Vicini n° 1

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I cortili scolastici aperti alla cittadinanza Da fine marzo scorso una nuova iniziativa coinvolge alcune scuole primarie torinesi: i loro cortili si sono trasformati in spazi pubblici “L’idea dei cortili nacque anni fa, sul percorso di adozione da parte aperti al quartiere oltre l’orario scolastico. Il progetto è stato rea- delle scuole del proprio edificio - continua l’architetto - dopo un lizzato dall’Assessorato alle Politiche Educative della Città e dal paio d’anni dal coinvolgimento dei primi tre, quattromila bambini, Laboratorio Città Sostenibile di Iter, insieme alle Circoscrizioni e alle emersero tre principali esigenze: 1. la criticità sull’edificio scolastiIstituzioni scolastiche. co, in particolare sul cortile, uno spazio inutilizzato. 2. l’esigenza di aree gioco in città. 3. il tema della mobilità e dell’autonomia. Da spazio istituzionale il cortile si trasforma, in modi e orari stabiliti, in luogo sicuro e privilegiato, dove i bambini possono giocare e i Una decina d’anni fa, dunque, si avviò l’dea di una struttura genitori e i nonni incontrarsi e socializzare. nuova che progettasse la riqualificazione dei cortili (sino ad allora di competenza dell’edilizia scolastica) insieme all’utenza delle Tutti gli spazi aperti sono stati riqualificati negli ultimi anni all’interno scuole. Negli anni di maggiore disponibilità di risorse economiche del progetto specifico per i cortili scolastici, con la collaborazione vennero realizzati parecchi interventi nelle varie circoscrizioni. Ora, di architetti del Laboratorio Città Sostenibile; essi hanno realizzato, anche per i cortili ci sono pochissime risorse disponibili. Ultimamencon gli alunni delle scuole, un percorso di progettazione parteci- te, solo i finanziamenti di Urban Barriera hanno reso possibile la propata. Il Laboratorio CS, infatti, è in convenzione con l’Ordine degli gettazione di tre cortili scolastici a Barriera di Milano. Architetti della Provincia di Torino, che ha istituito la figura professionale dell’architetto tutor. Come si è strutturato nel tempo il progetto di riqualificazione dei cortili? “All’interno di una progettazione più ampia, in accordo con le singole scuole, di esplorazione del territorio, proposte, rilevazioni di criticità intorno all’edificio scolastico - risponde Turi - Poi si esaminava lo spazio interno alla scuola e, preso atto dell’insieme, si avviava la progettazione dello spazio del cortile, con il Laboratorio di progettazione partecipata”. Tali percorsi esulano dall’omologazione delle classiche progettazioni, perché nascono direttamente con i bambini e perché si è colta l’occasione di riprogettare i cortili non solo come spazio ludico, ma anche come aula aperta, spazio di socializzazione, ecc. “Le scuole erano coinvolte per un intero anno scolastico - specifica l’architetto - e ogni Istituto ha firmato un protocollo d’intesa in cui si impegnava a sperimentare l’apertura dei cortili alla città, da concordare con il regolamento del Consiglio Comunale. Il cortile Abbiamo chiesto all’architetto e urbanista Piergiorgio Turi, coordi- riqualificato è aperto due ora al giorno di pomeriggio, soprattutto natore scientifico del Laboratorio Città Sostenibile, di raccontarci per le famiglie utenti delle singole scuole. Le procedure burocratila nascita e la realizzazione di questo articolato percorso. co amministrative sono state molto lunghe e complicate, ma abbiamo raggiunto l’obiettivo. Ora sono aperti in via sperimentale “Il Laboratorio Città Sostenibile è un’attività strutturata all’interno sette cortili nelle varie Circoscrizioni”. dell’organizzazione comunale, con un’esperienza ormai più che decennale. Interviene in progetti nei quali è possibile armonizzare Il regolamento comunale fa sì che i cortili, tra le 16,30 e le 19,30, sipercorsi educativi, forme di partecipazione e attività progettuali, ano considerati spazi multifunzionali, aule aperte, aree gioco, senpromuovendo il metodo della collaborazione multidisciplinare e za responsabilità dei dirigenti scolastici. E’ garantito inoltre il servizio della trasversalità operativa tra diversi settori dell’amministrazione di pulizia a fine giornata. Attento è il presidio dei vigili urbani e dei locale. Nello specifico, promuove la partecipazione del sistema senior civici, osservatori privilegiati. Una struttura tecnica garantieducativo ai temi della CS e le trasformazioni urbane della proget- sce i piccoli lavori di manutenzione. tazione partecipata sull’architettura. All’interno di tale cornice, da alcuni anni si sviluppano progetti che col tempo sono sempre più La riqualificazione ha coinvolto scuole materne, elementari e meinseriti e strutturati nelle strategie della città”. die; l’apertura dei cortili è riservata alle sole elementari e medie. A conclusione dell’anno scolastico si farà la valutazione dei risultati, La riqualificazione dei cortili scolastici si inserisce nelle riflessioni monitorando l’uso degli spazi da parte degli utenti. avviate con il Piano Strategico per le aree gioco urbane. Essi potenzialmente vanno a sopperire le aree verdi mancanti, in alcune Rossella Lajolo rossellal@vicini.to.it zone più che in altre. Ci sono architetti preposti a lavorare con le classi, e un ufficio che traduce in opere pubbliche o in piani di intervento quanto progettato con le scuole: “la struttura nata a Torino non ha omologhi in Italia”, sottolinea Turi.

Giornale on line , iniziativa del Comitato Vicini.TO Via Rubino 45 10137, Torino, presso Cascina Roccafranca, Bottega Comunicazione Contatti: Email : redazione@vicini.to.it Telefono +39.011.19836617 Fax +39.011.19837119 Sito web: www.vicini.to.it Se volete collaborare, scriveteci.

ANNO 1 - Numero 1

WWW.VICINI.TO.IT

29 SETTEMBRE 2013

EMERGENZA al LINGOTTO L’area del MOI , ex Mercati generali, ora ex Villaggio Olimpico di Via Giordano Bruno, eredità ingombrante delle Olimpiadi di Torino 2006, è ormai una cartolina sbiadita di quello che ha ospitato atleti prestigiosi da tutto il mondo, dando lustro ad un quartiere prevalentemente operaio, vestito a nuovo per il grande evento. Attualmente le palazzine sono occupate da vari soggetti, tra cui il Coni, l’Arpa, il nuovo Ostello della Gioventù. Altre invece sono state poste in vendita attraverso l’operatore Pirelli Re Franchising ed altre ancora sono oggetto di edilizia residenziale pubblica e gestite da A.T.C. Nella primavera di quest’anno, centinaia di migranti rimasti senza tetto e speranza dopo l’emergenza Africa, hanno occupato, ormai dal mese di aprile, tre palazzine dell’ex MOI, sollevando un problema non solo relativo alla città di Torino, ma a livello nazionale. Abbandonato il loro Paese di origine sono stati nuovamente abbandonati dalle istituzioni italiane. Ad oggi si valuta che al Villaggio siano rifugiate circa 400 persone, di cui moltissimi bambini. Le Comunità parrocchiali della zona in questo particolare momento si ritrovano ad essere uno dei pochi punti di riferimento del territorio a cui essi ricorrono per ogni genere di necessità. I media nazionali fanno riferimento sempre a Lampedusa, primo lembo di terra italiana con cui i migranti hanno contatto e con le strutture governative organizzate che ivi risiedono, e che riescono a fare dell’accoglienza e della solidarietà umana il loro credo. Ma purtroppo in questa nostra Italia i problemi vengono successivamente ribaltati sul territorio dove i migranti si spostano, e che diventa prima linea con le esigenze di queste persone.

N° 1 in attesa di autorizzazione Stampato in proprio presso CASCINA ROCCAFRANCA

L’emergenza umanitaria, a suo tempo definita, per essere tale avrebbe dovuto garantire ai rifugiati l’integrazione, la dignità ed i diritti umani ai rifugiati, degni di un paese civile ed accogliente quale dovremmo essere nel rispetto della nostra Costituzione. Ma tutto ciò non è avvenuto, anzi si è creata una condizione sub umana che può solo degenerare in problemi di ordine pubblico e sicurezza sanitaria.

Come affrontare dunque con le poche risorse materiali che le Parrocchie hanno a disposizione, questa nuova grande emergenza che colpisce tutto il quartiere Lingotto? Sicuramente in prima battuta le comunità di credenti, presenti sul territorio, si sono attivate fornendo generi di prima necessità quali: pacchi viveri, vestiario prodotti per l’infanzia e l’igiene personale e quant’altro distribuito dal Banco Alimentare e Sanitario e offerto dalla generosità di tante persone sensibili al richiamo della carità ma, il problema complesso e problematico dovrebbe essere preso in carico dalle istituzioni, in grado di creare soluzioni di vivibilità accettabili a cui affiancare l’operato del volontariato. Da questi fratelli in difficoltà ci giunge un chiaro e pressante invito alla solidarietà ed alla condivisione, nella certezza che il “poco di tutti” non può essere la risposta risolutiva ai grandi problemi di queste popolazioni, ma può essere un seme di speranza che coltivato nel giardino del cuore può portare grandi frutti. Angelo Tacconi loris@vicini.to.it


La cultura “a due ruote” cresce in pista Un altro progetto di Urban andrà presto ad arricchire i servizi per la cittadinanza in Barriera di Milano e favorirà l’uso delle due ruote nel quartiere: a partire dall’ultima settimana di luglio, infatti, sono partiti i lavori per la realizzazione della pista ciclabile. Foto pista ciclabile ponchielliL’intento è quello di promuovere uno stile di vita più sano, a basso impatto ambientale, favorire gli spostamenti all’interno del quartiere e, soprattutto, contribuire alla promozione di una cultura “a due ruote” che in Italia è ancora poco consolidata. Il percorso protetto si snoderà da via Cigna, lungo la direttrice di corso Vigevano/Novara, svolterà in via Aosta fino a biforcarsi tra via Petrella e via Ponchielli, consentendo all’utenza di attraversare il quartiere lungo l’asse est/ovest pedalando in sicurezza.Foto pista ciclabile VIGEVANO Chiarisce la responsabile del progetto, Maria Teresa Massa:” Il progetto nasce dal desiderio di migliorare la mobilità in bicicletta. Un aspetto importante del percorso ciclabile sono i numerosi collegamenti con i punti verdi che saranno riqualificati e attrezzati adeguatamente: nel tratto di via Ponchielli ci

sarà un nuovo viale alberato. Da piazza Bottesini si potrà arrivare direttamente al mercato di piazza Foroni e, grazie agli interventi previsti per il Borgo storico, sarà possibile garantire più sicurezza sia a piedi che in bicicletta”. Muovendosi in bicicletta si risparmia benzina e si evita la fatica della ricerca del parcheggio. Torino ha da tempo abbracciato la filosofia delle “due ruote” e l’obiettivo è quello di migliorarsi attraverso la realizzazione di opere che contribuiscano alla diffusione di buone pratiche di mobilità, tutelando l’ambiente. l portavoce del Bike Pride di Torino, Giuseppe Piras, sottolinea che “l’intervento più importante da fare in Barriera di Milano e in tutta la città è sulla ciclabilità diffusa, invogliando la gente a muoversi in bici in sicurezza”. Si moltiplicano le iniziative in città sulla mobilità urbana. Ricordiamo a questo proposito il ToBike, il servizio di bike sharing cittadino nato qualche anno fa con numerosi stazioni diffuse sul territorio di Torino, e a fine lavori anche in Barriera di Milano. Da segnalare anche la divertente iniziativa organizzata dai ragazzi di Bike Breakfast: la colazione di strada gratis per

VICINI vuole CRESCERE e ha bisogno di VOI

chi sceglie di spostarsi in bicicletta. Ed inoltre, la campagna “Io non compro la tua bici”, promossa dall’Associazione Me.La., per disincentivare il traffico illecito dei mezzi rubati. Per approfondimenti consultare: www.comune.torino.it/urbanbarriera www.comune.torino.it/iter www.tobike.it www.associazionemela.com www.facebook.com/Bikebreakfast01 www.brikepride.it Rossella Lajolo

rossellal@vicini.to.it

no sostanzialmente i criteri previsti dal Regolamento comunale, in termini di priorità e di punteggi, che si rivelano pertanto uno strumento di forte impatto. L’analisi dei punteggi ottenuti da chi presenta domanda di frequenza rivela come non soltanto questi tendano a concentrarsi intorno a determinati valori, ma che sovente è al livello del punteggio 54 (tipico di una richiesta di geni-

Vi aspettiamo. Franco Fratto direttore@vicini.to.it

Il primo modo è una libera sottoscrizione per far fronte alle spese (siamo tutti volontari e ci autotassiamo: non ci sono altre entrate). Donare a Vicini è facile: potete farlo direttamente presso di noi oppure online con carta di credito connettendovi al sito predisposto:

Incet: come cambierà l’ex area industriale

Asili Nido e bambini a Torino madre laureata (a parità di altre condizioni) ben il 33% di probabilità in più rispetto a una madre con al massimo licenza media. Infine, i nuclei nei quali entrambi i genitori non sono nati a Torino (indipendentemente dal fatto di essere o meno stranieri) hanno il 25% di probabilità in più di fare domanda rispetto ai nuclei nei quali almeno un genitore è nato a Torino. Viene, infatti, a mancare a costoro l’alternativa dei nonni, ampiamente utilizzata da chi, invece, è nato a Torino. La ricerca non fornisce sorprese per quanto riguarda le caratteristiche dei bambini che frequentano i nidi. Queste rispecchia-

Il secondo modo è partecipare in prima persona con proposte di articoli o collaborando con la nostra Redazione giornalistica.

Ora, per andare avanti abbiamo bisogno di voi, dei vostri amici e conoscenti. Come ? In due modi.

Da “Il Corriere di Barriera” n.12

La domanda di servizi per la prima infanzia a Torino sta cambiando perché stanno cambiando il profilo socio-culturale e, di conseguenza, le esigenze della popolazione: in particolare, la domanda di asili nido è più fortemente avvertita dalle donne con un livello d’istruzione universitario, sempre più numerose, dalle coppie di fatto, dai nuclei con un solo genitore e da quelli privi di una rete di sostegno familiare in città. Uso dei servizi per la prima infanzia: opinioni e preferenze dei genitori a Torino è una ricerca realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, nell’ambito di una più ampia collaborazione con l’Assessora alle Politiche Educative Mariagrazia Pellerino e la Divisione Servizi Educativi della Città di Torino. I dati della ricerca provengono da un campione rappresentativo di 1285 interviste (realizzate da Metis Ricerche). Quali sono i fattori da cui dipende la domanda di servizi educativi per la prima infanzia a Torino? Ovviamente, in primo luogo il numero delle nascite, che è in leggero declino dal 2009. La propensione dei genitori a presentare una domanda per i nidi comunali o convenzionati è, invece, intorno al 47%, con differenze fra le circoscrizioni, in gran parte spiegabili con le diverse caratteristiche ed esigenze di chi fa domanda. Apprendiamo, infatti, che i nuclei familiari con un solo genitore hanno il 23% di probabilità in più di fare domanda rispetto alle coppie coniugate, le coppie conviventi il 16% di probabilità in più dei coniugati, una madre occupata il 13% di probabilità in più rispetto a una madre non occupata, una

trovate i box nella nostra home page. Seguite le istruzioni ed il gioco è fatto! Il nostro sogno è stampare Vicini anche su carta più volte durante l’anno.

Il giornale che hai in mano è, per ora, solo online ( WWW.VICINI.TO.IT ) e questo è un numero speciale per la Festa di inizio Anno Sociale della Cascina Roccafranca. Dal 14 novembre scorso, giorno ufficiale dell’inizio della nostra avventura, abbiamo dato conto di quello che succede nei quartieri vicini a noi (Mirafiori e Santa Rita), poi abbiamo allargato lo sguardo a TUTTI i quartieri di Torino. Non è stato facile, ma entusiasmante!

tori entrambi lavoratori) può avvenire la selezione, con la conseguenza problematica che possono venire accettati o esclusi bambini appartenenti a nuclei familiari sostanzialmente simili. La mancata accettazione al nido comunale e l’adozione di soluzioni alternative può avere conseguenze rilevanti sul reddito disponibile delle famiglie. Fra le famiglie il grado di soddisfazione complessivo per il servizio è piuttosto alto: su una scala che va da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto), il punteggio è 3,42 per i nidi comunali o convenzionati e 3,35 per quelli privati. In modo significativo, i primi sono apprezzati particolarmente per la qualità degli spazi esterni, mentre i secondi prevedibilmente per gli orari di apertura. Si registra un consenso piuttosto elevato (quasi il 50%) sull’ipotesi – allo studio da parte del Comune – di una frequenza del nido con orari flessibili, ma senza la ristorazione. La ricerca si conclude con uno sguardo in avanti: se dalle tendenze demografiche ci si può attendere un allentamento della pressione sui servizi educativi (le madri potenziali diminuiranno del 12% in 15 anni), la diffusione dell’istruzione terziaria femminile e una rinnovata capacità attrattiva della città potrebbero al contrario rafforzarne ulteriormente la domanda. In questa prospettiva, appare ragionevole dare vita a soluzioni che vadano nella direzione di assicurare una maggiore flessibilità del servizio (orari di apertura) e impegnarsi per migliorare la conoscenza dell’offerta, in particolare dei servizi integrativi (ludoteche, nidi in famiglia, baby parking),

Barriera di Milano avrà un nuovo, enorme, spazio, destinato alla collettività, dopo oltre quarant’anni dalla dismissione della fabbrica Incet che occupava l’isolato tra le vie Cigna, Cervino, Banfo e corso Vigevano. La Città di Torino sta lavorando per trasformare quel “vuoto” in un’opportunità altrettanto grande: consegnare a Barriera e ai suoi residenti il maggior polo di servizi del quartiere, aperto a tutti e ricco di iniziative. Il recupero dell’area è uno dei progetti più importanti del programma di Urban. Per l’ex-Incet accadrà qualcosa di simile a ciò che è avvenuto nel corso dell’esperienza di Urban a Mirafiori, con la trasformazione della Cascina Roccafranca da spazio abbandonato in cuore pulsante della zona, attrezzato e vivace. Da un punto di vista progettistico lavorare sulla trasformazione di quest’area ha significato e significa da un lato conservare e tutelare l’aspetto storico degli edifici preesistenti, come ad esempio i colori originali della struttura, dall’altro rendere il nuovo spazio fruibile e accogliente per gli abitanti e coloro che lo frequenteranno. «Riuscire in questo doppio intento – afferma Dario Sardi, dirigente del Servizio Edifici Municipali della Città di Torino – ha imposto al progetto un processo graduale, cominciato anni fa con le lunghe quanto dispendiose azioni di bonifica e di rimozione dei residui di lavorazioni,

rinvenuti nei capannoni della vecchia fabbrica». Un’opera lunga e faticosa, suddivisa in tre parti: «Una prima – prosegue Sardi – dedicata alla bonifica dai residui bellici, una seconda ambientale e una terza destinata alla bonifica dall’amianto, presente in grandi quantità negli edifici industriali del Novecento». A complicare queste azioni si è aggiunta la mancanza di un archivio aziendale della vecchia fabbrica: «durante i lavori all’ex-Ceat – dice Sardi – in via Leoncavallo, ad esempio, partivamo da una base molto più solida perché eravamo riusciti a raccogliere le carte originali che testimoniavano

tutte le stratificazioni e cambiamenti industriali nel tempo. Qui c’era poco o nulla, quindi abbiamo dovuto prose-

guire passo per passo, scoprendo l’entità dei lavori da fare in corso d’opera». Viste le dimensioni dell’area e la complessità dei temi progettuali, i lavori di trasformazione e riqualificazione sono stati suddivisi in due successivi lotti di intervento: cambierà l’intero isolato. Per approfondimenti consultare: http://www.torinosocialinnovation.it/post-it/ex-incet/


La cultura “a due ruote” cresce in pista Un altro progetto di Urban andrà presto ad arricchire i servizi per la cittadinanza in Barriera di Milano e favorirà l’uso delle due ruote nel quartiere: a partire dall’ultima settimana di luglio, infatti, sono partiti i lavori per la realizzazione della pista ciclabile. Foto pista ciclabile ponchielliL’intento è quello di promuovere uno stile di vita più sano, a basso impatto ambientale, favorire gli spostamenti all’interno del quartiere e, soprattutto, contribuire alla promozione di una cultura “a due ruote” che in Italia è ancora poco consolidata. Il percorso protetto si snoderà da via Cigna, lungo la direttrice di corso Vigevano/Novara, svolterà in via Aosta fino a biforcarsi tra via Petrella e via Ponchielli, consentendo all’utenza di attraversare il quartiere lungo l’asse est/ovest pedalando in sicurezza.Foto pista ciclabile VIGEVANO Chiarisce la responsabile del progetto, Maria Teresa Massa:” Il progetto nasce dal desiderio di migliorare la mobilità in bicicletta. Un aspetto importante del percorso ciclabile sono i numerosi collegamenti con i punti verdi che saranno riqualificati e attrezzati adeguatamente: nel tratto di via Ponchielli ci

sarà un nuovo viale alberato. Da piazza Bottesini si potrà arrivare direttamente al mercato di piazza Foroni e, grazie agli interventi previsti per il Borgo storico, sarà possibile garantire più sicurezza sia a piedi che in bicicletta”. Muovendosi in bicicletta si risparmia benzina e si evita la fatica della ricerca del parcheggio. Torino ha da tempo abbracciato la filosofia delle “due ruote” e l’obiettivo è quello di migliorarsi attraverso la realizzazione di opere che contribuiscano alla diffusione di buone pratiche di mobilità, tutelando l’ambiente. l portavoce del Bike Pride di Torino, Giuseppe Piras, sottolinea che “l’intervento più importante da fare in Barriera di Milano e in tutta la città è sulla ciclabilità diffusa, invogliando la gente a muoversi in bici in sicurezza”. Si moltiplicano le iniziative in città sulla mobilità urbana. Ricordiamo a questo proposito il ToBike, il servizio di bike sharing cittadino nato qualche anno fa con numerosi stazioni diffuse sul territorio di Torino, e a fine lavori anche in Barriera di Milano. Da segnalare anche la divertente iniziativa organizzata dai ragazzi di Bike Breakfast: la colazione di strada gratis per

VICINI vuole CRESCERE e ha bisogno di VOI

chi sceglie di spostarsi in bicicletta. Ed inoltre, la campagna “Io non compro la tua bici”, promossa dall’Associazione Me.La., per disincentivare il traffico illecito dei mezzi rubati. Per approfondimenti consultare: www.comune.torino.it/urbanbarriera www.comune.torino.it/iter www.tobike.it www.associazionemela.com www.facebook.com/Bikebreakfast01 www.brikepride.it Rossella Lajolo

rossellal@vicini.to.it

no sostanzialmente i criteri previsti dal Regolamento comunale, in termini di priorità e di punteggi, che si rivelano pertanto uno strumento di forte impatto. L’analisi dei punteggi ottenuti da chi presenta domanda di frequenza rivela come non soltanto questi tendano a concentrarsi intorno a determinati valori, ma che sovente è al livello del punteggio 54 (tipico di una richiesta di geni-

Vi aspettiamo. Franco Fratto direttore@vicini.to.it

Il primo modo è una libera sottoscrizione per far fronte alle spese (siamo tutti volontari e ci autotassiamo: non ci sono altre entrate). Donare a Vicini è facile: potete farlo direttamente presso di noi oppure online con carta di credito connettendovi al sito predisposto:

Incet: come cambierà l’ex area industriale

Asili Nido e bambini a Torino madre laureata (a parità di altre condizioni) ben il 33% di probabilità in più rispetto a una madre con al massimo licenza media. Infine, i nuclei nei quali entrambi i genitori non sono nati a Torino (indipendentemente dal fatto di essere o meno stranieri) hanno il 25% di probabilità in più di fare domanda rispetto ai nuclei nei quali almeno un genitore è nato a Torino. Viene, infatti, a mancare a costoro l’alternativa dei nonni, ampiamente utilizzata da chi, invece, è nato a Torino. La ricerca non fornisce sorprese per quanto riguarda le caratteristiche dei bambini che frequentano i nidi. Queste rispecchia-

Il secondo modo è partecipare in prima persona con proposte di articoli o collaborando con la nostra Redazione giornalistica.

Ora, per andare avanti abbiamo bisogno di voi, dei vostri amici e conoscenti. Come ? In due modi.

Da “Il Corriere di Barriera” n.12

La domanda di servizi per la prima infanzia a Torino sta cambiando perché stanno cambiando il profilo socio-culturale e, di conseguenza, le esigenze della popolazione: in particolare, la domanda di asili nido è più fortemente avvertita dalle donne con un livello d’istruzione universitario, sempre più numerose, dalle coppie di fatto, dai nuclei con un solo genitore e da quelli privi di una rete di sostegno familiare in città. Uso dei servizi per la prima infanzia: opinioni e preferenze dei genitori a Torino è una ricerca realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, nell’ambito di una più ampia collaborazione con l’Assessora alle Politiche Educative Mariagrazia Pellerino e la Divisione Servizi Educativi della Città di Torino. I dati della ricerca provengono da un campione rappresentativo di 1285 interviste (realizzate da Metis Ricerche). Quali sono i fattori da cui dipende la domanda di servizi educativi per la prima infanzia a Torino? Ovviamente, in primo luogo il numero delle nascite, che è in leggero declino dal 2009. La propensione dei genitori a presentare una domanda per i nidi comunali o convenzionati è, invece, intorno al 47%, con differenze fra le circoscrizioni, in gran parte spiegabili con le diverse caratteristiche ed esigenze di chi fa domanda. Apprendiamo, infatti, che i nuclei familiari con un solo genitore hanno il 23% di probabilità in più di fare domanda rispetto alle coppie coniugate, le coppie conviventi il 16% di probabilità in più dei coniugati, una madre occupata il 13% di probabilità in più rispetto a una madre non occupata, una

trovate i box nella nostra home page. Seguite le istruzioni ed il gioco è fatto! Il nostro sogno è stampare Vicini anche su carta più volte durante l’anno.

Il giornale che hai in mano è, per ora, solo online ( WWW.VICINI.TO.IT ) e questo è un numero speciale per la Festa di inizio Anno Sociale della Cascina Roccafranca. Dal 14 novembre scorso, giorno ufficiale dell’inizio della nostra avventura, abbiamo dato conto di quello che succede nei quartieri vicini a noi (Mirafiori e Santa Rita), poi abbiamo allargato lo sguardo a TUTTI i quartieri di Torino. Non è stato facile, ma entusiasmante!

tori entrambi lavoratori) può avvenire la selezione, con la conseguenza problematica che possono venire accettati o esclusi bambini appartenenti a nuclei familiari sostanzialmente simili. La mancata accettazione al nido comunale e l’adozione di soluzioni alternative può avere conseguenze rilevanti sul reddito disponibile delle famiglie. Fra le famiglie il grado di soddisfazione complessivo per il servizio è piuttosto alto: su una scala che va da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto), il punteggio è 3,42 per i nidi comunali o convenzionati e 3,35 per quelli privati. In modo significativo, i primi sono apprezzati particolarmente per la qualità degli spazi esterni, mentre i secondi prevedibilmente per gli orari di apertura. Si registra un consenso piuttosto elevato (quasi il 50%) sull’ipotesi – allo studio da parte del Comune – di una frequenza del nido con orari flessibili, ma senza la ristorazione. La ricerca si conclude con uno sguardo in avanti: se dalle tendenze demografiche ci si può attendere un allentamento della pressione sui servizi educativi (le madri potenziali diminuiranno del 12% in 15 anni), la diffusione dell’istruzione terziaria femminile e una rinnovata capacità attrattiva della città potrebbero al contrario rafforzarne ulteriormente la domanda. In questa prospettiva, appare ragionevole dare vita a soluzioni che vadano nella direzione di assicurare una maggiore flessibilità del servizio (orari di apertura) e impegnarsi per migliorare la conoscenza dell’offerta, in particolare dei servizi integrativi (ludoteche, nidi in famiglia, baby parking),

Barriera di Milano avrà un nuovo, enorme, spazio, destinato alla collettività, dopo oltre quarant’anni dalla dismissione della fabbrica Incet che occupava l’isolato tra le vie Cigna, Cervino, Banfo e corso Vigevano. La Città di Torino sta lavorando per trasformare quel “vuoto” in un’opportunità altrettanto grande: consegnare a Barriera e ai suoi residenti il maggior polo di servizi del quartiere, aperto a tutti e ricco di iniziative. Il recupero dell’area è uno dei progetti più importanti del programma di Urban. Per l’ex-Incet accadrà qualcosa di simile a ciò che è avvenuto nel corso dell’esperienza di Urban a Mirafiori, con la trasformazione della Cascina Roccafranca da spazio abbandonato in cuore pulsante della zona, attrezzato e vivace. Da un punto di vista progettistico lavorare sulla trasformazione di quest’area ha significato e significa da un lato conservare e tutelare l’aspetto storico degli edifici preesistenti, come ad esempio i colori originali della struttura, dall’altro rendere il nuovo spazio fruibile e accogliente per gli abitanti e coloro che lo frequenteranno. «Riuscire in questo doppio intento – afferma Dario Sardi, dirigente del Servizio Edifici Municipali della Città di Torino – ha imposto al progetto un processo graduale, cominciato anni fa con le lunghe quanto dispendiose azioni di bonifica e di rimozione dei residui di lavorazioni,

rinvenuti nei capannoni della vecchia fabbrica». Un’opera lunga e faticosa, suddivisa in tre parti: «Una prima – prosegue Sardi – dedicata alla bonifica dai residui bellici, una seconda ambientale e una terza destinata alla bonifica dall’amianto, presente in grandi quantità negli edifici industriali del Novecento». A complicare queste azioni si è aggiunta la mancanza di un archivio aziendale della vecchia fabbrica: «durante i lavori all’ex-Ceat – dice Sardi – in via Leoncavallo, ad esempio, partivamo da una base molto più solida perché eravamo riusciti a raccogliere le carte originali che testimoniavano

tutte le stratificazioni e cambiamenti industriali nel tempo. Qui c’era poco o nulla, quindi abbiamo dovuto prose-

guire passo per passo, scoprendo l’entità dei lavori da fare in corso d’opera». Viste le dimensioni dell’area e la complessità dei temi progettuali, i lavori di trasformazione e riqualificazione sono stati suddivisi in due successivi lotti di intervento: cambierà l’intero isolato. Per approfondimenti consultare: http://www.torinosocialinnovation.it/post-it/ex-incet/


I cortili scolastici aperti alla cittadinanza Da fine marzo scorso una nuova iniziativa coinvolge alcune scuole primarie torinesi: i loro cortili si sono trasformati in spazi pubblici “L’idea dei cortili nacque anni fa, sul percorso di adozione da parte aperti al quartiere oltre l’orario scolastico. Il progetto è stato rea- delle scuole del proprio edificio - continua l’architetto - dopo un lizzato dall’Assessorato alle Politiche Educative della Città e dal paio d’anni dal coinvolgimento dei primi tre, quattromila bambini, Laboratorio Città Sostenibile di Iter, insieme alle Circoscrizioni e alle emersero tre principali esigenze: 1. la criticità sull’edificio scolastiIstituzioni scolastiche. co, in particolare sul cortile, uno spazio inutilizzato. 2. l’esigenza di aree gioco in città. 3. il tema della mobilità e dell’autonomia. Da spazio istituzionale il cortile si trasforma, in modi e orari stabiliti, in luogo sicuro e privilegiato, dove i bambini possono giocare e i Una decina d’anni fa, dunque, si avviò l’dea di una struttura genitori e i nonni incontrarsi e socializzare. nuova che progettasse la riqualificazione dei cortili (sino ad allora di competenza dell’edilizia scolastica) insieme all’utenza delle Tutti gli spazi aperti sono stati riqualificati negli ultimi anni all’interno scuole. Negli anni di maggiore disponibilità di risorse economiche del progetto specifico per i cortili scolastici, con la collaborazione vennero realizzati parecchi interventi nelle varie circoscrizioni. Ora, di architetti del Laboratorio Città Sostenibile; essi hanno realizzato, anche per i cortili ci sono pochissime risorse disponibili. Ultimamencon gli alunni delle scuole, un percorso di progettazione parteci- te, solo i finanziamenti di Urban Barriera hanno reso possibile la propata. Il Laboratorio CS, infatti, è in convenzione con l’Ordine degli gettazione di tre cortili scolastici a Barriera di Milano. Architetti della Provincia di Torino, che ha istituito la figura professionale dell’architetto tutor. Come si è strutturato nel tempo il progetto di riqualificazione dei cortili? “All’interno di una progettazione più ampia, in accordo con le singole scuole, di esplorazione del territorio, proposte, rilevazioni di criticità intorno all’edificio scolastico - risponde Turi - Poi si esaminava lo spazio interno alla scuola e, preso atto dell’insieme, si avviava la progettazione dello spazio del cortile, con il Laboratorio di progettazione partecipata”. Tali percorsi esulano dall’omologazione delle classiche progettazioni, perché nascono direttamente con i bambini e perché si è colta l’occasione di riprogettare i cortili non solo come spazio ludico, ma anche come aula aperta, spazio di socializzazione, ecc. “Le scuole erano coinvolte per un intero anno scolastico - specifica l’architetto - e ogni Istituto ha firmato un protocollo d’intesa in cui si impegnava a sperimentare l’apertura dei cortili alla città, da concordare con il regolamento del Consiglio Comunale. Il cortile Abbiamo chiesto all’architetto e urbanista Piergiorgio Turi, coordi- riqualificato è aperto due ora al giorno di pomeriggio, soprattutto natore scientifico del Laboratorio Città Sostenibile, di raccontarci per le famiglie utenti delle singole scuole. Le procedure burocratila nascita e la realizzazione di questo articolato percorso. co amministrative sono state molto lunghe e complicate, ma abbiamo raggiunto l’obiettivo. Ora sono aperti in via sperimentale “Il Laboratorio Città Sostenibile è un’attività strutturata all’interno sette cortili nelle varie Circoscrizioni”. dell’organizzazione comunale, con un’esperienza ormai più che decennale. Interviene in progetti nei quali è possibile armonizzare Il regolamento comunale fa sì che i cortili, tra le 16,30 e le 19,30, sipercorsi educativi, forme di partecipazione e attività progettuali, ano considerati spazi multifunzionali, aule aperte, aree gioco, senpromuovendo il metodo della collaborazione multidisciplinare e za responsabilità dei dirigenti scolastici. E’ garantito inoltre il servizio della trasversalità operativa tra diversi settori dell’amministrazione di pulizia a fine giornata. Attento è il presidio dei vigili urbani e dei locale. Nello specifico, promuove la partecipazione del sistema senior civici, osservatori privilegiati. Una struttura tecnica garantieducativo ai temi della CS e le trasformazioni urbane della proget- sce i piccoli lavori di manutenzione. tazione partecipata sull’architettura. All’interno di tale cornice, da alcuni anni si sviluppano progetti che col tempo sono sempre più La riqualificazione ha coinvolto scuole materne, elementari e meinseriti e strutturati nelle strategie della città”. die; l’apertura dei cortili è riservata alle sole elementari e medie. A conclusione dell’anno scolastico si farà la valutazione dei risultati, La riqualificazione dei cortili scolastici si inserisce nelle riflessioni monitorando l’uso degli spazi da parte degli utenti. avviate con il Piano Strategico per le aree gioco urbane. Essi potenzialmente vanno a sopperire le aree verdi mancanti, in alcune Rossella Lajolo rossellal@vicini.to.it zone più che in altre. Ci sono architetti preposti a lavorare con le classi, e un ufficio che traduce in opere pubbliche o in piani di intervento quanto progettato con le scuole: “la struttura nata a Torino non ha omologhi in Italia”, sottolinea Turi.

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ANNO 1 - Numero 1

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29 SETTEMBRE 2013

EMERGENZA al LINGOTTO L’area del MOI , ex Mercati generali, ora ex Villaggio Olimpico di Via Giordano Bruno, eredità ingombrante delle Olimpiadi di Torino 2006, è ormai una cartolina sbiadita di quello che ha ospitato atleti prestigiosi da tutto il mondo, dando lustro ad un quartiere prevalentemente operaio, vestito a nuovo per il grande evento. Attualmente le palazzine sono occupate da vari soggetti, tra cui il Coni, l’Arpa, il nuovo Ostello della Gioventù. Altre invece sono state poste in vendita attraverso l’operatore Pirelli Re Franchising ed altre ancora sono oggetto di edilizia residenziale pubblica e gestite da A.T.C. Nella primavera di quest’anno, centinaia di migranti rimasti senza tetto e speranza dopo l’emergenza Africa, hanno occupato, ormai dal mese di aprile, tre palazzine dell’ex MOI, sollevando un problema non solo relativo alla città di Torino, ma a livello nazionale. Abbandonato il loro Paese di origine sono stati nuovamente abbandonati dalle istituzioni italiane. Ad oggi si valuta che al Villaggio siano rifugiate circa 400 persone, di cui moltissimi bambini. Le Comunità parrocchiali della zona in questo particolare momento si ritrovano ad essere uno dei pochi punti di riferimento del territorio a cui essi ricorrono per ogni genere di necessità. I media nazionali fanno riferimento sempre a Lampedusa, primo lembo di terra italiana con cui i migranti hanno contatto e con le strutture governative organizzate che ivi risiedono, e che riescono a fare dell’accoglienza e della solidarietà umana il loro credo. Ma purtroppo in questa nostra Italia i problemi vengono successivamente ribaltati sul territorio dove i migranti si spostano, e che diventa prima linea con le esigenze di queste persone.

N° 1 in attesa di autorizzazione Stampato in proprio presso CASCINA ROCCAFRANCA

L’emergenza umanitaria, a suo tempo definita, per essere tale avrebbe dovuto garantire ai rifugiati l’integrazione, la dignità ed i diritti umani ai rifugiati, degni di un paese civile ed accogliente quale dovremmo essere nel rispetto della nostra Costituzione. Ma tutto ciò non è avvenuto, anzi si è creata una condizione sub umana che può solo degenerare in problemi di ordine pubblico e sicurezza sanitaria.

Come affrontare dunque con le poche risorse materiali che le Parrocchie hanno a disposizione, questa nuova grande emergenza che colpisce tutto il quartiere Lingotto? Sicuramente in prima battuta le comunità di credenti, presenti sul territorio, si sono attivate fornendo generi di prima necessità quali: pacchi viveri, vestiario prodotti per l’infanzia e l’igiene personale e quant’altro distribuito dal Banco Alimentare e Sanitario e offerto dalla generosità di tante persone sensibili al richiamo della carità ma, il problema complesso e problematico dovrebbe essere preso in carico dalle istituzioni, in grado di creare soluzioni di vivibilità accettabili a cui affiancare l’operato del volontariato. Da questi fratelli in difficoltà ci giunge un chiaro e pressante invito alla solidarietà ed alla condivisione, nella certezza che il “poco di tutti” non può essere la risposta risolutiva ai grandi problemi di queste popolazioni, ma può essere un seme di speranza che coltivato nel giardino del cuore può portare grandi frutti. Angelo Tacconi loris@vicini.to.it


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