Mapping Up/2 - Christmas 2020 (Venezia News Notebooks) - OK

Page 1

© Nico Zaramella Worldwide Reserved Supplemento al n. 250 di Dicembre 2020/Gennaio 2021 del mensile Venezia News - spedizione in A.P. 45% art. 2 comma 20/B - legge 662/96 - DCI-VE

MAPPING UP/2 CHRISTMAS2020

venewsnotebooks

STORIE PERSONE IDEE LUOGHI

COME ABITARE IL TEMPO DELLE FESTE


XMAS VIEWS

La rivincita di Scrooge

2

E se provassimo in questo 2020, per cui sono terminati gli aggettivi, a fare a meno del Natale?

Q

uesto è ciò che sommessamente vorrei suggerire, ma sono consapevole di attirarmi gli strali dei più, quindi mi adeguo in qualche modo allo spirito delle Feste. Il km 0 che viene stabilito per Dpcm (acronimo entrato nel linguaggio comune che sta ad indicare un atto amministrativo a efficacia immediata, non una legge, detto per puntualizzare la falsa notizia di chi ritiene che siamo entrati in una “dittatura sanitaria”) ci obbliga a scelte domestiche e familiari a ranghi ridotti. Già, la casa, divenuta il centro del nostro mondo in questi mesi difficili, di cui ogni angolo è stato esplorato e abitato, torna protagonista assoluta durante il periodo delle Feste, anche se è sempre più crescente la nostra insofferenza per essere costretti nuovamente tra le mura domestiche dopo i mesi di clausura nella scorsa primavera. Abbiamo imparato che la rete, anzi la velocità di connessione fa la differenza, la potenza del Wi-Fi è un po’ come a teatro sedersi in platea o in quarta galleria (oggettivamente, per quanto pittoresco possa essere salire in piccionaia, le poltrone accoglienti della platea sono migliori e consentono una visione più godibile dello spettacolo!). Così, considerato che la cultura, il teatro, i concerti, ma anche le videoconferenze tra parenti e amici devono necessariamente accadere in maniera virtuale, un collegamento stabile potrebbe scatenare l’invidia di un parente antipatico, che sempre esiste, circa la ricchezza delle decorazioni usate come sfondo per la chiamata, i cui colori nitidi rispetto a situazioni instabili, che ricordano da vicino le cromie del socialismo reale, potrebbero far nascere la disfida del Natale, la gara alla tavola più sibaritica, elegante, kitsch come tutti gli stereotipi legati alle feste. Attenti però a non farsi scoprire quando si tratta di fondale fake! In realtà siamo tutti consapevoli che non ci sono molte ragioni di leggerezza in questa fine d’anno, se non la volontà di cambiare il passo, abolendo l’alibi della “resilienza”, parola abusatissima e divenuta banale, e ritrovare qualche traccia di normalità, con cui poter superare il trauma di una Venezia deserta, triste e spettrale, la cui bellezza non riesce a consolare fino in fondo. Quando si affronta il tema della ripartenza, in agguato c’è un campionario di retorica che potrebbe riempire intere biblioteche; il nostro intento è allora di ricominciare dalle cose minime per segnare una vita nova, il racconto di quotidianità ritrovate, di vite non interrotte che sanno guardare al necessario futuro. Fabio Marzari

P.S.

Ognuno interpreta il momento in base alle proprie visioni. Personalmente ho scelto un modo forse bizzarro, ma efficace, di misurare il presente consultando quotidianamente la pagina dell’aeroporto Marco Polo per vedere arrivi e partenze. Inutile dire quanto desolante sia la situazione, tuttavia nelle ultime settimane sono giunti un po’ di comunicati stampa in cui le pur martoriate compagnie aeree assestano i loro piani per i mesi a venire con programmi di nuove destinazioni. Usando la metafora del volo, ma sì, riprenderemo certamente a volare e sapremo portare lo sguardo oltre. Una mia ultima annotazione, riguarda una mancanza, che da sola riporta all’anomalia del presente: l’assenza dei decori natalizi di Ca’ Maria Adele da poter raccontare, da anni un imperdibile punto di riferimento per tutti gli appassionati di addobbi top level. Questo fatto ci porta a dover richiedere per il dicembre 2021 un carico doppio di fantasia da parte dei Fratelli elfi natalizi!


13

19 Sabato Dicembre CLASSICAL/STREAMING

CONCERTO DI NATALE

Domenica Dicembre TEATRO/STREAMING

I DUE GEMELLI VENEZIANI vedi p. 8

h. 19–24 | online backstage.teatrostabileveneto.it

14

Lunedì Dicembre RADIODRAMMI/STREAMING

LA BALLATA DEL MARE SALATO

di Hugo Pratt Letto da Woodstock Teatro

h. 19.30 | online www.facebook.com/arteven

16

Mercoledì Dicembre CONFERENZA/STREAMING

GIOCHI DI DONNE E BAMBINI Un pianoforte a quattro mani

Amaya Fernández Pozuelo h. 18.30 | online bru-zane.com e sulla pagina Facebook Palazzetto Bru Zane RADIODRAMMI/STREAMING

VIAGGIO IN ITALIA

di Guido Piovene Letto da exvUoto Teatro

h. 19.30 | online www.facebook.com/arteven

L’Orchestra del Teatro La Fenice diretta da Gianluca Capuano eseguirà il Concerto grosso in re maggiore op. 6 n. 4 e il Concerto grosso in sol minore op. 6 n. 8 (composto per la notte di Natale) di Arcangelo Corelli, accanto allo Stabat Mater p 77 di Giovanni Battista Pergolesi, cui parteciperanno le voci soliste del soprano Silvia Frigato e del contralto Sara Mingardo. h. 17. 30 | canale YouTube del Teatro La Fenice

20

25 Venerdì Dicembre OPERA/STREAMING

PIERINO E IL LUPO vedi p. 4

h. 16 | online sul canale YouTube del Teatro La Fenice

1

Venerdì Gennaio CLASSICAL/STREAMING

CONCERTO DI CAPODANNO vedi p. 9

h. 11. 15 | In diretta Tv su RAI1

Domenica Dicembre OPERA/STREAMING

RIGOLETTO

Martedì Dicembre

6

RADIODRAMMI/STREAMING

Giovedì Dicembre

REGATA DELLE BEFANE

di Francesco Jori Letto da Kalambur Teatro

CLASSICA/STREAMING

15 17 L’ULTIMO DEI BACARI

h. 19.30 | online www.facebook.com/arteven

vedi p. 9

h. 17 | online backstage.teatrostabileveneto.it sul canale YouTube del TSV e su ansa.it

Mercoledì Gennaio TRADIZIONI

Canal Grande arrivo Ponte di Rialto h. 12

ALESSANDRA AMMARA E ROBERTO PROSSEDA AL PALAZZETTO BRU ZANE vedi p. 9

h. 21 | online bru-zane.com on demand bru-zane.com/replay

3


CONVERSATION

Intervista Sonia Bergamasco

4

Il teatro dei sogni Pierino non prestò attenzione alle parole del nonno. I ragazzi come lui non hanno paura dei lupi...

Š Gianmarco Chieregato


N

el periodo natalizio il Teatro

La Fenice, grazie a Generali Valore Cultura, socio sostenitore del Teatro, propone in streaming Pierino e il lupo, favola sinfonica per bambini per voce recitante e orchestra del compositore russo Sergej Prokof´ev. La storia narrata si rifà ai racconti tradizionali russi, dove gli animali agiscono sempre come gli esseri umani. I personaggi sono descritti da semplici ritratti musicali e ognuno di loro ha come riferimento uno strumento musicale sempre diverso che ne sottolinea le peculiarità, i sentimenti e le azioni. Lo spettacolo vede impegnata l’Orchestra del Teatro La Fenice, sotto la direzione del Maestro Alvise Casellati, e l’attrice, musicista, regista e poetessa Sonia Bergamasco, nel ruolo di narratrice, con le illustrazioni di Chiara Tronchin e le animazioni di Heads Collective. Diplomata in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e in recitazione alla Scuola del Piccolo Teatro, Sonia Bergamasco ha debuttato in scena con Giorgio Strehler per poi proseguire con altri grandi registi, in una carriera ricchissima di riconoscimenti: dal Premio Duse al Nastro d’Argento per La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, al Premio Flaiano, per due volte, al Premio Alida Valli e al Ciak d’Oro. Lo spettacolo Pierino e il Lupo la vede protagonista per la prima volta sul palco della Fenice. Che cosa si aspetta? L’eccezionalità del momento sembra offrirci nuove possibilità di sguardo e di azione. Sono certa che la bellezza del Teatro e il valore della sua Orchestra, magistralmente diretta da Alvise Casellati, daranno vita a qualcosa di prezioso. Tornare a teatro, abitarlo dal vivo per un pubblico in ascolto – anche se attraverso lo sguardo della telecamera – è per me un’emozione profonda. Rimanendo a Venezia, cosa significa per lei questa città? Cosa proporrebbe per cercare di risollevarla dalla pesante crisi in cui si trova a causa della pandemia? Sono stata a Venezia lo scorso settembre, in occasione della Biennale Teatro, e per alcuni sopralluoghi in vista di un documentario su Eleonora Duse a cui sto lavorando. La città mi era parsa allora eccezionalmente bella e vivibile. La pandemia aveva fatto in parte piazza pulita di un turismo d’assalto che in tutti questi anni l’ha sorretta e vezzeggiata ma anche soffocata. Confido che nei prossimi mesi, con

la graduale remissione del virus, la città possa riacquistare la sua energia, ma spero che abbia cura di custodire la sua bellezza più segreta. Lei è bellissima, ma non sembra per niente ossessionata dalla bellezza, quando invece, in modo sempre più crescente, da parte delle donne c’è un’ossessione spasmodica per il corpo, per la forma fisica. A ciò si aggiunge la paura del tempo, della vecchiaia. Tutto questo non le fa pensare che noi donne viviamo ancora in funzione dei giudizi dell’uomo? Qual è il suo pensiero su questi temi? La ringrazio molto del complimento ma io non mi sento bellissima, o piuttosto, sento che la bellezza è un valore relativo. Per quanto mi riguarda essa ha a che vedere con la luce, lo sguardo, con una certa dimensione di segretezza lieve e scanzonata. Il tempo ci mette tutti alla prova, uomini e donne; è un viaggio, è una storia da raccontare. E i protagonisti siamo noi, non dobbiamo mai dimenticarlo. Voglio essere all’altezza della mia di storia, devo rendere conto di tutto questo prima di tutto a me stessa. E poi, dopotutto, ce ne andremo chissà dove, chissà come... Meglio per noi, quindi, se la storia che abbiamo raccontato ci ha reso un poco felici e ha saputo rendere felice qualcuno insieme a noi. Quando io ero ragazza “farsi influenzare” era considerato qualcosa di negativo. Tutti rivendicavano strenuamente la propria libertà di pensiero, di azione, oggi invece gli “influencer” sono star famosissime, seguiti da tutti. Cosa vede in questo fenomeno? È un tempo che offre a tutti, e soprattutto ai più giovani, stimoli fortissimi. La rivoluzione digitale in cui le nuove generazioni sono immerse cavalca un’epoca di rivolgimenti profondi. Io ho fiducia nelle nuove generazioni, che sono sottoposte a pressioni inaudite rispetto a quelle che abbiamo vissuto noi, donne e uomini nati nel Novecento. Rispetto il loro punto di vista, e ho un senso di protezione nei loro confronti. La pandemia ha creato una sorta di bolla, un punto zero del fare che può aiutarci a capire come è meglio muoversi in futuro. Ma noi adulti siamo in grado di metterci in ascolto? Lei spazia tra teatro, tv, cinema, musica, poesia: qual è il suo campo preferito? Sono prima di tutto una grande lettrice. Amo la scrittura in prima battuta attraverso la lettura.

E il mio mestiere di attrice mi consente di vivere questa passione in maniera creativa, di dare corpo alle storie e alle creature che le animano. È un lusso, una gioia! Ha lavorato con i più grandi registi, dalla Cavani a Bertolucci. Con chi le piacerebbe oggi collaborare? Credo negli incontri, non nei nomi. La magia del mio lavoro è fatta anche di questo, di incontri che possono generare storie, passioni, disastri, successi. Per il grande pubblico delle fiction televisive lei è Livia, la fidanzata del commissario Montalbano. Cosa ci può raccontare di questa esperienza? Quest’anno, prima dell’inizio della primavera, andrà in onda l’ultima puntata di Montalbano girata ormai due anni fa. È l’unica che ancora non è stata vista e si intitola Il metodo Catalanotti. Una storia molto dura e potente. Porto la mia Livia nel cuore è un personaggio che mi ha aperto le porte di questo ambiente; di questo clima; della Sicilia, mondo che non dimenticherò. Per concludere, quali i suoi progetti futuri? Molto teatro, a cominciare da un nuovo allestimento di Chi ha paura di Virginia Woolf?, che sarà diretto da Antonio Latella. Siamo però tutti ancora in attesa che i teatri finalmente possano riaprire, insieme ai cinema. Nel frattempo ho girato due nuovi film per il grande schermo: il seguito di Come un gatto in tangenziale e una nuova opera di Claudio Amendola, alla sua terza regia. Come sarà il suo Natale in un anno cosi difficile e duro? Il mio Natale sarà a Roma, dove abito. Attendo con ansia l’archiviazione di questo 2020, che resterà indimenticabile (credo) per tutti. Prima di quel giorno, le giornate veneziane mi aiuteranno a immaginare un futuro più dolce e promettente. E questo è anche il mio augurio, per tutti voi! Elisabetta Gardin www.teatrolafenice.it 5


REPORTAGE

Pensieri liberi

6

© Virginia Lucchetta


Q

uando il maestro Plessi

nei primissimi giorni di ottobre mi raccontò del progetto di un ‘albero’ per Natale in piazzetta San Marco, confesso di aver trasecolato. Inebriati dalle spettacolari, suggestive ed emozionanti cascate d’oro che illuminano una Piazza deserta, la cui bellezza stordisce, ma allo stesso tempo ferisce gli animi di quanti (e sono moltissimi per fortuna!) amano Venezia incondizionatamente, mi chiedevo, e non ero certo il solo, come fosse possibile conciliare la profondità del pensiero di Plessi con un intervento più ‘tradizionale’ legato al Natale, o meglio, ricondotto alle iniziative natalizie ufficiali di una città così fortemente colpita. Per rispetto, profonda stima e ammirazione verso il lavoro di Plessi, ho tenuto per me le perplessità, confidando nella capacità del Maestro di rendere il suo intervento speciale, ma il dubbio albergava in maniera persistente. Una sua telefonata in cui mi invitava a vederci per capire meglio il suo intervento artistico e in cui mi forniva qualche elemento di comprensione in più dell’opera, mi ha condotto all’appuntamento quasi del tutto privo di riserve mentali. L’idea forte dell’opera risiede nel non essere innanzitutto un albero di Natale. Quindi l’effetto fuorviante di un lavoro rivolto alle festività di fine anno non ha ragione di esistere; nulla di male negli alberi di Natale, ma in questo caso si tratta di altro, il periodo del Natale rappresenta una pura coincidenza di calendario. Racconta Plessi: «Ogni tassello di cui si compone l’opera ha una sua indipendenza, segue una propria strada, scegliendo percorsi anche opposti, un flusso autonomo in cui ciascuno con la propria storia, con le sue presenze e con la sua cultura riesce a convivere per sviluppare una grande energia in cui tutti riescono a convivere con pari dignità. Un esercizio di ascolto, rispetto e tolleranza, al punto da poter definire questa un’opera totalmente democratica. Ogni flusso segue la propria via individuale, non ci sono parallele, ma tutti convergono nel creare questa grande forza energetica che sprigionandosi segue ogni direzione. La metafora della forza di Venezia, che sapeva ascoltare e accogliere pensieri assai lontani tra loro fino a trarne una potente energia che la fece protagonista indiscussa nella Storia delle civiltà. Questo tema, specie in un momento storico complicatissimo come il presente, ha suscitato in me un grande interesse e sono molto soddisfatto del risultato finale. Ho voluto accettare la sfida, malgrado tutti mi sconsigliassero l’azione: in essa c’è il mio pensiero in modo pieno. Si tratta di un’u-

nione complessiva, una struttura libera dichiarata, in cui ho mantenuto esplicito ed evidente l’aspetto tecnologico: non avrei potuto né voluto in alcun modo nascondere un processo di aggregazione. I tasselli sembrano volare, attaccati l’un l’altro, saldati insieme; all’apparenza sembrano dei televisori, invece si tratta di led di ultimissima generazione ad altissima definizione, con una visione perfetta anche in pieno giorno. È la tecnologia che sostiene l’arte e viceversa; non c’è niente di teatrale, niente di artificioso, tutto è esplicito, come è chiara la tecnologia cui dobbiamo moltissimo nella nostra quotidianità. Peccato tutto questo duri solo un mese, ma confido in Generali, che ha contribuito in maniera determinante alla realizzazione del progetto, per far sì che l’opera possa prendere vita stabile». Plessi attribuisce un valore speciale all’oro, rende omaggio alla nobiltà autentica e primigenia del metallo che non diviene sinonimo di ricchezza ingorda, di cupidigia e perfidia nell’inseguirlo. Al contrario è purezza, con un’ottima capacità di resistenza e di conduzione. L’oro è un medium necessario per favorire l’ascolto, la volontà di riunire, facendo sintesi tra voci assai differenti, flussi contrari, ineluttabili nella loro essenza. Un auspicio importante in un momento in cui l’intera città deve velocemente ripensare il proprio futuro, che non può essere come il passato recente, e in cui tutte le voci hanno diritto di espressione e soprattutto di ascolto. Fabio Marzari

L

e luci di Natale sul ponte di Rialto si sono ufficialmente accese, trasformando il Ponte grazie a un gioco di proiezioni e dissolvenze in una sorta di “libro virtuale”. Fino al 31 dicembre, dall’imbrunire fino a tarda sera (fino alle 22) la candida pietra d’Istria si anima e colora con immagini in rapida sequenza che riproducono alcuni dei momenti e dei protagonisti della storia, dell’arte e dell’architettura di Venezia: da Vittore Carpaccio a Jacopo de’ Barbari, da Antonio da Ponte a Vincenzo Scamozzi, al Canaletto, che hanno progettato o raccontato quel punto nevralgico di commerci e di scambi che unisce le due sponde del Canal Grande. La narrazione è a cura di Etra Comunicazione di Alessandro Toso Fei. La video proiezione è un’anteprima delle celebrazioni di un altro “natale”, quello di Venezia, che nel 2021, precisamente il 25 marzo, compirà ben 1600 anni di vita.

F

in dal XII secolo a Venezia i festeggiamenti per il Natale duravano fino al 26 dicembre, giorno di Santo Stefano: dopo aver ascoltato la messa serale del 25 dicembre nella Basilica di San Marco, il Doge con tutto il suo elegante e festoso seguito attraversava il Bacino accompagnato da un magnifico corteo di barche con lumi e lanterne, musica e canti. Una volta raggiunta la vicina isola di San Giorgio Maggiore, il Doge rendeva omaggio a Santo Stefano, le cui reliquie erano conservate dal 1009 nell’altar maggiore della Basilica. In gondola giungevano le patrizie vestite di nero, con un lungo strascico, ornate in testa, collo e petto di preziosissime gioie, con il volto velato da un finissimo merletto nero. Dopo una breve funzione religiosa, il Doge e tutto il seguito si spostava nel convento di San Giorgio, dove in una sala sontuosa veniva servito un piccolo rinfresco a base dei famosi dolci preparati dai frati, chiamati zorzini (da San Zorzi), una maravegia golosa. Poi il corteo riattraversava il Bacino e tornava verso Palazzo Ducale.

7


CARNET

Tutti in prima fila

8

Parola d’ordine: continuare a sognare! I teatri hanno dovuto cambiare tutto per regalarci un Natale quasi normale

TEATRO STABILE DEL VENETO PALAZZET TO BRU ZANE TEATRO LA FENICE

I due gemelli veneziani Streaming su Backstage 13 dicembre h. 19-24

Tradizione e contemporaneità si fondono per dare nuova luce a una perfetta macchina di divertimento: il Teatro Stabile del Veneto mette in scena I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni, regia di Valter Malosti, che dal 13 dicembre viene proposto in streaming sulla piattaforma Backstage. Una produzione originale del Teatro Stabile del Veneto, Teatro Piemonte Europa e Teatro Metastasio di Prato. L’espediente dei gemelli identici ma opposti caratterialmente permette all’intreccio di fondere duelli, amori, fughe, ritrovamenti, sapientemente dosati dalla regia di Malosti. Il testo di Carlo Goldoni, rivisitato dal regista con Angela Demattè in chiave “farsa nera”, è eversivo, a tratti inquietante, pone l’accento sulla famiglia, l’identità, l’amore (anche brutale, violentemente erotico, incestuoso) e la morte, svelando inedite prospettive e finestre sulla contemporaneità. I personaggi non sanno leggere o tenere a freno le proprie emozioni e i propri sentimenti e questo provoca alternativamente il riso e fa sfiorar loro la tragedia o li fa sprofondare in essa come Zanetto e Pancrazio. La storia scenica e di composizione dell’opera rivela gli ultimi lampi di quella grazia eversiva tipica degli attori di Commedia dell’Arte che tra la fine del Cinquecento e la fine del Settecento dominarono le scene teatrali europee. La loro forza risiedeva in una tecnica magistrale che combinava l’improvvisazione, i ruoli multipli, la maschera, un uso del corpo, il ritmo e la capacità di cambiare innumerevoli registri vocali. Un’abilità rara, che Malosti sollecita negli attori, collocando la sua regia lungo il


crinale sottile che separa la tradizione dalla sperimentazione, e restituendo loro la vitalità del palcoscenico, in un periodo in cui il settore dello spettacolo dal vivo è per lo più fermo.

Rigoletto

Streaming su Backstage, Canale YouTube TSV e su Ansa.it 20 dicembre h. 17

Concerto di Capodanno Rai 1 1 gennaio h. 11.15

backstage.teatrostabileveneto.it

A quattro mani

Streaming su bru-zane.com dal 17 dicembre h. 21

Alessandra Ammara e Roberto Prosseda suonano stabilmente insieme dal 1999, traendo dalle rispettive e intense carriere solistiche internazionali continui stimoli e successi. Vincitrice di importanti concorsi, Alessandra Ammara è stata ospite di alcune delle più prestigiose sale da concerto come il Musikverein di Vienna e il Concertgebouw di Amsterdam, mentre la notorietà di Roberto Prosseda è esplosa con le incisioni Decca dedicate a Mendelssohn. I due, coppia sul palcoscenico come nella vita, il 17 dicembre sono protagonisti di un concerto A quattro mani trasmesso in diretta streaming dal sito di Palazzetto Bru Zane e dedicato a figure femminili del romanticismo francese come Cécile Chaminade, Marie Jaëll e Mel Bonis. Benché i nomi dei grandi pianisti del XIX secolo che in genere tuttora si ricordano siano maschili, a quel tempo lo strumento era praticato in maggioranza da donne. La motivazione di questa circostanza è molto semplice: il pianoforte era pressoché l’unico strumento che fosse loro concesso di studiare. Elemento indispensabile nell’arredamento dei salotti borghesi, il pianoforte diviene in breve tempo il principale vettore espressivo della creatività femminile, privando però le donne della visibilità che solo l’esibizione pubblica può dare. Per tutto l’Ottocento al Conservatorio di Parigi le donne potevano accedere solamente ai corsi teorici, vocali e di pianoforte, benché la scuola fosse di carattere misto.

La musica di Verdi con una delle sue più celebri opere torna a far vibrare le assi del palcoscenico dei teatri dello Stabile del Veneto per regalare al pubblico da casa l’emozione che solo un grande classico sa dare: il Rigoletto di Giuseppe Verdi, nell’interpretazione musicale del maestro Giampaolo Bisanti e nell’esecuzione dell’Orchestra di Padova e del Veneto e del Coro Lirico Veneto, per la regia di Giuseppe Emiliani. Verdi con il Rigoletto mette in scena il tradimento, la vendetta, l’amore filiale e il sentire appassionato, offrendoci un meraviglioso ventaglio di ricchezza melodica e potenza drammatica. Prima della cosiddetta “Trilogia popolare” (Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata), è un’opera rivoluzionaria, tra le più rappresentate e amate al mondo. Arie e interventi musicali come La donna è mobile rendono manifesta ancora oggi la genialità musicale di Verdi. L’opera, co-produzione del Teatro Verdi di Padova e del Teatro Mario Del Monaco di Treviso, debutta il 20 dicembre alle ore 17 in streaming gratuito sulla piattaforma Backstage, sul canale YouTube del Teatro Stabile del Veneto e su Ansa.it. Grande investimento tecnologico in riprese e audio per consentire al pubblico a casa di sentire l’opera come dal vivo, più di 74 persone coinvolte (coro e orchestra compresi) e un allestimento in forma semiscenica, per rispettare i protocolli di sicurezza, con le scenografie virtuali di Federico Cautero che ricrea, grazie a videoproiezioni, l’illusione prospettica classica della tradizione teatrale. Lo spazio è suddiviso in tre zone, il luogo del canto, lo spazio per l’orchestra e il luogo evocativo scenografico. Un diverso modo di proporre un’opera in forma di concerto dove le suggestioni visive e oniriche accompagnano il bel canto.

Il Concerto di Capodanno del Teatro La Fenice di Venezia si farà, e potremo assistervi in diretta televisiva su Rai 1 per la seconda delle due parti di cui è composto; sarà successivamente possibile vederlo nella sua versione integrale su Rai 5 ed ascoltarlo su Rai Radio 3. Significati diversi per ciascuna delle due parti: Daniel Harding guiderà l’Orchestra del Teatro La Fenice nell’esecuzione della Sinfonia n.4 Op. 60 di Ludwig van Beethoven nella prima e un repertorio di arie celebri, tra le quali l’ormai tradizionale Và pensiero sull’ali dorate dal Nabucco e Libiam ne’ lieti calici da La Traviata di Giuseppe Verdi. La necessità compositiva della Sinfonia n. 4 si impose mentre Beethoven era già inoltrato in quelle che diverranno la Quinta e la Sesta. Una specie di imprevisto creativo, quanto mai significativo per la nostra attualità: è in questa sinfonia che Beethoven certifica con spontaneità la propria padronanza stilistica segnando un profondo solco tra le composizioni sinfoniche precedenti, prevalentemente debitorie di una formazione per quanto geniale e le successive, nelle quali il confronto con la materia prima si fa indubbiamente più serrato, indipendente e fecondo. In questa sinfonia, Beethoven comprende la propria maturità, ancora scevra dalle conferme successive ma finalmente consapevole del proprio potenziale. Il momento della consapevolezza di una trasformazione che rivolgiamo come augurio alla nostra dolorosa attualità, così profondamente bisognosa di saggezza e d’invenzione. Il festoso melodramma prenderà il timone della seconda parte, una carrellata di arie, duetti e passi corali tratto dalle opere più amate. Andrea Oddone Martin

bru-zane.com

backstage.teatrostabileveneto.it

www.teatrolafenice.it

© Michele Crosera

9


La Notte Santa

STORIES

A che ora è nato Gesù? In questi giorni se ne parla, certamente nei secoli per gli artisti la risposta è sempre stata chiara e unica: nella notte tra il 24 e il 25 dicembre!

10


L

a festa più attesa dell’anno liturgico

è sicuramente il 25 dicembre, quando si ricorda la nascita del Bambin Gesù a Betlemme. Artisti di tutte le epoche – la più antica risale al III secolo d.C. e si trova nelle catacombe di Priscilla – e di tutte le parti del mondo si sono misurati con questo affascinante e poetico soggetto che più correttamente viene definito “Natività”, una raffigurazione che nel corso dei secoli ha subito numerosi cambiamenti arricchendosi di personaggi, animali e dettagli di ogni genere. Tra le chiese di Venezia, luoghi ancora accessibili in tempi di pandemia, si possono ammirare degli esempi molto significativi dell’iconografia del presepe o di quella che viene definita, proprio per la sua ambientazione notturna e carica di attesa, la “Notte Santa”. Senza alcuna pretesa di esaustività, ecco allora i nostri suggerimenti per stimolare un itinerario veneziano natalizio che ci permetterà di scoprire ancora una volta la bellezza e ricchezza del nostro patrimonio “sotto casa”.

la natività di Gesù è presente nei vangeli di Matteo e Luca, i soli che narrano dell’infanzia di Gesù. Ad arricchire la scarsità narrativa di queste due fonti dirette saranno invece i vangeli apocrifi, in particolare il Protovangelo di Giacomo della metà del II secolo. Concordi sono sul luogo della nascita, ossia Betlemme, ma se Matteo lo fa nascere in una casa, è Luca che introduce l’elemento della mangiatoia. Sarà il Protovangelo di Giacomo a inserire invece la grotta, che diviene presto un elemento fondamentale nell’immagine popolare, devozionale e iconografica del presepe, dove si aggiungeranno poi anche il bue e l’asino. Le fonti apocrife susciteranno curiosità in artisti e committenti, basta citarne uno tra tutti, forse il più singolare, quello della levatrice incredula che venne ripreso nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze.

Cima da Conegliano Adorazione dei pastori con i santi Caterina d’Alessandria, Elena, l’arcangelo Raffaele e Tobiolo, 1508-1509 circa Chiesa di Santa Maria dei Carmini, secondo altare della navata destra

Paolo Veneziano Natività, 1333 circa Chiesa di San Pantalon, Cappella del Sacro Chiodo

Natività, XIII secolo Basilica di San Marco, Porta dei Fiori

Risalendo al XIII secolo, tra i più antichi esempi di Presepe è il bassorilievo che corona la gotica Porta dei Fiori nella facciata Nord della Basilica di San Marco. Impostata secondo uno schema ancora orientale, con la Vergine triste e pensosa e Giuseppe assorto, è nel modo di presentare il Bambin Gesù, giacente su una sorta di altare, che si vuole prefigurare la deposizione nel sepolcro. Dall’alto scende la luce trinitaria di una stella a otto punte, che simboleggia nella patristica la nuova era inaugurata da Cristo, l’ottavo giorno della storia della salvezza. È utile ricordare che la prima descrizione del-

Nella Cappella del Sacro Chiodo a San Pantalon, uno scrigno di capolavori della pittura tardo gotica, si ammira la Madonna del Papavero di Paolo Veneziano (1300ca.–1365ca.) del 1333 circa, con un simbolico papavero che allude al sonno della morte che Gesù attraverserà per la salvezza degli uomini. A completare la tavola sono una serie di scene con l’Annunciazione, la Natività, la Presentazione al Tempio e la Dormitio Virginis. Ancora echi orientali nella Natività ambientata fra le rocce di una grotta: Gesù, scaldato dall’asino e dal bue, è adorato dalla Madonna e Giuseppe inginocchiati. Anche in questo caso Gesù è deposto in un piccolo sarcofago classico allusivo al collegamento tra la nascita e la futura morte e Resurrezione. La grotta è coronata da una serie di angeli ma uno solo, quello di sinistra riconoscibile dalla bacchetta degli ostiari, avrà il compito di dare l’annuncio ai pastori, mentre gli altri intonano canti di gloria (secondo il testo di Luca).

A pochi passi, nella Chiesa dei Carmini, un capolavoro di Cima da Conegliano (Conegliano, 1459ca–1517ca) ci fa entrare a pieno titolo nella temperie artistica del Rinascimento veneto, se non altro per quella splendida quinta naturalistica che riproduce lo straordinario paesaggio natio del pittore. La pala, collocata nel secondo altare della navata destra e realizzata intorno al 1508, rappresenta una Natività arricchita dalla presenza di inedite figure legate alla committenza. È un ricco commerciante di stoffe in seta, Giovanni Calvo, della parrocchia dell’Angelo Raffaele ad aver scelto la vicina Chiesa di Santa Maria del Carmelo per la sua sepoltura e aver commissionato al pittore coneglianese la pala d’altare. Cima lo raffigura prostrato davanti ai sacri protagonisti, probabilmente accompagnato dal figlio. La presenza della figura dell’angelo Raffaele, che con grazia conduce per mano Tobiolo, è allusiva proprio alla sua provenienza. La moglie Caterina è rappresentata nella santa martire di Alessandria che assieme a Elena forma quel dittico di splendide figure muliebri riccamente abbigliate e magistralmente dipinte. Nella tenerezza materna del volto di Maria si legge tutta la lezione belliniana, mentre nella materia cromatica soffusa e palpitante emerge sicuramente la lezione del grande Giorgione. 11


STORIES 1 Basilica di San Marco 2 Chiesa di San Pantalon 3 Chiesa dei Carmini 4 Chiesa di San Giobbe 5 Chiesa di San Giorgio Maggiore

5 1

2 4

12

3


del 1540, dove il pittore non rinuncia alla resa cangiante delle vesti e alla preziosità della tavolozza che vibra grazie all’intonazione notturna.

dell’ultimo Tiziano. Nel presepe di San Giorgio, nonostante le grandi dimensioni, prevale infatti un senso di grande intimità.

Giovanni Girolamo Savoldo Adorazione dei pastori, 1540 Chiesa di San Giobbe, Cappella Contarini

La chiesa francescana di San Giobbe, a Cannaregio, conserva una delle rarissime opere presenti a Venezia di Girolamo Savoldo (Brescia, 1480ca–Venezia, post 1548), pittore di origini bresciane che lavora per importanti committenze pubbliche e private veneziane, ma della cui produzione in città ad oggi quasi incredibilmente nulla rimane. Il dipinto si trova sull’altare della Cappella Contarini, parte del primo edificio di culto dedicato a San Giobbe ancora in stile gotico. Il tema del presepe risulta essere caro al pittore bresciano tanto che si conoscono almeno tre versioni con varianti di tale composizione. Uno schema trattato tradizionalmente e con compostezza: sotto la capanna il Bambino è a terra, a sottolinearne l’umanità, adagiato su un lenzuolo bianco, e la Vergine e Giuseppe lo adorano inginocchiati. Quello che però colpisce di questa semplice composizione sono i pastori che osservano, in particolare quello che si affaccia dalla finestra in fondo alla capanna, in controluce, con il braccio appoggiato al muretto e uno sguardo curioso e perplesso più che devoto. Uno schema che forse deriva più dalla tradizione nordica che da quella italiana, influenza che spesso è stata evidenziata nella produzione savoldesca. Il suo stile coniuga il naturalismo lombardo e il colorismo veneto, ben visibile in questa paletta

Jacopo da Ponte detto Bassano Adorazione dei pastori, 1592 San Giorgio Maggiore, primo altare a destra

Un vero e proprio notturno possiamo ammirarlo nell’isola di San Giorgio Maggiore, nella Natività del primo altare a destra della chiesa palladiana. Jacopo da Ponte detto Bassano (Bassano del Grappa, 1510ca.–1592), pittore tra i più influenti della stagione manieristica veneta, ci lascia l’ultimo capolavoro dallo spirito oramai prebarocco nell’anno della sua morte. Un’Adorazione dei pastori dove il punto focale è quel Bambin Gesù dal quale si irradia una luce divina che colpisce il volto materno della Vergine Maria, seguendo quel concetto presente nella pittura nordica di Cristo luce del mondo. È dunque la spettacolare concezione “luministica” che caratterizza quest’opera, una luce che fa emergere dall’oscurità lo splendido e naturalistico brano dei pastori e, con un gioco di riverberi sapientemente orchestrato, una serie di dettagli che fanno parte del repertorio bassanesco e che molta fortuna avranno tra i seguaci. In questa fase estrema della pittura bassanesca l’integrità del tessuto pittorico va dissolvendosi attraverso un maggiore assorbimento della luce, avvicinando il pittore alla stagione drammatica

Giambattista Tiepolo Adorazione del Bambino, 1732 Basilica di San Marco, Sacrestia dei Canonici

La straordinaria fantasia inventiva di Giambattista Tiepolo (Venezia, 1696–Madrid, 1770) si coglie anche in palette devozionali come l’Adorazione del Bambino nella Sacrestia dei Canonici della Basilica di San Marco, dipinta nel 1732 per la vicina chiesa di San Zulian. Un’immagine insolita dell’adorazione di Gesù Bambino perché è San Giuseppe e non la Vergine a tenerlo in grembo. Lo sostiene con dolcezza tra le braccia come a voler alludere alla paterna cura futura e terrena del Redentore. Maria al contrario è assorta, con uno sguardo quasi estatico rivolto verso l’alto, ad indicare l’adorazione della natura divina del figlio, esprimendo il mistero e l’esaltazione del portentoso evento sacro. Lavorando a olio il pittore è ancora sensibile alla lezione piazzettesca, dove prevale un marcato uso del chiaroscuro. Nella resa del bianco, che amplifica la luminosa figura del Bambin Gesù, e nel forte contrasto del rosso e azzurro delle vesti della Vergine, oltre che nell’eleganza degli angeli ricciuti, è in nuce tutta la potenza e il genio creativo del grande pittore settecentesco. Franca Lugato 13


Intervista Chef Norbert Niederkofler

RESERVATION

La divina Montagna

14

H © Alex Moling

o conosciuto Norbert Niederkofler a Venezia in estate e insieme siamo andati al mercato di Rialto per fare la spesa in previsione di un lunch che avremmo poi avuto all’Aman Venice, dove lo Chef sovrintende ai menù. Il personaggio, anzi la persona mi ha colpito subito per la grande capacità di comunicare, caratteristica solitamente non immediatamente riconducibile agli abitanti delle montagne della provincia di Bolzano. Niederkofler, tre stelle Michelin al St. Hubertus a San Cassiano in Val Badia, ha come benchmark la Natura. Essa rappresenta una costante del suo lavoro, in cui il rispetto e la passione per il paesaggio sono degli elementi imprescindibili. In ogni piatto si può ritrovare il racconto delle montagne, la fatica di chi ci lavora, contadini e allevatori, e nel contempo si riesce ad assaporare l’altissima qualità dei loro prodotti, lavorati secondo tecniche tradizionali vecchie di secoli. «L’incontro con questa cucina non è un pasto, ma un’indimenticabile esperienza umana», con queste parole è stata assegnata a Niederkofler la terza stella Michelin. Inoltre all’AlpINN di Plan de Corones, altra straordinaria creatura di Niederkolfer, inserita nel museo della montagna Lumen, dove gli spazi interni progettati da Martino Gamper rappresentano un’immersione panica nell’ambiente circostante, i piatti vengono serviti come sospesi tra le montagne e l’esperienza sensoriale è realmente completa. Una curiosità è la nuova stella verde Michelin, un quadrifoglio di cui lo Chef può ulteriormente fregiarsi, un riconoscimento attribuito a chi «preserva il territorio e la collettività, scegliendo i giusti fornitori nel rispetto di una coerenza nei menù, fino alla gestione dei rifiuti». La Natura è un tema sensibile per molti, sono pochissimi tuttavia coloro i quali sanno riportare in un piatto l’armonia perfetta insita nella Natura. Non le chiedo di svelare i suoi segreti, ma solo sapere cosa sente quando sceglie gli ingredienti per creare i suoi piatti e come è arrivato alla cucina? La natura è alla base del mio lavoro. Come riesco a realizzare piatti in armonia con essa? Il segreto è molto semplice: in quanto chef e

uomo sono io a dovermi mettere a sua disposizione. È infatti lei a decidere il ritmo, il colore, il sapore e la consistenza dei suoi prodotti. Sulla base di quello che ci offre decido insieme al mio team il tipo di cottura, la temperatura ecc. Agli ingredienti delicati dedichiamo tecniche più leggere, mentre gli ingredienti più grezzi hanno bisogno di un altro tipo di lavorazione. Le sue montagne, bellissime e ancora aspre, seppure molto conosciute e frequentate, raccontano anche di silenzi e di paesaggi incantati. A parte la stagione presente, ammantata di angosciose incertezze sul versante sanitario ed economico in tutte le latitudini, quanto è più difficile conquistare l’eccellenza in montagna per raggiungere i massimi riconoscimenti nell’alta cucina? La montagna detta delle regole rigide. Innanzitutto a 1700 metri di altitudine per 4/5 mesi l’anno non si trova nulla; è come se la natura si riposasse. In quel periodo ne approfittiamo, quindi, per realizzare tutta la programmazione insieme ai contadini e ai produttori locali. Per riuscire a ottenere il massimo dalla natura è, infatti, necessario imparare a rispettare i suoi tempi e le sue esigenze. Ci parli del suo libro Cook the Mountain, un progetto editoriale che fin dalla scelta dei materiali usati racconta di una filosofia di vita. Cook the Mountain – The Nature Around You racconta il nostro lavoro, ossia ciò che è necessario fare durante l’anno per ottenere i prodotti. Ho voluto che gran parte del lavoro fosse seguito da giovani come da Alex Moling, fotografo della Val Badia che ha meno di 26 anni ma che conosce molto bene il territorio e che fin da subito ha deciso di partecipare al progetto con grande entusiasmo. Insieme a Michele Lazzarini ho passato in rassegna la mia biblioteca che comprende circa 1600 libri di cucina provenienti da tutto il mondo, cercando così di capire cosa innanzitutto non volevamo diventasse Cook the Mountain – The Nature Around You. Michele ha seguito tutta la parte legata alle ricette e a come dovessero essere


© Francesco Ferretti

realizzate le foto dei piatti (fatte solo con la luce naturale). Chi meglio di mia moglie Christine Lasta poteva poi scrivere i testi e raccontare le storie dell’Alto Adige? Ma non è tutto qui: ci siamo anche concentrati sul capire quali materiali utilizzare per stampare questo lavoro. Da circa dieci anni usiamo solo carta mela per stampare: le pagine del libro sono, quindi, impresse su questo tipo di carta. La copertina è stata invece realizzata in pelle mela. Entrambi i materiali sono realizzati dagli scarti di questo frutto autunnale. Anche la confezione in cartone è in linea con la mia filosofia sostenibile: se piegata può essere infatti usata come leggio. La Laguna. Lei è l’ispiratore del percorso gastronomico di Aman Venice, quindi non sono infrequenti le sue visite a Venezia. Come si concilia la sua cucina di alta montagna con quella lagunare? A Venezia volevamo portare avanti il concetto di “Cook the Mountain”, quindi avendo al centro del nostro lavoro il pieno rispetto della natura e dei produttori. Volevamo dimostrare, soprattutto ai giovani, che si può arrivare al top rispettando la natura intorno a noi. Tutto questo per dire che il progetto della Laguna mi è piaciuto fin da subito. Se teniamo presente ciò che abbiamo intorno riusciamo a mantenere la nostra cultura della cucina, sicuramente una delle più importanti al mondo.

© Alex Moling

© Alex Moling

Da Chef tri-stellato, quale un piatto iconico per le prossime Festività del tutto anomale? Sotto le feste mi piace realizzare piatti tradizionali. Per me il Natale è la festa dei bambini e dei ricordi. Sul menù, quindi, ci saranno sicuramente panpepato, zucca, selvaggina e bacche fermentate. Fabio Marzari n-n.it

© Alex Moling

© Alex Moling

15


SHOPPING LIST 16

Un regalo contemporaneo, autentico, unico e originale. Il Fondaco dei Tedeschi è lo shopping a km 0, che affonda le radici nell’arte, nella cultura e nella tradizione di Venezia, ospitando a Natale il lavoro di artigiani e designer

A

rtigianato e Venezia: un binomio con origini antichissime. La città ha permesso nei secoli lo sviluppo di molteplici attività artigianali, di cui purtroppo oggi, in particolare in questo 2020 tra aqua granda e pandemia, ne sopravvivono solamente alcune, che formano nel loro insieme un patrimonio artistico da proteggere e preservare. Il lavoro di questi artigiani e designer è la dimostrazione che il potenziale creativo della città è vivo, capace di aprirsi alla vitale cultura dell’innovazione e dell’eccellenza, da sempre elemento distintivo di Venezia, divenendo uno dei settori fondamenti per difendere l’identità profonda della città. Il Fondaco, già negli scorsi mesi impegnato con il progetto Viva Venezia, manifesto di “resilienza attiva” ospitato nelle sue vetrine, si conferma un hub della creatività, da quella tradizionale alla più giovane e innovativa, accostando il talento allo stile dell’alta moda e della bellezza. Fare lo shopping di oggetti prodotti rigorosamente a mano è un regalo per Venezia.

Photo © Matteo De Fina

ADL_Atelier

Eat and Run

Andreina Brengola

Bottega 2137


Un concentrato d’istinto e materia: plasmati da Andreina Brengola i materiali industriali – molle in acciaio, alluminio, pietre semi preziose, plexiglass, silicone – diventano orecchini, anelli, collane e bracciali dal design geometrico e leggero, combinazioni inaspettate che si traducono in trame e vestono come una seconda pelle.

studio saòr

Studio creativo veneziano che si occupa di “architettura illustrata”. La ricerca, nata dalla curiosità di una coppia di architetti, è spinta dalla volontà di sperimentare un metodo di osservazione e rappresentazione dei luoghi. Un esempio è il Catalogo Veneziano, un progetto in progress di mappatura della città.

Michela Bortolozzi

Giovane artista veneziana, impegnata nell’arte sostenibile. Il suo progetto Eat and Run riguarda Venezia e il turismo, parte dal concetto di souvenir, il cui scopo è il ricordo di un luogo, di un’emozione, di un’esperienza vissuta, di un aneddoto trovato. Lecca-lecca, candele e orecchini a forma di trifore diventano vere e proprio architetture commestibili per un turismo più responsabile.

Cosima Montavoci

Artista visiva, nata a Venezia, inizia a lavorare il vetro molto giovane. Crea nel 2016 Sunset Yogurt, il cui stile è elegante, audace e scultoreo. Le creazioni sono interamente fatte a mano ed elogiamo le piccole imperfezioni che racchiudono l’energia dell’artista e rendono ogni pezzo unico. Senso e assurdità, tragicità e humour, caos e calma trovano nei suoi gioielli una comune dimensione dove coesistere.

Daniela Levera

Nata in Brasile, si trasferisce in Italia a 19 anni per conseguire studi di design industriale allo Iuav di Venezia. Si specializza nella ceramica a Faenza prima di aprire a Venezia il suo atelier ADL-Atelier Daniela Levera che produce oggetti funzionali e decorativi, in ceramica e porcellana, con diverse tecniche di produzione manuale.

Luciano Marson, Karin Friebel e Luca Cerchier

Pieces of Venice è una collezione di oggetti con materiali di riuso: il rovere di briccola, il larice di passerelle e pontili dismessi per donare a tutti la possibilità di avere un pezzettino di Venezia tra le mani. In altre parole per contribuire a “salvare Venezia un pezzo alla volta”. Una collezione dedicata a due fasce sociali: bambini e “nuovamente bambini”. Altalene, cavalli a dondolo e altri giochi tradizionali, insieme a bastoni da passeggio e calzascarpe dai lunghi manici per rispettare le schiene dei nostri nonni.

Bottega 2137

Inconfondibili creazioni natalizie: Paola e Manuela creano, scompongono e riassemblano composizioni floreali, piante e fiori rari accostandoli a oggetti d’arredo, vasi, candele, fragranze per la casa, provenienti da tutta Europa e dal mondo, scelti con raffinato gusto, ricercatezza e stile. «Amiamo concentrarci su tutto ciò che fa nascere in noi un’emozione o un ricordo. E condividerlo».

NasonMoretti

Interpretazione elegante, originale, colorata e design degli addobbi per l’albero di Natale: le palline in vetro di Murano realizzate a mano dai Maestri vetrai compongono la collezione Xmas Ball di NasonMoretti. Come base comune una palla natalizia di 10 centimetri di diametro presentata con diversi colori e differenti texture, che sottolineano l’eleganza e la maestria della Manifattura: Balloton, Rigato, Lente, Rigato ritorto, Ottico, Ottico torsè.

Piedaterre

Hanno la bellezza della povertà le furlane veneziane, una bellezza senza trucco, naturale e perciò intramontabile. Interamente realizzate a mano, in modo ecologico, riutilizzando materiali di pregio e con metodi che appartengono alla tradizione con l’introduzione di qualche sostenibile innovazione, sono il must have.

www.dfs.com/it/venice

IL POTERE DELLA BELLEZZA

Andreina Brengola

In un momento incerto e complicato come quello che stiamo vivendo, la ricerca della bellezza e l’esperienza dell’arte ci possono condurre verso una nuova rinascita. Il gruppo Valmont, nato per favorire la bellezza, quella più pura e meno effimera, ha scelto Venezia per dare concretezza ai suoi progetti legati all’arte del bello. Palazzo Bonvicini, in cui Fondation Valmont ha sede con le sue mostre d’arte, e Fondaco dei Tedeschi, iconico mall in cui rivive la tradizione del commercio che rese invincibile la Serenissima, sono legati a doppio filo nella categoria del vero benessere e della bellezza. Al terzo piano del Fondaco un corner esclusivo Valmont invita tutti a un’inedita esperienza, tra rinomati cosmetici e fragranze raffinate: i rituali Valmont viso e corpo, la quintessenza de L’Elixir des Glaciers, l’alta gioielleria olfattiva di Storie Veneziane... Ogni azione, per poter restituire un beneficio, deve posizionarsi nel campo dell’esperienza; non basta un gesto se non è accompagnato da un contesto in cui ogni attimo viene declinato all’armonia. I cosmetici non nascondono le imperfezioni che rendono diverso ciascun individuo, esaltano il potenziale che è latente in ognuno di noi, ricomponendo quel patto infranto tra noi e il bello che non è mai solo categoria estetica, ma equilibrio nello spirito. Uno spazio emozionale quello del brand mondiale Valmont al Fondaco dei Tedeschi, fortemente voluto da Didier Guillon, Presidente dell’omonima fondazione, dove l’arte è un esercizio sublime di espressione e la sintesi tra arte e bellezza fa nascere quel ritrovato spirito vitale che rende il tempo un fluire di esperienze e di progetti per il domani. www.lamaisonvalmont.com www.fondationvalmont.com 17


Natale Home Edition SERIE

XMAS MO OD

The Crown

18

[Netflix, S. 1–4] La Famiglia Reale al completo posa per la fotografia di rito nel Castello scozzese di Balmoral a Natale, così finisce la quarta serie di The Crown. Non è certo uno spoiler, ma solo un invito a immergersi in un pezzo di storia recente inglese. Per gli amanti delle storie Reali non dobbiamo spiegare perché guardarla, per tutti gli basti dire che è una delle produzioni migliori e più premiate di sempre (3 premi Golden Globe, 1 premio BAFTA e 4 premi SAG Award) per regia, interpreti, sceneggiatura, ambienti, location, scelte musicali... Un’ultima cosa: alla fine vi sarà più chiaro il perché della Brexit.

La fantastica signora Maisel

[Prime Video, S. 1–3] Anche se sei bellissima, hai un guardaroba da capogiro, tanti cappellini da far invidia alla Regina e cucini una punta di petto da far sbavare il rabbino alla cena dello Yom Kippur, può capitare che tuo marito ti metta comunque le corna. Quando Midge, perfetta madre e casalinga anni ‘50, vede la sua perfetta vita borghese andare in frantumi trasforma il suo innato umorismo in un sorprendente talento comico. Brillante e intraprendente, insieme alla ruvida manager Susie, conquista il mondo machista del cabaret, in anni in cui scattavano le manette sul palco per una battuta sul Papa. Frivola solo in apparenza, la spassosissima serie firmata da Amy Sherman Palladino ha un ritmo incalzante, costumi raffinati e un’atmosfera alla Wes Anderson che ben ‘incornicia’ la verve della fantastica Rachel Brosnahan, già premiata con Emmy e Golden Globe. Da “bingiare” aspettando la quarta stagione!

His Dark Materials – Queste Oscure Materie

[Sky Altlantic, S. 2] Dopo il successo della prima stagione, è in arrivo il 21 dicembre l’attesissimo secondo capitolo della saga fantasy, tratta dalla trilogia bestseller di Philip Pullman, basato sul romanzo La lama sottile. Ambientata in un epico universo parallelo, in cui ogni essere umano è accompagnato da un daimon, ovvero un animale parlante che ne incarna l’anima, His Dark Materials racconta la storia dell’adolescente Lyra Belacqua interpretata da Dafne Keen, ex bambina prodigio scoperta in Logan – The Wolverine. Partita alla ricerca del suo migliore amico scomparso nel nuovo mondo scoperto da Lord Asriel, Lyra incontra Will, un ragazzo terrestre in fuga dal passato. I due scopriranno di essere legati da una profezia e destinati a salvare il mondo dal nefasto e onnipotente Magistero…

DOCUMENTARI Guida perversa al cinema (2012, 150’) Guida perversa all’ideologia (2012, 131’)

[Prime Video] «Il problema non è se i nostri desideri sono appagati o no, quanto capire che cosa desideriamo». Inizia così il viaggio appassionato nel linguaggio nascosto del cinema del noto filosofo e psichiatra sloveno Slavoj Žižek, una Guida perversa in due film (ma i titoli non traggano in inganno, di perverso qui c’è al limite solo il nostro inconscio) che analizza scene emblematiche di pellicole che hanno fatto la storia, per aprirci gli occhi su quello che abbiamo ancora il potere di vedere. Con la voce della versione italiana affidata a Tatti Sanguineti.

Abstract: The Art of Design

[Netflix, S.1–2] Un binge watching di dieci ore e poco più di immersione totale, alla scoperta di quanto l’arte entri nelle nostre vite quotidiane. Ognuno dei 14 episodi è un viaggio in compagnia di altrettanti protagonisti del design declinato secondo diversi linguaggi: Olafur Eliasson (arte), Ian Spalter (prodotti digitali), Neri Oxman (bioarchitettura), Christoph Niemann (illustrazione), Paula Scher (graphic design), Es Devlin (scenografia), Bjarke Ingles (architettura), Platon (fotografia), Ilse Crawford (interior design), Ralph Gilles (automobili), Tinker Hatfield (scarpe), Ruth Carter (costumi), Cas Holman (giochi), Jonathan Hoefler (caratteri tipografici).

Viaggio in seconda classe (1977)

[RaiPlay] Dallo scrigno dei tesori delle Teche Rai vale la pena recuperare questa serie andata in onda a partire dal 6 aprile 1977 per un totale di 10 puntate. Fra i vagoni della seconda classe Nanny Loi installa le sue telecamere nascoste e stimola i viaggiatori al dialogo, alla confidenza, alla chiacchiera leggera Ne nasce così uno spaccato dell’Italia tradizionalmente esclusa dal piccolo schermo, animata anche dalla bravura di ‘provocatori’ come Giorgio Arlorio, Fernando Morandi, Anna Altomare. Un’indagine on the road alla Nanni Loy per ricordare, con tenerezza, com’eravamo.


FILM Jingle Jangle. Un’avventura natalizia

David E. Talbert (2020) [Netflix] Una messa in scena esuberante, dai colori accesi, per una favola di Natale dal ritmo trascinante che unisce le generazioni. Gli ingredienti ci sono tutti: un giocattolo magico che apre le porte di un’altra dimensione, un paesino innevato, atmosfere che ricordano un po’ Dickens e un po’ Tim Burton, un regno fantastico dove tutto è possibile, basta crederci! La musica è curata da John Legend e nel cast compaiono nomi come Forest Whitaker e Phylicia Rashād (la Claire de I Robinsons).

Il miracolo della 34a strada

George Seaton (1947) [Chili] Un vero classicone del Natale nella sua versione originale. Un signore con la barba (l’attore è Edmund Gwenn) ingaggiato per impersonare Santa Claus ai magazzini Macy’s di New York sostiene di essere realmente, proprio per davvero, Babbo Natale. Verrà naturalmente preso per matto da tutti, tranne che dalla piccola Susan (una Natalie Wood ottenne). Le scene del Macy’s Thanksgiving Day Parade sono quelle vere del corteo del 1946.

Natale in casa Cupiello

Edoardo De Angelis (2020) [Rai 1, 25 dicembre] Per il 120simo anniversario della nascita di Eduardo De Filippo (Napoli, 24 maggio 1900 – Roma, 31 ottobre 1984) Rai1 omaggia il grandissimo drammaturgo e attore con un film tratto da una delle sue più celebri commedie, Natale in casa Cupiello. Nella pellicola, diretta da Edoardo De Angelis, tocca a Sergio Castellitto l’onore e l’onere di interpretare il padre Luca

Cupiello, provando a essere all’altezza del grande Eduardo. Marina Confalone, invece, sarà Concetta, sua moglie. Nel cast anche Adriano Pantaleo, Antonio Milo e Alessio Lapice. Te piace o’ presepe?

LIBRI Il grande libro dei gialli di Natale Autori Vari

(Mondadori, 2020) Da Agatha Christie a Ellery Queen, fino ad Arthur Conan Doyle, a Ed McBain, a R.L. Stevenson e a tantissimi altri ancora, quasi tutti i più grandi giallisti, e non solo, si sono misurati volentieri con il tema natalizio in mille direzioni e declinazioni diverse. Questo volume, curato da Otto Penzler, ne raccoglie decine, per esplorare le diverse sfumature in letteratura della Festa più amata, da quelle tradizionali a quelle insolite e divertenti, fino a quelle più sconcertanti e spaventose o persino vagamente trash.

I fratelli Kristmas Giacomo Papi

(Einaudi, 2016) È la notte del 24 dicembre ma il vecchio Niklas Kristmas, alias Babbo Natale, non può consegnare i regali. Ha una febbre da cavallo e una tosse spaventosa. Se uscisse al gelo – sentenzia l’elfo dottore – ci lascerebbe le penne. Così, a malincuore, l’incarico viene affidato a Luciano, il fratello minore di Niklas. I due hanno litigato anni prima, perché Luciano è un uguagliatore: per lui tutti i bambini sono uguali, e vuole portare a ciascuno lo stesso numero di doni. Mentre lo gnomo orologiaio rallenta il tempo, Luciano ed Efisio, il nano picchiatore, partono a bordo della slitta volante...

Storie di Natale Autori Vari

(Sellerio Editore, 2016) Un campionario molto vario delle versioni possibili del classico racconto di Natale:. Una grande conchiglia sonante è il simbolo del Natale di Tridicino, pescatore di Vigàta, nella storia di Andrea Camilleri. Quello di Giosuè Calaciura è un racconto morale sulla diversità. Antonio Manzini intreccia una Vigilia beffarda ai danni di un poveraccio vittima dell’ingiustizia. L’eroe natalizio di Fabio Stassi è un detenuto in trasferimento verso un’isola. In un laboratorio misterioso nel mare greco si svolge l’avventura di Francesco Cataluccio. Il pranzo di Natale nell’autogrill, isolato nella neve, specchio autentico dell’umanità, è il centro del racconto di Francesco Recami. Alicia GiménezBartlett rappresenta invece un Natale borderline, claustrofobico, con la sola compagnia casuale di una fanatica religiosa.

LIBRI PER BAMBINI Il Giardino segreto Frances Hodgson Burnett

(DeA, 2020) «Era finalmente dentro il meraviglioso giardino. Ora poteva andarci quando voleva, attraverso la porta nascosta dall’edera; le pareva di aver trovato un mondo tutto suo». Seguite Mary Lennox nella sua emozionante avventura tra difficoltà, amicizia e felicità. Dal 10 dicembre su Prime Video è disponibile la nuova versione cinematografica dell’intramontabile classico di Frances Hodgson Burnett, diretta dal regista Marc Munden e prodotta da David Heyman (Harry Potter, Gravity) con protagonisti d’eccezione, tra cui Colin Firth nei panni dello zio Archibald Craven...

Lettere da Babbo Natale J.R.R. Tolkien

(Bompiani, 2017) Ogni dicembre ai figli di J.R.R Tolkien arrivava una busta affrancata dal Polo Nord. All’interno, una lettera dalla calligrafia filiforme e uno splendido disegno colorato. Erano le lettere scritte da Babbo Natale, che narravano straordinari racconti della vita al Polo Nord: le renne che si sono liberate sparpagliando i regali dappertutto; l’Orso Bianco combina guai che si è arrampicato sul palo del Polo Nord ed è caduto dal tetto direttamente nella sala da pranzo di Babbo Natale... Dalla prima, scritta al figlio maggiore di Tolkien nel 1920, all’ultima, toccante, del 1943, per la figlia, questo libro raccoglie tutte quelle lettere e tutti quei disegni bellissimi.

Alla scoperta dell’Universo Stephen e Lucy Hawking

(Mondadori, 2020) Come sarebbe stato camminare sulla Terra piena di lava quattro miliardi e mezzo di anni fa? Cosa vedresti entrando in un vulcano in eruzione? E facendo il primo passo sulla superficie della Luna? Cosa faresti se i robot conquistassero il mondo? Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sull’Universo: da come ha avuto origine la Terra ai misteri delle galassie, dalla vita su Marte ai segreti dei buchi neri, dalla genetica al cambiamento climatico. Le più straordinarie scoperte scientifiche raccolte in un unico, prezioso volume.

19


Istituto Provinciale per l’Infanzia SANTA MARIA DELLA PIETÀ Venezia Fondato nel 1346

4. Edizione della rassegna CHE SPETTACOLO DI DOMENICA

Favole e racconti in scena 6 appuntamenti dedicati ai bambini a cura di Eleonora Fuser 20, 21, 22, 23 26, 27 Dicembre 2020 h. 18 in diretta sulla pagina Facebook Istituto Pietà di Venezia Si ringrazia

20

In collaborazione con


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.