5 - Via Vai dei Piccoli - ottobre 2018

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N.5 - OTTOBRE 2018

Supplemento al Settimanale Via Vai n.39 del 12 ottobre 2018 COPIA OMAGGIO

DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI

f viavaideipiccoli

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Sommario

n. 5 - 2018 ottobre/novembre Direttore:

Flavia Micol Andreasi

PARLIAMONE

micolandreasi@gmail.com

08. 10. 14. 16. 19. 40. 46.

Caporedattore Carlotta Ravanello Carlotta Ravanello

Elena Montecchio

carlotta.ravanello@gmail.com

Redazione e Grafica redazione@viavaideipiccoli.it

M.Chiara Ghinato

Natascia Pavani

Flavia Micol Andreasi Mariachiara Ghinato Elena Montecchio Natascia Pavani Carlotta Ravanello Progetto grafico Mariachiara Ghinato chiaraghinato@gmail.com

Franco Ravanello

Roberto Samiolo

Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)

Concessionaria pubblicità PROMO STUDIO snc Il Viavai dei Piccoli supplemento al Settimanale Via Vai Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it

adv@viavaideipiccoli.it

Franco Ravanello franco.ravanello@gmail.com

Roberto Samiolo samioloroberto@gmail.com

hanno collaborato: Micol Agio, Morica Berto, Gloria Birolo, Marianna Cacciatori, Evelin Crepaldi, Martina De Michele, Maurizio Fantinato, Silvia Guerra, Don Piero Mandruzzato, Emilia Mazzetto, Guglielmo Meschia, Valentina Padoan, Raffaele Peretto, Giliola Rando, Rossella Rizzi, Loris Roncon, Valeria Rossi, Michela Simonetto, Francesco Toso, Paola Zerba.

Halloween I Santi Mal di pancia o mal di scuola Disgrafia Scusate ma la mamma sono io Bilinguismo infantile Al servizio del territorio

L’INTERVISTA 32. Mamme con la partita Iva

ATTIVIAMOCI 05. 21. 28. 45

Itinerario: I Gorghi Pasticcio di zucca e formaggio Canta che ti passa! Dino egg smile

LIFE STYLE 12. Come giocavano i nostri nonni 34. Autunno: style e glam 38. Sandro Tomanin e la sua arte del vetro

CENTOSTORIE 39. A turtle tale 44. Ti piace leggere?

STAR BENE 18. 20. 22. 25.

Visione e postura Salute e dintorni Cuore che batte Funzione ed estetica, il giusto timing di trattamento 26. Allattamento al seno: buono per la vita

APPUNTAMENTI Promo Studio Comunicazione grafica e pubblicità

si ringraziano: le edicole e le farmacie per la collaborazione

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4.

Eventi


Questa è una storia vera. Non l’ho inventata io. Non l’ho ricavata dalle pagine di qualche affascinante libro. L’ho ascoltata dal suo protagonista, ospite, ormai qualche settimana fa, del TedX, un evento che si è svolto a Rovigo. In quell’occasione il mio protagonista, in 18 minuti, ha raccontato la sua storia. 18 minuti è il tempo concesso ad ogni relatore ospite del TedX per parlare di sé o di un’esperienza che abbia il potere di generare in chi ascolta idee nuove. Non dirò qui del format dell’evento, ma solo della storia che da quel pomeriggio non mi ha più lasciata. E’, appunto, la storia di un uomo originario di Rovigo, oggi poco più che quarantenne, che a 23, quando era un promettente studente della Facoltà di Chimica, a causa di un incidente ha perso l’uso delle gambe e in parte delle braccia. Stava rincasando in auto con gli amici. Si erano divertiti. Non era troppo tardi. Non avevano bevuto. Ma Boom! Dopo il frastuono, tra le lamiere dicevano di stare tutti bene. Anche lui stava bene. C’era solo che non sentiva più le gambe. A volte, la vita cambia in un attimo.

Micol Andreasi direttore

Ripetuti interventi chirurgici, lunghi mesi di terapie hanno tenuta accesa la speranza fino a quando i medici hanno pronunciato la parola “irreversibile”. Nel 2017 al Foro Italico di Roma, quel ragazzo tetraplegico diventato uomo ha ricevuto il Collare d’Oro al merito sportivo dal Presidente del Consiglio, per la vittoria della medaglia d’oro ai Campionati Mondiali di tennis da tavolo tenutesi a Bratislava. Nel 2018, i Campionati nazionali di Lignano lo hanno confermato Campione Italiano assoluto.

editoriale

E pensare che aveva iniziato a giocare a ping-pong con l’Unitalsi, proprio a Rovigo, negli anni in cui era impossibile immaginare il futuro, perché il presente sembrava un inferno. Ma che lo si pensi o meno, il futuro arriva, arriva per tutti. Ed il protagonista di questa storia, giorno dopo giorno, ne prendeva coscienza. E prendeva anche coscienza del fatto che le cose brutte della vita non si cercano mai, ma accadono, a volte quando meno te lo aspetti. Sono le cose belle , invece, che vanno cercate. Si devono volere. Così è arrivata la laurea in Chimica, il titolo sportivo nazionale e quello mondiale ed il riconoscimento al merito. “Ho scelto” ha detto più volte mentre parlava ad un pubblico commosso e attento. Si. Ha scelto di provarci, di non rinunciare, di vivere una vita piena nonostante i limiti. E ci è riuscito. Anche grazie alle scelte di tante altre persone. Lo ha confessato lui stesso. La scelta dei suoi amici, quelli veri, che lo hanno affiancato, sostenuto, incoraggiato. La scelta del suo allenatore di dedicargli molto tempo. Di una sorella che non lo ha mai fatto sentire solo. Soprattutto di una mamma che ha cambiato casa per adattarla alla sua carrozzina. Che quella carrozzina ha spinto infinite volte anche lungo i corridoi della facoltà di Chimica per accompagnarlo ai laboratori o in aula. Che gli ha prestato le braccia quando serviva, lo ha accudito senza renderlo dipendente. Senza strafare. Senza mai voler fare di lui un campione, ma guidandolo a trovare gli strumenti per diventare l’uomo che è. Un campione. E non per i titoli conquistati, ma per aver vinto la partita con il senso da dare alla sua vita, che ha chiamato “scelta”. Che io chiamo scelte. Perché la sua vittoria, come quella di tutti noi, è tale se è relazione profonda, dono di sé, comunità. In questa storia ci sono tutti. 3


eventi Rovigo Arte e Magia Fino al 27 gennaio 2019 Streghe, maghi, mostri, demoni e spiriti della notte… sono i protagonisti di una mostra affascinante allestita a Palazzo Roverella a Rovigo e visitabile fino a gennaio prossimo. Oltre 200 opere, realizzate tutte tra il 1880 ed il 1925, ci raccontano cosa c’era nelle fantasie degli uomini di quel tempo, degli artisti. Ci insegnano che l’attrazione per l’occulto e per tutto ciò che è mistero appartiene da sempre all’animo umano. Una raccomandazione, però, a tutti quelli che la visiteranno: Silenzio! Nessuno sveli i segreti che conoscerà all’interno delle sale del Roverella. Rovigo. Luna Park della Fiera d’ottobre dal 12 al 23 ottobre nell'area antistante il Censer, le tante giostre porteranno allegria e divertimento per bambini e ragazzi. Lendinara. Il Teatro con le Famiglie Fino a domenica 2 dicembre il Teatro Ballarin di Lendinara ospita la rassegna il Teatro Siamo Noi. Cinque appuntamenti, sempre la domenica pomeriggio, con lo spettacolo per bambini e ragazzi: La Bella e la Bestia; Ulisse, Girotondo nel Bosco, Cucù, E’ di nuovo bianco Natale. L’ingresso è gratuito, ma è necessaria la prenotazione al numero 0525.605665.

SOTTO L’ALBERO 15 e 16 dicembre 2018

Gran Guardia Pescheria Nuova

Adria. Halloween Kids Party mercoledi 31 ottobre presso Let’s Talk Cultural Association piazza XX Settembre 16 - festa gratuita ore 18,30 animazioni in inglese con giochi, canzoni... ore 19 arrivo della regina, i bambini devono porgere delle domande in inglese alla regina - ore 19,30 si rompe la pignatta, con giochi e richieste di caramelle alla vedova nera ore 19,45 giochi e karaoke

ROVIGO

musica, letture animate, laboratori per bambini, idee regalo. 4

eventi e news dedicati ai bambini sono disponibili su:

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L’autunno è un altro periodo dell’anno ideale per restare abbagliati dallo spettacolo della natura. Le chiome degli alberi si colorano prima di giallo e poi di rosso, per virare al marrone. Ed è tutta una cascata di colori quella cui si assiste quando si esce all’aria aperta e con i piedi si cammina su quel tappeto crepitante fatto di foglie autunnali. Se ne avete voglia, cogliete l’occasione di una bella giornata di sole tiepido, per godervi lo spettacolo dei colori e magari conoscere un po’ di più del nostro bel Polesine. Infilate scarpe comode e, se desiderate, prendete la bicicletta, indossando il caschetto… Vi portiamo ai Gorghi di Trecenta. L’itinerario che percorreremo è di circa 5 chilometri, si possono fare tranquillamente a piedi.

viale che porta al gorgo della sposa

i GorGhi Paesaggi naturalistici che non ti aspetti I gorghi sono specchi d’acqua simili a laghetti, alimentati da acqua risorgiva riconducibile ad un paleo alveo del Po di Adria. Sul territorio trecentano comprensivo delle frazioni di Sariano e Pissatola ce ne sono 8. Reportage a cura di Micol Andreasi

Partiamo tutti da Palazzo Pepoli o Palazzon, appena fuori dal centro di Trecenta. Un peccato non si possa entrare nell’edificio! E’ una delle architetture più emblematiche del Polesine. Si racconta che sia stato edificato alla fine del XVI secolo dalla famiglia bolognese dei Pepoli sui resti di una vecchia chiavica, di cui nell’interrato si vedono ancora le tracce. Si narra anche che dall’interrato prendesse forma un lungo tunnel di collegamento al piccolo castello di Sariano, divenuto pure proprietà dei Pepoli. Nell’attesa di verificarlo personalmente, quando il Palazzon sarà di nuovo agibile, ci accontentiamo di ammirarlo dall’esterno. Un austero e forte edificio simile ad una fortezza militare con due torrette laterali da cui si poteva controllare tutta la tenuta. Si va! Ci aspetta uno dei paesaggi naturalistici più suggestivi del Polesine: i Gorghi. Si tratta di specchi d’acqua simili a laghetti alimentati da acqua risorgiva riconducibile ad un paleo alveo del Po di Adria. La loro origine è di tipo naturale ed è riconducibile a tempi molti antichi, in cui la dirompente forza dell’acqua dei fiumi durante le esondazioni ha generato, attraverso l’azione centripeta, profonde depressioni nel terreno, tanto profonde da intercettare la falda acquifera e quindi da determinare la conservazione dell’acqua al proprio interno.

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Proseguiamo per circa un chilometro sulla strada di fronte al Palazzon. Seguiamo le indicazioni per Gorghi di Trecenta. Ci accompagna un paesaggio rilassante, qualche casa e alberi… finché scorgiamo sulla sinistra una torre a quattro piani. Appartiene a corte Gaspera. Una corte padronale del XVIII secolo, per una corteparte ancora abitata. L’edificio è a ridosso del gaprimo spera gorgo che incontriamo e che si chiama proprio Gaspera. Di fronte c’è il Gorgo Bianco. Appaiono come due grandi specchi d’acqua su cui si riflette la lussuria di una vegetazione ricchissima. Si riconoscono il Salice bianco, l’Olmo, la Robinia, il profumato Sambuco, la Vite americana, la Sanguinella. Non possiamo avvicinarci troppo perché si tratta di proprietà private il cui accesso è limitato. Qualche foto possiamo scattarla! Procediamo sulla stessa strada. Tenendo sempre la destra, passando tra il verde di una campagna fresca che restituisce il meglio di sé, arriviamo al Gorgo della Sposa. Se stiamo bene attenti a dove mettiamo i piedi possiamo avvicinarci allo specchio d’acqua. La vegetazione sommersa è impressionante! In alcuni periodi dell’anno abbondano anche le Ninfee galleggianti. Anche se lo specchio d’acqua è tanto attraente, non dobbiamo osiare troppo! I gorghi sono luoghi pericolosi. Qui come in prossimità degli altri gorghi è possibile avvistare una varietà innumerevole di animali. Tra gli uccelli sono segnalati la Garzetta, la Nitticora, l’Airone cenerino nidificante, l’Airone bianco maggiore, l’Airone rosso, il Tarabusino, il Cormorano... Tra le specie non acquatiche legate ai boschi planiziali si ricordano inoltre il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde, il Colombaccio e il Gufo comune, qui nidificante e svernante, mentre i rapaci diurni sono lo Sparviero ed il Lodolaio. Tra i mammiferi potete rintracciare con facilità la Talpa europea, il Riccio europeo occidentale, ma anche la Donnola e la Faina e la Volpe. C’è anche la Tartaruga palustre europea cui si aggiungono una corposa varietà di rane e rospi. Tra i pesci è ancora presente il Luccio. 6

Il gorgo della sposa

Flora e fauna a parte, tra tutti, il Gorgo della Sposa è il più affascinante. Avvolto nella leggenda, esso conserva nel suo profondo il sacrificio d’amore di una giovane sposa. Costretta da suo padre ad un matrimonio di interesse con un ricco signore che non amava, e innamorata sinceramente di un giovane come lei, ma appartenente ad una famiglia povera della zona, nel giorno stesso delle sue nozze, vestita con l’abito bianco ed il velo, scelse di fuggire e di sparire per sempre nel gorgo. che da lei prende il nome. La vicenda triste della giovane sposa ha dato il nome al Gorgo. Racconta la leggenda che nelle notti di luna piena si possa ancora sentire la voce della giovane sposa che intona canti per il suo amore infelice.


Gorgo Bianco bacino principale Gorgo Bottazza presente nel secolo scorso Gorgo Gaspera situato a Corte Gaspera Gorgo Magon situato a 1,5 Km dal paese Gorgo della Sposa il più grande Gorgo Zùcolo il più piccolo Gorgo Malopera situato a Pissatola Gorgo Màgherino a 3,5 Km da Ceneselli

Dal gorgo della Sposa dobbiamo ripercorrere a ritroso un tratto di strada sterrata che ci riporta sulla strada principale che collega Trecenta alla sua frazione Sariano. Arrivati a Sariano facciamo tappa al Castello. Possiamo entrare nel cortile dal retro, ma bisogna fare attenzione, non è custodito. Risale all’inizio del XVI secolo, costruito per volontà della famiglia ferrarese dei Contrari poi imparentata con i Pepoli che lo ereditarono insieme al Palazzon. A caratterizzarlo è il maestoso portale di ingresso e la torretta che si erga centrale al corpo di fabbrica austero in pietra faccia vista. Il pozzo, la barchessa, gli alberi secolari ci rimandano indietro nel tempo a periodi storici lontani, ai nostri progenitori, ai nostri nonni che del Castello di Sariano, come del Gorgo della Sposa e del Palazzon sapevano tutto… Nel centro di Sariano c’è la piccola chiesa di San Maurelio risalente al XIV secolo e al suo interno una cappella con gli affreschi del pittore centese Marco Zoppo della scuola di Giotto. Vicino c’è un bar. Possiamo fermarci per un gelato o un caffè. Poi procediamo per la strada alta, via Spadolina, e tenendo la destra ci ricongiungiamo alla strada già fatta di collegamento a Trecenta che ci riporta al Palazzon. In bicicletta da Trecenta possiamo continuare verso Pissatola, su cui insiste il gorgo Malopera. Oppure, se i bambini hanno voglia di giocare, possiamo sostare nel parco sul retro di Palazzo Pepoli. E se l’appetito si fa sentire, segnaliamo la pizzeria Corte dei Gorghi, da poco inaugurata, in via Argine Circondario. Buona passeggiata!

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LE ORIGINI IRLANDESI PARLIAMONE tradizioni

halloween

Halloween è indubbiamente una festa molto sentita ed importante nei Paesi anglosassoni, ma da qualche anno ha trovato riscontro ed interesse anche in Italia.

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Tutti credono che Halloween sia una festa nata in America ma in realtà le sue origini sono irlandesi, all'epoca dei Celti. Il nome Halloween è una forma contratta della dizione All Hallows’ Eve. Cosa significa? Hallow in inglese arcaico vuol dire Santo, da qui il nome Vigilia di Tutti i Santi. Il giorno di Halloween corrispondeva al Capodanno celtico. Con il quale si celebrava l'inizio di un nuovo anno. La notte di Halloween è la stessa in tutto il mondo: il 31 ottobre, la vigilia del 1 novembre, il giorno di Tutti i Santi. Anche in Italia, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un fiorire di serate, feste a tema ed eventi organizzati proprio nel giorno di Halloween che hanno visto una partecipazione di bambini e adulti, affascinati dall'idea di travestirsi per una notte.

I Celti

Nella notte del 31 ottobre, i Celti accendevano fuochi nei boschi, indossavano maschere e vagavano per tre giorni, con luce delle lanterne.

Jack-o’-lantern

La leggenda di Jack o’ lantern narra di un astuto fabbro irlandese che, dopo un incontro inconveniente, vagasse alla ricerca di un rifugio durante la notte di Halloween e che gli abitanti dovessero appendere una rapa-lanterna fuori di casa per indicare a Jack che lì non era il benvenuto. In seguito, quando la festa passò agli Stati Uniti, la rapa diventò una zucca, perché più facile da trovare in quelle terre.

Dolcetto o scherzetto?

Partecipare ad una festa (o addirittura orgnizzarla) è una delle cose che più piace ai piccoli. Se ne abbiamo la possibilità potremmo programmare una serata di Halloween a casa con tanti dolcetti paurosi, scherzetti e racconti da “brivido”. Oppure potremmo organizzare il famoso giro “dolcetto o scherzetto”. Ormai anche nelle città italiane le famiglie sono pronte ad aprire la porta a bambini travestiti che chiedono “Dolcetto o scherzetto?”.


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PARLIAMONE fede e religione

1 novembre: Festa di tutti i Santi Perché una festa dedicata a tutti i Santi? Ma soprattutto, chi sono i Santi, esistono ancora e cosa hanno da dire al nostro tempo? Lo abbiamo chiesto a don Piero Mandruzzato, parroco di Ceregnano e direttore della Caritas diocesana.

a i S nti Il mese di novembre si apre con una festa religiosa, quella dedicata alla Solennità di tutti i Santi. Che cosa significa?

P.Mand ruzzato

Diverse cose: che la vita umana è più grande di quello che vediamo, che la storia del mondo va oltre le cose che ci spieghiamo, che ogni persona apparsa su questa terra è misteriosamente unita alle altre, che questo avviene grazie all’unione con Dio, che mediante la preghiera possiamo donare vita e benedizione gli uni agli altri anche se siamo lontani nel tempo e nello spazio… che ognuno è chiamato in questo mondo con un compito unico e irripetibile, a percorrere una via diversa per ciascuno ma che porta tutti quanti a dare il meglio di sé… Chi sono i Santi?

Sono quelli che hanno percorso la loro strada fino in fondo, senza smettere mai di camminare, anche fallendo, ma trovando sempre la fiducia di rialzarsi. Grazie a questa testimonianza così meravigliosamente umana, essi diventano sprone e fonte di ispirazione per tanti altri che sono ancora in viaggio. Chi oggi tra i vivi può essere guardato come ad un esempio di santità e perché?

Forse hai già sentito che l’ultimo documento importante che papa Francesco ha scritto è proprio – il sottotitolo recita così – “sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”. Lì scrive: «Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere» (Gaudete et Exsultate, n. 7). 10


Che cosa hanno da dire ai bambini o ai loro genitori?

Francesco, pensando al tempo di oggi, tra le tante caratteristiche dei santi ne mette in rilievo soprattutto cinque: sopportazione, pazienza e mitezza; gioia e senso dell’umorismo; audacia e fervore; vita di comunità; preghiera costante. Mi viene da pensare, ad esempio, a quanto la vita delle mamme e dei papà sia esposta a una quotidiana scorticatura della pazienza: continui contrattempi e contrarietà, incombenze, orari massacranti… Ci si carica di negatività, di tristezza, di rabbia. I santi però sanno che non c’è nessuno stato d’animo che non possa essere trasformato dalla coscienza di essere amati da Dio. Il mezzo sorriso fisso sulla faccia di tante mamme iperattive mi dice, spesso, che stentano a credere di essere amabili così come sono: devono essere impeccabili, perfet- tamente efficienti, pronte a tutto “h24”. Il sorriso è più una contrazione facciale. I santi pregano perché quello è l’ossigeno della loro pazienza e della loro autentica gioia. Non è sano sentirsi in colpa perché ci si prende del tempo per se stessi… Non è neanche santo. Perché nella nostra società i Santi sembrano aver perso il fascino attrattivo che attribuiamo invece a tanti personaggi televisivi…

Forse perché si fa fatica a superare lo stereotipo del santo-non-umano, il santosuperman. In realtà la santità è l’arte di diventare più umani, o almeno di conservarsi umani. La vera linea di confine oggi, forse, non è tra credenti e non credenti, piuttosto tra chi ancora crede nell’uomo e chi non ci crede più. Certo, diventare umani non è facile, chiede grande libertà di cuore, è più facile imitare qualcun altro. Quando è stata istituita questa festa?

Sembra che sia nata nel 609, con la dedicazione della chiesa di Roma che oggi chiamiamo il Pantheon. Il Papa di allora l’aveva dedicata ai martiri, che nei primi secoli della Chiesa erano considerati il vero modello di santità, perché per la fede in Cristo avevano perso la vita stessa. Come la festeggi tu?

Con la mia comunità di Ceregnano. Sia il primo di novembre che l’11, che per noi è festa del patrono, san Martino di Tours. Lui, morto a fine del III secolo, è stato tra i primi ad essere riconosciuto santo non perché martire, ma per la meraviglia di umanità che ha saputo testimoniare in vita. Il 2 novembre, invece, è il giorno dedicato ai defunti. Perché questo giorno, se non solo come occasione commerciale per vendere più fiori?

In fondo il 2 è un giorno per pensare al nostro cammino, a cosa stiamo facendo della nostra vita. Se non ci piace cadere nella suggestione commerciale, possiamo sempre visitare i nostri defunti e offrire loro il nostro desiderio di dare il meglio di noi, di diventare delle belle persone.

I Santi ci invitano a dare il meglio di noi 11


LIFE STYLE Storie di Vita

come giocavano i nostri nonni a cura di

Raffaele Peretto Archeologo

R.Pere tto

La conta I concorrenti erano disposti in cerchio attorno al capo-gioco che pronunciava una formula sillabando e toccando ad ogni sillaba di seguito un compagno dopo l’altro. Colui che veniva toccato per ultimo dava inizio al gioco. Le formule erano molteplici. Se ne propongono tre: • L’oselin che vien dal mare quante pene puoi portare? Può portar ‘na pena sola, questo drento e questo fora. • Tegna tegna rogna, chi la ga el se vergogna, te la ga proprio ti, fora mi dentro ti. • Pierino va al palazzo col suo libro sotto braccio: la lezione non la sa, quanti punti prenderà? 12

Sempre il gioco ha caratterizzato l’età infantile dell’uomo, uno stimolo innato e spontaneo, che nello stesso tempo costituisce uno strumento basilare nella naturale formazione del bambino, avviandolo all’apprendimento, alla creatività, all’abilità manuale. Il gioco lo riteniamo normalmente in relazione alla più giovane età, quale espressione di svago, divertimento, come pure di competizione e di agonismo, se svolto in gruppi o squadre. Ma tutto questo si proietta anche in seguito, nelle passioni che portano gli adulti a praticare o seguire le sempre più numerose specialità di sport (gioco è il calcio, giochi sono le olimpiadi...) fino alle più estreme sfide individuali, al limite del possibile e a rischio della stessa sopravvivenza. Limitandoci ad esaminare l’aspetto ludico della giovane età, oggi i giochi prevalenti sono quelli imposti da una diffusa e radicata globalizzazione e dalla aggiornata tecnologia informatica. Negozi specializzati e commercio internet forniscono prodotti che condizionano e vincolano i sogni e i desideri dei bambini e degli adolescenti, stimolando, anche attraverso la pubblicità, la loro attenzione. Spesso, però, succede che, dopo qualche giorno di effimero entusiasmo, il tanto desiderato marchingegno ludico finisce abbandonato insieme ad altri in qualche angolo dell’ambiente domestico. In passato i pochi giocattoli a disposizione, per chi oggi è nonno, erano prevalentemente frutto della manualità. Erano i bambini, aiutati da persone adulte e occasionalmente dalla preziosa disponibilità di qualche falegname o fabbro, a costruirsi vari tipi di carretti, slitte, trottole, fionde e tanto altro, come le armi in legno per simulare scorribande tra pellerossa e cow-boy. Per le bambine era più facile disporre di qualche bambola acquistata alla sagra del paese, ma anche per loro non mancavano quelle di pezza, assemblate dalla mamma o dalla nonna; erano le stesse bambine a sentirsi mamme ed accudire al loro giocattolo imbastendo semplici vestitini, ritagliando coperte, infilando collane di minuta pasta o fiorellini, ripetendo ninne-nanne e filastrocche. Il gioco nella quasi totalità dei casi era svolto all’aperto. Era d’obbligo stare insieme, disporre di spazio per la mobilità. L’aia della casa padronale in campagna era il luogo di riferimento per i piccoli delle limitrofe case dei braccianti, ma andavano altrettanto bene le aree attigue alle stalle, come pure le piazze e i cortili dei paesi o dei centri urbani, venivano utilizzare anche le strade poco frequentate. Si delineavano le squadre, rappresentate da un capo e spesso composte dagli stessi individui almeno per una certa stagione, si stabilivano le regole di gioco con distribuzione di ruoli, si procedeva alla conta per stabilire chi iniziava il gioco.


Fra i numerosi giochi tradizionali, dei quali alcuni sono sopravvissuti fino a qualche decennio fa, ricordiamo quelli che più caratterizzavano e animavano gli angoli di borgate e paesi. Gioco della lippa Gioco di squadra comune per i maschi era quello della lippa (pico o bindeca) che consisteva in un corto cilindro di legno (circa 10 cm)puntito alle estremità. Il prescelto di una squadra, al centro di un cerchio segnato sul terreno, colpiva la lippa stesa a terra con un bastone a una delle estremità. L’abilità consisteva nel farla roteare in aria e, con precisione e forza, colpirla in volo per lanciarla il più lontano possibile, dove poteva essere raccolta da uno delle due squadre. Le regole del gioco rispecchiavano in parte quelle del baseball. Il morto era un gioco praticato dai più grandicelli. In assenza di birilli si allineavano ad un certa distanza tanti mattoni quanti erano i concorrenti e, posti verticalmente, venivano colpiti dai giocatori con un frammento di mattone adattato al caso: i mattoni caduti erano morti e vinceva chi atterrava l’ultimo sopravvissuto.

Le baline Giochi di precisione erano quelli con le palline di terracotta colorate (le baline) che si acquistavano dal tabaccaio e dal pizzicagnolo. Interminabili erano le competizioni per alcune modalità di gioco: a galo, a casteleto, a cico-spana, a busoleta. Le palline, allineate secondo le varie regole venivano colpite con una più

grossa e pesante (preziose erano quelle di vetro) lanciata con un sicuro colpo di indice, o venivano indirizzate nella buca, facendole poi anche saltare fuori. tana sconta o scondarola Frequenti erano i giochi di movimento, un continuo rincorrersi per conquistare e imprigionare avversari, difendere e liberare compagni; per alcuni c’era anche la tana, ridotta area a semicerchio segnata sul terreno e addossata ad un muro, che costituiva il punto di riferimento per “guardie e ladri”, come pure per una serie di varianti del gioco e per il più noto e ancor oggi praticato nascondino (tana sconta o scondarola). Gioco dei quattro cantoni. Era un continuo movimento anche il gioco dei quattro cantoni. Si eseguiva in cinque, quattro giocatori erano ai vertici di un grande quadrato e uno si sistemava al centro; quest’ultimo doveva con destrezza cercare di occupare un angolo liberatosi per i continui cambiamenti di posto a cui erano costretti i compagni. La vivacità era espressa pure giocando alto da terra. In questo caso l’individuo che stava sotto cercava di farsi sostituire da uno dei compagni, toccandolo solo quando quest’ultimo aveva almeno un piede a contatto col terreno. I bambini, infatti, dovevano stare sollevati da terra sopra oggetti distribuiti in uno spazio prestabilito e spostarsi in continuazione, evitando la penalità di essere toccati. La palla era fondamentale per una serie di giochi di abilità praticati dalle bambine: la facevano saltare e rimbalzare in vari modi accompagnandola con precisi movimenti del corpo e recitando filastrocche e cantilene.

La corda Altri strumenti immancabili erano corde di varie lunghezze che fa-

cendole ruotare, lentamente o in fretta, consentivano di essere saltate, a piccoli balzi o correndo, a piedi nudi, con un solo piede, singolarmente o in gruppo. Gioco dello scalone Particolarmente interessate al gioco dello scalone erano le ragazze, che con precisione ed equilibrio si cementavano a saltellare con ripetuti passaggi, sempre più difficoltosi, all’interno delle sette caselle in cui era suddiviso un rettangolo (circa 3x2m), sormontato in un lato corto da un semicerchio, disegnato sul terreno. La difficoltà aumentava anche per l’utilizzo di un sasso appiattito o coccio di vaso che doveva essere spostato con i piedi da una casella all’altra ed anche trasportato durante il continuo saltellare su parti del corpo (collo, fronte, punta delle dita). Altri giochi, infine, piuttosto comuni erano il salto cavallina (c’era anche il salta mula o mussa), come pure la bandierina, le belle statuine, la mosca ceca, le s-ciafete, la ciocheta, ed ancora quello degli scatolini, i tappi a corona che dovevano essere lanciati a più riprese in una tortuosa pista.

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PARLIAMONE educare/crescere

Mal di pancia o mal di scuola ? L’inizio della scuola è per i bambini un momento speciale, ricco di novità, un trampolino di crescita verso una nuova fase del ciclo di vita che genera gioia e trepidazione ma può portare anche qualche paura. Se è normale nei primi giorni il bisogno di avere la mamma vicino, qualche difficoltà nell’addormentamento o un minor appetito sono segnali che devono invece destare dei sospetti se si manifestano improvvisamente nel corso dell’anno scolastico.

S. Gue rra

a cura di

Silvia Guerra Psicologa

Per capire se sintomi come nausea, mal di pancia, mal di testa, difficoltà nell’addormentamento o sonno interrotto sono di natura fisica o psicologica bisogna osservare la loro frequenza e ricorsività. In particolare bisogna prestare attenzione ai momenti d’insorgenza nella settimana/giornata (es. se la domenica sera o il lunedì mattina), se compaiono anche quando il bambino è impegnato in attività piacevoli (es. il gioco), se passano con la vicinanza del genitore (es. addormentamento insieme). Infatti dal punto di vista psicologico questi sintomi rappresentano una regressione nelle autonomie del bambino che improvvisamente sembra richiedere maggiore vicinanza. Come capire dov’è il problema?

La scuola è un contesto

sociale molto importante ma non sempre facile per i bambini, che si confrontano con un gruppo molto più numeroso della famiglia,

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Per capire cosa sta succedendo bisogna fare attenzione ai cambiamenti in corso in famiglia o a scuola. Solitamente sono questi i due contesti di vita più significativi per il bambino in quanto vi trascorre buona parte della giornata e si giocano li molte delle sue relazioni significative. Il contesto familiare Per quanto riguarda il contesto familiare i genitori possono prendersi un momento per confrontarsi notando se ci sono stati episodi significativi successi nel breve periodo: dalle situazioni ad alto impatto emotivo come un lutto o una malattia in famiglia, ad episodi apparentemente trascurabili come ad esempio un brutto film che il bambino ha visto col fratello più


grande. Se confrontandosi i genitori non riscontrano nulla di particolare nel contesto familiare e se la ricorrenza dei mal di pancia trova delle coincidenze col calendario scolastico, allora è opportuno chiedersi cosa c’è di nuovo a scuola. Il contesto scolastico Anche qui le situazioni scatenanti possono variare molto: dal cambiamento di un insegnate ad un litigio con un compagno fino ad arrivare a situazioni più gravi: atti di bullismo e prevaricazione all’interno della classe. Non è sempre facile sapere dai diretti interessati cosa provoca loro ansia e paura, a volte perché troppo piccoli per riuscire a raccontarlo, altre volte perché bloccati dalla paura stessa o dal timore di ricevere il rimprovero del genitore se per esempio è successo un litigio a scuola dove anche loro sono stati coinvolti. E’ importante parlarne con gli insegnanti. Creare e alimentare un dialogo costante e una stretta collaborazione con gli insegnati è un primo elemento protettivo rispetto alle situazioni di disagio scolastico e relazionale. Cosa può fare il genitore? Innanzitutto non serve rimproverare il bambino: il mal di pancia o gli incubi non se li procura intenzional-

mente ma sono espressione del suo stato di malessere e stress emotivo. Quel che il genitore può fare è ascoltare e capire. Se il bambino col suo comportamento sta chiedendo maggior tempo con noi per essere rassicurato o per fare con più calma la colazione, vuole dire che è questo che gli dovremo dare perché è ciò che gli serve in questo momento per affrontare la piccola battaglia di crescita che è in corso dentro di sé. A volte può aiutare prendersi un momento tranquillo con lui dove provare a parlare del suo malessere cercando insieme delle strategie per affrontarlo. Può essere utile creare col bambino una sorta di “amuleto protettivo”: un oggetto che insieme avete investito di poteri protettivi e un po’ magici. Basterà che il bimbo lo stringa per sentire la forza e la sicurezza del genitore. Perché la scuola può fare paura? La scuola è un contesto sociale molto importante ma non sempre facile per i bambini, che si confrontano con un gruppo molto più numeroso della famiglia, dove è chiesto loro di imparare cose nuove stando però all’interno di alcune regole che inevitabilmente possono risultare a volte

incomprensibili e frustranti. La scuola è una splendida palestra di vita! Qui il bambino sperimenta, conosce, cresce e si diverte, mentre, man mano, si allontana dalla dimensione protetta della famiglia per la vita sociale tra i coetanei. E’ un percorso lungo che troverà la sua massima espressione nell’adolescenza, momento per eccellenza di ricerca d’identità e autonomia dalla famiglia. Quando è il caso di allarmarsi? I sintomi somatici che coinvolgono l’alimentazione o il sonno sono espressione tipica di alcuni stati emotivi quali l’ansia e la paura, solitamente sono transitori (meno di un mese) andando man mano diradandosi. Diversamente invece se questi disturbi non passano è opportuno fare una visita col pediatra di famiglia per valutare la stato di salute generale Altre volte, nel corso delle settimane, questi piccoli segnali di malessere si trasformano in comportamenti di rifiuto scolastico vero e proprio. Queste situazioni vanno sottoposte quanto prima ad un consulto psicologico specialistico per evitare che possano cronicizzarsi rischiando di compromettere l’abitudine quotidiana di andare a scuola.

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D i s g r a f ia

PARLIAMONE educare/crescere

conosciamola meglio

V. Pado a

n

a cura di

Valentina Padoan Logopedista, Specialista in Disturbi Pervasivi dello Sviluppo e nei Disturbi Specifici di Linguaggio.

dopo la rieducazione della scrittura

Durante il percorso scolastico si possono presentare situazioni in cui al genitore viene segnalata la presenza di una "brutta grafia" da parte dell'alunno. Questo può essere subito interpretato come disturbo e quindi l'alunno potrebbe essere disgrafico.

Il termine Disgrafia sottolinea una carenza nella competenza dell'esecuzione e della realizzazione del tratto grafico e non considera gli aspetti dell'apprendimento legato alle regole ortografiche e alla composizione del testo scritto (temi, riassunti...).

In realtà per parlare e definire la Disgrafia è necessario trovarsi di fronte ad alcune costanti: • la qualità della scrittura deve essere incomprensibile per l'estraneo ma anche per il bambino stesso (ad esempio: grandezza delle lettere non rispettata, scarsa organizzazione dello spazio del foglio, scorretta impugnatura della penna, difficoltà a seguire la linea nel foglio); • la produzione scritta deve essere rallentata rispetto al ritmo di scrittura della classe (velocità o fluenza del tratto).

Per poter comunque favorire una adeguata produzione del tratto grafico è possibile avere degli accorgimenti che riguardano ad esempio la postura. Quindi è utile favorire, nel bambino, una seduta comoda in cui la schiena venga mantenuta in linea verticale con gli avambracci appoggiati sul tavolo.

Tali caratteristiche, se presenti, possono essere riconosciute dal punto di vista diagnostico, dal termine della seconda classe della scuola primaria e classi successive. Nei primi due anni deve, infatti, fare esperienza e consolidare la scrittura nel percorso d'apprendimento. L'iter diagnostico prevede una valutazione testistica per capire se si tratta veramente di Disgrafia e per verificare se possono esserci altre difficoltà associate. Tale valutazione deve essere condotta da un'equipè multidisciplinare composta solitamente da: neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista e terapista della neuropsicomotricità.

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Questo per evitare situazioni di affaticamento. Oppure l'impugnatura della matita o della penna può essere facilitata attraverso l'uso di gommini che una volta infilati aiutano il bambino a tenere lo strumento in modo corretto. Se viene confermata la diagnosi di Disgrafia, si possono utilizzare all'interno del percorso scolastico strumenti compensativi e dispensativi previsti dalla Legge 170/2010. L'insegnante, quindi, potrebbe far utilizzare


il computer nei compiti di dettato o di composizione del testo, oppure allungare i tempi nelle verifiche scritte in caso di rallentamenti della scrittura e per completare il compito richiesto. Diversamente si potrà far scegliere al bambino lo stile della scrittura dove la correttezza e la velocità favoriscano positivamente l'apprendimento (ad esempio utilizzare lo stampato maiuscolo invece del corsivo). Attualmente non ci sono grandi evidenze riguardo all'efficacia degli interventi di potenziamento nella disgrafia ma è possibile, nel corso dello sviluppo del bambino, proporre esperienze di manipolazione già dal Nido o dalla Scuola d'Infanzia per facilitare e stimolare la prensione e tutti i movimenti di coordinazione finemotoria. Ad esempio attività pittoriche con uso di oggetti e strumenti diversi (pennelli, spugne, stampini...), attività ludiche rivolte a sviluppare la presa a pinza e movimenti di coordinazione delle dita (infilare, incastrare, premere, allacciamenti). E' importante trasferire tali attività anche nella vita quotidiana, quindi un genitore può promuovere inziative di autonomia personale andando a stimolare la fine-motricità (abbottonarsi, usare le zip, allacciarsi le scarpe, avvitare e svitare tappi, usare le mollette per appendere i vestiti, infilare vestiti...). Tutti questi esempi, possono attraverso l'allenamento costante, favorire movimenti coordinati e fluenti di dita, mano e polso. All'ingresso poi alla Scuola Primaria si andranno a stimolare attività di coordinazione oculo-manuale (seguire le linee, attività di pregrafia, cornicette) che rinforzeranno e rafforzeranno tali movimenti. 17


Back to School È arrivato il momento per i vostri figli di tornare tra i banchi di scuola. Per un genitore è molto importante comprendere se il bambino ha dei fastidi che disturbano le sue giornate scolastiche.

A volte, questi fastidi, vengono sottovalutati dai genitori, pensando si tratti di un semplice capriccio. Talvolta, però, il bambino risulta infastidito, sia a scuola che a casa, durante lo svolgimento dei compiti.

viSione e PoStUra a cura della dottoressa

Gloria Birolo

ortottista Ottica Toffoli, Rovigo

Può un problema visivo disturbare l’apprendimento di un bambino?

La visione non si limita all’utilizzo dell’organo della vista. Gli occhi sono soltanto la parte più esterna di una “macchina complessa”. L’informazione in entrata, dopo essere stata percepita dalla retina, arriva al cervello, dove viene identificata, compresa e processata per essere poi memorizzata e darci la possibilità di rispondere con un’azione adeguata o fornendo a nostra volta altre informazioni.

Fatta questa precisazione, di fronte a problemi di lettura e scrittura, dobbiamo ricordare quanto siano rilevante, nel periodo scolastico, il sistema visivo e gli atteggiamenti posturali ad esso collegati. Le abilità visive di un bambino possono mutare e deteriorarsi a causa di molteplici fattori. Un esempio può essere dato da una posizione inopportuna rispetto al banco o al libro, da un’impugnatura scorretta della penna, da un’illuminazione insufficiente o da una posizione inadeguata dei banchi rispetto alla lavagna. Il ruolo del genitore, in questo caso, è quello di notare atteggiamenti che possono apparire anomali.

Atteggiamenti posturali sbagliati possono essere la causa o una conseguenza del problema visivo.

Il bambino assume una posizione sbagliata durante lo studio perché il processo visuo-cognitivo può essere stressante a causa di un deficit visivo non corretto.

Le conseguenze, in tal caso, possono creare problematiche di origine posturale poiché il bambino ricercherà una posizione più confortevole che renda meno fastidioso lo studio. Noi, specialisti della visione, vi aspettiamo per una consulenza all’interno del nostro negozio. Nel mese di ottobre consegneremo a tutti i bambini “gratuitamente” un LEGGIO FUNZIONALE e una PENCIL GRIP.

Non parliamo solo di difetti rifrattivi ma anche di difficoltà a livello della motilità oculare.

Spesso, in quest’ultimo caso, ha difficoltà a tenere il segno mentre legge, a svolgere esercizi di copiatura e tende ad invertire lettere o numeri. Talvolta, invece, il problema posturale piò accentuare un problema visivo, poiché gli occhi cercano di compensare a loro modo la difficoltà.

In questi casi il consiglio che noi vi diamo è quello di affrontare il problema con il proprio pediatra e con il medico oculista.

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Scusate ma la mamma sono io

Sono una mamma, non ci crederete

Scusate ma la mamma sono io: si intitola così, senza andare troppo per il sottile, un libro della nostra amica Giorgia Cozza, fantastica mamma-giornalista, ospite l’anno scorso per il ciclo di incontri formativi a Oltre a Pancia. Un manuale per future e neo mamme che vogliono sopravvivere a una valanga di critiche e consigli non previsti, lo definisce lei. È da leggere e regalare a suocere e vicini di casa! La critica e il consiglio non richiesto sono un fenomeno spaventosamente crescente che mette in forte difficoltà le mamme. Sembra quasi che sia urgente difendere i bimbi dai loro genitori, e questo, se ci pensate, è davvero molto triste. Pare che tutti siano esperti di educazione, puericultura, allattamento, svezzamento, pedagogia… Tutti tranne l’unica persona al mondo che più di tutte conosce e ama il proprio cucciolo: la mamma. Per il primo anno di vita tra mamma e bambino c’è un legame profondo, chimico ed emotivo e con il tempo si impara a comprenderlo fino in fondo e a gestirlo al meglio. Ma noi crediamo che qualunque mamma messa nella condizioni di ascoltare serenamente, senza giudizi e aspettative, i bisogni del proprio piccolo sa qcosè il meglio per lui! È geneticamente programmata per questo! E i bisogni della mamma? Del papà? Degli altri fratelli? Si tratta di un equilibrio delicato e fondante che ogni famiglia deve ricercare con pazienza e impegno, un equilibrio di salute, serenità e prevenzione che aiuta a diventare grandi. Non esiste un equilibrio uguale per tutti, non esistono ricette magiche, non esistono procedure giuste o sbagliate. La critica ferisce profondamente e non aiuta la mamma a trovare il suo equilibrio. Ma c’è un modo per rispondere a tuttologi e criticoni, ce lo suggerisce Giorgia nel suo libro, èl’ironia! E in questo il papà ha un ruolo fondamentale nel proteggere le spalle della mamma e allontanare chi non l’aiuta a trovare serenità. Quindi mamme respirate a fondo, un bel sorriso e spalle dritte. E nei momenti bui rileggetevi questa poesia scritta da noi di Oltre la pancia. Ve la dedichiamo con tutto il cuore. Equipe OLTRE LA PANCIA

E lo sono nonostante quel che direte Sono un po' impacciata e molto stanca avrei davvero bisogno di una vacanza A volte un po' triste, a volte distratta, ma per il mio bimbo sono una mamma davvero adatta Invece dicono la loro con grande agitazione creandomi ancora più confusione Per il pediatra non do latte abbastanza Per la suocera dovrebbe dormire nella sua stanza Per le maestre mangia poca verdura Per la zia non si esce con questa frescura Per i vicini faccio troppo rumore Per il papà facciamo poco l'amore Per la mia amica mi trascuro troppo Per mia mamma non prendo abbastanza sciroppo. Per la psicologa del bambino immaginario devo elaborare il lutto Per l'ostetrica dopo ogni poppata ci vuole un rutto La Doula mi proporrebbe ogni giorno una visualizzazione Ma io desidero solo un abbraccione Togli il ciuccio, ma che fai?! Se succhia il dito poi sono guai Dorme nel lettone?! ma non scherziamo! tra qualche anno un bamboccione ci ritroviamo Gli dai la tetta in continuazione non ti lamentare se poi di mano sfugge la situazione Sei sempre stanca non ti riposi mai, Se non lo stacchi da te ancora per molto non dormirai Dai l'aggiunta non ti angustiare A svezzarlo ti devi affrettare Per i vaccini che discussione qualunque cosa tu faccia non avrai mai ragione Sono un po' stanca, a dir la verità, avrei bisogno di un po' più di tranquillità Il vostro compito non è difenderlo dalla mamma Un bimbo sano e felice è il mio programma Lasciatemi sbagliare e andare a tentativi Di sicuro a merenda non gli darò mai i detersivi Sono la sua mamma e meglio non ce n'è perché nessuno lo capisce più di me Se una cosa davvero volete fare per aiutarmi Preparatemi la cena che io vado a riposarmi

Martina De Michele Ostetrica tel. 338 5671110

Michela Simonetto Psicologa e Doula tel. 329 2262976

c/o Duomo Lab, via Ciro Menotti 8 Rovigo

Oltre La Pancia █ pagina

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STAR BENE educazione alla salute

SalUte e dintorni

La promozione della salute è il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per raggiungere uno G.Rand o

a cura di

Giliola Rando Assistente Sanitario Serv. Igiene Alimenti e Nutrizione Azienda ULSS5 Polesana

E’ con entusiasmo che collaboro alla stesura di questo articolo, la parola “salute” ha sempre suscitato in me una grande emozione. Che cos è la salute? Parola ricorrente e così spesso ripetuta, per i nostri nonni era l’ assenza di malattia ed un buon sistema sanitario era dato dal numero di ospedali costruiti nel territorio.

stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ ambiente circostante o di farvi fronte. Cambia completamente il concetto di salute, è un concetto che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche, il concetto più globale di salute porta con se una concezione della persona come unità psicofisica interagente con l’ ambiente circostante che è il presupposto per “ una promozione ed educazione alla salute. Si può quindi definire la promozione della salute come “ una medicina della persona? “ la risposta è: si, ed è, come nei nostri luoghi comuni, sentir dire: è meglio prevenire che curare. La salute va colta in tutta la sua complessità ed è un assoluto valore che nasce ancora prima che un bambino veda la luce per la prima volta, è un principio che non appartiene più solamente al mondo sanitario ma coinvolge in modo corale i diversi settori della società, delle istituzioni e dei portatori di interesse: educazione, politiche fiscali, agricoltura, ambiente, trasporti, autorità locali. La “Carta di Ottawa” ci ricorda che “ La salute è creata e vissuta dalle persone all’ interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama”.

La famiglia, la società, ma in modo particolare la scuola, rappresentano i luoghi ideali per attuare un programma di promozione della salute, in quanto le abitudini di vita, le capacità psico-sociali ed i comportamenti favorevoli alla salute si sviluppano in gran parte nei primi anni di vita, ne consegue che sono luoghi privilegiati per aiutare i bambini nell’ acquisire una cultura favorevole alla salute attraverso l’ adozione di corretti stili di vita. Evidenze scientifiche dimostrano che un buon stato di salute è benefico e produttivo per l’ intera comunità ed è essenziale per lo sviluppo sociale ed economico di una popolazione e per migliorare la qualità della vita e delle relazioni sociali. Tanta strada è stata fatta e finalmente nel mese di novembre del 1986, grazie alla prima conferenza internazionale sulla promozione della salute, ad Ottawa in Canada, viene emanata “la Carta di Ottawa per la Promozione della Salute” dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS ). 20

Bambini e ragazzi in buona salute hanno un migliore livello di apprendimento e sono studenti con un miglior rendimento scolastico diventando di

conseguenza cittadini attivi in grado di fare scelte consapevoli mirate al loro benessere, ed è proprio a questo che auspicava l’ Organizzazione Mondiale della Sanità nella stesura della Carta di Ottawa. È interesse di tutti investire nelle abilità di vita dei bambini per facilitare in loro un orientamento critico, consapevole e responsabile nei riguardi della salute. Buona salute a tutti.


ATTIVIAMOCI facciamo insieme

a cura di

Maurizio Fantinato docente di Enogastronomia all’Istituto Alberghiero “G.Cipriani” Adria (Ro)

1 Kg. di zucca 200 gr. scamorza affumicata 100 gr. grana padano besciamella: 100 gr. burro 100 gr. farina 00 1 litro latte

Lo sapevate che: La zucca contiene solo 26 calorie per 100 grammi! E’ consigliata ai diabetici e nelle diete ipocaloriche per il suo ridotto quantitativo di glucidi e di grassi. Per il 90%, infatti è costituita di sola acqua! Nella zucca ci sono moltissime vitamine, dalla A alla B alla C. e moltissimo betacarotene, un antiossidante potentissimo. La zucca possiede un altissimo numero di fibre che migliorano il transito Via vai dei riequilibrando piccoli consiglia intestinale, la flora. Possiede anche il famosissimo Omega-3, un grasso buono che aiuta a ridurre il colesterolo del sangue, abbassando la pressione sanguigna e migliorando la circolazione. Tra le sue proprietà, anche i benefici contro ansia e insonnia. Questo perché contiene magnesio, un rilassante muscolare naturale che apporta benefici psico-fisici immediati. Contiene inoltre triptofano, sostanza che aiuta nella produzione della serotonina, utile contro l'insonnia e la depressione.

PaSticcio

zUcca

di

come si fa

e formaggio

Quale zucca prendere? Violina, Mantovana, Delica, per questa ricetta vanno bene tutte

 Fatevi aiutare a tagliare la zucca ed a pulirla, tagliatela a pezzi. Mi raccomando: togliete più buccia possibile. Se ne resta un po’ la toglierete dopo la cottura.  Avvolgete la zucca con della carta stagnola e fatela cuocere in forno a 200C° per alcuni minuti fino a quando risulti morbida all’interno ma compatta.  Preparate la besciamella. Quindi: fate bollire il latte in un pentolino. A parte, sciogliete i 100 grammi di burro dove verserete la farina e la farete cuocere per alcuni minuti. Quando il latte bollirà potrete aggiungetevi il composto di burro e farina. Lasciate il tutto sul fuoco fino a quando si raddenserà. Condite la besciamella ottenuta con un pizzico di sale e noce moscata.  Mentre la besciamella si raffredda, voi tagliate a cubetti la scamorza affumicata e grattugiate il grana padano.  Preparate di seguito una pirofila Imburrata. A questo punto potete stendervi i pezzetti di zucca cotti al forno come a formare uno strato. Appoggiatevi sopra la scamorza e di seguito versatevi la besciamella. Cospargere di grana padano. Continuate in questa maniera come fosse un pasticcio fino a quando avete ingredienti.  A lavoro ultimato passate il pasticcio ottenuto al forno per 20 minuti a 180C°. variante: lasagne di zucca e formaggio

 Una variante al vostro pasticcio è usare anche la pasta sfoglia. Una volta cotta la zucca, lavoratela con una forchetta fino a renderla morbida. Unitela ai pezzetti di scamorza ed al grana. Nella teglia imburrata stendete la pasta all’uovo (quella che tutte le nonne sanno fare). Appoggiatevi sopra il composto di zucca e formaggio e unitevi la besciamella. Un altro strato di pasta sottile all’uovo e poi di nuovo zucca e formaggio e besciamella… fate quanti strati desiderate e chiudete con la besciamella ed il formaggio grana. Servite! Sarà una festa!!! 21


cUore che

STAR BENE

Batte

educazione alla salute

L .Ronc on

dott.

Loris Roncon Responsabile Cardiologia Ospedale di Rovigo E’ affidabile, potente, ma anche flessibile. Si adatta alle necessità: rallenta e consuma poco durante il riposo; accelera senza ritardi per uno sforzo o un’emozione. Motore dell’apparato circolatorio e propulsore del sangue e della linfa. Come ogni motore ha bisogno di manutenzione e soprattutto di cura e attenzione per continuare a svolgere la sua funzione senza intoppi.

Come è fatto. Il cuore è un organo simile a una pera rovesciata. E’ grande più o meno come un pugno e si trova tra i due polmoni. E’ un motore perfetto che con il suo battito garantisce il funzionamento di tutta la macchina del nostro corpo. Infatti, è l’organo più importante dell’ apparato cardiocircolatorio: quel sistema di tubicini che attraversano tutto il nostro corpo per portare il sangue ai diversi organi. Ne esistono di diversi tipi, e ogni tubicino ha una funzione specifica. Ci sono: arterie, vene, vasi capillari e vasi linfatici. Esternamente il cuore è ricoperto da una membrana che si chiama pericardio. Quella che ricopre la parete interna, invece, si chiama endocardio. Fra le due membrane si trova il miocardio. 22

Un muscolo involontario, ovvero che funziona indipendentemente dalla nostra volontà. Il miocardio, che si contrae e si rilascia, permette al cuore di funzionare e di tenerci in vita. Il cuore è un organo cavo perché ognuna delle parti di cui è composto è una cavità. All’interno, il cuore è suddiviso in due metà verticali, destra e sinistra. Ciascuna di queste due metà è a sua volta suddivisa in due parti orizzontali, ossia la parte superiore e quella inferiore. Le parti superiori destra e sinistra vengono chiamate atri. Le due parti inferiori sono i ventricoli. Il ventricolo sinistro si trova nella zona della punta del cuore, cioè quella in basso verso il polmone, ed è la parte più grande e potente. Gli atri (le due parti superiori) comunicano con i ventricoli (le due parti inferiori) attraverso delle valvole, ossia delle particolari membrane (cioè delle parti di tessuto) che separano due parti anatomiche. La valvola destra si chiama tricuspide, quella sinistra si chiama bicuspide o valvola mitrale. Le valvole funzionano in modo che il sangue possa passare dall’atrio al ventricolo ma non viceversa.

interno grafica con i nomi dei componenti interni del cuore esterno

Come funziona. La parte destra del cuore, azionata da un impulso elettrico (immaginate il suono di un tamburo) si contrae, richiama il sangue che circola nelle vene dell'organismo e lo manda ai polmoni. Il sangue che arriva ai polmoni è pieno delle scorie e dell’ anidride carbonica che ha raccolto nei vari organi. Nei polmoni il sangue si riempie dell'ossigeno che arriva dall'aria che respiriamo e poi torna nel cuore, finalmente, ripulito delle scorie. Lì, la parte sinistra del cuore, grazie al sistema delle arterie pompa il sangue ripulito di nuovo verso i vari organi del corpo per irrorarli, in un ciclo senza fine. Negli organi, il passaggio del sangue dalle arterie alle vene avviene grazie a piccolissimi vasi sanguigni chiamati vasi capillari.


La circolazione sanguigna è divisa in due: la piccola circolazione, cioè la fase in cui il sangue viene mandato a purificarsi nei polmoni e la grande circolazione, ossia la fase in cui il sangue purificato viene inviato a irrorare gli organi. Questo percorso vitale del sangue attraverso il nostro corpo è possibile grazie al lavoro di atri e ventricoli che si dilatano e si contraggono in continuazione. È questo movimento che permette il funzionamento a pompa del cuore. La fase di dilatazione si chiama diastole e permette di raccogliere nel cuore il sangue ricco di scorie e anidride carbonica. La fase di contrazione si chiama sistole e serve a spingere nel corpo il sangue ossigenato. La pressione sanguigna in pratica è la forza con cui il sangue preme contro i vasi sanguigni dell’apparato circolatorio. Una pressione troppo alta può danneggiarne le pareti; se, al contrario, la pressione è troppo bassa, può succedere che il sangue non abbia l’energia necessaria per arrivare al cervello e la persona perde i sensi e sviene. Chiamiamo pressione massima o sistolica quella misurata nella fase di contrazione del cuore (cioè quando il cuore pompa il sangue nell’organismo). Minima o diastolica quella misurata in fase di dilatazione cioè quando il cuore riceve il sangue dall'organismo.

lo sai che... Il cuore umano in un minuto batte tra le 60 e le 80 volte. Quello di un elefante tra le 20-30 Quando corriamo o quando siamo sotto sforzo (per esempio se saliamo le scale di corsa o durante l’ora di ginnastica) i battiti aumentano e possono arrivare anche a 150 - 200 al minuto. Il cuore pompa circa 5 litri di sangue al minuto, 8-9 mila litri in un giorno, 3 mila tonnellate in un anno. Circa 200 milioni di litri di sangue in una vita intera.

i nemici Del cUore Come il motore di una macchina, anche il cuore va monitorato. Ci sono spie che quando qualcosa non va si accendono. Che cosa fa accendere le spie? SEDENTARIETA’: La spia si accende

se non si fa esercizio fisico anche moderato per 30-40 minuti almeno 3 o 4 volte alla settimana. IL FUMO: basta una sigaretta per far lampeggiare la spia e mettere a rischio il buon funzionamento del CUORE

PESO: la spia si accende quando ingrassiamo troppo ed il nostro IMC (indice di massa corporale) supera il valore di 25. Per calcolare il nostro ICM, dobbiamo fornirci di una calcolatrice, un foglio di carta ed una penna. Dividiamo il valore del nostro peso espresso in chilogrammi per il valore dell’altezza, indicata in metri. Poi dividiamo il risultato ancora una volta per il valore dell’ altezza. Ad esempio 45Kg diviso 1,25m e poi diviso ancora per 1,25m. Se il risultato è pari o superiore a 30, allora la spia indica un grave rischio per il funzionamento del CUORE.

PRESSIONE ALTA: la pressione ottimale non deve superare i 120 per la massima e gli 80 per la minima. La spia si accende quando si superano i 140 per la massima ed i 90 per la minima. Questo valore vale per giovani ed adulti, ma anche per gli anziani.

Regole amiche del CUORE DIABETE: Consiste nell’accumulo di

zucchero nel sangue. COLESTEROLO: ne esistono di due tipi. Uno buono (HDL) che funge da spazzino delle arterie. Quanto più il suo valore è alto, tanto è meglio. C’è poi il Cattivo (LDL). Se questo supera il valore di 100, la spia si accende.

Fare attività fisica. Bastano anche 30-40 minuti per almeno 3 o 4 volte la settimana. Mangiare sano ed equilibrato. Abbondiamo con la frutta e la verdura. Non rinunciamo alla carne, ma preferiamo quella magra. Non usiamo troppo sale, né troppo zucchero. Non c’è motivo di limitare la pasta, se non in caso di sovrappeso. Da limitare è invece l’uso dei grassi. Ricordiamoci di dosare gli alimenti in modo equilibrato. Bandire il fumo. Non solo è vietato fumare, ma è bene non stare mai a contatto con qualcuno mentre fuma. Il fumo passivo per il nostro CUORE è dannoso tanto quanto il fumo attivo. Controllarsi. Facciamo visita al medico ogni tanto per misurare la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e diabete.

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Funzione ed estetica: il giusto timing di trattamento!

a cura di

dr Guglielmo

Meschia

odontoiatra: specialista in Ortodonzia Clinica DRM Rovigo

PREVENIRE (4-6 ANNI)

INTERCETTARE (7-10 ANNI)

CURARE (11-15 ANNI)

Nella mia pratica clinica quotidiana, mi rendo spesso conto come ci sia molta confusione da parte delle mamme circa la necessità di trattamento ortodontico dei propri figli soprattutto nella fascia di età 6-10 anni. In effetti il confronto con altre mamme ed il paragone con i ‘compagni di scuola’ può generare molti dubbi. Molta chiarezza oggi è stata finalmente fatta dal mondo scientifico e dalle linee guida ministeriali che, univocamente e chiaramente, hanno definito il corretto timing di trattamento delle diverse malocclusioni.

prevenire 1.l’igiene orale domiciliare (spazzolino e dentifricio) deve essere eseguita in maniera scrupolosa e sotto la supervisione del genitore almeno 2 volte al giorno, con particolare attenzione alla sera prima di andare a dormire. Ricordo che anche i ‘denti da latte’ hanno la stessa importanza dei permanenti in quanto una loro perdita precoce per carie (cadono prima del previsto!) porta a futuri problemi di posizione dei permanenti. 2. controllare l’assunzione di zuccheri lontano dai pasti.

intercettare 1.Fare una visita ortodontica con relativa radiografia delle arcate dentarie (secondo giudizio del dentista o del pediatra) quando si iniziano a cambiare i primi denti: questo consentirà di valutare la presenza e la posizione dei denti permanenti che si stanno formando e la corretta armonia di sviluppo tra la mascella superiore e la mandibola inferiore. 2. correggere i problemi scheletrici tarsversali superiori (palato stretto scheletrico) 3. correggere i problemi scheletrici sagittali superiori (mascellare troppo avanti o troppo indietro) 4. correggere abitudini viziate 5. correggere denti sporgenti superiori per rischio traumi curare 1. Correzione dei denti non allineati o affollati 2. correzione delle malocclusioni scheletriche sagittali inferiori (mandibola troppo indietro o troppo avanti) 3. correzione di tutte le malocclusioni dentali.

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STAR BENE Il Pediatra

ALLATTAMENTO AL SENO: BUONO PER LA VITA

V. Ross i

dottoressa

Valeria Rossi Pediatra di Famiglia

L’alimentazione è solo uno degli aspetti dell’allattamento al seno. Più importante è il rapporto empatico che si deve creare tra mamma e bambino: devono imparare a conoscersi, cominciare ad interagire, imparare ad amarsi.

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Il latte materno è il miglior alimento possibile per il bambino.

Questo lo sappiamo tutti. La Dichiarazione congiunta tra OMS, UNICEF e i maggiori esperti del settore che sancì questo concetto risale ancora al 1989. Da allora moltissimi studi e ricerche lo hanno confermato. Ciascun cucciolo di mammifero è predisposto per digerire il latte della sua specie e non altri: i vari latti di mucca, asina o cammella, che vanno tanto di moda, sono assolutamente inadatti. Il latte materno si adatta alle necessità del bambino, cambiando la sua composizione a mano a mano che il bambino cresce, e variando la sua qualità, oltre che la quantità, anche nell’arco della stessa giornata, seguendo quelle che sono le esigenze nutrizionali del piccolo. Contiene tutto quello che serve per la crescita e molto di più: come gli anticorpi materni che possono proteggerlo dal contatto con malattie, in attesa che la crescita ( e le vaccinazioni) lo aiutino a farsene di propri. E ancora sostanze favorenti lo sviluppo dei vari organi, tra cui fattori di crescita cerebrale, attivatori delle funzionalità epatiche, ormoni. Inoltre, contiene le endorfine della mamma, cioè quelli che vengono chiamati “gli ormoni della felicità” che passano dal latte al bambino (sempre che la mamma ne abbia in abbondanza…).


FARMACIA dr.sse Carla e Silvia Nadalini

Sembra tutto bello, tutto facile, E allora dove sono i problemi?

Tanti sono quelli che sopraggiungono all’inizio di un allattamento al seno: il latte che non arriva o arriva in quantità insufficiente, il bambino che si rifiuta di attaccarsi, le ragadi, il dolore, la stanchezza. Mille sono le difficoltà che una mamma può trovare nell’allattare il suo bambino. E non aiutano di certo i consigli delle altre mamme e tantomeno i gruppi sui social che, oltre a raccontare le solite “ bufale”, bollano come “ mamma incapace” tutte quelle che hanno difficoltà o incertezze Cosa fare per superare questo momento così impegnativo?

Ricordiamo che la capacità di una donna di allattare è intrinseca alla sua natura e dipende moltissimo dal suo “ istinto di mamma”. Giochiamo allora su questo. Né il bambino né la mamma al primo figlio sanno esattamente come fare: è la natura (e l’odore della pelle) che attrae il bambino verso il seno e lo fa attaccare. Certo, la tecnica di suzione corretta non si impara subito, così come il latte non esce immediatamente dal seno a fiotti. Ci vuole tempo e pazienza: la mamma proverà ad attaccare il bambino quando è ancora tranquillo e mai troppo affamato, lo lascerà giocare col suo seno senza porre come essenziale il fatto che mangi subito e tanto. E soprattutto non si farà prendere dal panico: ricordate che nessun bambino è mai morto di fame in presenza di cibo! Il consiglio che mi sento di dare

è quello di considerare l’alimentazione solo uno degli aspetti dell’allattamento al seno. Più importante è il rapporto empatico che si deve creare tra mamma e bambino: devono imparare a conoscersi, cominciare ad interagire, imparare ad amarsi. Per cui se avete problemi riscoprite il contatto pelle a pelle, mettendo il viso del vostro bambino a contatto con la pelle nuda del vostro seno: sarà il vostro odore, il battito del vostro cuore a tranquillizzare il bambino e a orientarlo verso il capezzolo a cui imparerà ad attaccarsi. Tempo e pazienza: vi accorgerete che con i figli non sono mai abbastanza! La mamma dovrà in primo luogo essere convinta, voler allattare non solo perché deve nutrire il proprio bambino, ma soprattutto perché le fa piacere, per instaurare un feeling speciale col suo cucciolo, creare un legame affettivo profondo.

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Nessuna mamma deve essere costretta ad allattare.

Se si deve fare controvoglia o se questo genera ansia o disagio è preferibile lasciar perdere o tentare un altro approccio. Così come passano nel latte gli “ ormoni della felicità”, passano anche la tristezza, la rabbia e la depressione e creano al bambino una irrequietezza che scatenerà problemi quali coliche, rigurgiti, dermatiti, pianti inconsolabili. Pensateci quando attaccate al seno il vostro bambino: gli date una parte di voi e deve essere una parte buona. Chiedete informazioni serie al vostro pediatra innanzi tutto, al vostro medico, a chi ha le competenze per aiutarvi. E ricordate che essere in crisi, non sentirsi all’altezza nel gestire un bimbo appena nato è assolutamente normale. Fatevi aiutare e fatevi coccolare. Tutto quello di bello che verrà fatto a voi, lo potrete passare al vostro bambino. 27


ATTIVIAMOCI crescere con la musica

Nelle scorse settimane, a Mosca, durante il convegno sull’innovazione sociale, è stato presentato un robot che recita versi e canta canzoni ai bambini; si chiama Pushkin, come il celebre poeta, saggista e drammaturgo russo. Ha l’aspetto di un uomo in carne ed ossa con dei lunghi basettoni e capelli ricci e folti come andava di moda nell’800. Io mi auguro che in futuro siano ancora le madri e i padri a raccontare storielle e a canticchiare melodie ai loro figli ma è pur vero che l’interesse della scienza in questo caso si pone in continuità con un fenomeno che non è mai venuto meno nei secoli ovvero l’importanza della musica, del canto nello sviluppo affettivo-cognitivo del bambino.

canta che ti PaSSa!!

L’IMPORTANZA DEL CANTO NELL’EDUCAZIONE DEI BAMBINI

F.Toso

a cura di

Francesco Toso docente Accademia F. Venezze

Sin dal grembo materno il bambino è costantemente sollecitato da suoni e rumori: la voce della mamma, il ritmo del battito cardiaco, il suono prodotto dal flusso del liquido amniotico. Appena nati e nei primi anni di vita i bambini esprimono le proprie emozioni attraverso i suoni, e la loro affettività può essere influenzata positivamente dalla musica. Utilizziamo infatti dolci melodie per calmare i bambini e la ninna nanna per farli addormentare. Quante volte una melodia cantata in falsetto genera una sana risata e non solo fra i bambini. Il canto poi è in stretta relazione con la fisicità e il movimento. Cantare, mimare le canzoni attraverso i gesti delle mani e del viso, ballare e muoversi a tempo di musica rafforzano il legame tra genitori e figli e creano una sensazione di benessere e armonia. Howard Gardner, psicologo americano, identifica nell’intelligenza musicale una capacità che influisce direttamente sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale ponendo l’accento sul fatto che la musica aiuta a strutturare il pensiero ed il lavoro delle persone, soprattutto nell’apprendimento delle abilità matemati28

che, linguistiche e spaziali. Quando il bambino entra nel mondo della scuola la musica rimane uno strumento privilegiato e indispensabile per la crescita personale e affettivocognitiva. Si parte dal gioco poiché la dimensione ludica rafforza le capacità di attenzione e attiva relazioni interpersonali per arrivare poi all’obbiettivo di apprendimento. Ascoltare suoni e melodie, a volte ad occhi chiusi o camminando per l’aula, può essere un bel modo per i bambini anche più piccoli di stimolare in loro il contatto con i propri compagni, la capacità di inventare danze e coreografie, immaginare storie. Provate ad esempio a far ascoltare ad un gruppo di bambini l’Ouverture del Barbiere di Siviglia di G. Rossini e affidate a loro un po’ di compiti, come scrivere un racconto ispirato alla musica appena ascoltata, o realizzare una coreografia che possa essere ballata su questa musica o, ancora, fare un grande disegno a pastelli che racconti, per immagini, la stessa musica. Vi stupiranno!!! Un altro utilissimo esercizio è quello legato alla capacità di ascoltare e ri-

produrre frammenti melodici. Il docente (o anche il genitore a casa) può cantare una breve melodia accompagnandosi con uno strumento e chiedere ad un volontario di provare a ripetere quello che si ricorda. Qualcuno si ricorderà le parole, qualcun altro solo la melodia o un frammento di essa. Questo semplice esercizio educa all’ascolto e contribuisce alla creazione di quel repertorio di canzoni, melodie a cui il bimbo attinge e sulle quali si formeranno poi le strutture melodico-armoniche. La musica (che trova nel canto la sua espressione più immediata) è una forma comunicativa complessa e “globale”. Qui risiede la sua forza e la sua importanza educativa: attraverso l’esperienza musicale si possono infatti sviluppare competenze corporee, motorie e percettive, come ad esempio la possibilità di conoscere e utilizzare al meglio le proprie capacità sensoriali; competenze affettive e relazionali, come ad esempio la capacità di maturare sicurezza interiore, di ascoltare e interpretare le emozioni dell’altro, di accettare il diverso, di porsi in relazione con il gruppo, di interiorizzare comportamenti civilmente e socialmente responsabili.


Perché studiare musica?

La verità è che in tutte le culture e in tutte le epoche, la musica è sempre stata presente, ha accompagnato l’uomo da sempre e con l’uomo si è evoluta. Tutti gli studi dimostrano che il bambino nasce con un cervello già pronto a elaborare il proprio mondo musicale, e che la capacità di percepire la musica è innata. Tutto questo vuol dire solo una cosa: siamo nati per fare musica! Veniamo allora al nocciolo della questione: la formazione musicale. Non sempre la formazione scolastica tradizionale è in grado di soddisfare il bisogno di sperimentare il piacere della musica. Spesso mancano i mezzi, pochissime sono le ore a disposizione dei docenti di musica divisi fra la necessità di portare avanti il programma e il dovere di preparare le esibizioni delle classi. In supporto vengono quindi altre realtà quali i conservatori statale di musica, scuole di grande eccellenza e di tradizione secolare e poi molte scuole private. Fra queste: l’Accademia Musicale Venezze di Rovigo. E’ una realtà nuova,

giovane, dinamica. Si occupa di formazione musicale con una vasta offerta di corsi rivolti a tutti (in primis ai giovanissimi ma anche agli adulti) e tenuti da docenti altamente specializzati nella didattica e allo stesso tempo affermati concertisti. Grazie alla convenzione con il Conservatorio Statale di Musica “F. Venezze”, è l'unica scuola della Provincia a condividerne gli spazi. Una scuola che vuole condurre i giovani ad imparare la musica divertendosi ma senza tralasciare una formazione il più possibile completa. Ai ragazzi offre corsi di strumento (sia classici che moderni) e poi il canto, la propedeutica alla musica (rivolto ai piccolissimi), tutto ciò affiancato da lezioni collettive di teoria, solfeggio e percezione musicale. Molti i momenti di esibizione per i ragazzi sia nei saggi che in con-

certi pubblici al fianco dei loro docenti fino a quando non saranno in grado di spiccare il volo. Fiore all’occhiello della scuola è il Coro di Voci Bianche, intitolato al padre del celebre Wolfang Amadeus Mozart “Leopold Mozart”, famoso didatta e grande musicista dell’epoca barocca che tanta attenzione aveva dedicato alla formazione dei giovani scrivendo trattati e componendo musica per bambini. Famosissima è la sua Sinfonia dei Giocattoli. Nasce dalla Convenzione con l’Istituto Comprensivo Rovigo 2 ma è aperto a tutti. La sede è la bellissima aula magna della Scuola Media “C.Parenzo” sita a Rovigo Largo Parenzo 1. Moltissime le collaborazioni con Associazioni ed enti importanti quali il Teatro Sociale di Rovigo che hanno portato e portano il Coro ad esibirsi nei luoghi più prestigiosi della nostra città e della provincia. Accademia Musicale Venezze Info: www.accademiavenezze.it 392 6415388.

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Corsi di AIKIDO per bambini dai 5 anni

Disciplina non competitiva. I bambini collaborano tra loro e si trattano con grande rispetto. I bambini non si prendono in giro, ma si aiutano l’un l’altro. È un modo per migliorare la propria parte interiore in quanto insegna a gestire l’aggressività e a relazionarsi con sé stessi e con gli altri in modo più sereno. Insegna la disciplina. L’osservanza di regole e rituali è fondamentale, ne esistono per il saluto al Maestro e ai compagni, in fase di confronto e di apprendimento (guardando le dimostrazioni dei praticanti più esperti). Al maestro non sfuggono mai le distrazioni e i dispettucci tra i bambini che, di conseguenza vengono richiamati perché il rispetto per l’arte praticata, per sé e per gli altri dev’esserci sempre. Stimola l’assunzione di una posizione posturale corretta, la coordinazione psicomotoria e il controllo muscolare. Si assumono posture differenti in base al momento dell’attività (a partire dal ritrovo arrivando alle prese passando attraverso i riposi). Le tante posizioni di guardia e di difesa sono da memorizzare e da controllare dal punto di vista mentale e muscolare, così i bambini sono spinti a concentrarsi. L’esecuzione ripetuta delle tecniche facilita l’apprendimento: apprendono sia il corpo sia la mente. La proiezione del corpo durante le prese ne consente l’allungamento muscolare e il coordinamento.

MAESTRO

ALAN PELLEGRINI

III DAN CINTURA NERA Per conoscere l’Aikido a fondo Alan Pellegrini ha vissuto e studiato in Giappone per due anni e ci torna ciclicamente per aggiornamenti.

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L’INTERVISTA

MAMME CON LA PARTITA IVA 36 anni, una laurea in Filosofia, un dottorato in Antropologia, libera professionista nel settore della formazione ed una grande autentica vocazione: osservare la gente. Così, quando nel 2016 Valentina Simeoni è diventata mamma, osservare e raccontare le altre donne, che come lei condividono l’esperienza magica della maternità con le acrobazie che la partita iva richiede, è diventato una missione. Di storie ne ha raccolte oltre 30. Ha fatto parlare formatrici, traduttrici, veterinarie, informatrici mediche, editor, copywriter, professioniste del mondo digitale… e alcune di queste storie sono diventate parte di un libro, edito da Sonzogno nel 2017, “Mamme con la partita iva. Come vivere allegramente la maternità quando tutto è contro”. Perché un libro?

intervista a

VALENTINA SIMEONI a cura di Micol Andreasi

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Da una parte osservavo il grande bisogno delle donne di narrare la propria gravidanza e la maternità. Dall’altra, incrociando i temi della maternità e del lavoro autonomo, mi rendevo conto che mancava una pubblicazione che parlasse di una realtà che riguarda oltre mezzo milione di donne in Italia, non fermandosi solo ai numeri ed alle statistiche. Così, dopo aver raccolto molte storie, ho deciso di provare a riempire quel vuoto. Narrando, spero in modo comprensibile a tutti, i desideri, le gioie e le fatiche di queste donne, la loro dedizione al lavoro, la necessità di una gestione abilissima del tempo, i rischi, la paura di un pagamento saltato, di un bilancio che non quadra, la necessità di trovare nuovi clienti e di rimanere sul mercato anche in prossimità della nascita di un bebè, il quadro normativo di riferimento, i costi dei servizi, l’urgenza di una rete di supporto, i trucchi per sopravvivere…


Qual è l’elemento trasversale a tutte le storie?

Sicuramente il primo e positivo elemento trasversale è l’opzione di flessibilità del tempo lavoro. Ma bisogna saperla gestire bene, altrimenti, come un’arma a doppio taglio, si rischia di finire invischiati in un lavoro che non finisce mai, né di notte, né di domenica…senza tregua. Le storie che ho raccolto raccontano di professioniste i cui volumi di attività e fatturato sono relativamente piccoli, le così dette piccole partite iva. La loro quotidianità è diversa da quelle delle grandi partite iva, in studi consolidati o associati. Sono esposte a molti più rischi ed hanno molte meno tutele. L’Italia è un paese per mamme con la partita iva?

Direi che non è un paese per Partite iva in generale. Ma dirò solo delle mamme . Anche se il Jobs Act rappresenta un piccolo passo in avanti, resta che c’è ancora molto da fare per garantire un accesso alla maternità più democratico e giusto. La legge ha introdotto, ad esempio, il diritto all’indennità di maternità pur continuando a fatturare. La stessa indennità è stata estesa da 3 a 6 mesi. Purtroppo, però, il sito dell’Inps dove caricare la domanda non è aggiornato alle novità della norma e nella tendina sono indicati ancora solo 3 mesi. L’indennità, inoltre, può essere richiesta sui versamenti degli ultimi 12 mesi di lavoro. E se una futura mamma avesse lavorato nei precedenti dieci anni, ma per sfortuna sua non nell’ultimo, a quanto dice la legge non avrebbe i requisiti per richiedere nessuna indennità.

La trovo una grave ingiustizia sociale. C’è poi la questione cronicizzata dei pagamenti mai puntuali, che in volumi piccoli possono rappresentare un grosso problema. E tuttavia non esistono ancora strumenti di rivalsa di cui la o il professionista possa valersi. E, inoltre, i servizi all’infanzia hanno spesso costi troppo elevati ed orari rigidi. Credo che l’Italia non sia culturalmente pronta ad accogliere il lavoro libero professionale. Lo si guarda con sospetto, come una forma inferiore del lavoro tradizionale o da dipendente, e perciò con meno diritti. Questo atteggiamento è causa di un lento e progressivo depotenziamento del lavoro, favorito anche dalla tendenza ad una liberalizzazione spinta. Quali sono, allora, i trucchi per rimanere professioniste e mamme felici nonostante sia tutto contro?

La risposta è nella parola rete. Dobbiamo riuscire a crearci una rete di supporto, fatta dai nonni, se ci sono, dagli altri membri della famiglia, ma aperta alle altre mamme. Con loro possiamo condividere una fitta rubrica di babysitter, ma anche prestarci sostegno reciproco, quindi dividerci di settimana in settimana la gestione delle attività dei nostri bimbi. La rete deve anche comprendere colleghe che possano per conto nostro svolgere il lavoro che per necessità di famiglia non riusciamo a svolgere nei tempi richiesti. La collega potrà incrementare il suo budget, io continuerò a gestire il cliente, non lòo perderò, pur avendo dato priorità al mio bambino.

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Care mamme LIFE STYLE Moda Fashion

a cura di

Rossella Rizzi consulente d’immagine ed event planner

Parola d’ordine: fantasia e divertimento vestite d'allegria il vostro bimbo con un occhio ai trends ma senza rinunciare a quell'allure sbarazzina che permetterà loro di giocare… anche con la moda!

arrivano l'autunno e le giornate più fredde, la scuola, lo sport e tutti gli impegni invernali. Per correre da un posto all'altro, ci vuole la scarpa giusta, anche per i nostri bambini!! Quali saranno quindi le calzature ideali per questo periodo dell'anno? E quali gli accessori più cool da abbinare per essere al passo con la moda?

Scarpe Inno alla praticità e alla vitalità, le running saranno le protagoniste indiscusse della stagione, meglio se in pelle morbida e dai colori metalizzati, con suola rinforzata e punta antiscivolo. Cosi pure le sneakers glitterate, adatte alle bimbe più glam che amano brillare anche di giorno e quelle alte con gli strappi per i maschietti più dinamici con un animo street style. Naturalmente non mancheranno le ballerine per le più romantiche e i chelsea boots che piaceranno a tutti i bimbi sportivi ma attenti al look ! Accessori Se si va a scuola a piedi, lo zainetto più cool è il trolley con le ruote e il manico allungabile, per dire addio al mal di schiena degli zaini sulle spalle. E se grazie alla moda sporty potete lasciare i bimbi più comodi anche nei momenti di svago dopo la scuola, non dimenticate gli accessori giusti, come uno zainetto, sicuramente più piccolo e compatto, puntando su quello camouflage dalla fantasia militare mimetica, soprattutto se il vostro piccolo ha gusti decisi! Il modellino più fashion della stagione? quello con scritte colorate, patch e applicazioni ! Se ne avete già uno che ritenete ancora utilizzabile, potrete decorarlo fai da te acquistando in merceria i patch da applicare con il ferro da stiro oppure perline e fiocchetti da creare hand made e incollare con la colla a caldo. Otterrete cosi uno zainetto fashion e attuale, un'ottimo compromesso tra praticità e moda, da sfoggiare come fosse uno nuovo! Per le bimbe che amano la moda, l'accessorio immancabile è sicuramente il marsupio: rosa o glitterato, da portare a tracolla come fosse una borsetta! E la tracollina fluffy, in morbida eco pelliccia dai colori fluo, per un look davvero originale e di tendenza che potete realizzare anche fai da te con un maxi peluche : estraete l'ovatta all'interno, applicate una zip e due bretelline per indossarlo a zainetto. Se siate mamme tuttofare (come spesso accade!), potrete realizzarlo in poche mosse!

aUtUnno Style e Glam

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Servizio di consulenza riabilitazione e diagnosi per:

• Disturbi Specifici dell’Apprendimento (Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia) • Bisogni Educativi Speciali • Disturbi del Comportamento • Disturbo di Attenzione e Iperattività: identificazione precoce del deficit attentivo, lavoro educativo con il bambino ADHD, intervento nella famiglia e nella scuola • Disturbi dello spettro autistico • Disturbi della Coordinazione Motoria e Disprassia • Disturbi del Linguaggio, Comunicazione preverbale, Disturbi dell’Articolazione del Linguaggio e Balbuzie • Coping Power: programma completo di intervento e trattamento per la modulazione della rabbia e dell’impulsività in bambini e ragazzi • Parent Training e sostegno alla genitorialità • Trattamento dei Disturbi d’Ansia, Depressione e problematiche emotive • Training cognitivo integrato - Metodo Benso • Orientamento scolastico • Metodo di studio: costruzione di un efficace metodo di studio, potenziando le risorse già a disposizione e aiutando a costruire nuove strategie ed una solida motivazione. • Progetto di rilevazione precoce delle difficoltà di apprendimento nella Scuola d’Infanzia • Progetti di screening nella Scuola Primaria e Scuola Secondaria di Primo Grado • Psicoterapia • Intervento e valutazione logopedica della Disartria e dell’Afasia

Chi siamo

Dott.ssa Mara Gazzi

Psicologa dell'Età Evolutiva e della Psicopatologia dell'apprendimento Esperta in Neuropsicologia Clinica ADHD Homework Tutor Avanzato

Dott.ssa Giulia Franco

Psicologa dell’Età Evolutiva ADHD Homework Tutor Avanzato

Dott.ssa Anna Maria Campioni

Neuropsichiatra infantile

Dott.ssa Emmy Tintinaglia

Psicologa, Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvia Nadalini

Psicologa, Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvia Girardi

Educatrice Professionale perfezionata in Psicopatologia dell’apprendimento

Dott.ssa Valentina Sita Logopedista Dott.ssa Marta Guitti Logopedista

Dott.ssa Ambra Balzeri Logopedista Dott.ssa Ilaria Ridente

Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva

si riceve su appuntamento

347.9376493

Dott.ssa Mara Gazzi

340.3088087

Dott.ssa Valentina Sita

Sede: ROVIGO (Area Tosi) Via Luigi Einaudi, 63 e 17 36


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L’ UNICO NEGOZIO NEL CENTRO DI ROVIGO Risparmiare, riutilizzare, ridare vita nuova agli oggetti. Non è solo una questione etica, ma la filosofia di Secondamanina. Era appena diventata nonna, Rossella Colombo, la titolare, quando ha ideato e realizzato il suo sogno: un negozio interamente dedicato ai bambini, in cui l’acquisto fosse facile e accessibile a tutte le tasche, in cui l’occasione fosse sempre anche sinonimo di qualità. Lo sguardo di una nonna, si sa, è sempre più saggio e consapevole.

per il tuo bambino

Sa, ad esempio, che la vita media di un’attrezzattura per la pappa è di pochi mesi, superati i quali un seggiolone non servirà più e nemmeno lo sterilizzatore. Persino i vestiti pre-maman oltre i nove mesi quasi mai si useranno. E così Rossella Colombo, da brava nonna e da professionista capace, è riuscita a promuovere la cultura del riuso e del riciclo proprio di quegli oggetti o strumenti destinati altrimenti ad un destino tanto breve.

Precisa, puntigliosa, competente, appassionata del suo mestiere, forte di una lunga esperienza nei negozi Prenatal e soprattutto mamma e nonna, Rossella in 5 anni è diventata un punto di riferimento per neomamme, mamme in attesa, genitori che a lei si rivolgono. A Secondamanina, infatti, a partire da 2 euro si può comprare una T-shirt, da 10 euro un giubbotto di vera piuma d’oca, coloratissimo. Da 30 euro un seggiolone… E benché si tratti di merce usata, non vi è dubbio sulla qualità.

Come funziona il mercatino

1. Rossella ritira la merce - su prenotazione 2. controlla minuziosamente ogni dettaglio

3. dopo la verifica la tiene in contovendita 4. la espone per 60 giorni al prezzo concordato. 5. poi per altri 60, ad un prezzo ancora più conveniente…

Rovigo, via Falcone e Borsellino 23 tel. 347 1722250 - 0425 202065

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aperto ore 9.00-12.30 e 15.30 -19.30 chiuso dom. e lunedì mattina

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Sandro Tomanin e la sua Arte del vetro LIFE STYLE Storie di vita e lavoro

Incontro con

SANDRO TOMANIN a cura di Micol Andreasi

A San Bellino, a due passi dalla chiesa dedicata al Santo patrono della diocesi di Adria e Rovigo, accanto al palazzo del Municipio, c’è un portone in ferro oltre il quale si intravedono la cura del luogo, l’amore per i dettagli, la passione per quello che si fa. Qui ha sede la vetreria d’arte Tomanin, fondata nel 1988 da Sandro Tomanin e gestita da allora insieme ai suoi due fratelli. E’ proprio Sandro ad aprirmi il cancello e ad accompagnarmi nello spazio espositivo, nei laboratori e nelle aule dove tiene corsi per trasmettere l’arte del vetro. Con il suo sguardo serio, ma il modo accogliente e disponibile, mi illustra il suo lavoro. Sfoglia l’album con i disegni da cui parte per realizzare un progetto. Si tratta di copie fedelissime di opere d’arte tra cui riconosco quelle di Pollaiolo, Botticelli, Dürer… Ci sono molti altri disegni, li realizza personalmente Sandro. Si è formato, infatti, alla scuola d’arte “Dosso Dossi” di Ferrara e dopo il diploma, ha studiato decorazione e restauro presso la scuola di Palazzo Spinelli a Firenze, tra le più prestigiose in Italia insieme all’Opificio delle Pietre dure. Mi racconta di non aver voluto continuare con il restauro perché aveva un bisogno incontenibile di creare. Ed infatti in quel periodo disegnava molto. Si dedicava soprattutto alla ritrattistica. Tornato in Polesine aveva iniziato a collaborare come grafico e poi per una vetreria… E del vetro fa subito la sua passione. E’ lavorando il vetro che riesce a coniugare il talento creativo, l’abilità tecnica perfezionata con gli studi, l’interesse per l’arte, la precisione che gli è innata. I disegni sono tutti digitalizzati, significa che, a differenza di quanto faceva all’inizio, ora sono tutti realizzati al computer e perciò più facilmente riadattabili alle esigenze di esecuzione di un prodotto piuttosto che di un altro. L’archivio è enorme, ci sono tutti i linguaggi pittorici dal figurativo all’astratto e tutte le epoche. “E’ così – mi dice soddisfatto – che anche l’artigianato artistico si rinnova aprendosi alle nuove tecnologie”. Poi estrae da enormi armadi le lastre di vetro colorate. Sono rosse, blu, gialle, verdi…quelle rosa sono le più preziose. Di fronte, su un tavolo da lavoro ci sono i disegni completi, le matrici dei singoli pezzi che, appoggiate sul vetro del colore scelto, permettono di ritagliarlo in modo perfetto. E poi ci sono i fili di piombo che saldati servono per unire i pezzetti di vetro colorati e ricomporre l’immagine come da progetto iniziale. Questa tecnica, detta a piombo, è antichissima. Richiede molta precisione e manualità e soprattutto tanta pazienza. E’ ideale per le vetrate e le superfici piatte. Sandro mi spiega che per legare i pezzetti di vetro colorato si può usare anche lo stagno, è relativamente più semplice da maneggiare e più leggero. Permette di realizzare superfici curve, come per i paralumi delle lampade. E’ questo il metodo Tiffany. Sul tavolo c’è un abat-jour pronto per la consegna. “Sono tutti pezzi unici – mi ribadisce orgoglioso - “Qui si fa tutto a mano”. Sandro richiama la mia attenzione sulla tecnica della decorazione del vetro. Per prima la “grisaille”, che consiste nella pittura diretta del vetro attraverso ossidi, fissata nel forno ad alte temperature. E poi mi illustra “la sabbiatura”, che è un processo assai più complicato e complesso di azione corrosiva della sabbia sulla lastra di vetro, che in base al colore di partenza reagisce in modo diverso, fino a restituire un effetto di bassorilievo. E’ la tecnica che preferisce e di cui, è il caso di dirlo, è uno dei pochi esperti in Italia.

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Mi guardo intorno. Ci sono vetrate alte come una parete, decorate con motivi floreali, ci sono controsoffitti in stile Liberty, lampade tipo Tiffany, quadri con le narrazioni della vita di Gesù o dei Santi, riproduzioni fedeli in vetro delle più preziose incisioni di Alberth Dürer. Resto incantata. Ci sono persino dei pannelli fotovoltaici su cui con la tecnica della sabbiatura ha realizzato vere e proprie opere d’arte. Sandro mi racconta che questi pannelli sono stati concepiti per illuminarsi di notte e lasciare emergere il disegno. Sono progettati per le facciate di alcuni palazzi del Nord Italia. Anche questi sono pezzi unici. Realizzati a mano, singolarmente. Accesi sono meravigliosi. “ Può accadere – mi dice – , lo sa, che il mondo tecnologico e avanguardista si accorga che non può fare a meno dell’arte, della sua idea di bellezza, non utile dal lato pratico, ma necessaria”. E poi aggiunge: “Spero davvero che sia così, perché allora anche il mio lavoro, l’artigianato artistico del vetro, avrà un futuro”. Quando è ora di andare e varco di nuovo il cancello di ferro, ripenso al modo discreto e all’umiltà con cui Sandro mi ha raccontato la sua arte. E ho la certezza che proprio di questo si tratti: opere d’arte!

NOTA STORICA SUL VETRO Quella del vetro è una storia lunga più di quattromila anni. Nacque per caso, secondo un’antica leggenda, sulle rive sabbiose di un fiume, in Siria. Qui dei mercanti fenici, per allestire un focolare da campo, utilizzarono blocchi di salnitro che, fuso dal calore e mischiato alla sabbia, diede origine a questa nuova materia. Secondo altre teorie, i primi vetri si formarono come scorie nei processi di fusione di alcuni metalli. I centri di produzione dell’antichità erano in Mesopotamia, Egitto e Siria. Dal X secolo a.C. il vetro iniziò a diffondersi nei Balcani e in Europa meridionale, fino a raggiungere, in età ellenistica (IVI secolo a.C.), tutto il Mediterraneo. Ma furono i Romani a dare alla produzione del vetro nuovo impulso e la più ampia diffusione. Al I secolo a.C. risalgono l’invenzione, in Palestina, della tecnica della soffiatura, che sostituì laboriosi procedimenti di colatura a caldo e la creazione del vetro incolore. Tra il II e III secolo d.C. le produzioni di vetro soffiato e a stampo furono ulteriormente perfezionate. L'uso di schermare finestre con vetri policromi risale a tempi molto antichi (Egitto faraonico, Roma imperiale, alto Medioevo). Tuttavia il grande sviluppo della vetrata ebbe luogo nel periodo romanico e soprattutto gotico, allorché la riduzione delle funzioni di sostegno del tessuto murario permise l'apertura di sempre più ampie finestre. E’ in quel periodo che alle vetrate viene affidata anche una funzione narrativa delle sacre scritture. E furono in molti gli artisti che da allora si cimentarono nella pratica di questa antica arte… 39


BILINGUISMO INFANTILE A LONG BEAUTIFUL WAY

PARLIAMONE bilingual education

Alcuni falsi miti sul bilinguismo 1. Il bilinguismo è un fenomeno raro, riservato a figli nati da coppie miste o cresciuti lontano dalla madrepatria. Niente di più sbagliato! Secondo Francois Grosjean oltre metà della popolazione mondiale è da considerarsi bilingue, dal momento che per essere tali basta saper usare due o più lingue o dialetti nella vita di ogni giorno, alternandoli a seconda delle situazioni. 2. I bilingue hanno una conoscenza bilanciata e perfetta delle lingue. A meno che non si voglia limitare il discorso ad una percentuale irrisoria delle persone che padroneggiano due o più lingue, dobbiamo considerare normale la convivenza di livelli fra loro diversi fra le due o più lingue parlate. La perfezione non è la misura di quanto siamo bilingue.

M.Cacc iatori

a cura di

Marianna Cacciatori insegnante certificata EIF e TEFL

Il bilinguismo infantile è qualcosa di affascinante e stupefacente. Avete mai ascoltato un bambino bilingue cambiare idioma più volte nel corso dello stesso dialogo? Alcuni pregiudizi sul bilinguismo forse ci ostacolano ancora nel lanciare i nostri bambini nell’ avventura di apprendere una seconda lingua sin da piccolini.

Ciao

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Hello

3. Il bilinguismo infantile è causa di ritardi nell’acquisizione del linguaggio. Molte ricerche confermano il contrario anche se è abbastanza comune questa preoccupazione in genitori ed insegnanti. Ricordiamoci che i bambini imparano se ne sentono il bisogno e che apprendere una lingua è funzionale al loro bisogno di comprendere il mondo e di comunicare con altri. Questo può spiegare perchè alcuni bimbi bilingue comprendano tutto ma non parlino, oppure dimentichino una lingua imparata da piccolini. Ma se hanno motivo per comunicare di certo lo faranno. 4. I bambini cresciuti bilingue confonderanno sempre le loro lingue. Anche questo aspetto è stato ampiamente smentito da studi ed esperienze: i bambini bilingue giocano con le lingue, passando da una all’altra a seconda delle situazioni. Possiamo parlare dei bambini bilingue come dei traduttori naturali, che riescono a stupire per la loro capacità di essere interpreti precoci e spontanei. Tre semplici idee di una mamma-teacher bilingue. Impariamo assieme a loro. Se come genitori ci sentiamo a disagio nel leggere o parlare in inglese al nostro bambino perchè ci sentiamo poco competenti ricordiamoci questo: possiamo imparare, o ripassare, una nuova lingua assieme ai nostri bimbi anche da zero e ciò può essere un’esperienza utile ad entrambi e molto stimolante per i piccolini. Meglio un libro che un cartone (o, peggio, un video gioco). Leggere un libro in inglese è unattività perfetta per creare una sana routine bilingue. Un libro connesso agli interessi di chi lo legge può divenire un compagno insostituibile. Itís a long, beautiful way. Nessuno dice che sia facile nè breve. Forse passerà molto tempo prima che un bimbo dalla comprensione passi alla parola. Di certo non è mai troppo presto nè troppo tardi per iniziare con una lingua straniera, mentre è sempre un peccato interrompere un percorso iniziato o non cominciare affatto!


a tUrtle tale

CENTOSTORIE favole

Una storia di tartarughe Micol Agio

favola di

Micol Agio illustrazioni di

Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati” Rovigo

La famiglia Smiths abita in una bella casa vicino al mare ed ha un sacco di animali: la gatta Beth, il cane Bob, il criceto Hunter e Loise la testuggine. A tutti gli animali piace giocare dentro casa, tranne che a Loise che preferisce stare fuori e si sente molto molto sola. Fa lunghe e lente passeggiate in giardino, dorme sull’erba e qualche volta guarda il mare pensando a quanto le piacerebbe nuotare. Ma Loise è una testuggine, può solo vivere sul terreno e non potrà mai essere libera come una tartaruga marina.

The Smiths live in a nice house by the sea and have a lot of pets: they have Beth the cat, Bob the dog, Hunter the hamster and Loise the tortoise. While all the other animals love to play inside the house, Loise always prefers to stay outside and feels very, very lonely. She takes long and slow walks around the garden, she sleeps on the grass and sometimes she looks at the sea, thinking how much she would like to swim. But she is a tortoise, she can only live on land and she will never be as free as a sea turtle.

Un giorno la famiglia Smiths ritorna a casa con una sorpresa. Erano stati in spiaggia e avevano trovato una piccola tartaruga marina, tutta ricoperta di borse di plastica e con dell’olio nei polmoni. La misero in una vecchia vasca da bagno in giardino e la chiamarono Myrtle la tartaruga marina. Myrtle è un’avventuriera: era nata in mare e adora nuotare libera ed esplorare ogni angolo della barriera corallina. Ma adesso ha molta paura: ha rischiato la vita ed ora è in un luogo che non ha mai visto prima, sola e confusa.

One day, the Smiths come back home with a surprise. They went to the beach and they found a poor turtle, all covered in plastic bags and with oil in her lungs. They put her in an old bathtub in the garden and call her Myrtle the turtle. Myrtle is an adventurer: she was born in the sea and she loves to swim free, exploring every corner of the reef. But she is very scared now: in her last adventure she risked her life and now she is in a place she had never seen, alone and confused. 41


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La gatta Beth è gelosa del nuovo animale, il cane Bob ha paura dell’acqua e il criceto Hunter non capisce perché ad alcuni animali non piaccia vivere in un gabbietta comoda e sicura come la sua. L’unica a cui Myrtle può parlare è Loise: si assomigliano molto e trascorrono le giornate in giardino, assieme. Loise parla a Myrtle della famiglia Smiths, di che famiglia gentile sia e di come amino tutti i loro animali. Ma le dice anche che vorrebbe andarsene, in mare e vivere una vita avventurosa come Myrtle.

Beth the cat is jealous of the new animal, Bob the dog is afraid of the water she lives in and Hunter the hamster doesn't understand why some animals don't like living in a comfy and safe cage as he does. The only one Myrtle can talk to is Loise: they are very alike and they spend all day in the garden, together. Loise tells Myrtle about the Smiths, how kind a family they are and how much they love their pets. But she also says that she wishes to go away, by the sea, living an exciting life like Myrtle.

Myrtle racconta così a Loise di tutte le sue avventure, ma la mette al corrente anche di tutti i pericoli che si possono incontrare in mare. Ci sono gli squali che mangiano le tartarughe, gli uomini che cacciano gli tartarughe e peggio ancora l’inquinamento che uccide le tartarughe. Nel profondo del suo cuore Myrtle invidia Loise; ed ora che ha conosciuto la sua terra vorrebbe viverci, con una famiglia come gli Smiths ed avere come amici i gatti, i cani e i criceti. Anche se non sono così gentili, sono sicuramente meglio degli squali.

Myrtle tells Loise about all her wonderful adventures, but she also warns her about the dangers that you can find at sea. There are sharks that eat turtles, men that hunt turtles and, even worse, pollution that kills turtles. At the bottom of her heart, Myrtle envies Loise; now that she has seen the land, she wishes to live on it, with a family like the Smiths, and friends like cats, dogs and hamsters. Even if they're not so nice, they're still better than sharks.


Day by day, the two get to know each other and after one month they become best friends. Loise understands how lucky she is to have such an easy life. And even though sometimes it is boring, thanks to Myrtle, now she knows that she must be grateful for it. On the other hand, Myrtle has finally found a real friend. She was never bored at sea but she has never had the time to stop and enjoy things like friendship. When Myrtle finally recovers, the Smiths decide to put her back in the sea, in a protected area near their house. Loise is very sad, because she will lose her only friend, so she disappears inside her shell and cries all day. Myrtle is sad too, she is afraid she will never find the Smiths' house again and she will have to live without her best friend. The other animals hate to see Myrtle and Loise so sad; seeing how much they loved each other, they learned a lot too. They now understand that difference can't influence friendship and so they decide to help. Every Sunday, Bob the dog barks at the sea, so Myrtle will follow the sound to know where the house is. Beth the cat walks with Loise to the beach and Hunter the hamster stays on Loise's shell so he too can see the world. After all, he has to admit that, like Myrtle says, even outside the cage you can have fun. So every Sunday, on the beach, a cat, a dog, a hamster, a tortoise and a turtle meet. They talk about their lives, they love their differences and they learn new things every time. They have learnt that friendship has no race or place. But, above all, they have learnt that we all can appreciate our lives, no matter what lives we live, if we have a friend, or more, by our side.

Giorno dopo giorno, le due si conoscono sempre di più e dopo un mese diventano migliori amiche. Loise capisce quanto fortunata sia nel vivere una vita così semplice. Ed anche se qualche volta è noiosa, grazie a Myrtle, ora sa che deve esserne grata. D’altra parte Myrtle ha finalmente trovato una vera amica. Non si era mai annoiata in mare ma non ha mai avuto il tempo di fermarsi e di godere di alcune cose come l’amicizia. Quando Myrtle guarisce, la famiglia Smiths decide di rimetterla in mare, in un area protetta vicina alla loro casa. Loise è molto triste, perché ora perderà la sua unica amica. Si nasconde così dentro il suo guscio e piange tutto il giorno. Anche Myrtle è triste, ha paura che non ritroverà più la casa degli Smiths e che dovrà vivere senza la sua migliore amica. Agli altri animali non piace vedere le due così tristi; nell'osservare quanto bene si vogliono imparano a loro volta qualcosa. Capiscono ora che la diversità non può influenzare un’amicizia e vogliono essere di aiuto Ogni domenica il cane Bob abbai verso il mare, così che Myrtle possa seguire il suono e ritrovare la loro casa. La gatta Beth cammina con Loise alla spiaggia e il criceto Hunter si apposta sul guscio di Loise in modo da poter vedere anche lui il mondo. Alla fine deve ammettere che, come dice Myrtle, ci si può divertire anche fuori da una gabbietta Così che ogni domenica, sulla piaggia, un gatto, un cane, un criceto, una testuggine ed una tartaruga marina si incontrano. Si raccontano delle loro vite, amano le loro diversità e di volta in volta imparano cose nuove. Come ad esempio che l’amicizia non ha razza o luogo. Ma soprattutto hanno imparato che possiamo tutti apprezzare le nostre vite se abbiamo un amico o più amici al nostro fianco, indipendentemente dalla vita che stiamo vivendo.

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Ti piace leggere ? CENTOSTORIE in libreria

M . Ber

to

a cura di

Morica Berto libraia Adria

Un mio consiglio è: entrate in una libreria per bambini ed acquistate tre libri. Un libro lo scegliete voi per il vostro bambino; un libro (qualsiasi esso sia!) lo decide il vostro bambino da solo; l’ultimo libro lo decidete insieme. Una volta a casa poi, trovate del tempo da condividere con i vostri bambini e leggete insieme a loro ad alta voce, anche e soprattutto se sanno già leggere!

Una delle domande che più spesso rivolgiamo ai bambini in età scolare è: Ma ti piace leggere? Pochi sono quelli che rispondono con un Sì! Sincero e convinto. Alcuni rispondono con un accettabile: Beh, insomma! Ma in tanti, i più temerari, rispondono con un bel: No! e relativo evidente imbarazzo da parte genitori, che spesso la vivono quasi come una sconfitta personale. Forse perché il precoce approccio alla lettura autonoma sembra essere diventato, tra gli altri, uno dei metri di misura attraverso il quale si valuta l’operato educativo di un bravo genitore. Per guardare al binomio "bambini e lettura" da una diversa prospettiva, vi riporto un’interessante riflessione condivisa dalla Prof.ssa M. Campagnaro, docente di teoria e storia della letteratura per l’infanzia all’Università di Padova, nel corso di una delle sue magnifiche e illuminanti lezioni. Leggere è FATICOSO. Per sviluppare la competenza letteraria è necessario allenarsi molto e far dialogare diverse aree del cervello. La diciamo poi tutta? Leggere un libro di letteratura è addirittura INUTILE! Pensiamoci: a cosa serve esattamente un libro di narrativa, un albo illustrato, un libro di filastrocche oppure di poesie? Serve forse a procurarci da mangiare, a farci dormire?

meraviglia, il divertimento e l'emozione. I libri forniscono, soprattutto ai bambini e ai ragazzi, le parole indispensabili con le quali descrivere il mondo e loro stessi; aiutano a pensare che universi diversi siano possibili. Naturalmente stiamo parlando di libri di qualità, di quelli che lasciano il segno nella memoria, nel cuore e perdurano nel tempo: perché in questo caso, se parliamo di bellezza, di crescita e di cultura, non è la quantità a fare la differenza, ma la qualità. Il testo semplice di Geronimo Stilton, per quanto leggerlo possa forse essere auspicabile per consolidare la tecnica, ha bisogno d'essere accompagnato da testi che abbiano anche un valido spessore narrativo.

Conosci David Williams e Robby Doyle?

David Williams? E' geniale. Con I 10 Bambini più Cattivi del Mondo, Zia Malefica e Nonna Gangster ci regala dei libri divertentissimi, coinvolgenti e imprevedibili. Da non perdere Il Trattamento Ridarelli di Roddy Doyle: spassosissimo, con un'architettura paradossale della storia, comica e ironica insieme. Lotta Combinaguai, scritta da Astrid Lindgren e illustrata dalla magnifica Beatrice Alemagna, tra capricci e bizze diventerà la nostra insostituibile sorellina pestifera e simpaticissima. 44

Ma come suggerisce Nuccio Ordine nel suo libro L’Utilità dell’inutile, non è vero che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono dei saperi ritenuti inutili che invece si rivelano di una straordinaria utilità. Pertanto chiedo, a cosa servono i fiori? Anche i fiori più belli non servono a nulla, tuttavia sono assolutamente necessari: abbelliscono, rallegrano, colorano, rendono il mondo un luogo migliore in cui vivere. Proprio come i libri, che diventano necessari nel cogliere la

Non dimentichiamo però che oltre allo spasso ridanciano è giusto offrire ai bambini racconti capaci di toccare temi importanti come l'amore, la guerra, la perdita e il distacco: ne hanno un grande bisogno. Sai fischiare, Johanna? In questa storia, narrata con leggerezza ed eleganza, Ulf Stark ci accompagna nella dimensione emotiva del giovane protagonista e ci fa ritrovare un nonno tutto nuovo, amato e desiderato. Un gioiello da leggere anche per i grandi


ATTIVIAMOCI facciamo insieme

Dino eGG

Slime Come si realizzano

P.Zerba

a cura di

Paola Zerba

La creazione di slime colorato e trasparente “fatto in casa” non è così semplice come si crede, sono presenti molte ricette in rete ma poche sono affidabili e l’unica soluzione è provare, far tentativi con ingredienti simili... ma soprattutto sperimentare con le quantità.

geologa e paleontologa

Materiali

• Colla liquida trasparente a base di PVA, quindi ideale per slime • Coloranti alimentari (bastano pochissime gocce) e glitter per uno slime brillantinato • Acqua (calda e fredda) • Acido borico in polvere (borato di sodio) o soluzione per lenti a contatto che lo contenga • Bicarbonato di sodio in polvere o amido di mais (maizena) • Cucchiaino e/o siringa; spatola o cucchiaio per mescolare • Contenitori con coperchio o carta trasparente da alimenti • Uova di plastica trasparenti (per un maggiore effetto) e/o colorate di varie misure apribili • Riproduzioni di dinosauri in plastica o gomma della grandezza idonea per essere inseriti all’interno delle uova circa 5-7 cm

7 1. Versare in un bicchiere con

circa 100 ml di acqua calda un cucchiaino scarso di bicarbonato, me-

scolare per sciogliere il tutto e lasciarlo da parte (servirà successivamente) per pochi minuti. 7 2. Prendere un contenitore all’interno del quale verranno versati 100

ml di colla liquida trasparente, 50 ml di acqua fredda e poche gocce del colorante che si è scelto (ed even-

tuali brillantini, facoltativi) 7 3. Mescolare la colla, l’acqua ed il colorante, aggiungere la soluzione preparata precedentemente (il bicchiere con l’acqua calda più il bicarbonato) e continuare a mescolare.

7 4. Aggiungere infine circa 10 ml di soluzione per lenti a contatto

molto lentamente mescolando. In caso non si abbia a disposizione la soluzione per lenti a contatto, si può ottenere lo stesso risultato anche preparando a parte un’ altra soluzione di acqua calda più acido borico ed aggiungendola al composto, attenzione però alle quantità di acqua e di acido borico*. Ci si accorgerà in breve tempo che il composto assumerà una consistenza diversa, il nostro slime si addenserà formando tante bollicine. 7 5. Mescolare in modo energico per qualche minuto e lasciare infine riposare il composto coprendolo preferibilmente con un coperchio. Il tempo di attesa prima di utilizzare lo slime va dai 2 ai 4 giorni (naturalmente di-

pende dalla quantità preparata). 7 6. Al termine dei giorni di riposo, una volta aperto il contenitore, il composto apparirà senza bollicine, liscio e trasparente, ma colorato... ora il nostro slime fatto in casa è pronto per essere trasferito nei contenitori a forma di uovo, insieme ai nostri dinosauri preferiti, che saranno avvolti

completamente dal materiale viscido/elastico!

Approfondimenti/curiosità: Borace - In Italia è venduto in alcune farmacie ma non in tutte, lo troviamo più facilmente disciolto in piccole percentuali in alcune soluzioni per lenti a contatto. *Acido borico in polvere - Si trova in farmacia. Generalmente basta un cucchiaino, anche se per il dosaggio ideale bisognerebbe sciogliere 9gr in 250 ml di acqua calda, ma

solamente con un’idonea bilancia di uso non comune si potrebbe raggiungere questa precisione. Se avete il dubbio sulla quantità da utilizzare potete procedere aggiungendone poche gocce alla volta: se ne viene versato molto si rischia di avere uno slime molto denso e non più fluffy, se ne viene versato poco lo slime potrebbe risultare troppo appiccicoso.

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PARLIAMONE energia

intervista a

CRISTINA FOLCHINI Presidente ASM SET a cura di Micol Andreasi

La mission di ASM SET, l’azienda polesana che si occupa della commercializzazione di gas metano ed energia elettrica, è di essere al servizio del territorio, diventando la prima società di riferimento per il mercato energetico locale, in termini di qualità di prodotto ed economicità delle forniture. A sentire la sua presidente, la dottoressa Cristina Folchini, da tre anni alla guida della società, ciò che conta più di ogni cosa è proprio il “servizio”.

numero verde: 800.100.309 Via D. Alighieri 4 Rovigo clienti@asmset.ro.it 46

al servizio del territorio Cosa intende quando dice “essere al servizio del territorio sempre di più e sempre meglio”?

Mi riferisco chiaramente alla qualità dei servizi energetici che offriamo. Ma intendo anche la necessità di essere vigili, sempre più attenti e capaci di rispondere alle tante esigenze della nostra utenza che è fatta soprattutto di famiglie. Avere per loro un occhio di riguardo significa saper intervenire di fronte alle emergenze, ad esempio, con lo strumento degli sgravi in bolletta o con la sospensione della stessa, cui destiniamo ogni anno oltre 100 mila euro. Ma avere a cuore le famiglie è avere a cuore l’educazione dei figli, promuovendo pratiche di vita sana o sostenendo le tante offerte formative che la comunità polesana da più parti offre. Asm Set sostiene economicamente società sportive importanti come la Rovigo Delta Rugby o la Rodigium Basket o la Fruvit. Promuove i progetti di educazione allo sport fatti nelle scuole. Sostiene manifestazioni culturali dedicate alle famiglie e ai bambini. Nell’ultimo anno ha donato due defibrillatori a due scuole della provincia. Famiglia è infatti territorio. Ma quando parlo di servizio, mi riferisco anche ad una modalità particolare di rapportarsi all’utenza, che non può essere di chiusura o insofferenza, ma di ascolto, disponibilità e capacità di trovare insieme soluzioni ai problemi.

Lei dice che prendersi cura delle famiglie significa prendersi cura del territorio, cioè? In una famiglia ci sono una mamma ed un papà che lavorano, che si muovono sulle nostre strade, che devono gestire il tempo tra mille impegni di lavoro, accudimento dei figli e a volte degli anziani. Ci sono nelle famiglie bambini o ragazzi che frequentano le scuole, le palestre o i centri ricreativi che la città mette loro a disposizione. Insieme vivono gli spazi cittadini e le occasioni che offre. Più ricche saranno queste, più le famiglie avranno la possibilità di godere appieno tempi di condivisione senza cercare altrove o lontano da casa. E quegli stessi bambini, diventati adulti, avranno a loro volta la possibilità di mettersi al servizio, di collaborare per il bene di questa città che a loro ha dato tanto. E magari, chissà, sceglieranno di vivere in Polesine per il futuro, di investirvi per la loro attività… Crede che si stia facendo abbastanza per le famiglie in questo senso? Credo, da mamma oltre che da presidente, che si possa fare meglio e di più. Bisogna imparare a fare rete e a lavorare di sinergie accantonando individualismi o piccole logiche di potere. Da soli non si va lontano. A mio parere ci vorrebbero più donne nelle posizioni di guida. Senza nulla togliere agli uomini, una donna sviluppa meglio la capacità di guardarsi intorno a 360 gradi, di non essere ne-


CONSIGLI PER RISPARMIARE da energialeggera.it il blog di ASM SET cessariamente settoriale, di stringere relazioni amicali, di entrare in rapporto empatico con l’altro… L’essere mamma ha cambiato il suo modo di lavorare? Assolutamente si. Mi ha obbligato ad essere ancora più efficiente ed efficace nelle azioni e nella gestione del tempo. Mi ha fatto sperimentare la vulnerabilità. Anche se si ha una laurea e si riveste ruoli apicali all’interno della propria realtà lavorativa, basta un mal di testa del bambino per sentirsi perse. Riconoscere questa fragilità, che è di tutte le mamme, mi è servito per imparare a chiedere aiuto, per accorgermi che intorno a me c’erano e ci sono più persone di quanto io credessi, disponibili ad ascoltarmi o a sostenermi. Mi è servito per condividere e imparare ad ascoltare di più. E soprattutto mi costringe a svolgere il mio ruolo con quell’attenzione e sensibilità che si conviene sempre alle famiglie in difficoltà. Come trascorrete il tempo libero insieme lei ed il suo bambino? Ad entrambi piace stare all’aria aperta. Giochiamo con qualunque cosa o semplicemente corriamo. Si sfoga lui e mi sfogo io. E, quando non si può, leggiamo insieme il Viavai dei Piccoli! Io imparo sempre qualcosa di nuovo…E’ una rivista meravigliosa!

Temperatura riscaldamento: 19° Regolando la temperatura del riscaldamento a 19° anziché 20-22°C consente di ridurre drasticamente il lavoro della caldaia risparmiando sul consumo di gas. Un grado di differenza non riduce il comfort di vita in casa ma, di sicuro, riduce la spesa in bolletta. Nei mesi invernali è consigliabile indossare un maglione anche in casa per sentire meno l’esigenza di alzare la temperatura. Del resto, stare in t-shirt in casa nei mesi freddi e invernali non è gratis, è un lusso che pagate in bolletta. Non coprire i caloriferi con tende, mobili o rivestimenti. Il calore non si propaga nella stanza lasciandola fredda. In caso di caldaie autonome con termostato questo fattore aumenta di gran lunga il consumo di gas per riscaldare la casa. Abbassare le tapparelle delle finestre appena fa buio per impedire la dispersione del calore. Non aprire le finestre quando l’impianto di riscaldamento è in funzione. E’ un inutile spreco, l’aria calda dei radiatori tende a uscire verso l’esterno lasciando posto a quella fredda. State consumando inutilmente gas.

ranno di sporcare la casa. Ripetere per due o tre volte l’operazione su tutti i termosifoni durante la prima settimana di accensione del riscaldamento. Il consiglio vale sia per gli impianti di riscaldamento autonomi sia per quelli centralizzati. La manutenzione e pulizia regolare della caldaia. Effettuata da tecnici specializzati, permette di avere il riscaldamento in piena efficienza e ridurre gli sprechi nel consumo di gas durante la stagione fredda. E’ consigliabile effettuarla nel mese di settembre, quando le ditte specializzate non sono nel pieno della loro stagione lavorativa e possono dedicare più tempo alla manutenzione degli impianti ed eventualmente provvedere per tempo e senza disagi per gli utenti alla riparazione e messa a punto della caldaia. Nelle ore notturne spegnere la caldaia. Regolate il timer per farla riaccendere 1-2 ore prima di quando ci si dovrà alzare. Fate altrettanto la sera prima di andare a dormire.

In caso di prolungata assenza spegnere la caldaia e regolate il timer per farla riaccendere poco Non aerare i locali troppo a lungo prima del vostro ritorno. In inverno aprire le finestre nelle ore Esistono in commercio timer giornapiù calde e in estate nelle ore più fre- lieri, settimanali e persino mensili per programmare l’accensione anche a sche. distanza di molti giorni. Sfiatare i caloriferi all’inizio della Chiudere i radiatori nelle stanze stagione fredda. L’aria depositata all’interno dei radia- vuote. tori impedisci la circolazione dell’ac- Nelle stanze vuote o poco frequentate qua calda, mantenendo parzialmente è consigliabile ridurre il flusso dei rafreddi i termosifoni anche con la cal- diatori in modo da concentrarlo verso daia accesa. E’ un’operazione molto gli ambienti più vissuti della casa, risemplice. Far sfiatare l’aria fin quando ducendo notevolmente il lavoro della dal radiatore fuoriesce acqua. Un bic- caldaia e il consumo di gas. chiere e uno straccio per terra evite█ pagina

promozionale

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