N.7 - DICEMBRE 2017
Supplemento al Settimanale Via Vai n.47 dell’8 dicembre 2017 COPIA OMAGGIO
DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI
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Natascia Pavani
Supplemento al Settimanale Via Vai n.39 Ottobre 2017 Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro) Redazione e pubblicità via Sacro Cuore 7 Rovigo tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it
Promo Studio
Rossella Rizzi
M.Chiara Ghinato
Direttore Responsabile: Flavia Micol Andreasi Caporedattore Carlotta Ravanello Redazione Elena Montecchio Micol Andreasi Natascia Pavani Progetto grafico Mariachiara Ghinato Pubblicità Franco Ravanello Roberto Samiolo hanno collaborato Bimbatti Rita Birolo Gloria Caserta Antonio Crepaldi Evelin Fantinato Maurizio Ferlin Arianna Finotti Erica Greggio MariaSilvia Marangoni Roberta Marucco Anna Mazzetto Emilia Peretto Raffaele Pozzato Alessia Rizzi Rossella Tomi Valentina Trimurti Stefano
Franco Ravanello
Roberto Samiolo
CENTOSTORIE 05. 06. 30. 38.
La vera storia di Babbo Natale Un Natale dal cuore nuovo Lungo il fiume dell’ambra Il magico viaggio della letterina di Natale 39. Freddy il pupazzo di neve 40. Il miracolo di Natale sulle rive del Po 42. Benvenuto Tisi da Garofalo
PARLIAMONE 10. Una spesa consapevole 20. Separazione, come gestirla 26. Guido Marangoni “Anna che sorride alla pioggia”
LIFESTYLE 09. Una montagna di giochi 28. Silvia Menon - il personaggio 46. Il look delle feste
ATTIVAMENTE 09. 24. 34. 36.
A tutto gioco Un’immersione nella natura Il tronchetto di Natale La tavola delle feste
STAR BENE
Comunicazione grafica e pubblicità si ringraziano: Floricoltura Bovo per la location della foto di copertina le edicole e le farmacie per la diffusione
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Carlotta Ravanello
Sommario
Elena Montecchio
12. 14. 16. 17. 18.
Occhio al tablet Difendiamoci dai virus Dermatite atopica Infezioni respiratorie Diagnosi prenatale
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LA NOSTRA PRIMA CANDELINA Esattamente un anno fa il Viavai dei Piccoli entrava per la prima volta in molti asili, scuole materne ed elementari, negli ambulatori pediatrici, nelle biblioteche, nelle edicole e soprattutto nelle case di molte famiglie di Rovigo e della sua provincia. Ci entrava con la leggerezza di pagine graficamente disegnate, adatte alla lettura di tutti. Ci entrava con la profondità di contenuti pensati nell'interesse dei più piccoli, delle loro famiglie e di chi di loro si occupa. Affrontati e scritti da pedagogisti, pediatri, psicologi, educatori, scrittori e studiosi del Polesine, che insieme alla nostra redazione hanno scommesso su un prodotto editoriale cartaceo, in un momento storico di grande difficoltà del settore. Una scommessa giocata con competenza, passione ed un convinzione forte: che la salute di ogni società si misura dalla serenità delle famiglie e dalla felicità sui volti dei suoi bambini. Forti di questa convinzione, di bimestre in bimestre, abbiamo costruito il giornale raccontando il nostro bel territorio, invitando i bambini a scoprirlo e ad amarlo. Abbiamo cercato di trovare delle possibili risposte ai tanti dubbi che assalgono quotidianamente chi nella vita assolve al difficile, ma affascinante ruolo di genitore o educatore, nella speranza di diventarne un supporto o un sostegno.
L’editoriale
Micol Andreasi direttore
Dal dicembre 2016 abbiamo allargato il numero delle nostre copie fino a raggiungere le 8mila e con il numero anche il raggio di distribuzione, che dal medio e alto Polesine si è esteso fino a raggiungere le porte del mare del Delta. Lo abbiamo fatto e continuiamo a farlo con il contributo di tanti autori, dell’associazione pediatri di famiglia, delle tante mamme e dei papà che ci scrivono, che ci sollecitano, e ancora dei bambini che in redazione inviano le loro storie, i racconti, i bellissimi disegni. Ma soprattutto con il supporto dei nostri inserzionisti: associazioni, istituzioni, imprenditori, liberi professionisti, che hanno scelto di investire sul Viavai dei Piccoli, determinando la buona riuscita di quella iniziale scommessa, e contribuendo, pure loro, a raccontarci un Polesine vivo e vivace, sensibile, preparato e determinato a crescere. Il primo compleanno è per noi non solo il tempo dei bilanci e delle verifiche, ma è soprattutto il momento della riconosciuta gratitudine nei confronti di tutti Voi, lettori, collaboratori, sostenitori. Siamo onorati della strada fatta insieme e carichi di entusiasmo per tutto quella che ancora faremo. Soffiamo sulla nostra prima candelina nei giorni della Festa più importante dell’anno, augurando a tutti di trovare sotto l'albero di Natale, oltre che una copia del Viavai dei Piccoli, la gioia profonda che il calore di una famiglia serena sempre sa accendere. Buone Feste 3
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disegno di Neis Dizdari 8 anni
Lo sanno tutti i bambini e lo sanno anche gli adulti: Babbo Natale viaggia su una slitta trainata da renne. Viene dal lontano Polo Nord, è un anziano signore con una lunga barba bianca ed un pò sovrappeso.
La vera Storia di
BaBBoNataLe Ma quanti conoscono la vera storia di Babbo Natale? In principio era San Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira, una cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola, negli anni delle persecuzioni dei Cristiani, si guadagnò la reputazione di difensore della fede e per questo trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. Dopo la morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità, grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti. Già nel corso del 1200 si diffusero su San Nicola due leggende. Una raccontava di come Nicola, prima di diventare vescovo, aveva salvato due giovani ragazze dalla prostituzione a cui il loro padre, un ricco caduto in disgrazia, le aveva destinate per riuscire a sopravvivere ai debiti. Il santo, senza farsi vedere, recapitò a casa del disperato padre tre grosse palle d’oro, che permisero di risolvere tutti i problemi economici e alle due sorelle di sposarsi felicemente. La seconda leggenda raccontava che Nicola un giorno entrò in una locanda il cui proprietario aveva ucciso tre ragazzi, li aveva fatti a pezzi e messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori. Il santo scoprì il delitto e resuscitò le vittime. Pare che sia stato proprio questo episodio a renderlo patrono dei bambini. Ma come ha fatto San Nicola a spostarsi al Polo Nord e soprattutto ad essere associato per sempre al Natale? Per molti secoli il culto di San Nicola che fa regali ai bambini si celebrò il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord, dell'arco alpino e in Germania. La Riforma protestante, a
partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord. Si pose allora la questione di come e da chi far portare i doni ai bambini il 6 dicembre? Si decise di attribuire il compito a Gesù Bambino, non la notte del 6 ma nella notte di Natale. Il piccolo Gesù, tuttavia, non sembrava in grado di portare tutti quei regali. Così si pensò di farlo affiancare da aiutanti. Tra questi aiutanti, nel corso degli anni, ve n’era uno che assomigliava davvero tanto all’allegro vecchietto in slitta e a San Nicola. Intanto, gli immigrati nordeuropei in America diffusero la tradizione secondo cui il 6 dicembre San Nicola portava i doni ai bambini. Sempre nel nuovo mondo, nei primi decenni dell’Ottocento, San Nicola o Santa Claus fece la sua apparizione nella notte di Natale. Volava sopra i tetti delle case dapprima con una carrozza, poi con una slitta trainata da renne e dai camini calava i doni per tutti i bimbi. Era vestito di velluto rosso profilato di pelliccia bianca, anziano, corpulento, con una lunga barba bianca. Si diffuse in quegli stessi anni la convinzione che quel vecchietto generoso venisse dal lontano Polo Nord. Nel secondo dopoguerra dagli Stati Uniti arrivarono in Europa tante cose (aiuti economici, moda, pubblicità...) e soprattutto tornò l’immagine del Santo Nicola o Santa Claus, anziano con la barba lunga, vestito di rosso e di bianco, su una slitta trainata da renne, che a Natale portava i doni ai bambini buoni. Fu chiamato da subito anche Père Noel, Father Christmas o Babbo Natale. Nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre, dai camini o dalle finestre, senza farsi sentire, entra in tutte le case per portare, con un dono, l’amore di Gesù. 5
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PARLIAMONE a cura di
Micol Andreasi
NataLe daL
CUore
NUovo
Don Silvio Baccaro e Creola Capparella responsabile della scuola dell’infanzia San Giovanni Bosco
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Le luci sono accese a festa ormai da settimane in tutti gli esercizi commerciali. Invitano ad entrare, sollecitano all'acquisto. Impossibile resistere. Ovunque, tutto è Natale. All'ombra del più grande Centro Commerciale del Polesine, nello stesso territorio di Borsea a due passi da Rovigo, c'è un prete, don Silvio Baccaro, una chiesa, un centro parrocchiale, una scuola, una comunità intera impegnata anche a Natale a portare avanti un progetto dal nome altisonante: “Cuore nuovo”. Qui gli acquisti centrano poco... E' un progetto educativo che coinvolge i piccoli, gli adulti, le famiglie, gli insegnanti, i catechisti. Ciascuno con il suo ruolo, ciascuno testimone del valore verso cui il progetto si muove: la solida-
rietà, la non indifferenza, l'amore verso il prossimo. Nato nel 2007, il Cuore nuovo ha preso forma con la ristrutturazione di un centro parrocchiale polivalente, sempre aperto e di una scuola materna rinnovata, che oggi conta 70 bambini di Borsea, ma anche di Comuni limitrofi e perfettamente integrata nella vita della comunità. C'è persino, di fronte all'ingresso della scuola, una piccola cappella, ricavata in una casetta di legno. Dentro c'è una luce accesa e l'immagine sacra di un Gesù bambino. Invita chi vi passa di fronte ad entrarvi, per una preghiera, per uno sguardo veloce a quel bambino che ha cambiato la storia.
I bambini della scuola dell’infanzia nella festa di Tutti i Santi.
Nella Chiesa, riaperta dopo un lungo restauro, dedicata a San Zenone, le pareti che affiancano l'altare sono riempite di cartelloni, immagini, disegni dei bambini, fotografie degli eventi parrocchiali, preghiere e messaggi. Gli stessi che, ogni domenica in un banchetto di fronte all'uscita, i tanti partecipanti possono recuperare e portarsi a casa. Quelli che don Silvio Baccaro fotocopia in grande quantità il mattino presto, prima dell'inizio della messa. Si fa aiutare dai volontari o da uno degli ospiti della sua casa canonica. Persone temporaneamente in difficoltà che il prete accoglie e con cui condivide le giornate. Non ne parla, però. Non servono le parole quando c'è la testimonianza di cosa significa farsi prossimo agli altri.
“E' un'attitudine troppo diffusa l'indifferenza – spiega don Silvio -. Ha preso oggi una dimensione mondiale, tanto che il Papa ha parlato di globalizzazione dell'indifferenza. A nulla valgono le tante luci, la musica alta o gli spettacoli e i tanti regali, se la sensazione più diffusa è quella della solitudine. Sole sono molte famiglie nell'educazione dei loro figli, nella gestione delle loro difficoltà, anche economiche. Soli sono molti anziani, ombre ingombranti in una società che accelera sempre e rifiuta la debolezza. Soli sono i ragazzi alle prese con il difficile equilibrio tra i loro sogni e la realtà. Soli siamo noi preti quando non riusciamo a farci capire”.
Poi don Baccaro precisa: “Ecco che cos'è il Cuore nuovo di Borsea: una soglia da varcare, ciascuno portando un contributo o semplicemente se stessi, per sentirsi in relazione, non soli, ma Comunità”. A pochi giorni dalla festa più importante dell'anno, a poca distanza dall'ingorgo di chi di fretta corre a riempire Natale di acquisti, tra i muri del Cuore nuovo si organizzano la giornata dei bambini, la veglia di preghiera, il pranzo di solidarietà, il Presepio. I bambini della scuola dell’Infanzia preparono i canti, visitano i negozi del centro per portare a tutti il loro messaggio di pace e di felicità. Quelli del catechismo contano gli spiccioli raccolti durante un intero anno di attività, per destinare la somma ai progetti di adozione a distanza per i bambini del Burundi o dell’India. “E' il nostro Natale – conclude don Silvio – la festa della vita. Una vita rinnovata nella purezza, nella semplicità, nell'unica cosa che ci rende davvero figli di Dio: l'amore. Il 25 dicembre, Dio entra nel mondo e nella storia. Lo fa dal punto più basso: nasce in una stalla, riscaldato da un bue e da un asinello, adorato dai pastori, figlio di due umili popolani. Lo fa perché nessuna creatura sia più in basso, nessuno si senta escluso o non raggiunto dal suo abbraccio che salva”.
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ATTIVAMENTE a cura della dottoressa
Arianna Ferlin Pedagogista
atUtto gioCo E’ indubbio che il gioco è per i bimbi la principale occupazione, una palestra di vita in cui mettersi alla prova, sperimentare, conoscere e conoscersi, sviluppando la propria intelligenza creativa, la coordinazione motoria, l’immaginazione, la reciprocità. Pertanto è sempre bene creare occasioni di gioco, sia esso strutturato che libero e permettere al bambino di avere abbondante tempo a disposizione per giocare.
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Ma quanto è importante che il genitore partecipi a questo gioco e, soprattutto, come porsi al meglio perché questo diventi un momento divertente e prezioso? Si sa, non è facile rientrare a casa stanchi e trovare le energie per giocare, ma è bene ricordare che non occorrono ore intere, basta anche mezz’ora, in cui però ci si possa dedicare totalmente al proprio piccolo, senza interferenze, cellulari, chiamate di lavoro o lavatrici da fare! Con i bambini piccoli è più facile giocare, a uno o due anni il bimbo è interessato più alla presenza del genitore che al gioco in sé, perciò può essere una buona idea predisporre in sicurezza dei materiali di vario tipo che possa manipolare e sperimentare e i il genitore può semplicemente sedersi accanto condividendo quel momento. Quando il bimbo cresce, invece, comincia a richiedere una partecipazione maggiore dell’adulto, prediligendo il gioco per lo più simbolico del “far finta di”. A questo gioco il genitore può partecipare, ma è bene che stia alle regole del bimbo, rendendolo protagonista e assecondando le sue richieste. Certo, non è facile entrare nel pensiero magico del bambino e comprendere le sue richieste, soprattutto quando si tratta di fingere di bere da una tazzina vuota o impersonare un eroe fantastico, ma in questo modo lo aiutiamo a comprendere e a gestire la realtà che lo circonda. Come regolare il tempo della nostra partecipazione al gioco senza che il bimbo si arrabbi quando dobbiamo dedicarci ad altro? Innanzitutto può essere utile anticipargli che giocheremo con lui per un certo tempo, magari dandogli qualche riferimento concreto, “giochiamo finché non è pronta la cena” o “fino a quando la lancetta dell’orologio arriva a...”Inoltre è bene dare anche una prospettiva positiva, rassicurandolo sul fatto che continueremo il gioco il giorno successivo. Così lo stare assieme potrà essere un momento entusiasmante e non frustrante per il piccolo e gratificante anche per i genitori che possono godersi il proprio bimbo e alla stesso tempo trovare spazio anche per altre faccende. In età scolare avrà maggior attrattiva il gioco di regole o di “società”. Stimolare l’utilizzo di questi giochi (come alternativa a tablet e tv) è importantissimo, perché il bimbo acquisisce nuove competenze, tra le quali la capacità di rispettare i turni e la gestione della frustrazione per una mancata vittoria (sì, imparare a perdere è un gran traguardo educativo!). Anche tv e videogiochi possono essere occasione per stare insieme: non è necessario demonizzarli, quanto piuttosto limitarli, porre regole di utilizzo e… condividerli. Soprattutto per i bambini più grandi, guardare un bel cartone o giocare alla Wii con mamma e papà ha tutto un altro gusto (e permette all’adulto di guidare il bambino ad utilizzare con moderazione e senso critico questi device!). Tutto può diventare occasione di gioco e di crescita! Allora…buon gioco a tutti!!
UNa moNtagNa di gioChi tra tradizione e innovazione: l’arte di regalare emozioni
1) Bunchems: Una vera e propria stampante 3D giocattolo per creare tantissime nuove forme con pochi semplici gesti. 2) MagicCube: Grazie al magnetismo, i cubi si attaccano in tutte le direzione, molto facilmente. 3)Chicco: un gioco per stimolare le attività 4)Magico Forno PLayDoh: la pasta lievita davvero. 5) La casa di Malibù con accessori e colori richiudibile. 6) Clemstation 5.0 Clementoni:100 app, giochi, favole e fotocamera. 7) Lego Juniuors Cars: il garage di Smokey. 8) Paw Patrol: quartier generale proprio come quello della serie TV. 9) Cluedo Junior dai 5 anni - sciopri Lil mistero. 10) Lego duplo: il grande luna park. 11) Lavagna led fluorescente di Lisciani: gioco pre-school. 12) Hatchimal Surprise: l’uovo interattivo di Spin Master che si schiude grazie alle cure e le coccole del bambino. 13) Bambola Nenuco. Parrucchiera di Famosa: potrai divertirti a creare look originali. In libreria: La nascita di Gesù, ed Usborne; Sotto l'albero con un ditino ed. La Coccinella; Il Natale è in pericolo La Coccinella; Che raffreddore, orso! ed. Nord-Sud, Il buco ed Gribaudo; La cena di Natale ed. Clichy.
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Fare bene la spesa è il primo passo per una sana e corretta alimentazione per tutta la famiglia.
PARLIAMONE a cura della dottoressa
Erica Finotti Biologa Nutrizionista Segretario dell’Associazione Italiana Nutrizionisti
Il segreto è non vivere la spesa come un dovere o una “corsa all’acquisto di qualcosa da mettere sotto i denti”, altrimenti si rischia di inciampare in errori che si ripercuotono sulla nostra salute. Educhiamoli subito i nostri bimbi a questo tipo di acquisto consapevole. Facciamolo giocando: imparando ad esempio i colori della frutta e della verdura, i profumi, i nomi dei cibi, il costo degli alimenti in proporzione alle quantità contenute nella confezione.
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SpeSa
UNa CoNSapevoLe per maNgiare megLio Vediamo in pratica come si fa a fare una spesa fatta bene. La prima cosa da fare è scrivere sulla lista quegli alimenti che effettivamente riusciremo a consumare fino alla nostra prossima spesa, così eliminiamo il rischio sprechi.
Come dovrebbe essere una lista della spesa “intelligente”? Innanzitutto è bene sapere cosa non deve mai mancare nella nostra dispensa: frutta e verdura! L’ideale è acquistarle il più vicino possibile al produttore. Il famoso km 0, ovviamente, è garanzia di freschezza e qualità. Se ciò fosse impossibile, allora va bene anche il reparto ortofrutticolo dei supermercati. Ricordiamoci, per dosarci sulle quantità da acquistare, che le verdure non devono mai mancare durante i pasti e che la frutta è in assoluto la merenda più sana.
La frutta e la verdura devono essere di stagione per le vitamine che contengono e soprattutto perché rischiamo di mettere nel nostro carrello un prodotto proveniente da paesi che non seguono le norme e la legislazione italiana ed europea sull’uso (anzi è più corretto abuso!) di pesticidi e quindi altamente nocivo. E' il caso della frutta tropicale e della frutta secca. Non devono mai mancare i cereali: pane e pasta. Ma è bene variarli con il riso, il farro, l’orzo, la polenta e il grano saraceno. É sempre meglio acquistare la pasta integrale o di grano duro italiano. Ma sulla confezione deve essere specificato che si tratta di prodotto ITALIANO, la contaminazione delle farine con pesticidi e micotossine dovuto a grani importati (anche se non esclusivamente ad essi) è un pericolo concreto .
Prendetevi del tempo per andare a comperare il pane dal vostro fornaio di fiducia. Oppure, fate una bella scorta di pane fresco una volta alla settimana e conservatelo in freezer. No a crackers e grissini che contengono conservanti e non contengono acqua: l’esatto contrario del pane! La carne (meglio se bianca) dovrebbe comparire in tavola non più di due volte alla settimana (compresi gli affettati). Sarebbe molto più sano partire dal banco del pesce, da consumare minimo tre volte alla settimana. Se lo acquistiamo già pulito dalle interiora e sfilettato, prepararlo è più semplice e veloce. Acquistiamo le uova purchè “DA ALLE-
VAMENTO A TERRA” perché nutrizionalmente pregiate al contrario di quelle provenienti da allevamenti intensivi. Utilizziamo i legumi che, ricordo, sono un secondo e non un contorno! Vanno benissimo fagioli, lenticchie, ceci, piselli, lupini e fagiolini che sono una fantastica fonte proteica priva di colesterolo. Abituiamoci a comperarne tanti in stagione per congelarli ed utilizzarli entro i due mesi successivi. Non è vero “che i legumi gonfiano”, è vero che li abbiniamo male (spesso con la carne) e che ne consumiamo pochi quindi il nostro tratto digerente non è abituato a lavorarli. Comprate l’olio extravergine di oliva purché sia lavorato in Italia e contenga olive italiane! A colazione meglio preferire la marmellata da mettere sul pane, i cereali da mettere nel latte o nello yogurt e il cioccolato fondente. Acquistate anche i prodotti di base per fare delle semplici ma buonissime torte almeno una volta alla settimana. Per variare possono comparire prodotti confezionati (2-3 mattine) ma vanno sempre preferiti: fette biscottate o biscotti secchi senza l’aggiunta di cioccolato industriale e senza panna. Le etichette dei prodotti alimentari of-
frono al consumatore un insieme di informazioni sulla composizione e caratteristiche del prodotto alimentare, sul corretto uso, consumo, durata e soprattutto provenienza: leggetela. In conclusione, le parole chiave per una spesa intelligente sono: stagionalità, freschezza, salubrità dei prodotti da mettere nel carrello; attenzione e consapevolezza di chi acquista.
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OCCHIO AL TABLET e ai dispositivi digitali a cura di
dr.ssa Gloria Birolo ortottista Ottica Toffoli, Rovigo
Cosa succede se sono i bambini ad utilizzarli?
Quando un bambino mostra curiosità verso il tablet o lo smartphone, magari perché vede mamma e papà usarlo, non c'è motivo di agitarsi o di nasconderli per timore di eventuali pericoli. Secondo l'opinione di numerosi esperti, è preferibile che il bimbo scopra il tablet, già in tenera età, sotto l'occhio vigile dell'adulto, piuttosto che in modo autonomo e senza controllo, a 7-8 anni. Come va regolamentato l’utilizzo di questi dispositivi? Un ruolo importante è svolto dai genitori. Bisogna stare molto attenti ai periodi di utilizzo e ad eventuali atteggiamenti posturali assunti dai vostri figli mentre guardano un videoterminale. E' importante, inoltre, ricordare che devono esserci delle pause regolari mentre si utilizzano questi dispositivi.
L'utilizzo prolungato di pc e smartphone, infatti, può arrecare al bambino uno stress visivo. Esso può essere collegato allo sforzo muscolare che gli occhi fanno per vedere a distanze così ravvicinate per un tempo prolungato. Un altro fenomeno che avviene quando si utilizzano questi dispositivi è un alterazione del film lacrimale che può provocare una sensazione di bruciore agli occhi del vostro bambino. Questo problema è generato dal fissare immagini per lungo tempo a distanza ravvicinata, dimenticando, di conseguenza, di ammiccare.
I dispositivi digitali sono entrati a far parte della nostra vita in maniera preponderante e negli ultimi anni si è avuto un incremento esponenziale della vendita dei digital device. L’utilizzo di computer, tablet e smartphone è considerato ormai un'esigenza per le persone. Nel lavoro, come nel tempo libero, device di ogni tipo vengono utilizzati per periodi di tempo sempre più lunghi.
L'utilizzo smodato di questi strumenti nei bambini è comunque un fenomeno abbastanza recente, gli studiosi non sanno dire ancora, con esattezza, quali saranno le vere conseguenze, a lungo termine, sulla vista. La cosa certa è che i dispositivi digitali come pc, tablet, smartphone e televisori a led, emettono luce blu.
La luce blu si suddivide in luce blu-viola, considerata dannosa e luce blu-turchese che invece è importante perchè regola il ciclo circadiano, ovvero il ciclo naturale sonno-veglia. Esistono, da qualche anno, trattamenti selettivi per la luce blu-viola. Questi trattamenti possono essere inseriti direttamente all'interno della lente o esternamente sottoforma di antiriflesso.
La luce blu-viola è presente, però, anche in natura nei raggi solari. Per la salute visiva , quindi, rimane importantissimo anche l'utilizzo di un occhialino da sole con filtri adeguati.
La necessità per i più piccoli di essere protetti è maggiore poichè il sistema visivo è in evoluzione e le emissioni nocive, possono causare danni alle strutture oculari. È importante, quindi, utilizzare tutte protezione disponibili sul mercato per rendere più sicura e confortevole la vita dei vostri bambini.
Noi di Ottica Toffoli vi aspettiamo per una consulenza, per approfondire queste tematiche estremamente importanti ed attuali.
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Frutta e Verdura un divertente gioco di profumi e colori tutto da gustare
vieni all’ortodidattico a scoprire questo fantastico gioco: allo spaccio trovi tutti i prodotti di stagione al ristorante puoi scoprire quanto sono buoni!
ortodidattico il profumo della freschezza
www.ilprofumodellafreschezza.it
ortodidattico e fattoria didattica L’ortodidattico si estende per due ettari, coltivati nella biodiversità. È circondato da alberi e arbusti di 60 varietà diverse, ognuna studiata per essere dimora di specifici insetti utili alla coltivazione. L’ Ortodidattico è impiantato e seminato con tutte le varietà di ortaggi che crescono nel nostro clima. All’interno è aperto uno spaccio con ortaggi già raccolti e pronti. Per chi lo desidera c’è la possibilità, di raccogliere gli ortaggi desiderati direttamente dall’orto. L’Ortodidattico è a disposizione delle scuole, di ogni ordine e grado, per effettuare visite didattiche dedicate agli studenti. La struttura è attrezzata con specifiche aule e laboratori per l’ospitalità degli studenti. I ragazzi saranno accompagnati a visitare le coltivazione con brevi spiegazioni degli ortaggi coltivati e delle loro proprietà nutrizionali. Sarà sottolineata anche l’importanza degli insetti presenti e la loro utilità nel processo produttivo e di salvaguardia dell’ambiente.
Le Feste al Ristorante Il ristorante, con cucina interamente vegana offre la possibilità di degustare tutti i prodotti derivati dalla coltivazione biologica nel proprio orto. E’ seguita dalla chef Giada Bozzolan, ed è aperto il venerdì e il sabato sera, mentre la domenica il servizio è offerto a mezzogiorno
Domenica 24: aperto a pranzo, chiuso per cena. Lunedì 25: Pranzo di Natale. Chiuso alla sera. Martedì 26 aperto a pranzo. Alla sera Insalateria festiva. Mercoledì 27 e giovedì 28: sera: insalateria a buffet Venerdì 29 e Sabato 30 Insalateria a pranzo e agriturismo vegano, con servizio di ristorazione, alla sera. Domenica 31 Cenone di fine anno. Lunedì 1 gennaio chiuso tutto il giorno - Mercoledì 3 e giovedì 4 Insalateria arricchita alla sera. Ven.5 Insalateria a pranzo e Agrit. vegano con ristorazione alla sera. Sab. 6 Agriturismo vegano con ristorazione a pranzo e a cena. Dom.7 Agrit. vegano con ristorazione a pranzo, alla sera insalateria arricchita. LUSIA (RO) VIA PROVVIDENZA 664
PRENOTAZIONI: tel.0425 607549 - 336 794014 ilprofumodellafreschezza@gmail.com 13
dif eNd iam oCi dai
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6°
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DTPa IPV EpB Hib PCV Rotavirus Men B
12-18 19-49 50-64 >64°
1 dose ogni 10 anni e in gravidanza
V Men C Influenza
MPR
HPV
MPRV
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EpA
MPR o MPR +V
MPR+V ogni 10 anni gravidanza 0/4-8 sett.
MenACWY 1 dose
Herpes Z.
legenda
dal Calendario Vaccinale per la Vita 2016 (Siti, SIP, FIM, FIMMG)
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DTPa = antidifterite-tetano-pertosse acellulare IPV = antipolio inattivato EpB = epatite B HiB = Haemophilus influenzae tipo B PCV = pneumococcico coniugato Rotavirus Men B = meningococco B
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Il Pediatra
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periCoLoSi virUS
STAR BENE
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Men C o Men ACWY coniugato
MPRV = tetravalente per morbillo, parotite, rosolia, varicella MPR = trivalente per morbillo, parotite, rosolia V = varicella MenC = meningococco C coniugato HPV = papillomavirus Influenza EpA = epatite A Herpes Zoster
Tre sono le malattie infettive altamente contagiose e altrettanto pericolose per i piccoli. La Pertosse, la gastroenterite da Rotavirus, l’Influenza. La Pertosse
a cura del dottor
Antonio Caserta Pediatra di famiglia
Il campo delle vaccinazioni è materia che richiede continui aggiornamenti per rimanere al passo con le nuove scoperte scientifiche. E’ conoscenza comune che gli anticorpi che ci proteggono dalle malattie infettive sono trasferiti dalla madre al feto in gravidanza e con l’allattamento al seno. Questo è vero fino a un certo punto. Nel caso della pertosse, sia che la madre abbia avuto la malattia naturale, sia che sia stata vaccinata nell’infanzia, il livello anticorpale scema nel tempo fino ad esaurirsi. Il neonato, quindi, ha un periodo finestra, diciamo fino a quando non riceva almeno tre dosi di esavalente, cioè fino a 11/12 mesi di vita, in cui è suscettibile di contagio, proprio nel periodo di vita in cui è più debole a difendersi da attacchi infettivi. Ciò spiega perché noi pediatri siamo molto attenti e puntigliosi a non ritardare le sedute vaccinali per motivi banali tipo un semplice raffreddore, un po’ di tosse o altre motivazioni magari non sanitarie. Referenze : Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017/2019.
Nel 2015 a Bologna la pertosse è stata fatale per una lattante di 1 mese di vita, a causa delle complicazioni neurologiche e respiratorie causate dalla malattia, nonostante il ricovero . Sono state promosse varie misure preventive per ovviare a tale problema, tipo la strategia cocoon o del bozzolo, cioè vaccinare i genitori, i parenti e altre persone a contatto con il neonato, ma con scarso successo. La misura ritenuta, secondo gli ultimi studi pubblicati, più semplice ed efficace è la vaccinazione in gravidanza nel terzo trimestre di gestazione, prevenzione assolutamente sicura e che non nuoce al feto. Questa misura immunizza la madre che trasferisce quindi gli anticorpi al nascituro e lo difende già dalla nascita per diverse settimane dall’infezione. Il Calendario Vaccinale per la Vita stilato nel 2016 dalle più prestigiose società scientifiche italiane e dalla organizzazione dei pediatri di famiglia FIMP, e il nuovo Piano nazionale Vaccini 2017/2019, raccomandano tale vaccinazione , e noi pediatri confidiamo che venga sostenuta da tutte le figure professionali che si occupano delle gestanti: ginecologi, ostetriche e medici di famiglia, per raggiungere il maggior numero di future mamme. La gastroenterite da Rotavirus
Un'altra malattia infettiva poco conosciuta ma molto frequente nei piccoli è la gastroenterite da Rotavirus. Le gastroenteriti capitano spesso nei primi anni di vita, diarrea e mal di pancia sono frequenti e per lo più guariscono spontanemente in pochi giorni. Ma se entra in gioco il Rotavirus ne risulta una situazione più impegnativa, sia perché tale virus è molto contagioso, si diffonde rapidamente nelle comunità infantili specie Nidi, tramite contatto con le mani o i giocattoli, ma soprattutto perché può debilitare in poco tempo l’organismo dei bimbi, specie se lattanti, dato che causa scariche diarroiche numerose associate a vomiti incontrollabili e a febbre alta. Il decorso dell’infezione può portare nel giro di due tre giorni alla disidratazione e alla necessità di ricovero ospedaliero. In Italia è una delle cause più frequenti di ricovero. La vaccinazione è consigliata in due dosi da completare entro il 6° mese di vita e si somministra facilmente per bocca. L’Influenza.
Un accenno all’influenza dato che questo è il periodo idoneo alla vaccinazione Il Calendario Vaccinale per la Vita 2016 raccomanda fortemente la vaccinazione a tutti i bambini affetti da malattie croniche (diabete, cardiopatie e altre patologie). Si sta diffondendo in vari paesi il suggerimento a vaccinare anche i bimbi sani estensivamente da 6 mesi a 6 anni, e il nostro Calendario recepisce tale indicazione. Le motivazioni sono sia di ordine clinico, in quanto sappiamo che l’influenza apre la porta ad altre infezioni più gravi, tipo otiti e broncopolmoniti, il che ci costringe ad usare gli antibiotici. Inoltre deprime le difese immunitarie del piccolo, il che lo rende più esposto ad infezioni successive. Poi ci sono considerazioni di ordine igienico, dato che nella popolazione i bambini si ammalano circa 4 volte di più delle altre fasce d’età, e di conseguenza diventano i responsabili della diffusione del virus, specie in famiglia, con ricadute sia sanitarie oltre che economiche. Anche in questo caso, come per la pertosse, è vivamente consigliata la vaccinazione alle partorienti nel 2/3 trimestre. 15
STAR BENE a cura del dottor
Stefano Trimurti Dermatologo
DERMATITE ATOPICA Chi pensa che sia una malattia soprattutto dei bambini più grandi si sbaglia. La dermatite atopica, colpisce anche i bambini molto piccoli. Secondo le stime più recenti, nel primo anno di vita questa malattia della cute riguarderebbe addirittura tre bimbi su dieci. La dermatite atopica è una malattia infiammatoria non contagiosa della cute e alterna fasi di riacutizzazione con fasi di miglioramento. Nel 90% dei casi si risolve entro la fine dell’adolescenza. Tra i fattori di rischio: l'eredietarietà, il contatto con sostanze irritanti, lo stress e gli episodi infettivi. E’probabile che l’aumento degli agenti inquinanti, degli allergeni e la diminuzione dell’allattamento al seno, fenomeni registrati negli ultimi decenni, abbiano un ruolo importante nella diffusione crescente della malattia. La dermatite è caratterizzata da lesioni molto pruriginose, ad andamento cronico-recidivante, che compaiono di solito per la prima volta nel lattante. 16
Le caratteristiche e le sedi delle lesioni variano con l’età. Nel bambino piccolo si manifesta con chiazze rosse e umide, localizzate al volto (ad esclusione del contorno della bocca), sulle zone estensorie degli arti, a livello del cuoio capelluto e della fronte con una desquamazione giallastra. Nel bambino più grande, si localizza nel cavo del gomito e del ginocchio, intorno alla bocca e sulle palpebre, mentre la cute appare secca ed ispessita per il grattamento. Per la diagnosi è sufficiente l’esame obiettivo della cute, verificando se ci sono allergici in famiglia. A conferma diagnostica si fanno esami come i test cutanei o esami del sangue per individuare la presenza di anticorpi specifici. Non esiste una terapia specifica e risolutiva, si usano creme idratanti, creme al cortisone, immunomodulatori topici e antistaminici. La terapia locale varia in funzione della presentazione clinica della dermatite stessa. Per un genitore può risultare difficile saper riconoscere spontaneamente le varie fasi della malattia e rischia di applicare il prodotto nella sede sbagliata. Infine è molto importante sapere la quantità e la modalità di applicazione delle creme. In alcuni ospedali, in particolare Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, Azienda Ospedaliera di Padova, è attiva la cosiddetta ‘educazione terapeutica’ a cui si ricorre nelle forme cutanee più gravi. Si tratta di un percorso mirato a garantire al paziente ed alla famiglia un'autonomia nella gestione della dermatite. Processo indispensabile per garantire il successo terapeutico delle malattie croniche, complesse, che non prevedono protocolli terapeutici standardizzati.
STAR BENE a cura della dottoressa
Maria Silvia Greggio Pediatra
INFEZIONI RESPIRATORIE RICORRENTI: si corre ai ripari Visita di controllo per la piccola Clara di 2 mesi. Conosco già la famiglia perchè anche il fratellino maggiore Martino di 3 anni è un mio paziente. La loro mamma è molto preoccupata per i continui raffreddori del più grande che non danno tregua da quando ha iniziato l’asilo. La ricevo nel mio studio e cerco di rassicurarla....
Mamma: “Dottoressa sono molto preoccupata! Non vorrei che Clara si prendesse il raffreddore da Martino che continua ad avere il naso che gocciola e qualche colpo di tosse. E pure lui, poverino, mi sembra così debilitato, sopraffatto dai virus… al primo colpo di vento… ZAACK febbre, otite, bronchite!” Dottoressa: “Capisco, è difficile vederli star male e diventa complicato organizzare la quotidianità. Clara, però, è allattata al seno e questo è un grandissimo aiuto per il suo sistema immunitario perché, oltre a passarle alcuni anticorpi, il suo latte fornisce anche altri micronutrienti con azioni anti-infettive e che modulano la risposta nei confronti di virus e batteri. Sarebbe auspicabile proseguirlo almeno fino ai 2 anni come ha fatto con Martino.” Mamma: “Chissà che ripaghi la fatica! Effettivamente Martino, prima di questo autunno, avrà avuto la febbre 1 o 2 volte ed i raffreddori sono passati senza troppi problemi. Senta, ho anche letto che il fumo fa male, ma se fumiamo fuori, dice che sia un problema?!” Dottoressa: “Purtroppo sì! Deve sapere che dai nostri polmoni continuiamo ad eliminare sostanze nocive anche per ore dopo aver finito la sigaretta; inoltre, una parte di queste sostanze rimane attaccata ai vestiti che indossiamo! I vostri bimbi lo inalano e questo indebolisce le difese dell’apparato respiratorio nei confronti dei germi e aumenta le probabilità che sviluppino asma e allergie.” Mamma: “Ho capito. Faremo più attenzione. Martino e Clara sono la nostra gioia! E dovrebbe vedere Martino con Clara: appena entra in casa dall’asilo la va ad accarezzare e la bacia
sulle manine. Pensi che se deve tossire si mette sempre la mano davanti alla bocca per non farla ammalare. Mi sono così raccomandata!” Dottoressa: “… (respiro profondo) Che dolci! Sa cosa potrebbe suggerire a Martino per ridurre i suoi raffreddori (e quelli di Clara)? a lavarsi spesso le mani, basta un detergente comune. Un’altra ottima pratica è quella di usare gel disinfettanti quando siete fuori casa. Questo è valido ancor di più quando rientra dall’asilo prima di giocare con Clara. Quando tossisce o ha uno starnuto può coprirsi la bocca con il gomito, così sulle mani arrivano meno virus e batteri, che poi verrebbero trasferiti su tutti gli oggetti che tocca e naturalmente anche su Clara!” Mamma: “Sa, ho capito tutto quello che mi ha spiegato finora; immagino siano le cose più importanti da fare. Ma dottoressa, non c’è proprio qualche fialetta, delle vitamine, dei vaccini, qualcosa di naturale o dei prodotti omeopatici? Ne ho sentito parlare dalle mie amiche e qualcuna si è trovata bene. Non vorrei dovergli dare ancora l’antibiotico” Dottoressa: “I suggerimenti che le ho dato sono i sistemi più efficaci a prevenire e a curare i raffreddori. C’è però anche una dieta sana, con frutta e verdura di stagione che apportano tutte le vitamine di cui il suo Martino ha bisogno. Per invogliarlo può fargli delle colorate centrifughe con le arance ed il kiwi (ricchi di vitamina C). Se poi vogliamo aggiungere qualcosa per ridurre il numero di infezioni delle vie respiratorie possiamo usare i cosiddetti immunostimolanti. Alcuni di questi sono formati da frammenti di batteri (lisati, frazioni ribosomiali), altri sono
molecole di sintesi (pidotimod): agiscono su varie cellule del sistema immunitario migliorando la risposta nel momento in cui incontrano i patogeni.
Tenga presente che la maggior parte delle infezioni respiratorie, a quell’età, sono di origine virale e non necessitano di terapia antibiotica.” Mamma: “E qualcosa di “naturale”? Dottoressa “Potrei suggerirle qualche fitoterapico, cioè un prodotto con estratti vegetali. In età pediatrica la pianta più studiata è l’echinacea. Agisce in modo simile ai prodotti precedenti purché il preparato ne contenga una quantità adeguata facendo riferimento a quanto riportato nella Farmacopea. Può parlarne col papà e poi valutiamo insieme quello che più si adatta a Martino.” Mamma: “Grazie dottoressa, ora ho le idee più chiare e mi sento più preparata e tranquilla nell’affrontare l'inverno di “asiliti”.
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TECNICHE DI STAR BENE
DIAGNOSI PRENATALE
in gravidanza
a cura della dottoressa
Alessia Pozzato ginecologa
Le tecniche di diagnosi prenatale comprendono indagini strumentali e di laboratorio, ed hanno avuto un grande sviluppo negli ultimi 50 anni. Esse possono essere non invasive ed invasive.
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Le tecniche non invasive, come dice il termine stesso, sono innocue per la madre e per il feto, e ci consentono di ottenere importanti informazioni sullo stato di salute del nascituro. L’indagine più comunemente utilizzata, ed ora divenuta di uso comune, è l’ecografia ostetrica. L’elevato grado di risoluzione ottenuta con le apparecchiature di ultima generazione e la ripetibilità dell’esame, giustificano l’elevata diffusione dell’ecografia prenatale. In gravidanza, di norma, si eseguono 3 ecografie fondamentali: una nel primo trimestre, una nel secondo trimestre, ed una nel terzo trimestre di gravidanza. Ecografia del I trimestre. Attualmente viene posta una grande attenzione all’ecografia del I trimestre. Essa si esegue tra l’11 e la 13 settimana+6 giorni di gestazione e permette di datare la gravidanza, cioè di confermare o meno la corrispondenza tra l’ultima mestruazione dichiarata dalla paziente, se nota, e l’effettiva crescita del feto. A questa ecografia è possibile abbinare la misurazione della translucenza nucale e l’esecuzione di un prelievo alla madre, per misurare, nel sangue materno, i valori di due proteine: PAPP-A e frazione libera di HCG. Dalla combinazione tra i valori di queste proteine nel sangue, il valore di translucenza nucale e l’età materna, si calcola un rischio. Se il rischio è nei limiti di norma, non è necessario eseguire test invasivi, in caso contrario si consiglia di eseguire la villocentesi. L’esame che vi ho appena descritto si chiama bi-test o test combinato, essendo costituito da una parte ecografica ed una parte laboratoristica e, novità di quest’anno, rientra nei LEA (Livelli essenziali di assistenza). L’ecografia del primo trimestre rappresenta una fonte di importanti informazioni sul feto. Un ecografista esperto, difatti, si soffermerà a studiare la testa del bimbo, l’addome, valuterà gli arti e, addirittura, si soffermerà ad osservare alcune strutture cardiache.
Ecografia del II trimestre comunemente detta ecografia morfologica, si esegue tra 19 e 21 settimane. Essa permette di studiare la morfologia del feto e di evidenziare eventuali anomalie che necessitano di un appofondimento diagnostico. L’ecografia del III trimestre, comunemente detta ecografia dell’accrescimento, si esegue tra 28 e 32 settimane. Secondo i nuovi LEA essa va eseguita solo in presenza di patologia fetale e questo rappresenta una novità nel panorama diagnostico prenatale. Oltre al bi-test, molte di voi sapranno che è ora disponibile un altro test eseguibile nel primo trimestre di gravidanza. Viene comunemente chiamato DNA fetale, NIPT è il suo termine tecnico, ovvero Non Invasive Prenatal Testing. ll DNA fetale può essere isolato precocemente a partire dalla X settimana di gestazione, quando raggiunge quantità sufficienti per il potenziale impiego clinico. La sua percentuale (FF) può variare tra <4%, una quantità non utile per la diagnosi, e circa il 40%. A seconda della FF totale presente nel campione, l’accuratezza dell’analisi può variare. Le tecniche in uso analizzano il cfDNA (cell free DNA), che è il DNA circolante nel sangue materno, e che è dato da una commistione di DNA materno e placentare. Pertanto il NIPT non è un test diagnostico ma di screening ed un risultato positivo per anomalia cromosomica va confermato, come per il bi-test, attraverso la villocentesi/amniocentesi. Tuttavia, esso è il test più accurato finora disponibile, con valori che si attestano superiori al 99.9% per trisomia 21. La maggior parte dei NIPT in commercio determinano il rischio per trisomia 21, 18 e 13. Il test può anche essere usato per determinare il sesso del bambino e il suo fattore Rh. Al momento, questo test, non rientra nei LEA, pertanto va eseguito a pagamento.
Le tecniche invasive sono la villocentesi e l’amniocentesi. Attraverso queste metodiche è possibile estrarre il DNA fetale rispettivamente dalla placenta e dal liquido amniotico che avvolge il bimbo. La villocentesi si esegue più precocemente, alla 10-12 settimana di gestazione, l’amniocentesi a 16-18 settimane. Entrambe queste tecniche sono diagnostiche, pertanto danno un risultato certo, anche se si associano ad un lieve rischio di aborto. L’accesso alla diagnosi prenatale invasiva ha due principali gruppi di indicazione, che riguardano situazioni nelle quali il rischio di patologia fetale è aumentato rispetto alla popolazione generale, e cioè: -una condizione genetica presente in uno o entrambi genitori o in un precedente figlio della coppia -difetti fetali rilevati mediante l’ecografia o risultati di bitest/NIPT alterati. Pertanto, il fattore età superiore ai 35 anni non rappresenta più un’indicazione alla diagnosi invasiva, e questa è un’altra novità dei nuovi LEA. Negli ultimi anni, inoltre, il materiale ottenuto mediante villo/amniocentesi può dare indicazioni ancor più dettagliate su eventuali patologie del nascituro, mediante una nuova tecnica chiamata array-CGH. Attraverso questa tecnica è possibile studiare variazioni di contenuto di piccole porzioni cromosomiche, identificando patologie che sono la causa di sindromi malformative, ritardo mentale ed epilessia. In ogni caso è sempre opportuno eseguire una consulenza genetica per inquadrare gli accertamenti clinico-strumentali.
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SEPARAZIONE in corso... PARLIAMONE a cura della dottoressa
come gestirla limitando i danni
Roberta Marangoni Psicologa e Consulente del Tribunale
Quando una coppia si separa, generalmente ha già alle spalle un periodo più o meno di lungo di tensioni, di incomprensioni, di litigi, che possono continuare ben oltre la separazione stessa. Ciò può determinare problemi psicologici nei figli, tanto che una famiglia integra ma conflittuale è più dannosa rispetto ad una situazione in cui la coppia genitoriale sia separata ma stabile e serena.
Non esistono separazioni “perfette”, ma per amore dei figli, sono necessarie separazioni ben gestite.
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La separazione e la conflittualità attivano molteplici vissuti e fantasie nei bambini, che tendono a colpevolizzarsi, continuano a fantasticare la riunificazione dei genitori, restano idealmente legati alla precedente struttura familiare, ricordata come perfetta. Tali vissuti e fantasie sono ulteriormente aggravati se vi sono tentativi di manipolazione da parte dei genitori o dei parenti per farli schierare. Capita che nelle separazioni conflittuali i bambini siano strumentalizzati con un grave rischio di danno evolutivo. Se, infatti, i bambini vengono coinvolti nel conflitto, possono reagire in modi diversi, in base a variabili individuali (età, sesso, personalità) e a variabili situazionali e relazionali (storia familiare, rete relazionale familiare, contesto sociale e culturale ). Così, vi sono bambini che implodono, manifestando chiusura e isolamento, regressioni nel comportamento, crollo scolastico, tic e rituali, lamento e attaccamento vischioso, rigido controllo o, al contrario, mancanza di controllo sfinterico (0-5 anni), difficoltà nel sonno e nell’alimentazione. Alcuni bambini, invece, esplodono, manifestando gioco violento (distruzione di cose, crisi in caso di sconfitta, impeto e fisicità eccessive), aggressioni verso altri bambini, disobbedienza e intolleranza delle regole, crollo scolastico, tic e rituali molto intensi, difficoltà nel sonno e nell’alimentazione. Altri bambini agiscono, ovvero spiano, si vendicano, prendono le distanze dall’altro genitore. Si tratta di situazioni molto rischiose, in quanto implica uno scontro con un genitore e il mancato riconoscimento da parte dell’altro del danno perpetrato ai figli.
Altri ancora adottano un comportamento di evitamento: non rispondono, cioè, a domande sulle difficoltà presenti e passate o le negano, non ricordano mai niente di ciò che hanno fatto dall’altro genitore, in caso di eventi in cui vi è la compresenza dei genitori esprimono indifferenza per la cosa, si adeguano alle regole per evitare ulteriori discussioni (“figlio perfetto”). E alcuni si trincerano nell’indifferenza, cercano di “farsi scivolare” le cose, ma questa indifferenza è “agita” e costa risorse. Non è certo facile per un genitore gestire la separazione: si vivono emozioni simili a quelle che si provano nel lutto, per la perdita irreparabile e il dissolvimento di un progetto comune. Tale lutto è ancor più complesso da elaborare se la separazione è “subita”, perché a decidere è stato un solo coniuge. La presenza dei figli complica certamente la situazione.
Ecco allora qualche consiglio per riuscire a gestire la separazione contenendo i danni ai bambini. La prima cosa da fare è non lasciare mai i bambini nel dubbio del silenzio, ma dire loro ciò che sta accadendo, con spiegazioni chiare, semplici, adeguate all’età del bambino. Non è necessario raccontare i dettagli, né far consultare gli atti di separazione. Bisogna invece rassicurarli sulle conseguenze pratiche che la separazione porta nella loro vita quotidiana (dove trascorrono le loro giornate, quanto tempo passano con ciascuno dei genitori, dove si collocano i loro oggetti personali...) E' bene rassicurare i bambini del fatto che quello che sta accadendo non è colpa loro, e che mamma e papà continueranno tutti e due ad amarli per sempre. E lasciare sempre liberi i propri figli di amare entrambi i genitori. Non bisogna, cioè, metterli nella situazione di “scegliere” da che parte stare, di dovere decidere con chi e contro chi schierarsi. Per questo non è mai un bene criticare l’altro, in presenza dei figli, giudicarlo in maniera pesante o offensiva, né fare commenti o allusioni a sue eventuali relazioni extraconiugali. Se non si ha niente di buono da dire sull’ex partner è meglio non dire niente! I figli hanno bisogno di mantenere integra l’immagine di mamma e papà. E' utile dedicare attenzione alle emozioni e ai comportamenti espressi dai bambini, le loro reazioni vanno accolte, comprese e consolate. E lasciare a loro il tempo di elaborare: la comprensione emotiva richiede più tempo di quella intellettiva ed è più importante. Necessario è anche dare dei limiti ai propri figli, delle regole, anche se verrebbe spontaneo concedere loro qualsiasi cosa perché ci si sente responsabili di ciò che stanno provando. Non dare regole significa lasciare i bambini privi di guida, il che aumenta il rischio di comportamenti problematici; inoltre le regole rendono l’ambiente prevedibile, prevenendo sensazioni di disorientamento e di ansia. Anche se si provano emozioni molto intense, come la rabbia, è bene che il genitore non si lasci guidare dal proprio stato d’animo e non manifesti in maniera intensa ed esasperata il proprio dolore, in quanto spaventerebbe i bambini. Tra genitori è opportuno mantenere una relazione cooperativa, perché, se pur separati, dovranno continuare a svolgere insieme il compito di crescere i figli. Ecco perchè serve anche non scivolare in giochi di provocazioni e accuse reciproche, ma limitare i contatti con l’ex partner a poche questioni, sempre e solo riguardanti i figli. Sfogarsi con l’ex non può portare ad altro che ad incrementare il conflitto. Se ci sono nuovi partner, è opportuno introdurli nella vita dei propri figli molto lentamente, poiché i bambini hanno bisogno di tempo per accettare; Se fare tutto questo da soli è troppo complesso o faticoso, si può chiedere aiuto ad un professionista, sarà di sicuro sostegno nel percorso di elaborazione e di accettazione del proprio dolore e di riconoscimento di ciò che di positivo un rapporto si porta con sé in termini di ricordi, di esperienze condivise, di emozioni.
Asilo Nido Aziendale dell’ULSS 5 Polesana
NIDO APERTO A TUTTI • bambini/e bambini dai 3 mesi con possibilita’ di individualizzare modi e tempi di inserimento
• aperto tutto l’anno, dal lun. al ven. ore 6.30-18.30 con fasce orarie di frequenza diversificate e personalizzate
• progetti educativi attuali, individualizzati per gruppo sezione,
laboratori innovativi per bambini e genitori
• incontri periodici con esperti nella cura e crescita di bambini/e 0-6
Iscrizioni aperte tutto l’anno Rovigo, Viale Tre Martiri 140 c/o Ospedale Civile tel.0425 394527 Il Nido è accreditato presso l’INPS per l’accesso al bonus nido
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ATTENTI A QUEI PIEDI a cura della dottoressa Anna Marucco Responsabile di Equipe Bambini
Il piede si forma durante la vita intrauterina seguendo una precisa sequenza che lo porta ad avere l’architettura che presenta al momento della nascita. Dopo la nascita il piede continua a formarsi crescendo non solo di misura ma anche cambiando la propria architettura sotto l’influenza della forza di gravità e della contrazione muscolare. Il piede quindi si presenta nei primi mesi di vita piatto con un calcagno valgo (deviato verso l’interno) per divenire progressivamente un piede con un calcagno allineato e con un arco plantare. Se questo processo non avviene correttamente il calcagno può rimanere valgo e non si viene a costituire la volta plantare. Si parla di piede piatto idiopatico, ovvero di cui non si conosce la causa, che rappresenta circa l’80% di tutti i piedi piatti
dell’infanzia. Spesso si associa ad una lassità legamentosa generalizzata che può comportare agli arti inferiori un valgismo delle ginocchia. Se è presente anche un sovrappeso ponderale il valgismo del ginocchio e il piattismo del piede possono peggiorare. Solo un 20% dei piedi piatti riconoscono una causa eziologica e vengono definiti piedi piatti sintomatici. Le cause che lo sostengono possono essere sia di natura ossea che muscololegamentosa che neuromuscolare. In questo caso bisogna intervenire sia con ortesi come plantari e calzature che con la chirurgia. Il trattamento del piede piatto idiopatico è controverso poiché in letteratura vi sono studi che dimostrano come il piede migliori nella maggior parte dei casi spontaneamente e come il trattamento ortesico non influenzi la sua storia naturale. La prescrizione di un plantare può essere indicata, generalmente dai 3 ai 9-10 anni, in quei bambini che presentano un piede piatto di 3° (scomparsa di tutto l’arco plantare), una lassità legamentosa, un sovrappeso ponderale, un valgismo del retropiede e del ginocchio e una scarsa capacità di correzione della volta plantare quando si induce una contrazione muscolare come in punta di piedi. I plantari possono essere di vari materiali e di varie forme, con l’obiettivo di riallineare il calcagno e ricreare la volta plantare. Generalmente si consiglia di inserirli in calzature alte con rinforzi sul retropiede (forti), flessibili e ben allacciate. Lo
sport viene sempre consigliato per facilitare lo sviluppo dei muscoli della volta plantare, favorendo sport contro gravità (pallavolo, basket, danza ecc.) rispetto ad esempio al nuoto. Anche alcuni semplici esercizi di fisioterapia possono risultare utili come il camminare sulle punte e sul bordo esterno dei piedi, il raccogliere oggetti con le dita dei piedi e tante altre situazioni che facilitano la cavizzazione della volta plantare. Se il bambino è in sovrappeso si consiglia di porre attenzione a questo elemento poiché può accentuare lo schiacciamento della volta plantare. Utili sono anche semplici indicazioni di igiene motoria come evitare di camminare scalzi sul pavimento di casa, mentre va facilitato il cammino a piedi scalzi fuori casa come sulla sabbia, sull’erba poiché il piede ha bisogno di informazioni percettive per attivare la propria muscolatura (basta pensare alla “fatica” che tutti noi facciamo quando camminiamo ad esempio sulla sabbia, attivando la muscolatura della volta plantare). Il piede infatti non è solo un organo di moto ma anche un organo di senso: coglie informazioni sulla natura del terreno su cui camminiamo, e a seconda del tipo di informazioni raccolte, attiva circuiti neuronali che facilitano le reazioni di sostegno, equilibrio e di paracadute o di difesa (se si perde l’equilibrio) di tutto il corpo. Un piede con un appoggio corretto manda al sistema nervoso informazioni corrette al mantenimento di una buona postura e all’equilibrio di tutto il corpo.
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PARCO
FAUNISTICO VALCORBA
Il Parco Valcorba, a Stroppare di Pozzonovo (PD), si estende su una superficie di 200.000 mq tra viali alberati, prati e laghetti e offre dimora a più di 60 specie di animali. Quale moderno giardino zoologico il Parco ha un ruolo fondamentale nell’avvicinamento delle
persone alla causa della conservazione della biodiversità. Il Parco è membro UIZA (Unione Italiana Zoo e Acquari) e partecipa al gruppo di lavoro EDUZOO che lavora per mettere in atto strategie educative comuni a tutti gli zoo aderenti.
Ridere di un lemure che gioca, sentirsi addosso lo sguardo di un leone, ascoltare il respiro profondo di un leopardo, guardare negli occhi una zebra… emozionarsi davanti una natura selvaggia e sentirsi parte di essa.
Non serve andare lontano per provare queste emozioni, basta entrare al Parco faunistico Valcorba per IMMERGERSI NELLA NATURA ed entrare a stretto contatto con animali originari da tutte le parti del mondo.
UN’ iMMERSIoNE NELLA NATURA!
E se è vero che il miglior apprendimento passa attraverso l’emozione e l’esperienza allora il Parco è un luogo privilegiato dove fare didattica ed educazione e stimolare l’interesse verso le più ampie tematiche ambientali.
DIVERTIMENTO E SPERIMENTAZIONE tanti buoni motivi per trascorrere una giornata al parco
Lo sappiamo bene noi del parco Valcorba che da anni siamo centro di educazione ambientale.
che la natura ha inventato . Travestirsi da zebra o da leone farà loro capire i delicati equilibri che regolano la vita in natura e come sia necessario Le scuole in visita possono vivere esperienze uniche parte- salvaguardarli e salvaguardare cipando alle numerose attività ogni forma di vita. didattiche che proponiamo. Il nostro obiettivo è educare Le attività sono divise per cicli alla conoscenza e alla conserscolastici e studiate a seconda vazione della biodiversità codelle esigenze e delle capacità stantemente minacciata dalle di ogni fascia d’età (dai 4 ai 13 attività umane. anni …e oltre!) ma sono tutte Le attività si svolgono lungo il accomunate da momenti espe- percorso attrezzato con una dirienziali. vertente pannellistica o in ap-
Toccare con mano penne e piume, pesare un uovo di struzzo, misurare un corno di antilope, fare ipotesi, porsi domande sono solo alcune delle possibilità che bambini e ragazzi hanno per capire l’immensa varietà di forme e colori
• visite libere o guidate • laboratori didattici • parco giochi • aree pic nic coperte • animali selvatici • natura Parco Faunistico Valcorba loc. Stroppare di Pozzonovo (Pd) per info e prenotazioni: tel. 0429 773055 www.parcovalcorba.com info@parcovalcorba.it
posite aule didattiche comode e colorate, dotate anch’esse di appositi pannelli e dove all’interno si possono trovare materiali di origine animali (palchi, corna, uova…) per stimolare la curiosità e la sperimentazione. (a cura dello staff didattico Parco Valcorba)
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PARLIAMONE il libro
ANNA CHE SORRIDE ALLA PIOGGIA. di Guido Marangoni Sperling&Kupfer Ed.19.9.2017
Intervista di Micol Andreasi giornalista
Guido Marangoni Una storia di calzini spaiati, cromosomi rubati e buone notizie Guido Marangoni è un ingegnere informatico padovano che per passione fa anche il comico. Marito di Daniela, è papà di tre splendide ragazze Marta, Francesca e Anna. Il suo primo libro è già un successo editoriale. Si intitola “Anna che sorride alla pioggia. Storie di calzini spaiati e cromosomi rubati” Edito dalla Sperling&Kupfer, racconta della famiglia Marangoni e soprattutto dell’arrivo di Anna, l’ultimogenita. Anna ha la sindrome di Down.
La disabilità non è mai una buona notizia, ma può essere un’occasione per ripartire incontrando la propria fragilità e riscoprendo di essere felici. .................... Un'ora dopo aver letto l'esito del test di gravidanza, avevo già montato un canestro in giardino. 'È un maschio, me lo sento!'. Perché dopo due meravigliose figlie femmine era giusto, se non pareggiare i conti, almeno bilanciare un po' le parti. A Daniela, invece, l'ultima cosa che interessava era il sesso della creatura che portava in grembo. Bastava che fosse sana… Quando la dottoressa ci convocò e senza tanti preamboli ci disse: 'Si tratta della trisomia 21', io capii un'altra cosa: che Daniela era già pronta. 'È maschio o femmina?', chiese, lasciandomi a bocca aperta ancora una volta. Perché adesso sì, l'unica cosa che contava davvero era sapere chi sarebbe arrivato nella nostra famiglia.. Che cosa intendi quando scrivi che tua moglie Daniela era pronta?
Quando il medico pronunciò la parola Trisomia 21, la mia mente non riuscì a spostarsi oltre quella parola. Mia moglie, invece, si dimostrò capace di andare oltre, per incontrare la persona che stava entrando nelle nostre vite. Ecco la buona notizia: è nostra figlia Anna, non la sindrome di down. Mia moglie Daniela, come in molte altre occasioni, mi ha riportato alla potenza ed alla bellezza dell’incontro con un figlio. Come è nato il libro?
Nel 2015, in occasione della giornata mondiale della Comunicazione sociale, papa Francesco aveva detto che dobbiamo imparare a raccontare storie buone. Che le famiglie di bimbi con disabilità hanno molto di bello da dire al mondo e che soprattutto possono diventare uno stimolo ad aprirsi, a condividere, a comunicare in modo inclusivo. Quell’invito è stato per me decisivo. Così è nata la pagina Facebook “Buone notizie secondo Anna”. L’idea era quella di parlare di disabilità rovesciando la prospettiva. Usando il punto di vista di Anna. Così la quotidianità anche banale di una famiglia padovana è diventata occasione per sorridere e far sorridere. Non significa banalizzare il problema della disabilità o ridicolizzarlo, ma scegliere la formula più leggera, sensibile e 26
profonda, dell’ironia, per abitare quel luogo di imbarazzo che è da sempre la disabilità, sia essa esplicita, come la sindrome di Down, o implicita, come lo sono i limiti che ogni uomo ha. La pagina facebook ha avuto da subito così tanto seguito (oggi conta oltre 36 mila e 700 contatti) che l’idea del libro mi è stata suggerita da alcune case editrici. Ho accolto la sfida, perché in fondo di scrivere un libro avevo il desiderio da quando avevo 10 anni. Per chi legge il libro, però, l’impressione è che tu abbia parlato di molto altro oltre che disabilità?
Per scrivere il libro ho rivissuto insieme a mia moglie Daniela ogni istante della nostra nuova vita insieme come coppia, come famiglia e soprattutto con Anna. E di pagina in pagina, mi rendevo conto che la disabilità di nostra figlia diventava un pretesto per parlare d’altro: del nostro essere famiglia, dell’importanza dell’ironia, del sospendere ogni forma di giudizio, della gratitudine nei confronti della vita. Per ridere delle nostre normo-certezze, uscire allo scoperto, imparare a mettersi nei panni dell’altro per incontrarlo davvero. Scrivi che la vita non è sempre tramonti mozzafiato, ma è fatta talvolta di percorsi obbligati e luoghi poco piacevoli…come li vivi quei momenti?
Rimanendo esattamente dove sono, in quella zona di difficoltà e di fragilità, che da sempre il mondo ci ha insegnato ad evitare e a nascondere. Ho imparato a farlo con leggerezza, senza prendermi troppo sul serio, usando l’ironia. Ho superato così il cruccio della balbuzie che mi ha reso la vita al liceo e all’università davvero difficile. Ho scoperto che, diversamente da come crediamo, gli altri trovano più facile entrare in relazione con noi e accoglierci quando ci mostriamo per quello che siamo, senza finzioni. Non hai mai paura?
fatti “ Siamo diversi perchè siamo poesia
Nella mia esperienza di vita ho incontrato così tante persone straordinarie che non ho motivo di dubitare che sarà così anche per mia figlia Anna. E’ certo che non posso controllare il futuro e se mi incaponissi a farlo, probabilmente vivrei nella più buia delle paure. La paura nasce proprio quando vogliamo nascondere la nostra fragilità per non prestare il fianco. Ebbene, tutte le volte che ho accolto la mia fragilità, la mia paura, il mio limite senza giudizi, la paura è sparita. E mi sono ritrovato più coraggioso e più forte di prima. la famiglia Marangoni
“
(Anna che sorride alla pioggia)
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Sposata con Giampaolo, mamma di Adele e Corrado, rispettivamente di 8 e 7 anni, commercialista e docente di Economia aziendale. Silvia Menon è cresciuta con la passione della politica che cerca di far condividere alla sua famiglia… portandosi i bambini appresso laddove è possibile, coinvolgendoli in ogni scelta. Il suo Corrado aveva solo 6 mesi quando la mamma per la prima volta è entrata a far parte del Consiglio comunale di Rovigo tra i banchi della minoranza. E insieme alla sorellina Adele non ha perso un appuntamento del fitto calendario dell’ultima campagna elettorale per le amministrative della città, quando la mamma era candidata sindaco con la sua lista civica. Energica e sorridente, Silvia ha gli occhi che tracimano di gratitudine quando le chiedo come fa a conciliare tutto. Mi risponde commossa che non ci riuscirebbe se non fosse per la presenza disponibile e attenta di suo marito Giampaolo e di sua mamma…
LIFE STYLE Il personaggio
A cura di
Micol Andreasi
Silvia Men on
SILVIA: Una mamma con la passione della politica Che cos’è la politica per te? E’ una forma di appassionato servizio nei confronti della mia comunità. Faccio del mio meglio per contribuire a rendere migliore la mia città. E lo faccio condividendo le scelte, i progetti, le posizioni da tenere con una squadra di persone stupende: tra loro molti giovani genitori, che come me hanno scelto di crescere i loro figli a Rovigo ed in Polesine. Si tratta, però, di un impegno a tempo. Non sarà mai la mia professione. 28
Cosa manca a Rovigo per diventare migliore? Senza dubbio quello che ancora manca è un progetto a lungo raggio capace di orientare lo sviluppo futuro. A Rovigo si gestisce l’emergenza, si interviene sul quotidiano, ma non si comprende bene qual è la direzione della città. E così ci troviamo i marciapiedi che ci troviamo, le piste ciclabili mai completate, i parchi urbani privi di servizi, il centro spopolato… e la giustificazione all’immobilismo è sempre la stessa coperta troppo corta … Come dovrebbe essere la città? Il punto di forza di Rovigo è anche la sua debolezza: la dimensione piccola. E allora perché non valorizzare tutto ciò che questa misura può permettere con facilità? La vivibilità dei suoi spazi urbani, una viabilità intelligente capace di accordare efficienza, raggiungibilità, rispetto per l’ambiente e sicurezza … Un centro attrattivo ha necessariamente un cinema che funziona, magari proprio nell’area di piazzale Di Vittorio che da tempo grida il bisogno di essere riqualificata e che tra l’altro è già attrezzata di un ampio parcheggio. Un centro che si ripopola non è fatto di soli uffici, ma di scuole, sedi dell’Università, servizi per gli studenti, occasioni culturali. Un centro
che attrae è facilmente raggiungibile a piedi ed anche in bicicletta. Bisogna allora intercettare quei finanziamenti utili a completare le piste ciclabili di collegamento alle frazioni., alle sponde dei fiumi, alla piscina comunale… I marciapiedi in una città dove tutto può essere raggiunto a piedi non possono essere un tracciato di guerra, e i parchi pubblici per le famiglie e per i bambini dovrebbero essere attrezzati di ogni servizio e curati. Ci teniamo così tanto a questo punto che nel nostro programma c’era la realizzazione di un’area verde molto ampia in località Tassina. L’abbiamo chiamata “Central Park Tassina”. Non solo verde, ma anche anfiteatro per gli spettacoli all’aperto, area pic-nic, giochi per bambini. Un polmone per la città, un luogo di aggregazione per famiglie. Qual è il valore aggiunto che la presenza di una donna porta alla politica? Credo sia la capacità innata di progettare sempre al plurale, di farsi cioè promotrice delle istanze e dei bisogni di più persone. E soprattutto la naturale predisposizione a pianificareguardando sempre avanti, al futuro, che poi è il luogo abitato dai nostri figli.
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TRACCE DI ARCHEOLOGIA
lungo il fiume dell’ambra
CENTOSTORIE pagine di storia
a cura di
Raffaele Peretto
Memorie di antiche vie d’acqua Cari giovani lettori vi siete mai chiesti perché la maggior parte delle strade, quelle secondarie e più strette che attraversano la nostra campagna per collegare i centri abitati, sono prevalentemente tortuose, con curve anche brusche e pericolose? Vi sembrerà strano ma il motivo è semplice e nello stesso tempo ovvio in quanto queste strade sono le più antiche e, a differenza di quelle recenti, progettate dall’uomo, larghe e prevalentemente rettilinee, seguono argini naturali di fiumi attivi in un passato anche molto lontano ed oggi scomparsi. Un fiume infatti, quando scorre in pianura, tende a depositare sedimenti sab-
Raffaele Peretto è nato a Fenil del Turco, già direttore del Museo dei Grandi Fiumi, è presidente del Centro Polesano Studi Storici Archeologici Etnografici. Rivolge particolare interesse alla storia del Polesine con particolare riferimento allo studio dell’antico ambiente. Ha curato scavi archeologici in varie località e ha scoperto, attraverso la fotografia aerea, significativi interventi operati in epoca romana, quali centuriazioni e percorsi stradali. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni di carattere scientifico e didattico. 1 1 - L’ Adigetto nei pressi di Sant’Apollinare: è visibile il rilevato argine dell’antico corso del fiume. 2 - Come si formano i dossi fluviali
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biosi nel suo alveo e col tempo, a seguito di alluvioni sviluppa lateralmente argini che tendono ad alzarsi rispetto al piano campagna circostante. Lentamente e progressivamente però il fiume riduce la portata d’acqua per interramento e conseguentemente un’abbondante piena può determinare una variazione di corso. In passato questo succedeva periodicamente, oggi non si verifica in quanto attenti interventi dei Consorzi di Bonifica controllano il flusso delle acque alzando argini artificiali e intervenendo su tutta la rete idrografica del nostro territorio. Pertanto tutta la pianura orientale del Po è segnata da fasce di terre leggermente rilevate quali testimonianze delle complesse vicende di antichi fiumi, detti paleoalvei, che per il Polesine sono in relazione alle variazioni dei corsi del Po, dell’Adige del Tartaro-Canal Bianco. Su questi antichi dossi fluviali, rilevati in un territorio interessato da aree paludose, sorsero intorno a mille anni orsono gli attuali centri abitati, città, paesi, frazioni, borgate, ed anche le vie di collegamento.
Il Po di Adria è evidenziato con il colore verde. In blu è segnata l’antica linea di costa
Il Po di Adria In Polesine sono ancora ben evidenti percorsi scomparsi del Po, sono quelli più antichi e più settentrionali, attivi durante l’età del Bronzo e precisamente da oltre tremila anni fa. Dagli studiosi è stato denominato Po di Adria quel fiume che passava dove oggi sorgono Castelmassa, Ceneselli, Trecenta, Castelguglielmo, Fratta Polesine, Arquà Polesine, Grignano, Ceregnano. Attraversava Adria e sfociava in mare tra gli attuali centri di Loreo e Porto Viro, dove allora c’era il litorale marino. L’antico corso d’acqua, poco a sud di Rovigo, si biforcava e, passando per il capoluogo polesano, attraverso Sarzano, Mardimago, San Martino di Venezze, si dirigeva verso Chioggia. Nello stesso periodo il corso principale dell’Adige correva più a nord per Montagnana, Este, Monselice. Alla piena attività del Po di Adria sono legati gli importanti insediamenti archeologici di Melara, Frattesina, Villamarzana, Campestrin di Grignano, Saline di San Martino di Venezze, tutti sorti tra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (XIII-IX sec. a.C.). Lungo il suo fiume, la stessa città di Adria raggiungerà in epoca protostorica (VI-V sec. a.C.) il massimo sviluppo di centro commerciale, assieme al suo principale scalo portuale di San Basilio di Ariano Polesine. Le ricerche e gli scavi archeologici avviati cinquant’anni fa e tutt’oggi in corso, hanno evidenziato il ruolo assunto dal Po di Adria per gli antichi villaggi che erano sorti lungo il suo corso, in particolare l’abitato di Frattesina e quello recentemente scoperto a Campestrin. Quanto portato alla luce è ben documentato nel Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine e nel Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.
3 Il percorso dell’antico
Po di Adria, attraversato dalla S.S. Transpolesana presso Fratta Polesine, è messo in evidenza dalle due strade, impostate sugli argini.
4 Anche l’Adigetto mostra
il marcato dosso fluviale dell’antico ramo dell’Adige. All’interno si può notare il ridotto corso d’acqua oggi mantenuto attivo da sistemi di controllo idraulico.
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Ripercorrendo storie e miti Carissimi lettori, non resta che andare a visitare questi due bei musei ed in seguito anche quello di Adria per meglio comprendere il ruolo assunto dall’antico Polesine quando il corso finale del grande fiume era attivamente interessato da fiorenti traffici commerciali lungo la nota “via dell’ambra” che collegava l’Europa del Nord con la Grecia e le isole dell’Egeo. Tra i prodotti di scambio circolava infatti anche la resina fossile, l’ambra appunto, da cui si ricavavano preziosi monili e particolari perle. E furono sicuramenti i suggestivi scenari dell’antico delta, con i suoi spettacolari tramonti, ad ispirare ai poeti greci mitici racconti. Tra questi il più noto narra di Fetonte, figlio del Sole, e del suo tentativo di guidare per un giorno il carro del padre ad illuminare la terra. Il giovane però fallì nell’impresa e Giove lo fece precipitare nell’Eridano, il Po per i Greci. In questi luoghi giunsero disperate a piangere le sorelle Eliadi che gli dèi, per compassione, trasformarono in pioppi e le loro lacrime divennero gocce d’ambra. Vi suggerisco anche di farvi accompagnare in auto dai genitori , dai nonni o da altro conoscente, cercate di raccontare loro quello che avete appreso e che desiderate vedere dal vivo reperti e testimonianze di un nostro passato così importante, ben descritto nei pannelli, nelle didascalie, nei video distribuiti tra le vetrine dei citati musei.
5) Il Castello di Arquà Polesine visto dall'alto e a lato interno del castello con un particolare dell ’affre sco raffigurante Fetonte che precipita nell’Eridano 6) Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine. Ricostruzione di un settore di una delle due necropoli del villaggio di Frattesina. 7) Museo dei Grandi Fiumi Rovigo. Particolare del percorso espositivo dedicato a Frattesina 8) Museo Nazionale Archeologico di Adria. Vetrina (Piano Primo – sezione 12: Gioielli, oro e profumi) foto: Fotoclub di Adria
Pendente a forma di testa di ariete Pendente a forma di anatra
Collane con perle di ambra
Museo Nazionale Archeologico di Adria. Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Polo Museale del Veneto Foto: Fotoclub di Adria
Un invito: seguite gli argini del grande fiume scomparso! Basta evitare la Transpolesana e percorrere le vecchie strade, quelle tortuose che attraversano i paesi. Perciò si parte! Si deve raggiungere Fratta Polesine, nota per la Villa Badoer del Palladio. Nelle sue barchesse il Museo racconta tutto di Frattesina ma anche di altri antichi villaggi del Polesine. Conoscerete le fiorenti attività di valenti artigiani nel lavorare il vetro, il corno, l’avorio, il bronzo, vedrete il “tesoretto” con le sue ambre. Si prosegue per Arquà Polesine e non potete trascurare una visita al Castello dove una serie di affreschi racconta il mito di Fetonte. Passando per Grignano si giunge a Rovigo e nel Museo dei Grandi Fiumi, oltre a rivivere nelle scenografie la vita dell’antico villaggio, potrete notare le prove certe della più antica officina della lavorazione dell’ambra scoperta a Campestrin: tante schegge per ottenere perle dalla preziosa resina fossile, migliaia di frammenti che richiamano le lacrime delle Eliadi.
Il percorso in auto può proseguire, magari in un altro giorno, per Adria, seguendo le strade lungo il Canal Bianco che indicativamente si lega all’antico ramo del Po. Il museo della città che dette il nome al Mare Adriatico raccoglie ulteriori, significative testimonianze di scambi commerciali, anche per epoche successive, lungo la via dell’ambra. Vi suggerisco infine (sono certo che questo farà ulteriore piacere anche a chi vi accompagna) di far proseguire il viaggio verso il vicino Delta, entrando magari nei meandri delle valli. Vi troverete a contatto con l’ambiente più giovane d’Italia ma che richiama il paesaggio antico, come quello che ispirò i miti nel lontano passato. E potreste anche intravedere nei riflessi delle acque, al calare del sole, i tremori di gocce d’ambra. Buon viaggio.
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ATTIVAMENTE laboratorio a cura di
Maurizio Fantinato
docente di Enogastronomia Istituto Alberghiero “G.Cipriani” Adria (Ro)
Buono e bello
Ingredienti: pan di spagna: 3 uova intere a velo 70 gr. zucchero 50 gr. farina di riso) (maizena,o farina buccia di limone : crema pasticcera 2 rossi d’uovo 50 gr. zucchero 200 gr. latte 10 gr. farina di riso) (maizena,o farina ndente fo to ola cc cio 100 gr. 30 gr. burro lia 1 stecca di vanig
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il tronchetto e di Natal
Bellissimo da vedere e buonissimo da mangiare…è un dolce semplice da fare … Prepariamo il Pan di Spagna: A rompere le uova servono delle mani decise e ferme. Dividete gli albumi dai tuorli. Montate a neve i bianchi con lo zucchero, aggiungendovi anche una goccia di succo di limone. Quando il composto sarà bello spumoso aggiungete anche i rossi e continuate a montare per un minuto. Con una spatola o con un cucchiaio incorporate la farina setacciata e aggiungetevi la buccia di limone. Preriscaldare il forno a 200 C°. Versate l’impasto in una teglia foderata di carta forno. Lasciatela cuocere in forno per 8 minuti. Fate molta attenzione alla cottura. Il tutto deve risultare morbido ed elastico. Senza scottarvi, toglietelo dalla carta forno e adagiatelo in un canovaccio pulito. E’ consigliabile che a fare queste manovre ci pensino i grandi! Voi bambini occupatevi della crema pasticciera: Fate bollire il latte con la vaniglia tagliata a metà. Sbattete nel frattempo
leggermente i rossi d’uovo con lo zucchero e la farina e aggiungeteli al latte in ebollizione. Lasciate cuocere per alcuni minuti. Versate ora la crema sul cioccolato sminuzzato in una teglia a parte e girate con un cucchiaio fino al completo scioglimento dei pezzi di cioccolato. Quando la crema sarà tiepida aggiungete il burro. Serve a renderla lucida e ricca. Versate la crema nel pan di Spagna e stendetela in modo omogeneo. Con l’aiuto del canovaccio su cui è appoggiato il pan di spagna, provate ad arrotolare l’impasto, così da imitare la forma del tronco. Con la crema rimasta ricoprite il tronchetto, usando la spatola. Guarnite con ciliegie sciroppate o frutti rossi o quello che più vi piace… Per presentare il vostro dolce in modo ancora più scenografico, raccogliete delle foglie ingiallite dai vostri alberi di casa, lavatele e asciugatele. Disponetele su un vassoio e spolverate con lo zucchero a velo. Ponetevi al centro il vostro tronchetto e… che l’ atmosfera del Natale abbia inizio.
area giochi
200 Il nuovo modo di stare assieme a tavola
Risto Famiglia non è solo un ristorante spazioso ed accogliente, informale ed allegro, con una fantastica area giochi per i bambini è il posto ideale per riunire tutta la famiglia e gli amici.
Qui i bambini si divertono con gli animatori e i genitori si rilassano. Addio ai pranzi eterni n cui i bambini sbuffano e si annoiano senza la possibilità di muoversi
Animazione e lABoratori
Risto Famiglia è un luogo d’incontro speciale: un laboratorio di creatività e apprendimento con tanti corsi artistico espressivi pomeridiani per bambini e con percorsi educativi, il sabato e la domenica pomeriggio, per coinvolgere anche i genitori: • Educazione al contatto . primi anni di vita • Gioco motorio - da 1 a 6 anni • Percorsi musicali - da 0 a 7 anni • Percorsi teatrali - da 2 a 15 anni • Corsi di danza aerea - dai 3 anni • Danza - fino ai 12 anni • Atelier d’Arte espressiva - dai 3 anni • Laboratori di yoga • Percorsi educativi (favole, ambiente, cucina. ..) Ogni pomeriggio dalle 16.30 (sabato compreso)
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Speciale FESTE
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PRENOTA LE TUE FESTE: info@radiciristorante.it
per le vacanze di Natale laboratori anche al mattino
cene Aziendali
180 posti 35
ATTIVAMENTE laboratorio
a cura di
Mamma Carlotta
Il Natale con un bambino in casa è tutta un’altra storia. Emozioni che avevi dimenticato diventando adulto tornano, ti travolgono e tu torni a vedere le cose con la magia di come le vivevi da bambino. E voi care mamme siete già entrate nello spirito natalizio? Io si, ma soprattutto i miei due bimbi, che non vedono l'ora di scrivere la lunghissima lettera a Babbo Natale, di addobbare la casa con luci e festoni, di preparare l'Albero e di allestire il tradizionale presepe col papà. Anche la tavola di Natale andrà preparata con cura per stupire i nostri ospiti...non perdiamo quindi l'occasione di realizzare, con i nostri bimbi decorazioni di grande effetto, utilizzando materiali semplici da reperire. I nostri piccoli collaboratori si divertiranno e si sentiranno gratificati.
La tavoLa deLLe feSte
ADDOBBI NATALIZI
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ALBERELLI segnaposto
BABBI NATALE
adatto ai bimbi dai 3 anni Occorrente: pigne intere; barattolo di acrilico verde, dorato o argentato; pennelli; cartoncino marrone, bottoni piccoli colorati o confezione di smarties; colla a caldo o vinavil, forbici Come si fa: 1) Approfittando di far fare una bella passeggiata a vostro figlio, procuratevi delle pigne intere di varie dimensioni. 2) Con un pennello dipingete la pigna con l'acrilico badando bene di ricoprirla tutta con attenzione . 3) Fate asciugare per una mezzora. 4) Prendete un cartone di color marrone e ritagliate un cerchio che diverrà la base del nostro alberello 5) Una volta che la pigna si sarà asciugata, prendete dei piccoli bottoni colorati o gli smarties e con la colla a caldo o con il vinavill incollateli a vostro piacimento sulla pigna 6) Lasciate nuovamente asciugare e in poco tempo l’ alberello divnterà uno speciale segnaposto per gli ospiti.
adatto ai bimbi dai 4 anni Occorrente: un calzino di spugna bianco e un calzino rosso; 4 elastici; 1 scatola di riso (quello più economico); un imbuto; forbici; colla; pennarello a punta fine; occhietti di plastica e un bottone nero. Come si fa:
1)Prendiamo la calza di spugna bianca e tagliamo appena sopra il tallone. 2) Mettiamo da parte il tallone e capovolgiamo il restante dalla parte spugnosa. Avvolgiamo una delle estremità con un elastico quindi rigiriamo la calza. 3) Prendiamo il sacchetto di riso e con un imbuto riempiamo il calzino fino a formare una “palla” e fissiamo la sommità con un elastico. 4) A metà del calzino fissiamo un altro elastico in modo da ottenere il corpo e la testa del nostro “Babbo”. 5) Prendiamo il calzino rosso procediamo a tagliare come al punto 1.
6) Prendiamo la parte del tallone girandolo verso il lato spugnoso e andiamo ad infilarlo all abase del corpo del Babbo per creargli il vestito. 7) Ora riprendiamo il tallone del calzino bianco che avevamo messo da parte e tagliamo 3 pezzetti tubolari di larghezza pari ad un dito che serviranno rovesciati a creare la barba, il bordo del cappello e a decorare la veste del “Babbo” 8) Finiamo per creare il cappello: prendiamo una parte del calzino rosso e lo fermiamo alla fine con un elastico che verrà poi nascosto con un pom pom che incolleremo alla sommità. 9) Pensiamo ai dettagli: con la colla fissiamo gli occhietti di plastica e con il pennarello a punta fine disegniamo il nasino e la bocca; incolliamo per concludere un bottone nero sulla panciona del nostro Babbo Natale.
Cosa non dovrebbe mancare sulla tavola natalizia? • la tovaglia in tema di colore: oro, argento, rossa o verde; • tovaglioli; • segnaposti natalizi; • candele; • centrotavola; • sottopiatti; • bicchieri per vino ed acqua.
FILASTROCCA DELLA BEFANA di Gianni Rodari Viene viene la Befana Da una terra assai lontana, così lontana che non c'è... la Befana, sai chi è? La Befana viene viene, se stai zitto la senti bene: se stai zitto ti addormenti, la Befana più non senti. La Befana, poveretta, si confonde per la fretta: invece del treno che avevo ordinato un po' di carbone mi ha lasciato.
LA BEFANA
ALBERELLO tovagliolo adatto ai bimbi dai 6 anni Occorrente: tovagliolo di stoffa o di carta resistente, quadrato Come si fa: 1) Appoggiate il tovagliolo su di un piano di lavoro in modo da avere i quattro lembi in basso. 2) Prendete il primo lembo e piegatelo al di sotto della diagonale e poi procedete piegando gli altri lembi nello stesso senso, lasciando 2 cm tra una piega e l'altra. 3) A questo punto, tenendo una mano sulle pieghe, ribaltate il tovagliolo in modo di avere le pieghe rivolte verso il tavolo e la punta del tovagliolo verso l'alto. 4) Ora prendete la punta sinistra del tovagliolo e piegatela verso l'interno del lato destro, poi fate la stessa cosa con l'angolo destro, andando a ripiegarlo sopra il primo. 5) Tenendo ferme le pieghe, ribaltate di nuovo il tovagliolo e cominciate a ripiegare all'insù, partendo da quello più in alto, avendo cura di infilare il lembo dell'angolo nello spazio che si è creato dalla piega dell'angolo superiore. 6) Procedete così fino alla fine arrivando a creare la base dell'Albero. Premete bene et voilà.
di G. Gozzano Discesi dal lettino son là presso il camino, grandi occhi estasiati, i bimbi affaccendati a metter la calzetta che invita la vecchietta a portar chicche e doni per tutti i bimbi buoni. Ognun chiudendo gli occhi sogna dolci e balocchi; e Luca, il più piccino, accosta il suo visino STUDIO MULTIPROFESSIONALE PER L'ETÀ EVOLUTIVA
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CENTOSTORIE racconti
iL magiCo viaggio deLLa LetteriNa di NataLe di Valentina Tomi
illustrazioni di Emilia Mazzetto
Ogni anno, a cavallo tra i mesi di novembre e dicembre, accade un fenomeno tanto curioso quanto misterioso: milioni e milioni di letterine si mettono in viaggio da tutto il mondo per raggiungere un unico e magico posto: il Circolo Polare Artico. Il Circolo Polare Artico è conosciuto per le sue splendide aurore boreali, i ghiacci, gli orsi bianchi, le notti di 24 ore, ma soprattutto è conosciuto per essere il luogo in cui vive Babbo Natale. Ebbene, ti sei mai chiesto come faccia Babbo Natale a ricevere in tempo le tue richieste? Come fanno tutte le letterine del mondo a giungere a destinazione senza intoppi? Semplice, grazie alla magica polvere di
lista dei regali che vorresti ricevere,
neve che gli Elfi,proprio nei mesi di novembre e dicembre soffiano su tutta la terra...!
La magica polvere di neve, raggiunge le case di tutto il mondo con le prime correnti di vento chiamate correnti artiche. Esse sono infatti le uniche correnti marine che riescono a circolare attorno all'intero globo terrestre. Una volta entrata nelle case di tutti i bambini del mondo, si mescola immediatamente con l’inchiostro di tutte le penne e pennarelli presenti. Ecco quindi che quando ti accingi a scrivere in quel periodo dell’anno la
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come per incanto il tuo foglio si trasforma in una pergamena magica in grado di giungere a destinazione..
Ma l’avventura della letterina è appena all’inizio. Una volta che l’hai imbucata nella classica cassetta della posta rossa inizia la sua grande fu . Hai capito bene! Inizia proprio la sua fuga! La letterina infatti si attiva con tutte le sue forze per sfuggire alla presa dei postini tradizionali, quelli che ogni giorno vanno porta a porta a consegnare la posta. Loro non sarebbero certamente in grado di farla giungere in tempo al Circolo Polare Artico. I tuoi desideri, per essere esauditi, devono infatti arrivare nel più breve tempo possibile, cosicché gli elfi abbiano modo di preparare tutti i regali entro il 24 dicembre. La fuga però non è mai semplice! Alcune letterine rimangono incastrate e sommerse dalla posta ordinaria e impiegano svariate ore prima di riuscire a scappare dalle fessure. Altre vengono inavvertitamente prese dal postino e qui la faccenda si fa ancor più seria. Ma ciò che importa è che alla fine riescono sempre a divincolarsi e a fuggire. Il momento in cui poi spiccano il volo è al calar del sole, ed è proprio per questo che le giornate a dicembre diventano sempre più corte: per far si
ga
che tutte le letterine possano volare via il prima possibile senza essere viste. Se si presta attenzione e se sei fortunato potresti anche scorgerne una volare sù, alta nel cielo. La loro arte poi risiede nell’andare sempre più in alto, in modo da raggiungere la corrente artica che le deve guidare fino al Polo nord dove finalmente i desideri prendono forma. Il problema ora è solo il meteo. Se il cielo è sereno, tutto bene. Ma se piove è necessario mettersi al riparo così che l’inchiostro non venga rovinato dall’acqua. Si nascondono nei posti più disparati: nelle cucce dei cani, nei nidi degli uccelli tra le foglie, nella tana del coniglio, nella stalla tra le mucche, nella pollaio tra le galline. E vi rimangono finché le condizioni meteorologiche non migliorano. Capita così, che per recuperare il tempo perso, si nascondano addirittura sotto le ali degli aerei in volo, approfittando della loro super velocità per giungere a destinazione il prima possibile. Alla fine, qualunque sia stato il loro viaggio, le letterine di tutti i bambini(ed intendo proprio tutte) arrivano finalmente al Polo Nord ed entrano dritte nel capanno degli elfi tramite il comignolo del camino. E’ da questo momento che i vostri sogni possono prendere forma e realizzarsi... ma solo se siete stati dei bambini buoni, ovviamente!
Candidi fiocchi iniziavano a scendere sul paesino di Arcobaldo. I bambini non attendevano altro, tanta neve per poter finalmente giocarci. Caterina e Lorenzo avevano passato tutto il pomeriggio al parco, dopo l’abbondante nevicata, per costruire con cura il loro pupazzo di neve: due
«IO SONO SPECIALE, MI CHIAMO FREDDY! SONO VERAMENTE FE-
LICE DI FARE LA VOSTRA CONOSCENZA, MI AVETE MODELLATO DAVVERO BENE» disse il pupazzo. Iniziò a farsi buio. «Ciao Freddy, domani torneremo a trovarti!» fecero i due fratelli. «Va bene, ma dovete farmi una protappi di bottiglia per gli occhi, messa. Spero di rivedervi presto, ma se una carota per il naso, un pezzo questo non dovesse accadere, non rattridi stoffa rosso per la bocca. statevi: ritornerò con la prossima neviSulla testa un vecchio cappello nero e cata e voi mi ricostruirete più grande e una sciarpa scolorita al collo, al corpo più bello!». cicciotto avevano applicato una fila di Caterina e Lorenzo scossero la testa, il bottoni marroni e una fibbia di metallo giorno dopo si sarebbero ritrovati tutti e per cintura. «Che carino questo pudi Rita Bimbatti tre nello stesso punto, nello stesso parco. pazzo, siamo stati bravi, vero sorellina?» Il mattino seguente i bambini si alzarono esclamò felice Lorenzo. presto, fecero colazione, si infilarono il cappotto e usci«Bellissimooo, pare quasi vero, gli manca rono. La giornata era fredda ma soleggiata. solamente…la parola!» disse Caterina.
Freddy il pupazzo di neve
«La parola…chi dice che i pupazzi di neve non parlino, eh?» fece una voce roca. I bimbi sul momento pensarono ad uno scherzo degli amici. Si guardarono intorno, ma non videro nessuno. «EHI, PICCOLI! DICO A VOI!» tuonò nuovamente la voce roca. Caterina e Lorenzo si girarono entrambi in direzione del pupazzo di neve, e videro che la sua bocca si era spostata lievemente dalla posizione originale.
«SI, SI, SONO PROPRIO IO CHE VI PARLO! L’AMICO DI NEVE CHE AVETE APPENA COSTRUITO» fece il pupazzo. «Ma i pupazzi di neve non parlano…o almeno…» mormorò Lorenzo.
Corsero dal loro pupazzo di neve…ma una brutta sorpresa li attendeva: Freddy non c’era più. Il sole lo aveva sciolto quasi completamente.
«Che tristezza, il nostro amico è sparito!» disse Lorenzo con le lacrime agli occhi. Caterina si ricordò allora della promessa fatta a Freddy. «Dai, Lorenzo, non piangere! Il nostro amico ritornerà, vedrai, ritornerà!». Alzando lo sguardo al cielo, la bimba vide alcune nuvole scure avanzare nascondendo il sole. Sorrise. «Ora andiamo fratellino! Mamma e papà ci stanno aspettando per il pranzo! Vediamo chi arriva primo!». Iniziarono a correre veloci, lungo la stradina che portava alla loro casa. 39
CENTOSTORIE favole
di Raffaele Peretto
il Miracolo di Natale sulle rive del Po L'idea per questa favola mi è stata offerta da Paola Bazzan di Lusia, quando aveva solo 11 anni. Era il pomeriggio della vigilia di Natale di cento anni fa. In una semplice, sorridente casetta a poche centinaia di metri dall'argine sinistro del Po, non distante da La Guarda, viveva una povera famiglia composta da Beppe, Tella e dalla figlia Violetta, una bambina di sette anni. Beppe faceva il pastore per conto di un possidente locale che aveva molte terre, greggi ed armenti, ma da alcuni mesi era senza lavoro e questo rendeva irrequieto anche il suo cane Geo, un bastardino di mezza taglia, tutto nero se non fosse stato per un ciuffo di peli bianchi sul muso. Tella stava impastando una pinza con l'ultima farina rimasta. “Beppe, ho poca legna per cuocere la pinza nel camino, e poi ne servirebbe anche per domani”, osservò Tella. “Avevo già deciso di andarne a prendere in golena” disse. “Violetta, vuoi venire con me? Fuori non fa tanto freddo... Andiamo, mi aiuterai, così faremo prima”. Violetta si infilò in testa un berretto di lana, si legò al collo una sciarpa sfilacciata e con Geo era già pronta sull'uscio. Beppe, portandosi verso l'argine del Po, osservò: “Dovremo far presto, ho l'impressione che nevicherà ancora!”. Violetta non riuscì a trattenersi al richiamo del ghiaccio che copriva i fossati e si divertì a fare qualche scivolo. “Violetta andiamo! Sbrigati, verremo domani a giocare! Ti farò un paio di pattini... Ora non abbiamo tempo da pedere”. Nella golena la neve si era sciolta solo in parte e fu più laborioso del previsto cercare rami trasportati dall'ultima piena del fiume. Beppe riuscì comunque a fare un buon carico sul "cariolone" dopo aver ridotto a misura i rami e qualche modesto tronco.
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“Papà, - chiese Violetta - non possiamo anche noi avere l'albero di Natale, seppure più piccolo di quello che hanno preparato nella casa del padrone?”. “Qui, nelle nostre campagne non nascono spontanei gli abeti; per avere un albero come quelli che crescono in montagna bisogna comprarlo, ma noi non abbiamo soldi”. “Ma papà, potremmo usarne uno diverso, ce ne sono anche qui con le foglie ancora verdi, come quello piccolo là sotto il salice”. “È un bosso, è un sempreverde come gli abeti...”. “Ma può andar bene papà, guarda, ha tante palline rosse attaccate ai rami... È un albero di Natale già predisposto!”. “Sono le bacche, Violetta... Va bene, te lo taglio; anzi lo tolgo con le radici, così dopo le Feste lo pianteremo vicino alla casa e sarà il nostro albero di Natale per tanti anni ancora”. Non fu difficile per Beppe sradicare la piantina, utilizzando al caso la sua accetta a mo' di vanga. Si avviarono poi verso l'argine. Beppe spingendo il suo "cariolone" colmo di legna faticava nel far andare avanti la ruota che sprofondava nel terreno molle, mentre Violetta era solo intenta ad ammirare le verdi tenere foglie del suo bosso, avendo cura che non si staccassero quelle lucenti bacche rosse. Beppe si fermò per prendere fiato. Alzò gli occhi e vide di fronte a sé una giovane Signora. Era bellissima. Il mantello verde metteva in risalto il suo volto chiaro. Fu Violetta a chiedere: “ Chi sei? Non ti ho mai vista da queste parti. E' tuo l'asinello che tieni alla corda?”. “Abito qui da poco, in una cassetta là in fondo alla golena... Ho tanto freddo e tanta fame... Mi dareste un po' di legna?”. “Se vuole Signora - disse Beppe- può venire a casa mia. E' quella bianca sotto l'argine.
Siamo poveri, ma un po'di latte caldo per lei c'è” “No, non posso, debbo tornare, a casa ho un bambino che mi aspetta”. Fra i due, scodinzolando, si intromise Geo che teneva stretto in bocca una bel fagiano. Beppe sorpreso esclamò: “Ma Geo, sei formidabile. Ti manca solo la parola! Dammi questa provvidenza. Domani...”. Non terminò la frase, rivolgendo lo sguardo verso la Signora, gli prese un nodo alla gola. “Signora, se lei non può fermarsi a casa mia, prenda questo fagiano... È per lei. Tenga anche questa legna, gliela sistemo sul dorso del suo asinello”. La signora estrasse dal mantello una pallina di vetro e la donò a Violetta ed al suo papà. Tornati a casa, Violetta mostrò alla mamma il suo originale albero di Natale e la meravigliosa pallina di vetro. Violetta sistemò il bosso vicino al camino ormai spento e, con le sue manine infreddolite, cercò di appendere la pallina di vetro all'alberello, ma le sfuggì di mano e cadendo si ridusse in mille frammenti. Improvvisamente quei frammenti di cristallo si trasformarono in una miriade di scintille luminose che si dispersero per tutta la stanza in un luccichio fantastico... Erano stelle, che, cadendo sul pavimento, si trasformarono prima in sacchi di farina, in polli, in conigli, in tanta legna da ardere e poi in una, due, tre... in dieci, in venti, in un grande gregge di pecorelle. Lo stupore di Tella, Beppe e Violetta si trasformò subito in un'allegria indescrivibile. Lo stesso Geo abbaiando uscì, per correre all'impazzata attorno alla piccola. bianca casetta. Il giorno dopo fu un Natale fantastico per quella famigliola, il più bello della loro vita. Violetta e Beppe tornarono molte volte nella golena del Po per cercare la Signora, ma da quella vigilia di Natale non fu da loro mai più rivista.
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CENTOSTORIE pagine di storia
a cura di
Evelin Crepaldi animatore culturale ambientale per CeDi Turismo&Cultura
L’inizio di una grande carriera racchiuso
in una cartella Vuoi ascoltare questa storia scoprendo tanti altri aneddoti della vita del pittore e curiosando tra le sue bellissime opere in un viaggio virtuale? Ti aspettiamo sabato 30 dicembre 2017 alle ore 16:00 diretta-
mente in quella che fu un tempo la sua casa: il Muvig di Canaro, ora museo virtuale. Apriremo insieme la cartella del pittore e da li partirà una magica avventura..
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BeNveNUto tiSi 1497 Con un gesto tremante sollevò il lembo di quella delicata cartella. Una nuvola di polvere si alzò a prudergli le narici e a ricordargli il profumo della carta di un tempo. Dentro vi erano i suoi primi disegni, gli ostinati tentativi di un uomo che fin dalla giovane età aveva scelto la sua strada. “Benvenuto Tisi – 1497” era scritto a chiare lettere sulla copertina. Quanto tempo lo separava da quei momenti, quando disegnare notte e giorno. Mentre la mano accarezzava la carte estrose, prepotente rimbombava nella sua testa il ricordo della voce del padre: “ Pittore? Che lavoro è mai questo? Un uomo di lettere sarà mio figlio!” Benvenuto era un giovane mite e di buon cuore, tuttavia riuscì ad imporsi sulle assurde pretese del padre , riuscendo ad affermare la sua volontà. Era testardo. “Padre, s’io non potrò mai esser pittore in questa casa, sotto il tetto che ogni notte dona conforto alla mia mano stanca, sarò pittore altrove!” Il 1497 fu l’anno in cui in una uggiosa mattinata d’inverno, Benvenuto entrò nella bottega di Boccaccio Boccaccino maestro di pittura a Ferrara, per apprendere i segreti dell’arte pittorica. A guidarlo poi, lungo quel difficile quanto appagante percorso, ebbe altri grandi maestri: Lorenzo Costa, Giorgione, Dosso Dossi, Raffaello, Tiziano e Giulio Romano. Ricordava con affetto e orgoglio quei momenti, ora che era divenuto apprezzatissimo pittore alla corte Estense. La sua mano si fermò sopra uno schizzo che senza chieder permesso gli strinse il cuore. Era il Natale di tanti anni prima e Benvenuto l’aveva trascorso abbozzando un piccolo bambinello accovacciato ai piedi di una premurosa Maria e un barbuto San Giuseppe. Era nella sua casa di Garofolo, aldilà del Po, quando lo aveva realizzato.
La sua mano, che negli anni si era fatta sicura ed esperta, decideva d’improvviso di omaggiare la sua infanzia. Pennellate veloci abbozzavano le quinte di quella preziosa scena, emulando tutti i maestri incontrati lungo il cammino. Il pennello accarezzava leggero la tela descrivendo monti turchesi e piccoli borghi. I vaporosi effetti erano un ringraziamento al grande Giorgione e nitidi i tetti di nordiche casupole un ricordo del tedesco Durer. Il pennello correva a destra e sinistra e via via verso il basso dove lasciava posto al suo compagno più sottile degno dei dettagli più minuziosi. Un delicato rosa a più riprese emergeva dal marrone delle terre a modellare i corpi dei protagonisti, pose solenni, le stesse dell’abilissimo Raffaello. Il giorno seguente atteso con ansia l’asciugar dell’olio, odorò la tela che profumava di colore e fedele ai modellini in argilla che svettavano sul tavolo colpiti dalla luce del flebile sole mattutino, cominciò ad abbozzare le vesti. Chiari e scuri si insinuavano tra le pieghe del manto della vergine, polvere blu e rossa, i sui colori prediletti, attendeva sulla tavolozza di divenir stoffa. Lenta e faticosa la pittura ad olio, come lo era stata la sua vita tutta in salita, fino a quando giunse al cospetto del grande Duca D’Este. L’orgoglio per il presente affondava le sue radici in un passato colmo di ricordi. “Benvenuto Tisi”…firmavano le setole sulla trama di stoffa intelaiata…”da Garofalo”, proseguiva fiero il pittore. Il pennello rubava un ultimo tocco di rosso alla tavolozza. Un piccolo garofano dipinto ricordava per sempre il suo amato paese.
Lo studio fornisce un Servizio di consulenza, diagnosi, riabilitazione nel vasto campo della neuropsicologia/psicologia, neuropsicomotricità e logopedia attraverso l’applicazione di una specifica metodologia, basata sulla ricerca scientifica più avanzata dell’assessment, prevenzione, potenziamento e riabilitazione delle disarmonie dello sviluppo, dei disturbi di apprendimento e ritardi di linguaggio. Il Centro Polo Apprendimento di Rovigo opera con la diretta supervisione della prof.ssa Daniela Lucangeli e della prof.ssa Elisabetta Genovese
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Moda Fashion
a cura di
Rossella Rizzi
look delle feste
LIFE STYLE
Consulente d’immagine
Pronti per incontrare Babbo Natale? In montagna o in pianura, l'importante è accoglierlo con stile :-)
Con l’inizio di dicembre si respira subito una magica aria di festa che ogni anno contagia tutti i bambini del mondo. Aspettando Babbo Natale, tra alberi addobbati e profumo di dolci, per i nostri piccoli principi e principesse è giunto il momento di pensare al Look da sfoggiare durante le feste e nella notte di Capodanno.
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LOOK IN TAGLIE MINI: DETTAGLI DI STILE
Per le bimbe la stagione autunno-inverno 2017/2018 permette di osare con tonalità come l’ottanio, il verde menta, il corallo, l’ocra, l’acquamarina, il senape e le tinte naturali come beige, tortora e varie sfumature di grigio. Immancabili i vestiti dai bagliori dorati o argentati e nel colore natalizio per eccellenza, il rosso, resi preziosi da alcuni dettagli di stile: volant, rouches, patch, ricami, tulle, stelle, strass e fiocchi di neve! E per i maschietti? Spopola il trend “mini me” specialmente per… i maschietti! Se fino ad ora siamo stati bersagliati con abbinamenti mamma e figlia, ora toccherà al genere maschile. Questo vale soprattutto con le camicie oppure con i capispalla. Immancabile la camicia tartan nel tradizionale color rosso o nei colori moda blu o verde, e la camicia di jeans da sfoggiare in modo elegante con pantalone chino e papillon. Durante le feste per lui la giacca è d’obbligo, così come la scarpa stringata, preferibilmente lucida. Per lui e per lei, l’opzione più chic è un outfit nero (colore molto in voga dai 6 anni in su) o blu notte in velluto, una scelta davvero cool per festeggiare l’ultimo giorno dell’anno. LOOK AD ALTA QUOTA
Se siete in partenza per le vacanze di Natale sulla Neve, eccovi alcuni preziosi capi must per i vostri bimbi: 1. La tuta da sci, colorata, impermeabile e super calda, ideale per le discese con lo slittino o per fare pupazzi di neve. Si sa, la neve bagna i vestiti ed è anche molto fredda, quindi una tuta allegra e caldissima sarà la soluzione ideale per giocare e divertirsi in tutta tranquillità. 2. Sotto la tuta da sci non dimentichiamo un bel dolcevita, un paio di collant caldissimi, accompagnati dai calzini in lana. 3. Scarponcini da neve, rigorosamente impermeabili e antiscivolo, in modo da poter correre e camminare tranquillamente sulla neve. 4. Berretto di lana, sciarpa e guanti un tris perfetto. I guanti preferiteli sempre impermeabili perchè quelli di lana si inzuppano subito. Un po’ meno fashion, sicuramente meno comodi, ma le mani resteranno calde, pronte per il pupazzo di neve ! 5. Occhiali da sole. Gli occhi dei bambini sono delicati e il riflesso del sole sulla neve può diventare davvero fastidioso. Ecco perchè gli occhiali da sole diventano un valido alleato. Oltre a dare un tocco di stile all’outfit ! 6. Un cardigan in lana, ideale per la sera sia per lei che per lui, da indossare sopra una camicetta e una gonna in velluto e calze di lana per lei, e con camicia e pantalone in velluto caldo per lui.
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