies beyond. The video goes from the molecular to the cosmic and vice versa, weaving together images and sounds taken from the everyday and the transcendent, from the natural and the virtual and from the organic to the inanimate.
Fondamenta Zattere ai Gesuati Dorsoduro 919/A www.vanhaerentsartcollection.com
150 CIPRIANI GIUDECCA
DANIEL BUREN Haltes Colorées Sosta colorata
WHEN 11 aprile April-30 settembre September
La terza edizione di MITICO, il progetto artistico annuale allestito da Belmond in collaborazione con Galleria Continua e curato da Hervé Mikaeloff, vede protagonista quest’anno Daniel Buren. Noto per la creazione di interpretazioni architettoniche di ambienti attraverso il colore e le strisce, che creano una interdipendenza assoluta tra l’oggetto e il luogo nel quale viene osservato, Buren realizza un’opera site-specific utilizzando la fontana dell’Hotel Cipriani per costruire uno spazio artistico completamente nuovo: una struttura circolare immersiva caratterizzata da finestre e porte colorate.
ENG The protagonist of the third edition of MITICO, the annual artistic project by Belmond in collaboration with Galleria Continua, curated by Hervé Mikaeloff, is Daniel Buren. Known for creating architectural interpretations of environments through colour and stripes, establishing an absolute interdependence between the object and the place in which it is observed, Buren creates a site-specific piece using the fountain of the Hotel Cipriani to construct a completely new artistic space: an immersive circular structure characterized by coloured windows and doors.
Belmond Hotel Cipriani, Giudecca 10 www.belmond.com
151 COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM/1
JEAN COCTEAU
La rivincita del giocoliere
WHEN Fino Until 16 settembre September
La versatilità o destrezza da giocoliere – da cui il titolo – caratterizza il linguaggio artistico di Jean Cocteau (1889-1963), scrittore, poeta, drammaturgo, saggista, disegnatore, regista, attore. Una sorprendente varietà di lavori, oltre centocinquanta, traccia lo sviluppo della sua estetica, unica e personalissima, ripercorrendo i momenti salienti della tumultuosa carriera di una delle figure più influenti del panorama artistico e più estesamente culturale del XX secolo.
ENG The artistic language of Jean Cocteau (1889-1963) – writer, poet, playwright, essayist, draftsman, director and actor – was characterized by the versatility of the juggler.
A surprising variety of over a hundred and fifty pieces trace the development of his unique and highly personal aesthetic, retracing the highlights of the tumultuous career of one of the most influential figures in the artistic landscape of the 20th century.
Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
152 COLLEZIONE PEGGY
GUGGENHEIM/2
MARINA APOLLONIO Oltre il cerchio
WHEN 12 ottobre Octobe r-3 marzo March, 2025
Personale dedicata a Marina Apollonio (1940), tra le protagoniste più importanti del movimento ottico-cinetico internazionale, sostenuta e collezionata da Peggy Guggenheim. La mostra ripercorre la carriera dell’artista fino ai nostri giorni, mettendo in evidenza il rigore della sua ricerca visiva perseguita con un molteplice utilizzo di forme espressive e con una grande eleganza di esecuzione, tra pittura, scultura e disegno, ope -
88 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
re statiche, in movimento e ambientali, bianco e nero, ricerca cromatica, sperimentazioni tecniche e di materiali.
ENG An exhibition dedicated to Marina Apollonio (1940), one of the most important figures in the international optical-kinetic movement. Her work was collected by Peggy Guggenheim, and the show traces the artist’s career to the present day, highlighting the rigour of her visual work, pursued through the multiplicity of variation and the elegance of execution, encompassing painting, sculpture and drawing, static, kinetic, and environmental works, black and white and chromatic studies, and technical and material experimentation. Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
153 COMPLESSO DELL’OSPEDALETTO NEBULA
Giorgio Andreotta Calò, Basel Abbas and Ruanne Abou-Rahme, Saodat Ismailova, Cinthia Marcelle and Tiago Mata Machado, Diego Marcon, Basir Mahmood, Ari Benjamin Meyers, and Christian Nyampeta
WHEN 17 aprile April-24 novembre November Nebula, parola latina che significa “nuvola” o “nebbia”, mostra collettiva curata da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi e prodotta da Fondazione In Between Art Film, scandaglia gli stati della visione e della percezione extra-visiva attraverso otto nuove installazioni video concepite in stretto dialogo strutturale, visivo e sonoro con l’architettura del Complesso dell’Ospedaletto. Il concept si ispira al fenomeno della nebbia come spazio materiale e metaforico in cui l’orientamento visivo è ridotto, ragione per cui si rendono necessari diversi strumenti sensoriali per la comprensione di ciò che ci circonda. Le opere abbracciano forme di frammentazione psicologica, socio-politica, tecnologica e storica, suggerendo possibili modalità di navigazione in un presente attraversato da forze che, come la nebbia, appaiono al contempo immateriali e insormontabili.
ENG Nebula, a Latin word meaning “cloud” or “mist,” is a collective exhibition curated by Alessandro Rabottini and Leonardo Bigazzi and produced by the Fondazione In Between Art Film. It delves into states of vision and extra-visual perception through eight new video installations conceived in close structural, visual, and auditory dialogue with the architecture of the Ospedaletto complex. The concept is inspired by the phenomenon of fog as a material and metaphorical space in which visual orientation is reduced and alternative
sensory tools are necessary to understand our surroundings. The pieces on show embrace forms of psychological, socio-political, technological, and historical fragmentation, suggesting possible modes of navigation in a present traversed by forces that, like fog, seem immaterial and insurmountable.
Barbaria de le Tole, Castello 6691 inbetweenartfilm.com
154 CREA CANTIERI DEL CONTEMPORANEO
CYFEST 15 VULNERABILITY International Media Art Festival
WHEN 15 aprile April-30 agosto August
CYFEST 15 riunisce artisti, curatori, educatori, ingegneri, programmatori e attivisti dei media di tutto il mondo e crea una piattaforma per la mappatura e la documentazione della New Media Art. Nella nuova grande mostra collettiva convergono la (anti)fragilità degli spazi biologici, sociali e cibernetici, i ricordi personali e l’immaginazione scientifica, il facsimile della pioggia e l’indicizzazione, scritture semiotiche, l’esplorazione artistica della coautorialità non umana e la connessione tra i pattern di maglieria e gli insiemi di Mandelbrot.
ENG CYFEST 15 brings together artists, curators, educators, engineers, programmers and media activists from around the world, creating a platform for mapping and documenting New Media Art. In this large new collective exhibition, the (anti)fragility of biological, social and cybernetic spaces converge, along with personal memories and scientific imagination, the facsimile of rain, indexing, semiotic writings, the artistic exploration of non-human co-authorship, and the connection between knitting patterns and Mandelbrot sets. Giudecca 211/b www.cyfest.art | www.creavenice.com
155 DIMORA AI SANTI
CHANNATIP CHANVIPAVA The Sound of Many Waters
WHEN 17 aprile April-27 maggio May
Le opere autobiografiche di Chanvipava intrecciano accattivanti corrispondenze tra il microcosmo della sua vita personale e il macrocosmo della politica e degli eventi globali, esprimendo emozioni universali ed esperienze condivise. In The Sound of Many Waters i dipinti esplorano le nozioni di appartenenza e di identità, insieme a temi intimi come la maternità surrogata e i diritti LGBTQ+. Le opere sono esposte su grandi pannelli di acciaio inossidabile che brillano e riflettono come l’acqua, cenno visivo al titolo della mostra.
»LA GALLERIA «
Dorothea van der Koelen presents
April 19th – Nov. 24th 2024
»VISIONS OF BEAUTY«
45 Y EARS OF G ALLERY
L ORE B ERT
D ANIEL B UREN
M OHAMMED K AZEM
J OSEPH K OSUTH
N AM T CHUN -M O
F ABRIZIO P LESSI
T URI S IMETI
G ÜNTHER U ECKER
B ERNAR V ENET
LA GALLERIA · VENEZIA
30124 Venezia · S. Marco 2566
tel 0039 - 327 - 692
3 693
lagalleria@vanderkoelen.de
www.galerie.vanderkoelen.de
89 AROUND TOWN
89
Not Only Biennale AROUND TOWN
GUIDE
90 NOT ONLY BIENNALE www. / info@ gallerialuce.com san marco, 1922/a 30124 venezia t / f +39 041 522 2949 galleria luce © Spazialismo, Optical Art, Figurazione e Novecento galleria luce festeggia 40 anni d’arte a Venezia www. / info@ gallerialuce.com san marco, 1922/a 30124 venezia t / f +39 041 522 2949 galleria luce ©
ENG Chanvipava’s autobiographical works weave captivating correspondences between the microcosm of her personal life and the macrocosm of politics and global events, serving as expressions of universal emotions and shared experiences. The paintings in The Sound of Many Waters explore notions of belonging and identity, along with intimate themes such as surrogacy and LGBTQ+ rights. The work is displayed on large panels of stainless steel that shine and reflect like water, a visual nod to the title of the exhibition.
Calle Larga Giacinto Gallina Cannaregio 6381 www.romanroad.com
156 DOCKS CANTIERI CUCCHINI
SAM SPRATT
The Monument Game
WHEN 17 aprile April-23 giugno June
La celebre collezione d’arte digitale 1OF1 annuncia la prima mostra in assoluto dell’artista nativo digitale Sam Spratt, in cui viene proposta la presentazione off-line di The Monument Game, l’opera più grande di Luci, una serie di ritratti e costruzioni narrative di mondi immaginari in evoluzione basata sulla blockchain. Una storia raccontata attraverso la fusione perfetta di memoria, tempo, allucinazione e simulazione.
ENG The renowned digital art collection 1OF1 announces the first-ever offline exhibition of digital-native artist Sam Spratt, featuring the presentation of The Monument Game, the largest piece in Luci, a series of portraits and narrative constructions of evolving imaginary worlds based on the blockchain. A story told through the perfect fusion of memory, time, hallucination and simulation.
Castello 40/B www.samspratt.com
157 The DORSET PAVILION 2024
Works | People | Projects
WHEN 10 settembre September
29 ottobre October
Arte prodotta localmente, pratiche uniche, capaci però di restituire nei propri tratti peculiari un respiro universale. Il Dorset è una contea del sud-ovest dell’Inghilterra per lo più rurale, un terreno verde e ondulato ai margini del mare.
Il DORSET PAVILION rappresenta un luogo in cui difendere il locale, il piccolo e il comune. Gli artisti selezionati infatti, tessitori, ceramisti, pittori, artisti artigianali, affondano saldamente le proprie radici nella loro regione di appartenenza e le loro opere spesso scavano nella psicogeografia del territorio e nella sua storia profonda.
ENG Locally produced art created using unique yet globally significant practices. Dorset is a mostly rural county in the southwest of England characterized by rolling green countryside bordering the sea, and the DORSET
PAVILION represents a place to champion the local, the small-scale, and the communal. The artists, including weavers, ceramists, painters, and craftspeople, firmly root themselves in Dorset, and their works often delve into the psychogeography of the area and its deep history. Salizada Streta, Castello 96 www.sophiemolins.com
158 EMERGENCY VENEZIA SARAH REVOLTELLA
Il rumore dei buchi neri
WHEN 18 aprile April-30 maggio May
Il rumore dei buchi neri, il cui titolo riecheggia la presenza a distanza di eventi in grado di determinare la nostra esistenza e la nostra scomparsa, nasce come disperato ma necessario tentativo di opporsi alla logica della violenza e della guerra. La mostra e la performance, che Sarah Revoltella mette in scena assieme a nove studenti universitari di differenti nazionalità, trovano per contenuti e forma espressiva la loro casa ideale, è proprio il caso di dirlo, nella sede di Emergency. Nell’azione, l’artista con semplicità disarmante sovverte la funzione dirompente dell’arma da fuoco per farne un elemento di debolezza, di inedita fragilità.
ENG The Noise of Black Holes, whose title echoes the presence of distant events capable of determining our existence and disappearance, represents a desperate but necessary attempt to oppose the logic of violence and war. To ensure maximum prominence, the venue for the exhibition and performance, orchestrated by Sarah Revoltella together with nine university students of different nationalities, will be Emergency’s Venice offices. In the performance, the artist subverts the disruptive function of firearms with disarming simplicity, turning them into symbols of weakness and unprecedented fragility.
Giudecca 212
www.emergencyvenezia.org
159 EUROPEAN CULTURAL CENTRE (ECC)
PALAZZO MORA
PALAZZO BEMBO
GIARDINI MARINARESSA
PERSONAL STRUCTURES Beyond Boundaries
WHEN 20 aprile April-24 novembre November
Una mostra collettiva con più di 200 artisti multidisciplinari provenienti da 51 Paesi, Personal Structures 2024 è un rutilante viaggio attraverso i molteplici confini geografici, politici, religiosi, culturali e artistici dell’intricato paesaggio globale contemporaneo. Il confronto vitale tra i più vari linguaggi espressivi declinato in una vasta gamma di narrazioni, che sfidano i preconcetti e offrono intuizioni oltre i percorsi convenzionali, diventa celebrazione della diversità, mostrando la bellezza che scaturisce dall’interazione tra prospettive culturali differenti.
ENG A collective exhibition featuring over 200 multidisciplinary artists from 51 countries, Personal Structures 2024 is a journey through the multiple geographic, political, religious, cultural and artistic boundaries of the intricate contemporary global landscape. The vital exchange, manifested in a wide range of narratives that challenge preconceptions and offer unconventional insights becomes a celebration of diversity, showcasing the beauty that arises from the interaction between different perspectives.
Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659
Palazzo Bembo, Riva del Carbon San Marco 4793
Giardini della Marinaressa
Riva dei Sette Martiri, Castello www.personalstructures.com www.ecc-italy.eu
160 FONDACO DEI TEDESCHI
BEST REGARDS
The Anonymous Project by Lee Shulman
WHEN 17 aprile April-17 novembre November
Lee Shulman ha fondato The Anonymous Project nel 2017. L’idea nasce dall’acquisto casuale di una scatola di diapositive online, ma il progetto poi cresce nel tempo attraverso la raccolta di diapositive a colori dalla fine degli anni ‘30 fino alla metà degli anni ‘80, il cui corpus complessivo traccia in maniera variegata e pregnante un’incredibile memoria collettiva. Best Regards è un’installazione che pervade tutto il Fondaco, accompagnando il visitatore in un viaggio emozionante e intimo nei mitici anni ‘60 e ‘70. Luoghi, date, fotografi, soggetti rimangono anonimi, raccontando tuttavia storie affascinanti dal sapore universale.
91 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
ENG Lee Shulman founded The Anonymous Project in 2017, the idea originating from the random purchase of a box of slides online.
But the project continued to grow over time, collecting colour slides from the late 1930s to the mid-1980s and forming an incredible collective memory. Best Regards is an installation that pervades the entire Fondaco, accompanying the visitor on an exciting and intimate journey through the mythical 1960s and 1970s. The places, dates, photographers, and subjects remain anonymous, yet they tell fascinating stories with a universal flavour.
Rialto www.dfs.com/venice
161 FONDAMENTA SANT’ANNA/1
MILENA ZEVU Silent Supper
WHEN 17 aprile April-24 novembre November Nato come registrazione dal vivo di una performance realizzata da Milena ZeVu nel 2023, il progetto video della durata di 10 minuti ricerca le implicazioni dell’intelligenza artificiale avanzata sull’esistenza umana. L’anno rappresentato è il 2084: l’artista si presenta in un’azione corale circondata da undici performer, che insieme a lei partecipano ad una cena rimanendo completamente in silenzio per tutto il tempo. Al centro della sua indagine, curata da Nina Vagic, ZeVu colloca una riflessione sulla tecnologia avanzata e sul suo ruolo nelle relazioni umane.
ENG Born as a live recording of a performance by Milena ZeVu in 2023, this 10-minute video project explores the implications of advanced artificial intelligence for human existence. The year represented is 2084, and the artist appears along with eleven other performers who join her for a meal which remains silent for its entire duration. At the heart of the work, curated by Nina Vagic, ZeVu reflects on advanced technology and its role in human relationships.
Venice Art Projects, Castello 994 www.silentsupper.com
162 FONDAMENTA SANT’ANNA/2
ANDREA MORUCCHIO
The Puzzling Classics Show
WHEN 18 aprile April-18 giugno June
Migliaia di tessere fotografiche di motivi geometrici, fitomorfi e zoomorfi provenienti dal mosaico pavimentale della Basilica di San Marco, che l’artista aveva realizzato a partire dal 2015, vengono composte nel nuovo progetto Puzzling Classics. Andrea Morucchio, capace di muoversi liberamente attraverso i linguaggi della scultura, dell’installazione, del video, della fotografia e dell’arte digitale, riordina e riposiziona queste ‘tessere’ in forma di mosaico, creando reinterpretazioni affascinanti di dipinti di Maestri del Rinascimento.
ENG Thousands of photographic tiles depicting geometric, phytomorphic, and zoomorphic motifs from the mosaic floor of the Basilica of San Marco, which the artist had been creating since 2015, are assembled in the new project Puzzling Classics. Andrea Morucchio, who moves ably between the languages of sculpture, installation, video, photography and digital art, rearranges and repositions these 'tiles' in mosaic form, creating fascinating reinterpretations of Renaissance Master paintings. Castello 996/A www.bugnoartgallery.com
163 FONDATION VALMONT ULYSSES
We Are All Heroes
WHEN 20 aprile April-23 febbraio February, 2025 Indagare l’Odissea attraverso l’arte contemporanea è come perdersi in un labirinto di mito e realtà, di passato e presente. Quattro artisti internazionali – Gayle Chong Kwan, Stephanie Blake, ISAO e Didier Guillon – reinterpretano e danno nuova vita allo spirito del poema epico di Omero. Quattro sale di Palazzo Bonvicini, ognuna delle quali dedicata a un episodio cruciale del poema, accolgono altrettante interpretazioni coinvolgenti che esplorano la profondità della mitologia per riflettere sulle sfide e le opportunità del presente.
ENG Exploring the Odyssey through contemporary art is like losing oneself in a labyrinth of myth and reality, past and present. Four international artists – Gayle Chong Kwan, Stephanie Blake, ISAO, and Didier Guillon –reinterpret and breathe new life into the spirit of Homer’s epic poem. Four rooms in Palazzo Bonvicini, each dedicated to a crucial episode from the poem, host the same number of engaging interpretations that delve into the depth of mythology to reflect upon the challenges and opportunities of the present.
Palazzo Bonvicini, Santa Croce 2161/A www.fondationvalmont.com
164 FONDAZIONE BERENGO ART SPACE
ARSENALE NORD | TESA 99
GLASSTRESS 8½
WHEN 20 aprile April-24 novembre November 18 aprile April-25 agosto August
Una vecchia fornace muranese abbandonata trasformata in uno spazio contemporaneo è il luogo perfetto per una mostra ambiziosa che esplora le infinite possibilità creative del vetro. Artisti di fama internazionale ‘fondono’ la propria arte in questa materia pura e ancestrale grazie alle sapienti mani dei maestri vetrai di Berengo Studio. Il risultato di questo incontro è GLASSTRESS, progetto ideato da Adriano Berengo che sfugge agli stereotipi associati alla tradizione vetraria, ampliando vorticosamente i confini dell’arte contemporanea. Il titolo, evidente omaggio a Federico Fellini, definisce l’edizione numero 8 di GLASSTRESS a cui si aggiunge il ½: due opere monumentali di Koen Vanmechelen e di Sabine Wiedenhofer all’Arsenale Nord.
ENG An abandoned glass furnace on the island of Murano is the perfect setting for an ambitious exhibition that explores the infinite creative potential of glass. Renowned artists of international fame experiment with the medium thanks to original collaborations with the master glass-blowers at Berengo Studio in Murano. The result is GLASSTRESS, a unique collective exhibition by Adriano Berengo that eludes stereotypes about Venetian glass by demonstrating glass's place within the world of contemporary art. The title, an homage to Fellini, announces that this is the 8th edition of GLASSTRESS in Murano, and adds a ½ for the two monumental works by Koen Vanmechelen and Sabine Wiedenhofer at the Arsenale Nord. Campiello della Pescheria 4, Murano Arsenale Nord www.glasstress.org www.fondazioneberengo.org
165 FONDAZIONE BEVILACQUA
LA MASA
PALAZZETTO TITO
GUGLIELMO CASTELLI
Improving Songs for Anxious Children
WHEN 16 aprile April-7 luglio July
L’esclusivo universo iconografico di Guglielmo Castelli si nutre dei mondi della letteratura, del teatro e della scenografia. Il titolo della mostra è ripreso da un libro per bambini pubblicato all’inizio del XX secolo che mette in guardia contro la sbadataggine, la disattenzione, il raccontare bugie e altri comportamenti ancora da evitare. L’artista plasma una serie di ambienti interni dove immagina la vita interiore di un ipotetico “bambino lasciato a casa da solo”.
92 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
Li Chevalier I Hear the Water Dreaming
Museo d’Arte Orientale
Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076 – Venezia
11th May - 15th September
Curated by Paolo De Grandis and Carlotta Scarpa
With scientific direction of Marta Boscolo Marchi
93
ENG The exclusive iconographic universe of Guglielmo Castelli draws from the worlds of literature, theater, and scenography. The title of the exhibition is taken from a children’s book published at the beginning of the 20th century which warns against carelessness, inattention, telling lies, and other bad behaviours. The artist shapes a series of interior environments where he imagines the inner life of a hypothetical “child left home alone.” Dorsoduro 2826
www.bevilacqualamasa.it
166 FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA/1
EDUARD ANGELI Silentium
WHEN Fino Until 24 novembre November
Il 12 novembre 2019 l’eccezionale e tragica acqua alta inonda anche lo studio al pian terreno dell’artista Eduard Angeli (Vienna, 1942), da quindici anni a Venezia, danneggiando le sue opere e spingendolo a rientrare a Vienna. La mostra, curata da Philip Rylands, espone un corpus di quattordici opere di Angeli, tra paesaggi notturni, diurni, interni e costruzioni caratterizzati da un’inquietante immobilità e dall’assenza di figure umane: composizioni dal silenzio assordante, di cui Venezia, per la sua identitaria predisposizione al surrealismo e al simbolismo, è naturale protagonista.
ENG On November 12th, 2019, the exceptional and tragic acqua alta high tide flooded the ground floor studio of artist Eduard Angeli (Vienna, 1942), who had been living in Venice for fifteen years, damaging his work and prompting him to return to Vienna. This exhibition, curated by Philip Rylands, showcases a body of fourteen pieces by Angeli, including nocturnal and diurnal landscapes, interiors, and constructions characterized by an unsettling stillness and the absence of human figures: compositions of deafening silence, of which Venice, thanks to its predisposition to surrealism and symbolism, is a natural protagonist.
Magazzino del Sale, Zattere, Dorsoduro 266 www.fondazionevedova.org
167 FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA/2
AMENDOLA
Burri Vedova Nitsch Azioni e gesti
WHEN 4 maggio May-24 novembre November
Il fotografo pistoiese Aurelio Amendola ha dedicato gran parte della sua attività ad immortalare artisti in azione. La mostra, a cura di Bruno Corà, si compone di stampe fotografiche di grandi dimensioni, sequenze dedicate agli atti performativi di Alberto Burri, Emilio Vedova e Hermann Nitsch nei loro studi, accanto a opere uniche degli artisti stessi. In evidenza le diverse modalità operative dei tre artisti e, al contempo, l’attività di un grande fotografo italiano che con questi Maestri riuscì a stabilire un sodalizio e un’amicizia fertili e durevoli.
ENG Pistoia-born photographer Aurelio Amendola has dedicated much of his career to portraying artists in action. Curated by Bruno Corà, this exhibition consists of large-format photographic prints – sequences dedicated to images of Alberto Burri, Emilio Vedova, and Hermann Nitsch performing in their studios, alongside unique works by the artists themselves. The spotlight is on the different working methods of the three master artists and, at the same time, on the activity of a great Italian photographer who managed to establish a lasting bond and friendship with them.
Spazio Vedova, Zattere, Dorsoduro 50 www.fondazionevedova.org
168 FONDAZIONE
GIANCARLO LIGABUE
FUTUROREMOTO Domingo Milella
WHEN 18-27 aprile April
Immagini meta-croniche che giungono da un passato così lontano nel tempo da farle sembrare futuro: dieci opere di Domingo Milella, molte in mostra per la prima volta, sospese in una dimensione spaziale che le rende quasi atemporali, immerse nel buio di una quasi caverna. Attraverso l’utilizzo di un banco ottico analogico all’interno di grotte preistoriche la fotografia, mezzo contemporaneo, viene posta di fronte alla storia più antica: il risultato che ne sortisce è una teoria di “calchi di luce dal buio”, sculture ottiche di luoghi immersi nel recondito e nell’incomprensibile.
ENG Meta-chronic images that come from a past so distant in time that they seem like the future: ten works by Domingo Milella, many on display for the first time, suspended in a spatial dimension that makes them practically timeless, immersed in the darkness of an almost cave-like environment. Through the use of an
analog optical bench inside prehistoric caves, the contemporary medium of photography is set before the oldest history, becoming “casts of light from the darkness,” optical sculptures of places immersed in the remote and the incomprehensible.
Palazzo Erizzo Ligabue, San Marco 3319 www.fondazioneligabue.it
169 FONDAZIONE POTENZA TAMINI
GIANMARIA POTENZA
Negli spazi dell’atelier del maestro Gianmaria Potenza nasce una nuova Fondazione dedicata al lavoro dell’artista, il cui patrimonio di conoscenze e tecniche affonda le radici nella tradizione veneziana. È qui che ancora oggi Potenza crea le sue opere, una narrazione contemporanea resa attraverso il mosaico, il bronzo con fusione a cera persa, il marmo, il vetro inciso a mola, il legno, il polistirolo, la carta fatta a mano e l’acciaio, in un dialogo continuo tra passato e presente. L’atelier, luogo di esplorazioni e di vivacità artistica, è da oggi visitabile su prenotazione.
ENG In the rooms of maestro Gianmaria Potenza’s atelier, a new Foundation dedicated to the work of the artist, whose heritage of knowledge and techniques has its roots in the Venetian tradition. It is here that Potenza still creates his work today, a contemporary narrative rendered through mosaic, lost wax bronze casting, marble, grindstone-engraved glass, wood, polystyrene, handmade paper and steel, in a continuous dialogue between past and present. A place of exploration and artistic vivacity, the Atelier is now open to visitors upon reservation.
Dorsoduro 1450
www.fondazionepotenzatamini.it
94 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
170 FONDAZIONE PRADA
CHRISTOPH BÜCHEL
Monte di Pietà
WHEN 20 aprile April-24 novembre November La storia stratificata di Ca’ Corner della Regina, da casa natale di Caterina Cornaro a Monte di Pietà, da sede novecentesca dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia fino alla destinazione odierna di casa veneziana di una delle più straordinarie e vitali fondazioni di arte contemporanea internazionali, è il punto di partenza da cui prende il via Christoph Büchel (Svizzera, 1966) per la costruzione di una sua complessa installazione. Il progetto include opere storiche e contemporanee, nuovi interventi allestitivi e una vasta selezione di oggetti e documenti relativi alla storia della proprietà, del credito e della finanza, alla formazione di collezioni e archivi, alla creazione e al significato di un patrimonio reale o fittizio.
ENG Christoph Büchel (Switzerland, 1966) takes the layered history of Ca’ Corner della Regina, from birthplace of Caterina Cornaro to Monte di Pietà and Historical Archive of the Venice Biennale, as the starting point for the construction of a complex installation. The project includes historical and contemporary work, new exhibition structures and a vast selection of objects and documents relating to the history of property, credit and finance, the formation of collections and archives, and the creation and meaning of a real or fictitious heritage. Ca’ Corner della Regina, Santa Croce 2215 www.fondazioneprada.org
171 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
ILYA AND EMILIA
KABAKOV
Between Heaven and Earth
A Tribute to Ilya Kabakov
WHEN Fino Until 14 luglio July
Chiara Bertola e Fondazione Querini Stampalia rendono omaggio a Ilya Kabakov a un anno dalla sua scomparsa, Maestro dell’arte concettuale, geniale sperimentatore della poesia e delle potenzialità espressive dei materiali nello spazio espositivo, celebrato come il più importante artista nato in URSS, in seguito naturalizzato statunitense, del XX secolo. Alcune installazioni storiche di Ilya ed Emilia Kabakov dialogano con gli ambienti antichi e le collezioni d’arte del Museo della Fondazione, diventando opere site-specific che svelano agli spettatori mondi inaspettati.
ENG One year after his passing, Chiara Bertola and the Fondazione Querini Stampalia pay homage to Ilya Kabakov, a master of conceptual art, ingenious experimenter of poetry and the expressive potential of materials in the exhibition space, and celebrated as the most
important artist born in the USSR and naturalized American of the 20th century. Historical installations by Ilya and Emilia Kabakov engage in dialogue with their ancient surroundings and art collections of the Foundation's Museum, becoming site-specific works that unveil unexpected worlds to visitors.
Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.querinistampalia.org
172 GALLERIA ALBERTA PANE
LUCIANA LAMOTHE Folding Roads
WHEN Fino Until 27 luglio
Relazioni e tensioni dinamiche tra corpo e materia caratterizzano l’esposizione personale dell’artista argentina Luciana Lamothe (1975). Chiamata a rappresentare l’Argentina alla 60. Biennale Arte, Lamothe dimostra tutta la sua po liedricità con un’esposizione retrospettiva che, in dialogo con l’importante progetto installativo creato negli spazi dell’Arsenale, permette di addentrarsi in un universo artistico fatto di forme sinuose e ortogonali, organiche e al contempo architettoniche.
ENG Relations and dynamic tensions between body and matter define a solo exhibition by Argentinian artist Luciana Lamothe (1975). Appointed to represent her country at the 60th Venice Biennale, Lamothe proves her versatility with a retrospective exhibition that, in a dialogue with the large-scale installation project set up in the spaces of the Arsenale, allows visitors to delve into an artistic universe made up of sinuous and orthogonal forms which are organic and at the same time architectural.
Calle dei Guardiani, Dorsoduro 2403/H www.albertapane.com
173 GALLERIA ARKÈ
ELENA GUACCERO
WHEN 27 aprile April
Elena Guaccero (Bari, 1924-Vienna, 2006), talentuoso architetto e una delle prime donne in Italia a svolgere la professione, fonde il ludico e il fantastico attraverso quadri, collage e sorprendenti sculture, rivelando un magico mondo sorridente e capace di far sorridere, costruito con nastro adesivo, collage, legno, cartone e materiali riciclati, come rotoli di carta da cucina. Un percorso espositivo originale, curato da Gio vanna Rizzetto, denso di colori e spunti inattesi e coinvolgenti, in cui tutto sembra assumere una nuova vita.
ENG Elena Guaccero (Bari, 1924-Venice, 2006), a talented architect and one of the first women in Italy to pursue this profession,
95 GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
merged playfulness with the fantastic through paintings, collages, and surprising sculptures, revealing a magical and amusing world made from adhesive tape, collage, wood, cardboard, and recycled materials such as kitchen paper rolls. An original exhibition curated by Giovanna Rizzetto, full of colors and unexpected, engaging inspirations, where everything seems to take on a new life.
San Samuele, San Marco 3211 www.artearke.it
174 GALLERIA LUCE
SPAZIALISMO, OPTICAL ART, FIGURAZIONE
E NOVECENTO
Galleria Luce festeggia
40 anni d’arte a Venezia
Inaugurata nell’autunno del 1983 con una personale di Riccardo Licata, la Galleria Luce da allora ha scelto di rappresentare i movimenti che particolarmente hanno trovato una loro piena espressione in Laguna, tra questi lo Spazialismo, testimoniato dalle opere di maestri quali Virgilio Guidi, Giuseppe Santomaso, Mario De Luigi, Edmondo Bacci, Gino Morandis, Tancredi, Saverio Rampin. L’attenzione sul Novecento porta ad approfondire anche l’opera di artisti quali Arman, Eulisse, Finzi, Gambino, Licata, Marrocco, Perilli, Ricci, Saetti e le iconiche sculture di Colanzi.
ENG Inaugurated in the autumn of 1983 with a solo exhibition by Riccardo Licata, the Luce Gallery has since chosen to represent movements that have found particular expression in Venice, such as Spatialism, as evidenced by the works of masters including Virgilio Guidi, Giuseppe Santomaso, Mario De Luigi, Edmondo Bacci, Gino Morandis, Tancredi, and Saverio Rampin. Its focus on the twentieth century leads to a deeper exploration of the work of artists such as Arman, Eulisse, Finzi, Gambino, Licata, Marrocco, Perilli, Ricci, Saetti, and the iconic sculptures of Colanzi. San Marco 1922/A www.gallerialuce.com
175 GALLERIA PATRICIA LOW CONTEMPORARY
XENIA HAUSNER Stranger Things
WHEN 17 aprile April-9 giugno June
Nuovi dipinti e sculture dell’artista austriaca affrontano l’idea di esilio, migrazione e assenza di radici in connessione con il tema generale della Biennale. I soggetti non rappresentano solo l’idea di migrazione in sé e per sé, ma più estesamente anche la mancanza di legami con la propria terra e la disconnessione dalla propria identità. «In definitiva tutto ciò su cui lavoro è ambivalente e frammentario. Frammenti di vita senza una risposta chiara» (Xenia Hausner).
ENG New paintings and sculptures by this Austrian artist address the idea of exile, migration, and rootlessness in connection with the overall theme of the Biennale. The subjects not only represent migration in the current sense but also disconnection and the lack of ties to one’s homeland. “Ultimately, everything I work on is ambivalent and fragmented. Fragments of life without a clear answer” (Xenia Hausner). Dorsoduro 2793 www.patricialow.com
176 GALLERIA RAVAGNAN SPACES AND CONTEMPLATION
Un viaggio affascinante nel mondo dell’arte attraverso le opere iconiche di artisti celebri e di stelle nascenti del panorama contemporaneo. Grazie ad un’attenta indagine, che negli anni ha portato la Galleria nelle sue due sedi a selezionare opere di artisti dai linguaggi formali molto diversi, si rende manifesto il potere infinito dell’arte come ponte tra epoche e generazioni. Questi artisti ci invitano a contemplare il mondo con occhi nuovi.
ENG A fascinating journey into the world of art through the iconic work of renowned artists and emerging stars of the contemporary scene. Through careful investigation, which over the years has led the Gallery’s two locations to select works by artists with very different formal languages, the infinite power of art as a bridge between epochs and generations is made manifest. These artists invite us to contemplate the world with fresh eyes.
Piazza San Marco 50/A | Dorsoduro 686 www.ravagnangallery.com
177 GALLERIA RIZZO BRIAN ENO Gibigiane
WHEN 18 aprile April-10 luglio July
Mostra personale dell’artista britannico Brian Eno, uno dei più influenti pensatori, artisti e compositori del nostro tempo, personalità straordinaria che rende fluidi i confini delle categorie artistiche. Gibigiane, che si riferisce al bagliore di luce riflessa sull’acqua o su uno specchio, invita il pubblico a immergersi negli ambienti creati dall’artista. Qui il lento scambio algoritmico di luce, forme e colori crea un’esperienza coinvolgente e unica. Un elogio alla lentezza per avvicinarsi all’opera come parte integrante dell’esperienza.
ENG Brian Eno is known as one of the most influential thinkers, artists, and composers of our time, an extraordinary personality who blurs the boundaries of artistic categories. Gibigiane, which refers to the glimmer of light reflected on water or on a mirror, invites the audience to immerse themselves in the environments the artist has created where the slow algorithmic exchange of light, shapes, and colours creates an engaging and unique experience. An ode to slowness in order to approach the work as an integral part of the experience.
Giudecca 800/Q www.galleriamichelarizzo.net
178 GALLERIE DELL’ACCADEMIA/1
CASA DEI TRE OCI AFFINITÀ ELETTIVE
Picasso, Matisse, Klee e Giacometti
WHEN Fino Until 23 giugno June
Straordinarie opere di Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne, provenienti dalla collezione di Heinz Berggruen, Museum Berggruen di Berlino, dialogano con i capolavori di Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo e Canova alle Gallerie dell’Accademia. Il dialogo prosegue alla Casa dei Tre Oci, nuova sede del Berggruen Institute Europe, tra opere della collezione grafica delle Gallerie e opere su carta di Klee, Picasso, Cézanne e Matisse sempre del Museum Berggruen.
ENG Extraordinary pieces by Picasso, Matisse, Klee, Giacometti, and Cézanne from the collection of Heinz Berggruen, Museum Berggruen in Berlin, converse with the masterpieces of Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo, and Canova at the Gallerie dell’Accademia. The dialogue continues at the Casa dei Tre Oci, the new venue of the Berggruen Institute Europe, between works from the graphic collection
96 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
97 M9 - Museo del ’900 via Pascoli 11 Venezia Mestre
23.02 > 02.06.24 BANKSY Painting WALLS a cura di Sabina De Gregori
www.m9museum.it
of the Galleries and work on paper by Klee, Picasso, Cézanne, and Matisse from the Museum Berggruen.
Gallerie dell’Accademia
Campo della Carità, Dorsoduro 1050
Casa dei Tre Oci, Berggruen Institute Europe, Zitelle, Giudecca 43 www.gallerieaccademia.it
179 GALLERIE DELL’ACCADEMIA/2
WILLEM DE KOONING E L’ITALIA
WHEN 17 aprile April-15 settembre September
Prima grande retrospettiva in Italia dedicata a Willem de Kooning, uno degli artisti più rivoluzionari e influenti del XX secolo. Il progetto espositivo approfondisce in particolare i due periodi che l’artista ha trascorso in Italia, nel 1959 e 1969, e l’influenza italiana sui suoi successivi dipinti, disegni e sculture realizzati in America. Durante questi viaggi formativi in Italia de Kooning ha arricchito il suo linguaggio e rielaborato un nuovo modus operandi, come ben testimoniato dalla straordinaria selezione di opere in mostra che spaziano dagli anni ‘50 agli anni ‘80.
ENG The first major Italian retrospective dedicated to Willem de Kooning, one of the most revolutionary and influential artists of the 20th century. The exhibition delves particularly deep into the two periods the artist spent in Italy, in 1959 and 1969, and the Italian influence on de Kooning’s subsequent paintings, drawings, and sculptures in America. During these formative journeys in Italy, de Kooning enriched his language and developed a new modus operandi, as evidenced by an extraordinary selection of works from the period between the 1950s and the 1980s.
Gallerie dell’Accademia
Campo della Carità, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it
180 GARIBALDI GALLERY MONGOL ZURAG
The Art of Resistance
WHEN 20 aprile April-24 novembre November
Dipinti storici e contemporanei di quattro artisti di spicco della tradizione Mongol Zurag (“pittura Mongola”), Nyam-Osoryn Tsultem (1924-2001), Baasanjav Choijiljav, Baatarzorig Batjargal, Urjinkhand Onon, affermano l’eredità della creatività come mezzo di resistenza. Nata durante l’epoca della Guerra Fredda, la tradizione Mongol Zurag è emersa nell’alveo dei dibattiti che allora si svolgevano sull’identità nazionale e sulla conservazione del patrimonio culturale, stimolati dall’eliminazione della cultura buddista da parte del governo socialista a favore del Realismo socialista. Superando le riflessioni sui confini nazionali,
i quattro artisti oggi rispondono alle pressanti questioni globali.
ENG Historical and contemporary paintings by four prominent artists of the Mongolian Zurag (“Mongolian painting”) tradition – Nyam-Osoryn Tsultem (1924-2001), Baasanjav Choijiljav, Baatarzorig Batjargal, and Urjinkhand Onon – affirm the legacy of creativity as a means of resistance. Born during the Cold War era, the Mongolian Zurag tradition emerged amid debates on national identity and the preservation of cultural heritage, stimulated by the socialist government’s elimination of Buddhist culture in favor of Socialist Realism. Going beyond reflections on national boundaries, the four artists today engage with pressing global issues.
Via Giuseppe Garibaldi, Castello 1815
181 HOTEL METROPOLE
ROB E NICK CARTER Beyond the Frame
WHEN Fino Until 24 novembre November
Il lavoro degli artisti londinesi si focalizza sulle intersezioni tra il regno analogico e quello digitale attraverso diverse forme artistiche. La mostra include alcune opere della celebre serie Transforming, film a rallentatore e in loop sviluppati come interpretazioni di storiche nature morte olandesi del Secolo d’Oro, e dipinti Vanitas, oltre a una straordinaria scultura in bronzo di un ratto, ispirata ai disegni a penna e inchiostro di Jacob de Gheyn II (1565-1629 c.), e a un tulipano in vetro nero ispirato a un acquerello di Judith Leyster (1609-1660), realizzato nello Studio Berengo di Murano.
ENG The work of these London-based artists focuses on the intersections between the analog and digital realms through a range of artistic forms. The exhibition includes several pieces from the renowned Transforming series: slow-motion and looped films developed as interpretations of historical Dutch still lifes from the Golden Age and Vanitas paintings, as well as an extraordinary bronze sculpture of a rat, inspired by the pen and ink drawings of Jacob de Gheyn II (ca. 1565-1629), and a black glass tulip inspired by a watercolor by Judith Leyster (1609-1660), created in the Berengo Studio in Murano.
Riva degli Schiavoni, Castello 4149 www.hotelmetropole.com
182 IKONA | LAB | AZZIME I CONFINI DELL’ALTERITÀ
The Contours of Otherness
WHEN 21 aprile April-27 ottobre October Stanzialità obbligata, spostamento, fuga, ma anche scelta identitaria, rinnovamento, coscienza e mutazione, sono i temi su cui dieci artisti internazionali sono chiamati a confrontarsi. La ricchezza delle loro rispettive esperienze definisce una mostra articolata e diffusa, promossa dal Museo Ebraico e ospitata in tre diversi spazi del Ghetto di Venezia: Ikona, dove trovano posto le opere di Jonathan Prince, Amit Berman, Elisheva Reva, Flora Temnouche, Danny Avidan; Lab, che ospita gli artisti Lucas e Tyra Morten, Lihi Turjeman, Deborah Werblud, Laure Prouvost; Azzime, che ospita i lavori di Yael Toren.
ENG Compulsory stasis, movement, escape, but also the choice of identity, renewal, consciousness and change are the themes with which 10 international artists have been invited to engage. Promoted by the Jewish Museum, the richness of their experiences composes an exhibition which is hosted in three different spaces in the Venice Ghetto: Ikona, where the works of Jonathan Prince, Amit Berman, Elisheva Reva, Flora Temnouche, Danny Avidan are displayed; Lab, which hosts artists Lucas and Tyra Morten, Lihi Turjeman, Deborah Werblud, Laure Prouvost; and Azzime, which hosts Yael Toren.
Campo del Ghetto Novo, Cannaregio www.ghettovenezia.com
183 ISOLA DI SAN GIACOMO IN PALUDO
EUN-ME AHN Pinky Pinky Good
WHEN 17-19 aprile April
(performance: 18 aprile April )
È l’artista e coreografa coreana Eun-Me Ahn, figura d’avanguardia il cui percorso è segnato tanto dall’apprendimento della tradizione sciamanica quanto dai molti anni trascorsi a New York, nonché dalla profonda amicizia stabilitasi con Pina Bausch, ad aprire con la performance Pinky Pinky Good, solo per le vernici della Biennale Arte, l’Isola di San Giacomo in Paludo. Il nuovo progetto promosso da Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che vede la creazione sull’Isola di uno spazio per progetti artistici e installazioni site-specific, per il teatro, la musica, il cinema, l’architettura, la ricerca, lo studio e la performance, sarà inaugurato nel suo pieno corso nel 2025.
ENG Korean artist and choreographer Eun-Me Ahn, an avant-garde figure whose career has been influenced as much by the learning of shamanic tradition as by the many years
99 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
she spent in New York and by her profound friendship with Pina Bausch, will inaugurate the Island of San Giacomo in Paludo with the performance Pinky Pinky Good. This new project promoted by the Sandretto Re Rebaudengo Foundation involves the creation of a space for artistic projects and site-specific installations on the Island for theater, music, cinema, architecture, research, study, and performance, and will be opened in 2025.
Laguna Nord www.fsrr.org
184 ISOLA DI SAN GIORGIO FONDAZIONE CINI/1
VISI di Alessandro Mendini
WHEN Fino Until 16 giugno June
Un’immersione nell’universo artistico di Alessandro Mendini, straordinario architetto, designer e artista scomparso cinque anni fa. L’esposizione indaga il tema del viso, considerato uno degli aspetti più affascinanti delle opere di Mendini nonché fonte diretta della sua ricerca progettuale. Quattordici oggetti e sei disegni, selezionati tra quelli creati dall’artista tra il 1987 e il 2018, realizzati con materiali diversi quali metallo, ceramica, vetro e mosaico offrono uno sguardo approfondito sulla spiccata versatilità del suo percorso creativo.
ENG An immersion in the artistic universe of Italian architect, designer and artist Alessandro Mendini, who passed away five years ago. The exhibition explores the theme of the face, considered one of the most fascinating aspects of Mendini’s work and a direct source of inspiration for his design work. Fourteen objects and six drawings selected from those created by the artist between 1987 and 2018 and executed in a range of materials such as metal, ceramics, glass, and mosaic offer an in-depth look into his creativity.
Biblioteca Manica Lunga Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it
185 ISOLA DI SAN GIORGIO
FONDAZIONE CINI/2
ALEX KATZ
Claire, Grass and Water
WHEN 17 aprile April-29 settembre September
La mostra segue la recente retrospettiva dell’artista al Guggenheim di New York e comprende tre grandi gruppi di opere, realizzate tra il 2021 e il 2022, che rappresentano tre aspetti chiave della sua pratica. Il grande maestro della pittura americana del Novecento, con il suo tratto inconfondibile, si racconta attraverso una selezione di dipinti basati sugli abiti della stilista americana di metà secolo Claire McCardell, accompagnata da rappresentazioni in primo piano su larga scala di oceani dalle tinte inchiostro e di terreni erbosi nei toni del verde e del giallo.
ENG This exhibition follows the recent retrospective of the artist at the Guggenheim in New York and includes three large groups of work created between 2021 and 2022 and representing three key aspects of his practice. With his unmistakable style, the great master of American painting of the twentieth century tells his story through a selection of paintings based on the mid-century American designer Claire McCardell’s clothing, accompanied by largescale close-up representations of ink-toned oceans and grassy terrains in shades of green and yellow.
(Sala Carnelutti) Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it
186 ISOLA DI SAN GIORGIO FONDAZIONE CINI/3
CHU TEH-CHUN In Nebula
WHEN 20 aprile April-30 giugno June
Importante esposizione dedicata al pittore franco-cinese (1920-2014), tra i protagonisti dell’arte astratta, insieme a Hans Hartung e Helen Frankenthaler. Con prestiti eccezionali, tra cui uno proveniente dal Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra guida i visitatori attraverso una serie di dipinti emblematici realizzati a partire dal 1955, anno in cui Chu Teh-Chun si stabilì definitivamente a Parigi, respirando e facendo suoi i fermenti delle avanguardie occidentali. Non ci troviamo di fronte a una classica retrospettiva: la mostra procede infatti in ordine cronologico inverso, dalle opere più recenti fino ai suoi primissimi lavori.
ENG An important exhibition dedicated to Franco-Chinese painter Chu Teh-Chun (1920-2014), one of the protagonists of abstract art alongside Hans Hartung and Helen Frankenthaler. Featuring many exceptional pieces, including one from the Musée d’Art Moderne de Paris, the exhibition guides visitors through
a series of emblematic paintings created in the period from 1955, the year in which Chu Teh-Chun settled permanently in Paris, close to Western avant-gardes. The exhibition does not take the form of a classic retrospective, and proceeds in reverse chronological order from his most recent works to the earliest ones.
Ex-Piscina Gandini
Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it | www.chu-teh-chun.org
187 ISOLA DI SAN GIORGIO FONDAZIONE CINI/4
HOMO FABER 2024
The Journey of Life
WHEN 1-30 settembre September
Homo Faber è una mostra unica dedicata all’artigianato d’eccellenza, promossa da Fondazione Cologni e Michelangelo Foundation. Luca Guadagnino, direttore artistico della terza edizione, insieme all’architetto Nicolò Rosmarini, sviluppa quest’anno il tema di The Journey of Life, coinvolgendo i visitatori in una suggestiva rappresentazione della vita lungo un percorso che si snoda all’interno del complesso monumentale della Fondazione Giorgio Cini. Dall’infanzia ai viaggi, dalle storie d’amore ai sogni, Homo Faber 2024 offre uno spaccato inedito della maestria e del talento di artigiani internazionali racchiuso in oggetti unici e originali, che diventano il filo conduttore per raccontare le fasi principali dell’esistenza.
ENG Homo Faber is a unique exhibition dedicated to excellence in craftsmanship and promoted by the Cologni Foundation and the Michelangelo Foundation. Together with architect Nicolò Rosmarini, Luca Guadagnino, artistic director of the third edition, developed this year’s theme of The Journey of Life, involving visitors in a powerful representation of life along a path winding through the monumental complex of the Giorgio Cini Foundation. From childhood, through journeys and romances to dreams, Homo Faber 2024 offers a fresh glimpse into the mastery and talent of international artisans encapsulated in unique and original objects which become the thread narrating the main stages of existence.
Isola di San Giorgio Maggiore www.homofaber.com
100 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
DAL 18 APRILE AL 30 MAGGIO 2024
Visitabile dal mercoledì al sabato, dalle 11.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.30)
101 Isola della Giudecca 212 30133 Venezia Fermata Redentore (linee ACTV 2, 4.1, 4.2) Informazioni: infovenice@emergency.it +39 041 877931
e
a cura di Daniele
Il rumore dei
neri
Mostra
performance di Sarah Revoltella,
Capra
buchi
Gioielli Nascosti di Venezia aperti per il Contemporaneo
COMPLESSO DELL’OSPEDALETTO NATIONAL PARTICIPATION at 60th International Venice Biennale MONTENEGRO
Bajagić Darja. It Takes an Island to Feel This Good
20 April – 24 November
Barbaria de le Tole, Castello 6691
COMPLESSO DELL’OSPEDALETTO NEBULA
Giorgio Andreotta Calò, Basel Abbas and Ruanne Abou-Rahme, Saodat Ismailova, Cinthia Marcelle and Tiago Mata Machado, Diego Marcon, Basir Mahmood, Ari Benjamin Meyers, Christian Nyampeta produced by Fondazione In Between Art Film
17 April - 24 November
Barbaria de le Tole, Castello 6691
SCALA DEL BOVOLO SHANE GUFFOGG
At the Still Point of the Turning World. Strangers of Time produced by Patrick Carpentier Gallery
20 April - 24 November San Marco 4303
CHIESA DELLE PENITENTI NATIONAL PARTICIPATION at 60th International Venice Biennale ESTONIA
Edith Karlson. Hora Lupi
20 April - 24 November Fondamenta Cannaregio 890
ORATORIO DEI CROCIFERI TINCUTA MARIN
Where the Sun Sleeps produced by Triade Foundation, Jecza Gallery and Stephenson Art in partnership with Ellen De Bruijne Projects
15 April - 12 May
Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4904
102 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
188 ISOLA DI SAN GIORGIO LE STANZE DEL VETRO
1912-1930
Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia
WHEN Fino Until 24 novembre November
La mostra documenta la presenza del vetro muranese alla Biennale tra il 1912 e il 1930 (dalla X alla XVII edizione) attraverso un’accurata selezione di 135 opere, molte delle quali di grande rarità, provenienti da importanti istituzioni museali e da collezioni private. Il vetro muranese trova progressivamente spazio all’interno della Biennale prima grazie agli artisti che lavorano questo straordinario materiale, poi grazie all’apertura alle Arti Decorative, che fino al 1930 venivano accolte nel Palazzo dell’Esposizione insieme alle cosiddette Arti Maggiori.
ENG The exhibition documents the presence of Murano glass at the Biennale between 1912 and 1930 (from the 10th to the 17th edition) through a careful selection of 135 pieces, many of which are very rare, from important museum institutions and private collections. Murano glass gradually found its place within the Biennale, first through artists working with this extraordinary material, but also thanks to decorative arts being welcomed into the Palazzo dell’Esposizione until 1930, together with the so-called Fine Arts.
Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org
189
HELMUT NEWTON Legacy
WHEN Fino Until 24 novembre November
All’anagrafe di Berlino è Helmut Neustädter (1920-2004), ma il mondo intero lo conosce come Helmut Newton, artista dall’inconfondibile stile elegante e audace, pioniere di una frontiera della fotografia non ancora del tutto esplorata. La mostra racconta la carriera di questo straordinario fotografo del Novecento capace come pochissimi di lasciare un proprio segno indelebile nell’immagine della moda – come dimostrano le collaborazioni con la rivista Vogue e con stilisti quali Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Thierry Mugler e Chanel –, ma più estesamente anche nel nuovo modo di approcciarsi al nudo femminile, testimoniato nel suo celebre Big Nudes (1981).
ENG For the Berlin registry office he is Helmut Neustädter (1920-2004), but the world knows him as Helmut Newton whose unmistakably elegant and bold style pioneered an unexplored frontier of photography. This exhibition
tells the story of this protagonist of the twentieth century who left a mark on the fashion world –as evidenced by his collaborations with Vogue magazine and designers such as Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Thierry Mugler, and Chanel – but also in the new approach to the female nude, as demonstrated in his famous Big Nudes (1981).
Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedellafotografia.it
190 ISOLA DI SAN GIORGIO LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/2
PATRICK MIMRAN Out of Focus
WHEN Fino Until 11 agosto August Nato a Parigi nel 1956, Patrick Mimran è un artista pluridisciplinare. Trenta fotografie inedite offrono una panoramica sulla sua ricerca fotografica incentrata sulla mancanza di nitidezza dell’intera immagine. Se lo strumento fotografico è stato progettato per rappresentare la realtà così com’è, Mimran pare utilizzarlo al contrario. Per l’artista il modo migliore per catturare un soggetto, vivente o inanimato, non è quello di rappresentarlo il più fedelmente possibile, ma di allontanarsene fino all’astrazione.
ENG Born in Paris in 1956, Patrick Mimran is a multidisciplinary artist. Thirty previously unpublished photographs provide an overview of his photographic work which centres around blurry images. While photography is designed to represent reality as it is, Mimran attempts to use it in the opposite way: for him, the best way to capture a subject, living or inanimate, is not to represent it as faithfully as possible but to move so far away from it that it becomes an abstraction.
Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedellafotografia.it
191 LA GALLERIA
DOROTHEA VAN DER KOELEN
VISIONS OF BEAUTY
WHEN 19 aprile April-24 novembre November In occasione del quarantacinquesimo anniversario della galleria, la mostra Visions of Beauty è una dichiarazione contro gli orrori del mondo, un controprogetto rivolto alle guerre attuali e ai disastri naturali. La bellezza può portare alla coesistenza pacifica. Così Dorothea van der Koelen ha invitato gli artisti con cui lavora da anni – Lore Bert, Daniel Buren, Mohammed Kazem, Joseph Kosuth, Nam Tchun-Mo, Fabrizio Plessi, Arne Quinze, Turi Simeti, Günther Uecker e Bernar Venet – a lanciare un appello alla bellezza.
ENG On the occasion of the forty-fifth anniversary of the gallery, the exhibition Visions of Beauty is a statement against the horrors of the world, a counter-project aimed at today’s wars and natural disasters. Beauty can lead to peaceful coexistence, and thus Dorothea van der Koelen has invited the artists she has been working with for years – Lore Bert, Daniel Buren, Mohammed Kazem, Joseph Kosuth, Nam Tchun-Mo, Fabrizio Plessi, Arne Quinze, Turi Simeti, Günther Uecker, and Bernar Venet – to launch an appeal to beauty. Their responses make up the new exhibition. Calle Calegheri, San Marco 2566 www.galerie.vanderkoelen.de
192 M9 – MUSEO DEL ‘900/1
BANKSY Painting Walls
WHEN Fino Until 2 giugno June
Tre straordinari pezzi di muro provenienti da collezioni private, dipinti da Banksy nel 2009, nel 2010 e nel 2018, realizzati a Londra, nel Devon e nel Galles, sono i protagonisti della mostra dedicata all’anonimo e dirompente artista originario di Bristol che continua incessantemente, e mediaticamente, a far parlare di sé. La natura effimera e materiale delle sue opere si fonda nella sua solidità espressiva di perenne work in progress: strappata, integrata, trasportata, decontestualizzata e conservata, in altre parole viva più che sacralizzata, la sua arte risulta assai più umana che divina.
ENG Three extraordinary wall pieces from private collections, painted by Banksy in 2009, 2010, and 2018 and created in London, Devon, and Wales, are the protagonists of this exhibition dedicated to the anonymous and incendiary artist from Bristol who continues to make headlines. The ephemeral and material nature of his work is based on their expressive solidity as perpetual work in progress: torn, integrated, transported, decontextualized, and preserved – in other words, more alive than revered, his art is more human than divine.
Via Giovanni Pascoli 11, Venezia Mestre www.m9museum.it
103 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
ISOLA DI SAN GIORGIO LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/1
193 M9 – MUSEO DEL ‘900/2 BURTYNSKY Extraction/Abstraction
WHEN 21 giugno June -12 gennaio January, 2025
Ampia retrospettiva, curata da Marc Mayer, dedicata ai quaranta anni di carriera del grande artista canadese Edward Burtynsky. Il suo lavoro si concentra sull’impatto ambientale del sistema industriale sul nostro Pianeta. Attraverso una profonda comprensione storica della creazione delle immagini e una impressionante padronanza del mezzo fotografico, Burtynsky invita i suoi spettatori a guardare luoghi che esistono al di là della nostra esperienza comune, luoghi che soddisfano i nostri desideri e bisogni del presente ma che, allo stesso tempo, determinano il futuro del nostro habitat.
ENG A wide-ranging retrospective curated by Marc Mayer and dedicated to the 40-year career of Canadian artist Edward Burtynsky. His work focuses on the environmental impact of the industrial system on our planet, and through a profound historical understanding of image creation and an impressive mastery of the photographic medium, Burtynsky invites his viewers to look at places that exist beyond our common experience – places that satisfy the desires and needs of the present, but at the same time determine the future of our habitat.
Via G. Pascoli 11, Venezia Mestre www.m9museum.it
194 MAGAZZINI DEL SALE 5
KIRAN NADAR
MUSEUM OF ART
The Rooted Nomad
WHEN 20 aprile April-24 novembre November Maqbool Fida Husain (Pandharpur, 1915-Londra, 2011) è l’artista indiano più celebre e riconosciuto a livello internazionale del XX secolo. I suoi colori terrosi e audaci e le sue pennellate espressive sono diventati la quintessenza dello stile del Modernismo indiano. Intrecciando iconografie religiose, sociali, letterarie e simboliche in un registro artistico laico, Husain esprime la sua ossessione per la ricchezza, la diversità e l’ethos dell’India, da lui vissuta e restituita quale infinito, caleidoscopico mosaico culturale.
ENG Maqbool Fida Husain (Pandharpur, 1915-London, 2011) is the most celebrated and internationally recognized Indian artist of the 20th century. His bold and earthy colors and expressive brushstrokes have become the quintessence of Indian Modernism. Weaving together religious, social, literary, and symbolic iconographies in a secular artistic register, Husain expressed his obsession with the richness, diversity, and ethos of India, which he saw as a cultural mosaic.
Dorsoduro 262
www.knma.in
195 MAGAZZINO MARINA MILITARE N. 41
TOMOKAZU MATSUYAMA Mythologiques
WHEN 20 aprile April-24 novembre November
Una narrazione che sintetizza l’eredità culturale in bilico tra Giappone e Stati Uniti, tradotta in opere vibranti, visibilmente affascinanti e complesse: l’arte di Matsuyama è una profonda esplorazione tra familiarità locale e universalità globale. Prendendo spunto dalle pietre miliari della storia e dalla visione olistica del nostro mondo interconnesso, Mythologiques, ispirata a Claude Lévi-Strauss, analizza la costruzione dell’identità individuale in un’epoca di immagini, valori e informazioni onnipresenti.
ENG
A narrative synthesis of the cultural heritage which hangs in equilibrium between Japan and the United States, translated into vibrant, visually captivating, complex work: Matsuyama’s art is a profound investigation of local familiarity and global universality. Drawing inspiration from historical milestones and the holistic view of our interconnected world, Mythologiques, inspired by Claude Lévi-Strauss, analyzes the construction of individual identity in an era of ubiquitous images, values, and information.
Campo della Celestia, Arsenale
196 MAGAZZINO VAN AXEL GYÖNGY LAKY & REBECCA TABER Between Worlds
WHEN 14 settembre September
2 novembre November
Dopo aver collaborato nel 2009 e nel 2010, i due artisti si riuniscono nuovamente per riflettere criticamente sulle differenze, sul clima, sulla natura e sul viaggio interconnesso dell’umanità. Utilizzando le tecniche architettoniche delle arti tessili, le sculture di Laky, realizzate con materiali naturali e artificiali, trascendono i confini per affrontare le sfide della coesistenza nel mondo contemporaneo. Il film onirico Memory Cycle e i dipinti di Taber evocano ricordi di casa, collegando luoghi e paesaggi.
ENG
After collaborating in 2009 and 2010, these two artists came together again to critically reflect upon differences, climate, nature, and humanity’s interconnected journey. Using the architectural techniques of textile arts, Laky’s sculptures, crafted from natural and artificial materials, transcend boundaries to address the challenges of coexistence in today’s world. The dreamlike film Memory Cycle and Taber’s paintings evoke memories of home, connecting places and landscapes.
Fondamenta delle Zattere ai Saloni Dorsoduro 47
www.gyongylaky.com
www.rebeccaleetaber.com
197 MARIGNANA ARTE/1
MAURIZIO PELLEGRIN VERÓNICA VÁZQUEZ
In ordinem redigere (l’arte di ricomporre memorie)
WHEN 25 maggio May-27 luglio July
Profondamente diversi per biografia e scelte estetiche ed espressive, Maurizio Pellegrin e Verónica Vázquez hanno in comune un’idea di arte basata sull’importanza del rapporto con il passato, con la storia dei materiali, dei manufatti e degli oggetti da cui attingono per realizzare le loro opere, donando ad essi nuova vita, nuovi significati, trasformando l’oggetto materico in pura forma estetica.
ENG With profoundly different biographies and aesthetics, Maurizio Pellegrin and Verónica Vázquez share an idea of art based on the importance of the relationship with the past and the history of materials, artifacts, and objects upon which they draw to create their work, giving them new life and new meanings, and transforming the material object into pure aesthetic form.
Gallery, Dorsoduro 141 www.marignanaarte.it
198 MARIGNANA ARTE/2
ELIANE PROLIK Chromaticas
WHEN 24 maggio May-2 luglio July
L’artista brasiliana Eliane Prolik presenta una serie di ritagli spaziali in cui i colori giocano un ruolo fondamentale in termini di dinamicità, fondendosi con lo sfondo o altrimenti spiccando con forza, in una danza fluida, continua, dove gli elementi in azione sembrano svincolati dallo spazio fisico. La sua arte, una ‘ribellione delle forme’, offre una visione immaginaria di un habitat futuro attraverso alchimie cromatiche e deviazioni geometriche.
ENG Brazilian artist Eliane Prolik presents a series of spatial cutouts in which colors play a fundamental role in dynamism, blending with the background or standing out powerfully in a continuously flowing dance whose elements seem detached from physical space. Her art, a “rebellion of forms,” offers an imaginary vision of a future habitat through chromatic alchemies and geometric deviations.
Project Room, Dorsoduro 140/A
www.marignanaarte.it
104 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
105 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN theveniceglassweek.com CASADOROFUNGHER Comunicazione / Graphic Design Cristina Morandin
20 Aprile - 23 Giugno , 2024 :
20 Aprile - 23 G iugno , 2024
CASTELLO 925
Fondamenta San Giuseppe
Sestiere Castello, 925 30122 Venezia
galleria@castello925.com
vernissage: 19 Aprile 17:00 - 20:00 LA
CASTELLO 780
Fondamenta San Giuseppe
Sestiere Castello, 780 30122 Venezia
galleria@castello925.com
vernissage:
19 Aprile 17:00 - 20:00
106 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL
KAUFFMAN
KAETHE
FORESTA
MILLICENT YOUNG MARTIN
M c CLINTOCK ANNE
I FORESTI
&
WEINSTEIN ROBIN
LEITH
199 MUSEO CORRER
FRANCESCO VEZZOLI
Musei delle Lacrime
WHEN 17 aprile April-24 novembre November Francesco Vezzoli, con la sua solita pungente e ironica maniera di sovvertire gli ordini, ricama lacrime in lurex, splendide e lucenti, che scendono dagli occhi delle Madonne e Maddalene nelle iconiche opere d’arte del passato. Il pianto e le lacrime diventano nelle sue mani estetica pura. La sua ricerca radicale e innovativa trova al Museo Correr il luogo ideale per una intima ed emotiva rilettura contemporanea delle opere del passato. Un’indagine sulle lacrime perdute nella storia dell’arte.
ENG With his usual biting and humorous way of subverting orders, Francesco Vezzoli embroiders shiny lurex tears flowing from the eyes of Madonnas and Magdalenes in iconic works of art from the past. Tears and weeping become pure aesthetics in Vezzoli’s hands. His radical and innovative experimentation finds an ideal home at the Correr Museum for an intimate and emotionally contemporary reinterpretation of past works. An investigation of the lost tears in the history of art.
Piazza San Marco correr.visitmuve.it
200 MUSEO D’ARTE ORIENTALE LI CHEVALIER I Hear the Water Dreaming
WHEN 11 maggio May –15 settembre September
La mostra, curata da Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa, è la testimonianza visiva dell’artista, nata in Cina e trasferitasi successivamente in Francia, che al crocevia di culture e discipline diverse intraprende un’avventura in cui il mezzo ancestrale dell’inchiostro di china viene trasceso dal pennello, spingendolo in un’alleanza innovativa con l’essenza stessa della composizione e della materia, così caratteristica dell’approccio pittorico europeo. Un incontro, una gestazione, una fusione che definiscono un percorso personalissimo, decisamente originale.
ENG Curated by Paolo De Grandis and Carlotta Scarpa, this exhibition is the visual testimony of the artist, who was born in China and relocated to France, who at the crossroads of different cultures and disciplines embarks on an adventure where the ancestral medium of ink is transcended by the brush, pushing it into an innovative alliance with the very essence of composition and material, so characteristic of the European pictorial approach. An encounter, a gestation, a fusion, and a highly personal journey to craft a wholly original version.
Ca’ Pesaro (third floor), Santa Croce 2076 www.orientalevenezia.beniculturali.it
201 MUSEO DEL MERLETTO
FRAGILE STORIES
Mandy Bonnell
Déirdre Kelly
WHEN 14 giugno June -8 gennaio January, 2025
Bonnell e Kelly confluiscono nell’energia collettiva del lavoro femminile attraverso traduzioni, interpretazioni e reiterazioni della ricca collezione di imparaticci e disegni per merletti conservati nell’archivio del Museo di Palazzo Mocenigo e nella collezione del Museo del Merletto a Burano. Interagendo con le tradizioni delle merlettaie di Burano, Mandy Bonnell e Déirdre Kelly hanno trovato il modo di raccontare storie intrecciate e di evocare viaggi, sovrapponendo nuove tecniche ad antichi mestieri, mirando a dare una voce duratura a questa memoria culturale.
ENG Bonnell and Kelly converge in the collective energy of women’s labour through translations, interpretations, and reiterations of the rich collection of samplers and lace designs preserved in the archive of the Palazzo Mocenigo Museum and in the collection of the Lace Museum in Burano. By interacting with the traditions of the lace makers of Burano, Mandy Bonnell and Déirdre Kelly have found a way to tell intertwined stories and evoke journeys, overlaying new techniques onto ancient crafts with the aim of giving lasting voice to this cultural memory.
Piazza Galuppi 187, Burano www.museomerletto.visitmuve.it
202 MUSEO DEL VETRO
FEDERICA MARANGONI On The Road 1970-2024. Non solo vetro
WHEN 19 maggio May-3 novembre November
La mostra monografica ripercorre la lunga carriera dell’artista e designer veneziana Federica Marangoni, focalizzandosi sul suo speciale rapporto con il vetro e con Murano. L’artista ha sperimentato diversi materiali e media tecnologici, spaziando in modo eclettico e interdisciplinare verso tutti i settori della comunicazione e affiancando al suo percorso di scultrice l’attività di designer. L’uso dei media, come video e luce al neon, combinati con la trasparenza e la fragilità del vetro, rendono la sua opera unica nel panorama dell’arte contemporanea.
ENG The monographic exhibition retraces the long career of Venetian artist and designer Federica Marangoni, focusing on her special relationship with glass and Murano. Marangoni has experimented with various materials and technological media, ranging in an eclectic and interdisciplinary manner across all sectors of communication, and accompanying her work as a sculptor with the activity of
designer. The use of media such as video and neon light combined with the transparency and fragility of glass make her work unique in the panorama of contemporary art.
Fondamenta Giustinian 8, Murano www.museovetro.visitmuve.it
203 MUSEO FORTUNY
EVA JOSPIN Selva
WHEN Fino Until 24 novembre November
Attraverso l’uso di materiali poveri – cartone, fibre vegetali, parti metalliche, tessuto – Eva Jospin dà vita a composizioni plastiche dal forte impatto scenografico che evocano o ricreano paesaggi, alberi, piante, rami, foglie, formazioni geologiche, brani di vegetazione, strutture architettoniche. Queste installazioni dal tono fiabesco, a tratti misterioso, quasi magico inducono a riflettere su vari temi, tra cui la creatività e i processi operativi e intellettuali attraverso i quali essa si esplicita, la percezione, le questioni ecologiche e ambientali.
ENG Through the use of everyday materials such as cardboard, plant fibers, metal parts, and fabric, Eva Jospin creates sculptural compositions with powerful scenic impact that evoke or recreate landscapes, trees, plants, branches, leaves, geological formations, snippets of vegetation, and architectural structures. With their fairytale-like tone, these installations, sometimes mysterious or almost magical, trigger reflection on various themes, such as creativity and the operative and intellectual processes through which it manifests, perception, and ecological and environmental issues. Palazzo Pesaro degli Orfei, San Marco 3958 www.fortuny.visitmuve.it
204 NEGOZIO OLIVETTI
TONY CRAGG
Le forme del vetro
WHEN 18 aprile April-1 settembre September
Tony Cragg (Liverpool, 1949) reinventa costantemente il linguaggio della scultura sviluppando complesse relazioni tra i materiali e le forme. La mostra, curata da Cristina Beltrami e Jean Blanchaert e ospitata nello spazio assoluto creato da Carlo Scarpa, dove sono proprio i materiali a caratterizzare l’ambiente, presenta una serie di sculture di Cragg, realizzate in collaborazione con i maestri vetrai di Berengo Studio, che indagano il concetto di fluidità del vetro.
ENG Tony Cragg (Liverpool, 1949) continually reinvents the language of sculpture by developing complex relationships between materials and forms. Curated by Cristina Beltrami and Jean Blanchaert and hosted in the
107 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
absolute space created by Carlo Scarpa, where it is the materials themselves which characterize the environment, this exhibition presents a series of sculptures by Cragg, created in collaboration with the master glassmakers of Berengo Studio, which investigate the concept of fluidity of glass.
Piazza San Marco 101 www.fondoambiente.it
205 OCEAN SPACE
LATAI TAUMOEPEAU
ELISAPETA HINEMOA HETA
Re-Stor(y)ing Oceania
WHEN Fino Until 13 ottobre October
Una mostra sull’Oceania curata dall’artista Taloi Havini. Latai Taumoepeau coinvolge il pubblico attraverso un’azione partecipativa in cui il corpo (e il suo movimento) attiva i suoni dell’Oceano e il canto degli abitanti delle isole del Pacifico, chiamati entrambi a sensibilizzare il mondo sulla minaccia dell’estrazione mineraria in acque profonde. Elisapeta Hinemoa Heta mostra l’Oceano come spazio sacro vivo, creando una rete multidisciplinare di apprendimento, condivisione e riconnessione attraverso la pratica del rituale Ma¯ori del Tikanga con la partecipazione di collaboratori e collaboratrici provenienti da tutto il Pacifico.
ENG An exhibition on Oceania curated by artist Taloi Havini. Latai Taumoepeau engages the audience through a participatory performance in which the body (and its movement) activates the sounds of the Ocean and the songs of the Pacific Island inhabitants, both called upon to raise awareness about the threat of deep-sea mining. Elisapeta Hinemoa Heta portrays the Ocean as a sacred living space, creating a multidisciplinary network of learning, sharing, and reconnection through the practice of the Maˉori ritual of Tikanga with the participation of collaborators from across the Pacific.
Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069 www.ocean-space.org www.tba21.org/academy
206 OFICINE 800
THE PRINCE OF GOLDSMITHS
Rediscovering the Classics
WHEN 18 aprile April-18 giugno June
The Prince of Goldsmiths, “il Principe degli Orafi”, così Gabriele D’Annunzio aveva definito Mario Buccellati nel 1936, attestando la sua maestria nel creare capolavori senza tempo. Dalla sua nascita nel 1919 ad oggi, i prodotti Buccellati si sono distinti per la capacità di unire le dimensioni del tempo, passato, presente e futuro, in creazioni che interpretano le migliori tecniche orafe della tradizione con un’eleganza contemporanea. Un’incredibile retrospettiva, firmata nel concept creativo da Balich Wonder Studio, riscopre l’eredità, la storia e l’artigianalità della Maison di alta gioielleria.
ENG The Prince of Goldsmiths was how Gabriele D’Annunzio defined Mario Buccellati in 1936, attesting to his mastery in creating timeless masterpieces. From the company’s inception in 1919 to the present day, Buccellati products have stood out for their ability to unite the dimensions of time – past, present, and future – in creations that interpret the best traditional goldsmith techniques with contemporary elegance. An incredible retrospective, creatively conceptualized by Balich Wonder Studio, rediscovers the legacy, history, and craftsmanship of this maison of fine jewelry.
Fondamenta San Biagio, Giudecca 800 www.buccellati.com
207 ORATORIO DEI CROCIFERI
TINCUT ‚ A MARIN Where the Sun Sleeps
WHEN Fino Until 12 maggio May Spinta da una fervida immaginazione, Tincut , a Marin (1995) usa la pittura e la scultura con un’abilità ammaliante per raccontare storie fantastiche e metastoriche. L’artista instaura costantemente un dialogo tra scultura e pittura, dove la prima diventa spesso il punto di partenza per le figure della seconda. A volte, tuttavia, coesistono come opere separate nello stesso immaginario artistico, non espressivo e allegorico, quanto onirico e mistico.
ENG Driven by a fervent imagination, Tincut,a Marin (1995) uses painting and sculpture with enchanting skill to tell fantastic and meta-historical stories. Marin constantly establishes a dialogue between sculpture and painting, where the former often becomes the starting point for the figures of the latter. At times, however, they coexist as separate works within the same artistic imagination - not expressive or allegorical, but dreamlike and mystical. Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4904 www.jeczagallery.com
208 PALAZZETTO BRU ZANE
MONIQUE JACOT
La figura e il suo doppio
WHEN 25 maggio May-14 settembre September Realizzata in partenariato con PHOTO ELYSEE e Plateforme 10 – Losanna, Svizzera, la mostra, fortemente voluta da Fondation Bru, presenta le opere di Monique Jacot (1934), una delle più importanti fotografe svizzere. Alla sua carriera di fotoreporter Jacot ha affiancato un ampio corpus di lavori che restituiscono in forma immaginifica la sua ricerca artistica. Le fotografie in mostra rivelano il modo in cui l’artista gioca con la figura e i suoi doppi. Attraverso il montaggio e vari effetti di rispecchiamento, Jacot conferisce alle sue opere un’estetica poetica, quasi onirica.
ENG Produced in partnership with PHOTO ELYSEE and Plateforme 10 – Lausanne, Switzerland, this exhibition, which had the committed support of Fondation Bru, presents the works of Monique Jacot (1934), one of the most important Swiss photographers. Alongside her career as a photojournalist, Jacot has amassed a wide body of work reflecting her artistic explorations. The photographs on display reveal how the artist plays with the figure and its doubles. Through montage and various mirroring effects, Jacot imbues her works with a poetic, almost dreamlike aesthetic. San Polo 2368
www.fondation-bru.org
209 PALAZZINA MASIERI ARMONIA METIS
Ulrika Liljedahl, Erwan Boulloud, Mauro Mori, Benjamin Poulanges, Étienne Moyat
WHEN Fino Until 24 novembre November
Rinasce dopo un lungo restauro Palazzina Masieri, luogo di eccezionale bellezza, patrimonio moderno all’interno del tessuto storico di Venezia, un progetto che ha messo a confronto due Maestri indiscussi dell’architettura del XX secolo: Frank Lloyd Wright e Carlo Scarpa. Grazie alla Galerie Negropontes di Parigi, la Palazzina rivive lo spirito originario di centro d’arte e di conoscenza attraverso una doppia mostra: la collettiva Armonia Metis, inno alla diversità e multidisciplinarietà dell’arte, e un fitto dialogo tra le opere di Perrin & Perrin e quelle di Mircea Cantor.
ENG Palazzina Masieri, a place of exceptional beauty and modern architectural heritage within Venice’s historic context as well as a project which brought together two undisputed masters of 20th-century architecture – Frank Lloyd Wright and Carlo Scarpa – is reborn after extensive restoration work. Thanks to the Galerie Negropontes in Paris, the Palazzina
108 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
revives its original spirit as a center for art and knowledge through a dual exhibition: the group exhibition Armonia Metis, celebrating the diversity and multidisciplinary nature of art, and a rich dialogue between the works of Perrin & Perrin and those of Mircea Cantor.
Galerie Negropontes, Dorsoduro 3900 www.negropontes-galerie.com
210 PALAZZO AMALTEO
KIMIKO YOSHIDA Private Collection
Kimiko Yoshida è un’artista giapponese innamorata di Venezia. I suoi autoritratti giganti, che realizza con stampe su tele opache, ruotano attorno all’identità femminile e al potere trasformativo dell’arte, giocando con l’abbigliamento e gli interventi pittorici, anche sulla pelle. Seguendo un’antica tecnica giapponese che utilizza lacca mista a polvere d’oro o d’argento, denominata urushi-e, spesso applicata direttamente, Kimiko Yoshida crea fotografie che oltrepassano i limiti stessi del medium, andando oltre l’oggetto della rappresentazione e divenendo icone senza tempo.
ENG Kimiko Yoshida is a Japanese artist who is in love with Venice. Her giant self-portraits, created with prints on matte canvases, revolve around female identity and the transformative power of art, playing with clothing and painterly interventions, even on the skin. Using an ancient Japanese technique of lacquer mixed with gold or silver powder, called urushi-e, often applied directly, Kimiko Yoshida creates photographs that transcend the limits of the medium, going beyond the object of representation to become timeless icons.
Corte Amaltea, San Polo 2646/A (visit by appointment) www.kimiko.fr
211 PALAZZO BEMBO/1
JOURNEY OF LABELS at Personal Structures Exhibition
WHEN 20 aprile April-24 novembre November
Come risposta diretta al tema della Biennale, Foreigners Everywhere, Arts Connection e Food of War concepiscono un corpus di opere che affrontano i temi della migrazione e i fenomeni culturali che ne sono alla base. Il progetto, composto da un’opera di videoarte, da performance e da una serie di interventi poetici pubblici, diventa l’inizio del viaggio che il pubblico deve intraprendere per entrare nell’universo creato da Arts Connection e Food of War. Un universo di ibridi culturali, che crea ponti tra identità e umanizza la figura spesso aliena del migrante.
ENG As a direct response to the theme of the Biennale – Foreigners Everywhere – Arts Connection and Food of War have created a body of work that addresses the themes of migration and the cultural phenomena underlying it. The project, composed of a video art piece, performances, and a series of public poetry events, becomes the beginning of the journey that the audience must undertake to enter the universe created by Arts Connection and Food of War. It’s a universe of cultural hybrids that bridges identities and humanizes the often othered figure of the migrant.
European Cultural Centre
Riva del Carbon, San Marco 4793–4785 www.artsconnectionfoundation.org www.foodofwar.org
212 PALAZZO BEMBO/2
R r OMA LEPANTO at Personal Structures Exhibition
WHEN 20 aprile April-24 novembre November
La mostra fa riferimento alla storica battaglia navale di Lepanto del 1571 tra la Santa Alleanza e l’Impero Ottomano. Gitani dalla Spagna e Rom dall’Italia vennero utilizzati come schiavi (centinaia di rematori delle galee) durante la battaglia. La mostra, curata da Moritz Pankok, è un’installazione collettiva di artisti di origine Rom – Luna de Rosa, Manolo Gómez, Dariya Kanti, Damian Le Bas, Brunn Morais, Girolamo Porro, Alfred Ullrich, Kálmán Várady – impegnati a riscrivere una storia che scorre sotto, quasi misconosciuta, a quella ufficiale. Un approccio aperto che attraverso l’arte pone il pubblico europeo di fronte al suo passato, offrendo una nuova visione di un’Europa inclusiva.
ENG
The exhibition refers to the historic 1571 naval battle of Lepanto between the Holy League and the Ottoman Empire where hundreds of Gitano people from Spain and Roma people from Italy were used as slaves to row the galleys. Curated by Moritz Pankok, the exhibition is a collective installation by Roma artists – Luna de Rosa, Manolo Gómez, Dariya Kanti, Damian Le Bas, Brunn Morais, Girolamo Porro, Alfred Ullrich, Kálmán Várady – that rewrites history, taking an open approach that uses art to confront the European public with its past, offering a new vision of an inclusive Europe.
European Cultural Centre, Riva del Carbon San Marco 4793–4785
www.eriac.org
www.dokuzentrum.sintiundroma.de
109 GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
109 GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
213 PALAZZO CINI/1
MARTHA JUNGWIRTH Heart of Darkness
WHEN 17 aprile April-29 settembre September
Nata a Vienna nel 1940, unica donna tra i membri fondatori del gruppo di artisti Wirklichkeiten (Realtà), le sue composizioni sono in bilico tra astrazione e figurazione, tra inconscio e intenzionale, slegate e libere, impegnate solo nella loro verità. All’interno del percorso della mostra, curata da Luca Massimo Barbero, sono presenti anche dipinti inediti dell’artista viennese ispirati alle stesse opere della Galleria Cini, a rimarcare il rapporto tra la sua pittura e la storia dell’arte.
ENG Born in Vienna in 1940, the only woman among the founding members of the Wirklichkeiten (Reality) group of artists, her compositions, unbound and free and committed only to their truth, are poised between abstraction and figuration and between the unconscious and the intentional. Curated by Luca Massimo Barbero, the exhibition also contains previously unseen paintings by the Viennese artist inspired by the works in the Cini Gallery, to underline the relationship between her paintings and art history. Campo San Vio, Dorsoduro 864 www.palazzocini.it
214 PALAZZO CINI/2
ELEONORA DUSE
Mito contemporaneo
WHEN 29 giugno June -13 ottobre October
L’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini custodisce l’Archivio Duse, la collezione più ampia e completa di documenti sulla vita e sull’arte della grande attrice italiana. In occasione dei cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, la mostra ricostruisce la personalità di questa incredibile artista, punto di riferimento non solo per la scena teatrale del tempo, ma anche per la cultura italiana tra Otto e Novecento. È un viaggio nelle sue tournée, attraverso lettere e telegrammi, copioni annotati, fotografie, registri amministrativi di scritture teatrali.
ENG The Institute for Theatre and Melodrama of the Giorgio Cini Foundation houses the Duse Archive, the most extensive and comprehensive collection of documents on the life and art of the great Italian actress. On the occasion of the centenary of Eleonora Duse’s death, the exhibition reconstructs the personality of this incredible artist, a reference point not only for the theater scene of her day but also for Italian culture between the 19th and 20th centuries. It’s a journey through her tours, featuring letters and telegrams, annotated scripts, photographs, and administrative records of theatrical productions. Campo San Vio, Dorsoduro 864 www.palazzocini.it
215 PALAZZO CORNER DELLA CA’ GRANDE
MARIKO MORI
Peace Crystal: A Prayer for Peace
WHEN Da From 13 maggio May
Realizzata con Faou Foundation, Peace Crystal (2024), che rappresenta l’altezza media dell’uomo moderno (1,60 m), evidenzia il corpo come contenitore di un’anima eterna. L’opera simboleggia il bipedismo come un passo significativo nell’evoluzione della specie che ha portato allo sviluppo dell’intelligenza e della spiritualità, poiché la postura eretta ha permesso agli esseri umani di ricevere energia dalle forze celesti e terrestri. La sfera al centro rappresenta l’anima eterna, l’anima di ogni essere vivente che passa costantemente attraverso la vita, la morte e la rinascita.
ENG Produced with the Faou Foundation, Peace Crystal (2024), which represents the average height of modern man (one meter sixty), highlights the body as a container of an eternal soul. The work symbolizes bipedalism as a significant step in evolution, leading to the development of intelligence and spirituality, their upright posture allowing humans to receive energy from celestial and terrestrial forces. The sphere at the center represents the eternal soul; the soul of every living being that constantly passes through life, death, and rebirth.
San Marco 3878
www.berggruenarts.org
216 PALAZZO DIEDO
BERGGRUEN ARTS & CULTURE
Janus
WHEN Da From 20 aprile April
Berggruen Arts & Culture apre le porte di Palazzo Diedo, un nuovo grande spazio dedicato all’arte contemporanea. Undici artisti di fama internazionale – Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei – sono stati invitati a dialogare con l’architettura del Palazzo e a realizzare interventi originali site-specific. La mostra intitolata Janus (Giano) è accompagnata da due progetti speciali: la personale di Rhea Dillon, in collaborazione con The Kitchen di New York, e 20x24 at Diedo, promossa da Polaroid Foundation.
ENG Berggruen Arts & Culture opens the doors of Palazzo Diedo, a large new space dedicated to contemporary art. Eleven internationally renowned artists – Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan, and Liu Wei – have been
invited to engage in dialogue with the architecture of the Palazzo and to create original site-specific work. The exhibition, titled Janus, is accompanied by two special projects: a solo show by Rhea Dillon, in collaboration with The Kitchen in New York, and 20x24 at Diedo, promoted by the Polaroid Foundation.
Fondamenta Diedo, Cannaregio 2386 www.berggruenarts.org
217 PALAZZO DUCALE
I MONDI DI MARCO POLO
Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento
WHEN Fino Until 29 settembre September
La mostra celebra Marco Polo (1254-1324), i suoi viaggi in Oriente lungo la Via della Seta e la sua straordinaria opera, Il Milione, a 700 anni dalla sua morte. Come un viaggio nel viaggio, trecento opere raccontano la sua impareggiabile e ineguagliabile vita e la sua conoscenza di terre e popolazioni lontane, oltre al suo ruolo di supremo interprete e rappresentante della natura mercantile internazionale della sua terra: Venezia.
ENG Seven hundred years after his death, this exhibition celebrates Marco Polo (12541324), his journeys to the East along the Silk Road, and his extraordinary book The Travels of Marco Polo. Like a journey within a journey, three hundred works of art recount his unparalleled life and his knowledge of distant lands and peoples, as well as his role as a supreme interpreter and representative of the international mercantile nature of his homeland: Venice. Appartamento del Doge Piazzetta San Marco www.palazzoducale.visitmuve.it
218 PALAZZO FERRO FINI
GRAND HOTEL VENEZIA
Cento anni, da albergo da sogno a sede istituzionale
WHEN 15 maggio May-30 novembre November
Per un secolo, tra il 1868 e il 1968, il duplice palazzo, prestigiosa residenza nobiliare dei Contarini-Ferro-Manolesso e dei Flangini-Fini, oggi sede del Consiglio Regionale del Veneto, è stato il prestigioso Grand Hotel Venezia, meta di reali, aristocratici, capi di stato, stelle e divi dello spettacolo, oltre che di letterati e di artisti. La mostra, curata da Franca Lugato, racconta attraverso foto, filmati, oggetti e documenti d’epoca una pagina avvincente della storia di Venezia.
ENG For the century between 1868 and 1968, the prestigious noble residence of the Contarini-Ferro-Manolesso and the Flangini-Fini families, now the seat of the Regional
110 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
art night
venezia sabato 22 giugno 2024
art night venezia
www.artnightvenezia.it art night venezia sabato 17 giugno 2023
111 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
Dm+B&Associati
Dm+B&Associati
Council of Veneto, was the renowned Grand Hotel Venezia, a destination for royalty, aristocrats, heads of state, stars and celebrities, as well as writers and artists. Through photos, films, objects and period documents, this exhibition, curated by Franca Lugato, tells the story of an engaging chapter of Venice’s history. Consiglio regionale del Veneto San Marco 2322 www.consiglioveneto.it
219 PALAZZO FRANCHETTI/1
YOUR GHOSTS ARE MINE
Expanded cinema, amplified voices
WHEN 19 aprile April-24 novembre November
Un tributo al potere del cinema. La mostra presenta esclusivamente film di registi e videoartisti provenienti dal Medio Oriente, dall’Africa e dal Sudest asiatico, spaziando tra i generi della fiction, del documentario, dell’animazione e del memoir. Mescolando la narrazione inventata con i fatti, la modernità con la tradizione e la spiritualità con la sensibilità postcoloniale, viene proposto un viaggio narrativo attraverso dieci temi. La mostra è prodotta da Qatar Museums e co-organizzata da Mathaf: Arab Museum of Modern Art, il futuro Art Mill Museum e il Doha Film Institute (DFI).
ENG A tribute to the power of cinema: this exhibition exclusively features films by directors and video artists from the Middle East, Africa, and Southeast Asia, spanning genres including fiction, documentary, animation, and memoir. Mixing invented narrative with facts, modernity with tradition, and spirituality with postcolonial sensibility, it offers a narrative journey through ten themes. The exhibition was produced by Qatar Museums and co-organized by Mathaf: Arab Museum of Modern Art, the future Art Mill Museum, and the Doha Film Institute (DFI).
ACP- Palazzo Franchetti (main floor)
San Marco 2847
www.dohafilminstitute.com
220 PALAZZO FRANCHETTI/2 BREASTS
WHEN 18 aprile April-24 novembre November
Oltre trenta artisti internazionali emergenti e affermati – Louise Bourgeois, Bill Brandt, Cesar, Adelaide Cioni, Charlotte Colbert, Teniqua Crawford, Somaya Critchlow, Marcel Duchamp, Hans Feurer, Philippe Garner, Domenico Gnoli, Allen Jones, Claude Lalanne, Sarah Lucas, Laura Panno, Pablo Picasso, Laure Prouvost, Issa Salliander, Cindy Sherman, Nikolai Von Bismarck, Tom Wesselmann, Anna Weyant, Chloe Wise, Lisa Yuskavage – indagano come il seno
sia stato compreso e rappresentato nell’arte attraverso culture e tradizioni diverse.
ENG
Over thirty emerging and established international artists – Louise Bourgeois, Bill Brandt, Cesar, Adelaide Cioni, Charlotte Colbert, Teniqua Crawford, Somaya Critchlow, Marcel Duchamp, Hans Feurer, Philippe Garner, Domenico Gnoli, Allen Jones, Claude Lalanne, Sarah Lucas, Laura Panno, Pablo Picasso, Laure Prouvost, Issa Salliander, Cindy Sherman, Nikolai Von Bismarck, Tom Wesselmann, Anna Weyant, Chloe Wise, Lisa Yuskavage – explore how the breast has been understood and represented in art across diverse cultures and traditions.
ACP- Palazzo Franchetti (mezzanine) San Marco 2847
221 PALAZZO GRASSI
JULIE MEHRETU Ensemble
WHEN Fino Until 6 gennaio January, 2025 Cinquanta grandi opere di Julie Mehretu, in un percorso libero e non cronologico, svelano la sua pratica artistica permettendo di comprenderne l’origine e l’incessante rinnovamento e parallelamente di costruire rimandi visivi attraverso le opere di amici cari all’artista, Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Tacita Dean, David Hammons, Robin Coste Lewis, Paul Pfeiffer e Jessica Ranking. Le forti affinità artistiche definiscono un laboratorio collettivo dove il legame di amicizia si percepisce nella diversità degli esiti accomunati da una viscerale forza espressiva.
ENG Presented in a free and non-chronological journey, fifty major works by Julie Mehretu unveil her artistic practice, allowing for an understanding of its origins and ongoing evolution while simultaneously creating visual connections through the works of dear friends of the artist such as Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Tacita Dean, David Hammons, Robin Coste Lewis, Paul Pfeiffer, and Jessica Ranking. These deep affinities create a collective workshop, where the bonds of friendship can be felt in a diversity which finds powerful points of strength.
Campo San Samuele, San Marco 3231
www.pinaultcollection.com
222 PALAZZO GRIMANI/1
RICK LOWE
The Arch within the Arc
WHEN 17 aprile April-24 novembre November
Affascinato dalla storia del Palazzo – raro esempio di architettura rinascimentale tosco-romana in cui antico e contemporaneo si uniscono – e dalle dinamiche urbane di Venezia, Rick Lowe realizza, attraverso un processo di costruzione e decostruzione pittorica, vibranti tele in cui dialogano motivi geometrici e improvvisazione. I dipinti meditano sulle relazioni spaziali, temporali e sociali in linea con la ricerca dell’artista, che si muove tra pratica civica ed espressione visiva.
ENG Fascinated by the history of the Palazzo – a rare example of Tuscan-Roman Renaissance architecture where ancient and contemporary elements merge – and by the urban dynamics of Venice, Rick Lowe creates vibrant canvases through a process of painterly construction and deconstruction, where geometric motifs and improvisation dialogue with one another. The paintings contemplate spatial, temporal, and social relationships in line with the artist’s approach, which moves between civic practice and visual expression.
Castello Ramo Grimani, Castello 4858 www.polomusealeveneto.beniculturali.it
223 PALAZZO GRIMANI/2
WAEL SHAWKY
I Am Hymns of the New Temples
WHEN 17 aprile April-30 giugno June
La mostra personale dell’artista egiziano Wael Shawky (1971, Alessandria d’Egitto) riunisce l’opera filmica I Am Hymns of the New Temples, realizzata nel 2022 nel parco archeologico di Pompei, e una selezione di opere multi-materiche e disegni realizzati dall’artista tra il 2022 e il 2024. L’indagine dell’artista si sofferma sulla complessa stratificazione delle culture mediterranee: la Pompei antica, sede di intensi scambi commerciali, ospitava infatti non solo templi connessi alla religione greco-romana ma anche egizia. Il progetto espositivo è concepito come un dialogo ideale fra spazi e tempi differenti, in cui le opere contemporanee coesistono con le opere archeologiche e i saloni storici di Palazzo Grimani. Shawky è anche l’artista scelto per rappresentare l’Egitto nel Padiglione nazionale ai Giardini. (vedi p. 32)
ENG This solo exhibition of Egyptian artist Wael Shawky (born 1971 in Alexandria, Egypt) presents I Am Hymns of the New Temples, a film shot in 2022 in the archaeological park of Pompeii, along with a selection of multi-material works and drawings produced by
113 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
the artist between 2022 and 2024. Shawky’s investigation focuses on the complex layering of Mediterranean cultures: ancient Pompeii, a hub of intense commercial exchanges, housed not only temples connected to Greco-Roman religion but also Egyptian ones. The exhibition project is conceived as an ideal dialogue between different spaces and times, where contemporary works coexist with archaeological pieces and the historical halls of Palazzo Grimani. Wael Shawky is also the artist representing Egypt in the national Pavilion at the Giardini. (see p. 32)
Ala Tribuna, Castello 4858 www.polomusealeveneto.beniculturali.it
224 PALAZZO MARCELLO MARIONANNI ilrespirodellaluce
WHEN 18 aprile April-30 giugno June
Ispirato dalle atmosfere suggestive di Palazzo Marcello, l’artista si confronta con il fascino rinascimentale dei suoi spazi e formula un percorso espositivo che fa da eco alla storia ma è rivolto al futuro, preludendo al progetto che vedrà interessato l’intero Palazzo negli anni a venire. In mostra una selezione di ventiquattro opere che catturano lo stato sublime della materia luminosa, la quale oltrepassa la propria condizione fisica divenendone l’essenza stessa. La luce compone la scena e crea una narrazione che si dispiega nella profonda contemplazione del nostro sguardo.
ENG Inspired by the evocative atmospheres of Palazzo Marcello, the artist engages with the Renaissance charm of its spaces, formulating an exhibition that echoes history but is directed towards the future, anticipating the project that will involve the entire Palazzo in the years to come. On display are a selection of twenty-four works capturing the sublime state of luminous matter, transcending its physical condition and becoming its very essence. Light itself composes the scene, creating a narrative that unfolds in the profound contemplation of our gaze.
Cannaregio 2137 www.marionanni.com
225 PALAZZO PISANI
SANTA MARINA/1
HANS WEIGAND Rising Waters / Falling Skies
WHEN Fino Until 30 giugno June
Mostra personale dedicata a uno dei più leggendari artisti austriaci viventi, Hans Weigand, a cura di Mario Codognato. Le grandi incisioni su legno, che riprendono la tradizione tecnica della xilografia rielaborata in modo non convenzionale e presente, combinano l’immaginario degli antichi maestri con suggestioni contemporanee, dalla Pop Art e dalla fantascienza al rock psichedelico e alla surf punk culture, creando mondi nuovi e inaspettati. Gli audaci protagonisti delle sue opere cercano di sfuggire alla fine del mondo.
ENG The solo exhibition curated by Mario Codognato is dedicated to one of Austria’s most legendary living artists. Weigand’s large scale wood engravings in Rising Waters | Falling Skies explore the history of the end of the world by combining icons of punk and surf culture with Baroque art and its techniques, thus creating new and unexpected worlds. The bold protagonists of his works seek to escape the end of the world. Calle delle Erbe, Cannaregio 6104 www.hans-weigand.com
226 PALAZZO PISANI SANTA MARINA/2
HENRI BEAUFOUR
Portraits imaginaires / sculptures-tableaux-gravures
WHEN 7 settembre September 23 novembre November
La singolarità di Henri Beaufour sta nel fatto che propone attraverso il ritratto una visione diversa della bellezza a cui siamo abituati, completamente al di fuori del campo dell’accademismo così come dell’anti-accademismo. Le sue sculture sono di una libertà incredibile, una deformazione della materia e del ritratto rappresentato, che proviene da ricordi letterari, filosofici e artistici mescolati con elementi tratti dalla realtà. L’artista fa emergere dalla materia una verità imprescindibile, uno stato dell’essere che raggiunge l’apice di un espressionismo senza eguali.
ENG The singularity of Henri Beaufour lies in the fact that he proposes, through portraiture, a different vision of beauty than what we are accustomed to, outside the realm of academicism or anti-academicism. His sculptures exhibit incredible freedom, a distortion of both the matter and the portrayed subject, emerging from literary, philosophical, and artistic memories mixed with elements drawn from reality. The artist brings forth an indispensable truth, a state of being that reaches the apex of unparalleled expression ism.
Calle delle Erbe, Cannaregio 6104 www.henri-beaufour.com
227 PALAZZO ROTA IVANCICH PLANÈTE LALANNE
WHEN 17 aprile April-3 novembre November
Retrospettiva dedicata al lavoro del duo Claude Lalanne (1925-2019) e François-Xavier Lalanne (1927-2008), artisti tanto leggendari quanto inclassificabili. Oltre 150 opere tra sculture, mobili e oggetti d’arte ‘vivono’ in tutto il Palazzo, mettendo in evidenza la loro ingegnosa funzionalità e l’estrosità surrealista. Un’ambientazione domestica, ma surreale, dove è possibile incontrare creature mitologiche, fauna e flora che popolano il mondo dei Lalanne, esplorando la confusa intersezione tra arti decorative e belle arti in cui si colloca la loro pratica.
ENG A retrospective dedicated to Claude Lalanne’s (1925-2019) and François-Xavier Lalanne’s (1927-2008) work. Over 150 works including sculptures, furniture and art objects highlight their cunning functionality and their surrealist flair. A domestic but surreal setting where visitors can meet mythological creatures, fauna and flora that populate Lalannes’ world exploring that special intersection between decorative arts and fine arts which characterize their work.
Calle del Remedio, Castello 4421 www.benbrownfinearts.com
228 PROCURATIE VECCHIE/1
THE HUMAN SAFETY NET A World of Potential
Le Procuratie Vecchie, restaurate dallo studio David Chipperfield Architects Milan, sono diventate la casa di The Human Safety Net, promossa da Generali con una missione sociale di respiro internazionale. Un luogo di dialogo e di scambio di idee aperto a tutti, dove poter affrontare in modo nuovo e partecipato le principali sfide sociali del mondo odierno e aiutare a liberare il potenziale di persone che vivono in condizioni di vulnerabilità. A World of Potential è un percorso di conoscenza esperenziale, immersivo e interattivo per connettersi con i propri punti di forza caratteriali riconoscendo al contempo quelli degli altri.
ENG The Procuratie Vecchie at St. Mark’s square, restored by David Chipperfield Architects Milan, have become the home of the Human Safety Net, promoted by Generali with an international social mission. A place of dialogue and exchange to fight the challenges of the modern world and inspire visitors to act to liberate the potential in vulnerable people. A World of Potential is an immersive and interactive knowledge itinerary.
Procuratie Vecchie, Piazza San Marco 128 www.thehumansafetynet.org
114 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
229 PROCURATIE VECCHIE/2
ABOUT US
Tracey Snelling for The Human Safety Net
WHEN Da From 12 aprile April
Utilizzando scultura, audio, video e installazioni, Tracey Snelling (Oakland, California, 1970) ricrea in scala ridotta edifici ispirati a luoghi realmente visitati durante i suoi viaggi intorno al mondo. La sua non è una semplice replica in miniatura del reale, ma la costruzione di una vera narrazione che esplora la cultura del luogo rappresentato, lasciando allo stesso tempo grande libertà all’immaginazione dello spettatore. Questa fusione indissolubile tra il noto e l’ignoto, l’estraneo e il familiare, fa sì che il suo lavoro si trasformi in una vera e propria opera d’arte.
ENG Through sculpture, audio, videos and installations, Tracey Snelling (Oakland, California, 1970) recreates on a smaller scale buildings she visited during her trips around the world. Far from being simple miniatures of real buildings, her works tell the culture of the place she represents, leaving much room for viewers’ imagination. This indissoluble fusion between the known and the unknown, the strange and the familiar, turns his work into a true work of art.
Procuratie Vecchie, Piazza San Marco 128 www.thehumansafetynet.org
230 PUNTA DELLA DOGANA
PIERRE HUYGHE
Liminal
WHEN Fino Until 24 novembre November
Per Pierre Huyghe la mostra è un rituale imprevedibile in cui umano-non umano, ibridi e trasformazioni, tecnologia all’avanguardia e uso troppo intelligente dell’AI sono i temi che si intrecciano, generando nuove possibilità. L’artista trasforma Punta della Dogana in uno spazio dinamico e sensibile, abitato da diverse forme di vita in costante evoluzione, rimettendo in discussione la nostra percezione della realtà fino a diventare estranei a noi stessi.
ENG To Pierre Huyge the exhibition is an unpredictable ritual where human and non-human intertwine with hybrids and transformations, cutting-edge technology and an even too smart use of AI. The artist turns Punta della Dogana into a sensitive and dynamic space inhabited by life forms in constant evolution, leading us to question our own perception of reality to the point of becoming strangers to ourselves.
Dorsoduro 2
www.pinaultcollection.com
231 RUPTURE ARTS & BOOKS VENEZIA
THE ELEPHANT AND THE BLIND MEN The Matter of the Void
WHEN 18 aprile April-29 giugno June
La mostra prende il nome da un’antica parabola che narra di un gruppo di ciechi che non si sono mai imbattuti in un elefante e che, toccandolo, immaginano l’aspetto dell’animale. Allo stesso modo Chiara Capellini, cercando di trovare una spiegazione all’immaginazione, dipinge opere che non rappresentano nulla, che non ricercano il figurativo focalizzandosi su azioni come mettere e togliere colore, in un atto pittorico il cui risultato è una sorta di forma di meditazione sul vuoto, in bilico tra arte e spiritualità.
ENG The exhibition name comes from an ancient parable that tells of a group of blind people who have never come across an elephant and when they have the opportunity to touch him they can imagine what the animal looks like. In the same way Chiara Capellini’s paintings, while looking for an explanation for imagination, don’t represent anything, they just focus on the actions of putting and removing colour. The result of this is a sort of meditation on the void, poised between art and spirituality.
Fondamenta Ponte Lungo, Giudecca 289 www.zueccaprojects.org
232 SAN CLEMENTE PALACE KEMPINSKI VENICE
SEUNG-HWAN KIM Organism
L’artista coreano, rappresentato dalla galleria Harmonie Nine, occupa l’antico giardino dell’Isola di San Clemente con Organism, una serie di sculture che si ispirano alla modularità, ai ritmi, alle ripetizioni plastiche e geometriche del divenire organico. Il gruppo di opere racchiude un significato e un valore universale, ovvero la materializzazione di un insieme di forze che raggiunge un equilibrio instabile. Questo equilibrio si chiama “organismo” e rappresenta la costruzione della vita e delle sue forme.
ENG Set in the ancient garden of San Clemente Island, Organism features works by the renowned Korean artist, Seung-Hwan Kim – represented by Harmonie Nine Gallery. In the Organism series, the artist explores the changes in natural forms by using rhythmically twisting surfaces to show their superficial complexity. The group of works encapsulates a universal meaning and value, namely the materialization of a set of forces that achieve an unstable equilibrium. This equilibrium is called “organism” and represents the construction of life and its forms.
Isola di San Clemente www.kempinski.com/venice
115 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
115 GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
233 SCALA CONTARINI DEL BOVOLO
SHANE GUFFOGG At the Still Point of the Turning World Strangers of Time
WHEN 18 aprile April-24 novembre November
Una nuova serie di ventuno dipinti di grandi dimensioni rappresenta visivamente il dialogo continuo tra l’artista astratto americano Shane Guffogg e la celebre serie di poesie di T.S. Eliot i Quattro quartetti. L’artista crea opere che interrogano i concetti di movimento, fuga e migrazione, ponendo la natura umana come intrinsecamente transitoria nel corso della storia. Temi particolarmente autobiografici per Guffogg, il cui padre emigrò dall’Inghilterra settentrionale negli Stati Uniti nel 1957 spinto dalla ricerca del “sogno americano”.
ENG A new series of twenty-one largescale paintings represent the ongoing dialogue between the American abstract artist Shane Guffogg and T.S. Eliot’s famous set of poems, the Four Quartets. In his works the artist develops the ideas of movement, escape and migration, highlighting the transitory aspect inherent to human nature. These are autobiographical themes for Guffog, in fact his father emigrated from Northern England to the USA in 1957 looking for the “American dream”. San Marco 4303 www.vcprojects.art
234 SCOLETTA DEI TIRAORO E BATTIORO
SCOLETTA DELL’ARTE: DIGITAL REFORM
WHEN 19 aprile April-15 settembre September
Curata da Antonio Geusa, ricercatore di arte digitale, la mostra restituisce al vecchio edificio della settecentesca Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro il suo ruolo originario di scuola informale: fili e foglie d’oro sono ora sostituiti da linee di codice e artefatti audiovisivi. I visitatori sono invitati a cogliere l’abilità più importante: guardare, contemplare, sperimentare opere che visualizzano il processo di apprendimento dell’arte digitale e i suoi legami diretti con la storia.
ENG Curated by digital art researcher Antonio Geusa, the exhibition restores the old building to its original role as an informal school – gold threads and leaves are now replaced by lines of code and audio-visual artefacts. Yet, the learning process is nothing but conventional. Visitors are invited to grasp the most important skills – watching, contemplating, and enjoying digital art oeuvres. Salizada San Stae, Santa Croce 1980 www.taex.com
235 SCUOLA GRANDE DELLA MISERICORDIA
ZENG FANZHI Near and Far/ Now and Then
WHEN 17 aprile April-30 settembre September
L’allestimento progettato da Tadao Ando rilegge gli incredibili spazi della Scuola Grande della Misericordia offrendo un’esperienza totalizzante dell’arte del maestro cinese Zeng Fanzhi. Attraverso due nuovi cicli mai esposti prima, l’artista, celebre per l’equilibrio tra maestria tecnica ed emozione, ridefinisce l’astratto attraverso la rappresentazione figurativa, sfidando chi osserva a riconoscere la superiorità della pittura come arte e mestiere secolare.
ENG The setting-up of the exhibition designed by Tadao Ando is a reinterpretation of the huge spaces of the Scuola Grande della Misericordia to offer an all-encompassing experience concerning the art of the Chinese master Zeng Fanzhi. Through two new cycles on display for the first time, the artist redefines abstract art through figurative representation, a sort of provocation to invite the viewer to recognize the superiority of painting as an art and a centuries-old craft.
Cannaregio 3599 www.lacma.org
236 SPARC* SPAZIO ARTE CONTEMPORANEA
JACQUES MARTINEZ Domani
WHEN 17 aprile April-24 novembre November Un lungo viaggio su un’auto senza specchietti retrovisori lungo i decenni a cavallo tra XX e XXI secolo. Questa è l’arte di Jacques Martinez. Nel portabagagli solo tre cose: pittura, scultura, disegni. Come punti cardinali: paesaggio, figura umana, natura morta, astrazione. In occasione dei suoi ottant’anni, l’artista disegna la sua geografia spirituale del sud Europa con quattro mostre che fondono passato e presente nei luoghi a lui massimamente cari: Nizza/giovinezza, Venezia/amore, Milano /amicizia, Lugano/casa.
ENG A long journey on a car without rear view mirrors, through the decades at the turn of the 20th and 21st centuries. This is the art of Jacques Martinez. In the trunk only three things: painting, sculpture, drawings. As cardinal points: landscape, human figure, still life, abstraction. On the occasion of his eightieth birthday, Jacques Martinez draws his spiritual geography of southern Europe with four exhibitions that merge past and present in four places most dear to him: Nice/youth, Venice/ love, Milan/friendship, Lugano/home. Campo Santo Stefano, San Marco 2828/A www.veniceartfactory.org
237 SPAZIO SV SOBIN PARK Enter the Dragon
WHEN 17 aprile April-24 novembre November
In sintonia con il 2024, nell’astrologia cinese l’anno del Dragone di Legno, di immensa importanza culturale e spirituale, Sobin Park offre un’interpretazione affascinante delle mitiche creature orientali. Le sue opere, imponenti e suggestive, rivelano le potenti forme del drago e le sinuose raffigurazioni femminili, simboli delle virtù benefiche associate al Dragone di Legno secondo il folklore cinese. Il suo processo creativo è straordinariamente unico: Sobin Park disegna con una minuscola matita su immense tele, creando una sorta di danza ipnotica.
ENG In line with 2024, the year of the Wooden Dragon in Chinese Astrology, which is extremely important from a cultural and spiritual point of view, Sobin Park offers a charming interpretation of the mythical Oriental creatures. His huge and evocative works reveal the powerful shapes of the dragon and the sinuous female figures which in Chinese folklore are symbols of the beneficial virtues associated with the Wooden Dragon. His creative process is striking and unique: Sobin Park draws with a tiny pencil on huge canvases giving life to a sort of hypnotic dance.
Campo San Zaccaria, Castello 4693 www.spaziosv.com
238 SPUMA SPACE FOR THE ARTS
H 2 O VENEZIA
Diari d’acqua - Water Diaries
WHEN 17 aprile April-24 novembre November (chiuso in Agosto closed in August )
Cinque artiste emergenti da tutto il mondo – Alizée Gazeau (Francia), Marija Jaensch (Olanda), Amy Thai (Australia), Sofía Toribio (Argentina) e Jiaying Wu (Cina) – sono state selezionate per realizzare un racconto visivo di Venezia basato su un’esperienza immersiva. I Diari d’acqua sono narrati attraverso dipinti, sculture, opere su carta, tessuti e installazioni, opere singole o concepite come serie più ampie, che conservano caratteri individuali distintivi, pur in corrispondenza del tema centrale.
ENG Five emerging artists – Alizée Gazeau (from France), Marija Jaensch (from Holland), Amy Thai (from Australia), Sofía Toribio (from Argentina), and Jiaying Wu (from China) – were selected to prepare a visual account of Venice based on first-hand experience. The Water Diaries are narrated in single works or conceived as larger series; while they preserve their individual characters through their distinctive appearance, they correspond to one another through the central theme.
Fondamenta San Biagio, Giudecca 800/R www.lapislaz.com
116 NOT ONLY BIENNALE 60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
Not Only Biennale AROUND TOWN GUIDE
117 FAR EAST FILM FESTIVAL 26 24 APRIL — 2 MAY 2024 TEATRO NUOVO, VISIONARIO UDINE, ITALY THE FILM FESTIVAL FOR POPULAR ASIAN CINEMA ORGANIZATION MAIN SPONSORS WITH THE SUPPORT OF
239 SQUERO CASTELLO IOAN SBÂRCIU
Estranged from Nature
WHEN 16 aprile April-14 luglio July
Concepita come una retrospettiva, la mostra offre uno spaccato dell’opera visionaria e degli ampi scenari pittorici di Ioan Sbârciu. Né figurativi, né completamente astratti, i paesaggi monumentali dell’artista si confrontano con quasi tutto ciò che grava sul nostro presente: il destino della Terra e l’urgenza di ridefinire il nostro rapporto con la natura. Il mistero e la materia si manifestano in un impeto di illuminazione poetica, in un’esplosione di colore che si diffonde magistralmente sulla vasta superficie della tela.
ENG Conceived as a retrospective, the exhibition offers an insight into Ioan Sbârciu’s visionary work and large painted sceneries. Neither figurative nor thoroughly abstract, the artist’s monumental landscapes confront the main issues of our present such as the Earth destiny and the urgent need to recreate our relationship with Nature. Mystery and matter arise from a burst of poetic illumination, from an explosion of colours spreading masterfully over the large canvas surface.
Salizada Streta, Castello 368 www.zueccaprojects.org
240 ST. GEORGE’S ANGLICAN CHURCH
MARIA KREYN
Chronos
WHEN Fino Until 19 giugno June
I dipinti a olio di Kreyn, altamente realistici, esaminano le relazioni umane catturando momenti intimi di passione e isolamento. Kreyn fonde le tecniche degli antichi maestri con una sensibilità contemporanea, creando superfici illusorie che rivelano l’abile manipolazione della pittura da parte dell’artista. Nella serie Chronos, i suoi “storm paintings” offrono una meditazione immersiva sulla materialità del tempo e sul suo fluire. Dipinti dove la luce e l’ombra definiscono la composizione in un unico momento dinamico di dualità.
ENG Kreyn’s highly realistic oil paintings analyze human relationships by capturing intimate moments of passion and isolation. Kreyn blends old masters’ techniques with a contemporary sensibility, creating illusionary surfaces which reflect his skillful manipulation of painting. In the Chronos series his “storm paintings” offer an immersive meditation on the passing of time. In these paintings light and shadow merge in a dynamic moment of perfect duality.
Campo San Vio, Dorsoduro 720 www.mariakreyn.com
241 TANA ART SPACE
DANIEL PEŠTA Something is Wrong
WHEN 17 aprile April-24 novembre November Servendosi di un’ampia gamma di mezzi espressivi, Daniel Pešta riflette la storia e la condizione contemporanea dell’intera specie Homo Sapiens. Il progetto affronta la questione della determinazione: una serie di dipinti, assemblaggi, oggetti spaziali e installazioni, creati negli ultimi anni (segnati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina), analizzano il “gene del male” codificato nell’essenza profonda di alcuni individui che influenzano e condizionano il destino di altri individui.
ENG Through a wide range of expressive means, Daniel Pešta reflects the history and contemporary situation of the entire species Homo Sapiens. His project also addresses the question of determination. In a series of paintings, assemblages, spatial objects and installations created in the last few years (marked by the pandemic and the war in Ukraine), he analyzes the “evil gene” encoded in the deep essence of some individuals who fundamentally affect other people’s destiny. Fondamenta de la Tana, Castello 2109/A www.museummontanelli.com
242 THE VENICE VENICE HOTEL SILKE GRABINGER SPOTSHOTBEUYS
WHEN 20aprile April (6.30pm–8.30pm) Sullo sfondo della performance di Joseph Beuys I Like America and America Likes me, in cui l’artista tedesco condivideva lo spazio con un coyote mirando all’inclusione dell’animale nella sua realtà, l’artista Silke Grabinger mette in scena SPOTSHOTBEUYS, un’esplorazione dinamica del rapporto tra esseri umani e tecnologia. L’azione performativa è una ‘danza’ nello spazio in cui l’artista e un cane-robot, SPOT, si confrontano, modificando il paradigma artistico dell’intera azione.
ENG Inspired by Joseph Beuys’ performance I Like America and America Likes Me, in which the German artist shared space with a coyote aiming for the inclusion of the animal in his reality, artist Silke Grabinger stages
SPOTSHOTBEUYS, a dynamic exploration of the relationship between humans and technology. The performative action is a “dance” where the artist and a dog-robot, SPOT, confront each other, altering the artistic paradigm of the entire scene.
(Courtyard) Campiello del Lion Bianco Cannaregio 5631-32
www.fondazionebonotto.org
www.venicevenice.com
243 UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI
L’AVANGUARDIA
NEL DESERTO
Dal Turkestan all’Uzbekistan
WHEN 17 aprile April-29 settembre September
Una pagina straordinaria e ancora poco nota dell’arte della prima metà del XX secolo viene raccontata attraverso 100 opere provenienti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus (il Louvre del deserto), mostrando la genesi e il successivo sviluppo dell’Avanguardia Orientalis. Un’autentica scuola nazionale che da una parte anticipa la ricezione di una matrice di grande modernità, capace di riprendere le esperienze dell’Europa occidentale, e dall’altra la trasforma in un linguaggio totalmente originale, multietnico e interdisciplinare.
ENG An astonishing and yet almost unknown page of art of the first half of the 20th century is told through 100 works from Tashkent National Museum and from Nukus Savitsky Museum (The Louvre in the desert) showing the genesis and the development of the Orientalis Avant-garde. An authentic national school that shows its ability to turn Western Europe experiences into an original, multi-ethnic and interdisciplinary language.
Ca’ Foscari Esposizioni, Dorsoduro 3246 www.unive.it
244 UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI ZATTERE
CFZ | CULTURAL FLOW
ZONE
LENA HERZOG
Any War Any Enemy Murals and mezzotints
WHEN 11 aprile April-22 giugno June
Il nuovo lavoro dell’artista concettuale multidisciplinare Lena Herzog si compone di uno specchio nero, murales ingigantiti e dieci incisioni a mezza tinta. Come i suoi progetti precedenti, Any War Any Enemy è stato concepito all’intersezione tra arte e scienza, combinando tecniche sperimentali all’avanguardia, come l’installazione immersiva e la realtà virtuale, con pratiche artistiche la cui origine risale a secoli fa. Lena Herzog offre una riflessione straziante, seppur poetica, sulla guerra e su tutti i conflitti, passati, presenti e futuri.
ENG The new work by multidisciplinary conceptual artist Lena Herzog consists of a black mirror, magnified murales and ten half-tone engravings. Like her previous projects, Any War Any Enemy was conceived as an intersection between art and science where cutting-edge experimental techniques, such as immersive installation and virtual reality, coexist with art practices dating back to few centuries ago. Lena Herzog offers a heartbreaking, yet poetic, reflection on past, present and future wars.
Tesa 1, Zattere al Ponte Lungo Dorsoduro 1392 www.unive.it
119 AROUND TOWN GUIDE Not Only Biennale AROUND TOWN
60. INTERNATIONAL ART EXHIBITION
PROJECT MANAGEMENT | LOCATION SCOUTING | LOGISTICS | COST EFFECTIVE LOCAL SUPPLIERS SET UP | AUTHORIZATIONS | EVENTS | PR & COMMUNICATION | GRAPHIC DESIGN | CURATORSHIP You bring the project, we do the rest Discover more veniceartfactory.org info@veniceartfactory.org @veniceartfactory OUR SERVICES
OUR 2024 PROJECTS IN VENICE
GREENHOUSE
Portugal National Pavilion at ACP - Palazzo Franchetti (II Noble Floor)
MALATH-HAVEN
Oman National Pavilion at Palazzo Navagero Gallery
THE ART OF SEEING - STATES OF ASTRONOMY
Georgia National Pavilion at Palazzo Palumbo Fossati
THE BLUE NOTE
Côte d’Ivoire National Pavilion at San Trovaso Art Space
THE NEIGHBOURS
Bulgaria National Pavilion at Sala Tiziano - Centro Culturale Don Orione
VLATKA HORVAT: BY THE MEANS AT HAND
Croatia National Pavilion at Fabrica33
WAN ACEL. TULI BAMU, TURI BAMWE, WE ARE ONE
Uganda National Pavilion at Bragora Gallery
BREASTS
ACP, Fondazione IEO Monzino, Contemporis ETS at ACP - Palazzo Franchetti (Mezzanine Floor)
DANIEL PEŠTA. SOMETHING IS WRONG
Museum Montanelli at Tana Art Space
DOMANI
Jacques Martinez at SPARC* - Spazio Arte Contemporanea
GYÖNGY LAKY & REBECCA TABER. BETWEEN WORLDS
Mima Begovic Art Projects at Magazzino Van Axel
H2O VENEZIA: DIARI D’ACQUA / WATER DIARIES
Lapis Lazuli: artE in collaboration with Fondazione Barovier&Toso at SPUMA
HENRI BEAUFOUR. PORTRAITS IMAGINAIRES
curated by Valerio Dehò at Palazzo Pisani Santa Marina
HUGO McCLOUD. NEW WORKS
Luce Gallery at Palazzo Contarini Polignac
INFINITY ART
Pahsi Lin at Cavana ai Gesuati
LEAPS, GAPS AND OVERLAPPING DIAGRAMS
Loris Cecchini at Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano
MARIA KREYN. CHRONOS
Ministry of Nomads Foundation at Chiesa Anglicana
MEMO AKTEN. BOUNDARIES
Vanhaerents Art Collection at Chiesa di Santa Maria della Visitazione
PASSENGERS IN TRANSIT
193 Gallery - Collateral Event at Ex Farmacia Solveni
REZA ARAMESH. NUMBER 207
MUNTREF and ICA MIAMI at Chiesa di San Fantin
MONGOL ZURAG: THE ART OF RESISTANCE
U. Tsultem, Herron School of Art+Design and Mongol Zurag Society at Garibaldi Gallery
THE ROOTED NOMAD
Kiran Nadar Museum of Art at Magazzini del Sale 5
TRANSCENDENCE
Wallace Chan at Cappella di Santa Maria della Pietà
ULYSSES: WE ARE ALL HEROES
Fondation Valmont at Palazzo Bonvicini
YOUR GHOSTS ARE MINE: EXPANDED CINEMA, AMPLIFIED VOICES
Qatar Museums at ACP - Palazzo Franchetti (I Noble Floor)
MUSEUM / GALLERY EXHIBITIONS NATIONAL PAVILIONS