Supplemento al Settimanale Via Vai n.14 del 13 aprile 2018 COPIA OMAGGIO
DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI
N.2 - APRILE 2018
Son nei libri tante storie che conservano memorie avventure e peripezie giochi strani e pure magie. Sono nei libri i desideri di domani, d'oggi e pure di ieri...
www.viavaideipiccoli.it. FB:viavaideipiccoli Festival dei libri e della musica
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n.2 aprile - maggio 2018
Direttore Responsabile:
Flavia Micol Andreasi
PARLIAMONE
micolandreasi@gmail.com
04. 06. 16. 18. 20. 31. 46.
Caporedattore Carlotta Ravanello Carlotta Ravanello
Elena Montecchio
carlotta.ravanello@gmail.com
Redazione e Grafica redazione@viavaideipiccoli.it
M.Chiara Ghinato
Natascia Pavani
Flavia Micol Andreasi Mariachiara Ghinato Elena Montecchio Natascia Pavani Carlotta Ravanello Progetto grafico Mariachiara Ghinato chiaraghinato@gmail.com
Franco Ravanello
Roberto Samiolo
Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)
Concessionaria pubblicitĂ PROMO STUDIO snc Il Viavai dei Piccoli supplemento al Settimanale Via Vai Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it
Promo Studio Comunicazione grafica e pubblicitĂ
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Sommario
adv@viavaideipiccoli.it
Franco Ravanello franco.ravanello@gmail.com
Roberto Samiolo samioloroberto@gmail.com
hanno collaborato: Marco Bonvento, Sara Bordiga Florinda Destro, Maurizio Fantinato, Erica Finotti, Emilia Mazzetto Coi Momok, Luca Paccagnella Giovanna Passarella, Anna Segato, Rossella Rizzi, Emmy Tintinnaglia Raffaele Peretto
si ringraziano: le edicole e le farmacie per la collaborazione
www.viavaideipiccoli.it ilviavaideipiccoli@gmail.com FB viavaideipiccoli
Rovigoracconta Festival In Bici con sicurezza La paura del buio Creare bravi cittadini del mondo Bambini e talento Il mercatino dei ragazzi Risparmiare sulla luce
LIFESTYLE 26. 39. 44. 45.
Mattia Diamanti, intervista Maria Gianola, intervista Primavera Style Sporty & Chic: la moda per i piccoli
ATTIVAMENTE 24. 28. 33. 34. 38.
La Motivazione Speciale animazione estiva Speciale Festa della Mamma Facciamo in cucina Operazione Mummie a Rovigo
CENTOSTORIE 36. I Miti Greci del Grande Fiume 40. A tutto libro 41. Bea di carta e la strada verso il mare
ITINERARI 07. Da Santa Giulia alla Sacca degli Scardovari
STAR BENE 10. 13. 14. 15. 27. 32.
Sano come un pesce Odontoiatria pediatrica La salute passa da una dieta sana Piccoli battiti Occhio al Sole Nonni e Nipoti
editoriale
Micol Andreasi direttore
Tornare a desiderare… I bambini vogliono, vogliono sempre, chiedono, strillano o piangono per ottenere. Quando crescono un po’, continuano a volere, verbalizzano meglio e rivendicano… in nome di una acquistata autonomia, di un bisogno che sentono urgente. E noi, sbrogliata la matassa dei capricci e dei bisogni, concediamo in modo più o meno contenuto. Perché è giusto farlo, perché sono piccoli, per coccolare, per rassicurare, per paura, per senso di colpa. Poi, diventati grandi, quasi adulti ma ancora figli, ci appaiono così incredibilmente simili a noi. Inquieti, insoddisfatti, a volte depressi. Consumatori voraci di ogni cosa, spacciata da qualcuno come necessaria. Presentata da altri come occasione imperdibile di felicità. E noi, impotenti. Psicanalisti, sociologi e filosofi parlano di un “disagio contemporaneo”. Lo attribuiscono ad una “ecclissi del desiderio”. Come a dire che gli uomini contemporanei hanno smesso di desiderare. Che noi adulti/genitori, ed i nostri ragazzi, non sappiamo più desiderare. D e s i d e r a r e: è la chiave di tutto. Dal latino de-sidera, ovvero mancanza (de) di stelle (sidera da sidus, sideris). Indica quello stato, tutto interiore e profondo, che ci protende verso qualcosa di cui sentiamo fortemente la mancanza. Nella letteratura latina con il termine “desiderantes”, talvolta, si indicavano i soldati che aspettavano sotto il cielo di stelle i loro compagni non ancora tornati all’accampamento dopo il combattimento. Quell’attesa era carica di nostalgia per la mancanza dei compagni perduti, e di fremito. Nella parola “desiderio” c’è, infatti, la consapevolezza della dimensione tutta umana della mancanza, del senso del limite. E’ qui che il desiderio si fa movimento di apertura verso l’altro e soprattutto verso ciò che supera il limite, l’infinito. Poi c’è la strada, il cammino da riconoscere e da compiere, l’attesa di compimento. Per intendere pienamente “il desiderare” bisogna fare prima esperienza del “considerare”. Dal latino “cum-sidera”, ovvero stare con le stelle. Da sempre, l’arte, la letteratura e la poesia ci invitano a contemplarle le stelle. Dante Alighieri, ad esempio, chiude ognuna delle tre cantiche della Divina Commedia proprio con la parola stelle. Rivedere le stelle, stare con le stelle significa allora cercare e trovare la propria direzione, l’orientamento, il senso. Attraversare se stessi, avendo il coraggio di incontrare paure, vuoti, limiti, per riuscire a guardare oltre. Ecco cos’è desiderare. Non si compra il desiderio, né la facoltà di esercitarlo. Non si soddisfa con oggetti o cose. Le stelle non amano le mezze misure, ci dicono che siamo fatti per le cose celesti, per la grandezza, per il bene, per la felicità, per la verità, per l’amore. E’ quella la direzione, ognuno per la sua strada, secondo la propria vocazione o il proprio desiderio profondo. Eccolo lì il Cielo pieno di stelle che Dante ci invitava ad ammirare e che ha fatto sospirare tanti poeti. Il Cielo che dovremmo imparare a guardare più spesso, insieme ai nostri figli, alzando gli occhi da terra, rinunciando al “voglio”, “bramo”, “ho bisogno”. Rifiutando il “tutto e subito” e le facili promesse di felicità, vendute e comprate tra gli oggetti in scatola di un ipermercato. Ritornando a Desiderare. 3
SARA BACCHIEGA racconta il festival
Espressione di vitalità ed energia, il colore arancione sta per invadere la città. Lo farà dal 3 al 6 maggio prossimi con il Festival Rovigoracconta, che alla sua quinta edizione si arricchisce di un intero spazio dedicato alla letteratura per l’infanzia, per gli adolescenti e la famiglia. A dare la rotta ancora una volta sono i due capitani e anime del festival: Direttore Artistico Mattia Signorini e Sara Bacchiega. Rovigoracconta Amici da sempre, viaggiatori curiosi, bambini e famiglie appassionati lettori, sognatori e catalizzatori di energie, in 5 anni Mattia e Sara hanno trasformato un’idea, nata al tavolino di un bar di una città di provincia, in uno degli eventi culturali più in vista d’Italia. Poi, qualche mese fa, è arrivato lui: il piccolo Ulisse, figlio di Sara. E le cose dovevano cambiare per forza. Trentaquattro anni, una laurea ed una specializzazione in Comunicazione e design, mamma da poco, Sara vive con il suo compagno Ciro ed Ulisse a Rovigo, in una casa dove i libri (di ogni genere) fanno da padroni. Le chiediamo se è stato il suo bambino a suggerire a lei e a Mattia di allargare Rovigoracconta al pubblico più giovane ed alle famiglie. In parte sì – risponde -. La gravidanza e poi la nascita di Ulisse hanno stravolto molto della mia vita. Mi hanno ad esempio permesso di rallentare, obbligandomi ad ascoltare il mio corpo. Di riappropriarmi di un tempo lento, del gusto di rileggere fiabe o filastrocche, riascoltare vecchie ninna nanne o impararne di nuove. Ridimensionare il mio ‘io’ per fare spazio ai bisogni dell’altro, del più piccolo… credo sia un pò quello che capita a tutte le mamme. Ma se la quinta edizione di Rovigoracconta dedica tanto spazio ai bambini di tutte le età ed alle loro famiglie, lo si deve in gran parte alle tante sollecitazioni e richieste che ci sono arrivate già dalla fine della scorsa edizione. Non potevamo lasciarle inascoltate. E poi, a dirla tutta, i bambini sono i lettori più appassionati ed accorti. Offrire loro uno spazio significa credere in un mondo più bello. E’ questo che fanno i libri, renderci migliori? I libri ci fanno viaggiare, incontrare persone, storie. Aiutano a farci sentire l’altro più simile a noi.Ci insegnano a cercare oltre le apparenze, a reagire, a credere, ad essere creativi… ed una infinità di altre cose.
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fai un salto
è il motto di Rovigoracconta 2018
EVENTI PER BAMBINI E FAMIGLIE
SABATO 5 MAGGIO 11.00 Centro Commerciale La Fattoria
LA CASA DEGLI GNOMI Anteprima con il Teatro dei burattini A cura di Lucia e Santosh 15.00- 19.00 Ridotto del Teatro Sociale
Cosa sogni per il futuro di Rovigoracconta? Sogno di riuscire a colorare di arancione tutta la città, dalla stazione dei treni al museo dei Grandi fiumi: un grande enorme tappeto arancione pieno di storie da raccontare, di autori e libri. Un tappeto, però, condiviso dall’intera Rovigo: dai suoi commercianti, dalle scuole, dalle associazioni che insieme credono e investono in un progetto, consapevoli del suo valore e di quanto può davvero essere occasione di crescita per l’intera comunità.
IL CALEIDOSCOPIO DELLE MERAVIGLIE
Il nome Ulisse al tuo bimbo è un omaggio alla letteratura classica? Abbiamo scelto, dopo lunga riflessione, un nome che fosse di buon auspicio. Auguro al mio bambino di essere un appassionato viaggiatore del mondo, uno scopritore di cose belle e al tempo stesso di saper resistere alle avversità che la vita riserva, con coraggio e fiducia. E gli auguro ancora di poter trovare sempre la strada verso casa, il porto sicuro dove fare il carico d’amore e da cui tutto sempre ha inizio.
15.00-18.00 Palazzo Nagliati Multispazio Ragazzi
Un’esperienza indimenticabile nel mondo della luce. con Asm Set. Dalle 15 alle 16 Workshop per bambini dai 5 anni. Potrai costruire un vero caleidoscopio A cura di Silvia Costa
I PALLONCINI SALTERINI Passa di lì e fai un salto con il Canguro di Rovigoracconta per avere un palloncino
15.00-19.00 Giardini piazza Matteotti
10.30-12.30 Giardini piazza Matteotti
L’ANGOLO DELLA SCIENZA
L’ANGOLO DELLA SCIENZA
15.00 -16.00-17.00 Giardini di Piazza Matteotti
A cura del Gruppo Astrofili Polesani
A cura del Gruppo Astrofili Polesani
STORIE IN MOVIMENTO
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
15.00- 19.00 Giardini piazza Matteotti
11.00 - 12.30 Palazzo Nagliati Multispazio Ragazzi
Un viaggio tra la narratività e il movimento creativo A cura di Nossolar - Centro per la Persona
IL DIARIO SEGRETO Vieni a conoscere la mascotte di Alì A cura di Ali Supermercati in caso di maltempo: Pescheria Nuova
15.00 Giardini di piazza Matteotti
Passa di lì e fai un salto con il Canguro di Rovigoracconta per avere un palloncino
LA CASA DEGLI GNOMI
11.00 Palazzo Nagliati Multispazio Ragazzi
Il teatro dei burattini più bello che c’è A cura di Lucia e Santosh
TOPI NE ABBIAMO?
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
17.00 Giardini di piazza Matteotti
LA CASA DEGLI GNOMI Il teatro dei burattini più bello che c’è A cura di Lucia e Santosh in caso di maltempo: Pescheria Nuova
Incontro con l‘autore Annalisa Strada
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
Riuscirai a diventare il rubacode più veloce del West? a cura di BioPastoreria
IL CALEIDOSCOPIO DELLE MERAVIGLIE Un’esperienza indimenticabile nel mondo della luce con Asm Set A cura di Silvia Costa 15.00- 19.00 Giardini piazza Matteotti
IL DIARIO SEGRETO
11.00- 12.30 Giardini piazza Matteotti
Vieni a conoscere la mascotte di Alì A cura di Ali Supermercati
IL DIARIO SEGRETO
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
Vieni a conoscere la mascotte di Alì A cura di Ali Supermercati in caso di maltempo: Pescheria Nuova
15.00- 19.00 Palazzo Nagliati Multispazio Ragazzi
I PALLONCINI SALTERINI
sabato 5 maggio ore 16.00 Giardini di Piazza Matteotti
Geronimo Stilton non ha bisogno di presentazioni. È il topo giornalista più famoso dell’Isola dei Topi. Si è laureato in Topologia della Letteratura Rattica e in Filosofia Archeotopica Comparata, e dirige il prestigioso Eco del Roditore, il quotidiano più famoso dell’Isola dei Topi! Per arrivare fin qui è partito da Topazia, la capitale dell’Isola, ed è stato un lungo viaggio. Nel tempo libero, come sapete, adora scrivere
15.00 - 18.30 Ridotto del Teatro Sociale
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
"Prenota gratuitamente il posto per il tuo bambino alle pagine degli event su www.rovigoracconta.it dove potrai scoprire tutti i dettagli”
con Geronimo Stilton
15.30-18.30 Giardini Piazza Matteotti A cura del Gruppo Astrofili Polesani
Per le mamme e i papà Incontro con Alberto Pellai .................................................
GERONIMO STILTON PROTAGONISTA IN PELLICCIA E BAFFI A ROVIGORACCONTA
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
Un viaggio tra la narratività e il movimento creativo A cura di Nossolar - Centro per la Persona
CHI LEGGE TROVA
Un’esperienza indimenticabile nel mondo della luce con Asm Set A cura di Silvia Costa
Riuscirai a diventare il rubacode più veloce del West? a cura di BioPastoreria
L’ANGOLO DELLA SCIENZA
11.30 Giardini di Piazza Matteotti
IL CALEIDOSCOPIO DELLE MERAVIGLIE
CHI LEGGE TROVA
STORIE IN MOVIMENTO
IL METODO FAMIGLIA FELICE
10.30-12.30 Ridotto del Teatro Sociale
15.30 e 17.30 Giardini Piazza Matteotti
11.00 Giardini di Piazza Matteotti
18.00 Giardini di piazza Matteotti
DOMENICA 6 MAGGIO
in caso di maltempo: Pescheria Nuova
I PALLONCINI SALTERINI
libri pieni di avventure. E a Rovigoracconta ci racconterà le sue avventure. Ma non solo, Geronimo Stilton al termine dell’incontro sarà disponibile per autografi e foto. Un appuntamento da non perdere, per nessun formaggino al mondo! In caso di maltempo: pub-birreria Hops
© 2018
Passa di lì e fai un salto con il Canguro di Rovigoracconta per avere un palloncino 16.00 e 17.00 Palazzo Nagliati Multispazio Ragazzi
L’ORSETTA MUR Laboratorio di realtà aumentata A cura di Francesca Gosso 17.30 Giardini di piazza Matteotti
SONO PURI I LORO SOGNI per le mamme e i papà Incontro con l’autore: Matteo Bussola Gli eventi per bambini e famiglie sono realizzati grazie a:
media partner
in
bici
con Sicurezza codici e normative
Iniziano le belle giornate e non c’è nulla di meglio di un bel giro in bicicletta, fate provare ai vostri bambini la gioia di viaggiare all’aria aperta, mantenendo un rapporto vivo e diretto con il paesaggio. Ricordatevi però di farlo in sicurezza, portare un bambino sulla bicicletta richiede molta attenzione e ci sono delle regole da rispettare.
protezioni che fungono da scudo tra i piedi del bambino e la ruota. Al momento dell’acquisto del seggiolino bisogna assicurarsi che sia dotato di istruzioni utili a garantire il trasporto del bambino in totale sicurezza e che sul seggiolino sia impresso l’anno di produzione ed il nome del produttore
La normativa europea
Il codice della strada
La normativa europea, in vigore anche in Italia, è la EN 14344 che stabilisce regole e norme riguardanti la costruzione del seggiolino ed il montaggio. Per essere omologato secondo la EN 14344, un seggiolino deve passare severi test di resistenza ed affidabilità. Il fissaggio anteriore del seggiolino alla bicicletta consente il trasporto dei bimbi già a partire dal 8°/9° mese o, comunque, da quando il piccolo è in grado di rimanere seduto eretto da solo durante il viaggio. I seggiolini bici devono essere dotati di cinture di sicurezza, avere protezioni per i piedi e per le gambe e schienali di sostegno. In questo modo pos-
sono essere sicuri e proteggere i bambini in caso di caduta. La maggior parte delle lesioni subite dai bambini accadono quando i piedini vengono catturati nei raggi della ruota, per questo non usate mai seggiolini senza piedini e
Per il codice della strada italiano il trasporto del bambino è consentito se il conducente è maggiorenne e se vengono rispettate le seguenti regole: • i bambini trasportati non devono avere un’età superiore agli otto anni; • il seggiolino collocato anteriormente non deve portare bambini di peso superiore ai 15 kg; • il seggiolino collocato posteriormente non deve portare bambini di peso superiore ai 22 kg. Sempre il codice della strada prevede la possibilità di trasportare sulla bici un solo bambino per volta, debitamente allacciato alla prescritta attrezzatura (seggiolino). L'utilizzo del caschetto protettivo, testato ed omologato, è consigliabile perché consente di proteggere ulteriormente il bambino in caso di cadute e di colpi alla testa.
I seggiolini bici Bellelli sono certificati e omologati Da oltre vent’anni Bellelli si impegna per rendere più sicuri e confortevoli i viaggi in bici di tutti i bambini. I seggiolini bici Bellelli sono stati i primi ad essere certificati ed omologati e ad ottenere la prestigiosa certificazione Tuv Gs.
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Dallo sviluppo dei prodotti fino alla certificazione finale, rilasciata dagli enti di omologazione più severi in Europa, ogni seggiolino Bellelli è responsabilmente progettato, testato e costruito per eccellere ai vertici della sicurezza.
Tutti i prodotti Bellelli sono progettati e realizzati a Badia Polesine (RO) con tecnologie all’avanguardia abbinate a design ed eleganza Made In Italy 100%. Per conoscere il negozio più vicino a voi inviate mail a: bellelli@bellelli.com
ATTIVAMENTE il delta del Po
reportage a cura di Micol Andreasi
Nichi Pennini
DA SANTA GIULIA ALLA SACCA DEGLI SCARDOVARI PER CONOSCERE
il Delta
Dopo essersi moltiplicato in canali, valli dolci e salmastre, spiagge, lagune, paludi, sacche, golene, buse, barene, bonelli, scanni…il Grande Fiume muore nell’Adriatico tra il Veneto e l’Emilia. E’ qui che la terra sembra non cominciare mai ed il mare non finire… Intorno: cavane, barche, orti per la coltura di cozze e vongole, idrovore, chiuse, argini ci fanno tornare alla memoria i ritornelli di alcune canzoni popolari che narrano il duro lavoro e la fatica della vita dove tutto era “aqua e tera, tera e aqua da matina fino a sera” e dove il Grande Fiume che “pare bon” talvolta “diventa paron cattivo”… Luogo di grande fascino, il Delta del Po non lascia mai indifferenti. Attrezzati di macchina fotografica e cappello partiamo insieme alla sua scoperta.
le cavane
i canneti
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Santa Giulia è una località di appena un centinaio di abitanti nell’enorme comune di Porto Tolle, appunto nel cuore del Delta. E’ qui, precisamente al Roxi Bar, che ha inizio il nostro tour. Di fronte al Roxi, c’è l’argine con il porticciolo. Ci aspetta Nichi Pennini con la sua nuova barca da turismo. Di un giallo fiammante con 10 posti a sedere, Nichi
l’ha acquistata e sistemata da poco con i risparmi del suo lavoro da pescatore. Lui, nel Delta, c’è nato 29 anni fa e da allora non ha smesso di attraversarlo. Prima di salire a bordo, scattiamo una foto al ponte di barche, uno dei pochissimi esistenti che collega la sponda di Santa Giulia con quella di Gorino Sullam nel comune di Taglio di Po. Il motore è acceso, si parte. Il rumore delle onde rotte dal nostro barchino e l’odore salmastro dell’acqua ci accompagnano mentre attraver-
Lo osserviamo da lontano mentre Nichi, che è anche una guida esperta, ci racconta dell’isola dell’Amore su cui si erge il faro e della locanda aperta fino a qualche anno fa. Quando ci inoltriamo nel Bonello del Bacucco dobbiamo abbassare più volte la testa. E’ un dedalo di paradelle fitte di vegetazione alta. Canna palustre, per lo più, quella che un tempo veniva utilizzata per costruire i casoni. Lo spazio è stretto, ci avvolge un silenzio magico, ritmato dall’acqua e dalla presenza degli uccelli. La nostra guida ferma la barca e ci fa scendere sulla spiaggia dell’isola dei Gabbiani. la barca di Nichi
siamo il Po della Gnocca in direzione della foce.
Intorno all’acqua i canneti si stanno rinnovando di un verde acceso, riparo sicuro per le foleghe, le volpoche, i cormorani, gli aironi, i germani reali, le beccacce. Se ne vedono a quantità. E’ un tripudio di colori che dall’acqua si alza verso il cielo e viceversa. Man mano che la barca incontra il mare aperto le onde si fanno più grosse. Ci divertiamo a contarle: le prime due sono sempre grandi, la terza più piccola e poi si ricomincia… finché lo sguardo non è catturato dal faro di Gorino
tra i paradeli
Partenze da Santa Giulia con Nichi Pennini
tutti i sabato, le domeniche ed i festivi
ore 10.30 - 15.30 -17.30 La barca tiene 10 posti il costo è di 15 € per persona. Per i bimbi sotto i 6 anni il viaggio è gratuito info:3428724667 8
Ci accolgono loro, i gabbiani. E poi, danzando, prendono il largo verso il mare aperto, mentre noi ci bagnamo i piedi raccogliendo conchiglie. Prima di ripartire ci dedichiamo una pausa all’ombra dei casoni di canna palustre che qui sono più di qualcuno.
Risaliti in barca, ci muoviamo in direzione della Sacca degli Scardovari.
Ci accorgiamo subito dei resti di un vecchio edificio emergere imponenti dal mare. Nichi Pennini ci spiega che era un vecchio magazzino per il riso, quando, un tempo, qui era tutto risaia. L’edificio è uno dei primi della zona costruiti in cemento armato e, forse, per questo sopravvissuto in parte all’erosione dell’acqua. Testimonia la continua trasformazione di quest’area geografica, in cui la natura mostra tutta la sua forza. Poco oltre, verso l’argine si intravedono le cavane dei pescatori. Costruite in legno su alte palizzate, servono come basi di appoggio o ricovero per gli strumenti. Verso l’Adriatico, invece, ci sono gli orti con le barche ed i pescatori impegnati a raccogliere il frutto più prezioso di questa fetta di mare: le vongole veraci del Delta, riconosciute dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali tra i prodotti tradizionali italiani. Spingendoci oltre, si aprono file interminabili di palizzate di legno: sono gli allevamenti di cozze. Sopra i pali i gabbiani stanno come guardiani e ci fissano, mentre noi scattiamo qualche foto. Siamo in barca da oltre due ore, è tempo di tornare.
Sulla strada del ritorno ancora il mare, la terra, i canneti, le barche, i casoni, le beccacce, i cormorani, gli aironi, i germani reali… tutto ci sembra nuovo. E’ una questione di luce – ci spiega la nostra guida- il paesaggio di queste parti cambia con le variazioni della luce. Impossibile annoiarsi. Attracchiamo al porto di Santa Giulia.
Ringraziamo Nichi Pennini mentre ci aiuta a scendere. Abbiamo fame e quei pescatori ci hanno fatto venire voglia di mangiare pesce. A due passi a piedi dal Roxi Bar c’è l’osteria Arcadia. Più in là c’è l’imbarazzo della scelta. Dopo aver mangiato, facciamo una bella passeggiata a piedi per raggiungere la pineta Cassella. E’ un’area verde rigenerante per la sua ombra e per i suoi profumi. Programmiamo di ritornare qui, la prossima volta con la bicicletta.
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Da sempre simbolo di salute,
STAR BENE
il pesce è uno
Il Nutrizionista
dei fondamenti
dottoressa
della dieta
Erica Finotti Biologa Nutrizionista Segretario dell’Associazione Italiana Nutrizionisti
mediterranea dichiarata dall’UNESCO, oramai da 8 anni, patrimonio dell’umanità
Sano pesce
come un
E.Finot ti
Quando cominciare a mangiare il pesce
Consigli
Il pesce può essere introdotto nell’alimentazione del nostro bambino dal sesto mese di vita circa tre volte a settimana a svezzamento avviato (si parte con alimenti solidi come cereali, frutta, verdura), inizialmente sotto forma di omogeneizzato, poi unito alla pappa e infine come secondo possibilmente fresco. Da un punto di vista nutrizionale e organolettico consiglio di cominciare con la sogliola, il merluzzo, la platessa e il nasello. Il pesce azzurro ha un maggior contenuto di grassi e vitamina D ma ha un sapore più deciso e intenso gradito, solitamente, dai bambini più grandi. L’odore e il sapore non aiutano l’avvicinamento del bambino a questo alimento ed è necessaria la pazienza del genitore. In età pediatrica (e anche oltre l’adolescenza) l’assunzione raccomandata di pesce è di MINIMO 3 volte a settimana.
• Attenzione al sushi: il pesce crudo può essere infestato
Come cucinare il pesce
Il modo di cucinare il pesce influenza il gusto del bambino; vanno benissimo le cotture al forno, al cartoccio, alla griglia e lessato ma il pesce gratinato o impanato è il più gradito (evitare assolutamente quello confezionato ricco di conservanti e olio scadente).
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da un parassita (l’anisakis) che se ingerito può causare vomito febbre e dolori gastrici (unica soluzione l’intervento chirurgico urgente). Il congelamento così come la cottura uccide il parassita. Nei ristoranti che presentano pesce crudo, proprio per scongiurare il rischio, spesso hanno pesce congelato (per almeno 24 ore). Ma ai bambini è meglio far mangiare il pesce sempre cotto. • Evitare il pesce in scatola perché vi è aggiunto il sale per favorire una lunga conservazione e perché può avere una percentuale maggiore di nichel, che potrebbe creare reazioni allergiche. Se è impossibile usare il prodotto fresco, meglio un prodotto sotto vetro o congelato! • I pesci di grosse dimensioni (pesce spada, tonno) possono “accumulare” sostanze tossiche (mercurio) quindi è meglio consumarne non più di due porzioni a settimana e alternarlo con altri tipi di pesce (spigola, dentice, sgombri, sarde, orate, cefali). Pesce pescato o di allevamento?
“Nutrizionalmente” parlando la principale differenza sta nella composizione qualitativa dei grassi, caratterizzata da una minore quantità, nel pesce d’allevamento, di Omega-3
LE VITAMINE
GLI OMEGA-3
I GRASSI
Tutti i pesci forniscono ai nostri bambini preziosi nutrienti come le vitamine: • del gruppo B utili per il benessere della pelle, unghie, capelli e occhi; per il corretto assorbimento del ferro e la produzione di anticorpi; • del gruppo K importanti per la coagulazione del sangue e per la salute delle ossa • del gruppo D indispensabili per rinforzare le ossa dei bambini.
A rendere però eccezionale il pesce ci pensano anche i tanto infamati grassi definiti secondo il linguaggio biochimico “Omega-3” contenuti
I pesci più grassi hanno un contenuto di grassi inferiore, circa il 20 per cento, rispetto a quello della carne. Tradotto significa che basterebbe consumare una volta di più pesce per poterci permettere uno “sgarro” in più! Ma non solo. Visto che le fibre muscolari del pesce sono più “corte” rispetto a quelle degli animali terrestri e contengono meno tessuto connettivo e meno collagene, la loro carne risulta più tenera e digeribile adatta all’alimentazione dei bambini.
FOSFORO E DHA “Mangiare pesce fa diventare più intelligenti e fa aumentare la memoria” sono due credenze diffuse; non esiste nessun cibo in grado di “donarci” intelligenza ma di vero c’è che il pesce fa bene al buon
funzionamento del sistema nervoso perché contiene il fosforo e il
Dha e, numerosi studi dimostrano che una carenza di Dha e di ferro corrisponde con un minor quoziente intellettivo e minori capacità di performance.
soprattutto in sardine, tonno, sgombro, salmone.
alici,
Questi grassi particolari mantengono elastiche le membrane delle cellule e hanno una funzione di prevenzione contro le malattie cardiovascolari.
La quantità giornaliera necessaria (circa 1-1,5 grammi al giorno) viene soddisfatta mangiando pesce due volte alla settimana. I due omega 3 più “famosi” sono l’acido eicosapentaenoico (EPA) e il docosaesaenoico (DHA) che ser-
vono per lo sviluppo neurologico.
È proprio per questa proprietà che il pesce è molto consigliato alle donne in gravidanza, in allattamento, nella prima infanzia e ai bambini.
I SALI MINERALI Il pesce è una fonte di sali minerali come ferro, rame, selenio e iodio, quest’ultimo importante per il buon funzionamento della tiroide, una ghiandola situata alla base del collo, fondamentale per una buona crescita.
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ODONTOIATRIA PEDIATRICA dr.ssa Sue
Ellen Bedon
odontoiatra, esperta di pedodonzia Clinica DRM Rovigo
E’ opinione diffusa quella di considerare la salute orale dei bambini secondaria a quella dell’adulto. Si considera, infatti, inutile il trattamento su denti che in futuro verranno completamente sostituiti. In realtà lo stato di salute della bocca in età matura dipende in gran parte dalle attenzioni date proprio nell’età di maggiore trasformazione: l’età pediatrica appunto. Una diagnosi tempestiva e misure terapeutiche di primo intervento contribuiscono al raggiungimento di una corretta salute orale in età adulta. Cos’è la pedodonzia?
La pedodonzia è l’odontoiatria applicata al bambino, utile e necessaria quanto quella per l’adulto. I denti da latte sono uguali a quelli permanenti e le malattie che li colpiscono sono da trattare proprio come quelle che interessano i denti di un adulto. Di cosa si occupa il pedodontista?
Il dentista pediatrico ha l’obiettivo di seguire il piccolo paziente durante tutta la fase del suo sviluppo sia dentale che scheletrico. Educare il bambino all’igiene orale e correggere le abitudini viziate che possono influenzare anche molto negativamente il suo sviluppo dento-facciale. A che età portare il proprio bimbo alla prima visita?
In genere il rapporto con un pedodontista dovrebbe iniziare quando il bambino ha messo tutti i denti da latte, ossia verso i 3 anni e mezzo, e durare fino alla comparsa di tutta la dentizione permanente, verso i 12-13 anni.
La moderna medicina si basa sempre più sul concetto di prevenzione e di intercettazione delle possibili malattie. L’odontoiatria intercettiva è alla base di una corretta crescita sia dentale che scheletrica. Ha come scopo primario quello di valutare ogni singolo bambino nella sua globalità, intervenendo in primis sulla sua educazione all’igiene orale e poi intervenendo tempestivamente sulle situazioni patologiche che si possono presentare evitando così che questo possa provocare gravi problemi al suo sviluppo. Un problema individuato tempestivamente può essere risolto molto più facilmente. Perché bisogna trattare i denti da latte se poi verranno sostituiti con quelli definitivi?
I denti da latte sono molto importanti proprio per una corretta eruzione di quelli definitivi. La perdita precoce di un dente da latte per carie determina una perdita di spazio e quindi la crescita di un dente definitivo in posizione non corretta con gravi problemi alla masticazione definitiva. La visita dentistica può traumatizzare il bambino?
L’odontoiatria moderna non è più quell’esperienza traumatizzante del passato, ed è giusto far familiarizzare il bimbo con lo studio di un dentista che si occupa di pedodonzia già dai 3/4 anni. Un metodo di approccio che faccia affrontare al bambino serenamente lo “spauracchio” del dentista può eliminare la sua componente di paura e tutto ciò si riflette in una maggiore collaborazione da parte sua e quindi in una prevenzione di quadri patologici più gravi che potrebbero prevedere interventi più traumatizzanti e soprattutto molto costosi in età adulta E’ vero che bisognerebbe evitare di fare radiografie nel bambino?
E’ vero che sottoporre un bambino ai raggi x è più pericoloso rispetto all’adulto perché è in via di sviluppo, ma è altrettanto vero che in certi casi non si può fare una diagnosi corretta senza l’ausilio di radiografie. Inoltre anche in questo campo le moderne tecniche di radiologia digitale computerizzata consentono di ridurre il rischio al minimo.
E’ vero che i denti da latte sono più fragili e si cariano più facilmente?
Assolutamente no. I denti da latte sono esattamente uguali a quelli definitivi, solo più piccoli, per ovvie ragioni. I bambini hanno spesso i dentini cariati perché non possono avere una igiene orale come quella di un adulto, vogliono giustamente avere una loro autonomia anche nel lavarsi i denti ma difficilmente riescono a farlo correttamente. E’ altrettanto vero però che ci sono dei bambini più predisposti e sono proprio questi che devono essere individuati così da mettere in atto una profilassi che li difenda da una pericolosissima perdita precoce dei denti da latte. Per i bambini più a rischio è giusto dare il fluoro?
Il fluoro è sicuramente un’arma importante per rinforzare il dente, ma è importante considerare la modalità di somministrazione. Molti sono i pediatri che consigliano le pastigliette o le gocce di fluoro e questo può andare bene fino a quando i denti erompono in bocca ossia ai 3 anni, ma quando i denti sono già formati è molto più efficace l’applicazione topica di fluoro che il dentista mette con delle apposite vernici direttamente sul dente in quanto consentono una protezione più efficace e duratura. Un’altra importante arma di difesa è la sigillatura della superficie del dente che consiste nell’applicare una “vernice” impedendo che i batteri si insinuino nei solchi del dente. E’ importante sottolineare come tutti questi importanti ausili aiutano a prevenire la carie, ma i controlli periodici risultano essere la più importante forma di prevenzione. Ogni quanto tempo bisognerebbe portare alla visita di controllo il proprio figlio?
In linea generale è bene monitorare il bambino 3-4 volte l’anno, ossia ogni 34 mesi, in modo da avere sotto controllo il suo sviluppo e per diminuire notevolmente gli interventi terapeutici. Il rapporto di professionalità e fiducia che si deve instaurare tra il medico, il genitore ed il piccolo paziente è comunque la condizione principale alla base di qualsiasi tipo di prevenzione. █ pagina
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STAR BENE Il Pediatra
dottoressa
Florinda Destro Pediatra di Famiglia in Lendinara
LA SALUTE PASSA DA UNA DIETA SANA Quante volte nei cambi di stagione, dopo un’influenza o dopo un affaticamento ci interroghiamo sull’opportunità o meno di integrare la dieta dei nostri bambini con qualche vitamina in più… Proviamo a conoscere meglio queste sostanze indispensabili per la buona salute e delle quali, però, bastano piccolissime quantità. Se la loro carenza un tempo era causa del diffondersi di gravi malattie, oggi non è più così. Le diete ricche e varie, l’aggiunta di integratori vitaminici al bisogno, hanno scongiurato molti pericoli.
F.Destro
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La vitamina A è contenuta nei grassi animali, protegge la pelle e gli occhi oltre che partecipare al buon funzionamento del sistema immunitario . E’ perciò importantissima e non deve mancare nella dieta dei bambini. Un tempo la sua carenza era causa di gravi problemi di vista e nella risposta del sistema immunitario, oggi diffusi ancora in molte parti dell’Africa. Le vitamine K e D sono fabbricate dal nostro organismo: la D dalla nostra pelle, utilizzando l’energia dei raggi solari e la K dal nostro intestino grazie ai tanti batteri che vi abitano. La vitamina D è importante in molti processi come l’assorbimento del calcio che sta dentro agli alimenti ed il suo trasferimento nelle ossa.La vitamina K è importante per una corretta coagulazione del sangue. La carenza di vitamina D, fino a qualche decennio fa, era causa del rachitismo. Era molto diffuso nei lattanti della prima metà del 1900, se non venivano allattati al seno. Qualcuno potrebbe chiedere perché una volta il rachitismo era così frequente se la vitamina D è costruita dalla pelle ? Ecco la risposta. Perché negli anni passati i bambini piccoli venivano esposti poco al sole. Perché nel primo anno di vita il bambino triplica il suo peso, per cui i bisogni di vitamina D sono in effetti molto alti. Perché la vitamina D è presente in quantità molto bassa nel latte di mucca che in passato era l’unico sostituto del latte materno. Queste risposte sono sufficienti a comprendere perché per molti lattanti i pediatri consigliano degli integratori di questa importante vitamina. Le vitamine: B1, B2, PP, B6, B12, l’Acido folico e la vitamina C sono tutte largamente presenti nelle diete correnti, si trovano soprattutto nei cibi freschi. Non è necessario perciò ricorrere agli integratori, fatta eccezione per l’acido folico. Questo è suggerito e consigliato in maggiori quantità alle donne in età fertile già dai mesi che precedono la gravidanza (ancora prima del concepimento, al momento della decisione di avere un figlio) per ridurre sensibilmente il numero di alcune malformazioni nei neonati.
Le malattie di un tempo e la carenza di vitamine
Lo scorbuto è un difetto di vitamina C. Causò vere epidemie mortali nelle navi che restavano mesi e mesi in navigazione dove si mangiava solo cibo conservato, mai frutta e verdura freschi. Al tempo non esistevano ancora i frigoriferi. Si imparò a prevenire questa malattia imbarcando semplicemente un barile di mele: un frutto fresco che si conserva facilmente. Di lì il detto : “una mela al giorno toglie il medico di torno”. La pellagra, invece, è un difetto di vitamina PP. Si tratta di una sostanza totalmente assente nella polenta, il
cibo di cui nel 1800 si nutriva la maggior parte dei contadini. Fu la principale causa di morte anche nelle nostre campagne. E il beriberi ? E’ dovuto ad un deficit di vitamina B1, diffuso soprattutto nei paesi che mangiavano solo riso Il difetto di vitamina A porta a gravi problemi di vista e nella risposta del sistema immunitario. Infine il rachitismo, malattia da difetto della vitamina D, era molto diffuso nei lattanti della prima metà del 1900, se non venivano allattati al seno
G.Pass
arella
Giovanna Passarella specializzata in cardiologia pediatrica in servizio
presso il reparto di Pediatria dell’Asl 5 di Rovigo Quali sono i problemi cardiaci più frequenti nel bambino? Chiariamo subito una cosa: se nell’adulto le cardiopatie sono prevalentemente acquisite, in età pediatrica sono per la maggior parte congenite, cioè presenti fin dalla nascita e possono essere riscontrate già in epoca prenatale. Solo raramente tali patologie sono tanto gravi da necessitare un intervento repentino. E comunque, in questo caso come nella maggior parte dei casi, sono già state individuate attraverso i controlli ecografici che la mamma fa nei mesi di gravidanza. E’ molto raro che situazioni come la grave disfunzione di una valvola, l’assenza di una camera cardiaca, la presenza di ampie comunicazioni tra il cuore dx e sx, i restringimenti arteriosi o la presenza di vasi anomali, sfuggano all’ecografia prenatale. Se, nelle prime settimane di vita del bimbo, si manifestassero situazioni non regolari, si tratterebbe per lo più di problemi cardiaci lievi, facilmente risolvibili, spesso anche spontaneamente e quasi mai tali da mettere in pericolo di vita del bambino. Quando è opportuno portare il bimbo ad una visita pediatrica cardiologica ? Di solito quando il pediatra di famiglia riscontra, ascoltando il cuore del bimbo
PICCOLI BATTITI con lo stetoscopio, quel rumore che chiamiamo soffio e che potrebbe far sospettare qualche cardiopatia. Oppure nel caso di tachicardie o palpitazioni improvvise e non motivate da uno sforzo fisico o da un’emozione improvvisa. Oppure, ancora, quando il bimbo accusa un dolore toracico soprattutto se sotto sforzo. O quando si verificano situazioni di sincope o svenimenti improvvisi. Sono queste le situazioni per le quali vale la pena accertare lo stato di salute cardiaca del bimbo con lo specialista. Che cos’è esattamente il soffio al cuore? E’ un rumore che il pediatra percepisce ascoltando con lo stetoscopio il cuore del bimbo. Può essere generato da tante cose come ad esempio un forellino nella parete che separa i due ventricoli o dalla presenza di comunicazioni tra la parte dx e sx del cuore che sono indispensabili durante l’epoca prenatale e che dopo la nascita vanno progressivamente incontro a chiusura. Oppure, più semplicemente, sono generati dalla vibrazione prodotta dal passaggio del sangue attraverso le diverse strutture del cuore. In questo caso si parla di soffi innocenti, che non attestano nessuna anomalia cardiaca e che con l’età del bimbo cessano di essere percepiti dal medico proprio per il modificarsi delle dimensioni della gabbia toracica. I soffi non innocenti, ovvero patologici, hanno un’intensità maggiore, corrispondono a suoni più duri e aspri. Possono indicare cardiopatie importanti. Ma, in quanto tali, spesso già diagnosticate in epoca prenatale e pertanto già note.
Se il bimbo accusa dolore al petto cosa significa? Il più delle volte il bambino piccolo avverte come dolore ciò che in realtà è un battito più accelerato e forte. Tra i 3 ed i 4 anni comincia a prendere consapevolezza del suo cuore e del suo battito, non è in grado, però, di verbalizzare ciò che sente. E così, definisce con l’espressione “ho male” ogni piccola alterazione percepita. Essa, può dipendere da uno sforzo, da uno stato emotivo o insorgere improvvisamente e senza una chiara ragione. E’ quest’ultimo il caso a cui vale la pena dare attenzione. Monitorare quanto dura la vera palpitazione, quando e come insorge, con che frequenza, è un buon sistema per imparare a gestire la situazione. In molti casi, infatti, non è necessaria una terapia farmacologica mentre può essere utile imparare alcuni esercizi di respirazione che il pediatra specializzato in cardiologia può insegnare. A che età conviene fare il primo elettrocardiogramma? La tendenza è oggi quella di inserire l’esame tra gli altri dello screening neonatale. Tuttavia l’opportunità o meno dovrebbe essere valutata caso per caso, tenendo assolutamente conto della storia familiare del piccolo e della presenza o meno nei componenti della sua famiglia di cardiopatie importanti o di casi di morte improvvisa giovanile. L’esame è, inoltre, prescritto come obbligo di legge per quei bimbi che si accingono ad iniziare un’attività sportiva anche non agonistica. 15
PARLIAMONE
COME POSSIAMO AIUTARE I NOSTRI BAMBINI?
paura buio
la Del
a cura di
Emmy Tintinnaglia psicologa e psicoterapeuta
La paura del buio si sviluppa nel periodo prescolare, generalmente tra i due e i sei anni ed è una situazione normale che rientra tra le paure legate alla crescita. E.Tintin
naglia
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La giornata è finita e per il nostro bimbo arriva il momento di andare a nanna. Eccolo nel suo lettino, spegniamo la luce, ma lui protesta, urla, piange e …. “mamma ho paura del buio!”. In età evolutiva, la paura è un campanello d’allarme interno che ci segnala la presenza di un pericolo o di una minaccia nel mondo esterno ed attiva comportamenti di protezione. Possiamo distinguere tre categorie di paure: le paure innate, presenti dalla nascita; le paure legate alla crescita, che appaiono a diverse età; le paure apprese in seguito ad eventi traumatici o indotte dall’ambiente di vita. La paura del buio si sviluppa nel periodo prescolare, generalmente tra i due e i sei anni ed è una situazione normale che rientra tra le paure legate alla crescita. Diversamente dai neonati, a partire dai sei mesi i bambini diventano consapevoli di essere un entità separata dal mondo che li circonda, sviluppando pensieri sulle situazioni che possono essere sicure e quelle che, invece, possono rivelarsi di pericolo. Intorno ai due anni il bambino inizia a fare le prime esperienze di percezione di sé. Si accorge di avere una certa vulnerabilità. Avverte il timore di perdere dei riferimenti. La paura del buio diventa così un grande contenitore nel quale convergere tutti i suoi timori. Affrontarla insieme, consapevoli che fa parte di un normale percorso di crescita e che, così come è comparsa, se ne andrà, è un punto di partenza fondamentale.
Pochi e semplici consigli per rendere il momento della nanna più sereno. Non liquidare subito la paura
Innanzitutto è positivo dare al bambino il tempo di elaborare la propria paura. Liquidare subito la paura, così come fare subito qualcosa, non significa aiutare il bambino a superarla. Ascoltare la sua paura
È molto importante fargli capire, fin da piccolo, che le emozioni sono come il mare: a volte ci sono onde leggere altre volte impetuose ma, come la barca va’ e tiene la sua rotta, così è importante saper navigare nel nostro mare emotivo. Ascoltare la sua paura, permettendogli di esprimerla liberamente, ed accoglierla senza bisogno di modificarla o risolverla significa regalare a nostro figlio un momento di crescita fondamentale per la sua maturazione affettivo-emotiva.
Mantenere un atteggiamento rassicurante
Tenere una lucina accesa
Mantenere un atteggiamento rassicurante lo fa sentire compreso; premiarlo quando riesce a superare la paura lo valorizza. Spazio alla fantasia e alla lettura
Storie, favole e giochi rappresentano utili strumenti per aiutarlo a superare la paura che il buio gli provoca: il momento che precede il sonno è l’occasione migliore per ritrovarsi, genitore e figlio, “coccolarsi” con una bella lettura o dando spazio alla fantasia. I nostri piccoli si rilasseranno, lasciando andare le fatiche del giorno, e si prepareranno ad entrare nel mondo dei sogni con animo leggero e con il sorriso.
Possiamo lasciare una lucina accesa nella sua stanza, emanata da una piccola lampada con forme divertenti oppure acquistare con il bambino un nuovo “valoroso” amico da tenere con sè nel proprio lettino. Anche noi da piccoli...
E’ molto utile ricordare ai nostri figli che anche noi, un tempo, siamo stati bambini, raccontando le nostre esperienze e facendo capire loro che ciò che sentono è quello che un tempo anche i loro genitori, o gli altri adulti di riferimento, hanno sentito da piccoli. Nel nostro narrare, nelle nostre storie il bambino si potrà sentire compreso. a cura di Emmy Tintinnaglia
I libri: un ottimo modo per coccolare e smitizzare la paura del buio! alcune proposte di lettura di Sara Bordiga, bibliotecaria
Pappamolla di Stephanie Blake Babalibri, 2008 dai 3 anni Il coniglietto Simone supera la paura dei lupi cattivi, che crede annidati nel buio della sua stanza pronti a sbranarlo, accogliendo nel letto il fratellino che fino a poco prima non sopportava
Poesie della notte Vivian Lamarque. Rizzoli, 2009 dai 5 anni La notte, il buio, la luna, le paure dei bambini: 16 poesie su questi e altri argomenti inerenti la notte e i suoi misteri
Il Buio di Lemony Snicket. Salani, 2016 dai 5 anni Il piccolo Lucio ha paura del buio, che vive nella sua casa e che di giorno si nasconde negli angoli o in cantina, ma una notte il buio, che non ha alcuna paura di Lucio, va a trovarlo e lo conduce di stanza in stanza.
Buonanotte buio di Ennio Cavalli. Lapis, 2010 dai 5 anni Un bambino che sta pensando come sostituire buio, termine che gli evoca mostri e fantasmi, alla fine sceglie la parola magica micio supervista, ispirata al gatto dei nonni, che nelle tenebre vive a proprio agio
Il Gufo che aveva paura del buio di Jill Tomlinson. Salani, 2008 dai 7 anni Il piccolo barbagianni Tombolo, che vive con i genitori all'interno di un albero, interroga diversi umani e un gatto per saperne di più sul buio, di cui nonostante l'istinto notturno della sua specie ha una gran paura
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PARLIAMONE
creare bravi cittaDini Del monDo
E' più semplice di quello che si pensa.
Occorrono: un bambino, meglio se in età prescolare, uno strumento musicale, la giusta disciplina e l'ausilio determinante del genitore che desidera creare insieme al figlio la squadra vincente. Vivere nell'arte, nella bellezza delle cose, coltivare il gusto, le buone maniere, costruire le relazioni con gli altri attraverso l'ascolto, imparare a rispettare le cose e le persone nel bene comune. Questo farmaco l'aveva già scoperto Schinichi Suzuki (1898-1998) all'inizio del secolo scorso. Era venuto in Europa per apprendere una grande Arte tutta occidentale, ovvero la musica immortale dei grandi classici Vivaldi, Bach, Mozart, Beethoven insegnata da grandi maestri. Un' arte che crea benessere all'uomo ma che allo stesso tempo potrebbe cibare l'anima di tanti piccoli bambini di tutto il mondo, e questa fu la sua idea fissa. Un apprendimento semplice, lo stesso della lingua madre basato sull'ascolto e la ripetizione, poche regole quotidiane che nel tempo daranno vita una vera e propria struttura autosufficiente, consapevole, determinata ma soprattutto
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pura, integra, aperta e pronta a costruire civiltà. In tutto questo Rovigo è stata lungimirante, già dalla fine degli anni Novanta quando approda il metodo Suzuki, lo ospita, l’accudisce nel cuore della sua preziosa istituzione, il Conservatorio di Musica, e così attecchisce e cresce con grande fervore. Vent'anni sono passati, ora già possiamo godere dei frutti di tale minuzioso lavoro, grazie all'opportunità offerta da questo metodo e il prezioso lavoro dei docenti specializzati, tanti giovani talenti polesani cavalcano le scene di importanti Concorsi internazionali, dei Teatri e delle sale più prestigiose dove risuona la grande storia di secoli di cultura italiana. Giovani eroi del nostro tempo, gioiosi e consapevoli pronti a sacrificare il trascorre inesorabile del tempo, per raggiungere la perfezione ma sempre con il sorriso, spinti dalla motivazione, come forza propulsiva che alimenta il desiderio di compiere uno sforzo impegnandosi nel raggiungimento dell'obiettivo prefissato.
Lo studio di uno strumento contribuisce alla formazione globale dell’individuo offrendo occasione di maturazione logica, espressiva, comunicativa, integrando il modello curricolare con percorsi disciplinari tesi a sviluppare, nei processi evolutivi unitamente alla dimensione cognitiva, la dimensione pratico–operativa, estetico–emotiva e agisce anche su un piano educativo-formativo in quanto richiede costanza, impegno per ottenere risultati, controllo dell’emotività nel suonare in pubblico. L'idea di creare un’orchestra con ragazzi che si avvicinano al mondo della musica in quanto efficace strumento di integrazione culturale e sociale e come modalità per lo sviluppo delle intelligenze dell’essere umano, è nata dalla forte convinzione che intraprendere un percorso di musica d’insieme, oltre ad essere gratificante, è nel frattempo altamente formativo. Il maestro Luca Paccagnella dopo un' esperienza didattica trentennale nei Conservatori di Rovigo (già Direttore) e Milano, fondatore e formatore di orchestre giovanili come l'Orchestra Sinfonica Beethoven, l' Orchestra e Coro lirico Pietro Mascagni di Padova, l' Orchestra Giovanile Venezze del Conservatorio di Rovigo e l' Eroica Giovane Orchestra, ha pensato di creare un gruppo di violoncelli l' Eroica Cello Ensemble, formato da tutti i suoi studenti provenienti dalla Scuola Suzuki del Veneto offrendo un' ulteriore opportunità di crescita e sviluppo. Attraverso lo studio e un'accurata scelta del repertorio che abbraccia ben tre secoli di importanti composizioni musicali da Bach a Morricone, permette a tutti i giovani studenti di sentirsi parte di un vero organismo sociale, un'orchestra che diventa modello di vita, di condivisone, di confronto e di speranza, tutti insieme gli eroi del nostro tempo per l'Arte verso un futuro migliore.
Lo studio fornisce un Servizio di consulenza, diagnosi, riabilitazione nel vasto campo della neuropsicologia/psicologia, neuropsicomotricità e logopedia attraverso l’applicazione di una specifica metodologia, basata sulla ricerca scientifica più avanzata dell’assessment, prevenzione, potenziamento e riabilitazione delle disarmonie dello sviluppo, dei disturbi di apprendimento e ritardi di linguaggio. Il Centro Polo Apprendimento di Rovigo opera con la diretta supervisione della prof.ssa Daniela Lucangeli e della prof.ssa Elisabetta Genovese
Eroica Cello Ensemble, ha sede a Rovigo, è formata da 25 ragazzi di età com-
presa tra i 5 ed i 19 anni, molti dei quali vincitori di Concorsi internazionali. Oggi tanti bambini polesani imbracciano uno strumento e lo fanno vibrare con il loro giovane piccolo cuore donando gioia ed emozioni a tutti dai più giovani ai più anziani, resta un grande desiderio far conoscere Rovigo al mondo intero come “La Città delle rose e del violoncello” con l'augurio “Che la Musica possa rendere migliore l'uomo, gli dia pace e la gioia di vivere ” a cura di
M° Luca Paccagnella violoncellista, direttore d'orchestra e musicologo
L.Paccagnella
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bambini e
PARLIAMONE
COME RICONOSCERE E STIMOLARE LE QUALITÀ DEI NOSTRI FIGLI
A . Seg
ato
a cura di
Anna Segato Psicologa dell'Età Evolutiva
per la rassegna AUTORI A CORTE
e da non perder
domenica 22 aprile 2018 ore 17.30 Lendinara (Ro) in Biblioteca incontro con
Luigi Dal Cin 20
talento
Quando si parla di talenti si pensa sempre a quelli logico-matematici, artistici, musicali o sportivi. Esistono solo questi o ci sono, invece, altre abilità da valorizzare nei bambini?
Da tempo sappiamo che non esiste un'unica intelligenza: le capacità dei bambini e delle bambine sono tante e diverse. Alcuni, per esempio, hanno un particolare talento nelle relazioni con gli altri, fanno amicizia facilmente, sono ottimi mediatori in caso di conflitto e sanno organizzare un gruppo. Anche queste sono doti da riconoscere, curare e valorizzare. Seguire i figli, ascoltarli, osservarne gli interessi e le inclinazioni anche quando giocano, disegnano o fanno sport è il primo passo per riconoscere le loro inclinazioni. Ma non solo. Conta anche il dialogo con gli insegnanti che, in classe, hanno un osservatorio privilegiato e possono confrontare le loro impressioni con quelle della famiglia. Infine, è utile anche offrire ai figli esperienze diverse: non è sbagliato che un bambino segua un corso di recitazione e, l'anno dopo, uno di pittura. Oppure che cominci a praticare judo e, in seguito, passi a uno sport di squadra. Ricevere stimoli diversi quando si sta crescendo aiuta a conoscere meglio sè stessi e a scoprire, via via, cosa riesce meglio.
PICCOLI VOTI DI SCUOLA, PICCOLI TRUCCHI PER DIFENDERSI
Incontro SPETTACOLO con l’autore Luigi Dal Cin
Non sai come prepararti per la verifica? Sei una catastrofe in italiano ma vuoi diventare uno scrittore? Sei convinto che le Delizie estensi siano cibi buoni da mangiare? Ti hanno rubato la bici mentre eri in classe? Arrivi sempre in ritardo a scuola e non sai più come giustificarti con la maestra? NIENTE PAURA! Lo scrittore Luigi Dal Cin vi presenterà le sue personalissime soluzioni. E finalmente vi svelerà se è vero che andava bene a scuola in italiano...
Luigi Dal Cin ha pubblicato oltre 100 libri di narrativa per ragazzi. Tradotti in 10 lingue
Per i nostri bambini è utile offrire stimoli diversi, ma è fondamentale dire
NO allo STRESS
Il rischio però a volte è che i genitori, vedano talenti anche dove non ce ne sono, soprattutto quando mamma o papà proiettano sui figli i loro sogni infantili o le loro personali passioni. C'è, per esempio, chi insiste per il corso di pianoforte perchè quand'era piccolo avrebbe tanto voluto suonare uno strumento. O chi lo iscrive a calcio perchè è un super tifoso e sogna di allevare il campione. Questo è proprio ciò che bisogna evitare, perchè tali comportamenti fanno soffrire i figli e ne soffocano le reali abilità. E' importante fare attenzione ad alcuni accorgimenti per evitare che momenti che dovrebbero essere dedicati al divertimento possano diventare fonte di stress. Prima di tutto è fondamentale che le attività siano scelte dai bambini e non da noi genitori. Non dobbiamo riversare sui nostri figli i nostri desideri e i nostri sogni, ma dobbiamo lasciarli liberi di rincorrere le loro passioni, se vogliamo che possano scoprire i loro talenti e farli fruttare. Oggigiorno sono numerose le proposte extrascolastiche rivolte ai nostri bambini. Attività sportive, corsi di lingua straniera, danza, musica e chi più ne ha, più ne metta. Ormai i bambini hanno un agenda ricca di impegni, tanto quanto gli adulti. E' difficile riconoscere e distinguere sin dalla primissima età tra passione o semplice curiosità. Un conto è proporre loro un'attività extrascolastica che li aiuti a scoprire le loro inclinazioni, altra cosa, invece, è iperstimolarli, riempirli di impegni o trattarli da grandi, anche se dovessero rilevare capacità fuori dal comune. E' importante osservarli e ascoltarli, per cogliere le loro doti e i loro punti di forza. Lasciamoli inoltre sperimentare, senza paura che possano "fallire" o non riuscire. L'esperienza è ciò che più di tutto aiuta il bambino a conoscere sè stesso e le proprie attitudini. Se da un lato però è giusto lasciar scegliere ai bambini quali passioni coltivare, dall'altro è altrettanto importante spiegare loro l'importanza del rispettare gli impegni presi, concordando magari con loro sin dall'inizio, un lasso di tempo in cui l'attività dovrà essere praticata, prima di poter scegliere di lasciarla. Insomma nel scegliere e guidare i nostri bambini ricordiamoci sempre: no allo stress e si al gioco, agli amici, a un'alimentazione equilibrata e al riposo.
SI al GIOCO SI agli AMICI SI al RIPOSO SI ad una alimentazione equilibrata
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ATELIER DANZA a.s.d. è un centro pluridisciplinare per la danza diretto da Anna Gandolfi. Si trova in Area Tosi, a Rovigo. Da 13 anni la scuola offre corsi di danza classica, modern, hip-hop, danza creativa, giocodanza, propedeutica, danza orientale, fit-emotion, tango e un corso di body-percussion dal nome “Il ritmo nel corpo e nelle mani”. Oltre 3:0 allievi anche quest’anno hanno scelto di formarsi in questa scuola, dove fin dalla più giovane età si vive il valore del gruppo e l’esperienza artistica. Vari sono, infatti, gli spettacoli danzati realizzati e presentati al pubblico, ispirati a celebri musical di roadway, come “La Sirenetta”, “Tarzan”, “Il Re della Savana”, o produzioni proprie come “Dance It Out” del 701B.
su base musicale, con una forte attenzione alla componente scenografica oltre che agli oggetti di scena. “La preparazione di uno show - ci racconta Anna Gandolfi, direttrice artistica della scuola - è un viaggio che dura tutto un anno e che non coinvolge solo me in veste di coreografa ma anche e soprattutto allieve, tecnici, scenografi, costumisti e collaboratori esterni”. “Quest’anno, per la prima volta, ho deciso di affidare la responsabilità di una coreografia al gruppo delle ragazze più grandi, che hanno provveduto a coreografare il brano oltre che a insegnarlo alle loro ‘sorelle minori’. 2 stata un’esperienza molto forte vedere le allieve più grandi prendersi cura delle più piccole, seguirle e consigliarle nei momenti di felicità come in quelli di difficoltà, mi ha fatto capire che stiamo andando nella direzione giusta.”
Dopo 3 anni dallo show “Il Re della Savana”, ATELIER DANZA torna quest’anno a proporre uno spettacolo ispirato a un film Disney che ha fatto Al fine di valorizzare ogni singolo eleinnamorare grandi e piccini: Oceania. Il titolo dello spettacolo è “La principessa dell’Oceano”. Lo show narra la storia della piccola Vaiana, interpretata da una promettente allieva della scuola, che per dare nuova linfa al suo popolo decide di avventurarsi in mare per ripristinare il cuore della dea Te Fiti. Sarà grazie all’aiuto di Maui che Vaiana riuscirà a sconfiggere il temibile Tekā, consentendo cos5 alla dea Te Fiti di far ricrescere la vita e la vegetazione consumate dalla rovina. Diversamente dai musical nel senso proprio del termine, che uniscono la musica e il canto dal vivo, alla danza e alla recitazione, gli spettacoli targati ATELIER DANZA si presentano come coreografie
mento dello spettacolo, ATELIER DANZA ha organizzato nel corso dell’anno dei Laboratori Scenografici in occasione dei quali le allieve hanno realizzato in prima persona gli oggetti dei quali si serviranno durante lo spettacolo. Gli elementi scenici più imponenti, quali le imbarcazioni e la maschera tribale di Tekā, sono invece stati affidati alle mani esperte di Rafael Molina, che collabora con la scuola da anni.
La motivazione è la base per ogni nostra azione, dalla più semplice, come alzarci dal letto la mattina, alla più complicata, come decidere di andare sulla luna. Dietro ogni nostro gesto c’è un perché noi facciamo ciò che facciamo, anche se spesso è implicito o automatico. Lo sport non fa eccezione, soprattutto in età giovanile.
ATTIVAMENTE sport
la motivazione E’ QUASI SEMPRE TUTTO
M.Bon vento
a cura di
Marco Bonvento dottore in Psicologia Cognitiva Applicata e specialista in Psicologia dello Sport dirigente di Confindustria Atletica Rovigo e Presidente provinciale Federazione Italiana Atletica Leggera
Classicamente si distingue una motivazione estrinseca, legata ad un premio o una punizione, da una motivazione intrinseca, interna al ragazzo e orientata al soddisfacimento di un suo bisogno o al raggiungimento di un proprio obiettivo. Ad esempio: posso studiare perché se non lo faccio la mamma si arrabbia oppure studiare perché prendere un bel voto a scuola mi fa stare bene. La ricerca ha abbondantemente dimostrato che la tipologia migliore di motivazione è quella intrinseca. Ci permette di rimanere più concentrati sul compito, di sperimentare miglior livello di coinvolgimento, di sopportare meglio la fatica o la frustrazione legata a piccoli o grandi ostacoli che si frappongono tra noi ed il raggiungimento dei nostri obiettivi. Purtroppo esistono molti luoghi comuni sulla motivazione, che traggono a mio avviso origine da due motivi. • Primo: una concezione ENTITARIA della persona. Nello sport si identifica col concetto di talento. “Non è portato”. “Non ha abbastanza talento”. Quante volte abbiamo sentito o magari anche pronunciato queste frasi? E’ intuitivo come tale atteggiamento verso un ragazzino o verso un adolescente (che, ricordiamolo, è un adulto in “apprendistato”) non possa fare altro che generare un senso di svogliatezza, ridurne l’impegno ed in ultima istanza favorirne l’abbandono. • Secondo: un’idea che la motivazione sia qualcosa che ci viene data dall’esterno. Come se fossimo esseri inerti in attesa di qualcuno che ci accenda un qualche tasto: il motivatore, il coach. Ma pensiamoci un attimo. C’è qualcuno che ci ha spinto a fare quello che abbiamo fatto? Quello che facciamo è solo il frutto di un talento innato? O abbiamo trovato una spinta dentro di noi? Come possiamo favorire e migliorare questo processo anche nei nostri figli, fosse anche e solo in ambito sportivo? La chiave di volta della motivazione nello sport in età giovanile (e non solo in quella) sta nella cosiddetta Teoria dell’Autodeterminazione (Self Determination Theory, Deci & Ryan, 1985). In pratica la teoria afferma che esistono 3 bisogni di base, comuni a tutti gli individui di ogni età. Sono i bisogni di Competenza (sentire che le proprie azioni hanno un effetto sul mondo), Autonomia (poter avere un grado di autonomia nel determinare i propri obiettivi) e Relazione (avere un ambiente che supporta e sostiene). Si badi bene: bisogni, urgenze. Cose che ciascuno di noi, ivi inclusi i bimbi, sono spinti a soddisfare. E qui interviene lo sport, o meglio, l’ambiente sportivo, quello fatto bene. Strutturato bene.
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L’ ambiente motivazionale
Nello sport il cosiddetto “ambiente motivazionale” la fa da padrone. Contrariamente a ciò che si pensa, la tipologia di sport è di poco conto. Lo dico con buona pace degli allenatori o dei dirigenti (e mi ci includo pure io) che pensano che il loro sport sia il migliore. Ciò che conta invece è un ambiente in grado di fornire le risposte giuste ai tre bisogni di base a seconda dell’età. Ad esempio per bambini di 6-7 anni la percezione di competenza va sottolineata dagli allenatori (rinforzata) con una certa frequenza. A quell’età infatti si ha bisogno di una ‘dose maggiore’ di motivazione estrinseca. Con un ragazzo di 16-17 anni invece posso stabilire obiettivi comuni che lo coinvolgano ma che siano al tempo stesso sfidanti per lui. Non in senso assoluto. Per lui. Per evitare inutili frustrazioni, ma anche la noia di obiettivi molto semplici da raggiungere. Consigli
Ecco allora alcuni consigli per sostenere i nostri ragazzi a continuare. 1. Fare una leggera pressione perché i bimbi o le bimbe facciano uno sport. Non importa se uno, due, tre.. cento prove di sport diversi. Non è solo una questione di capricci se cambiano di
sovente: il vostro ragazzo o la vostra ragazza stanno cercando un posto dove soddisfare i propri bisogni di base. Un luogo sicuro dove poter esplorare. 2. Verificate che l’ambiente dove è inserito sia motivante. Non serve essere degli psicologi. Lo capirete quando i vostri figli torneranno a casa e vi diranno cosa hanno imparato di nuovo. Cosa sono riusciti a fare. I loro progressi. Le loro nuove abilità. Le nuove COMPETENZE. 3. Sfavorite in ogni modo o forma la COMPETIZIONE, almeno fino ad una certa età. Ci pensano già loro ad essere giustamente competitivi. Non temete che vi crescano della PAPPAMOLLE. Sostituite il “hai/avete vinto” con il “ti sei/vi siete divertiti” o “hai/avete imparato cose nuove”. Usate la fantasia. Se piange perché ha perso, è arrivato ultimo o non ha segnato chiedetegli semplicemente se si è impegnato fino in fondo. Ricordate che loro sono sensibili al vostro “like”. In due parole: premiare l’impegno, MAI il risultato. MAI. 4. Se volete fare gli allenatori, fate un corso da allenatori (ogni federazione ha la sua). Se siete allenatori non allenate i vostri figli. Mi dispiace, ho molti amici che lo fanno. Non si fa. 5. Non punite mai i ragazzi facendogli
saltare l’allenamento. L’allenamento è un momento formativo come la scuola. Gli togliereste la scuola perché non vogliono andare a trovare la nonna? Lo sport può soddisfare i bisogni di Competenza, Autonomia, Relazione
In definitiva: è tutto oro ciò che luccica? O, meglio, sport sempre e comunque per i nostri piccoli? La mia risposta è SI. Lo sport di per sé è già strutturato per soddisfare bisogni di Competenza, Autonomia e Relazione, soprattutto in fase iniziale. Non tutti gli ambienti sportivi, tuttavia, sono sufficientemente motivanti nel lungo andare. E questa a mio avviso è la causa del cosiddetto ‘drop-out’, il fenomeno per cui dai 14 ai 18 anni c’è un tasso di abbandono molto importante dello sport giovanile. Su questo tema servirebbe un intervento importante di formazione ed informazione all’interno delle società sportive di base da parte delle Federazioni. Ma questo è un altro paio di maniche.
“chi ha un perché abbastanza forte può sopportare qualsiasi come” F. Nietsche.
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LIFE STYLE Il Personaggio
MATTIA DIAMANTI
campione sui pattini
di Micol
Andreasi
L’estate scorsa ha partecipato alle Universiadi di Taipei, la massima manifestazione sportiva per chi concilia l’impegno universitario con lo sport. Così, Mattia Diamanti, indossando la maglia verdeblu, ha arricchito lo Skating club di Rovigo di un’altra importante impresa internazionale. Con i suoi 10 titoli nazionali ed i due europei è senza dubbio uno dei migliori atleti italiani. Ma quando gli si chiede quale sia la sua ambizione, risponde con semplicità: “Sogno di poter trasmettere la mia passione per il pattinaggio ai più piccoli, e magari, dopo la laurea, potermi realizzare nel lavoro”. Ventitré anni, studente presso la facoltà di Ingegneria chimica e dei materiali all’Università di Padova, prossimo alla laurea, Mattia si allena dalle 6 alle 8 volte la settimana. Quando non gareggia, nei fine settimana, lavora per pagarsi gli studi. “E’ dura – commenta – a volte talmente tanto che avrei voglia di mollare…ma poi, quando sono in pista con i pattini ai piedi, mi sembra di prendere il volo. Divento leggero e quasi non la sento più la fatica e non vorrei smettere mai. Anche i successi e le numerosi soddisfazioni aiutano. Fanno capire che il lavoro duro paga e che vale la pena crederci sempre, mettersi in gioco. E quando le gratificazioni a livello agonistico tardano, allora c’è lo sguardo fiducioso della mia allenatrice, Roberta Ponzetti. E’ diventata un punto di riferimento fisso nella mia vita, non solo agonistica o sportiva. Sentirsi compreso sempre, non giudicati; sentirsi osservati con gli occhi di chi crede in te e condivide anche i momenti di stanchezza, bastano per non mollare e continuare con determinazione”. Mattia ha iniziato a pattinare giovanissimo, aveva 3 anni e frequentava la Polisportiva di Lusia. I trofei a 5 anni e poi intorno ai 7 anni le prime vere gare. Accanto a lui c’erano sempre mamma e papà. Lo accompagnavano agli allenamenti, alle gare, lo incoraggiavano o lo rimproveravano quando ad una gara partecipava con un atteggiamento di sufficienza o poco impegno. “Le cose – lo ammoniva il papà – o si fanno bene o non si fanno. Non importa il risultato, non voglio che tu diventi un campione, ma desidererei che imparassi l’impegno e la dedizione per quello che fai, sempre”. Con queste parole in testa Mattia è cresciuto, passando negli anni da Lusia alla Polisportiva di Lendinara e poi allo Skating club di Rovigo. Si allena al pattinodromo delle Rose che - a ragione – definisce come uno dei migliori d’Italia. Che cosa ti ha insegnato il pattinaggio?
“Mi ha aiutato ad avere un metodo di lavoro e di organizzazione delle mie giornate. Mi ha permesso di accettare le sfide, di imparare lo spirito di dedizione e sacrificio per raggiungere un obiettivo, di confrontarmi con gli altri, di riconoscere i miei limiti e soprattutto mi ha permesso di viaggiare, di conoscere tante persone, di visitare luoghi e città che forse non avrei mai potuto vedere…” 26
OCCHIO
Sole
AL
Sappiamo che stare all’aria aperta fa benissimo a grandi e bambini. Dobbiamo, però, essere molto prudenti durante l’esposizione al sole dei nostri figli. Non è la pelle del bimbo l’unica a dover essere protetta. Negli occhi, infatti, ci sono alcuni tessuti interni che possono essere raggiunti dalle radiazioni UV. a cura di
dr.ssa Gloria Birolo ortottista Ottica Toffoli, Rovigo
Il nostro staff vi aspetta per proporvi le soluzioni migliori. Vi consegneremo, gratuitamente, un innovativo braccialetto, in grado di indicare l’esposizione ai raggi solari.
Nei primi anni di vita il sistema visuopercettivo è in evoluzione. Insieme ad esso, anche le strutture anatomiche che vanno a costituirlo. I danni causati dagli agenti esterni, in questo momento molto delicato, compromettono lo sviluppo visivo del bambino. Inoltre, l’elevata trasparenza del cristallino e delle strutture circostanti, permette ai raggi solari di arrivare direttamente alla retina senza alcun tipo di ostacolo. Quando parliamo di raggi solari ci riferiamo, non solo all’ultravioletto e ai comuni raggi UV, ma anche ad una frequenza di luce chiamata luce blu. Essa è compresa tra l’ultravioletto e lo spettro della luce visibile.Ci sono molti studi, in campo oftalmologico, che confermano le tesi riguardanti i danni a lungo termine, provocati dall’esposizione prolungata ai raggi solari e alle diverse lunghezze d’onda in essi presenti.
Per difendere allora gli occhi del vostro bambino, il primo consiglio è di fargli indossare un cappellino con una visiera ampia, che, però, non risulta essere un filtro protettivo diretto. Per questo dobbiamo indirizzarci verso l’occhialino da sole. Come molti genitori ben sanno, far indossare gli occhiali da sole ai più piccoli può rivelarsi un’impresa davvero ardua. In questi casi è bene trasfor-
mare l’esperienza in un gioco, scegliendo gli occhiali con i propri figli, invitandoli ad imitare mamma e papà, puntando magari sui modelli più diver tenti e colorati.
La scelta dell’occhiale da sole deve essere strettamente legata alla qualità dei materiali della montatura e delle lenti. Le lenti devono essere di qualità, resistenti, in grado di schermare i raggi ultravioletti e la luce blu. E’ opportuno ricordare che un occhiale da sole, con filtri selettivi non adeguati, può risultare molto dannoso. Le lenti oscuranti di scarsa qualità, sprovviste di filtri bloccanti, oscurano dalla luce procurando la midriasi, ovvero la dilatazione della pupilla in condizioni di poca luce permettendo, quindi, un ulteriore passaggio dei raggi dannosi.
Per permettere ai bambini più piccoli di giocare in libertà la montatura deve essere avvolgente e della dimensione corretta. I materiali devono, quindi, essere anallergici e resistenti. Dobbiamo tener presente che gli occhiali vanno indossati anche quando il cielo è coperto, perché gran parte dei raggi solari penetra attraverso le nuvole. Seguendo questi piccoli accorgimenti i vostri bambini potranno divertirsi in totale sicurezza!
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ANIMAZIONE ESTIVA PENSIAMOCI PER TEMPO!
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Manca un mese e mezzo alla fine della scuola e sono già tantissime le proposte di animazione estiva in programma a Rovigo e dintorni. Laboratori di creatività, campus in lingua inglese, giochi in acqua, passeggiate all’aria aperta, colonie alla scoperta della natura e del bosco o delle fattorie didattiche per conoscere da vicino gli animali, gli insetti e le piante. Occasioni di divertimento, di socializzazione e soprattutto di crescita per i bambini, ma anche un’ancora di salvezza per i genitori al lavoro. Ecco perché, per i genitori, è importante scegliere con cognizione e consapevolezza.
I NOSTRI SERVIZI
• Pre-scuola • Doposcuola • Pre-animazione • Animazioni: Natalizia, Pasquale di Carnevale ed Estiva • Animazioni feste di compleanno • Laboratorio teatrale e scenografico • Corsi di danza Hip Hop • Corso di Zumba, Hatha Yoga • Tonificazione • Ginnastica Posturale • Totalbody per adulti • Spazio bimbi con Zumba, Yoga e ginnastica posturale • Ludoteca
Far partecipare il proprio bimbo ad un’animazione estiva significa favorire il più possibile il gioco libero o strutturato all’aria aperta, un’attività sportiva che d’estate solitamente viene messa in stand-by, con personale qualificato e animatori. Partecipare ad una Animazione Estiva è un potente antidoto contro i problemi di ogni genere dal sovrappesso ad una eccessiva timidezza, fino alla tendenza all’isolamento, favorendo al contempo una maggiore autonomia e autostima.
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FESTA DI VOLONTARIATO, SPORT E CULTURA
prenota il posto per la tua bancarella Info, regolamento e moduli di iscrizione: mercatinodeiragazzi.it
sabato 5 maggio 2018 dalle ore 14.00 domenica 6 maggio 2018 dalle 9 alle 19.00
www.mercatinodeiragazzi.it Eventi ludici, sportivi e culturali animeranno la festa intorno alle ricche e coloratissime bancarelle allestite da bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 ed i 14 anni, dove si possono acquistare o scambiare giocattoli, giornalini, figurine, libri, braccialetti, biciclette… L’obiettivo è divertire, ma anche sensibilizzare al valore del riutilizzo, contenendo gli sprechi e imparare la solidarietà. La manifestazione è un’imperdibile occasione per fare nuove amicizie, incontrare e conoscere numerose associazioni di volontariato per avvicinarsi allo sport o per vivere una giornata all’aria aperta. Una manifestazione che vuole essere un antidoto all’insocievolezza che è uno dei due sottotitoli dell’edizione di quest’anno: un invito rivolto ai giovanissimi ad uscire dalle proprie stanze, a svolgere attività di volontariato, a praticare uno sport, ad instaurare anche con i portatori di handicap rapporti di amicizia basati su un piano paritario. L’altro sottotitolo che gli organizzatori hanno azzardato è retifichiamo, un neologismo coniato per esprimere al meglio lo spirito del MERCATINO, ovvero quello di una manifestazione che esiste e si può svolgere proprio perché numerose realtà del terzo settore “fanno rete”, collaborano al raggiungimento di un obiettivo comune, uniscono le forze e si scambiano esperienze e conoscenze: ovvero “re-
ROVIGO - PARCO DIRITTI DEI BAMBINI Quartiere S.Pio X dietro la Chiesa tificano” . Tra le novità di quest’anno: la collaborazione tra il WWF di Rovigo e gli alunni delle classi terze della scuola primaria “Duca d’Aosta e delle classi prime della scuola secondaria di primo grado “A.Riccoboni” per scoprire la NATURA IN CITTA’ e sempre in collaborazione con il WWF, sabato 5 maggio ore 20, LA SERATA NATURA per scoprire insieme gli abitanti della notte. Molti i laboratori di restauro, i giochi di ruolo ed i tornei, gli spazio per il gioco libero, ma anche maratone di lettura sui temi della disabilità e dell’accoglienza in famiglia, trucca bimbi, la scampagnata a 6 zampe organizzata dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane; l’osservazione guidata del sole con telescopio a cura del Gruppo Astrofili Polesani… Il Mercatino diventa anche l’occasione per valorizzare un quartiere della città: San Pio X, i suoi parchi, la sua gente. Nel corso delle varie edizioni, infatti, sono state numerose le passeggiate guidate – a piedi o in bicicletta – che partendo dal Parco Diritti dei Bambini ( splendido è il tratto di pista ciclabile che lo attraversa) hanno avuto come meta il centro storico (ricordiamo il Percorso Milani, le mura della città, i luoghi dell’ebraismo) ed anche i parchi da recuperare e valorizzare (l’ex Ospedale Psichiatrico e Parco Langer). 31
A noi piace pensare che quando nasce un bimbo nascano anche dei nonni! Equipe
OLTRE LA PANCIA
i n n o n
e nipoti
Si dice che quando nasce un bimbo nascono anche una mamma ed un papà. A noi di Oltre la pancia, invece, piace pensare che quando nasce un bimbo nascano anche dei nonni! Figure fondamentali nella vita dei bambini e oggi, sempre più, anche nella vita delle famiglie. “ I nonni offrono al bambino la continuità familiare che dà al piccolo la certezza d’avere un posto ben preciso nel mondo ed essere circondato da persone sulle quali può contare” (M.Stoppard). Rappresentano le radici, il sapere d’altri tempi, l’affetto incondizionato e pieno di chi vede moltiplicarsi l’amore che si prova per i propri figli. Sempre più nonni ci testimoniano che vedere crescere il figlio del proprio figlio dà una gioia immensa, riempie di vitalità ed energia e contemporaneamente concede una seconda possibilità per godersi quell’infanzia che, da genitori affannati e inesperti, si ha un po’ perso. Insomma essere nonni è una meravigliosa occasione di rileggere il proprio passato migliorandolo. Oggigiorno i nonni sono anche l’unico possibile aiuto al nuovo nucleo familiare e proprio per le necessità lavorative ed economiche dei loro figli spesso entrano a pieno ritmo nel tram-tram familiare anche dei bimbi. Ciò a volte crea qualche incomprensione. È importante ricordare che sono i genitori i primi educatori e responsabili della crescita dei bambini e che il ruolo dei nonni è quello di accompagnarli e coadiuvarli senza sostituirsi a loro. I nonni sono già stati genitori, hanno già passato le notti insonni, le preoccupazioni e le ansie che
“ I nonni offrono al bambino la continuità familiare che dà al piccolo la certezza d’avere un posto ben preciso nel mondo ed essere circondato da persone sulle quali può contare” M.Stoppard
derivano dall’essere per la prima volta responsabili della sopravvivenza di un altro essere umano…ora è il loro turno di riposarsi e di godersi l’incredibile magia di un cucciolo d’uomo che diventa adulto. Inoltre le linee guida pediatriche cambiano di continuo e quindi le pratiche su svezzamento, sonno, allattamento oggi sono profondamente diverse da quelle di un tempo. Per questo, il corso di accompagnamento alla nascita di Oltre la Pancia prevede un incontro con i nonni, perché è più semplice se tutti partiamo dalle stesse conoscenze e linee guida e perché è indispensabile creare intorno alla mamma e papà una rete di supporto collaborante e non giudicante in cui tutti possano avere il proprio ruolo. Anche se non sembra, infatti, i figli ricercano sempre l’approvazione dei loro genitori e sentirsi approvati e valorizzati nel loro nuovo ruolo è fondamentale per creare un clima di stima e fiducia in cui tutti vivono meglio, soprattutto i nipotini. I nonni sono i primi amici dei nostri figli, con loro hanno la possibilità di sperimentarsi con altre modalità in altro ambiente e questo è fondamentale per la crescita e la ricerca della propria identità. Per cui lasciamoli sperimentare anche a discapito di qualche vizio in più e abbiamo fiducia nei nostri bambini, anche se piccolissimi, sono perfettamente in grado di riconoscere i ruoli diversi e le diverse relazioni donando a ciascuno di noi tutto ciò che hanno: un amore incondizionato che ci rende persone migliori.
Martina De Michele Ostetrica tel. 338 5671110
Michela Simonetto Psicologa e Doula tel. 329 2262976 32
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c/o Duomo Lab, via Ciro Menotti 8 Rovigo
Oltre La Pancia
MAMMA SI… MAMMA NO
ATTIVAMENTE facciamo insieme
Mamma si…quando sei sorridente Mamma no…quando sei triste e hai un pensiero in mente
a cura di
mamma Carlotta
Mamma si…quando mi dici: ”Amore oggi mi dedico a te” Mamma no…quando hai fretta e poco tempo per me.
La primavera è sinonimo di luce, di colore e di risveglio della natura e noi con questi lavoretti facciamo l’en-plein di luce, colore e allegria. Un’idea per la festa della mamma? Fiori cupcake in mazzo o in quadretto così colorati e simpatici che la mamma rimarrà a bocca aperta!
Ghirlanda di farfalle Prendiamo due filtri del caffè e facciamoli decorare al nostro bambino con i pennarelli. Versiamo un po' d'acqua in due bicchieri ed immergiamo i filtri piegandoli a cono. occorrente:
• mollette di legno • filtri da caffè • pennarelli • scovolini gialli • un bicchiere • filo di spago Lasciamoli in immersione per 30/60 secondi. Dopo averli stesi e lasciati asciugare, accartocciamoli un pochino ed infiliamoli in una molletta(magari colorata dai bambini). Poi apriamoli a ventaglio a forma di farfalla. In cima alla molletta avvolgiamo lo scovolino giallo per creare le antenne. Attacchiamo le nostre farfalle al filo di spago così otterremo una coloratissima ghirlanda per decorare le nostre feste o la nostra cameretta.
Mamma si…quando ascolti e mi sai perdonare. Mamma no…quando ti arrabbi e non mi vuoi più parlare. ..... Mamma facciamo che con un colpo di magia Tu rimani sempre la preferita mia?
Fiori narcisi cupcake Prendiamo delle pirottine di varie dimensioni e capovolgiamole. I bambini adoreranno fare questa manovra! Con la forbice dobbiamo creare dei piccoli tagli sulla pirottina più grande e pieghiamo la carta in maniera alternata. Dopodichè mettiamole una sopra l'altra in ordine dalla più grande alla più piccola, assicurandole con una punta di colla a caldo. Pren-
diamo un bottone ed incolliamolo al centro. Infine sempre con la colla a caldo incolliamo la cannuccia colorata alla corolla del fiore che abbiamo creato. Oppure incolliamo i fiori su un cartoncino e disegnamo i gambi e le foglie; completiamo con un pensierino dedicato alla mamma.
Facciamo che ti trasformo immediatamente in quella mamma che ho in mente? Ma forse non è necessario usare la bacchetta incantata perché tu sei già LA MIA MAMMA ADORATA!
filastrocca scritta dalla maestra Daniela Zampirollo
occorrente:
• pirottine
di varie dimensioni e colori
• bottoni di varie dimensioni • cannucce colorate • colla a caldo • forbice • vasetto o cartoncino
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ATTIVAMENTE facciamo insieme
per 10 persone 3 300 300 200 10 1 1 800
lt acqua gr. cipolla gr. carota gr. sedano senza foglie gr. prezzemolo Kg. cozze Kg. vongole gr. riso (carnaroli o vialone nano) 3 spicchi di aglio bianco polesano
a cura di
Maurizio Fantinato docente di Enogastronomia all’ Istituto Alberghiero “G.Cipriani” Adria (Ro)
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Il risotto alle cozze e vongole non è solo un piatto squisito, ma un bel viaggio nel nostro bel Polesine attraverso i suoi sapori, soprattutto quelli che vengono dal mare. Chiamate i rinforzi, cari bambini, avrete bisogno di mamma e papà. Recuperate insieme ai grandi: il riso del delta, le cozze e le vongole della sacca di Scardovari, le verdure per il brodo rigorosamente di Lusia e Rosolina. Verificate che sulla confezione sia esplicitamente indicata la provenienza. Fatelo con attenzione.
Sapori dal mare:
IL RISOTTO ALLE COZZE E VONGOLE Lavate e pulite le verdure. Poi fate tritare 50g di cipolla alla mamma e tenetela da parte, così fate anche le foglie di prezzemolo. In una marmitta mettete invece l’acqua, la cipolla rimanente, il sedano, la carota e i gambi del prezzemolo. Fate bollire lentamente con un coperchio. Mentre la pentola è sul fuoco, lavate per bene le cozze (fatelo fare a mamma o papà) assicurandovi che levino i filamenti di bisso. E lavate anche le vongole, avendo cura di batterle in una terrina di plastica. In questo modo quelle non adatte si
apriranno e sarà più facile eliminarle. In due padelle distinte fate aprire le cozze e le vongole. Basta un cucchiaio d’olio e l’aglio polesano, a fuoco lento, con il coperchio. Spegnete il fuoco quando le valve si sono aperte. A questo punto togliete la conchiglia e tenere il muscolo sia delle cozze che delle vongole. L’acqua di cottura che si è prodotta nelle padelle tenetela e filtratela insieme. In una casseruola fate rosolare la cipolla con poco olio aggiungendo il riso e fatelo tostare. Bagnate con poco vino bianco, che deve evaporare completamente. Poi bagnate il riso con il brodo vegetale bollente, aggiungendovi anche l’acqua di cottura dei molluschi filtrata. Continuate a cuocere a fiamma alta e a metà mescolatevi dentro i molluschi e portate a cottura. Quando spegnete il fuoco, ricordatevi di aggiungere un cucchiaio di olio del Garda al nostro risotto o una noce di burro. Serve per matecare il risotto. E non dimenticate il prezzemolo e il sale, quanto basta. Il profumo di questo piatto ricorda le passeggiate in barca o in bicicletta nel Delta del Po.
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CENTOSTORIE pagine di storia
a cura di
Raffaele Peretto
Cos’è il mito? Il termine viene dal greco mythos e significa "racconto". Il mito è un modo fantasioso adottato dagli Antichi per provare a spiegare la realtà ed il comportamento degli uomini.
Archeologo
I miti greci evocano storie antiche ricche di avvenimenti, colpi di scena, battaglie e amori. Appartengono alla nostra cultura, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. La civiltà occidentale è figlia non solo della tradizione cristiana, ma anche di quelle πόλεις (città) pagane dove nacque la democrazia.
i miti greci del grande fiume Raccontare i miti greci ai bambini significa leggere storie diverse dalle favole per rievocare le nostre origini antiche.
Il linguaggio dei Greci Eridano nome con il quale i Greci identificavano il Po Esperia (terra del tramonto) nome con il quale i Greci identificavano l’Italia in quanto posta ad occidente. Electron (frammento di sole) nome con il quale i Greci indicavano l’ambra, la resina di pino fossilizzata. Isole Elettridi situate alla foce del Po cosi dette perchè qui i Greci venivano a prelevare l’ambra, raccolta nelle coste del Baltico Elio: dio del Sole Fetonte figlio di Elio Eliadi: Lampetia, Egle e Faetusa figlie di Elio 36
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«Nelle isole Elettridi, che sono situate nella parte estrema dell’Adriatico, dicono che ci siano due statue, una di stagno e una di bronzo, lavorate secondo lo stile arcaico. Si dice che siano opera di Dedalo che sfuggendo a Minosse dalla Sicilia e da Creta, si avventurò in questi luoghi. Dicono che sia il fiume Eridano ad aver formato con i suoi depositi alluvionali queste isole alla sua foce. Presso il fiume c’è anche una palude... Le genti del luogo narrano di Fetonte che cadde in questa palude colpito dal fulmine e che ci siano intorno molti pioppi, da cui stilla il cosiddetto élektron. Dicono che sia simile alla gomma arabica, che si indurisca come una pietra e che, raccolto dagli indigeni, venga trasportato ai Greci...». Così un passo di un testo greco richiama l’ambiente lagunare dell'antico Delta padano, con isole emergenti da aree vallive che in epoca romana Plinio il Vecchio chiamerà Septem Maria (Sette Mari). Il suggestivo appellativo di isole Elettridi trae origine dall’ambra, in quanto i Greci chiamavano élektron (nel significato di frammento di sole) questa resina di pino fossilizzata. Per quanto il Po non sia da intendere come il fiume presso cui si raccoglieva l’ambra, il suo Delta era sicuramente una zona rilevante nei traffici commerciali della resina fossile,
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proveniente dalle coste del Baltico. Qui, infatti, i Greci venivano a prelevarla, come è ben attestato dalle testimonianze archeologiche di Frattesina e Campestrin (vedi il Via Vai dei Piccoli n°7-2017, pp.30-33). Secondo la mitologia classica all’Eridano (nome con il quale i Greci identificavano il fiume Po) sono legati alcuni miti greci, tra i quali il più noto è quello che narra la tragica avventura di Fetonte. Il Delta era molto lontano per i Greci e già per questo fatto poteva essere immaginato avvolto nel mistero. Con le sue distese di acqua, indefinite, in simbiosi tra lidi e terre, rappresentava uno scenario tanto singolare che non poteva passare inosservato agli occhi di mercanti, viaggiatori, cronisti e ispirava fantastiche vicende, inserite in mondi inaccessibili ai mortali. Il Delta, come detto, era una zona lontana dell’Italia, che i Greci chiamavano Esperia, cioè terra del tramonto. E proprio nell'estremità occidentale della Terra era ubicato il giardino delle ninfe Esperidi, dove crescevano meli con frutti d'oro. Era, però, soprattutto il luogo dove il dio Sole (detto anche Elio) concludeva quotidianamente la corsa del suo carro di fuoco trainato da irrequieti cavalli per illuminare, nelle ore diurne, la terra. Qui trovò il suo tragico epilogo l’impresa del figlio di Elio, Fetonte. Così la racconta un’antica fonte greca, rimasta però anonima: «Dall’unione di Elio con Roda, nasce Fetonte. Sono sue figlie anche le tre Eliadi, chiamate Lampetia, Egle e Faetusa. Divenuto adulto Fetonte chiese a suo padre di cedergli per un giorno il carro e le redini dei bianchi e potenti cavalli, in modo da poter osservare dall’alto il mondo. Il Sole lo ascoltò e al momento si oppose, ben sapendo quello che sarebbe accaduto, ma poi, alle sue insistenze, acconsentì e gli insegnò il percorso. Salito sul carro, egli lo guidava in modo scombinato, tanto da incendiare ogni cosa ci fosse sulla Terra e così Zeus, con un fulmine, pose fine al suo gesto folle.
foto 1: Fetonte. acquaforte acquatinta foto 2: Eliadi. acquaforte acquatinta di Sergio De Bon
Fetonte, con una divina fiammata, cadde nel fiume Eridano e morì, e le sorelle Eliadi, recatesi presso questa località del mare celtico, lo piangevano incessantemente giorno e notte. Zeus misericordioso le trasformò in pioppi, tramandando il ricordo perpetuo di quella sventura. A quanto si dice, proprio da essi scaturisce l’ambra, il frutto di questo antico pianto che stilla dall’albero.». A ricordo del fatto, le ninfe Naiadi avevano posto la lapide sepolcrale con la scritta: «Qui giace Fetonte, auriga del carro paterno. Male egli lo guidò, ma fallì in una grande impresa». A confermare il mito di Fetonte è anche Apollonio Rodio, che raccontando del tormentato viaggio della nave Argo con gli eroi guidati da Giasone per la conquista del vello d’oro, scrive: «La nave era trascinata avanti, lontano, dalle vele e gli Argonauti penetrarono ben addentro nell’alveo dell’Eridano; qui una volta, colpito al cuore da ardenti fulmini, semiarso, Fetonte era caduto dal carro del Sole, proprio all'entrata di questo ampio fiume… Gli eroi non avevano voglia di bere né di mangiare; la loro mente non andava ai piaceri. Durante il giorno giacevano affranti, sfiniti dall'odore cattivo che mandavano le correnti dell’Eridano dal corpo riarso di Fetonte, intollerabile; la notte sentivano i gemiti acuti, il triste lamento delle Eliadi. E le lacrime delle Eliadi correvano sopra le acque come fossero gocce d’olio». Pure il giovane Cigno, figlio del re dei Liguri e cugino di Fetonte, si portò nel luogo della tragedia. Pianse amaramente e riempì di profondi, cupi lamenti le rive del fiume. La compassione degli dei riservò per lui un trattamento diverso da quello adottato per le Eliadi: fu trasformato in candido e maestoso uccello palmipede dal lungo collo, che da allora abitò i fiumi e le valli del Delta. Rivivendo oggi i miti cari agli antichi, potremmo ancora incontrarlo.
Una tradizione locale vuole che Fetonte sia caduto nel Po a Crespino, tanto che questo ridente paese rivierasco ha dedicato la piazza principale proprio al figlio del Sole e lo stemma del Comune raffigura la sua impresa. 37
ATTIVAMENTE visite guidate
MERYT E BABY
Operazione mummie a Rovigo
dei 5 capienti cassoni zeppi di reperti egizi, in arrivo da Alessandria d’Egitto. Ad inviarli era un personaggio all’epoca famoso: Giuseppe Valsè Pantellini, nato a Rovigo nel 1826 e morto a Fiesole nel 1890. Questo rodigino, costretto all’esilio per aver partecipato ai moti d’insurrezione del Polesine nel 1848, trovò rifugio al
EGITTO RITROVATO.
LABORATORI DOMENICALI
La Collezione Valsè Pantellini 14 Aprile 2018 - 01 Luglio 2018 Rovigo, Palazzo Roncale
Visita guidata e laboratorio didattico: 1,30 h
Piazza Vittorio Emanuele, 25 ORARI: dal lunedì al venerdì h 9-19.00 sabato e festivi h 9.00-20.00 VISITE GUIDATE generali e visite tematiche, laboratori creativi per le scuole: 30 € per le scuole di Padova e Rovigo, 40 € per le scuole fuori Padova e Rovigo visite guidate per gruppi max 25 persone: • gruppi adulti : 75 € • gruppi plurilingua: 85 € • con linguaggio dei segni: 90 € • ipovedenti: 50 € a gruppo - prezzo agevolato visite guidate a presidio fisso: 4 € a persona - domenica e festivi alle ore 17.00 Laboratori domenicali e visite per ragazzi: 4 € a persona 38
stici, saranno oggetto di restauro proprio a Palazzo Roncale, davanti agli occhi curiosi di chi vorrà conoscerle meglio, scoprendone i segreti.
Che l’Accademia dei Concordi custodisse tra i suoi tesori persino due mummie dell’antico Egitto, pochi lo sapevano. Ma ora molti hanno l’opportunità di conoscere ciò che per oltre un secolo è stato custodito segretamente in una teca di legno e vetro negli spazi non accessibili al pubblico. Le due mummie, cui sono stati affidati i nomignoli Maryt e Baby, corrispondono ad una giovane donna e ad un bambino, adagiato al ventre della donna, come se lei, anche nell’Oltretomba, lo volesse proteggere. Estratte dalla loro teca, dopo gli esami diagno-
Meryt e Baby sono giunte a Rovigo tra il 1878 e il 1879, all’interno di uno
Domenica 29 aprile ore 15.30 Il misterioso scrigno del Principe Iahmes. Legno, oro, geroglifici segreti...un prezioso oggetto giunge a Rovigo da Tebe, ma chi era il suo proprietario?
Domenica 27 maggio 2018 ore 15.30 Il potere magico degli amuleti. Scegliamo forma, colore e materiale per creare il nostro amuleto e scopriamo i suoi poteri recitando una formula magica. ...................................................................
SPECIALE SCUOLE • PERCORSI TEMATICI Destinatari: scuole secondarie di I e II gradoDurata 60 minuti Il mondo di Meryt e Baby Isegreti della millenaria civiltà lungo il Nilo: gli Dei, la concezione dell'aldilà, il rituale della mummificazione
Cairo. Qui prese in gestione, e poi in possesso, il Grand Hotel. La struttura, rinominata New Hotel, per la posizione strategica e per le doti organizzative di Valsè Pantellini, diventa presto un punto di riferimento per i viaggiatori del tempo, nobili, agenti dei consolati e ricchi provenienti da tutto il mondo. Al Grand Hotel del Cairo si aggiunge presto l’elegante Hotel d’Europe, altra meta fondamentale per i viaggiatori in arrivo o transito e, soprattutto, per alcuni egittologi di grande fama, quali Auguste-Édouard Mariette e Gaston Camille Charles Maspero. In occasione dei festeggiamenti per l’apertura del Canale di Suez, Valsè Pantellini viene scelto dal Vicerè d’Egitto per alloggiare e assistere gli illustri ospiti internazionali. Era tale la fama dell’imprenditore, che, nel 1877, l’allora Presidente dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, Lorenzoni, si rivolse a lui nel tentativo di realizzare un museo egizio nella città natale. Appello accolto dal Pantellini che, tra il 1878 e il 1879, riunì e inviò a Rovigo i preziosi reperti tanto ambiti. E tra essi, Meryt e Baby, le due mummie.
Egitto che passione Stele e geroglifici, balsamari e amuleti, sigilli e collane, ci raccontano curiosi aspetti della vita quotidiana e della visione del mondo degli antichi Egizi. • LABORATORI DIDATTICI Destinatari: Scuola dell’Infanzia e Primaria. I Geroglifici. Un racconto figurato Caliamoci nel mondo di uno Scriba per decifrare i simboli, conoscere i linguaggi e sperimentare le tecniche della meravigliosa scrittura egizia.Laboratorio grafico-pittorico Destinatari: scuole Secondarie di I e II grado Il disegno dell'archeologo. Dal frammento alla stele Ricostruiamo la forma originale di una stele egizia a partire da alcuni frammenti, seguendo le tecniche utilizzate dagli studiosi. Laboratorio di disegno ricostruttivo Durata visita guidata e laboratorio didattico: 1 ora e 30 minuti
MARIA GIANOLA LIFE STYLE Il Personaggio
intervista di
Micol Andreasi Venezianaveneziana – come ama definirsi lei -Maria Gianola è illustratrice e autrice di libri per l’infanzia. Disegna da quando è riuscita per la prima volta a tenere una matita in mano. La passione è cresciuta con lei e dopo la laurea in Lettere e qualche corso sulla tecnica ad olio, ha cominciato a proporsi alle case editrici. E’ andata subito bene. Poi sono nate le sue tre figlie e per qualche tempo Maria si è dedicata totalmente al difficile mestiere della mamma fino al 2008. Da allora ha ricominciato a pubblicare con successo i suoi libri illustrati per bambini.
Jorge e Pepito. Il mistero di Central Park ed. Tenuè Presentato alla Fiera del libro per l’infanzia di Bologna il 26 marzo 2018, “Jorge e Pepito. Il Mi-
stero di Central Park” è l’ultimo libro illustrato di Maria Gianola. In 48 pagine cartonate prende forma la storia dell’armadillo Jorge e dello scarabeo Pepito. L’idea nasce da un fatto vero: il naufragio della petroliera panamense Gran Zenith del 1977.
Diventare mamma è stato di stimolo al tuo lavoro?
Assolutamente si. Dedicarmi alle mie figlie mi ha permesso un’immersione totale nel mondo dell’infanzia, quello che da sempre mi ispira. Ho potuto conoscere e approfondire le loro emozioni: la paura, la rabbia, la gioia, il bisogno di affetto e soprattutto quella sensazione strana che nasce dal sentirsi sperduti nel mondo… Ho fatto di tutte queste emozioni i soggetti ed i protagonisti dei miei racconti. A quale sei più affezionata?
Ognuno dei miei personaggi è una parte di me. Mi sono tutti cari. Forse, l’armadillo protagonista del mio ultimo libro “Jorge e Pepito”, oggi, mi è più vicino di altri. Esprime bene quella condizione tutta mia, ma profondamente umana, del non sentirsi mai totalmente preparati ad affrontare le vicissitudini della vita e questo, nonostante la sua corazza. Nonostante le nostre tante corazze, siamo sempre per lo più sempre indifesi. Gli occhi grandi oppure i grandi occhiali contraddistinguono i tuoi personaggi, perché?
Mi hanno detto più volte che io disegno me o addirittura le mie figlie…chissà. Per me quegli occhi grandi sono le finestre attraverso cui scrutare il mondo interiore dei miei soggetti o meglio dei bambini. Sono aperti, anzi spalancati, su ciò che li circonda, per dare e per ricevere. Curiosi, entusiasti, il più delle volte spaventati dalla sensazione di sentirsi soli, ansiosi di trovare dentro di sé la chiave per difendersi dalle proprie emozioni. Esattamente come fa il protagonista di un racconto che sto scrivendo che non riesce a dormire da solo nella sua stanza perché ha tanta paura del buio ma che, ad un certo punto, decide di incontrarlo questo spaventoso buio. Ci parla a lungo e scopre che anche il buio, come lui, ha paura… I due diventano amici e da quel giorno il bimbo non ha più paura.
Tutto ha inizio da quel disastroso evento: Jorge riesce a scampare con la sua famiglia alla furia delle acque e finiscono a Central Park dove vivono felici e indisturbati per 40 anni, in un quadratino piccolo di radura ben nascosta nel fitto delle querce. Pepito, invece, è uno scarabeo che, caduto rovinosamente in una pozzanghera, viene salvato da un bambino, Gilles. Con Gilles inizia la sua nuova vita con una zolletta di zucchero, uno spicchio di mela, una ciotolina con l’acqua e un tappeto di foglie. Le storie dei due protagonisti, inizialmente distanti, si incontrano quando Jorge perde la sua famiglia e, come Pepito, viene trovato da una bambina, Gynevre. La paura è tanta. Ma stavolta è l’amicizia ad insegnare che oltre alla fortuna, quella che salva dai naufragi, esiste anche la gentilezza, quella che viene dagli altri e ti salva comunque. E così quello che sembrava un evento catastrofico, il naufragio, è invece, l’occasione per ricominciare una nuova vita ed incontrare nuovi amici. Dopo essere riusciti, però, a vincere la paura.
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a tutto libro
CENTOSTORIE
Tra gli scaffali della biblioteca a scoprire perle
libri e racconti a cura di
Sara Bordiga bibliotecaria Multispazio sez. ragazzi Accademia dei Concordi Rovigo
S. Bord ig
a
La primavera porta con sé la voglia di libri colorati, avventurosi, fiabeschi, tenui, come la natura che va risvegliandosi. Cinque storie da assaporare con occhi e orecchie, gustando viaggi tra le stelle, in terre magiche, in Paesi lontani, pronti a ripartire dopo un inverno sonnacchioso.
Dai 4 anni. La regina dei colori, di Jutta Bauer. Terre di Mezzo, 2015. I tre colori primari emergono con forza ed energia da questo libricino di piccolo formato ma di grande impatto, che racconta di emozioni attraverso l’uso dei colori e la presentazione di una regina dispotica e capricciosa, o forse solo triste, come il castello in cui vive. La Bauer, una delle più affermate scrittrici tedesche, è autrice di “Urlo di mamma”, altro capolavoro di riconciliazione affettiva. Dai 5 anni. Rory il dinosauro e il suo papà di Liz Climo. Mondadori, 2016. Come può fare un papà, specie se fisicamente “ingombrante”, come un papà-dinosauro, ad essere sempre presente, pur concedendo al proprio figlio l’autonomia e la libertà che il piccolo cerca? Ce lo mostra, e sarà divertentissimo sfogliare questo albo, il papà di Rory, genitore “in incognito” e molto, molto discreto. Dai 6 anni Il suo piede destro di Dave Eggers. Mondadori, 2018. Riuscire a raccontare la storia (vera!) della Statua della Libertà facendo sorridere, a volte sganasciare, e nel contempo lanciando un messaggio di rispetto ed accoglienza non è da poco. L’autore ci è riuscito così bene che mi sono innamorata di questo libro illustrato e sicuramente lo regalerò a molti amici!
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Dagli 8 anni Il rapimento del principe Margarina di Mark Twain Con illustrazioni di Philip Stead e Erin Stead.Bompiani, 2017. Una storia nata dai racconti serali di Mark Twain (sì, proprio il Twain di Tom Sawyer!) alle sue bambine; una storia rimasta incompiuta e ritrovata per caso nel 2011 tra i manoscritti dell’autore; una storia dipanata, conclusa e illustrata dalla coppia di autori de “IL raffreddore di Amos Perbacco”: già solo questo rende il libro un piccolo gioiello di narrativa fiabesca, ironica, poetica. Un ragazzino povero, un seme magico, un principe scomparso, due draghi che non dormono mai ed animali parlanti in abbondanza: la fervida fantasia dello scrittore americano non ha perso la sua verve attendendo, nei secoli, qualcuno che potesse raccontare come andava a finire la sua storia! Dai 10 anni. Il fantastico viaggio di Stella. Un'amicizia ai confini dell'universo di Michelle Cuevas. De Agostini, 2108. Dopo Le avventure di Jacques Papier, vincitore del Premio Andersen 2016, Cuevas torna con un bellissimo racconto che affronta tematiche difficili (il lutto, il vuoto, la perdita) con leggerezza e commozione. Un libro che parla di spazio, perché è la grande passione di Stella (!) ed era quella del suo papà. Quel papà non c’è più, e Stella, ora, ha come compagno solo un piccolo e buffo “buco nero”, in cui perdersi, e probabilmente ritrovarsi.
CENTOSTORIE favole
favola di
Coi Momok illustrazioni di
Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati” Rovigo
bea Di carta
e la strada verso il mare
Questa è la storia di Bea, Beatrice a dire il vero. Che per dirla tutta, mamma e papà chiamavano Bea di Carta. Il nome non aveva nulla a che fare con i suoi vestiti, o con il colore della pelle, ma con la sua eccezionale fragilità. Sì, perché Bea era davvero eccezionale, come eccezionale è sempre ogni bambino, anche se non lo sa. Aveva 12 anni, era figlia unica. I suoi genitori la amavano intensamente. Ma soprattutto Bea aveva una nonna molto anziana e saggia… Era un tipo solitario e timido e per questo, da quando aveva iniziato le scuole medie, non era ancora riuscita a crearsi degli amici. Sorrideva spesso Bea, ma se ne stava in disparte…il più delle volte credeva di non aver nulla di interessante da dire. Quando si parlava con lei bisognava alzare molto il tono di voce, Bea non ci sentiva bene. Anche i suoi occhi avevano bisogno di un aiutino e così Bea indossava un paio di occhialoni rossi che a volte nemmeno bastavano per permetterle di mettere a fuoco ciò che aveva davanti al naso. Camminava appoggiandosi alla sua stampella, ed era una gran conquista. perché per molti anni era stata costretta su una sedia a rotelle. Dopo la scuola, trascorreva i pomeriggi con una fisioterapista per gli esercizi alle gambe e con una insegnante privata che l’aiutava 41
Bea di carta e la strada verso il mare 42
con i compiti. A volte era distratta… Bea fantasticava… Il suo più grande desiderio era una gita al mare. Immaginava di correre e rotolarsi sulla sabbia, di bagnarsi con l’acqua salata, di osservare i gabbiani … Si era fatta spiegare dalla sua insegnante privata la strada per arrivarci: al mare più vicino. Sarebbe servita circa mezz’ora di autobus, con un cambio all’andata ed uno al ritorno. “Ho deciso” – pensò una sera prima di mettersi a dormire. “Ho deciso che andrò al mare da sola con l’autobus”. Quella sera Bea non riuscì a dormire. L’entusiasmo e l’emozione le impedivano di chiudere gli occhi. Pensava, progettava, immaginava….la sua gita. A tratti l’idea la spaventava anche un po’. Si sarebbe sentita più sicura se almeno un suo compagno di classe fosse andato con lei, ma non aveva mai chiesto a nessuno e, a dire il vero, non aveva mai confessato a nessuno il suo desiderio. Si girò e rigirò nel letto fino a notte fonda. Continuava a girarsi anche sul far del mattino, quando le vennero in mente le parole che la nonna un giorno le disse: “Cara Bea, non avere paura, ma impara il coraggio di chiedere aiuto”. Che volessero dire quelle parole, non lo sapeva…ma le rimbombavano nella testa. Rimase in silenzio tutto il giorno seguente. Poi, il giorno dopo ancora, zaino in spalla, salutò mamma e papà ma invece di andare a scuola…si posizionò davanti alla fermata dell’autobus per andare al mare. Tutto era pianificato. Si accorse presto, però, che non era così facile leggere l’orario, né capire quale era il bus da prendere. Ci vedeva poco, ma quel giorno le sembrava di vederci ancora meno. Decise di rinunciare ed entrò in classe. Rimase in silenzio tutto il giorno. Per tutta la notte sentì forte nella testa l’invito della nonna che le diceva: impara il coraggio di chiedere aiuto. Il mattino seguente, zaino in spalla, appoggiata alla sua stampella si diresse di nuovo piano piano verso la fermata degli autobus. A lungo cercò di leggere invano l’orario ed il numero dell’autobus che
portava al mare, poi, con il cuore in gola, ad un passante chiese: “Per favore signore, mi può aiutare a leggere qual è il bus che porta al mare? Sa, ci vedo poco e poi qui scrivono così in piccolo…” Quel signore gentile le lesse l’orario ed il numero. Poi, sorridendole: “Passa tra 5 minuti, se vuoi lo aspetto con te” Il bus arrivò puntuale e Bea vi salì felice come se avesse realizzato il suo più grande desiderio. L’entusiasmo durò poco. Sapeva che avrebbe dovuto cambiare, ma non quando e a che punto del viaggio… Prima di essere sopraffatta dall’emozione, fu raggiunta di nuovo dalla voce della nonna…”impara il coraggio di chiedere aiuto”. Si rivolse all’autista e con gentilezza chiese: “per favore potrebbe indicarmi la prossima fermata in direzione mare”. L’autista gentile con voce ferma ed alta, rispose che lo avrebbe fatto. E così Bea di Carta, ripetutamente chiedendo, arrivò al mare. E non le fu facile nemmeno camminare sulla spiaggia: la sua stampella sprofondava e le sue gambe tendevano a cedere. Ma il bagnino impegnato a sistemare ombrelloni e sdrai, quando la vide di lontano, le andò incontro e la accompagnò fin sulla battigia. Bea, seduta sulla sabbia, lasciava che le onde le bagnassero i piedi. In alto, su un cielo azzurro come non mai, scorse i gabbiani volare, poteva persino intercettare il loro garrito. Era felice e soprattutto era soddisfatta. Non si era ritirata. Aveva imparato il coraggio di chiedere aiuto. Con serenità riuscì a tornare in paese. Si fermò prima a casa di nonna, semplicemente per dirle grazie. Poi si scusò con mamma e papà per non aver detto loro nulla e per non essere andata a scuola. Ma aveva visto il mare. Lo aveva fatto quasi da sola, con tutti i suoi limiti. L’indomani a scuola, Bea di Carta non rimase in silenzio ed in disparte, ma aveva tante cose da raccontare… 43
LIFE STYLE Moda Fashion
a cura di
Rossella Rizzi consulente d’immagine ed event planner
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primaverastyle Care mamme, una delle parole che usate più spesso in fatto di look è: COMODITA'. Eccovi finalmente accontentate! In questa Primavera 2018 la moda è sporty chic: cascate di tessuti tecnici, pantaloni jogger (con l'elastico o la culisse in vita... ultra comode) e sneakers contamineranno i look più trendy. Anche i vostri! Via libera ai volumi ampi, alle nuance neutre abbinate ai colori vitaminici. Lo stile si farà intrigante, dinamico e confortevole per darvi tutta la libertà di correre con i vostri bimbi senza apparire sciatte o trascurate! Attenzione però agli abbinamenti: • sì ai pantaloni in acetato abbinati ad una tshirt loggata ma sdrammatizzata da una giacca di paillettes o un blazer principe di galles (la giacca dal tessuto a quadri); • sì alle pencil skirt (le gonne a matita) abbinate a sneakers bianche (di super tendenza) e lo spolverino in tessuto tecnico; • sì al parka over size (il soprabito verde army dalla vestibilità comoda) abbinato ai jeans Per i vostri bimbi fate lo stesso, per essere estremamente comodi ma senza rinunciare ai must di stagione: camicia in jeans annodata in vita, pantalone jogger con riga laterale colorata abbinati alla tshirt preferita, per il vostro ometto; mentre gonna in jeans, sneakers e camicetta full stripes (a righe coloratissime) per la vostra principessa. E per gli accessori? Per restare nel mondo sporty, ritorna il marsupio, ma stavolta sotto forma di body belt, ovvero da usare come cintura per chiudere giacche o spolverini. Per i vostri bimbi largo agli zainetti, da usare anche per il dopo scuola, ovviamente in formato più piccolo. Insomma, si prospetta una Primavera colorata, innovativa, con look comodi, proprio come piace a voi, che siete donne piene di impegni, mamme, lavoratrici, amiche, mogli e con tanta voglia di sentirsi...bellissime! Ma attenzione ai dettagli: non uscite mai di casa senza il vostro sorriso, l'accessorio più fashion che non conosce stagioni!
Non coprire i caloriferi con La manutenzione e pulizia regolare della caldaia. tende, mobili o rivestimenti. PARLIAMONE ecologia
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Il calore non si propaga nella stanza lasciandola fredda. In caso di caldaie autonome con termostato questo fattore aumenta di gran lunga il consumo di gas per riscaldare la casa.
Abbassare le tapparelle delle finestre appena fa buio per impedire la dispersione del calore. Non aprire le finestre quando l’impianto di riscaldamento è in funzione. E’ un inutile spreco, l’aria calda dei radiatori tende a uscire verso l’esterno lasciando posto a quella fredda. State consumando inutilmente gas.
Effettuata da tecnici specializzati, permette di avere il riscaldamento in piena efficienza e ridurre gli sprechi nel consumo di gas durante la stagione fredda. E’ consigliabile effettuarla nel mese di settembre, quando le ditte specializzate non sono nel pieno della loro stagione lavorativa e possono dedicare più tempo alla manutenzione degli impianti ed eventualmente provvedere per tempo e senza disagi per gli utenti alla riparazione e messa a punto della caldaia.
Nelle ore notturne spegnere la caldaia. Regolate il timer per farla riaccendere
Non aerare i locali troppo a 1-2 ore prima di quando ci si dovrà lungo. alzare. Fate altrettanto la sera prima In inverno aprire le finestre nelle ore più calde e in estate nelle ore più fresche.
di andare a dormire.
tori impedisci la circolazione dell’acqua calda, mantenendo parzialmente freddi i termosifoni anche con la caldaia accesa. E’ un’operazione molto semplice. Far sfiatare l’aria fin quando dal radiatore fuoriesce acqua. Un bicchiere e uno straccio per terra eviteranno di sporcare la casa. Ripetere per due o tre volte l’operazione su tutti i termosifoni durante la prima settimana di accensione del riscaldamento. Il consiglio vale sia per gli impianti di riscaldamento autonomi sia per quelli centralizzati.
Esistono in commercio timer giornalieri, settimanali e persino mensili per programmare l’accensione anche a distanza di molti giorni.
In caso di prolungata assenza spegnere la caldaia e regoTemperatura riscaldamento Sfiatare i caloriferi all’inizio late il timer per farla riaccena 19°. dere poco prima del vostro della stagione fredda. ritorno. Regolando la temperatura del riscalL’aria depositata all’interno dei radiadamento a 19° anziché 20-22°C consente di ridurre drasticamente il lavoro della caldaia risparmiando sul consumo di gas. Un grado di differenza non riduce il comfort di vita in casa ma, di sicuro, riduce la spesa in bolletta. Nei mesi invernali è consigliabile indossare un maglione anche in casa per sentire meno l’esigenza di alzare la temperatura. Del resto, stare in t-shirt in casa nei mesi freddi e invernali non è gratis, è un lusso che pagate in bolletta.
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Chiudere i radiatori nelle stanze vuote. Nelle stanze vuote o poco frequentate è consigliabile ridurre il flusso dei radiatori in modo da concentrarlo verso gli ambienti più vissuti della casa, riducendo notevolmente il lavoro della caldaia e il consumo di gas.
quattro idee luminose Pretendere dai bambini e dai ragazzi che stiano attenti ai consumi energetici perché altrimenti mamma e papà devono pagare bollette salatissime non è realistico, soprattutto i piccoli non hanno la percezione del denaro. Tuttavia insegnare ai bambini come gestire bene l'energia è più semplice se si trasforma tutto in un gioco. Ecco alcuni trucchetti per comunicare ai tuoi figli l’importanza del risparmio energetico. Gli stili di vita e le abitudini positive sono più facili da trasmettere se i bambini sono piccoli. Dai 3 anni in su i bambini sono molto ricettivi e inoltre tendono ad essere “rituali”. Oltre ad insegnare loro che bisogna lavarsi i denti tutte le sere prima di andare a letto, o come aiutare ad apparecchiare la tavola, è possibile trasmettere anche i buoni comportamenti legati al risparmio energetico. Puoi essere certo che porteranno con sé queste abitudini per tutta la vita. Insomma, comincia subito a mettere in pratica questi 4 semplici consigli con i tuoi bambini.
1) trasforma il Risparmio 3.Usa Le Storie in un Gioco La letteratura per l’infanzia propone Puoi mettere dei fogliettini colorati vicino agli interruttori o sulle porte delle camere per ricordare che le luci vanno spente quando si passa in un’altra stanza. Lo stesso puoi fare per la tv o i videogiochi. I messaggi visivi funzionano anche con i bambini che non hanno ancora imparato a leggere, purché siano colorati e accompagnati da un'illustrazione o un simbolo.
2.Prevedi dei Premi Cioccolatini o piccole sorpresine per quando ricordano da soli di spegnere la tv una volta finiti i cartoni possono aiutare a rinforzare i comportamenti positivi. Vale anche per i più grandi, ma in modo diverso: sarà sufficiente ringraziare e sottolineare di aver notato il gesto. Con i ragazzi più grandi si può parlare anche di tutela dell'ambiente o direttamente di risparmio economico senza la paura di non essere compresi.
moltissimi titoli che insegnano a chiudere il rubinetto, spegnere la luce, giocare a salvare l’ambiente. Con un po’ di fantasia però puoi spiegare che la luce va spenta altrimenti prima o poi finirà, oppure puoi sollecitare i bambini a spegnere la luce per guardare il cielo illuminato dalle stelle. Impareranno subito a spegnere la luce altrimenti non si vedono le stelle.
4.Prendi la Ciabatta con l'Interruttore Se i più grandi dimenticano sempre apparecchi in stand by e caricabatterie inseriti nella presa, o videogiochi e tv sempre accesi, collega tutto a una ciabatta con interruttore: in questo modo non dovranno ricordare tutto ma basterà un solo bottone. Un bel post-it in evidenza e il gioco è fatto.
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